Ragione e sentimento

di Prongs4
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

Sono molte le cose che animano un uomo lontano dalla propria patria, dalla propria casa.
Pensieri che si susseguono, desideri e nostalgie che probabilmente non si era mai pensato di provare prima di quel momento. Il momento in cui,  guardandosi alle spalle, una persona si accorge che la sua vita si allontana sempre di più.
Quella di Lucius Malfoy era ormai distante anni luce, e se si voltava indietro poteva vedere chiaramente quella che era stata la sua esistenza e che d’improvviso era diventata solo un vago ricordo.
Ma man mano che ripercorreva i passi che lo avevano portato lontano, i connotati della sua vita andavano delineandosi nuovamente.
Il ricordo avrebbe perso la sua essenza di passato, e tutto si sarebbe concretizzato, attualizzato.
Il Lucius Malfoy che era stato fino a qualche anno prima sarebbe tornato. Più adulto, più deciso, più affascinante, ma pur sempre lui.
Era già per strada, e stava arrivando.

Quando in quella fresca notte primaverile Villa Malfoy gli apparve davanti agli occhi, tutto gli sembrò uguale, sebbene implicitamente diverso.
I suoi passi rimbombavano nel giardino deserto del Maniero, e così pure quando entrò.
Regnava la consueta aria regale e a tratti intimidatoria che lo aveva accompagnato in quei vent’anni da quando era nato, ma niente poteva inibire il senso di calma, pace e soddisfazione che provò nel riappropriarsi dei suoi ricordi.
Fosse stato per lui, si sarebbe recato subito nella sua stanza per un sonno ristoratore che non si godeva da troppo tempo, ma un altro dovere lo reclamava.
La vastità del Maniero dava solo l’illusione della solitudine, ma la scoppiettio dei camini e la loro flebile luce erano chiari indicatori di segni di vita.
Si recò immediatamente nello studio del padre, dove non dubitava che avrebbe trovato Abraxas Malfoy.
Salì le scale con trepidanza, desideroso di ritirarsi nelle sue stanza dopo aver adempito ai suoi doveri di figlio rispettoso e, ammettiamolo, leggermente timoroso.
Il permesso ad entrare precedette addirittura il suo bussare: al vecchio Malfoy non sfuggiva nulla.
Lucius entrò piano, trovandosi subito i gelidi occhi di Abraxas intenti a scrutarlo.
“Buonasera, Padre”
“Ti sei fatto vivo, alla fine”
“So di essere stato via un po’ più del previsto. Mi dispiace”
“Siediti” gli intimò con tono perentorio.
Lucius prese posto dall’altra parte della scrivania rispetto al padre.
L’uomo stava sorseggiando del Whiskey, e per qualche minuto nessuno dei due parlò.
“Due anni sono decisamente più del previsto” disse d’un tratto Malfoy senior, senza staccare la sua occhiata perforante dal figlio.
“Il dovere mi chiamava. Ma non ho certo dimenticato gli obblighi verso la mia famiglia”
“Non si direbbe. Avresti dovuto adempiere ai tuoi compiti tempo fa’. Ora che sei tornato, sono sicuro che non esiterai un attimo a rimetterti in pari con le questioni da gestire”
“A partire da dopodomani, sarò ineccepibile!”
Le sopracciglia di Abraxas si arcuarono verso l’altro, come se non comprendesse ciò che gli stava dicendo il figlio. “Dopodomani? Il tempo è galeoni, Lucius, dovresti saperlo. Andrai al ministero domani stesso, a controllare alcuni affari”
“D’accordo. Vedrò di andare in mattinata” rispose Lucius, consapevole che avrebbe trovato successivamente una scusa per tirarsi indietro.
Era ben altro l’affare di cui si sarebbe voluto occupare l’indomani, e di certo non comprendeva quei borghesucci del Ministero della magia.
Il suo affare aveva lunghi capelli biondi, un paio di grandi e profondi occhi azzurri e un nome che da solo era capace di esprimere tutto il fascino della donna in questione.
Narcissa.

Lucius Malfoy era tornato, e si sarebbe ripreso ciò che gli apparteneva.

***

Narcissa Black credeva che il suo cuore si fosse fermato.
Era un sospetto fondato, dato che dal momento in cui sua sorella Bellatrix era entrata nella stanza e aveva parlato il suo respiro si era mozzato.
Le era stato naturale pensare che il suo corpo avesse deciso di restare immobile in quell’istante paradisiaco, e altrettanto sensato le sembrava morire con la felicità che scoppiava nel petto.
“Narcissa? Stai bene?” le chiese Bellatrix con tono divertito.
Narcissa Black desiderava che il suo cuore si fosse fermato.
Avrebbe dato qualunque cosa, qualunque, pur di morire con la consapevolezza che il suo desiderio più intenso si era avverato.
Lucius era tornato.
Forse per lei c’era ancora speranza.
Forse non era tutto perduto.
Forse il suo cuore avrebbe ripreso a battere, e forse avrebbe continuato a pompare felicità allo stato puro invece del sangue.
Sbatté le ciglia un paio di volte, prima di spostare lo sguardo sulla sorella.
“Stavo assimilando la notizia, tutto qua”
La bruna scoppiò in una risata selvaggia. “Come no, sorellina” le disse con voce infantile mentre passava una mano fra i boccoli biondi Narcissa, con apparente dolcezza. “In ogni caso, fossi in te, non m’illuderei troppo. Sai che le cose sono cambiate!”
“Certo che lo so. Sarebbe stato impossibile scordarlo” ribatté con voce leggermente incrinata la minore.
Sentiva lo sguardo di Bellatrix addosso, e detestava la sua espressione impietosita.
“Ne sei ancora innamorata, non è vero?” le domandò a un certo punto Bella, finalmente seria.
Narcissa s’irrigidì a quella domanda. Quale donna, che fosse sana di mente o meno, avrebbe potuto smettere di amare Lucius Malfoy?
“E’ così, eh?” continuò a chiederle retoricamente la sorella, notando l’ espressione della più piccola. “Sembra che quel ragazzo ti abbia fatto un incantesimo. Visto come stanno le cose, dovresti lasciarlo stare da subito”
Narcissa si alzò di scatto dalla poltrona su cui si era lasciata cadere qualche minuto prima, quando con sguardo malizioso Bellatrix le aveva annunciato il ritorno di Lucius.
Prese a torturarsi le mani, camminando con nervosismo. “Non è così semplice per me, e lo sai. Cosa dovrei fare, ignorarlo e basta?”
“Esattamente” fu la pronta risposta che ricevette. “Meno ci pensi e meglio sarà. Nostro padre ha preso una decisione sul tuo futuro, e tu la rispetterai. Non permetterò che anche tu diventi una traditrice, come..”
Narcissa la fulminò con lo sguardo, ma Bellatrix non avrebbe ugualmente proseguito la frase. A nessuna delle due andava di far cenno a loro sorella Andromeda, che qualche mese prima aveva lasciato Villa Black e i suoi legami di sangue per sposare il Nato babbano di cui si era innamorata.
La bionda sospirò piano. “Io.. non potrei mai. Farò come vuole nostro padre”
“Brava, Cissy” dopo aver pronunciato queste ultime parole, Bellatrix uscì silenziosamente dalla stanza, lasciando Narcissa in preda ad un miscuglio di emozioni.
Era tornato.
Era tornato.
Un piccola lacrima di gioia scese sulla sua guancia, e il crampo allo stomaco che provò fu in assoluto la sensazione più piacevole che l’avesse attraversata in quell’interminabili 754 giorni.




*Angolo autrice*
Sono tornata! Come sa chi mi ha seguita in Dark shadows (la prima long Lucius/Narcissa), avevo in programma di lanciarmi subito in un'altra impresa su di loro, e così ho fatto.
Il titolo della long, "Ragione e sentimento", è evidentemente tratto dalla celebre opera di Jane Austen, che spero non ne avrà a male se l'ho preso in prestito. 
Come ho indicato nella descrizione, la storia è ambientata nel periodo in cui la prima guerra magica sta entrando nel vivo. Narcissa ha vent'anni, Lucius ventuno. E.. non voglio anticiparvi altro. Scoprirete leggendo :)
Spero di avervi incuorisiti almeno un po' con questo breve prologo, e di poter leggere le vostre opinioni nella pagina delle recensioni! 
A prestissimo,

Prongs4




 

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


CAPITOLO I 

Il passo di Lucius era deciso, seppure lento ed elegante come sempre.
Si smaterializzò nel giardino di Villa Black al tramonto. Forse poiché lo riteneva il momento più adatto al suo glorioso ritorno, romantico e suggestivo con i suoi colori sfumati, o forse semplicemente perché per ben due volte si era recato da Narcissa e in altrettante occasioni gli era stato detto dall’elfa che la signorina non era in casa.
Mentre attraversò il porticato, sperò con tutto il cuore di non ricevere un’altra delusione.
Qualche ora prima gli era stato riferito che “la padroncina era uscita con la padrona”, ma Malfoy non ci aveva creduto neppure un secondo.
Sentiva la presenza di Narcissa aleggiare intorno a lui in modo concreto, e non aveva digerito di venire preso in giro da una stupida creaturina.

‘Volente o nolente’, si convinse Lucius, ‘dovrà comunque ricevermi prima o poi. Sono pur sempre il suo fidanzato!’
Bussò all’imponente portone di Villa Black per la terza volta quella giornata, e per la terza volta fu accolto dall’elfa.
“Sono qui per la signorina Narcissa. Non accetterò un’altra scusa come risposta” disse con tono minaccioso.
L’elfa sembrò dapprima titubante, ma infine lo fece entrare.
Senza aspettare che lo annunciasse o che andasse ad avvertire della visita, Lucius oltrepassò l’elfa e si diresse verso la camera di Narcissa.
Sentiva la serva dietro di lui chiamarlo e supplicarlo di attendere all’ingresso l’arrivo dei padroni di casa, ma nulla poteva fermare l’impazienza che lo aveva colto.
La sollecitudine era tanta da fargli dimenticare le buone maniere, e quando si ritrovò davanti la porta della stanza della piccola Black non bussò nemmeno.
La aprì teatralmente, ma la fortuna sembrava non girare a suo favore.
La stanza era vuota, seppure impregnata dell’inconfondibile profumo di Cissy.
Lucius lo respirò a pieni polmoni, pensando che gli era mancato più dell’ossigeno.
Si guardò intorno, sospettando che Narcissa si stesse nascondendo alla sua vista.
D’un tratto sentì un paio di dita ticchettargli sulla spalla.
Si voltò, speranzoso, ma non era la sorella Black che voleva lui quella che gli si parò davanti.
“Sei tornato più maleducato di quanto ricordassi, Malfoy. Non si usa più presentarsi a casa degli altri su invito?”
Il sorriso beffardo di Bellatrix, tipico della sua persona, stranamente non indispose Lucius come avrebbe fatto in passato. Lui si limitò a chiederle: “Lei dov’è? Questo giochetto non mi sta divertendo più!”
La donna rise. “Povero Lucius. Il tuo cuoricino innamorato si sente perduto?”
E senza dargli il tempo  di rispondere, continuò: “Non hai più il diritto di venire a cercarla”
“Ah no?” le chiese ironicamente lui.
“No” confermò lei. “Non hai saputo le ultime novità?”
Malfoy stava per perdere la pazienza. Assottigliò gli occhi, guardando trucemente Bellatrix.
“Parla”
“Come sei aggressivo!” ribatté la bruna, ridendo nuovamente. “Così non otterrai proprio nulla. Ma forse ti si schiariranno le idee al matrimonio di Cissy”
Un’altra smorfia attraversò il viso di Lucius. “Pensi di potermi tenere lontano da tua sorella fino a quando ci sposeremo, Bellatrix?”
Un piccolo tremito sembrò cogliere la Black, suscitando sospetti in Lucius.
Quel leggero tentennamento durò un attimo solo, sostituito da un ghigno cattivo.
Vi sposerete? Tu e chi, se posso chiederlo?” gli domandò la donna.
Malfoy alzò gli occhi al cielo. “Ti avverto, Black, mi stai facendo innervosire”
“Che paura” rispose Bellatrix con un piccolo broncio. “Non mi hai sentita? Ho detto ‘il matrimonio di Cissy’ … non mi sembra che l’avvenimento riguardi anche te...”
Lui la guardò senza capire, e lei sorrise soddisfatta per la confusione che gli leggeva negli occhi.
Ma ancora una volta, quello sguardo non lo convinceva del tutto.
Si sentiva inquieto, più del solito, vicino alla maggiore delle sorelle Black. Gli sembrava diversa, e non comprendeva quel leggero dolore che le leggeva negli occhi.
“La tua lunga assenza non è stata gradita dalla famiglia Black. I miei genitori hanno deciso che era ora che Narcissa si fidanzasse ufficialmente. Tu non c’eri, dunque hanno scelto un altro giovane. Insomma, la vostra unione non ha più il loro benestare…” gli rivelò infine la giovane, mentre gli girava intorno come un avvoltoio, osservandolo.
Malfoy ponderò per qualche istante l’idea di non fidarsi, ma qualcosa nel suo tono di voce lo indusse a crederle.
Cadde il silenzio per diversi minuti. Fu la donna ad infrangerlo. “Mia sorella è in casa, ma non vuole vederti” gli comunicò con noncuranza. “Conosci la strada per uscire”
Lucius si sentì impossessato da un’improvvisa rabbia. La squadrò con rancore.
“Ambasciator non porta pena” gli sussurrò Bellatrix.
“Buona serata” sibilò Malfoy fra i denti, cercando di trattenere la sua furia e il suo stupore per non dare ulteriore soddisfazione alla donna.
 Voltò l’angolo e ripercorse i corridoi che lo separavano dall’ingresso.
“Anche a te, amore mio” rispose la Black, mentre lui si allontanava.
La voce uscita dal corpo di Bellatrix non era la sua però. Era più dolce, melodiosa, malinconica.
La donna sbatté più volte le ciglia, e quando d’un tratto sgranò gli occhi, il nero delle iridi si era trasformato in blu. Si passò una mano fra i capelli mentre quelli ritrovavano il naturale biondo, la fece poi scivolare sulla linea della mascella, che sì ammorbidì, riacquistando la consueta armoniosità, e infine sulle labbra, da cui scomparve l’acceso rossetto che tanto amava Bellatrix.
“Non c’era che bisogno che tu restassi qui ad assistere” disse Narcissa a voce alta, mentre la vera Bellatrix annullava l’incantesimo di disillusione eseguito su se stessa.
“Volevo solo assicurarmi che tu non facessi qualche colpo di testa. Ma non mi hai interpretata poi troppo male, devo ammetterlo!”
“E’ diventato ancora più bello” mormorò Narcissa, fissando il punto in cui lui era scomparso. “E’ l’uomo più affascinante che io abbia mai visto”
Bellatrix alzò gli occhi al cielo, sbuffando annoiata. “Sei così smielata, Cissy. Tranquilla comunque, non penso tornerà a cercarti”
Narcissa sorrise amaramente. “Tornerà eccome. Non sono stata poi così brava. La mia imitazione non l’ha convinto del tutto”
“Io credo di sì invece. Non è abbastanza sveglio da notare piccole imperfezioni nel mio modo di fare!”
“Dovresti smetterla di sottovalutarlo, Bella” disse Narcissa mentre si dirigeva a sua volta verso l’ingresso. La sua voce riecheggiò nei vasti corridoi.
“Anche se dovesse tornare, peggio per lui. Avrebbe dovuto aspettarsi che scomparire per così tanto tempo avrebbe avuto delle conseguenze!” ribatté la maggiore, seguendola. “Si può sapere dove stai andando?”
Narcissa si stava allacciando il mantello, indossando il cappuccio. “C’è una cosa che devo fare”
“Ossia?” indagò subito Bellatrix.
“Devo andare da Madama McClan per ritirare un abito”
La bruna sembrava ancora sospettosa, ma non ribatté. “D’accordo. Ci vediamo presto. Ora torno a casa, da Rodolphus”
“Salutamelo”


***
Del sole vi era rimasto poco o nulla in cielo quando Narcissa mise piede fuori di casa.
Le dispiaceva dover mentire a Bellatrix, ma proprio non aveva potuto resistere alla tentazione.
Rivedere Lucius le aveva fatto tornare in mente sensazioni che credeva sopite per sempre, e non voleva aspettare di incontrarlo di nuovo per caso per poterle provare ancora. Aveva bisogno di rivederlo immediatamente.
Anche se solo da lontano, anche se lui non l’avrebbe vista, anche se non si sarebbero nemmeno sfiorati, lei sentiva la necessità di sentirlo accanto. 
Si smaterializzò davanti al cancello di Malfoy Manor, certa che fosse tornato a casa a chiedere spiegazioni sul loro fidanzamento.
Il cancello in ferro battuto che preludeva il giardino non era chiuso, bensì accostato.
Narcissa immaginò nitidamente Lucius aprirlo infuriato, e con altrettanta foga sbatterselo alle spalle, così da non incastrarlo del tutto nella serratura.
Con lentezza, lo aprì quel tanto che bastava per farla entrare, sperando di non fare troppo rumore.
Tutto intorno a lei taceva, e di Lucius non vi era traccia.
Che stupida era stata! Il suo capriccio era non solo insensato, ma anche poco pratico. Non poteva certo rimanere inerme ad aspettare che lui uscisse fuori dalla porta di casa.
Rimase a fissare il Maniero per qualche secondo, e prima di rendersene conto stava già bussando alla porta di Villa Malfoy.

***

“Padrone?” domandò timidamente Dobby l’elfo domestico sulla soglia di una stanza.
L’elfo che aveva accolto Narcissa l’aveva altresì scortata da Lucius. Il giovane, a dire del servitore, era tornato a casa molto arrabbiato.
“Ti avevo detto di non disturbarmi!” fu la risposta secca che arrivò dalla camera.
“Dobby chiede scusa, Dobby farà andare via la signorina Black, se il padrone lo desidera”
Lucius ebbe uno scatto; si alzò dalla sedia tanto velocemente da farla cadere. “La signorina Black, hai detto? Narcissa?” gli domandò bruscamente.
La ragazza vide l’elfo, proprio davanti a lei, annuire con timore in risposta alla foga del padrone.
La porta della stanza, semichiusa fino a quel momento, venne rapidamente aperta da Lucius.
“Sei qui” sussurrò.
La fissava, avido di lei, incantato come lo era stato poche altre volte.
In quei due anni la bellezza di Narcissa era cambiata e maturata.
I suoi lineamenti cesellati si erano leggermente induriti, affilati, ma senza perdere il loro candore, solo conferendole un’aria più grande.
Gli occhi parevano diventati del colore di un lago ghiacciato, ma in quel momento non avrebbero potuto essere meno gelidi.
La sua figura, da sempre gracile, aveva assunto connotati più decisi: le gambe erano snelle e toniche e, come dettavano le regole canoniche di bellezza, il suo profilo era del tutto piatto, eccetto per le naturali e sensuali curve femminili.
La perfezione sembrava essersi concretizzata in lei.
Il tempo che impiegò a studiarla sembrò a Lucius infinito, ed invece si trattò di appena due secondi. Due secondi trascorsi i quali, il ragazzo si ritrovò ad indietreggiare e traballare leggermente, preso alla sprovvista dallo schiaffo che Narcissa abbatté sulla sua guancia.
<< Sei impazzita? >> avrebbe voluto chiederle, ma non ne ebbe il tempo.
Tanto veloce quanto lo aveva colpito, la donna lo afferrò per il colletto della camicia, e poi se lo spinse quasi addosso. Lo tirò man mano più vicino a sé, fino a che le loro labbra non si toccarono, fino a che i rispettivi respiri non si fusero.
“Narcissa” mormorò Lucius con tormento, mentre le passava un braccio intorno alla vita.
Lei non rispose al suo richiamo; continuò semplicemente a baciarlo, come se le sue labbra fossero per lei quello che è l’ossigeno per qualcuno che non ha respirato a lungo: sollievo e piacere.
Le loro bocche si conoscevano bene, si erano esplorate tante volte, ma mai in maniera così impaziente.
Erano due persone diverse, per certi versi completamente nuove, e in quanto tali si stavano riscoprendo.
Quando il bacio terminò, Narcissa si allontanò leggermente da lui. Respirava affannosamente, e aveva uno sguardo d’un tratto spiritato.
“Ti odio” gli sussurrò.
Lucius rise: evidentemente la trovava una battuta particolarmente divertente.
Osservò Narcissa indietreggiare verso il corridoio, senza comprendere che stava per avvicinarsi al camino, entrarci, e lanciargli un ultimo sguardo.
Se ne rese conto solo quando la vide scomparire tra le fiamme.

*ANGOLO AUTRICE*
Ecco il primo capitolo vero e proprio:) non sono tutte rose e fiori per Lucius e Narcissa, eh?
Quanto al fidanzato della povera Cissy, entrerà in gioco nel prossimo capitolo, e anche il perché del 'ti odio' pronunciato da Narcissa assumerà più significato!
Spero che gradiate questo capitolo, e come sempre mi auguro di poter leggere i vostri commenti nella pagina delle recensioni.
Grazie a tutti i lettori e a presto:)
Prongs4

 

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


CAPITOLO II

“La tua bellezza è assolutamente incomparabile. Stasera come ogni giorno, d’altronde”
La mano di Narcissa, ornata di splendenti anelli, era stretta fra quelle di un uomo bruno, affascinante, ma con un che di viscido che disgustava la giovane.
“Grazie, milord” rispose Narcissa, tentando di sembrare gentile: i suoi genitori li stavano osservando.
“E’ la pura verità. Non meno, non più!”
Mentre continuava quella che sicuramente considerava una lusinga ghiotta, l’uomo porse il braccio a Narcissa, e lei accettò di farsi scortare verso il camino di casa Black.
Mentre l’elfa gli consegnava la polvere volante, la giovane donna ebbe modo di osservare ancora una volta il suo promesso sposo: infondo, si disse, poteva capitarle di peggio di Stephen Fawley.
Aveva un sostanzioso conto in banca, un aspetto più che passabile, ed era sicuramente meno caparbio di lei. Insomma, tutte qualità essenziali per poter stare al fianco di una donna difficile come Narcissa Black.

Pochi secondi dopo erano comparsi nel camino di casa Selwyn, dove si stava svolgendo la festa del diciassettesimo compleanno dell’erede primogenito.
Subito la tensione della Black si allentò: quello era il suo ambiente, il suo elemento; era naturale per lei sentirsi a suo agio fra abiti costosi, fontane di champagne e pettegolezzi.
“Ti porto da bere” le disse immediatamente Stephen, dopo averle fatto un ulteriore baciamano.
Narcissa cercò di sorridere, ma il risultato fu l’ennesima smorfia di sufficienza.
Iniziava a seccarla averlo sempre intorno, ed era prontissima a tirare fuori il suo tutt’altro che accomodante caratterino da Black per farlo stare alla larga.
Aspettò che lui tornasse con il suo drink, e poi si dileguò fra la folla in un momento di disattenzione da parte di Fawley.
Quando individuò Lucius, che si intratteneva con qualche pezzo grosso del ministero, si irrigidì nuovamente.
Per la prima volta da quando era tornato si rese conto di quanto la sua assenza le fosse pesata, di quanto si fosse sentita sola e dispersa senza quel punto cardine che Malfoy rappresentava per lei.
Lui parve sentire il suo sguardo addosso, e si voltò lentamente nella sua direzione.
Quando gli occhi di Lucius incontrarono quelli di Narcissa per un attimo parvero scintillare.
La Black però voltò ostinatamente il capo. Per quanto Malfoy le fosse mancato, non poteva certo scordare che era colpa sua e del suo stupido viaggio se lei in quel momento si ritrovava incastrata con Fawley.
Aveva rovinato il loro futuro insieme già predisposto, e questo non gliel’avrebbe mai potuto perdonare.
“Signorina Black, mi concede questo ballo?”
A quelle parole Narcissa si voltò, riconoscendo Simon Burke.
Stava per accettare di buon grado l’invito, quando sentì una mano poggiarsi sul suo fianco.
“Sarà per un’altra volta, Burke. Questo ballo con la signorina Black l’ho già prenotato io”
Narcissa si trattenne dallo sbuffare: tipico di Malfoy arrivare nel momento più inadatto ed avanzare le pretese più inadatte.
“Sai, Malfoy, non è proprio il caso che io mi faccia vedere con te” gli disse non appena Burke si fu allontanato, con la promessa tuttavia di tornare per il successivo minuetto.
Lucius, mentre lei parlava, l’aveva condotta verso una porta che dava sul giardino.
Non aveva staccato la mano dalla sua vita nemmeno un attimo, provocando in Narcissa dei brividi che stava cercando di reprimere.
“E poi dove mi stai portando? Credevo avessi parlato di un ballo!”
Malfoy, con sommo fastidio della giovane, non rispondeva.
Solo quando furono usciti nel giardino fiocamente illuminato sembrò riscuotersi da quella apatia.
“Balleremo dopo. Adesso volevo stare da solo con te” le disse con voce calda, mentre con una mano le accarezzava una guancia. 
Narcissa si ritrasse a quell’ulteriore contatto, indietreggiando fino ad appoggiare la schiena contro un albero. “Io sono fidanzata, non è decoroso che stia qui fuori da sola in compagnia di un altro uomo. Soprattutto se quest’uomo sei tu! Tutti là dentro sanno quale rapporto ci legava”
Lucius non si lasciò scoraggiare dalla freddezza di Narcissa, e le si parò ostinatamente davanti.
“Che ci legava?” le chiese alzando un sopracciglio. “Fossi in te non userei il passato.
Quello che c’è stato fra noi due non ha mai cessato di esistere. E’ ancora in corso”
Si abbassò leggermente sul suo viso, facendole sentire il suo respiro caldo e delizioso sulle pelle, confondendole le idee.
“Tu non sai quanto ho sentito la tua mancanza, Narcissa” le sussurrò, e lei non poté non credergli.
“Narcissa!” una voce ben diversa da quella strascicata di Lucius rimbombò nell’oscurità.
“E’ Fawley” mormorò la Black con tono scocciato.
Lucius alzò gli occhi al cielo, infastidito da quella interruzione.
Le fece segno di fare silenzio, poi con accortezza la fece scivolare su un altro lato dell’albero, in un punto del giardino del tutto al buio, e la nascose ulteriormente alla vista coprendola col suo corpo.
Narcissa non si poté trattenere dall’ansimare, ma non parlò fino a quando non sentirono Fawley allontanarsi in un’altra direzione.
Cercò di liberarsi da quella stretta, e lanciò a Lucius un’occhiata ammonitrice.
“Ho pensato a te ogni singolo istante, ogni giorno. Ogni notte popolavi i miei sogni”
le sussurrò lui, ignorando il suo sguardo truce e non spostandosi di un millimetro.
“Se non fossi partito non ti sarebbe servito sognarmi. Mi avresti avuta accanto a te, in carne ed ossa” gli disse di rimando la Black, e il suo tono era carico di rancore.
“Cissy” cominciò Lucius, scuotendo piano la testa “Non potevo tirarmi indietro.
Sta scoppiando una guerra, lo sai.  E se normalmente la volontà del Signore Oscuro è legge, in un momento come questo decreta anche la differenza fra vinti e vincitori”
Stavolta Narcissa non si trattenne dallo sbuffare. “Hai passato più di un anno a pedinare, uccidere per suo conto… e ti senti forse dalla parte dei vincitori?”
“Ma certo!”
Narcissa­ ignorò la sua risposta. Se lo scrollò di dosso, letteralmente, e si voltò per ritornare dentro la casa.
Lui la seguì, prendendola per un polso. “Fermati” le disse con tono perentorio.
“Ti sei spostato da un posto all’altro, inseguito dagli Auror, probabilmente rintanandoti nei posti peggiori, dico bene? Davvero ti ritieni soddisfatto?” sbottò Narcissa, divincolandosi per venir meno alla presa ferrea di Malfoy.
“Sai benissimo che non si tratta solo di questo! Non mi ha fatto certo piacere vagare come un nomade per così tanto tempo, ma sapevo a cosa andavo incontro quando sono diventato un mangiamorte” il tono di voce di Lucius rasentava il silenzio, tanto era basso.
Entrambi controllarono intorno a sé di essere completamente soli.
“Spero che ne sia valsa la pena allora. Mi auguro per te che quello che hai ottenuto valga almeno quanto quello che hai perso” ribatté infine lei con sguardo gelido.
Aveva il mento in alto, in una posa di fierezza.
“Se ti riferisci a te, stai tranquilla. Risolverò la questione del nostro fidanzamento il prima possibile. Non permetterò a quell’idiota di sposarti!”
“Quell’ ‘idiota’… è pur sempre un purosangue di un certo calibro. Ed io non sono del tutto ostile all’idea di diventare sua moglie!”
Quello fu un colpo duro per l’orgoglio di Lucius.
“Stai scherzando, non è vero?” le chiese basito.
Lasciò la presa sul suo polso, e si passò entrambe le mani sugli occhi con fare stanco.
Poi cominciò a girarle intorno con nervosismo, guardandola come se non si capacitasse di ciò che aveva sentito.
“Dopo quasi due anni di lontananza, dopo promesse e giuramenti vari, torno qui e tu mi dici che ti va bene sposare un altro uomo?”
Narcissa sul momento non rispose. Come spiegargli il suo insostenibile desiderio di stare con lui, e contemporaneamente la sua nuova ed inestirpabile avversione a fidarsi degli altri?
Andromeda l’aveva ferita, l’aveva ingannata, le aveva fatto capire che ad amare qualcuno c’era solo da perderci. E lui e la sua prolungata assenza, il pensiero di ciò che avrebbe potuto fare in tutti quei mesi di lontananza, di possibili tradimenti o ripensamenti, non le erano certo stati d’aiuto.
“E’ meglio così per entrambi” gli disse infine, con un filo di voce. “Tu te ne sei andato, e non sai quanto sono stata male. Ma paradossalmente il dolore rafforza e…”
“E queste cretinate che diavolo c’entrano?” la interruppe Lucius con tono esasperato.
“Io non ho più bisogno di te!” esplose Narcissa. La sua voce era rauca, addirittura strozzata.
Il volto di Lucius passò dall’incredulità alla rabbia. Attese di calmarsi, per poi mormorarle con una nota di tenerezza: “Devi fidarti di me, Narcissa. Sistemerò tutto, te lo giuro, perché il solo pensiero di cederti a qualcun altro mi fa impazzire”
Il suo sguardo era un misto di rancore e supplica, ma lei non rispose né alle sue parole né a quella occhiata.
Lucius la squadrò un’ultima volta, prima di darle le spalle e rientrare a grandi falcate nella sala dove si stava tenendo il ricevimento.

*ANGOLO AUTRICE*
So che è passato molto tempo dal mio ultimo aggiornamento, ma ammetto di essere stata un po' scoraggiata dalla scarsa risposta del pubblico alla storia! Comunque cerco di illudermi che sia colpa dell'estate e del poco tempo per leggere e recensire ahahaha
Forse ora lo scenario inizia a farsi un po' più chiaro, e spero di essere riuscita a rendere bene anche in questo capitolo la continua antitesi ragione - sentimento che attanaglia Narcissa.
Prometto di far passare meno tempo, visto che diversi capitoli sono già pronti!
Grazie a chi legge, e soprattutto a chi mi concede qualche minuto del suo tempo per recensire: mi riempite di gioia!
A presto,
Prongs4
 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


CAPITOLO III


Intorno a lei c’erano solo fiori. Tanti fiori. Colorati, profumati, delicati, tutti bellissimi.
Il silenzio avvolgeva il paesaggio, e tutto era fermo, immobile, eccetto per un venticello leggerissimo che spostava dolcemente la chioma della ragazza e degli alberi.
Sebbene Narcissa fosse semplicemente accovacciata sull’erba, occupata a non far nulla, non poteva immaginare occupazione più piacevole. Si sentiva serena e rilassata come non lo era da mesi, forse addirittura da anni.
Era una calma placida e soave, sfumata, distante…
Quell’idillio non durò a lungo.
Il vento diventò più forte, molto  più forte. Così feroce da riuscire quasi a sollevare Narcissa da terra.
Lei urlava, e si dimenava, come se si opponesse a un nemico in carne ed ossa invece che a qualcosa di così astratto come il vento. E che vento! Le sue folate sembravano graffiarle il viso.
Il cappellino bianco, che solo in quel momento si rese conto di indossare, le fu strappato dal capo e trascinato via dalla violenza del vento.
Come nella più classica delle scene, Narcissa iniziò a rincorrerlo.
Il copricapo si allontanava sempre più di più, era sempre più irraggiungibile. D’un tratto, si bloccò. O meglio, il suo volo fu fermato.
Narcissa alzò lo sguardo per vedere a chi appartenesse la mano che aveva provvidenzialmente bloccato il cappello, e quando vide di chi si trattava sgranò gli occhi con sorpresa.
Le parve davvero di sentirsi in una favola, poiché il salvatore del suo cappello era nientedimeno che su un cavallo bianco.
Lucius la fissava intensamente, stringendo il cappellino fra le sue grandi mani.
In mezzo a quella che si stava trasformando in una tempesta, lui appariva come l’unico elemento saldo.
D’un tratto le porse il cappello, che lei afferrò. Poi le tese una mano, che invece fissò in modo sospettoso e truce.
Senza staccarle di dosso quell’occhiata perforante, Lucius le sussurrò: “Fidati di me, Narcissa. Fidati di me…”
Ma Lucius stava scomparendo. O meglio, il suo volto stava scomparendo.
I suoi occhi, il suo naso e la sua bocca sottile sparirono, e non restò altro che il volto. Piatto, vuoto, inquietante. Una lugubre e intaccata maschera di pelle.
La tempesta esplose del tutto, e il cielo divenne plumbeo.
Narcissa iniziò a scappare dalla parte opposta, mentre il bianco destriero di Lucius, quasi uscendo da una nube di fumo, diventava nero.
La donna correva a perdifiato, spaventata. Ad un tratto però, inconsciamente e senza alcuna motivazione logica, si fece spazio dentro di lei la consapevolezza che ad inseguirla non era più Lucius, bensì Andromeda.
“Fidati di me, Narcissa. Fidati di me…” continuava a ripeterle quella figura che la inseguiva.
E lei voleva solo che le nubi la risucchiassero, voleva solo cadere nel baratro scuro che d’un tratto le sorse davanti…


Narcissa sudava. E ansimava.
Del gelo di Gennaio non vi era traccia nel suo letto.
Sentiva la camicia da notte aderirle quasi addosso.
Il suo respiro era irregolare, e lei si sentiva presa da una spasmodica paura e dalla foga.
Si portò una mano all’altezza del cuore, percependo chiaramente i battiti che procedevano a ritmo sfasato.
Si alzò dal letto con uno scatto, e si tolse di dosso gli indumenti, bisognosa di un bagno.
Bastò un gesto della bacchetta, e la vasca si riempì istantaneamente.
Quando s’immerse provò subito sollievo, cercando di scaricare la tensione che un semplice sogno era riuscito a metterle addosso.

“Lucius, resta qui, ti prego!”
“Fidati di me, Narcissa. Fidati di me…”
“Mi fido di te, Lucius. Ma l’idea di separarci per tanto tempo mi distrugge”
“Tranquilla, Cissy. Tornerò da te il prima possibile!”
Singhiozzavi: avevi paura di quello che sarebbe potuto accadere nel frattempo.
“Sta tranquilla, e fidati di me: nulla potrà separarci”
E non hai avuto altra scelta se non credergli, speranzosa.

L’hai vista uscire dalla finestra, mentre cercava di mantenersi in equilibrio sulla scopa nonostante vari ingombri.
“Andromeda, non te ne andare, ti scongiuro! Non potrei sopportarlo…”
“Fidati di me, Narcissa. Fidati di me…”
“Mi fido di te, Andromeda. Ma non posso lasciare che tu te ne vada, che sparisca dalla mia vita…”
“Stai calma, Cissy. Ci rivedremo il prima possibile!”
Singhiozzavi: sapevi che quella separazione sarebbe stata definitiva, se lei in quel momento fosse andata via.
“Sta tranquilla, e fidati di me: nulla potrà separarci”
E non hai avuto altra scelta se non crederle, speranzosa.



Quelle due conversazioni pressoché identiche, svoltesi una a distanza di pochi mesi dall’altra, le tornarono in mente.
Andromeda le aveva mentito.
Aveva distrutto le sue aspettative, le sue speranze, e del legame profondo che le aveva tenute insieme per tutti quegli anni non era rimasto nulla.
E se anche Lucius avesse infranto le sue numerose promesse? Come poteva fidarsi di lui, dopo l’esperienza che aveva avuto? Come poteva offrirgli il proprio cuore, le cui ferite si stavano rimarginando, e immolarlo ad ulteriori coltellate, ad ulteriori dolori?  Narcissa non voleva di mettere in gioco se stessa nell’ affare incerto e potenzialmente pericoloso che è l’amore.
Questo pensava, accoccolata su stessa in quella enorme vasca da bagno.
I brividi di paura che l’avevano colta appena qualche minuto prima andavano calmandosi, mentre il profumo del suo bagnoschiuma la rilassava e rassicurava.
D’un tratto però Narcissa scoppiò a ridere.
Nonostante ci avesse pensato in tutti quei mesi, per un attimo si era scordata che in quella vasca aveva fatto l’amore con Lucius per la prima volta. E le parve di riavere accanto a sé il quindicenne Lucius Malfoy, bello come un dio, ma arrogante come solo un uomo sa essere, che la guardava con desiderio e bramosia.
Il cuore le si strinse, mentre la mente le faceva notare quanto il bisogno di Lui la stesse consumando.
Si strinse in un abbraccio solitario, persa in quell’enorme vasca, in quella immensa paura, in quell’incontenibile desiderio… in quell’invincibile sonno che ebbe di nuovo la meglio su di lei.



***

La confusione che caratterizzava ogni giornata a Diagon Alley andava sempre scemando con l’avvicinarsi della sera, e quel giorno non fece eccezione: con sua somma gioia, Narcissa individuò facilmente la chioma bionda di Lucius fra la rada folla.
Accelerò il passo per raggiungere l’uomo, e quando lo fece richiamò a gran voce la sua attenzione: “Malfoy! Aspetta un secondo..”
Il giovane udì la sua voce e si voltò.
“Black” la salutò con voce secca e astiosa. Evidentemente le sue parole di qualche sera prima gli bruciavano ancora.
Narcissa tuttavia gli sorrise, per niente turbata.
“Posso parlarti un attimo? E’ una cosa importante”
Lucius sembrò trovare incoraggiante quel sorriso e quelle parole,  e fu con ritrovata gentilezza che le porse il braccio, invitandola a camminare a braccetto con lui.
Senza potersi trattenere, le stampo un bacio sulla guancia, accarezzandole il collo con una mano.
Narcissa non si ritirò a quelle effusioni, stringendolo a sua volta e aspirando il suo profumo.
D’un tratto, però, si scostò: “Siamo in pubblico, non mi piace dare spettacolo. Per favore, possiamo sederci e parlare con calma?” gli chiese di nuovo.
Sembrava diventata improvvisamente impaziente.
Lucius si staccò a malincuore da lei.
“Come vuoi, Narcissa” acconsentì, e con un cenno della mano la invitò a fargli strada.
Entrarono nel primo locale d’un certo calibro che riuscirono a trovare; era una di quelle sale da thè dall’aria antica, così curata e raffinata che sarebbe potuta passare per una salotto privato.
Cissy e Lucius sorrisero istantaneamente quando si ritrovarono dentro.
“Mi hai costretto a passare intere giornate chiusi qua dentro, quando eravamo ragazzi” le ricordò lui ridacchiando. “Mi trascinavi in questo posto ogni volta che uscivamo insieme”
Anche Narcissa rise, sentendosi all’improvviso molto più a suo agio in quel luogo familiare. Per un secondo, ebbe l’impressione che nulla fosse davvero cambiato, come se la tristezza e il tempo passato non fossero davvero esistiti.
Quella sensazione di pace e tranquillità durò poco; quando Lucius iniziò a fissarla, ansioso di sentire cosa aveva da dire, sì sentì a disagio e in soggezione.
Prese un profondo respiro, e poi gli disse: “So che ti sembrerà ridicolo trovarci qui a parlare, e forse ti sembrerà ancora più assurdo quello che ho da dirti, vista la nostra discussione dell’altra sera, ma..”
“Cissy” la interruppe subito Malfoy. “Non c’è bisogno di dire altro. Ho capito: hai riflettuto su quello che ti ho detto e ti sei resa conto che avevo ragione. Vuoi che parli con tuo padre per il nostro matrimonio, vero?”
Lucius, che non perdeva mai il suo tono tronfio, in quel momento sembrava scoppiare di soddisfazione e compiacimento ancor più del solito.
Cissy scosse piano la testa, con lo sguardo di chi è profondamente dispiaciuto di dover smentire. “No, Lucius.. non si tratta di questo. Io… non ho cambiato idea. Non ti sposerò”
Fu come vedere una maschera crollare.
E subito dopo la delusione, una rabbia feroce percorse il volto dell’uomo.
Strattonò il tovagliolo che aveva poggiato sulle gambe, gettandolo con un gesto di stizza sulla tavola, e fece per alzarsi.
Narcissa lo bloccò. “Ti prego, ascoltami. Ti farà piacere quello che ti proporrò, vedrai”
Gli prese una mano, stretta a pugno per la rabbia, e gliela baciò con dolcezza.
Suo malgrado, Lucius cedette e riprese con calma il suo posto.
“Sei tornato più impulsivo di quanto non ricordassi…” gli disse Narcissa trattenendo una risata. “Un tempo non avresti mai perso il controllo per così poco!”
“La gente cambia” le rispose immediatamente Lucius. “Tu nei sei l’esempio. Sei diversa dalla Narcissa che eri quando sono partito. Lei non mi avrebbe mai fatto questo, lei non avrebbe mandato all’aria tutto per un insensato capriccio, lei si sarebbe…”
“Basta!” lo zittì la Black. “Sei sparito per anni, cosa pretendevi... di tornare qui e trovarmi pronta ad accoglierti a braccia aperte?”
“Sinceramente si!”
“Non è così che funzionano le cose, e io non posso farci niente” ribatté Narcissa con tono di voce incrinato.
Bevve qualche sorso del suo thè, si asciugò le labbra col tovagliolo e si appoggiò contro lo schienale dell’elegante sedia su cui era adagiata.
Quando riaprì bocca, la sua voce era più ferma. “Come stavo dicendo poco fa’, ho una proposta da farti”
Lucius le fece uno stanco cenno col capo, segno che la ascoltava.
“Mio padre ha fatto un patto con la famiglia di Stephen. Io sono legata a lui da un contratto pre – matrimoniale. Anche volendo, ti rendi conto che non sarebbe facile annullare tutto...”
“Io non esiterei a provare, anche a costo di mettermi in ridicolo. E questo tu lo sai!”
“Ascoltami, ti prego. Andrò dritta al nocciolo della questione, e sarò sincera: non mi fido di te. Anzi, non mi fido di nessuno. Ma finché sto con una persona di cui non m’importa nulla, che differenza fa fidarsi o meno?”
Vedendo che lui stava per ribattere di nuovo, lo anticipò. “Non interrompermi, per favore. Il patto non può essere rotto, e io non voglio farlo. Ma.. dopotutto non ci sarebbe nulla di male a continuare a frequentarci, no? Siamo purosangue, queste cose capitano nel nostro mondo.. e d’altra parte io e Fawley non stiamo insieme per amore..”
Contrariamente alle aspettative di Narcissa, Malfoy scoppiò in una risata piena.
“Mi stai chiedendo di essere il tuo amante, Narcissa?” le domandò con un’espressione di puro divertimento stampata in viso.
La donna arrossì. “Io.. io non la metterei in questi termini”
L’uomo si sporse sul tavolo, e i loro visi arrivarono a meno di pochi centimetri di distanza.
“E sentiamo… come la metteresti allora?” le domando con voce roca, senza perdere quel pizzico di sarcasmo tuttavia.
Narcissa gli prese una mano fra le sue, disegnandoli linee immaginarie sul palmo.
“Io la metterei come due persone che.. si amano, e che vogliono stare insieme. Non mi sembra ci sia nulla di strano”
“Sono d’accordo. Ed è proprio per questo che esiste il matrimonio, Cissy”
Narcissa lo fulminò con lo sguardo. “Ti ho detto di no, punto e basta. Fidati se ti dico che è meglio così”
Lucius assunse un’espressione contrita.
“Bene” le disse dopo qualche minuto di silenzio. “E’ questo che vuoi? E così sia. Tu sposerai Fawley, io mi sceglierò un’altra donna e… ci frequenteremo” era evidente che lui trovava tutto una battuta molto divertente, ma Narcissa lo assecondò.
“Perfetto. Siamo giunti a un accordo mi sembra!” gli disse, sforzandosi di sembrare di buon umore. Ma dentro di lei, quell’idea sembrava diventare sempre più stupida.
Lucius fece una smorfia che era di dolore puro. “E’ tardi, io devo andare. Non so cosa ti ho fatto di male, Narcissa, dico davvero. Ma qualunque cosa sia, ti chiedo scusa”
Narcissa iniziò a scuotere la testa. “Lucius, non devi scusarti di nulla. Non è colpa tua, davvero, sono io che..”
Lucius fu colto dall’ennesimo cambiò d’umore quel giorno, e di nuovo assunse un’aria divertita. “Avanti, Narcissa, non prendiamoci in giro. Queste rassicurazioni non sono altro che patetici cliché sociali, e io vorrei evitare quest’ulteriore umiliazione. Credimi, mi basta sapere che io, Lucius Malfoy, sono stato letteralmente scaricato”
Rise, ma una risata amara, addolorata, incredula, incerta.
Narcissa non capiva come una risata potesse sembrare tanto dubbiosa, ma quella di Lucius lo era. E lei si sentiva per riflesso amareggiata, addolorata, incredula, incerta.
“Mi basta sapere” ripeté Malfoy dopo qualche istante, “che sono stato così stupido da lasciare che qualcuno potesse colpirmi, seppure metaforicamente. E mi basta sapere, per sentirmi del tutto ridicolo, che nonostante tutto io combatterò per non perderti, Narcissa Black”
La donna rimase immobile.
Lucius era davanti a lei, e la guardava con quello sguardo profondo e dolce che aveva sognato per tutti quei mesi. Quello sguardo che riservava a lei e a lei soltanto, facendola sentire ogni volta come se lei stessa lo stesse ispirando, quasi fosse una musa.
“Ci vediamo” le disse lui d’un tratto. Le diede le spalle, con fare leggermente teatrale, e uscì dal locale.
Lei rimase ferma, con lo sguardo vitreo.
E per la prima volta si odiò, e odiò il suo essere Black.
Odiò il suo essere caparbia e capricciosa, odiò quei dubbi che si erano insinuati dentro di lei, allontanandola da Malfoy.
Odiò la sua incapacità di alzarsi da quel tavolino, rincorrere Lucius e chiedergli scusa, chiedergli di sposarla.
Odiò la sua certezza che fidarsi di lui sarebbe stata una follia.
Odiò sua sorella Andromeda, per aver fatto nascere dentro di lei quella convinzione.
Odiò il suo sapersi controllare.
Odiò la sua capacità di rimanere perfettamente immobile, gelida, apparentemente imperturbabile, mentre interiormente urlava.
Ma adorò il pensiero che Lucius l’amasse così tanto da combattere per lei, e sotto diversi punti di vista anche contro di lei, pur di riaverla indietro.
E tutto il suo essere fu animato da un’unica speranza: che lui sarebbe stato così bravo, o avrebbe giocato così sporco, da costringerla a sposarlo.


 *ANGOLO AUTRICE*
Goodmorning EFP! (Per quanto inutile, ci tenevo a dare un piccolo tributo all'eccezionale e grandissimo Robin Williams, così ho parafrasato "Goodmorning vietnam")
E' passato un po' dall'ultimo aggiornamento, ma solo in alcuni fortunati casi riesco ad avere internet dal computer (a mare non c'è la connessione ovviamente), quindi rieccomi.
Confesso che da questo capitolo in poi comincio ad apprezzare di più quello che ho scritto, forse perché la storia si sta "accendendo" . Spero che non si tratti solo di un'illusione e che per voi lettori sia lo stesso ahaha!
So che la proposta di Narcissa potrebbe sembrare un po' troppo.. maliziosa, diciamo, per i suoi standard, ma a dispetto di quanto pensi Lucius, il suo scopo primario è di trovare una scusa per non perdere Malfoy (seppure in maniera ufficiosa).
Fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo proprio:)
A presto,
Prongsina




 

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


CAPITOLO IV

Era pomeriggio inoltrato, e i tiepidi raggi di un sole che stava ormai per tramontare penetravano attraverso le tende di villa Black, illuminando l’elegante camera dove Narcissa ed altre ragazze purosangue stavano amabilmente ciarlando.
“A te è andata davvero bene, Narcissa! Stephen è un gentiluomo, e poi è anche affascinante! Io invece sarò data in pasto a Goyle” le stava dicendo in quel momento una moretta che era stata sua compagna a Hogwarts.
“Purtroppo la tua potrebbe non essere una metafora, cara. Insomma… lo sanno tutti che Goyle mangia la qualunque. Fossi in te, avrei paura per la tua incolumità” insinuò con cattiveria un’altra giovane, dall’aspetto più smaliziato e sveglio.
Una risatina percorse il gruppo, e anche Narcissa sorrise, più per convenienza che per vero diletto.
“Dubito che Goyle mi mangerà” ribatté acidamente la povera giovane schernita. “Ma se c’è una cosa di cui sono sicura, è che la ragazza che sposerà Lucius Malfoy sarà fortunata eccome”
Di nuovo, tutto il gruppo mostrò segni d’assenso; solo Narcissa non commentò quella frase, gelandosi sul posto proprio come le era accaduto qualche giorno prima in quella sala da thè.
“Perché… dici questo?” riuscì a chiedere dopo qualche attimo di disagio. Dovette schiarirsi più volte la voce per recuperare un tono più fermo.
“Oh, Narcissa, non dirmi che non ci hai fatto caso! E’ tornato più affascinante che mai..” spiegò un’altra ragazza, che prese ad arricciarsi un ricciolo rosso con un’espressione maliziosa.
“Dicono che ci sia in ballo un accordo con una della gemelle Burke” intervenne nuovamente la promessa sposa di Goyle.
“L’ho sentito dire anch’io!” le diede manforte la rossa. “A quanto pare il signor Burke era così eccitato all’idea di poter unire la sua famiglia ai Malfoy, che ha proposto a Lucius di scegliere la gemella che più gli aggradava!” raccontò, per poi scoppiare in una sonora risata.
La gola di Narcissa si era improvvisamente fatta secca.
Ricordava piuttosto bene le gemelle Burke. Erano più piccole di lei di un anno, ed erano diventate senza dubbio delle belle giovani.
Da quando Malfoy le aveva fatto notare che anche lui avrebbe dovuto scegliere una moglie, quel pensiero la ossessionava. Solo figurarsi Lucius all’altare con una donna che non fosse lei, la uccideva. E se pensava che avrebbe baciato un’altra, che l’avrebbe abbracciata, avuta, non solo si sentiva morire, ma desiderava essere addirittura carnefice di se stessa.
Rapidamente, Narcissa cercò qualcosa da dire per cambiare discorso. Non avrebbe sopportato un’altra parola sul contratto con le sorelle Burke, o altre battute sul fatto che pur di fare un patto con i Malfoy il signor Burke avrebbe dato a Lucius anche entrambe le sue figlie.
“Volete vedere la collana di diamanti che mi ha regalato Fawley proprio l’altro giorno? Credo fosse la più costosa sul mercato..” disse alle altre con tono fintamente soddisfatto.
E mentre tutte si accalcavano per osservare il collier, nella mente di Narcissa si faceva spazio una sola ambizione: di infilarsi un paio di guanti e, una mano per gola, strozzare contemporaneamente le gemelle Burke.


***

Quel desiderio malsano di fare fuori le Burke non l’abbandonò nemmeno un secondo in quei giorni, anzi raggiunse l’apice una gelida mattina di inizio febbraio, durante un brunch organizzato proprio dalla famiglia Black.
Gli ospiti vagavano da una stanza all’altra chiacchierando del più e del meno, e Narcissa faceva le veci di sua madre come organizzatrice: Druella Black era partita all’improvviso qualche ora prima per assistere il fratello maggiore, gravemente malato.
E d’un tratto, le vide. Erano ancora più graziose di quanto non le ricordasse, e con dei vestiti che le facevano apparire incredibilmente procaci.
Entrambi erano vicine a Lucius, quasi circondandolo.
Che cattivo gusto, corteggiare così spudoratamente un gentiluomo! , si ritrovò a pensare Narcissa scandalizzata.
Ma non avrebbe mai dimostrato il suo turbamento. Improvvisò il sorriso più gentile e più finto del suo repertorio, e da perfetta padrona di casa andò a salutare loro e Malfoy.
Una delle gemelle la vide con la coda dell’occhio mentre si avvicinava a loro, e diede una leggera gomitata alla sorella. Le due si scambiarono un significativo sguardo di complicità, e quando infine Narcissa fu abbastanza vicina, anche loro le mostrarono due identici e ipocriti sorrisi.
“Anita, Cassandra! E’ un piacere rivedervi”
Le Burke ricambiarono il saluto, e dopo qualche secondo la Black si concentrò su Lucius.
“Buongiorno anche a te, Malfoy” gli disse mantenendo lo stesso tono distaccato e leggermente freddo.
“Narcissa” ribatté Lui, con un educato cenno del capo. “Complimenti per il brunch. E’ tutto perfetto”
“Ti ringrazio. La partenza improvvisa di mia madre sarebbe stata un grande problema se non fossi riuscita a gestire tutto da sola” tacque qualche secondo, poi con tono soddisfatto aggiunse: “Ma naturalmente ci sono riuscita senza alcun problema”
Il viso di Lucius si distorse in una smorfia di mal celato divertimento, mentre le Burke mostrarono segni di fastidio per qualche secondo. Era evidente che non gradivano la presenza di Narcissa e i sorrisi che Malfoy continuava ad elargirle.
La Black se ne avvide, e soddisfatta per quella prima vittoria si congedò dal gruppetto con la scusa di salutare altri invitati.

“Non ci riuscirai” le disse d’un tratto una voce alle sue spalle.
Narcissa si voltò. “Non capisco a cosa ti riferisci, Bellatrix”
“Tu sposerai Fawley e, per quanto l’idea possa non piacerti, anche Malfoy dovrà prendere moglie prima o poi. Dubito che rinuncerà a mandare avanti la sua dinastia in nome di quel qualcosa che c’è stato fra voi due”
“Lo so benissimo” ribatté con tono irato la bionda.
“Non si direbbe. Ma se fosse in te, lascerei che Lucius sposi una delle Burke. Sono sciatte, stupide, non potrebbe mai innamorarsi di una di loro. Avresti almeno questa soddisfazione, no?”
“Non mi interessa chi sposerà!” sussurrò la minore con tono fiero.
Proprio in quel momento, dietro Bellatrix, Narcissa vide passare Lucius a braccetto con una delle Burke. E rideva. E le sorrideva.
Bellatrix reclamava la sua attenzione, scocciata che d’un tratto la stesse ignorando, ma senza ottenere risposta. Lo sguardo della sorella si era gelato sulla porta che dava sul salotto, la porta da cui erano passati e scomparsi il ragazzo di cui era innamorato e quella che probabilmente sarebbe stata sua moglie.
“Sì, Cissy, si vede quanto poco ti interessi la vita sentimentale di Malfoy” le disse con tono beffardo la maggiore.
“Scusami” mormorò Narcissa, prima di allontanarsi svelta verso la sala dove si trovava Lucius.
Ma un’altra figura le si stagliò davanti, impedendole di fatto di andare a uccidere Cassandra Burke.
“Narcissa, tesoro mio!”
Il tesoro in questione alzò gli occhi al cielo. “Stephen! Alla fine se venuto...”
“Naturalmente! Ho disdetto i miei impegni per venire ad aiutarti non appena ho saputo di zio”
“Ma che gentile” rispose Narcissa, senza che Fawley cogliesse il sarcasmo delle sue parole.
“Possiamo considerarla una prova per quando saremo sposati e daremo insieme i vari ricevimenti..” le disse, convinto senza ombra di dubbio che frasi del genere sarebbero bastate a procurargli la benevolenza della sua fidanzata.
Poi, prendendosi una confidenza che Narcissa considerava eccessiva, le passò un braccio intorno alla vita, avvicinandola a sé.
“Fawley, vedi di togliere immediatamente…” cominciò con tono minaccioso, ma qualcosa la bloccò.
Lucius era da solo, e stava guardando loro due. Aveva l’espressione di qualcuno sul punto di scoppiare.
Narcissa, che fino a qualche secondo prima non avrebbe esitato ad assestare un calcio nello sterno a Fawley, smise di dibattersi.
Era un’idea infantile, ma in quel momento non desiderò altro se non ricambiare il fastidio che aveva provato vedendo Lucius con la Burke.
Lasciò che Stephen l’abbracciasse, e fece forza su se stessa per convincersi a passargli a sua volta un braccio intorno alle spalle.
Lucius li fissò un ultimo, doloroso, istante, prima di voltarsi ostinatamente dall’altra parte. Cambiò idea in una frazione di secondo; si girò nuovamente nella loro direzione e a passi svelti si avvicinò a Narcissa e Fawley.
“Posso parlarti in privato, Narcissa?” le chiese con fastidio mal contenuto verso di lei e odio palese verso Fawley.
La Black si staccò dalla presa del fidanzato, sistemandosi le pieghe del vestito.
“Certamente. Andiamo in biblioteca”
Mentre si allontanavano fu il turno di Stephen di inalberarsi: era a conoscenza di quello che c’era stato fra Malfoy e la sua promessa sposa, e nutriva ancora dubbi su quale rapporto avessero ancora. Il suo sguardo colmo d’astio non lasciò un attimo Lucius e Narcissa.
Loro non si rivolsero la parola durante il tragitto dal salotto alla biblioteca di casa Black, e quando infine varcarono la grande porta, l’uomo se la richiuse alle spalle con fare impaziente.
“Che diavolo stavi facendo?” le domandò con un pizzico di rabbia.
“Io? Non so di cosa stai parlando”
“Non fare la finta tonta! Hai detto che fra voi due non c’era nulla, mi volto e vi trovo appiccicati!”
Narcissa lo fissò con astio. “Non sono io che andavo in giro a ridacchiare con quella sgualdrina di Cassandra Burke!”
Lucius tacque, riconoscendo un’implicita parità di colpa.
“Fawley è il mio fidanzato e a breve sarà mio marito.. non potrai venire da me a lamentarti ogni volta che mi sfiorerà o mi bacerà..” gli ricordò Narcissa sottovoce.
“Lo so” rispose Lucius digrignando piano i denti. “Ma vorrei avere il diritto di farlo”
“Nessuno di noi due ha questo diritto, quindi dovremmo solo cercare di non metterci in imbarazzo a vicenda” gli disse con tono secco la Black.
Si voltò verso la porta, e fece per aprirla.
Lucius l’abbracciò da dietro, trattenendola contro di sé.
“Hai detto di non voler chiudere con me, di continuare a vederci, ma intanto continui a sfuggirmi, piccola Black” le mormorò in un orecchio.
“Devo tornare dai miei ospiti. Sono la padrona di casa”
“E’ di Malfoy Manor che dovresti essere la padrona di casa, Narcissa” ribatté lui.
Poi se la rigirò fra le braccia, cosicché si ritrovarono a fissarsi, occhi negli occhi.
Istintivamente, senza pensarci, entrambi avvicinarono i rispettivi visi e si baciarono.
Gli anni di lontananza pendevano ancora sulle loro labbra, e Lucius e Narcissa si divoravano con tanta passione da sperare di poterli eliminare, distruggere.
Non c’era il pudore o al contrario l’impazienza maldestra di due ragazzini, ma il desiderio febbricitante a cui solo una consapevole e concreta bramosia può dar vita.
Le mani di Lucius affondavano nei capelli di Narcissa con la stessa forza disperata con cui la sua lingua affondava nella bocca di lei.
“Sei diventata così bella da far impazzire” le disse sulle labbra in un attimo di pausa.
La sua voce era carica di ardore, ardore che dimostrò spingendola contro la parete dietro di lei.
E Narcissa rispondeva a quella passione gemendo, sussurrando il suo nome. Le sue dita sottili vagavano sotto la camicia di Malfoy, per poi risalire con lentezza ad accarezzargli il viso, i capelli..
“Adoro che tu ti sia fatto crescere i capelli” gli disse ansimando, mentre, guidata dalla sua voracità che si stava trasformando in lascivia, scivolava lungo la parete, ritrovandosi seduta a terra.
“Sei ancora più affascinante” aggiunse poco dopo con la voce incrinata dal desiderio.
Lucius aveva iniziato a baciarle il collo, mentre le sue mani correvano al di sotto del suo abito rosa pallido, accarezzandole le coscia.
In un attimo di lucidità, lei tentò di scansarlo. “Potrebbe entrare chiunque. Devo andare a gestire il brunch e…”
“Ssshh!” la zittì. “Al diavolo il brunch! E’ da due anni che noi due non…”
Narcissa lo bloccò. Non disse nulla, ma aveva lasciato che la sua mano scivolasse e si fermasse sulla vita dell’uomo, col risultato che la voce gli si spense in gola.
“Lucius” lo chiamò, mentre lentamente gli sfilava la cintura e con altrettanta calma gli sbottonava i pantaloni.
 “Che c’è?” le chiese con voce arrochita.
“Sei stato con altre donne in questi anni?” gli domando piano, e d’un tratto sembrava spaventata, come se temesse la risposta.
Malfoy la guardò fisso negli occhi. “No. Te lo giuro sulla mia vita”
Narcissa non poté trattenere un sorriso, poi fece scendere ulteriormente la sua mano, insinuandosi al di sotto dei boxer di Lucius, che biascicò faticosamente qualcosa di incomprensibile.
La ritirò poco dopo, con disappunto del giovane. Baciandolo, lo manovrò in modo che si trovasse lui seduto con le spalle contro la parete, e gli si mise di sopra, a cavalcioni.
Lucius accettò immediatamente quell’invito così palese e, quasi senza rendersene conto, Narcissa si ritrovò privata della biancheria intima.
E mentre quel vortice li trascinava con sé in un baratro che sapeva di desiderio, nostalgia, e di un amore incontenibile, non potevano sapere che al di là della grande porta di legno, un’espressione di pura rabbia e delle orecchie ben tese facevano da taciti spettatori alla passione che stavano inscenando.                     





*ANGOLO AUTRICE*
Buongiorno a tutti ^^
Ci tengo innanzitutto a ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo, e naturalmente anche i taciti lettori!
Qui il raiting si alza un po', spero non troppo. Per Narcissa e Lucius è impossibile, dopo tanto tempo, restare da soli e non mettersi le mani addosso ahahahaha
E lo spettatore.. si, è il povero Fawley! Non dimenticherà facilmente l'accaduto, quindi vi consiglio di non farlo neanche voi u.u
Quanto alle gemelle, le ritroveremo!
Grazie ancora e a prestissimo :)
Vostra,
Prongs4


 

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


CAPITOLO V

Sul viso di Lucius faceva bella mostra un sorriso vittorioso.
Seppure stancante, lo scontro con gli Auror in cui si era appena invischiato gli aveva lasciato addosso una scarica di adrenalina mista a soddisfazione.
Era forza allo stato puro quella che aveva provato mentre li vedeva contorcersi sotto la sua bacchetta; era compiacimento quello che gli aveva fatto affiorare il signore Oscuro, complimentatosi per la buona riuscita della missione.
Privo di ferite, eccezione fatta per un lieve taglio su un braccio a cui aveva presto provveduto, decise di concedersi un po’ di svago.
Si diresse con circospezione a Nocturn Alley, ed entrò in un Pub.
Come aveva immaginato, non era l’unico Mangiamorte che quella notte aveva intenzione di premiarsi con un po’ di buon whiskey incendiario.
Si avvicino senza troppi preamboli ai suoi ‘colleghi’, accomodandosi sull’ultima sedia libera intorno al tavolo.
“Malfoy, anche tu qui!” ruggì Tiger col suo vocione possente e leggermente intontito.
“Vedi di abbassare il tono” lo riprese Lucius col suo tipico accento annoiato. “Gradirei che non si sentisse in tutto il mondo magico dove passo il mio tempo o cosa faccio”
Un paio di risate rauche e pesanti si sollevarono lungo la tavolata.
Solo un ragazzo, dall’aspetto guardingo e sospettoso, non mostrò lo stesso entusiasmo.
“Rabastan!” lo salutò Malfoy con cordialità.
Fra tutti i presenti, il giovane di casa Lestrange era l’unico considerato da Lucius con almeno un briciolo di autentico rispetto.
Rabastan gli fece un cenno col capo e, dopo aver vuotato in un sorso quel che restava del suo bicchiere, si alzò dalla sua sedia, ne afferrò un’altra da un altro tavolo e l’avvicinò a quella di Lucius.
“Come va?” gli domandò Malfoy, notando solo allora le profonde occhiaie e i segni d’inquietudine che aveva in viso.
“Sopravvivo” rispose con voce piatta Lestrange. “E tu? Non ci vediamo da prima che partissi per la missione. Ho saputo che è stata un successo”
Un ghignò attraversò il volto di Lucius. “E’ così. Lui era molto soddisfatto. I nostri alleati aumentano di minuto in minuto!”
Vide Rabastan annuire, ma sembrava non voler dire altro.
“Tu devi essertela spassata invece. Sei appena tornato dalla luna di miele, no?”
Rabastan contrasse il viso. “Luna di miele? Ma di che parli?”
“Non ho visto Andromeda in giro per ora, e neanche te. Ho pensato foste in luna di miele e…”
“Taci!” gli intimò Lestrange, alzando la voce. Batté con rabbia il pugno sul tavolo sudicio, per enfatizzare le sue parole. Tutti si zittirono, e presero ad ascoltare la loro conversazione.
“Ma che accidenti ti prende?” gli domandò sconvolto Lucius. Non era abituato ad essere trattato in quel modo, e se Rabastan non fosse stato suo amico lo avrebbe già sfidato a duello per quell’oltraggio.
“Non parlare di cose che non sai” gli sussurrò con tono mortifero, prima di alzarsi dalla sedia, con talmente tanta furia da farla cadere, e uscire dal locale incespicando leggermente.
Tiger scoppiò in una fragorosa risata. “Stavolta non sono stato io a parlare troppo, eh Malfoy?”
Lucius lo fulminò brevemente con lo sguardo per quell’insolenza e poi ad alta voce domandò: “Si può che sapere che sta succedendo?”
Vide gli altri Mangiamorte guardarsi fra loro, alcuni addirittura con disagio.
“Rabastan ha proibito di parlarne nella maniera più assoluta” mormorò con fare nervoso Goyle.
“Parlare di cosa?” insistette Malfoy con fare impaziente.
Non avendo il coraggio di contrariare ulteriormente Lucius Malfoy, Tiger si decise a parlare. “La bella fidanzatina di Rabastan, la figlia di mezzo dei Black, è fuggita qualche settimana prima delle nozze. Dev’essere successo  o quattro o cinque…”
“Otto mesi fa” intervenne Rookwood. “Ma la cosa peggiore è questa: è scappata con un sanguesporco… era incinta di sua figlia! Una Black che partorisce una mezzosangue!”
Lucius restò interdetto per qualche secondo.
“Questa… questa è una follia!”
“Ed è anche la verità” gli assicurò Goyle. “Andromeda Black ha rinnegato secoli di sangue puro ed è andata a vivere in qualche letamaio con questo tipo… com’è che si chiama..?”
“Ted Tonks” rispose Rookwood. “Io lo ricordo vagamente. Era un tassorosso più grande di noi di un anno”
“Sembri piuttosto informato sulla faccenda, Rookwood ” disse fra i denti Lucius, guardandolo con sospetto.
“Augustus avrebbe volentieri consolato la piccola di casa Black” sussurrò Tiger a Goyle in modo perfettamente udibile.
“Non lo nego” disse con fare spavaldo Rookwood, “tuttavia Fawley mi ha anticipato. I Black hanno deciso di far fidanzare ufficialmente Narcissa prima che lo scandalo si diffondesse… io mi sarei anche fatto avanti, ma Fawley si è gettato in picchiata sulla preda”
Tiger e Goyle risero. Lucius invece si alzò senza dire una parola, uscendo a passi svelti dal locale, mentre il suo mantello scuro da mangiamorte si mimetizzava nell’oscurità.

***

Il buio era calato con dolcezza e con un’insita languidezza su Villa Black, avvolgendone gli abitanti nella sua spirale scura.
Nel suo studio, circondato da whiskey incendiario e libri, Cygnus Black trascorreva la sua serata, beatamente ignaro e distante dal pensare a qualunque cosa che non riguardasse la sua famiglia, la sua purezza, o l’ultima notizia importante uscita sulla gazzetta del profeta. E poco lontano, al di là della porta, delle mura e del porticato, Narcissa Black stava sdraiata sul prato, beatamente ignara e distante dal pensare a qualunque cosa che non fosse Lucius Malfoy e quello che era accaduto qualche giorno prima.
Se chiudeva gli occhi e allungava le mani poteva ancora percepire la sua pelle sotto le dita e le bastava reclinare leggermente il capo all’indietro per immaginare di curvarlo sotto la dolce pressione dei baci di Lucius.
Si crogiolava in quel ricordo come se fosse stato una culla in cui rintanarsi, poiché d’un tratto era consapevole e decisa che una cosa del genere non sarebbe più potuta accadere.
I brividi che Lucius le aveva lasciato sulla pelle, indelebili come marchi, erano conferme di un fallimento, e di nient’altro.
Aveva creduto che quella relazione ufficiosa, priva delle aspettative degli altri ma soprattutto priva delle aspettative di se stessa, sarebbe stata come mangiare un frutto: sufficiente per placare la fame, ma non abbastanza da far ingrassare.
Sperava, in quel modo, di calmare il bisogno spasmodico che nutriva nei confronti di Lucius, ma senza esporsi, senza conseguenze.
Tuttavia qualcosa era andato storto: i brividi le erano rimasti addosso, il respiro di Lucius continuava a sfiorarla, la sua bocca saggiava la sua pelle, i suoi polpastrelli la stavano accarezzando senza sosta, i suoi occhi la stavano ancora divorando. Non era esporsi quello? Non si stava comunque affidando a lui nel desiderio continuo che la consumava?
Avrebbe ceduto presto, troppo presto. Prima un bacio, poi i loro corpi fusi.. quanto tempo avrebbe resistito prima di ritrovarsi lei stessa in ginocchio a supplicarlo di riprenderla con sé e sposarla?
Una sola certezza si era affermata in lei: avrebbe dovuto smettere di amare Lucius.
E, vista la sua decisione, vederselo comparire all’improvviso davanti agli occhi era la cosa meno appropriata in quel momento.
Era sdraiata sull’erba, con le palpebre leggermente socchiuse, e aprendole del tutto si era trovata il volto di Lucius a fissarla dall’alto in basso.
Emise un gridolino di paura, e poi con voce acuta gli chiese: “E tu che ci fai qui?”
“Dovevi parlarmene”
Narcissa lo fissò con sguardo confuso, non capendo. “Parlarti di cosa?”
“Avresti potuto mandarmi un gufo, e io ti avrei risposto, io avrei tentato di venire da te”
“Non ti seguo”
“Andromeda. Ho saputo di.. Andromeda”
Vide Narcissa irrigidirsi. “Scusami, non riesco proprio a capire cosa stai dicendo. Io non conosco nessuna Andromeda” gli disse con tono teso.
Lucius si piegò sulle ginocchia, arrivando alla sua altezza.
“Sarei venuto da te, Narcissa. Ti giuro che avrei mollato quello che stavo facendo e sarei venuto da te”
La Black si alzò da terra, togliendo alcuni fili d’erba che aveva sul vestito.
“E’ tardi, e tu stai straparlando. Vai a dormire, Malfoy” gli consigliò, e poi si diresse verso il portone della Villa.
Lucius fu più rapido e le si parò davanti, bloccandole il passaggio.
“Lo so che è spiacevole, ma con me puoi essere sincera. Se vuoi possiamo parlarne, Cissy”
“Vai a dormire” gli disse di nuovo. La sua voce aveva assunto una sfumatura incrinata, ma Lucius non se ne avvide.
“Immagino quanto ti sia sentita sola e.. spaesata. E ti chiedo scusa per non esserti stato vicino”
Mentre lui parlava, l’aveva stretta a sé per impedire che se ne andasse e Narcissa tentava di svincolarsi dalle sue braccia.
“Fermati e ascoltami. Andromeda non è assolutamente…” continuò Lucius, per poi interrompersi di botto. Narcissa aveva sì smesso di dimenarsi, ma d’un tratto aveva affondato il viso nella sua camicia, inzuppandola con calde lacrime di disperazione.
“Cissy, ci sono qui io, sta calma” le sussurrò. Per tranquillizzarla, prese ad accarezzarle la schiena e a baciarle i capelli.
“Ho perso tutto” disse Narcissa fra un singhiozzo e l’altro.
“Tutto cosa?” le domando Lucius con dolcezza, avvolgendole il viso con le sue grandi mani e alzandolo in modo che fosse alla stessa altezza del suo.
“Andromeda… e te” gli rispose dopo qualche attimo di esitazione la donna, le cui lacrime cominciavano a fermarsi.
“Tu non mi hai perso, Narcissa. Sono qui, sono qui per te, e non ti abbandonerò mai”
Cogliendolo di sorpresa, la Black riuscì a liberarsi dalla sua stretta.
Aveva il respiro accelerato e affannoso per via del pianto, gli occhi e il naso leggermente arrossati, e i suoi capelli erano scompigliati. Eppure per Lucius non sarebbe potuta essere più bella.
“Ora ti chiederò un favore, Lucius. E se tu davvero tieni a me, lo farai senza fiatare”
Malfoy fece qualche passo verso di lei, ma senza tentare di toccarla.
“Farei qualunque cosa per te, Cissy. Ti amo” le ricordò sorridendole.
“Perfetto” disse Narcissa, prima di prendere un profondo respiro e proseguire: “Allora vai via. Sparisci dalla mia vita per sempre. Dimentica tutto quello che c’è stato e che sarebbe potuto esistere tra noi due, e continua la tua vita come se io non esistessi. Io farò lo stesso”
“Non posso farlo” le rispose semplicemente lui. “Chiedimi qualcos’altro. Questo non posso proprio farlo”
“E’ tutto ciò di cui ho bisogno per essere felice: non averti con me”
Lucius scosse la testa confuso. “Sei ancora arrabbiata, è evidente. E ti capisco sai. Ma non puoi dire che saresti felice senza di me… mi hai dimostrato il contrario proprio l’altro giorno, nella biblioteca di casa tua”
Narcissa si era ripresa del tutto e, con un coraggio che non credeva di possedere e a cui non ambiva neppure, indossò la più gelida delle sue maschere.
“Mentivo, Lucius”
Malfoy rise. “No, Narcissa, neanche tu sei capace di mentire in quel modo. Lo capisco quando ti lasci andare. Anche adesso.. hai avuto un crollo, e sei ancora scossa”
“Ma davvero?” gli domandò in tono sarcastico la Black. Poi socchiuse gli occhi, e dopo qualche secondo delle lacrime le scesero lungo le guance.
“Oh, Lucius!” singhiozzò con trasporto e angoscia.
“Che succede?” le chiese lui, di nuovo allarmato.
Narcissa aprì gli occhi per bene, asciugandosi le lacrime. “Non succede proprio nulla” gli disse ridendo. Il suo tono era fermo e il suo sguardo beffardo.
“Ho bluffato. Mai sentito parlare di un finto pianto? Volevo solo che tu mi lasciassi in pace. Stavo recitando anche prima”
Lucius aveva l’espressione di chi è stato schiaffeggiato.
“Se c’è una cosa che quel giorno ha messo in luce, è che noi due non siamo adatti a stare insieme. Quando sei tornato non me n’ero resa conto, ma dopo il brunch sono sempre più convinta di non provare più nulla nei tuoi confronti. La scintilla si è spenta, mi sei indifferente” continuò Narcissa con freddezza, come se la cosa non la toccasse.
“Non può essere la verità” ribatté debolmente Lucius con tono strozzato. “Non è quello che mi hai fatto capire, non è quello che ho percepito. Puoi sostenere di non volermi sposare, ma non posso crederti se mi dici di non provare più nulla per me! Tu stessa hai detto di amarmi qualche settimana fa”
Narcissa scoppiò a ridere, e la sua risata conteneva tante cose: scherno, cinismo, sadismo, cattiveria e un velo di pietà nei confronti di Malfoy.
“Ma non capisci? La mia non era altro che una cotta da ragazzina, e crescendo mi sono resa conto di quanto fosse insensata la mia infatuazione” gli rivelò.
Mentiva così spudoratamente che si convinse che Lucius l’avrebbe scoperta, ma lui si sembra attonito e ferito, lontano dal capire quanto in realtà lei lo adorasse.
Decise di dargli il colpo di grazia. “Sarò sincera: pensavo davvero di tenerti come amante, tuttavia dopo l’ultima volta non provo verso di te alcun desiderio. Ricordavo che fossi più bravo, lo ammetto… ma mi sbagliavo” concluse con un ghigno sardonico.
Lucius rimase interdetto per diversi secondi. “Tu… stai scherzando, non è vero?” le disse con tono sconvolto.
“Assolutamente no! Ma sta tranquillo, sono sicura che è solo questione di esercizio” aggiunse con pungente ironia, toccandogli un braccio in un gesto di sarcastico incoraggiamento.
Malfoy si scostò, senza perdere la sua espressione di dolorosa sorpresa.
I suoi occhi erano incatenati a quelli di Narcissa, e se lei non fosse stata così brava a mettere una barriera fra le sue emozioni e lo specchio dei suoi occhi, lui vi avrebbe visto chiaramente il dolore di un sicario che non vorrebbe infierire sulla sua preda.
“E’ la verità, Narcissa?” le domandò mormorando.


“Mi aspetterai, Narcissa, non è vero?”
Lo avevi fissato negli occhi con decisione, prendendo le sue mani fra le tue.
“Ti aspetterei in eterno se fosse necessario. Ti amo più della mia stessa vita”
Lui ti aveva regalato il più bello dei suoi rari sorrisi.
“Passerò ogni singolo istante, da qui al mio ritorno, a pensare a questa frase”
La cosa più romantica che ti abbia mai detto, la più dolce, così tenera da sembrare fuori dai suoi canoni, eppure così seria, pronunciata in modo tanto compito.
“E io te la ripeterò ogni singolo istante, quando tornerai”



Narcissa ripensò a quegli attimi. Quegli interminabili attimi prima della sua partenza. Degli attimi colmi d’angoscia a tal punto da farli cadere in smancerie che solitamente aborrivano.
“…te la ripeterò ogni singolo istante, quando tornerai”

“Si, Lucius, è così”
I loro sguardi restarono avviluppati, e nel momento in cui, sempre fissandola, Lucius si smaterializzò, Narcissa ebbe la sensazione che le fosse appena stata tolta la terra sotto i piedi.
“Ora si che sono davvero sola” disse a se stessa in un sussurro tremulo.



*ANGOLO AUTRICE*
Chiedo umilmente venia! Sono in un ritardo intollerabile, vi prego di scusarmi! Ho avuto problemi con l'accesso a internet e anche in questo momento sono dipendente dall'hotspot del cellulare -.-
Inoltre, oggi - disgrazie delle disgrazie - ho ricominciato la scuola. Spero che i mangiamorte vengano a uccidermi, non posso resistere :(
Ma passiamo ad argomenti più allegri... anche se, a dire il vero, in questo capitolo c'è ben poco di allegro. Pensavate davvero che Narcissa avrebbe ceduto così in fretta? E' pur sempre una Black!
Spero che la scena finale sia stata credibile, mi sono dovuta sforzare e farle dire tante cose cattive per fare in modo che Lucius potesse realisticamente crederle! Forse perché per me è inconcebile immaginare una Cissy che non è follemente innamorata di Lui.
A voi l'ardua sentenza:)
Dal 15 avrò una connessione internet stabile, e gli aggiornamenti saranno più regolari:)
Grazie a chi recensisce e continua a seguirmi, e a chi legge e basta:)
Un bacio,
Prongs4


 

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


CAPITOLO VI

Lucius Malfoy aveva lo sguardo fisso davanti a sé e, per quanto ricordava, era rimasto in quel modo da quella fatidica sera di cinque giorni prima, la sera in cui tutto era finito.
O, per vederla da un altro punto di vista, la sera in cui tutto era iniziato: era sorto un nuovo capitolo della sua vita, una nuova era che si prospettava gelida, triste, puntellata di vergogna, umiliazione, dolore, e svuotata dall’assenza di Narcissa.
E il sguardo, che si era allontanato con affanno da quello della Black, sembrava non volersi sbloccare, ancora troppo incredulo per potersi concentrare su qualcosa che non fosse il sordo dolore che lo avvolgeva.
Il mondo scivolava sotto le sue pupille, ed era quello a girare, non i suoi occhi.
In quel lunghissimo periodo di lontananza, a sostenerlo era stata la certezza di Narcissa. Narcissa che aspettava con ansia il suo ritorno, Narcissa che lo avrebbe sposato, Narcissa con cui avrebbe passato il resto della sua vita, ma soprattutto Narcissa che lo amava.
Avrebbe scommesso tutte le sue ricchezze su una cosa del genere.
Erano due le sue uniche, vere convinzioni in quel mondo: la purezza del suo sangue, e l’amore di Narcissa. Entrambe cose che, nella sua ottica, nessuno avrebbe mai potuto portargli via. Tesori che avevano profondi radici e non sarebbero potuti essere estirpati in alcun modo.
Neanche per un attimo aveva dubitato dell’adorazione sincera che le leggeva negli occhi, della passione che sfogava con i suoi baci, dell’amore che gli trasmetteva in un modo o nell’altro.
Eppure, fissando il suo riflesso in uno degli ampi specchi di Malfoy Manor, non poteva ignorare le leggere occhiaie che facevano da contorno agli occhi, o la smorfia che piegava le sue labbra. I suoi dubbi mai esistiti si erano concretizzati, e lui li portava addosso come cicatrici.
“Padrone?”
La voce del suo elfo domestico lo allontanò momentaneamente dal suo stato di catalessi.
“C’è una visita che non può aspettare”
Lucius si voltò per fulminarlo con lo sguardo. “Non può aspettare?” domandò con voce minacciosa e scettica.
Vide Dobby scuotere il capo. “La signora ha detto a Dobby che non vuole aspettare, che i Black non aspettano mai e…”
“E’ la signorina Black?” chiese Lucius, mentre il viso gli si illuminava.
“Sfortunatamente adesso sono nota come la signora Lestrange, Malfoy. E di sicuro non sono la Black che gradiresti vedere, dico bene?”
La voce di Bellatrix gli giunse alle spalle, facendolo sussultare.
“La tua impazienza era tale da non poter neanche aspettare di essere ricevuta?” le domandò retoricamente, con un sopracciglio alzato.
“Sono qui per ordine del Signore Oscuro, e tanto basta”
“Bene. Parla allora” borbottò Malfoy.
“Ti affiancherò nella tua missione di domani sera. Secondo il nostro Signore, una persona sola non è sufficiente per il compito che ti ha assegnato”
Lucius fece un segno d’assenso, anelando la perduta solitudine.
“C’è altro?”
“In effetti si” gli disse Bellatrix dopo averlo fissato intensamente per diversi attimi. “Sei finito al di sotto delle aspettative che nutrivo nei tuoi confronti. Il che è notevole, visto quanto erano basse”
“Di che parli?” le domandò, suo malgrado, Lucius.
Bellatrix se la prese con comodo, prima di spiegarsi. Schioccava leggermente le labbra, nel gesto che compiono tipicamente le donne per sistemarsi il rossetto, e con un dito si arricciava i capelli.
Vedendo l’insofferenza di Lucius, sorrise, e solo allora cominciò a parlare.
“Non mi sei mai piaciuto, e quando mia sorella ti ha scelto non sono riuscita a comprenderne il motivo. La sua decisione di allora mi è tutt’ora ignota, e l’unico motivo per cui ti ho permesso di prenderti Cissy era che sei un Malfoy e la tua casata era quasi all’altezza di Narcissa”
Mentre parlava, Bellatrix aveva iniziato a vagare per il salone, toccando qualcosa ogni tanto. D’un tratto si sedette sul divano, sorseggiando un bicchiere di Firewhiskey che si era fatta versare da Dobby.
Il suo sguardo si pose nuovamente su Lucius, perforandolo.
“Poi sei partito per ordine del Signore Oscuro, e io sono rimasta ad assistere alla depressione di mia sorella a causa di un uomo mediocre quale sei tu”
“Un uomo mediocre che è stato scelto per una missione importante, a differenza di qualcuno che è stato considerato troppo inutile per collaborare” le ricordò Lucius, indirizzandole una chiara frecciatina.
Bellatrix mostrò una smorfia di disgusto, ma ribatté presto.
“Al contrario tuo, che potevi benissimo morire in qualche luogo sperduto, io sono di grande valore per l’Oscuro Signore, che mi ha naturalmente voluta accanto a sé”
Lucius scacciò l’insinuazione con un gesto infastidito della mano, sedendosi a sua volta su una poltrona di fronte a Bellatrix.
“Arriva al punto”
“Bene, arriverò al punto. Sei tornato, ed io ero sinceramente curiosa di vedere come avresti affrontato la situazione che ti aspettava: Narcissa sul punto di sposare un altro uomo”
Svuotò il suo calice prima di continuare.
“Mi diverte sempre guardare le vittime che si agitano sotto le mie maledizioni come dei pesci attaccati all’amo. Il momento in cui, sotto il dolore della cruciatus, iniziano a dimenarsi cercando una via di scampo, cercando una soluzione” mentre parlava, il suo sguardo si era immobilizzato in una smorfia sadico compiacimento.
“E già ti immaginavo agonizzare alla stessa maniera, alla ricerca di un modo per riprenderti Narcissa… ma il gioco è finito troppo presto” disse, mentre le sue labbra si atteggiavano ad un broncio e la sua voce assumeva la sua tipica sfumatura infantile.
“Il pesce ha smesso di lottare troppo in fretta… non è una disdetta?”
Lucius si alzò, e le fece un cenno con la mano verso la porta. “Non abbiamo altro da dirci, Bellatrix. Conosci la strada per uscire”
Anche lei si alzò, e con il passo di una tigre sul punto di attaccare la preda, si avvicinò a lui. Fece scorrere con malizia una mano sulla cravatta di Lucius, rigirandosela fra le dita affusolate.
“Non fare il codardo, combatti per Narcissa” gli sussurrò.
“Hai detto tu stessa di non stimarmi, allora perché vuoi che torni con lei? Sei pronta a rinunciare al bene di tua sorella per il tuo divertimento personale?”
“Io tengo a Narcissa” ribatté Bellatrix in tono offeso. “E proprio per questo non posso permettere che sposi Fawley. Non la tratterebbe come merita, ne sono certa. Perciò ti sto dando l’ultima possibilità per dimostrarmi che mi sbaglio su di te, che sei davvero l’uomo giusto per la mia Cissy”
Lucius allontanò la mano di Bellatrix che continuava a strattonargli leggermente la cravatta.
“Sei arrivata tardi” le comunicò. “Tua sorella ha già espresso il suo verdetto. Pare che la decisione presa anni fa su di me, che tu tanto le hai contestato, non fosse poi del tutto autentica. Puoi essere fiera di lei, buon sangue non mente” concluse con tono gelido Malfoy.
Bellatrix scoppiò a ridere. “Oh, la mia piccola, dolce Narcissa! E’ più brava di quanto pensassi, e tu più stolto di quanto non credessi”
Lucius la osservò di sottecchi mentre si avviava verso l’ingresso e si infilava lo scuro mantello e il cappuccio.
“Narcissa ti ha concesso tante, troppe possibilità. Io non sarò così magnanima. Ti do’ un’unica chance: mettiti in gioco per lei e dimostra che anche il buon sangue dei Malfoy non mente”



****

“Padroncina, è stato consegnato un pacco per voi”
“E’ il terzo oggi” constatò stizzito Stephen Fawley. L’uomo, seduto sul divano di uno dei salotti di Villa Black, alla vista dell’elfa si era irrigidito con una smorfia risentita.
Narcissa, accomodata a sua volta su una poltrona vicino al caminetto, alzò gli occhi al cielo; appoggiò la sua tazza di thè su un tavolino accanto a lei, poi prese il pacchetto lasciato dall’elfa e se lo pose in grembo. Osservava con curiosità la confezione pregiata, accarezzando il nastro di seta che l’ornava.
“Chi te li manda?” le domandò Fawley, stringendo con nervosismo le mani.
La Black osservò il biglietto allegato, facendo un sorrisetto e scuotendo la testa.
“Narcissa?” insistette infastidito.
La giovane alzò la testa con uno sguardo spazientito. “E’ una questione privata”
Stephen sollevò un sopracciglio. “Privata? Presto sarai mia moglie, Narcissa. Non c’è nulla che tu non possa sentirti di confidarmi”
“Non significa questo “questione privata”. La cosa non ti riguarda, sono affari miei: ecco cosa intendevo” lo corresse. Aveva ripreso ad osservare e rileggere il bigliettino, e non sembrava prestare particolare attenzione al suo fidanzato.
Fawley, adirato, si alzò di scatto, sottraendole il biglietto con uno strattone.
“Come osi?” tuonò Narcissa oltraggiata, alzandosi a sua volta e strappandoglielo di mano. Nondimeno, anche nel compiere un gesto in apparenza poco signorile, non perse in grazia od eleganza nel suo portamento.
Sfortunatamente però, malgrado la sua prontezza, Fawley era riuscito a leggere il nome del mittente nell’angolo a destra del biglietto.
Con ira mal contenuta, sputò fra i denti: “ “Lucius”, Narcissa?”
Alzando il mento con palese ostinazione, la donna ribatté: “Lo conosco da anni, non c’è niente di male che mi mandi dei doni in segno di amicizia”
“Amicizia?” le chiese con rabbia beffarda. “Non prendermi per stupido, so benissimo cosa avete fatto al brunch”
Narcissa osservava con indifferenza le sue unghie, e per rispondergli non alzò nemmeno lo sguardo. “Al brunch? Non ti seguo…”
“Ah no?”
Prima che potesse rendersene conto, Stephen le si era praticamente scagliato addosso. Le afferrò il polso della mano che lei guardava con tanta concentrazione, costringendola così a incrociare il suo sguardo. “E la visitina in biblioteca?”
“Abbiamo parlato. Era tornato da poco dal suo viaggio e mi ha raccontato molte avventure interessanti”
“Di sicuro non interessanti come scoparti!”
Liberatasi dalla stretta, Narcissa non si trattenne e gli diede uno schiaffo.
Tremava per via della collera e la sua voce vibrava per il rancore.
“Io sono una Black! Non puoi permetterti di rivolgerti a me in simili termini!”
Non appena ebbe terminato la frase, fece il suo ingresso nel salotto Druella Black. La signora, che stava controllando il lavoro del giardinieri sulle sue rose, era stata attirata dal chiasso che proveniva dalla casa ed era rientrata in tutta fretta.
“Cissy , tutto bene?” le domandò con un sorriso tirato.
“Certamente, madre. Stephen purtroppo deve andare via, ha un appuntamento alla Gringott” mentì Narcissa con disinvoltura, quasi sfidando con lo sguardo Fawley a smentirla.
“Si, devo proprio andare. Grazie per l’invito e arrivederci, signora Black” le disse facendole un baciamano.
Tuttavia, nonostante tutta la sua ostentata gentilezza, era evidente che qualcosa lo turbava, e dal suo tono traspariva molto  fastidio.
“A presto, Stephen” ribatté giuliva Druella.
“Narcissa, tesoro, mi accompagni?” domandò poi alla Black: stavolta era lui a sfidarla con lo sguardo.
“Si, naturalmente”
In un silenzio teso, si avviarono verso l’atrio della villa. Quando si ritrovarono davanti al portone, mentre Fawley indossava cappotto e sciarpa, le disse con tono basso: “Mi sto dimostrando molto paziente con te, Narcissa. Non vorrei vedermi costretto a raccontare ai tuoi genitori qualche spiacevole aneddoto su te e Malfoy. Non ne sarebbero contenti”
“Mi stai minacciando?” gli chiese quasi allibita la donna.
“Ti sto avvertendo” ribatté Stephen con calma. “E mi dispiacerebbe attuare il mio avvertimento. Neanche tu ne saresti contenta, vero?”
“Non hai alcuna prova a sostegno di quello che racconteresti!”
“Che ne dici dei regali? Inoltre, i tuoi genitori sanno che non troveresti un altro buon partito. Ho la sensazione che non oserebbero contraddirmi, pur di non contrariarmi”
Narcissa tacque, consapevole di quanto avesse ragione.
“Sono certo che ti comporterai meglio in futuro” concluse Fawley con un sorriso di trionfo. E mentre si sistemava il guanto sinistro, guardando Narcissa dritto negli occhi, aggiunse: “A partire da adesso”
Senza darle il tempo di ritirarsi indietro o rifiutarlo, la baciò.
Era un bacio punitore, e lei si sentì umiliata.
Stretta contro il corpo di Fawley, Narcissa ebbe la chiara e dolorosa percezione di quello che l’aspettava per il resto dei suoi giorni, e ne fu disgustata.
La bocca dell’uomo premeva dolorosamente sulla sua, esortandola ad aprire le labbra rigorosamente serrate, ma senza successo.
Quando infine si staccò, evidentemente frustrato, Fawley le sussurrò: “Presto mi prenderò ciò che mi spetta, Narcissa, e allora essere ritrosa non ti servirà proprio a nulla”
E, su queste note, attraversò il portone che l’elfo gli teneva aperto.





 
*ANGOLO AUTRICE*
Stavolta penso di essere stata davvero veloce u.u mi dispiaceva troppo lasciare la situazione in aria, dopo lo stato penoso dello scorso capitolo. Non che questo sia molto più allegro, devo ammetterlo!
Lucius ci era cascato, ma ci ha pensato qualcun altro a farlo rinsavire, e noi tutto credo che siamo grati a Bellatrix u.u 
Fawley invece si è mostrato per l'essere viscido che è davvero, togliendosi per un attimo quella maschera di quella gentilezza che ho volutamente descritto forzata e quasi snervante. Progettava di soprassiedere sulla storia del brunch almeno prima delle nozze, ma i doni di Lucius hanno riacceso la contesa!
Spero che il capitolo non vi abbia deluso, e che sia piaciuto il modo in cui ho recuperato un po' il nostro povero Malfoy affranto.
Grazie a tutti come sempre!
Prongs4

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


CAPITOLO VII


Centro primario e governativo del mondo magico, il Ministero della Magia era come tutti i giorni un turbine di persone, di vociare, e di una tanto astratta quanto palpabile frenesia.
Stagliata con aria altezzosa davanti uno dei camini, Narcissa si guardava intorno: era stata diverse volte al ministero, ma non poteva certo dirsi abituale di quel luogo.
Con una smorfia, osservava la gente intorno a lei che spintonava, a tratti imprecava, e con ribrezzo cercava di scostarsi dal resto della folla, sentendosi una regina in mezzo al volgo.
Si pentì istantaneamente di essersi recata lì, anche se per un motivo buono come insultare Lucius Malfoy. Però era certa di essere andata a colpo sicuro; quando Narcissa l’aveva cercato a Villa Malfoy quella mattina, il suo l’elfo si era lasciato sfuggire di un importante appuntamento che il suo padrone aveva quel giorno al Ministero.
Tuttavia, trovarlo in quella confusione non sarebbe stata un’impresa facile. Narcissa ne era consapevole, così come si rendeva conto che doveva porre rimedio in fretta agli ultimi avvenimenti con Stephen , e ribadire la situazione con Lucius le sembrava l’unico inizio possibile.
Ebbe un brivido a ricordare le parole che Fawley le aveva rivolto solo il giorno prima, e ancora di più a immaginare quelle mani a stringere il suo corpo.
Senza sapere esattamente chi cercare o dove andare, la Black salì su uno dei vasti ascensori. Avrebbe girato anche tutti i piani dell’enorme edificio pur di trovarlo.


Per rimetterlo al suo posto. Per dirgli di lasciarmi in pace una volta per tutte e basta.
Si ripeteva con ostinazione.

L’ascensore si fermò per la prima volta da quando vi era salita, e lei era pronta ad iniziare la sua ricerca. E così avrebbe fatto, se non avesse incrociato Avery nell’istante in cui stava per mettere un piede sul pavimento di marmo.
“Narcissa!” la salutò con una certa giovialità non appena la riconobbe.
Erano stati allo stesso anno a Hogwarts, e Narcissa era certa di aver sempre riscosso un certo interesse da parte sua.
Lo salutò a sua volta educatamente, e si spostò in modo che potesse rimanerle accanto nell’ascensore. Lei non aveva idea di come muoversi, e non si sarebbe lasciata sfuggire per nulla al mondo l’opportunità di avere una guida in quella sorta di labirinto.
“Sembra che oggi ci sia una riunione di purosangue” proseguì lui, sistemandosi con un sorriso vicino a lei. “Ora ho visto te, quando sono arrivato ho incontrato Rowle all’ufficio misteri, e adesso raggiungo Dolohov al quinto piano. E giusto cinque minuti fa ho incrociato Lucius Malfoy, che andava a soggiogare il ministro!”
Avery scoppiò a ridere, e Narcissa si sforzò di assecondarlo.
Senza saperlo, le aveva appena fornito un’informazione essenziale.
“E tu, invece? E’ già scomodo per noi gentiluomini doverci mischiare alla feccia che circola qui, deve esserlo ancora di più per una signora come te!”
“Oh… ero qui con mia sorella e suo marito Rodolphus, che dovevano sbrigare degli affari di famiglia, ma ci siamo persi di vista e ora sto disperatamente cercando di trovarli! In questo subbuglio non so davvero orientarmi…” mentì con naturalezza Narcissa.
“Sta tranquilla, ti aiuto io. Di cosa dovevano occuparsi? Posso accompagnarti in quell’ufficio”
“Ecco, loro dovevano… ah si, anche loro dovevano vedere il Ministro della Magia!”
“Che fortuna quell’uomo! Tanti incontri onorevoli con così tanti purosangue e in così poco tempo!”
“A che piano si trova il suo ufficio?” gli domandò la Black dopo un’ulteriore risata.
“E’ al primo. Dobbiamo cambiare ascensore al prossimo e prenderne uno che scenda”
“Non voglio trattenerti oltre, sarai di certo impegnato. Posso trovarli da sola, ora che so il piano”
“Non è un problema per me farti compagnia!”
In quel momento si aprirono le porte.
“Non è davvero necessario” lo liquidò in fretta Narcissa mentre usciva dall’ascensore. “Ma il tuo aiuto mi è stato prezioso. A presto” gli disse allontanandosi velocemente lungo corridoio, così da seminarlo in caso l’avesse seguita.
Solo quando vide l’ascensore sparire si concesse un sospiro soddisfatto.
Fece come le era stato detto, e qualche minuto dopo si trovò al piano che ospita gli uffici del Ministro della Magia e dei suoi collaboratori più stretti.
Imboccò un corridoio che aveva come unico sbocco solo un’elegante porta in legno scuro, al di là della quale si trovava certamente l’ufficio del Ministro, per lo meno a dire della targhetta sulla porta.
Una fila di poltrone precedeva l’entrata, come una sorta di zona d’attesa.
Accomodati a leggere la Gazzetta del profeta, a parlare sommessamente, o a fissare di tanto in tanto gli orologi, una serie di uomini aspettavano di essere ricevuti.
Avevano tutti l’aria tipica e veneranda dei vecchi stregoni, con vesti lunghe e ricamate, la barba, e alcuni anche con il cappello a punta.
Quando Narcissa si avvicinò, si rese conto di non aver compiuto una mossa saggia. La fissavano tutti con aria stranita, e lei si sentì a disagio. Di Lucius non vi era traccia, e se anche fosse voluta restare lì a controllare che arrivasse, avrebbe dovuto subire le occhiate inquisitorie di quei signori.
Tornò vicino all’ascensore, aspettando che ripassasse.
D’un tratto si sentì nettamente, in quel silenzio, la porta dell’ufficio che veniva aperta.
Narcissa si voltò di scatto e, con una gioia che non avrebbe mai ammesso, riconobbe i lunghi capelli di Lucius, il suo viso affilato, e percepì leggermente il delicato profumo della sua acqua di colonia.
Lo osservò mentre stringeva la mano al ministro, salutandolo, e si gustò appieno l’occhiata sorpresa di cui fece mostra non appena la vide.
A passo svelto, la raggiunse vicino le grate dell’ascensore.
“Cissy, tesoro, che meravigliosa sorpresa vederti qui” la salutò con un sorriso radioso.
“Dobbiamo parlare” disse lei senza preamboli, mentre il respiro le si bloccava in gola, dandole la sensazione che un macigno bloccasse il corso dell’aria.
Arrivò l’ascensore ed entrambi vi salirono.
“Sarei felice di averti ospite a Malfoy Manor per il pranzo, così potrai dirmi ciò che desideri”
“Vado di fretta” ribatté Narcissa gelidamente. “E se anche potessi, non pranzerei comunque con te. Non gradisco la tua presenza”
Lucius ridacchiò, col risultato che la donna lo incenerì con lo sguardo.
“Mi concedi almeno una passeggiata a Diagon Alley?” le chiese sottovoce.
“Non vedo alternative!”
Molto più velocemente di quanto ci avesse messo ad entrare, Narcissa si ritrovò in pochi minuti fuori dal ministero,  e pochi secondi dopo nella strada principale di Diagon Alley.
“Hai ricevuto i miei doni, Narcissa?”
Lucius si guardava intorno con allegria, come se non avesse un problema al mondo. Come se fosse normale camminare vicino a Narcissa, osservarla, desiderare baciarla, come se quella fosse una passeggiata verso un futuro da condividere, e non uno spezzone di due vite separate che facevano due corsi diversi.
“E’ proprio dei tuoi regali che dobbiamo parlare! Mi hanno messa in difficoltà!”
“Addirittura!” commentò Lucius alzando gli occhi al cielo.
“Il mio fidanzato, come puoi ben immaginare, non ha gradito quelle attenzioni. E nemmeno io”
“I regali non ti sono piaciuti?” le chiese sorpreso.
“Non si tratta di questo!” protestò lei. “Mi devi lasciare in pace una volta per tutte. Io non ti voglio. L’unica cosa che desidero è che tu sparisca dalla mia vita!”
Non si rese contò di aver alzato troppo la voce, Lucius invece si guardò intorno, notando le persone che li guardavano.
“Il punto” continuò Narcissa imperterrita, “è che pensavo di essere stata chiara qualche settimana fa. So che ti diverte rovinare la vita altrui, e preferisco sapere che stai cercando di fare questo, così da potermi preparare, piuttosto che vederti con la maschera dell’innamorato!”
Lucius scoppiò a ridere di gusto. “La maschera dell’innamorato? Io non indosso nessuna maschera, Cissy. Sono solo un giovane che corteggia la dama che desidera”
Narcissa si arrossò in viso.
“Menti” gli sussurrò, “tu sei indignato per il mio rifiuto, e ora cerchi di mandare a pezzi la mia esistenza. Abbi il coraggio di ammetterlo: voglio sapere di essere nel bel mezzo di uno scontro!”
Mentre discutevano avevano continuato a passeggiare, destando molti sguardi curiosi di persone che li conoscevano, o di altre che semplicemente non potevano fare a meno di ammirare due giovani così avvenenti, eleganti, e con quella indefinibile aria che caratterizza tutti gli aristocratici.
Di nuovo, fu Lucius ad avvedersene.
“Non mi piacciono le scenate in pubblico. Spostiamoci” le disse con tono serio.
Narcissa, senza pensarci, fece come aveva detto. Non se ne rendeva conto, ma la vecchia abitudine di pendere dalle labbra di Lucius, di seguirlo in ciò che faceva, di stare ad ascoltare ciò che diceva o consigliava, non l’aveva persa: per lei era la cosa più naturale del mondo comportarsi in quel modo quando era con lui.
Si inoltrarono in una traversa del corso principale. Si trattava di un vicolo cieco, ed era vuoto, fatta eccezione per un porta malconcia posta in un angolo.
Narcissa fece una smorfia, osservandosi intorno.
“E’ qui che porti le ragazze per i tuoi appuntamenti?” gli chiese con sarcasmo, inarcando un sopracciglio.
“Noi non stiamo combattendo nessuna guerra, Narcissa” le disse, ignorando il suo commento. “Io cerco semplicemente di riconquistarti, ammesso e non concesso che tu desideri davvero non stare con me”
“Credi che io menta?” gli domandò la donna, fingendosi incredula.
“C’è un metodo semplice per constatarlo” ribatté Lucius con fare imperturbabile.
“E sarebbe?”
Dopo aver controllato che non ci fosse nessuno all’orizzonte, Lucius chiuse dolcemente le sue mani intorno alle spalle di Narcissa, e avvicinò il viso al suo.
“Voglio solo una prova concreta che fra noi due la scintilla si è davvero spenta”
Si spinse ancora più vicino a lei e, con disinvoltura, con naturalezza, la baciò.
Il corpo di Narcissa reagì istintivamente, ma non con lo stesso tipo di istinto che avrebbe avuto in passato.
Con tutta la forza che possedeva, lo spinse lontano dal suo corpo.
“Non sono una bambola!” gli gridò.
Lucius la guardò attonito, ascoltando la sua sfuriata.
“Credete tutti di potermi fare quello che volete, a vostro piacimento! Beh, vi sbagliate di grosso”
 Malfoy scosse confuso la testa. “Ma che dici? Chi è che crede di poterti fare quello che vuole?”
Ma Narcissa stava proseguendo senza dargli retta.
“Voi uomini ci vedete come bambole con cui giocare, prive di volontà! Ma se Fawley pensa di potermi trattare ancora in quel modo, di baciarmi come se io….”
Sentendo quel nome, Lucius la interruppe. “Fawley? Che diavolo c’entra lui?” le chiese con rabbia. Le afferrò i polsi, cercando di fermare i gesti frenetici che accompagnavano le sue grida.
“Sta ferma e rispondimi! Che ha fatto Fawley?”
La Black si fermò di botto a quella domanda così diretta, mordendosi le labbra; non era certo andata da lui per cercare conforto o protezione, ma per allontanarlo.
“Ti conviene raccontarmi subito questa storia, prima che io faccia qualcosa di estremo pur non conoscendo la situazione” le intimò Lucius con tono di voce calmo.
A Narcissa sembrò di rivivere un flashback: Fawley aveva usato lo stesso tono basso e all’apparenza rassicurante appena qualche ora prima, indirizzandole la stessa occhiata di celata minaccia.
Ma era diverso. Non si sentiva ansiosa, o inquieta, e il bacio di Lucius non l’aveva certo disgustata, semmai indispettita per la sua prepotenza.
Si chiese come fosse possibile che due comportamenti talmente simili risvegliassero in lei sensazioni e pensieri diversi, e si rispose inconsciamente: lui è Lucius.
Una voglia di gettarsi nella disperazione, di piangere, la colse.
Senza farci neppure caso, le parole le scivolarono dalla bocca.
“Lui si è arrabbiato quando ha visto che mi mandavi tutti quei regali. Voleva imporsi su di me, suppongo, e… mi ha baciata. Probabilmente non si sarebbe limitato a questo, se non ci fosse stata mia madre nella stanza accanto” sussurrò Narcissa, sentendosi umiliata.
Aveva abbassato lo sguardo sulle sue scarpe, e lo rialzò appena in tempo per scorgere sul viso di Lucius un’espressione di rabbia cieca.
“Ha sancito la sua rovina” disse questo fra i denti, con tono mortalmente severo.
Vedendolo che stringeva i pugni, che serrava la mascella e che assottigliava lo sguardo, la Black si rese conto che Lucius avrebbe fatto di tutto per proteggerla e in un certo senso per vendicarla.
L’orgoglio le strisciò in petto, e lo sputò fra i denti, borbottando: “Non sono una debole, non devi batterti per me. Io sono in grado di difendere il mio onore! Per di più, quell’inetto non mi intimorisce affatto”
“Da morto ti intimorirà ancora di meno” ribatté Lucius con decisione, “Ora devo andare” le disse, voltandosi e facendo svolazzare il mantello nero sulle sue spalle.
Narcissa gli bloccò il passaggio. “Lui mi ha toccata contro la mia volontà, è vero, ma non ha fatto nulla di diverso da ciò che hai fatto tu poco fa”
La rabbia di Lucius sembrò, se possibile, intensificarsi.
“Fawley appartiene a quel gruppo di purosangue che non esiterebbero a violentare la propria moglie, pur di riscuotere  i loro diritti. Io, invece, sono l’uomo di cui sei innamorata. Non vedi differenze?”
Narcissa le vedeva, le vedeva eccome. Le bruciavano sulla pelle, nella mente, la accecavano: era sicura anche lei che Fawley sarebbe stato quel tipo di marito.
“Adesso perciò io metterò fine alla sua squallida, inutile e misera esistenza, impedendogli di fatto di poter anche solo pensare di mettere le mani su ciò che mi appartiene” proseguì Lucius con tono fermo, e un sorriso inquietante in viso.
“Non sai quello che dici”, mormorò Narcissa. “Se ti ho cercato è stato solo per chiederti di non mandarmi più nulla, e di mantenere in generale una certa distanza. Non è necessario che tu ti sporchi le mani per me”
“Si che c’è bisogno!” urlò quasi Lucius.
Narcissa non lo aveva mai visto in quel modo. Privo del suo autocontrollo, impaziente, frustrato, e con quel dolore che gli vibrava nella voce e che lui tentava di mascherare.
Lei stava per cedere. Stava per dirgli di stare tranquillo, che non l’avrebbe persa. E non perché avesse cambiato davvero idea, ma solo perché le era insopportabile il pensiero che lui potesse soffrire a causa sua.
“Come mai?” le chiese d’un tratto Lucius, e gli si leggeva il rancore negli occhi. “Dimmi una volta per tutte perché non vuoi stare con me. E smettila con la storia che non mi ami più: ho parlato con Bellatrix, e mi ha fatto capire che hai mentito”
“Non ci si può davvero fidare di nessuno” borbottò Narcissa. “Ad ogni modo, è così e basta. Io sono una Black, ho il diritto di imporre la mia volontà agli altri senza dovere spiegazioni a nessuno”
Lucius tentò di nuovo, e stavolta lei non riuscì a respingerlo.
La schiacciò contro il muro sudicio di quel vicolo, stringendola a sé con una forza tale da farle mancare il fiato. Fiato che le avrebbe mozzato in ogni caso, visto il bacio di asfissiante agonia in cui la coinvolse.
Le passò la lingua sul labbro inferiore, stuzzicandola, e Narcissa non poté trattenersi dal socchiudere le labbra, invitandolo a impossessarsi della sua bocca.
Fu colta immediatamente da una fitta di calore nel petto, mentre il piacere si diffondeva nelle sue vene e nella sua testa, diramandosi a partire dai punti in cui la sua pelle veniva sopraffatta da quella morbida di Lucius.
Si era scambiati centinaia, migliaia di baci, duranti tutti quegli anni, ed ogni volta Narcissa non aveva potuto fare a meno di notare la perfezione con cui le loro labbra si incastravano. Quel bacio non fece eccezione, e la giovane realizzò che, se fosse stato fisicamente possibile, avrebbe dato tutto ciò che possedeva per poter passare la sua vita a baciare Lucius. A sentire il loro corpi premere uno contro l’altro, i loro respiri che si fondevano, a percepire il gusto della pelle di Lucius, il profumo naturale della sua pelle.
Fu lui a staccarsi, e soltanto per gongolare di soddisfazione.
“Non ti manca tutto questo, Narcissa? Per me baciarti è un bisogno fisico” le mormorò, dedicandole uno sguardo intenso.
Lei tacque, e distolse lo sguardo da quello di Lucius. Forse per la prima volta da sempre.
Restarono in silenzio tanto a lungo che Narcissa stava per andarsene, ma prima ancora che potesse muoversi, la voce di Malfoy la trattenne.
“Io farò ciò che è meglio per entrambi, Cissy. Speravo di averti come mia alleata in questa piccola faida fra me e Fawley, ma anche se mi remerai contro, non mi lascerò scoraggiare!”
Mentre ascoltava le sue parole decise e stranamente appassionate, Narcissa si era guardata intorno, studiando quel vicoletto e osservando la gente che camminava nella strada principale di Diagon Alley.
Ad un tratto una giovane attirò l’attenzione della Black; era senza giacca, in pieno inverno, con solo un vestitino addosso, ma non fu per questo che Cissy la notò; singhiozzava e piangeva in mezzo alla strada senza pudore, senza curarsi della gente intorno che la guardava bisbigliando, ma non era nemmeno questo il motivo dell’interessamento di Narcissa; si trattava di Anita Burke, ecco cosa.
“Cissy, ci sei?” le chiese più volte Lucius, notando che era presa da altro.
Seguì la scia infuocata del suo sguardo fino a focalizzare anche lui la Burke, e allora sgranò gli occhi sorpreso.
Passarono una manciata di minuti, prima che apparisse a sua volta l’altra gemella, Cassandra.
Pur sapendo di essere sadica, tutta quella faccenda era estremamente gustosa per Narcissa, che non riusciva a capacitarsi di essere stata così fortunata da abbattersi in un dramma delle sue acerrime nemiche.
Sorridendo, concentrò tutta la sua attenzione alla scena che le si svolgeva davanti:
Cassandra coprì con un mantello Anita, e tentava di abbracciarla nonostante le sue resistenze.
“Non è colpa mia, Anita, e scappare in quel modo è stato davvero stupido. Sapevamo che di fatto non avrebbe potuto sposarci entrambe!”
“L’hai sedotto? Come sei riuscita a fare in modo che scegliesse te?” le domandò la ragazza ancora in lacrime.
“Non ho fatto nulla del genere! Forse ha scelto a caso” tentò di tranquillizzarla la sorella. “Fattostà che nostro padre era entusiasta quando oggi ha parlato con Abraxas Malfoy, e la nostra famiglia non può tirarsi indietro. E’ un’occasione che capita una volta sola nella vita!”
Senza rendersene conto, Narcissa ansimò e poi trattenne il respiro. Si voltò a guardare Lucius, altrettanto attonito.
“Congratulazioni” gli sussurrò. “Sarà di sicuro un matrimonio bellissimo”
Uscì rapidamente dal vicolo, e fortuna volle che riuscì a mescolarsi con una piccola folla, cosicché che nessuno fece caso a lei.
Un groppo le bloccava la gola, ma Narcissa non era una strega qualunque, non era quella sciocca, priva di dignità e d’orgoglio di Anita Burke, e non avrebbe lasciato che nemmeno una lacrima bagnasse il suo volto.


 
*ANGOLO AUTRICE*
Piccola premessa: temo che il capitolo sia un po' troppo lungo, ma credo che non sarebbe venuto bene se l'avessi spezzato. Mi auguro che la lettura non risulti troppo pesante!
Detto questo, passiamo al capitolo: le Burke hanno fatto il loro "glorioso" ritorno. Come avrete capito, c'è in ballo un contratto matrimoniale fra Lucius e Cassandra Burke (io suggerisco di prendere la forca e farla fuori tutti insieme!). Il nostro adorato Malfoy dovrà impegnarsi non poco a questo punto, e la sua "lotta" si allarga, creando tutta una serie di nodi che dovrà essere in grado di sciogliere per raggiungere il suo obiettivo: Narcissa.
Spero anche di essere stata realistica nella descrizione della scena iniziale al ministero, in questi ambienti tipicamente potteriani si deve stare attenti a restare fedeli alla sacra creazione di J.K.!
Ringrazio tutti i lettori e soprattutto i miei fedeli recensori, che mi stanno aiutanto e accompagnando in questa impresa!
A prestissimo,
Prongs4

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


CAPITOLO VIII

“Mia adorata Narcissa,
ti scrivo ben sapendo che forse non leggerai affatto queste parole. Probabilmente quando vedrai il mio nome sulla busta la straccerai, ma dopotutto tentar non nuoce.
L’altra sera, al ricevimento a casa Lestrange, ho provato ad avvicinarti di continuo, e sarei un ipocrita se ti dicessi che non comprendo il perché della tua riluttanza a parlarmi. Meriti una spiegazione per quello che hai sentito dire alle Burke la settimana scorsa, ed io voglio avere la possibilità di fornirtela; ecco il perché della lettera.
Mi piacerebbe rassicurarti che si è trattato di un malinteso, e che fra mio padre e il loro non vi è stato alcun incontro, ma purtroppo non è così.
Voglio ribadire sin da subito, però, che non sono stato minimamente coinvolto nella faccenda!
I miei genitori vogliono un erede, Narcissa. Nel momento in cui si sono accorti che non ero intenzionato a fare una scelta, hanno deciso di prenderla al posto mio.
Da quando sono tornato, ho ribadito loro più volte cosa volevo, o meglio chi volevo.
Ma non ti nascondo che la decisione di tuo padre di mettere fine all'implicita promessa che legava le nostre famiglie, ha irritato non poco il mio. Abraxas si è sentito offeso dalla sua scelta, e a quanto pare adesso sei in buona compagnia nell'andarmi contro, Cissy.
Come ho già detto a te, e come ho ripetuto più volte a mio padre, gli ostacoli non mi spaventano, e li eliminerò uno ad uno per raggiungere il mio obiettivo. Letteralmente.
Sai che non mi faccio molti scrupoli: per quel che mi riguarda il fine giustifica i mezzi.
Speravo di non dover arrivare a dirti questo, e forse sarebbe più saggio non aggiungere altro, ma non voglio nasconderti nulla.
Se fossi un uomo romantico, continuerei a scriverti come se si trattasse di una lettera d’amore. Ti fari notare che sarebbe una follia da parte tua rinunciare a noi, e lo sarebbe di sicuro, visto quello che abbiamo vissuto e quello che potremo vivere insieme; aggiungerei anche che, qualunque sia il dubbio che ti frena, ci amiamo in maniera così palese che ci basterebbe questo per essere felici; continuerei dicendoti che è impensabile che noi due, Lucius Malfoy e Narcissa Black, plasmati dal nostro sangue e dal nostro nome in maniera inverosimilmente perfetta l’un per l’altra, rinunciassimo ad essere quello che siamo.
Potrei dirti tutto questo, ma so che sono cose che sai già: io te le leggo negli occhi, Narcissa.
E qui si arriva al punto: il tempo stringe e, per quanto a volte fastidiose, le pressioni di mio padre sono comprensibili.
E ti ripeto, se fossi un uomo romantico ti direi di mettere ancora una volta alla prova il nostro rapporto, ma non lo sono mai stato e non lo sono tutt’ora. Sono Lucius Malfoy, ed ecco cosa ti dico: rifletti, Narcissa. Pensa in termini di convenienza, analizza la questione da ogni punto di vista, anche pratico, e soprattutto tieni presente questo: combatto quotidianamente contro nemici che attentano alla mia vita, e se fin’ora sono sopravvissuto è grazie al mio sangue freddo. Per eliminare un inetto come Fawley mi basterà appena una goccia di quello stesso sangue che mi sostiene ogni giorno.
Se desideri risparmiargli il piacere di una mia visita, non devi far altro che tornare sui tuoi passi. Una resistenza da parte di entrambi alle nostre rispettive nozze risolverà la questione rapidamente, e senza bisogno di presenziare a un funerale.
E se metti ancora in dubbio la mia sincerità, spero la rivaluterai nel momento in cui ti renderai conto che considero.. che considero il nostro amore tanto importante al punto da oppormi e lottare, se necessario, anche contro la mia famiglia.
Starò via per qualche giorno per sbrigare alcuni affari che richiedono la mia presenza in Irlanda, e ti prego di approfittare di questo lasso di tempo per prendere una decisone.
Tuo, come sempre,
Lucius.”



Le mani di Narcissa avevano ripercorso la lettera così tante volte da renderla quasi consunta, accarezzando quelle parole elegantemente vergate come se avesse potuto memorizzarle col tatto.
Dopo averla riletta per l’ennesima volta, appoggiò il viso ad una vetrata della sua stanza, sospirando.
Probabilmente Lucius avrebbe ucciso Fawley se lei non avesse ceduto spontaneamente.
Non che le importasse più di tanto di Stephen, ma si chiedeva cosa sarebbe accaduto dopo.
Erano molti i gentiluomini “in fila” che aspiravano ad unirsi alla famiglia Black, e uno dopo l’altro si sarebbero fatti avanti; Lucius li avrebbe eliminati uno ad uno, fino a quando non fosse rimasto l’ultimo purosangue del mondo magico? Oppure avrebbe deciso che era meglio rinunciare?
Nessuna di queste opzioni le andava bene, soprattutto l’ultima.
Certo, gli aveva detto che desiderava essere lasciata in pace, ma dentro di sé non esisteva altro se non quell’incessante lamento, quel bisogno pulsante, quella voce incrinata che sussurrava: “Voglio Lucius”.
La piuma era a pochi centimetri di distanza: le sarebbero serviti trenta secondi al massimo per prendere un pezzo di pergamena, scrivergli che lo amava e mettere fine a tutto.
Così prese un foglio di pergamena, intinse la piuma nella boccetta, e rispose con quelle brevi e chiare parole che avrebbero chiarito una volta per tutte ciò che voleva:

“Non mi serve neanche un attimo per riflettere. La risposta è rimasta invariata da quando sei tornato. Non desidero sposarti, questo è quanto.
Narcissa”


Rilesse la lettera velocemente, e con uno scatto la stracciò, facendola a pezzi.
Poi sussurrò 'incendio', restando ad osservare la fiamma che lambiva delicatamente i contorni della pergamena, facendola accartocciare e scomparire, eliminando per sempre quell'abominio.



***

Tic tac. Tic tac. Tic tac. Tic tac. Tic tac. Tic tac. Tic tac.
Il tempo rappresentava da sempre per Narcissa un grande nemico. Le faceva paura.
Temeva il pensiero di quella forza inarrestabile che pian piano la portava alla decadenza, che trasformava lentamente il suo corpo.
Ogni istante che passava l’avvicinava alla morte, le toglieva battiti del cuore, ma, soprattutto, attimo dopo attimo sentiva incombere su di sé – sempre di più – quel macigno orribile che le gravava sul petto, quel blocco che le impediva di respirare, quell’asfissia che le ricordava la sua incapacità di bloccare il corso della vita, di ritardare quel giorno fatidico in cui avrebbe vissuto una sorte peggiore della morte.
Perché lei ne era ormai certa: quel 23 luglio, mentre sarebbe avanzata verso l’altare con lo stesso viso di una vittima sacrificale, il suo cuore si sarebbe spezzato.
Spezzato in due metà perfette, costringendola a portarselo dietro in quel modo fino al benedetto momento in cui non si fosse fermato. Ed ecco che il tempo diventava bivalente: boia e salvatore, sofferenza e sollievo.
Eppure come le rimbombava nelle orecchie quel suono tartassante che scandiva i minuti, come la rintontiva il movimento del pendolo del suo salotto, e come l’abbatteva la voce di sua madre nelle orecchie che definiva i dettagli delle nozze con la signora Fawley!

L’orologio batté le 17.00, e appena un minuto dopo l’elfo di casa Black comparve sulla soglia col vassoio del the.
Narcissa cercò di isolare quel suono dalle suo orecchie, e riprese lucidità per sorseggiare la sua bevanda ed ascoltare ciò che la sua futura suocera stava blaterando.
Aveva una voce fastidiosamente frivola, e (forse per presa di posizione), Narcissa non ricordava di essere mai stata d'accordo con lei su niente.
Dopo l'ennesima espressione di cattivo gusto di Agnes Fawley, le tre donne caddero in un silenzio imbarazzante, che Narcissa si decise a infrangere suo malgrado.
“Quando ha detto che sarebbe arrivato Stephen?”
“Presto, ne sono certa. E’ da ieri che non lo vedo in effetti, è occupatissimo per via di un disguido alla Gringott. Ma ho lasciato detto all’elfo di ricordargli del the non appena l’avesse visto. Sarà qui a momenti” assicurò con la voce incrinata dal disagio.

Tic tac. Tic tac. Tic tac. Tic tac. Tic tac. Tic tac. Tic tac.
Stephen Fawley non si fece vedere quel pomeriggio, e nemmeno l’indomani, alla festa per il ventesimo compleanno di Narcissa.


*ANGOLO AUTRICE*
Merito di morire, lo so. Anzi no, di essere cruciata fino allo sfinimento. Chiedo umilmente perdono! Non aggiorno da un'eternità :( ma, ahimé, l'ispirazione era scomparsa, completamente volatilizzata!
Scusate scusate scusate. Mi impegnerò perché non accada più!
Quanto al capitolo, sono che è di passaggio e un po' isignificante, ma era necessario. Farò in modo che il prossimo sia più interessante:)
Eeeeh.. partono le scommesse su Fawley!
Giuro che adesso non sparirò più e ricomincerò ad aggiornare con regolarità.
Grazie a quelle anime sante che nonostante tutto spero vorranno seguirmi ancora!
Un bacio da una dispiaciutissima Prongs4.

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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


CAPITOLO IX

Narcissa osservava le danze che proseguivano accanto a sé. Il movimento delle coppie era armonioso, quasi coordinato, ipnotizzante.
Studiava il modo in cui le mani dei ballerini si sfioravano, senza toccarsi davvero, e pensava all'incredibile distanza che ognuno in quella sala manteneva con gli altri. Un distacco perpetuamente incolmato, che per la prima volta la turbò.
Non sapeva il perché, ma percepiva uno strano vuoto dentro di sé, come se fosse solo un involucro e nient’altro.
Si sentiva, per la prima volta, incredibilmente fuori posto, a disagio.
Aveva la percezione di essere immersa in un non – essere, come se avesse davvero il vuoto tutto intorno e non un centinaio di persone – come in realtà era.
La musica non riempiva  davvero l’aria,  scivolava con leggiadria in quel vuoto.
Persino l’ossigeno sembrava essere scomparso. Niente, si vedeva attorniata da un insensato niente.
Sbatté un paio di volte gli occhi, e quell’ovattato galleggiare che l’aveva imprigionata si dissolse.
La musica sembrava d’un tratto più forte, le voci delle persone più vicine, e quel debolissimo calore provocato da tanti respiri più reale.

Narcissa si avvicinò lentamente al portone d’ingresso, accogliendo gli ospiti che man mano arrivavano.
Ognuno di loro lasciava un dono su un tavolo ormai colmo, rivolgendo alla festeggiata sorrisi di falsa benevolenza.
La Black rispondeva meccanicamente, osservando la gente avanzare verso di lei quasi secondo un ordine, messi in fila. Si accorse a stento che d’un tratto non aveva davanti una persona qualsiasi.
“Rabastan!”
 Sorrise radiosa, forse per la prima volta quella sera.
“Ciao, Narcissa” disse piano il giovane Lestrange. “Buon compleanno”
La strinse brevemente.
“Ti trovo bene” aggiunse poco dopo.
“Anch’io” sussurrò Cissy.
L’imbarazzo fra loro due era tangibile. Era come se la presenza di Andromeda aleggiasse implicitamente nell’aria, come un fantasma.
“Sono indicibilmente felice di vederti” gli disse la Black con un tono intriso di sincerità. “Non ti farò scomparire così facilmente. Considerati ostaggio della festeggiata stasera”
Rabastan ridacchiò, sorridendo lievemente. “Ogni tuo desiderio è un ordine, Cissy. Come sempre”
La prese a braccetto, e insieme si diressero verso la pista da ballo. Il giovane sistemò una mano sulla vita di Narcissa e con delicatezza prese a condurre il ballo.
Nonostante tutto però, il volto di Rabastan era rabbuiato, pensieroso, immerso in riflessioni apparentemente complesse.
“Non voglio quest’aria di tristezza, Rab, non per una volta che posso stare in santa pace senza quell’idiota di Fawley” lo riprese Narcissa.
“E’ solo che stavo pensando a una cosa, proprio a questo proposito” le disse con esitazione.
“Ovvero?”
Rabastan prese un respiro profondo. “Non è strano poter ballare così, senza ingerenze? Di solito, come hai detto tu, Fawley ti sta costantemente addosso”
“E’ così ” confermò Narcissa, aggrottando lievemente le sopracciglia. “Ma oltre che stupido, Stephen Fawley si è dimostrato anche maleducato. Ieri lo aspettavamo per il thè e non si è degnato di venire; oggi, lo stesso. Non mi ha neanche mandato un biglietto di scuse. Ma se non altro sono libera dalla sua presenza asfissiante”
“Già” annuì con cautela Lestrange. “Quello che non sai, però, è che Fawley non è assente per maleducazione, ma per un impedimento”
“Che intendi dire?”
“Io.. non potrei parlarne” sussurrò Rabastan. “Non potrei affatto. Dimentica quello che ho detto, ho parlato senza pensare”
Narcissa arrestò la danza, guardandolo con un’espressione indecifrabile. “Seguimi, Rabastan”
Il ragazzo fece un’espressione esasperata, imprecando fra i denti, ma ugualmente la seguì mentre si faceva spazio fra la folla.
Entrarono in un salottino.
“Chiudi la porta”
Con riluttanza per quel comportamento impositivo, Rabastan chiuse con un tocco di bacchetta la porta in legno scuro.
Narcissa si voltò a guardarlo, e nel suo sguardo era cambiato qualcosa. Era ansiosa d’un tratto, preoccupata.
“Ti prego, dimmi che Malfoy non ha niente a che fare con questo”
Rabastan si passò le mani sul viso, rivelando una grande stanchezza. “Perché me lo chiedi se a quanto pare sai già la verità? Si, è così, è stato Lucius il “contrattempo” di Fawley”
“Elfa, porta un calice di Firewhiskey a me e al signor Lestrange” ordinò Narcissa alla sua elfa.
Poco dopo entrambi avevano in mano due grandi calici ricolmi di whiskey, ed erano seduti a sorseggiarli su due poltrone poste una davanti all’altra; le stesse poltrone su cui la settimana precedente avevano preso il thè lei e Fawley. Era il terzo drink quella sera, e Narcissa si sentiva leggermente frastornata.
“Sono esasperata, Rabastan. Questa storia si sta dilungando più del previsto. Ed è pesante. Molto. Raccontami cosa è successo e basta, per favore”
“Se si dovesse scoprire che te l’ho raccontato, io sono rovinato, Narcissa”, Rabastan svuotò in pochi sorsi il suo calice, lasciandosi ricadere contro lo schienale. Sospirò, e nonostante tutto, cominciò a parlare.
“Devo partire dal principio. Qualche settimana fa, Stephen Fawley si è presentato al Signore Oscuro. Era tempo che prendesse posizione. Nonostante le apparenze, Fawley è un mago relativamente dotato, e ha una certa posizione all’interno della società. Il Signore Oscuro, come ho capito successivamente, era piuttosto soddisfatto del suo contributo alla causa”
Cadde il silenzio per qualche minuto, e Narcissa si rese conto che Rabastan si era davvero pentito di aver cominciato a parlarle di quella storia.
Dopo poco, tuttavia, ricominciò. Aveva un tono stranamente pacato, affatto tipico dei Lestrange.
“E’ necessaria un’altra premessa: come forse saprai, noi non ci conosciamo tutti fra di noi. In pochi sapevano che Fawley era entrato nel giro. Lucius non era fra questi”
“Qualcosa sfugge al controllo del megalomane Lucius Malfoy” borbottò con marcato sarcasmo Narcissa.
“Eh si” rise Rabastan. “Ma stavolta ci sono stati dei problemi. Gli ha fatto una visitina, Cissy. E’ andato da Fawley”, esitò un istante, controllando ancora una volta di essere completamente soli.
“Come certo capirai, il Signore Oscuro non può lasciare che i suoi Mangiamorte sprechino le loro energie a uccidersi fra loro. Non ha apprezzato il gesto di Lucius.
In questo momento né lui né Fawley si trovano esattamente in delle condizioni ottimali” concluse il giovane sottovoce.
Il volto di Narcissa si era man mano pietrificato. “Lucius sta male?” domandò con voce incrinata.
“Io sono andato a trovarlo, mi ha raccontato lui tutto questo, e.. non sta proprio bene, Cissy. Il Signore Oscuro l’ha punito. Di solito per mosse del genere si deve chiedere il suo permesso”
“Mi sembrava strano che stasera non fosse venuto” sussurrò Narcissa.
“Ti fa gli auguri, l’ho visto oggi pomeriggio. Ovviamente, Narcissa, mi aveva chiesto di non farne assolutamente parola con te o chiunque altro, quindi…”
“Non so nulla. Grazie, Rabastan, davvero”
Lestrange le sorrise lievemente, rigirandosi il calice fra le mani. “Mi sembrava giusto che lo sapessi. Ma credo di essermi meritato qualche risposta, non trovi?”
Narcissa annuì, con l’espressione turbata.
“Lucius era un po’ frastornato dalle pozioni analgesiche, ed è diventato piuttosto chiacchierone. Mi ha detto che ti ostini a rifiutarlo” tacque un istante, e poi continuo con tono confuso: “Che senso ha tutto questo? Ci hai tormentati tutti per anni, parlando costantemente di Lucius Malfoy, e adesso che lui ti sta offrendo ciò che vuoi – perché so che lo vuoi – ti ritiri?”
Narcissa ci pensò qualche attimo. “Io amo Lucius, ed è vero che lo voglio” disse senza preamboli, “ma non voglio volerlo. E poi non posso averlo per tanti motivi, non ultimo il fatto che mi sposo a breve”
Rabastan posò il calice accanto a sé, poi si alzò. Si diresse verso la porta con lentezza, con lo sguardo di chi soppesa qualcosa.
Si voltò verso la giovane con un’espressione enigmatica.
“Tu sai qual è il motto della mia famiglia, vero, Narcissa? «Mihi parta tueri»: Combatterò per ciò che è mio”
La guardò fisso negli occhi, e senza voltarsi indietreggiò verso la porta. L’apri con un tocco di bacchetta, e prima di uscire cambiò espressione.
A Narcissa sembrò di scorgere una punta di rabbia sul suo viso. Ma presto si rese conto che si trattava di invidia: Rabastan era invidioso del fatto di non aver potuto combattere per tenersi ciò che era suo, mentre lei poteva ancora farlo.
Volse lo sguardo verso uno specchio accanto a lei, per l’ennesima volta quella giornata.
Si sistemò una ciocca di capelli, e nel farlo le cadde lo sguardo sull’anello che portava al dito: Fawley gliel’aveva dato quando il loro fidanzamento era stato ufficializzato.
Si alzò dalla poltrona, avvicinandosi allo specchio. Osservò la sua mano riflessa.
Era senza dubbio un bell’anello. Eppure, analizzando la sua immagine nella sua completezza, si rese conto di quanto le stesse male. Era evidentemente fuori posto, sembrava stonare con lei in tutto e per tutto.
Fece una smorfia, e senza pensarci se lo sfilò. Poi lo appoggiò su un tavolino accanto a sé.
Sospirò a lungo, colta da un’improvvisa stanchezza.
“Elfa” disse a bassa voce.
L’ elfa di casa Black, piccola e con lo sguardo perennemente intimorito, comparve subito.
“Smaterializzami. Devo andare a Villa Malfoy”


*ANGOLO AUTRICE*
Ancora una volta in ritardo! Stavolta però credo di avervi fatto aspettare un po' di meno, per fortuna. Chiarisco sin da subito che questo capitolo deve camminare insieme al successivo, che ho già scritto, perché ovviamente non spiega tutto nella sua completezza. 
Ho cercato di approfondire in qualche modo il personaggio di Rabastan Lestrange, che mi affascina molto, e spero di essere riuscita a trasmettere in qualche modo l'idea di malinconia (come ha detto la mia beta) che ho sempre visto accanto a lui.
Qui fa un po' da intermediario, e in realtà svolge un ruolo importante: cerca di far aprire gli occhi a Narcissa. 
Spero che il capitolo vi piaccia, e fra qualche giorno pubblicherò quello seguente :)
Grazie come sempre a tutti i miei lettori e a chi recensisce la storia, vi adoro <3
Prongs4

 

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***


CAPITOLO X
 
Se ti amo, io non lo so:
se soltanto vedo il tuo volto,
se soltanto ti guardo negli occhi,
il mio cuore non soffre più pena;
sa Dio, come mi sento felice!
Se ti amo, io non lo so.
 
 
 
L’ elfa di casa Black, piccola e con lo sguardo perennemente intimorito, comparve subito.
“Smaterializzami. Devo andare a Villa Malfoy”

 

L’elfa si avvicinò a Narcissa e, tenendola per un lembo della veste, eseguì gli ordini, facendo una smaterializzazione congiunta. Comparvero nell’atrio di Malfoy Manor.
“Torna a casa, e se qualcuno chiede di me dici che mi sono sentita poco bene. Bada ad essere credibile, e se mia madre dovesse cercarmi di persona vieni subito ad avvisarmi”, le ordinò con tono di velata minaccia.
L’elfa fece un breve inchino, e sparì.
Malfoy Manor era silenziosa, e Narcissa si sentiva più tranquilla sapendo che i signori Malfoy in quel momento si trovavano a Villa Black per il ricevimento del suo compleanno.
Mentre saliva le scale che conducevano al piano delle camere da letto, Narcissa costatò che da quando Lucius era partito i suoi compleanni erano stati uno peggiore dell’altro: quel giorno non era stato certamente un’eccezione.
Si ritrovò davanti alla porta della stanza del giovane Malfoy. Si sentiva stranamente tranquilla, in uno stato di atarassia.
Forse era stato l’alcol a rabbonirla, ma d’un tratto non si preoccupava più di niente.
Né della festa da cui era scomparsa all’improvviso, né del fatto di essere fidanzata ufficialmente, né – sorprendentemente – dello stato in cui avrebbe potuto trovare Lucius, e neppure, si rese conto, delle ostinate convinzioni che aveva tentato inutilmente di mantenere in quei mesi. Al di là di quella porta vi era la pace.
Bussò piano, con dolcezza.
“Chi è?”
Sentì la voce di Lucius sorpresa, esitante.
Lentamente, e con quello stesso senso di calma, abbassò la maniglia della porta, rivelando il suo viso.
“Malfoy” lo salutò con tono duro e uno sguardo perforante.
Lesse lo sconcerto sul suo viso. “Narcissa.. che ci fai qui?”
Lo fissò mentre la osservava, notando che guardava il suo abito elegante.
“Perché non sei alla tua festa?”
Ignorandolo, Narcissa si accomodò su un divanetto vicino al letto di Lucius.
Lo guardò di sottecchi, e si rese conto che a parte un braccio fasciato, Lucius stava benissimo; aveva lo stesso sguardo di sempre, per niente spossato dal dolore o dalle pozioni. Era per di più circondato da pergamene, quindi probabilmente era anche impegnato a gestire qualche affare.
“Non sembri in fin di vita” costatò con tono di sufficienza, alzando un sopracciglio.
“Perché sarei dovuto essere in fin di vita?” mormorò con un risatina.
Aveva uno sguardo spaesato che divertì immensamente Narcissa.
Non lo diede a vedere però, e fece un’espressione contrariata.
“Io ti ho ribadito più volte la mia risposta, Malfoy. Eppure ti sei sentito in diritto di andare dal mio fidanzato a fargli del male. Credi che otterrai qualcosa con questa prepotenza?”
“Di solito è esattamente quello che accade” ammise Lucius con una punta di soddisfazione.
“Con me però non puoi fare così. Anzi, hai solo peggiorato la tua situazione. Io ti ho rifiutato, Lucius, ti ho lasciato, ho deciso di sposare Fawley, non te. Dovresti fartene una ragione”
Lucius la soppesò con lo sguardo.
“Inizio a pensare che tu abbia proprio ragione, Narcissa” mormorò, e per lei fu un colpo al cuore.
La Black si alzò, e si avvicinò a lui. Notò che la osservava con sospetto.
Si tolse finalmente la maschera, e gli sorrise con tutta la dolcezza di cui era capace.
“Sai, Malfoy, quando ti guardo mi si scioglie qualcosa dentro. Mi sento fondere il cuore, ed è una sensazione piacevolissima, e al contempo tormentosa. Altre volte invece il cuore sembra acquisire forza. E lo sento più concretamente, sento solo quel battito deciso dentro di me. E’ strano, non trovi?”
Lucius la fissò. E per la prima volta da quando lui era tornato, forse per la prima volta da sempre, Narcissa si rese conto che Lucius Malfoy non era del tutto imperturbabile. Lei poteva farlo soffrire davvero. Era un consapevolezza stranamente meravigliosa.
Allungò una mano verso il suo volto, e lo accarezzò. Seguì la linea del suo profilo con le dita, ed era così morbido al tatto, così liscio, che Narcissa provò una sensazione di doloroso piacere.
Si abbassò leggermente, e con tenerezza gli baciò una guancia. Sentì il suo delicato profumo sfiorarle il naso, e lo aspirò piano.
“Potrei restare in eterno così vicina alla tua pelle. E’ una sensazione meravigliosa”
Sentendo che lui non reagiva, si allontanò leggermente per guardarlo negli occhi.
Ma venne trattenuta. Col braccio non ferito, Lucius allungò la mano e la strinse attorno alla nuca di Narcissa, attirandola nuovamente verso di sé.
“Non provare a spostarti” le sussurrò.
Rimasero vicini in quel modo per un tempo che parve infinito.
Con lentezza, Narcissa s’inginocchiò accanto al letto di Lucius, e i loro visi arrivarono alla stessa altezza. Si guardavano negli occhi, ed entrambi sembravano occupati a controllare l’uno i pensieri dell’altra sul fondo delle rispettive pupille.
“Potrà sembrare strano detto da me” disse all’improvviso Lucius, “ma in questo periodo senza di te, mi sono sentito imperfetto. Io, Lucius Malfoy, mi sono sentito imperfetto. E la cosa ancora più incredibile, è che mi bastava percepire la tua presenza vicino a me per far scomparire questa sensazione. E forse è per questo che desidero tanto averti. Non sopporto la mediocrità dell’imperfezione”
Narcissa ridacchiò. La sua risata era armoniosa, cristallina, così gradevole.
“Che c’è?” le domandò Lucius con tono perplesso.
“C’è che sono una bambina viziata e capricciosa” rispose con semplicità Narcissa.
“Senza dubbio, Cissy. Ma perché l’hai ammesso proprio ora?”
In risposta, gli mordicchiò e poi gli leccò il lobo di un orecchio, facendolo sospirare.
“Perché mai e poi mai avrei creduto di sentirti dire una cosa del genere” gli disse con voce roca.  “E invece, ancora una volta, io ho ottenuto ciò che volevo. Il mio capriccio è stato accontentato senza riserve”
“E’ il tuo compleanno. Devi avere tutto quello che desideri” sussurrò Lucius, e con delicatezza le baciò la fronte.
“Voglio te” disse subito Narcissa. “Anche solo per stanotte, io voglio te”
Risalì con la bocca fino a quella di Lucius, cercandola smaniosamente.
Non appena la trovò, l’assalì letteralmente.
Si baciarono a lungo, in modo incredibilmente sensuale.
E Narcissa capì cosa intendeva Lucius: tutto quello, loro due, la loro unione, era tutto giusto. Ed era puro. Le loro labbra era esattamente lì che dovevano stare. Insieme erano leggere e decise, dolci e ardite. Non vereconde, ma soffocanti e serafiche. E rimettevano a loro posto i disordini del mondo, erano garanti di compiutezza, di realizzazione.
Con lentezza, Narcissa si mise in piedi, e poi a cavalcioni su Lucius.
Lo strinse forte, e per un attimo gli scappò un lamento. Senza accorgersene, Narcissa aveva pesato sul suo braccio fasciato.
“Forse non è il caso..” mormorò piano la Black, affannosamente.
Lucius la strinse contro di sé col braccio sano. Le accarezzò la schiena, alla ricerca dei bottoncini del vestito. Li trovò, e lentamente li sbottonò, ricercando contemporaneamente la bocca di Narcissa.
“Dovrai uccidermi, per riuscire ad allontarmi da te”
La donna gemette, staccandosi da lui.
Non aveva molto tempo, e con furia gli slacciò la cintura e gli sbottonò i pantaloni.
Lo accarezzò a sua volta, abbassandogli i pantaloni e i boxer.
Le mani di Lucius vagano sotto il suo vestito, cercando di toglierle le calze.
Crac.
Sentendo il rumore di una materializzazione, si strinsero inconsciamente, coprendosi a vicenda.
“Padroncina” disse l’elfa di casa Black con sguardo basso e tono mortificato. “La padrona Druella la sta cercando”
“Distraila per dieci minuti. Fallo, o saranno guai” le ordinò con tono perentorio.
L’elfa annuì velocemente, per poi sparire.
Lucius si sistemò meglio contro la testiera del letto, continuando a sbottonarle l’abito.
“Non posso restare..” sussurrò Narcissa. “Ho mollato tutto, ma devo tornare a casa”
Sentì Lucius espirare forte contro la pelle del suo collo, frustrato.
“Vai allora” sussurrò con voce roca.
Si spostò da quella posizione, lasciando che Narcissa gli ricadesse a fianco.
“E ora che facciamo, Lucius?” gli domandò titubante.
Malfoy si lasciò ricadere fra i cuscini, sistemandosi il braccio. “Facciamo il nostro dovere, Narcissa. Le nostre famiglie nutrono delle aspettative su di noi. Non possiamo venire meno a tutto questo”
                                                       
  ***

 
“Narcissa! Eccoti” la riprese aspramente Druella Black. “E’ da mezz’ora che ti cerco, sei impazzita? Gli ospiti si domandavano che fine avessi fatto. Sistemati i capelli e vieni di là per il taglio della torta” le intimò a bassa voce.
“Certo, madre”
Si rimise velocemente apposto l’acconciatura, e mentre si recava nella sala attigua incrociò lo sguardo di Rabastan.
“Tu! Sei un bugiardo” gli sussurrò, avvicinandosi pericolosamente a lui. “Malfoy si è fatto un graffietto al braccio, non è proprio moribondo!”
Rabastan rise. “Devo essermi sbagliato. Ma a quanto pare mi hai ascoltato. Sei stata da lui?”
“Sono stata costretta, visto come hai descritto la situazione”
“E’ stata una piccola bugia a fin di bene. Sapevo che saresti andata a trovarlo se avessi pensato che stava male. Avete risolto?”
Narcissa lo squadrò male per diversi attimi. “No, Rabastan. Ognuno continuerà con la sua vita, abbiamo deciso che è la cosa migliore”
Sentì la voce di sua madre che la richiamava, e fece per allontanarsi.
“Allora ti servirà questo” la fermò la voce asciutta di Rabastan.
Le stava porgendo il suo anello.
“Ero venuto a cercarti e l’ho trovato su un tavolino. Pensavo fosse il caso di conservarlo”
Narcissa lo prese con stizza, sistemandoselo al dito. Si voltò nuovamente, e senza voltarsi si spostò verso la sala della torta.


* Johann Wolfgang Goethe


*ANGOLO AUTRICE*
Tornaaaaaaaata! Non troppo in ritardo u.u
So che lo scorso capitolo si è chiuso un po' in aria, quindi non ho voluto farvi aspettare per leggere il seguito :) 
Spero che il finale della discussione fra Narcissa e Lucius non vi abbia delusi, ma d'altronde bisogna "dare tempo al tempo". Spero di non aver resto troppo sdolcinate alcune delle cose che si sono detti, ma credo che talvolta, specialmente in situazioni come questa, anche i duri possano lasciarsi andare.
Rabastan potrebbe avere esagerato un tantinello lo stato di salute di Malfoy... ma a fin di bene! Io gli voglio bene lo stesso <3
Per il resto, direi che il capitolo si commenta da sé: Lucius e Narcissa sanno palesemente cosa vogliono, anche se non sempre si vuole o si può realmente ottenere ciò che si desidera.
Penso che nel complesso sia importante questo capitolo, quindi fatemi sapere cosa ne pensate :)
Grazie a tutti i lettori e a presto,
Prongsina

 

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Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


 
                                                     CAPITOLO XI


 
 “Anita… mi chiedevo dove foste finita”
Nel silenzio della stanza, rotto solo da ovattati rumori che provenivano dalla sala adiacente, la voce di un uomo squillò con particolare veemenza. La camera era avvolta nel buio, fatta eccezioni per i pochi metri su cui si affacciava la finestra, che faceva trasparire la luce lunare.
Il giovane attraversò le tenebre, e il suo viso e il suo corpo presero forma lentamente quando si pose sotto i flebili raggi della luna.
I suoi capelli apparivano di una surreale sfumatura argentea, e i suoi occhi fluidamente liquidi.
Anita Burke, mollemente appoggiata su un divano davanti alla finestra, ricambiò il suo sguardo con occhi inquieti e chiaramente eccitati.
“Lord Malfoy” lo salutò dopo attimi di esitazione, “vi serve qualcosa?”
“Mi sto solo rilassando tra una danza e l’altra. Ma vi prego, chiamatemi Lucius. Infondo a breve saremo parenti”
La donna acconsentì compiacente, e dopo poco lo invitò ad accomodarsi a sua volta. Malfoy prese subito posto accanto a lei sull’ampio divano dalla tappezzeria blu notte. Tacquero per qualche istante, osservandosi a vicenda.
“In realtà” cominciò Lucius, “ammetto di essere qui anche per voi. Non vedendovi più, ci siamo tutti allarmati. Forse vi sentite poco bene?”
“No, non temete. Avevo semplicemente bisogno di una pausa anche perché…” si zittì all’improvviso, ma lo sguardo indagatore del giovane la spronò a continuare. “Beh, è bene che sappiate che mia sorella sa essere spesso isterica ed infantile. Poco fa abbiamo avuto un brutto litigio e non mi sono ancora ripresa”.
“Me ne dispiaccio, tuttavia è normale che avvengano scontri all’interno di una famiglia. Io stesso in questo periodo ho avuto non pochi dibattiti con mio padre”
Anita annuì con aria comprensiva e solidale, e Lucius proseguì.
“Tende a prevaricarmi senza tener conto delle mie aspirazioni. Lo ha fatto anche con questa unione”
La Burke trattenne il fiato, sorpresa. Malfoy balzò in piedi, inquieto.
“Perdonatemi! Non avrei dovuto farvene accenno, visto che si parla di vostra sorella. E’ solo che seduto qui con voi, sentendo le vostre confidenze, non mi sono saputo frenare dal parlare francamente”
Anita si alzò a sua volta, ponendogli una mano sul braccio. “Vi prego, non scusatevi. E ditemi pure, confidatevi con me!”
Lucius la fissò negli occhi con sguardo intenso ed ammaliante.
“Vostra sorella è una piacevole donna, e la famiglia Burke vanta antiche origini. Tuttavia è proprio per questo che avrei voluto essere consultato per la scelta”
“Oh.. volete dire che potendo non avreste scelto lei?”
L’uomo le si avvicinò ulteriormente, abbassando di poco il suo viso.
“Forse no” mormorò.
A quella distanza poteva percepire l’emozione della Burke, il suo respiro irregolare e la sua sorpresa.
Si allontanò di scatto, scuotendo la testa.
“Ma davvero non è giusto dirvi ciò. D’altronde, non mi è concesso dedicarmi ad altre donne. Non fino a quando al mio fianco ci sarà Cassandra...”
Anita sprofondò nello sconforto a quelle parole, ma un dubbio si era insinuato in lei ineluttabilmente.
Che Lucius Malfoy preferisse avere lei – Anita – al posto della sorella?

                                                             ***
Ormai quasi del tutto guarito dal recente scontro con un crudele Lucius Malfoy, il rampollo di casa Fawley era accomodato sotto un gazebo, nella sua tenuta in Irlanda.
Il suo colorito era ancora vagamente pallido e portava sporadici graffi rossastri sul collo e sulle mani. Tuttavia, appena vide la figura di Narcissa Black comparire all’orizzonte sembrò riprendere colore sulle guance, e immediatamente si sistemò sulla sedia in modo più composto.
Più si avvicinava a lui, più gli appariva diversa. La sua espressione sembrava quasi apprensiva, compassionevole: dacché si erano fidanzati non era mai successo che non gli rivolgesse occhiate di scherno!
“Stephen!” lo salutò calorosamente quando fu abbastanza vicina. “Come ti senti?”
Vedendo che si alzava per salutarla, lo sospinse delicatamente al suo posto.
“Non scomodarti per me, infondo sei ancora convalescente.”
“Che sorpresa vederti, Narcissa. Sono ormai del tutto guarito, e a questo punto non mi aspettavo una tua visita”
La Black assunse un’espressione seria. “Mi sarei dovuta far viva subito dopo aver appreso del tuo incidente, lo so bene. Ma mi sentivo addolorata, visto l’amareggiante modo in cui ci siamo divisi l’ultima volta.”
Più parlava, più Fawley non riusciva a credere alle sue orecchie.
“Mi pare di capire che tu sia venuta con propositi più concitati, oggi! Anche solo questo mi sarebbe di grande conforto”
“E’ così!” rispose prontamente Narcissa. “Sempre se non è troppo tardi per rimediare. Dopotutto saremo preso marito e moglie… dovremmo essere complici e sostenerci”
Stephen, sorpreso, si alzò e le porse lentamente una mano, affinché l'afferrasse. Lei lo fece, mascherando perfettamente il suo disappunto. 
La condusse nel suo giardino, illustrandole con voce carezzevole le ben poche bellezza della villa, e concedendosi di accarezzare - di tanto in tanto - un fianco di Narcissa. 
Sorrideva apparentemente senza mai stancarsi: era certo di aver vinto quella battaglia.
 
                                                              ***

 
                                             Ancora l’innamorata

Perché mi rivolgo di nuovo alla carta?
Questo, amato, non chiedere così reciso:
in realtà non ho niente da dirti;
ma verrà alfine fra le tue care mani.

Io non posso venire e quello che ti mando
te lo deve portare il mio cuore indiviso,
con gioie, speranze, estasi, tormenti:
tutto questo non ha inizio, non ha fine.

Di oggi non posso confidarti niente,
con quante idee, desideri, volontà, illusioni
si volta a te il mio cuore fedele.
                                                                  Così stetti un giorni, dinanzi a te, guardandoti,
                                                                                 e non dissi niente. Cosa dovevo dirti?
                                                                                    Tutto l’essere mio in sé era perfetto.

                                                                                                                                Goethe


“I miei più sentiti complimenti, Malfoy! 
Una delle tue recite meglio riuscite, non v’è dubbio!  Talvolta ho la sensazione che ingannare gli altri e far apparire loro la finzione come realtà sia la tua migliore qualità.  Devo ancora decidere, tuttavia, se questo tuo tratto mi compiace di più o mi preoccupa. Te lo farò sapere.
Di certo tuttavia mi ha colpito la conclusione della tua ultima lettera: "Dovremo essere accorti e discreti, Narcissa. Soppesare le parole ed i nostri nemici; far intendere il necessario senza sbilanciarci. Dovrà essere un gioco di simulazioni e dissimulazioni". Questo complotto comincia davvero ad intrigarmi...

Da parte mia, sappi che procede tutto nel migliore dei modi. Non sono meno capace di te quanto a bugie, nonostante siano anni che tu sostenga il contrario!
Fawley non è minimamente sospettoso riguardo i cambiamenti nel nostro rapporto.
L’altro giorno, per esempio, stavamo passeggiando nel suo giardino (assai poco curato, credimi!), e lui era a dir poco entusiasta. Si è detto contento della premura che gli ho dimostrato, e avresti dovuto vedere il suo viso tronfio e soddisfatto! Mi crede perdutamente innamorata e devota. Quanto a me, recito magnificamente la parte, con una serie di sospiri ed espressioni sognanti che ti farebbero rabbrividire.
D’altra parte, ho notato che neanche tu ti sei risparmiato: Anita Burke pendeva dalle tue labbra l’altra sera, alla festa nella loro tenuta.
Spero che per incantarla a tal punto tu non ti sia spinto oltre la tua brillante arte oratoria; se dovessi scoprire che così non è stato, ti avverto che la mia ira potrebbe superare addirittura quella leggendaria di Bellatrix.
A proposito di lei, credo che abbia iniziato a sospettare qualcosa, anzi, ne sono certa: dopo il ricevimento mi ha rimproverata, sostenendo che ti sorrido e ti guardo con troppo calore. Comunque non penso che tenterà di ostacolarci in alcun modo, ho la sensazione che disprezzi Fawley ancora più di me (se possibile).
E, sebbene la tua forzata gentilezza con quella sciocca della Burke mi abbia nel complesso dilettata, non vi è dubbio che il nostro incontro dopo la festa sia stato decisamente più piacevole. Sembra che infondo starmi lontana ti giovi. Dovrei farmi desiderare di più, se questi sono i risultati.
Ad ogni modo, ho divagato. Volevo semplicemente confermare il nostro appuntamento di domattina. I miei genitori saranno, da quel che ho capito, entrambi impegnati, ma per sicurezza potremmo passeggiare in giardino o nel bosco, così da non correre il rischio che ci veda qualcuno.
Ti lascio: sembrerebbe che i miei cuscini abbiano conservato ancora il tuo profumo dall’altro ieri, il che rende il richiamo del sonno ancora più seducente.
     
                                                                                                     La tua bellissima Narcissa"                                                                                         
                                                                                                                                                                                                                                                             


Dopo aver elegantemente firmato la lettera, Narcissa la ripiegò con cura e la chiuse con la ceralacca, forgiata col timbro dei Black, e subito dopo la consegnò alla sua elfa.
La Black si alzò con eleganza dalla scrivania, e con la stessa leggiadria si diresse verso il letto a baldacchino: scostò le coperte e vi si sistemò sotto.
Il suo viso, affondato nei morbidi cuscini, godeva di una fragranza raffinata e inebriante. Fu il profumo dei capelli e del corpo di Lucius, e il ricordo della dolcezza dei suoi baci, a cullarla teneramente quella notte.

*Angolo autrice*
Per quei pochi pazzi che hanno letto il capitolo, consolatevi: mi sono autoflaggellata per il mio comportamento. Ebbene sì, sono circa ventuno mesi che non aggiorno questa fanfiction, e mia discolpa non posso dire altro se non che - al di là dell'impegno - non mi veniva davvero nulla da scrivere. Ovviamente un blocco dello scrittore del genere non si può perdonare ad una mediocre sbribbachina come me, e merito di certo di essere gettata nel dimenticatoio e basta. Non nutro grandi aspettative riguardo al fatto che qualcuno dei miei vecchi lettori avrà voglia di seguire ancora la storia o addirittura lasciare un commento (anche se ci spero come non mai). Ma sappiate che dovessi rendermi conto che c'è ancora qualcuno a cui importa di questa fic, questa volta cercherò di arrivare fino in fondo. 
Spero mi scuserete anche per questo capitolo, inutile e ridicolo.
Prongs4

 

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