The Madness Of Love

di TheManiae
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Incontro ***
Capitolo 2: *** Bar ***
Capitolo 3: *** Giornata particolare [Parte 1] ***
Capitolo 4: *** Giornata particolare [Parte 2] ***
Capitolo 5: *** Scontro ***
Capitolo 6: *** Appuntamenti e Spiegazioni ***
Capitolo 7: *** Life is Beautiful ***
Capitolo 8: *** Rabbia e Vendetta ***
Capitolo 9: *** Meritata pace ***
Capitolo 10: *** Finale 1° Atto ***
Capitolo 11: *** Nuovo lavoro ***
Capitolo 12: *** Un giro ***
Capitolo 13: *** One night at Freddy's ***



Capitolo 1
*** Primo Incontro ***






"E questo è il motivo per cui nel 1929 ci fu la famosa crisi della borsa di Wall street, che fu il principale motivo dell'ascesa nazista in Germania e..."
Una campanella suonò all'improvviso, interrompendo l'insegnante e risvegliando gli studenti dalla trance (Sonno) nella quale erano finiti due ore prima da quando il professore aveva iniziato. Tutti si alzarono sorridendo, raccogliendo le loro cose.
"Ricordatevi di studiare per domani ragazzi"
Un leggero coro di Si Si Prof si sollevò dalla marea di ragazzi in uscita dalla classe. L'ultima a uscire fu una ragazza sui 18 anni. Lunghi capelli corvini le arrivavano alla schiena, che incorniciavano due occhi marrone chiaro.
In mano reggeva alcuni libri e quaderni, tenendoli al petto per non farli cadere. Portava una maglietta leggera rossa e una gonna rosa scuro che arrivava al ginocchio.
La ragazza si diresse verso l'aula di matematica, dove avrebbe dovuto tenere l'ultima lezione della giornata, poi finalmente sarebbe tornata a casa per riposare.
"Ehy Bambolina"
La mora digrignò i denti e guardò verso l'alto, riconoscendo la voce che proveniva da dietro di lei. Cercò di ignorarlo e camminò più velocemente, ma una mano la prese per un braccio e la strattonò indietro, facendole cadere a terra i libri.
Un ragazzo, poco più grande di lei, le teneva il braccio fissandola sorridendo in modo sfottente. Aveva i capelli biondi molto chiari e una maglietta bianca e gialla, in contrasto con la pelle abbastanza abbronzata. I suoi occhi verde-grigio la fissavano soddisfatti.
"Ciao bambolina" Disse lui sorridendo e con tono superiore. Quanto lo odiava quel soprannome.
"Vattene Michael" disse lei fissandolo con odio. 
Michael era un suo compagno di scuola, che aveva una strana ossessione per lei. Forse perché in tutta la scuola, era stata l'unica a non farsi illudere dai suoi modi gentili diretti al solo obiettivo di portarla a letto. Sta di fatto, che lui non mollava mai e le rendeva la vita impossibile.
"Andiamo amorino, solo un bacino" disse lui con una vocina irritante, e la ragazza si staccò da lui.
"Vattene idiot-Ahi!" 
Prima che potesse raccogliere la sua roba, il ragazzo l'aveva afferrata per la spalla e sbattuta contro gli armadietti. Ora la fissava arrabbiato, a pochissimi centimetri dal suo viso.
"Lasciami stare!" Disse lei tentando di liberarsi, ma quello aveva una presa troppo forte.
"Tu non hai capito. Se io voglio, io ottengo. E ora voglio te!" disse facendo passare una mano sul collo e muovendola verso il basso.





Accadde tutto in pochi attimi.

La mora vedeva Michael toccarla sul collo sorridendo. 

Poi nella sua visibilità era entrato un pugno, proprio sulla guancia destra del ragazzo.

E poi lui steso a terra, con un rivolo di sangue che colava dal labbro e un livido violastro sulla guancia ora gonfia.





Un'altro ragazzo, questo con una felpa blu chiaro e capelli neri lo fissava con uno sguardo misto tra apatia e disprezzo. Portava un piccolo codino dietro il collo.
"E tu che cazzo vuoi!?" chiese incazzato Michael, alzandosi e tenendosi la mascella.
"Non hai sentito la signora? Vattene coglione." disse il nuovo arrivato con tono serio ma non arrabbiato. Quel tono fece imbufalire il biondino.
"Ti faccio vedere io stronzetto!" disse caricandolo col braccio alzato, tentando di mollargli un pugno in pieno volto. L'altro rimase immobile, fermando il colpo all'ultimo secondo con la mano, afferrandogli il braccio e con una forte stretta bloccandolo. Strinse ancora di più la presa, facendo inginocchiare il biondo dal dolore, che iniziò a piagnucolare come un bambino.
"Chiedi scusa alla signorina" disse il corvino sempre in tono serio, e Michael si voltò verso la ragazza tremante. "Scusa scusa! Non lo farò più!"
Il ragazzo mollò la presa, e mentre l'altro si alzò in fretta correndo via, si voltò verso la mora. Lei vide che aveva due occhi azzurro cielo chiarissimo. Quegli occhi le fecero venire degli strani brividi, e abbassò lo sguardo diventando rossa in viso.
"G-Grazie mille. Non dovevi scomodarti." disse lei, ma sapeva di mentire.
L'altro praticamente sembrò ignorarla. Si inginocchiò a terra, raccogliendo le cose della ragazza. Si fermò solo quando vide un libro con sopra scritto il nome di lei.
"Renata Rennings? Bel nome" disse lui sorridendo per la prima volta, ridandole le sue cose e voltandosi verso il corridoio, lasciando la ragazza li immobile a fissarlo stranita. Quel ragazzo le sembrava molto strano. E carino.
Un'altra campanella la riscosse dai suoi pensieri, e corse rapidamente verso l'aula di matematica.





La lezione trascorse molto velocemente, probabilmente perché appena Renata era entrata, si era messa a fissare interessata quel misterioso ragazzo che l'aveva salvata, seduto appena 3 banchi davanti a lei. Sentiva di dovergli un grosso debito.
Rimase a fissarlo per tutta l'ora, ignorando del tutto la professoressa che parlava. E quando la lezione finì, iniziò a seguirlo cercando di non farsi notare. Si nascose dietro armadietti e pareti, e fuori scuola dietro alberi e cespugli.
A un certo punto, qualcosa scattò nella sua testa, e gli corse contro.
"E-Ehy...." disse timidamente, gettando di nuovo lo sguardo a terra.
"Uh? Ah, sei tu." disse lui voltandosi.
"Ecco.... Volevo ringraziarti ancora per avermi aiutata con quello stronzo..."
"Nessun problema" disse lui sorridendo imbarazzato.
Il corvino si voltò per andarsene, ma l'altra lo fermò di nuovo afferrandogli il braccio. 
"A-Aspetta... Ti voglio offrire almeno un caffè."
"Uh... Okay" rispose lui un poco confuso.
Così i due si diressero verso il bar più vicino, entrambi con una sfumatura rossa in viso.
"Ah comunque, io sono Vincent"



















Angolo Kishin
Bene gente
Ecco a voi il primo incontro tra Vincent e Renata
E, se posso dirlo da solo
SHIP SHIP SHIP SHIP! *v*
E si. Anche in questa storia c'è il bullo rompipalle. Sono peggio degli scarafaggi.
Michael: Siamo ovunque! :D
Io: Ehy Michael. Hai visto il mio orologio nel forno?
M: No. *Ci guarda*
Io: *Lo getta dentro e mette temperatura 130°*
MAIALE ARROSTO PRONTO IN 1 ORA!
Alla prossima!


Sono antico. Sono potente. E sono affamato.




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Capitolo 2
*** Bar ***





I due giovani stavano seduti a un tavolo, l'uno davanti all'altro. Per ringraziarlo di averla aiutata contro quel bulletto, Renata si era offerta di pagargli un caffè e una brioche alla crema. Però era da circa 10 minuti che, mentre lui mangiava in silenzio a occhi chiusi, lei fissasse il pavimento imbarazzata, e quindi decise di rompere il silenzio per prima.
"Ehm... Vincent?" chiese timorosa.
"Si?"
Lui alzò lo sguardo con espressione seria, e quei due occhi di ghiaccio fecero diventare il viso di lei rosso come un peperone.
"Ecco...." lei cercò di trovare le parole adatte. "Tu dove abiti?" disse infine, non sapendo cos'altro chiedere.
"Poco fuori città." disse lui con semplicità, lasciando l'impressione non volesse parlarne.
"oh..." mormorò Renata delusa. Probabilmente l'aveva offeso in qualche modo. Internamente, iniziò a provare rimorso e fissò il terreno con vergogna.
"A nord, sulla strada per Concord"
Lei alzò gli occhi sorpresa. E sorrise. Probabilmente aveva capito che lei pensava di aver fatto una cosa stupida.
"Tu invece?" chiese il ragazzo
La domanda la lasciò un pochino spiazzata. Normalmente nessuno le chiedeva mai nulla. Era la classica solitaria.
"Io vivo qui vicino, in Liter Street"
Da quelle semplici parole, i due iniziarono a parlare del più e del meno, sempre rimanendo sul tema della scuola. Entrambi frequentavano la scuola superiore, lei al 4° e lui al 5°. Raramente si vedevano nei corridoi o sull'autobus, ma prima di allora non si erano mai parlati.
"Comunque, chi era quel cazzone che ti rompeva prima?" chiese Vincent.
"Oh si, Michael." disse lei sputando sul nome. "Un pezzo di merda a cui ho detto no e da allora mi fissa come se fossi una bistecca di cavallo" disse lei guardando verso l'alto e sospirando.
"Non penso che ora avrà più tanta voglia di fissarti" ridacchiò Vincent, e anche lei rise divertita. "Già" aggiunse lei sorridendo.
Dopo una buona mezzora di chiacchiere di ogni genere, i due finalmente uscirono dal bar.
"Beh, ci vediamo domani a scuola..." disse Vincent.
"Si... A domani" Salutò Renata timidamente, e ognuno si diresse verso la propria strada.







In periferia.

Vincent stava seduto sull'ultimo sedile del pullman, fissando con noia le case che scorrevano rapidamente, lasciando il posto alla campagna deserta. La terra era secca, con solo alcuni ciuffi d'erba gialla, mentre il sole splendeva nel cielo limpido e azzurro.
Il corvino scese a una fermata desolata nel mezzo del nulla. Da li, iniziò a seguire la strada camminando lentamente, finché all'orizzonte vide una singola casa su una piccola collinetta e accanto a un albero. Era un'abitazione di circa 2 piani, molto trasandata e trascurata, con molte assi marce e alcune finestre rotte.
"Sono a casa" disse con apatia Vincent entrando in casa, trovando il pavimento coperto di sporcizia.
"Era ora razza di scansafatiche!" disse una voce maschile proveniente dal salotto, ma Vincent la ignorò e salì lungo le scale, chiudendosi nella sua stanza. Gettando lo zaino in un angolo, si stese sul letto e fissò il soffitto bianco sporco con aria annoiata.
Quella Renata è simpatica Pensò ricordando il loro scambio di parole al bar. Era da molto che non parlava con qualcuno.

Sarebbe fantastico infilarle un coltello nel petto

Il pensiero gli attraversò la mente, e per un istante il voltò assunse un aria minacciosa e sadica, che però sparì subito dopo, lasciando un espressione sconvolta.
Non anche lei! Non di nuovo! Pensò sedendosi sul bordo del letto e mettendo le mani tra i capelli, mentre alcune lacrime iniziarono a scivolare lungo le guance.







Liter Street

Renata camminò per circa 20 minuti buoni. Non aveva voglia di prendere l'autobus. Voleva muoversi. Nelle orecchie teneva un paio di cuffiette ascoltando canzoni a volume massimo.
Si trovava in una di quelle stradine di periferia americane, quelle con le case tutte identiche tra loro e con quegli (ORRIBILI) nani da giardino. Le case avevano le pareti azzurre con il tetto rosso terracotta e steccati bianco latte.
La mora raggiunse l'ultima casa del viale. Era del tutto identica alle altre, eccetto la cassetta della posta che era blu invece che bianca, e su di essa stava scritto a grossi caratteri Rennings.
"Sono a casa!" Disse lei sorridente entrando in casa.
"Ciao tesoro" disse una signora bionda sui 40 anni abbracciandola.
"Ciao mamma." disse Renata ricambiando l'abbraccio, per poi staccarsi e dirigersi in camera sua. Salì le scale e prese l'ultima porta in fondo al corridoio.
La sua stanza aveva le pareti azzurro chiaro a strisce bianche. Non era mai stata una a cui piaceva il rosa o i colori troppo femminili. Si mise seduta alla sua scrivania tenendo le cuffie nelle orecchie, facendo gli esercizi di matematica.

I need a hero save me now!

La frase della canzone le fece venire in mente la scazzottata di poche ore prima. Ripensò a Vincent. A come l'aveva salvata. E a quella strana aura misteriosa attorno a lui che le faceva venire i brividi lungo la schiena a arrossire il viso.
Devo trovare il modo giusto per ringraziarlo Pensò tra se e se. Poi sorrise quando le venne l'illuminazione.
"Perfetto!" disse sorridente, avendo avuto l'idea vincente. Iniziò a preparare le varie cose che le servivano. Domani sarebbe stato un grande giorno.








Angolo del Sangue nero
Si lo so è un po corto
Ma non avevo idee :c
In compenso, ne ho molte nuove :3
Come andrà avanti?
Vedrete leggendo!
Il seguente capito è stato pubblicizzato da Skillet! Con la loro canzone Hero!
Alla prossima!


"I crush all your hopes and then i watch you cry!"

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Capitolo 3
*** Giornata particolare [Parte 1] ***





Un raggio di luce filtrante dalla finestra colpì il viso di Vincent, facendolo svegliare. Si lavò la faccia sbuffando per la sveglia irritante, si vestì rapido prendendo i primi abiti puliti che trovò e con passo svelto scese le scale. Entrò nella cucina sporca e rovinata, cercando la prima cosa che potesse mangiare rapidamente sul bus. Prese un pezzo di pane non troppo secco e corse velocemente fuori dalla porta, non volendo sentire 'Lui' urlare.
Mentre era sull'autobus, intento a osservare il paesaggio esterno, ripensò alla notte appena passata, e a quel tremendo incubo che aveva avuto.



Attorno a se vedeva soltanto nero. Non riusciva a sentire il suo corpo. Sembrava come se galleggiasse nell'oscurità liquida. 
"Dove sono?"disse, o almeno, pensò di dirlo poiché non sentiva nemmeno la bocca.
Poi, le tenebre davanti a lui iniziarono a tingersi di sfumature azzurre e bianche, e da essa emerse la figura sorridente di Renata. Anche se non sentiva il suo corpo, Vincent sorrise.
Poi all'improvviso, l'oscurità attorno a loro cominciò a cambiare,creando un pavimento a scacchi e delle pareti giallo-bianche piene di strani disegni. Sembrava un posto gioioso. Ma pochi istanti dopo, una rapida fiamma nera consumò tutto, rendendo l'atmosfera scura, con le pareti sporche e piene i macchie rosse. Anche i disegni, che poco prima ritraevano soggetti felici ora mostravano creature mostruose con artigli enormi e occhi rossi.
Vincent vide Renata guardarsi intorno sempre più spaventata con le lacrime agli occhi, e quando la vide cadere a terra in ginocchio piangendo a dirotto cercò di abbracciarla, ma la figura si dissolse nella nebbia. Una risata diabolica e divertita risuonò attorno a lui, e voltandosi vide una sagoma scura sorridente con lunghe orecchie da coniglio
"LASCIAMI IN PACE!!!"
Il corvino si era svegliato totalmente sudato e col fiatone. Osservando la sveglia posta accanto al letto vide che erano appena le 3 di notte. 




Non c'è la faceva più. Quella figura con orecchie da coniglio oramai lo tormentava da mesi. All'inizio lo vedeva solo raramente nei sogni, e spesso solo di sfuggita, ma adesso lo sentiva sussurrargli da sveglio frasi sempre dedite al massacro. Cosa voleva da lui? Perché lo torturava? Perché?
Mentre pensava a tutte queste domande che gli frullavano in testa, un tocco leggero alla spalla lo fece tornare alla realtà. Voltandosi, si trovò davanti Renata con lo sguardo basso.
"Ehy ciao Renata" disse lui sorridendo forzatamente, tentando di non lasciar trapelare il suoi pensieri. La sua vista gli ricordava troppo la Renata del sogno che piangeva e spariva nelle tenebre.
"Ciao Vincent..." mormorò lei, e abbassando lo sguardo imbarazzata divenne rossa "Ho una cosa per te...." aggiunse dandogli un foglietto di carta ripiegato in due.
Il corvino fissò il foglio leggermente confuso, e dopo alcuni secondi lo prese e iniziò a leggere.



Io, Renata Rennings, giuro di fare da serva personale di Vincent Afton per tutta la giornata, obbedendo a ogni suo ordine.



"..."
Vincent rimase leggermente confus-Ok no, ora non riusciva davvero a capire la situazione. Lei, una ragazza conosciuta il giorno prima, che voleva essere la sua serva per un giorno intero? 
"Mi hai aiutata...."
Lui si riscosse dai suoi pensieri, e la vide con lo sguardo per metà imbarazzato e per metà triste.
"Non oso pensare a cosa mi avrebbe potuto fare Michael... Quindi voglio ripagarti come posso..." mormorò lei con gli occhi nascosti dai capelli, per poi tirare sul il viso e mostrando un sorriso allegro "Quindi, che vuoi che faccia come prima cosa?"
Vincent non sapeva cosa rispondere. Non aveva mai avuto a che fare con una situazione del genere. Non era molto a suo agio a comandare qualcuno. Ma quel sorriso allegro, quegli occhi marrone chiaro che sprizzavano gioia e riconoscenza, lo spingevano a partecipare a quello strano gioco.
"Uhm.... ecco, ho trovato!" disse lui, per poi scattare verso la scuola correndo a perdifiato. "PROVA A BATTERMI!" aggiunse ridendo.
"EHY NON VALE! IMBROGLIONE!" urlò Renata lanciandosi dietro di lui, sorridendo divertita.





Quando i due giunsero a scuola, entrambi avevano il fiatone, ma sorridevano felici. 
"Imbroglione! Non si imbrogliano così le signore!" urlò lei con una finta espressione di rabbia, causando una risata a Vincent. 
"Se sei lenta non è un mio problema" disse lui in tono di ovvietà, con un occhio aperto e facendole la linguaccia, facendo ridere anche lei. Poi sentirono la campanella suonare, e si diressero verso l'aula di Lingue.
I due si sedettero vicini, ascoltando svogliatamente l'insegnate parlare in francese e tedesco, spesso mischiando le due lingue assieme. Che bella cosa l'istruzione nei licei. Mentre la vecchia professoressa parlava un linguaggio più alieno che umano, i due ragazzi cominciarono a parlare sottovoce.
"Allora, tu cosa studi?" chiese Vincent sussurrando per non farsi sentire.
"Io? Studio letteratura. Spero un giorno di poter scrivere libri" sussurrò lei.
"Che genere di libri?" Chiese lui curioso, e data la faccia rossa della ragazza intuì il tema.
"Non te lo dico!!!"
"Devi. Sei la mia serva per oggi ricordi?" sorrise lui, mentre l'altra si rassegnò.
"Uff. Mi piacerebbe scrivere romanzi rosa e.... Osè." ammise lei affondando il viso nel libro per non far vedere il suo rossore, mentre l'altro a malapena si tratteneva dal ridere. "Tu invece?" aggiunse la corvina tentando di cambiare discorso.
"In realtà... Ricordi quella pizzeria a sud-est?"
"La Fredbear Family Diner?"
"Si ecco... Vorrei lavorare li come guardiano. Mi piacciono i bambini" disse lui imbarazzato con un leggero rossore sulle guance, provocando una bassa risata alla ragazza. La osservò ridere allegra. Era strano. Normalmente non si apriva mai con nessuno. L'unico col quale poteva aprirsi era il padre ma non era proprio il padre dell'anno. Era strano. Strano e piacevole.




Finalmente la campanella suonò, lasciando gli studenti liberi di poter fare merenda per una mezz'oretta. I due ragazzi scesero nel cortile esterno nella scuola, mettendosi in un angolo a consumare i loro rispettivi pranzi: Panini al formaggio e prosciutto. Renata fissò l'altro mentre prendeva una sigaretta e la accendeva, emettendo una nuvoletta di fumo.
"Non sapevo fumassi" disse lei guardandolo curiosa, e lui gli allungò la sigaretta. "Vuoi provare?"
Lei ci pensò per alcuni secondi. Molti dicevano facesse male. Ma in tanti lo facevano, quindi non sarà questa grande difficoltà giusto? La prese in mano e la mise alla bocca. Nemmeno 3 secondi che subito iniziò a tossire violentemente, passandosi la lingua con la mano.
"Che sapore schifoso!" Disse sputando più volte a terra e sciacquandosi la bocca con la bottiglietta d'acqua. Intanto Vincent si teneva lo stomaco per le troppe risate che stava cercando malamente di nascondere.
"Non ridere!" disse  lei facendo l'offesa, ma ciò causò solo altre risate. E come si sul dire, la risata è contagiosa, e in pochi secondi si ritrovarono entrambi a ridere come pazzi. Probabilmente avrebbero riso tutta la giornata, se la campanella di fine pausa non li avesse interrotti.
"Meglio tornare..." mormorò Vincent bloccando le risate, e lo stesso fece Renata, seppur a fatica.
I due tornarono dentro la scuola, non sapendo che erano osservati.


[Fine prima parte]











Angolo Cristallo

Uhm. Sorriso inquietante. Orecchie da coniglio. Risata diabolica.
Chi sarà mai? :3
Vediamo se indovinate :3
Comunque, se vi chiedete il perché dell'"Angolo Cristallo"
Diciamo che ho un nuovo Fandom da corrompere al lato Creepy :3
*Mette il dorso delle mani a formare un rombo/diamante* 
Kishin chiudo.




"I CRUSH ALL YOUR HOPES AND THEN I WATCH YOU CRY!"



 

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Capitolo 4
*** Giornata particolare [Parte 2] ***







Le ore scolastiche trascorsero stranamente veloci mentre i due ragazzi chiacchieravano felicemente tra loro durante le lezioni, stando molto attenti a non farsi beccare. Perfino matematica, normalmente noiosa, passò rapida.
Ma mentre i due si divertivano tra loro, una figura bionda li osservava due banchi più indietro.
"Come si permette quel piccolo bastardo?" mormorò Michael a denti stretti, facendo scricchiolare la matita che teneva in mano quasi a spezzarla in due. Pensieri molto violenti invasero la mente del giovane, trovando insopportabile l'immagine di quel corvino assieme alla sua Renata. Ma al tempo stesso, era timoroso dello stesso, soprattutto lo sguardo gelido del ragazzo.
"Ehy Michy, ti soffiano la bella?" sfotté il suo compagno di banco, Jonas. 
"Zitto Jonas..." disse fissandolo con rabbia, ma questo provocò una risatina divertita nel ragazzo castano.
"Chiudi il becco o dico a tua madre dove tieni la roba"
A questa minaccia il ragazzo smise all'istante di ridere, guardò storto Michael e poi tornò a seguire la lezione. Intanto però il biondo continuava a fissare i due  che ridacchiavano tra loro, e questo gli fece montare ancora di più la rabbia e la gelosia.





Le ore trascorsero rapide, e rapidamente arrivò la fine dell'ultima ora del giorno, che fortunatamente quel giorno finiva alle 2 del pomeriggio. I due stavano uscendo dal portone della scuola, quando il ragazzo prese Renata per un braccio.
"Mh? Cosa c'è Vincent?" chiese la corvina.
"Ecco... Io di solito aspetto due ore prima di tornare a casa, quindi ti va di fare un giro?" chiese lui con fare un poco titubante, il che per lui era abbastanza strano, ma che fece sorridere la ragazza.
"Certo" disse lei prendendolo per mano e letteralmente trascinandoselo dietro, mentre dietro di loro Michael li fissava mordendosi una bombetta per la rabbia. (RockerduckApproved)
I due fecero una piccola corsa fino al bar del giorno prima, e ancora presero un caffè e una brioche da portar via, gustandoseli con calma nel parco pubblico cittadino. Si sedettero a una panchina in una piazzetta rotonda circondata da grossi alberi dalle foglie verde acceso, che insieme ai prati pieni di margherite segnavano l'inizio della primavera. Attorno a loro, bambini felici correvano nell'erba e salivano sugli scivoli e sulle altre giostre, mentre altri adolescenti stavano seduti da soli o a coppiette, a parlare o a altro.
"Che bel posto" disse Renata bevendo un sorso del caffè, osservando in giro le foglie cadere smosse dal dolce vento primaverile. Vincent intanto, stava mangiando la sua brioche quando si mise a osservare una figura nascosta dall'ombra di un'albero. Era totalmente nera coi contorni che si sfocavano nell'ambiente attorno, ma si riuscivano a intravedere due occhi rosso sangue, un sorriso inquietante e due orecchie da coniglio. 
"Vincent..."
Una voce sibilante sembrava sussurrargli direttamente nella mente, mentre continuava a tenere lo sguardo fisso sull'ombra. Era come quell'incubo. Uno strano formicolio iniziò a diffondersi nella sua testa, mentre la voce continuava a sussurrare: Vincent. Vincent. Vincent.
"Vincent?"
I sussurri cessarono di colpo quando la voce di Renata riportò il corvino alla realtà, e lui si ritrovò a fissarla leggermente confuso.
"Uh?"
"Tutto ok?" chiese la ragazza preoccupata.
"Si si... mi sono solo distratto tra i miei pensieri" rispose lui cercando di trovare una scusa "Che dicevi?"
"Ti ho chiesto se volevi metà della mia brioche, non ho molta fame" disse lei sorridendo, e il corvino annuì cercando di scordarsi di quello che era appena successo. Probabilmente è stata solo la sua immaginazione.





Dopo un'ora buona i due si alzarono dalla panchina e iniziarono a fare un giro per i quartieri, fino a raggiungere il famoso locale nel quale Vincent voleva lavorare: Il Fazbear family Diner. Era un semplice edificio rettangolare giallo scuro decorato con insegne di pizza, e sopra la porta d'ingresso stava una grossa insegna recante il nome del locale con l'immagine di un Orso e di un coniglio dorati con un papillon viola e nero che cantavano felici.
"Quindi è qui che vorresti lavorare?" chiese Renata incuriosita. 
"Già..." ammise Vincent imbarazzato diventando rosso, mentre una linea di sudore gli cadeva dalla fronte.
"Mh" 
Renata fissava l'edifico con aria preoccupata, ma non capiva perché. Aveva un'aria allegra e felice, e le risate che provenivano dall'interno erano un buon segno, ma quel posto le metteva agitazione. 
Era talmente concentrata sui suoi pensieri, che non si accorse che il ragazzo che la accompagnava era entrato, e fu solo quando l'ingresso si chiuse che si svegliò. 
"Aspettami!" disse lei correndogli dietro.
L'interno era composto da lunghi corridoi dal pavimento a scacchi con pannelli simili alle pareti, coperte da disegni di bambini, decorazioni a forma di fette di pizza e da poster ritraenti ancora l'orso e il coniglio dorato. Renata continuò a seguire il ragazzo lungo vari corridoi e stanze, alcune piene di videogames come Pac-Man e simili, mentre in altre lunghi tavoli pieni dove veniva servita pizza calda e bibite ai bambini che affollavano il locale.
Poi giunsero alla sala principale.
Tutti i bambini erano radunati attorno a un largo palco, seduti in un silenzio che spaventava in confronto al caos del resto del locale. Renata si mise accanto a Vincent, appoggiati alla parete fissando lo spettacolo in attesa iniziasse. Sapeva solo che c'erano degli Animal-bot o una cosa del genere. Poi risuonò una voce.
"Signore e Signori! Bambini di ogni età!" E a questa frase molti ragazzini si prepararono a urlare ""Ecco a voi le star del locale! Fredbear e il suo amicone Springbonnie!"
I bambini urlarono estasiati, mentre dal palco si udì un rumore metallico, e due figure entrarono dai lati. Il primo era un orso giallo scuro e chiaro sulla pancia, con un cappello viola in testa e un microfono nella mano, mentre il secondo era un coniglio dorato con un papillon nero e un sorriso allegro. Camminavano sulla piattaforma di legno grazie a rulli e meccanismi all'interno del palco, al quale erano fissati.
Per appena un'istante, a Renata sembrò di vedere i due strani macchinari vestiti da animali in modo terrificante. Il primo con la bocca piena di zanne affilate e occhi rosso sangue, mentre il secondo era estremamente rovinato e con un sorriso inquietante sul volto. Ma l'immagine durò poco meno di un istante, e la ragazza scosse la testa e diede la colpa all'immaginazione.
"A-A-Allora Bamb-b-bini, Siet-t-te pronti pe-e-e-e-r cantare con-n-n noi?" chiese l'orso con voce robotica che si inceppava spesso. A quella domanda i ragazzini urlarono felici.
"B-B-ene. An-n-n-diamo Spring-g-gbonnie!" disse L'orso, e dai microfoni vocali dei due robot iniziò a fuoriuscire una  canzone, alla quale i bambini iniziarono a saltare come matti.
"E tu saresti felice di accudire questi tornado in miniatura?" chiese Renata riferendosi ai ragazzini agitatissimi, non capendo come qualcuno fosse felice di farsi fare a pezzi da loro.
"Che posso dire, mi stanno simpatici" rispose il corvino facendo spallucce.
"Oooook sei strano" Disse lei ridacchiando "Mi stanno simpatici quelli strani"





Lo spettacolo durò poco più di quindici minuti, poi i due, stanchi delle urla e degli strepiti infantili, ok no, solo Renata era stanca, uscirono dal locale e si fermarono davanti alla fermata dell'autobus che avrebbe dovuto prendere Vincent.
"Beh, ci vediamo domani allora" disse Renata con una mano dietro la testa, ma quando fece per voltarsi la voce dell'altro la interruppe.
"Ehy..."
"Si Vincent?"
"Grazie per la bella giornata" ammise lui rosso come un peperone, e questo fece ridere la ragazza "Di nulla, ero in debito" 
Mentre il corvino cercava di farsi passare il rossore al volto, si bloccò di colpo sentendo le labbra dell'altra sulla guancia. Un bacino sulla guancia, nulla di più. Ma il ragazzo rimase lo stesso pietrificato.
"A domani" disse infine la ragazza voltandosi e prendendo la sua strada.
Vincent rimase di stucco per altri due minuti circa, in cui rimase con la mano sulla guancia colpita, e rimase così salendo sull'autobus e sedendosi al suo posto.
Iniziava a sentire qualcosa nel petto. Qualcosa di caldo e bellissimo.






Angolo Kishin
Allora, sono carini si o no? :3
*Punta un cannone laser ai lettori* DITE CHE SONO CARINI O VI FACCIO SALTARE IN ARIA! :D
Ma, conoscendo questo fandom, sappiamo già che appena succede una cosa bella...
Beh, vedrete :D
Comunque, piccolo annuncio.
Ho intenzione di finire, una volta per tutte, le mie long su Fnaf e Mlp, a partire da questa.
E dopo averle finite.... 

*Pausa drammatica*

Intendo scrivere un vero libro Fantasy! :D
Spero farete il tifo per me :3
*Qualcuno gli tira il Tifo*
*Muore*


 

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Capitolo 5
*** Scontro ***







Mentre tornava a casa, Renata ripensò al bacio che aveva dato all'amico sulla guancia. Era un bacio tra amici no? Un semplicissimo bacio sulla guancia, casto e senza altri fini no? Ma allora perché lo stomaco era agitato come non mai e sentiva il viso caldo? 
La ragazza corse rapida verso casa, evitando sua madre per non far vedere il rossore in viso, e rifugiandosi in camera sua sbarrando la porta. 
Non sapeva cosa le stesse accadendo. O forse lo sapeva ma non voleva ammetterlo a se stessa? Il petto bruciava, ma era una di quelle sensazioni piacevoli, mentre lo stomaco sembrava per rivoltarsi su se stesso, e la fronte era imperlata di sudore.
Troppi pensieri le invasero la mente, ma in quel groviglio di immagini e sensazioni, uno strano pensierò le sfiorò il cervello. Sperava Vincent stesse provando la stessa cosa.





Il giorno dopo i due si ritrovarono davanti a scuola. Entrambi erano rossi in volto, e fissavano il terreno e il cielo, cercando di non fissarsi.
"Ehm....."
"EHY TU!"
Quando finalmente stavano per aprire bocca, una voce arrabbiata li riscosse dal torpore, e si voltarono verso l'origine del grido rabbioso. Michael, avanzando verso di loro con il fumo che usciva dalle orecchie quasi letteralmente, li fissava arrabbiato, o meglio, fissava Vincent arrabbiato.
"Ascoltami bene coglione!" disse giungendogli davanti e continuando a fissarlo con rabbia "Lei è mia chiaro!? Solo mia! Devi starle lontano!" urlò battendo i piedi a terra, ma il corvino continuava a fissarlo col suo tono apatico e freddo.
"Non sono tua Michael. Quindi piantala di urlare cazzate e vattene in classe a fare l'idiota" disse Renata fissando male il biondo, che per altro si incazzò ancora di più.
"Sentito? La signora non ti vuole, quindi sparisci biondino" Disse Vincent, e a quel punto Michael non ci vide più. Spinse il corvino a terra e gli saltò addosso cercando di colpirlo.
"Michael! Piantala!" disse Renata tirando il braccio al biondo cercando di farlo smettere, ma l'unica cosa che ottenne fu una spinta che la fece cadere all'indietro e causò un taglio sul gomito con conseguente gemito di dolore.
Vedendo la corvina che veniva spinta e si faceva male, Vincent, che fino ad allora aveva solo cercato di evitare i colpi del biondo, diede un pugno all'avversario talmente forte da farlo togliere da sopra di lui e si alzò. Anche l'altro si alzò di scatto e con un labbro sanguinante, e iniziarono a squadrarsi con i pugni alzati.
"Me la pagherai brutto bastardo" mormorò il biondo a denti stretti, mentre Vincent rimase in silenzio, ma lo fissava con rabbia pura. Si lanciò sull'avversario cercando di colpirlo con il pugno destro, ma con un salto indietro il corvino fece un passò all'indietro evitandolo. E poi un altro, e un altro ancora.
Mentre il moro evitava i pugni del bulletto senza sforzarsi, una piccola folla di ragazzi di ogni età si era radunata attorno ai due, facendo il tifo urlando: Lotta! Lotta! Lotta! e facendo scommesse. L'unica che era preoccupata era Renata, che con una mano teneva il taglio sanguinante sul gomito.
Vincent all'apparenza sembrava calmo e composto mentre evitava i colpi avversari, ma dentro di se stava esplodendo di rabbia a stento contenuta. Sapeva che se l'avesse attaccato sarebbe uscito il suo lato peggiore, e non voleva mostrarlo davanti agli altri. 
Anzi no.
Non gli interessava cosa pensavano gli altri
Solo ciò che Renata avrebbe pensato di lui
"Dai, scatenati..."
Una voce melliflua e melodiosa gli sussurrò all'orecchio. Era diversa a quella che in genere lo chiamava, ma era anche maledettamente simile. Sentiva qualcosa smuoversi dentro di se.
"Ha ferito la tua amica.... Deve pagare...." sussurrò ancora la voce, e una parte del corvino era d'accordo, ma l'altra parte tentava di non farsi sopraffare dalle emozioni.
"Non resistere... Sai di essere così...."
Con una vena pulsante sul collo, Vincent si mise le mani sulla testa, dalla quale iniziò a provenire un dolore acutissimo che sembrava potesse esplodergli da un istante all'altro. Questa distrazione permise a Michael di colpirlo in faccia, facendolo cadere all'indietro.
"Vincent!" urlò Renata mettendosi le mani alla bocca, l'unica preoccupata in una folla che esultò al colpo di Michael. Una lacrima scese lungo la guancia.
"Ah! Sono il migliore!" urlò il biondo alzando le mani, esaltato dalla folla che chiamava il suo nome più e più volte. Poi arrivò il dolore alla schiena.
Vincent, che mentre lui esultava si era rialzato, ora lo fissava con uno sguardo talmente carico d'odio che avrebbe potuto far sciogliere l'acciaio. Michael guardò quelle due fiamme azzurre che lo fissavano, notando che ora avevano preso una sfumatura violacea, ma prima di poter attaccare fu sbattuto a terra con forza.
Il corvino iniziò a prenderlo a calci sul petto e sul torace, incurante dei gemiti di dolore e delle richieste di pietà del bulletto, oltre alla folla che adesso fissava la scena in silenzio, traumatizzati e terrorizzati da quel livello di violenza. Poi Vincent si chinò sul ragazzo, portando le mani alla gola, e iniziò a soffocarlo. 
Inutili furono i tentativi del biondo di fermarlo o di scappare, la stretta dell'altro era troppo forte, e nessuno dei ragazzi intervenne, tutti terrorizzati dal folle sorriso che ora dipingeva il volto del corvino.
"Bravo... Finiscilo!"
"VINCENT! BASTA ORA!" 
Il sorriso si spense all'istante, la presa si allentò, e lo sguardo del ragazzo ricadde sull'amica accanto a lui, che la fissava con gli occhi carichi di lacrime. Di scatto si tolse dal rivale, che tossì violentemente cercando di prendere aria, e guardò la ragazza. 
Era stato stupido. Aveva perso il controllo di se stesso. Aveva mostrato il suo lato più oscuro non solo a mezza scuola, ma anche all'unica che lui considerasse importante. La prima lacrima toccò terra un istante prima che il corvino corresse verso scuola, passando tra i compagni spaventati e sparendo dietro l'ingresso della scuola.
Renata fissò prima Michael, ancora a terra che si teneva il petto col naso che sanguinava, e poi l'entrata dove era sparito il suo amico. Prese un respiro profondo e imboccò la stessa via.





Vincent si era diretto verso l'infermeria. Penserete per curare le ferite ricevute nello scontro, ma la verità, è che voleva stare da solo coi suoi pensieri. Ora probabilmente Renata l'avrebbe definito un mostro, e l'avrebbe persa. Come ogni volta che provava a intrecciare un rapporto con qualcuno.
Infatti non si stupì di vederla alla porta dell'infermieria, che lo fissava arrabbiata.
Non si stupì di vederla avanzare verso di lui con aria furiosa.
Non si stupì nemmeno dello schiaffo che arrivò rapido sulla guancia, la stessa che ieri lei aveva baciato. Non era forte come il pugno di Michael, ma fece molto, molto più male.
Ma si stupì di sentire le sue braccia che lo avvolgevano in un abbraccio.
Si stupì delle lacrime che gli bagnarono la spalla, mentre la corvina gli piangeva poggiandosi a lui.
E di certo, si stupì nel sentire le labbra di lei in contatto con le sue.
Un bacio casto. Iniziò così, ma dopo il primo attimo di stupore il ragazzo iniziò a ricambiare, e divenne un bacio carico di passione e desiderio. Lui accarezzò il suo viso e la fissò negli occhi.
"Devo spiegarti molte cose...."
Mentre parlava fu interrotto da un dito poggiato sulle labbra da lei.
"Dopo. Dopo mi dirai tutto. Ma ora voglio stringerti razza di idiota" disse lei abbracciandolo, e al moro sfuggì una risatina. Qualcosa in fondo al cuore gli disse che quella era la persona giusta. E soprattutto, che le cose sarebbero andate bene d'ora in poi.









"Non contarci Vincent...."
"Non contarci..."










Angolo Kishin
Bene gente!
Dopo cinque cappy, finalmente stanno assieme!
E le cose andranno bene! :D
...
Ok no, col cavolo!
Mi conoscete, quindi sapete che io non faccio robe tipo "Felici e contenti" :D
MUAHAHAHAHAHAHAH!!!!
Ma vedrete :D
Alla prossima

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Capitolo 6
*** Appuntamenti e Spiegazioni ***







Quando finalmente i due smisero di abbracciarsi, e dopo aver messo del ghiaccio sul naso del corvino, si sedettero a uno dei tavolini del bar per parlare. Tanto a quell'ora c'era religione, ma la professoressa li aveva avvertiti che sarebbe stata assente e che avevano l'ora libera. Non che a Renata importasse poi molto se saltava una lezione o no in quel momento.
Prima si era data a un momento di calma, facendo passare la preoccupazione dello scontro precedente, ma adesso voleva risposte. Cosa era successo a Vincent? Come mai stava per strangolare Michael fino alla morte? Perché sorrideva in modo tanto folle?
"Perché ti sei comportato così prima?" chiese subito, prima di perdere il coraggio di chiedere. Come un cerotto, veloce e rapida.
Vincent da un lato se l'aspettava quella domanda, dall'altro lato no. In genere nessuno chiedeva perché o come mai, lo additavano subito come mostro e iniziavano a evitarlo. 
"Ti dirò tutto...." mormorò con rassegnazione. Bevve un sorso di caffè che avevano preso e iniziò a narrare la sua triste storia.
"Da quando ero piccolo, in me è sempre esistito uno strano desiderio di fare del male. All'inizio si trattava di semplici insetti. Mi divertivo a osservarli intrappolati nelle mie trappole cercando di scappare per sopravvivere, per poi schiacciarli quando mi annoiavo. Quando però mi stancai di loro, passai ai piccoli animaletti nei dintorni di casa. Uccellini, topi, conigli, lucertole e serpentelli. Ridevo mentre li osservavo legati a una corda cercare di fuggire, o guardandoli lottare fra loro col solo gusto di vedere sangue versato."
Renata ascoltava interessata la storia, senza espressioni di giudizio o di disgusto, e probabilmente fu questo che diede coraggio a Vincent per continuare a raccontare.
"Questa cosa fece talmente ribrezzo a mia madre, che scappò di casa, lasciando soli me e mio padre, che per questo perse il lavoro e iniziò a bere."
"Mi dispiace..." disse lei poggiando una mano sulla spalla, che fu coperta a sua volta da quella di Vincent.
"Non preoccuparti" disse dandole un bacio sulla guancia, per poi continuare a raccontare.
"Quando iniziai ad andare a scuola, iniziai anche a provare pensieri sanguinari sui miei compagni di classe. Mi immaginavo di infilarli con un coltello, tagliarli la gola, strozzarli, infilargli le dita negli occhi, e altre cose macabre. E una volta ci andai pure vicino, ma fu solo un incidente isolato senza troppi danni"
Anche adesso Renata non mostrava altro se non interesse. Era una ragazza spensierata ma sapeva essere anche molto seria.
"Questa cosa mi fece disgustare di me stesso. Giurai davanti a ogni divinità che conoscevo che avrei cercato di controllarmi, a costo di farmi del male per appagare la mia sete di sangue. Ma..." Disse in modo titubante.
"Ma?" chiese la corvina alzando un sopracciglio.
"Non so... è da alcuni mesi che ho incubi orrendi che mi fanno dormire poco o niente, e sento continuamente una voce che mi dice di fare del male. Anche prima, cercavo di non farmi prendere dalla rabbia, ma quel pugno mi ha reso cieco alle mie azioni..." ammise lui con timore e abbassando lo sguardo.
Renata continuò a fissarlo con serietà, senza tradire alcuna emozione.
"Ora penserai sia un mostro..." Mormorò tristemente Vincent, avendo una paura folle di perderla. 
"Beh, non nego che tu sia strano"
Ecco, stava per mollarlo a se stesso. Tanto facevano tutti così con lui, come sua madre. Cos'altro poteva aspettarsi?
"Ma mi pare di avertelo detto ieri. Mi piacciono quelli strani" 
Con lo sguardo ancora abbassato, Vincent aprì gli occhi stupiti e alzò lentamente lo sguardo, vedendo che la ragazza sorrideva in modo gentile.
Così pura...
"D-Davvero vorresti un mostro come me?" chiese lui titubante, e questo fece ridacchiare la ragazza, che pochi istanti dopo lo baciò sulle labbra e gli fece l'occhiolino.
"Tu che ne pensi?" disse lei sorridente.
Anche Vincent sorrise. Il primo vero sorriso sincero di tutta la mattinata, non come quello folle di poco prima. Abbracciò la ragazza tenendola stretta come se avesse paura potesse volargli via dalle mani.
"Quindi ora.... Stiamo insieme?" chiese lui timoroso e totalmente rosso, e anche Renata divenne rossa come un pomodoro.
"B-Beh.... Direi di si...." Disse tornando la solita ragazza timorosa, e entrambi iniziarono a ridacchiare senza un motivo preciso e a sorridere. Erano felici.





Erano passati circa 3 giorni dalla scazzottata con Michael. Per fortuna il ragazzo, dato il suo carattere litigioso e superiore spesso si beccava botte simili, per cui nessuno ci fece molto caso e non ci furono note ne sospensioni di nessun genere.
Ma soprattutto, ora Vincent e Renata stavano insieme come una coppia.
 E oggi è il loro primo ufficiale appuntamento come fidanzati.
"Non vedo l'ora di vederlo!" urlò eccitatissima Renata, con accanto un Vincent che le cingeva le spalle col braccio destro. 
Stavano per vedersi un nuovo film proiettato in una sala del cinema, di un certo Hitchcock, qualcosa sugli uccelli gli pareva. Entrarono nella sala e si sedettero vicini con in mano due bibite e una vaschetta di popcorn salati.
Non era un film particolarmente spaventoso, ma gli urli di Renata romperono le orecchie del pubblico per buona parte di esso. Vincent non sapeva se davvero si spaventava o se era solo una scusa per stringersi a lui come un koala in calore, ma non gli fece domande, gli piaceva essere necessario.





Dopo il film, i due passeggiarono per le strade cittadine per un paio d'ore, con Renata che esaminava ogni vetrina che mostrava vestiti, causando che un percorso di 50 metri durasse 1 ora circa. 
"QUA NE VEDO UNO BELLISSIMO! ENTRIAMO!" urlò la ragazza afferrando il corvino per il braccio e quasi sfondando l'ingresso per la foga per entrare.
"Hai finito?" chiese il ragazzo seduto su una poltrona ad aspettare che la sua ragazza uscisse dal camerino in cui era chiusa da quindici minuti.
"Arrivo!" disse aprendo le tendine "Che ne dici?"
Era vestita di un lungo abito rosso acceso con un una spalla bassa con una gonna che scendeva fino al ginocchio, e con esso un paio di tacchi alti neri e i capelli legati assieme in una coda di cavallo che cadeva in avanti.
Vincent rimase a bocca aperta.
"B-B-bellissima....."
"Grazie" disse lei ridacchiando per la faccia che faceva l'altro.





Dopo aver preso il vestito, i due continuarono il loro giretto per le strade, godendosi il lor primo appuntamento.
Renata era felice. Finalmente aveva qualcuno accanto a se, qualcuno che potesse riempire il vuoto causato da lei. 
Anche Vincent era felice. Aveva accanto a se una persona che non lo vedeva come un mostro, e con la quale poteva fidarsi al 100%. 
Inoltre, era da tre giorni che non sentiva più la voce e non faceva più incubi. 
"Sono felice Vincent" Disse lei abbracciandolo.
"Anch'io Renata" rispose lui stringendola a se "Anch'io" 











Angolo Kishin Coccoloso

Awww
Che carini :3
Vivranno felici e contenti :3
Lato bastardo di Kishin: INVECE NO!
MUAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!
Bene gente
Preparate i Sassi
Domani avrete qualcuno da lapidare :D
A Domani

Il mio sangue è nero

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Capitolo 7
*** Life is Beautiful ***







Era passata circa una settimana dal primo appuntamento tra Vincent e Renata, e quest'ultima era presa dall'eccitazione iniziale di una relazione. Sapete, quando si sorride come deficienti tutto il tempo e si canticchiano canzoncine smielate. 


You can't quit until you try
You can't live until you die
You can't learn to tell the truth
Until you learn to lie



La corvina continuava a canticchiare quella canzone da due giorni quasi. L'aveva trovata passeggiando per una strada, e dopo nemmeno quindici minuti si era ritrovata in mano il disco preso a un negozio di cd. 


You can't breathe until you choke
You gotta laugh when you're the joke
There's nothing like a funeral to make you feel alive



Da quando l'aveva sentita l'adorava. Parlava del fatto che la vita è meravigliosa, ma lo ricordiamo solo quando le cose vanno male. 


Just open your eyes
Just open your eyes
And see that life is beautiful!



L'improvviso bussare alla porta la interruppe dal suo momento musicale. Renata aprì la porta, ma non vide nessuno. Confusa, si guardò attorno cercando chi l'avesse disturbata, e guardando in basso vide una busta.
"Uh?"
Prese la busta e la aprì, iniziando a leggerla mentalmente.

 
Cara Renata
Ti aspetto stasera alle 20 in punto al vicolo di Spring Street 87
Ho una bella sorpresa.

 

La ragazza sorrise guardando la lettera e la strinse al petto. Era strano che Vincent usasse lettere, poiché era uno che preferiva parlare dal vivo, ma questa sorpresa la elettrizzava. Guardò l'orologio, e vide che erano le 18.30. Aveva ancora un ora e mezza per prepararsi, quindi decise di iniziare da subito.
Si fece un bagno caldo e iniziò a prepararsi. Si mise il vestito rosso che aveva comprato al loro appuntamento assieme ai tacchi neri e una borsetta viola scuro. Pettinò i capelli a coda di cavallo con un ciuffetto che copriva l'occhio destro.





Erano circa le 19.15 quando uscì di casa e si diresse verso la strada indicata dalla lettera. Non l'aveva mai vista di persona, ma si diceva per scuola che fosse uno di quei posti pieni di persone drogate, malate e barboni. 
Quando la raggiunse, vide che il posto non era tanto male. Non era certo il Grand Hotel, ma non era nemmeno l'inferno in terra. Una comune stradina di città un poco trasandata e con scritte ai muri.
"Ehy..."
Una voce provenì da un vicolo abbastanza buio, e lei vide una manica azzurra di un maglione emergere dall'oscurità che la invitava a raggiungerlo. 
"Eccoti" ridacchiò lei sorridendo "Ti stavo cercando dappertutto"
Si avvicinò al vicolo, ma più si avvicinava più la figura davanti a lei si allontanava, infilandosi sempre più a fondo nel vicolo buio.
"Ehy aspettami Vincent"
Quando disse il nome, una risata divertita la fece trasalire. Conosceva quella risata. Michael.
"Ciao Bambolina" disse il biondo emergendo dell'ombra, con un sorriso stampato sul viso. Il labbro portava ancora il segno del taglio, mentre il naso riservava ancora una sfumatura violastra, dovuta al calcio ricevuto sul viso.
"Michael! Hai rotto con questa tua cazzo di ossessione!" Urlò lei incazzata come una furia, arcistufa di quel ragazzino che le aveva ormai rotto le scatole in ogni senso possibile. Fece dietrofront e si incamminò per andarsene. 
"Eh no!" disse il ragazzo afferrandole un braccio e bloccandola al muro "Non te ne vai bambolina"
"Lasciami!"
"Eh no. Il tuo amichetto mi ha ferito e messo in imbarazzo. Merito una ricompensa" disse lui con tono sadico sulle ultime parole, e Renata sentì la sua mano accarezzarle l'interno coscia.
"No! Aiuto! Aiut-MMMh!!!!" Cercò lei di urlare, ma l'altro l'aveva zittita con un panno infilato in bocca. Ora piangeva disperata.
"Non piangere. Ci divertiremo" disse lui sorridendo, e si udì l'aprirsi di una cerniera.





Vincent era a casa sua, intento a fare i compiti di Storia per il giorno dopo. Ma non riusciva a pensare ad altro che Renata. Quando dormiva la vedeva, così come quando si svegliava e ogni volta non era con lui. Questo lo distraeva dai suoi hobby, ma non gli interessava.
Il suono di un telefono che suonava lo fece svegliare dai suoi pensieri.
Alzandosi e scendendo per le scale, prese l'apparecchio facendo attenzione a non svegliare il padre che dormiva in salotto sul divano.
"Pronto?"
"Ospedale S. Rosa"
I dieci minuti successivi, Vincent si ritrovò in silenzio con le lacrime agli occhi e la bocca spalancata. Appena seppe l'indirizzo, corse fuori ignorando la pioggia che ora batteva il terreno, prese la sua vecchia bicicletta e si diresse più veloce che poteva all'ospedale.
Quasi scardinò le porte dell'ingresso quando entrò quanto era agitato. Per poco insultò la segretaria quando chiese la camera, e rischiò di speronare almeno tre individui sulle stampelle, ma non gli interessava. Doveva raggiungere la sua ragazza. Ora!





Quando raggiunse la camera dell'ospedale dove lei riposava, le lacrime iniziarono a cadere senza controllo.
Era abbracciata a sua madre in un pianto silenzioso. Il volto rigato dalle lacrime, con un occhio gonfio e viola e il labbro sanguinante. Sulle braccia c'erano alcuni lividi violacei, e alcune bende nascondevano la spalla destra. Erano sporche di sangue.
"Re...Renny..."
Quando la ragazza lo sentì, si rimise a piangere singhiozzando, e lui corse ad abbracciarla stando attendo a non farle male.
"Vinc...Vincent...." disse lei tra le lacrime, affondando il viso nella spalla del corvino e bagnandogli la camicia.
"Sono qui, sono qui..." disse lui cercando di risultare rassicurante, ma le lacrime e il tono tradivano il suo dolore.
"Michael.... Lui mi ha....Mi ha..." Le lacrime interruppero la frase. Non riusciva nemmeno a dirlo. Ma per certe cose, non servono parole.
Vincent la strinse a se. Dentro provava un dolore atroce per la compagna ferita. 
"Ti amo Renata"
Due semplici parole. Qualcuno potrebbe pensare siano del tutto fuori luogo in un momento del genere, ma per Renata furono le parole più belle mai udite in vita sua. 
"A-Anchio Vincent..." disse lei, mentre il respiro tornava man mano più regolare e calmo.
I due si baciarono, e mentre le lacrime si mescolarono tra loro, sentirono di amarsi più che mai.




Just open your eyes
Just open your eyes
And see that life is beautiful!


Or not?






Angolo Kishin

.....
Penso di aver creato il "Bulletto" più bastardo mai creato nel Fandom di Fnaf
SIGNORI E SIGNORE!
MANO ALLE PIETRE!
ABBIAMO UN BIONDO DA LAPIDARE! 
ALLA GUERRAAAA!!!

Scrivete questo astag #MorteAMichael se volete che il bulletto abbia ciò che si merita :3

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Capitolo 8
*** Rabbia e Vendetta ***







Le prime luci dell'alba iniziarono a rischiarare la stanza, quando Renata finalmente si addormentò tra le braccia del corvino. Il volto sereno era in contrasto con il livido violaceo e il labbro spaccato, e questo fece crescere la rabbia dentro Vincent. Il giovane le accarezzò la il viso con delicatezza, giurando a se stesso che il colpevole l'avrebbe pagata molto, molto cara.





In uno spazio scuro e nebbioso, Vincent si guardava attorno cercando qualcosa. Conosceva ormai da tempo quel luogo, sapeva che si trovava li.
"Esci fuori!"
"Ih ih ih"
Quella maledetta risata provenì dalle spalle del ragazzo, che voltandosi vide una figura uscire dalla nebbia. Era un'ombra ancora più oscura delle tenebre che li circondavano, con visibili solo un inquietante sorriso e piccoli occhi violacei che lo fissava divertita.
"Ben trovato amico mio" Disse la figura con una voce distorta, quasi un misto tra umano e metallico.
"Chi sei tu? Perché mi tormenti!?" Urlò infuriato il ragazzo, colpendo l'ombra con il pugno destro, ma quella si dissolse al contatto con la mano.
"Davvero non l'hai capito?" Disse la voce, ora tutt'attorno a lui, e nella nebbia si aprirono centinaia di occhi viola che lo fissavano. "Io sono te. Il tuo passato. Il tuo Futuro!"
Vincent si portò le mani alla testa, che sembrava stesse per esplodergli. Attorno a se, riflessi negli occhi malefici, vedeva immagini orribili. Bambini massacrati e a terra in pozze di sangue. Uomini e donne che urlavano e piangevano, mentre oscure figure attorno a loro schiacciavano ossa e strappavano pelle e carne. Un ragazzo simile a lui a terra, con la testa completamente coperta di sangue e la fronte deformata in modo orribile da una forza sconosciuta.
In ogni riflesso, vedeva un'ombra con orecchie da coniglio e occhi bianchi simili a quelli di un morto, che fissava la scena con un sorriso divertito e quasi folle.
Poi, così come erano apparsi, gli occhi si chiusero e svanirono nella nebbia. Il corvino cadde a terra tenendosi ancora la testa, respirando profondamente mentre il dolore martellante scemava man mano.
"Perché sei qui?" Chiese la voce, improvvisamente seria.
"Lo sai perché...."
"Oh..." La voce ridacchiò divertita "La piccola disavventura della tua amica ti ha fatto abbracciare il vero te?"
"NO! Non sarò mai un mostro!" Urlò Vincent in preda alla furia.
"Ma?" Chiese la voce con tono soddisfatto e sicuro di se.
Vincent guardò a terra titubante. Voleva davvero macchiarsi di una cosa del genere per vendircare l'unica persona a cui tenesse? Si immaginava Renata fissarlo disgustata, come un mostro.
Ma a quell'immagine si sovrapponeva quella della ragazza ferita e piena di lividi, con il volto ancora rigato dalle lacrime. E fu allora che decise cosa fare.
"Voglio far soffrire quel bastardo come lui ha fatto soffrire lei..."
Un sorriso di vittoria si dipinse sul volto dell'ombra, che emerse dalle tenebre e prese il viso di Vincent tra le mani.
"Sarai accontentato Amico mio..." Disse per poi ridere in modo folle, mentre la sua forma si scioglieva in un liquido nero e si infilò nella gola del corvino, che cadde a terra in preda alle convulsioni.
Rimase a terra per alcuni secondi, agitandosi come un animale in preda alle febbri, per poi fermarsi di colpo. Con le braccia si tirò su da terra, e sollevò il volto, mostrando due occhi viola assetati di sangue, con un sorriso carico di follia.
L'essere che ora indossava il corpo di Vincent rise. In un modo spaventoso e folle. Talmente folle che sembrava potesse fare a pezzi chiunque con gioia sfrenata.





Michael stava rientrando nella sua casetta in periferia, con un sorrisetto sulla faccia e un paio di occhiali da sole che secondo lui lo rendevano ancora più fico. Aveva appna fatto un giro tra le sue ragazze preferite, ovvero quelle che appena lo vedevano iniziavano già a togliersi i vestiti.
Entrò in casa e attraversò il lungo corridoio pieno di sporcizia e lattine di birra ovunque. Quella casetta era un altro dei regalini dati al biondo dai suoi genitori, entrambi con un lavoro di prestigio, che inutile dire che lo viziavano da quando gattonava. Anche se probabilmente gliel'avranno data per toglierselo dalle scatole.
Il ragazzo si sedette sul suo letto ancora vestito, stendendosi a guardare il soffitto con aria soddisfatta. La testa invasa dalle grida e dai gemiti delle 2 ragazze che aveva appena soddisfatto. Poi pensò a Renata.
Ora che l'aveva fatta sua, a dire il vero non gli importava più nulla di lei. Poteva pure divertirsi con il suo ragazzo inquietante.
Un rumore improvviso al piano terra lo fece sussultare, distraendolo dai suoi pensieri. Scese dal letto e andò a controllare.
"Ma che..." disse mentre cercava di accendere la luce della cucina, che si ostinava a restare spenta. "Fanculo!" Aggiunse, e prese una torcia elettrica ed entrò.
Non trovò nulla di strano. Solo una lattina caduta dal tavolo a causa del vento entrato dalla finestra aperta. Stava per tornarsene nella sua camera, quando avvertì un rumore. Un sibilo. Uno spiffero.
Un Respiro.
Una figura nera si staccò dall'angolo e gli piombò addosso, e non riuscendo a essere veloce abbastanza il biondo finì a terra, bloccato dall'ombra nera. Prima di poter tentare di fuggire, urlò sentendo un dolore atroce alla mano, e vide che era stata trapassata da un grosso coltello da cucina.
La figura ridacchiò divertita, iniziando a ruotare il coltello all'interno della mano, facendo urlare e agitare Michael dal dolore. Il ragazzo avvertì il sangue uscire a fiotti e le lacrime bagnargli gli occhi.
"Non ti diverti?" Disse l'ombra ridacchiando, e finalmente Michael la vide in faccia. Ma quasi non lo riconobbe. Il volto di Vincent, che incombeva su di lui, era deformato da un sorriso folle, e gli occhi, ora colorati di un viola acceso, trasmettevano una rabbia e una sete di sangue disumani.
"T-tu..." le frasi gli morirono in gola, quando il corvino estrasse il coltello e lo piantò nella spalla, facendolo urlare disperato mentre lacrime di dolore gli solcarono le guance. Il giovane mosse ancora il coltello, e ogni movimento portava nuove urla e nuove convulsioni.
"Mi dispiace!" 
A quelle parole, Vincent estrasse il coltello e il sorriso svanì dal volto, facendolo tornare quasi umano. Michael pensò quasi di essere salvo dalal furia omicida dell'altro, ma lo sguardò d'odio che ricevette e il coltello che trapassò il braccio poco prima della mano distrussero l'idea.
"MI DISPIACE!? DOPO QUELLO CHE LE HAI FATTO MI DISPIACE!?" urlò il ragazzo senza controllo, colpendolo ancora al braccio. "L'HAI VIOLENTATA MOSTRO! L'HAI FERITA SOLO PER IL TUO DESIDERIO DA MANIACO!"
Mentre urlava con furia e rabbia, tranciò di netto la mano della vittima, che urlò quasi fino a strapparsi le corde vocali. 
"Io sarò anche un mostro... Ma tu.... Tu sei anche peggio..." mormorò il corvino guardandolo disgustato.
"T-Ti prego..."
"E' quello che ti avrà detto lei mentre la stupravi senza pietà vero?" Disse quasi con gioia, assumendo ancora quel sorriso folle che avrebbe fatto invidia a Cheshire.
"Voglio darti una possibilità..." Disse Vincent, ma mentre il biondo sorrideva, sperando che potesse ancora uscirne vivo, il coltello ormai sporco di sangue fendette l'aria, e anche l'altra mano finì a terra in una pozza di sangue. Il biondo voleva urlare, ma sentiva la gola bruciargli.
"Vediamo se sopravvivi" Disse infine con tono giocoso, piantando il coltello nella gamba destra e alzandosi lentamente, sparendo oltre la porta della cucina. Michael non capì subito cosa intendesse dire, ma sbiancò quando lo vide tornare con una tanica di benzina.
"Ecco le regole...." Disse bagnando lui e tutta la stanza con il liquido infiammabile "Se entro 30 secondi riesci a uscire di casa, vivrai" Aggiunse gettando a lato la tanica ormai vuota e uscendo.
"30"
Michael tentò di sollevarsi, ma la gamba ferita e i monconi sanguinanti lo costrinsero, con enorme sforzo, a strisciare a terra per raggiungere la salvezza.
"25...24....23...."
Il suono del conto alla rovescia martellava la mente del biondo. Doveva sopravvivere.
"20...19....18..."
Strisciò fino al corridoio, e vide la porta aperta che prometteva la salvezza. Strisciò più velocemente, mordendosi il labbro cercando di ignorare il dolore.
"11....10..."
Era quasi a un metro dalla porta, quando questa si richiuse di colpo, e dal vetro vedeva dietro di essa il corvino che lo fissava sorridente.
"9....8....7...."
"NON VALE! TU IMBROGLI!" urlò battendo il braccio sulla porta, cercando disperatamente di aprirla.
"6....5....4...." 
"APRI STRONZO! APRI QUESTA PORTA!"
"3....2....1...."
"APRI HO DETTO! APRI!"
Preso dalla disperazione, il biondo non si accorse del corvino che gettava a terra la sigaretta appena accesa, che diede vita a una fiamma avviluppò la porta e si fece strada fino alla cucina seguendo il sentiero di benzina a terra.
Vincent si allontanò dalla casa che iniziava a essere inglobata dalle fiamme, mentre le urla disperate di Michael creavano una splendida armonia nelle orecchie del corvino. Sorrise, mentre dietro di lui le fiamme cremisi rischiararono al notte senza stelle.







"Per ora abbiamo cooperato Vincent, ma prima o poi la tua anima sarà mia!"


Angolo Kishin
Contenti? :3
Una bella morte :3
No? :3
Muahahahahahaha!
Scusate il ritardo. Impegni familiari ^^
Eeeee forse anche domani farò tardi. Compleanni sapete.
Alla prossima

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Capitolo 9
*** Meritata pace ***






"Renata, svegliati"
Renata sentì una voce gentile accanto a se, aprì lentamente gli occhi, di cui il sinistro ancora dolorante. Davanti a lei vide Vincent, seduto li accanto che la fissava dolcemente. Sorrise. L'unica cosa che la sollevasse dopo... l'accaduto era la sua presenza accanto a lei.
Osservandolo però, poté notare qualcosa di strano. Dietro quel sorriso dolce e sereno, leggeva negli occhi del ragazzo una strana luce. Quasi tristezza? Rimorso? Addirittura le parve di vedere una strana felicità.
"Stai bene?" chiese il giovane, risvegliando la ragazza dai suoi pensieri.
"Si si... ancora un poco dolorante ma si..." Disse lei, ma se il fisico stava meglio, la sua mente era molto provata. Gli incubi dell'accaduto, di Michael che le faceva male e le rubava la sua purezza la tormentavano. Dentro si sentiva quasi sporca.
Una mano le accarezzò la guancia delicatamente, e delle labbra si posarono sulle sue in un bacio casto. Quel semplice atto portò un momento di quiete nella testa della giovane. Ecco l'unica vera medicina per l'animo umano: L'affetto dei propri cari.
"Tu invece?"
Quelle frasi uscirono quasi da sole, e nell'udirle il volto di Vincent si fece cupo. Renata non poteva saperlo, ma il ragazzo soffriva per quello che aveva fatto in segreto. Non tanto per averla fatta pagare a quello stronzo che le aveva fatto del male, ma più che altro perché si era arreso, anche se momentaneamente al suo lato oscuro. Come sapeva che un giorno non avrebbe fatto ancora con le persone che amava? Come sapeva che non avrebbe ferito coloro che erano legati a lui? Soprattutto Renata.
"Si si..." mormorò lui "Si, sono solo preoccupato per te" aggiunse a voce alta. In parte era la verità.
"Ok..." La giovane sentiva che qualcosa non andava, ma decise di non fare domande. Si fidava di lui.
Rimasero a parlare per molte ore, dalle cose più importanti a quelle più frivole, finché il corvino si addormentò accanto a lei, la mano posta sopra la sua. A Renata fece quasi ridere. 
Poi ascoltò il Tg.
"Ci dicono che l'incendio scoppiato stanotte sia accaduto per colpa di un incidente causato da una sigaretta. Michael Jones, la vittima, è stata trovata talmente carbonizzata che solo il teschio è risultato abbastanza intero da essere riconosciuto come umano"
Il cuore di Renata perse un battito.
Michael era morto? 
La notizia in se non la colpì più di tanto. Lei stessa desiderava ardentemente che quel pezzo di merda avesse una giusta punizione, e quella le sembrava la più azzeccata. Ma un atroce dubbio le strisciò nella mente come una viscida serpe.
"Se fosse stato lui?"
La giovane guardava il compagno accanto a lei, la mano ancora stretta nella sua. L'immagine di folle assassino si sovrapponeva a quella del giovane dolce e amorevole che lei amava. Una parte di lei le diceva di allontanarlo, di dimenticare un simile mostro e trovarsi qualcuno di normale. Ma non poteva. 
Quel ragazzo l'aveva difesa. L'aveva resa felice. L'aveva, e tutt'ora, la stava accudendo. Aveva il suo lato oscuro e sadico, ma lei sapeva che era l'unica che poteva aiutarlo. Dargli un motivo per restare il magnifico ragazzo che conosceva. Così Renata scelse.
Sarebbe stata con lui. Nel bene e nel male.





I giorni passarono veloci, con Vincent che si occupava della corvina giorno e notte. Le portava personalmente la colazione, stava con lei ogni ora senza mai staccarsi da lei un solo istante. Era come se avesse paura che a lasciarla da sola sarebbe stata aggredita di nuovo.
"Dai Vincent, posso farcela da sola!" disse lei sorridendo e facendo la finta offesa. In un certo senso le piaceva essere servita e riverita. Sembrava una classica storia di principesse e cavalieri gentili. 
"Non finché non starai meglio" sentenziò lui con falsa serietà, facendola ridacchiare. Anche se ogni volta che la vedeva zoppicante camminare nei corridoi gli veniva una fitta al cuore, si sforzava di mantenere un'aria allegra. Renata aveva bisogno  di felicità ora.
Ih ih ih...
Per un istante la sua faccia si fece accigliata, ma tornò subito sorridente prima che Renata potesse accorgersene. Era dalla sera del... dell'incendio che la sentiva. Non diceva nulla, si limitava a ridacchiare soddisfatta e poi tornava il silenzio assoluto. Voleva ricordargli che, anche se soddisfatta momentaneamente del sangue versato, era sempre li a premere sulla sua mente e sul suo cuore. Una sete di sangue e morte impossibile da colmare.
"Mi libererò di te un giorno..." Pensò guardando il volto sorridente di Renata, ormai quasi del tutto guarito. Sapeva che quella ragazza era l'unica cura per il mostro che portava nell'anima.
"Ehy Renata" Chiese lui all'improvviso, cercando di togliersi quei pensieri dalla mente.
"Si?" 
"Quando sarai guarita...." Mormorò visibilmente imbarazzato. Si tirò il colletto della giacca. "Quando uscirai, ti va di fare un'altra uscita assieme?" Ora era completamente rosso, e questo fece ridacchiare la corvina.
"Mi stai per caso chiedendo un appuntamento?" disse lei sorridendo malevola, ridacchiando vedendo il ragazzo ridotto a un peperone con le braccia. 
"Si...." Vincent ormai sudava come una fontana. Ancora era negato per certe cose.
"Ci sto" disse lei stampandogli un bacio sulle labbra, ricambiato dal corvino quasi subito.





Dopo circa 2 settimane, finalmente Renata poté uscire dall'ospedale e tornare a casa. L'incendio fu dimenticato in pochi giorni. Un'altra storia che faceva stupore i primi giorni, ma tutti scordavano sentendo il disastro seguente. Inutile dire che i genitori della corvina furono molto colpiti dall'affetto che il giovane mostrava per la loro figlia, e dopo alcune semplici domande gli permisero di frequentarla ufficialmente. Anzi, lui era l'unico con cui potesse uscire. Ovunque temevano si celassero malintenzionati e farabutti.
La sera seguente, i due ragazzi si erano diretti al vecchio luna park della città. Era un bel posto per stare assieme, e di certo sarebbe stato divertente per Renata. Ma non contò una cosa importante...
"UN CLOWN!"
L'urlo di Renata quasi distrusse i vetri dell'intera città. In un istante si era nascosta dietro la schiena di Vincent, fissando con terrore puro un pagliaccio intento a creare figure coi palloncini per una folla di bambini urlanti. Non sapeva nemmeno perché, ma i clown la terrorizzavano fin da piccola. Eppure dovrebbero divertire la gente no?
Il corvino intanto, osservando la scena un poco stupito, si era messo a ridere a crepapelle.
"Piantala!" Piagnucolò lei, e questo fece ridere ancora di più Vincent. Ovviamente la scenata era fatta apposta per farlo ridere. Doveva ripagarlo per tutte le gentilezze che gli aveva e gli stava dando no?
Dopo essersi allontanati di molto dal pagliaccio, i due decisero di fare un giro sulla ruota panoramica del parco. Renata la guardò con timore. Non le piaceva molto l'altezza. E di certo le piacque molto meno quando ci salì sopra.
Quando giunsero sulla cima dell'enorme ruota rossa piena di luci, improvvisamente il meccanismo si bloccò di colpo, e la corvina lanciò un urlò. Si strinse al ragazzo accanto a lei, spaventata dal vuoto che le faceva venire le vertigini.
"Non avrai paura del vuoto vero?" Ridacchiò lui sorridendo, mentre lei si agitava fissando il terreno 30 metri più giù- Annuì agitata, stringendosi a lui.
"Beh, forse resteremo qui ancora un po. Cosa ti va di fare?" Disse Vincent in tono leggermente perverso, a cui la ragazza sorrise ora più tranquilla. Incrociarono le labbra, baciandosi con passione.













Angolo Kishin
Bene gente 
Tre annunci
1-Scusate se in questi giorni non ho aggiornato. Avete presente quando scordi di farlo una volta e all'improvviso perdi tutta la voglia? Ecco u.u
2-Il prossimo sarà il capitolo conclusivo...
Dell'Atto 1 :3
Saranno 3 in totale, più un extra.
Quindi, non aspettatevi nulla di troppo D'azione per qualche capitolo.
3-In lavorazione al libro, mo sto allenando sul genere Fantasy con One shots. 
Se vi interessa, accetto qualsiasi critica


L'Orco, il Drago e il Vampiro
 

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Capitolo 10
*** Finale 1° Atto ***






Renata camminava avanti e indietro super agitata, le mani nei capelli e gli occhi piccoli carichi di nervoso e panico. Si trovava in una stanza dalle pareti rosa decorate di fiori azzurri, e su un tavolo accanto a lei stava una scatola di cartone chiusa. La corvina la fissava quasi con paura, come se da li dentro uscisse qualche specie di demone, spirito maligno o altro.
Urlò al cielo e si gettò su una sedia li accanto, quasi piantandosi le unghie nella nuca per quanto premeva. Non sapeva cosa fare ne pensare. Era una cosa meravigliosa ma al tempo stesso terrificante.
Ricordava ancora quel giorno di quasi un mese prima.



Era passato quasi un anno e mezzo da quando i due si erano conosciuti, e quel giorno Vincent l'aveva invitata a una gita nel bosco vicino la città. I due attraversarono il limite degli alberi, ritrovandosi all'improvviso in un paesaggio magico e fantastico. Gli alberi, magnifici e alti si innalzavano come torri, costellate da foglie cremisi tra i rami, segno dell'imminente arrivo dell'autunno, e da fiori multicolore tra le radici.
Il sentiero che avevano preso portava a una piccola collina nel folto del bosco, che a quanto si diceva, era abitata da creature magiche della natura. Tutte superstizioni della gente si diceva la ragazza, ma trovava comunque interessanti quelle storie, e l'aspetto quasi sacro della foresta le faceva sorgere qualche piccolo dubbio sulla sua stessa idea.
Quando raggiunsero la collina, Renata rimase immobile a fissare lo spettacolo davanti a lei. Un'ampia radura si apriva davanti a lei, quasi perfettamente circolare. Il vento, che fino a pochi secondi prima spazzava i rami, sembrava non voler passare in quella radura, quasi a non voler rovinare un silenzio sacro. 
Al centro del prato d'erba, si ergeva una grossa pietra grigia coperta da strani simboli dei quali la corvina non trovava il significato. Guardò il ragazzo accanto a lei aspettandosi una faccia confusa come la sua, ma vide solo un sorriso dolce.
"Vieni" disse lui avanzando verso la colonna, seguito a ruota da un'ancor più confusa Renata. 
Il ragazzo la portò proprio accanto alla pietra, la cui ombra incombeva su di loro. Renata si sentì stranamente osservata.
"Vincent, ma cosa..."
Il ragazzo la interruppe, baciandola all'improvviso. Dopo alcuni istanti di sorpresa, la ragazza ricambiò con piacere.
"Da quando ti conosco, la mia vita è diventata luminosa e bellissima. Mi hai reso il ragazzo più felice di questa terra" Renata arrossì a quelle parole, imbarazzata.
"Sei una ragazza meravigliosa e stupenda, la migliore che conosco..." disse facendo una pausa, prendendo qualcosa dalla tasca "Renata Rennings... Vuoi sposarmi?" In mano, in una scatolina aperta, un anello.
In un istante, mille pensieri viaggiarono per la mente di Renata. Immagini di loro due assieme, immagini bellissime, immagini orribili. Pianti, risate, urla, sorrisi, tristezza, gioia. Una mole di pensieri enorme, ma una parola su tutte si fece avanti, impressa a fuoco nella sua mente. Con gli occhi colmi di lacrime e il sorriso più felice che avesse mai avuto, Renata parlò.
"Si"
Anche il ragazzo iniziò a piangere dalla gioia, e subito si abbracciarono  mentre le lacrime si mischiavano tra loro. Sussurrarono entrambi un Ti amo, prima di darsi un bacio profondo.




Renata guardò ancora la scatola davanti a lei, e facendo probabilmente la scelta più seria, o stupida, della sua vita, la aprì. L'interno era bellissimo, e lei quasi pianse nel vederlo. Era un abito bellissimo.





Vincent a prima vista sarebbe sembrato calmo, ma a uno sguardo più attento si poteva vedere il sudore imperlargli la fronte e il braccio preso da un leggero tic. Gli occhi saettavano un po ovunque, osservando gli invitati giunti nella chiesa. Era vestito con un elegante smoking bianco latte con bottoni neri. Il papillon bianco gli dava un fastidio infernale.
Quasi saltò, quando l'organo iniziò a suonare la marcia, e sentendo i passi dietro di lui si voltò lentamente, quasi come avesse timore ci fosse una bestia alle sue spalle. Nel farlo rimase a bocca aperta.
Renata avanzava lentamente verso di lui. Portava un lungo abito nero, in contrasto col suo bianco. La gonna arrivava poco oltre il ginocchio, mettendo in mostra i bellissimi tacchi neri, mentre il corpetto metteva in luce le curve della ragazza. Sul viso, un velo nero nascondeva gli occhi castani, lasciando intravedere solo i capelli, legati in una treccia che arrivava lla schiena. 
Vincent la trovò la creatura più meravigliosa della terra.
Quando finalmente lo raggiunse sull'altare, Renata si tolse il velo, fissando il suo amato negli occhi e sorridendo. Il corvino dal canto suo, praticamente ignorò il prete che parlava, perso nei bellissimi occhi della ragazza davanti a lui. Almeno, finché non arrivarono alla parte più importante.
"Vuoi tu, Vincent Afton prendere questa ragazza come tua sposa?"
La risposta quasi uscì da sola.
"Lo voglio"
"E tu, Renata Rennings, vuoi prendere questo ragazzo come tuo marito?"
Alla ragazza venne da piangere quando sentì l'ultima parola del prete, ma si trattenne, e dopo alcuni istanti parlò.
"Si, lo voglio"
"Allora, vi dichiaro marito e moglie. Potete baciarvi"
Nemmeno il tempo di finire la frase che i due si erano avvinghiati l'uno all'altra, baciandosi con passione.Molti tra il pubblico sorrisero, altri arrossirono di colpo. (Un paio urlarono buu, ma furono subito pestati da un altro paio di ragazze appartenenti al fandom di fnaf.)
Dopo il bacio, i due si infilarono gli anelli a vicenda. Erano semplici strisce d'oro, ma a entrambi interessava poco. In quel momento, interessava solo che erano innamorati.










Dopo un mese

"Vincent...."
"Si?"
"Io.... Sono incinta..."




Angolo Kishin
:3
Eeeeeeh niente
Sclerate :3
Alla prossima con l'arco 2 

Il mio sangue è nero

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Capitolo 11
*** Nuovo lavoro ***






"AAAAAHHHH!"
Un urlò lacerò l'ambiente dell'ospedale, facendo saltare sulle sedie molti pazienti in attesa.
Nella stanza 087, Renata era seduta su un letto, circondata dai genitori e dal marito Vincent che le teneva la mano, mentre stava con le gambe aperte e piegate. Un medico stava osservando con la testa sotto le coperto, dalle quali compariva il profilo di una grossa pancia.
Un altro urlo riempì l'aria, e la corvina iniziò a lacrimare.
"Calmati Renny..." Cercò di dire Vincent, ma la mano della moglie lo prese per il colletto e si trovò addosso il suo sguardo rabbioso.
" NON DIRMI DI STARE CALMA! CAPITO!? NON DIRLO!" Urlò indemoniata. Vincent sbiancò terrorizzato. La sua ragazza infuriata gli faceva più paura di un leone affamato.
"Continui a spingere."
Renata si morse il labbro e obbedì, chiudendo gli occhi e piantandosi le unghie nella carne da quanto le teneva strette. Era un dolore insopportabile, ma doveva farcela.
Le urla continuarono per quasi un altro quarto d'ora. Poi, dopo un ultimo grido carico di dolore, il suono più bello al mondo.
Il pianto di un neonato.
Renata ansimò pesantemente, i capelli spettinati, la fronte sudata e le guance rigate dalle lacrime, ma quando vide il piccolo fagotto tra le sue mani tutto il dolore svanì come fumo al vento.
Il viso piccolo e paffuto era di una bellezza unica agli occhi di Renata, mentre il capo era coperto da una sottile capigliatura scura. Gli occhi erano chiusi, mentre il piccolo strillava a gran voce.
"Calmo piccolo mio, calmati." Disse dolcemente la madre stringendolo a se, e quasi subito il bambino sembrò calmarsi. 
"Vincent, vieni a conoscere tuo figlio."
Il ragazzo, che fin dal primo pianto era rimasto nell'angolo, si avvicinò lentamente al letto dove stavano la moglie e il suo nuovo figlio con passo lento e tremate. Era spaventato a morte all'idea di essere padre, soprattutto mettendosi a confronto con il suo.
Quando lo vide, col suo viso dolce e meraviglioso, tutta la paura svanì di colpo. Sorrise, fissando il piccolo stretto tra le braccia di Renata, i suoi più grandi amori, e alcune lacrime di gioia iniziarono a cadere a terra.
"E'....è bellissimo..." Mormorò il ragazzo, quasi incapace di parlare da quanto era felice.
La ragazza strinse il fagotto grande poco più di un pupazzo ancora per alcuni minuti, commuovendosi nel vedere il volto di suo figlio, per poi porgerlo verso il marito. Questi lo fissò titubante, allungando tremante le mani e prendendolo in braccio. Gli venne paura potesse cadergli quanto era fragile.
"Ciao piccolino..." disse accarezzandogli il volto con l'indice, che fu agguantato dalle dita minute dell'infante. A Vincent venne da piangere dalla commozione. 
Alcuni giorni prima, quando i due saperono con certezza che il piccolo sarebbe stato maschio, iniziarono a decidere il nome da dargli. Andarono da nomi comuni come Luca e Stefano, a esotici come Drogon o Khal. Infine decisero per il nome del fratello del padre di Vincent, l'unico che aveva sempre cercato di farlo felice anche dopo l'abbandono della madre.
"Benvenuto tra noi, Mike."





Vincent era particolarmente stressato. Si muoveva agitato sulla sedia, con la fronte imperlata di sudore e gli occhi piccoli e che scattavano a destra e sinistra.
Stava aspettando che arrivasse il direttore per fare il colloquio del lavoro a cui aveva fatto domanda, ma ora che era lì avrebbe voluto scappare e correre nell'angolo più sperduto del mondo.
Era diventato padre appena una settimana prima, e ora avrebbe dovuto trovarsi un lavoro per mantenere la sua nuova famiglia. La loro casa, presa dal padre quando questi morì in un incidente quasi sette mesi prima, aveva bisogno di molti miglioramenti prima che potesse essere adatta a un bambino. Doveva trovare i soldi, e quindi doveva trovarsi un lavoro.
La porta si aprì lentamente con un sinistro scricchiolio, e Vincent quasi saltò dalla sedia.
Il direttore era un tipo molto grosso, con i capelli castano scuro, baffoni folti con una barbetta sotto il mento e un grosso nasone simile a una patata. Indossava un gilet nero su una giacca giallo oro a strisce nere, con pantaloni e scarpe nere. Sul petto una spilla recava il suo nome: S.Cawthon
"Piacere. Tu devi essere il signor Afton esatto?" Chiese lui mentre si sedeva alla scrivania, fissandolo di continuo con aria critica. 
"Esatto signore." Disse il corvino quasi con tono militare. Non era il tipo obbediente ma voleva quel lavoro a ogni costo.
"Mh, non sei un po' troppo giovane per questo lavoro?"
"Lo ammetto, sono giovane, ma ho molta voglia di lavorare." Rispose Vincent cercando di apparire calmo. Impresa molto difficile.
"Uhm..." Mormorò l'uomo fissandolo pensieroso.
"Ho sentito che hai una moglie e un figlio."
"E-Esatto. Un piccolo di un mese."
Il baffuto tornò a fissarlo con sguardo di chi sta riflettendo. Vincent temette che gli avrebbe detto di no.
"Molto bene." Disse il direttore alzandosi e dirigendosi verso la porta. Il ragazzo sbiancò di colpo.
"No la prego! Mi serve questo posto!" Quasi urlò guardandolo, e quello su voltò con un sorriso divertito.
"La tua divisa è nello spogliatoio." Disse tirandogli una chiave attaccata a una targhetta col numero quattro.
"Ma... ma quindi..."
"Sei assunto."
Vincent sorrise, stringendo in mano la chiave del suo nuovo armadietto.
"Ah, un ultima cosa. Cerca William. Sarà la tua guida mentre lavorerai. E benvenuto nella Fazbear Family Diner." disse uscendo.





Vincent uscì dall'ufficio poco dopo il direttore. Era ansioso di vedere la sua nuova divisa, per cui si diresse rapido verso l'area degli spogliatoi. Passò accanto alla sala centrale, e vedendo lo spettacolo si fermò accanto alla porta a osservare stupito. 
I due robot, Fredbear e Springtrap, erano molto diversi dall'ultima volta che li aveva visti, quasi due anni prima.
Non erano più collegati al terreno, ma restavano in piedi e camminavano senza aiuto di macchinari interni. Vincent rimase stupito, pensando quasi fosse magia, ma dopo pochi secondi capì che c'erano degli umani che 'indossavano' quei pupazzi come dei costumi.
"Beh, di certo non potevano indossarli prima. Chissà che scomodo stare li dentro" Ridacchiò tra se e se, per poi dirigersi allo spogliatoio.
Quando lo raggiunse infine, inserì la chiave nel suo armadietto e lo aprì lentamente. Dentro c'era una divisa color viola acceso con le spalline nere, con accanto un cappello con gli stessi colori. Vincent fissò la divisa quasi fosse una reliquia divina. 
"Bella vero?"
Una voce improvvisa lo riscosse dai suoi pensieri, e voltandosi vide una figura scura nell'angolo buio della stanza che lo fissava. Colui che emerse dall'ombra era un ragazzo di circa 25 anni, i capelli di un castano tendente al rosso e la pella leggermente pallida, con un paio di occhi verde oliva. Sul naso piccolo e affilato poggiavano un paio di grosse lenti rettangolari, e indossava una divisa simile a quella che ora apparteneva a Vincent, ma rosa anziché viola.
"Io sono William Frost, il tuo supervisore."
"Piacere, io sono Vincent Afton." 
I due si strinsero la mano, ma il corvino notò che l'altro era distaccato, quasi infastidito dalla sua presenza.
"Cambiati. Ti mostro come funzionano le cose qui."






Angolo Kishin
Eccovi la Next Gen :3
E hai ragione Vincent. Stare bloccati in una tuta meccanica deve essere "molto scomodo" :3
Quanto al nostro William...
Beh, diciamo che alcuni di voi probabilmente lo conoscono bene :3


 

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Capitolo 12
*** Un giro ***






Dopo pochi minuti, Vincent uscì dallo spogliatoio con la sua nuova divisa da guardia addosso. Il viola dell'abito e del cappello contrastava col nero delle spalline e dei pantaloni. Il corvino non era mai stato uno che pensa alla moda, ma ammise che il viola gli stava benissimo.
Mentre guardava i nuovi abiti con aria estasiata, una voce divertita lo riportò alla realtà.
"Ehy pivello, se passi tutto il tempo a guardare la divisa i ladri ci deruberanno sotto il naso." ridacchiò William fissando il corvino dall'uscio della porta. Vincent arrossì.
"Si scusa..." disse passandosi la mano dietro la nuca imbarazzato. "Iniziamo?"
"Certo, seguimi."
Il castano sparì dietro la porta, seguito a ruota da Vincent. Stava dietro all'altro cercando di mantenere il passo, ma quello sembrava quasi voler mettere più strada possibile tra lui e il nuovo arrivato.
"Questa è la cucina." Disse fermandosi davanti a una porta spalancata, e quando Vincent lo raggiunse il profumo di pizza lo investì. All'interno, decine di forni erano pieni dell'alimento rotondo, mentre una mezza dozzina di addetti vestiti di bianco si occupavano di preparare i vassoi successivamente presi dai camerieri. 
"Come puoi vedere, qui dentro l'agitazione è sovrana, quindi se non vuoi essere spinto come una pallina da pingball non entrare." Ridacchiò William, per poi prendere, con un movimento fluido, una fetta di pizza da un cartone aperto. 
"Una fetta?" chiese a Vincent, ma quello scosse la testa.
"Ok. Procediamo."


- - - - - - - - - - - - - - 


William condusse il nuovo arrivato per tutto l'edificio, mostrando i bagni, la sala giochi, la sala principale, la sala per i ricevimenti e per finire, la sala di controllo.
"Ecco, qui è dove, ehm, lavorerai la prima settimana." disse il castano aggiustandosi gli occhiali, mostrando al corvino una stanza quadrata molto spoglia, con le pareti grigie e sporche, con solo qualche poster alle pareti. Al centro stava un tavolino di legno con un computer sopra, un telefono rosso sangue e un paio di pupazzetti raffiguranti Fredbear e Springtrap, mentre ai lati Vincent notò che c'erano due grosse tubature d'areazione, abbastanza grandi da far passare un uomo.
"Lo so, non è il posto più pulito al mondo. Pochi mesi fa era usata come cantina per la robaccia, ma dato che di recente alcuni ladri hanno provato a entrare abbiamo dovuto istituire una sicurezza più attiva." disse William, giustificando l'aspetto della sala. "Spero tu non sia un tipo impressionabile." Aggiunse ridacchiando.
"No, certo che no." Rispose il corvino.
"Bene, ora ti consiglio di andartene a casa a riposare. Stanotte dovrai stare sveglio dalla mezzanotte alle sei. Fatti trovare qui in tempo." disse il castano voltandosi e andandosene. Vincent iniziava a trovarlo antipatico, ma anche lui si diresse all'uscita.


- - - - - - - - - - -


"Ecco qui la pappa." disse Renata prendendo in braccio il piccolo Mike e allattandolo al seno, accarezzandogli la nuca dove un ciuffetto di capelli neri spuntava ribelle verso l'alto. Da quando il bambino era nato, una gioia immensa le aveva riempito il cuore.
Il rumore della porta d'ingresso che si apriva le fece alzare lo sguardo, e quando Vincent apparve dal corridoio sorrise. 
"Ciao amore." Disse lei, e lui si avvicinò e la baciò sulle labbra.
"Come stanno i miei amori?"
"Bene. Te invece?"
"Ottime notizie! Mi hanno preso!" Disse eccitato il corvino, e anche Renata sorrise.
"Sono felice per te."
"Per noi." La corresse, e la baciò di nuovo.
Dopo che la corvina ebbe allattato il bebè lo passò al marito, che lo prese in braccio e lo guardò sorridendo. Col dito gli fece il solletico sul nasino, ma il piccolo lo afferrò con la manina, ed entrambi i genitori sorrisero. ( E le fan fecere AWWWWWW)
"Ehy Mike, il tuo papino avrà un lavoro nel posto migliore sulla terra." Disse il ragazzo sorridendo, e gli sembrò che anche il piccolo sorridesse.


- - - - - - - - - - - -


Dopo essersi riposato per alcune ore, Vincent si preparò per andare al suo nuovo lavoro. Erano le 22.35, quindi si fece un bagno veloce, si vestì con la sua nuova divisa, diede un bacio alla moglie e al figlio e uscì.
Raggiunse il locale alle 23.55, e davanti alla porta d'ingresso trovò ad aspettarlo William con aria seccata.
"Sei arrivato finalmente. In perfetto orario come un bravo studente."
Vincent annuì, cercando di farsi passare l'antipatia per quel tizio.
"Tieni, ecco il tuo Equipaggiamento da battaglia." Disse l'occhialuto ridacchiando, porgendo al corvino una torcia elettrica e un mazzo di chiavi. "Buonanotte Vinny, e non spaventarti." Aggiunse poco prima di andarsene, lasciando l'altro ragazzo confuso, ma facendo spallucce entrò nel locale e chiuse a chiave.
Dentro, l'aspetto della pizzeria era molto più tetro e spaventoso. L'oscurità sembrava dare vita al posto, dando l'impressione che nell'ombra qualcosa lo stesse osservando. 
Quella sensazione lo fece pensare al sogno che faceva tempo fa, prima di conoscere Renata, ma fu un pensiero rapido a svanire, e ignorando l'inquietudine del posto avanzò nei corridoi verso la sala di controllo, senza sapere di essere osservato.
Appena entrò nella sala si sedette alla sua postazione, ma quasi saltò dalla sedia (Primo Jumpscare della storia) quando il telefono squillò all'improvviso, distruggendo il silenzio di poco fa. Senza nemmeno il tempo di prenderlo in mano, l'apparecchio si accese da solo, e una voce parlò.


Hello Hello?









Angolo Kishin
Eh eh, ecco il nostro telefono squillante preferito :3
Scusate se in questi giorni scrivo a giorni casuali. In sti giorni ho tanta roba tra le mani ^^
E, rubo il mio angolo personale per dire na cosa
BENTORNATO MANUEL! 
FANGIRL! PRENDETELO!
*Mentre nessuno lo fissa ruba Springtrap e Toy Bonnie*


Valar Morghulis


 

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Capitolo 13
*** One night at Freddy's ***





"Hello Hello?"
Vincent rimase leggermente confuso dalla situazione.
"Vedo che sei riuscito a non perderti pivello." Disse la voce, che il corvino riconobbe come quella di William dal tono sfrontato.
"Bene, benvenuto al tuo primo giorno, oh scusa, alla tua prima notte di lavoro come guardia notturna. Ti troverai bene qui..." 
Non sapeva perché, ma Vincent si aspettava un Ma.
"Ma dovrei avvertirti di una cosettina."
Oh oh... Pensò la giovane guardia.
"Forse, dico forse, avrei dovuto avvisarti che in questo edificio di notte accadono cose abbastanza strane."
A quelle parole Vincent alzò un sopracciglio. Che intendeva?
"Non so esattamente cosa accada, ma alcuni dicono che i costumi la notte vengano posseduti dagli spettri di un vecchio cimitero indiano sepolto sotto la pizzeria. uhhh." Disse la voce imitando il verso di un fantasma. Se fosse stato lì, il corvino l'avrebbe guardato male.
"Quindi, cerca di sopravvivere la notte. Non vorremo un incidente. troppe scartoffie da riempire e compilare."
"Vedo che ci tiene molto a me..." Sbuffò Vincent. Quel ragazzo proprio gli stava sulle scatole.
"Allora a domani. Speriamo." Aggiunse ridacchiando, e il messaggio si spense. 
Il corvino si poggiò allo schienale e sbuffò osservando il soffitto ammuffito. Spettri indiani che muovono i costumi, si certo. Non ho più 5 anni. Pensò ridendo a quel modo stupido di mettergli paura.

-------------------------------------------------

1.00

Con un profondo sbadiglio, Vincent si appoggiò coi gomiti alla scrivania, tentando di tenere su la faccia. Anche se aveva riposato, aveva comunque un sonno pazzesco, e di certo la noia di quel posto non aiutava a restare svegli.
Motivato più dalla noia che dalla curiosità, iniziò a guardare le telecamere dal vecchio computer. Osservò le varie stanze del locale: Cucina, Sala Riparazioni, Sala giochi, Il Palco. A quest'ultimo però notò una cosa strana.
Sulla pedana di legno c'era il costume di Fredbear, abbandonato a terra con le braccia abbandonate a terra e la bocca aperta, che sembrava quasi guardarlo con quegli abissali occhi neri. A Vincent quello sguardo vuoto fece venire i brividi, non sapeva nemmeno lui per quale motivo preciso.
"William..." Mormorò, intuendo che quello stronzo aveva messo il costume dell'orso sul palco per fargli paura. 
Sbuffando, Vincent si mise il cappello sugli occhi e si poggiò alla sedia, cercando di riposare gli occhi per qualche minuto.

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Una nebbia grigia copriva l'intera area, impedendo al corvino di vedere oltre il suo naso. Si sorprese un po'. Era da mesi che non aveva quel sogno, ma pensò che in fondo, una cosa che durava da anni non poteva svanire in poco tempo. Era già buono che non lo infestasse ogni notte.
Il paesaggio attorno a lui cominciò a delinearsi, e in pochi attimi riuscì a riconoscere il pavimento a scacchi e le decorazioni a forma di pizza alle pareti. Ma la figura con le orecchie da coniglio non c'era.
"Dov'è diavolo è quel maledetto coniglio?" Si chiese guardandosi attorno, ma non vedendo nessuno decise di esplorare il luogo.
Mentre passeggiava nei corridoi a scacchi, l'unico suono era il suo passo ritmico sul pavimento di ceramica. Nemmeno una mosca, non il più minimo rumore. Era incredibilmente inquietante. 
Raggiunse una grande stanza quadrata, con alcuni tavoli distrutti e rovinati negli angoli, mentre ovunque era pieno di ragnatele e sporcizia varia. Di certo nessuno veniva lì da molti anni. 
Una luce improvvisa si accese, e sul palco ammuffito si trovava una figura scura. Sembrava la figura con orecchie da coniglio, ma stavolta era totalmente nera con riflessi blu scuro, e gli occhi bianchi senza pupilla. I contorni sembravano svanire, come fosse formato da fumo.
Vincent rimase stupito. Non ricordava un tale essere, e lentamente si avvicinò. Quando fu a circa due metri da lui però, la figura si allontanò da lui, facendogli cenno di seguirlo, e così lui fece.
Non sapeva perché stava seguendo un coniglio fatto di ombre, ma sentiva di doverlo fare. Forse avrebbe fatto finire quegli incubi una volta per tutte, quindi restando in silenzio camminò dietro alla figura.
I due raggiunsero la sala riparazioni, e improvvisamente il coniglio si bloccò davanti alla porta, indicandola con il dito. 
"Devo entrare?" Domandò Vincent, e la figura semplicemente annuì.
Il corvino allungò la mano, timoroso di entrare. Afferrò la maniglia e la girò, e la porta si aprì con un lento cigolio. E il ragazzo osservò scioccato la figura davanti a lui.
A terra, in mezzo a una pozza di sangue cremisi che ricopriva quasi tutto il pavimento grigio, stavano 5 bambini. I loro corpicini orribilmente sfigurati, pieni di ferite e lividi sul viso e sulle braccia. Un paio avevano la gola tagliata, dalla quale uscivano fiotti di sangue, mentre altri avevano il petto squarciato. Uno, quello coi capelli dorati ormai sporchi di sangue, non aveva più gli occhi, e dalle orbite scendevano sulle guance lacrime di sangue.
Vincent osservò sconvoltò lo spettacolo, e cadendo a terra sulle ginocchia sentì il vomito salirgli dallo stomaco. E fu allora che sentì i passi.
Alzando lo sguardo, vide incombere sopra di lui una seconda figura nera. Questa non aveva orecchie di nessun tipo, e le uniche parti vagamente riconoscibili erano delle strane ali sulla schiena e occhi blu penetranti.
"Presto..."
Furono le uniche parole mormorate dalla creatura, prima che la sua figura si ingrandì, inglobando tutto l'ambiente attorno a se, e Vincent si ritrovò a galleggiare nell'oscurità totale, con solo quei due zaffiri infernali che lo osservavano. Poi svenne.

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"AAAH!"
Vincent si svegliò urlando e quasi cascò dalla sedia tale era lo spavento. Era completamente sudato, e sentiva il cuore che stava per esplodergli dal petto. Ci mise sopra la mano, e cercando di calmarsi il respiro e il battito iniziarono a diventare più regolari.
"Era solo un incubo..." Mormorò tra se e se, ma ancora quell'immagine gli metteva addosso terrore puro.
Un suono improvviso lo riscosse dai suoi pensieri, e alla fine del corridoio davanti a lui vide qualcosa muoversi svanendo dietro la parete. Al corvino venne il panico. Al primo giorno e qualcuno era già entrato, che figura di merda. 
Ingoiando saliva e paura, si alzò dalla sedia e prese la torcia, dirigendosi verso il corridoio a passo lento. Non era mai stato un tipo pauroso, ma se c'era qualcuno poteva essere armato, e aveva il terrore di non riuscire a tornare dalla sua famiglia. Ma se avesse perso il lavoro, sarebbe stato anche peggio, quindi andò avanti.
Svoltato l'angolo, vide la figura svanire dietro un altro muro, e iniziò a rincorrerla. Ogni volta che raggiungeva la parete dov'era svanita, la vedeva scomparire dietro un'altra. La situazione continuò per alcuni minuti, finché il corvino la vide entrare in una stanza e chiudere la porta di metallo, con sopra inciso a lettere rosse: Sala Riparazioni.
Il ricordo del sogno di nemmeno dieci minuti prima gli invase la mente, e quei corpi riversi a terra gli fecero salire ancora la nausea. Cercando di calmarsi, respirò lentamente e poggiò la mano sulla maniglia, abbassandola lentamente e aprendo la porta.
"AAAAAAAHHHHHH!!!"








Angolo Sangue nero
Esatto, termino qui.
Muahahahahahaha
E non preoccupatevi, il prossimo capitolo arriverà presto. In questi giorni sono stato impegnato con impegni familiari (Ovvero mio fratello mi ha preso il Pc)
E p.s: Ai fan di La Ragazza Drago di Licia Troisi, ho scritto una fic se vi interessa:

Sorelle
Attenzione, Spoiler sull'ultimo libro.
Alla prossima

Valar Morghulis

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