A volte ricordare fa male

di Stregattina
(/viewuser.php?uid=966505)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio ***
Capitolo 2: *** Nord ***
Capitolo 3: *** Continuando ***



Capitolo 1
*** Inizio ***


“Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della DreamWorks, questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.” Iniziò tutto così, per caso. Dalla curiosità della mia sorellina Sophie. Eravamo al Polo Nord, nella mega casa di Babbo Natale. Non chiedetemi come ci eravamo arrivati, è una storia troppo lunga e io non ho voglia di raccontarla. Comunque, eravamo nel salotto di Babbo Natale. Io, Sophie, Jack Frost, Babbo Natale, la Fata dei dentini, Sandman e il Coniglio di Pasqua. Eravamo stravaccati su dei puff morbidissimi situati davanti al camino e bevevamo cioccolata calda. Stavamo in silenzio ascoltando gli schioppetti del fuoco e la bufera che infuriava fuori dall’edificio. Jack si era divertito ed ora era sdraiato su un puff blu che sorseggiava rumorosamente la cioccolata calda. Nord, Babbo Natale, stava seduto su un puff nero mentre sgranocchiava un biscotto. Sandy, situato in un puff d’oro, beveva lentamente godendosi un po’ di riposo. Dentolina, la fatina dei denti, era inginocchiata su un puff bianco aveva appoggiato la tazza ancora piena a metà in grembo e fissava con aria assorta il fuoco. Calmoniglio, il Coniglietto di Pasqua, era accucciato su un puff verde e fissava Sophie di sottecchi. Dal conto suo la bambina si stava avvicinando troppo al fuoco per questo il coniglio la osservava. Io la guardavo pigramente pensando che era l’unica a non essere stata influenzata dal mal tempo. Ad un certo punto si girò di scatto facendo ondeggiare la gonna che le arrivava fino alle ginocchia. Non sono così irresponsabile come pensate, indossava delle calze di lana rosa e gialla e non aveva minimamente freddo. Mi si avvicinò di corsa e mi sussurrò una breve frase all’orecchio. Aveva imparato da poco a parlare bene, ora aveva sette anni e io ne avevo dodici, esattamente due anni da quando l’Uomo Nero era stato sconfitto. Le parole che mi disse ebbero un forte impatto sulla mia mente. Come poteva una bambina di quell’età chiedere cose così azzardate. -Dai chiedilo! – esclamò saltellando sul posto impaziente. –Ti prego Jamie! – Sospirai. –Se ci tieni tanto chiedilo tu, io non ci penso. – borbottai. -Dai!!!- mi implorò facendo gli occhioni dolci. Dentolina si rianimò di colpo. –Che cosa vuole sapere la piccola? – chiese curiosa guardandomi curiosa. Rimasi zitto. Tutti si voltarono a guardarmi impazienti. -Cosa vuole la piccola Succhia pollici? – domandò Calmoniglio corrugando la fronte. -Non chiamarmi così! – esclamò Sophie incrociando le braccia al petto. Era da quando aveva smesso di portare le ali sui vestiti che non voleva essere più chiamata Succhia pollici da Calmoniglio. All’inizio lui ci era rimasto mano ma alla fine si era arreso anche se continuava a chiamarla così. Jack rise. Gli piaceva vedere la bambina che si incavolava con Calmoniglio. Sandy fece un punto di domanda sopra alla testa. -Ah sì… - mormorai grattandomi la nuca. -Parla ragazzo! – esclamò Nord. -Okay…Sophie mi ha chiesto chi eravate prima di diventare guardiani. - dissi tutto ad un fiato. Mi guardarono a bocca aperta. -Perché questi pensieri, piccola? – chiese Jack chinandosi in avanti verso la mia sorellina. Lei gli sorrise raggiante. Avevo notato che Jack e Sophie erano molto legati. E sospettavo che Calmoniglio fosse geloso. Quando Sophie aveva cinque anni e si era persa nella tana del coniglio erano diventati migliori amici, ma ultimamente lei si era staccata da Calmoniglio per diventare più amica di Jack. Tutto ciò era confermato dallo sguardo che il coniglio aveva rivolto a Jack, era geloso, si vedeva lontano un miglio. -Vedi,- rispose Sophie. –Tu hai raccontato a me a Jamie la tua vita prima di diventare guardiano e io volevo sapere quella degli altri…- chinò la testa come se avesse detto una scemenza. Guardai gli altri guardiani. Nord si era alzato e fissava pensieroso fuori dalla finestra, Sandy aveva inarcato le sopracciglia e si stava grattando il capo pensoso, Dentolina aveva chinato il capo e ora aveva gli occhi chiusi, Calmoniglio continuava a fissare Jack con disapprovazione. Lo spirito della neve dal fatto suo sorrideva raggiante. -Per me è una buona idea! – esclamò probabilmente pensando a come si sarebbe potuto divertire. –Insomma, voi tutti sapete il mio passato. Ma né io né i bambini sappiamo il vostro! – Ci fu un sospiro unico da parte dei quattro guardiani. -Per favore! – li implorò Sophie facendo gli occhioni da cerbiatta. –Non lo diremo a nessuno…- -NO! – disse Calmoniglio a voce così alta e brusca da farla sobbalzare. Lei lo guardò male e due lacrimone le scivolarono dalle guance. Sandy fece apparire delle immagini sopra al capo. Una mano alzata, i cinque guardiani, un segno di spunta e una X. Ci fu un attimo di silenzio. -Buon idea Sandy. – disse Nord. –Ha proposto di votare. Vincerà la maggioranza. – ci spiegò vedendo le nostre facce confuse. -Io ci sto! – disse Jack con un sorriso a 82 denti. -No, non ci sto. Con i bambini dalla vostra parte sarà troppo facile vincere. - mormorò piano Dentolina. Mi girai a guardarla. Lei era sempre felice e allegra, ma ora sembrava abbattuta. I suoi dolci occhi rosa erano spenti. -Noi non voteremo. – esclamai immediatamente incuriosito. Sophie sorrise. Nord e Sandy annuirono. Calmoniglio fece un verso impaziente. -Ho detto che non voglio! – gridò Calmoniglio. -Brontolone! – lo rimproverò Nord. –Noi voteremo, stop! – Ci fu un attimo di silenzio. Visto che nessuno apriva bocca lo feci io. -Alzi la mano chi vota sì. – dissi piano non riuscendo però a trattenere un fremito di entusiasmo nella voce. Jack, Sandy e Nord l’alzarono. -Si! – gridò Sophie abbracciando prima me, poi Nord, poi Sandy e infine Jack. Dentolina chiuse di nuovo gli occhi ma non protestò. Calmoniglio aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse ad un’occhiata velenosa di Nord. -Bene. – disse il guardiano della meraviglia. –Dentolina puoi procedere? – La fata si morse il labbro e salì lentamente in volo. Noi trattenemmo il fiato ansiosi. Sophie si era seduta sulle ginocchia di Jack e aveva gli occhi sgranati. Io dovevo apparire altrettanto curioso. Dentolina volò fino al soffitto e mise la mano sulla parete davanti a lei. Lì era dipinta una stella. Quando le sue dita sfiorarono il dipinto dalla parete fuoriuscì un lampo di luce. Chiusi gli occhi per non accecarmi. Dopo un attimo quando li riaprii vidi la fata riatterrata davanti al camino. In mano aveva cinque contenitori cilindrici d’orati. Su la base di tutti e cinque c’erano delle persone. Gli occhi di Dentolina erano gelidi. -Ricordare fa male a volte, io vi avverto. – disse piano. Jack prese quattro dei cilindri e ne distribuì tre ai guardiani e ne tenne uno per sé. -Allora, dovremo tutti toccare il cilindro quando si aprirà. Chiaro? – spiegò la fata. Tutti annuirono. -Chi inizia? – chiesi impaziente. Nord si fece subito avanti. Senza dire niente posò il cilindro sul tavolo. Tutti noi ci posammo sopra un dito. Quando lo fece anche la fata il cilindro si aprì e tutto diventò luminoso. Buonasera gente! Allora, spero vi piaccia questa EFP, è la prima che scrivo sulle 5 leggende e non vedo l’ora di continuare. Aggiornerò il prima possibile. A presto, -Stregattina.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nord ***


Lo scenario era cambiato. Ora si trovavano su delle montagne, nel bel mezzo di una bufera di neve. Ma loro non avevano freddo, erano solo spettatori invisibili di una scena antica, accaduta nell'ombra dei secoli. Sotto all'impero russo. Degli uomini, una cinquantina forse, camminavano piegati in due sotto al potente soffio della bufera. Erano cosacchi russi. Mercenari che stavano attraversando la Russia in cerca di false cause per cui lottare, cause che subito avrebbero dimenticato se il nemico gli avesse offerto una somma di denaro maggiore. Erano infagottati con pelli di animali e grandi cappelli pelosi. Al loro comando c'era un uomo. Conduceva le truppe col suo indomabile coraggio, fidandosi della sua memoria e del suo istinto. Avrà avuto una quarantina d'anni. La scena cambiò di colpo e il freddo gelido delle montagne russe lasciò il posto a un caldo salotto. Un fuoco scoppiettava in un ampio camino, illuminando la grande stanza. Le pareti erano ricoperte di velluto rosso e qua e là c'erano dei mobili antichi di legno scuro. Al centro una poltrona nera accoglieva un uomo. Un principe. Davanti a lui girato col volto verso il fuoco c'era l'impavido condottiero dei cosacchi. -Quindi ti alletta la mia proposta Claus?- chiese l'uomo seduto con un sorriso inquetante. L'uomo davanti al camino aveva gli occhi di un azzurro limpido persi nella magica danza del fuoco. Si passava una mano grande e forte sulla sua lunga barba nera. Aveva le folte sopracciglia corrucciate e il suo volto trapassato da qualche cicatrice, non sembrava convinto. -Tic toc tic toc.- fece l'uomo seduto con tono impaziente. -Il tempo scorre. Decidi Claus. Attaccherai quel villaggio?- Il cosacco sospirò. -Lo farò. Ma dovrai raddoppiare la posta.- disse con un vocione profondo con un forte accento russo. -Ho perso tre uomini durante il viaggio. Le loro vite costano.- Il principe seduto sulla poltrona annuì. -Certo.- convenne. -Basta che farai il tuo dovere fino in fondo.- Lo scenario mutò di nuovo. Ora era notte. In un piccolo villaggio ai piedi delle montagne si sentiva il vociare eccitato di una festa. La luna grande e piena splendeva nel cielo affiancata dalle stelle, stava per succedere qualcosa di magico in quel villaggio. Intanto fuori dai suoi confini un gruppo di uomini si avvicinavano lentamente impugnando sciabole e spade affilate. Arrivarono alla prima casa e lì si divisero. Sapevano che dovevano prendere i nemici di sorpresa. Nelle case non c'era nessuno, erano tutti riuniti al centro di una piazzetta intorno ad un grande fuoco a ridere e festeggiare, ignari del pericolo che si nascondeva tra quelle stradine. I cosacchi strisciavano nell'ombra, avvalendosi del buio. Poi nelle piccole stradine risuonò un grido agghiacciante. Il tempo sembrò fermarsi. Tutti si voltarono verso l'origine di quel suono. Un uomo, Claus, era in piedi in un angolo della piazza. Ai suoi piedi giaceva la prima vittima di quella sera, una donna sgozzata. Si scatenò il putiferio. Quello era il segnale, tutti i cosacchi si gettarono nella piazzetta brandendo le armi. I presenti iniziarono a scappare cercando riparo. In poco tempo la neve candida si ricoprì di sangue fresco. Claus era il più abile, feroce e  forte di tutti. Uccideva i nemici con colpi fermi e sicuri. Sapeva dove colpire. Le persone iniziavano a diminuire e i poveri superstiti si nascondevano nelle case in cerca di armi o di sicurezza. Claus entrò nella prima casa che trovò lì c'era un uomo con una giovane donna che piangeva disperatamente. Claus si fermò un attimo impietosito, ma poi si ricordò le parole del principe: "basta che farai il tuo dovere fino in fondo". Gli uccise. Con un colpo ben assestato della sua spada. Stava per andarsene quando sentì dei fleibili lamenti al piano di sopra. Salì velocemente le scale e si ritrovò in una stanza molto piccola e spoglia. In un angolo però c'era un fagottino tremante. Claus andò a controllare. Quando la figura lo guardò rimase impietrito. Era un bambino piccolo. Aveva due grandi occhioni grigi e dei capelli color rame. Grosse lacrime gli scorrevano sulle magre guance. In quel momento Claus realizzò una cosa. In quel villaggio non aveva visto nessun combattente, solo povere persone magre e smunte che cercavano solo di salvare se stessi e le loro famiglie. Non avevano dovuto combattere, ma uccidere. -D...dove è m...mamma?- chiese il piccolo tremante. Claus notò che indossava degli stracci che lo coprivano fino alle ginocchia. Aveva quattro anni e lui gli aveva ucciso la famiglia, anzi non solo la famiglia, il villaggio. Il suo animo coraggioso cadde a pezzi. Aveva ucciso degli innocenti, poveri e incapaci di difendersi. Non solo ora ma chissà quante volte. Senza pensarci troppo prese il bambino in braccio e fuggì da quel luogo di morte. Corse fuori dai confini del paesino e corse nella neve. Corse finchè non fu stanco e i piedi non furono congelati e allora per la prima volta si accorse di essersi smarrito. Che il suo impavido istinto non sapeva più dove andare. Camminò per giorni col piccolo bambino tremante e affamato in braccio. Un giorno particolarmente freddo in cui si sentiva che sarebbe morto arrivò ad un piccolo villaggio. Lì furono molto ospitali. Era un piccolo paesino. Non era povero ma era, diciamo, modesto. Lo accolsero in una locanda dove diedero da mangiare a lui e al piccolo. In quel paesino tranquillo e isolato si stabilì. Gli anni passarono, il piccolo bambino divenne un bel giovanotto e Claus divenne vecchio. Ma la sua vecchiaia non lo fermò. Era sempre attivo, faceva il falegname, costruiva giocattoli per i bambini del luogo e dava felicità alla giornate grigie. Aveva insegnato ai giovani come combattere e alle donne come fare abiti più pesanti per l'inverno. Durante le giornate aveva sempre tempo anche per i bambini. Con loro giocava e gli raccontava storie meravigliose di posti magici e selvaggi. Faceva vivere in loro la meraviglia. I suoi occhi grandi e azzurri tradivano il suo aspetto vecchio, facendolo sembrare sempre giovane e pimpante. Un giorno in cui stette troppo fuori per cercare legna per costruire nuovi meravigliosi giocattoli per i bambini prese una brutta polmonite. Allora non c'era una cura e pochi giorni dopo morì. In suo onore si fece una grande fiaccolata per le strade. I bambini piansero molto. E pure gli adulti. In quella sera c'era la luna piena. E quando Manny vide tanta tristezza per un solo uomo decise di salvarlo. E di farlo rivivere come Babbo Natale, in modo che ogni anno in memoria della sua morte lui possa riportare ai bambini la meraviglia. La meraviglia della vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Continuando ***


Un lampo di luce bianca abbagliante e tutto tornò normale, il salotto, il fuoco, i guardiani. -Non ci credo!- esclamò Sophie saltando con agilità a terra dalle ginocchia di Jack. -Era stra fico!- disse Jack ridendo. -Conducevi delle truppe!- Era tutto troppo strano, incredibile. Nord era un mercenario! Lui aveva una faccia buona e sorridente, non da spietato assassino russo. -Beh...modestamente...- disse compiaciuto l'omaccione massaggiandosi la pancia. -Ero un bravo combattente!- -Pfff- sbuffó Calmoniglio alzando gli occhi al cielo. -Quello non era combattere! Quello era prendere i nemici di sorpresa!- Nord rise rumorosamente e gli diede una pacca un po' troppo forte sulla nuca. Uno scappelloto in pieno stile. -Ahi!- masticò il pooka. -Geloso canguro?- rise Jack tenendosi la pancia e cadendo quasi dal puff. Calmoniglio storse il naso senza rispindere. Persino Sandy aveva una faccina ridente sopra al capo. Dentolina sospirò, non capivo cosa aveva. Sembrava sconsolata dall'inizio della serata e anche a disagio. Aveva gli occhioni violetti persu nel vuoto. -Grandioso!- esclamò Sophie battendo le manine. -A chi tocca ora?- -Be...- dissi facendo finta di grattarmi il mento pensoso anche se sapevo già che volevi ascoltare. -Io voto Sandy! Non vedo l'ora di sentire la sua storia, magari sei stato un pittore, un artista sí!- Tutti annuirono con risate compiaciute, tutti tranne Dentolina. -Ok...- disse poi quest'ultima sospirando. Si avvicinò a Sandy e premette le dita sul suo tubetto d'oro con le labbra tremanti.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3531807