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di Alexiochan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Prima apparizione ***
Capitolo 3: *** A Casa ***
Capitolo 4: *** È Tornata ***
Capitolo 5: *** Rompiscatole Significativo ***
Capitolo 6: *** Oscuro Presentimento ***
Capitolo 7: *** La Verità ***
Capitolo 8: *** Lutto ***
Capitolo 9: *** Ho Bisogno Di Te ***
Capitolo 10: *** L'Oscurità Del Sonno ***
Capitolo 11: *** Circe ***
Capitolo 12: *** Comincia L'Addestramento ***
Capitolo 13: *** Ho Paura ***
Capitolo 14: *** Io Vedo ***
Capitolo 15: *** Nei Guai ***
Capitolo 16: *** Alibi ***
Capitolo 17: *** In Pericolo ***
Capitolo 18: *** Tradimento ***
Capitolo 19: *** Vita E Morte ***
Capitolo 20: *** Si Comincia ***
Capitolo 21: *** Al Cimitero ***
Capitolo 22: *** Vi Aiuterò Io ***
Capitolo 23: *** Fine E Nuovo Inizio ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il piccolo Masaki grida disperato, incapace di liberarsi dall'ennesimo incubo che lo imprigiona nell'oscurità del suo sonno. Spalanca gli occhi e scatta seduto proprio quando due braccia forti e tremanti lo stringono. Il bambino affonda il viso nel petto del giovane uomo dai capelli color pistacchio, lasciandosi coccolare e rassicurare.
-Shhh, era solo un sogno...- mormora quest'ultimo, iniziando a dondolare con il figlio in braccio per tranquillizzarlo. Un altro uomo, dai capelli rossi, porge a Masaki un bicchiere d'acqua che il bambino di appena sette anni beve avidamente. 
-Quanti erano?- domanda il rosso con un tono gentile mentre accarezza il viso rigato di lacrime di Masaki. 
-Uno solo.-
-Dov'è ora?- chiede stavolta l'uomo dai capelli verdi pistacchio.
-È lì, vicino alla porta.- risponde Masaki osservando le espressioni dei genitori. 
-Gli puoi domandare chi sia?- domanda il rosso con celata incertezza. 
-I morti non ricordano.- risponde Masaki. La donna vestita di stracci sanguinanti fissa il bambino, l'unico che sembra vederla e capirla. Con il labiale gli rivolge una muta richiesta: "aiutami".





Tana del disagio

Shiao a tutti! Di solito scrivo sempre storie divertenti (ma dove?) e demenziali (fin troppo), ma oggi volevo proporvi qualcosa di diverso, un thriller-horror (wut?) che ha come protagonista il nostro Kariya. Spero sia di vostro gradimento (continua a crederci) o anche solo "umanamente passabile" (tzé). 

                       Alexiochan 

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Capitolo 2
*** Prima apparizione ***


-Ottimo dribbling, Tenma!- gridò Shindou al piccolo capitano. L'interpellato alzò il pollice e sorrise radioso come al solito, poi diede un calcio poderoso al pallone e lo spedì direttamente tra i piedi di Tsurugi. 
-Rovesciata Micidiale!- 
Inutile dire che Shinsuke sbattè la testa contro un palo della porta più e più volte quando il pallone entrò in rete. 
-Ma come fa?!- urlò Pikachuke cadendo in ginocchio e alzando teatralmente le braccia al cielo, come a chiedere una risposta divina. Tenma rise, seguito dal resto della squadra. 
-Forza, ragazzi! Riprendiamo gli allenamenti!- esclamò il capitano, ricominciando ad allenarsi con i compagni. Kariya e Kirino continuavano a rivolgersi occhiate di sfida, due sorrisi maliziosi campeggiavano sui loro volti. 
-Scommetto che Tsurugi riesce a passare di nuovo.- disse il minore con un ghigno furbetto.
-Sì, continua a crederci.- rispose Kirino, scrocchiandosi le dita delle mani. Come da manuale, Tsurugi varcò la difesa e segnò un altro goal.
-Ma sei Over Power?!- gli chiese divertito Hamano. Il blu alzò un angolo della bocca e si strinse nelle spalle. 
-Chissà...-
Kariya avrebbe sicuramente preso in giro il suo senpai per essersi fatto superare ancora una volta, magari utilizzando qualche fantasiosa provocazione delle sue e si sarebbe ritrovato un confetto rosa inferocito alle calcagna mentre scappava attorno al campo di gioco. Ma non disse nulla. Tutta la sua attenzione era dedicata alla figura minuta ed esile apparsa sulla scalinata che portava al campo al fiume. Si guardava attorno smarrita, piangeva e tremava, il petto era zuppo di sangue e i vestiti bagnati gocciolavano a terra. La ragazza puntò lo sguardo su di lui cercando di capire se quel ragazzino dai capelli turchesi la riuscisse a vedere o fosse come tutti gli altri. Kariya si era paralizzato, non poteva a muoversi neanche volendo. Erano passati tre mesi dall'ultima volta che aveva visto un morto e mai era successo quando si allenava con i suoi amici. Kirino si voltò confuso verso il suo "rompiscatole significativo", era strano che ancora non avesse fatto battutine, davvero strano. Si portò davanti a lui. 
-Kariya?- 
Il turchese guardava spaventato qualcosa dietro di lui, così si voltò ma non vide assolutamente niente se non qualche macchina che passava. 
-Kariya, che ti prende?- 
Kirino cominciò a preoccuparsi seriamente quando il piú piccolo distolse lo sguardo dalla scalinata iniziando a tremare. 
-Kariya, mi stai facendo preoccupare, che succede?- domandò nuovamente, poggiando una mano sulla spalla esile del ragazzino. Kariya sussultò e si sottrasse a quel contatto, facendo preoccupare di piú il rosa. Quella reazione era la conferma che Kariya non fingeva per fargli uno scherzo, la cosa era seria. 
-Okay, dimmi che cos'hai.- Kirino lo costrinse a guardarlo negli occhi prendendogli il viso tra le mani. Gli occhi ambrati del ragazzino erano lucidi, stava per piangere. 
-Kariya...ti prego, dimmi che cosa succede. Ti senti male?- 
Il turchese si sottrasse nuovamente al contatto con il senpai. Nel frattempo anche gli altri ragazzi li avevano raggiunti, non capendo perchè quei due improvvisamente non si allenassero. Kariya rivolse nuovamente lo sguardo alla ragazza e lei capì. Le si accese la speranza e scese i gradini della scala con passo barcollante, zoppicando sul piede destro. Muoveva le labbra come se parlasse ma non usciva un suono dalla sua voce. Kariya trasalì e mosse qualche passo indietro, ignorando le voci dei suoi amici che, preoccupate, gli domandavano se si sentisse bene. La ragazza zoppicava per raggiungerlo, continuando a muovere le labbra per parlare il silenzio. Il cuore del turchese batteva all'impazzata, era terrorizzato per la vicinanza con la morta. La ragazza tese il braccio verso il suo viso e Kariya sentì solo lo stridio delle gomme sull'asfalto, il cigolio del guardrail che si rompeva e il tipico botto di una macchina che tocca il fondo di un fiume. 
-No...- riuscì a dire con un filo di voce, prima che tutto diventasse oscuro come il suo sonno. 



Tana del disagio

Ecchimi qui con il primo capito di questa avventura! 
No, giuro che non compro roba scaduta, sono così di natura XD
Potreste gentilmente lasciarmi una recensioninaina per farmi sapere cosa nel pensate? Ne sarei tanto felice, ma non sentitevi obbligati :3
Alla prossima!

                               Alexiochan 

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Capitolo 3
*** A Casa ***


Kariya spalancò gli occhi e mise a fuoco la figura del mister chino su di lui. 
-Kariya, mi senti?- la voce calda di Endou risuonava leggermente ovattata. Il ragazzino annuì lentamente e l'uomo sorrise.
-Ragazzi, si è ripreso.- disse agli altri e dei sospiri sollevati ruppero il silenzio teso che si era creato. 
Kirino si inginocchiò accanto a lui e lo guardò preoccupato, costringendosi ugualmente a sorridere. 
-Ehi...-
-È ancora qui?- 
-Come?- 
Kariya ignoró lo sguardo confuso del rosa e si mise seduto, vagando con gli occhi alla ricerca della ragazza, senza trovarla. Concesse ai suoi muscoli di rilassarsi.
-Ehi, vacci piano!- lo rimproverò Shindou alludendo al fatto che si era alzato in piedi frettolosamente. 
-Ti ricordo che sei appena svenuto...ma mi ascolti?- 
Kariya si affrettò verso gli spogliatoi, voleva e doveva tornare a casa, subito. Nel frattempo Kirino lo aveva raggiunto. 
-Kariya Masaki!- 
Oh no, il suo nome per intero, era nei guai. L'interpellato si fermò, mordendosi il labbro e annaspando per cercare una valida scusa, d'altronde ne aveva una gamma abbastanza vasta in qualche angolo della sua mente. 
-Sono solo stanco, ti mando un messaggio piú tardi!- urlò al rosa, cominciando a correre verso l'uscita.
-Un messaggio?! Un messaggio?! Kariya, se non muori stasera ti uccido io domani!-

Midorikawa aveva appena riposto il ramen nel frigorifero per farlo raffreddare, quando sentì la porta di casa sbattere. 
-Masaki, la porta non ti ha fatto niente di mal-- si interruppe e strinse il figlio che gli era corso tra le braccia. 
-Ehi, tesoro...- 
Kariya ricominciò a tremare e il pistacchietto dovette passargli varie volte le dita affusolate tra i capelli azzurri in dolci carezze per tranquillizzarlo abbastanza da raccontare. 
-Mido, ne ho vista un'altra.-
-Quando?- dalla voce del padre traspariva la sua paura.
-Agli allenamenti. Era vicinissima, il petto era pieno di sangue...- Midorikawa strinse piú forte il figlio e chiuse gli occhi -Ha avuto un incidente d'auto stamattina, nell'autostrada a nord e la sua macchina è precipitata nel fiume...mi sono sentito soffocare, l'acqua che inonda i polmoni...- si interruppe quando un singhiozzo gli sfuggì dalle labbra. 
-Va tutto bene adesso, sei qui a casa e giuro che niente e nessuno potrà farti del male, vivo o morto che sia.- 
Kariya lasciò che Midorikawa togliesse, carezza dopo carezza, la sensazione d'angoscia e paura che si era impossessata di lui. Si addormentò ancora prima di rendersene conto, ma Ryuuji non si mosse dal tappeto della cucina, continuando a stringere il figlio e a guardarsi attorno con nervosismo celato. 

Hiroto era appena rincasato da un'estenuante giornata lavorativa alla Kira & Company. Si sarebbe aspettato di tutto, tutto. Tranne suo figlio addormentato per terra con suo marito. 
-Okay. Cosa?- domandò guardando il pistacchietto con evidente confusione. 
-Siediti, Hiro. Dobbiamo parlare.-
Il rosso obbedì, cominciando a sentire i brividi percorrergli la spina dorsale. Incrociò le mani tra loro per evitare di farle tremare così chiaramente, lui era il punto di riferimento forte e doveva dimostrarsi tale. 
-Oggi Masaki ha incontrato un'Esterna durante gli allenamenti.- Hiroto trasalì e sgranò gli occhi, guardando il ragazzino di quattordici anni che dormiva sfinito tra le braccia del marito. 
-L'ha toccato.- Midorikawa liberò una lacrima e abbassò lo sguardo, accarezzando il figlio.
-Ehi.- Hiroto strinse a sé i suoi due ometti, poggiando la guancia sulla testa di Ryuuji e assaporando il suo profumo familiare. 
-Andrà tutto bene. Non ce lo porteranno via, hai capito?- 
Midorikawa annuì lentamente, chiudendo gli occhi e godendosi quell'attimo di intimità familiare che in quel periodo tanto gli mancava. Loro non vedevano, non vedevano la figura che li osservava dalla finestra che dava sul giardino. 



Tana del disagio

Sto pubblicando fic e capitoli come se fossi un tostapane, spero almeno di non beccarmi denunce questa volta XD 
Alla prossima!

                            Alexiochan 

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Capitolo 4
*** È Tornata ***


La pipì. Fu la pipì a far svegliare Kariya nel cuore della notte. Beh, si sa: quando la natura chiama bisogna rispondere sempre. Il problema era che una volta aperti gli occhi, Kariya avrebbe voluto richiuderli immediatamente e fingere fosse tutto un altro incubo. Ma non riuscì a muoversi, ovviamente, perchè il terrore che provava in quel momento era indescrivibile. Non osò respirare né muovere un solo muscolo. La ragazza non gocciolava piú acqua e il suo senso di smarrimento sembrava aumentato. Già, la ragazza morta in piedi davanti al suo letto. Kariya sapeva che già dopo mezz'ora dalla morte gli Esterni dimenticavano la loro identità e piú tempo trascorreva più la loro memoria si affievoliva, continuando così finché non fossero diventate delle anime in pena, letteralmente, che vagavano in un mondo a cui non appartenevano piú. L'aveva toccato, era successo solo una volta in vita sua prima di adesso, quando era piccolo ed era stata un'esperienza da dimenticare. 
-Tu...perchè sono qui?- la voce della ragazza aveva una grande somiglianza allo scricchiolio che provoca un gessetto strusciato sulla lavagna, uno stridio sordo insomma. Kariya si prese qualche secondo prima di rispondere, ai morti non piaceva aspettare ma lui stava per sganciare la sua bomba ad urina nel letto. 
-Perchè io ti posso vedere...- 
Il volto della ragazza parve illuminarsi di speranza.
-Davvero?- 
-Sì...-
Kariya si mise seduto, stringendo il piumone autunnale come fosse uno scudo.
-Puoi aiutarmi? Ti prego...io non so cosa fare...- la ragazza cominciò a piangere con un gorgoglio proveniente dai suoi polmoni allagati -Sono morta, credo. Cosa faccio?- lo guardò e sembrò così terribilmente disperata e viva in quel momento. I morti erano stati vivi, erano pur sempre esseri umani. La vita le era stata crudelmente strappata, lui aveva sentito la sensazione della sua morte, l'aveva condivisa con il tocco degli Esterni e adesso poteva sentire la voce raschiante di quella ragazza. Non che ne fosse felice, peró era meno inquietante che quando lo inseguiva zoppicando senza emettere un suono. 
-Io...non so come aiutarti...-
Al quattordicenne sfuggì un urlo strozzato quando la morta fece esplodere con il solo pensiero lo specchio vicino all'armadio. Lo guardava furibonda, i morti erano sempre arrabbiati per essere...morti, appunto. 
-Voglio andare via da qui!-
Kariya non ebbe certo bisogno di un traduttore per capire che l'Esterna si stava riferendo al mondo dei vivi con "qui". Non fiatò, troppo spaventato anche solo per ricordarsi di dover respirare. 
-Masaki? Tutto bene?- questa era la voce di Hiroto, si stava avvicinando. Cosa sarebbe successo se la ragazza, spaventata, avesse dato di matto nel vedere un'altra persona a conoscenza della sua morte? Non voleva saperlo, tantomeno mettere suo padre in pericolo. 
-No, Hiroto non entrare!- 
-Masaki? Che sta succedendo?- 
-Aiutami! Fammi andare via da qui!- 
Anche il lampadario esplose e i frammenti di vetro ferirono le braccia del turchese che le aveva alzate come protezione al viso. 
-Smettila! Ti ho detto che non so come aiutarti!- Kariya aveva le lacrime agli occhi, la voce spezzata, tremava di paura e in quel momento voleva solo correre tra le braccia dei suoi genitori e fingere di essere un adolescente normale con normali problemi. Vederlo così terrorizzato fece calmare la ragazza, che si portò le mani al viso e ricominciò a piangere, disperata e spaventata da se stessa e da ciò che era diventata. Non ricordava la sua vita, non ricordava chi era, ma pensò che tutto sarebbe stato meglio tranne quello che le toccava sopportare adesso. La porta si spalancò all'improvviso e Hiroto comparve sulla soglia, subito seguito dal marito. Entrambi rimasero pietrificati nel vedere i vetri dello specchio e del lampadario sparsi per terra e sul letto del loro bambino, poi proprio quest'ultimo, con le braccia ricoperte di tagli rossi ed espressione terrorizzata. 
-Masaki...- Midorikawa era prossimo ad una crisi isterica, sarebbe andato a cercare un kit per acchiappafantasmi su Amazon e lo avrebbe inaugurato il prima possibile, garantito. 
-Loro chi sono? Possono vedermi? Aiuto! Aiutatemi!- la ragazza zoppicò frettolosamente dai due coniugi. Kariya gridò, non poteva permetterle di fare del male ai suoi genitori. Per quanto sola, spaventata, confusa e smarrita era pericolosa, fatalmente pericolosa per chi come loro ancora viveva. 
-Conosco una persona che ti può aiutare!- 
L'Estranea si voltò verso Kariya, uno spasmo raccapricciante la scosse ma adesso il turchese aveva tutta la sua attenzione. Hiroto e Midorikawa non si muovevano, pallidi in viso, preoccupandosi di non intralciare il cammino della ragazza. 
-Nel primo cassetto della scrivania...c'è un'agenda su cui ho annotato l'indirizzo di una medium che ho incontrato qualche tempo fa. Se c'è qualcuno che può aiutarti è lei.- disse e ci mise tutto il coraggio e la convinzione che gli rimanevano. La morta lo guardò qualche istante, poi aprì il cassetto della scrivania e porse l'agenda a Kariya. Il ragazzino la prese con mano tremante e cominciò a sfogliarne le pagine, cercando quel dannato indirizzo mentre pregava mentalmente ogni dio del pantheon greco di farglielo trovare. Nel frattempo, Hiroto e Midorikawa guardavano loro figlio parlare con un fantasma, poi il cassetto della scrivania che si apriva da solo e un'agenda che volava per aria, così, da sola. Tutto normale, no? Hiroto si appoggiò alla maniglia della porta per rimanere in piedi senza svenire e Midorikawa trattenne la nausea crescente con un grande sforzo di volontà. Kariya finalmente trovò l'indirizzo della medium, strappò il foglietto su cui era annotato e lo porse alla ragazza. 
-È questo.- 
Lei se lo rigirò in mano piú volte, come per capire se fosse reale o meno. Poi guardò il turchese e gli sorrise, un sorriso che sapeva ancora di vita. 
-Grazie, grazie mille...- la voce era un lieve sussurro questa volta. Piegò con cura quel foglietto, come se fosse un tesoro prezioso e imboccò la porta per uscire, abbandonando per sempre quella casa. Passarono alcuni secondi in cui tutti trattennero il fiato, poi si saltarono addosso a vicenda, abbracciandosi e scoppiando a piangere con un misto di emozioni così grande da soffocarli. 
-Masaki, mio Dio, stai bene? Guarda le tue braccia...- disse Midoikawa tremando piú del figlio.
-Sono tagli leggeri, non preoccuparti.- Kariya lo abbracciò forte a sè, carezzando i morbidi capelli verdi tutti spettinati come qualche ora fa aveva fatto Midorikawa con lui. 
-È entrato in casa nostra! Non avevamo messo le protezioni dopo quella notte?- domandò Hiroto, molto agitato mentre guardava gli altri due membri della famiglia con evidente preoccupazione. 
-Le faremo ricontrollare subito.- disse risoluto il pistacchietto.
-Papà, Mido...?-
-Sì?-
-Io devo ancora fare la pipì.-
E scoppiarono a ridere tutti e tre per liberarsi un pò dalla stretta allo stomaco che li aveva colti. 



Tana del disagio

Non ho molto da dire, spero solo che il capitolo vi sia piaciuto quanto a me nel scriverlo :)
                  
                           Alexiochan  

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Capitolo 5
*** Rompiscatole Significativo ***


Era nei guai, anzi, in un mare di guai. Sì, perchè appena arrivato alla sede del club di calcio aveva trovato "miss fragoletta" ad aspettarlo sulla soglia, le braccia incrociate al petto ed espressione furibondamente calma. E Kariya sapeva bene quanto Kirino Ranmaru da arrabbiato fosse piú spaventoso di un intero esercito di Esterni. Si fece coraggio e gli andò incontro.
-Un messaggio.- disse solo il maggiore dei due e Kariya si morse il labbro, insultandosi mentalmente in varie lingue. 
-Me ne sono dimenticato...- ammise con la voce ridotta ad un sussurro. 
-Questo fa capire quanto ti interessi stare con me.- 
Kariya alzò la testa di scatto, la bocca aperta e gli occhi sgranati in un'espressione sconvolta.
-Senti, non metterla sul personale! Non puoi nemmeno immaginare cosa ho passato ieri!-
-Infatti, non posso immaginarlo! Ti costa così tanto dirmi che succede una buona volta?!-
Kariya sbuffò scocciato, pestò un piede a terra ed incrociò le braccia al petto. Kirino si sforzò di non ascoltare la vocina nella sua mente che diceva "ma quanto è carino quando si imbroncia?! Awawawo!" e mantenersi serio, le braccia lungo i fianchi mentre attendeva una risposta dal turchese. 
-Sto aspettando.- lo incalzò, inarcando un sopracciglio quando Kariya distolse lo sguardo. Sembrava piú triste che arrabbiato e la cosa lo fece preoccupare maggiormente.
-Non...non posso dirtelo, Ran.- mormorò piano, facendo di tutto pur di non incrociare il suo sguardo. Kirino lasciò spazio allo stupore piú assoluto, lo aveva chiamato per nome? Ran?! Niente soprannomi stupidi? Niente "confetto rosa", "miss fragoletta", "principessa Peach", "Barbie" o "Bubble Gum"?! Scosse la testa incredulo, allungando le braccia verso il ragazzino e stringendolo in un abbraccio. 
-Kami...non immaginavo fossimo a questo punto. - disse aumentando l'intensità della stretta - Perché fai così? Tu lo sai che puoi dirmi tutto.-
-Per proteggerti.- 
Kirino aveva la stessa espressione di uno che si è appena beccato un pugno in faccia. 
-P-Proteggermi? Da chi?-  
Kariya non sapeva cosa rispondere, voleva evitare di coinvolgere le persone che amava piú di quanto non avesse già fatto con Hiroto e Midorikawa. Si sottrasse all'abbraccio del rosa e lo guardò, mettendo convinzione nelle sue parole. 
-Non possiamo fingere che non sia successo niente? Adesso va tutto bene, davvero.- 
Kirino sospirò, facendogli una carezza sulla guancia senza avvicinarsi con il corpo per non farlo allontanare ulteriormente.
-Mi preoccupo per te. Ieri sei svenuto nel bel mezzo degli allenamenti, sembravi spaventato...e io non ho fatto niente per aiutarti, non so come aiutarti e vorrei poterlo fare.-
-Mi aiuti smettendo di fare la mammina e comportandoti come al solito.- disse Kariya, facendo uno dei suoi soliti ghigni maliziosi. Kirino ridacchiò, felice di sentirlo parlare in quel modo così familiare e rassicurante. 
-Mammina a chi? Oh, ti ricordo che stai parlando con un tuo senpai, dovresti mostrare piú rispetto.-
-Vedi che fai la mammina? Sei un rompiscatole.- 
-Ti sbagli, io sono il tuo "rompiscatole significativo".- 
Kirino rise vedendo le guance del piú piccolo imporporarsi mentre quest'ultimo roteava gli occhi con finta rassegnazione, evidentemente in imbarazzo per la frase che gli aveva detto. Si avvicinò di piú a Kariya, schiacciandolo con la schiena contro il muro. 
-Ti farò passare la voglia di prendermi in giro.- sussurrò con leggera malizia al suo orecchio, prima di far incontrare le loro labbra. Il turchese bofonchiò qualcosa tipo "Tsk, continua a crederci" prima di lasciarsi andare e ricambiare il bacio, portando le mani sulle spalle. Kirino lo strinse per i fianchi, staccandosi dopo qualche secondo e poggiando la fronte contro la sua, gli occhi ancora chiusi. 
-Ti amo, anche se non mi mandi il messaggio della buonanotte.-
Kariya curvò le proprie labbra in un sorriso, in questi casi non gli serviva vedere per leggere la verità attorno a lui. Nel mondo dei vivi aveva occhi solo per Kirino. 
-Mammina...- borbottò ironico, rubandogli un altro bacio senza riuscire a smettere di sorridere. 



Tana del disagio

Me lo avete chiesto tantissimi (e io non ero meno euforica XD) ed ecco qua l'incontro con Kirino senpai! Spero vi piaccia (sono logorroica, lo so) :)

                      Alexiochan 

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Capitolo 6
*** Oscuro Presentimento ***


La sensazione che provò Kariya in quel momento era la stessa di quando ci si sveglia da un sogno credendo che sia Domenica mentre invece è Lunedì. Gli parve addirittura di sentire lo stridio del disco rotto sul giradischi come sottofondo. 
-A-Ah, scusate...- Tenma si coprì il viso che tendeva improvvisamente al rosso fuoco con le mani. Shindou aveva un'espressione mortificata, si fissava i piedi senza avere parole per scusarsi; Tsurugi era impassibile come al solito. Gli altri si scambiavano veloci occhiatine con le guance leggermente imporporate. Kariya provò l'inspiegabile istinto di ridurre tutti i presenti in Esterni.
-State aspettando di vedere anche la fase successiva o vi accontentate?- chiese acido il turchese. I suoi compagni arrossirono di piú e si allontanarono in tutta fretta verso il campo di gioco, lasciandoli nuovamente soli. 
-Wow, li hai fatto scappare subito.- commentò Kirino, ridacchiando.
-Sono un gruppo di curiosi impiccioni.- borbottò lui, stizzito. 
-Hm-mh, certo.- il rosa cominciò a carezzargli il viso e Kariya si ritrovò a fare le fusa come un micio. 
-Dobbiamo andare per forza ad allenarci?- domandò strofinando la guancia sulla mano che lo stava accarezzando, un occhio chiuso in un'espressione che stava facendo dire un monologo intero alla vocina nella testa di Kirino su quanto lo trovasse adorabile.
-Perchè? Cosa vorresti fare?- lo stuzzicò quest'ultimo, baciandogli un angolo della bocca come per scusarsi della provocazione. Kariya emise un lamento, alzando gli occhi al cielo.
-Sei proprio un vecchio pervertito.-
-Non ero una mammina?-
-Una mammina vecchia e pervertita.- convenne il piú piccolo, annuendo convinto e facendo scoppiare a ridere Kirino. 
-Allora andiamo a casa mia a vederci Il Re Leone e dobbiamo anche cantare le canzoni.- 
Kariya sbuffò ma non riuscì a trattenere il sorriso contento che gli era apparso in volto. 
-Tanto per dimostrare che abbiamo quindici anni.- disse ironico.
-Tu ne hai quattordici.- gli fece notare Kirino, dirigendosi all'uscita seguito dal turchese. 
-Dettagli futili.- rispose piccato, facendo un gesto della mano come a scacciare il pensiero e provocando un'altra risata nel rosa.

-Kariya, piantala di ridere! Non riesco a sentire cosa dicono!- lo rimproverò il rosa, senza riuscire a mantenere un tono serio o irritato e sforzandosi di non ridere a sua volta. Kariya che rideva in quel modo era una cosa rara, infatti il turchese aveva le lacrime agli occhi e quasi non respirava. 
-Dai, smettila!-
Inutile dire che anche lui fu contagiato dalla risata di Kariya e ben presto si ritrovarono a ridere entrambi come due scemi.
-Nayamazu ni ikiru koto sa~- cominciò a cantare Kirino dopo essersi ripreso dall'attacco di ridarella.
-Oretachi no aikotoba~- continuò il turchese, poi si misero un braccio attorno alle spalle a vicenda e terminarono la canzone. 
-Hakuna Matataaaa~!- 
Risero di nuovo e Kariya ringraziò mentalmente almeno cento volte il suo fidanzato per farlo sentire così bene, per fargli dimenticare anche solo per qualche minuto i morti e i macabri presagi che lo tormentavano, per fargli vivere una vita normale e felice. 
-Questo è il mio film preferito.- annunciò Kirino dopo aver spendo il lettore cd e la televisione. 
-Non l'avrei mai detto.- rispose Kariya lanciandogli un'occhiatina divertita. In risposta si beccò una cuscinata in faccia. 
-Ah, è così?- ghignò il turchese, armandosi di due cuscini e lanciandoglieli addosso entrambi. Kirino li schivò senza problemi e sorrise con aria di superiorità.
-Ora capisco perchè non fai l'attaccante, hai una mira davvero terribile.- lo canzonó. 
-Te la faccio vedere io la mira terribile!- rispose il kohai gettandosi addosso al suo senpai con aria felina.  
-Sono fregato.- commentò Kirino un attimo prima di poggiare le mani sui suoi fianchi e attirarlo a sè in un lungo bacio. Voleva fargli sentire che ci sarebbe sempre stato per lui, che gli poteva confidare tutto. Ma se Kariya preferiva tacere e proteggerlo da non si sa bene cosa lui lo avrebbe accettato. Gli bastava poterlo amare, non c'è altro di cui avessero bisogno. Kariya approfondì il bacio, passando timidamente la lingua sul labbro superiore del ragazzo sotto di lui per accedere alla sua bocca. Kirino dischiuse le labbra e fece incontrare le loro lingue in una tenera danza riservata solo a loro, stringendo più stretto il corpo esile del turchese. Si staccarono solo per mancanza di fiato, guardandosi negli occhi. Di solito Kariya, a quel punto, avrebbe nascosto il viso nell'incavo del collo di Kirino per non fargli vedere quanto fosse arrossito, facendosi accarezzare da quest'ultimo dopo avergli suscitato un sorriso dolcissimo che faceva battere il suo cuore come un tamburo impazzito. Ma quella volta si paralizzò, sentendo un'ondata improvvisa di nausea imprigionargli lo stomaco. Aveva un presentimento bruttissimo, davvero bruttissimo.
-Ran...sta per succedere qualcosa di terribile...- disse in un sussurro strozzato, le lacrime già pronte ad uscire. Kirino scattò seduto, guardandolo dapprima preoccupato, poi spaventato. 
-Che significa? Quanto terribil--Non fece in tempo a terminare la frase che un violento terremoto percosse tutta la casa.  



Tana del disagio 

Eh sì, io pubblico a quest'ora *si ripara con lo scudo di Capitan America per non essere colpita da tuberi volanti non identificati (ci arrivate da soli XD)*
Mi giustifico dicendo che non riesco a dormire se non scrivo le idee che mi passano per la testa, poi me le sogno la notte .-.
Vi lascio con la suspense (ma quale?), shiao!

Alexiochan 

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Capitolo 7
*** La Verità ***


Il terremoto che colpì Inazuma City quel giorno fu uno dei piú disastrosi della storia. Kirino e Kariya si strinsero l'uno all'altro chiudendo gli occhi e attendendo che la casa crollasse loro addosso. Avrebbero voluto correre sotto un tavolo o una nicchia che li riparasse, ma quando la terra trema sotto i piedi con quella violenza muoversi diventa impossibile, al contrario di quello che si vede nei film. Perciò rimasero lì sul divano, stretti in un abbraccio che sapeva di paura e morte imminente. Ma la scossa passò in fretta e i due ragazzi si ritrovarono sani e salvi. Nessuno dei due osò dire niente, si stringevano convulsamente con le lacrime che scendevano silenziose dai loro occhi, i loro battiti non accennavano a calmarsi. 
-Stai bene?- domandò Kirino dopo interminabili minuti, la voce un mormorio roco. Kariya non riuscì a rispondere, la sensazione che quello era solo l'inizio si stava facendo strada nella sua mente e lo disinibiva completamente. 
-Kariya...come sapevi che sarebbe successo?-
Kirino non ce la faceva piú. Era terrorizzato, ma non per il terremoto, bensì per il macabro avviso che gli aveva dato il turchese. Voleva proteggerlo, ma da cosa? Come aveva potuto prevedere un terremoto così forte se nemmeno con le tecnologie moderne non si riesce? Voleva delle risposte, subito. Kariya taceva, si era irrigidito visibilmente e non accennava ad aprir bocca. 
-Kariya, dimmelo. Lo devo sapere.- 
Scostò il corpo minuto del più piccolo da sè per poterlo guardare in faccia, bloccandolo con le mani sulle spalle. 
-Ti prometto che accetterò tutto quello che hai da dirmi. Non smetterò di amarti, hai capito?- 
Kariya puntò i suoi occhi ambrati su quelli azzurri del rosa con una serietà che fece tentennare il piú grande. 
-Non posso dirtelo.-
Kirino ringhiò infuriato.
-Adesso basta con questa storia! Mi è andata bene una volta, ma ora non più. Non posso continuare a fingere che non sia successo niente, Kariya! Hai previsto l'arrivo di un terremoto e non è una cosa normale.- 
-Non ho previsto l'arrivo di un terremoto, ti sembro uno sciamano?! Ho solo avuto un brutto presentimento...-
-Kariya Masaki.- 
Il minore si costrinse ad alzare lo sguardo appannato su Kirino. 
-Cosa c'è?- chiese con voce rotta, l'orgoglio gli impediva di liberare le lacrime dalle ciglia. Si stupì molto, però, quando vide che il rosa non si stava trattenendo e aveva già le guance rigate. 
-Mi stai spaventando. Kariya, ti prego. Ti prego, dimmelo.- 
Kariya rimase ancora piú senza parole di quanto non fosse già prima, Kirino lo stava supplicando? Era spaventato per lui fino a quel punto? Adesso si sentiva in colpa, magnifico. Si sporse verso di lui e lo abbracciò, carezzandogli delicatamente la schiena mentre la sua spalla si bagnava spiacevolmente di lacrime. 
-Ti dirò tutto, ma non qui.- decise il turchese, alzandosi in piedi e porgendo una mano a Kirino. 
-Andiamo a casa mia, vecchia e perversa mammina piagnona.-

Seduti attorno al tavolo della cucina, Hiroto, Midorikawa, Kairya e Kirino sorseggiavano con mano tremante la loro tazza di tè verde. Hiroto era terribilmente in ansia per il figlio che non rispondeva al telefono nonostante tutti i suoi tentativi di rintracciarlo. Quando poi lo vide davanti alla porta di casa  sano e salvo il suo cuore perse almeno un battito. Kirino, invece, aveva la madre in Francia per una delle sua sfilate. Il padre stava partecipando ad un colloquio di lavoro a Osaka e non sarebbe tornato prima di sera, considerando anche il traffico dovuto al sisma. E mentre Kirino parlava al cellulare con i suoi genitori, Kariya raccontò ai suoi padri del suo presentimento. 
-Hiroto, Mido.- i due coniugi lo guardarono indecifrabili. 
-Dirò la verità a Kirino.-
Midorikawa spalancò la bocca come per dire qualcosa ma decise di zittirsi. Hiroto aveva gli occhi sgranati e fissava il figlio come se fosse improvvisamente un alieno. Nel frattempo, Kirino aveva riattaccato la telefonata e li guardava sentendosi stranamente a disagio. Ma lui doveva sapere, questo era certo. 
-Molto bene. Kirinokun, preparati perchè la verità a volte è spaventosa e terribile.- disse il pistacchietto, guardando il figlio eloquentemente.
-Le domande alla fine, non mi interrompere, per favore.- disse guardando il rosa come ad assicurarsi che fosse d'accordo. Quest'ultimo annuì e Kariya cominciò. 
-Non ci girerò attorno perché non serve. Io vedo i morti, Ran.- 
Kirino impallidì ma non lo interruppe come promesso. 
-Sin da quando ne ho memoria, è sempre stato così. I miei genitori mi hanno portato da alcuni psichiatri e dottori ma la mia non è una patologia.- il turchese prese un respiro tremante prima di continuare.
-I primi tempi era difficile per me tenere gli occhi aperti senza dare di matto, non li vedeva nessuno tranne me; per un bambino è terribile, specie quando ti dicono che sono solo amici immaginari.- 
Hiroto chinò il capo sentendosi colpevole nonostante lui non poteva saperlo ai quei tempi. 
-Poi abbiamo incontrato una medium e ci ha spiegato che il mio è il dono della verità, i miei occhi riescono a vedere oltre il velo della menzogna e via dicendo. Ovviamente non le credemmo subito, ma quando riuscii a mettermi in contatto con uno di loro, un Esterno...- Kariya rabbrividì e strinse i lembi della felpa tra le mani da sotto il tavolo, non gli piaceva ricordare quelle cose. 
-Diciamo che ho...che abbiamo dovuto accettare questo e andare avanti. Di solito li incontro quando viaggiamo in autostrada, morti in incidenti d'auto. Ma ieri ne ho vista una al campo.- si morse il labbro notando che Kirino aveva cominciato a tremare, anche se si sforzava di non darlo a vedere.
-Dopo dieci minuti dalla loro morte gli Esterni dimenticano la loro identità e la loro vita di prima, così si limitano a girovagare nei pressi del luogo dove è terminata la loro esistenza terrena come anime in pena.- si interruppe quando Midorikawa poggiò la mano sulla spalla del rosa in un gesto paterno. Kirino gli rivolse uno sguardo pieno di gratitudine, tornando ad ascoltare ciò che aveva da dire Kariya. 
-Non sappiamo perchè lo facciano o perchè non muoiono e basta. Alcuni di loro hanno bisogno di essere accompagnati verso la loro prossima vita, tutto qui.- sospirò pesantemente e attese la reazione del suo senpai. 
-È...È agghiacciante.- disse Kirino, alzandosi in piedi e avvicinandosi a Kariya.
-Sei stato un grandissimo idiota a non dirmi subito come stavano le cose, non mi tieni al sicuro nascondendomi una cosa simile.- disse tradendo la sua rabbia per essere stato tenuto allo scuro di tutto. Poi si aprì in un piccolo sorriso e lo spettinò come faceva spesso per farlo arrabbiare. Infatti il turchese sbuffò contrariato ma non disse niente.
-Credo proprio di poterti fare da mammina anche con qualche oscura presenza in questo mondo. Come funziona questo potere?- 



Tana del disagio

Shiao! Finalmente Kirino ha scoperto tutto :)
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, a presto!

Alexiochan 

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Capitolo 8
*** Lutto ***


-Masaki...Masaki...Masaki!-
-Oh mio Dio, cosa?!- sbottò seccato il turchese, guardando male il povero Hiroto che cercava invano di parlare con lui da una buona quindicina di minuti.
-Ti stavo dicendo che oggi pomeriggio io e Ryuuji dobbiamo andare in ufficio perchè ieri abbiamo saltato il turno a causa del terremoto e abbiamo del lavoro arretrato. Oggi la scuola è chiusa, perciò rimarrai a casa con gli zii Nagumo e Suzuno, capito?-
Kariya annuì senza metterci troppo entusiasmo, non aveva chiuso occhio quella notte ed era facilmente irascibile...beh, piú del solito. Proprio in quel momento suonò il campanello e Hiroto si alzò per andare ad aprire borbottando un "alla buonora". 
-Masaki.- 
La voce dolce e calda che lo stava chiamando non poteva che appartenere a Midorikawa, vestito con il suo lupetto rosso e la giacca bianca come quando andava a qualche riunione importante. Kariya alzò lo sguardo su di lui e si lasciò coccolare un pò prima che il pistacchietto dovesse uscire per raggiungere Hiroto in macchina.
-Wow, hai una pessima cera, ragazzo mio. Ti ha tenuto sveglio quel Kirino senpai?- domandò Nagumo con un sorrisino malizioso.  Il marito, Suzuno, gli rivolse un'occhiataccia, poi si accomodò sul tappeto accanto al nipote. 
-Brutto sogno?- domandò senza girarci attorno. Kariya sussultò leggermente a quella domanda, possibile che suo zio sapesse? No, assolutamente no. Aveva delle occhiaie mostruose e Suzuno era un tipo intelligente, doveva semplicemente aver fatto due piú due. Si limitò ad annuire. 
-Perchè avete comprato un divano se tanto state sul tappeto?- chiese il rosso, sedendosi accanto al quattordicenne in modo che Kariya stesse in mezzo a loro due. 
-Non so...avevo voglia del tappeto...- borbottò a mezza voce quest'ultimo, giocando distrattamente con le frange. 
-Mi sembri parecchio giú di corda. Vuoi parlarne?- gli chiese l'albino, portandosi le ginocchia al petto e stringendosele con le braccia, gli occhi color ghiaccio puntati su quelli ambrati del nipote. Kariya scosse la testa, non poteva mettere in pericolo anche i suoi zii e poi non lo avrebbe aiutato affatto raccontare.
-Come preferisci. Sai che noi ci siamo e ci saremo sempre.- 
Nagumo mise un braccio attorno al collo del turchese e gli lasciò un piccolo bacio sulla fronte.
-Assomigli incredibilmente a tuo nonno quando fai così, sai?-
Kariya stava per divincolarsi peggio di un gatto mestruato, ma si bloccò mentre l'immagine di suo nonno, Seijirou Kira, gli riaffiorava in mente. Scattò in piedi e si guardò attorno come se cercasse qualcosa con evidente affanno. 
-Masaki?- 
Nagumo lo osservava con espressione stranita e confusa, aveva detto qualcosa di sbagliato?
-Il nonno!- esclamò Kariya, prendendo lo zio per il colletto e scrollandolo. -Dovete portarmi dal nonno! Subito!-
-M-Masaki, calmati...- provò a tranquillizzarlo il rosso, sinceramente preoccupato per la reazione del nipote. Kariya sbuffò e si piazzò davanti Suzuno.
-Per favore, portatemi subito dal nonno.- 
Pronunciò quelle parole così seriamente che l'albino rimase di sasso. Lo squadrò qualche istante, poi si alzò e andò a recuperare le sue scarpe e la sua giacca, il tutto sotto lo sguardo perplesso e attonito di Nagumo.
-Mettiti un cappotto pesante, oggi c'è freddo.- 

Kariya non aspettò nemmeno che la macchina si fermasse completamente prima di lanciarsi verso la piccola casetta di campagna in cui viveva Seijirou Kira da quando era stato rilasciato al termine della sua pena. Lo vide girato di schiena nel bel mezzo del campo di girasoli che costituiva il giardino.
-Nonno!- lo chiamò, sentendosi sollevato nel trovarlo lì. L'uomo si voltò e gli sorrise pacifico come al solito. 
-Scusami se sono venuto così di punto in bianco...pensavo...- aveva avuto un brutto presentimento, ecco tutto. Ma si era sbagliato e non poteva che gioirne. Seijirou gli venne incontro e fece il gesto di accarezzargli una guancia. Ma la mano passò attraverso la pelle del turchese come fosse aria. A Kariya sembrò improvvisamente che la terra sotto i suoi piedi si fosse aperta in una voragine e l'avesse inghiottito. 
-N-Nonno...?- 
L'uomo gli sorrise e mosse le labbra per dire qualcosa ma non uscì un suono dalle sue labbra. Kariya avrebbe potuto leggere il labiale se solo non avesse avuto gli occhi completamente allagati di lacrime. Seijirou rinunciò a toccare il nipote, limitandosi a sorridere per fargli capire che andava tutto bene. 
-Ma tu...come?- 
Dal suo petto proruppe un singhiozzo, adesso come l'avrebbe detto a Hiroto? Con quale coraggio li avrebbe resi partecipi di questo lutto? L'anziano soffiò sul suo viso per scompigliargli affettuosamente i capelli; poi, senza smettere di sorridere un solo istante, svanì in un turbinio di petali di girasole. Kariya rimase lì per un tempo imprecisato, il sole del tardo pomeriggio sembrava morire all'orizzonte mentre risplendeva come il sorriso di Seijirou Kira. Sentì dei passi silenziosi dietro di lui prima che due paia di braccia lo stringessero ai due proprietari in cerca di conforto. Nel vento ancora volavano dei petali di girasole. 



Tana del disagio

*si soffia il naso per l'ennesima volta* scusate se l'ho fatto morire, io non volevo ma i miei pollici non erano d'accordo e hanno fatto tutto da soli :'(
Spero vi sia piaciuto comunque,

Alexiochan  

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Capitolo 9
*** Ho Bisogno Di Te ***


Il campanello di casa suonò e Midorikawa andò ad aprire. Accennò un piccolo sorriso triste quando riconobbe la figura atletica e slanciata di Kirino. 
-Buongiorno signor Kira. Volevo porgerti le mie piú profonde condoglianze per ciò che è successo.- disse sinceramente, guardando dispiaciuto il pistacchietto. Gli avevano ripetuto un sacco di volte, Midorikawa e Hiroto, di dar loro del "tu" e lui si era dovuto allenare duramente per riuscirci. Midorikawa annuì lentamente e allargò un pò di piú il suo sorriso. 
-Masaki ha bisogno di te.- disse piano, in modo che solo il rosa potesse sentirlo. Kirino annuì e si diresse dove già sapeva di trovare la sua piccola peste. Bussò con le nocche sulla porta di legno della camera. 
-Hiroto, sei tu?- 
-No, sono Kirino. Posso...posso entrare?-
La porta si aprì e rivelò la figura esile e minuta di un Kariya ancora con il pigiama addosso, stretto in un maglione scarlatto troppo grande per lui. 
-Chi non muore si rivede.- commentò quest'ultimo senza nascondere il proprio astio nei suoi confronti. Kirino sospirò.
-Credevo aveste bisogno di un po' di intimità familiare dopo quello che è successo.- 
-Non ti è passato per la testa che avessi bisogno anche di te?-
-È per questo che sono qui.- 
Kirino non gli diede tempo per replicare, fece un passo avanti e lo avvicinò a sè. Kariya adorava quel suo modo di abbracciare, lo stringeva delicatamente, come se fosse un tesoro prezioso. E ogni volta che provava ad allontanarsi, la presa diventava piú stretta e possessiva. Si sentiva amato ed importante, tutto qui. Come accidenti riuscisse a fargli provare tutte quelle sensazioni con un abbraccio rimaneva un mistero. Ma appunto questo lo...spaventava.
-Ohi, non stringermi così, mica sono un peluche.- provò a ribellarsi, invano. 
-Lo so che non sei un peluche, peste.- 
Kariya sospirò con esasperazione, rassegnandosi all'idea che il rosa non lo avrebbe liberato tanto presto dalle sue braccia. Kirino lo sollevò in braccio, ignorando i suoi fantasiosi insulti e borbottii di disapprovazione, sedendosi sul letto con il turchese in braccio. 
-Beh, contento?- gli chiese il minore, imbronciato. 
-Non ancora.- 
Kirino si sporse fino a far combaciare le loro labbra in un bacio casto, carezzando con i polpastrelli le guance improvvisamente rosse del piú piccolo. Stavolta Kariya non si oppose, chiuse gli occhi ed assaporò la vicinanza con il ragazzo che, nonostante non l'avrebbe mai ammesso, amava perdutamente. Certo, lo odiava ancora, eh. Era pur sempre uno stupido senpai, già. 
-Ti amo.- mormorò Kirino, accogliendolo tra le braccia e lasciando che si accoccolasse contro di lui. Cominciò ad accarezzargli i capelli sbarazzini, rassicurandolo con dei piccoli baci sulla nuca e sulle tempie. 
-Sai? Per un attimo ho pensato che fosse vivo.- sussurrò flebilmente Kariya dopo che si fu sentito pronto a parlare. Kirino, che fino ad allora aveva rispettato il suo silenzio, appoggiò una guancia sulla sua testa e chiuse gli occhi. 
-Di solito me ne accorgo subito perchè gocciolano o hanno i vestiti insanguinati o...peggio. Ma lui no, sembrava così dannatamente vivo.- continuò, rassicurato che il rosa stesse ascoltando. 
-Credo se ne fosse andato da poco e in modo tranquillo perchè mi ha riconosciuto e il suo tocco non era doloroso.- si interruppe qualche secondo.
-Pensi...pensi che avrei potuto evitarlo?-
-In che modo avresti potuto evitarlo, Ki?- 
Kariya sorvolò su quello stupido soprannome, non era dell'umore di protestare piú di tanto. 
-Non lo so, magari non era troppo tardi.- sospirò poggiando la fronte sulla spalla di Kirino. 
-Immagino non sarebbe stato giusto nei suoi confronti.- 
Kariya si staccò dal rosa quel che bastava a guardarlo in viso, l'espressione confusa.
-Uccidere è un crimine orribile, ma costringere una persona a vivere nonostante il suo tempo su questo mondo sia finito lo è altrettanto.- spiegò Kirino mentre carezzava il viso sorpreso del turchese. 
-Ma se volessi ridare la vita ad una persona che è stata uccisa?- insisté, arrendersi equivaleva ad accettare la propria inutilità. 
-Nessuno può farlo, Ki.-
Kariya abbassò il capo, sconfortato. 
-L'uomo sa solo uccidere, vero? Anche questo non è giusto.- disse piano. Kirino affondò il viso nell'incavo del suo collo, inspirando profondamente il profumo del turchese. 
-All'uomo non interessa ciò che è giusto o sbagliato, si preoccupa solo di scegliere la strada che porta a meno dolore.- 



Tana del disagio 

Shiao a tutti! :3
Questo capitolo dovrebbe essere un ibrido tra il fluff e l'introspettivo (ma che diavolo...?), penso che se la meritassero un pò di pace questi due pupotti. Scrivetemi un commento inoinoino se ne avete voglia, non ho altro da aggiungere, 

Alexiochan :)

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Capitolo 10
*** L'Oscurità Del Sonno ***


-Kirino, sei proprio uno stupido senpai! Ti ho chiamato almeno sette volte e io lo so che il telefono te lo porti pure in bagno!- disse stizzito al rosa mentre gli andava incontro. Lui gli dava le spalle, probabilmente offeso. 
-Mammina, non dirmi che ti arrabbi se alzo la voce?- lo stuzzicò il turchese, alzando gli occhi al cielo con sarcasmo. 
-Terra chiama Barbie, Terra chiama Barbie. Mi ricevi?- 
Finalmente Kirino si voltò, ma quando lo fece si poteva notare chiaramente che aveva il viso rigato di lacrime ed espressione confusa, triste. 
-Ran?- provò a chiamarlo, iniziando a preoccuparsi. Kirino mosse le labbra ma dalla sua gola non uscì un suono. Fu allora che il cuore del turchese perse un battito, fu allora che notò lo squarcio sul suo addome, fu allora che gli crollò il mondo addosso. 
-Ran! Ran! No, no...ti prego!- la paura e il dolore sordo che lo aggredirono non avevano precedenti. Provò a toccarlo ma ci passò attraverso, allora singhiozzò disperato, portandosi le mani ai capelli. E in quel momento arrivarono anche gli altri ragazzi della Raimon, tutti completamente coperti di sangue. La terra tremò mentre loro si avvicinavano sempre di piú. Kariya non riusciva a muoversi, le sue gambe erano incollate al pavimento per la forte scossa e per la paura che gli attanagliava le viscere. Kirino gli si avvicinò e tutti gli Esterni sfiorarono con le loro mani prive di vita il suo viso, soffocandolo con il dolore della morte.

Kariya gridò disperato, incapace di liberarsi dall'ennesimo incubo che lo imprigionava nell'oscurità del suo sonno. Spalancò gli occhi e scattò seduto proprio quando due braccia forti e tremanti lo strinsero. Il turchese affondò il viso nel petto di Kirino, lasciandosi coccolare e rassicurare.
-Shhh, va tutto bene...- mormorò quest'ultimo, accarezzandolo sul viso e sulla testa. Kariya poggiò l'orecchio sul petto del rosa, sentendosi terribilmente sollevato nel poter ascoltare quel battito cardiaco che sapeva di vita. 
Proprio in quel momento Midorikawa e Hiroto entrarono nella stanza, trovandoli abbracciati. Il pistacchietto si abbandonò ad un sorriso intenerito, nascondendo il viso sulla spalla del marito, i capelli sciolti che ricadevano sulla schiena come una tenda di seta. Hiroto mise da parte la gelosia paterna che spesso lo assaliva quando vedeva il suo bambino in compagnia di altre persone e sospirò sollevato. 
-Non preoccupatevi, ci penso io.- disse Kirino, un piccolo sorriso carico di amore campeggiava sul suo viso. 
-È in buone mani.- commentò Midorikawa, facendo una lieve carezza sul volto di entrambi i ragazzi prima di abbandonare quella stanza. Hiroto lasciò un bacio sulla tempia di Kariya, che nel frattempo si era riaddormentato, e raggiunse il pistacchietto. 
-Sono qui. Buonanotte, piccola peste.- sussurrò Kirino, abbracciando il turchese e sprofondando anch'esso nel sonno, stando sempre vigile nel caso Kariya avesse avuto un altro incubo. 

Seijirou Kira pareva aspettarlo, in piedi e con il viso rivolto verso il campo di girasoli. Kariya mosse qualche passo verso di lui, esitante. 
-Ciao Masaki.- lo salutò l'anziano con un sorriso rilassato. Lo aveva sempre infastidito quel suo modo di fare così pacato, gli dava l'idea di un uomo superficiale a cui non importava niente degli altri. Adesso, peró, provava solo nostalgia di quel sorriso. 
-È un sogno, vero?- 
-Beh, io sono morto, non potrebbe essere altrimenti.-
-Quindi sei opera della mia mente?- 
-No. Vedi, le persone non muoiono mai veramente. Se c'è qualcuno che le ricorda una parte di loro rimarrà sempre viva.-
-Ma tu non sei vivo.- osservò con amarezza il quattordicenne. 
-Già. Ma non sono nemmeno morto.-
-Tutto ciò mi confonde.- disse Kariya con un'espressione stranita, il naso arricciato come quando qualcosa non gli quadra per niente. Seijirou rise e annuì. 
-Hai ragione. Non è facile da capire.- 
Kariya lasciò vagare lo sguardo attorno a sè, le mani nelle tasche della felpa. Era una calda giornata di ottobre, eppure soffiava un venticello fresco che lo fece rabbrividire di freddo. 
-Siamo a casa tua?-
-Sì.- 
-Perchè?- 
-Mi piace, è un bel posto.-
-No, intendevo perchè mi hai portato qui.-
-Sei tu che mi ci hai portato.-
-Non è vero.- rispose Kariya, una parte di lui voleva discutere con il nonno come quando era piccolo, anche se Seijirou non si arrabbiava mai, limitandosi a sorridergli in quel modo snervante. Sentì nuovamente le lacrime pungergli gli occhi. L'anziano gli carezzò il viso e stavolta riuscì a toccarlo, asciugandogli una lacrima ribelle con il pollice. 
-Mi manchi, nonno.- 
-Anche tu. Piú di quanto immagini.- 
-Non ti dimenticherai di me, vero?- 
-Come potrei? Se io vivo nel tuo cuore, il mio batte per te e la nostra famiglia.- 
-Quindi non è vero che i morti dimenticano.- 
-No, purtroppo i morti non ricordano piú la loro vita, le persone che hanno amato e da cui sono state amate.- 
-Ma è così ingiusto! Così...così triste.- balbettò Kariya, abbracciando l'uomo anziano davanti a sè. Seijirou ricambiò la stretta del nipote, assaporando quell'ultimo momento insieme.
-C'è una parte di loro che vive ancora, te l'ho detto. E quella piccola parte del loro spirito ricorda tutto perfettamente. Non potrei mai dimenticare quanto ho amato te, Hiroto, Ryuuji, Fuusuke, Haruya e tutti gli altri. Né quanto continui ad amarvi.-
-Noi non ci rivedremo piú, non è così?- 
-Un giorno.- 
Seijirou si allontanò dal nipote di qualche passo, abbastanza per poterlo vedere nel viso rigato di lacrime. 
-Fino ad allora, non scordarti mai che io veglio su di voi, sempre. Ti voglio bene Masaki, salutami tanto i tuoi genitori.- disse prima che tutto sparisse e Kariya aprisse gli occhi. Era una calda giornata di ottobre, fuori si sentiva il soffiare del vento e i raggi del sole penetravano dalla persiana chiusa della finestra. Kariya sentiva chiaramente il corpo di Kirino accanto a lui, ancora addormentato. Un solo pensiero frullava nella sua mente in quel momento: "Stai tranquillo, nonno. Puoi considerarlo già fatto."


Tana del disagio

Ehilà, shiao a tutti! 
Questo capitolo lo vorrei dedicare ad una persona molto buona e simpatica che ho conosciuto da neanche una settimana ma che mi è già entrata nel cuore: RLEinStein. Due capitoli fa l'ho rattristata, ricordandole il nonno che purtroppo ha perso dieci anni fa e a cui voleva molto bene. Spero di averle tirato un pò su il morale. Chiaramente questo capitolo è dedicato anche a tutti i lettori che hanno perso il nonno o un'altra persona a loro cara. 
Ne approfitto per ringraziarvi tutti del supporto, un abbraccio stritolante. 

                           Alexiochan  

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Capitolo 11
*** Circe ***


-Masaki, hai visite!- gli urlò Hiroto dal piano di sotto.
-Di nuovo?!- chiese scocciato il turchese. Da quando suo nonno era morto tutti i suoi amici della Raimon erano venuti a trovarlo, convinti di consolarlo. Aveva toccato il fondo quando anche la sua professoressa di inglese aveva deciso di passare a casa sua per fargli una visita e porgergli le sue più sentite condoglianze. 
-Non essere maleducato e scendi giù!- ordinò il rosso, esasperato. Kariya sbuffò sonoramente e scese le scale per raggiungere il salone. 
-Chi cavolo romp-- si bloccò quando davanti a sè vide la figura imponente di Circe, la medium che lo aveva aiutato quando era piú piccolo. 
-Ciao Masaki, è passato tanto tempo, ne?- sorrise la donna. Era sempre stata una tipa stravagante: vestita con una grande tunica beige dalle rifiniture viola e arancioni, i capelli blu scuro e riccioli tenuti lontani dal viso da una fascia rossa, ai piedi un paio di infradito marrone cedro. E chiaramente anche il suo nome d'arte che si ricollegava all'Odissea.  Gli aveva spiegato che la vera dea della magia secondo i greci era Ecate, ma non era molto famosa nel mondo odierno, così aveva scelto il nome della maga.  
Kariya la squadrò attentamente qualche secondo.
-Che cosa ci fai qui?- 
-Qualche giorno fa è venuta a trovarmi una ragazza, un'Esterna per la precisione, dicendomi che un ragazzino con i capelli azzurrini l'aveva indirizzata da me.- Circe fece una piccola pausa, guardando il quattordicenne con espressione non più giocosa ma seria. 
-Kariya, tu hai visto tuo nonno dopo che è morto, vero?-
-Sì. L'ho anche sognato due notti fa, Hiroto e Mido lo sanno già. Perchè?- si era sforzato di mantenere un tono cordiale ma senza grandi risultati. La ferita che gli aveva provocato questo lutto era ancora aperta e faceva male anche se solamente sfiorata. 
-Kariya, il tuo dono sta crescendo con te. Devi imparare a gestirlo se non vuoi esserne sopraffatto.- 
-Che intendi con sopraffatto?- la paura malcelata nelle parole del ragazzino. 
-Intendo che potresti ridurti ad essere un Esterno anche tu, con la sola differenza che non sarai tu a dimenticare della tua esistenza, ma gli altri.- 
Hiroto sgranò gli occhi, affiancando il figlio in due falcate.
-Stai scherzando, vero?- 
-Non avrei motivo di scherzare su questo. Ho intrapreso un viaggio molto lungo e faticoso per venire fin qui, il mio portafogli sanguina con tutte le spese che ha dovuto subire. Tuo figlio è in pericolo, che ti piaccia o no.- 
Hiroto serrò la mandibola rinunciando a controbattere. Circe aveva ragione, come sempre del resto. 
-Cosa possiamo fare?- 
-Tanto esercizio. È ora di affrontare le tue doti di petto.- disse la donna, volgendo lo sguardo al ragazzino. Kariya deglutì, per niente pronto a quello che stava per accadere. 

-Aspetta, aspetta, aspetta. Fammi capire: si è presentata la medium che hai conosciuto quando eri piccolo a casa tua per "addestrarti"?- la voce di Kirino risultava incredula dall'altra parte del telefono. 
-Tecnicamente sì.- rispose Kariya, il telefono bloccato tra la spalla e la guancia mentre scribacchiava qualcosa sul suo taccuino. 
-Non mi convince.-
Il turchese si accigliò.
-Che intendi?-
-Intendo che non mi convince quella donna. Non avrebbe senso compiere un viaggio così lungo ed economicamente svantaggioso, che tra parentesi lo stipendio di una medium non è poi così soddisfacente, solo per aiutare un ragazzino che hai visto solo una volta. Ragionaci. Se fosse Santa Teresa lo capirei, ma stiamo parlando di una tizia che si fa chiamare Circe.-
-Senti, lo ammetto che è strana forte, ma non è una persona cattiva. Probabilmente si sará sentita responsabile perchè abbiamo lo stesso dono o qualcosa del genere. Non fare la mammina apprensiva.-
-Gne gne.- rispose Kirino, leggermente offeso.
-Ma quanto siamo maturi qui, Miss Fragoletta.-
-Da che pulpito.- 
Kariya fece una linguaccia anche se il rosa non poteva vederlo. 
-Quando inizierai ad allenarti?-
-Adesso, ha detto che non c'è tempo da perdere.- 



Tana del disagio

E adesso posso dire che finalmente inizierà la vera avventura :)
Non aggiungo altro, al prossimo capitolo!

Alexiochan 

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Capitolo 12
*** Comincia L'Addestramento ***


Kariya era al centro del suo salotto, ridotto ad una sottospecie di ritrovo per sette sataniche grazie all'intervento di Circe. Niente tappeto, luci spente, mobili ammassati alle pareti e candele disposte in cerchio che colavano cera nel parquet. Il solo pensiero della faccia di Midorikawa quando l'aveva scoperto lo faceva ridacchiare. 
-Bene, Masaki. Adesso entra nel cerchio e resta calmo, intesi?- 
Kariya annuì, prendendo un profondo respiro prima di posizionarsi dove gli aveva indicato la medium. 
-Ora chiudi gli occhi e concentrati. Cosa senti?- 
Kariya obbedì nuovamente e chiuse gli occhi, utilizzando gli altri sensi per percepire ciò che accadeva attorno a lui. 
-Non sento niente.-
-Devi concentrarti, baka!- 
Il turchese si astenne dal fare qualche controproducente commento. Non avvertiva assolutamente niente di anormale, vedeva buio e sentiva i rumori delle macchine che passavano fuori casa. Stava per sbuffare scocciato e ripetere ciò che aveva detto prima, quando gli sembrò che uno spillo trapassasse il suo cervello. Fece una smorfia sofferente ma non aprì gli occhi. Si concentrò su quella sensazione, esplorando nei meandri della sua mente per trovarne l'origine. Poi vide un motoscafo fermo in mezzo al mare, dei ragazzi che nuotavano lì attorno, schizzando d'acqua le fidanzate che si prendevano il sole sul parapetto. Sorrise provando la stessa allegria dei presenti, gli parve addirittura di sentire il calore del sole su di sè e la freschezza dell'acqua salata. Una delle fidanzate, furibonda, andò nella cabina di pilotaggio e accese il motore per spostarsi, come controdispetto. Non aveva calcolato che le pale del motore avrebbero creato una turbina, risucchiando i ragazzi in mare per tagliarli a fettine. Kariya urlò di dolore, cadendo in ginocchio e portandosi le mani sul viso, sentendo la sua pelle lacerarsi e smembrarsi, un dolore terribile lo avvolgeva. Il suo corpo si contrasse in forti spasmi prima di accasciarsi a terra come morto. Non sentì nemmeno le voci terrorizzate di Midorikawa e Hiroto che lo chiamavano, né le braccia di Circe che lo sollevava in braccio, parlando concitatamente. 

Quando riprese conoscenza, Kariya era disteso nel suo letto. La prima cosa che vide fu il soffitto bianco panna della sua camera, poi entrò nella visuale la chioma rossa di Hiroto.
-Masaki...ehi...- la voce gli tremava e aveva gli occhi molto lucidi, era ovvio che stesse trattenendo le lacrime. 
-Papà?- lo chiamò con aria preoccupata, allungando una mano verso il viso dell'uomo. Hiroto gli prese la mano tra le sue e la strinse delicatamente come se temesse di fargli male. 
-Come ti senti?-
-Come se fossi appena uscito da un frullatore gigante.- rispose il turchese, marcando il suo solito sarcasmo per non far preoccupare ulteriormente il padre. Hiroto accennò un minuscolo sorriso, una lacrima gli scivolò lungo la guancia mentre posava un bacio sulla fronte  del turchese.
-Papà, guarda che adesso sto bene.- mormorò Kariya mentre gli asciugava la guancia umida con una carezza. 
-Lo so, sei un ragazzino forte. Ma noi non lo siamo, non quando si tratta di te.- gli rispose il rosso, baciando il palmo della mano che lo stava carezzando. Kariya non sopportava quando le persone si preoccupavano e stavano male per lui, specialmente se erano persone a cui teneva.
-Dov'è Mido?- tentò di sviare il discorso. 
-Ha vomitato.- rispose schiettamente Hiroto. A Kariya si contrasse fastidiosamente lo stomaco. 
-Mi dispiace...- balbettò a bassavoce, distogliendo lo sguardo dagli occhi color giada del padre. 
-Non è colpa tua.- 
-Invece la è. Se non fosse per me e la mia "maledizione" a quest'ora voi non dovreste passare tutto questo! Vorrei essere una persona normale per voi, davvero.- disse sbattendo le palpebre piú volte per cacciare le lacrime che gli pungevano gli occhi. 
-Noi non vogliamo un figlio normale.- Hiroto gli fece una carezza sul viso. -C'è solo un bambino, anzi, un ragazzo che potremmo amare con tutto il nostro essere e sei tu.- 
Kariya chiuse gli occhi abbracciando il padre che si era sporto su di lui per non farlo alzare. 
-Non pensare più che non ti vogliamo per ciò che riesci a fare, va bene? Noi ti supporteremo sempre, non c'è niente che possa farci cambiare idea.- 
-Ti voglio bene.- sussurrò Kariya in modo che solo Hiroto lo sentisse. 
-Anche io, scricciolo.- 



Tana del disagio 

Shiao a tutti!
Secondo me ci stava una tenera scenetta familiare tra Hiroto e Kariya, fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti (ovviamente solo se ne avete voglia :3). 
Chiedo scusa se la parte iniziale vi è sembrata troppo "cruda", ma ho dovuto mettercela perchè mi hanno minacciata XD

Alexiochan 

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Capitolo 13
*** Ho Paura ***


Appena Hiroto aprì la porta, Kirino Ranmaru si fiondò verso la camera del proprio fidanzato. 
-Masaki!- la aprì senza tante cerimonie, trovando un Kariya abbastanza sorpreso di vederlo, tra le mani una matita e un quaderno. 
-Barbie?- domandò sorpreso quest'ultimo, sbattendo le palpebre un paio di volte, convinto di stare nuovamente dormendo. Kirino sospirò sollevato e lo andò ad abbracciare, lasciando il turchese ancora piú perplesso. 
-Fammi capire, hai dimenticato qualcosa?- domandò il minore con una nota di ironia. Kirino era venuto a trovarlo quasi un'ora dopo il suo svenimento, appena glielo aveva scritto per messaggio e se n'era andato a casa sua venti minuti fa. Adesso eccolo di nuovo qui, come se l'avesse colto un attacco di halzeimer precoce. In tutta risposta il rosa tirò fuori dalla tasca del giubbotto un ritaglio di giornale.
-Stavo tornando a casa; passando davanti all'edicola ho visto questo.- mormorò con un filo di voce, passandogli il foglietto. Kariya lanciò uno sguardo perplesso al quindicenne, poi si calò nella lettura. Era solo al titolo eppure il suo cuore aveva già saltato una manciata di battiti, il respiro si era fatto affannoso, la pelle evidentemente piú pallida, gli occhi sgranati e la sensazione di vuoto gli aveva attanagliato lo stomaco. 
-"Tragica giornata in motoscafo per i ragazzi dell'università".- lesse con un filo di voce. Doveva andare a vomitare, ne era certo. Difatti si alzò e corse nel bagno della sua camera. Kirino rimase qualche istante come paralizzato, poi sentì un conato abbastanza rumoroso e corse dal turchese, tenendogli la testa con una mano sulla fronte. 
-Mi dispiace...- balbettò sentendosi colpevole di quel malessere nel piú piccolo. 
-I-Io li ho visti...li ho visti in tempo reale...- ansimò Kariya, l'attacco di panico che andava scemando. 
-Non avresti potuto fare niente per salvarli, hai capito? Tu non sapevi quello che stava succedendo.- 
Kariya scosse debolmente la testa, erano morte quattro persone, dei ragazzi dell'Università. E lui aveva sentito tutto, la loro paura, il dolore, la sensazione di annegamento e la morte. Aveva visto l'acqua tingersi di rosso, aveva visto le proprie braccia staccarsi dal corpo. Gli sfuggì un singhiozzo. 
-Potevo avvisare qualcuno!-
-Chi?! Masaki, non sapevi nemmeno dove fosse la barca! Smettila di darti colpe che non hai! Ho sbagliato io a farti vedere quello stupido foglio di giornale.- 
-Non potevi tenermi all'oscuro di una cosa del genere!- 
-Tu l'hai fatto per quasi un anno!- 
-Ma io ti volevo proteggere!-
-E io pure!- 
Kariya tornò a concentrarsi sulla propria nausea, detestava quando Kirino aveva ragione ma controbattere era piú forte di lui. Non avrebbe voluto mentirgli su di sè per tutto quel tempo. La verità era che temeva la sua reazione, temeva di essere catalogato come "diverso, strano, pericoloso" dal rosa, così si giustificava da solo ripetendosi che era per proteggerlo mentre invece proteggeva solo se stesso. 
-Come posso non sentirmi in colpa, Ran? Se tu vedessi dei bulli che picchiano una persona non andresti a soccorrerla? Resteresti fermo a guardare?- mormorò flebilmente il turchese, la nausea era passata ma non trovava il coraggio di guardare Kirino negli occhi. 
-La faccenda è diversa, Ki. È come se io vedessi dei bulli che stanno picchiando una persona dalla TV: vorrei aiutarla ma non so dov'è né se sia già successo o sta accadendo in quel preciso istante.- disse pacatamente il rosa, sporgendosi per tirare lo sciacquone e successivamente prendendo in braccio il minore. Kariya non si ribellò, anzi, si strinse di piú a lui. 
-Se...se la prossima volta vedessi te?- lo chiese con una voce così tremante e carica di paura che per un attimo Kirino si paralizzò. 
-Non succederà, te lo prometto.-
-Non dovresti fare promesse che sai di non poter mantenere.- 
-Adesso non pensarci, okay? Io sono qui con te e sto bene.-
Kirino si sdraiò sul letto, il turchese ancora stretto tra le braccia. 
-Ora riposati, sei sfinito.-
-No, non voglio!- gridò Kariya, spalancando gli occhi e lottando per mettersi seduto. 
-Masaki, devi dormire! Hai delle occhiaie spaventose!- lo rimproverò il rosa, bloccandolo nel letto sotto di sè. Kariya lo guardò con i suoi occhi ambrati dal taglio felino e sembrava così terrorizzato...non l'aveva mai visto in quello stato. 
-Non voglio dormire, se dormo vedrò di nuovo altra gente che muore...per favore, Ran, lasciami.- 
Kirino sentì una fitta di dolore al cuore, solo ora comprendeva che la sua paura non era niente in confronto a quella del ragazzino sotto di lui. Sospirò e si chinò per lasciargli un bacio sul naso, rotolando di fianco a lui e stringendolo. 
-Se vedrai di nuovo qualcosa del genere io ti sveglierò, va bene? Questo lo posso promettere.- accennò un sorriso rassicurante. Kariya sembrò pensarci qualche istante, poi si accoccolò meglio con la testa sul suo petto e chiuse gli occhi senza dire niente. Kirino non dovette aspettare molto prima che il turchese si addormentasse. Fu allora che notò il quaderno da disegno e la matita gettati ai piedi del letto. Si sporse facendo attenzione a non svegliare il ragazzo addormentato e, con un pò di fatica, prese il quaderno, cominciando a sfogliarlo. Uno strano senso di inquietudine si impossessò di lui quando, pagina dopo pagina, scorse dei volti carichi di terrore premorte. Nelle prime pagine i disegni avevano uno stile piú infantile mentre più avanti erano talmente realistici da sembrare fotografie in bianco e nero. Lesse le date sulla cima dei fogli: il primo disegno era del 19/02/10. Kariya aveva solo otto anni quando cominciò a disegnare i mostri che tormentavano la sua vita. Due lacrime caddero sul quaderno e bagnarono la pagina, rendendo scura la carta. 
-Perchè?- sussurrò a nessuno in particolare, un perchè che si riferiva a molte cose. La risposta gli venne rivelata quando chiuse il quaderno e nella copertina vi trovò una grande scritta infantile a pennarello rosso: "Per Non Dimenticare". 



Tana del disagio

Io...non so cosa scrivere in questo angolino autrice e forse è meglio che non lo faccia.

Alexiochan 

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Capitolo 14
*** Io Vedo ***


-Concentrati, Masaki. Bravo, così!- lo incitava Circe. I suoi genitori e Kirino lo osservavano sempre durante gli allenamenti e non se n'erano perso nemmeno uno. Un motivo in piú per concentrarsi e non deluderli. Dopo la morte dei quattro studenti universitari non aveva piú voluto saperne di allenarsi dentro al cerchio di candele, così Circe aveva proposto qualcosa di piú calmo: stavano seduti al tavolo l'uno davanti all'altra, lei gli porgeva delle foto e lui doveva capire chi fosse la persona raffigurata, l'anno di morte e la causa. La medium gli mise davanti al viso una fotografia ingiallita dal tempo, raffigurante una coppia di anziani signori che sorridevano tenendosi per mano. Ormai non era piú difficile per lui, si era abituato a questo tipo di allenamento. 
-Miyuki e Satoshi Aoiyagi, morti rispettivamente a 76 e 79 anni per tubercolosi nel 1935.- rispose con aria tranquilla. Volse appena lo sguardo verso i suoi spettatori e gli sfuggì un sorriso divertito nel vedere l'espressione instupidita di Kirino. I suoi genitori, invece, lo guardavano con orgoglio, sorridendogli dolcemente. 
-Ottimo. Questa è piú difficile, pronto?- 
-Sissignora.- rispose Kariya, facendo anche il saluto militare con ironia. Hiroto ridacchiò, zittendosi subito dopo un'occhiataccia da parte della donna. Circe gli pose una foto a colori davanti al viso. Kariya la osservò attentamente, poi impallidì.
-N-Non può essere...come l'hai avuta?- balbettò visibilmente sconvolto. 
-Non è importante come l'ho avuta. Rispondi, su.-
-È la ragazza che ho visto agli allenamenti, ecco chi è!- sbottò Kariya, alzandosi di scatto dalla propria sedia e rovesciandola a terra. 
-Masaki, non devi lasciarti intimorire dal tuo passato, chiaro? Quella ragazza è una persona morta come tutti gli altri.-
-Per i suoi cari non è una morta come tanti!- 
-Non sono cose che riguardano te, ma la sua famiglia.-
-Ma come fai ad essere così fredda? Sembra che non te ne importi niente, eppure l'hai vista anche tu.- 
-Semplicemente non lascio che le emozioni mi distolgano dal mio lavoro.- 
Kariya sbuffò, per niente contento di avere a che fare con quella donna. Non importava cosa le avresti detto, Circe sapeva sempre come ribattere per zittirti. 
-Siediti, non abbiamo ancora finito.- 
Peccato che in quanto a testardaggine Kariya non era secondo a nessuno. 
-Decido io quando finire. Esco a fare una passeggiata.- sibilò, infilandosi velocemente gli scarponi e varcando la soglia di casa senza essersi ancora infilato completamente il giubbotto. Midorikawa stava per seguirlo, ma Kirino lo precedette.
-Lo riporto qui tra un paio d'ore.- disse accennando un sorriso rassicurante e nervoso al tempo stesso. Hiroto sospirò ma annuì,  dandogli il permesso. Il pistacchietto si rivolse alla medium quando anche Kirino fu uscito, richiudendosi la porta alle spalle. 
-Potresti evitare di essere così dura con lui. Non è affatto semplice per Masaki affrontare una cosa del genere.- la guardò con rimprovero, il suo bambino non si tocca. 
-Dovrà essere piú forte di così se vuole riuscire a convivere con il suo dono.- disse Circe con un leggero mormorio. La prova a cui Masaki stava andando in contro avrebbe segnato per sempre la sua vita, in positivo o in negativo. 

-Ki, aspetta!- gridò Kirino per farsi sentire mentre correva per raggiungerlo. 
-E piantala con questo soprannome stupido!-
-Preferisci Gumball?-
Kariya emise un ringhio d'esasperazione, facendo sorridere il rosa.
-Sei solo una stupida Bubble Gum troppo cresciuta.- brontolò mettendosi le mani in tasca.
-E tu un bambino frignone, ma si sa che la vita è ingiusta.- rispose Kirino, stringendosi nelle spalle con noncuranza. 
-Mi vuoi dire perché sei scappato così?- domandò poi, usando un tono di voce dolce come se avesse a che fare con il piccolo Masaki di otto anni che disegnava i suoi incubi. 
-Non sono scappato, ho semplicemente evitato di mandarla in quel posto.- 
-Oh, allora hai compiuto un gesto altruista, i miei complimenti.- Kirino finse di asciugarsi una lacrima. -Sono così commosso.-
Kariya gli pestò dolorosamente il piede, facendolo gemere sofferente. 
-Va bene, me la sono cercata.- convenne il rosa, zoppicando leggermente sul piede "ferito". Kariya annuì imbronciato anche se un sorriso carico di soddisfazione campeggiava sul suo viso. 
-Almeno mi puoi dire dove stiamo andando?- 
-Non lo so, sto solo camminand-- 
Kariya si bloccò improvvisamente, gli occhi sgranati mentre le immagini del sangue che formava una pozza rossa sul marciapiede lo accecavano. 
-Masaki, che succede?!- Kirino gli si parò davanti, prendendogli il viso tra le mani e guardandolo dritto negli occhi. Kariya lo guardò pieno di terrore. 
-Ran, un omicidio! Sta per accadere un omicidio!- 




Tana del disagio 

Deheheheh, adesso vi lascio con la suspense *scappa prima che la uccidano* 

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Capitolo 15
*** Nei Guai ***


Kirino sgranò gli occhi a quell'affermazione.
-Qui?!- chiese sentendo il proprio cuore battere impazzito persino nelle orecchie. Kariya annuì, paralizzato dalla paura cieca che lo aveva aggredito. Il rosa lo scrollò.
-Masaki, riprenditi! Chi?!- 
Kariya sbattè le palpebre un paio di volte prima di rispondere.
-Alla fermata dell'autobus, un signore con un cappello marrone...ha...ha una pistola!- balbettò visibilmente scosso. -Ran, ti prego. Non possiamo lasciare che uccida qualcuno.- aggiunse con voce rotta dall'agitazione. Kirino si voltò verso la stazione dell'autobus a pochi metri da loro ed effettivamente un uomo con un cappello marrone c'era. Si tolse la giacca e la diede al turchese. 
-Aspettami qua. Non ti muovere.- gli intimò con sguardo eloquente. Poi cominciò a correre verso il luogo destinato a diventare il sipario di un omicidio. 
-Ran, che cosa vuoi fare?!- gli urlò Kariya, sentiva che gli sarebbe venuto un infarto se il suo battito cardiaco non fosse rallentato in fretta. Nel frattempo l'uomo con il cappello marrone aveva infilato una mano nella tasca del proprio cappotto e il rosa poté scorgere un leggero bagliore, lo stesso che provoca il sole contro il metallo lucido. Kirino accellerò il passo e si buttò sulla schiena del futuro assassino prima che potesse estrarre la sua arma. L'uomo perse l'equilibrio per la sorpresa, facendo cadere la rivoltella sul marciapiede. Le persone attorno a loro cominciarono a scappare via urlando spaventate alla vista dell'arma da fuoco. L'uomo, furibondo, artigliò il ragazzo dietro di lui sulle spalle e lo ribaltò violentemente a terra. Kirino gemette di dolore ma non si lasciò sconfiggere così facilmente; con un movimento rapido delle gambe circondò il collo dell'aggressore e lo ribaltò avanti a sua volta, tenendolo bloccato a terra. L'uomo peró era molto piú forte e lo sbattè nuovamente sotto di lui, stringendo le mani sul collo del ragazzo. Kirino provò a divincolarsi, ma la presa ferrea dell'uomo con il cappello marrone si faceva sempre più soffocante ad ogni suo movimento. Credette di svenire, se non peggio, quando una spranga di ferro si abbatté con forza sulla testa del suo aggressore e lo fece cadere a terra stordito. Kirino tossì mettendosi seduto e portandosi una mano alla gola arrossata, lo sguardo piano di incredulità mentre la figura esile di Kariya si stagliava davanti a lui reggendo tra le mani un piede di porco. 
-Non c'è di che.- ansimò il turchese, aiutandolo a rimettersi in piedi. 
-Guarda che l'iniziativa è stata mia.- scherzò il rosa, poi entrambi scoppiarono a ridere per l'adrenalina che avevano ancora in circolo. 
-Abbiamo evitato un omicidio!- 
Kariya era raggiante, così Kirino se ne approfittò per rubargli un bacio come si deve. Un'auto della polizia si parcheggiò proprio davanti a loro e degli agenti li raggiunsero subito con aria trafelata. Kariya sospirò rilassato, adesso tutto stava andando per il verso giusto. I suoi pensieri felici vennero interrotti da un poliziotto che lo prese per le braccia tirandolo verso la volante. 
-Aspetta, che cosa?!- esclamò troppo sorpreso per pensare coerentemente. 
-Lasciateci, non siamo stati noi!- gridò Kirino divincolandosi furiosamente. 
-A noi hanno detto che un ragazzo dai capelli rosa ha aggredito un signore alla fermata dell'autobus in questa via e noi siamo venuti. A quanto vedo hai un complice.- rispose l'agente con aria quasi annoiata.
-Ma aveva una pistola! Guardate lì a terra!- urlò Kariya proprio quando veniva appoggiato di petto sul cofano dell'auto. Voltò il viso di lato e i suoi occhi si incrociarono con quelli di Kirino steso accanto a lui: erano in grossi guai. 



Tana del disagio

Beh, sono fregati 😳
Pubblicherò il prossimo capitolo piú tardi perchè mi sento troppo malvagia a lasciarvi nella suspense (che non c'è XD).

Alexiochan 

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Capitolo 16
*** Alibi ***


Midorikawa corse dentro alla stazione di polizia di Inazuma-Cho come un fulmine, per l'appunto. Ia segretaria dietro al bancone non fece nemmeno in tempo ad indicargli la strada che era già schizzato verso la sala d'interrogatorio dove erano tenuti i due ragazzi. Si affacciò dal vetro e tentò di chiamarli, ben consapevole che non potevano né sentirlo né vederlo. Hiroto lo raggiunse qualche istante dopo. 
-Siete i genitori di...?- domandò loro un agente che reggeva un modulo da compilare in una mano. 
-Kariya Masaki, quello con i capelli azzurri.- rispose il pistacchietto con voce affannata sia per la corsa che per l'agitazione. 
-Molto bene, dovrete attendere qui finché non finisce l'interrogatorio.- spiegò l'agente indicando due sedie accostate al muro. I due coniugi si scostarono semplicemente di lato per far passare l'interrogatore ma senza sedersi. Poi si affacciarono al vetro per seguire la scena.

Kariya aveva un miscuglio di emozioni dentro di sè che sembrava non avesse fine: si sentiva offeso, tradito e arrabbiato. Possibile che quegli stupidi poliziotti non capissero che loro avevano solo aiutato? Sentiva lo sguardo del rosa su di sè ma non era dell'umore di affrontarlo. In un gesto di stizza strattonò le manette che aveva attorno ai polsi. Addirittura le manette! Manco fossero Joker e Harley Quinn. 
-Masaki.- 
-Cosa?- brontolò voltando la testa da un'altra parte.
-Andrà tutto bene.-
-Oh certo, sempre se non ci mettono in prigione.-
-Ti ricordo che siamo entrambi minorenni.- 
-Anche peggio! Ci manderanno in riformatorio e i nostri genitori in galera.-
-Ma smettila! Sei peggio di Hayami.-
Kariya stava per ribattere quando entrò l'agente che doveva interrogarli. Si sedette lentamente sulla sedia davanti a loro e poggiò i gomiti sul tavolo, le mani intrecciate a sorreggere il mento, il tutto senza staccar loro gli occhi di dosso. Li squadrò ancora qualche interminabile minuto, poi si decise a parlare. 
-Perchè avete aggredito quell'uomo?- il tono che usò era un ibrido malriuscito tra quello da maestrina d'asilo e quello da guardia del carcere. Kariya pensò che ovviamente non poteva dire all'agente "beh, sa, io ho delle premonizioni che mi permettono di sapere quando c'è rischio di morte, figo, eh?", quindi con che giustificazione poteva levarsi d'impiccio? Naturalmente fu il rosa a parlare per entrambi e d'altronde era questo il suo compito nella loro coppia, o almeno così la pensava Kariya. 
-Ho visto un luccichio sinistro provenire dalla tasca dell'uomo e, aguzzando la vista, ho potuto notare che si trattava di una pistola. Volevo solo evitare che facesse del male a qualcuno, perciò ho tentato di immobilizzarlo e sarebbe finita disastrosamente per me se Kariya non mi avesse aiutato.- riassunse brevemente sotto lo sguardo attento del loro interrogatore. Il turchese ringraziò mentalmente Kirino, gonfiando il petto pieno d'orgoglio per la parte dove gli salvava le chiappe. 
-Beh, apprezzo il vostro gesto di eroismo, ma la pistola di cui parlate è un cimelio della famiglia del signor Miyagi, l'uomo che avete aggredito, che la stava portando al museo di storia dell'umanità per una donazione.- 
Kirino sgranò leggermente gli occhi, sorpreso, e si voltò verso il turchese che era incredulo almeno quanto lui. 
-Ma non è possibile, la stava tirando fuori!- esclamò, lui sapeva quello che aveva percepito, si ricordava ancora ciò che avrebbe visto la vittima fosse stata colpita: un uomo con un cappello marrone, il palo della fermata dell'autobus che oscurava appena il sole e poi il marciapiede sotto di lui che si tingeva di rosso. 
-A noi ha detto che stava controllando lo stato del cimelio, quando una specie di ninja gli è saltato addosso, facendola cadere sul marciapiede. Allora, credendolo un ladro, lo ha sbattuto a terra ma è stato a sua volta atterrato.-
-E la parte dove mi strangolava non gliel'ha detta?- chiese stizzito Kirino, le punte delle orecchie rosse per la balla che si era inventato quel pallone gonfiato. Si fidava ciecamente di Kariya, non aveva smesso un solo istante di credere in quel piccoletto. La sua espressione terrorizzata mentre gli diceva che stava per avvenire un omicidio, il suo corpo minuto che tremava e il respiro ansante come se avesse corso una maratona...non era una finzione e lo sapeva. Kariya, dal canto suo, era davvero grato al rosa per aver scelto di credere alla versione meno convincente: la sua. 
-Ha ammesso di aver esagerato, ma era pure sempre legittima difesa.- 
Kirino si astenne dal fare commenti poco convenienti; quell'uomo con il cappello marrone si era creato un alibi perfetto e loro non potevano permettersi di confessare tutta la verità. Perlomeno avevano salvato una vita e magari intimorito Miyagi dal provarci nuovamente. 
-Va bene. Direi che potete tornarvene nelle vostre case con un ammonimento, d'altronde non mi sembra aveste avuto brutte intenzioni. Ho convinto il signor Miyagi a non porre denuncia, ma voi impegnatevi per non mettervi nuovamente nei guai, chiaro?- 
I due ragazzi annuirono mogi mogi, gli era toccato pure doversi mostrare grati per non essere stati denunciati quando quello lì avrebbe meritato solo un bell'ergastolo. 
L'agente tolse loro le manette e li scortò nella sala d'attesa, dove trovarono Midorikawa e Hiroto. I due coniugi li abbracciarono entrambi, per niente arrabbiati ma solo tanto preoccupati. 
-Kirinokun, abbiamo parlato con i tuoi genitori per spiegargli la situazione. Se te lo richiedono tu dì che ti sei sbagliato ma a fin di bene, okay?- gli disse il pistacchietto, abbracciandolo con affetto come se fosse un altro figlio. Kirino annuì, concedendosi un sorriso sincero dopo quelle interminabili ore passate in manette alla centrale di polizia. Hiroto fece l'occhiolino a Kariya e il turchese cominciò seriamente a dubitare in un rientro a casa tranquillo. 



Tana del disagio 

Eeeeeeh, scusate se non ho fatto incastrare l'assassino ma mi era sembrato piú realistico così :( 
Per farmi perdonare (e magari allungare la vita di qualche anno XD) vi svelo il suo indirizzo così lo uccidete voi, e poi non credo proprio Kariya tenterà di fermarvi ;)

Alexiochan 

Indirizzo assassino:
Via bōshi* 16, Inazuma-Cho.

*bōshi=cappello XD

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Capitolo 17
*** In Pericolo ***


Kariya si rigirava inquieto nel suo letto, la fronte imperlata di sudore e una smorfia sofferente sul viso. 
-No...vattene!- sospirava nel sonno, contorcendosi tra le coperte, di nuovo incapace di risvegliarsi da quegl'incubi. Si sentì soffocare, non riusciva piú a parlare per gridare aiuto. Un urlo soffocato proruppe dalle sue labbra quando, svegliatosi improvvisamente, trovò una mano a tappargli la bocca. Ansimò con gli occhi sgranati dalla paura, le mani che stringevano convulsamente i bordi del suo piumone autunnale. Circe gli fece segno di tacere poggiando l'indice della mano libera sulle proprie labbra e lui annuì lentamente. Non fu molto sorpeso di trovarla lì, dopotutto si erano offerti di ospitarla a casa loro, ma non si sarebbe mai aspettato "un'invasione" nella sua camera in piena notte. La donna liberò la sua bocca da quella costrizione e lui prese una grande boccata d'aria, il battito che tornava normale. Circe si avvicinò alla finestra della sua camera e scostò leggermente la tenda arancione che la copriva. Kariya la osservò perplesso, poi la raggiunse con passo esitante. La medium gli indicò qualcosa fuori dalla finestra. Non appena vide ciò che aveva attirato l'attenzione della donna indietreggiò così velocemente da inciampare e cadere a terra, se non fosse stato per la presa forte di quest'ultima sul suo polso che gli aveva risparmiato un'ammaccatura al didietro. La guardò terrorizzato e sconcertato, sembrava avesse visto un fantasma....ahem. Circe gli fece di nuovo segno di stare zitto, dopodiché richiuse la tenda e si accucciò sopra la moquette accanto a lui. 
-Quanti sono?- sussurrò appena il quattordicenne. 
-Ne ho contati almeno una trentina, ma potrebbero essere di piú.- rispose la medium. -Sembrano in stadio di morte avanzata, le tipiche anime in pena.-
-Quindi sono passate già due settimane dalla loro morte?- 
-Esatto. Adesso vado subito a documentarmi su chi possano essere quelle persone e su come sono morte. Non fare niente che attiri la loro attenzione, non accendere le luci, non fare rumore e, soprattuto, non guardarli.- gli intimò Circe prima di sparire fuori dalla porta con un impercettibile fruscio. Restare da solo con quella mandria di Esterni inferociti in giardino era l'ultima cosa che Kariya avrebbe voluto, ma non poteva certo attaccarsi alle gambe di Circe e supplicarla di rimanere. Mentre lei era a fare ricerche ne avrebbe approfittato per avvertire i suoi genitori e Kirino. Chi per primo? Ovviamente quello che se avesse sclerato alla notizia non avrebbe messo in pericolo tutti, specialmente lui e Circe che se sfiorati rischiavano di morire. Prese il cellulare dal comodino e cominciò a scrivere un messaggio dettagliato al rosa, imprecando sottovoce ogni volta che le dita tremanti sbagliavano digitazione. La risposta gli arrivò dopo cinque minuti trascorsi a mangiarsi le unghie. 
*Sexy Barbie ti ha inviato un messaggio: 
"Santissimo Yoda! Non posso nemmeno venire da te...cosa pensi di fare?"*
Kariya si affrettò per rispondere, maledicendo per l'ennesima volta i suoi pollici tremanti. 
*"Non lo so, credo me ne starò barricato in casa finché non se ne vanno. Ora vado ad avvisare Hiroto e Mido"*
*Sexy Barbie ti ha inviato un messaggio:
"Ti mando un sms tra un quarto d'ora, tieniti il telefono vicino"*
Kariya prese una felpa e la indossò, facendo sparire il proprio cellulare nei meandri oscuri delle sue tasche. Camminò in punta di piedi fino alla camera dei suoi genitori e ci si infilò con la stessa grazia di un felino. I suoi occhi ambrati scintillavano sinistramente nell'oscurità in cui era abituato a muoversi. Si avvicinò a Hiroto e lo scosse con delicatezza per evitare di farlo svegliare troppo bruscamente, ma il rosso sembrava essere svenuto su quel letto, così ci mise piú energia, senza risultati soddisfacenti. Sbuffò scocciato e gli schiaffó un cuscino sulla faccia. Hiroto scattò seduto con aria stralunata.
-Chicosacomequandoperchè?- biascicò, venendo interrotto da una mano del turchese sulla bocca. 
-Zitto!- sibilò quest'ultimo, andando a scuotere anche un Midorikawa in dormiveglia. Quando entrambi ebbero messo in funzione neuroni sufficienti per poter capire ciò che gli veniva detto, Kariya iniziò a raccontare. 
-Ci sono almeno una trentina di Esterni in giardino.- disse schiettamente, rischiando di provocare un collasso cardiaco a Hiroto e un attacco di vomito a Midorikawa. -Circe è venuta a svegliarmi poco fa per dirmelo. Non dobbiamo fare niente che attiri la loro attenzione, come accendere le luci, fare rumore o affacciarci ad osservarli...ah, giusto...vabbé, avete capito, no?- chiese scrutando le espressioni sconvolte dei suoi genitori. Loro annuirono lentamente, come in trance. 
-Perfetto. Circe sta facendo alcune ricerche su di loro, immagino cerchi le persone decedute circa due settimane fa perchè quelle qui fuori sono in stadio avanzato.- deglutì con la gola improvvisamente secca una volta terminato di parlare. Hiroto gli porse subito una bottiglietta d'acqua che teneva sul comodino e a Kariya sembrò di rivedere un Hiroto piú giovane che dava da bere ad un piccolo Masaki per tranquillizzarlo dal suo incubo. Non era cambiato niente, questa cosa lo fece sorridere interiormente. 



Tana del disagio 

E ora si ingrana alla grande! 😎
Spero vi sia piaciuto il capitolo, alla prossima!

Alexiochan 

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Capitolo 18
*** Tradimento ***


Erano le 4:00 di notte precise quando tutti e quattro gli inquilini di casa Kira si sedettero al tavolo della cucina, ben consci che quella notte l'avrebbero trascorsa insonni. Circe cominciò a porgere delle fotografie stampate da Internet a Kariya e quest'ultimo le identificava una ad una. Man mano che passavano i minuti in un angolo del tavolo si stava formando una piccola torretta di carta costituita dalle foto che non raffiguravano alcuni dei loro "ospiti". 
-È peggio di quanto pensassi.- disse Circe mentre distruggeva la torretta buttandola nel cestino. 
-Sono Esterni molto vecchi.-
-Cioè sono persone anziane?- domandò Hiroto ingenuamente.
-No, intendevo dire che sono morti molto tempo fa.- spiegò la medium ai due uomini. Per loro era difficile sopportare una situazione del genere, anche perché non comprendevano pienamente il concetto di morte quando Kariya e Circe. Il turchese stava picchiettando le dita sulla superficie legnosa del tavolo facendo attenzione a non fare troppo rumore, quando vide la figura pallida e ciondolante di un'Esterna avvicinarsi a loro. Non osò muoversi, anzi, si sforzò di non guardare in quella direzione e mostrarsi meno teso di quello che era. Lanciò uno sguardo eloquente a Circe e la vide annuire appena. Non dovevano far capire che loro potevano vederli o era la fine. 
-Quindi che facciamo? Aspettiamo che se ne vadano da soli o-- Midorikawa fu interrotto dal figlio.
-Ehi, vi ricordate quando abbiamo vinto il Cammino Imperiale?- chiese il turchese facendo un sorriso forzato. Hiroto e Midorikawa sbatterono le palpebre piú volte, perplessi da quell'uscita. 
-Sì...ce lo ricordiamo eccome.- rispose il pistacchietto, c'era sotto qualcosa che ancora non comprendeva, meglio stare al gioco. Hiroto lo guardò stranito e solo quando gli diede una gomitata i suoi neuroni fecero la sinapsi. 
-Come si può dimenticare una cosa del genere? Ricordo che la sera prima della partita eri così agitato che hai tenuti svegli pure noi!- esclamò Hiroto, beccandosi un micidiale calcio nel ginocchio da parte di Circe e un doloroso pizzicotto alla spalla dal marito. 
-Non fare tutto questo casino, i vicini dormono.- gli intimò la donna con uno sguardo assassino. Il rosso era troppo preso a massaggiarsi le sue ferite di guerra con dei guaiti soffrenti per poter cogliere l'ennesima occhiataccia che gli veniva rivolta. Il telefono di Kariya vibrò per avvisarlo dell'arrivo di un messaggio. 
*Sexy Barbie ti ha mandato un messaggio:
"Come l'hanno presa i tuoi genitori?"*
*"Come mi sarei aspettato."*
*Sexy Barbie ti ha inviato un messaggio:
"Ok. Avete scoperto perchè tutti quegli Estranei sono nel vostro giardino?"*
*"Si dice Esterni, razza di disadattato! Gli Estranei sono quelli del Trono Di Spade! Comunque no, non l'abbiamo ancora scoperto"
*Sexy Barbie ti ha inviato un messaggio:
"Sei uno stronzo. Ti chiamo appena ho via libera"*
*"Ricevuto. Passo e chiudo"*
Kariya ripose il telefono nella tasca della felpa. Circe lo stava osservando intensamente, mettendolo a disagio. 
-Che c'è?- le domandò dopo qualche minuto, visibilmente seccato. Lei non rispose, senza distogliere lo sguardo. 
-Ho qualcosa sulla faccia?- la incalzò il turchese, non accorgendosi che la medium non stava fissando lui ma ciò che aveva dietro. Quando si voltò alle spalle si paralizzò all'istante. Cinque Esterni lo stavano fissando intensamente quanto Circe. Kariya impallidì girandosi nuovamente rivolto verso il tavolo mentre si imponeva di respirare correttamente. Midorikawa spostò lo sguardo dietro di lui e infine al figlio. Il turchese fece un cinque con le dita senza guardarlo e il pistacchietto sgranò leggermente gli occhi. Hiroto aveva seguito lo scambio muto di messaggi e adesso stava in silenzio, teso oltre ogni misura. 
-Masaki, ho scoperto perchè gli Esterni sono qui in così grande quantità.- esordì la donna mentre si alzava in piedi e si avvicinava alla porta d'ingresso. Kariya e i suoi genitori la guardavano increduli. 
-Può darsi che io li abbia chiamati.- continuò lei mentre si infilava con calma il cappotto. 
-Perchè?- chiese Hiroto, indignato e sconvolto al tempo stesso. 
-Perchè non ce lo hai detto prima?- domandò successivamente il pistacchietto. 
-Quando quell'Esterna è arrivata da me ero incredula perchè aveva attorno una strana aura di pace. Ho riflettuto a lungo sul motivo e alla fine l'ho capito. Eri tu.- disse indicando il quattordicenne.
-Io?- Kariya non si sforzò per niente di celare il suo stupore.
-Sì, proprio tu. Masaki, c'è una cosa che non ti ho ancora rivelato e che in tutto questo tempo mi ha fatto ribollire di invidia: nessuno sopravvive al tocco di un Esterno.- 
Il turchese sussultò sulla sua sedia, ancora piú pallido e sconvolto. 
-Ma tu avevi detto...-
-Era una bugia. Sei piú potente di quanto immaginassi: sai percepire quando la gente morirà perchè vedi con gli occhi della vittima, hai vissuto la morte per tre volte nella tua vita, hai sopportato il tocco di ben due Esterni senza morire, riesci persino a portare la pace in tutti loro e, come se non bastasse, riesci a vedere ciò che persino la morte stessa ha dimenticato.- Circe tentava di restare calma ma tremava vistosamente dalla rabbia. 
-Ho dedicato tutta la mia esistenza all'aldilà e i suoi segreti, eppure non sono minimamente al tuo livello.- Circe aprì la porta d'ingresso lasciando che il vento freddo di Ottobre penetrasse all'interno. -Ed è per questo che dovrò eliminarti.- 
Hiroto si alzò in piedi e si parò davanti al turchese, subito seguito dal pistacchietto. 
-Nessuno può toccare mio figlio.- sibilò con uno sguardo carico di odio. 
-Mi spiace doverti contraddire. Avete chiesto perché ho aspettato a dirvelo, giusto? Semplice: aspettavo i rinforzi.- Circe uscì di casa sbattendo la porta e tutti gli esterni si mossero all'unisono verso le tre persone ancora vive in quella casa. 



Tana del disagio

Shiao a tutti! 
Premetto subito che non posso darvi l'indirizzo di Circe perché...beh, non posso e basta. 
In compenso farò uscire il prossimo capito subitissimo perchè mi sento davvero cattiva a lasciarvi in suspense (eh?) così :( 

Alexiochan 

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Capitolo 19
*** Vita E Morte ***


Kariya fu schiacciato contro una parete della cucina dai suoi genitori.
-Masaki, noi non li vediamo, da dove arrivano?- gli domandò Hiroto, l'urgenza nella voce. 
-Da tutte le parti!- gridò in risposta il turchese. Si voltò a guardare attorno a sè e non c'era via di salvezza o di fuga, li avevano messi all'angolo. Non poteva finire così, non dopo tutto quello che aveva dovuto sopportare. Osservò i suoi genitori adottivi, pronti a fargli da scudo con i loro corpi pur di farlo vivere. Non avrebbe mai permesso che morissero in quel modo. E in quel momento capì cosa doveva fare: sì, perchè gli Esterni erano lì solo per lui. 
-Papà.- entrambi si voltarono verso di lui, le facce spaventate ma decise a proteggerlo fino all'ultimo. 
-Vi voglio tanto bene. Dovrete prendervi cura del confetto.- disse loro sorridendo mentre le lacrime solcavano il suo viso. Poi si gettò a capofitto verso le anime che avanzavano.  



Per un attimo ci fu una luce accecante che avvolse ogni cosa, poi Kariya riuscì a mettere a fuoco un campo di girasoli. Era in piedi al centro di quel giardino, scalzo e con solo un paio di pantaloni di cotone e una maglietta, entrambi bianchi. Si voltò sicuro di trovare suo nonno in mezzo ai girasoli come la volta scorsa, ma non c'era nessuno. Probabilmente si era portato qui da solo, proprio come gli aveva detto Seijirou Kira. Sospirò e abbassò le palpebre, lo stesso venticello fresco gli scompigliò i capelli turchesi quasi con tenerezza. Era morto. Questa nuova consapevolezza non lo spaventava al contrario delle sue aspettative. Suo nonno aveva detto che si può continuare a vivere nei ricordi delle persone che ti vogliono bene. Sperò solo che Midorikawa e Hiroto stessero bene; certo, la sua morte doveva essere un brutto colpo per loro, ma si amavano e l'avrebbero superata con il tempo. Aprì nuovamente gli occhi e stavolta vide un leggero movimento tra i gambi dei girasoli. Restò fermo, in attesa. Pian piano le figure degli Esterni che lo avevano aggredito uscirono fuori, tutte in cerchio con lui al centro. Erano vestiti allo stesso modo, pantaloni e maglietta bianchi, senza ferite o espressioni vuote. Sembravano vivi. 
-Tutto bene?- gli chiese una donna dalla folla, sorrideva materna nei suoi confronti. 
-Credo di sì...sono morto, vero?- chiese Kariya per esserne sicuro al cento per cento. Gli Esterni ridacchiarono senza alcuna cattiveria, sembravano inteneriti. Eppure non era nemmeno il piú piccolo perchè riusciva a scorgere benissimo dei bambini anche di cinque o sei anni in mezzo ai girasoli, pensò Kariya, punto nell'orgoglio per quel trattamento anche da morto. 
-Beh, direi di sì. Ma puoi tornare indietro.- gli rispose la donna di prima con un sorriso dolce. Kariya sgranò gli occhi.
-Davvero?- 
-Sì. Ti aiuteremo noi.- 
-Ma...perchè? Io non posso darvi niente in cambio.- 
-Ci hai donato la pace, Masaki Kariya. È piú di quanto potessimo chiedere.- la donna sorrise, asciugandosi una lacrima. 
-Ora ci ricordiamo le nostre famiglie, le nostre case, le nostre vecchie vite. Grazie a te possiamo scegliere di dimenticare per reincarnarci in un altro corpo con altre sembianze, oppure ricordare e raggiungere il Creatore.- 
Kariya era sempre piú incredulo. Non aveva fatto niente del genere, si era solo buttato addosso a tutti loro per proteggere i suoi genitori, niente di piú, niente di meno. 
-Credo vi stiate sbagliando, i-io non ho...- balbettò visibilmente agitato e a disagio, dopotutto non voleva infrangere tutte le loro speranze. 
-Invece sì. Ci hai ascoltati, Masaki Kariya. Hai cancellato il dolore della nostra esistenza, è per questo che sei morto. Ora noi ti restituiremo il favore. Torna dalla tua famiglia e vivi la tua vita al meglio.- la donna lo abbracciò lacrimando commossa e il turchese non seppe come reagire, così si limitò a carezzarle lievemente la nuca. Ben presto gli altri ex Esterni si avvicinarono e lo abbracciarono tutti assieme. Kariya fu accecato da tutto quel bianco dei vestiti, dal giallo oro del sole e dei fiori. Un'ultima frase risuonò al suo orecchio in un dolce sussurro che lo accompagnò di nuovo alla vita: "Grazie, sei il nostro eroe."



Tana del disagio 

Eeeeeehi, shiao a tutti! :) 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto (come al solito dico la stessa frase XD). Ho tentato di farvi capire il punto di vista degli Esterni, la loro sofferenza per non essere ascoltati. È questo ciò di cui hanno bisogno per poter scegliere quale strada li condurrà alla fine o ad un nuovo inizio. So che vi sembrerà sciocco, ma per me non lo è affatto e ho dovuto metterlo nella fic.
Ne approfitto per ringraziare tutti voi per il supporto enorme che mi date commentando tutti i capitoli della mia storia *commossuta (italiano scorreggiuto time)* e ovviamente leggendo. Grazie infinite! 

Alexiochan 

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Capitolo 20
*** Si Comincia ***


Kariya si sarebbe immaginato che morire fosse doloroso, ma a quanto pare tornare alla vita lo è immensamente di piú. Inarcò la schiena in un piccolo spasmo e tossì con violenza. Fu subito abbracciato dai suoi genitori, che nonostante l'incredulità non potevano che esserne felici. Kariya si lasciò cullare da quella stretta, rantolando ancora per qualche minuto prima che il suo cuore e i suoi polmoni si stabilizzassero definitivamente. Midorikawa e Hiroto non riuscivano nemmeno a parlare da quanto erano sconvolti, il primo singhiozzava in un modo così disperato che fece venire le lacrime agli occhi pure al turchese. 
-Sono qui, adesso sono qui.- sussurrò dando un bacio sulla guancia fradicia del pistacchietto e uno su quella di Hiroto. 
-Sembrava ti avesse colpito un fulmine, c'è stata una luce fortissima e il rumore di un'esplosione.- mormorò il rosso tremando come una foglia al vento. Kariya li strinse con piú forza per fargli capire che adesso lui c'era ed era vivo. Stettero lì tutti e tre per un tempo imprecisato, abbracciati sul pavimento senza dire una parola perché semplicemente non serviva. Poi il cellulare del quattordicenne squillò e ruppe il silenzio. Midorikawa gli sorrise con gli occhi arrossati dal pianto incessante di poco fa.
-Rispondi, su.- 
Kariya guardò anche Hiroto e il rosso annuì accennando un piccolo sorriso. 
-Pronto? Ah, sei tu, Barbie. Sì, se ne sono andati. Non immagini quello che è successo! Cosa? Sono morto! Non sono uno zombie, razza di cretino...hm-mh, ti veniamo a prendere subito.- il turchese chiuse la telefonata e guardò i suoi genitori. 
-Qual'è il piano?- domandò Hiroto, Midorikawa che sorrideva pronto all'azione. Un ghigno carico di malizia e quel sano pizzico di sadismo che lo caratterizzava comparve sul viso di Kariya. 
-Prima di tutto recuperiamo miss fragoletta.-
-E poi?- 
-Poi andiamo a dare una bella lezione a quella strega.- terminò Midorikawa per lui. Kariya allargò il suo sorriso, era giunta l'ora della vendetta. 

Kirino aprì la finestra di camera sua e salto giù, atterrando leggiadro sul tetto del garage e percorrendolo tutto fino a saltare nel marciapiede davanti a casa. Kariya gli aveva già aperto la portiera della macchina di Hiroto e lui ci si fiondò dentro senza aspettare un secondo di piú. Il rosso parti subito a tutto gas.
-Kirinokun, i tuoi genitori sanno che sei uscito di casa a quest'ora?- gli domandò Midorikawa.
-No, non lo sanno e non glielo diremo. Mia madre è in Francia a gestire una delle sue sfilate e mio padre resterà a lavoro fino a domani pomeriggio alle due. Abbiamo circa otto ore per fare qualcosa che non ho ancora capito.-
-Beh, non fa una piega.- sorrise il pistacchietto. Kirino sorrise nuovamente, poi si girò a guardare il proprio fidanzato.
-Penso di meritare delle spiegazioni.-
-Pensi di "meritare", addirittura.- 
Il rosa lo fulminò con lo sguardo, perciò Kariya sbuffò e si decise a raccontare. 
-Circe ci ha traditi tutti.- Kirino aprì la bocca per dire qualcosa ma decise di tenersela per dopo. -Ha detto che nessuno sopravvive al tocco di un Esterno, tranne me. Ma non è vero. Gli Esterni soffrono, hanno bisogno che tu apra il tuo cuore per ascoltarli, solo così donerai loro la pace che cercano e li aiuterai a trovare la loro strada. Circe peró non lo sa e crede che io sia qualcosa tipo uno stregone Over Power, un discendente di mago Merlino o qualcosa del genere. Devo spiegarle che non è così.- terminò il turchese tutto d'un fiato. Kirino parve pensarci qualche istante, l'espressione assorta e semplicemente adorabile ai suoi occhi. 
-Invece no.- i due adulti che stavano ascoltando rimasero sorpresi quanto Kariya da quell'affermazione. -Continua a farle credere che sei più forte di lei, non immagini quanto sia potente la paura se usata come arma.- 
Il turchese rimase di sasso mentre Midorikawa e Hiroto sorridevano compiaciuti dai sedili davanti. 
-Ehi Gumball, dovresti chiudere la bocca o ci entreranno le mosche dentro.- rise Kirino. Kariya brontolò qualcosa riguardo la stupidità dei confetti, specie quelli rosa.
-Peró non ho ancora capito come avete fatto a mandare via tutti quelli Estranei.- aggiunse il quindicenne. 
-Esterni! Ficcatelo in quella zucca vuota!- 
-È lo stesso.- 
-Tsk.- Kariya voltò il viso verso il finestrino per non incrociare gli occhi dei suoi genitori dallo specchietto o di Kirino accanto a lui. -Ho capito che erano lì solo per me, così mi sono gettato in mezzo a loro.- non fece pause per evitare che il rosa commentasse il suo gesto sconsiderato. -Ho visto una forte luce e mi sono ritrovato in mezzo al campo di girasoli come quello di mio nonno. Pensavo di vederlo di nuovo ma ero da solo. Poi sono arrivati tutti gli Esterni che ci avevano attaccato ma non potevano piú definirsi tali perchè stavano bene, insomma...sembravano sereni. Mi hanno ringraziato e spiegato cosa ho fatto di preciso perchè non l'avevo neanche capito. Dopodiché mi hanno abbracciato e mi sono risvegliato di nuovo qui, vivo.- 
Il silenzio che regnava in quella macchina fu tra i piú terribili e pressanti che Kariya avesse mai sopportato. All'improvviso Kirino lo abbracciò.
-Ti dico solo una cosa: ringrazia che sei ancora vivo, perché se eri morto trovavo il modo di ucciderti io.- mormorò il rosa.
-Lo sai che non ha alcun senso, vero?- domandò Kariya con una nota di sarcasmo.
-Non hai diritto a fare battute sulla mia logica dopo quello che hai fatto.- 
-Ehi! Ho salvato delle vite!-
-Ragazzi, non vorrei interrompervi in questo momento così carico d'amore tra voi due piccioncini, ma sono dieci minuti che giro attorno allo stesso quartiere, dove devo andare?- si intromise Hiroto con ironia e adesso si capisce da chi abbia preso Kariya. Il turchese si voltò verso l'autista con espressione decisa. 
-C'è solo un posto dove può essere andata.- 



Tana del disagio

Non avete idea di quanto abbia riso mio padre nel leggere la scena finale di Hiroto, ha detto che sembriamo io e lui, ma che diavolo...? 😳
Coooomunque, come al solito spero vi sia piaciuto il capitolo, alla prossima!

Alexiochan 

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Capitolo 21
*** Al Cimitero ***


-Masaki, finiscila di sbattere la testa contro il muro! Non risolverai niente e ti farai male facendo così!- lo rimproverò Midorikawa. 
-Il dolore è solo una questione mentale.- rispose con tono lamentoso il turchese, continuando imperterrito a fracassarsi il cranio contro la parete. Qual'era il problema? Era il 31 Ottobre. E cosa c'è il 31 Ottobre? Halloween, ovviamente. Avrebbero dovuto insospettirsi dai festoni appesi in quasi tutti i terrazzi delle case, dalla gente mascherata in maniera assurda e dall'inaspettata pioggia di caramelle sul paraurti della macchina. Eppure niente, non se n'erano accorti. Zero su quattro. Adesso stavano attendendo che
Hiroto trovasse parcheggio nel marciapiede vicino alla strada. 
-Dai, non è colpa di nessuno.- disse Kirino nel tentativo di far smettere al turchese di dare capocciate. E ci riuscì, ma solo perchè Kariya aveva da ribattere.
-Beh, Midorikawa e Hiroto sono reduci dal grandissimo shock di loro figlio che resuscita in stile Gesù Cristo; io sono appena tornato in vita, per l'appunto. L'unico non giustificabile sei tu! Avresti dovuto avvertirci di quest'inconvenienza! Ma no, miss fragoletta era tutto intento a cazzeggiare in auto!- sbraitò.
Il rosa rimase impassibile.
-Sembri una lesbica gravemente mestruata. Hai finito?- 
Kariya gli sputò in un occhio e sorrise compiaciuto. 
-Ora ho finito.-
-Mannaggia a te.-
-Che è successo?- si intromise Hiroto; aveva appena parcheggiato la macchina dopo aver girato sei volte a vuoto. 
-È successo che tuo figlio mi ha sparato il suo DNA dritto nella cornea.- borbottò Kirino, suscitando una risatina sadica nel quattordicenne.
-Allora, per arrivare al cimitero dovremo passare per il centro e svoltare nella prima via a destra di cui non ricordo il nome.- disse Hiroto guardando gli altri. 
-La Via dei Dimenticati.- suggerì il pistacchietto. Kariya rabbrividì stringendosi nel cappotto, il viso nascosto in parte dalla sciarpa. 
-Con tutta questa gente sará difficile riuscire a passare indisturbati.- osservò il rosa mettendosi le mani in tasca. 
-Potremmo usare un'altra strada.-
Il sorriso malizioso di Hiroto fu piú terrificante di qualunque maschera da mostro esistente. 

-Ripetetemi perchè siamo qua dentro.- mormorò Kariya mentre arrancava dietro al rosa, tutti e quattro ingobbiti, ridotti quasi a gattonare nella pavimentazione fangosa e puzzolente. 
-Perchè se passiamo dalle fogne arriveremo al cimitero in un batter d'occhio e non perderemo altro tempo.- spiegò l'artefice di quella trovata. 
-Anche se potremmo essere denunciati per violazione dei condotti fognari della città.- osservò il pistacchietto.
-E ci potrebbero essere dei coccodrilli dentro l'acqua.- aggiunse Kirino. 
-Sì, qualcos'altro?- domandò ironico quest'ultumo. 
-Potrei sputarti in un occhio pure io, per vendicarmi.- gli sussurrò il rosa con sensualità, provocando dei brividi lungo la spina dorsale del piú piccolo. 
-Eccoci qui.- annunciò Hiroto con un verso di sforzo mentre sollevava il tombino da sopra la propria testa. Kirino si arrampicò su per la scala fissata alla parete subito dopo di lui, seguito a ruota da Kariya e dal pistacchietto che faceva da chiudifila. Kariya respirò a pieni polmoni l'aria fresca della sera per cacciare via il puzzo fognario dal suo apparato respiratorio. Il cimitero di Inazuma-Cho non era niente di speciale, solo un campo disseminato di lapidi in file ordinate come tutti gli altri. 
-Ma perchè qui al cimitero?- domandò Kirino guardandolo. Kariya non rispose. Camminò fino alla lapide di Seijirou Kira e sorrise dolcemente sfiorandone la superficie con le dita. Nessuno interferì o commentò quel gesto, anzi, Hiroto e Midorikawa lo raggiunsero poggiando una mano sulle sue spalle. 
-Lui sta bene.- disse Kariya con convinzione perchè era la pura verità. -I cimiteri sono una cosa per i vivi.- 
Hiroto sorrise e lo bació sulla testa mentre il pistacchietto guardava dolcemente entrambi. 
-Sono per non dimenticare.- mormorò Kirino ai tre, le mani in tasca e un piccolo sorriso sul viso. 
-Eh già.- convenne il rosso allargando le braccia per stringere anche il quindicenne. Kariya lo guardò sorpreso, poi si abbandonò all'abbraccio di gruppo per circa dieci secondi, dovevano essergli grato che era un nuovo record. Si staccò repentinamente come al solito e li squadrò. 
-Peerfetto, adesso che abbiamo fatto la scenetta strappalacrime possiamo prendere a calci in culo Circe.- 
Midorikawa ridacchiò.
-Non sai che le donne non si toccano nemmeno con un fiore?- 
-È una donna?!- Kariya si finse sconvolto, mettendosi le mani sulle guance come il dipinto di Munch. Kirino e il rosso scoppiarono a ridere e scossero la testa con rassegnazione. Il quattordicenne ghignò con malizia e alzò il mento con orgoglio. 
-Sento la sua presenza. È vicina.- 



Tana del disagio

Shiao a tutti! 
Vi chiedo subito immensamente scusa per non aver pubblicato in questi giorni ma ho avuto problemi con EFP che mi hanno impedito di pubblicare storie e tutt'ora non riesco a visualizzare alcune recensioni o messaggi...
L'avviso mi dice che è questione di qualche giorno, perciò attenderò con pazienza i momenti in cui potrò sclerare assieme a voi :)

Alexiochan 

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Capitolo 22
*** Vi Aiuterò Io ***


Circe si stagliava in piedi davanti all'ingresso di un mausoleo, il viso rivolto verso la lapide che campeggiava accanto al cancello nero pieno di spunzoni affilati sulla cima. I passi alle sue spalle si arrestarono a pochi metri da lei. 
-Kariya Masaki.- disse soltanto, senza nemmeno voltarsi. -Che cosa devo fare per eliminarti una buona volta?- 
-Dovrai passare sul mio cadavere.- sibilò Hiroto.
-Come intendi proteggerlo da un nemico che non vedi e non tocchi?- ribatté la donna con voce sprezzante. Il rosso serrò la mandibola con l'odio ben visibile nei suoi occhi color giada. 
-E tu come intendi proteggerti dai miei calci?- chiese Kirino facendo un passo avanti. Kariya lo guardò sorpreso e sorrise, si sentiva invincibile in quel momento. 
-Non sei in condizioni di poter minacciare, confettino.-
-Ehi! Solo io posso chiamarlo confettino!- si intromise il turchese parandosi davanti a tutta la sua famiglia con determinazione. 
-Finiamola qui.- 
-Oh, ti sbagli. È solo l'inizio.- 
-Che cosa hai intenzione di fare?- 
-Intendo chiamare tutte le anime perdute di questo mondo.-
Kariya sgranò gli occhi.
-Ma perchè?!- 
-Perchè sarò l'unica a poter salvare il mondo da questa disgrazia; la gente pagherà tutto ciò che possiede per essere salvata ed io diventerò la persona piú potente e ricca del mondo.- 
-Visto?! I medium non hanno un bello stipendio.- disse Kirino incrociando le braccia al petto con aria seria. 
-Non me lo ricordare, ho dovuto lavare le scale in un condominio per sei mesi per poter comprare da mangiare...- mormorò la donna guardando a terra con aria sconsolata.
-È lo Stato che non apprezza, non prendertela.- 
-Eh, lo so. In fondo poteva andare peggio.-
-Sì, potevi trovarti a dormire sulle panchine.- 
-Hai ragione.- 
-Ehi, c'è qualcosa che non capite? Lei vuole assoggettare l'intero mondo dei morti!- sbraitò il turchese, quella conversazione stava prendendo una strana piega. Circe sembrò tornare alla realtà e non aspettò un secondo di piú per attuare il suo piano. Pestò un piede per terra alzando le mani al cielo, le iridi e le pupille si rovesciarono all'indietro creando l'effetto "oh mio Dio sono posseduta". Il terreno cominciò a tremare a ondate e la luna venne oscurata dalle nuvole portate improvvisamente dal vento. Kariya fece un passo indietro, un braccio davanti agli occhi per ripararli dalla polvere alzata dal vento. Gli altri non potevano vederlo, ma il cimitero si stava rapidamente riempiendo di Esterni dall'aria confusa e spaventata, chissà da dove arrivavano. Alcuni di loro avevano degli strani abiti, altri erano feriti gravemente e continuavano a sanguinare, altri ancora chiamavano a gran voce i nomi dei loro parenti in varie lingue, evidentemente erano morti da poco.
-Come ci riesce?- urlò Kirino per farsi sentire dagli altri.
-Non lo so!- 
I quattro si strinsero tra loro non potendo fare altro se non aspettare che la tempesta terminasse. Ma Circe non dava segni di voler smettere, anzi, aumentò l'intensità del vento e per un attimo Kariya temette che le lapidi si staccassero dal suolo. 
-Circe! Smettila!- le urlò il turchese. La medium abbassò finalmente le braccia e lo guardò con un sorriso freddo e carico di odio. 
-Adesso morirai.- 
-Di nuovo?- replicò sarcastico.
-Fai meno lo spiritoso. Voi- Circe si rivolse a tutti gli Esterni. -Lui vi può aiutare, è per questo che vi ho chiamato.-
-No! Non è vero!- urlò Kirino, terrorizzato all'idea di perdere il fidanzato ancora una volta.
-Invece sì.- il ragazzino si avvicinò al gruppo di morti. -Posso solo immaginare quanto per voi sia difficile trovarvi qui. Non parlo tutte le lingue e alcuni di voi non mi riusciranno a capire...quello che voglio dire è che non dovete essere spaventati.- esitò un secondo solo, sorridendo successivamente. -Andrà tutto bene. Vi aiuterò io.- 
Kariya porse la mano ad una bambina vicino a lui. Lei smise di piangere e gli strinse la mano con la sua piccina, lo sguardo carico di speranza. E Kariya la ascoltò, lesse tutte le sue sensazioni al momento della morte, lesse i suoi sentimenti, vide la sua vita precedente. Non fece male, accolse l'anima di quella bambina come fosse la sua, la abbracciò con il cuore. La bimba sorrise.
-Grazie!- squittì felice, chiudendo gli occhi e dissolvendosi in un'esplosione di farfalle colorate. Kirino, Hiroto e Midorikawa sorrisero commossi portandosi una mano davanti alla bocca. 
-Chi è il prossimo?- domandò quasi divertito il turchese, porgendo le mani ad una coppia di ragazzi e liberando pure loro. Circe fumava dalla rabbia. Quell'insopportabile moccioso riusciva a fare ciò che lei sognava da tutta la vita, ma non gli bastava, no. Doveva anche mandare in fumo il suo piano per essere finalmente qualcuno. Prese la pistola dalla tasca interna della giacca e la punto sulla testa di Kariya. 



Tana del disagio

Zan zan zaaaaan! 
Okay, la smetto ^^"
Come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto (vi lascio con la suspense anche stavolta X3), scrivetemi una recensioninaina se ne avete tempo e voglia. Mi rende sempre tanto felice leggere i vostri commenti, accetto anche quelli negativi quindi non tiratevi indietro, eh. Vi lascio una domanda: secondo voi cosa succederà nel prossimo capitolo? Mi piacerebbe sapere le vostre idee ;)

Alexiochan 

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Capitolo 23
*** Fine E Nuovo Inizio ***


Il grido di Kirino rimbombò per tutto il cimitero. Midorikawa ebbe un attimo di esitazione nel vedere la scena, poi si gettò letteralmente addosso a Circe. Le prese il polso tra le mani e con un movimento fluido e veloce la ribaltò a terra, facendole sfuggire di mano l'arma da fuoco. La medium grugnì di dolore ma si rialzò quasi subito. Circe era una donnona alta quasi un metro e novanta e dalle spalle larghe, mentre il pistacchietto era minuto ed esile come il figlio. Ma non per questo non avrebbe lottato per proteggere la sua famiglia.
-Nessuno. Tocca. Il mio. Bambino!- sibilò prima di atterrarla nuovamente con un agilissimo avvitamento a mezz'aria. La pistola giaceva nel suolo erboso a qualche metro da loro.

La pallottola centrò in pieno viso Kariya nonostante il rosa l'avesse spinto a terra con estrema rapidità. L'unica cosa che sentì era il dolore sordo della sua testa che sbatteva a terra e un fischio acuto nell'orecchio destro. Il tempo pareva essersi fermato. Kariya vide come a rallentatore la faccia di Kirino chino su di lui, Hiroto correva verso di loro urlando qualcosa ma non sentiva assolutamente niente, era tutto ovattato e non vedeva bene. Poi la vista e l'udito tornarono alla normalità e lui sbattè le palpebre piú volte per riprendersi. Si alzò seduto con aria stralunata, Kirino e Hiroto lo stavano abbracciando fino a togliergli il respiro. 
-E-Ehi...! Levatevi!- esclamò nel tentativo di scozzarseli di dosso. Hiroto aveva le pupille completamente dilatate dal terrore: suo figlio stava per morire nuovamente. Kirino gli sfiorò con il pollice il taglio sulla guancia e lui fece una smorfia. 
-Ringraziando Dio ti ha preso solo di striscio.- mormorò il rosa con un filo di voce. 
-Solo perché l'hai salvato tu.- Hiroto sorrideva sollevato e infinitamente grato al quindicenne.
-Consideralo il pareggio per quando ti ho salvato le chiappe da Miyagi Baka-san.- ghignò il turchese. Dei versi di lotta attirarono tutta la loro attenzione. Si voltarono di scatto e ciò che videro lì lasciò senza parole: Midorikawa stava lottando come una tigre contro Circe. Aveva le gambe attorno al collo della donna mentre lei gli graffiava le braccia e il viso con le unghie. Il pistacchietto si buttò indietro di peso e la gettò nuovamente a terra, poi si mise a cavalcioni sopra di lei per bloccarla, ma la donna lo spinse violentemente di lato facendogli sbattere la schiena contro una lapide. Midorikawa gemette di dolore ma schivò rapidamente un calcio diretto al suo stomaco con un colpo di reni. Corse verso la parete del mausoleo e la percorse in verticale per tre passi prima di tirare un calcio volante a Circe con una capriola all'indietro. La medium cadde a terra stordita e non riuscì piú a rialzarsi. Midorikawa ansimò guardando il suo avversario steso a terra, i pugni stretti lungo i fianchi e il labbro sanguinante. 
-Tuo padre è un ninja!- esclamò sorpreso Kirino, facendo sorridere il pistacchietto. Kariya e Hiroto si limitarono ad annuire, ancora troppo sconvolti e stupiti da ciò che avevano appena visto. 
-Ricordami di non farti arrabbiare.- commentò il rosso con un sorriso tra l'ammirato e il divertito. Midorikawa gli fece l'occhiolino, poi raccolse da terra la pistola e la privò delle munizioni per renderla innocua. Kariya si guardò attorno e vide i visi sorridenti degli Esterni. Sorrise di rimando, facendo qualche passo verso di loro, pronto a liberarli definitivamente da questo mondo.
-Ciao.- un voce raschiante fece voltare il turchese. Kariya sgranò gli occhi dalla paura, poi si calmò un poco vedendo il sorriso della ragazza che aveva conosciuto la prima volta agli allenamenti. 
-Sei tu.- 
-Sì.-
-Mi spiace, Circe non ti ha aiutata.-
-Lo so, sono scappata via. È stato terribile...puoi aiutarmi tu?- 
Kariya annuì lentamente e attese che la ragazza gli arrivasse vicino. Si sentiva imbarazzato perchè la sua famiglia lo guardava parlare da solo, si sentiva spaventato perchè quella ragazza lo aveva terrorizzato la prima volta che l'aveva conosciuta, si sentiva nervoso come se dovesse dare un esame. Quel miscuglio di sensazioni non lo aiutava a stare calmo. Prese un bel respiro e chiuse gli occhi, accogliendo nuovamente in un abbraccio immaginario l'anima della ragazza. Tutto finiva così come era iniziato. Lei si dissolse tenendogli la mano, percepiva quanto fosse nervosa all'idea di raggiungere il Creatore e pensò che probabilmente anche lui avrebbe provato la stessa cosa al suo posto. Sospirò e guardò gli altri Esterni che attendevano pazientemente il loro turno. 

Quando li ebbe liberati tutti era ormai mezzogiorno. Kirino gli stava carezzando dolcemente i capelli mentre lui era appoggiato con la tempia alla sua spalla, gli occhi chiusi per la stanchezza. Si sentiva veramente sfinito, ascoltare le anime degli Esterni era faticoso, persino piú degli allenamenti dell'allenatore Kidou, il che era tutto dire. Sbadigliò e l'enorme cerotto sulla sua guancia tirò fastidiosamente la pelle attorno alla ferita. Kirino gli diede un bacio sulla testa senza smettere di coccolarlo con quella dolcezza che il turchese tanto amava. Hiroto e Midorikawa stavano ancora parlando con un agente di polizia "vaccinato", a parer di Kariya. Lui e il rosa non avevano un bel ricordo della polizia, ma per poter mandare Circe dietro le sbarre era necessario. Sorrise soddisfatto al ricordo di ciò che era successo qualche ora fa: Midorikawa aveva chiamato la polizia mentre Hiroto teneva ferma la medium a terra, le mani legate dietro la schiena con i cavi per far partire la macchina presi dal bagagliaio. 
-Che cosa pensate di ottenere chiamando la polizia? Cosa gli direte? "Questa tizia ci ha scatenato contro dei morti!"?- aveva ghignato Circe. 
-No, diremo che questa tizia ha provato a sparare a nostro figlio con quella pistola lì -indicò Midorikawa. -e su cui ancora ci sono le tue impronte digitali. Inoltre abbiamo Kirinokun a testimoniare.- sorrise mestamente il pistacchietto. 
-Già, siamo venuti al cimitero a quest'ora di notte perchè stavamo festeggiando Halloween in un posto spaventoso, quando una pazza armata ci ha aggrediti.- aggiunse Hiroto con finta innocenza. Kariya ridacchiò guardando la donna con aria di superiorità. 
-Hai perso.-
-Ma perché?! Com'è possibile?!- urlò lei sconvolta e avvilita.
-È perchè non ti concentri, baka!- rispose Kariya, voltandosi di spalle e battendo il cinque a Kirino mentre camminava verso una panchina.



Tana del disagio 

*batte il cinque a Kariya pure lei* 
Ahem, shiao a tutti! 
Questo è il capitolo finale di questa avventura, spero vi sia piaciuto :)
So che non è granché, ma a me è piaciuto tanto scrivere questa storia, leggere le vostre recensioni che mi hanno sia commosso che depolmonato dal ridere, muovere i personaggi all'interno di questo contesto...grazie a tutti, davvero. Specialmente vorrei ringraziare:
RLEinStein che mi ha ispirata e dato tantissime idee divertenti per la fic;
 _Son Hikaru che nonostante non ami particolarmente questo genere l'ha letta e recensita lo stesso;
_Sakura_Kudo_ e Saya kokoro che mi hanno sempre spronata a continuare questa storia senza esitazioni;
Kariya_Lark che ha sempre sclerato assieme a me sul turchesino e sopportata nei momenti "sclero-come-se-non-ci-fosse-un-domani";
risep4 che mi ha scritto una recensione terapeutica per la mia bassa autostima;
lastangel che ha letto tutto d'un fiato *parte la musichetta "con un poco di zucchero la pillola va giú, la pillola va giú~"* dall'inizio alla fine;
Tutti i lettori per aver dato uno sguardo a questa storia, grazie infinite!

Penso di avervi annoiati abbastanza, un abbraccio gigantesco, ci rivediamo nell'epilogo :)


Alexiochan 

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Capitolo 24
*** Epilogo ***


-Mira Kariyaaaaaa, sin tu mirada sigo, sin tu mirada sigo~. Dime Kariyaaaa, como te mira dime, como te mira dime; se que no, se que no, se que solo, se que ya no so--
-E piantala con quella canzone!- urlò il turchese al fidanzato, le guance in fiamme per la vergogna. I loro compagni della Raimon stavano ridendo come dei matti nel sentire quella versione piú originale della canzone di Alvaro Soler. 
-Sei solo geloso delle mie corde vocali.- disse Kirino sorridente mentre gli punzecchiava la guancia con l'indice. Kariya gli mise le mani al collo suscitando altre risate nei loro amici. 
-Ehi! Non me lo uccidere così giovane!- protestò Shindou ridacchiando. 
-Devi almeno lasciarmi la soddisfazione di mandarlo in coma.-
-Ti amo tanto pure io.- 
Altre risate da parte di tutti. Non erano un normale gruppo di amici e se ne rendevano pienamente conto, ma era proprio questo il bello dello stare insieme. Kariya sorrise divertito e schioccò un sonoro bacio sulla guancia al rosa, caricandosi il proprio borsone sulla spalla e avviandosi all'uscita. Kirino rimase imbambolato alcuni secondi, poi sorrise felice per quel gesto e corse fuori urlando un "Kariya, aspettami!" subito seguito da un "Ciao ragazzi!". Il turchese scoppiò a ridere e cominciò a correre velocemente nel marciapiede per seminarlo. Kirino rise a sua volta e accellerò per stargli dietro. Dopo qualche metro Kariya si bloccò all'improvviso, permettendo al rosa di raggiungerlo.
-Sei un disgraziato.- disse Kirino con aria divertita mentre lo abbracciava stretto con il petto aderente alla schiena. Il vento scompigliò loro i capelli. Gli occhi azzurri del maggiore si spostarono davanti a loro e vide solo il marciapiede illuminato dal sole del tramonto. 
-Chi è?- 
-Yuria Tetsukado, tredici anni.- 
Kirino sorrise leggermente. 
-Stai tranquilla, ti aiuterà lui.- disse alla figura che non vedeva e poteva benissimo essere preso per pazzo dai pochi passanti che lo guardavano perplessi. Kariya prese un bel respiro prima di poggiarle una mano sulla testa e farla dissolvere in un venticello caldo pochi secondi dopo. Poi si voltò verso il suo compagno e lo guardò dritto negli occhi.
-Ci ha sorriso.- 
Ed entrambi sorrisero a loro volta,
prendendosi per mano ed incamminandosi verso casa. 



Tana del disagio

Shiao a tutti! 
Mi sento così emozionata, questa è la prima long che finisco. È strano come senta la nostalgia dei personaggi e dell'avventura in sé nonostante l'abbia scritta proprio io. È come se stessi salutando un amico, non so se riuscite a capirmi... :')
I ringraziamenti li ho già scritti nell'ultimo capitolo ma ci tengo a dire nuovamente grazie infinite a tutti voi. Forse vi eravate immaginati un finale diverso, ma questo l'ho sentito nel cuore (tralasciamo la nuova canzone "Kariya" di Kirino Ranmaru XD) e non me la sono sentita di provare a pensare ad altro. Finisce come dev'essere. Grazie ancora e alla prossima storia,

Alexiochan 

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