Priscilla: La principessa Batava

di fiphina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una figura misteriosa ***
Capitolo 3: *** Il viaggio ***
Capitolo 4: *** Due occhi color zaffiro ***
Capitolo 5: *** La principessa Batava ***
Capitolo 6: *** Confronto ***
Capitolo 7: *** Profonde verità ***
Capitolo 8: *** Visita al villaggio ***
Capitolo 9: *** La rivolta ***
Capitolo 10: *** Nella grotta ***
Capitolo 11: *** Promesse eterne ***
Capitolo 12: *** La furia di Ariogaesus ***
Capitolo 13: *** La scoperta ***
Capitolo 14: *** Trame nell'ombra ***
Capitolo 15: *** Una triste separazione ***
Capitolo 16: *** Un tragico destino ***
Capitolo 17: *** Dolore e inganni ***
Capitolo 18: *** Epilogo: Ritorno a Roma ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Durante la battaglia nella foresta di Teutoburgo l'esercito romano, guidato da Publio Quintilio Varo, subì una pesante sconfitta da parte dei Cherusci... dopo una sanguinosa guerra durata sette anni... 
Roma, 9 d. C. 
-Non sembri molto volubile riguardo la richiesta di nostro padre di accompagnarlo a Carnantum, fratello...- Disse in un sussurro Augusta Lucilla. 
Commodo sobbalzò impercettibilmente sentendola entrare, ma non si scompose. -Semplicemente penso che l'esercito abbia bisogno del sostegno del suo imperatore... un principe può fare ben poco.- Si giustificò mentendo. 
Ma sapeva che a sua sorella non sfuggiva niente, ed è proprio per questo che l'amava; Ma non solo. Come dirle che l'unico reale motivo per cui rifiutava di andare era lei? 
Ingoiò faticosamente nel vederla avvicinarsi e prendergli una mano. 
-Un principe può apprendere però!- Gli sorrise. -E poi, se un giorno sarai imperatore...- 
-Non voglio lasciarti!- Se ne uscì il giovane di getto, subito dopo quasi pentendosene. Se avesse capito, cosa sarebbe successo? 
-Non preoccuparti per me, Commodo... starò in buona compagnia- Nel sentire la risposta della donna in parte lo rese sollevato e dall'altra deluso. 
Continuò a fissarla intensamente, e solo la voce di Lucilla lo riportò alla realtà. 
-È meglio che tu vada a prepararti... non vorrai far aspettare nostro padre!- Ripeté lei sorridendo e uscendo dalla stanza. 
Commodo rimase immobile finché la figura della sorella non sparì oltre la porta. Poi si girò verso la finestra stringendo i pugni a sguardo serio. 
"Io non ti lascerò Lucilla!" Si disse mentalmente. 
Qualche ora dopo proseguiva a passo di marcia verso il luogo in cui era sicuro avrebbe trovato l'imperatore, suo padre. 
-Padre...- Lo chiamò. Le mani e la gola tremavano. 
L'anziano monarca gli rivolse il suo sguardo interrogativo. 
-Sei pronto figlio? Carnantum ci attende...- Affermò. 
Il giovane principe di Roma si trovò di fronte ad un bivio: compiacere se stesso o il suo amato padre di cui aveva sempre cercato l'approvazione? 

Prologo: Battaglia a Teutoburgo 

 

Durante la battaglia nella foresta di Teutoburgo l'esercito romano, guidato da Publio Quintilio Varo, subì una pesante sconfitta da parte dei Cherusci... dopo una sanguinosa guerra durata sette anni... 


Roma, 9 d.C. 

-Non sembri molto volubile riguardo la richiesta di nostro padre di accompagnarlo a Carnantum, fratello...- Disse in un sussurro Augusta Lucilla. 

Commodo sobbalzò impercettibilmente sentendola entrare, ma non si scompose. -Semplicemente penso che l'esercito abbia bisogno del sostegno del suo imperatore... un principe può fare ben poco.- Si giustificò mentendo. 

Ma sapeva che a sua sorella non sfuggiva niente, ed è proprio per questo che l'amava; Ma non solo. Come dirle che l'unico reale motivo per cui rifiutava di andare era lei? 

Ingoiò faticosamente nel vederla avvicinarsi e prendergli una mano. 

-Un principe può apprendere però!- Gli sorrise. -E poi, se un giorno sarai imperatore...- 

-Non voglio lasciarti!- Se ne uscì il giovane di getto, subito dopo quasi pentendosene.

Se avesse capito, cosa sarebbe successo? 

-Non preoccuparti per me, Commodo... starò in buona compagnia- Nel sentire la risposta della donna in parte lo rese sollevato e dall'altra deluso. 

Continuò a fissarla intensamente, e solo la voce di Lucilla lo riportò alla realtà. 

-È meglio che tu vada a prepararti... non vorrai far aspettare nostro padre!- Ripeté lei sorridendo e uscendo dalla stanza. 

Lui rimase immobile finché la figura della sorella non sparì oltre la porta. Poi si girò verso la finestra stringendo i pugni a sguardo serio. "Io non ti lascerò Lucilla!" Si disse mentalmente. 

Qualche ora dopo proseguiva a passo di marcia verso il luogo in cui era sicuro avrebbe trovato l'imperatore, suo padre. 

-Padre...- Lo chiamò. Le mani e la gola tremavano. 

L'anziano monarca gli rivolse il suo sguardo interrogativo. -Sei pronto figlio? Carnantum ci attende...- Affermò. 

Il giovane principe di Roma si trovò di fronte ad un bivio: compiacere se stesso o il suo amato padre di cui aveva sempre cercato l'approvazione? 



Spazio per autrici:

Salve a tutti!! Questa storia è frutto delle menti di due appassionate del film "Il gladiatore" e meglio precisare: del personaggio di Commodo! (Ovviamente anche di Joaquin Phoenix!) Detto questo, vi auguriamo una buona lettura. Ci farebbe molto piacere sapere che ne pensate!! 

Le antiche romane Fiphina e Mackenzie94! 

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Capitolo 2
*** Una figura misteriosa ***


Capitolo uno:
Una figura misteriosa 

-Commodo, allora?- Disse Marco Aurelio ancora in attesa di una risposta da parte del figlio.

Commodo socchiuse le labbra per rispondergli che non era intenzionato ad affrontare quel viaggio e di andare nella terra fredda e lontana che era la Germania, ma non trovò la forza interiore per affrontare il padre.

-Si padre, ero solo venuto a dirti che sono ansioso di partire-

-Bene, Commodo, sono contento che hai preso la decisione più saggia. Vedrai che questo viaggio ti sarà molto d’aiuto.- Rispose l’anziano imperatore con un sorriso, quello era il segno che indicava che era congedato e il principe abbandonò lo studio senza aggiungere un’altra parola.

Se sua madre fosse stata ancora in vita avrebbe subito notato che c’era del turbamento in lui e gli avrebbe chiesto spiegazioni e Commodo si sarebbe sfogato; Ma sua madre non c’era più da quando aveva sei anni, l’aveva portata via una malattia che i medici non erano stati in grado di riconoscere e curare: la donna che aveva sempre confortato il povero bambino spaventato dai suoi stessi incubi era scomparsa e quello stesso bambino, ora, doveva combattere le proprie paure da solo perché suo padre non sarebbe mai accorso.

-Ho detto a nostro padre che lo accompagnerò.- Disse Commodo alla sorella, Lucilla gli rivolse un sorriso, uno di quelli che stringevano il cuore del giovane in una morsa, e lo abbracciò con calore.

-Fratello, hai preso la decisione più giusta- Rispose Lucilla poi, facendo un passo indietro, aggiunse –Qualcosa ti turba?-

Commodo avrebbe voluto confessarle che non voleva andare in Germania perché non sopportava di doversi separare da lei e dirle che l’amava, che l’aveva sempre amata, ma ancora una volta si rivelò incapace di dire quello che pensava veramente.

-No, sono solo un po’ stanco-

-E’ meglio che tu vai a riposare , fratello, ti aspetta un viaggio molto lungo…-

La principessa posò un bacio in fronte a Commodo, un gesto che non fece altro che aumentare la stretta al suo cuore, e gli consigliò di andare a dormire.

Il giovane ubbidì alla sorella, si coricò nel suo letto a baldacchino e provò ad addormentarsi, ma il peso schiacciante  di quello che lo aspettava non gli lasciò trovare pace: continuava a vedere foreste oscure pullulanti di barbari che attendevano solo la loro preda, poi vedeva il volto di Lucilla in modo così reale che sembrava essere veramente davanti ai suoi occhi, pensava all’occasione che aveva sprecato e alla possibilità  che lei potesse innamorarsi durante la sua assenza.

Dato che il sonno per Commodo si stava trasformando in una tortura, decise di uscire dal palazzo per una passeggiata. 

Non era la prima volta che usciva di nascosto e anche se era pericoloso indossava sempre un mantello con cappuccio, in modo che nessuno potesse riconoscerlo; Suo padre non sapeva nulla delle sue fughe notturne e lo avrebbe punito severamente.

Il principe si ritrovò a camminare in una strada completamente deserta, era così immerso nei propri pensieri che si riscosse solo quando qualcuno lo afferrò per il mantello.

Si voltò di scatto e vide una figura piccola e ingobbita che pensò appartenesse ad una vecchia donna, l’oscurità non permetteva di vedere molto.

-Affronterai un lungo viaggio- Disse la strana figura prima che Commodo potesse parlare.

-E incontrerai una donna che ti cambierà la vita, stai lontano da lei o il tuo amore la ucciderà…-

Così come la donna era apparsa, all’improvviso, scomparve nelle tenebre che avvolgevano i quartieri della suburra e il giovane si ritrovò a domandarsi se quello strano incontro era stato reale o solo frutto della sua immaginazione. 



Spazio per le autrici: 
Siamo tornate con un nuovo e misterioso capitolo tutto per voi, e speriamo vi piaccia!!
Vi chiederete chi sia mai quella misteriosa figura, e che cosa intendesse dire a Commodo! Beh, lo scoprirete presto, statene certi!! Ci saranno molti colpi di scena che per ora non vi spoileriamo!!! Un grazie a tutti e come sempre fateci sapere che ne pensate! Ossequi e alla prossima...
Le antiche romane Fiphina e Mackenzie94! 

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Capitolo 3
*** Il viaggio ***


Capitolo 2:
Il viaggio

Il mattino seguente all’alba Commodo non seppe spiegarsi per quale motivo aveva un gran mal di testa.  Ricordava e non ricordava di quello che era accaduto. Si accorse dov’era solo quando aprì bene gli occhi: alla fine si era addormentato su un muraglione proprio come un uomo comune e senzatetto.

“Che vergogna…” Rifletté tra sé e sé, alzandosi e togliendosi la polvere dal mantello.

Si guardò intorno nervoso, mettendosi in fretta il cappuccio per non essere riconosciuto da nessuno e si avviò verso il palazzo a passo svelto, o per lui sarebbero stati grossi guai se suo padre si sarebbe accorto della sua assenza. Raggiunse l’ingresso dove proprio Marco Aurelio era presente così decise di fare una sorta di scorciatoia arrampicandosi dalla finestra, dato che la sua camera non era ad una eccessiva altezza. Sarebbe salito sull’albero li vicino e avrebbe saltato.

Stando attento a non farsi vedere si nascose tra i cespugli e per poco una guardia pretoriana non lo scovò. Tirò un sospiro di sollievo e raggiunse la pianta. Salì su di essa e quando ebbe a portata di salto la finestra, fortunatamente aperta, saltò aggrappandosi al davanzale.

Infine con un ennesimo sforzo riuscì ad entrare per poco non rovinando a terra. In quell’esattissimo istante qualcuno bussò alla porta.

Ricompostosi velocemente invitò ad entrare –Avanti-

Lucilla fece il suo ingresso, elegante come sempre.

-Commodo nostro padre ti sta aspettando da mezz’ora…- Pronunciò osservando il fratello con aria quasi circospetta.

Commodo ricambiò nella stessa maniera. Che si fosse accorta di qualcosa? Poi vide una foglia secca incastrata sull’allacciatura del suo mantello e la tolse via subito, sfoderando un sorrisino imbarazzato.

-Ti senti bene fratello?- Aggiunse la donna avvicinandosi di qualche passo.

-Perché non dovrei, sorella?- Ribatté. –C’è stata una forte folata di vento e le foglie sono volate dentro la stanza…- Mentì per rassicurarla.

Lucilla volle credergli e così lo accompagnò all’ingresso dove li attendevano.

-Fa buon viaggio, fratello- Gli augurò lei una volta che Commodo fu salito sulla carrozza insieme all’imperatore.

-Bacio?- Richiese il giovane sorridendole.

La principessa glielo mandò come faceva sempre, e i cavalli partirono alla volta della selvaggia terra germanica.

Il giovane non distolse lo sguardo da lei neanche per un istante fino a quando la lontananza glielo impedì, e socchiuse le labbra –Ti amo Lucilla! Ti prometto che quando tornerò… ti dirò tutto sui miei sentimenti per te, mia amata Lucilla!- Sussurrò a bassa voce.

A malincuore rientrò dal finestrino.

Per quasi tutto il tragitto Marco Aurelio non rivolse una sola parola al figlio, neanche a dirgli se si fosse per caso pentito di aver scelto di accompagnarlo, di come si sentisse, niente. L’unica cosa di cui gli aveva parlato era la guerra e dei suoi vari risvolti ma per

Commodo era come se non avessero mai parlato.

Immerso nei suoi tristi pensieri finì per addormentarsi di nuovo.

“Affronterai un lungo viaggio…” Commodo strinse gli occhi e si mosse appena nel sonno.

“Incontrerai una donna… che ti cambierà la vita…” L’espressione del giovane si contorse senza che se ne accorgesse ed emise un lieve lamento accompagnato da un respiro. Strinse involontariamente i pugni.

“Stai lontano da lei… lontano da lei… o il tuo amore la ucciderà… la ucciderà!-

Il ragazzo si svegliò di soprassalto, il sudore gli colava a freddo lungo le tempie e il collo; Il cuore tambureggiava fino a scoppiargli nel petto. Alzò gli occhi spaesato e vide chino su di lui il padre.

-Commodo cosa ti succede?- Gli domandò poggiandogli una mano sulla spalla.

Il principe non rispose subito e tremava come una foglia, aspettò che il respiro affannato tornasse ad essere regolare.

-Sto bene padre, non preoccuparti…-

-Bene! Non vorrei che fossi impreparato per il nostro arrivo a Teutoburgo…- Rispose l’anziano imperatore, tornando a sedersi al suo posto.

Commodo restò spiazzato da quella risposta. Possibile che a suo padre non gli importasse altro che fosse preparato per quell’evento e non invece per quello che aveva passato. Glielo avrebbe confidato lui stesso, ma è il genitore che deve preoccuparsi per primo dei figli così da ottenere la loro fiducia abbastanza da permettere loro di imparare a confidarsi spontaneamente, così come faceva sua madre.

Scacciò quei pensieri dalla mente che subito se ne rifornì di altri ben peggiori: quella dannata voce lo tormentava senza dargli tregua!

Gli ritornò in mente anche la notte precedente e ricordò di aver sentito la stessa frase. Allora non se lo era solo immaginato? E se fosse così che voleva da lui?

Passarono interi giorni fino a quando finalmente si cominciò ad avvertire l’odore di fresco che ti si insinua nei polmoni: l’odore gelido della foresta di Teutoburgo.
 



Spazio per le autrici: 
Salve di nuovo con un altro capitolo che speriamo vi piaccia!! La storia piano piano comincia a prendere forma, sono partiti e devono arrivare in germania!! Ma non attenderete troppo per scoprire cosa accadrà perché subito dopo questo capitolo ne seguirà subito il successivo!!! ;-) Intanto vi ringraziamo e vi auguriamo buona lettura!!! Fateci sapere le vostre opinioniiii!!!!! ;-D
Le antiche romane Fiphina e Mackenzie94!

 

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Capitolo 4
*** Due occhi color zaffiro ***


Capitolo tre:
Due occhi color zaffiro

-Vedi quella pianura laggiù?-

Commodo guardò il punto esatto che Marco Aurelio gli stava indicando e vide una distesa d’erba e poco lontano degli alberi che segnavano l’inizio di una foresta.

-Si padre-

-Lì si è svolta la disfatta delle legioni di Varo. Arminio ed i suoi Cherusci hanno circondato i soldati e li hanno sterminati, coloro che non sono stati uccisi in battaglia o si sono suicidati, o sono stati sacrificati ai loro dei-

-E perché Arminio ha tradito Roma se è stato cresciuto come un romano?-

-Dicono che quando l’esercito di Druso, il fratello dell’imperatore Tiberio, abbia attaccato il villaggio dove abitava e abbia ucciso sua madre, lui ha giurato di vendicarsi di Roma.- Rispose l’imperatore guardando fuori dal finestrino della carrozza, Commodo avrebbe voluto che il padre lo guardasse mentre gli raccontava quella storia ma sembrava essere uno sforzo troppo grande per lui.

Evidentemente, per Marco Aurelio era molto più gradevole continuare a fissare il paesaggio invernale.

-Ricordi Massimo?- Disse l’anziano uomo dopo un lungo silenzio.

-Il bambino con cui giocavi quando eri piccolo-

-Si, lo ricordo…- Rispose Commodo che conservava ancora il ricordo del bambino con la pelle abbronzata e gli occhi azzurri che era stato suo amico d’infanzia, il loro rapporto aveva iniziato a cambiare quando il principe si era reso conto delle attenzioni che Massimo aveva sviluppato per Lucilla e di come lei fosse lusingata da questo.

Quando il ragazzo Ispanico era partito con l’esercito, Commodo aveva gioito segretamente.

Ora, pensò, Massimo doveva avere venti anni.

-Ho sentito che è diventato Centurione, sta facendo carriera molto velocemente. Mi domando come sia ora-

-Me lo domando anche io- Rispose il ragazzo che, in realtà, non gradiva affatto il tono che il padre usava parlando del suo amico d’infanzia.

Quando arrivarono a Carnantum, Commodo venne subito travolto da una sgradevole sensazione: la città non era molto grande, era ben curata ma non aveva nulla della magnificenza di Roma e poi subito al di fuori delle mura c’era il campo base dell’esercito con file e file di tende che si estendevano per molto.

L’umore del principe peggiorò rapidamente quando venne a conoscenza del fatto che lui ed il padre avrebbero alloggiato nel campo e non nella città.

-Perché non possiamo stare in città?-

-Perché i soldati bisogno di essere incoraggiati- Rispose Marco Aurelio con il tono di voce che usava quando non ammetteva repliche, Commodo non rispose ma rimase con la netta sensazione che il padre avesse più a cuore i soldati che lui.

Rimase in assoluto silenzio fino a quando un soldato lo accompagnò nella tenda che era stata preparata appositamente per il suo arrivo.

Il ragazzo non lo salutò ed entrò subito nella tenda: quello che vide non incontrò affatto i suoi gusti e contribuì ad aumentare il rimpianto di non essere a Roma e nel palazzo imperiale in compagnia della sorella.

La mattina seguente, dopo una notte piuttosto agitata, Commodo si alzò per fare il suo consueto allenamento; Mentre si avvicinava all’ingresso del campo vide suo padre parlare in compagnia  di un gruppo di altri uomini.

-Chi era quello, padre?- Domandò Commodo una volta che il gruppetto si fu allontanato all’esterno del campo.

-Quello era Ariogaesus, il capo della tribù dei batavi.-

-E’ un Barbaro?-

-Si, ma i Batavi sono persone leali a Roma-

Il principe nutriva qualche dubbio, soprattutto dopo la storia  che il padre gli aveva raccontato il giorno precedente ma Marco Aurelio non aveva tempo per discutere, la sua presenza era richiesta altrove e si allontanò senza chiedere al figlio dove fosse diretto.

Commodo uscì dalla fortezza, senza scorta, e si inoltrò nella foresta che sorgeva poco lontano senza pensare alla pericolosità di quello che stava facendo, Era ormai nel mezzo della folta vegetazione quando vide un cervo che stava cercando dell’erba tra la neve.

Il giovane aveva con sé un gladio affilato per l’allenamento e pensò subito che se lo avesse catturato tutti sarebbero rimasti colpiti da lui.

Mosse un passo in direzione dell’animale, calpestò un ramo secco e il cervo corse, lontano, spaventato dal rumore improvviso.

“Maledizione!” Pensò Commodo, sentì un suono sibilante e vide una freccia conficcata nel tronco di un albero vicino a lui.

-Maledizione!- Gli fece eco una voce femminile, dagli alberi emerse una fanciulla bionda, capelli raccolti in una lunga treccia, e con addosso un lungo mantello con una pelliccia di volpe che le ricopriva le spalle.

Nel paesaggio invernale i suoi occhi azzurri risaltavano come un paio di zaffiri, così come le lentiggini spruzzate sul naso e sulle guance, e in mano teneva un arco ed una freccia.

Commodo capì che stava dando la caccia al cervo che lui aveva fatto scappare. 



Spazio per le autrici:
Come promesso ecco anche questo capitolo!!! Finalmente sono arrivati nell'accampamento in Germania e Commodo a quanto pare sta per fare un'incontro particolare ma vedrete nel prossimo capitolo cosa accadrà e chi sarà quella ragazza!! ;-) Speriamo che vi piaccia e fateci sapere che ne pensate!! A presto..
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Capitolo 5
*** La principessa Batava ***


Capitolo quattro:
La principessa Batava

La ragazza dai capelli color del grano fuoriuscì dal suo nascondiglio con un’aria irritata. Commodo rimase a fissarla chiedendosi chi fosse e… si, ammise che aveva una particolare bellezza.

Lei quando lo vide si bloccò sul posto e ricambiò l’occhiata in modo sospetto squadrandolo da sotto a sopra, infondo era mezzo nudo.

-Allora siete stato voi a far scappare il mio cervo!- Espresse, passando l’arco all’altra mano e avvicinandosi al tronco dell’albero per estrarre la freccia conficcata.

-Se fossi stato qualche centimetro più a sinistra a quest’ora vagherei già per i campi Elisi- Replicò il giovane, sarcastico.

-Allora dovreste portarvi dietro la scorta perché se siete così ingenuo vi ammazzerebbero anche li… E poi non potevate andare ad allenarvi da un’altra parte?-

-Come osi insultarmi, selvaggia?!- Si infuriò Commodo, avanzando di un passo e stringendo involontariamente l’elsa del gladio.

-Tu non sai chi hai davanti, bimbo capriccioso!- Rispose per i toni la ragazza.

Proprio mentre il principe stava per ribattere, sempre per le rime, lei lo spinse in mezzo ai cespugli tappandogli la bocca.
-Guai a te se fiati!-

Commodo era fuori di sé ma notò lo sguardo concentrato di lei puntato dritto verso una zona della foresta, e guardò anche lui.

-Ora tu vai a prendermi dell’erba con le spine…- Gli ordinò poi la giovane donna caricando l’arco.

-Come prego? Non prendo ordini da te, nemmeno tu sai chi sono!- Piagnucolò ancora lui.

-Sarai la mia prossima preda  se non fai quello che ti dico!- Lo minacciò.

Il giovane principe boccheggiò un paio di volte per replicare, ma quando vide l’arco puntato verso di lui cambiò all’istante idea.

Sbuffando si acquattò tra albero e albero; Ora doveva pure prendere ordini da una mocciosa! Che altro mancava alla sua lista di umiliazioni?

Quando trovò quello che cercava tornò dalla cacciatrice, e rimase a bocca aperta come un baccalà nel vederla camminare fiera, trascinando il cervo per le zampe posteriori. Una grossa freccia conficcata nel fianco dell’animale.

-Ma…? Ma…?- Sogghignò tuttavia senza che uscisse qualcosa di concreto dalla sua bocca.

-Era solo una scusa per prendere il mio cervo in santa pace senza intrusi di mezzo! Un tuo onorevole gesto di scuse per avermelo fatto scappare… ah, buon allenamento!- Concluse la bella arciera, dirigendosi verso l’accampamento.

Per tutto il giorno non si fece altro che parlare di guerre e battaglie… Quella sera stessa invece si tenne una tavolata, compreso per chi doveva essere medicato dalle ferite riportate dallo scontro.

Commodo nel frattempo si aggirava cupamente tra la gente: osservava in giro e non vedeva altro che Barbari e la cosa non gli era molto gradita. Bevve un altro sorso del vino che aveva nella coppa quando, all’improvviso, una freccia gli passò ad una punta dal naso.

-Certo che tu ci tieni proprio alla pelle, bimbo capriccioso!- Esclamò con ironia beffarda una ragazza; si voltò: la stessa che aveva incontrato quella mattina nel bosco.  

-E tu ci tieni proprio a trafiggermi con una di queste- Indicò la freccia, estraendola dal legno. –Selvaggia!- Concluse.

-Non è colpa mia se finisci sempre nella traiettoria sbagliata...-

-O forse tu devi migliorare la tua mira!- La canzonò il principe. –Sto ancora aspettando delle scuse da te, non pensare di sfuggire!-

-Per quello che è successo stamattina? Dunque… No! Non ci penso nemmeno!- Replicò lei andando tranquillamente a prendersi del vino dalla tavola.

-“No” è una delle parole che poco gradisco- Accidenti se era cocciuta, pensò Commodo riducendo gli occhi a due fessure.

-Bevici su allora, sarà più facile da digerire- Rispose la bella arciera aumentando il suo nervoso.

Evidentemente la intrigava vederlo arrabbiato o era per la semplice e pura voglia di avere l’ultima parola.

Prima che Commodo potesse aggiungere altro fu lei a continuare.

-Devi scusarmi, mi intratterrei oltre ma sto facendo tardi alla gara di tiro con l’arco…- Si allontanò brandendo l’arma momentaneamente appoggiata al muro, con un sorrisino soddisfatto.

“Ma chi si crede di essere?! Solo una selvaggia orgogliosa, ecco cos’è!” Si disse il giovane con una smorfia.

Sarebbe andato a dormire presto se non fosse stato che suo padre l’avesse invitato a guardare la gara con l’arco, e lui, sfruttando ogni minima opportunità di compiacerlo, accettò seppur di malavoglia.

-Questa gara è in onore della principessa Priscilla Aurora, la coraggiosa figlia di Ariogaesus…- Gli spiegò il padre.

-Priscilla Aurora? Ho sentito parlare di lei…- Ammise il principe fissando a terra.

-Quella ragazza è uno spirito libero! Questa sera ci darà una piccola dimostrazione-

Quando tutti si furono raggruppati intorno all’area di tiro, il capo del villaggio, Ariogaesus, annunciò con fierezza la principessa dei barbari.

-Ascoltatemi vi prego, popolo barbaro… e fedele al sacro romano impero! Come di consueto si terrà la gara di tiro con l’arco. Ma, in onore dei nostri ospiti: l’imperatore Marco Aurelio in persona ed il principe erede al trono di Roma, Commodo…- Li indicò.

-Vi regaliamo l’onore di mostrarvi la bravura della migliore tiratrice di tutta la stirpe, mia figlia Priscilla Aurora!-
La principessa fece il suo trionfale ingresso applaudita da tutti i presenti, tranne uno.

Il ragazzo restò completamente spiazzato da quella scoperta; Non poteva essere lei!

Priscilla ebbe la stessa reazione quando incrociò con  i suoi occhi zaffiro quelli smeraldo del principe, che conosceva benissimo. 




Spazio per le autrici:
Colpo di scena!!! Qui ha fatto finalmente la sua prima comparsa Priscilla, e il suo incontro con Commodo non è stato dei migliori... :-D ma quando fai incontrare due testa calde come loro quello che potrebbe uscirne è tutta una sorpresa! Ora che hanno pure scoperto reciprocamente chi è l'altro!! ;-) Speriamo possa piacervi e vi rinnoviamo un enorme grazie a tutti!! 
Alla prossima!!! 
Le antiche romane Fiphina e Mackenzie94!

 

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Capitolo 6
*** Confronto ***


Capitolo cinque:
Confronto

 
Gli occhi di Priscilla continuavano a non staccarsi da quelli di Commodo, che aveva appena scoperto essere il principe di Roma.

Quando quella stessa mattina le aveva rovinato la caccia nel bosco credeva che fosse un semplice soldato perché non aveva nulla, con sé, che lo poteva identificare come un membro della famiglia imperiale.

Ora, invece, con l’armatura di cuoio colorato di blu e con il mantello che gli scendeva dalle spalle, aveva proprio l’aspetto regale di un principe.

-Priscilla- La voce imperiosa del padre riscosse la fanciulla, la quale prese posizione per tirare con l’arco e sorprendere tutti i presenti della sua bravura.
Incoccò la freccia, tirò la corda trattenendo il respiro e poi la lasciò andare.

La freccia si conficcò esattamente al centro del bersaglio, posizionato ad una distanza non indifferente, e lo stesso fecero le altre quattro che Priscilla scagliò una dopo l’altra.

Tutti erano ammirati da quella dimostrazione di palese bravura, in particolar modo Commodo, che non staccò gli occhi dalla figura di Priscilla nemmeno per un momento: la fanciulla era graziosa e una provetta arciera ma era maleducata, presuntuosa e non possedeva nulla della femminilità delle donne romane.

-Lo spettacolo è stato di tuo gradimento?- Domandò Marco Aurelio al figlio quando entrambi stavano facendo ritorno nelle rispettive tende.

-Si, padre- Rispose semplicemente il principe, non voleva parlare con il genitore perché il confronto mentale che aveva fatto tra Priscilla e le donne romane lo aveva fatto pensare a Lucilla.

La tristezza lo avvolse come un manto all’improvviso, soprattutto perché prima di partire non era riuscito a dar voce ai sentimenti che provava.
Quando entrò nella sua tenda venne colto da un’idea improvvisa: perché non scriverle una lettera? Avrebbe scritto in un foglio di pergamena quello che non riusciva ad esprimere a parole ma quando si sedette venne colto da molti dubbi.

Non era spaventato dal problema che la lettera potesse non giungere a destinazione, quello che ora gli paralizzava il cervello era la possibilità che Lucilla leggesse quella lettera e che poi decidesse di non rispondere: sarebbe stato in grado di affrontarla dopo il ritorno a Roma?

Quel pensiero gli fece cambiare idea riguardo alla lettera, accartocciò il foglio di pergamena dove aveva scritto solo poche frasi e si coricò a letto.
Il sonno del principe si rivelò tutt’altro che sereno: sognò la sorella che lo guardava con disprezzo dopo aver ascoltato la sua dichiarazione; Al suo risveglio quello sguardo era ben impresso nella sua memoria, quasi fosse stato reale.

Commodo uscì dalla sua tenda di pessimo umore, la neve e il gelo non lo aiutarono a migliorare, e dopo qualche momento venne raggiunto da Priscilla.

La principessa indossava ancora il mantello con la pelliccia di volpe ma i capelli non erano legati in una treccia, bensì sciolti sulle spalle e sulla schiena.

-Che cosa vuoi?- Le chiese Commodo lanciandole un’occhiata scontrosa e diffidente.

-Volevo solo porgerti le mie scuse-

-Oh, hai finalmente capito che il tuo comportamento è stato offensivo?-

-Ieri quando ti ho visto, credevo fossi un semplice soldato e quando ho raccontato a mio padre quello che è successo mi ha ordinato di rimediare al mio errore-

-Supplicami in ginocchio, forse verrai perdonata- Rispose Commodo con un ghigno stampato sulle labbra.

L’orgoglio di Priscilla si sentì subito ferito nelle parole sprezzanti del ragazzo: aveva riconosciuto le sue colpe ed era pronta a rimediare e, lui, cosa faceva? Si prendeva apertamente gioco di lei?

-Come ti permetti di parlarmi in questo modo? Hai dimenticato che sono una principessa?-

-E io sono il futuro imperatore di Roma. Tu sei solo una selvaggia che vive in un bosco. Sono io quello che merita più rispetto tra noi due!-

Priscilla rivolse a Commodo uno sguardo profondamente offeso: era cresciuta amata e protetta da tutti gli abitanti del suo villaggio, non era maleducata o viziata ma non era abituata ad essere considerata con tanta sufficienza.

-Volevo solo essere gentile. Anche se sono una ‘barbara’ come tu mi consideri, so perfettamente che cosa è il rispetto ed è quello che a te manca, principe!- Disse con freddezza la fanciulla prima di voltarsi e allontanarsi da Commodo.

Il ragazzo non pensò più a quell’incontro per tutto il giorno,  a sera, però iniziò a sentire una strana sensazione allo stomaco, simile ad un crampo.

Il principe si convinse di aver mangiato qualcosa che gli aveva fatto male, in realtà erano i sensi di colpa per il comportamento scorretto che aveva avuto nei confronti di Priscilla. 




Spazio delle autrici: 
Ecco a voi un altro capitolo fresco fresco!!! Inutile dire che quei due sono come gatto e cane :-D
Speriamo come sempre che vi piaccia! Il prossimo non tarderà ad arrivare! Inanto vi rinnoviamo i ringraziamenti da parte di entrambe e vi supplichiamo di farci sapere se stiamo procedendo bene... si accettano anche critiche, purché costruttive, ma vi preghiamo, fateci sapere se prosegue bene, please!!!!!! Con questo vi salutiamo e alla prossima
Le antiche romane Mackenzie94 e Fiphina! 


 

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Capitolo 7
*** Profonde verità ***


Capitolo sei: 
Profonde verità

Priscilla era furibonda e offesa per le parole di Commodo. Era solo un egoista!

“Meno lo vedo meglio è!” Pensò frustrata.

Ora voleva solo distrarsi e dimenticare quell’incontro: decise di andare a farsi un bagno alle terme.

-Ti sei scusata con il principe, Priscilla?- La interruppe il padre, entrando nella sua tenda.

-Come mi avete ordinato padre! Ma forse è l’imperatore Marco Aurelio che dovrebbe discutere con suo figlio! Con permesso- Lo sorpassò la fanciulla, lasciando il genitore non poco sorpreso.

Commodo nel frattempo era divorato dal senso di colpa, nonostante provasse ad esserne indifferente l’immagine di lei con lo sguardo offeso e amareggiato non abbandonava i suoi pensieri.

Dopotutto, seppur la considerava una presuntuosa maleducata, il passo  per chiedere scusa l’aveva fatto.

Così, convintosi, andò a cercarla per pareggiare i conti ma non la trovò da nessuna parte. Alla fine decise di interrompere la ricerca, l’orgoglio in lui tornò ad essere sovrano: aveva provato a trovarla ma non era certo colpa sua se non ci era riuscito.

Si passò una mano sul collo. Faceva freddo ma l’andare avanti e dietro l’aveva fatto morire di caldo, perciò gli venne in mente l’idea di rilassarsi alle terme, anche per sbollire tutti i pensieri negativi dei giorni trascorsi.

Una volta arrivato li, non essendoci mai stato non sapeva esattamente dove andare. Provò ad entrare in una stanza già piena di calore.

Non si accorse che c’erano dei vestiti poggiati in un angolo.

Si spogliò della parte superiore dell’armatura e quando stava per fare lo steso con il resto, all’improvviso cogliendolo di sorpresa, una figura femminile riemerse dall’acqua calda in maniera elegante e con un movimento deciso nello scostarsi i biondi capelli.

L’acqua le arrivava appena sopra la vita ma il resto del corpo era completamente scoperto, occupato solo da due ciocche di capelli ricadenti sul petto, segnando le morbide curve.

Commodo rimase senza fiato, incapace di reagire, a occhi spalancati e le labbra dischiuse. Pur essendo una normalissima donna, ai suoi occhi era subito apparsa con una creatura rara, come una dea.

Arrossì violentemente quando scoprì chi fosse.

Quando Priscilla ebbe la visione più nitida agì prendendo lo stiletto che aveva poggiato sul bordo della vasca.

-Beh? Te ne vai o vuoi soltanto guardarmi?- Affermò duramente.

Solo a quelle parole il principe si riscosse, distogliendo lo sguardo.

Sapeva che non aveva giustificazioni; Doveva solo chiedere scusa stavolta. Proprio mentre stava, forzatamente, per farlo, sentì altre voci venire in quella direzione.
Allarmato e non sapendo dove andare saltò dentro la vasca.

Priscilla era allibita  -Esci subito, mascalzone!-

Ma lui non l’ascoltò neppure e per nascondere entrambi le tappò la bocca e la portò in apnea con lui.

Quando le due serve se ne furono andate tornarono in superficie.

-Se non esci subito non rispondo di me!- Ringhiò Priscilla tra i colpi di tosse e l’imbarazzo per essere stata afferrata e attaccata a lui anche solo per pochi secondi.
Come aveva osato toccarla?

-Ti chiedo perdono principessa!- Disse Commodo serio.

-Non avrei dovuto, la mia è stata un’azione sconsiderata!-

-Non me ne faccio niente delle scuse, principe!- Ribatté la ragazza.

Il giovane perse le staffe e la prese per le spalle, non stringendo troppo ma trattenendola. Puntò i suoi occhi su quelli zaffiro.

-Senti! Ora basta mancarmi di rispetto, principessa! Ti ho cercato questa mattina senza però trovarti, perché volevo scusarmi per il mio comportamento. Ma non è colpa mia se non ti ho trovata, come non è colpa mia quello che è successo ora! Invece cosa penserebbe tuo padre o tua madre di te?- Sbottò Commodo.

-Sei solo una maleducata!-

Priscilla lo guardò con una smorfia di disprezzo –Io non ho una madre!- Proferì, tuttavia senza dimenarsi.

Il principe venne spiazzato da ciò che udì.

-Cosa?- Ripeté in tono diverso.

-Non ho una madre! Principe! E se ora siete stato colto  da improvvisa compassione, sappiate che non ne ho bisogno!- Infine si dimenò dalla sua presa diventata stranamente debole, e Priscilla fece per andarsene.

Un’istante dopo si voltò a guardare Commodo che l’aveva appena bloccata, e lei già si immaginava la sua espressione di compassione e le parole che in tanti le avevano ripetuto per la perdita subita.

-Che cosa vuoi?-

-Possiamo andare in un luogo più appartato? Ho bisogno di parlarti…-

-Se mi devi dire qualcosa, lo puoi fare anche in questo momento!-

-Andiamo in un altro posto, qui c’è troppa gente.-

Priscilla alzò gli occhi al cielo, non credeva che ci fosse qualcosa di più importante della confessione che aveva appena fatto, ma si arrese e decise di seguire il principe fuori dall’imponente edificio.

-Allora? Che cosa mi devi dire?- Domandò la fanciulla quando trovarono un luogo dove non c’era nessuno, fuori da Carnantum e vicino al bosco in cui si erano incontrati per la prima volta.

-Non sei l’unica ad aver perso la madre-

-Cosa?-

-Ecco…- Disse Commodo in difficoltà, fino a quel momento l’unica donna della sua vita con cui si era confidato era stata Lucilla.

-Avevo solo sei anni quando mia madre si è ammalata. Tutti i medici che l’hanno visitata non hanno saputo dare un nome alla malattia o a trovare una cura. Se n’è andata dopo un solo mese…-

Erano passati quattordici anni da quel terribile giorno ma Commodo conservava ancora il ricordo dell’ultima volta che sua madre gli aveva parlato: la bellezza era completamente scomparsa dal suo volto, come un fiore travolto dal freddo invernale. Chissà se sarebbe stato fiero di lui.

-Io l’ho persa quando avevo appena quattro anni. Un’ altra tribù ha attaccato il nostro villaggio e lei è stata una delle vittime…- Rispose Priscilla. -Ti manca?-

-Si mi manca ogni giorno. Lei era la persona a cui confidavo tutto, adesso c’è mia sorella ma sento la sua mancanza.-

-Anche io la sento. Anche se ho un padre… lui non la può sostituire-

-Lo penso anche io- Mormorò il ragazzo, l’improvvisa piega inaspettata che aveva preso il discorso avvicinò quei due giovani che erano così diversi l’uno dall’altra.

Le impensabili confessioni sulle rispettive madri stavano facendo cambiare opinione sia a Commodo che a Priscilla.

-Quindi, sei così arrogante e presuntuoso perché non ricevi più attenzioni da tua madre?-

-Tu non hai un padre che si preoccupa più della politica e dell’esercito che di suo figlio. Io e lui non abbiamo un buon rapporto, in realtà, non abbiamo proprio un rapporto.-

La principessa stava piano piano scoprendo che il carattere del giovane non era dovuto all’essere stato viziato, era solo un modo per difendersi e per evitare di soffrire e Commodo si stava rendendo conto che lo stesso valeva anche per la fanciulla. 




Spazio delle autrici: 
Ariciao da Mackenzi94 e Fiphina cari lettori!! Questo capitolo è un po' particolare, qui vengono fuori maggiori dettagli sul passato dei due che, come avrete notato, è stato per entrambi tormentato. Speriamo vi possa piacere e come al solito non ci dispiacerebbe ricevere qualche commento! Alla prossima e un grazie a tutti... 
Le antiche romane Fiphina e Mackenzie94!


 

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Capitolo 8
*** Visita al villaggio ***


Capitolo otto:
Visita al villaggio
 

Priscilla era sdraiata nel suo letto.

Non riusciva a dormire e continuava a tormentarsi una ciocca di capelli biondi; I suoi pensieri tornavano sempre alla conversazione che aveva avuto con Commodo: era incredibile come, con poche semplici parole, era riuscito a stravolgere quello che lei pensava nei suoi confronti.

Quando lui le aveva parlato della perdita della madre e del rapporto difficile che aveva con il proprio padre, aveva letto un calore profondo nei suoi occhi, uno sguardo completamente diverso da quello altezzoso e sprezzante che attraversava sempre il suo volto: la maschera che portava era scivolata via ed aveva scoperto il bambino fragile che aveva ancora paura del buio.

All’improvviso provò una grande tristezza e compassione per il principe e per il vuoto che c’era attorno a lui, la mattina seguente si recò da Commodo e lo trovò nella sua tenda, seduto davanti ad una scrivania, intento a scrivere in un foglio di pergamena ancora vuoto.

-Che cosa ci fai qui?-

-Le guardie mi hanno fatta passare-

-Non credo che saresti qui se le guardie ti avessero fatta passare. Che cosa vuoi?-

-Vorrei portarti a vedere il mio villaggio…-

-E cosa ti fa credere che io voglia vedere il tuo villaggio?-

-Ti diverti a passare le giornate in questo accampamento?-

No, la verità era che il ragazzo non sopportava quel maledetto accampamento di soldati rozzi e sporchi; Aveva appena diciotto anni e come tutti i suoi coetanei voleva solo divertirsi e assistere ai giochi alla grande arena o al Circo Massimo.

Sospirò, lasciò la lettera che non riusciva a scrivere a Lucilla e seguì la fanciulla fuori dalla tenda e dall’accampamento.

Camminarono per un po’ nel bosco, fino a quando giunsero in una pianura in cui sorgevano tante capanne ordinate.

C’erano bambini che giocavano insieme, poco lontano da loro dei lupi che fungevano da guardiani sollevarono subito il muso e le orecchie perché avevano sentito la presenza di estranei.

Quando riconobbero Priscilla abbassarono il muso, nuovamente tranquilli.

Il principe si guardò attorno con il sopracciglio destro sollevato, la ragazza notò l’espressione perplessa.

-Quello che vedi non ti piace?-

-E’ molto diverso da Roma…-

-Io non l’ho mai vista-

-Non faccio fatica a crederlo, se vedessi Roma non torneresti mai più in questo posto! A Roma ci sono edifici di marmo e statue ricoperte d’oro. C’è la Grande Arena che può contenere fino a cinquantamila romani e ci sono combattimenti tra gladiatori e tra animali feroci.-

-Da noi non ci sono queste cose e, soprattutto, non c’è la corruzione che c’è a Roma…-

-Che cosa credi di sapere riguardo alla politica?-

-Solo perché sono una donna non significa che sono stupida. Nel nostro villaggio ci rispettiamo, nella vostra città ogni uomo vuole massacrare gli altri per essere lui il migliore. Io non vorrei vivere in un posto simile!-

-E io non vorrei mai vivere in una foresta!- Rispose Commodo, si rese conto di aver offeso profondamente la principessa e provò a rimediare.

-Io sono nato a Roma, non potrei mai abituarmi a questo-

-Lo stesso vale per me-

Camminarono in silenzio ancora per un po’, il villaggio non era molto grande e si ritrovarono di nuovo a camminare in un altro bosco; Poco lontano da loro si sentiva il suono dell’acqua di un fiume che scorreva, Priscilla non parlava perché provata dalla delusione: credeva di aver creato un rapporto con Commodo dopo l’esperienza in comune della scomparsa delle proprie madri, ora quell’intesa sembrava del tutto svanita, spazzata via da un soffio di vento.

-Credevo che il nostro rapporto fosse cambiato da ieri…-

-il nostro rapporto? Abbiamo mai avuto un rapporto, noi due?-

-Sei insopportabile quando fai così! Quando hai parlato di tua madre ho provato compassione per te ma adesso capisco che sei solo una persona arida ed egoista.

Credevo che ti avrebbe fatto piacere vedere il mio villaggio e scoprire che noi siamo così diversi da voi romani, ho commesso un enorme errore!-

Priscilla voltò le spalle a Commodo, quest’ultimo l’afferrò per un braccio e la costrinse a voltarsi nuovamente e a guardarlo negli occhi.

-Io non ti ho mai chiesto di vedere il tuo villaggio, non ti ho mai chiesto nulla, non riesci a scuotere la mia coscienza!-

-Volevo solo essere gentile e rimediare all’errore che ho commesso durante il nostro primo incontro. Sei sempre solo all’accampamento, volevo… non ha importanza cosa volevo fare…-

Il ragazzo guardò la fanciulla negli occhi.

Forse era il calore che traspariva con i suoi occhi o forse era l’atmosfera creata dalla foresta stessa, ma provò l’impulso improvviso di baciarla, chinò il viso di lato ma quando le sue labbra furono a pochi centimetri da quelle di Priscilla non vide più lei, bensì Lucilla.

Quella visione così nitida fece fare a Commodo un passo indietro, mormorò qualche parola sconnessa, senza senso, e tornò verso l’accampamento. 



Spazio per le autrici: 
Ciao a tutti i cari lettori! Siamo tornate con un nuovo capitolo per voi che speriamo vi piaccia! Che dire... questi due non trovano mai pace, sempre a bisticciare!! :-D Preparatevi perché molto presto ci saranno tante sorprese e colpi di scena!!!! Ora ci dileguiamo ma non senza ringraziarvi, fateci sapere le vostre opinioni!! Alla prossima
Le antiche romane Mackenzie94 e Fiphina!

 

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Capitolo 9
*** La rivolta ***


 

Capitolo 9
Priscilla era sconcertata, non sapeva cosa pensare e aveva una confusione dentro incredibile. Non riusciva ancora a credere a quello che stava per succedere! Aveva ancora il cuore in tumulto e la cosa che più la spaventava era che aveva provato una strana sensazione nel petto, così decise di andare a chiedere spiegazioni! 
Commodo rientrò nella sua tenda agitato e tremante, ma cosa accidenti gli era preso? Cosa stava per fare? Ripensò alla scena e a quando gli era parso di vedere Lucilla. 
Si strinse la testa tra le mani, sedendosi sulla branda. 
No! Lui amava solo sua sorella e sarebbe stato sempre così, si disse; Non riusciva però ad ignorare ciò che aveva sentito quando aveva avuto Priscilla tra le braccia, i suoi occhi: quel color zaffiro lucente... lo avevano accecato per un istante. 
Ma ringraziò il cielo per essersi fermato appena in tempo altrimenti se ne sarebbe pentito per il resto della vita, avrebbe come tradito Lucilla. 
All'improvviso Priscilla comparve nella tenda e il principe fece un passo indietro come se avesse davanti un animale feroce che ringhiava. 
-Che ci fai qui? Vattene!- Le ordinò. 
Lei non accinse a muoversi. 
-Non me ne vado finché non mi spieghi che cos'hai!- Ribatté fermamente. 
-Ti ho già detto che non voglio vederti! Vattene subito o ti farò cacciare con la forza!- Commodo ricominciò a tremare e cercò di tenere a freno i suoi istinti, si sforzò di pensare a Lucilla il più che poteva. 
Sentiva un crampo forte allo stomaco da far piegare in due dal dolore, se avesse nuovamente incontrato quegli occhi azzurri dietro di lui, avrebbe ceduto. 
Li sentiva piantati sulla schiena come coltelli avvelenati. 
La sentì avvicinarsi di uno, due passi. 
-Parla adesso o mai più!- Affermò la principessa. 
Tutto ad un tratto il principe rialzò la testa e il crampo sembrò svanito di colpo, si dimenticò per un attimo di tutto e tutti. 
Senza pensare si voltò, andandole incontro la cinse per la nuca e la baciò, stringendola a lui. Appena si rese conto di ciò che stava facendo si staccò bruscamente. 
Cosa aveva fatto? L'aveva baciata. 
Il viso di Priscilla era rosso e gli occhi le brillavano. 
-Ecco cosa volevo fare! Ma non illuderti! Volevo solo divertirmi un po'!- Mentì Commodo, ma doveva trovare una scusa validissima alla sua azione. 
Non l'aveva fatto per divertimento, non sapeva neanche lui il motivo, ma se non lo avesse fatto alla fine sarebbe scoppiato, anche se era emotivamente a pezzi per aver tradito la sorella. Per questo aveva optato di ferirla così non sarebbe più tornata. 
Priscilla lasciò cadere una sola lacrima e voltatasi corse via senza dire nulla. 
Lo odiava più di qualsiasi altra cosa, e non voleva più rivederlo. 
Non riusciva a credere che lui potesse arrivare a giocare con lei in quel modo: era disgustata. 
Entrò nella sua tenda dove sorprese suo padre in uno strano comportamento. 
Si asciugò le lacrime in fretta. 
-Padre cosa state facendo?- Chiese. 
Ariogaesus si voltò e con uno sguardo serio che la figlia non aveva mai visto. 
-È ora che tu sappia Priscilla!- 
-Cosa?-
Fin'ora la mia magnanimità è stata solo una finzione. Abbiamo subito troppe perdite, ed è tempo di ribellarci a Roma, l'unica vera responsabile per le nostre sconfitte; Ogni volta che avevamo bisogno di sostegno non ci è mai stato concesso in battaglia!- 
Priscilla era allibita per ciò che aveva sentito. 
-Ma cosa dite?- 
-Quello che hai sentito figlia mia: scatenerò una violenta rivolta contro Marco Aurelio e l'impero di Roma!- 
-Padre ma...- Farfugliò la fanciulla. 
-Non protestare! Attaccheremo questa notte e faremo prigionieri l'imperatore e il principe! Preparati!- Concluse ed uscì, lasciandola sola. 
Priscilla cadde in ginocchio a peso morto, sospirando. 
Questa notizia si aggiunse alle altre già tremende. 
Ripensò a quanto passato in quei giorni, i momenti belli, brutti, intensi... a Commodo. 
Si ripeté mentalmente che non le importava più di lui, lei come principessa doveva ubbidire a suo padre e così avrebbe

Capitolo 9: 

La rivolta 

 

Priscilla era sconcertata, non sapeva cosa pensare e aveva una confusione dentro incredibile.

Non riusciva ancora a credere a quello che stava per succedere! Aveva ancora il cuore in tumulto e la cosa che più la spaventava era che aveva provato una strana sensazione nel petto, così decise di andare a chiedere spiegazioni! 

Commodo rientrò nella sua tenda agitato e tremante, ma cosa accidenti gli era preso? Cosa stava per fare? Ripensò alla scena e a quando gli era parso di vedere Lucilla. 

Si strinse la testa tra le mani, sedendosi sulla branda. 

No! Lui amava solo sua sorella e sarebbe stato sempre così, si disse; Non riusciva però ad ignorare ciò che aveva sentito quando aveva avuto Priscilla tra le braccia, i suoi occhi: quel color zaffiro lucente... lo avevano accecato per un istante. 

Ma ringraziò il cielo per essersi fermato appena in tempo altrimenti se ne sarebbe pentito per il resto della vita, avrebbe come tradito Lucilla. 

All'improvviso Priscilla comparve nella tenda e il principe fece un passo indietro come se avesse davanti un animale feroce che ringhiava. 

-Che ci fai qui? Vattene!- Le ordinò. 

Lei non accinse a muoversi. -Non me ne vado finché non mi spieghi che cos'hai!- Ribatté fermamente. 

-Ti ho già detto che non voglio vederti! Vattene subito o ti farò cacciare con la forza!-

Commodo ricominciò a tremare e cercò di tenere a freno i suoi istinti, si sforzò di pensare a Lucilla il più che poteva. 

Sentiva un crampo forte allo stomaco da far piegare in due dal dolore, se avesse nuovamente incontrato quegli occhi azzurri dietro di lui, avrebbe ceduto. 

Li sentiva piantati sulla schiena come coltelli avvelenati. La sentì avvicinarsi di uno, due passi. 

-Parla adesso o mai più!- Affermò la principessa. 

Tutto ad un tratto il principe rialzò la testa e il crampo sembrò svanito di colpo, si dimenticò per un attimo di tutto e tutti. 

Senza pensare si voltò, andandole incontro la cinse per la nuca e la baciò, stringendola a lui. Appena si rese conto di ciò che stava facendo si staccò bruscamente. 

Cosa aveva fatto? L'aveva baciata. Il viso di Priscilla era rosso e gli occhi le brillavano. 

-Ecco cosa volevo fare! Ma non illuderti! Volevo solo divertirmi un po'!- Mentì Commodo, ma doveva trovare una scusa validissima alla sua azione. 

Non l'aveva fatto per divertimento, non sapeva neanche lui il motivo, ma se non lo avesse fatto alla fine sarebbe scoppiato, anche se era emotivamente a pezzi per aver tradito la sorella.

Per questo aveva optato di ferirla così non sarebbe più tornata. Priscilla lasciò cadere una sola lacrima e voltatasi corse via senza dire nulla. Lo odiava più di qualsiasi altra cosa, e non voleva più rivederlo. 

Non riusciva a credere che lui potesse arrivare a giocare con lei in quel modo: era disgustata. 

Entrò nella sua tenda dove sorprese suo padre in uno strano comportamento. Si asciugò le lacrime in fretta. 

-Padre cosa state facendo?- Chiese. 

Ariogaesus si voltò e con uno sguardo serio che la figlia non aveva mai visto. 

-È ora che tu sappia Priscilla!- 

-Cosa?-

-Fin'ora la mia magnanimità è stata solo una finzione. Abbiamo subito troppe perdite, ed è tempo di ribellarci a Roma, l'unica vera responsabile per le nostre sconfitte; Ogni volta che avevamo bisogno di sostegno non ci è mai stato concesso in battaglia!- 

Priscilla era allibita per ciò che aveva sentito. 

-Ma cosa dite?- -Quello che hai sentito figlia mia: scatenerò una violenta rivolta contro Marco Aurelio e l'impero di Roma!- 

-Padre ma...- Farfugliò la fanciulla. -Non protestare! Attaccheremo questa notte e faremo prigionieri l'imperatore e il principe! Preparati!-

Concluse ed uscì, lasciandola sola. Priscilla cadde in ginocchio a peso morto, sospirando. 

Questa notizia si aggiunge alle altre già tremende. Ripensò a quanto passato in quei giorni, i momenti belli, brutti, intensi... a Commodo. 

Si ripeté mentalmente che non le importava più di lui, lei come principessa doveva ubbidire a suo padre e così avrebbe fatto: si sarebbe unita alla ribellione, subendone le conseguenze se necessario. 

Il principe era appoggiato alla scrivania quando sentì suo padre entrare, piuttosto agitato. 

-Commodo dobbiamo andarcene subito!- Il ragazzo si voltò sorpreso. 

-Perché?- 

-Da tempo ho fatto seguire Ariogaesus ed è come temevo, era troppo strano il suo comportamento troppo fedele... ci ha ingannati, dobbiamo tornare a Roma e avvertire l'esercito della rivolta!- 

-Rivolta?- Domandò il principe. Allora voleva dire uccidere tutti, Priscilla, compresa. 

-E la principessa?- Gli sembrò comunque strano che la domanda gli fosse venuta spontanea. 

-Priscilla Aurora è dei loro! Anche lei!- 

Commodo sentì il corpo stringersi in una morsa agghiacciante. 

Perché provava tutta quella confusione in testa? Credeva fosse stato chiaro con se stesso o forse era stata la sua mente a parlare e non il suo cuore. 

Si immaginò di vedere Priscilla trafitta da una lama romana e questo gli aprì gli occhi: non poteva permetterlo! 

Solo quando ti rendi conto che stai per perdere qualcosa a te inconsapevolmente prezioso, ti accorgi del suo vero valore. Ricordò tutto quello che avevano passato, le iridi nelle proprie, il fatto che gli mandava il cuore in tumulto quando solo la vedeva; Era stato, aveva voluto essere cieco di fronte alla realtà, ostinandosi verso Lucilla e usandola come scusa per mascherare ciò che realmente provava. 

Ripensò al bacio che aveva dato poco prima a Priscilla e capì, capì che doveva fermarla e che tutto questo: il fatto che si fosse unita alla rivolta senza alcuno scrupolo era solo perché lui l'aveva ferita, spezzando il filo trasparente che stava iniziando a diventare più nitido, permettendo anche a lui di vederlo. 

Una volta che Marco Aurelio se ne fu andato dalla tenda lui di nascosto andò da Priscilla. 

 

 

Spazio per le autrici:

C'è qualcuno??? Salve a tutti!!! Ecco i primi due colpi di scena!! 😁 Ma non è finita qui, perche dopo questo ne seguirà subito un altro!!! Al prossimo capitolo! Buona lettura e fateci sapere se gradite!!!

Le antiche romane Fiphina e Mackenzie94!

 

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Capitolo 10
*** Nella grotta ***


 

Capitolo 10: 
Commodo uscì dalla sua tenda, andò verso il portone sorvegliato giorno e notte da soldati armati che, dopo i recenti sviluppi, bloccarono l'ingresso al principe. 
-Lasciatemi passare!- 
-Non possiamo farlo, principe!- 
-Io sono il principe e se vi ordino che mi dovete lasciar passare, voi dovete obbedire senza esitare!- 
Il tono di voce alto di Commodo attirò l'attenzione di Marco Aurelio, che si trovava poco lontano, e accorse subito a vedere che cosa stava accadendo, quando capì che il figlio voleva uscire dall'accampamento l'ho rimproverò aspramente: dopo la ribellione che era stata scoperta appena in tempo non era il caso di aggirarsi nei boschi, soprattutto per un principe che poteva essere catturato e sacrificato a qualche strana divinità. 
-Perché vuoi uscire?- 
Voglio fare il mio allenamento quotidiano- Mentì il ragazzo: preferiva raccontare una bugia al proprio padre e sembrare uno stupido incosciente piuttosto che raccontare la verità riguardo a Priscilla, anche perché lui stesso era il primo ad essere ancora confuso. 
-Torna nella tua tenda, appena sarà possibile partiremo per tornare a Roma!- 
-Si, padre...- Rispose Commodo, tornò nella sua tenda e ci restò fino a quando non calò la notte, a quel punto indossò un mantello nero con cappuccio e riuscì ad uscire dall'accampamento illudendo la sorveglianza dei soldati. S'inoltrò nel bosco concentrandosi sulla strada  che aveva percorso una volta piuttosto che sulle strane ombre che vedeva e sui rumori che sentiva. 
Raggiunse il villaggio facendo ben attenzione a non svegliare i lupi, ma quando si rese conto che non c'erano pensò che gli uomini gli avevano portati con loro per la caccia; Pensò che gli dei dovevano essere dalla sua parte e si avvicinò alla capanna più grande. 
Quando ci entrò dentro vide un ambiente illuminato da qualche fiaccola, due donne sdraiate in due paglie ricci ricoperti di pelli di animali: una era Priscilla e l'altra, invece, doveva essere una schiava personale; Il principe si avvicinò a Priscilla e sfiorò appena una spalla e si ritrovò un pugnale puntato contro la gola. -Che cosa ci fai qui?- Sussurrò Priscilla non appena riconobbe Commodo, allontanò la lama e lo lasciò libero dalla propria presa. 
-Ho saputo della ribellione. Volevo venire questo pomeriggio ma mio padre non me lo ha permesso, ho aspettato la notte e poi sono uscito di nascosto- 
-Se fossi venuto questo pomeriggio avresti trovato mio padre e non avresti più occhi e lingua per guardare e parlare!-
Il ragazzo rabbrividì a quella macabra immagine e sperò che gli uomini del villaggio avessero ancora molto da fare nel bosco. 
-Non voglio che resti qui, voglio portarti con me all'accampamento!- 
-Dopo quello che mi hai detto? Dopo il modo orribile in cui mi hai trattata? Non sono mai stata offesa in questo modo!- 
-Se resti qui ti uccideranno! I soldati non avranno pietà di una donna anzi, lo sai che cosa fanno?-
-Se dovessimo perdere la battaglia affonderei questa lama nel petto-
-Tu non vuoi questo veramente, se non mi volessi avresti già gridato per attirare l'attenzione.- 
Priscilla si bloccò, spiazzata che il principe avesse notato quel piccolo particolare; Si, avrebbe dovuto odiarlo per il modo orribile in cui era stata considerata ma quando aveva visto che l'estraneo nella sua tenda era Commodo, aveva sentito sensazioni contrastanti nel suo petto. 

Capitolo 10:

Nella grotta

 

Commodo uscì dalla sua tenda, andò verso il portone sorvegliato giorno e notte da soldati armati che, dopo i recenti sviluppi, bloccarono l'ingresso al principe. 

-Lasciatemi passare!- 

-Non possiamo farlo, principe!- 

-Io sono il principe e se vi ordino che mi dovete lasciar passare, voi dovete obbedire senza esitare!- 

Il tono di voce alto di Commodo attirò l'attenzione di Marco Aurelio, che si trovava poco lontano, e accorse subito a vedere che cosa stava accadendo, quando capì che il figlio voleva uscire dall'accampamento l'ho rimproverò aspramente: dopo la ribellione che era stata scoperta appena in tempo non era il caso di aggirarsi nei boschi, soprattutto per un principe che poteva essere catturato e sacrificato a qualche strana divinità. 

-Perché vuoi uscire?- 

-Voglio fare il mio allenamento quotidiano- Mentì il ragazzo: preferiva raccontare una bugia al proprio padre e sembrare uno stupido incosciente piuttosto che raccontare la verità riguardo a Priscilla, anche perché lui stesso era il primo ad essere ancora confuso. 

-Torna nella tua tenda, appena sarà possibile partiremo per tornare a Roma!- 

-Si, padre...- Rispose Commodo, tornò nella sua tenda e ci restò fino a quando non calò la notte, a quel punto indossò un mantello nero con cappuccio e riuscì ad uscire dall'accampamento illudendo la sorveglianza dei soldati.

S'inoltrò nel bosco concentrandosi sulla strada  che aveva percorso una volta piuttosto che sulle strane ombre che vedeva e sui rumori che sentiva. 

Raggiunse il villaggio facendo ben attenzione a non svegliare i lupi, ma quando si rese conto che non c'erano pensò che gli uomini gli avevano portati con loro per la caccia; Pensò che gli dei dovevano essere dalla sua parte e si avvicinò alla capanna più grande. 

Quando ci entrò dentro vide un ambiente illuminato da qualche fiaccola, due donne sdraiate in due paglie ricci ricoperti di pelli di animali: una era Priscilla e l'altra, invece, doveva essere una schiava personale; Il principe si avvicinò a Priscilla e sfiorò appena una spalla e si ritrovò un pugnale puntato contro la gola.

-Che cosa ci fai qui?- Sussurrò Priscilla non appena riconobbe Commodo, allontanò la lama e lo lasciò libero dalla propria presa.  -Ho saputo della ribellione.

Volevo venire questo pomeriggio ma mio padre non me lo ha permesso, ho aspettato la notte e poi sono uscito di nascosto-  -Se fossi venuto questo pomeriggio avresti trovato mio padre e non avresti più occhi e lingua per guardare e parlare!-

Il ragazzo rabbrividì a quella macabra immagine e sperò che gli uomini del villaggio avessero ancora molto da fare nel bosco. -Non voglio che resti qui, voglio portarti con me all'accampamento!-  -Dopo quello che mi hai detto? Dopo il modo orribile in cui mi hai trattata? Non sono mai stata offesa in questo modo!- 

-Se resti qui ti uccideranno! I soldati non avranno pietà di una donna anzi, lo sai che cosa fanno?-

-Se dovessimo perdere la battaglia affonderei questa lama nel petto- -Tu non vuoi questo veramente, se non mi volessi avresti già gridato per attirare l'attenzione.- 

Priscilla si bloccò, spiazzata che il principe avesse notato quel piccolo particolare; Si, avrebbe dovuto odiarlo per il modo orribile in cui era stata considerata ma quando aveva visto che l'estraneo nella sua tenda era Commodo, aveva sentito sensazioni contrastanti nel suo petto. 

Aprì la bocca per rispondere, un fruscio improvviso catturò l'attenzione di entrambi e videro che l'altra ragazza si era svegliata e li stava osservando con occhi e bocca spalancati; Prima che Priscilla potesse dirle di non gridare, quella si lasciò scappare un urlo che riecheggiò nel silenzio del villaggio. 

-Presto, fuori!- 

La giovane coppia scappò dalla capanna e dal villaggio che si stava risvegliando, non potevano tornare all'accampamento: era troppo lontano e se qualcuno li stava già inseguendo dovevano trovare un nascondiglio; Commodo prese per mano la fanciulla e s'inoltrò con lei nel bosco più in profondità, quando vide l'ingresso della grotta andò subito in quella direzione, con la speranza che non fosse già abitata da un animale. 

Fortunatamente la trovarono vuota e si lasciarono cadere nel terreno roccioso, per riprendere fiato. 

-Guarda che cosa mi hai fatto fare!- Esclamò Priscilla quando ritrovò le parole -Ora non potrò fare ritorno al mio villaggio perché sarò considerata una traditrice!- 

-Ti ho salvato la vita, Priscilla!- 

-Mi hai salvato la vita? E che cosa mi aspetta, adesso? Dove andrò? Cosa farò?- 

-Non ti devi preoccupare di nulla-

-Perché lo hai fatto?- 

-Che cosa?- 

-Perché mi hai portata via dalla mia gente?- 

-Perché non ero sicuro di quello che provavo per te fino a quando non ho sentito mio padre parlare della ribellione e dirmi che anche tu eri con loro...-

Priscilla rimase per la seconda volta senza parole, provò il forte desiderio che Commodo la baciasse, lui sembrò leggerglielo negli occhi. 

Chinò la testa e questa volta non vide il volto di Lucilla. 

Posò le labbra su quelle della principessa, le trovò morbide e profumate come il bocciolo di una rosa; Lasciò passare qualche secondo in modo che entrambi si abituassero a quel contatto così intimo, poi, piano piano, cercò di insinuare la propria lingua in quella bocca così invitante e non trovò nessuna resistenza. 

Il bacio timido e tremante si trasformò, in poco tempo in uno profondo e appassionato grazie all'atmosfera della grotta ed alle emozioni violente provate da entrambi. 

Le lingue si abbracciarono come in una danza e le mani andarono ad esplorare il corpo dell'altro, iniziarono a spogliarsi a vicenda, entrambi emozionati. 

Priscilla non aveva mai avuto un rapporto intimo con un uomo, solo qualche bacio sfuggevole che era solo una ragazzina mentre Commodo aveva già giaciuto con una meretrice solo una volta, quando aveva sedici anni aveva indossato la toga virile e suo padre lo aveva portato in un lupanare, com'era tradizione a Roma. 

In realtà, aveva sempre pensato che la sua, vera, prima volta sarebbe stata con Lucilla. 

Quando rimasero entrambi completamente senza vestiti, il principe rimase senza fiato nel vedere quanto bella era la fanciulla. 

-Sei bellissima!- Le disse, Priscilla arrossì, travolta da quella confessione così sincera. 

Il ragazzo posò il proprio mantello sul suolo roccioso, in modo che fosse più comodo per loro due. 

Si adagiarono su quel povero letto, Commodo le accarezzò il volto, il profilo del collo e proseguì fino ad arrivare all'altezza del fianco destro, tornò nuovamente su e si soffermò nei seni sodi e piccoli. 

La baciò e prese ad accarezzarla, stimolandola per l'imminente momento in cui sarebbero diventati una sola persona, un solo corpo ed una sola anima. 

-Hai paura?-

-No!-

-Ti fidi di me?-

-Si!- 

Il principe prese un profondo respiro ed entrò dentro la ragazza, Priscilla si lasciò sfuggire un piccolo gemito a causa del dolore che era normale sentire durante il primo rapporto sessuale; Si abituò ben presto alle spinte gentili e nient'affatto aggressive o possessive. 

Quando arrivò il momento del culmine del piacere, Priscilla avvolse le braccia attorno alle spalle del suo amante e gridò il suo nome sapendo che nessuno poteva sentirla; Commodo l'abbracciò a sua volta, un gemito gli sfuggì dai denti serrati e mentre giaceva a terra, con Priscilla rannicchiata contro il suo petto, gli tornarono in mente le parole che la strana vecchia gli aveva detto a Roma: 

"Il tuo amore la ucciderà..." 

 


Spazio per le autrici:

Come promesso ecco anche un altro super capitolo!!!😁😁😁 Qui di certo non mancano affatto i colpi di scena!! Quei due hanno fatto quello che hanno fatto, finalmente💖😉, ed è anche riemerso il famoso avvertimento dei capitoli iniziali, ora bisognerà scoprire cosa accadrà!! Chi lo sa!! Alla prossima e grazie a tutti!! Aspettiamo i vostri pareri! Alla prossima, come sempre:

Le antiche romane Mackenzie94 e Fiphina!

 

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Capitolo 11
*** Promesse eterne ***


Capitolo undici:
Promesse eterne


Nel cuore della notte Commodo sospirò pesantemente attirando l’attenzione di Priscilla, la fanciulla sollevò appena la testa per guardarlo.

-Ehi, cos’hai? Stai tremando- Gli accarezzò la guancia.

Lui ricambiò il suo sguardo, notò che era preoccupata e la rassicurò.

-Stai tranquilla, non è niente… è tutto apposto- Sorrise appena.

-Sicuro?-

-Il fatto è che… non voglio perderti!- Se ne uscì poi, non voleva mentirle così gli disse cosa lo preoccupava ma rigirando un po’ la realtà delle cose.

-Perché dovresti perdermi?- Domandò la principessa, perplessa non tanto da quell’affermazione ma più dal modo in cui Commodo l’aveva espressa: come se temesse qualcosa che dovrebbe accadere.

Vedendo la sua espressione vuota e persa nel nulla, Priscilla con la mano lo fece voltare lentamente verso di lei in modo che la guardasse negli occhi.

-Non mi perderai mai! Te lo prometto!-

Commodo allargò un sorriso sulle labbra e l’avvicinò per baciarla, dentro avvertiva una paura sconosciuta e forte; Così la circondò con le braccia per tenerla maggiormente stretta a sé come se servisse a convincersi che non sarebbe mai accaduto nulla di brutto che potesse separarli.

Cambiò le loro posizioni mettendosi sopra di lei, continuando a baciarla e ad accarezzarla.

Quando furono a corto di fiato Commodo poggiò la testa sul petto di Priscilla, che prese ad attorcigliarsi attorno all’indice una ciocca di capelli scuri del principe.

All’alba i due cominciarono a rivestirsi.

Priscilla riservava occhiate maliziose al giovane ancora a petto nudo, il quale accortosene, abbozzò un sorrisino all’angolo della bocca.

-Che c’è?-

La ragazza gli si avvicinò –Sei stupendo, ma lo sei ancora di più senza vestiti!- Gli scoccò un veloce bacio.

Dopo pochi minuti si rincamminarono nel bosco mano nella mano, felici; A Priscilla venne un pensiero improvviso.

-Commodo, non posso tornare né all’accampamento né al mio villaggio, lo sai questo, vero?- Disse la fanciulla fermandosi un attimo.

Il principe comprese esattamente cosa intendeva dire Priscilla e la capiva.

-Lo so e non permetterò mai che ti facciano del male!-

-Ma tuo padre...-

-Mio padre lo accetterà, che gli piaccia o no. Capisco che i romani non ti sono molto simpatici ma sotto la nostra protezione sarai al sicuro; Ti voglio al mio fianco perché io ti amo più della mia stessa vita, Priscilla, e sono disposto a tutto per te!-

La giovane principessa si sentì più tranquilla a quelle parole e avvertì il cuore balzarle dal petto per una cosa in particolare che gli aveva detto.

Lo abbracciò e sussurrò al suo orecchio –Anche io ti amo, mio principe!-

Da lontano si intravedevano le tende dell’accampamento romano e Commodo strinse la mano di Priscilla per farle forza.

Quando l’imperatore vide ricomparire il figlio, non da solo,  gli andò incontro con aria molto severa.

-Spero tu abbia una spiegazione per avermi disubbidito e mentito!- 

Il ragazzo restò in silenzio e aspettò che il padre finisse di dire quello che aveva da rimproverargli prima di prendere lui la parola.

-Cos’hai a che fare con lei? E’ la figlia di Ariogaesus, ora nostro nemico… e nemica, Commodo! E’ una traditrice di Roma, e ora sarà considerata tale anche dal suo stesso villaggio. Non ti rendi forse conto della gravità delle tue azioni? Suo padre tornerà presto a reclamarla e cosa pensi che accadrà? Qui non siamo preparati ad affrontare l’esercito Barbaro!-

-Non mi importa, padre, che Ariogaesus venga pure a reclamarla! Io la amo e non permetterò, a costo della mia vita, che né voi, né Ariogaesus, gli torciate un solo capello! Sono stato chiaro?- Priscilla sorrise impercettibilmente a quelle parole.  

Marco Aurelio non disse una sola altra parola, negli occhi verde smeraldo del figlio c’era una determinazione che non aveva mai visto in lui e questo gli tolse letteralmente sillabe di bocca.

Commodo strinse la mano della fanciulla e si diresse nella sua tenda.

Alcuni pretoriani rimasti ad ascoltare a breve distanza, erano rimasti anch’essi perplessi, ma lasciarono passare il principe senza tentare di fermarlo dopo che questo rivolse loro un’occhiata seria.

-Grazie!- Mormorò lei ad un certo punto.

-Te l’ho detto: ti proteggerò anche se fossi solo io contro un esercito intero!-

Priscilla non si era mai sentita così serena e grata come in quel momento, anche lei avrebbe dato la sua vita per Commodo se fosse stato necessario. Commossa si strinse a lui che ricambiò l’abbraccio cercando di trasmetterle tutto l’amore che provava.

Niente e nessuno l’avrebbe toccata.

Marco Aurelio infine si ritirò nella sua tenda, preoccupato. Era pericoloso tenere la principessa Barbara con loro perciò doveva trovare un rimedio, e subito. 





Spazio per le autrici: 
Rieccoci nuovamente con un altro capitolo! Le cose non risultano molto facili per Commodo e Priscilla, ora resta da vedere come la prenderà il padre di lei, Ariogaesus! Purtroppo non sarà proprio tutto rose e fiori per loro ma non anticipiamo altro!! Speriamo vi piaccia e lasciateci almeno un minuscolo commentino se vi va, a noi non dispiacerebbe! A prestissimo... vi salutiamo e ringraziamo
Le antiche romane Mackenzie94 e Fiphina!


 

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Capitolo 12
*** La furia di Ariogaesus ***


Capitolo dodici:
La furia di Ariogaesus


Ariogaesus si trovava a poca distanza dal suo villaggio quando sentì proprio un urlo provenire da quella direzione, emise un lungo fischio per richiamare l’attenzione dei suoi uomini, costrinse il suo cavallo a tornare verso il villaggio al galoppo.

Quando arrivarono alla destinazione era chiaro che qualcosa di grave era accaduto.

-Cos’è accaduto?- Chiese scendendo dal suo destriero, due donne portarono dinanzi a lui la schiava che si occupava di Priscilla, la poveretta tremava ancora per quello che aveva visto.

-E’ accaduto qualcosa a mia figlia?- Domandò dopo guardandola negli occhi, dentro di sé sentiva una sgradevole sensazione ed aveva timore di quello che la schiava stava per dirgli.
 
La discussione tra Commodo e Marco Aurelio non era passata inosservata e non solo agli occhi dei soldati ma anche a quelli di due donne che si trovavano poco lontano, vicino alle tende dell’imperatore e del principe.

La prima era una ragazza, la seconda una donna.

La ragazza era una delle schiave di Commodo mentre la donna era una dama di compagnia di Lucilla, quest’ultima le aveva detto di seguire il fratello nel viaggio perché voleva essere sicura che Commodo non si ritrovasse in una situazione pericolosa.

-Questa è proprio una notizia interessante!- Commentò la più matura con gli angoli della bocca leggermente increspati, lei era imparentata con Brutia Crispina, la ragazza più bella di Roma, la quale voleva disperatamente essere la moglie del principe; La strana situazione che si era creata non giocava a favore di Crispina ma
Novia aveva notato che Marco Aurelio non era favorevole a quella unione e la cosa poteva non creare un problema invalicabile.

Nello stesso momento Commodo e Priscilla si trovavano nella tenda del ragazzo e la principessa era particolarmente preoccupata della reazione dell’imperatore e temeva anche il momento in cui suo padre avrebbe scoperto la sua scomparsa.

-Ti ho detto che non ti devi preoccupare di nulla-

-Ma tuo padre…-

-Mio padre dovrà iniziare ad accettare la nostra unione!-

-Ho paura che il mio venga a cercarmi per riportarmi al villaggio…-

-Se verrà lo affronterò io per te!- Rispose Commodo prendendo una mano della fanciulla e portandosela alle labbra.

Le preoccupazione della ragazza presero una piega concreta, il giorno seguente, quando Ariogaesus si presentò davanti all’accampamento con un piccolo gruppo di uomini a suo seguito, reclamando che sua figlia gli venisse restituita.

Uscì il principe a parlare con l’uomo, come lui stesso aveva promesso a Priscilla, e gli disse

–Tua figlia non vuole tornare con la vostra gente. Vuole stare con me e mi ama!- Disse a voce alta dopo aver ignorato tutti quelli che gli ripetevano di non uscire dal portone; Ariogaesus perse il controllo davanti a quelle poche parole, prese l’ascia che portava appesa alla sua cintura di cuoio e la calò sul giovane che sentì un improvviso dolore al fianco destro.

Vide del sangue e cadde a terra.

Commodo aprì gli occhi qualche ora più tardi, si trovava nel letto all’interno della sua tenda, delle bende gli coprivano il fianco destro.

Priscilla era seduta vicino al bordo del letto e quando Commodo provò a sollevarsi si avvicinò subito per dirgli che non era necessario fare quello sforzo dopo tutto il sangue che aveva perso dalla ferita.

-Che cosa è successo?- Mormorò con un filo di voce.

La fanciulla con la sua voce dolce, iniziò a raccontare che dopo il gesto di suo padre, i soldati romani erano pronti a scagliare frecce su di lui e il resto del piccolo gruppo, lei era intervenuta prima che la situazione potesse degenerare ulteriormente.

Aveva detto al genitore che non voleva far parte della ribellione perché voleva stare con lui e se ciò significava essere cacciata e non essere più riconosciuta come figlia, allora era pronta ad andare in contro al suo destino.

-Lo hai detto veramente?-

-Si, te l’ho detto che sarei sempre stata al tuo fianco!-

Commodo allungò una mano e strinse quella destra della principessa, sentiva che in quel momento stava soffrendo ma le era grato perché nessuno aveva mai fatto qualcosa di simile per lui.

Quando il principe iniziò a riprendersi dalla ferita, Priscilla iniziò a sentirsi poco bene: iniziò con una sgradevole sensazione di nausea e l’istinto di svuotare lo stomaco.

Il giovane si preoccupò per lei e le disse che era meglio recarsi dal medico dell’accampamento per capire quale malattia l’avesse colpita. 




Spazio per le autrici: 
Salve di nuovo, eh si, siamo molto puntuali!! Ecco finalmente la reazione di Ariogaesus e le conseguenze della scelta di Priscilla.
Qui inoltre vengono presentati due nuovi personaggi che però conoscerete meglio nei prossimi capitoli visto che anche loro avranno un ruolo puttosto rilevante nella storia, e poi scoprirete il perché! Intanto godetevi questo capitolo e lasciateci qualche parere! Alla prossima e grazie a tutti! Come sempre:
Le antiche romane Mackenzie94 e Fiphina!

 

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Capitolo 13
*** La scoperta ***


Capitolo tredici: 
La scoperta

Dopo che Commodo si fu ripreso cercò di convincere Priscilla a farsi visitare dato le continue nausee che aveva, era addirittura diventata pallida, al che il principe si preoccupò maggiormente.

-Dai Commodo, è solo un po’ di nausea, niente di grave non preoccuparti!- Cercò di dissuaderlo la giovane tuttavia senza successo.

-Priscilla non è di certo normale la tua condizione! Se fosse qualcosa di serio?-

-Ma cosa vuoi che sia, dai?- Ridacchiò lei.

-Non fare storie e fatti visitare, per favore!-

-Beh…- Continuò la principessa avvicinandosi maliziosamente al bel principe.

Gli circondò il collo con le braccia e gli sussurrò all’orecchio –Potrei farci un pensierino se mi ci porti in braccio!-

Commodo sentì i brividi lungo la schiena dopo quella invitante proposta.

-Si potrebbe fare, mia cara!-

Così la prese in braccio all’improvviso facendola ridere ancora di più; Lei iniziò a dimenarsi scherzosamente.

-Dai stavo scherzando, mettimi giù!-

Il ragazzo la lasciò andare, sorridendo a sua volta.

-Andiamo?- Le ribadì, stringendola ancora tra le braccia.

Priscilla annuì –Va bene fifone, andiamo!- Lo prese in giro.

Dopo un po’ che si staccarono Priscilla sentì la testa cominciava a girarle e le forze mancarle di colpo, fece due o tre passi e poi perse i sensi.

-Priscilla!-

Commodo, allarmato, si gettò al suo fianco e la prese in braccio, portandola velocemente dal medico nell’accampamento.

Quando la fanciulla rinvenì si ritrovò distesa su un giaciglio abbastanza morbido.

Il principe le sia avvicinò subito –Come stai? Sei svenuta, mi hai fatto spaventare!-

-Ora sto bene, tranquillo…-

Commodo aveva già riferito all’anziano uomo i sintomi di Priscilla.

Si avvicinò loro –Ho avuto una certa esperienza in questo tipo di cose…  sono sintomi normali quelli manifestati dalla principessa-

-Allora cos’ha? Parla!-

-E’ incinta, principe!-

Nella tenda calò il silenzio assoluto: Commodo e Priscilla rimasero pietrificati.

Il ragazzo spostò lo sguardo in un punto indefinito per terra per poi tornare a guardare il medico.

-Ne siete sicuro?- Ripeté la domanda.

-Si, signore. Non ci sono dubbi, ve l’assicuro: presto la principessa metterà al mondo un bambino-

Queste parole rimasero impresse nei due giovani mentre intraprendevano la via del ritorno.

Con il medico  non si erano espressi troppo, dando ulteriori dettagli su chi fosse il padre del bambino che Priscilla aspettava; Anche perché erano sicuri che non gli fosse stato difficile capirlo da solo, tuttavia avevano preferito essere discreti con chiunque fino a quando il primo ad esserne informato fosse stato Marco Aurelio.

Commodo stette zitto per quasi tutto il tragitto, la fanciulla gli accarezzò una spalla.

-Hei? Tutto bene? Domandò piano, quasi in un sussurrò.

Lui ricambiò il suo sguardo.

-Non riesco ancora a crederci!-

-Nemmeno io…-

Poi la fermò e la fissò negli occhi.

-Ti rendi conto Priscilla? Aspetti un figlio, nostro figlio!- Sorrise con gli occhi che luccicavano.

-Si! Non sai quanto sono felice!-

-Anche’io!-

-Sento che sarà uguale a te!- Ridacchiò la ragazza.

-Ma avrà il tuo stesso spirito!- Rispose il principe poggiando dolcemente la mano sul ventre di Priscilla, poco dopo raggiunto dalla mano stessa di lei.

Poi si scambiarono un lungo, intenso bacio.

Ora dovevano però affrontare il problema di cui avevano timore: se l’imperatore non era già d’accordo che loro due stessero insieme, figuriamoci quando avrebbe saputo del bambino.

Comunque sia entrambi erano consapevoli che non potevano nascondere una cosa del genere, anche perché, presto sarebbe stato evidente.

Appena ne ebbe l’opportunità, Commodo parlò con il padre che, come immaginava, non reagì affatto bene.

-Un figlio? Da una Barbara? Da una traditrice? Hai visto anche tu le conseguenze che ha portato tenerla qui. Le hai provate tu stesso o lo hai già scordato?- Imprecò l’anziano imperatore.

-Non mi pento affatto delle mie azioni, lo rifarei anche se fossi consapevole di dover morire! Sono venuto a dirvelo perché nonostante tutto sempre rispetto per voi, Cesare, padre!-

Una volta solo, Marco Aurelio si appoggiò al tavolino di legno nella tenda.

Da lontano Novia strinse i pugni e increspò le labbra.

“Maledizione, questa non ci voleva!” Pensò.

Poi un ghigno appena accennato si dipinse sul suo volto. 




Spazio per le autrici: 
Ormai ci avete fatto l'abitudine a vederci puntualissime! Altro colpo di scena: Priscilla aspetta un bambino da Commodo!!! Non erano normali tutti quei sintomi e se avevate fatto qualche intuizione, avete azzeccato in pieno, allora! 
Qesto però non pensate che non avrà conseguenze, ma lo scoprirete nei prossimi capitoli, anche perché siamo quasi arrivati alla fine! Detto questo speriamo possa piacervi e lasciateci i vostri pareri! Al prossimo capitolo e grazie come sempre da: 
Le antiche romane Fiphina e Mackenzie94!

 

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Capitolo 14
*** Trame nell'ombra ***


Capitolo quattordici:
Trame nell’ombra

Novia entrò nella tenda di Marco Aurelio con il suo passo altero ed elegante, l’imperatore non la notò subito perché teneva gli occhi chiusi e una mano appoggiata alla fronte.

Quando notò la sua presenza le domandò che cosa volesse.

-Non ho potuto non notare la discussione che avete avuto con vostro figlio, in verità, credo che tutti l’abbiano sentita. Il principe ha voluto portare  con sé quella principessa Barbara, senza pensare alle conseguenze che il suo gesto avrebbe scatenato. Adesso aspetta un figlio da quella ragazza e, sicuramente, vorrà sposarla  una volta tornato a Roma. Il popolo e il senato non approveranno questa unione e Commodo potrebbe avere molti problemi ma potrebbe esserci una soluzione.-

La donna spiegò con parole ben misurate, che lei conosceva molto bene le erbe e c’erano degli infusi che, somministrati a piccole dosi ad una persona, potevano provocare i sintomi di una malattia che non lasciava alcuna speranza di guarigione e lei era disposta a creare uno di quegli infusi ma voleva qualcosa in cambio.

Marco Aurelio era così preoccupato e adirato con il figlio che prese la decisione che lo avrebbe tormentato per sempre, rispose a Novia che poteva procedere e le chiese  che cosa voleva in cambio.

La donna rispose che voleva Bruta Crispina come promessa sposa di Commodo, dopotutto il principe non avrebbe potuto trovare una scelta migliore dato che Crispina aveva la fama di essere la fanciulla più bella di Roma.

Marco Aurelio acconsentì, Novia uscì dalla tenda per dirigersi in quella dove alloggiava perché doveva preparare il fatidico infuso.

Non notò Marzia che, ben nascosta, aveva casualmente ascoltato tutta la conversazione.

Contemporaneamente, Commodo e Priscilla si trovavano nella tenda del principe; Lei doveva rimanere il più a lungo possibile a riposo a causa della sua nuova situazione.

Commodo faticava ancora a credere che sarebbe diventato padre ma quella nuova responsabilità non gl’infondeva paura ma bensì la voglia che quel momento arrivasse il prima possibile.

-Ti ho preso un regalo- Mormorò il giovane prendendo un piccolo sacchetto di cuoio: lo svuotò e Priscilla vede nel palmo della mano destra due bracciali d’oro identici: entrambi portavano incisi i nomi della giovane coppia.

-Sono bellissimi, dove li hai trovati?-

-Sono andato a Carnantum e li ho fatti fare da un fabbro. Ho fatto incidere i nostri nomi, ti piace?-

Domandò Commodo allacciandole uno dei bracciali al polso destro; La principessa lo guardò con un sorriso sulle labbra.

-Sono bellissimi e sono il simbolo del nostro amore, grazie!-

Priscilla avvolse le braccia attorno alle spalle del giovane e lo abbracciò con trasporto, Commodo ricambiò l’abbraccio ma continuava ad avere quella sgradevole sensazione che non accennava ad andarsene.




Spazio per le autrici:
*Brutia Crispina nella storia è stata la vera moglie di Commodo
Ciao! Come vi avevam accennato, qui le cose si stanno complicando, prima la minaccia di Ariogaesus, ora Novia! I risvolti li scoprirete nei prossimi ultimi capitoli!! Siamo davvero molto vicini! vi salutiamo e speriamo che il capitolo vi piaccia! Lasciateci qualche commento!! Grazie a tutti! Alla prossima
Le antiche romane Mackenzie94 e Fiphina!

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Capitolo 15
*** Una triste separazione ***


Capitolo quindici: 
Una triste separazione


Passarono otto mesi, e l’imperatore era stato costretto a trattenersi a Carnantum per le oppressive conseguenze che avevano portato la rivolta dei Barbari.

Nel frattempo il ventre di Priscilla era ben pronunciato, segno che il piccolo cresceva; Tuttavia la gravidanza si era rivelata piuttosto difficile senza che ne capisse il perché, e la principessa avvertiva, verso il termine dei mesi, dolori particolarmente forti oltre a quelli nella norma della gestazione.

Questo preoccupò molto Commodo che la fece più volte visitare dal medico dell’accampamento: comunque sia sembrava ogni volta tutto regolare.

Un giorno Priscilla passeggiava nei pressi del campo per prendere un po’ d’aria, in compagnia di Marzia e Novia che si occupavano di accudirla in assenza di Commodo.

Ad un tratto la ragazza avvertì un malessere simile ad una forte contrazione e, mantenendosi il ventre, emise un verso di dolore.

-Principessa! State bene?- Si allarmò subito Marzia.

La schiava immaginava il perché di quelle manifestazioni e rodeva dalla voglia di rivelare tutto, ma quando una volta stava per farlo, per poco non venne scoperta da
Novia e presa dal panico non era intervenuta.

-Fa malissimo!- Pronunciò Priscilla, piegata in due.

-Portiamola dentro!- Ordinò Novia.

Una volta fatta distendere, la dama le diede un bicchiere con dell’acqua.

-bevete pure…- Disse porgendoglielo.

Marzia fissò quel bicchiere con il terrore stampato sul volto, misto anche al panico e ai sensi di colpa che la attanagliavano.

Stava per parlare ma si bloccò di colpo vedendo lo sguardo sospetto dell’altra dama e così la povera schiava si costrinse a fare finta di nulla.

Non conosceva bene Novia ma quel poco che sapeva di lei le bastava.

-Vi sentirete meglio, principessa, non preoccupatevi…- Ammise fingendo sollievo, con le mani e le labbra che tremavano impercettibilmente per mantenere il più possibile la calma.

Commodo era stato informato dell’accaduto ed entrò immediatamente nella tenda, fiondandosi al fianco di Priscilla.

-Come stai? Mi hanno detto che stavi male, avrei dovuto essere con te, perdonami!-

-Ehi, tranquillo ora sto meglio… non hai nulla di cui chiedere perdono, tesoro! Sto bene!- Lo rassicurò la ragazza, sorridendogli amorevolmente.

Il principe abbassò il capo, preoccupato e sempre con quella dannata sensazione a schiacciarlo.

Priscilla gli prese una mano poggiandogliela  sul suo ventre e proprio in quel momento il bambino scalciò.

Poi gli alzò il mento affinché la guardasse negli occhi.

-Andrà tutto bene, fidati di me!- Gli ripeté.

Il principe annuì lentamente, per poi nascondere il viso tra il collo e la spalla di lei.

Quella stessa notte Novia preparava altri intrugli con quelle erbe.

“Oh se andrà tutto bene, andrà tutto secondo i miei piani” Rifletté sorridendo malignamente mentre metteva una polverina chiara nel liquido trasparente.

“Brutia Crispina… avrai quello che hai sempre desiderato!”

Un mese dopo Marco Aurelio fu costretto a chiamare a rapporto in Germania l’esercito romano, perché Ariogaesus, nonostante avesse rigettato la figlia, era un uomo vendicativo e che non ammetteva umiliazioni.

I barbari avanzavano ogni giorno di più.

Commodo restò accanto alla sua amata Priscilla il più che poteva per proteggerla, ma presto si rese conto che questo non bastava più per tenere al sicuro lei e il loro figlio; La situazione si faceva sempre più pericolosa e ne era consapevole: i barbari potevano trovarla e farle del male sul serio.

Nello stesso tempo sapeva anche che avrebbe dovuto aiutare i soldati a contrastare i nemici nella battaglia che presto si sarebbe scatenata, ma non se la sentiva di lasciare da sola Priscilla.

Ormai mancava poco anche al parto e la principessa si sentiva sempre più debole e affaticata, così Novia disse al principe che avrebbe protetto lei con Marzia, Priscilla, nascondendola nel bosco.

All’inizio il giovane era abbastanza riluttante, ma finì per accettare.

Preferiva starle lontano per un po’ ma saperla al sicuro, se fosse successo qualcosa a lei e al bambino non se lo sarebbe mai perdonato!

“Il mio amore la ucciderà… è per colpa mia se è successo tutto questo. Lei sta rischiando la vita! No, non lo permetterò mai, quella frase non si avvererà MAI!” Rifletté, la mascella serrata dalla rabbia con se stesso e stringendo i pugni.

Da lontano si sentivano gli ardori prossimi della battaglia.

-Coraggio principessa- La incoraggiò la buona Marzia, mentre si addentravano nel bosco.

Novia era al loro seguito assicurando il principe che nulla sarebbe andato storto, poi Commodo prese le mani di Priscilla tra le proprie e la fissò intensamente, lei gli sorrise dolcemente.

Una morsa strinse lo stomaco e la gola del bel principe dagli occhi verdi.

Si sarebbero presto rivisti, ne era certo.

-Mi fa male saperti lontana mio amore! Ho molta paura che possa succederti qualcosa di brutto… non voglio abbandonarti!-

Priscilla si sentiva lo stesso sentimento per lui.

Gli alzò il mento con una mano accarezzandogli una guancia e avvicinando il loro visi.

-Appena questa guerra cesserà staremo di nuovo insieme, e potremmo assistere alla nascita di nostro figlio! Neanche io ti abbandonerò mai, te lo prometto, tornerò presto!-

Commodo aveva le lacrime agli occhi, come se si stessero dicendo addio, come se quella fosse stata l’ultima volta che si sarebbero visti. Ma sin convinse che non era
così, lei sarebbe stata al sicuro nel bosco, ci era cresciuta dopotutto.

-Ti amo, Priscilla, non dimenticarlo mai!-

Anche la fanciulla cedette alle lacrime.

-Anche io ti amo, Commodo!-

Infine dopo un bacio intenso, dovettero separarsi. 




Spazio per le autrici: 
Ehilà, salve a tutti! Qui non vogliamo anticiparvi molto di quello che succederà nei prossimi ultimissimi capitoli! 
Speriamo che vi piaccia nonostante sia un capitolo piuttosto triste per i due protagonisti... sono stati costretti a separarsi e nel prossimo vedrete ciò che accadrà a Priscilla, ma non vi diciamo altro!! Grazie a tutti e lasciateci qualche commento. Alla prossima
Le antiche romane Mackenzie94 e Fiphina!

 

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Capitolo 16
*** Un tragico destino ***


Capitolo sedici:
Un tragico destino


Commodo sentì il cuore stringersi in una morsa quasi implacabile quando Priscilla scomparve dal suo campo visivo e provò subito la voglia istintiva di farla tornare indietro, scosse la testa e si disse che quello era un atteggiamento sciocco ed infantile: sarebbe stata più al sicuro con quelle due donne che, attraverso il bosco , l’avrebbero condotta a Carnantum.

La città non distava molto dal campo ma era, comunque, un luogo più adatto per lei e per la nascita del bambino.

Dopo nove mesi ancora non riusciva a credere che sarebbe diventato padre!

Era ansioso di tornare a Roma ma allo stesso tempo temeva quello che avrebbe significato per lui rivedere Lucilla.

Temeva che Priscilla avrebbe potuto intuire che lui non provava per Lucilla solo un sentimento fraterno, avrebbe pensato a tutto quello una volta che sarebbe tornato a Roma.

Tornò nella sua tenda, giocò un po’ con il bracciale che lui aveva fatto costruire da un fabbro e poi si sdraiò nel suo letto con la speranza di riuscire ad addormentarsi ma ciò non accadde per molto tempo.

Quando, finalmente, scivolò nel sonno venne svegliato da rumori violenti ed urla, si affacciò dalla tenda e vide ciò che non avrebbe mai creduto di vedere: un gruppo numeroso di soldati Barbari era riuscito a penetrare nel campo militare ed aveva attaccato i soldati nel sonno; Quest’ultimi si erano svegliati all’improvviso ed ora erano impegnati a respingere quell’attacco.

Dopo la paura e la confusione iniziali, il principe tornò all’interno della struttura, si vestì velocemente e prese la sua spada; Voleva raggiungere la tenda del padre e sperava che l’arma non gli sarebbe servita perché nonostante si allenasse ogni mattina, non aveva mai affrontato un vero duello.

Il suo incubo prese forma quando un guerriero a torso nudo si posizionò tra lui e la strada, Commodo provò a deviare la sua corsa ma rischiò di essere decapitato dal
suo avversario, scivolò nel terreno viscoso e fu solo per una fortuita coincidenza che riuscì ad affondare la lama della sua spada nello stomaco del Barbaro che si riversò a terra.

Commodo riprese la sua corsa e riuscì ad arrivare nella tenda del padre, Marco Aurelio si preoccupò nel vedere il figlio ricoperto di sangue.

-Sei ferito, Commodo?-

-Sto bene, padre-

-Non preoccuparti, i pretoriani faranno in modo che non ci accada nulla-

Commodo, però, non era preoccupato per la propria vita ma per quella di Priscilla, avrebbe voluto andare a Carnantum per accertarsi che stesse bene ma non poteva farlo con un assalto in corso.

La principessa, nel frattempo, era arrivata nella città in campagna di Novia e Marzia ed erano andate in una locanda.

Dopo essere salite nella camera che avevano pagato per qualche notte, Priscilla si era subito affacciata alla finestra che dava sul campo.

-Non temete, principessa, andrà tutto bene. Bevete questo tonico.-

-Grazie Novia…-

La fanciulla bevve tutto il liquido che la dama le aveva offerto dentro una coppa, subito dopo si coricò nel letto per dormire; venne svegliata dai rumori che provenivano dal campo militare: andò ad affacciarsi alla finestra ed i suoi occhi azzurri videro delle fiamme provenire da quella direzione.

Non impiegò molto a capire che erano stati attaccati dalla sua tribù; Nello stesso istante sentì delle forti fitte all’altezza dello stomaco causate sia dalla forte emozione che dal tonico che prendeva da mesi, ormai.

-Che cosa mi succede?-

-E’ arrivato il momento, state per partorire, principessa-

-Adesso? Non posso partorire adesso, non c’è Commodo- Rispose Priscilla angosciata: aveva immaginato quel momento in compagnia del giovane che le teneva la mano e non, da sola, dentro alla camera di una locanda, ma era impossibile tardare il parto perché  il pavimento si macchiò di un liquido trasparente e appiccicoso.

La fanciulla venne fatta sdraiare nel letto e le venne detto di spingere il più forte che poteva, il tempo passava con una lentezza quasi esasperante, Priscilla provava un dolore così forte che non desiderava altro che il bambino uscisse il prima possibile.

-Ci siamo quasi, ci siamo quasi. Sta uscendo!-

Non appena il bambino venne alla luce, Novia lo prese in braccio che strillava a pieni polmoni mentre Marzia si voltò a guardare quali erano le condizioni di Priscilla: rimase senza parole quando si rese conto che non respirava  e che il suo sguardo era perso nel vuoto.

Il troppo sangue perso e il veleno avevano ottenuto il loro risultato, quando lo comunicò a Novia, quest’ultima sollevò il sopracciglio destro ed abbandonò la camera.

Marzia si avvicinò alla povera ragazza, vide che aveva qualcosa stretto nella mano destra e vide che si trattava si un bracciale in cui erano stati incisi due nomi. 




Spazio delle autrici: 
Eccoci qua! Vi aspettavate una tale sorta per la povera Priscilla? Purtroppo Novia ha vinto e non si fermerà qui! Resta da vedere la reazione di Commodo, ora... e la sorte del bimbo appena nato. Vi preghismo di non ucciderci però!! ;-) Speriamo che il capitolo vi piaccia e fateci sapere cosa ne pensate, please!!!! Grazie a tutti e alla prossima 
Le antiche romane Mackenzie94 e Fiphina!

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Capitolo 17
*** Dolore e inganni ***


Capitolo diciassette:
Dolore e inganni


(Flashback)

“Perdonami… Perdonami amore mio! Se non potrò più rincontrare i tuoi occhi, se non potrò più abbracciarti, baciarti… crescere nostro figlio insieme. Non dimenticarmi, come io non ti dimenticherò mai… ti amo!”

Questo fu l’ultimo pensiero di Priscilla mentre stringeva nella mano il braccialetto, prima che sentisse mancarle definitivamente il respiro e non sentisse più il suo cuore batterle. Dopo un lieve sospiro rimase con lo sguardo perso nel vuoto, con la testa leggermente inclinata da un lato.

(Presente)

Marzia rimase per qualche minuto ad osservare la principessa e il braccialetto che teneva stretto a sé, era un regalo che le aveva fatto il principe e sapeva quanto la ragazza ci tenesse.

La schiava, piena di rammarico per non essere intervenuta, prese la mano di Priscilla e con la voce rotta dal pianto le espresse quello che sentiva.

-Perdonatemi principessa, vi prego, vi supplico! Sono stata una codarda e ora per colpa mia siete…- Si bloccò non sapendo come continuare.

In quel momento Novia rientrò dalla porta ancora con il bimbo in braccio, Marzia si tirò indietro spaventata ma provando a farsi forza.

-Bene, bene mia cara Marzia. Come vedi ho ottenuto esattamente il risultato che speravo! Ora che la principessina è fuori gioco cambieranno un bel po’ di cose-

Ridacchiò perfidamente.

-Siete una maledetta bastarda!-

-E anche furba! Credevi che presto non mi sarei accorta che avevi scoperto le mie intenzioni? Ho solo fatto finta di niente per farti provare la paura attanagliante che comportava il voler rivelare tutto ma non poterlo fare; E poi, sapevo che non avresti mai agito per timore delle conseguenze. Io sono sempre stata una persona molto vendicativa e questo lo sai bene!-

-Siete una maledetta bastarda!- Ringhiò Marzia stringendo i pugni e digrignando i denti.

L’altra rise ancora di più.

-Così mi offendi Marzia! Diciamo che il modo più corretto sarebbe che io ottengo sempre ciò che voglio!- Le si avvicinò minacciosamente.

La povera schiava tremava, non solo per le circostanze benché sapesse da tempo la verità, ma anche perché temeva quello che avrebbe presto detto, o chiesto.

-Ora mia cara, sarai tu, a terminare il compito. Dopotutto sei una mia  “complice”, seppur involontariamente. Devi liberarti del bambino, adesso!-

-Cosa?-

-Hai capito bene, non fingere: soffocalo, annegalo, abbandonalo… non mi importa come! Eliminalo! E se scopro che non mi hai ubbidito… per te e la tua famiglia di poveracci, saranno guai! Lo farai oggi stesso, Marzia, non un minuto di più! Confido che saprai uscire senza farti vedere-

La schiava con gli occhi rossi di pianto e una smorfia di disprezzo sul viso.

Novia le consegnò il piccolo che ancora piangeva e si avvicinò a Priscilla.

-Questo lo prendo io, principessa, mi servirà come prova per dare la terribile notizia!- Canzonò sarcastica prima di uscire nuovamente per dirigersi al campo.

Fece anche in modo che nessuno sospettasse che il bambino fosse ancora vivo e chiese al locandiere, con finta aria disperata se poteva occuparsi della principessa e seppellirla, naturalmente pagandolo.

L’uomo saputo ciò si tolse il berretto in segno di rispetto.

-Certamente signora, ci dispiace molto per questa tragica perdita…- Ammise a capo chino.
 

All’alba, dopo la fine della violenta battaglia, Commodo era con suo padre e avevano dovuto combattere i Barbari che erano riusciti ad oltrepassare le linee dell’accampamento. Erano entrambi stremati ma vivi. La guerra si era dimostrata a favore dei romani dopo che l’esercito era finalmente arrivato.

Il primo pensiero del principe dopo la vittoria ottenuta, fu Priscilla.

Così si preparò per dirigersi a Carnantum per trovarla.

-Padre, vado a Carnantum da Priscilla!- A passo di marcia e prima che Marco Aurelio potesse ribattere, si diresse verso i boschi ma fu fermato da una apparentemente disperata Novia.

Il ragazzo si stupì nel vedere le sue mani e il vestito sporchi di sangue e pensò che forse li avevano attaccati.

La raggiunse correndo.

-Novia che cosa è successo?- Chiese allarmato.

-Dov’è Priscilla?-

-Principe…- Iniziò la dama a sguardo basso.

-Parla!- Ordinò lui, duramente.

Il cuore gli batteva velocemente e lo stomaco era come trafitto da mille lame.

-Principe, la principessa ha partorito…-

-Cosa?-

-Ma… purtroppo il parto è stato molto complicato… ha avuto un emorragia ed è… morta, anche il bambino ha subito la stessa sorte… mi dispiace terribilmente, abbiamo fatto tutto il possibile… Marzia è rimasta li per occuparsi di loro e dare una degna sepoltura alla principessa nella sua terra natia…-

Finse di piangere portandosi le mani al volto.

Commodo lasciò cadere a terra la spada che fece un rumore metallico assordante, ma lui non sembrò neanche sentirlo; Gli erano morte le parole in bocca.

Non poteva essere vero, Priscilla non poteva essere morta!

Gli vennero in mente le famose parole: “il tuo amore la ucciderà”, quindi il pericolo per lei era stato lui stesso, il suo amore l’aveva uccisa.

In quel momento si sentì enormemente in colpa di ogni minimo dubbio o timore che aveva avuto da che ricordava, si era per un attimo scordato di tutto: della battaglia, di suo padre, dei conflitti e persino di sua sorella.

La sua mente era come precipitata nel vuoto buio, nell’oscurità più profonda.

Sentiva dentro di sé che, benché amasse da morire Priscilla, le aveva inconsapevolmente fatto del male. Nonostante Lucilla fosse molto importante per lui, aveva avuto la riconferma, nuovamente dopo averci sbattuto la testa ma stavolta fatalmente, che il suo vero amore era la principessa Batava ma che ormai aveva perso per sempre.

Marco Aurelio aveva sentito ogni parola e non aveva detto nulla, si era limitato ad abbassare la testa.

Novia si avvicinò al principe e gli consegnò il braccialetto dorato.

Dopo che si erano ritirati nell’accampamento, Marzia arrivò poco dopo senza il bambino e Novia le lanciò uno sguardo di intesa. Il lavoro era stato completato con successo.

Commodo straziato dal dolore, si era ritirato nei boschi ritrovando la famosa grotta dove aveva avuto la sua prima volta con Priscilla e chinatosi poggiò il bracciale sulla distesa di pietre, in segno di ricordo del loro amore che non si sarebbe mai cancellato.

L’indomani sarebbero ritornati a Roma.

Quella stessa notte Marzia si recò alla locanda e tornò a prendere il bambino che aveva affidato ad una ragazza che lavorava li e dopodiché si recò ad un villaggio vicino.

Teneva il bambino tra le braccia e lo guardò sorridendo.

-Non temere piccolo Lucio, ti salverai e un giorno tornerai a Roma, da tuo padre!-

Lucio era il nome che Priscilla diceva di voler dare al figlio se fosse stato un maschio.

Lo affidò ad una famigliola disposta a prendersene cura e disse loro che un giorno, appena pronto, avrebbe dovuto sapere la verità. 




Spazio per le autrici: 
Eccoci qua anche con questo capitolo! Ora manca solo l'epilogo che arriverà a breve, intanto fateci sapere se il capitolo vi piace e lasciateci qualche commento. 
Purtroppo per i nostri protagonisti non è finita come speravano e Novia ha scoperto le sue carte, anche se non conosceva bene quelle di Marzia! La buona schiava ha deciso di salvare il piccolo Lucio... questo vuole dire che... vabbe, ve lo sveleremo nelle note dell'epilogo!! A presto e grazie a tutti... 
Le antiche romane Fiphina e Mackenzie94! 


 

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Capitolo 18
*** Epilogo: Ritorno a Roma ***


Epilogo:
Ritorno a Roma


Il viaggio di ritorno fu assolutamente straziante per Commodo: il giovane continuava a pensare che non aveva avuto nemmeno la possibilità di vedere Priscilla un’ultima volta e dirle addio per sempre, ma forse, per lui, era stato meglio conservare come ultimo ricordo il momento in cui l’aveva vista allontanarsi in direzione della foresta.

Dopotutto, sarebbe stato in grado di sopportare la vista di Priscilla immobile e fredda come il marmo?

Forse, se solo l’avesse saputo, non sarebbe mai partito per quel maledetto viaggio: non avrebbe mai conosciuto la principessa, lei avrebbe sposato un uomo che suo padre le avrebbe scelto ed avrebbe avuto una vita lunga affianco ad un marito e figli, magari non sarebbe stata felice ma nulla l’avrebbe strappata nel pieno della giovinezza.

Marco Aurelio non disse una sola parola al figlio, non aveva motivo per non credere a quello che Novia aveva detto a Commodo, e semplicemente credeva che il tempo sarebbe stata la migliore delle medicine.

Marco Aurelio era un imperatore saggio ma non lo era altrettanto per quando riguardava le faccende da padre.

Quando tornarono a Roma, Commodo non provò alcun sentimento ed andò nei suoi appartamenti personali senza preoccuparsi di salutare la sorella, Lucilla notò subito quel comportamento anormale e chiese informazioni al padre.

Non appena l’imperatore ebbe terminato di raccontarle quello che era accaduto a Commodo, Lucilla andò nella camera del fratello per vedere come stava.

-Commodo, nostro padre mi ha raccontato tutto, vuoi parlarne con me? Non te la senti?-

Il giovane scosse la testa con forza, incapace di parlare, appoggiò il viso nel grembo della sorella e scoppiò in lacrime.

-Oh, Commodo- Mormorò la principessa iniziando ad accarezzargli i capelli. 




Spazio per le autrici: 
Bene, siamo giunti alla fine della storia!
Speriamo che vi sia piaciuta e come avrete notato, c'è il finale aperto ed infatti ci sarà il sequel! Sia a me che a Mackenzie94 dispiace molto che questa prima storia sia finita, ma siamo comnque molto ansiose di scrivere il sequel!! Anche li le sorprese non mancheranno ;-) Lasciateci qualche opinione! Intanto ringraziamo molto chi ha letto e vi salutiamo! Ci si risente alla prossima storia!!
Le antiche romane Mackenzie94 e Fiphina! 

 

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