Blank Space

di Halinski
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prompt n°0: (Stiles)6 e (Derek)8 hanno una relazione. (Scott)1 li scopre. ***
Capitolo 2: *** Prompt n°1: 1(Scott) e 7(Isaac) sono ubriachi. 5(Jackson) se ne approfitta. ***



Capitolo 1
*** Prompt n°0: (Stiles)6 e (Derek)8 hanno una relazione. (Scott)1 li scopre. ***


NOTE: Raccolta di OS partecipanti alla challenge indetta da Kukiness, che potrete trovare tranquillamente sul forum.
La challenge consiste nel disporre dieci personaggi (scelti in maniera più-o-meno-casuale) in una lista che numerata da 1 a 10 e nello scrivere una fanfiction per trenta plot bunnies, tenendo bene a mente che i personaggi sono vincolati al numero d'ordine che è stato loro assegnato, e che quindi bisogna attenersi alla lista.

La mia lista è questa qui:
1. Scott
2. Cora
3. Allison
4. Chris
5. Jackson
6. Stiles
7. Isaac
8. Derek
9. Lydia
10. Peter

Prompt 0: 6 (Stiles) e 8 (Derek) hanno una relazione. 1 (Scott) li scopre.

Scott non si era mai annoiato tanto in vita sua.
Le giornate erano talmente noiose, ora che qualsiasi pericolo era svanito e Beacon Hills poteva dormire finalmente sogni tranquilli, che quasi si ritrovava a rimpiangere i cari vecchi tempi, quando rischiava di essere accoppato da Jackson-sono-un-Kanima-perché-sì un giorno sì e l’altro pure, davvero.
Se non altro, in quei giorni aveva qualcosa da fare. Adesso, invece, non c’era proprio niente ad occupare le sue giornate troppo normali: niente Darach pronti a sacrificarti al Nemeton, niente Alpha assassini pronti a reclutare nuovi membri e ad imbrattare le porte della villa – in già pessime condizioni, a voler essere sinceri – di Derek, e niente Kanima pronti a paralizzarti e a mutilarti e tagliuzzarti ripetutamente. A Scott sarebbe andato bene perfino quello psicopatico di Peter, sul serio, ma anche lui sembrava aver deciso improvvisamente di mettere la testa a posto, quindi nisba.
Per questo motivo, quando si presentò sotto casa di Stiles, con un nuovo videogioco stretto in mano e tanta voglia di distrarsi nel cuore, e sentì dei gemiti sfiatati e doloranti provenire dalla stanza del suo migliore amico, per poco non si mise a piangere di gioia.
Certo, diavolo, il suo amico sembrava essere in pericolo di morte, ma se non altro aveva qualcosa da fare, no?
Così, lanciò via il gioco e cominciò ad arrampicarsi come un forsennato sotto la finestra del suo migliore amico, invece di usare le chiavi che Stiles lasciava sempre sotto lo zerbino, perché dai, se c’era un nemico, era solo naturale che Scott volesse prenderlo di sorpresa, no?
Fu solo a metà scalata che cominciò a pensare che c’era effettivamente qualcosa di strano.
L’odore di Stiles non sembrava spaventato, anzi, per certi versi somigliava parecchio a quello di Allison quando facevano… scosse la testa, cercando di tornare alla realtà, perché andiamo Scott, Stiles è in pericolo, non puoi pensare ad Allison e alle porcate che fate!
Rinunciò a cercare di collegare tutti quegli indizi – non era mica un detective, insomma! – e continuò a scalare la casa del suo migliore amico fino a che non arrivò alla finestra a ghigliottina, lasciata aperta.
Si infilò nella stanza senza fare rumore e ci mise due secondi scarsi ad individuare il suo migliore amico e il suo aguzzino intenti a… rotolarsi sotto le coperte? E poi perché l’odore dell’aggressore di Stiles era così tremendamente simile a quello di Derek? Doveva esserci un errore, per forza, no?
Quello che sta succedendo è ovvio, idiota!, esclamò una vocina nella sua testa, tremendamente simile a quella del Coach Finstock. Derek sta aggredendo Stiles! Devi fare qualcosa!
E ovviamente, Scott non aveva nessuna intenzione di lasciare che Derek facesse del male al suo migliore amico. E Stiles doveva essere davvero terrorizzato, per emettere suoni di quel genere, Scott non aveva dubbi.
Fu per questo che si gettò sul letto, afferrandoli da sopra le lenzuola e dividendoli con tutta la forza che aveva in corpo. Sotto di lui qualcuno cominciò a scalciare violentemente e ad emettere delle urla da ossesso che stordirono momentaneamente Scott, il quale fu tentato di coprirsi le orecchie per non diventare sordo. Stava quasi per urlare a sua volta quando si sentì afferrare per le spalle da due mani forti, e un attimo dopo la sua schiena impattò dolorosamente contro l’armadio, in uno schianto che, se non l’avesse vissuto in prima persona, Scott avrebbe definito nientemeno che mitico.
— Ma cosa diavolo ti salta in mente!? — esclamò Stiles, che intanto era riaffiorato da sotto le coperte, totalmente nudo e con solo il lenzuolo a coprirgli le parti intime. Aveva un’aria stravolta, notò Scott, con i capelli sparati in tutte le direzioni e il fiatone, come se avesse corso. — Vuoi farmi venire un infarto?
— Io? — si difese Scott, tentando di rimettersi in piedi e ignorando il dolore alla schiena che l’armadio gli aveva causato. — Derek voleva ucciderti, io ho solo cercato di salvarti!
In quel momento anche Derek mise la testa fuori dalle coperte, anche lui nudo e coi capelli ridotti ad una matassa aggrovigliata. Nonostante tutto, però, i suoi occhi erano illuminati di azzurro e le zanne bene in vista e Scott fu tentato di infilarsi nell’armadio che aveva quasi distrutto e nascondersi, prima di ricordare che l’Alpha era lui, stavolta, e non Derek. Non che questo accrescesse le sue possibilità di farcela in uno scontro faccia a faccia, ma doveva pur significare qualcosa, no?
Stiles lo guardò per un attimo, cercando di capire, poi guardò Derek e poi di nuovo lui, e si schiaffò una mano sulla faccia, emettendo un gemito di esasperazione. — Non ci posso credere — mormorò. — Scott, Derek non mi stava aggredendo.
— E allora cosa…?
Derek emise un suono a metà tra un ringhio e un sospiro. — Di sicuro non stavamo giocando a carte, McCall.
Scott impiegò qualche secondo per connettere tutto ciò che i suoi occhi avevano visto, e un attimo dopo la fatidica lampadina si accese proprio lì, nella sua testa, e non poté fare a meno di sentirsi estremamente imbarazzato.
Oh — mormorò solo, perché, dannazione, cosa altro poteva dire? Si era sbagliato, e pure in grande. — Pensavo fossi in pericolo, non potevo saperlo!
E Scott avrebbe ancora potuto rimediare tranquillamente a tutto rimettendosi in piedi e andando via vergognandosi a morte, davvero, ma proprio in quel momento la porta si spalancò con un boato assurdo e una voce piuttosto familiare tuonò: — Cosa diavolo succede, qui?
Tre sguardi pieni di confusione e terrore si posarono sul nuovo arrivato, che puntava contro di loro una pistola d’ordinanza e aveva ancora addosso la divisa da sceriffo. Stiles trattenne il fiato bruscamente, e perfino Derek aveva l’aria costipata di chi non avrebbe voluto altro che essere risucchiato via dal letto e sparire per sempre dalla faccia della terra.
— Oh, buongiorno, Sceriffo — offrì invece Scott, tentando di essere cortese come sempre; peccato solo che lo Sceriffo sembrasse tutt’altro che interessato a lui, in quel momento: i suoi occhi erano infatti fissi sul letto e sui suoi occupanti, e la bocca si muoveva a vuoto, come alla ricerca di parole che il cervello non sembrava in grado di formulare in quel momento. — Io… ehm… mi sa che devo… andare via, sì.
Ancora una volta, nessuno diede segno di aver udito le sue parole, ma, per la prima volta nella sua vita, Scott ne fu felice. Mentre Stiles cominciava a biascicare delle patetiche scuse nel tentativo di convincere suo padre ad abbassare la pistola, Scott si rimise in piedi e con leggerezza quasi furtiva scivolò via dalla finestra da cui era entrato.
Era già arrivato alla propria moto, quando sentì la voce dello Sceriffo urlare quello che doveva essere un — Fuori dal letto, Hale! — e davvero Scott dovette impedirsi di pigolare ad alta voce al pensiero di quello che Derek gli avrebbe fatto appena l’avesse avuto tra le mani.
Era morto. Oh, , che era morto.




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Salve a tutti!
È la prima volta che scrivo qualcosa di mio, in quanto fino a questo momento sono stata prevalentemente una silenziosa lettrice. Spero solo che il risultato non sia così orribile!
Ho scritto tutto di getto senza pensarci troppo, e l'ho a malapena riletta mezza volta (altrimenti avrei sicuramente trovato millemila difetti e alla fine avrei totalmente rinunciato a pubblicarla), quindi mi scuso in caso doveste trovare qualche errore.
Se siete arrivati vivi fino a qui, grazie mille. 
💕
 

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Capitolo 2
*** Prompt n°1: 1(Scott) e 7(Isaac) sono ubriachi. 5(Jackson) se ne approfitta. ***



La mia lista è sempre questa:
1. Scott
2. Cora
3. Allison
4. Chris
5. Jackson
6. Stiles
7. Isaac
8. Derek
9. Lydia
10. Peter


Prompt 1: 1 (Scott) e 7 (Isaac) sono ubriachi. 5 (Jackson) se ne approfitta

Jackson sbuffò per quella che era la ventesima volta da quando era arrivato.
Davvero, non si era mai annoiato di più in tutta la sua vita.
Si aggirò per la stanza gremita di persone come un’anima in pena, cercando con lo sguardo Lydia, che sembrava essere sparita da qualche parte con nientemeno che quello sfigato patologico di Stilinski, ma niente, non riusciva proprio a trovarla, e questo un po’ gli diede fastidio, perché diavolo, si stava annoiando a morte e rivoleva la sua ragazza e Stilinski avrebbe fatto meglio a riportargliela subito, se non voleva morire in maniera atroce.
Stava giusto stilando una lista mentale dal titolo ‘1oo modi per uccidere quello sfigato di Stilinski’, quando qualcuno gli toccò la spalla, e un attimo dopo l’odore di alcol e sudore e Danny gli inondò le narici, stordendolo per un attimo. Lottò con tutte le sue forze l’istinto di fuggire e coprirsi il naso e strappare con gli artigli la bocca a Danny, perché diavolo, dovrebbe essere proibito irrompere nella sfera personale di un lupo mannaro in quel modo e fiatargli in faccia come se fosse la cosa più normale del mondo.
— Allora, Jackson, che te ne pare della festa?
Oh, Jackson aveva aspettato che gli venisse rivolta quella domanda dall’inizio della serata, dall’attimo esatto in cui vi aveva messo piede e, davvero, pensava sarebbe esploso se nessuno gliel’avesse fatta. La verità era che quella festa faceva schifo, e quasi un po’ gli dispiaceva ammetterlo, perché Danny si era dato tanto da fare per organizzarla, davvero, ma Jackson non aveva mai avuto troppi peli sulla lingua, quando si trattava di sparare giudizi a raffica, e meno ancora ne aveva quando si trattava semplicemente di formularne nella sua testa, quindi non si faceva problemi ad affermare quello che era il suo umile – ma non tanto – giudizio.
Fu per questo motivo che fissò negli occhi Danny, che lo guardava ancora, gli occhi luccicanti di lacrime di gratitudine e di aspettativa – o forse era solo ubriaco? – e profferì quello che era il suo inviolabile parere: — È uno spasso!
Bravo, cuor di leone!, brontolò una voce indignata nella sua testa, che somigliava terribilmente a quella di Stilinski. Jackson dovette costringersi a non tentare di strapparsi via la testa con gli artigli nel tentativo di allontanare la voce di quello sfigato dal suo povero e popolarissimo cervello, perché la sola idea di avere uno Stilinski – fosse pure solo la voce – nella sua testa gli faceva rizzare i peli sulla nuca.
— Hai visto Lydia, per caso?
Gli occhi di Danny si dilatarono e la sua bocca si aprì in una smorfia piuttosto sospetta e il suo migliore amico ebbe appena il tempo di fare un cenno verso il piano superiore, prima di chinarsi e vomitare chissà cosa a terra.
Jackson corse verso le scale come se avesse il demonio in corpo, perché aveva visto altre persone accalcarsi intorno a Danny ed era sicuro che di lì a poco si sarebbe scatenata una sottospecie di gara a chi vomitava di più, e ugh, sinceramente non voleva proprio essere presente quando questo sarebbe accaduto.
Fu per questo motivo che cominciò a cercare la sua Lydia in ogni dannata stanza, mentre scenari sempre più imprecisati e catastrofici gli si formavano nella mente.
E se mi stesse tradendo?, esclamò una vocina terrorizzata nella sua testa, con la voce tremendamente simile a quella di McCall – e anche stavolta Jackson dovette trattenere a forza un brivido di orrore all’idea di avere quell’idiota in testa. Cristo, con Stilinski, magari!
Smettila di fare il coglione, ribatté un’altra voce nella sua testa, stavolta simile a quella di Derek. Figurati se Lydia ti tradisce con quel demente di Stilinski.
Jackson si sentiva decisamente più rassicurato, il che era anche un po’ inquietante, dal momento che quella strana conversazione stava avvenendo nella sua testa, ma, quando le due vocine cominciarono ad azzuffarsi, Jackson si schierò apertamente con Derek – o comunque con la sua voce.
Fu probabilmente per questa ragione che ci mise qualche istante di troppo a registrare il suono della musica che proveniva da una delle stanze, accompagnate di tanto in tanto da delle risatine palesemente idiote.
Aprì la porta con lentezza, e la prima cosa che riuscì a sentire era l’odore stagnante dell’alcol mescolato ad altre cose a cui Jackson davvero non voleva pensare in quel momento, e il suono di due cuori che battevano a ritmo con la musica. Era una stanza da letto, probabilmente la stanza degli ospiti di casa Mahealani, e il letto era totalmente sfatto, ma probabilmente non fu neppure la parte peggiore. Ciò che attirò il suo sguardo immediatamente furono quei due rincretiniti di Isaac Lahey e Scott McCall, entrambi palesemente ubriachi fradici e totalmente nudi a parte i boxer e abbarbicati l’uno all’altro come due piovre assassine, intenti a ballare il valzer peggiore che Jackson avesse mai visto in vita sua.
Jackson avrebbe potuto fare dietro front immediatamente e togliersi dagli occhi la vista disgustosa di Isaac che sembrava tutt’altro che contrario all’idea di starsene appiccicato a quello che teoricamente era il loro Alpha – Jackson era ancora piuttosto incerto su quel punto, perché davvero, pensare che McCall fosse di una spanna superiore a lui era ancora difficile da accettare e cercava di non pensarci troppo – oppure avrebbe potuto gettarsi dalla finestra e sperare in una morte rapida e indolore, perché dubitava che da quel giorno in poi avrebbe più dormito sonni sereni, ma in realtà non riusciva a smettere di ridere.
— Cosa cazzo state facendo, dementi? — trovò il coraggio di dire, e Scott a malapena gli rivolse mezza occhiata, per niente impressionato.
— Balliamo — biascicò, la voce talmente impastata che il cervello di Jackson dovette fare almeno tre tentativi prima di riuscire a tradurre correttamente.
— Vuoi ballare con noi, Jackson? — gli fece eco Isaac, mentre il braccio che teneva stretto intorno alla vita di Scott scendeva immediatamente a palpeggiargli il sedere. Jackson fece una smorfia divertita, mentre per la prima volta si affacciava nella sua mente l’idea che probabilmente quella festa non fosse un vero e proprio schifo, tutto sommato, perché una situazione del genere era decisamente senza prezzo.
— No, no, continuate pure, tranquilli — commentò ridendo, mentre afferrava il cellulare e azionava la fotocamera, scattando in automatico un fotogramma dietro l’altro.
Isaac sollevò le spalle, per niente impressionato, e lui e Scott continuarono a girare in tondo e ad accennare passi totalmente a casaccio, con Scott che cominciava a diventare verdognolo per tutte le volte che aveva girato su se stesso e Isaac che tentava continuamente di far scendere la mano oltre la vita di Scott.
Dopo circa quattro giri e centoventi foto, Scott perse l’equilibrio e con un suono soffocato a metà tra un gemito e un conato di vomito stramazzò al suolo, con Isaac appiccicato addosso a mo’ di sacco di patate, totalmente andato e, a giudicare dall’odore che Jackson riusciva a sentire, con una situazione piuttosto delicata a sud dell’Equatore.
Isaac — sussurrò Scott, dopo un secondo circa di silenzio. — Isaac, cosa hai in tasca? Hai detto di aver perso il cellulare… forse l’ho trovato!
E Jackson non riuscì proprio a non ridere stavolta, con tanto di lacrime agli occhi e di dolori allo stomaco, e questo per un attimo lo destabilizzò non poco, perché era raro che ridesse fino alle lacrime. Sgusciò fuori della porta e fece per tornare di sotto, ma nonostante ciò perfino dalle scale riuscì a cogliere le ultime parole di Scott. — Ma non è un cellulare questo, Isaac!
E se mezz’ora dopo quelle foto avevano già fatto il giro della città, di certo non era colpa sua, no?
Te l’hanno servita su un piatto d’argento, commentò il Derek immaginario che da ore risiedeva abusivamente nella sua mente e, ancora una volta, Jackson non poté fare a meno di essere totalmente e incondizionatamente d’accordo.

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