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di Francy_Kid
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 ***
Capitolo 10: *** Cap. 10 ***
Capitolo 11: *** Cap. 11 ***
Capitolo 12: *** Cap. 12 ***
Capitolo 13: *** Cap. 13 ***
Capitolo 14: *** Cap. 14 ***
Capitolo 15: *** Cap. 15 ***
Capitolo 16: *** Cap. 16 ***
Capitolo 17: *** Cap. 17 ***
Capitolo 18: *** Cap. 18 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


Cap. 1



Un'esplosione sorprese gli alunni ed i professori del Liceo François Dupont.

Marinette, alla vista dell'akuma, fece rientrare i suoi compagni nell'aula, ignorando le proteste di Chloé, perché non voleva ascoltarla, e Alya, perché voleva registrare tutto per il suo LadyBlog; alla fine, aiutata dalla professoressa Câline Bustier, riuscì a chiuderli nella stanza, non notando che Adrien era sparito da un bel po'.

La ragazza corse sulle scale, fermandosi a metà e urlando all'akuma per permettere ad alcuni suoi coetanei di fuggire.

Il suo piano funzionò, ma solo ora si ricordò che non era Ladybug.

L'uomo puntò contro di lei una pistola, sparando un raggio laser che se non avrebbe schivato l'avrebbe centrata in pieno; il ferro iniziò a corrodersi dov'era stato colpito, tremando e scricchiolando pericolosamente.

Marinette, per la seconda volta, vide puntata contro di lei la pistola, decidendo di saltare appena prima di essere colpita.

Toccò terra e, sentendo le scale scricchiolare nuovamente sopra di lei, si voltò, non facendo in tempo a schivarle.

Alya batteva i pugni contro la porta della classe, cercando di aprirla, ma la sua amica li aveva chiusi dentro.

La corvina riaprì gli occhi, accorgendosi che le scale le avevano intrappolato le gambe, lasciandola libera dal bacino in su.

Cercò di liberarsi, ma era incastrata e le fitte alla gamba destra le impedivano i minimi movimenti.

Guardò spaventata l'akuma davanti a sé, torreggiante sopra di lei, puntandole contro per l'ennesima volta la pistola.

"È la fine..." pensò la ragazza restando immobile, chiudendo gli occhi ad attendere il colpo.

Il rumore del caricamento della pistola ronzava nelle sue orecchie e l'unica cosa a cui riusciva pensare era che aveva fallito come Ladybug, tradendo Tikki, Chat Noir e tutti i parigini che contavano su di lei.

Ad un certo punto, un suono metallico ruppe il ronzio, sostituito dal ringhio dell'uomo reso malvagio da Papillon; l'adolescente riaprì gli occhi e vide Chat Noir che faceva roteare abilmente il suo bastone tra le dita, ghignando.

«Non credevo esistessero dei giocattoli così pericolosi. Più tardi farò reclamo alla fabbrica per toglierli dal mercato.» esclamò, per poi lanciarsi verso il nemico, calciandolo all'addome e scaraventandolo a diversi metri di distanza. «Principessa, stai bene?» chiese preoccupato.
«Se per te "bene" significa essere imprigionati sotto un cumulo di macerie allora sto bene, grazie.» rispose meno acida possibile, volendo liberarsi al più presto per trasformarsi.

Il biondo le ammiccò, mettendosi accanto a lei per sollevare i detriti, permettendole di strisciare fuori.

Marinette diede un rapido sguardo al danno che aveva subito: i pantaloni erano lacerati dal ginocchio in giù e, sulla gamba destra, si poteva vedere un taglio poco profondo, per sua fortuna, dal quale sgorgava del sangue e la caviglia piegata in uno strano angolo.

La ragazza non fece in tempo a rialzarsi da sola che Chat la prese in braccio in stile sposa, saltando sul tetto della scuola e, successivamente, davanti alla pasticceria dei coniugi Dupain-Cheng, aiutata dal suo partner di battaglia a rimanere in piedi.

Il danno alla caviglia sembrava parecchio grave e doloroso, ma lei strinse i denti, con un solo pensiero per la testa: battere l'akuma.

«Mari, io devo andare a prendere a calci l'uomo cattivo. Tu vai subito in ospedale, hai bisogno di cure urgenti.» si raccomandò Chat, avvicinandosi all'entrata del locale, ma venne fermato da Marinette.
«Devi farmi un favore.» lo pregò; sapeva che le avrebbe fatto parecchio male, ma doveva sopportare per i suoi amici ancora rinchiusi nella scuola. «Devi rimettermi in sede la caviglia.»
«Cosa?! No, non posso.» rispose lui nel panico, voltandosi verso la scuola dopo aver sentito delle urla di studenti.
«Invece sì che puoi.» la corvina gli mise una mano sulla guancia, spostando lo sguardo su di lei. «Io mi fido di te Chat, puoi farcela.»
«Io non voglio farti soffrire...» disse, ma la sua compagna insisteva.
«Sicuramente non mi farai più male di quello che sentirò quando lo faranno i medici.» scherzò, trattenendo una smorfia di dolore quando si sedette a terra. «Per favore. Fallo.»

Chat la guardò sconvolto, ma, alla fine, cedette: si inginocchio davanti a lei, afferrandole delicatamente la caviglia, cercando di non far vedere quanto la ferita lo mettesse a disagio: «Mi dispiace...»

Senza dire nient'altro, il felino tirò il piede della corvina, che trattenne un urlo di dolore.

Il suono nauseante delle ossa che si spostavano rimbombava nelle orecchie dell'eroe, che pregò di non aver fatto una sciocchezza, chiedendosi perché avesse ascoltato la richiesta dell'amica di rimetterle in sede un arto dislocato.

Subito Chat si mise in piedi; non voleva vederla sull'orlo delle lacrime a causa sua.

Lo faceva stare male.

Il ragazzo la aiutò ad alzarsi dopo che lei gli porse la mano, aprendo la porta della pasticceria e facendo sedere la corvina sul bancone, scusandosi con lei per lasciarla sola.

Appena se ne andò, Marinette chiamò Tikki, che uscì dalla borsetta.

La tuta di Ladybug era magica e, quasi sicuramente, le avrebbe impedito di sentire dolore, pensò la portatrice.

«Posso lottare?» chiese.
«Te lo sconsiglio vivamente, ma siccome tu sei l'unica a poter purificare l'akuma allora devi lasciare che sia Chat a fare la parte più dura.» spiegò il kwami, preoccupata per la situazione di entrambi.
«Capito. Tikki, trasformami!»



 

Marinette era sdraiata sulla chaise-longue, fissando la schermata del cellulare.

Quel pomeriggio, lei e Chat Noir avevano lottato contro un akuma abbastanza forte.

O meglio, Chat Noir aveva lottato, lei si era limitata ad evocare il Lucky Charm per immobilizzare il nemico e poi purificare la farfalla, nulla di più.

Tutto restando ferma in un punto e poggiando al minimo la gamba ferita per non peggiorare la situazione.

Subito dopo, accompagnata dai genitori, andò in ospedale per farsi curare la gamba: aveva una microfrattura alla tibia e una brutta dislocazione della caviglia.

Il medico, dopo averle messo il gesso, le aveva raccomandato un mese di totale riposo e, scaduti i trenta giorni, avrebbe dovuto mettersi un tutore alla caviglia.

La ragazza sbuffò, ignorano il costante prurito dovuto alle fasciature, rispondendo all'ennesimo messaggio preoccupato di Alya.

Erano le dieci e mezza passate e gli antidolorifici iniziavano a fare effetto, stordendola e facendole venire sonno.

Solo un bussare alla finestra la risvegliò abbastanza per guardare chi era: Chat Noir.

Alzandosi a fatica, saltellò fino a dove il suo partner di lotta la stava aspettando, per poi entrare in un batter d'occhio.

«Buona sera, Purr-incipessa.» esclamò, avvicinandosi a lei.
«Ciao Chat. Cosa ci fai qui?» rispose, strofinandosi gli occhi stanchi.
«Sono venuto a vedere come stai. Mi sono preoccupato quando ho visto che brutta ferita avevi.» disse, guardando il gesso, sbiancando.
«Non è niente.» si affrettò a dire, cercando di calmarlo. «Solo una dislocazione della caviglia e una microfrattura alla tibia.» spiegò con nonchalance, zoppicando per tornare a sedersi.

Il ragazzo si affrettò ad aiutarla, facendole mettere una mano attorno al collo per non farle appoggiare la gamba, fungendo da stampella, siccome le sue le aveva lasciate accanto al divanetto.

Appena si sedette, Marinette lo ringraziò e lo invitò a mettersi accanto a lei.

Il felino accettò, facendole poggiare la gamba sopra le sue per tenerla alta, vedendola arrossire immediatamente.

«Mari, ti volevo chiedere scusa.» iniziò Chat dopo un minuto di silenzio. «È colpa mia se ti sei fatta male e non credo di aver aiutato molto quando ti ho tirato la caviglia...»
La ragazza per confortarlo, e anche per la stanchezza, poggiò la testa sulla sua spalla, mettendogli le braccia attorno al collo: «Non è colpa tua. Sono stata io a voler uscire dalla classe per aiutare i miei amici a scappare ed ora ne pago le conseguenze. –sbadigliò– È anche colpa mia averti costretto a fare una cosa che non volevi. Sono io a doversi scusare.»

L'eroe girò la testa verso di lei, sfiorandole la fronte con le labbra, sorridendo; era felice di sentire che stava bene e, vista la sua situazione attuale, pensò che sarebbe stato meglio lasciarla riposare.

«Ti aiuto a salire sul letto?» chiese, divertito dal l'espressione assonnata dell'amica.
«Non voglio alzarmi... Tu sei comodo...» bofonchiò in risposta, sistemandosi contro il suo petto. «E sei caldo...» mormorò subito dopo, coccolandosi maggiormente.

Il ragazzo era rosso come un peperone, irrigidendosi ad ogni movimento di Marinette; solo quando sentì il suo respiro lento e regolare capì che si era addormentata, abbracciandola, dondolandosi per cullarla.

In quel momento era lei ad assomigliare ad un gattino, non lui.

«Buona notte, Mari.» sussurrò, baciandole la fronte, sistemandole la frangia.

Erano quelli i momenti in cui desiderava non andarsene dalla stanza, fregandosene delle conseguenze.

Ma domani sarebbe stato un altro giorno e, sicuramente, trenta giorni non sarebbero passati poi così velocemente.



 

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Vi sembrerà strano, ma io questa fanfiction l'ho sognata!

Appena svegliata mi sono detta: «Eh no! La MariChat non posso non scriverla!» anche perché finisce con...

No. Niente spoiler :3

Povera Mari che non può fare nulla ;P

Ma c'è Chat a consolarla😏😏

Questo è un altro mio filmino mentale ^^

Spero vi abbia interessato :3

Al prossimo capitolo :D

Francy_Kid

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


Cap. 2

 

Un altro giorno di scuola era iniziato e, malgrado la fatica che Marinette ebbe dovuto fare durante il tragitto casa-scuola, senza contare le scale, era filato tutto liscio.

Per ora.

Adrien entrò con dieci minuti di ritardo, scusandosi subito con la professoressa, non potendo non voltarsi a guardare la corvina, sorridendole e facendola arrossire.

Le prime ore di lezione passarono abbastanza lentamente per tutti, soprattutto per Adrien, che non riusciva a togliere dai suoi pensieri la ragazza seduta alle sue spalle, preoccupato per la sua gamba e sollevato dal fatto che stesse bene per venire a scuola.

I suoi pensieri furono interrotti dalla campanella dell'intervallo e dai suoi compagni di classe che uscivano per prendere una boccata d'aria fresca.

Tutti tranne Marinette.

«Io rimango con te.» esclamò Alya, non cedendo alle lamentele della sua amica.
«Tu devi passare un po' di tempo con Nino, io me la caverò: dura solo un quarto d'ora l'intervallo!» rispose la corvina, facendola sbuffare.
«Posso rimanere in classe con voi.» s'intromise Nino, sistemandosi la visiera del cappello.
«Ma non scherzare. L'intervallo è l'unico momento durante la scuola in cui voi due potete nascondervi e sbaciucchiarvi senza che io vi dica quanto siete carini.» ammiccò Marinette, facendo arrossire il ragazzo e urlare la mora.
«Posso rimanere io con lei.» esclamò deciso Adrien, notando immediatamente le guance velate di rosa della corvina.
Alya guardò i due, sorridendo malignamente: «Ok, se la mettete in questo modo.» rispose, per poi chinarsi verso Marinette, sussurrandole nell'orecchio. «Dimmi se anche qua ci sono dei baci.»

I due loro amici uscirono dalla classe, chiudendo la posta alle loro spalle, ghignando per l'opportunità data alla corvina.

Marinette, era ancora più imbarazzata di prima, tant'è che non guardava Adrien dritto negli occhi.

«Posso sedermi accanto a te?» chiese il biondo, interrompendo il silenzio che era venuto a crearsi.

La ragazza annuì, sfregando il palmo della mano contro l'altro.

«Mi hanno detto che sei stata parecchio eroica ieri.» riprese Adrien, volendo attirare il suo sguardo. «Mi dispiace non essere stato lì, ma, appena ho visto l'akuma, ero andato a nascondermi.» mentì, fingendosi imbarazzato.

La corvina continuava a non guardarlo, ma i suoi atteggiamenti erano cambiati: ora sembrava che volesse dire qualcosa, ma non aveva il coraggio di farlo.

«Se fossi stato lì con te avrei impedito quell'incidente.» continuò il ragazzo, finalmente facendo voltare verso di sé l'amica, ancora rossa come un peperone.
«N-No...» balbettò. «S-Se tu fossi stato lì con me anche tu ti saresti potuto fare del male... Ed io non voglio che tu te ne faccia...» sussurrò l'ultima parte, ma Adrien riuscì a sentirla, sorridendo per la gentilezza dell'adolescente.
«So che è troppo forte per te e che faresti di tutto per aiutare gli altri, ma la prossima volta aspetta l'arrivo di Ladybug e Chat Noir. Così non ti farai male.» ammiccò il ragazzo, facendola annuire con la testa. «Ho anche saputo che Chat Noir ti ha soccorsa.» riprese, volendo conoscere meglio la ragazza che, solitamente, era seduta dietro di lui nei panni del modello parigino.
«Sì... Solo che gli ho fatto fare una cosa abbastanza... raccapricciante...» rabbrividì, rivedendo la scena del suo compagno di lotta che le tirava la caviglia per rimetterla in sede. «Ieri sera era venuto a casa mia, ma non mi ricordo se gli ho chiesto scusa o mi sono addormentata addosso a lui.» ridacchiò, cercando di ricordare, ma i ricordi erano sfuocati da quando il felino era entrato in camera. «S-Scusa. Ti sto annoiando con le mie paranoie.»
«Affatto.» ripose lui, tranquillizzandola.

Il biondo la guardò, ancora sorridente, divertito dalle sue reazioni e dal tempo che, in quei trenta giorni, passeranno insieme.

"Io me lo ricordo, Purr-incipessa."


 

«Tikki, come farò con gli akuma?» chiese preoccupata la corvina, seduta alla scrivania per finire degli schizzi, malgrado la gamba sollevata e la posizione scomoda.
«Non saprei... O che raggiungi Chat quando ha liberato l'akuma, o che, come ieri, fai fare tutto il lavoro a lui.» rispose, con la bocca piena per il biscotto.
«Ma il gesso? Si vede vista la tutina super attillata!» piagnucolò, poggiando la fronte sul tavolo, frustrata. «L'unica più plausibile è la prima opzione...»

Un bussare alla finestra attirò la sua attenzione, facendole alzare lo sguardo e trovandosi dall'altra parte del vetro proprio Chat.

La ragazza, a fatica, si alzò in piedi, aprendo l'anta per farlo entrare, per poi sedersi sulla sedia.

«Buona sera, Purr-incipessa.» miagolò il biondo, prendendole la mano e baciandone il dorso, non staccando gli occhi verdi da quelli azzurri della ragazza.
«Buona sera anche a te, Gattino.» rispose, accettando le avance dell'eroe. «Cosa ti porta nella mia stanza, questa volta?» chiese, con le labbra di Chat che le sfioravano la mano.
«Devo darti una notizia, Principessa.»

Il felino alzò lo sguardo su Marinette, per poi avvicinarsi lentamente al suo viso, sfiorandole la punta del naso con la propria, facendola arrossire.

Non si era mai trovata così vicino al suo partner prima d'ora –nelle sue vesti civili– e non aveva mai notato quanto meravigliosi fossero i suoi occhi anche quando c'era poca luce.

«Da oggi, e per tutti i trenta giorni seguenti, io ti assisterò nella guarigione, soddisfacendo ogni tuo desiderio, tranne quello di andarmene.» ghignò, notando immediatamente l'espressione crucciata e confusa dell'amica.
«Non dire cavolate. Devi proteggere Parigi di notte.» ribatté la corvina, voltando la testa a lato per non guardare più i suoi occhi magnetici.
«Io mi faccio vivo solo quando la situazione lo richiede, ed ora c'è una damigella bisognosa d'aiuto. Quando il dovere chiama, il cavaliere non può fare a meno che rispondere.» s'inchinò lui, facendole l'occhiolino non appena alzò la testa.

Marinette sbuffò, sapendo che Chat non si sarebbe arreso: "Dovrò condividere trenta giorni con un gatto rompiscatole." pensò l'adolescente, sedendosi nuovamente sulla sedia da ufficio, per continuare nel suo lavoro.

«Che stai facendo?» chiese curioso il felino, sbirciando dal bordo della spalla della ragazza.
«Uno schizzo di una creazione che mi è venuta in mente stamattina a scuola. Non sono riuscita a completarlo in classe, così lo completo ora.» ripose lei, aggiungendo un paio di scarpe ai piedi della figura femminile che aveva disegnato.

Il biondo si avvicinò ulteriormente, sfiorandole la guancia con la sua per guardare meglio.

Marinette s'irrigidì al gesto, sentendo il calore della guancia di Chat contro la sua, voltandosi verso di lui e sbirciando i dettagli della sua maschera nera, quasi trovando famigliari i lineamenti del viso.

«Io ci aggiungerei una giacca di jeans nera o un giubbotto di pelle.» esclamò il ragazzo, ma la corvina non lo stava ascoltando, finché l'eroe non si voltò verso di lei: i due erano a pochi millimetri di distanza, incapaci di distogliere lo sguardo dagli occhi dell'altro.

Chat si sistemò meglio accanto a lei, non interrompendo il contatto visivo.

Si diceva che gli occhi fossero lo specchio dell'anima e, in quel momento, il ragazzo capì quanto fosse fantastico l'animo di Marinette: forza, determinazione, gentilezza e parecchie altre qualità che la corvina possedeva.

«Sei bellissima...»
«Cosa?» chiese l'adolescente, non capendo ciò che Chat aveva detto, siccome aveva sussurrato.
«Ho detto che sei bellissima.» ripeté, vedendola arrossire.

I due si avvicinarono sempre di più, ignorando cosa diceva loro la mente: "Sei già innamorata di un altro!", "Non baciarlo!". Ascoltavano solo ciò che il cuore ed il loro corpo diceva.

"Fallo."

Chiusero gli occhi, perdendosi nel loro momento più intimo, finché le loro labbra non si incontrarono, morbide su quelle dell'altro.

Un lampo bianco esplose sotto le palpebre di entrambi, come dei fuochi d'artificio in una notte d'estate e un'energia nuova li travolse, energia che nessuno dei due aveva mai provato prima d'ora, nemmeno dopo la prima volta che avevano sconfitto un akuma.

Il felino sentì il calore del corpo di Marinette attraverso la divisa da eroe quando lei gli cinse le braccia attorno al collo, tirandolo verso di sé; lui le poggiò le mani sui fianchi, inclinando di poco la testa per assaporare meglio le sue labbra.

Marinette era incapace di pensare razionalmente; nella sua testa vorticavano immagini di Adrien e di Chat Noir.

Si meravigliava del fatto che quand'era Ladybug non aveva mai ceduto alle avance del suo compagno di lotta, non baciandolo perché innamorata di Adrien –senza contare durando le scontro con Dark Cupid–

Adrien.

La ragazza riaprì gli occhi quando si staccò dal felino per riprendere fiato, fissando i suoi verdi, provando sin da subito il senso di colpa.

«Chat... Mi dispiace... Non dovevamo...» disse con un filo di voce, dovuto al groppo in gola, voltandosi per non vedere la paura nei suoi occhi.
«Come "non dovevamo"? Mari, che significa?» chiese il ragazzo, mettendole il pollice e l'indice sotto il mento, volendo capire ciò che diceva.
«Lo sai anche tu che questa cosa è sbagliata: tu ami Ladybug ed io un altro ragazzo...» spiegò dispiaciuta, girando nuovamente la testa a lato, non potendo alzarsi per la gamba rotta.

Chat si allontanò da lei, camminando al centro della stanza, dandole le spalle.

«Mi disp–»
«Ti dispiace?» sbraitò, voltandosi di scatto.

La corvina si accorse subito delle orecchie del costume piegate all'indietro, proprio come i gatti quando sono arrabbiati.

«Tu credi realmente che ti avrei baciata se mi piaceva un'altra?»

Marinette sgranò gli occhi, non capendo ciò che stava dicendo: davvero non era innamorato di Ladybug?

«Chat...» tentò di dire, ma l'eroe si era già mosso verso la finestra, aprendola e poggiandosi sul bordo.
«Ho capito che questo bacio non ha significato nulla per te. Tranquilla, anche per me non è stato un granché.» esclamò, saltando per mischiarsi al buio della notte, lasciando l'adolescente sola.

«Che cos'ho fatto?» sussurrò, accorgendosi solo ora delle lacrime che le scorrevano lungo il viso.



 

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Vi prego: non picchiatemi!

C'è una spiegazione a tutto ciò.

...

Ok, non è vero, volevo solo farli litigare un po' xD

Oltre ai riferimenti "puramente casuali" a Shadowhunters, l
'amore non è bello se non è litigarello U^U

I'm a bad girl😏

Per sapere come continua, restate connessi ;)

Francy_Kid

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


Cap. 3



Adrien faticò a svegliarsi la mattina successiva: aveva passato tutta notte a cercare un modo per scusarsi con Marinette per la reazione esagerata che aveva avuto la sera precedente, pentendosi delle sue parole non appena aveva annullato la trasformazione.

Il ragazzo, mezzo addormentato, diede una fetta di Camembert al suo kwami, si preparò per la scuola e scese a fare colazione, dando così inizio ad una giornata noiosa e straziante.


 

Il biondo si recò in classe, sedendosi al suo solito posto e poggiando la testa sulle braccia incrociate, curvo sul banco.

«Ehi amico, che ti succede?» chiese Nino, sistemandosi gli occhiali.
«Niente.» mentì, voltandosi verso di lui. «Ho solo dormito poco, tutto qua.»

Ad attirare l'attenzione di Adrien fu l'entrata di Marinette, seguita da Alya, che le aprì la porta; anche lei aveva gli occhi rossi e l'espressione distrutta.

Il ragazzo non poté fare a meno di guardarla, sentendosi immediatamente responsabile per il suo stato attuale; certo, era stata lei a dirgli che non dovevano baciarsi perché entrambi amavano un'altra persona, ma era stato lui a reagire in maniera esagerata.

Tutto solo perché non credeva in un suo rifiuto e non voleva perdere un'amica; e poi, la corvina non sapeva il vero motivo per cui Chat Noir era andato fino in fondo, rischiando il peggio.

Marinette si sedette al suo posto, ignorando i commenti acidi di Chloé e le domande su come mai era in quello stato di Nino; continuava a fissare il muro davanti a sé, con espressione triste e assente.

Adrien si voltò verso la professoressa non appena iniziò l'appello, non accorgendosi che era in classe da circa cinque minuti; decise che all'intervallo sarebbe rimasto ancora con lei, volendo trovare il modo più adatto per scusarsi.

 

Le prime ore di lezione passarono abbastanza velocemente; Marinette salutò Alya e Nino non appena uscirono, rimanendo in silenzio appena l'aula rimase vuota.

Adrien entrò pochi secondi più tardi, dopo essere tornato dal bagno: «Ehi Mari, va tutto bene?» domandò, notando che era ancora giù di morale.
«Sì, va tutto bene.» mentì, asciugandosi una lacrima che le bagnava la guancia. «Adrien, almeno per oggi, potresti uscire con gli altri?» chiese tirando su con il naso, evitando di guardare direttamente il compagno.
«Ma ho promesso ad Alya che ti avrei fatto compagnia.» rispose lui, visibilmente deluso da quella richiesta più che giustificata.
«Lo so, ma ora vorrei solo restare da sola. Per favore.» lo pregò, cercando di mantenere la voce più ferma possibile.
«Mari, io non voglio lasciarti sola. Puoi lanciare anche le stampelle per farmi uscire, ma poi non avresti più nulla da tirarmi dietro.» scherzò, sperando di alleviare il suo cattivo umore.
«Ho la mia cartella.» ribatté lei, tirando su con il naso.
«Certo, ma dopo chi spiega alla professoressa chi ha messo in disordine l'aula?» domandò, camminando lentamente verso il banco dell'amica, rimanendo a debita distanza.

Davvero credeva che gli avrebbe lanciato addosso qualcosa, ma temeva anche che lo avrebbe scacciato e non gli avrebbe mai più rivolto la parola.

«Posso sempre inventarmi un attacco akuma: distruggo una finestra per spiegarne la provenienza.» rispose lei, guardandolo storto, ma trattenendo un sorriso.
«Così io potrei fare la parte del ragazzo che ha fatto scappare l'akuma, mi piace.» canticchiò Adrien, annuendo con la testa.
Marinette ridacchiò: «Allora dirò semplicemente che mi hai fatta arrabbiare e che ho voluto mandarti via lanciando quello che avevo a portata di mano.»

Il ragazzo sorrise, felice di averle risollevato il morale, anche se di poco.

«Mari, non ti voglio obbligare a spiegarmi che cos'hai se non te la senti, ma non puoi nemmeno rinchiuderti in classe da sola e tenerti tutto dentro.» esclamò lui, ora davanti al posto di Alya.
«Lo so...» sospirò la corvina, giocando nervosamente con le dita.
«Che ne dici: posso sedermi accanto a te?»

Lei lo guardò negli occhi, sapendo che non si sarebbe arreso fino alla fine dell'intervallo; e poi, aveva ragione: non poteva andare avanti così.

La ragazza gli sorrise: «Sì.»


 

Marinette era sdraiata sulla chaise-longue mentre fissava il soffitto.

La frescura serale entrava dall'oblò aperto alla sua sinistra, agitando dei fogli sulla scrivania e altri oggetti, ma senza farli cadere.

Quella sera non faceva molto caldo siccome era appena finito l'inverno, ma per i fatti dell'altra sera si sentiva soffocare e, visto che non riusciva ad uscire sull'attico per la gamba, era costretta a sentire aria dalla finestra.

La corvina si voltò a pancia in giù, stringendo il cuscino tra le braccia e sprofondandoci dentro con il viso, volendo fermare le lacrime che scendevano, incessanti.

Il senso di colpa la divorava, ma lei amava Adrien e oggi, anche se era rimasto in classe con lei, non era riuscita a godersi al massimo la sua compagnia, intenta a pensare a Chat Noir.

Un singhiozzo le sfuggì, per poi tirare su immediatamente con il naso, non sentendo che qualcuno era entrato dalla finestra aperta.

La ragazza se ne accorse soltanto quando si sentì toccare la spalla, voltandosi in men che non si dica; trattenendo un urlo spaventato, Marinette rimase sorpresa nel vedere Chat, che la guardava con le orecchie abbassate e gli occhi lucidi, facendoli brillare alla luce della lampadina accesa.

«C-Chat.» esclamò asciugandosi le lacrime meglio che poteva, ancora con un groppo che le serrava la gola. «Che ci fai qui?»
«Sono venuto per chiederti scusa.» rispose il felino, abbassando lo sguardo. «Non dovevo reagire in quel modo. Sono stato un idiota.»
Marinette si raddrizzò sulla chaise-longue: «No... No, no, no. Sono io l'idiota: non dovevo dire quella frase.»
«Ma tu ami un altro.» ribatté lui, facendo abbassare maggiormente le orecchie del costume.

La ragazza non rispose, restando in silenzio, confermando ciò che aveva detto la sera precedente.

«Come immaginavo.» sospirò il biondo, camminando verso la scrivania per recuperare la sedia da ufficio di Marinette, avvicinandosi a lei e sedendosi accanto. «Sai una cosa? Se realmente io amassi Ladybug, allora non l'avrei fatto. Baciarti intendo.» specificò, iniziando a giocare nervosamente con la coda della tuta.
«Che intendi dire?» domandò lei, piegando la gamba sana e poggiando la guancia sul ginocchio, guardando il suo compagnia di lotta.
«È da un po' che ho messo in dubbio i miei sentimenti per Ladybug; insomma, dopo mesi passati a combattere assieme mi vede solo come suo compagno di squadra e nient'altro, così ho iniziato a credere che mi ero invaghito di lei solo perché mi piaceva come carattere, perché rappresentava il tipo di persona che volevo essere io: carismatica, forte e matura. Così ho iniziato a pormi delle domande ed ho capito che in realtà la mia era ammirazione, e non amore, come credevo io.»

L'adolescente rimase ad ascoltarlo finché non finì.

Forse era la sua stessa situazione con Adrien e forse lui restava in classe con lei solo perché le faceva pena.

«Chat... Io... Mi dispiace.» disse, riattirando la sua attenzione. «Non sapevo ciò che provavi e reagire in quel modo non è stata la scelta migliore.»
«Non è per niente vero. Invece hai fatto benissimo: se tu sei innamorata di una persona allora devi difendere quell'amore. Certamente non mi butto dalla Tour Eiffel perché tu mi hai rifiutato.» ghignò l'eroe, incrociando le gambe.
«Beh, un gatto in meno.» ammiccò lei, con tanto di linguaccia.
Chat si portò una mano al petto, assumendo un'espressione teatralmente triste: «Oh Purr-incipessa, le tue parole mi feriscono.»
«Ok, ammetto che mi mancherai. Un po'.»

Chat si alzò in piedi, inchinandosi e ribattendo con una delle sue solite battute, face sono roteare gli occhi a Marinette.

Senza farsi notare, siccome il gatto era impegnato a mostrare i muscoli, la corvina si alzò dalla chaise-longue, stando attenta a non poggiare troppo la gamba ferita, picchiettando sulla spalla di Chat.

Il ragazzo non fece in tempo a tornare alla realtà che si trovò tra le braccia di Marinette, in equilibrio su una gamba; lui restituì l'abbraccio, stringendola a sé ed inspirando il profumo che emanava il suo corpo, flettendo leggermente le gambe in modo tale che fosse alla sua stessa altezza e non costringendola, così, a mettersi sulla punta.

«Scusa Chat. Scusami ancora.» mormorò Marinette nell'incavo del suo collo, non volendo fargli vedere che le lacrime avevano ripreso a scendere.
«Non ti scusare Mari.»

La corvina sorrise, tirando su con il naso.

Infondo, quel bacio era piaciuto ad entrambi.


 

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Hello ragazzi :)

I nostri ragazzi hanno fatto pace. Non siete felici? :'D

Al prossimo capitolo ;*

Francy_Kid

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


Cap. 4



Passarono sette giorni da quando Marinette aveva il gesso, trovandosi costretta a non poter fare determinati movimenti ed essere più lenta rispetto agli altri, che la aspettavano anche quando la giornata scolastica finiva.

Il vero problema si riscontrava quando doveva lottare contro un akuma.

Per fortuna c'era stato soltanto un attacco da quando era impossibilitata al combattimento, ma quand'era capitato aveva preso come scusa con Chat che doveva stare il più lontano possibile da lui perché aveva la varicella, per poi purificare la farfalla.

Quel giorno le dispiacque non aiutarlo, anche perché era abbastanza forte come nemico, costringendo così il suo partner ad esaurire le energie perché non voleva farsi scoprire.

La cosa che la ebbe lasciata più senza parole era che quella sera era comunque andato a farle visita, anche se era visibilmente stanco.

"Resisti Chat." pensò lei, quando lui poggiò la testa sulle sue cosce, sonnecchiando mentre l'amica gli accarezzava i capelli.. "Sarà solo per un mese."

Chat, al suo contrario, era felice di andare a trovare la corvina tutte le sere, anche se rincasava tardi e durante la scuola rischiava di addormentarsi in classe.

In sette giorni, in cui ebbe passato parecchio tempo con Marinette, il ragazzo aveva imparato a conoscerla meglio, sia come Adrien che come Chat Noir, anche se era più aperta e spontanea con la sua personalità felina.

Ancora non gli era chiaro il motivo del suo comportamento così diverso con la stessa persona, anche se lei, ovviamente, non lo sapeva, e questo gli faceva credere che forse Adrien la metteva a disagio in qualche modo.

Scoprirlo sarebbe stato parecchio difficile, siccome da sola con lui in classe iniziava a balbettare e ad arrossire, e se glielo avesse chiesto come Chat Noir avrebbe iniziato a porsi delle domande.

Così, il ragazzo, decise di lasciare correre le cose, cercando di metterla più a suo agio durante l'intervallo, anche se non credeva di fare nulla di male.

«Ehi Mari, posso firmarti il gesso?»
«C-Cosa?» balbettò lei, sorpresa della sua proposta.
«So che di solito, quando una persona ha il gesso, se lo fa firmare dagli amici, un po' per augurio di guarigione un po' anche per scrivere cose divertenti.» spiegò il biondo, realmente intenzionato a farlo.
«Come aveva fatto Kim quando si era rotto il braccio. Gli avevo detto che si sarebbe fatto male impennando con la bici.» sbuffò l'adolescente, ripensando all'ennesima scommessa persa del suo compagno di classe. «E poi, io credevo che detestavi firmare autografi.»
«Vero, ma se sono per una buona causa no.» rispose Adrien, ammiccandole.

Marinette arrossì violentemente, spostando lo sguardo da quello dell'amico.

«Prometto che non scriverò nulla di stupido.» esclamò il ragazzo, alzando la mano destra in segno di giuramento.
«T-Tu puoi scrivere qualunque cosa vuoi!» disse la corvina, cercando di non agitarsi troppo e fallendo miserabilmente.
Adrien piegò le labbra in un sorriso: «Poggia pure la tua gamba sulle mie, Mari.»



 

«"Guarisci presto Mari" firmato: Adrien!» esultò Marinette, rileggendo per l'ennesima volta ciò che la sua cotta le aveva scritto sul gesso con il pennarello nero. «Quasi mi dispiace levarlo tra tre settimane.» aggiunse poco dopo, riguardando anche tutte le firme ed i disegnini dei suoi compagni di classe –tranne quella di Chloé e Sabrina–
«Come mai siamo così felici, Principessa?» domandò Chat Noir, entrando di soppiatto dalla botola-finestra sul letto.
«Ciao Chat.» lo salutò, vedendolo scendere dalle scale e camminare verso di lei. «I miei compagni oggi mi hanno firmato il gesso. Lascia perdere le stupidaggini di alcuni di loro.» disse felicemente, mostrando il gesso pieno di scritte di tutti i colori.
«Ora è molto più carino il tuo gesso. Prima era pallido e smorto.» commentò il felino con faccia che mostrava disgusto.
«Come mai questa tua frase in stile critico d'arte?» ridacchiò la corvina, aprendo l'astuccio che aveva poggiato a terra.
«Io sono un gatto di classe. Gli Aristogatti mi fanno un baffo.» rispose Chat, sedendosi accanto alla sua amica più delicatamente possibile, imitando un uomo ricco del secolo passato.

Marinette rise, un po' per la battuta ed il riferimento ai gatti, un po' anche per il tono usato, mentre il felino cercava di fare un accento inglese.

«Vuoi firmare anche tu, Gattino?» domandò la ragazza, porgendogli un pennarello nero.
«Con piacere, Purr-incipessa.»



 

Il giorno dopo, Marinette decise di andare a scuola un un vestito per stare comoda; anche se non faceva caldo, la mattina perdeva parecchio tempo solo per cercare di mettersi i pantaloni, così, siccome si era svegliata in ritardo, decise di mettersi abiti adatti per la scuola ma comodi: gonna nera che arriva appena sopra al ginocchio e una felpa rossa, con una frase in nero che diceva "Lady in rouge" scritta in corsivo; il tutto accompagnato da uno stivaletto basso nero.

Recuperata la cartella e la borsa dove Tikki era solita nascondersi, la ragazza scese fino alla cucina, facendo colazione e salutando poi la madre, pronta ad iniziare un altro giorno di scuola.


 

Marinette entrò in classe con dieci minuti di ritardo, dovuti alle troppo scale da fare, accorgendosi subito che la professoressa era assente e che i suoi compagni di classe parlavano indisturbati.

«Guarda guarda, Marinette mi-sono-rotta-una-gamba-Cheng è arrivata ancora in ritardo.» commento Chloé, scoppiando in una sonora risata assieme a Sabrina, non notando l'occhiataccia lanciatale da Alya e Adrien.

La ragazza, non rispondendo alla provocazione della compagna di classe, si sedette al suo solito posto, salutando i suoi tre amici.

La bionda, irata del fatto che la sua nemica non aveva cambiato stato d'animo, iniziò a pensare ad un modo per metterla in ridicolo davanti a tutti, sorridendo malignamente quando lo trovò.

Chloé scrisse qualcosa su un foglio di carta, piegandolo poi in otto parti.

«Sabrina, prepara la macchina fotografica. Credo che quello che starà per succedere farà ridere parecchia gente.» esclamò, facendo annuire la sua unica amica, che prese il cellulare e attivò la fotocamera.

La figlia del sindaco lanciò il foglietto sul banco di Marinette che, incuriosita, lo aprì.

«"Sono spazzatura".» lesse lei, voltandosi verso Chloé per guardarla male, notando che la bionda faceva finta di farsi gli affari suoi.

La corvina si alzò dal suo posto, sbuffando, iniziando a scendere lentamente le poche scale, aiutata dalle stampelle, che portavano al cestino accanto alla cattedra.

Appena le fu in parte, Chloé fece lo sgambetto alla corvina, che cadde rovinosamente a terra.

In un primo momento, oltre al dolore alle ginocchia che sentì non appena toccò terra ed al frastuono dovuto dalle stampelle, sentì anche il suono di una fotocamera che scattava una foto, seguito dalla risata di Chloé e Sabrina.

Adrien, come tutti i ragazzi presenti nell'aula, era incapace di muovere un muscolo, sorpreso dall'accaduto e, soprattutto, da quello che aveva davanti agli occhi: Marinette era a quattro zampe e con la gonna sollevata.

«Belle mutandine, Marinette!» rise nuovamente la bionda, indicando l'indumento intimo nero con la scritta "MEOW" bianca.

La corvina si mise immediatamente in ginocchio, in imbarazzo, raddrizzando la gonna e venendo immediatamente soccorsa da Alya e Nino.

«S-Sto bene ragazzi.» sussurrò lei, rialzandosi a fatica, un po' dovuto alla botta appena presa e, soprattutto, alla vergogna che provava in quel momento; ora voleva soltanto sprofondare: Adrien, il ragazzo di cui era innamorata, e tutto il resto della classe, le aveva appena visto la biancheria intima.

«Mari, devi andare in infermeria. Sono preoccupata per la tua gamba.» esclamò Alya, sorreggendo l'amica per un braccio.
«Non ho bisogno dell'infermeria... Ma Adrien mi ha appena vista in quello stato.»

Marinette zoppicò fuori dall'aula, andando più velocemente possibile per raggiungere un posto lontano da quella arpia e dagli occhi di tutti gli altri.

«Marinette!» la chiamò la mora, iniziando a camminare verso di lei, ma venne fermata da Adrien, che la prese per il polso.
«Non ti preoccupare, vado io da lei e la porto anche in infermeria per farsi dare un'occhiata. Tu intanto fai eliminare la foto a Sabrina.» si raccomandò, facendo annuire la ragazza.

Il biondo corse fuori dalla classe, scendendo le scale e guardandosi in giro, cercando la sua amica.

Camminando verso gli spogliatoi, sentì alcuni singhiozzi, capendo immediatamente che si trattava di Marinette; il ragazzo entrò, seguendo la voce tremante della sua amica, trovandola seduta per terra, con la schiena contro agli armadietti e la gamba buona piegata.

«Mari.» la chiamò Adrien, facendola irrigidire. «Mi dispiace per l'accaduto.»

La corvina tirò su con il naso, non rispondendogli.

«Purtroppo non ho potuto fermare Chloé...»
«Mi ha messa in ridicolo davanti a tutti.» lo interruppe con voce tremante. «Mi ha fatta vergognare come mai prima d'ora. Ho sopportato tutte le sue provocazioni e tutte le sue frecciatine, persino quando mi prendeva in giro pesantemente, ma ora ha raggiunto il limite.» disse digrignando i denti e scavanti con le unghie nella sua pelle, non sentendo dolore per i sentimenti di odio che provava in quel momento.

Il ragazzo iniziò ad agitarsi, convinto che se avesse continuato in quel modo allora sarebbe stata akumatizzata; le si mise davanti, inginocchiandosi di fronte, prendendole le mani per non farsi del male e con l'altra alzarle delicatamente il viso, permettendogli di guardarla negli occhi.

Anche lui la vedeva: la rabbia trattenuta fino ad ora, la collera per il comportamento della sua compagna di classe e la vergogna per il fatto accaduto poco fa.

Quelli erano i sentimenti che alimentavano Papillon.

«Mari, guardami.» la incitò, fissando i globi azzurri cerchiati di rosso per le lacrime. «Ascoltami: non cedere alla rabbia, devi avere pensieri positivi, hai capito?»
«Pensieri positivi?» ripeté incredula. «Come potrei pensare a qualcos'altro dopo ciò che è appena successo?» sbraitò lei, allontanando il ragazzo, ma Adrien era più veloce e più forte di lei e, con entrambe le mani, le afferrò il viso, tenendola ferma, in modo tale che guardasse solo lui.
«Mari, non voglio che tu venga akumatizzata, ti prego, guardami.»

La corvina si calmò, smettendo di agitarsi, mentre fissava gli occhi verdi del ragazzo di cui era innamorata.

«Ora fai dei respiri profondi e calmati, ok?» sussurrò lui, accarezzandole la guancia con il pollice.

Marinette fece come le era stato detto, inspirando ed espirando per rilassarsi, sentendo la rabbia scivolare via.

«Brava.» si congratulò Adrien, sorridendole.

Il cuore nel petto non aveva smesso di martellargli, ancora rapito dal suo sguardo color celeste.

«Ti prometto –riprese lui– che appena torno in classe la sistemo io Chloé, ma ora devi farmi un favore: devi andare in infermeria a farti controllare la gamba e per mettere un po' di ghiaccio sul ginocchio. Va bene?» domandò, asciugandole una lacrima che le era sfuggita dall'angolo dell'occhio.
«Va bene.» rispose la corvina, cercando di non arrossire.
«Vieni, ti accompagno.» le sorrise, alzandosi in piedi e porgendole la mano, che venne subito presa.

Al ragazzo mancò un battito quando le loro mani si sfiorarono, provando una leggera scossa elettrica che si propagò lungo il braccio fino a raggiungergli il sistema nervoso, lasciandolo sorpreso e pensando immediatamente che quella stessa scossa l'aveva sentita quando le loro mani si toccarono per la prima volta durante quel piovoso primo giorno di scuola.


 

Adrien era fermo a fissare il soffitto ormai da quasi un'ora, trattenendosi dal trasformarsi immediatamente in Chat Noir per saltare tra i tetti di Parigi ed andare a trovare la sua Principessa.

Il biondo prese il cellulare dalla tasca e osservò per la settima volta l'orologio, non notando alcun cambiamento nell'orario: sei e ventidue di sera.

Si alzò dal letto, iniziando a camminare avanti ed indietro per la stanza, sbuffando qualche volta.

Plagg, seduto beatamente sulla scrivania, si stava godendo la scena del suo portatore avvilito dalle crisi adolescenziali mentre si gustava del Camembert.

Il ragazzo tirò fuori il cellulare dalla tasca, intenzionato a ricontrollare l'orario: sei e ventitré di sera.

«Io non ce la faccio più! Plagg, trasformami!» ordinò Adrien, trovandosi in men che non si dica nei panni di Chat Noir.

L'eroe saltò dalla finestra aperta di camera sua, intenzionato ad andare a visitare Marinette e passare più tempo con lei.

Arrivato a destinazione, il felino atterrò sul terrazzo che conduceva alla camera della corvina e, sicuro che avrebbe trovato la botola chiusa, scese al lato dell'immobile, fino ad arrivare davanti alla finestra aperta che dava sulla scrivania piena di fogli e schizzi di abiti vari.

«Buona sera, Purr-incipessa. Oggi il suo cavaliere è arrivato pri—» Chat s'interruppe quando si accorse che la corvina era vestita solo dalla biancheria intima e nulla di più, seduta sulla chaise-longue mentre si stava allacciando il reggiseno.

«Principessa, se mi avessi chiamato prima sarei venuto io a farti il bagno.» ammiccò lui, nascondendo il rossore per il momento in cui era arrivato.

Marinette si tenne con il braccio il pezzo di biancheria ancora aperto, afferrando il primo oggetto contundente che le capitò in mano per lanciarlo all'invasione: il libro che stava leggendo prima di farsi il bagno.

Chat, vedendosi arrivare addosso il libro, si spostò immediatamente, mancandolo per un soffio.

«Ma sei matto a venire qui a quest'ora?» sbraitò la ragazza, ancora in posizione d'attacco.
«Credimi Mari: il tuo reggiseno nero s'intona alla mia tuta aderente.» rispose lui, nascosto a dovere per non continuare a spiare.

Marinette fece un verso strozzato, seguito a delle maledizioni che lanciava su di lui, ma vestendosi più velocemente: se il karma non lo avrebbe preso allora lo avrebbe fatto lei.

"Questa è la mia giornata fortunata." ridacchiò nella sua testa il felino, pensando che era la seconda volta che la vedeva seminuda in un giorno.


 

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Salve cari lettori😏

I'm baaaack!

Una giornata fortunata per gli occhi di Adrien, no?😂😏

Ahahahahah al prossimo capitolo xD

Francy_Kid

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


Cap. 5



Il giorno successivo Marinette andò a scuola a testa alta, decisa sul cosa rispondere a Chloé non appena le avesse detto qualcosa –ed era quasi certa che avrebbe tirato fuori l'argomento–

La corvina entrò in classe e subito si ritrovò tra le braccia di Alya, che le chiese se andava tutto bene siccome la sera precedente non aveva risposto ai suoi messaggi e alle sue chiamate.

Tranquillizzata l'amica, le due si sedettero al loro posto e Marinette fu costretta a rispondere alle domande e alle scuse dei suoi compagni di classe, promettendole che avrebbero presto dimenticato la scena visto che era Chloé la causa di tutto.

Senza neanche farlo apposta, la bionda di cui tutti stavano parlando entrò nell'aula, avvinghiata ad Adrien che cercava in tutti i modi di scansarla e rimanere con Nino.

«Oh Marinette.» esclamò sorpresa la ragazza. «Non credevo avessi così tanto coraggio di tornare a scuola dopo l'accaduto.» ridacchiò assieme a Sabrina, entrambe in piedi di fronte al banco di Adrien. «Vuoi cadere un'altra volta ai miei piedi?»
«Chloé, dacci un taglio.» ringhiò il modello, tentando di divincolarsi dalla sua "amica", ma invano.
Marinette ghigno: «Invece sono qui, Chloé, e poi, anche se cadessi di nuovo a terra, sarei sempre più alta della tua popolarità.»

Nella classe esplosero urla divertite, con tanto di applausi per la loro rappresentante; Chloé, invece, ribollì di rabbia, per poi uscire dall'aula sbattendo i piedi per terra, seguita da Sabrina che cercava di calmarla.

«Sei stata grande, ragazza.» le ammiccò Alya, alzando la mano per battere il cinque con l'amica, cosa che fece subito.
«Mari, sei la nostra eroina. Ti adoro!» esclamò Rose, saltellando sul posto.
«È vero: sei stata eccezionale!» ribadì Nino, sistemandosi al suo posto ora che la loro nemica se n'era andata.

Adrien, dopo che i suoi compagni di classe ebbero lasciato libera la sua corvina, fece per avvicinarsi a lei, ma la professoressa Bustier entrò in classe subito dopo, dando inizio alle lezioni.


 

Marinette ed Adrien erano di nuovo da soli in classe, portandosi avanti con i compiti che i professori avevano dato loro durante le prime ore per i giorni successivi.

I due erano seduti vicini ed il ragazzo non ne poteva più di stare accanto alla corvina senza dire nulla: quel silenzio lo faceva sentire in imbarazzo e non sapeva il perché.

«Mari, ti volevo ringraziare per stamattina.» disse il biondo, attirando l'attenzione dell'adolescente. «Se non fosse stato per te Chloé sarebbe ancora qua avvinghiata a me come una piovra.» ridacchiò subito dopo, grattandosi nervosamente la nuca.
«F-Figurati, ma sinceramente non l'ho fatto per te.» rispose lei, lasciandolo perplesso. «L'ho fatto per me: dopo anni di prese in giro e sopportazione del suo comportamento da bulla nei miei confronti non ho potuto fare a meno di reagire. L'unica cosa che mi dispiace è che ora mi sono messa sul suo stesso livello a rispondere in quel modo...»
Adrien, notando il suo sguardo triste, si avvicinò a lei, poggiandole la mano sulla sua: «Non sei per niente al suo livello. Hai reagito per autodifesa e sono sicuro che ora Chloé limiterà le sue provocazioni.»
«Io non credo...» sospirò la ragazza, spostando la mano da quella dell'amico, interrompendo così il loro contatto fisico per tornare a scrivere.

Il ragazzo rimase deluso da quella reazione, ma era deciso di non vederla più triste, così cercò un argomento che non riguardasse la caduto del giorno precedente o Chloé, pensando anche al più stupido.

Si guardò intorno, non trovando nulla, fino a che i suoi occhi non caddero sul suo gesso: la firma di Chat Noir!

«Non mi sembra una firma di una persona della nostra classe quella.» ghignò il biondo, indicando la scritta nera.
Marinette s'irrigidì sul posto: «G-Già... È quella di un mio amico.»
«Non sapevo che Chat Noir fosse tuo amico.» ammiccò, facendo arrossire violentemente l'adolescente.
«Come fai a sapere che è quella di Chat Noir?» domandò sorpresa, strabuzzando gli occhi.
«L'ho riconosciuta perché anch'io ho un suo autografo a casa.» mentì, ma notando che la ragazza ci aveva creduto. «L'ultima volta mi avevi detto che viene a farti visita tutte le sere perché si preoccupa per la tua gamba. Come si comporta?»
«Più che altro viene per flirtare e robe varie.» sospirò lei, poggiando la penna sul banco.
«Davvero?» domandò fingendosi sorpreso.

Sapeva esattamente come si comportava con Marinette e quando lei disse che flirtava non sbagliava per niente.

«Dimmi altro. Sono curioso di sapere com'è l'eroe di Parigi con persone che non sono Ladybug.» aggiunse, volendo sentire ciò che la ragazza pensava di lui, preso da un momento puramente narcisista.
«Beh... odora di colonia con un po' di formaggio, fa battute pessime ogni volta che ne ha la possibilità e mi svuota il forno dai dolci che sono avanzati durante il giorno. È un pozzo senza fondo quel ragazzo!» esclamò allargando le braccia in segno di esasperazione, per poi tornare a sorridere. «Ma è molto gentile ed il fatto di aver fatto la promessa di venirmi a trovare tutte le sere nonostante i suoi doveri da eroi e la sua vita privata mi ha fatto cambiare totalmente l'idea che avevo su di lui.»
«Perché? Che pregiudizi avevi?»
Marinette non pensò molto alla risposta: «Vedo come si comporta con Ladybug: flirta con lei e fa di tutto per essere notato facendo battute pessime, cosa che fa anche con me. Un comportamento che non mi piaceva. Ma solo ultimamente ho capito che se cambiasse questo suo comportamento smetterebbe di essere Chat Noir. Ed io non voglio che cambi.»

Adrien rimase ad ascoltarla sorridente, non accorgendosi del rossore spiccava sulle sue guance, felice e sollevato che l'amica lo apprezzava per quel che era.

Odore di Camembert a parte.

Per tutto il tempo che Marinette parlava, soprattutto quando lui le era parecchio vicino, al biondo iniziava a battergli forte il cuore nel petto e non accennava a tornare al suo battito regolare, senza contare tutte quelle parole che voleva dirle ma non gli uscivano perché non riusciva più a pensare razionalmente.

Fu la campanella di fine ricreazione a salvarlo da quella situazione scomoda; il ragazzo si scusò con l'amica, fiondandosi in bagno appena prima che i suoi compagni di classe rientrassero, evitando di ritrovarsi il passaggio bloccato.

Adrien, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno, fece uscire Plagg dalla sua borsa, per poi sciacquarsi il viso con l'acqua fresca e prendere dei respiri profondi.

«Dimmi tutto.» sbuffò Plagg, sedendosi sulla spalla del suo portatore.
«Perché mi sento strano ogni volta che sto vicino a Marinette?» domandò, poggiandosi con le mani ai lati del lavello e fissando il suo riflesso nello specchio.
«Una piccola idea io ce l'avrei.» ridacchiò lo spiritello, giocherellando con la sua coda,
«Anch'io ce l'ho...» rifletté, arrivando da solo alla conclusione.

In effetti tutto aveva un senso: ogni volta che restava in classe con lei da solo, voleva che l'intervallo durasse un'ora o più per passare più tempo con lei; durante le lezioni doveva trattenersi dal voltarsi e dal guardarla; quand'era Chat, molto spesso, quando la corvina andava a dormire, restava a guardarla attraverso la finestra per svariati minuti, sforando anche di quasi due ore, sorridendo per quanto la trovava carina e ridendo quando si metteva in posizioni strane; ma la cosa che più trovava strana era il fatto di non essere più ossessionato da Ladybug, vedendola come sua amica e compagna di lotta.

Mentre, ogni volta che stava vicino a Marinette provava delle sensazioni strane.

Sensazioni che non aveva mai provato con Ladybug: il suo profumo era inebriante; i suoi capelli corvini sembravano avere dei riflessi blu alla luce del sole; gli occhi azzurri erano simili a due topazi curati a mano; e le sue labbra morbide, che aveva già assaporato, anche se per poco, erano ciò che più bramava.

Riusciva ad immaginarsi mentre si baciavano ed essere la coppia più invidiata di tutta la scuola, e quand'erano a casa da soli la vedeva sdraiata sotto di lui, con poco e niente addosso, rossa in viso, mentre gemeva il suo nome.

«Mi sono innamorato di lei?» mormorò dopo pochi secondi, riflettendo sui suoi pensieri.
«Ma allora ce l'hai davvero un cervello!» commentò il kwami, sorpreso di non dover rispondere lui stesso per il suo portatore.
«Sì, ma smette di ragionare quando sono con lei.» sospirò lui, pensando nuovamente alla sua compagna di classe.
«Bleah!» esclamò Plagg, simulando un conato di vomito e riprendendo a volare accanto ad Adrien. «Il tuo cervello potrà anche non ragionare, ma nelle zone basse c'è qualcosa che funziona più che bene.» aggiunse con tono di disgusto.

Adrien spostò lo sguardo verso il basso, accorgendosi solo ora del perché sentiva i pantaloni stretti al cavallo; si coprì con le mani, scusandosi con il suo kwami ed entrando in bagno, chiudendo la porta a chiave.

«Sbrigati a calmarti che le lezioni sono iniziate da dieci minuti! Stupido ragazzo in calore.» Plagg borbottò la frase finale, fluttuando davanti alla porta verde.
«Poi mi lamenterò con te se la mia futura ragazza, che sarà Marinette, mi dirà che sono precoce!» ribatté il biondo dall'altra parte, facendo rabbrividire nuovamente la piccola divinità quantistica.




 

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Shalve :3

Chiedo venia per averci messo tanto, ma la 5ª mi sta uccidendo sin dalla prima settimana e ho poco tempo per scrivere T^T

Sowwy TT^TT

Non ho nient'altro da dire, tranne per...

...

EVVIVA LE SIN.

Ok, ora ho finito ahahah

Alla prossima :3

Francy_Kid

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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


Cap. 6

 

Marinette era sdraiata sulla chaise-longue, riflettendo sulle parole che aveva usato per descrivere Chat Noir davanti ad Adrien: sembrava che fossero una coppia!

La ragazza sbuffò, strofinandosi la fronte e sentendola leggermente calda; si sentiva stordita dal troppo pensare, o forse erano gli antidolorifici che iniziavano a fare effetto, penso subito dopo.

Quel pomeriggio, delle dolorose fitte alla gamba avevano iniziato ad assillarla da quando era tornata a casa, amplificate anche dal continuo pulsare alla testa.

Il sonno l'assalì, intorpidendole i sensi, ma si riprese di colpo non appena il viso beffardo di Chat Noir comparì davanti a lei, facendola sussultare.

«Stavi già dormendo, Principessa?» chiese il felino, chinato ancora sopra di lei.
«È l'effetto degli antidolorifici per il dolore alla gamba e la testa... Tra poco inizierò a sparare cose a caso...» mugugnò la corvina, aiutata a mettersi a sedere dall'amico che, a sua volta, si sedette accanto a lei. «Mi sento già ubriaca...»
«Allora posso strapparti informazioni personali e tu non potrai fare a meno di dire la verità.» ghignò, non vedendo l'ora che la ragazza entrasse in quello stato di trance.
«Ammetto che non sarò consapevole delle mie azioni e di ciò che dirò, quindi preparati ad essere insultato come mai prima d'ora, Gattino.» ridacchiò in risposta l'adolescente, poggiando la testa sulla spalla del biondo, che s'irrigidì.

Chat sentiva la pelle calda di Marinette attraverso la tuta, pensando che forse il suo non era un semplice mal di testa; il ragazzo le poggiò le labbra sulla fronte, percependo immediatamente la temperatura alta dovuta alla febbre.

«Mari, scotti parecchio!» esclamò il felino preoccupato.
«Sei tu che mi fai scaldare, Gattino.» biascicò la corvina, abbracciandolo al torso.
Chat arrossì violentemente: «P-Principessa, ma che stai dicendo?»
«Sto dicendo che tu sei un gran bel ragazzo e mi piace la tua tuta attillata: mette in risalto le tue curve.» ammiccò, avvicinandosi pericolosamente al suo viso.

Il ragazzo si allontanò per quanto poteva, rosso come un peperone.

Ci aveva messo davvero poco ad andare fuori, pensò lui.

«Miao.» biascicò la corvina, poggiandosi nuovamente al petto del biondo.
«M-Mari, ora andiamo a dormire, va bene?» balbettò Chat, cercando di prendere in mano la situazione, non negando che essere abbracciato alla ragazza gli piaceva. «Riesci a cambiarti mentre io vado a prendere una bacinella d'acqua ed un panno per farti scendere la febbre?» chiese poco dopo, alzandosi e sorridendo quando vide l'espressione delusa di Marinette.
«Sì, ma il mio pigiama è sul letto... E non riesco a stare in piedi...» rispose, stropicciandosi gli occhi per combattere il sonno.

Chat non smise di sorridere nemmeno quando la sollevò in stile sposa per portarla sul suo letto; in quel momento sembravano esattamente ciò che Chat aveva sempre desiderato: lui il cavaliere e lei la principessa –sotto effetto di antidolorifici, ma pur sempre la sua principessa–

La corvina teneva le braccia allacciate attorno al collo dell'eroe, poggiando il mento sulla spalla quest'ultimo, canticchiando una canzone che, al momento, il ragazzo non era in grado di riconoscere.

Arrivati in cima alle scale, il felino poggiò delicatamente Marinette sulla superficie morbida, porgendole il pigiama: «Tu cambiati, io torno tra pochi minuti.» si raccomandò, facendo annuire la corvina.

Chat scese le scale che collegavano la stanza dell'amica con l'appartamento, controllando, aiutato dalla vista notturna, che non ci fosse nessuno nei paraggi; con estremo silenzio sgattaiolò fino alla cucina, recuperando una piccola bacinella di plastica poggiata sul piano cottura, controllando che fosse adatta per contenere la giusta quantità di acqua.

Preso anche un canovaccio, e riempito il contenitore, tornò nella stanza di Marinette, chiudendo silenziosamente la botola.

«Chat...» lo chiamò la ragazza da sopra il letto.

Il ragazzo poggiò la bacinella sulla scrivania, per poi salire le scale per controllare cosa avesse la sua amica.

Appena arrivato in cima sorprese la corvina inginocchiata, con indosso solo i pantaloni e con la maglietta del pigiama in mano; aveva il viso rosso –molto probabilmente per la febbre– e un velo di sudore ricopriva quasi interamente la sua figura minuta.

Chat non sapeva se quella scena era la cosa più erotica che abbia mai visto o solo la calma prima della tempesta: non osava nemmeno immaginarsi cosa gli avrebbe fatto la corvina se fosse cosciente.

«Devo sganciarmi il reggiseno e non riesco. Mi potresti aiutare?»

Sì, decisamente è la cosa più erotica che avesse mai visto, pensò il ragazzo, deglutendo rumorosamente e accettando di darle una mano.

Il felino gattonò dietro di lei, sedendosi e perdendosi per alcuni secondi a guardarle la schiena, cercando di calmarsi.

Senza troppa fatica – per sua sorpresa– aprì i gancetti dell'indumento intimo di Marinette, arrossendo maggiormente quando lei se lo sfilò e lo gettò in parte a lei.

La pelle nuda della schiena era imperlata di sudore, lucida alla luce della lampada che proveniva dalla scrivania, che produceva un gioco di luci ed ombre sul soppalco; il ragazzo deglutì rumorosamente, intravedendo la curva dei seni leggermente illuminati.

Nuovamente aiutata da Chat, ancora alle sue spalle, si mise la maglietta del pigiama, per poi sdraiarsi e mettersi sotto le coperte, lasciando che la gamba ingessata fosse fuori per poterla poggiare su un paio di cuscini e tenerla in alto.

Il ragazzo scese a recuperare la bacinella con l'acqua fredda ed il panno per bagnarle la fronte, poggiandola nella rientranza del muro che fungeva da mensolina per non bagnare il letto; strizzò il panno, per poi tamponare leggermente guance e fronte dell'amica, che sospirò a contatto con il fazzoletto umido.

«Ehi Chat. Posso dirti un segreto?» biascicò nuovamente Marinette con un sorriso ebete stampato sulle labbra.

Il felino ci pensò su: voleva davvero approfittare della sua amica per farsi dire tutto?

«Non è meglio se lo racconti ad Alya?» chiese, bagnando nuovamente il panno per ripetere l'azione di poco fa.
«Alya sa già tutto... Ma voglio dirtelo anche a te.» rispose, guardandolo con occhi lucidi e annebbiati.

Il biondo deglutì, fissando le sue labbra invitanti, che si muovevano ad ogni suo respiro.

«Vieni vicino...» gli ordinò mugugnando.

Cosa voleva fare? Baciarlo forse?

Lui si avvicinò, sentendo il cuore che gli batteva a mille nel petto.

«Ancora più vicino!» ridacchiò, mettendogli le braccia dietro al collo e farlo cadere su di lei.

I loro corpi erano premuti l'uno contro l'altro e, malgrado ci fossero le coperte a dividerli, Chat riusciva a sentire perfettamente le curve della corvina sotto di lui.

«Bravo Gattino.» si complimentò, lasciando leggermente la presa attorno al corpo dell'eroe, che si spostò di lato per non farle male, ma comunque restando accanto a lei. «Ma perché ho il piede così ciccione?» domandò, guardando la gamba ingessata con espressione triste.
Il biondo rise: «Ti eri rotta la gamba, Principessa. Te lo ricordi?»
«Ah sì! Sei intelligente oltre che bello, Gattino.» rispose, facendo arrossire nuovamente il diretto interessato. «Comunque, il mio segreto è questo: mi sono innamorata.» ridacchiò, coprendosi il volto per nascondere il rossore.
«Davvero? Di chi?» domandò interessato, nascondendo la gelosia.
Marinette scosse la testa, non volendo dire niente, ma alla fine parlò: «Adrien.»

A Chat gli si illuminarono gli occhi, non accorgendosi dell'enorme sorriso che gli era spuntato sulle labbra.

«Però...» continuò lei, facendogli raddrizzare le orecchie da gatto. «Ultimamente c'è un'altra persona che, piano piano, sta prendendo il suo posto. E sei tu.»

Il ragazzo non sapeva se esultare o essere sconcertato per la situazione: Marinette era innamorata di lui, ma di due sue personalità diverse.

«A differenza di Adrien, con te sono più aperta e da quando ci siamo baciati per la prima volta ho immaginato un secondo, un terzo, un quarto, tanti altri baci con te. Mi era piaciuto quel bacio e mi sono sentita malissimo per come ti ho rifiutato... Un po' come mi sento ora: uno schifo.» commentò, sfregandosi nuovamente gli occhi. «Io Adrien non l'ho mai baciato e penso che gli piaccia un'altra ragazza...» continuò con una nota d'amarezza.

"Ti sbagli Mari, a lui non piace un'altra." pensò tra sé e sé Chat, poggiando il panno umido sulla fronte di Marinette, ricordandosi solo in quel momento che ce l'aveva un mano da un po'.

«Oggi, siccome Adrien passa con me l'intervallo, gli ho parlato un po' di te, ma non gli ho detto che ci siamo baciati. Nemmeno alla mia "Best" l'ho detto.» ridacchiò, facendo pensare al ragazzo che si riferisse ad Alya.
«E che gli hai detto?» domandò, volendo risentire di nuovo quelle parole.
«Solo che mi vieni a trovare ogni sera e che sei parecchio gentile. Devo aggiungere anche che sei un bravo infermiere.» ridacchiò, facendo sorridere l'amico. «Gli ho detto anche che odori di formaggio, ma sai una cosa?» domandò, girandosi sul fianco e guardando il felino negli occhi, inspirando nuovamente. «Ora è il mio nuovo profumo preferito.»

Marinette si accoccolò contro di lui, sorridendo; il suo viso era ancora rosso per la febbre ed il sudore le colava lungo le tempie ed il collo, rendendole la pelle lucida.

Chat restituì l'abbraccio, inspirando il suo profumo: odorava di croissant, pane fresco e un po' di sudore.

«Anche tu hai un buon odore, Principessa.» sussurrò lui, accarezzandole delicatamente la schiena. «Possiamo essere una cheesecake.» scherzo, facendola ridere.
«Chat... Mi dai un bacio?» biascicò dopo alcuni secondi di silenzio, sorprendendo il ragazzo.
«C-Cosa?»
«Mi piacerebbe sentire ancora le tue labbra... morbide...» sbadigliò lei, alzando lo sguardo e fissando Chat attraverso le palpebre semichiuse.

Il felino esitò: per quanto fosse propenso a baciarla voleva che lei fosse lucida e che non fossero la febbre e gli antidolorifici a parlare.

«Facciamo così: se me lo chiederai quando non sarai ubriaca lo farò, okay?» chiese, accarezzandole la guancia arrossata.
«Ma non sono ubriaca... Ho solo sonno...» si lamentò, agitandosi leggermente.
«Allora dormi così ti scende la febbre e domani starai meglio.»

Marinette si sdraiò e si accoccolò nuovamente contro di lui, abbracciandolo alla vita e chiudendo finalmente gli occhi.

«Tu mi piaci Chat, anche più di Adrien...» mormorò sbadigliando, cadendo immediatamente in un sonno profondo.
Il felino sorrise, spostandole il panno dalla fronte per baciargliela: «Anche tu mi piaci, Mari.»


 

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Ve l'avevo promesso, ed ecco qua il 6º capitolo :D

Ho già in mente cosa scrivere nel 7º, preparatevi a degli scleri😏😏

Alla prossima :D

Francy_Kid

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Capitolo 7
*** Cap. 7 ***


Cap. 7

 

Marinette si mise a sedere sul suo letto, faticando ad aprire gli occhi per la stanchezza che provava ancora in quel momento.

Si sentiva uno straccio, ma il dolore alla testa e alla gamba erano spariti.

Per fortuna quel giorno non c'era scuola, pensò lei, stirandosi i muscoli intorpiditi.

«Marinette, ti senti bene?» domandò Tikki, volando davanti alla sua custode.
«Sì grazie, credo che le medicine di ieri sera abbiamo fatto effetto. Che ore sono?» sbadigliò la corvina, sistemandosi la maglietta del pigiama.
«Le dieci di mattina. Comunque, ti senti meglio un po' grazie anche a Chat Noir, anzi, soprattutto grazie a lui.» esclamò lo spiritello rosso, notando lo sguardo perplesso della ragazza. «Davvero non ti ricordi cos'è successo ieri sera?»
«No...» rispose la portatrice, squittendo la testa.
«Chat Noir è venuto a farti visita, ma gli antidolorifici e la febbre hanno "compromesso" il vostro incontro tra amici.» spiegò a grandi linee Tikki.

Marinette iniziò a ricordare: la testa e la gamba ingessata le facevano un gran male, così prese degli antidolorifici, ma le era venuta anche la febbre; l'ultima cosa che ricordava furono i bellissimi occhi verdi di Chat Noir.

«Che cos'ho combinato ieri sera?» chiese, preoccupata di aver detto o fatto qualcosa per trovarsi la reputazione rovinata a vita.
«Nulla di che... Solo hai detto a Chat Noir che è un gran bel ragazzo, che la sua tutina attillata mette in risalto le sue curve, che ti piace e che vorresti baciarlo ancora.» rispose il kwami, notando subito l'espressione di terrore della corvina. «Ah sì, ti sei anche spogliata davanti a lui.»

Marinette divenne tutta rossa nell'udire quell'ultima frase, già immaginandosi mentre provava a sedurre Chat in qualche strano modo a cui, prima d'ora, non avrebbe mai pensato.

«Mari, guarda che lui non ha visto nulla: per colpa delle medicine tu davi i numeri e Chat si è offerto di aiutarti; mentre lui era in cucina a prendere una bacinella per l'acqua fresca, io ti ho aiutato a metterti il pigiama, ma Chat è entrato appena prima che potessi sganciarti il reggiseno, così lo ha fatto lui, ma gli davi le spalle e, in tutto questo, non ha cercato minimamente di approfittare di te. Anzi, sei tu che hai spifferato tutto.» disse la piccola divinità quantistica, facendo calmare la ragazza, che però era ancora rossa come un pomodoro.
«I-Io ho detto tutto... Ho detto a Chat che mi piace...» balbettò Marinette, ancora incredula. «E dov'è adesso?»
«Se n'è andato alle sei e un quarto, circa. Credo che sia tornato a casa per riposare: non ha chiuso occhio tutta notte per farti scendere la febbre e controllare che non peggiorassi. Ti abbassava la maglietta ogni volta che provavi a spogliarti; non ti dico la sua faccia quando tentavi di levartela.» ridacchiò il kwami, facendola diventare ancora più rossa.
«Così non aiuti!»

Lo spiritello ridacchiò, divertita dall'innocenza della sua custode; poi, ricordandosi di una cosa, volò fino alla scrivania, lasciando la corvina persa tra i suoi pensieri.

"Ho detto realmente tutto? Ho anche tentato di spogliarmi davanti a lui?" continuò a chiedersi la ragazza, finché non fu riportata alla realtà da un bigliettino che le venne messo davanti al volto; lo prese, incuriosita, vedendo immediatamente che la scrittura non era quella di suo padre o quella di sua madre.

"Buongiorno Purr-incipessa, se stai leggendo questo biglietto è perché sono andato a casa a ricaricare le pile e, conoscendo la fonte dei miei poteri, ci metterà delle ore perché è pigro. Molto pigro. Anche se la febbre ti è scesa avrei voluto restare fino al tuo risveglio per controllare meglio, ma dovevo rincasare prima che mio padre mi cercasse in tutta la casa. Ci vediamo appena sarò carico ;)
Il tuo infermiere a domicilio Chat Noir ;3"

«Beh, è stato gentile ad avvistarti.» commentò Tikki dopo che Marinette ebbe letto il foglio, posandolo sulle coperte sfatte.
«Già... Ora spero soltanto che Chat creda che tutto quello che ho detto ieri sera sia frutto delle medicine e della febbre.» mugugnò, nascondendo il volto cremisi.

Ma sapeva che le sue speranze erano poche: Chat si ricorderà sempre che cos'aveva fatto, così come tutte le figuracce che le erano successe durante le sue visite.

Senza nemmeno farlo apposta, con passo leggero, il felino entrò dall'oblò, che aveva lasciato socchiuso per poter tornare a casa dell'amica senza svegliarla.

Salì le scale, cercando di fare il minimo rumore possibile, sorpreso quando la trovò sveglia: «Oh! Buongiorno Principessa. Come ti se ti stamattina?» chiese curioso, andando a sedersi accanto a lei,
«B-Bene grazie...» balbettò lei in risposta, spostando lo sguardo dal ragazzo.

Chat, notando subito il rossore sul suo volto, la chiamò e, delicatamente, le mise l'indice sotto il mento, facendola girare verso di lui.

Marinette spalancò gli occhi, chiedendosi cosa stesse facendo, per poi sentire le sue labbra sulla sua fronte.

«Vedo che ti è passata la febbre. Sono contento.» sorrise il felino, con ancora l'induce sotto il suo mento.
La ragazza era sempre più rossa: «Ieri sera...» sussurrò, ma Chat non riuscì a sentirla.
«Scusa?»
«Ieri sera...» ripeté più forte. «Mi hai vista senza maglietta...»
«Eri di schiena!» si affrettò a rispondere lui, allontanandosi di poco, alzando la mano festa e poggiando l'altra sul petto. «Giuro che non ho visto nulla, parola di gatto.»
«E fai bene a non aver visto nulla.» sbuffò lei, sentendo il suo stomaco ringhiare per la fame.
«Vado a prenderti la colazione, mia dolce ammalata.» disse con un accento inglese, recuperando la bacinella sulla credenza dietro la corvina e scendendo agilmente dal soppalco senza che l'acqua si rovesciasse..

Chat sgattaiolò fuori dalla camera della ragazza, facendo come la sera precedente e, notando che i genitori non c'erano, ebbe tutto il tempo per sistemare la bacinella ed il panno e per recuperare quattro croissant fumanti, una bottiglia di latte e due bicchieri, riposti al contrario sopra il tappo della bottiglia.

Si diresse verso le scale, facendo attenzione ai bicchieri, ma quando vide che erano stabili salì quasi saltellando, non vedendo l'ora di fare colazione con la sua Purr-incipessa, come la chiamava lui.

Poggiando per un secondo il piatto su un gradino, il biondo aprì la botola, entrando nella camera dell'amica non appena ebbe ripreso le vivande; il ragazzo si bloccò nel vedere Marinette seduta sulla chaise-longue che si copriva il petto con la maglietta del pigiama, rossa come un peperone e con gli occhi spalancati per la sorpresa.

«Ora, non so se sono io che in realtà posseggo il Miraculous dell'orologio svizzero o sei tu che mi aspetti e ti spogli per me, Principessa.» ammiccò il felino cercando di non arrossire.
«Chat, fammi un favore: –disse con tutta calma, dopo aver preso un paio di respiri profondi– appoggia il cibo sulla scrivania e mettiti davanti me.»

Chat aveva smesso di vedere Marinette come una sua amica già da un po' ormai è tutto era peggiorato quando si sono baciati, per non parlare delle cose che gli aveva detto la sera precedente; anche se non era cosciente per via della salute, in qualche modo, forse nel suo comportamento o nelle sue azioni, sapeva che aveva detto la verità.

Forse, se era ancora innamorato di Ladybug non avrebbe continuato ad arrossire come un matto ogni volta che pensava, anche distrattamente, alla sua compagna di classe.

Il ragazzo deglutì rumorosamente quando la sua mente iniziò a viaggiare con la fantasia per il corpo esposto: il torso nudo, anche se semicoperto dalla maglietta, i pantaloncini corti che lasciavano vedere quasi interamente le gambe, piene di lividi ed escoriazioni che stavano guarendo, il gesso colorato dalle firme e dalle dediche fatte dai suoi amici, comprese le sue di entrambe le sue personalità.

L'eroe, con aria interrogativa, dopo essere quasi del tutto tornato alla realtà, fece come gli era stato detto, lasciando che i suoi occhi viaggiassero ancora sul suo corpo snello, esaminando attentamente ogni centimetro di pelle, soprattutto quando la ragazza mosse un braccio per prendere qualcosa dietro di lei, scoprendo maggiormente il seno sinistro.

Quasi sperava che la maglietta le sfuggisse "misteriosamente" di mano.

La ragazza, ghignando, afferrò la stampella che aveva sistemato dietro di sé e con uno scatto la portò all'altezza delle parti intime del ragazzo, che s'irrigidì all'istante ed iniziò a sudare freddo, abbassando le orecchie da felino per aver temuto il peggio.

«Ti ho risparmiato solo perché stanotte mi hai fatto da infermiere, sennò saresti stato castrato senza bisogno del veterinario.» lo minacciò la corvina, tenendo la stampella alzata.
«Ma Principessa, come farò a mandare avanti la stirpe del grande e sexy Chat Noir se non posso procreare?» domandò, facendo un passo indietro.
«Un Chat Noir alla volta basta e avanza. Ora, se non ti dispiace, potresti aspettarmi fuori o, al massimo, sul mio letto. E non sbirciare!» si raccomandò, poggiando la stampella a terra.
«In realtà mi dispiace non poter restare ad ammirarti in tutto il tuo splendore, –la ragazza lo fulminò con lo sguardo– ma ora credo che andrò a sdraiarmi un po'.» disse nervoso, camminando a grandi passi verso il soppalco.

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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***


Cap. 8

 

Chat Noir era sdraiato sul letto di Marinette da dieci minuti, aspettando la che l'amica finisse di vestirsi, ridendo quando la sentiva imprecare contro la sua goffaggine e rispondendole con qualche battuta.

Erano quelli i momenti in cui il biondo riusciva a pensare ad i suoi sentimenti, soprattutto ricordando la chiacchierata con Plagg fatta quella mattina mentre sí ingozzava di Camembert.

Era appena tornato a casa e sentiva gli arti pesanti per la stanchezza, senza contare che mentre tornava a casa aveva rischiato più volte di cadere perché continuava a sbadigliare.

«Che dolce che sei: ti prendi cura della tua ragazza.» esclamò lo spiritello, per poi simulare un conato di vomito.
«Magari fosse la mia ragazza...» sospirò lui in risposta, preparando alcuni vestiti puliti.
«Ma perché non la corteggi nelle tue vesti civili? Voglio dire: ti ha pure detto che è innamorata di te, Adrien!» sbuffò esasperato, leccandosi le zampette dal formaggio appena finito.
«Vero, ma ha anche detto che Chat Noir sta prendendo il mio posto.»
«Piano piano.» aggiunse Plagg, cercando di farlo ragionare.

Adrien portò i vestiti puliti nel bagno, accendendo l'acqua per una doccia mattutina, aggiustando la temperatura su quella tiepida.

«Sarebbe più intelligente se ti fidanzassi con lei come Adrien: la vedi tutti i giorni e per gli appuntamenti potreste passeggiare amabilmente per le vie della città più romantica del mondo, senza contare che potrai mangiare ogni volta i suoi croissant. È praticamente tutto a favore tuo, Adrien!»
«Vero, ma lei si sta innamorando di Chat Noir.» ripeté l'adolescente, iniziando a spogliarsi dagli abiti sudati. «Per il fatto di vederci non c'è alcun problema. E poi, io penso che gli appuntamenti sono più romantici se fatti sulla cima della Tour Eiffel.» sospirò sognante Adrien, immaginando lui e la ragazza abbracciati in cima alla torre ad osservare il tramonto, illuminati dalla poca luce rimasta.

Il biondo mise i vestiti sporchi in una cesta accanto alla doccia, tornando in camera per finire il discorso "Marinette ed il suo futuro fidanzato".

«Adrien è solo una maschera, la mia vera personalità è quella che ho quando sono Chat Noir, ed io sono felice che Mari si stia innamorando del mio vero me.» concluse lui, recuperando un paio di calze.
«Se quella è la tua vera personalità, ragazzo mio, sei proprio messo male!» esclamò il kwami nero, volando fino al letto del suo custode e sdraiandosi sul cuscino, volendo riposarsi prima di un'altra visita all'innamorata del portatore.
Adrien sbuffò, per poi tornare a guardare il felino, ghignando: «Comunque, ho già elaborato un piano per scoprire chi dei due deciderà alla fine, non ti preoccupare.»
«Mi preoccupo soltanto per quella povera ragazza.»

Adrien, capendo che era impossibile parlare con lui, sospirò, per poi andare in bagno per rinfrescarsi ed eliminare il sonno che lo stava divorando.

Sapeva che il suo piano avrebbe funzionato e chiunque delle sue due parti avesse scelto, avrebbe comunque vinto lui.

Ora, sdraiato a pancia in giù sul comodo letto di Marinette, con il viso poggiato sul suo cuscino, si perdeva ad annusare il profumo della corvina; ormai ne era dipendente, come se fosse diventato il suo ossigeno.

Il ragazzo chiuse gli occhi e, piano piano, scivolò in un sonno profondo, accompagnato dalla voce della ragazza che canticchiava canzoni di Jagged Stone.


 

Marinette salì le scale fino al soppalco, rischiando di cadere un paio di volte per il gesso, chiamando il suo compagno di lotta, ma, notando che si era addormentato, siccome non aveva voglia di faticare di nuovo per scendere, si accomodò accanto a lui, fissando in silenzio i lineamenti del suo viso rilassato.

Aveva un'espressione serena; la guancia sinistra sprofondava nel cuscino morbido e maggior parte di ciò che riusciva a vedere era coperto dai capelli biondi e dalla maschera nera.

Si era chiesta parecchie volte come mai le sue pupille diventassero come quelle di un gatto, dandogli un'aria più accattivante, pur non conoscendo chi era in realtà.

Invece i suoi occhi erano sempre gli stessi: azzurri e basta, circondata da una maschera rossa a pois neri.

La ragazza si avvicinò ancora, facendo attenzione a non svegliarlo, finché i loro corpi si sfiorarono; sentiva l'invitante calore che emanava, facendole venir voglia di avvicinarsi ancora di più e stringerlo tra le braccia.

La ragazza di voltò, dandogli le spalle, scacciando quel folle pensiero, quando sentì un braccio serpeggiarle attorno alla vita tirandola all'indietro e contro qualcosa che mugugnava.

Girando leggermente la testa notò che Chat, che stava ancora dormendo, l'aveva abbracciata, avvicinandola di più a lui, incastrando i loro corpi come due pezzi di un puzzle.

"Spero solo i miei non salgano per controllare come sto..." pensò amareggiata la corvina, realmente intimorita che potesse accadere.

Per fortuna, dopo che si era vestita, appese fuori dalla botola un foglio che diceva di non entrare per nessun motivo. Ora doveva soltanto pregare che i suoi facessero ciò che c'era scritto.

La ragazza di perse nei suoi pensieri, rilassata anche grazie al leggero russare del felino, cullata dal respiro costante, caldo sul suo collo.

Chiuse gli occhi, sentendo le palpebre pesanti, ma prima si girò e solo allora si addormentò tra le braccia del biondo.


 

Chat mugugnò, non volendo svegliarsi dal bel sogno che stava facendo, ma alla fine non riuscì più a prendere sonno.

Senza aprire gli occhi sentì subito il calore famigliare di un corpo e il solletico sul viso dato dai capelli.

Aprì gli occhi, non capendo a cos'era abbracciato e la prima cosa che vide fu un codino corvino che gli sfiorava la guancia.

Il ragazzo, se prima voleva continuare a dormire ora aveva un sorriso a trentadue denti per essersi svegliato.

Facendo più delicatamente possibile alzò il busto, puntandosi con il braccio sul materasso, mentre con la mano che prima riposava sul fianco di Marinette le spostò il ciuffo di capelli dalla guancia, guardandola dormire.

Il viso era rilassato, la pelle chiara che risaltava grazie ai capelli scuri, la bocca semiaperta dalla quale si vedeva uscire un po' di saliva.

Chat ridacchiò, pensando a quanto fosse carina, chinandosi per baciarle la guancia.

Marinette, aprì gli occhi, mugugnando e stirandosi.

«Ben risvegliata, Purr-incipessa.» sussurrò Chat, spazzolandole la frangia.
«Ciao Gattino.» rispose lei, con la voce leggermente roca.

Il felino, facendo attenzione alla gamba ingessata, scese dal soppalco, stirando gli arti e inarcando la schiena, sbadigliando.

«Che ore sono?» chiese la ragazza, spiandolo dal lato del letto, strofinandosi gli occhi lucidi.
Il bio do guardò l'orario sull'orologio del suo bastone: «Le due passate.»
«Hai fame? Non hai pranzato dopo aver mangiato i croissant.» chiese lei, iniziando a scendere dalle scale, lentamente.

Chat non ebbe l'opportunità di rispondere: appena vide la corvina scivolare le si parò davanti, prendendola al volo ed evitando così che si facesse male.

Marinette aprì gli occhi, per nulla sorpresa di non essersi ritrovata a terra; sentiva i muscoli tesi di Chat sulla vita, che la tenevano sollevata in una stretta che le sembrava troppo delicata per uno che combatteva quasi tutti i giorni.

«Sapevo che non sopportavi l'idea di non restare tra le mie braccia per più di un secondo, Principessa.» ammiccò l'eroe, sfiorandole le labbra con le sue grazie alla vicinanza venuta a crearsi per il salvataggio.
«No, è che volevo testare i tuoi riflessi.» ribatté lei, punzecchiandogli con fare giocoso la punta del naso con l'indice.
«Allora, ho superato l'esame?» domandò ghignando, non volendo lasciarla andare.
«Direi di sì.» ammiccò lei, allontanandosi per calmare il suo cuore che batteva all'impazzata. «È meglio se sto un po' di tempo con i miei genitori. È tutta la mattina che non sto con loro.» aggiunse cercando di nascondere che un po' le dispiaceva, recuperando le stampelle per stare in piedi da sola.
«Certamente, ci vediamo stasera allora.» s'inchinò il felino, camminando verso l'oblò accanto alla chaise-longue. «Un'ultima cosa: tieniti libera per domani sera alle nove, ti porto a fare un giretto. A stasera.»

E prima che la ragazza potesse ribattere, il felino fu già sul tetto della casa accanto, lasciando la povera Marinette senza parole.

Chat saltava sorridente tra i tetti, atterrando nella sua stanza dopo dieci minuti.

Annullata la trasformazione diede una fetta di Camembert a Plagg prima che potesse lamentarsi, afferrando il suo cellulare e aprendo la chat degli sms con Marinette.

Digitò sullo schermo touch un testo corto ma coinciso, che andava dritto al sodo, sicuro che la risposta gli fosse arrivata a distanza di pochi minuti; giusto il tempo per dirlo ad Alya.

Attese di sentire il cellulare vibrare tra le sue mani, sbloccando lo schermo e vedendo subito la risposta affermativa della ragazza.

«Perfetto.» esclamò compiaciuto. «Ed ora vedremo chi conquisterà il tuo cuore, Marinette.»


 

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Bueno (il kinder eheheh) giorno a tutti :3

Dai, una piccola battaglia tra Adrien e Chat è d'obbligo😏😈

Ora ditemi: chi sceglierà Marinette?

Io lo so perché me lo sono sognato e lui rimane MUAHAHAHA

Ok, ve lo dico: è Gabriel.

È per sempre un Agreste, no? U^U

Alla prossima ;D

Francy_Kid

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Capitolo 9
*** Cap. 9 ***


Cap. 9

 

Marinette era seduta sul divano, fissando il vuoto da più di un quarto d'ora, stropicciando nervosamente l'orlo della gonna che, ironicamente, era la stessa che le si era sollevata quando Chloé le aveva fatto lo sgambetto in classe.

Quando ieri sera aveva ricevuto il messaggio di Adrien non ci credeva, lanciando gridolini di pura felicità tant'è che sua madre era salita per controllare se stesse bene, e nemmeno Tikki bastò per calmarla.

La scuola era finita un'ora fa e appena tornata a casa salutò velocemente i suoi genitori, per poi fiondarsi immediatamente in doccia, cercando di non bagnare il gesso, e cambiarsi per l'uscita.

Sua madre era in cucina che sistemava le stoviglie, sorridendo quando guardava sua figlia.

«Allora, –esclamò Sabine, facendo sussultare l'adolescente– ripetimi con chi esci.»
«C-Con Adrien...» rispose la ragazza, allentando la presa sulla gonna, non volendo strapparla.
«Ah sì, il ragazzo che era venuto ad allenarsi ai videogiochi un po' di tempo fa. È davvero un gran bel ragazzo.» disse la donna, asciugandosi le mani umide con un asciugamano.
Marinette arrossì, voleva dirle che era un modello, ma alzò le spalle come a nascondersi e rispose semplicemente: «L-Lo so...»

Prima che Sabine potesse dire qualcos'altro si sentì suonare alla porta; la donna si alzò per andare ad aprire, sorridendo nuovamente nel vedere la figlia sistemarsi i capelli.

«Ciao Adrien.» lo salutò, spostandosi a lato per farlo entrare.
«Buon pomeriggio signora.» rispose lui, chinando leggermente la testa.
«Chiamami Sabine, tesoro. Mi fai sentire vecchia.» ridacchiò, facendo arrossire il biondo. «Vuoi entrare a prendere una tazza di tè intanto che Marinette arriva?»
«Sono pronta mamma.» disse la ragazza, sbucando alle spalle della madre.

Adrien la fissò, come a mangiarla con gli occhi: aveva i capelli sciolti, che andavano ad incorniciarle il viso; indossava una maglietta a maniche corte bianca, che arrivava appena sopra l'ombelico; una gonna nera; e uno stivaletto basso.

Anche se l'outfit non era completo per via del gesso stava divinamente.

«Dove mi vuole portare, signor Agreste?» domandò Marinette, riportandolo alla realtà.
«È una sorpresa.» ammiccò lui, tornando a guardare Sabine, che era rimasta lì tutto il tempo, sorridente. «Le rubo sua figlia per un po'.»
«Se vuoi tenerla anche per qualche giorno credo che le fai solo un favore.» rispose la donna, facendo arrossire la ragazza.
«Mamma!»

Il biondo rise, per poi salutare la donna e aiutare Marinette a scendere dalle scale.

I due uscirono dall'abitazione, camminarono in Place des Vosges, adocchiati da alcune ragazze che andavano pazze per Adrien per la sua fama da modello e figlio del celebre stilista; si accorse anche che alcuni paparazzi lo stavano fotografando, deciso di approfittarne di quegli scatti più tardi.

«Vieni, sediamoci qui. Non vorrei che ti stancassi troppo.»

"Anche perché stasera hai un altro appuntamento con me." pensò il ragazzo, accomodandosi sul bordo della fontana con la corvina.

L'acqua zampillava, riflettendo la luce e creando delle increspature che deformavano il liquido già presente sul fondo della costruzione; alcune goccioline colpivano i due come spilli, rinfrescandoli dal calore per la primavera quasi giunta al termine.

Marinette rimase immobile e tesa come una corda di violino, non sapendo come iniziare una conversazione.

«Ho saputo da Alya che ieri hai avuto la febbre. Ti senti bene ora?» domandò, facendola sussultare.
«S-Sì, va tutto bene. Ho preso le medicine e Chat mi ha aiutato a guarire.» rispose, pentendosi immediatamente di avergli detto anche del felino.
«Quindi non fa solo l'eroe di professione.» ridacchiò lui.

Marinette arrossì violentemente, capendo ciò che intendeva.

«Ti piacerebbe sapere chi c'è sotto la maschera?» domandò d'un tratto il ragazzo, riattirando l'attenzione della corvina su di lui.
«A chi non piacerebbe.» rispose lei. «C'è Alya che farebbe di tutto per scoprire l'identità dei due supereroi.»
«Io non intendo come fan di Chat Noir, intendo come amica; immagino che siccome lui ti ha promesso di prendersi cura di te vuol dire che ci tiene parecchio alla tua salute, oltre che alla tua compagnia.»

A quelle parole la ragazza arrossì nuovamente.

«Non vuoi sapere chi è che ti ha fatto quella promessa?» domandò nuovamente, ora più vicino alla corvina che quasi sussurrò la frase.
Marinette lo guardò dritto negli occhi e rispose immediatamente: «No.» disse sorridendo. «Non voglio saperlo. Sembrerò una fuori di testa a dire una cosa del genere: chi non vuole conoscere l'identità di Chat Noir? Io credo che la sua identità debba rimanere segreta perché sono sicura che non sarà più lo stesso dopo, come se la sua maschera facesse uscire il suo vero sé. Non so il perché, ma so che è così.» spiegò gesticolando con le mani. «Inoltre, se dovesse rivelarmi chi è, chi dice che non vado a dirlo ad Alya, rendendola così pubblica?»

Adrien la guardò senza parole: non capiva come avesse fatto, ma dopo nemmeno una settimana passata con lei tutte le sere, l'amica lo aveva capito.

«Io credo invece che Chat si fida di te e se ti rivelerà la sua identità è più che sicuro che tu non dirai nulla.» esclamò, poggiandole la mano sulla spalla.
«È così. Nel senso che non lo direi a nessuno, ovvio.» disse sorridendo nervosamente.

Il ragazzo rimase a fissarla ancora per qualche secondo, quando si ricordò che era ad un appuntamento con lei, non solo per passare più tempo insieme, ma capire chi avrebbe vinto il suo cuore.

«Vuoi qualcosa da bere?» domandò lui, spostando gli occhi sul piccolo chiosco ambulante fermatosi a qualche metro di distanza.
«Sì grazie. Aspetta che ti do i soldi.» rispose, armeggiando con lo zainetto con dentro il necessario per la giornata.
«Non ti preoccupare, offro io.» ribatté lui, prendendole le mani e facendole mettere via il portafogli.
«D-Davvero... Non voglio approfittare...» balbettò la corvina, incapace di pensare ad altro oltre che alle mani del ragazzo sulle sue.
«Mari, questo appuntamento l'ho organizzato io, quindi io ti pago da bere e qualunque altra cosa tu voglia, okay?» disse in tono fermo, facendole capire che era irremovibile.

Marinette annuì sconfitta, non staccando gli occhi da Adrien nemmeno quando camminò verso il chioschetto.

"Un attimo! Appuntamento?! Ma ieri ha detto che era una semplice uscita tra amici!" pensò presa dal panico, arrossendo come una matta.

«Rieccomi.» disse il ragazzo, risvegliandola dai suoi pensieri agitati. «Ti ho preso una Coca-Cola.»
«G-Grazie.» rispose, afferrando la lattina rossa con mani tremanti. «Perché non l'hai presa anche tu? La Pepsi e la Coca sono praticamente uguali.» esclamò lei incuriosita, prende di un sorso della sua bibita.
«Non è vero, sono due cose completamente diverse.» rispose il biondo quasi sembrando offeso.

Perfetto, aveva abboccato alla prima parte del suo piano.

«Io non trovo nulla di diverso. Solo la marca.» spiegò Marinette esaminando la lattina dell'amico come fosse un libro.
«La Pepsi è molto più buona.» rispose convinto lui, sbuffando divertito.
«Non è assolutamente vero! È la Coca-Cola la bibita più buona!»
«Allora prova a farmi cambiare idea.»

Adrien allungò la mano verso la corvina che, arrossendo, diede la sua lattina al biondo, che bevve un po' della bibita.

«Sono ancora convinto che la Pepsi sia più buona, mia cara Mari.» ghignò il ragazzo,  restituendo la lattina all'adolescente.
«Convinto tu.» disse Marinette alzando le spalle e finendo di bere la bibita, cercando di non agitarsi quando le sue labbra toccarono la bocca della lattina, dove Adrien aveva bevuto.
«Allora dovrò farti cambiare idea io.» esclamò il biondo, divertito.

Il ragazzo bevve dalla sua lattina, per poi poggiarla sul bordo della fontana; si avvicinò, piano piano, al volto della ragazza, che lo guardava con gli occhi sgranati.

Cosa stava per fare? Pensò lei con il cuore che le batteva all'impazzata e il volto rosso come mai prima d'ora.

La corvina rimase immobile, incapace di muoversi; aveva capito cosa stava accadendo e, malgrado a lei piacesse Chat, lei era ancora innamorata di Adrien.

Solo quando le labbra del ragazzo furono sulle sue, la sua mente si accese, risvegliandole i sensi: le farfalle nello stomaco, le guance calde, l'acqua che zampillava accanto a loro, le voci delle persone, le labbra del biondo sulle sue.

Ora sentiva tutto alla perfezione.

Era un bacio totalmente diverso da quello avuto con Chat Noir: quello con Adrien era desiderato, certo, ma quello con il suo partner di battaglia era spontaneo, voluto.

Il ragazzo si staccò dalla sua bocca, riaprendo gli occhi: «Allora, pensi ancora sia meglio la Coca-Cola?» domandò ridacchiando.

Marinette, istintivamente si leccò le labbra, accorgendosi solo ora che erano leggermente bagnate di Pepsi.

Arrossì ulteriormente, sentendo ancora le farfalle nello stomaco e la mente leggera e vigile su ogni cosa.

Certo che quello era uno strano modo per far cambiare idea ad una persona, ma aveva funzionato alla perfezione.

«Ora non ne sono molto convinta...» rispose lei con un filo di voce.

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Capitolo 10
*** Cap. 10 ***


Cap. 10

 

Marinette era distesa sulla chaise longue a fissare il soffitto.

Quante volte si era trovata su quel divanetto a pensare da quando si era rotta la gamba?

Tante volte, rispose lei.

Quel pomeriggio Adrien l'aveva baciata e, anche se non si avvicinava minimamente al bacio con Chat Noir, non riusciva a toglierselo dalla testa.

Era confusa: il suo cuore era diviso esattamente a metà, e se prima Chat stava vincendo, ora era in perfetta parità con Adrien.

«Non mi resta che vedere che cos'ha in mente Chat per stasera...» inspirò sconfitta, convinta che a mai nessuno prima d'ora era capitato una cosa del genere.
«Ehi Mari, ti vedo turbata. Stai bene?» chiese Tikki, volando accanto alla guancia della sua padrona.
«Sì, sto bene... Solo che non sono abituata a tutte le emozioni che ho in questi giorni.» rispose, mettendosi seduta e facendo fluttuare il kwami in aria davanti a lei.
«Posso immaginarlo: la gamba rotta, il bacio con Chat, tu che gli dici che ti piace e poi il bacio con Adrien.» spiegò la piccola divinità, segnandosi la zampa con l'altra per contare. «I tuoi pretendenti sanno come farsi desiderare.»
«Aggiungicene un altro con Chat, perché sono più sicura che quel gattaccio farà di tutto per rubarmene uno.»
«E tu glielo darai, vero?» domandò provocante, notando immediatamente la sfumatura di rosso che colorava le guance della sua portatrice.

Marinette non disse nulla, limitandosi a distogliere lo sguardo con quello di Tikki, dandole, indirettamente, ragione.

Quella giornata era come una prova da superare, sia per lei che per i suoi due pretendenti, come li aveva chiamati il kwami: più passava il tempo con entrambi, più i suoi sentimenti si facevano confusi.

Era addirittura arrivata a pensare che i due si facevano a gara per chi vincesse il suo cuore!

Ma era una cosa impossibile: Chat non sapeva del bacio con Adrien, e Adrien non sapeva del bacio con Chat; senza contare che non aveva mai detto a nessuno dei due che stava uscendo con l'altro.

Però il felino sapeva che le piaceva sia lui che il suo compagno di classe.

E se si fosse ingelosito e quell'uscita fosse per farle capire che era solo sua?

"Marinette, ora basta con questi film mentali!" si riprese la corvina, schiaffeggiandosi le guance per riprendersi; tra meno di dieci minuti sarebbe venuto Chat a portarla al suo "appuntamento serale".

Si diede un'ultima sistemata: si pettinò i capelli, leggermente schiacciati per essersi poggiata al cuscino, e si lisciò i vestiti.

Siccome era sera, e la temperatura non era ancora abbastanza calda per mettersi le maniche corte, si era cambiata la felpa, indossandone una più pesante, quasi invernale: era tutta nera, caratterizzata da un rettangolo rosso sul petto che evidenziava la scritta "SUPERBE" in bianco.

Avrebbe voluto mettersi un paio di blue jeans, siccome l'abbinamento pantaloni-felpa stava molto più bene e tendevano un po' più caldo, ma per la sua gamba rotta fu costretta a mettersi una gonna un po' più corta di quella che indossava il pomeriggio, siccome si era seduta sull'unica parte della fontana in cui c'era bagnato.

"Io è la mia sfortuna... So già che avrò freddo, ma resisterò." pensò la corvina, sistemandosi il mascara e rimettendolo nella trousse per i trucchi.

«Come sto?» chiese Marinette, voltandosi verso Tikki, che era seduta sulla scrivania a guardarla.
«Stai benissimo! Chat l'adorerà.» ammiccò il kwami, facendo arrossire nuovamente la ragazza.

La corvina si mise di nuovo seduta sulla chaise longue, aspettando che il suo cavaliere venisse a prenderla con il suo cavallo bianco.

Che era sostituito da un bastone, ridacchiò lei a quel pensiero.

Aveva pensato a tutto, persino ai suoi genitori, tenendoli lontani con una scusa infallibile: doveva studiare parecchio e se avesse preso un brutto voto sarebbe stata colpa loro perché l'avevano disturbata.

Quando usava quella frase non osavano salire in camera sua per ore, non fino a quando non aveva finito di "studiare".

Aveva preparato la borsetta –il nascondiglio di Tikki– sulla scrivania, stando attenta a quando il kwami si sarebbe nascosto all'interno, segno che Chat era arrivato.

Poco dopo, con estrema velocità, la coccinella si fiondò a nascondersi e sull'attico si sentì un rumore sordo: il suo cavaliere era arrivato.

«Buona sera, Purr-incipessa.» la salutò il felino, facendo capolino dalla botola sopra il letto.
«Buona sera anche a te, Chat.» rispose lei, cercando di tenere a freno il nervosismo.
«Pronta per fuggire dalla torre e goderti un po' del mondo esterno?» chiese, entrando nella stanza e scendendo dal soppalco, camminando lungo le scale lentamente, come se volesse essere ammirato.
«Non sono mica Raperonzolo.» ridacchiò lei, alzandosi in piedi con l'aiuto delle grucce.
«Per quello che ho in mente io non ti servono le stampelle.» disse lui sorridendo malignamente.
La ragazza lo guardò perplessa: «Okay... Mi potresti passare la mia borsetta, per favore?»

Il ragazzo annuì e fece come gli era stato chiesto.

«Sei pronta Principessa?» chiese il felino ammiccandole, avviandosi verso l'oblò, aprendolo; Marinette sentì subito una ventata d'aria, per ora sopportabile e fresca.
«E dove andiamo?» domandò curiosa, saltellando, con l'auto dell'altra stampella, verso l'eroe.
«È una sorpresa, mia cara Mari.» rispose lui, prendendole la mano e baciandole il dorso.

La corvina arrossì.

Le vennero in mente tutte quelle volte che con Ladybug aveva tolto la mano poco prima che gliela baciasse, persino quando era venuto a casa sua per la questione di Dissennateur –la prima volta che l'aveva aiutata nelle sue vesti civili– o, se non aveva tolto la mano, ogni volta che aveva sbuffato al gesto.

Ora invece era diverso: il contatto delle sue labbra sulla sua pelle le mandava leggere scosse elettriche lungo il braccio e is propagavano fino al sistema nervoso, risvegliandola completamente.

«Va bene...» sospirò lei.
«Vai sull'attico, io ti aspetto in cima per portarti in un bel posticino.» sorrise, per poi uscire dall'oblò e saltare agilmente, usando tutti gli appigli che trovava e la sua agilità da gatto per arrivare in cima.

La corvina, aiutata dalle stampelle, saltellò fino alle scale che conducevano al soppalco, salendo lentamente e uscendo sull'attico.

"Maledetto quel gattaccio ed il suo fascino! Meno male che non mi legge nella testa." rifletté subito dopo, seduta sul pavimento freddo dell'attico, rabbrividendo al contatto con le mattonelle.

Senza nemmeno accorgersene, il felino fu subito accanto a lei, tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi, sorridente.

La ragazza accettò senza troppe cerimonie, ma fu troppo veloce e perse l'equilibrio; subito si ritrovò tra le braccia del biondo.

«Scusami...» disse lei staccandosi leggermente, rossa in viso per la vicinanza.
«Tanto staremo tutto il tempo vicini così, Purr-incipessa.» ammiccò lui, notando immediatamente lo sguardo crucciato dell'adolescente.
«Perché?»
«Il tragitto non è pianeggiante fino al luogo che ho deciso, contando che poi farà freschino...»
«Chat, mi stai spoilerando l'appuntamento.» lo interruppe Marinette, facendolo ridere.

Il felino le prese le mani, facendogliele mettere attorno al collo per evitare di cadere, poi sorrise nuovamente, sfiorandole la punta del naso con la sua: «Tieniti forte, Principessa. Si parte.» esclamò, prendendo il bastone e allungandolo fino al terreno, per poi saltare, tenendo con una mano il fianco della ragazza.

 

 

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Hello bella gente :)

Questa è la prima parte del capitolo "bello" che vi avevo promesso come riparazione al precedente :3

Il capitolo è diviso in due perché sennò usciva una roba kilometrica ed era dura da digerire, soprattutto perché ci sarà del fluff MariChat e, se il numero di parole me lo permette, anche Adrienette *pervy face*

State pronti alla pucciosità (se sarò in grado di scriverla...) :D

Bye bye ;P

Francy_Kid

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Capitolo 11
*** Cap. 11 ***


Cap. 11

 

«Principessa, siamo arrivati.» disse Chat, punzecchiandole la guancia per farle aprire gli occhi.

La ragazza aveva l'adrenalina a mille ed il cuore che le batteva forte nel petto.

Per tutta la durata della corsa –cioè saltare da un tetto all'altro– aveva tenuto gli occhi aperti, spaventata dell'idea di cadere, ma si sentiva libera, proprio come quando si trasformava in Ladybug.

Ad un certo punto, i due si fermarono su un tetto di una casa; Chat Noir non sembrava per nulla stanco, mentre la corvina aveva il fiatone, gli occhi lucidi e le guance arrossate, un sorriso a trentadue denti che le ornava il viso e ripeteva più volte che era fantastico.

Sicuramente sarà stata un disastro, coni capelli in disordine e i vestiti spiegazzati, ma non le importava.

Il felino sorrise al suo entusiasmo, per poi farle chiudere gli occhi e, per assicurarsi che l'avesse ascoltato, le aveva fatto una linguaccia.

La prima volta non li aveva tenuti chiusi perché gliela restituì, ma la seconda volta lo stette a sentire.

Quando ripresero il viaggio si sentiva meno tranquilla; tenne la stretta un po' più salta attorno al collo del ragazzo, cercando di non stringere troppo, sentendolo ridere quando lei squittiva per paura di cadere finché non arrivarono.

Si trovavano in cima alla torre sinistra di Notre Dame e l'atmosfera era da togliere il fiato: lungo l'orizzonte si vedevano i tetti delle case –basse e alte– estendersi all'infinito, creando vari giochi d'ombra; la Tour Eiffel era illuminata dalle luci artificiali delle lampadine, sembrando quasi un secondo sole che sorgeva all'alba di un nuovo giorno; il cielo, infine, era diviso in tre parti, partendo dal punto più alto, in cui si vedevano le prime stelle a contrasto con l'oscurità della notte, fino al pinto più in basso, che corrispondeva ai tetti delle case, dove gli ultimi raggi arancio del sole s'incontravano con il blu, creando una sfumatura rosa.

Voleva prendere il cellulare per fare una foto o, se fosse stata una pittrice, allora sapeva benissimo cosa disegnare; anche se i colori non potevano catturare appieno la sensazione che provava in quel momento.

Era un crepuscolo fantastico; la città era fantastica; il luogo era fantastico.

Tutto era fantastico.

Marinette, che era poggiata solo su una gamba, non poté distogliere lo sguardo da tale meraviglia, non finché non fu riportata alla realtà da Chat.

«Ci possiamo sedere qui. Ho preparato tutto il necessario.» disse, indicando un punto del bordo in cui c'erano un paio di cuscini bassi vicini e due coperte abbastanza pesanti da tenerli al caldo.

La corvina, aiutata dal felino, si sedette sul cuscino di sinistra, con le gambe a penzoloni, mentre Chat su quello di destra.

«Non ti disturba l'altezza?» domandò garbatamente, pensandoci dopo che forse era meglio stare un po' più indietro.
«No, no. Mi piace un sacco la vista.» rispose guardando la Tour Eiffel in lontananza.

Marinette rabbrividì, stringendosi il corpo meglio che poteva quando venne sorpresa da una folata d'aria.

Chat attirò l'attenzione, prendendole le gambe e poggiandole sulle sue, per poi coprirle con una coperta e le loro spalle con l'altra.

«Grazie.» sorrise la ragazza, lievemente rossa.
«Non c'è di che.» rispose lui, abbracciandola ai fianchi per farla stare comoda e stringerla contro il suo corpo per restare più al caldo.

I due fissarono l'orizzonte ancora per qualche minuto, godendo della vicinanza l'uno dell'altro.

Marinette rifletté sull'appuntamento avuto quel pomeriggio con Adrien e, anche se ora il suo cuore era esattamente diviso a metà, nulla le impediva di provare con entrambi.

Appena i suoi sentimenti si sarebbero fatti più chiari allora avrebbe deciso a chi dichiararsi o, nel caso in cui uno dei due si sarebbe fatto avanti per primo –cosa che riteneva impossibile–, di chi avrebbe accettato i sentimenti.

«Mari, ho in mente un gioco.» dichiarò l'eroe, facendo girare la corvina verso di lui. «Ognuno di noi dice una parola che rappresenta l'altro e, se vuole, può spiegarla.»
La ragazza ci pensò su: «Ci sto.»
«Va bene, inizio allora.» esclamò il ragazzo, guardando negli occhi l'adolescente. «Gesso.»
«Cavolo che fantasia!» rise lei, picchiando leggermente sul petto del biondo. «Spandex.»
«Si chiama Boyfriend Material, cara la mia Principessa.» ribatté lui con aria di finta serietà, gonfiando il petto.
«Certo, certo. Tocca a te.» disse liquidando l'argomento con un gesto della mano.
«Moda.»
«Infermiere.» ridacchiò la corvina dopo averci pensato per qualche secondo, facendolo sorridere.
«Sempre a tua disposizione, Mari.» esclamò, prendendole la mano e baciandole il dorso.

La ragazza roteò gli occhi alla sua azione, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine.

«Coraggiosa.»
«Spontaneo.»
«Testarda.» ribatté Chat schioccando le dita.
Marinette lo guardo crucciata: «In che senso "testarda"?» domandò lei, non capendo come quella parola potesse rappresentarla.
«Sei testarda perché non vuoi ammettere che io ti piaccio.» rispose lui, avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra, sfiorandogliele.
«N-Non lo a-ammetto perché non è v-vero!» balbettò la corvina girando il viso verso l'orizzonte, non guardandolo, pur sapendo che stava mentendo spudoratamente.

Si ricordava ciò che le aveva detto Tikki: quando era malata aveva espressamente detto a Chat che lui è Adrien le piacevano, anche se il felino era "in vantaggio".

«Tocca a me.» esclamò volendo cambiare argomento. «Narcisista.»
«È tutta gelosia la tua: solo perché vuoi questo bel micione ma non lo ammetti.» disse mettendole le dita sotto il mento per farla voltare nuovamente verso di lui e tornare a guardarla negli occhi.

La corvina deglutì, chiudendo per poi riaprire le labbra, volendo avvicinarsi alle sue, ma resistette all'impulso di baciarlo.

«Flirt.» ribatté Marinette più velocemente possibile.
«Bellissima.»

La ragazza arrossì nuovamente.

Per quanto lei volesse dire la sua stessa parola, non voleva ammettere –non apertamente– che lo trovava parecchio affascinante.

«Accettabile.» disse invece, notando lo sguardo crucciato del ragazzo.
«Eh no Principessa, così non andiamo bene. "Accettabile" equivale alla sufficienza, io invece sono da dieci e lode. Sono sexy da far invidia ad ogni modello presente a Parigi.» si pavoneggiò, liberando il braccio dalle coperte e gonfiando i muscoli.
«Vai convinto Gattino.» rise lei, facendogli cenno di rimettere il braccio com'era prima poiché era comoda. «Tocca a te.»
«Meow-ravigliosa.»
«Fusa.» ribatté lei, grattandogli sotto il mento e sentendolo imitare le fusa dei gatti.
«Fantastica.»
«Fortuna.»
«Perché "fortuna"? I gatti neri portano sfortuna.» chiese il biondo.

Ladybug era fortunata, evocando il Lucky Charm e riparando le cose; lui era il suo esatto contrario: distruggeva e basta.

«Sto tutti i giorni in compagnia di un gatto nero e non mi è ancora successo nulla di brutto. A parte la gamba rotta, ma lì sono andata io a cercarmele. Invece mi stai aiutando a guarire, ti stai prendendo cura di me -come quando ho avuto la febbre- e nel mentre salvi Parigi dagli attacchi akuma.» spiegò, giocherellando con un ciuffo di capelli. «Magari, come l'ho detto non sembra una parola che ti rappresenta, ma io penso il contrario: tu porti fortuna a chiunque ti sta accanto.»

Il felino sorrise dolcemente, chinandosi e dandole un bacio sulla guancia.

Le sue labbra calde toccarono il viso freddo di Marinette, persino quando si staccò per ringraziarla la sensazione del bacio era ancora presente sulla sua guancia.

«Tocca a te, Gattino.» esclamò poco dopo, guardandolo nuovamente negli occhi.
«Sexy.»
«Stai ancora descrivendo te stesso!» ridacchiò lei divertita.
«No. Io ho descritto te.» ribatté Chat, vedendola arrossire come un peperone. «Posso andare avanti all'infinito: passionale, provocante, seducente, sensuale, attraente...»
«Ma ti sei mangiato un dizionario di sinonimi?!» domandò imbarazzata, volendo interrompere quella valanga di parole.
«Sto semplicemente descrivendo come appari ai miei occhi in questo momento e tutti i giorni, Purr-incipessa.»

L'adolescente arrossì nuovamente, non abituata a sentirsi dire quelle parole, abbassando lo sguardo.

Lui era tutto ciò che aveva detto: provocante, seducente, sensuale, attraente e sexy, non lei.

Anche se non voleva ammetterlo.

«Pervertito.» ribatté lei in un sussurro, ma sicura che l'eroe l'avesse sentita.
«Fantastica.»
«Carino...»
«Speciale.»

Marinette tornò a guardarlo negli occhi.

Ora che il sole era tramontato del tutto i suoi occhi verdi sembravano brillare, circondati di uno strano alone verde che li rendeva ancora più belli e astratti.

Sicuramente erano i suoi poteri che gli permettevano di vedere al buio, ma i suoi occhi erano unici.

Erano occhi che nessuno possedeva, non solo per la forma della pupilla ed il colore della sclera, ma anche per il senso di sincerità in tutto ciò che diceva.

L'aveva detto anche quando era Ladybug contro l'Impostore: "Chat Noir poteva essere di tutto, ma non era un bugiardo" e ne era più che sicura.

Il suo cuore era diviso in due e avrebbe fatto di tutto per capire chi tra Adrien e Chat fosse la sua anima gemella; passare tutti i giorni con entrambi l'avrebbe aiutata ed entro fine mese doveva trovare la soluzione.

Le restavano poco meno di tre settimane.

«Bacio.» esclamò poco dopo.
L'eroe la guardò crucciata: «Che significa?»
«Chiudi gli occhi.»

Chat fece come gli era stato detto, tentato di sbirciare; sentì Marinette mettergli le braccia dietro il collo, stringendosi di più a lui, poi, con un po' di titubanza, le labbra della ragazza posarsi sulle sue in un bacio leggero.

Il biondo riaprì gli occhi non appena la sentì allontanarsi dalla sua bocca, sorridendo: «Tocca a me ora.» sussurrò. «Bacio.»
«Ma l'ho già detto io.» notò lei, ancora parecchio vicina al viso dell'eroe.
«Chiudi gli occhi e capirai a cosa mi riferisco.»

Marinette seguì le sue istruzioni, serrando le palpebre.

La bocca di Chat furono subito sulla sua, morbida e calda, baciandola con più convinzione rispetto a come aveva fatto lei.

Le sue labbra si mossero seguendo quelle del ragazzo, abbracciandolo e facendo cadere la coperta che prima era sulle loro spalle, mentre il felino le cingeva la vita con una mano e le accarezzava le gambe coperte con l'altra.

Queste sarebbero state tre settimane parecchio intense.

 

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Ellou belle persone che stakerano la serie animata :3

Siamo giunti al finale della parte MariChat promessa ^^

Ditemi che vi siete presi male perché pensavate di aver letto che avevo terminato la fic così *pervy face*

Parte il coro: Non l'abbiamo pensato .-.

Meno male, perché le cose si fanno intense!

E pensare che volevo fare una fic semplice, corta, da poco più di dieci capitoli per andare avanti con il 3° libro di "The masked series" ma nulla...

Evviva scrivere più fic contemporaneamente! (#ironia)

Beh, al prossimo capitolo :D

Preparatevi ad una Chloé stronza, ad un'Alya fangirl e ad un Adrien slingua-Mari.

In poche parole al bordello U^U

Bye ;3

Francy_Kid

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Capitolo 12
*** Cap. 12 ***


Cap. 12

 

Marinette camminò a scuola, arrivando circa dieci minuti in anticipo siccome non voleva prendersi un'altra sgridata dalla professoressa.

La corvina, non appena entrata in aula, notò che erano già entrati tutti, tranne Nino e Adrien, e regnava uno strano silenzio.

Si sentì immediatamente lo sguardo di tutti su di lei, ed il peggiore era quello della bionda, ovviamente.

«Ora tu mi spieghi cos'è questa storia!» esclamò irata Chloé, mettendosi davanti a Marinette.
«Quale storia?»
«Oh ragazza, non sai quanto sia felice per te!» esultò Alya, spingendo la bionda, che finì quasi contro la cattedra.
«Vero Marinette.» aggiunse Alix, seduta al suo posto con i piedi sul banco e un'espressione divertita. «Spiegaci tutto nei minimi dettagli.»
«Io ancora non capisco a cosa voi vi stiate riferendo.» disse la corvina sulla difensiva.

L'avevano vista con Chat la sera precedente? Impossibile, a meno che non siano delle vere stalker e non seguissero l'eroe dovunque vada; quello però poteva aspettarselo di più da Alya.

«Davvero non ti ricordi cos'hai fatto ieri?» chiese la mora, cercando di farlo dire alla sua amica.
«Certo che me lo ricordo, ma non capisco...»
«Questo!» sbottò Chloé, mettendole davanti al naso una rivista di gossip.

Marinette non riuscì a leggere, ma l'immagine era la cosa più impostante: ritraeva lei e Adrien al parco mentre si baciavano, con le lattine delle loro bibite accanto a loro.

«COSA?!» urlò, lasciando cadere le stampelle a terra e afferrando il giornalino, sconvolta. «Chi ha fatto questa foto?»
«Allora è tutto vero! Tu e Adrien vi siete baciati!» esultò nuovamente Alya, saltellando sul posto, per poi recuperare le stampelle all'amica.
«Hai corrotto Adrien con qualche tuo stratagemma da strega per rubargli un bacio! Il mio Adrien non ti bacerebbe mai!» urlò Chloé, ancora sconvolta.
«"C'est l'amour. Adrien Agreste, modello di grande fama per la sua bellezza e per il lavoro del padre, ha una nuova fiamma: si tratta di una sua compagna di classe, e ieri, dopo il loro appuntamento romantico a Place des Vosges, è confermato che il loro rapporto va oltre la scuola."» lesse Marinette incredula. «Chi ha pubblicato la foto?» domandò una seconda vuota, restituendo la rivista all'amica e riprendendo le stampelle per restare in piedi.

Le urla accusatorie di Chloé e Sabrina si spensero quando una voce maschile si sentì alla porta della classe, facendo voltare la corvina.

«Certo che scrivere "modello di grande fama per la sua bellezza" mi sembra un tantino esagerato.» esclamò in tono di finto imbarazzo. «Non credevo ci fossero dei paparazzi.» aggiunse sembrando sorpreso; in verità lo sapeva e aveva scelto un luogo affollato anche per farsi fotografare e far sapere a tutti l'accaduto.
«Oh Adrichou!» lo chiamò la bionda, correndo tra le sue braccia per consolarsi. «Dimmi che questo è un fotomontaggio, così la denuncio per truffa.»

Il ragazzo si staccò dalla sua "amica", andando accanto a Marinette e mettendole il braccio attorno ai fianchi, avvicinandosi più possibile a lei.

La corvina arrossì profondamente; il fatto che questo "litigio" sia davanti a tutti

«Invece è tutto vero, Chloé.» rispose. «Io e Marinette ci siamo baciati per davvero.»
La bionda batté il piede a terra, rossa per la rabbia: «Io non ci credo! Ti avrà sicuramente incastrato in qualche maniera...»
«E qui ti sbagli ancora.» la interruppe Adrien.

Nella classe regnava il silenzio più totale, intenti a seguire l'andamento della situazione e chi avrebbe vinto.

Inutile dire che tutti tifavano per Marinette e Alya.

«Per essere sinceri, sono stato io a "corrompere" Mari per un bacio.» spiegò, sentendo Alya trattenere un urlo di gioia. «Ancora credi che stia mentendo? Allora te lo mostro.»

Il biondo si voltò verso Marinette, che lo guardava rossa come un peperone; le mise l'indice ed il medio sotto il mento per sollevarle il viso, chinandosi leggermente, mentre con l'altra mano le teneva il fianco.

La corvina si sporse in avanti, premendo il corpo contro il suo per restare in equilibrio –siccome sentiva le gambe tremarle e le braccia molli–

I due chiusero gli occhi e le loro labbra si toccarono, dimostrando a Chloé ed a tutti i presenti che Adrien diceva il vero.

La classe esplose in urla di gioia da parte delle ragazze –sopratutto di Alya, impegnata a scattare foto da diverse angolazioni– e di fischi e complimenti da parte dei ragazzi.

Chloé si voltò di scatto, camminando velocemente fuori dalla classe, seguita da Sabrina.

Le due si scontrarono con Nino appena prima che entrasse, sgranando gli occhi alla scena.

«Sono sicuro di essere nell'universo giusto?» chiese, andando a sedersi e farsi raccontare da Alya tutta la storia.


 

Era arrivato l'intervallo e, per quella volta, Marinette decise di uscire dalla classe per prendere un po' d'aria.

Assieme ad Alya era seduta sui gradini della biblioteca, mentre Adrien e Nino erano a pochi metri di distanza.

A quanto pare il biondo stava raccontando l'appuntamento all'amico, perché il moro gli batté il cinque, pensò la corvina.

Sulle scale della biblioteca non si metteva mai nessuno siccome preferivano restare in compagnia con gli altri al piano inferiore, infatti si ritrovavano quasi sempre loro quattro per cercare un po' di tranquillità o per parlare del più e del meno.

«Io l'ho trovato parecchio tenero il biondino.» esclamò Alya, richiamando l'attenzione dell'adolescente su di lei.
«Perché?» chiese l'adolescente, sistemandosi meglio sul gradino.
«Non fare la finta tonta! Adrien ha fatto una cosa parecchio romantica. È praticamente cotto di te quel ragazzo!»
«Può anche darsi, ma sai com'è la mia situazione...» sospirò esasperata Marinette, pensando a Chat Noir.
«Vero che tu hai anche un altro latin lover.» canticchiò ghignando. «Certo che sei popolare tra i ragazzi: prima Nino, poi Nathanaël ed ora Adrien e il tuo amante segreto.
«Ora Nino sta con te.» esclamò sulla difensiva, credendo che la sua migliore amica possa essere gelosa di quella storia.
«Lo so, ma mica te ne faccio una colpa se gli piacevi. Comunque, devi ancora dirmi chi è.» disse convinta.

La corvina si guardò in giro, volendo spiegarle meglio la situazione.

Dopotutto era la sua migliore amica.

Già nei giorni precedenti le aveva spiegato un po' a grandi linee cos'era successo, tralasciando i dettagli quali baci e l'identità del suo "amante segreto", dicendole che le avrebbe spiegato meglio quando si sarebbe sentita pronta.

Bene, quello era il giorno.

Marinette si alzò, recuperando le stampelle e facendo cenno alla mora di seguirla.

In quel momento non diede troppo peso agli sguardi incuriositi di Adrien e Nino su dove stessero andando, dicendo loro che si sarebbero rivisti in classe.

Ed era esattamente là dove stavano andando; nell'ora dell'intervallo l'aula era vuota, così potevano parlare in pace e nessuno le disturbava.

Alya controllò che non ci fosse nessuno nascosto e, su consiglio di Marinette, si sedette sul banco.

«Allora, chi è l'altro ragazzo?» domandò curiosa.
«Promettimi però di non urlare.»
«Prometto.» esclamò alzando la mano destra.
«E di non dirlo a nessuno, perché sennò credo che la mia vita finirà.»
«Te lo prometto. Wow chi è? Un agente segreto della CIA?»
«Peggio...»
«Chi? Chat Noir?» rise incredula, incrociando le braccia al petto.

La corvina non disse nulla, arrossendo come un peperone e sorridendo nervosamente.

Alya spalancò gli occhi: «Non dirmi che è lui.»
«O-Ok, n-non è lui...» balbettò, sapendo che la sua migliore amica aveva già capito tutto.
«Non ci credo! È Chat Noir!» urlò stupita.
«Mi avevi promesso che non avresti urlato!» la zittì la corvina, portandosi l'indice davanti alla bocca per farle cenno di stare in silenzio.
«Come faccio a non urlare con questa notizia?!» esclamò a voce più bassa. «Ora tu mi spieghi tutto!»

Marinette si poggiò alla cattedra, raccontandole gli avvenimenti da quando si era rotta la gamba fino alla sera precedente.

Quando l'amica ebbe finito di parlare, Alya si alzò in piedi, camminando fino a raggiungerla, posandole le mini sulle spalle re guardarla seria: « Sai che ti ritroverai la camera tappezzata di telecamere ed io dietro uno schermo che fangirlerò come non mai, vero?»

La corvina la guardò storto.

«Ok, niente telecamere, ma voglio i dettagli di ogni singolo incontro, con Adrien e con Chat Noir.» disse in alternativa l'amica, guardandola con gli occhi da cucciolo.
«Va bene... Tu e gli occhi da cucciolo...» sospirò Marinette, sentendo il suono della campanella e, poco dopo, incrociando per primi gli occhi verdi di Adrien.


 

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EEEEH Alya è noi, questo è un dato di fatto😏😂

Cosa succederà se Adrien invita Marinette a casa sua a guardare anime? NON GLI HENTAI! SPORCACCIONI! *non ammette che ci aveva pensato*

Alla prossima :D

Francy_Kid

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Capitolo 13
*** Cap. 13 ***


Cap. 13


 

La campanella della fine delle lezioni era appena suonata e gli alunni camminavano verso l'uscita, parlando e ridendo con i loro amici.

Marinette attese che la maggior parte degli scolari scese le scale per non essere loro d'intralcio e per scendere con più calma; raggiunto il piano terra, notò subito i suoi tre amici che la stavano aspettando, e Alya aveva un ghigno divertito- che faceva venire i brividi alla corvina- stampato sul volto.

«Mari, volevo chiederti se volevi venire a casa mia questo pomeriggio.» disse Adrien sorridendole, camminando verso di lei, lasciando gli altri due ad un paio di metri di distanza.

La ragazza guardò la sua migliore amica che, dietro al biondo, alzò i pollici in segno d'approvazione.

«Va bene. Posso andare ad avvisare i miei?» chiese sistemandosi la cartella sulle spalle, non volendo far notare il senso di disagio che provava in quel momento.
«Ti accompagno. Tanto dobbiamo aspettare che arrivi la limousine.» spiegò il modello, facendole cenno di andare.

I due salutarono i loro amici, vedendo Alya farle cenno di chiamarla; sicuramente voleva sapere come sarebbe andato il pomeriggio e se Adrien l'avrebbe baciata ancora.

Il biondo accompagnò l'adolescente verso la pasticceria, aprendole la porta per farla passare, venendo ringraziato subito dopo.

«Bentornata, Marinette.» esclamò Sabine, sorridendo dolcemente alla figlia, che le diede un bacio sulla guancia. «Com'è andata la scuola?» chiese poco dopo.
«Come al solito: noiosa e non finiva mai.» rispose, poggiando la cartella accanto alla cassa. «Mamma... vedi... un mio amico mi ha invitato a casa sua per passare il pomeriggio. Non ti fa niente se vado da lui?» chiese, facendo cenno con gli occhi alle sue spalle, le guance velate di rosa.
Sabine spostò lo sguardo sulla porta, sorridendo a trentadue denti non appena riconobbe il ragazzo: «Scusami Adrien, non ti avevo visto.» esclamò la donna imbarazzata, portandosi la mano alla guancia.
«Non fa niente, sono stato io il maleducato a non salutare appena entrato.» rispose lui, grattandosi la nuca.

Marinette li fissò ad occhi aperti: i due stavano chiacchierando come se si conoscessero da un po'.

«Sapevi che Adrien viene spesso a comprare i dolci?» domandò la donna, facendo voltare la ragazza verso di lei.
«No mamma, non lo sapevo...» disse a denti stretti, sforzandosi di tenere un sorriso meno minaccioso possibile.
«Tieni, porta questi con te.» esclamò Sabine, aprendo un sacchetto e infilandoci qualche pasta.

Adrien si avvicinò subito, aiutando la corvina tenendole il sacchetto.

«Grazie mamma.»
«Grazie madame.» risposero in coro i due ragazzi.
«Non c'è di che. E mi raccomando: ringrazia il signor Agreste per l'ospitalità.»
«Lo farò. A stasera.» la salutò la figlia, dandole un bacio sulla guancia.

Il biondo, dopo aver salutato la donna, tenne aperta la porta all'adolescente, chiudendola non appena fu uscita.

Il Gorilla –l'autista degli Agreste– era fuori dalla macchina lussuosa, mentre teneva aperta la portiera per far salire i due.

La ragazza lo ringraziò, ma l'uomo non disse nulla, chiudendo lo sportello subito dopo.

«Una persona di poche parole.» notò Marinette, sistemando le stampelle in modo tale che non dessero fastidio.
«Non sai quanto.» ridacchiò lui, prendendo il cellulare dalla borsa per guardare l'orario.

La corvina sgranò gli occhi quando vide che, agganciato all'apparecchio, aveva il braccialetto che gli aveva regalato come portafortuna quando era venuto a casa sua per giocare ai videogiochi.

Non credeva che l'avesse ancora.

«Non potrei mai buttarlo.» disse il modello come se le avesse letto nella mente, attirando la sua attenzione. «Lo indosserei tutti i giorni, ma per il lavoro da modello sono costretto a toglierlo per i servizi fotografici, così lo uso come phone strap per evitare di perderlo.»

Marinette sorrise, felice che il suo regalo gli fosse piaciuto e che, cosa più importante, l'abbia tenuto.


 

«Dimmi Mari, sai cosa sono gli anime?» domandò Adrien, sistemando un cuscino sul tavolino davanti alla tv.
«Sono i cartoni animati giapponesi, giusto?» rispose, sedendosi sul sofà bianco, poggiando le stampelle sulla sua sinistra.
«Giusto. Almeno non mi confondi gli anime con i manga.»
«Che invece sono i fumetti.» esclamò interrompendolo, gonfiando il petto.
Il ragazzo sorrise: «Vedo che ti sei informata.»
«Diciamo che so le basi.» rispose, facendo una linguaccia divertita.
«Cosa preferisci? Giocare ai videogiochi o guardare un anime?» domandò, alzando due dita come a contare.
La corvina ci pensò su: «Guardare anime. Ormai è risaputo che io ti batto ad ogni tipo di videogioco, quindi facciamo una cosa che possa andare bene ad entrambi.» ghignò, facendo imbronciare l'adolescente; Marinette rise. «E poi, io non ho mai visto un anime. Tranne Dragon Ball o Naruto.»
«Allora preferisci gli shonen?»
«Scio-cosa?»
«Shonen. Sono gli anime principalmente per ragazzi, con combattimenti e tutto. Che ne dici di quelli romantici tipo "Rossana" o "Ao Haru ride"?»
«Mi sono fermata a Rossana.» ridacchiò nervosa. «Comunque, preferisco quelli con i combattimenti; quelli romantici hanno ormai la trama fatta: la ragazza incontra il ragazzo, diventano amici, lei ama lui o viceversa e dopo varie peripezie si mettono assieme.» mormorò la corvina, spiegando vagamente la trama dell'ultimo anime che aveva visto –di cui al momento non ricordava il nome–

Il modello ridacchiò, prendendo un CD dallo sportello che c'era sotto la televisione, spostando i joystick della console.«Che shonen sia, allora.»


 

Marinette e Adrien erano seduti sul divano da diverse ore –quattro e mezza, per l'esattezza–

La corvina era davvero presa dall'anime che l'adolescente aveva scelto, seguendo la trama con molto piacere ed estremo interesse.

La ragazza prese il cellulare, per controllare se qualcuno l'avesse chiamata, notando l'orario: quasi le sei di sera.

«Cavolo se e tardi!» esclamò, mettendosi a sedere di scatto. «Devo andare.»
«Che ore sono?» domandò il ragazzo, mettendo in pausa.
«Sono quasi le sei.» rispose, stirando le braccia, per poi stirarli anche la gamba buona. «Mi sarebbe piaciuto rimanere a guardare tutta la serie. Proprio ora che le cose si facevano interessanti... Voglio sapere come finirà lo scontro tra Tsubaki e Masamune!»
«Lo finirai la prossima volta.» rispose facendole l'occhiolino, rinfacciandole che poteva restare per finirlo. «Non ti preoccupare, ci rimangono ancora più di sedici ore.»
«Quanti episodi ha la serie?» chiese, sistemandosi i vestiti spiegazzati.
«Cinquantuno, ma sul DVD sono raccolti tutti. Ora dovremmo essere al decimo, se non erro.» rispose Adrien, pensandoci un secondo.
«La prossima volta voglio guardare altre quattro ore, se non di più!» disse mettendo un finto broncio, volendo finire la serie al più presto.
«Caspita! Soul Eater ti ha davvero presa.» rise il biondo, alzandosi dal divano per mettere a posto il DVD.

Ed era così. Il fatto che c'erano i ragazzi che si trasformavano in armi per permettere ai loro Maestri di sconfiggere i cattivi –le uova di Kishin– le ricordava un sacco Tikki, anche se lei veniva risucchiata dagli orecchini e la trasformava in Ladybug.

Senza contare il fatto che aveva trovato i personaggi molto divertenti e geniali nei momenti perfetti.

«Ti accompagnerei a casa, ma a quest'ora Nathalie vuole che ceni per non mandare in confusione il mio regime di alimentazione...» si scusò Adrien, grattandosi la nuca per l'imbarazzo.
«Non ti preoccupare.» sorrise lei, capendo quanto fosse 
«Mi raccomando. Attenta alle akuma e alle uova di Kishin mentre torni a casa.»
«Posso sempre contare su Ladybug e Chat Noir. Magari potrei sperare nella compagnia dei personaggi di Soul Eater per le uova.»

Adrien rise nuovamente, per poi guardarla dolcemente, facendola arrossire violentemente.

«È stato bello godere della tua compagnia, spero di poterne approfittare ancora.» disse il biondo, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
Marinette ghignò, accettando l'aiuto: «Finché non finisco l'anime verrò tutti i giorni.»
«Perfetto. Allora anche domani puoi venire.»
La ragazza agitò la mano libera: «Stavo scherzando. Non voglio disturbare.»
«Ti ho invitato io, non disturbi per niente.» esclamò lui, riuscendo, alla fine, a convincere l'adolescente.
«Va bene, almeno fammi portare qualcosa da mangiare per compensare.»
«Se proprio vuoi. Allora una decina di croissant per gusto va bene.» disse il modello, alzando il pollice.

Marinette rise di gusto, perdendo l'equilibrio e iniziando a cadere verso il divano; la presa si strinse sulla mano di Adrien che, preso alla sprovvista, venne trascinato anche lui.

Con un tonfo sordo, la corvina si ritrovò seduta sul sofà bianco, con il ragazzo a pochi centimetri di distanza dal suo volto, riuscito a fermarsi in tempo poggiando le mani contro lo schienale per non fare male all'amica.

I due erano estremamente vicini e riuscivano a sentire il respiro caldo dell'altro sulle labbra; avevano il fiatone, l'adrenalina che scorreva loro nelle vene per un mancato incidente, e le guance arrossate.

«S-Scusa...» sussurrò Marinette, spostando lo sguardo dagli occhi del ragazzo alle sue labbra. «Io e la mia sbadataggine...»
«Se questi incidenti ti capitano spesso, allora vorrei essere sempre lì per finire in posizioni come questa.» ridacchiò lui, accarezzandole la guancia e spostandole alcuni capelli che le erano finiti sulle labbra.
«Adr–»

La corvina venne interrotta dalla bocca del biondo, calda e umida sulla sua; chiuse gli occhi, assaporando quel bacio che, anche se non voleva ammetterlo, le piaceva.

Solo una persona le fece interrompere il momento, ricordandosi che tra qualche ora doveva incontrarsi con lui: Chat Noir.

«Scusa Adrien, ma ora devo proprio andare. Domani prometto che ti porto i croissant.» mugugnò contro le labbra del biondo, che la guardò crucciato.
«Va bene.» sospirò lui, liberandola dalla sua "prigionia" e aiutandola nuovamente ad alzarsi, porgendole le stampelle.
«Ci vediamo domani.» lo salutò lei, sentendo bussare alla porta della camera e riconoscendo l'assistente del padre, che gli disse di prepararsi per la cena.

Il modello accompagnò l'amica fino alla porta d'ingresso, salutandola e guardandola finché non girò l'angolo.

«Nathalie, io mangio in camera mia. Devo fare una cosa e non posso assolutamente rimandarla a dopo.» disse, correndo nel salone e prendendo il vassoio con la sua cena, camminando più velocemente –e attentamente– possibile in camera sua, non ascoltando la donna che lo chiamava.

Adrien chiuse a chiave la porta, poggiando il cibo sulla scrivania e svegliando il suo kwami che si era addormentato nel cestino dello sporco, circondato da Camembert.

«Scusami, mica se n'è appena andata la ragazza di cui sei cotto?» sbadigliò seccato Plagg, mangiando una fetta di formaggio.
«Sì, ma voglio fare una sorpresa alla mia Principessa. Plagg, trasformami!»



 

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Eh eh😏

Il nostro Adrien voglioso😏😏

Anyway! This is the capitolo! XD

E pensare che io volevo fare una fic corta e tranquilla... E INVECE NOH!

Aspettate di leggere il prossimo😏😏

Bye😘

Francy_Kid 

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Capitolo 14
*** Cap. 14 ***


Cap. 14

 

Chat era appena saltato nella stanza della ragazza attraverso la botola-finestra.

A quanto pare l'aveva lasciata aperta per far scorrere un po' d'aria nella stanza e, naturalmente, lui ne aveva approfittato.

Dopo che fu uscito dalla villa seguì la corvina per vedere se fosse arrivata a casa sana e salva, volendole fare una sorpresa.

"Chissà cosa risponderai al gatto geloso, Principessa." pensò il biondo, acquattandosi sul soppalco di Marinette; aveva preso anche la rivista per rendere la scena più realistica.

Le sue orecchie di raddrizzarono non appena sentì la botola aprirsi, segno che l'adolescente era appena rientrata.

«Non vedo l'ora di togliermi queste maledette stampelle.» sbuffò, andando a sedersi sulla chaise longue. «E di togliermi questo gesso. Mi da un sacco di prurito!» aggiunse, recuperando il ferretto con cui era solita grattarsi la gamba, gemendo di sollievo non appena il fastidio fu passato.

Chat la spiava dall'alto, ghignando.

La corvina si rialzò, spogliandosi i vestiti usati durante il giorno per mettersene di più comodi: si tolse la gonna bianca e la camicetta nera, buttandoli nella cesta dei panni sporchi, zoppicando fino all'armadio e recuperando una maglietta grigia extralarge del padre e un paio di pantaloncini sportivi, abbastanza larghi per farci passare il gesso.

Il felino continuava a guardarla, combattendo per distogliere lo sguardo; inutile dire che perse miserabilmente.

Ora, però, bisognava tornare seri: era arrivato il momento di recitare alla grande.

«Così sì che sono comoda.» esclamò, dirigendosi verso il letto. «Tikki? Tikki, dove sei?» la chiamò, cercandola con lo sguardo.
«Chi è Tikki, Purr-incipessa?» miagolò il felino non appena la corvina fece capolino dal materasso.
«Chat! Che ci fai qui?» domandò stupita, aggrappandosi saldamente alle scale per non cadere.
«Forse questa può rispondere alla tua domanda.» disse, gettandole davanti agli occhi la rivista aperta sulla pagina che riguardava il suo bacio con Adrien.
«Q-Questo non è niente...» balbettò la ragazza restando sulle scale, troppo spaventata dallo sguardo minaccioso di Chat per muoversi.
«Non è niente?! Marinette, esci con me è intanto baci altri ragazzi?» domandò, mettendosi a sedere, tirando indietro le orecchie del costume.
«Non esattamente... Vedi... Lui...» mormorò Marinette, distogliendo lo sguardo dal ragazzo.
«Sali.» le ordinò, facendole cenno con la testa di salire sul letto e mettersi contro il cuscino a forma di gatto.

La corvina non disse nulla, sentendosi in colpa, come se avesse tradito Chat..

D'altronde stava uscendo con l'eroe, ma stava uscendo anche con il suo compagno di classe per capire i sentimenti che provava per entrambi, quindi non aveva nulla da temere.

«Ti ho detto di salire.» ringhiò nuovamente, questa volta con voce più minacciosa.

La corvina non disse nulla, spostando la rivista per andare a sistemarsi dove le aveva detto il felino.

Tornò a guardarlo negli occhi: le sue pupille erano un sottile filo verticale, i denti digrignati e le orecchie rivolte all'indietro.

Sembrava un gatto pronto a graffiare.

«Perché lo hai fatto?» chiese cercando di mantenere la voce ferma.
«Lui...»
«L'hai baciato perché credevo che io non lo venissi a sapere? È così?»
«N-No... Lui è...» balbettò la ragazza, ma le sue parole erano bloccate in gola dalla paura.

Non aveva mai visto il biondo così arrabbiato.

«Spiegamelo!»
«Perché lui è il ragazzo di cui sono innamorata!» sbottò in risposta, tappandosi immediatamente la bocca non appena capì cosa aveva detto.
Il felino raddrizzò le orecchie, stupito: «Cosa?»
«Sì, io sono innamorata di lui.» confermò.

Tanto valeva dirgli tutto, anche se gli aveva già spifferato ogni cosa quando era ammalata.

«Sono innamorata di Adrien Agreste, ok?»
«E allora perché hai accettato di uscire con me? Perché mi baci?» chiese, ringhiando nuovamente.
«Perché anche tu mi piaci!» Marinette fissò Chat negli occhi, vedendolo stupirsi. «Ho accettato di uscire con entrambi per capire i miei sentimenti, se poi ci scappa qualche bacio non so che farci: non riesco a tirarmi indietro con nessuno di voi due.»

Il biodo la guardò di traverso, non ancora del tutto convinto.

«Siete entrambi parecchio gentili con me è quello che sta succedendo in questi giorni mi sta confondendo ancora di più: prima tu che mi prometti di farmi da pseudo-infermiere, il nostro bacio, poi Adrien che mi chiede di uscire e mi bacia, e così via. Sono più confusa che mai. Se prima avevo le idee chiare ora c'ho la testa tutta in disordine.» mugugnò, stringendosi la testa tra le mani, sentendo le lacrime agli occhi.

Il felino non disse nulla; si avvicinò a lei, gattonando sul materasso fino a raggiungerla, alzandole delicatamente il mento con le dita, permettendole di guardarlo nuovamente negli occhi.

«Mari, mi dispiace se ho reagito in quel modo, ma quando ho visto quella foto la gelosia ha preso il sopravvento...» sussurrò, asciugandole le lacrime che scendevano lungo le guance arrossate. «Però ora voglio mettere in chiaro una cosa.»
«Cosa?» domandò, tirando su con il naso.

Chat, con un rapido movimento la fece sdraiare sotto di lui, immobilizzandole i polsi e mettendosi tra le sue gambe.

«C-Chat...»
Si chinò verso il suo orecchio, con un scintillio di divertimento negli occhi: «Voglio fare capire ad Adrien che tu sei mia.»

L'eroe le leccò il lobo, facendola rabbrividire, per poi baciarla lungo il collo.

Marinette mugugnò, gemendo più volte il suo nome, pregandolo di smetterla, ma il suo corpo era come gelatina e, per quanto volesse allontanarlo, tutto di lei glielo impediva.

Lo sentì leccarle la pelle sensibile, lasciando scie umide, finché non si fermò in un punto limitato dal colletto della maglietta e lì iniziò a succhiare e a mordicchiare.

La corvina gemette di nuovo, respirando a fatica e sentendo le guance scaldarsi ancora di più; la sua vista era sfuocata e la bocca impastata.

Sentì le labbra del biondo salire lungo il collo, piantandosi sulle sue e muovendosi voraci; la lingua s'insinuò nella bocca, giocando con la sua.

I gemiti della ragazza aumentarono, le gambe erano molli ed il suo corpo pareva leggiadro.

Portò le braccia, ora libere, dietro al collo di Chat, stringendolo a sé, premendo i loro corpi come ad unirli in un unico essere.

Le mani guantate del ragazzo le accarezzavano le braccia e i fianchi, continuando la lotta tra loro.

Fu la corvina a staccarsi per riprendere fiato, ma le labbra di Chat furono nuovamente sulle sue, vogliose di altro; una nuova sfida era iniziata e sicuramente non l'avrebbe vinta Marinette.

I due si staccarono, sfiorandosi con le bocche, ansanti e arrossati.

«C-Chat.» sussurrò lei, ma venne interrotta dall'indice dell'eroe, che si posò sulle labbra.
«Diciamo che stasera il tuo cavaliere ti ha fatto visita prima del solito.» esclamò lui, spostando il dito e accarezzandole la guancia. «Ci vediamo domani, Principessa. E ricorda: ti do un tempo limite fino a che non togli il gesso per decidere. Io non aspetto per sempre.»

Il biondo baciò l'ultima volta l'adolescente, che si sporse in avanti per catturare meglio le sue labbra, ma il bacio fu troppo corto per assaporarlo e, con un balzo, sparì dalla botola finestra.

Marinette rimase senza parole e senza fiato, con gli occhi spalancati ed il petto ansante.

Tikki apparì poco dopo, guardandola preoccupata, pur mantenendo una scintilla di divertimento nello sguardo: «Marinette...»
La corvina prese il cuscino che era solita mettersi sotto la gamba ingessata, mettendoselo sulla faccia per soffocare un urlo: «Maledetto gattaccio!»
«Marinette, va tutto bene?» chiese il kwami, dopo che la sua portatrice tolse il guanciale per prendere fiato, rivelando il suo volto ancora rosso.
«No Tikki... Come potrò decidere? Mancano due settimane a quando mi toglierò il gesso!»
«Vedrai che andrà tutto bene, capirai di chi sei innamorata.» cercò di tranquillizzarla lo spiritello rosso, accarezzandole la guancia con la sua manina.
«E se non succederà? Se non darò una risposta a Chat entro scadere del tempo?» chiese, giocando con l'angolo del cuscino che aveva in mano.
«Ti rimarrà Adrien.»
La ragazza si girò sul fianco, sospirando tristemente: «Ma io non voglio che Chat smetta di venire a farmi visita.»
«A proposito di Chat...» mormorò Tikki nervosa, attirando l'attenzione della portatrice su di sé. «Forse è meglio se ti prendi una sciarpa per domani. Hai dei succhiotti sul collo.»

Marinette si mise a sedere di scatto, urlando un "Cosa?!", per poi correre –per quanto poteva– verso la toilette rosa, guardandosi il collo e notando che Tikki aveva ragione: il felino, quando l'aveva baciata, le aveva lasciato un cinque succhiotti sparsi sulla gola.

«Maledetto gattaccio!»


 

Adrien era rientrato nella sua stanza, portandosi avanti con i compiti per i giorni successivi.

Finito di sottolineare le frasi più importanti sulla Prima Guerra Mondiale, il ragazzo ripose l'evidenziatore nell'astuccio e sistemò il libro nella borsa a tracolla.

Lasciatosi andare sulla sedia per rilassare i muscoli della schiena, spostò lo sguardo sul cellulare, poggiato accanto al mouse del computer; lo prese e, ghignando, aprì la chat Whatsapp con Marinette, scrivendole che la aspettava il giorno dopo per continuare Soul Eater.

Immediatamente, la corvina, tentò di inventarsi una scusa, dicendogli che doveva aiutare sua madre in negozio, ma lui sapeva che non poteva fare nulla con la gamba rotta, così decise che l'avrebbe convinta domani a scuola.

«Così mi rendi le cose più divertenti.» disse tra sé e sé, sorridendo malignamente, aprendo l'immagine profilo della ragazza. «Vediamo che outfit hai scelto per domani per nascondere il mio marchio, Principessa.»
Plagg lo guardò storto, tenendosi a debita distanza: «Coso... Inizi a farmi paura...»



 

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Ebbene sì, ho aggiornato prima per evitare di essere trucidata dalle ragazze sul gruppo (Vane, sappi che l'ho fatto per te)

Avevo intenzione di aggiornare dopodomani, ma avevo già finito il capitolo e poi le cose sono saltate fuori da sé...

OK, ORA NON POTETE PIÙ PICCHIARMI!

Alla prossima :D

Francy_Kid

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Capitolo 15
*** Cap. 15 ***


Cap. 15

 

Marinette camminò verso scuola più cautamente possibile, sperando che nessuno le chiedesse nulla.

La mattina, prima che uscisse di casa, sua madre le aveva chiesto il perché la sera precedente avesse urlato e perché indossava la sciarpa; lei, inventandosi una scusa al momento, rispose che stava guardando una serie animata giapponese che gli avevano consigliato e, per la sciarpa, che s'intonava al vestito che indossava.

In effetti era anche vero: il vestito, che le arrivava poco sopra del ginocchio, era bianco nella parte superiore e, man mano che scendeva, si colorava di verde acqua, dalle sfumature più chiare a quelle più scure in fondo, mentre la sciarpa leggera era metà verde acqua e metà azzurra.

Un abbinamento davvero carino, doveva ammetterlo.

La ragazza arrivò in classe, venendo immediatamente salutata da Alya e dal resto della classe –tranne Chloé e Sabrina, che la ignorarono–

Si sedette al suo posto, poggiando le stampelle a lato e lasciandosi andare sulla sedia.

«Uff... Non vedo l'ora di tornare a camminare con le mie gambe.» sbuffò, poggiando la cartella sul banco.
«Immagino.» ridacchiò la mora. «Wow Mari, questa sciarpa con questo vestito ti sta divinamente!» aggiunse poco dopo, facendo arrossire la corvina e venendo ringraziata timidamente.
«Immagino che stai provando uno dei tuoi outfit che hai creato, giusto Marinette?» chiese Adrien, attirando l'attenzione delle due.
«Già.» rispose lei, sforzandosi di sorridere e non apparire spaventata dalla minaccia di Chat della sera precedente.

Almeno, lei l'aveva presa come una minaccia.

«Dopo ti devo parlare.» sussurrò l'adolescente nell'orecchio ad Alya, facendola annuire.
«Dopo abbiamo un'ora buca, così possiamo parlare tranquillamente.» rispose, anche lei a bassa voce.
«No, non qui. È una cosa parecchio importante, inquietante e segreta che riguarda questa sciarpa.» esclamò, agitata.
«Va bene, allora dopo andiamo in bagno.»

Le due vennero interrotte dall'entrata della professoressa che, dopo aver fatto l'appello, iniziò la lezione.

Marinette, però, non vedeva l'ora che arrivasse la seconda ora, volendo chiedere consiglio alla sua migliore amica.


 

La lezione passò lentamente, esattamente come uno studente poco –o per niente– interessato, percepisce un'ora di storia.

Alya e Marinette si alzarono non appena la professoressa Bustier uscì dall'aula, dirigendosi verso la porta.

«Ragazze, dove state andando?» chiese Nino incuriosito.
«In bagno. Non sai che le ragazze sono solite ad andare in due?» rispose la mora con aria di sfida, facendo alzare le mani al suo ragazzo in segno di resa.

Le due uscirono, chiudendosi la porta alle spalle e, al ritmo di Marinette, andarono negli spogliatoi, chiudendo la porta e controllando che non ci fosse nessuno nemmeno nei bagni.

«Bene, allora, dimmi che ha di tanto importante questa sciarpa.» disse, sedendosi sulla panchina assieme alla sua amica.
«Non è tanto la sciarpa, ma quello che nasconde.» rispose l'altra, sfilandosela.

Alya sbarrò gli occhi alla vista dei succhiotti sul collo.

«Per quanto tempo resteranno?» chiese la corvina, implorando che le venisse detto che il giorno successivo non avrebbe avuto nulla.
«Non c'è un tempo definito.» rispose l'adolescente, esaminando i lividi sulla pelle dell'amica. «Dipende dal tipo di pelle, dall'intensità con cui sono stati fatti; se li ha fatti con poca intensità allora possono durare tre o quattro giorni, ma se non si è risparmiato allora possono durare anche più di una settimana; e lo dico per esperienza personale. Wow, si vede perfettamente il segno delle labbra!» aggiunse, facendola squittire.
«Decisamente non li ha fatti piano...» mugugnò Marinette, rimettendosi la sciarpa.
«Ma che hai combinato con questo ragazzo?» ridacchiò la mora. «Ma soprattutto: chi è stato? Adrien o Chat Noir?» chiese parecchio curiosa.
Marinette sospirò: «Chat...»
«Cavolo. Sì è impegnato parecchio.»

La corvina le spiegò sin dal principio, iniziando dal pomeriggio passato con Adrien e del loro bacio, per poi passare alla sera, quando il felino ha avuto quella reazione e cosa si era raccomandato.

«Mari, –la chiamò Alya, dopo che ebbe finito di raccontare– questi due ragazzi sono stracotti di te, e devo dire che da cosa mi racconti Chat Noir sembra parecchio preso.» ammiccò, facendo arrossire l'amica.
«L'ho immaginato anch'io e, malgrado questo suo lato mi attiri parecchio, mi spaventa la sola idea di cosa succederà ad Adrien se non decido in tempo.» sospirò lei amareggiata, portandosi le mani al viso.
«Non farà nulla ad Adrien, tranquilla. Non credo che Chat Noir sia disposto a rovinarsi la reputazione da eroe malmenando un modello super figo per amore. Anche se trovo la cosa parecchio romantica.»
«Non sei d'aiuto così...»
«Scusa.» ridacchiò Alya, per poi abbracciare Marinette, in cerca di conforto.

Il loro abbraccio venne interrotto dalla porta dello spogliatoio che si apriva, rivelando Adrien sulla soglia.

«Scusate se vi interrompo.» esclamò dispiaciuto. «Alya, c'è Nino che vuole parlarti.» aggiunse.

Le due amiche si guardarono nuovamente negli occhi.

«Stai tranquilla, vedrai che andrà tutto bene.» disse la mora, facendole un buffetto affettuoso, per poi alzarsi e recarsi in classe.

Silenzio.

Gli unici due rimasti erano Adrien e Marinette; la ragazza dava le spalle al biondo, che rimase immobile sulla soglia.

«Forse è meglio se vada anch'io. La classe potrebbe versare casini se non c'è la propria rappresentate a sorvegliarli...» squittì agitata, alzandosi di scatto e camminando –aiutata dalle stampelle– fino alla porta per uscire.
«Mari, aspetta.» la fermò lui, afferrandola per un braccio. «Penso che tu mi stia evitando.»
«Cosa?» esclamò sorpresa.
«Insomma, non credo che i tuoi ti lascino lavorare in negozio con quella gamba. Che cosa ti ho fatto per farti cambiare idea su di me da un giorno all'altro?» chiese, mettendosi davanti a lei e sollevandole il mento per impedirle di farle guardare da un'altra parte.
«N-Niente... È-È solo che...» balbettò in risposta, non riuscendo a trovare una spiegazione.
«Per caso non ti piaccio?»

La corvina spalancò gli occhi: aveva scoperto che gli piaceva?

In quel momento si sentiva come se Adrien avesse appena scoperto che lei era Ladybug; come se il suo più grande segreto fosse venuto a galla.

«C-Come...»
«Lo vedo da come tu mi guardi, perché è come io guardo te.» rispose, avvicinandosi a lei di qualche centimetro. «Tu mi piaci Marunette, e molto.»

La corvina rimase pietrificata.

Il ragazzo di cui era innamorata le aveva appena dichiarato i suoi sentimenti!

Il suo cuore batteva a mille ed il suo cervello era in tilt per la felicità, ma c'era qualcosa che le impediva di rispondere "Anch'io ti amo."

«S-Scusa Adrien, ma in questo periodo sono confusa...» disse invece, lasciandolo perplesso. «È vero che tu mi piaci, ma sono innamorata anche di un'altra persona, e non posso decidere ora. Non riesco.» rispose, spostando la mano del ragazzo dal viso e allontanandosi.
«Questa persona si è già dichiarata a te?» domandò lui, deciso a non mollare.

Marinette ci pensò per qualche secondo; era vero che Chat non le aveva detto direttamente che gli piaceva, ma non le era mai venuto in mente che i baci che c'erano stati tra loro erano perché lui voleva tenere la bocca occupata in qualcosa diverso dallo sparare pessime battute!

Adrien era sempre stato l'amore della sua vita, ma da quando il felino l'aveva baciata per la prima volta era come se il suo compagno di classe fosse passato in secondo piano.

Ora, dopo quei giorni movimentati, le sue idee erano totalmente confuse e riusciva a vedere due piccole sagome di Adrien e Chat Noir che correvano una piccola maratona, prima in testa uno e poi in testa l'altro, in una parità infinita.

«Va bene, posso capirlo.» rispose il biondo, grattandosi la nuca demoralizzato. «Però, oggi vuoi venire allo stesso a continuare Soul Eater?» domandò sorridendo imbarazzato.
La ragazza sorrise: «Volentieri.»



 

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Perché vi voglio bene quindi aggiorno ahahahah

Adrien si è dichiarato! :D

Ma Mari lo ha friendzonato D:

Vedrete nel prossimo cosa accadrà ^^

Bye :D

Francy_Kid

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Capitolo 16
*** Cap. 16 ***


Cap. 16

 

Il pomeriggio passò lentamente, ma piacevolmente, commentando alcune scene che avevano lasciato Marinette a bocca aperta o evitando di farle spoiler sugli avvenimenti che sarebbero accaduti in seguito.

La ragazza se n'era andata da circa venti minuti, lasciando Adrien disteso sul letto a rimuginare sugli avvenimenti che gli hanno fatto cambiare idea sui suoi sentimenti per Ladybug.

Perché mai il suo cuore aveva smesso di battere all'impazzata ogni volta che la vedeva –in battaglia quand'era Chat, o mentre saltava tra i tetti mentre era Adrien–, come mai ora non riusciva a pensare ad altre che a Marinette?

Ladybug era una supereroina, sua compagna di battaglia per giunta, ma se già non le importava dal punto di vista sentimentale da Chat Noir, figuriamoci da Adrien Agreste.

Marinette, invece, era tutto il contrario: una ragazza della sua età, sua compagna di classe, dolce e impacciata, ma determinata quando occorreva.

Una ragazza normale, insomma, ma forse era proprio la sua normalità ad aver convinto il biondo che lei era più raggiungibile.

Malgrado potesse avere ogni ragazza ai suoi piedi aveva scelto lei; forse perché è stata la sua prima amica e perché lo faceva sentire bene.

Meglio che con Ladybug.

«Niente bacio dell'arrivederci, Romeo?» domandò Plagg, fluttuando a mezz'aria.
«No, voglio lasciarle tempo per decidere tra me e Chat.»
Il kwami lo guardò con monotonia: «Hai la vaga idea del fatto che stai flirtando con lei con due personalità diverse, vero? Ma sei sempre tu, vero?» chiese, sottolineando l'ultima domanda.
«Mi hai preso per stupido? Certo che lo so!» rispose lui, alzandosi per andare ad accendere il LadyBlog, controllando le ultime notizie di Alya.
«Quella povera ragazza...» sospirò lo spiritello nero, raggiungendo il suo portatore. «Non la invidio per niente. Per fortuna io sono una divinità quantistica e non mi perdo per queste cose.»
«Certo, certo, ma ora abbiamo una cosa più importante che star qui a parlare del mio "bipolarismo amoroso".» esclamò il ragazzo, indicando lo schermo sul quale andava in onda un attacco akuma in diretta con Alya, sporgendosi da Pont Alexandre III, mentre riprendeva le acque della Senna, dalle quali si vedeva una figura nera nuotare a pelo d'acqua.
«Non sapevo che t'interessassero i documentari di pesca oltre che torturare una povera ragazza.» commentò ironicamente Plagg, visionando le immagini al pc.
«Molto divertente. Plagg, trasformami!»

A quelle parole, la piccola divinità venne risucchiata nell'anello e Chat Noir, il paladino di Parigi, era in piedi davanti alla scrivania.


 

«Amici del Ladyblog, siamo di fronte ad una vera sirena! Queste creature mitologiche che credevamo inesistenti sono vere!» esclamò entusiasta Alya, sporgendosi maggiormente per vedere meglio, stando però attenta a non cadere.

Spesso si dimenticava della sicurezza, presa dall'entusiasmo di vedere nuovi akuma ed i suoi paladini preferiti all'opera che doveva essere salvata.

La sirena -una donna dai capelli verde acqua e dagli occhi totalmente neri- spiò fuori dall'acqua, guardando la folla di persone che torreggiava sopra il ponte.

«Sapete che le sirene attirano le loro prede con il canto, giusto?» domandò ghignando e mostrando i denti appuntiti.

La donna si mise a cantare, una melodia dolce e oscura, catturando l'attenzione di tutte le persone presenti sul ponte, facendole cadere in una specie di trance.

Alya iniziò a sentire gli occhi pesanti, come se la sua coscienza stesse per abbandonarla e farla cadere in sonno profondo.

La sua vista si offuscò, ma ad un certo punto un suono di un sibilo la riportò alla realtà, accorgendosi che, come le altre persone presenti a guardare la sirena, era seduta sulla ringhiera del ponte.

«Non ricordavo di aver ordinato il pesce per cena.» commento Chat Noir, facendo roteare abilmente il bastone tra le dita.

A quanto pare aveva colpito la sirena con l'asta, pensò la mora, che ore era tornata sul ponte per riprendere.

«Ehi gattino, non hai paura dell'acqua?» ghignò la sirena, mostrando i denti seghettati.
Il felino rabbrividì: «Quello che mi fa più paura è la tua faccia. Hai distrutto l'infanzia di molti bambini con il tuo aspetto.»

La donna ringhiò, sparendo momentaneamente sott'acqua.

«Ladybug, dove sei?» chiese l'eroe, per poi urlare a tutti i presenti di allontanarsi dal ponte.

Le persone fecero come era gli stato detto, scappando da entrambi i lati per mettersi al sicuro.

La donna sbucò nuovamente dal fiume, ringhiando al suo nemico.

«Ora nessuno potrà più godersi il mio spettacolo acquatico!»
«Tu volevi trascinarli in acqua!» esclamò sorpreso. «Che spettacolo acquatico è mai questo?»
«Nessuno viene più a vedere i miei delfini che si esibiscono, così ho pensato che la gente farà parte del numero che avevo in mente è tutti assisteranno per forza!» rise, per poi ricominciare a cantare.

L'eroe si tappò le orecchie, cercando di non ascoltare per non venire ipnotizzato; la musica, però, filtrava nei suoi timpani, facendogli inizialmente sentire il corpo leggero ed un senso di stordimento lo pervase.

Ma proprio quando credeva che sarebbe caduto in trance, la voce della creatura marina s'interruppe, seguita da un ringhio di pura rabbia.

Il biondo guardò nella direzione in cui stava fissando, sorridendo quando, in lontananza, vide la sua Lady far roteare lo yo-yo in mano.

Poco dopo, ricevette la chiamata dalla sua partner, a cui rispose immediatamente.

L'immagine della ragazza apparve sullo schermo del suo bastone: aveva una mascherina bianca attorno alla bocca e due occhiaie viola sotto gli occhi.

«Wow My Lady, sei uno schianto!» ironizzò Chat, allontanandosi a dovere dalla sirena, ma mantenendo il contatto visivo.
«Intanto io ti ho salvato prima che diventassi un pesce gatto.» ribatté lei, per poi tossire.
«E per questo ti ringrazio. Ora, siccome tu ti rifiuti di avvicinarti per contaminare qualcuno, che facciamo?» domandò, soffiando come un gatto –tirando anche indietro le orecchie e agitando la mano artigliata– quando l'akuma gli schizzò con un po' d'acqua per attirare la sua attenzione.
«Aspetta che attivo il Lucky Charm, magari ci può aiutare.»
«Lo spero bene, non voglio bagnarmi troppo!» si lamentò, rabbrividendo.
«Intanto di' ai civili di tornare a casa, anche ad Alya.»
«Come la mia Lady comanda.» rispose, soffiando per la seconda volta prima di chiudere la chiamata.

Ladybug, ridacchiò, lanciando in aria il suo yo-yo ad evocare il suo potere speciale.

In aria apparve una sagoma di cartone a grandezza naturale sotto forma di marinaio, nella classica posa da saluto marinaio –con la mano destra che toccava la fronte ed il petto infuori–; l'afferrò al volo, guardandola storto, soprattutto per via del bavero rosso a pois neri che avanzava dalla camicia bianca.

La coccinella si guardò intorno, notando che Chat aveva fatto sgomberare quasi del tutto l'area, ma la sirena si era rimessa a cantare.

Ad un certo punto, la sua vista cadde sul ponte sulla sagoma in cartone e poi verso la sirena, soprattutto sulla sua collana a forma di conchiglia.

Capito ciò che doveva fare, richiamò il suo compagno: «Fammi un favore.»
«Dimmi tutto.» esclamò lui.
«Allontanati dal ponte, in modo tale che io possa posizionare la sagoma di cartone per attirare il nostro akuma. Poi, quando la sirena sarà saltata il ponte distruggile la collana ed io purifico la farfalla.» spiegò, ricevendo una risposta affermativa e chiudere nuovamente la chiamata.

L'eroina osservò Chat correre verso l'altro capo del ponte e, solo quando fu abbastanza lontano, Ladybug zoppicò verso il suo obiettivo.

Certo, quando era trasformata non doveva tenere per il dolore, solo il fatto che si vedeva la gamba deformata per il gesso; era grazie a Tikki che le era venuta in mente l'idea di un qualche virus parecchio contagioso e che doveva stare lontana da tutti.

Sperava sempre di più che Papillon finisse le farfalle!

La ragazza raggiunse il bordo del ponte, spostando verso il basso la mascherina bianca per parlare più chiaramente: «Hei, Ariel versione parigina! Ho qua il tuo principe azzurro!» urlò, sporgendo la sagoma del marinaio in modo tale che l'akuma potesse vederla.

La sirena sorrise, andando sott'acqua per saltare.

Ladybug si spostò più velocemente possibile, facendo cenno a Chat che ora poteva fare ciò che gli aveva detto.
Il felino corse non appena la creatura marina uscì dall'acqua, e arrivò giusto in tempo per strapparle la collana dal collo e gettarla a terra.

Una farfalla nera uscì dai resto della conchiglia, che venne immediatamente liberata dall'eroina –ovviamente a distanza–

La donna akumatizzata tornò normale, guardandosi attorno e crucciandosi quando vide la sagoma del marinaio sotto di lei.

Chat Noir soccorse la donna, ridandole la collana e portandola verso l'altro lato del ponte.

Appena fece per tornare indietro, vide Ladybug lanciare il cartone in aria e poi zoppicare leggermente via, finché non utilizzò il suo yo-yo per andarsene.

Sarà stremata per il virus, pensò il biondo, alzando le spalle.

Ora doveva fare da mangiare a Plagg, anche se non aveva utilizzati il Cataclisma, ma solo perché poi sarebbe andato a trovare la sua Principessa.

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Capitolo 17
*** Cap. 17 ***


Cap. 17

 

Marinette si stava strofinando gli occhi con la quinta salviettina struccante, ma il trucco che aveva usato per ingannare Chat durante la lotta contro l'akuma di quel pomeriggio non ne voleva sapere di andare via del tutto: ora aveva una leggera striscia viola-nera sulla palpebra, per non parlare di sotto il suo occhio.

Erano ormai le otto di sera, non aveva cenato per non farsi vedere dai genitori -prendendo come scusa che aveva fatto un'abbondante merenda da Adrien, il che era vero- e sapeva che Chat Noir sarebbe arrivato da un momento all'altro e, sicuramente, avrebbe tirato fuori la storia dei succhiotti, che vedeva riflessi nello specchio della sua toilette rosa.

La ragazza buttò il panno umido assieme agli altri già usati, sbuffando per poi prenderne un altro e sfregare con più forza.

La sua pelle era già diventata rossa dopo la terza salviettina, ma lei non demordeva ed era più determinata che mai per togliersi del tutto quel dannato trucco.

«Cavolo, quanto odio il trucco waterproof...» mugugnò, ma trattenendo un'esclamazione di gioia quando, finalmente, un occhio fu del tutto pulito.
«Ci credo. Ne hai messa una quantità degna di Chloé.» rispose Tikki, fissando la sua portatrice mentre si puliva l'altro occhio.

La ragazza la squadrò, per poi lasciarle cadere sulla testa la salviettina usata.

«Ho dovuto farlo.» esclamò, prendendone un'altra per togliere gli ultimi residui. «Sennò non si capiva che erano occhiaie vere.»

Marinette sospirò, alzandosi in piedi e, dopo aver recuperato tutti panni, andarli a buttare nel cestino, aiutata dal suo kwami quando un paio le caddero poiché stava saltellando.

«Ora voglio soltanto stendermi e riposare prima che un certo gatto rompi scatole arrivi a disturbarmi...» sospirò, sdraiandosi sulla chaise longue, sentendo la schiena scrocchiare non appena venne a contatto con il materasso morbido.
«Oh Purr-incipessa, non credo che il tuo cavaliere reagirà bene nel sentire queste parole.»
«A parlare del diavolo...» esclamò in tono seccato, aprendo gli occhi solo per trovare il viso di Chat a pochi centimetri dal suo. «Ciao Chat.»
«Buona sera a te, Principessa. Perché hai gli occhi rossi?» domandò, inclinando leggermente la testa di lato.
«Non è nulla. Ho provato un tipo di trucco tanto difficile da mettere quanto toglierlo.» rispose, mettendosi a sedere per far spazio anche al biondo.

Il felino guardò il suo viso: malgrado la pelle fosse ancora arrossata, riusciva a vedere perfettamente le lentiggini sopra il suo naso, non potendo fare a meno di pensare quanto fossero bellissime.

«Cos'hai da guardare così intensamente?» domandò la corvina, agitando la mano davanti al viso dell'eroe.

Chat scossa il capo: «Nulla, nulla.» poi spostò lo sguardo sul collo, ghignando. «Immagino che te li sia coperti quei meravigliosi succhiotti.»
«Mica potevo andare in giro con cinque segni rossi come se nulla fosse!» sbraitò rossa come un peperone, cercando di coprirsi il collo.
«Però, devo proprio ammettere che per essere la prima volta ho fatto un bel lavoro.» esclamò lui, gonfiando il petto.
La ragazza lo guardò stupita e arrabbiata: «Ma sei serio? Era la prima volta?»
«Già.» rispose, ancora più orgoglioso di se stesso.
«Hai fatto qualche forma di esercizio prima di venire da me per farmi... questo, o è un tuo dono innato fare succhiotti perfetti?» chiese, allontanandosi di poco da lui.

"Ti prego, dimmi che ti sei baciato il cuscino..." sussurrò interiormente, non sapendo che dire.

«Ti giuro che non ho fatto nessun tipo di esercizio, Principessa.» rispose il felino, ammiccandole. «Ora che il tuo collo ha, come dire, perso la verginità, ne vuoi altri?» chiese, avvicinandosi pericolosamente al suo viso rosso, agitando le sopracciglia con fare provocante.

Marinette lo guardò storto, per poi afferrare uno dei cuscini sulla chaise longue e colpire Chat in faccia, facendolo cadere per la sorpresa.

«Il mio collo ha perso la verginità. Davvero? Perché ogni volta che parli tiri fuori argomenti perversi?» squittì.
Il biondo ghignò, ora seduto a terra: «Una volta ho letto: "I veri pervertiti sono coloro che reprimono i loro istinti sessuali invece che viverli liberamente." Inutile dire che concordo appieno con questo pensiero.»
La ragazza lo guardò storto nuovamente: «Ti reprimo io se non la smetti.»
«Oh andiamo Principessa, so che in realtà adori parlare di questi argomenti, soprattutto perché poi ti ripassi le nostre chiacchierate quando sei da sola sotto le coperte, quando Parigi ormai sta dormendo e tu sei l'unica sveglia. Una ragazza innocente che fa cose tutt'altro che innocent–»

Marinette gli scagliò contro un altro cuscino, ma Chat lo schivò spostandosi di lato con il busto.

Era di una tonalità di rosso che superava ogni altra, persino i colori che usava Nathanaël.

«Va bene, la smetto.» ridacchiò Chat alzando le mani in segno di resa.

Il ragazzo si rimise in piedi, non staccando gli occhi dalla corvina, che lo stava ancora guardando storto.

«Dai, ho detto che le smetto!» esclamò cercando di convincerla, inginocchiandosi davanti a lei e poggiando il mento sulle sue gambe. «Metto la mia lingua a freno, a meno che tu non voglia fare altro che parlare.» aggiunse, agitando le sopracciglia.

La ragazza non disse nulla, ma il suo cipiglio venne sottolineatoda un sbuffo esasperato.

I due tornarono a parlare normalmente per tutta la serata, ridendo e scherzando sulle cose più banali, finché non si fece l'ora per Chat di andare.

Il felino si sistemò davanti all'oblò della stanza, aprendo la finestra e poggiandosi contro il bordo.

«Mi dispiace lasciarti da sola Purr-incipessa, ma devo proprio andare.» disse lui, sistemandosi i capelli con fare vanitoso. «Ho bisogno del mio riposino di bellezza.»
Marinette ridacchiò. «Almeno mentre dormi non mi disturbi.»
«Cosa t'impedisce di sognarmi, mia dolce Marinette?» ammiccò in risposta, facendole roteare gli occhi.

Il biondo si avvicinò alla ragazza, prendendole delicatamente il viso tra le mani e chinandosi per catturare le sue labbra; chiuse gli occhi per assaporare il momento, ma la sua strada venne bloccata proprio dalla corvina, che lo guardava divertito.

«Non ti ricordi quello che mi hai detto? Devo decidere tra te e Adrien entro quando mi toglierò il gesso e, francamente, voglio deciderlo con la mente più lucida possibile.»
Chat la guardò confuso: «In che senso?»
«Non bacerò né te né Adrien fino allo scadere del tempo.» rispose.
«Allora permetti che io baci te. Quella tua "sfida con te stessa" può iniziare domani.»

Lui voleva realmente baciarla e al solo pensiero di dover poi aspettare due settimane era uno strazio.

«No, sennò non manterrei fede alla promessa fatta. Devo essere più convinta che mai.» disse, allontanandosi leggermente da lui, in modo tale che i loro corpi non furono più premuti insieme.
L'eroe la guardò tristemente: «Come la mia Principessa desidera.» mormorò, lasciandole il viso per salire sul margine della finestra, voltandosi verso di lei. «Ci vediamo domani, Mari.»
«A domani, Chat.» lo salutò, agitando la mano e sorridendogli dolcemente.

E fu così, che con un balzo, il felino sparì nel buio della notte come dopo ogni sua visita.


 

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Hi :3

Siamo ormai giunti quasi alla fine della storia ^^

Vi prego, non me ne vogliate, ma ho deciso di finire la fanfiction qui.

Il prossimo è l'ultimo capitolo, ma l'ho deciso perché ho capito che questa storia sta andando avanti troppo per le lunghe, diventando monotona.

Forse a voi piaceva, ma a me non più di tanto; per essere una fanfiction che, inizialmente, doveva avere massimo 7-8 capitoli direi che ne ha fatta di strada ^^'

La prossima volta scoprirete chi ha scelto Marinette :3

Alla prossima :D

Francy_Kid

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Capitolo 18
*** Cap. 18 ***


Cap. 18

 

Le due settimane furono lente e ansiose per entrambi i ragazzi: Marinette perché avrebbe dovuto decidere che cosa le diceva il cuore, e Adrien, anche se sapeva che il suo cuore gli apparteneva, si sentiva come se stesse per partecipare alla sfilata più importante della sua vita e sapeva che sarebbe stato male nel bel mezzo della passerella.

Insomma, non era una bella situazione per entrambi.

Il biondo passò tutto il tempo che poté con la ragazza, sperando che sarebbe riuscito a convincerla a scegliere bene, ma quel continuo essere prima Adrien e poi Chat Noir l'aveva mandato in confusione e stava per chiamare Marinette "Purr-incipessa" in classe.

Ma, d'altronde, l'aveva voluto lui.

La corvina non era da meno: due settimane di indecisione e confusione.

La sera precedente era rimasta sveglia tutta notte con Tikki per capire chi scegliere, tenendo sveglia anche Alya mentre le chiedeva consiglio via sms.

Il giorno successivo sarebbe stata "l'ora X", il giorno in cui si sarebbe tolta il gesso.

La giornata scolastica passò velocemente.

Troppo velocemente, pensò la corvina con il cuore che le batteva all'impazzata nel petto.

Adrien, durante l'intervallo, le aveva chiesto se poteva parlare con lei nel pomeriggio, poiché doveva dirle una cosa abbastanza importante, ed ora, Marinette, lo stava aspettando seduta su una panchina a Place des Vosges.

La ragazza stava nervosamente giocando con un filo strappatosi dal vestito, tirandolo e rigirandoselo tra le dita, finché non vide l'amico avvicinarsi a lei, sorridendo nervosamente.

«Ciao, grazie per essere venuta.» la salutò, dandole un bacio sulla guancia. «Immagino tu abbia capito perché ti ho chiesto di vederci.»
Marinette arrossì. «Sì, l'ho immaginato...»

La ragazza aveva capito che gli piaceva; dopotutto mica baciava una ragazza davanti a tutti per farsi figo e non le chiedeva di uscire per passare del tempo con lei per pura noia –non era da Adrien–

«Vorrei dirtelo chiaro e tondo, però...» esclamò, prendendole le mani tra le sue.

Gli sudavano e tremavano le mani, notò la corvina, arrossendo non appena si avvicinò a lei e la guardò negli occhi.

«Mari, è da un po' che ho capito che sono innamorato di te. È stata la cosa improvvisa e inaspettata più bella che mi sia mai capitata e mi piacerebbe che fosse per molto tempo.» disse, arrossendo come un peperone, ma mantenendo gli occhi fissi su quelli azzurri di lei.
Marinette lo guardò dolcemente, stringendogli le mani: «Adrien...»


 

La corvina era seduta alla scrivania mentre faceva rigirare la matita tra le dita, non avendo nessuna idea su cosa disegnare.

Tikki, siccome era rimasta sveglia tutta la notte per autare la sua portatrice, stava dormendo beatamente nella borsetta rosa riposta nella solo del tavolo, in modo tale che nessuno la vedesse.

Il gesso era finalmente sparito, ma uno scomodo tutore aveva preso il suo posto: quando si era rotta la caviglia ne aveva risentito anche il tendine, infiammandosi gravemente, perciò doveva utilizzare ancora le stampelle per circa dieci giorni ed il tutore per un mese, togliendoselo solo quando dormiva, per lavarsi e per fare piccoli esercizi di riabilitazione.

La prima serata senza gesso non era delle migliori, visto che il piede era rimasto immobilizzato per parecchi giorni e anche i minimi movimenti erano caratterizzati da dolori simili a punture nella carne, ma avrebbe fatto di tutto pur di guarire del tutto.

L'adolescente sospirò rumorosamente, grattandosi le tempie per farsi venire qualche idea, ma inutilmente: stava aspettando una visita da ore e il ragazzo non si era ancora presentato.

Come se gli avessero letto nel pensiero, un leggero bussare alla finestra davanti alla scrivania.

Si alzò con estrema velocità, maledendo si mentalmente quando una fitta le percorse la gamba, recuperando una stampella per evitare di poggiare troppo la caviglia; aprì un'anta, permettendo a Chat di entrare, per poi richiuderla.

«Buona sera, mia dolce Principessa, che durante la sera ti affliggi.» esclamò il felino, baciandole la mano.
«Ma dove le tiri fuori queste cose?» ridacchiò lei, mentre le labbra dell'eroe le sfioravano la pelle.
«É che ti ho vista mentre cercavi di trovare idee per disegnare, ma era troppo divertente stare fuori a guardarti mentre t'impegnavi.» rispose l'altro, ammiccando giocosamente.

Marinette lo guardò storto, togliendo la mano e poggiando la stampella alla scrivania, stando attenta a non farla cadere.

Chat sorrise innocentemente: «Sono il tuo super-stalker, Principessa.»
«Cosa penserà di te Ladybug se scoprisse che spii le ragazze alle finestre?» sospirò esasperata, alzando gli occhi al cielo.
«Probabilmente mi legherebbe alla Tour Eiffel come un salame, ma devo correggerti in una cosa: –il ragazzo, con scatto felino, le si mise alle spalle– sei l'unica ragazza che spio.» le sussurrò nell'orecchio, facendola rabbrividire.

Chat, dopo aver riso alla reazione dell'adolescente, spostò lo sguardo verso il basso, notando che la caviglia era libera –senza contare il tutore–

«Allora, Principessa, ti sei finalmente tolta il gesso.» ghignò, volendo arrivare alla tanto aspettata risposta.
«Sì, ma non sono ancora del tutto guarita...» rispose lei,  abbassando la testa e muovendo le dita dei piedi. «Sento dei dolori allucinanti perché il tendine è infiammato. È un miracolo che non si sia rotto quando mi ero fatta male.»

Il biondo trasalì: credeva che fosse stato lui a peggiorare la situazione, se non l'avesse ascoltata forse i medici l'avrebbero guarita meglio.

I suoi pensieri vennero interrotti da una fitta al naso, vedendo la ragazza che gli puntava due dita davanti con uno sguardo severo.

«Ahi! Mi hai fatto male!» esclamò, strofinandosi dov'era stato colpito.
«Smettila di pensare che sia colpa tua.» lo sgridò, incorniciando le braccia al petto. «Per prima cosa è colpa mia, poiché tu non volevi, quindi non ricominciare con quella storia; secondo, mi hai davvero aiutata con il tuo intervento qual giorno. Non pensare ad una stupida caviglia e capisci che mi hai salvato la vita, esattamente come un vero eroe.»
Chat Noir sorrise, trattenendo le lacrime: «Grazie.»
«Grazie a te, Gattino.» rispose, facendogli un buffetto.

Tra i due ci fu un attimo di silenzio, durante il quale nessuno staccò gli occhi dall'altro.

Marinette fu la prima a risvegliarsi, andando a sedersi sulla chaise longue e togliersi il tutore, massaggiandosi la caviglia dolorante.

«Devi fare qualche esercizio di fisioterapia?» domandò il felino, raggiungendola.
«Sì, ma non mi fido molto a poggiare il peso sul piede.» sorrise nervosamente.

Chat ci pensò un attimo, quando gli venne in mente un modo per non farle pensare al dolore e farla rilassare; la fece alzare in piedi, notando subito il suo sguardo crucciato.

«Sali sui miei piedi e lascia fare a me.» spiegò brevemente, aiutandola a stare in equilibrio cingendole la vita.
«Cosa vuoi fare?»
«Ora balliamo un po'. Fai piano e non pensare al dolore, va bene?» rispose il felino, sollevandole il viso con l'indice, facendo in modo che le loro labbra si sfiorassero.

Marinette annuì, abbracciando il ragazzo quando iniziò a dondolarsi leggermente.

Non serviva alcun suono per quel tipo di ballo, il silenzio era la musica perfetta.

I loro corpi erano premuti l'uno contro l'altro, i loro respiri erano combinati e nessuno dei due osava lasciarsi andare, come se staccarsi comportasse perdere l'altro per sempre.

Che Noir stava godendo della presenza della ragazza di cui era innamorato, con la quale solo quel pomeriggio, come Adrien, aveva parlato riguardo i suoi sentimenti.

«So a cosa stai pensando.» mormorò la corvina, non alzando il viso.

Il ragazzo non disse nulla, volendo ascoltare fino in fondo.

«Oggi mi sono vista con Adrien e mi ha confessato i suoi sentimenti.» continuò lei.
«E tu cosa gli hai risposto?» domandò, pur ricordandosi ogni secondo di quel pomeriggio.

Marinette si morse il labbro, fermando momentaneamente il dondolio tra loro.

Il ragazzo la guardò incuriosito.

«L'ho rifiutato...» rispose infine, guardandolo dritto negli occhi.
«E come mai?» domandò. «Avevi detto che eri innamorata di lui.»
«Appunto, "ero".» disse.

Chat raddrizzò le orecchie.

«In queste due settimane di intense riflessioni ho capito una cosa: sono innamorata di un'altra persona.»
«E chi sarebbe?» chiese, inclinando la testa.

La giovane non rispose, ma si morse il labbro, continuando a fissarlo.

Si sporse lentamente verso di lui, fino a sfiorargli le labbra.

Come a rispondere ad un invito, Chat chiuse il divario tra loro, sospirando beatamente.

Finalmente, dopo due settimane, poteva ancora assaporare la bocca.

Il che significava solo una cosa.

«Vuol dire che...»
«Sì, sei tu quello di cui sono innamorata.» sussurrò, rossa come un peperone.

Chat, felice come non mai, la baciò un'altra volta, sorridendo contro le sue labbra.

«Ehi ehi! Mi fai cadere!» ridacchiò lei, stringendosi più forte per paura di farsi male.
«Scusa, ma non puoi capire quanto sia felice.»

La ragazza rise, per poi guardarlo dolcemente, arrossendo nuovamente.

«Vuoi concedermi l'onore di questo ballo, Principessa?» chiese, baciandole il dorso della mano.
«Certo, Gattino.»

I due ripresero a ballare in silenzio, un sorriso che ornava i loro volti.

Dopo tutto, rompersi una gamba non era stato poi tanto male.

 

FINE


 

--------------------------------------------------------------------------------
Ehi ehi gente :D

E così, il sogno che avevo fatto si è concluso! :D

Vi ho lasciato credere che Mari avesse accettato i sentimenti di Adrien, quanto sono malvagia MUAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH *prende fiato* AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!

...

Anche se, tecnicamente, li ha accettati, ma vbb U^U

Prima di tutto vi devo ringraziare un miliardo di volte per aver letto, messo le stelline, commentato e aggiunto la storia tra gli elenchi di lettura ^^

Grazie infinite <3

Secondo, i motivi per cui ho voluto terminarla un po' di fretta: oltre il fatto che stava diventando un po' monotona, senza più quei colpi di scena e azioni improvvise da parte di Adrien e/o Chat Noir che mandavano in confusione Marinette, ma il motivo principale è perché mi sto dedicando alla stesura del terzo libro di "The masked serie"

Yes, il sequel di "Masque tombé"

Questi erano i motivi principali per cui ho preferito fare così.

Spero che vi sia piaciuta allo stesso ^^

Beh, dopo aver rotto i capranzi per un po', mi dileguo e vi lascio in pace :3

Grazie mille ancora ^^

Francy_Kid

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