Mind the gap

di alfa_beta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tower's night ***
Capitolo 2: *** Secrets and lies ***
Capitolo 3: *** Tell me the truth or go away ***
Capitolo 4: *** Nightmare ***
Capitolo 5: *** Hurt and Heal ***
Capitolo 6: *** Deep darkness ***
Capitolo 7: *** Work together ***
Capitolo 8: *** By my side ***
Capitolo 9: *** Broken dream ***
Capitolo 10: *** United we stand ***



Capitolo 1
*** Tower's night ***


Tower’s night

 
Era una sera tranquilla all’Avengers Tower.
Tony come sempre era in laboratorio a migliorare la sua armatura. Era tardi ma oramai era abituato a sostenere quei ritmi. Soprattutto dopo che la maggior parte dei membri della sua squadra era in prigione o nascosta chissà dove. C’era fin troppo silenzio.
La loro personale lotta civile aveva creato un bel casino. Ora erano più lontani che mai.
Aveva ricevuto la lettera e il telefono da Steve, ma non era ancora pronto ad avere un confronto.
Soprattutto perché credeva ancora che firmare gli accordi di Sokovia fosse la scelta giusta.
Non potevano rimanere a briglia sciolta, era complicato prendere delle decisioni così importanti.
Avevano bisogno di qualcuno che li gestisse, anche se non voleva rinunciare a un minimo di autonomia. Probabilmente il grande problema era valutare bene e creare un equilibrio.
Certo però che risultava molto complicato parlare di equilibrio.
L’unica con cui aveva contatti era Natasha, ma anche lei aveva i suoi demoni da affrontare. La lontananza da Banner l’aveva segnata molto. Si erano trovati e poi persi così velocemente che anche per lei, che è stata addestrata, risultava difficile gestire le proprie emozioni.
Anche a lui avrebbe fatto piacere avere dei contatti con Bruce. Era l’unico con cui riusciva a parlare di tecnologia e ingegneria. Erano sullo stesso livello, si capivano e riuscivano a fare del laboratorio la loro tana.
“Signore qualcosa non va”
Appoggiò gli strumenti e si alzò dal pavimento
“Spiegati meglio Friday”
“Qualcuno all’ingresso principale signore”
“Chi?”
“Il riconoscimento facciale non riesce ad agganciarsi ai volti, sono incappucciati”
“Sono?”
Chi diavolo poteva essere a quell’ora della notte si trovò a pensare.
“Si signore due uomini, uno non si regge in piedi”
Ecco due ubriaconi che bussano a casa sua nel cuore della notte. Questo mondo sta andando a farsi friggere.
“Signore chiedono il permesso di entrare”
“Mandami le immagini sullo schermo e attiva l’audio”
Il maxi schermo si accese e vennero proiettate le immagini delle telecamere. Fuori pioveva, Tony non se n’era neanche accorto tanto era concentrato sul suo lavoro.
“Per favore facci entrare, abbiamo bisogno di aiuto”
Sentì implorare l’uomo che trasportava l’altro ubriaco. Quella voce però era familiare a Tony.
“Chi sei?” chiese
“Tony sono io Bucky!! Apri ti prego!!”
Bucky? Era per caso impazzito quel figlio di puttana?... Diciamo che l’ultima volta non si erano lasciati poi così bene. Ok va bene non era stata colpa sua se aveva ucciso i suoi genitori però era comunque un bel peso sullo stomaco da trasportare.
Diciamo che qualche pugno Tony vorrebbe rifilarglielo, ma forse meglio prima chiedere che vuole.
“Ora hai bisogno di me? Ti sei bevuto il cervello??”
“Tony piantala, è urgente… Steve…”
Ora che c’entrava Steve.
“Non capisco di cosa hai bisogno”
“Steve… sta male… aiuto!! Aiutami Tony!”
In quel momento dalle immagini vide Bucky accasciarsi e il cappuccio di quello che veniva sorretto cadere all’indietro e riconobbe Steve.
“Cazzo!! Arrivo! Friday apri la porta, falli entrare”
“Certo signore”
Tony corse fuori dal laboratorio, prese l’ascensore e schiacciò per andare al pian terreno. Cavolo ci metteva una vita a scendere e lui era sempre più agitato.
-Cosa mai sarà successo?-
Quando la porta dell’ascensore si aprì, Bucky trascinava Steve al coperto riparandolo dalla pioggia battente. Entrambi erano zuppi e tremavano. Bucky lo guardò terrorizzato e continuò a trascinare Steve verso l’ascensore. Si vedeva che era stremato, il braccio buono gli tremava violentemente e il suo volto era pallido e spaventato.
“Che è successo?” Tony non riusciva a capire niente
“Dopo ti spiegheremo … ora ti prego dammi una mano”
Tony così si allungò per dare una mano a prendere su Steve e solo allora vide com’era conciato.
La faccia era piena di ecchimosi e sia il labbro che il sopracciglio sanguinavano copiosamente. Gli occhi erano chiusi, le labbra semiaperte che cercavano di prendere più aria possibile senza però riuscirci.  Sentiva dei lamenti, erano quasi rantoli.
Tony si girò nuovamente verso Bucky. Anche lui aveva dei lividi visibili, che risaltavano ancora di più a causa del pallore spettrale che colorava il suo viso.
Sembravano essere stati pestati per giorni. Ma chi ha la forza per ridurre così sia il soldato d’inverno sia Capitan America, questo proprio non riusciva a capirlo.

Prese il braccio di Steve e cercò di alzarlo ma questo urlò come lacerato da un male interno fortissimo.
“Cazzo, io come cavolo faccio adesso” Tony era in preda al panico, non poteva tenerlo in quelle condizioni in casa e nello stesso tempo non poteva portarlo in ospedale. Lo avrebbero arrestato di sicuro.
“Friday l’infermeria è ancora provvista di tutto?”
“Lo stretto necessario ma non so se basterà”
“Bucky dammi una mano a metterlo nell’ascensore… Bucky?”
In quel momento Tony si rese conto che qualcosa veramente non quadrava. Bucky era in un angolo, con gli occhi fissi e tremava fortissimo. Anche il suo braccio sanguinava e c’era un taglio profondo, riusciva a vederlo anche attraverso lo squarcio della maglia.
“Bucky ce la fai?”
nessuna risposta
“Bucky!!!”
“..Si vengo” era molto instabile ma insieme riuscirono a mettere Steve sull’ascensore e andarono su fino all’infermeria.
Quando arrivarono dovettero di nuovo provarlo ad alzare. Urla di dolore riempirono i corridoi, ma almeno in due riuscivano a tenerlo su. Entrarono nel salone e lo misero disteso sul lettino.
Tony non è un dottore ma in quel momento dovette fare il possibile, confidando che il siero aiutasse Steve a guarire più in fretta.
“Friday prova a capire cos’ha e guidami tramite internet. Bucky passami quelle forbici”
Eccolo li forbici in mano a tagliare felpa e maglia di Steve. Quando ebbe finito e vide il petto nudo quasi non gli venne da vomitare.
C’era sangue ovunque a causa di una ferita alla spalla. Sul costato sinistro invece c’erano tantissimi lividi enormi.
Ma quelli più grandi rimanevano quelli sul collo. Si chiese come avesse fatto a non notarli prima. Qualcuno aveva provato a strangolarlo.
“Signore mi sembra di capire che il Capitano ha delle costole rotte, per questo quando ha provato a spostarlo è stato male”
“Guarda mi sembra di averlo capito anche da solo che qualcosa di rotto c’è ”
“Deve pulire la ferita e tamponarla con qualcosa di sterile prima di tutto”
“Ok,  Bucky come va il braccio? Riesci a resistere? ”
“Si… tu pensa a Steve” poi anche Bucky si accasciò sull’altro lettino, tamponando la sua stessa ferita con il braccio metallico.
Tony si ricordò di aver reciso l’arto del soldato, ma in quel momento decise di non approfondire le interrogazioni
“E’ una protesi, non è funzionale come l’altro… grazie tanto approposito!” Bucky aveva capito dallo sguardo che Tony gli aveva rivolto al braccio che qualcosa non quadrava
“Prego è stato un piacere, quando vuoi rifacciamo volentieri. Ora però non ho tempo dei tuoi drammi, taci che è meglio!”
Incominciò allora a pulire la ferita e Steve si dimenava, non riusciva a farlo calmare.
“Friday lo posso addormentare?”
“Signore non credo sia opportuno”
“cavolo lo smaltirà presto solo un po’ per farlo stare fermo”
“Ok signore la morfina è nel primo cassetto”
Dopo la puntura Steve si rilassò e così Tony finì la fasciatura e tamponò il labbro e il sopracciglio. Per le costole non poteva fare granché, mise il ghiaccio e sperò veramente tanto che il siero facesse il suo corso.
Finito con il paziente uno passò al secondo.
Bucky era rimasto fermo e in silenzio tutto il tempo, sguardo fisso sul soffitto.
“Per te niente morfina, tanto te la cavi no?” lo punzecchiò cercando però di prendergli il braccio senza fargli troppo male
“Non sento niente… fai quello che vuoi”
Ripulì e fasciò anche quella ferita. Era stravolto, quella professione non faceva per lui.
“Meglio se ci riposiamo entrambi, sarà un giorno lungo domani”


note autrice: Ciao a tutti! Era da un pò che avevo in cantiere questa fic, ma tra una cosa e l'altra non l'ho mai pubblicata. 
Spero che come inizio vi intrighi e che vi dia la spinta a continuare a leggere. 
Ammetto che scrivere di Steve tutto malconcio mi è piaciuto (non fustigatemi per favore). Prometto che lo tratterò meglio più avanti...forse xD
Ci rivediamo presto con il prossimo capitolo!
Alfa_Beta

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Capitolo 2
*** Secrets and lies ***


Secrets and Lies


Non solo il giorno seguente fu difficile, ma lo furono anche i tre dopo. Stark cambiava le medicazioni ai due malconci. Quando aveva un attimo di tempo cercava notizie su internet per capire se era successo qualcosa di grave.
Bucky non parlava, rimaneva a sedere sul suo lettino a guardare Steve. Il suo pallore non era svanito e i suoi nervi erano tesi, tanto che si spaventava ogni volta che Tony entrava in infermeria.
Al quarto giorno Steve si svegliò.
Era ancora indolenzito e i segni sul suo corpo erano un po’ diminuiti ma ancora ben visibili, soprattutto quello su collo.
“Steve?”
Erano soli.
“Bucky?” i suoi nervi si tesero quando sentì quella voce
“Dove siamo? E’ un posto familiare”
“Siamo alla Tower, non sapevo da chi andare”
“Ma che è successo?”
“Non lo so Steve, scusa… ” Bucky scense dal letto e si avvicinò a quello di Steve
“Ti giuro non ne so niente, io non c’entro niente con tutto questo”
“Bucky ero li ho visto e il mio corpo ha sentito forte e chiaro quello che è capitato”
“Ti prego Steve credimi… me ne devo andare lo so, ma almeno fidati di me”
“Non fare l’idiota, non ti lascio solo. Però dobbiamo capire che diavolo è stato.. glielo hai detto a Tony?”
“Non so neanche spiegarlo a me stesso, di certo non ci riesco ad uno Stark”
“Meglio così, dobbiamo inventarci qualcosa. Qualcosa di convincente.”


Erano le due del pomeriggio e Tony era uscito dall’officina per mangiare qualcosina al piano di sopra. Quando arrivò, vide Bucky con in mano un bicchierone di caffè. Non riusciva ad abituarsi a vederlo girare per casa. Proprio neanche un po’. Appena si fossero ripresi li avrebbe buttati fuori.
“Hey”
“Barnes” lo salutò con il saluto militare giusto per prenderlo in giro
“Il caffè è finito” non ci diede tanto peso a quel gesto, sapeva benissimo che era un modo per Tony di scaricarsi e di alleggerire la tensione.
“Se continui così non dormi più…un momento” Tony si voltò e fissò Bucky in volto
“Tu non hai mai dormito da quando sei arrivato!”
Le occhiaie infatti erano ben visibili, i movimenti lenti e spossati.
“Tengo solo d’occhio che Steve stia bene”
La sua voce era strana come se ci fosse qualcosa che non voleva dire.
“Oh si il tuo amichetto del cuore!! Be fa come vuoi…piuttosto.. spiegami che cosa è successo”
Vide Bucky appoggiare la tazza e fare un lungo sospiro
“Steve non vuole che te lo dica, quindi non posso dirti niente”
“Tardi! Ora che hai fatto questa scena da cane fedele non puoi pretendere che io lasci correre”
“E’ stata una cazzata”
“Io ne ho fatte di cazzate e al massimo mi ritrovavo nudo nel letto di una spogliarellista di qualche locale. Non mi conciavo come voi due”
“Cercavamo solo di recuperare del vibranio”
“Vibranio?? Lo cercavate al market dietro l’angolo della strada?”
“Abbiamo solo pestato i piedi a qualcuno che non voleva rinunciare alla sua scorta e alla sua ricchezza”
“Quindi avete fatto incazzare dei mercenari o dei venditori di Vibranio per quale motivo esattamente?”
“Meglio se ne parli con Steve”
A Tony tutta questa storia puzzava. Cosa mai poteva servire del vibranio a quei due?
“Senti se vuoi fare il bimbo prenditi il tuo amichetto del cuore e uscite da casa mia! O mi dici come stanno le cose veramente o ve ne andate!”
Bucky riprese la tazza e bevve il caffè rimasto tutto in un sorso.
Poi si avvicinò a Tony e lo guardò fisso negli occhi
“Stai attento Stark, posso ucciderti in questo momento usando solo il braccio buono. Sono qua perché Steve aveva bisogno di te, ma di certo non ti lascio fare il grosso con le parole quando senza la tua armatura vali meno di niente” Poi si allontanò.
Tony sentì salire l’adrenalina a mille e stava per scattare contro quel bastardo. L’avrebbe ammazzato proprio in salotto.
Bucky però si fermò e disse “Steve è senza scudo, avevamo bisogno del vibranio per farne uno nuovo. Il suo probabilmente lo tieni per terra per raccogliere gli stracci. Ma lui ne ha bisogno, logico è forte anche senza ma l’hai privato della sua miglior difesa. Forse è proprio per quello che è ridotto in quello stato”
Tony si piantò. Ma che scemi quei due. Tutto sto casino per uno scudo?
Proprio non riusciva a capire. Ok lo scudo ce l’aveva lui ma alla fine Steve avrebbe anche potuto non darglielo o comunque venirlo a prenderlo. Andare in giro a rompere le palle a dei mercenari non era una bella idea e forse era meglio aumentare le difese della Tower. Non voleva vedere altri assassini in casa sua, oltre a quelli che già c’erano.

Intanto in infermeria Steve stava in piedi davanti ad uno specchio e valutava i segni dello scontro, continuavano a diminuire sempre di più e anche il male era molto calato. Ancora qualche giorno e avrebbe potuto riprendere la sua routine di allenamento.
La porta si aprì e vide Bucky con una faccia da funerale.
“Fatto?”
“Sì, mettendola sul personale non ha indagato tanto”
“Cosa gli hai detto dello scontro?”
“Solo che cercavamo il vibranio per il tuo scudo…”
“Poi?”
“Poi basta mi ha fatto innervosire e l’ho minacciato..”
“Bucky!! Non possiamo farlo incazzare mentre siamo qui, se ci chiude dentro alla Tower e chiama le autorità siamo spacciati e ci arresteranno”
“Lo so, ma aveva un atteggiamento insopportabile”
“Dai lo sai che è così con lui… Devi stare più attento. Comunque devi dormire, fai schifo.”
“No meglio di no” Bucky si rabbuiò
“Facciamo così tu dormi e io vado su a provare a tirare due pugni e vedere come regge il mio fisico”
“Naa meglio se sto sveglio…”
“Bucky non rompere le palle, vai a letto è un ordine!”
Bucky sorrise al suo migliore amico
“Agli ordini Capitano” e si sdraiò con gli occhi chiusi aspettando che il sonno lo avvolgesse

Steve lo guardò per qualche secondo poi uscì
“Friday? ”
“Si Capitano Rogers?”
“Se succede qualcosa di strano a Bucky avvisami e per favore non avvisare Tony”
“Dipenderà dalla gravità signore”
“Se ho capito. Vado nella palestra”
“Come desidera Capitano”

Steve non si sentiva a casa in quel posto, ma comunque si muoveva rilassato. Prese il corridoio e si avvicinò alla grande porta della palestra, la spinse e guardò dentro. Tutto deserto, meglio così pensò.
Cominciò subito a riscaldarsi e fare degli esercizi leggeri. Piano piano il fisico si abituò a muoversi di nuovo e anche il male si affievolì. Senza il siero probabilmente sarebbe stato inchiodato a letto per un anno buono.
Aveva bisogno di sfogarsi, stare così tranquillo gli massacrava i nervi.
Quello che era successo ancora non riusciva a spiegarselo. Era stato tutto così veloce e inaspettato. Immaginava che anche per Bucky non fosse stata una grande serata. Lui ora era terrorizzato. Lo conosceva bene e non era lo stesso. Non lo era più da quando lo avevano trasformato nel soldato d’inverno, ma adesso sembrava ancora più spaventato.
Si fermò di scatto, aveva sentito un rumore.
D’istinto si andò a nascondere dietro al ring. Se stesse per succedere qualcosa doveva contare sull’effetto sorpresa perché non era ancora in piena forma.

La porta si aprì ed entrò Tony.
“Steve?”
“Sono qui Tony” uscì dal nascondiglio cercando di fare l’indifferente, ma Tony non era certo stupido e lo beccò in pieno.
“Perché ti nascondevi?”
“Niente solo i nervi ancora in tensione”
“Pensi veramente che dei venditori di vibranio possano entrare a casa mia?”
“Come??? Tu come lo sai?” Mentì spudoratamente
“Il tuo amichetto mi aveva detto che tu non volevi che lo sapessi”
Steve si voltò e prese un asciugamano per detergere un po’ di sudore.
 Non disse niente, meglio lasciar cadere quel discorso.
“Sai che potevi chiedermi lo scudo…”
“Se certo stai sognando, mi avresti portato in prigione senza passare dal via”
“Ok te ne do atto, ma cavolo vi siete messi in un bel pasticcio”
“Si ma non ti preoccupare appena mi rimetto ce ne andiamo”
Si alzò e fece per uscire dalla palestra quando sentì la voce di Tony
“Non riuscirete a venirne fuori da soli… io vi ho avvisato”
Sbam la porta si chiuse

Steve odiava mentire, soprattutto a un suo compagno di armi. Effettivamente non sapeva se poteva ancora considerare Tony un compagno. Era troppo stanco per pensare e quando entrò in infermeria Bucky stava finalmente dormendo.
Allora si sistemò sul letto. Provò a trattenersi e a rimanere sveglio, ma le forze lo lasciarono e dormì abbandonando ogni precauzione.


Piombarono in un sonno pesante entrambi e si risvegliarono solo la mattina del giorno dopo. Entrambi con un mal di testa cane, sintomo di quando dormi troppo.
Bucky guardò Steve e tirò un sospiro di sollievo .
“Te l’avevo detto non sarebbe successo nulla”
“Sei stato un incosciente Steve”
Bucky si alzò dal letto ed uscì dalla stanza. Dentro di lui era ancora spaventato da quello che era successo la sera dello scontro. Quelle immagini lo avrebbero perseguitato per tanto.
Mentre si incamminava in giro a dare un’occhiata alla Tower incrociò Tony.
“Che ci fai in giro?” gli domandò spazientito il miliardario
“Niente”
“Allora torna nella tua stanza, non voglio che ficchi il naso nei miei affari”
Bucky allora lo fissò intensamente e prese coraggio, forse era stupido farlo ma doveva essere sincero.
“Tony…”
A quel punto Tony gli diede un’occhiataccia ma si fermò comunque ad ascoltare
“Mi dispiace di averti minacciato, sono solo nervoso”
“Senti non sono il tuo psicanalista”
“Mi dispiace anche per i tuoi genitori, mi hanno fatto il lavaggio del cervello e non potevo disubbidire agli ordini…”
Calò un silenzio teso tra i due.
“Tony non chiedo il tuo perdono, però vorrei che tu capissi che non volevo fare del male a nessuno… scusa” in quel momento Bucky stava dando sfogo a tutto per cercare di calmare il suo spirito.
Tony lo guardò fisso negli occhi. Si girò e poi di scatto mise tutta la forza in un pugno che spaccò il labbro del soldato che perse l’equilibrio e cadde.
“Ora siamo pari, cerca di non rompere niente mentre vai a fare la tua passeggiatina”
Poi Tony se ne andò, un po’ più libero rispetto a prima. Alla fine sapeva bene che non era colpa di Barnes ma rimaneva comunque difficile non dare un volto a chi aveva ucciso i suoi genitori.
 


note autrice: Ciao a tutti lettori!! Bugie bugie e bugie... povero Tony. Sappiamo tutti però che non è un idiota. Avrà capito che i due simpaticoni stanno giocando con lui? Chi lo sa!!
Almeno un sassolino dalla scarpa se l'è tirato via dando un pugno a Bucky xD
A presto bella gente=)

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Capitolo 3
*** Tell me the truth or go away ***


Tell me the truth or go away


 
Steve si alzò e pensò che fosse veramente un incubo quello che stava passando. Chiuso in quella casa con Tony e Bucky. Cosa mai poteva andare peggio?
Ecco cosa…
“Cap come va?”
“Molto meglio grazie e te? La mano?”
Tony infatti si strofinava la mano con cui aveva appena fatto a pugni con Bucky
“Abbiamo risolto le nostre divergenze”
“Dimmi almeno che è ancora vivo…”
“Ma certo il tuo amichetto del cuore sta bene”
Tony si sedette sul letto di Bucky e continuò a fissare Steve
“Che c’è Tony?”
“Dimmi che è successo quella notte”
La sua voce era calma, ma decisa.
“E poi sarei io il nonnetto? Ne abbiamo già parlato”
Steve era teso, non sapeva quanto avrebbe potuto reggere quella farsa.
“Dimmi la verità, non sei mai stato bravo a mentire…”
Steve era alle strette ma poi si accorse di Bucky. Cavolo era finita.
“Vuoi sapere la verità?” Bucky aveva uno sguardo deciso, sarebbe arrivato fino in fondo
Tony dal canto suo trasalì nel sentire la voce del soldato dietro di lui. Non ci capiva più niente. Cosa gli stavano nascondendo quei due?

“Si non mi dispiacerebbe dopo tutta sta merda…” si stava innervosendo e probabilmente era contro producente.
“Bene allora se dobbiamo essere sinceri…”
“BUCKY!! NO!” Steve si intromise dando un pugno sul cassetto di metallo accanto al suo letto.
Il rimbombo del metallo fu’ fortissimo.
“Bucky si” rispose Tony decisamente incazzato
“Steve non possiamo continuare così…”
“Bucky non farlo!”
“Senti Tony è successo un casino quella sera…”
Steve si fiondò contro Bucky e lo bloccò al muro.
“Un’altra parola e… Me lo devi, stai zitto!”
Tony si alzò e cercò di intromettersi, mettendo una mano sulla spalla di Steve e cercando di allontanarlo da Bucky.
Steve lo scansò di lato e continuò a guardare Bucky.
Quest’ultimo era in confusione, non sapeva che fare.
“Bucky ti prego…” la voce di Steve sembrava essere tornata normale, quasi con una nota triste.
“Va bene Steve…”

“Ma mi prendete per il culo voi due????”
Tony esplose. Non potevano venire a casa sua e pretendere di tenere nascosto le cose. Soprattutto dopo quel teatrino.
“Adesso mi dite cosa sta succedendo o ve ne andate a fanculo e lasciate la mia casa!”
Steve allora si rivolse a Tony
“Mi dispiace Tony”
Il moro roteò gli occhi. Fuori c’era ancora una pioggia battente. Ci si metteva anche questa. Tony non era un uomo senza cuore come la gente diceva, non poteva mandarli fuori sotto il diluvio.
“State qua stanotte, ma domani anche se ci fosse un tornado vi prendete su e sparite dalla mia vista” detto questo se ne andò.

“Ma che ti ha preso Bucky? Sai come avrebbe reagito?”
“Steve, lui avrebbe fatto la cosa giusta. Non possiamo continuare così”
“Bucky io non voglio abbandonarti di nuovo. Ci separerebbero sicuramente. Sei il mio migliore amico…”
“Steve un migliore amico non fa quello che ho fatto io”
“Basta, non ti voglio ascoltare!”
“Steve prima o poi dovrai affrontare i problemi…soprattutto questo”
Mentre Bucky diceva queste parole Steve aveva già preso la porta e si diresse ancora verso la palestra. Questa volta si sarebbe sfondato di allenamento.
“Friday!”
“Si Capitano Rogers?”
“Se Bucky e Tony parlano avvisami”
Non si fidava di niente e di nessuno.
 

Il resto della giornata trascorse tranquillamente, anche perché Tony si era chiuso nella sua officina, Steve in palestra (frantumando il terzo sacco) e Bucky si era messo a guardare la pioggia dalla piattaforma posta fuori dalla torre, rimanendo comunque nascosto in modo da non bagnarsi.
Provò a dare un senso a tutto quello che era successo, ma niente. Sembrava una cosa inspiegabile.
Soprattutto tenendo conto che neanche lui credeva di potersi spingere a tanto.
Guardava le sue mani e continuava a pensare quanto dolore avessero causato.
Forse troppo. Avrebbe dovuto farla finita. Non voleva più mettere in pericolo nessuno.
Però un chiodo fisso lo tormentava. Non poteva abbandonare Steve. Era la sua famiglia e gli voleva troppo bene. Era come un fratello e non lo avrebbe lasciato solo ad affrontare tutta quella situazione.
Sapeva benissimo che per Steve non era un periodo facile. Con gli Avengers sciolti non aveva più nessuno. Era circondato da persone che appartenevano ad un’altra epoca, tutto era diverso. Bucky sapeva che era l’unico in cui il Capitano poteva trovare un conforto.
Ancora una sera e sarebbero tornati nel loro nascondiglio, tornando a fare ricerche su ricerche per trovare una soluzione a quel casino.
Anche la pioggia non aveva più il potere di calmarlo così tornò in infermeria, passando prima dalla cucina a prendere qualcosa da mettere sotto i denti.

Steve era distrutto, l’allenamento l’aveva sfinito. I muscoli gli facevano male, le costole facevano dei brutti rumori. Aveva bisogno di una doccia immediatamente, voleva far scivolare via tutto. Voleva svegliarsi ed essere nuovamente a Brooklyn. Non gracile come allora, ma almeno nella sua epoca.
Fece una doccia lunghissima. Non aveva voglia di tornare in stanza e affrontare Bucky, non ancora.
Lo sapeva che mentire non avrebbe risolto niente. Ma forse quello che era successo era stato solo un caso isolato. Aveva avuto paura quella notte, senza scudo e così all’improvviso non sapeva come reagire.
Rimaneva il fatto che non voleva perdere il suo migliore amico.
Uscì dalla doccia, si asciugò e tornò nell’infermeria. Certo che Tony poteva anche sistemarli in un’altra stanza, ma era fatto apposta. Giusto per far capire come la permanenza fosse temporanea.

Bucky era sul letto con in grembo due panini, gliene offrì uno che Steve prontamente accettò.
Mangiarono in silenzio poi si coricarono per l’ultima notte in quella casa.


Erano passate due ore da quando si erano addormentati.
Bucky si svegliò. Il cuore che pulsava lento, i muscoli tesi. Scese piano dal letto. Al buio si avvicinò al letto dell’amico.
Quello però non era Bucky, era il soldato d’inverno e il suo obiettivo era addormentato a pochi passi da lui.




note autrice: ciao a tutti!! L'ultima scena nel mio immaginario aveva il sound di x-file...ma forse prenderebbe una nota decisamente esilarante!! The winter soldier is back bitches!!! 
Un ringraziamento a chi legge e a chi recensiscexD

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Capitolo 4
*** Nightmare ***


Nightmare


Tony ancora chiuso nella sua officina continuava a imprecare per tutta la situazione. Teneva la musica altissima, cercando di isolarsi il più possibile. Tra l’olio e il grasso di motore era nel suo paradiso personale. Solo in quella stanza riusciva a ritrovare la serenità.
Un rumore appena udibile a causa della musica lo destò dai suoi pensieri.
Così spense l’impiantò e rimase in ascolto.
Passarono dieci secondi e un tonfo sordo ruppe il silenzio.
Poi urla atroci.
“Friday che succede?”
“Signore in infermeria, stanno combattendo”
“Come?”
Tony richiamò l’armatura e si precipitò in infermeria, correndo come poteva per via del metallo.
Fece accendere le luci da Friday, ma i rumori e le urla continuavano ad arrivare.
Quando era a cinque metri dalla stanza sentì la voce di Steve.
“BUCKY!! Fermati… torna in te. Devi cal-”
La voce si ruppe dopo un ennesimo tonfo.
Quando Tony entrò nella stanza la scena era raccapricciante. Tutto sotto sopra.
Steve accasciato per terra con Bucky che gli tirava dei calci all’addome.
Tony sparò con il propulsore dritto contro James. Questo venne catapultato per terra. Ma non si arrese. Anzi, afferrò la gola di Steve  e cominciò a stringere.
Come aveva fatto Tony a non pensarci che quei segni potevano essere stati fatti dall’arto metallico del soldato.
Tony si buttò con tutto il peso contro l’aggressore. Finirono a rotolarsi per terra tutti e tre. Volavano pugni, calci.
Era tutto caotico, tanto che non riusciva a capire quale colpo andava a segno e quale no.
Poi ad un certo punto si ritrovò sopra a Bucky e cominciò a tirargli pugni a raffica, riuscendo a prendere meglio la mira.
Continuava a ripetere lo stesso movimento con la rabbia sempre crescente perché il corpo sotto di lui continuava a dimenarsi.
Ogni tanto guardava Steve che cercava di alzarsi e di raggiungerlo per fermarlo.
Forse stava esagerando, ma il soldato d’inverno aveva cercato di uccidere ancora una volta il suo compagno e non poteva permettersi di essere troppo delicato.
Steve riuscì ad alzarsi e  si mise in mezzo proteggendo la faccia di Bucky con il suo corpo.
Il pugno di Tony gli arrivò dritto nella schiena e lo fece accasciare con il respiro rotto.
“Tony… basta.. è svenuto”
Solo allora Tony si accorse che il corpo sotto di lui era immobile.
Così si buttò accanto ai due.
“Che cazzo è successo?”
Steve si tolse dal copro di Bucky, guardò Tony con le lacrime agli occhi.
“Non lo sappiamo. Anche l’altra volta mentre dormivamo si è svegliato e ha cercato di uccidermi… non so cosa gli prende…” Poi Steve troppo provato da quell’ennesimo combattimento si accascia.

“Questo si che è un casino”
Tony si rialzò con fatica per via dell’energia consumata in pochi minuti colpendo ripetutamente Bucky.
Doveva approfittarne mentre entrambi erano svenuti.
Con il laser dell’armatura divise Bucky dal braccio metallico. Almeno la sua arma preferita era fuori gioco. Poi corse nell’armeria e recuperò delle manette che fece commissionare proprio per l’eventualità in cui si dovesse trovare a dover bloccarle una persona con una forza superiore al classico umano medio. Erano manette particolari, il principio era quello del taser. Se si prova ad aprirle scarica, se ricevono colpi scarica, oppure se Tony decideva di dover dare una scarica personalmente bastava premere un telecomando.
Incatenò James a una colonna dell’infermeria e lo lasciò lì. Si tolse l’armatura e cercò nuovamente di fare il possibile con le ferite di Steve. In pochi giorni era già la seconda volta. Era stufo di medicare il compagno. Non perché non ci tenesse, ma proprio per il fatto di non vederlo ridotto così. Quando ebbe finito cercò di trasportarlo come riusciva. Lo portò nella sua stanza. Almeno li sarebbe stato lontano da Bucky e in ogni caso avrebbe lasciato alcune armature in modalità sentinella giusto per essere sicuri.

Ttornò in infermeria.
Prese una bacinella, la riempì d’acqua e la buttò addosso a Barnes.
Questi si tirò su di scatto dando uno strappo alle manette e che rilasciarono la loro scarica.
Colto alla sprovvista ricadde a terra cercando di riprendere fiato per via dei muscoli in tensione.
Quando gli effetti della scarica si assopirono alzò lo sguardo e intercettò quello di Tony.
“Cos’è un giochetto che fai con le tue donne?” disse indicando le manette
“No le uso solo quando ho dei pazzoidi che mi girano per casa”
“Il mio braccio?”
“L’hai usato abbastanza direi”
Bucky voltò lo sguardo verso il resto della stanza e allora gli fu chiaro cosa era successo
“No ancora no! Accidenti….”  Portò il braccio ammanettato verso la faccia e ci appoggiò la fronte. Accucciato per terra non sembrava minimamente il freddo assalitore di poco prima.
“Come sta?” chiese con la voce tremante “Ti prego dimmi che sta bene”
“E’ ammaccato ma sta bene, essendosi allenato così duramente non aveva la forza di reggere un assalto in piena regola nel cuore della notte”
“Anthony io non volevo…non so che mi prende”
“Quando è cominciato?”
“Non lo so”
“Ma come mai cerchi di ucciderlo tutte le volte?”
“Non lo so” sentiva che queste domande stavano ferendo Bucky perché effettivamente lui non sapeva come mai succedesse tutto questo.
“Ti prego Tony lasciami solo.”
“Vuoi scherzare? Non mi fido di te”
“Neanche io mi fido di me stesso”
“Guarda non sperare che venga li a consolarti perché hai gli incubi. Sei pericoloso! Non avrei dovuto neanche farti entrare dalla porta. Porti solo guai”
Quelle parole gli erano uscite così naturali.
Era arrabbiato con Bucky per quello che aveva fatto a Steve, era arrabbiato con se stesso perché non aveva capito niente e anzi aveva lasciato che un assassino girasse per casa. Ma soprattutto era arrabbiato perché Steve non gli aveva detto niente. Stev non si fidava di lui a quanto pare.
-Che situazione!-

Ritornando con lo sguardo su Barnes vide le lacrime che gli solcavano il viso. In quel momento riconobbe per la prima volta nel soldato un uomo distrutto.
“Va bene ti lascio solo, ma non fare cazzate!”
“Grazie” sussurrò

Quando Tony uscì dalla stanza James non riuscì più trattenersi e cominciò a singhiozzare.
Non aveva mai pianto, era sempre stato quel genere di uomo che prende la vita con ironia e con il sorriso sulla faccia. Ma questa volta tutto il suo mondo si stava sgretolando.
Aveva tentato di uccidere il suo migliore amico.
Non avere il controllo sul proprio corpo era tremendo.
Così come quando , avendo perso il braccio volando giù dalla scarpata, aveva dovuto fare i conti per la prima volta con l’arto metallico. Non lo sentiva suo.
Non riusciva a gestirlo le prime volte. Era più un peso morto, ma poi con gli anni ci aveva fatto l’abitudine. Anzi aveva cominciato ad affidarsi completamente a quel braccio.

Ora però non era solo una parte di lui, ma era tutto il corpo. Non riusciva a gestire niente.
Non c’erano neanche dei segni premonitori quando tornava “l’altro”.
Un momento dormiva il momento dopo si svegliava con Steve mezzo morto accanto. Per lui in mezzo non c’era niente.
Aveva provato a recuperare dei ricordi del primo assalto di qualche giorno prima.
Niente, era il buio totale.

Non avrebbe permesso che succedesse ancora una cosa simile.
Non voleva più essere un pericolo. Tony aveva ragione lui era un assassino e aveva cercato di uccidere l’unica persona che conta nella sua vita.
“Basta!!” si trovò ad urlare in quella stanza vuota
Prese un bel respiro e tirò le manette. La scarica lo percorse da capo a piede troncando ancora una volta il respiro.
Non si sarebbe arreso. Continuò a tirare e la scarica continuò a riversarsi in lui.
Riportò il braccio verso la colonna e le manette smisero di fulminarlo. Poi ci riprovò ancora e ancora.
Sarebbe andato avanti tutta la notte se fosse servito.



note autrice:
Fatto il misfatto e Tony si ritrova con un bel grattacapo! Il povero Bucky e la sua personalità multipla hanno colpito ancora. Tranquilli il peggio è passato... o forse no?
Un bacione a tutti :*

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Capitolo 5
*** Hurt and Heal ***


Hurt and heal


Tony uscito dalla stanza in cui era segregato Barnes si diresse verso la sua camera.
Steve si era svegliato e si era sistemato con il cuscino dietro la schiena e con la testa appoggiata alla testata del letto.
“Va meglio?”
“Fisicamente solo qualche livido, emotivamente evitiamo”
“Ma perché non me ne hai parlato?”
“Tu lo odiavi e non ci avresti mai ospitato se avessi saputo la verità”
“Be adesso lo odio ancora di più…”
“Non è colpa sua però”
“Ma la smetterai di difenderlo prima o poi? Quante altre volte deve cercare di ucciderti prima che tu capisca che qualcosa non va?”
Non ce la faceva più erano stati dei giorni impegnativi per lui e essere tenuto allo scuro di tutto gli aveva dato molto da fare.
“Tony è tutto quello che ho, il mio migliore amico…”
“Steve, se non te ne sei accorto in questi giorni sono stato io ad aiutarti visto che eri uno straccio”
Steve abbassò lo sguardo.
“Io per te in questi giorni c’ero e lo sai che è sempre stato così. Ok forse non come Barnes, ma comunque eravamo amici”
Steve alzò gli occhi che si ritrovarono in quelli nocciola del moro.
“Hai ragione”
“Sono commosso”
Spezzò la tensione che si era creata ripiegando sulla sua arma infallibile: l’ironia.
“Sai quasi mi cedono le gambe da tanto sono estasiato dal sentire queste parole.”
“Be allora preparati che ti devo dire anche dell’altro” Steve rispose allo scherzo
“Mi devo sedere? O dici che reggeranno le gambe?”
Steve gli fece una smorfia e annuendo con il capo disse: “Si forse è meglio che ti siedi”
Tony non riusciva più a capire se stavano ancora giocando. Non era pronto per altre rivelazioni quella sera. Il fatto che il suo amico Steve fosse stato aggredito dall’uomo che ha ucciso i suoi genitori era già abbastanza.
Tony allora si sedette in fondo al letto tenendo lo sguardo puntato su Steve.
Il silenzio durò un minuto buono. Poi il biondo si sistemò meglio a sedere.
“Scusa”
Per poco Tony non cadeva dal letto dallo scatto che involontariamente era partito a sentire quella parola.
“Come come??” ghignava contro Steve
“Scusami, per tutto. Non dovevo mentirti e non dovevo prendere solo le parti di Bucky. E’ stato difficile per me. Ritrovarlo, perderlo e ritrovarlo ancora. Era tutto quello che avevo perso tanto tempo fa.” Si fermò un attimo poi con la voce un po’ tremante aggiunse “Non ho pensato a chi avrei perso scegliendo lui. Quindi scusami Tony ”
Tony gli sorrise e Steve ricambiò.
“Fidati non te la cavi così facilmente, ma sei a buon punto Cap! Ora andiamo a letto che è meglio.”
Tony si alzò dal letto e si diresse verso il divano. Non avrebbe lasciato quella stanza neanche sotto tortura. Non voleva lasciare solo Cap, ma nello stesso tempo dormire nello stesso letto non era di certo una gran scelta. Va bene essersi chiariti ma non fino a quel punto.
“Buona notte Tony”
“Buona notte Cap”

Un urlo fortissimo li svegliò, poi il suono di vetri infranti.
Steve cercò di alzarsi dal letto ma i colpi presi gli facevano ancora male.
Tony stava già per uscire dalla stanza richiamando l’armatura.
“Aspetta Tony!!” Steve lo chiamò e il moro allora tornò nella stanza e lo aiutò ad alzarsi.
Steve appoggiò i piedi per terra e si rese conto che non era messo poi tanto male, almeno riusciva a stare in piedi da solo. Fece cenno a Tony  che ce la faceva ed entrambi partirono in direzione dell’infermeria. Di sicuro era successo qualcosa.

Quando arrivarono nella stanza furono spiazzati dal vento che entrava dalla vetrata infranta.
James era riuscito a tirarsi via le manette, aveva sfondato la vetrata ed era scappato.
Sia Steve che Tony erano visibilmente perplessi. Erano ad un piano molto alto, poteva essere morto nello schianto.
Entrambi però senza parlare arrivarono alla stessa conclusione. Bucky era e rimaneva il soldato d’inverno, non era un uomo normale. Dalla sua aveva anche la disperazione, era scappato e basta.

 Steve si inginocchiò per terra.
Lo sguardo perso nel vuoto.
Tony uscì dall’armatura e si posizionò contro la parete. Il suo sguardo invece era posato sul Capitano.
“Certo che poteva uscire dalla porta principale, non lo avrei di certo fermato.”
“Tony …. non è divertente”
“Io invece trovo che sia un ottima cosa!”
Il moro si avvicinò al soldato che in questo momento sembrava piccolo piccolo sotto il peso della sofferenza.
“Perché dici così?”
“Steve almeno adesso non devo più preoccuparmi che gli vengano gli istinti omicidi in casa mia”
Steve scosse la testa.
“Secondo ora io e te torniamo a letto e domani comincerò a studiare un rimedio alle sue crisi”
Finito di dire questa frase porse la mano a Steve.
Questi alzò gli occhi e fece specchiare i suoi color del mare con quelli nocciola di Tony.
“Perché fai tutto questo?”
“Perché solo io posso trattarti male e cercare di ucciderti”
“Non credo sia tutto, ma va bene” Steve afferrò la mano del compagno di armi e si tirò di nuovo in piedi, sovrastando il moro.


Tornarono in camera. Tony riprese il suo posto sul divano e Steve si mise ancora sotto alle coperte nel letto di Tony.
Le lenzuola erano liscissime e avvolgevano il suo corpo stanco come se fosse immerso in una soffice nuvola.
Sentiva il sonno che lo stava avvolgendo, ma gli venne spontaneo chiedere al compagno:
“Sul serio perché lo fai Tony?”
“Perché sono tuo amico Steve”




note autrice: Ciao belle persone!! come sempre ogni giovedì arrivo puntuale come la morte! (allegria proprio...lo so!)
Vorrei ringraziare tutti quelli che stanno seguendo la storia e soprattutto la mia seguace numero uno che non manca mai di scrivere un suo pensiero. 
Non so come mai ma nella mia testa quando ho scritto le ultime due battute c'è stato un BOOM  interiore. 
Sono 'mici come prima \(*-*)X(*-*)/  <-- Steve e Tony.... scusate il disagio!!! Questo capitolo è venuto cortino quindi impegni permettendo pubblicherò il prossimo prima. Non so, mi piaceva così, nella mia testa aveva un suo perchè
A presto belli=)) un bacione!!
 

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Capitolo 6
*** Deep darkness ***


Deep Darkness


“Allora tu mi stai dicendo che vuoi cancellare tutti i ricordi di Bucky e metterne dei nuovi?” chiese scandalizzato Steve.
“Per la quarta volta Cap non voglio mandargli in pappa il cervello… più di quello che è già! Posso semplicemente prendere i ricordi del Soldato d’inverno e cancellarli , lasciando quelli del vecchio James”
“Come se tra la sua caduta e adesso non ci fosse stato niente?”
“Esattamente! Dai ci hai messo solo un’ora per capirlo, mi stupisci”
Tony applaudì per prendere in giro Steve che rispose con un’alzata di spalle prima di ricominciare a bere il caffè.
Erano in cucina a fare colazione. Bucky era scappato da tre giorni e non avevano ricevuto alcuna notizia.
“Tony piano piano mi sto riprendendo”
“No non se ne parla!” lo interruppe prontamente il moro
“Non servirà a niente creare un modificatore di memoria o come l’hai chiamato se non abbiamo Bucky”
“Non permetterò che tu vada a farti ammazzare”
“Lo sai che devo andarlo a cercare”
“Ci andrò io, fine del discorso!”
Tony appoggiò la tazza nel lavandino e fece per andare in laboratorio.
“Tu devi lavorare alla macchina… dobbiamo dividerci i compiti. A te quello e io a cercare Bucky”
“Steve! Ho detto fine del discorso!”
Steve rimase fermo. Guardò Tony scomparire alla sua vista.
“Mi dispiace, ma devo fare a modo mio” bisbigliò

Steve fece il borsone con alcune robe trovate nella sua vecchia stanza. Voleva viaggiare leggero e sperava che questa fuga dalla tower passasse inosservata.
Uscì dalla stanza ed entrò nell’ascensore che lo avrebbe portato all’ingresso principale.
Mentre la gabbia di vetro scendeva ci fu un bip e tutto si fermò. La voce di Tony ruppe il silenzio.
“Pensavi veramente di uscire di nascosto? Ma con chi credi di aver a che fare”
“Tony dai non succederà niente”
“Ma tu non ci arrivi proprio che è pericoloso?”
“Sì lo so. Voglio aiutarlo”
“Sono stufo… fai come ti pare”
“Tornerò”
Nessuna risposta. L’ascensore ricominciò a scendere.
“Tony”
“Dimmi Ghiacciolo”
“Tornerò qui da te. Sei mio amico”
“Stai attento”
L’ascensore si aprì e Steve uscì dalla Tower. Per quanto volesse trovare Bucky non vedeva già l’ora di tornare.



La prima tappa era l’appartamento che lui e Bucky condividevano dopo la Civil War.
Era nel quartiere Little Italy, neanche tanto lontano dalla Tower.
L’aveva imparato nelle sue missioni. Se vuoi un vero nascondiglio trovatelo vicino a chi ti da la caccia. Nessuno li avrebbe cercati a New York e infatti erano riusciti a far perdere le loro tracce.
Il monolocale che utilizzavano era piccolissimo una sala con angolo cottura, un divano letto e una stanza per il bagno.
Appena entrato Steve ebbe quasi un mancamento. Era tutto come lo avevano lasciato.
Tavolo rotto, sedie cappottate, il letto sfatto e pieno di sangue. C’era una puzza incredibile di sangue incrostato e di cibo avariato.
Provò ad accendere la luce ma niente.
“Ecco spiegata sta puzza”
La luce era andata via, probabilmente era saltato il generatore.
Appoggiò il borsone e cominciò a fare i sacchetti per buttare via tutto il cibo.
Ci impiegò due ore buone per mettere tutto in ordine e scacciare quel tanfo.
Bucky non era lì, ma aveva bisogno di una base d’appoggio. Poi chissà forse prima o poi sarebbe tornato lì.

Dopo aver sistemato alla ben e meglio si mise sul divano pensando a vari luoghi dove poteva trovarsi Bucky. Dov’erano cresciuti? Sì poteva essere. Poi? Quali altri posti significavano qualcosa per il suo amico?
Sarebbe stata una lunga ricerca. Ormai era come se non lo conoscesse più.

 
//***///




Tony alla tower continuava a smanettare sul computer per cercare tutti i pezzi che gli servivano.
La sua tecnologia di modificazione dei ricordi era ancora un prototipo e ci sarebbe voluta una scorta di caffè bella grossa. A meno che…
L’idea geniale gli balenò come un fulmine a ciel sereno in testa.
Aprì una chat criptata e cominciò a ridere da solo per quanto genio avesse nella testa.

Mr Red: Mr. Green. Mi servi

Aspettò cinque minuti prima che il suo computer cominciasse a suonare

Mr.Green: No
Mr.Red: Alla veloce. Altrimenti mando Nat e ti faccio convincere da lei
Mr.Green: Sono la persona sbagliata da minacciare. Dammi due giorni e arrivo
Mr. Red: Ne hai uno ragazzone.


Chiuse la chat cominciò ad ordinare le attrezzature.
Non ce l’avrebbe mai fatta da solo.

Alzando lo sguardo vide lo scudo di Steve.
Tutto in un tratto rivide la scena in Siberia.
Le mani cominciarono a bruciare. La rabbia si fece nuovamente strada dentro di lui.
Sta cercando di aiutare l’assassino dei suoi genitori.
Suo padre preso a pugni sul volto così forte da causargli una commozione cerebrale, sua madre soffocata.
Sentire sua madre gemere e invocare aiuto lo aveva tormentato ogni notte dallo scontro.
Quando gli avevano detto dell’incidente dei suoi genitori si era sentito subito felice, ma dopo i primi due minuti si sentì ancora più in colpa.
Essere felice perchè finalmente poteva vivere la sua vita liberamente, ma poi la consapevolezza di essere rimasto solo e di averne anche goduto, anche se per pochissimi secondi, lo avevano distrutto.
Si era buttato sull’alcool e sulle donne, senza però mai accantonare il lavoro.
Era diventato un uomo importante, ma dentro si sentiva sempre più marcio.
Poi la svolta. Essere rapito, costruire la sua armatura, Pepper, gli Avengers.
Aveva avuto una famiglia e la speranza di una vita normale era a un passo da diventare realtà.
Tutto questo si ridusse in polvere quando guardò il video di sorveglianza che mostrava l’uccisione dei suoi genitori per colpa del soldato d’inverno.
Poi gli occhi di Steve che cercavano di non farlo arrabbiare, ma che in realtà alimentavano il fuoco dentro di lui.
Tradito. Tradito da un amico e soprattutto su una cosa così importante.

Prese la chiave inglese e la gettò contro lo scudo. Il rumore metallico fece eco nel laboratorio.
Doveva essere superiore. Avrebbe aiutato Bucky, lo avrebbe fatto per dimostrare che uomo era diventato.
Voleva aiutare Steve per ritrovare finalmente la sua famiglia.
Si sentiva ancora dannatamente solo.

 
//**//


 
 
Bucky si sdraiò sulla brandina che gli avevano dato.
Era riuscito a trovare un ricovero per senza tetti.

La notte in cui era scappato non si era fermato un attimo.
Era dolorante e stanco, ma non poteva rischiare di essere trovato da Tony o da Steve. Non avrebbe più messo in pericolo il suo migliore amico.
Doveva fare qualcosa. C’era un’unica soluzione.
Avrebbe tentato il tutto per tutto.

In quei tre giorni aveva girato tutti i posti in cui era cresciuto insieme a Steve. Era stato pericoloso perché se il biondo l’avesse cercato quelli sarebbero stati i primi dove avrebbe guardato.
Ma doveva dire addio. Non poteva pensare di andarsene e non salutare i suoi ricordi e i luoghi dove ha giocato da bambino.
Questo suo lato sentimentale lo faceva ridere. E’ buffo quanto una persona diventi nostalgica nel momento più buio della sua vita.
Questo buio che lo circondava era il buco più profondo dentro cui si era ritrovato. Non c’era luce e non c’era speranza. Avrebbe solo potuto lasciarsi andare.
Perché mettere fine a qualcosa deve sempre risultare così difficile?
Quante volte dobbiamo soffrire prima di avere il coraggio di dire basta?
Forse il basta arriva quando non siamo più noi a soffrire , ma sono le persone che amiamo.
Steve aveva significato tutto per lui. Tutti pensano che fosse il biondo gracilino Steve ad aver bisogno di protezione. Ma Bucky sapeva che anche senza il serio il suo migliore amico era un grande uomo. Pieno di valori onesti e soprattutto buono.
Probabilmente era stato Steve a renderlo rispettabile. La sua determinatezza e il suo senso del dovere lo avevano spinto ad arruolarsi.
Era stato tutto merito di Steve e invece che ringraziarlo lui lo cercava di uccidere un giorno sì e l’altro no.
Tutto doveva finire.

Prese il foglio che stava osservando da tutta la notte.
Ci scrisse poche parole. Non ne servivano tante per dire quello che doveva.

Steve è finita. Io smetto di scappare, non posso più essere libero



Mise il francobollo e si alzò per imbucarla.

Questo sarebbe stato il suo ultimo giorno. Dopo non sarebbe più esistito. Non sarebbe più stato un uomo, ma un prigioniero volontario del buio.




note: Eccoci qua!! Questi tre ragazzoni e i loro demoni. Speriamo che le cose migliorino, ma conoscendo la mia vena sadica mi sa di no!! xDD
Un bacione a tutti :*
Comunicazione di servizio: mi faccio una vacanza quindi non so se riuscirò a postare giovedì, vedremo!! Non odiatemi :*
 

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Capitolo 7
*** Work together ***


Work together


 
Bucky si svegliò di soprassalto. Madito di sudore e tremante.
Un incubo tremendo gli aveva popolato il suo sonno travagliato.
Sentiva ancora l’odore del sangue e il respiro continuava ad accelerare.
Aveva rivissuto una delle sue missioni quando era ancora il soldato d’inverno.
Si ricordava dell’Iran. La sua missione era un ingeniere nucleare. Un colpo alla testa e tutto sarebbe finito.
Il problema era la scorta che lo proteggeva. Aveva sentito parlare della donna chiamata Vedova Nera. Lei era un problema, ma niente che non poteva gestire.
Le aveva sparato e poi ucciso l’uomo della missione.
Nessun problema appunto.

Ora finalmente ricordava perché la donna degli Avengers aveva un’aria familiare. Era la vedova Nera. Ecco un nuovo punto per la sua collezione.
Gli Avengers erano una famiglia e lui era riuscito a fare del male praticamente a tutti. La vedova, Tony Stark e anche Steve. La sua vita era veramente un orrore. Aveva sbagliato tutto.
 Per fortuna aveva un piano . Si alzò e rubò dei vestiti dalla branda accanto.
Appena uscito dal ricovero l’aria fredda della mattina gli punse il viso.
Si mise il cappuccio e con lo sguardo basso cominciò ad incamminarsi.
Ci avrebbe messo un po’ a piedi, ma quella sarebbe stata la sua ultima passeggiata e non voleva rinunciarci.

Camminò e camminò così tanto che la fredda New York fece in tempo a scaldarsi con i timidi raggi di sole che passavano attraverso quei palazzi enormi che impedivano la vista del cielo.
Teneva lo sguardo basso e cercava di non attirare l’attenzione. Almeno non ancora.

Eccolo lì. Il capolinea era davanti ai suoi occhi. Il sole alto ora si poteva vedere chiaramente. Sembrava che anche quella stella volesse salutarlo, voleva scaldarlo.
Ma il suo freddo inverno interiore non avrà mai fine.
Uscì da dietro una siepe dove si era riparato.

“Dove pensi di andare?”
Bucky si girò di scatto rimanendo scioccato nel sentire quella voce.
“Che ci fai qui?”
“Stai facendo una cazzata sergente”
“Stark non puoi immaginare come sia brutto ferire le persone a cui tengo di più. Tu hai avuto tutto pronto e di certo il tuo cuore non ha mai sofferto tanto quanto me”
“Quanto si vede che non sai un cazzo di me”
Bucky si girò tornando a camminare lasciandosi alle spalle Tony nella sua armatura ancora sigillata. Non aveva neanche il coraggio di togliersela avendolo vicino.
“Non posso permetterti di farlo. A Steve non ci pensi?”
“Lo faccio proprio perché penso a lui”
L’armatura partì e afferrò Bucky alla brutta stringendoselo addosso.
“Stark mettimi giù!”
“Abbiamo un piano Mr. Complessato e tu ora vieni con me e stai zitto. Mamma Steve era preoccupata”
“Dio quanto ti odio”
L’armatura lasciò la presa e Bucky precipitò vero il basso,
Poco prima che toccasse terra venne ripreso.
“Dammi un pretesto per mollarti e farti schiantare ti prego!”
Bucky si artigliò all’armatura. Gli occhi sgranati.
“Tu sei pazzo Stark!”
 
//***//

“Non ti sembra di esagerare?” chiese l’uomo dietro di lui
“Ma no!! È abituato ad essere sballottato figurati se il suo cervello si rovina di più quanto lo è già!”
“Sei incorreggibile”
“Unico direi!” rispose Stark

L’altro uomo si spostò verso la scrivania e prendendo una tazza di caffè ancora calda.
“Quindi dobbiamo riuscire a connettere i sintetizzatori e i tubi di voltaggio al nucleo?”
“Esatto ragazzone!”
“Per fortuna eri già a buon punto! Non ci vorrà molto per finire”
“Bruce, non sottovalutare niente in questo lavoro è il mantra di noi scienziati.”
“Tu sei un meccanico” lo prese in giro Banner
“E tu un pessimo psicanalista!”
“Eddai te l’ho già detto, mi manca il temperamento, ma dammi raggi gamma e ti so fare miracoli!”
“No no il tuo biberon  di raggi l’hai già preso!!!”

Bruce Banner sì che era un amico. Non di quelli sempre presenti, ma di certo era uno con cui parlare. Condividevano tanto, più di quanto l’altro volesse ammettere.
Per questo si sono trovati fin dall’inizio. Poi vogliamo mettere qualcuno che riesce a stare al passo con il grande Tony Stark?
Sulla faccia della terra ce n’erano veramente poche di persone così. Erano animali rari.

“Dici che faccio bene?”
“Tony Stark che ha dei dubbi?”
Tony girò gli occhi in aria.
“Non ho nessun dubbio”
“Oh no! Ho visto che quando non hai dubbi fai tutto sbattendone di chiedere il permesso o dei pareri, come per Ultron”
“No ti prego non tirare fuori ancora Ultron, ho il segretario Ross ancora mestruato che me lo ricorda ogni volta che mi incontra”
Bruce fece una faccia schifata sentendo quel nome.
“Comunque fai bene a fare cosa?” cambiò discorso Bruce
“Dopo quello che ha fatto ai miei genitori, Faccio bene a cercare di salvargli la vita?”
“Be se ho capito bene, non era proprio lui che ha ucciso i tuoi. Gli controllavano la mente”
“Si va bene, però fisicamente è stato lui. Le mani piene di sangue erano le sue!”
“Se sei così arrabbiato perché lo fai?”
Tony ci mise un po’ per riorganizzare i pensieri.
“Perché voglio che tutto torni alla normalità. Non voglio pensare che gli Avengers siano separati. Uniti possiamo affrontare tutto, l’abbiamo dimostrato.  Da soli siamo solo piccole pedine che lottano contro qualcosa di troppo grande”
“Ti mancano gli altri?”
Tony lo guardò male, non era pensabile dire una cosa così ad alta voce.
“Vuoi avere tutti qui perché hai paura Tony. Hai sempre cercato di proteggerli e ora che son o nascosti, imprigionati e da soli non sai come fare.”
“E se fosse?” chiese Tony fermandosi un attimo e guardando Bruce dritto negli occhi
“Ti sembra una cosa positiva?”
“Be sì!”
“Allora sì Tony fai bene a salvare la vita a Bucky. Dai lavoriamo. Quando dovrebbe arrivare?”
“L’armatura sta arrivando ora!”


Dopo cinque minuti le porte del laboratorio si aprirono. Bucky entrò titubante. Non sapeva cosa si doveva aspettare. Steve sarebbe stato molto incazzato da suo comportamento.
Quando entrò però non vide Steve, ma un altro uomo. Molto ricciolo e moro. Con occhiali spessi.
Sembrava uno sfigato. La sua salute era in mano a uno che lo odiava e a un nerd. Era proprio messo bene.
“Ben arrivato, piaciuto il viaggetto?”
“Stark pensavo ci fossi tu dentro all’armatura”
“Controllo remoto. Sono troppo occupato per venire a farti da taxi in persona.”
Bucky si avvicinò e si sistemò su una sedia.
“Permettimi di presentarti Bruce Banner. Se fossi in te non lo farei incazzare e se vedi delle sfumature verdi scappa!” rise Stark

Bruce Banner? Steve gli aveva parlato di lui. Se le storie erano vere allora è proprio meglio non farlo arrabbiare.
Il riccioluto gli si avvicinò e gli porse la mano.
“Ho più autocontrollo di quanto Stark pensa”
Bucky gli strinse la mano.
“Piacere!”
Quindi quello sfigatino era in realtà Hulk. Mai sottovalutare il nemico. Forse era meglio non fare stupidate fino a quando ci fosse stato anche l’altro.
“Steve?”

“Il tuo amichetto è fuori a cercarti. Ora che sei dentro alla Tower posso anche richiamarlo.”
Bucky annuì. Il peggio l’aveva scampato ancora per un po’.
“A proposito mi devi una finestra” disse Tony rimettendosi a lavorare.
“Ma si può sapere che state facendo?”
“Cerchiamo di darti una mano con i tuoi ricordi” rispose Banner
“E il secondo fine?”
“Evitare che tu uccida tutti.”
Bucky girò la testa.
“Me ne vado in palestra se per te va bene”
“Si si vai, mi dai fastidio qua!” gli rispose secco Tony

Quando Bucky uscì dal laboratorio la tensione di affievolì.
“Non mi sembra così male come lo descrivi” disse Banner
“Se avesse ucciso i tuoi genitori non la penseresti così. Ma una cosa.. hai visto come questi soldati sono fissati con la palestra. Sembra che senza non possano vivere.”
Bruce rise.
“Tony prova a stare due giorni senza un cacciavite o un saldatore. Sono sicuro che impazziresti. Loro hanno la palestra, tu questo” disse allargando le braccia per indicare il laboratorio
“Effettivamente hai ragione. Dai mettiamoci al lavoro, non voglio avere un assassino in giro per casa ancora per molto ”
Bruce alzò lo sguardo al cielo. Certo che Stark era uno che si lega tutto al dito.
 
//***//

Passò un’oretta e finalmente anche Steve tornò alla Tower. Tony gli aveva mandato un messaggio.

“F dove si trova Bucky?”
“In palestra Capitano”
“Grazie”
Steve a passo svelto si diresse da Bucky. Aprì la porta sbattendola e fece spaventare Bucky che stava sollevando un peso con il suo braccio vero. Il moncone di quello di metallo era fasciato.
Come una furia gli andò incontro.
“Sei un cretino” gli urlò contro Steve
Bucky appoggiò il peso a terra e si alzò per fronteggiare Steve.
“Non potevo restare”
“Avevamo detto che non ci saremmo separati!” lo spintono dandogli un colpo sul petto
“Tu come stai?”
“Chissene frega come sto. Te ne sei andato, Vorrei prenderti a pugni!!”
“Eh dai Steve. Va bene che ti sei pompato, ma sotto sotto rimani il piccolo e gracile Steve . Sono ancora più forte io.”
Steve cercò di trattenere una risata.
“Io non credo proprio!”
“Steve mi dispiace”
Steve gli si avvicinò e lo abbracciò.
“Non farmi più una cosa così. Se no ti ammazzo”
“Ok mamma!”
“Scemo”
“Ma questo linguaggio Capitano?” chiese Bucky facendo finta di essere sconvolto
“Colpa tua”
“Come sempre. Ma che stanno facendo giù?”
“Facendo? Chi c’è?”
“Banner”
“ah! allora ci metteranno meno. Un modificatore di memoria”
“Sono lusingato. Tony Stark che mi aiuta?”
“Da come ha detto farà male. Probabilmente farà finta di ucciderti per sbaglio durante il processo”
“Si prospetta bene”

Steve lo spintonò con la spalla.
“Andiamo a mangiare qualcosa. Non puoi passare tutto il giorno ad allenarti. Dopo diventi come me”
“Sia mai!”
“Poi mi spieghi dove sei andato?” chiese curioso Steve
“Stavo per andare a consegnarmi alle autorità. Forse avrebbero lasciato stare te”
“Non credo sia così facile. Sai che non ti avrebbero mai più fatto uscire alla luce del sole?”
“Ero disposto a sacrificare la mia vita per te. È sempre stato così!
“Piantala Bucky. Non voglio sentire questi argomenti”

Steve dentro però sorrideva. Era straordinario quando il vecchio Bucky tornava. L’unico che era stato con lui fin dall’inizio. La sua  vecchia famiglia. Chissà se sarebbe stato parte anche della nuova famiglia che si era costruito.




 
Note: Scusate il ritardo, ma non sono riuscita a scrivere prima.
Bruce o Bruce benvenuto=) Giusto per le battute finali. Perché sì siamo quasi alla fine. Ovviamente ancora qualche caos sarà presente quindi non tirate un sospiro di sollievo.
un bacione a tutti!! :*

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Capitolo 8
*** By my side ***


By my side

 
“Credi che possa funzionare?”
“Sinceramente? Non lo so” rispose Tony sbuffando e appoggiandosi al bordo del tavolo
“Siao messi abbastanza bene” cercò di tirarlo su Bruce
“Non è così facile e soprattutto non c’è da scherzarci”
“Cosa temi di più?”
“Be se lo ammazzo Steve potrebbe mettere fine alla mia cara vita” cominciò a muoversi per il laboratorio
“oppure potrei eliminare i ricordi buoni e lasciare quelli del soldato d’inverno e sarebbe una persona in più da sommare a quelle che ci vogliono morti ”
“Probabilità di successo?” chiese a quel punto Bruce
“Scarse” ammise Tony
“Effetti collaterali?”
“Elevati”
“Ma allora perché lo stiamo facendo?”
Tony lo guardò male
“Perché, perché! Ma cosa volete da me?”
“Tony?”
“Tutti a chiedere consigli, risposte”
Bruce ci rimase di sasso davanti a questo sfogo, a poteva capire il succo del problema.
“Vado su a mangiare qualcosa, dimmi se ti serve qualcosa”
“Non mi serve niente” rispose glaciale Tony rimettendosi al lavoro


Bruce salì di sopra e andò direttamente in cucina da dove sentiva provenire del rumore. Vi trovò Steve e Bucky intenti a preparare qualcosa da mangiare.
-ma sono veramente inseparabili questi due-
“Banner vuoi qualcosa?” chiese gentilmente Steve
Il Capitano apprezzava veramente tanto quello che stavano cercando di fare per risolvere il problema della memoria di Bucky.
“Capitano abbiamo un problema”
Bucky chinò la testa pensando subito al peggio. Steve gli mise una mano sulla spalla per cercare di sostenerlo.
“Non funziona?”
“Per sapere questo è ancora troppo presto, ma Tony…”
“Te l’avevo detto Steve, ci avrebbe ripensato” sbuffò Bucky
“E’ così?” chiese Steve un po’ scocciato a Bruce
“No no, cioè ha qualcosa che non va… è ancora arrabbiato”
“Per cosa?”
“Per quello che ho fatto Steve, di sicuro” intervenne Bucky
“Dovresti andare giù” disse Bruce prendendo una mela dal frigo
“Ma non so che altro dire, lo sa già che non è stata una cosa consapevole”
“Io non stavo parlando di te, ma di Steve” disse schietto Bruce
“Quindi dovrei andare io?” il biondo sembrava molto perplesso
“Prova a pensarci.  Dopo quello che è successo sei venuto qua bello bello e hai sconvolto tutto”
“Non ho fatto niente del genere” rispose Steve un po’ piccato
“Oh sì che l’hai fatto”
“Tu sei arrivato da poco, in questi giorni avevamo risolto”
“Lo credi sul serio?” lo punzecchiò Bruce
“Sì” rispose secco e leggermente incazzato Steve
“Secondo me è meglio se vai giù”
“Potrebbe aver ragione il dottore” aggiunse Bucky
“Ah quindi ora è colpa mia? Ti ci metti pure tu? Non sono stato io che ha dato inizio a tutto questo casino”
“Già sno stato io” sbuffò Bucky alzandosi e facendo per uscire dalla stanza
“No Bucky, non volevo dire quello” cercò di spiegarsi Steve
“Vai da Tony che è meglio! Dottore vuole che ne approfittiamo per fare quei test che mi aveva detto?”
“Sì Barnes, andiamo di là”

Steve si ritrovò da solo. Non sapeva che fare e soprattutto perché fare qualcosa. Alla fine si erano già chiariti. La situazione era troppo delicata per far finta di niente. Si fidava di Bruce quindi se diceva che qualcosa non andava, gli avrebbe dato almeno il beneficio del dubbio.
Così scese in laboratorio. Non sapeva cosa doveva dire. Non aveva niente in particolare in mente. Non era una bella tattica soprattutto con Tony. Se c’era veramente qualcosa che non andava tra di loro sarebbero stati guai.
Steve entrò i laboratorio e notò subito la tensione nell’aria. Tony era immerso con la testa tra gli schemi olografici.
“Hey”
Nessuna risposta. Ok qualcosa che non andava c’era di sicuro.
“Tony puoi fermarti un attimo?”
“No voglio finire questa cosa e voglio tornare alla normalità”
“La normalità di prima della Civil War o di quando io non ero qui? ”
Tony lo guardò per un secondo poi distolse subito lo sguardo.

Steve si avvicinò a Tony.
“Friday metti in pausa tutto quello che sta facendo”
Tutti i disegni olografici sparirono all’istante.
“Traditrice che non sei altro. Voi rosse siete spietate. Giuro che ti sostituisco all’istante. Mannaggia a me e ad aver inserito Jarvis in Visione” cominciò a sbottare Tony
“Tony pensavo che avessimo chiarito”
“Chiarito? Non farmi ridere Steve”
“Spiegami, o che sei bipolare o hai la memoria che fa cilecca Stark” alzò la voce anche Steve
“No forse ce l’hai tu! Pensavi veramente che delle scuse potessero eliminare il fatto che mi hai tradito?”
“Non ti ho tradito, ho solo scelto di non dirti qualcosa che ti avrebbe ferito”
“Bella scelta di merda Capitano! Lo sai che non ci si comporta così tra amici? Ma io lo sono mai stato tu amico?”
“Oh be Stark non dirmi che tu non ci hai mai tenuto nascosto qualcosa!” Steve glissò sulle domande che Tony gli aveva appena fatto
“Te l’ho detto e te lo ripeto Ultron era stato concepito per salvare il mondo, per proteggerlo”
“Ha funzionato alla grande!” lo prese in giro Steve
“E piantala! E’ stato un mio errore ok, ma le intenzioni erano giuste”
“L’infallibile Tony Stark che ammette di aver sbagliato! Ora si che le città dovrebbero volare”
“Sai Rogers, la guerra mi ha aperto gli occhi. Sono cambiato e ho capito che c’è altro”
“Lo so bene che la guerra non è tutto”
“No Rogers, per te esiste solo quello! Tu sei un soldato, un paladino. Ti do una brutta notizia, sei un uomo e sbagli tanto quanto noi comuni mortali”
Steve si rabbuiò. Non sapeva come rispondere. Da una parte voleva prendere ancora a pugni Tony, ma dall’altra sapeva benissimo che non avrebbe risolto nulla.
“Pensi che io non sappia che commetto degli errori, ma quello che ho fatto con te era per non farti soffrire”
“Altra brutta notizia? Mi ha fatto più male sapere che non mi hai detto una cosa del genere rispetto al fatto che un burattino nelle mani dell’hydra aveva ucciso i miei genitori. Perché ti chiedi? Perché io mi fidavo di te!”
“Tu hai sempre combattuto per te stesso. Quando mai hai chiesto una nostra mano quando eri in difficoltà?”
“Con questo non vuol dire che io non mi fidi di voi”
“Si Tony è esattamente quello che è! Quando hai un problema lo risolvi da solo. Siamo una squadra per l’amor del cielo”
“Siamo una squadra solo quando fa comodo a te! Quando hai incontrato Bucky a Washington l’hai affrontato da solo, quando hai deciso di cercarlo l’hai fatto da solo. E quando scoppia tutto il casino guarda caso te ne vai da solo con il tuo caro amichetto”
“Tu non mi credevi! Non potevo fare altrimenti”
“Potevi spiegarmi”
“Sei troppo cocciuto! Tu volevi mettere fine agli Avengers. L’unica famiglia che io abbia mai avuto!”
“Voi siete anche la mia famiglia!”


Entrambi rimasero in silenzio. I visi rossi per la rabbia. I pugni serrati. Nessuno dei due però voleva picchiare sul serio l’altro. Non volevano farsi male, volevano solo fare la pace anche se come approccio non era dei migliori.

“Ti senti solo?” la domanda di Steve spezzò il silenzio
Tony lo guardò di sottecchi, poi con la mano si coprì la faccia massaggiandosi le tempie.
Dopo un lungo sospiro la sua bocca si aprì e in un sussurro disse “Dannatamente solo”

Steve si appoggiò accanto a lui sul tavolo.
“Anche io. Mi manca quello che avevamo prima. Anche se c’erano dei casini, ma era pur sempre una famiglia”
“I peggiori segreti sono quelli tra le mura domestiche”
“Ho sbagliato a non dirtelo, ho fatto un grosso errore. Non sono abituato a farne e questa cosa mi distrugge. Ho rovinato il nostro legame”
“Non so se potremo mai tornare come prima” rispose serio e un po’ malinconico Tony
Steve lo guardò negli occhi. Era da tanto che non lo faceva. Forse perché si sentiva la causa di tutto quel dolore.
“Forse riusciremo a formare qualcosa di migliore”
“Tipo essere il tuo migliore amico e farci le treccine a vicenda?”
Steve rise.
“No. Forse riusciremo a smettere di combattere e goderci la vita”
“Vuoi veramente andare in pensione Capitano?”
“Sono stanco di far del male alle persone a cui tengo”
“Ci sarà qualcosa che ci riporterà sul campo di battaglia”
Steve si staccò dal tavolo e andò verso la porta.
“Quando succederà saremo dalla stessa parte. Insieme”
Tony sorrise a quelle parole e quando vide scomparire le spalle del biondo ordinò a Friday di riattivare tutto. Un compito per volta, un passo alla volta. Ma insieme.



note:
Certo che far litigare questi due qua senza arrivare alle mani è difficile!! Era troppo bello pensare che le cose fossero tutte risolte. Ma la vostra autrice è sempre più stronza e li fa litigare per qualsiasi cosa xD
Da notare Banner che fa dei test a Bucky. Non so perchè ma come personaggi mi farebbe stranissimo vederli parlare. Non ho idea del motivo , ma sarebbe una scena epica! XD
Alla prossima un bacione :*

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Capitolo 9
*** Broken dream ***


Broken dream

 
“Steve se non dovesse funzionare…”
“Non ti ci mettere pure tu! Mi basta Tony in paranoia”
“sa che è una cosa delicata e soprattutto che è molto probabile che non funzioni”
“Di solito ero io quello pessimistico”
“Oh no no! Tu eri quello sempre in prima linea, a parte con le ragazze” scherzò Bucky per spezzare un po’ la tensione
“Be al gentil sesso ci pensavi tu!” disse Steve rifilando una pacca poco gentile sulla spalla del suo amico
Il loro scambio di battute fu interrotto dal bussare alla porta.

“Avanti!” dissero in coro e scoppiando a ridere subito dopo
Bruce entrò nella stanza titubante. Era esattamente un comportamento da lui. Pensava di essere fuori posto ovunque fosse e il suo atteggiamento e la sua postura rendevano palese il suo disagio.
“Forse è meglio se il sergente Barnes vada a letto, domani lo aspetta un bel … effettivamente non so neanche io come chiamarlo. Tutto talmente assurdo!”
Steve lo guardò annuendo.
“Un tempo ero io la cosa più strana creata. Ora fabbrichiamo in casa un apparecchio per modificare i ricordi. Pazzesco” disse ad alta voce il biondo.
“Chissà come mai in entrambi c’è lo zampino di uno Stark”  sussurrò Bucky, ma neanche tanto a bassa voce
“E di un banner in questo caso! Grazie di tutto Bruce, lo apprezzo molto”
“Steve aspettiamo di vedere se funziona prima di fare le congratulazioni e di vendere il brevetto”
“Giusto! Bruce.. puoi lasciarci un attimo da soli? Poi lascerò dormire la tua cavia” rise Steve
“Va bene… notte”
Detto questo il dottore uscì dalla stanza e il silenzio calò, portando un po’ di freddo nella stanza del soldato.
Steve si sdraiò sul letto accanto a Bucky.

“Ti ricordi di quando andavamo a Seward Park? Correvamo come dei pazzi, avanti e indietro. Ci sembrava un mondo tutto nostro. Vederlo ora mi provo pena per come eravamo. E’ un parco minuscolo. C’è così tanto fuori.”
“Eravamo bambini Bucky. Tutto era enorme in quel periodo”
“A parte te!”
“Come sei simpatico. Perché ti è venuto in mente Seward Park?”
“Perché fa parte dei ricordi che non voglio perdere. ”
“Non lo perderai” cercò di tranquillizzarlo Steve
“Sai ci sono tante cose dentro al mio cervello. Ho girato il mondo, ma ho visto tutto con gli occhi di un assassino. Probabilmente ho fatto le scelte sbagliate”
“In che senso?”
“Forse non avrei dovuto nemmeno arruolarmi” disse Bucky sospirando
“Ma non dire idiozie! Grazie a te abbiamo vinto tante battaglie e soprattutto io non sarei stato qui. Probabilmente sarei morto di polmonite in un vicolo buio”
“Naa tu trovi sempre il modo per cavartela!”
“Si come no! Dai meglio se ti lascio riposare. So anche io che spaventa. E’ l’attesa che ti logora i nervi. La mia ultima notte da mingherlino di Brooklyn è stata devastante. Non riuscivo a dormire tanto la mia testa era pieno di pensieri.”
“Vorrei solo avere ancora dei pensieri domani!”
Steve si alzò dal letto.
“Li avrai, butteremo via gli occhi dell’assassino e così potrai vedere finalmente il mondo che tanto sognavi!”
“E anche una donna… mi mancano le donne”
“Sei incorreggibile, sareste una bella coppia di sterminatori di cuori tu e Stark!”
“Vacci piano Steve. Io me le scelgo con classe!”
“Dici così perché non hai mai conosciuto Pepper”
“Ho conosciuto Peggy e questo mi basta! Avete delle ex impossibili!”
Steve si rabbuiò un attimo, ma poi osservò bene Bucky. Rideva. Era l’amico che aveva perso tempo fa. Forse sarebbe andato tutto bene.
 
//***//


“Allora tu mettiti li buono e stai zitto”
“Partiamo bene!” brontolò Bucky sedendosi sulla sedia posizionata al centro del laboratorio per far posto ai due magneti enormi ai lati.
“Ti cucio la bocca!” disse tony prendendo dello scotch grigio e mimando di aprirlo.
“Tony! Sta buono… adesso ci prendiamo due secondi per tarare poi cominciamo” disse Bruce cercando di rimanere concentrato su quello che stavano facendo.

“Mi raccomando non fate sciocchezze”
“Capitano vedi di andare a fare la mamma chioccia fuori per favore!”
“Mi stai cacciando via? E comunque non sono una mamma chioccia. Solo non voglio che trasformi Bucky in una frittata”
“Non lo trasformo in una frittata, è già abbastanza incasinato da solo.”
“Emmh ragazzi io sono proprio qui. Vi sento!”
“Zittooooo!!” disse Tony gesticolando come un matto

“Steve è meglio se vai fuori, non sappiamo se i magneti reggeranno tutta la carica. Meno persone ci rimangono vicino meglio è”
“Ok ma voglio vedere tutto! Mi metto la dietro il vetro”
Steve uscì e non appena chiuse la porta di vetro si sentì un rumore metallico stridulo.
Delle lastre grigie scesero dal soffitto. Grosse lastre metalliche si misero tra lui e il laboratorio.

“L’avete lasciato fuori apposta?” chiese Bucky
“Già” rispose secco Tony alzando in aria lo scotch per minacciare ancora Barnes
“Secondo me sarebbe stato sufficiente farlo uscire, senza il bisogno di far venir giù le lamiere”
“Punto uno non sono semplici lamiere. Io qua dentro ho progettato delle armature con una notevole capacità di distruzione. Quelle sono delle vere e proprie difese belle spesse. Secondo se il soldatino complessato qui presente dovesse inavvertitamente cessare la sua esistenza allora dovremmo gestire un capitan America decisamente incazzato e delle barriere sono il minimo per la nostra sicurezza” spiegò Tony

“Vogliamo partire?”
“Ok! Barnes non è stato un piacere conoscerti! Se morirai…be darò una festa in tuo onore.”
“Vaffanculo Stark”
“Prego! Cominciamo… dati pronti?”
“Sì” gli rispose Bruce
“Schermata funzioni vitali?”
“Attiva”
“Interruttore di emergenza?”
“collaudato”
“E allora via con il Rock ‘n Roll”


Tony cominciò a digitare dei tasti e tutta la struttura su cui era seduto Bucky si accese.
I magneti cominciarono a pompare e una strana luce gialla andò dritta verso la testa di Buky.

“Siamo al dieci per cento”
“Continuiamo!”
“Venti”


 
“Trentacinque per cento”


 
“Quaranta!!”

Bucky che fino a un momento prima cercava di trattenersi cominciò ad urlare. La testa gli scoppiava dal dolore. Sembrava che qualcuno gli stesse conficcando un ago fin dentro.
Per un attimo pensò di essere tornato nella base dell’hydra dove gli facevano il lavaggio del cervello un giorno si e l’altro pure. Ma questa volta il dolore era diverso. Sentiva come se ci fosse dentro di lui un verme che strisciasse per cercare i ricordi che doveva mangiare.

“Sessanta per cento”
 
Urla
 
“Stabilizzazione a settanta” la voce di Bruce era sempre più alta per sovrastare quella di Barnes

Bucky cominciò ad urlare a pieni polmoni. E si fecero attendere poco i colpi sulle barriere metalliche da parte di Steve. Era fuori e sentiva benissimo le urla di dolore del suo migliore amico. Avrebbe potuto buttarle giù dalla disperazione.

Tra tutto questo casino la voce di Friday risultò appena udibile, ma fu ben chiaro che i guai non erano finiti. Erano appena cominciati.

“Signor Stark il segretario di stato Ross è alla porta di ingresso ”

“Cazzo!!” riuscì solo a dire Tony 





note: Ciao a tutti! Capitolo cortino ma volevo porre il grosso problema... mentre i nostri cari amichetti girano avanti e indietro per New York e costruiscono potenti aggeggi elettronici (come li chiamerebbe Steve) il resto del mondo che da la caccia ai non firmatari? o almeno a quelli che non ha ancora segregato da qualche parte.
Be ora si presenta un bel casino con Ross che fa toc toc alla porta in versione Jack Nicholson in Shinning!! 
Triste notizia da dare??? questo è il penultimo capitolo=( il prossimo dovrebbe essere più lungo visto che devo trovare un modo per far fare un fuggi fuggi generale a Cap, non devo friggere Bucky come una fettina di Bacon, devo evitare di far diventare verde Bruce davanti a uno dei suoi nemici più grandi e soprattutto evitare un crollo psicologico a Tony che lo vedo già abbastanza in ansia.
Un bacione a tutti e se chiudete un occhio sul fatto che oramai è venerdì da un'ora vi mando tanti abbracci *_*


 

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Capitolo 10
*** United we stand ***


United we stand



 
L’aria era calda, l’umidità faceva aderire i vestiti al corpo.
Steve appoggiato alla finestra guardava fuori ammirando il paesaggio. I colori erano talmente vividi che quasi gli pungevano gli occhi.
Le orecchie erano piene del rumore dell’acqua. Un  fruscio continuo dovuto alla cascata così imponente che divideva la roccia dentro cui era nascosto il palazzo.
Il Wakanda era un paese rigoglioso e la foresta si estendeva a perdita d’occhio.
Passare dai palazzi di New York a questo spettacolo metteva in crisi. Un paradiso di alberi e colori rispetto al grigio della città che ricordava un enorme ingranaggio.
Steve si staccò dal vetro e cominciò a camminare per i corridoi del palazzo di T’Challa.
Per certi versi rispecchiava la Tower, ma c’era qualcosa di più. C’era più rispetto.
Steve non sapeva da cosa derivava questa sua considerazione. C’era armonia tra il palazzo e l’ambiente, come se la mano del uomo avesse cercato di modificare il meno possibile la natura.
La Tower, come tutta New York, aveva contribuito a trasformare la città in un cumolo di metallo.
New York durante la seconda guerra mondiale era già una città di metallo, ma c’erano anche tanti parchi che ora erano scomparsi. Tutto era cambiato e anche per Steve era arrivata la fine.
Non era più Capitan America. Dopo tutto quello che era successo non poteva che rinunciare al suo grado, alla sua posizione, al suo ruolo da supereroe. Aveva detto addio a tutto oramai due settimane fa, quando alla Tower si creò il macello. Lasciò la sua casa, diventata ora solo una tappa del percorso.

Durante l’operazione a Bucky era arrivato il segretario Ross. Tutto diventò frenetico.
Tony dovette accelerare il processo.  Bucky non riuscì a resistere al dolore e collassò. Bruce cominciò subito di rianimarlo e Steve continuava ad essere bloccato fuori dal laboratorio.
Le sbarre metalliche ci misero un po’ ad alzarsi e Tony corse subito incontro a Steve.
“Te ne devi andare Steve”
“Dove vuoi che vada Tony? Non posso lasciare Bucky qui e se lo trovano lo rinchiuderanno e tu ci andrai di mezzo e non posso permetterlo!”
“Devono passare sul mio cadavere prima di rinchiudermi!” rispose serio Tony

Il moro non aveva era sicuro di quello che stava facendo. Quella era la sua famiglia, o meglio Steve e Bruce erano la sua famiglia e avrebbe fatto di tutto per tenerli al sicuro. Non importava contro chi si sarebbe dovuto mettere. Non avrebbe perso le persone più importanti della sua vita. Non un’altra volta.

Steve e Tony si avvicinarono a Bucky che era tornato del mondo dei vivi, ma rimaneva comunque scombussolato.
Steve lo prese sottobraccio e fecero per uscire.
“Signor Stark, il segretario Ross si è avviato verso il laboratorio”
Tony si guardò intorno. Richiamò il braccio dell’armatura e se lo chiuse addosso.
“Ma che fai?” chiese Bruce allarmato

Bruce cercava di mantenere il controllo, ma era più facile a dirsi che a farsi. Tra lui e il segretario Ross non andava per niente bene. Hulk lo avrebbe fatto veramente fuori nel giro di pochi secondi. Ma non poteva dare sfogo all’altro in mezzo a New York.

Tony fece uscire i missili dalla spalla e prese la mira verso la parete opposta a lui.
“Ma sei impazzito?!”  gridò Steve capendo cosa voleva fare
“Mettetevi al riparo e poi buttatevi nel passaggio che si crea. Entrate nell’ascensore e scendete nel garage”
“Tony come farai con Ross?”
“Non ti preoccupare Cap”


Tony fece partire i missili e un rumore assordante riempì tutto la Tower.
“Andate ora!”
“Tony? Tu…”
“Vi troverò, ma ora vai”  insistette Tony
“Lo farai?” chiese Steve attardandosi troppo
“Sì Steve, vi troverò”
Steve fece un cenno e scomparve nella polvere che si era alzata per via dell’esplosione.
Tony tirò via il braccio dell’armatura e cercò di avviarsi verso la porta.
Non appena aprì la porta si ritrovò davanti Ross.
“Signore meglio se ci spostiamo di qua”
“Stark che stava facendo?”
“Provando una nuova tecnologia e ha fatto boom”
“Boom? Ti sembra che questo sia uno scherzo? E poi dovresti occuparti di cose più serie!”
Tony intanto lo fece andare verso il piano delle riunioni per poter dare una via di fuga a Steve e gli altri.
“F occupati del laboratorio. Noi intanto parliamo di queste cose importanti”
“Stark le cose importanti sono il Capitano Rogers e il suo amichetto psicopatico!”
Tony ebbe un momento di panico che lo congelò sul posto.
“Come scusa? Il Capitano? ”
“Si Stark, se tu facessi il tuo lavoro anziché bighellonare nel laboratorio forse non sarebbe male”
“Bighellonare? E lei non ha altro da fare a Washington anziché venire qua a rom…”
“E’ stato avvistato a New York! ”
Tony cercò di mantenere il controllo, ma non era facile in quella situazione incasinata.
“Hai perso la tua lingua Stark? E indovina un po’ dov’è stato avvistato”
“Alla pizzeria dietro l’angolo? Gli piaceva tanto quella con i funghi”
“Curioso che tu te la rida…Visto che è stato beccato proprio qua sotto. Pensavi che noi non ti tenessimo d’occhio?”
“Bastardo che non sei altro!”
“Calma i toni Stark! Tu sei in un bel pasticcio”
“E come mai non sono già in manette?”
“Perché ho bisogno che tu faccia una cosa”
“Cioè?”
“Mi offri un drink?”
Tony sbuffò e si avviò verso il mini bar. Prese la prima bottiglia a caso e un bicchiere
“Tu non bevi? Mi stupisci”
“Si parla di affari no? Allora mi serve lucidità e poi non brindo a chi mi sta minacciando, perché questa è una minaccia vera?”
“Sei sempre acuto! Stark tu devi catturare Capitan America e lo farai tradendolo”
“Cosa? Dovrei fare il doppio gioco per te?”
“Alla fine ti sei già messo contro di lui, dovrebbe esserti facile”
“E cosa ci guadagno?”
“La libertà Stark e perché no , la pace?”
“Io non mi metterò mai contro i miei compagni! Ho già fatto questo errore una volta. Non lo ripeterò!”
“E’ un vero peccato! Questa è la tua ultima parola?”
“Ci puoi contare” disse Tony irrigidendosi
“Eh si un vero peccato!”
Un secondo dopo il vetro della sala si ruppe sotto le armi di uomini in divisa. La squadra tattica.
“Oh mi sono preso la briga di far saltare il tuo sistema di difesa, non ti preoccupare durerà poco, ma almeno ho un margine di te-“
La frase del segretario fu interrotta dalla comparsa di Steve dal corridoio.
La squadra tattica puntata sui due super eroi aspettava solo un ordine.
“Non permetterti di dare l’ordine”
“Capitano che piacere vederti! Prendetelo!”
Steve guardò Tony e gli fece cenno di andare. Mise lo scudo recuperato in laboratorio davanti a sé e si buttò contro gli uomini armati. Dava pugni, calci e colpi con lo scudo.
Ad un certo punto si sentì prendere dalle ascelle. Fece per tirare una gomitata ma si accorse che era Tony in armatura.
“Capitano preparati a un bel viaggetto!”
“Stark se ve ne andate sarete ricercati. Nessuno sconto!”
“Mi mancherà metterla in attesa signor segretario!” disse Tony prima di partire a razzo con Steve tra le braccia.

Mentre Steve percorreva il corridoio si sentì toccare la spalla. Era talmente sovrappensiero che non se n’era neanche accorto di aver qualcuno vicino.
“Potevi andartene invece che fare quell’effetto sorpresa” disse Tony
“Non volevo lasciare indietro un compagno”
“Sei stato stupido! Così non c’è speranza per te, cioè per noi. Non saremo mai riammessi come Avengers”
“Non si sa mai Tony. Sei pronto per quello che dobbiamo andare a fare?” chiese Steve guardandolo fisso negli occhi
“Andiamoci a riprendere i nostri compagni!”
“Insieme?”
“Insieme Capitano!”
“Non sono più Capitan America! Non potrò più esserlo”
“Allora chi sei biondino?”
“Io sono Nomad!”

Fu così che Tony, Steve, Bucky e Bruce partirono alla volta della prigione subacquea.
Non erano Avengers. Ora non stavano insieme perché avevano firmato un contratto o Fury dietro al collo. Stavano insieme perché era esattamente quello che volevano fare.
Come una vera famiglia si mossero uniti pronti per andare a salvare gli altri.
Insieme.




note: Siamo alla fine ragass!! Scusate se in alcuni capitoli ho fatto del ritardo. Spero che vi sia piaciuta questa storia. Un pò contorta e difficile da far venir fuori dalla mia testolina. Dai dai vi voglio ringraziare tutti per aver seguito e aver retto fino a qui. 
Un  bacione a tutti!!!
 

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