L'amore di Eileen

di Eylis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dolore mortale ***
Capitolo 2: *** Una nuova vita ***
Capitolo 3: *** Brutale passato ***
Capitolo 4: *** Una misteriosa ragazza ***
Capitolo 5: *** In silenzio ***
Capitolo 6: *** AVVISO ***
Capitolo 7: *** Il canto di Sylvie ***
Capitolo 8: *** Momenti d'incanto ***
Capitolo 9: *** Domande ***
Capitolo 10: *** Impossibilità di fuga ***
Capitolo 11: *** Ritorno ***
Capitolo 12: *** Il bacio ***
Capitolo 13: *** Pensieri ***
Capitolo 14: *** Piano piano... ***
Capitolo 15: *** Una foto ***



Capitolo 1
*** Dolore mortale ***


1. Dolore mortale

La ragazza chiuse la porta dietro di sé, e guardò verso la finestra. Vi corse appresso, spostò un poco la tenda ed osservò il paesaggio al di fuori del vetro. La luna era già alta nel cielo, e irradiava coi suoi pallidi raggi le spoglie piante invernali che si stagliavano contro il vellutato blu della notte. Era una notte fredda, ma l’aria era immobile, non un suono veniva dall’esterno, non uno dall’interno. La casa era vuota, Eileen era sola. E sola si sentiva, disperatamente, mai come prima d’ora. Cosa doveva fare? Che cosa avrebbe potuto cambiare quella situazione, se non un miracolo? Perché tutto ciò era successo? Si lasciò cadere a terra con malagrazia, e i singhiozzi scossero il suo piccolo corpo.
Avrebbe voluto poter sparire da quel mondo, in cui nessuno l’amava, tutti la deridevano. In cui lei esisteva. Avrebbe voluto essere una di quelle piante che la osservavano impassibili dall’alto dei loro rami, sempre immobili qualunque cosa succedesse. Avrebbe voluto essere un pugno di terra, un fiore dalla breve vita, qualunque cosa, ma non un essere umano in grado di provare sentimenti. Sentimenti come l’amore, sentimenti come il dolore. Sentimenti che la stavano distruggendo giorno dopo giorno, calpestando il suo cuoricino ed infrangendo ogni minima parte del suo corpo con una violenza inaudita.

Tutto era iniziato quell’infausto giorno, in cui, presa dal coraggio – o meglio, dalla follia – le aveva dichiarato il suo amore. Era la sua migliore amica, da quando poteva ricordare, avevano passato assieme ogni cosa, poi lentamente Eileen aveva compreso di provare per lei qualcosa di più della grande amicizia che le legava. Giorno dopo giorno quel sentimento si era accresciuto sempre di più ingigantendosi, e non era più riuscita a comportarsi normalmente, fino a che, accortasi che qualcosa non andava, ella gliene aveva chiesto motivo. Stavano pranzando assieme, chiacchierando del più e del meno, fino a quando lei le aveva rivolto quella domanda.
“Che ti succede Ely? Di questi tempi sei così strana!” Eileen aveva respirato profondamente. Sapeva di non poter più sfuggire alla verità, così si era infine decisa a confessarle i suoi sentimenti.
“Io… sono innamorata di una persona. Non è stata una mia scelta, non me l’aspettavo, ma è successo e ormai non riesco più a fingere che questi sentimenti non esistano.” Lo sguardo dell’amica si era irrigidito, ma la sua voce era rimasta gentile.
“E di chi si tratta?” C’era quasi curiosità nella sua domanda, e per un istante Eileen visse un dolce sogno. Illusione che però durò solo pochi istanti.
“Io… sei tu. Mi sono innamorata di te…” A quelle parole il volto della ragazza si era rabbuiato in un attimo, poi questa si era alzata e l’aveva salutata con estrema freddezza. Con rabbia, quasi. E se n’era andata.

Da quel giorno, Eileen non era più riuscita a parlarle in nessun modo. Pentita di quanto le aveva detto si era risolta anche nel ritrarre ciò che aveva detto, nella vana speranza di riconquistare la sua amicizia, ma anche questo le fu impedito poiché lei la evitò in ogni modo, trovandosi nuove amiche e sfuggendole quando era sola. Eileen si sentiva tradita, ma soprattutto terribilmente triste ed angosciata. Non sapeva cosa fare, non sapeva come soffocare quei sentimenti tanto forti e pretenziosi, non sapeva come trarsi da quella situazione. La situazione era così rapidamente peggiorata, fino a quel giorno.

La ragazza arrivò a casa, era sola e disperata, e lo sarebbe stata ancora per molto tempo poiché nessuno sarebbe venuto a darle conforto, anche grazie alla persona che amava che, diligentemente, aveva provveduto a spargere la notizia perché tutti si allontanassero da lei. Nessuno a scuola osava più avvicinarla, tutti parevano colti da qualche strana paura, come se Eileen fosse malata di un male incurabile e contagioso.
Pianse a lungo, pensando e scacciando i pensieri, urlando e tacendo, ridendo istericamente ed ancora piangendo, ed in quella condizione rimase per ore e ore. Poi, come presa dalla follia, si alzò barcollante in piedi e si avvicinò alla scrivania. Aprì un cassetto, vi frugò dentro alla febbrile ricerca di qualcosa, ne trasse un taglierino. Con improvvisa lucidità girò la rotella per far uscire la lama, si lasciò ricadere seduta per terra, e con fredda determinazione la fece scorrere sul proprio polso destro.

La striscia purpurea di sangue scivolò lenta a terra, macchiando il bel tappeto di quel liquido tanto prezioso, poi ben presto si allargò mentre Eileen si lasciava cadere distesa canticchiando senza rendersene conto mentre attendeva la morte liberatrice. Lentamente, sentì l’ombra calare su di lei, e perse conoscenza.

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Capitolo 2
*** Una nuova vita ***


2. Una nuova vita

“Dottore, per favore, si rimetterà? Mio Dio, quando l’ho vista in quel lago di sangue…!” Eileen aprì con un grosso sforzo gli occhi, svegliata da quella voce famigliare, e fu quasi accecata dalla forte luce innaturale di una lampada sul soffitto bianco. Si accorse di essere in un letto d’ospedale, circondata dal bianco di quell’ambiente asettico. D’istinto alzò il braccio destro, osservando il polso, era accuratamente fasciato da una benda bianca. Con un gesto rabbioso la afferrò, intenzionata a strapparsela tanto la irritava quel colore privo d’espressione, ma ben presto lasciò ricadere le mani sul letto: era troppo debole. Seguì il minuscolo tubicino che le partiva dal braccio sinistro andando a finire in una flebo, probabilmente le stavano ridando un po’ di forze… le venne da ridere, tanto la situazione le sembrava ridicola, ma dai suoi occhi spuntarono solo lacrime, e ben presto si ritrovò a piangere con forti singhiozzi. Si coprì il volto con le mani, incapace di provare altri sentimenti se non la tristezza per tutto quanto. Non era felice di essere viva, ma neppure avrebbe voluto essere morta. Non riusciva a pensare ad altro che a lei, come al solito. Come poteva ricominciare a vivere lontano da quella ragazza, quella persona con cui aveva condiviso la sua vita da sempre?

In quel momento, sua madre, ringraziato il medico, entrò nella stanza spalancando la porta rimasta socchiusa fino a quel momento.
“Amore, come stai?” Non è da te che voglio sentirmi chiamare amore, pensò Eileen, ma le fece un debole sorriso asciugandosi il volto. I singhiozzi che ancora la percorrevano però la tradirono, e sua madre corse da lei abbracciandola. “Forza, vedrai che passerà tutto! Tesoro, ma cosa ti è successo? Non sai quanto mi sono spaventata quando ti ho trovata in quello stato… ma ora non pensiamoci più, non devi parlarne se non vuoi! È per la scuola, vero? È da tempo che sei così triste quando arrivi a casa… vedrai che in quella nuova andrà meglio!”
“In quella nuova?” Le parole sfuggirono ad Eileen prima che potesse pensarci, cosa significava ciò che la madre aveva detto?
“Sì, stellina mia, io e tuo padre abbiamo deciso: ci trasferiremo appena potrai uscire di qui. Non potevamo fare altrimenti, non dopo quello… quello che è successo. Vedrai, il cambiamento ti farà bene, ti farai nuove amiche e non penserai più ai problemi… sei contenta?” Eileen non fiatò, distogliendo lo sguardo dalla madre. La notizia l’aveva lasciata senza parole. Si sarebbe allontanata per sempre da quel posto, non avrebbe più potuto rivederla… ma voleva rivederla? Voleva tornare alla situazione di prima, alla situazione che l’aveva condotta a quel punto? Si alzò di scatto seduta sul letto, afferrò le mani della madre, aprì bocca per parlare ma nessun suono ne uscì. Poi le forze le vennero meno, e ricadde all’indietro. Una lacrima percorse la sua guancia e scese, lenta, fin sul cuscino. Chiuse gli occhi, voleva solo dormire, non voleva più pensare. La madre le sfiorò la fronte con un bacio, le carezzò per qualche istante i capelli, e poi, credendola addormentata, se ne andò.

Eileen trascorse i giorni seguenti dormendo o fingendo di dormire, per evitare che qualsiasi tipo di pensiero le affollasse la mente. Non voleva più pensare, non voleva dover decidere cos’era meglio, voleva solo che il tempo scorresse in fretta portandola lontana da tutto quel dolore.

L’ultimo camion dei traslochi si allontanò dalla casa, ormai il grosso del lavoro era fatto. Ora bisognava solo disfare gli scatoloni, ed Eileen si tuffò in quell’attività con grande impegno. In quel modo aveva altro a cui pensare, e la mente non le era attraversata da immagini di lei, o della sua vecchia vita. Il giorno seguente avrebbe iniziato la nuova scuola, e la cosa assieme la terrorizzava ma anche la attirava.
Andò a dormire presto, per essere ben fresca il giorno dopo, ma il suo sonno fu a lungo tormentato da immagini di lei che, ormai lo sapeva bene, non avrebbe mai più rivisto. Quando si alzò, fece colazione svogliatamente e salutò appena la madre, poi prese la cartella e si recò a scuola. Mentre camminava rifletteva su quanto l’aspettava. Temeva quel momento, non sapeva cosa aspettarsi ed i suoi ultimi ricordi legati alla scuola non erano certo piacevoli. D’altra parte non poteva fuggire per sempre, era tempo di affrontare le sue paure ed andare avanti.

Una volta arrivata si guardò attorno, tutti quei ragazzi sconosciuti la intimorivano… ma mai e poi mai l’avrebbe fatto notare, così si aggiustò meglio la fascia della cartella sulla spalla ed avanzò decisa verso la propria aula. Vi entrò con atteggiamento quasi spavaldo, per scoprirsi attesa. La scuola del paese era piccola, la notizia del suo arrivo si era diffusa rapidamente, e nella classe si era già lungamente parlato di lei. Così tutti le corsero incontro circondandola ed iniziando a farle domande. Da dove veniva? Come mai si era trasferita? Le piaceva la nuova città? Eileen perse immediatamente l’atteggiamento spavaldo in tutta quella confusione, ed iniziò timidamente a rispondere a qualche domanda. Fino a quando intervenne la docente che allontanò tutti mandandoli al loro posto richiamandoli all’ordine ed al silenzio. La donna chiamò alla cattedra Eileen, che rimase stupita dal trovare ancora in vigore quell’antica tradizione.
“Ragazzi, questa è Eileen, la vostra nuova compagnia. Si è trasferita qui da una grande città, quindi forse non sarà abituata alla vita di un piccolo paese. Cercate di non stressarla come stava facendo, e soprattutto fate in modo che possa sentirsi a suo agio!” Eileen si sentiva un animale in gabbia, osservato da tanti turisti curiosi, ma cercò di sorridere timidamente alla sua nuova classe e li salutò con un cenno.
“La ringrazio signora, sono certa che mi troverò bene qui.” La docente annuì.
“Bene, bene. Ora cara puoi sederti laggiù, quello sarà il tuo banco.” Eileen ubbidì alla donna e si diresse verso il posto che le era stato assegnato sorridendo nuovamente ai suoi vicini. Infine la lezione iniziò. La ragazza era ancora troppo scombussolata per prestare veramente attenzione alle parole della maestra, così si guardò un po’ attorno. Quei volti estranei non le dicevano molto, ma forse prima o poi sarebbe diventata loro amica… non che le importasse più di tanto. Ma di una cosa era certa: mai nessuno avrebbe più saputo il suo segreto, aveva già sperimentato cosa ciò significasse.

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Capitolo 3
*** Brutale passato ***


3. Brutale passato

Passarono i giorni, ed Eileen iniziava ad abituarsi a quella nuova vita. Il volto di lei continuava a tormentarla nei sogni, ma di giorno si impegnava talmente in ogni minima attività che riusciva a tenerlo alla larga senza troppe difficoltà. Pian piano si stava inserendo nella nuova scuola e cominciava a costruirsi anche delle piccole amicizie. Credeva anche che col tempo avrebbe riacquistato la propria serenità. Fino a che lei la chiamò.

Erano le quattro del pomeriggio ed Eileen era a casa sola a sistemare i propri libri perennemente in disordine, quando sentì il telefono squillare. Andò a rispondere, ma quando sentì quella voce a lei fin troppo nota emise un verso strozzato e rischiò di lasciar cadere la cornetta a terra.
“Buonasera Eileen, come va?” Quelle parole erano fredde, taglienti come lame, ed Eileen sentì la propria mente paralizzarsi, al punto da impedirle di chiedersi come aveva trovato il suo numero, perché l’aveva chiamata, che intenzioni aveva. Ma ebbe comunque risposta a questi interrogativi.
“Sai, tua madre è stata molto gentile, prima di partire, a contattarmi per darmi il vostro numero. Che carina, evidentemente non sa che sua figlia è un mostro da evitare…” Si sentì una risata cattiva provenire dall’altra cornetta, poi la voce continuò la sua terribile sentenza.
“E dimmi, lì che farai? Hai intenzione di andare a cercare un’altra povera ragazza per perseguitarla come hai fatto con me? È un divertimento per te, vero? Ma certo che lo è… altrimenti non avresti mai inscenato tutto questo… il tentato suicidio poi è stato un tocco davvero spettacolare! È bello vero, avere tutte le attenzioni su di te? Non pensi che dovresti essere onesta ed avvertire tutti su come sei in realtà?” Eileen rimase sconvolta per queste parole, e non fu in grado di replicare. Non capiva cosa davvero aveva sbagliato, i suoi sentimenti erano tanto orribili? Sentì le lacrime scorrerle sul viso, mentre il dolore che tanto a lungo aveva cercato di scacciare iniziò nuovamente ad invaderla bruciandole anima e corpo.
“Perché mi dici tutto questo?” Riuscì infine a dire, tra i singhiozzi. Ma mai si sarebbe aspettata una simile risposta.
“Perché voglio rovinare la tua vita come tu hai fatto con me.” Questa volta ad Eileen parve di sentire un doloroso sospiro subito trattenuto, prima che la vecchia amica continuasse a parlare.
“Mi hai imbrogliata per anni, fingendoti mia amica mentre miravi solo a portarmi a letto, ed io ti ho creduto come un’ingenua. Ho sprecato anni della mia vita con te! Arrivederci, mia cara, ci sentiremo ancora.” Click.

Eileen appese il telefono che ora suonava a vuoto come in trance, poi si accasciò a terra senza un rumore. Com’era possibile? Come poteva pensare una cosa del genere? Le aveva sempre detto tutto, non le aveva mai mentito, e quando aveva compreso i propri sentimenti glieli aveva rivelati proprio per essere sincera… L’aveva amata così tanto, ed ora scopriva solo cattiveria in lei. Non riusciva a riconoscere in quella voce la persona che le era stata vicina tanto a lungo, non riusciva a giustificarla per quanto le aveva detto. Non poteva essere unicamente la paura a dettare quelle parole, come più volte aveva tentato di convincersi, quella che tanto a lungo aveva ritenuto una persona più che cara era in realtà un essere infido e malvagio.
Sconvolta si rialzò, come tirata da mani invisibili, e corse fuori casa. Senza neppure vedere dove andava corse, corse e corse per le strade, rischiando anche ad un certo punto di farsi investire. Le lacrime le rigavano il volto impedendole di distinguere chiaramente ciò che si estendeva attorno a lei, ma non se ne curava. Non sapeva fare altro che andare avanti, incurante delle forze che le venivano meno, ignara del respiro sempre più affannato e delle persone che stupite la vedevano passare. Fino a che la sua corsa sfrenata fu fermata dal duro scontro con un’altra persona.

Questa per poco cadde a terra, ma fortunatamente recuperò l’equilibrio e le afferrò le braccia.
“Ehi, che diamine..?” Eileen percepì quella voce maschile che sembrò risvegliarla dall’incubo che stava vivendo, ed alzando leggermente il viso bagnato dalle lacrime vide un giovane dai capelli scompigliati ed il volto solare.
“Lasciami, ti prego!” Riuscì a formulare la richiesta fra i singhiozzi, ma il suo salvatore non sembrava intenzionato ad accontentarla.
“Piccola, che ti succede?” Eileen scosse la testa e tentò di liberarsi dalla stretta dello sconosciuto, ma lui non la mollò. “No no, non ti lascio andare così, non in questo stato! Forza, vieni con me, ti do io qualcosa che ti farà stare meglio.”
“Ma…” Eileen cercò di replicare, ma il giovane la prese sottobraccio ed iniziò a chiacchierare di ciò che li circondava, incamminandosi lungo la strada da cui stava scendendo. La ragazza finalmente si guardò attorno e si accorse che era giunta vicino al bosco dietro il paese. Proprio lì lo sconosciuto la stava portando, conducendola fino ad una casetta nascosta dai primi alberi. Quando furono quasi giunti a destinazione Eileen, che fino ad allora non aveva più pronunciato parola e si era lasciata condurre quasi come un automa, iniziò ad avere un poco di paura. Che le stava succedendo? Chi era quel ragazzo? Volse lo sguardo verso quel viso ancora tanto allegro, nonostante la situazione, ed avrebbe voluto rivolgergli quelle domande che iniziavano a provocare in lei una certa apprensione. Ma lui non sembrava badare alle sue espressioni.
“Ora vedrai, ti rimetteremo a posto in un battibaleno!” Arrivati infine alla casetta il giovane spalancò la porta e chiamò chi era di casa. “Mà, vieni un po’! C’è qualcuno da soccorrere!” Subito una donna sui quarant’anni, dal volto rotondo e gioviale quasi quanto quello del figlio, si affacciò dalla cucina e si avvicinò ad Eileen con sguardo preoccupato.
“Chi è, Thomas? Perché l’hai portata qui?” Thomas ridacchiò e fece cenno alla madre di non preoccuparsi.
“Beh, non so chi sia, ma mi è arrivata addosso in questo stato, non potevo mica lasciarla proseguire!” La donna lo guardò severamente, Thomas parlava di Eileen quasi come di una bestiola. Li accompagnò in cucina e fece sedere la ragazza al tavolo, poi prese un bicchiere d’acqua fresca e glielo pose dinnanzi. Vedendo però che Eileen non aveva reazioni e che non aveva ancora alzato il capo si chinò per osservarla in viso, parlandole dolcemente.
“Piacere, mia cara, sono Marta, la madre di Thomas.” Eileen ancora non parlava, così continuò. “Dimmi, vuoi dirci cosa ti è successo? Come mai sei tanto angosciata, tesoro?” Ma Eileen scosse la testa senza rispondere. Poi, d’improvviso, tentò di liberarsi da Thomas che ancora la sosteneva tenendola saldamente, ma in quel momento le forze le vennero meno e cadde in un buio profondo.

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Capitolo 4
*** Una misteriosa ragazza ***


4. Una misteriosa ragazza

Aveva caldo, molto caldo… sentiva gli occhi bruciare, il sonno era tormentato da incubi… Poi una dolce voce la raggiunse, melodiosa, e la cullò, mentre una mano fresca le sfiorava la fronte. Si tranquillizzò. Di nuovo il buio.

Quando si risvegliò, Thomas era accanto al letto in cui era stata coricata.
“Cos’è successo?” Chiese, con voce impastata. Thomas le rispose con un gran sorriso.
“Beh, piccola, sei caduta ai miei piedi vedendomi e sei svenuta per la troppa emozione!” La faccia corrucciata di Eileen a quelle parole fuori luogo ebbe solo l’effetto di farlo ridere ancora di più, e dovette attendere qualche secondo prima di essere di grado di riprendere. “Ti senti meglio, ora? Hai dormito per ore, ormai è tardi…” Gli occhi della ragazza corsero all’orologio, e questa si accorse che Thomas aveva tremendamente ragione. Era ormai sera inoltrata, e lei non aveva avvisato casa! Si rialzò di scatto sul letto, i suoi genitori dovevano essere preoccupatissimi! Doveva assolutamente chiamarli!
“Ti prego, fatemi usare il vostro telefono, devo avvertire i miei genitori, saranno sicuramente in pena non trovandomi a casa!” Non gli disse il vero motivo per il quale il padre e la madre si sarebbero sicuramente trovati in ansia nel non vederla, certamente non aveva intenzione di raccontare il proprio passato ad un estraneo. Ma la sua richiesta sembrò ragionevolmente sufficiente, ed il giovane la lasciò per qualche secondo uscendo dalla stanza. Quando tornò teneva in mano un telefono portatile, che subito le porse con un sorriso.
“Ecco qua, piccola, a tua disposizione!” Ringraziandolo Eileen compose veloce il numero, e dopo pochi squilli le rispose la voce della madre.
“Mamma? Sono io…”
“Eileen! Dio mio, dove sei? Sono tornata a casa e non c’era nessuno, ti abbiamo cercata dappertutto!”
“Io… sono a casa della signora… Marta, mi pare. Sono svenuta in strada e… mi ha trovato suo figlio. Ora torno a casa…”
“Marta? Chi è questa Marta?” Eileen rimase un attimo senza parole, non sapeva come rispondere, non avendo altre informazioni sui suoi ospiti. Fortunatamente Thomas aveva sentito la domanda della madre e le prese la cornetta di mano chiarendo la questione al suo posto.
“Signora mamma di Eileen? Sono Thomas, il suo salvatore. Forse lei non ci conosce, ma siamo quella matta famiglia che abita al confine del bosco! Ha presente quella casetta tutta cuori e fiori nascosta dai primi alberi?” La madre di Eileen ebbe istintivamente l’impulso di insultare quella voce vagamente sfrontata che le stava parlando, poi però intuì a chi apparteneva.
“Sei il figlio di Marta Summers?”
“Esattamente sì, signora mamma di Eileen! Proprio io! Lei conosce la mia Ma’?”
“Sì, di vista, lavora nello stesso ufficio in cui ho trovato un posto… Posso parlare con mia figlia ora?” Thomas annuì vistosamente, nonostante la sua interlocutrice non potesse vederlo.
“Certo che sì, cara signora! Gliela passo!” Il giovane infatti porse nuovamente l’apparecchio telefonico ad Eileen che riprese ad ascoltare il fiume di parole della donna.
“Eileen, tesoro, ma ora come stai? Va meglio?”
“Sì mamma, sto meglio, ho dormito ed ora sto bene…” La madre sospirò.
“Ad ogni modo è tardi, non puoi tornare da sola. Ascolta, chiedi ai tuoi ospiti se puoi disturbarli ancora per qualche minuto, vengo a prenderti. Non muoverti di lì, mi hai capita?” Eileen vide che Thomas le faceva un cenno d’assenso, così rassicurò la madre.
“D’accordo mamma, promesso.”
“Allora arrivo. Poi ne parliamo!” La donna appese il telefono, ed Eileen lo riconsegnò a Thomas.

“Allora, piccola, ci lasci già? Tsk, ed io che credevo saresti sempre stata al mio fianco…” Di nuovo una fragorosa risata, intensificata dall’occhiata malevola che Eileen gli aveva lanciato in risposta, poi il giovane si congedò per andare ad avvisare Marta, dicendole di rimanere lì fino all’arrivo della madre.
Eileen si coprì gli occhi con le mani, con un sospiro, e si lasciò ricadere all’indietro mentre i ricordi si affacciavano alla sua mente. La sua vita precedente, l’amica che aveva amato e che ora l’odiava, quella telefonata… D’un tratto, però, qualcosa la riscosse. Era come se qualcuno la stesse fissando. Rivolse con cautela lo sguardo verso la porta, e si accorse di non aver sbagliato. Seminascosta dalla porta, poggiata allo stipite, scorse una ragazza magra che la osservava, silenziosa. Sorpresa Eileen tentò di chiederle chi fosse, ma prima che potesse avere il tempo di rivolgerle la parola la giovane era già scomparsa nel corridoio.

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Capitolo 5
*** In silenzio ***


5. In silenzio

Eileen rimase perplessa… poi ricordò quella voce che l’aveva rassicurata nel sonno, che fosse lei? Si alzò lentamente saggiando le proprie forze e poggiandosi un attimo con i gomiti sul cuscino, ma sembrava essersi rimessa rapidamente, il sonno le aveva giovato. Così si levò e si diresse verso la porta. Si trovò in un piccolo corridoio dalle pareti di legno. Alla sua destra poteva vedere le scale che scendevano al piano inferiore, probabilmente arrivavano proprio nell’atrio in cui Marta l’aveva accolta. Alla sua sinistra invece c’era una porta simile a quella a cui era appoggiata, mentre all’altro lato del corridoio, parallele a queste, se ne trovavano altre due. Proprio mentre le scrutava da una di queste ultime, la più distante alla sua, arrivò un leggero rumore. Sembrava essere stata chiusa, con grande delicatezza, a causa del suo arrivo.

Incuriosita, Eileen la raggiunse e la fissò. Era una porta come le altre, di legno chiaro, nessun indizio su chi vi fosse dall’altra parte… provò a bussare, ma nessuno le rispose. Incerta sul da farsi stava quasi per aprirla, ma in quel momento Thomas risalì le scale e la vide.
“Ehi, piccola, che fai?” Eileen scattò all’indietro con aria colpevole. Sapeva perfettamente di essere un’ospite, e per di più in casa di persone a lei sconosciute, non avrebbe dovuto permettersi di curiosare nelle faccende altrui.
“Io… scusami, non dovevo. Ho creduto di vedere qualcuno e…” Thomas le si avvicinò senza perdere la sua aria gioviale.
“Hai conosciuto la mia sorellina? Non è bellissima? Sai, non sembra ma ha già diciannove anni, quindi credo che abbia… la tua età?” Eileen annuì, stupita. La breve apparizione che ne aveva avuto l’aveva convinta che fosse più giovane.
“Credo… era lei che cantava mentre dormivo? Ho sentito una voce così dolce!” Thomas la osservò, un attimo perplesso.
“È possibile, mi è capitato un paio di volte di sentire la sua voce attraverso la sua porta. Ma mi stupisce che sia uscita dalla sua camera, e soprattutto che si sia fatta sentire da qualcuno…” Meditò un istante prima di riprendere. “Sì, a volte sembra un fantasma… sempre in silenzio e da sola!”
“Come si chiama?” La domanda era uscita dalle labbra di Eileen in modo spontaneo, senza nemmeno il tempo di rifletterci. Thomas ridacchiò di fronte a quell’improvviso coraggio.
“La mia sorellina? Si chiama Sylvie. Aspetta, vediamo se riusciamo a tirarla fuori da quella stanza!” Eileen ebbe l’impulso di fermarlo, non voleva sembrare sfacciata o disturbare l’intimità della ragazza, ma allo stesso tempo… voleva rivederla, pur senza comprenderne il motivo. Curiosità, probabilmente, per quella persona tanto particolare. E certamente voleva scoprire se davvero era lei la proprietaria di quella voce tanto melodiosa. Così non disse nulla, e Thomas bussò forte alla porta. “Ehi, sorellina, sono io, entro!” Detto questo aprì la porta.

Sylvie era poco distante da questa, come se non avesse avuto il tempo d’allontanarsene, e sussultò nel vederli. Indossava un vestito leggero, di seta bianca, con dei pantaloni molto larghi fino alle caviglie nude come i piedi. L’estate era ancora lontana, ma la ragazza non sembrava avere freddo… In quel momento Eileen si accorse di quanto la casa fosse riscaldata, e comprese l’abbigliamento di Sylvie. Mentre la osservava, questa rimase per qualche tempo immobile, come se il tempo per lei si fosse fermato. Eileen sapeva di risultare veramente sfacciata, ma a sua volta si sentiva come immobilizzata, incapace di scostare il proprio sguardo da lei. Poi, dopo un tempo che ad Eileen parve infinito, la ragazza si avvicinò piano a Thomas evitando accuratamente di guardare la sua ospite negli occhi e lo spinse fuori, dolcemente ma con fermezza.
“Ehi cucciola, ma che fai? Mi mandi via?” Sylvie annuì con grande serietà, sempre senza una parola. Thomas tentò scherzosamente di farle il solletico, ma non ebbe successo. “D’accordo, d’accordo, me ne vado!” Il ragazzo si avviò per il corridoio diretto verso le scale, e lì giunto si fermò ancora un istante prima di sparire. “Ad ogni modo, sorellina, lei è Eileen! Non spaventarla, d’accordo?” Sylvie sembrò ignorare le parole del fratello per spostare finalmente lo sguardo sulla figura accanto a lei. Eileen ancora non si era mossa, ed era rimasta appoggiata allo stipite della porta senza sapere come comportarsi.
Sylvie la osservò per qualche istante, senza però mai guardarla in viso, ed Eileen ebbe modo di vedere quanto delicati fossero i suoi lineamenti, che erano resi ancor più eleganti dai capelli colore del grano chiaro che le ricadevano leggeri sulle spalle. Poi, dopo qualche istante, come mossa da un’improvvisa ventata di coraggio, Sylvie alzò il capo e con una mano le sfiorò leggera la fronte scostandole un ciuffo di capelli. Prima che Eileen avesse il tempo di reagire la porta si era già richiusa di fronte a lei, e Sylvie era sparita alla sua vista.
Solo dopo qualche attimo, immobile, la ragazza si rese conto che quel tocco l’aveva già provato, prima, quando era a letto. Sylvie doveva realmente aver vegliato il suo sonno tormentato. In quel momento suonarono alla porta, sua madre era arrivata a prenderla.

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Capitolo 6
*** AVVISO ***


AVVISO

A causa dei pressanti impegni scolastici nelle prossime settimane non avrò la possibilità di scrivere, ci tengo però a precisare che TUTTE LE MIE STORIE SARANNO CONTINUATE, non ho intenzione di abbandonare nulla, anche se mi trovo costretta a sospendere le mie attività scrittorie per un po’. Abbiate pazienza e le vedrete terminare!
Grazie mille a tutti voi che mi seguite!
Eylis

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Capitolo 7
*** Il canto di Sylvie ***


6. Il canto di Sylvie

Poiché si era rifiutata di andare a parlare con qualcuno dei suoi problemi, Eileen aveva litigato piuttosto duramente con la madre. Nemmeno con lei aveva voluto confidarsi, aveva deciso che mai più nessuno avrebbe saputo, ed i giorni seguenti passarono tra alti e bassi, momenti di mutismo, accese discussioni e riconciliazioni più o meno volute. Poi, piano, tutto tornò alla normalità e madre e figlia giunsero al mutuo compromesso di non più parlarne se nulla sarebbe più successo. Comunque era inutile, Eileen non si lasciava sfuggire nulla, e la madre non voleva insistere troppo temendo di peggiorare le cose.

Tornò a scuola, bene accolta da tutti, e riuscì anche abbastanza ad inserirsi nel gruppo. In fondo i suoi compagni le erano simpatici, anche se faticava a legare particolarmente con qualcuno di loro. Una ragazza con la quale trascorreva più tempo le aveva anche detto che secondo i ragazzi della classe lei era molto carina, ed era certa che presto qualcuno avrebbe iniziato a farle la corte. Ma Eileen non era interessata a tutto ciò, si manteneva sempre distante da ogni cosa. Solo di un pensiero non riusciva a liberarsi. Tutte le volte che tornava a casa infatti, rivolgeva lo sguardo verso quella stradina diretta verso il bosco, dove sapeva c’era la casa di Marta, Thomas e Sylvie.

Finché un giorno le lezioni a scuola finirono prima del previsto a causa di una riunione di tutti i docenti. Eileen salutò frettolosamente i compagni e prese la strada verso casa. Ma quando arrivò all’incrocio che ormai conosceva come le sue tasche non seppe più continuare per la propria via. Esitò qualche istante, ferma nel mezzo del marciapiede, poi senza riuscire a capire il motivo di quel suo desiderio imboccò la stradina che due settimane prima aveva percorso, sconvolta, accanto a Thomas.
Suonò al campanello senza ben sapere che scusa inventare, ma quando Marta venne ad aprirle con un sorriso la sua ansia parve dissolversi.
“Eileen! Che bello rivederti, entra! Cosa ti porta qui?” La ragazza si fece avanti timidamente, seguendo il gesto della donna e trovandosi accolta da quel piacevole calore dato non solo da riscaldamento ma da tutta quella casa tanto accogliente.
“Buongiorno signora Summers, io… passavo di qui e ho pensato di venire a ringraziarvi per… per l’altra volta…” Marta la invitò a sedersi al tavolo di cucina.
“Oh, non preoccuparti tesoro! E via queste formalità, chiamami pure Marta!” Sollevò la teiera che aveva iniziato in quel momento a sibilare. “Vuoi un tè?” Eileen annuì.
“Sì, grazie.” La ragazza prese tra le mani la tazza bollente che Marta le aveva appena posato dinnanzi, e sorseggiò lentamente la bevanda senza sapere cosa dire.
“Stai meglio ora, cara?”
“Sì, io… mi dispiace per quella volta… non volevo disturbarvi.” Marta sorrise apertamente.
“Non devi dispiacerti! Tutti hanno dei momenti un po’ così, è normale! Ma vedrai che qualsiasi cosa fosse si risolverà presto!” Quelle parole, solitamente vuote, pronunciate da quella donna tanto solare sembrarono illuminare Eileen. Nonostante questo però, la ragazza si sentiva inquieta e si chiedeva per quale motivo esattamente si fosse recata in quella casa. Rispondeva alle domande della sua ospite senza realmente prestarvi attenzione, e presto Marta si accorse di questo fatto. Così la guardò dolcemente. “Cerchi Thomas? Mi dispiace, ma non c’è, è al lavoro…” Eileen sussultò nel sentire quel nome, perché Marta aveva pensato una simile cosa? Si rese conto che effettivamente non c’erano molte possibilità, dato che non sapeva che aveva conosciuto anche la figlia… Poi si chiese ancora una volta cosa effettivamente cercava, ma non seppe rispondersi. Forse era davvero venuta per rivedere quel ragazzo tanto allegro, anche se un po’ sfacciato… Ma un’altra immagine le apparve alla mente.
“Scusa, Marta, non hai trovato per caso una molletta? Credo d’averla lasciata qui…” Non era assolutamente vero, cosa stava dicendo? Perché le parole le uscivano da sole? Marta scosse la testa, pensierosa.
“Non mi sembra tesoro, ma devo ammettere che non entro quasi mai in quella camera. Sali pure a cercarla, magari è finita sotto il letto!” Eileen si alzò di scatto.
“Grazie, vado subito!” Corse di sopra seguita dal suo sguardo.

Ma non si avvicinò neppure alla porta della stanza dove aveva riposato due settimane prima, al contrario arrivò fino a quella che sapeva essere l’entrata della camera di Sylvie. Rimase immobile per qualche tempo, pensando a cosa fare, poi piano bussò. Non ebbe risposta, ma sapeva che questo non significava che non ci fosse nessuno. Si chiese cosa avrebbe potuto fare, sapeva che avrebbe dovuto andarsene, ma qualcosa la spingeva con prepotenza ad abbassare quella maniglia. Quasi fosse un gioco di cui lei ancora non conosceva le regole. Così, con un sospiro per prendere coraggio, aprì lentamente la porta.
Sylvie era seduta sul letto, poggiata alla parete. Sulle gambe incrociate teneva un libro, evidentemente Eileen aveva interrotto la sua lettura. Nel sentire la porta aprirsi la ragazza alzò lo sguardo e fissò Eileen con quei suoi occhi chiari. Sembrava impaurita, d’un lato, ma forse… quell’espressione sembrava ben celare anche dell’altro. Come se Sylvie volesse nasconderle un’emozione diversa da quella che inizialmente appariva.
Senza sapere come comportarsi, Eileen entrò nella camera e richiuse la porta dietro di sé, poi si avvicinò a Sylvie, che si raggomitolò come un animaletto spaurito.
“No, non voglio farti niente, volevo solo…” Le parole le erano venute spontanee, ma subito si accorse di quanto suonavano ridicole. La stava trattando quasi come un cucciolo, mentre in realtà era una persona come lei. Scosse il capo pentita.
“Io… scusami, volevo solo ringraziarti, sei stata tu, vero, a cantare quando dormivo quel giorno?” Sylvie la guardò sorpresa, come valutando cosa avrebbe dovuto rispondere, poi annuì leggermente. Eileen sentì un tiepido calore invaderla nell’osservare quella figura minuta, così rincantucciata. Si schiarì la gola.
“Lo rifaresti? Mi… mi piace molto la tua voce…” Gli occhi della ragazza si spalancarono dall’evidente sorpresa, ed Eileen notò le mani dalle lunghe dita bianche che si carezzavano piano. Istintivamente si sedette a terra, a gambe incrociate, osservandola dal basso. Poi chiuse gli occhi.
Allora Sylvie, dopo qualche istante di silenzio, iniziò a cantare, piano, una dolce melodia senza parole. Subito Eileen rimase come incantata, si lasciò cullare da quel canto. Non avrebbe saputo descriverlo, sembrava quasi un incantesimo, volto a trasportarla in un mondo nuovo.
Quasi non si accorse del fruscio che veniva dal letto. Sylvie si alzò piano, con delicatezza, e sempre cantando si avvicinò alla sua ospite. Quando fu dietro di lei Eileen la percepì con un sussulto interno, ma non si mosse. La ragazza allora, dopo un attimo di esitazione in cui sembrò che stesse verificando la situazione, si inginocchiò e carezzò piano i capelli di Eileen. Questa non si mosse, stregata, ascoltando con tutta sé stessa quel tocco lieve come la neve che cade. Così Sylvie continuò in quanto stava facendo scendendo poi sul collo e sulle braccia, accompagnata dalla dolce melodia. Eileen avrebbe voluto che quel momento non terminasse mai.

Ma all’improvviso qualcosa parve disturbare quella ragazza eterea, e prima che Eileen potesse riaprire gli occhi si era già rimessa con un balzo sul letto, poggiata contro la parete, senza guardarla. Poco dopo, Marta aprì la porta.
“Ah, eccoti qui! Hai trovato la molletta?” Entrò nella camera guardando Eileen. “Hai conosciuto mia figlia, vedo… Sylvie, sei diventata amica di Eileen?” La donna guardò la figlia con uno sguardo che leggermente offuscava la sua allegria, ma ragazza non rispose, fissando la copertina del libro. Marta sospirò leggermente. “D’accordo, non importa…” Si rivolse nuovamente ad Eileen. “Mi accompagni di sotto, tesoro? Presto Thomas arriverà a casa.” Eileen annuì.
“Certo, arrivo…” Si girò per salutare Sylvie, ma questa non la degnò di uno sguardo, così non ebbe altra scelta che seguire Marta. Quando ebbero richiuso la porta la donna la guardò.
“Sai, ne avrebbe un gran bisogno d’avere un’amica… è sempre chiusa in questa camera, non parla quasi mai, a volte dimentico perfino che voce ha… e non vuole neppure andare a scuola, impara tutto coi libri che continua a leggere… A volte mi chiedo se non abbia qualche problema, eppure le visite mediche sono sempre nella norma…” Eileen ricambiò il suo sguardo, e si accorse della sua preoccupazione.
“Posso essere io sua amica… potrei passare dopo scuola se vuoi.” Marta la guardò, sorpresa, e le sorrise.
“Davvero lo faresti? Sei molto gentile! Ma non sentirti in obbligo, so che Sylvie non piace molto, solitamente…” Eileen scosse la testa. Non si sentiva in obbligo, e Sylvie le sembrava simpatica. O forse era qualcos’altro in lei che la attirava, ma in quel momento non avrebbe saputo dire cosa esattamente fosse.
In quel momento la porta di casa si spalancò, e sentirono Thomas annunciare sonoramente il suo arrivo.
“Mà, sono a casa!” Scesero dabbasso ed Eileen salutò il giovane, poi disse di dover scappare altrimenti la madre si sarebbe preoccupata. Sarebbe tornata l’indomani, se a loro andava bene. Marta le rispose che sicuramente sarebbe stata la benvenuta, e Thomas si proclamò ormai sicuro d’essere l’oggetto primo dei desideri della ragazza, al che la madre gli tirò uno scappellotto leggero sul capo a mo’ di rimprovero.
Eileen corse verso casa col sorriso sulle labbra, per la prima volta dopo tanto tempo.

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Capitolo 8
*** Momenti d'incanto ***


7. Momenti d’incanto

Il giorno dopo Eileen attendeva con impazienza la fine delle lezioni. Aveva già avvisato la madre che non sapeva a che ora sarebbe rientrata, ed ora, incapace di ascoltare il professore spiegare un teorema matematico, si limitava a scarabocchiare sui fogli che aveva davanti guardando a tratti fuori dalla finestra. Si sentiva così irrequieta! Non le era mai successo di desiderare tanto intensamente qualcosa da… da molto tempo, ormai, e questo la scuoteva. Finalmente la campanella suonò, e la ragazza, raccolte di fretta le proprie cose, corse fuori dalla scuola per dirigersi veloce verso la casa nel bosco. Ormai quasi non aveva bisogno di guardare la strada, la sua memoria la conosceva passo dopo passo per averla percorsa mentalmente mille volte quel giorno.

Ancora una volta fu Marta ad accoglierla, poiché Thomas arrivava sempre a tarda ora a causa del lavoro.
“Buongiorno tesoro!” La fece entrare con un sorriso. “Vieni, siediti! Vuoi bere qualcosa? Com’è andata la scuola?” Eileen si sedette al tavolo della cucina ringraziando la sua ospite.
“È andata bene, beh… forse un po’ noiosa, ma anche oggi è passata!” Marta rise di gusto di fronte a quell’ammissione, ed Eileen si accorse che a quel gesto gli occhi della donna brillavano. Si chiese se anche quelli di Sylvie diventavano così luminosi quando rideva. Sempre che Sylvie ridesse, ancora non l’aveva sentita pronunciare una sola parola… Eppure cantava in un modo tanto meraviglioso!
Marta le aveva portato un bicchiere d’acqua, così Eileen lo prese fra le mani e ne contemplò le bollicine ancora immersa nei suoi pensieri. Poi, mentre la donna l’osservava in silenzio, con un sorriso, bevve il liquido trasparente d’un fiato.
“Grazie Marta! Ora… io…”
“Vuoi andare da Sylvie?” Eileen annuì, improvvisamente intimidita. Non voleva che Marta la credesse annoiata da lei, ma il subbuglio che si muoveva dentro di lei la spingeva prepotentemente verso le scale. “Vai pure! Io rimango qui di sotto, se avete bisogno di qualunque cosa non dovete far altro che chiamarmi!” La ragazza si alzò sorridendole riconoscente.
“D’accordo!”
Percorse le scale cercando di controllarsi per non dare nell’occhio più di quanto già avesse fatto, ed attraversò il corridoio in punta di piedi. Dopo aver bussato leggermente alla porta di Sylvie attese per qualche istante una risposta, ma non avendone abbassò la maniglia entrando nella stanza.

La ragazza era ancora seduta sul letto con un libro, come il giorno precedente, quasi si poteva pensare non si fosse mai mossa da lì. Nel vedere la porta aprirsi aveva alzato lo sguardo posandolo sulla sua ospite, ma non sembrava particolarmente sorpresa nel vederla, probabilmente Marta l’aveva avvertita. Eileen la salutò con un sorriso che Sylvie ricambiò con un’attenta osservazione nei suoi confronti, poi chiuse la porta e le si avvicinò.
“Ciao, io… sono qui perché… no, nulla, è solo che volevo rivederti…” Sylvie ebbe un piccolo cenno del capo che Eileen interpretò come un invito a rimanere. Si guardò attorno, incerta sul da farsi, poi chiedendosi se avrebbe dovuto sedersi accanto alla ragazza le si avvicinò. Ma Sylvie sembrò intuire le sue intenzioni, ed il suo sguardo mutò per una frazione di secondo in quello di un uccellino braccato.
La ragazza allora si fermò, e ricordandosi del giorno precedente decise di sedersi a terra.
“Pensavo che magari… potevamo essere amiche?” Sylvie la studiava attentamente, come chiedendosi quali fossero le sue reali intenzioni, ma dopo qualche tempo annuì di nuovo impercettibilmente, come rassicurata. Sembrava aver accettato la presenza di Eileen nel suo mondo. Trascorse qualche istante. Immersa nel silenzio Eileen non fiatava, permettendo a Sylvie di osservarla senza riserve. Finalmente quest’ultima si accomodò meglio sul letto, e gettò il proprio sguardo in quello di Eileen. Vedendo che la ragazza non capiva quel muto messaggio chiuse poi per qualche secondo gli occhi, e la fissò nuovamente.
“Vuoi che li chiuda anch’io?” Chiese Eileen, esitante. Sylvie annuì. “D’accordo…” La ragazza chiuse allora le palpebre, avvolgendosi di tenera oscurità.

E Sylvie iniziò a cantare, sulla stessa melodia del giorno precedente, ma questa volta più ricca, più bella. Il suo canto era delicato, eppure riusciva a riempire la camera e l’animo di Eileen, che incantata non osava muovere un solo muscolo per paura di spezzare quell’incantesimo.
Poi Sylvie si alzò, leggera, e si inginocchiò continuando a cantare davanti alla sua ospite. Questa sentì le mani fresche della ragazza sfiorarle la fronte, i capelli e poi scendere lungo le braccia fino alle mani in un unico ondulato movimento che le fece fremere l’anima stessa. Perché quella ragazza le procurava tali sensazioni? Incapace di rispondersi tentò di aggrapparsi alle mani di Sylvie, presa dall’emozione, ma al suo gesto la ragazza si ritrasse di scatto. Il leggero spostamento d’aria inondò di gelo Eileen, quasi le fosse stata tolta una risorsa vitale. Si rabbuiò.
“Scusami, non…” Poi tacque. Qualcosa le diceva che con quella ragazza avvolta nel silenzio le parole non erano necessarie. Allora si immobilizzò, e dopo qualche attimo che le parve lunghissimo Sylvie riprese ciò che stava facendo. Le percorse ogni dito di entrambe le mani con la punta dell’indice, poi scese ancora sulle gambe. La carezzava con estrema delicatezza, a ritmo di musica, ed Eileen a quel tocco si sentiva invadere da un grande calore, un benessere che raramente aveva provato. La sua mente prese a vagare mentre Sylvie, massaggiandole dolcemente la schiena, continuava a cantare. Dimenticò il luogo in cui si trovava, scordò ogni cattivo pensiero, si sentiva avvolta da un mondo che le aveva permesso l’entrata e che ora le regalava attimi incantati. Esistevano unicamente quel tocco e quel canto ora dentro di lei, e nessun dubbio la colse quando si trovò a pensare di voler bene a quella misteriosa ragazza. Non le importava d’averla conosciuta così da poco, le pareva d’aver fatto parte della sua vita da sempre.
D’un tratto Eileen la sentì contro di sé e si riscosse, Sylvie aveva smesso di cantare ed aveva poggiato il capo sulla sua schiena abbracciandola lievemente. Rimase sorpresa da quel tipo contatto, decisamente inaspettato nonostante le carezze che l’avevano preceduto, ma non si mosse, non volendo rovinare quell’attimo quasi magico. Sentiva il suo respiro leggero, il suo profumo fresco nel silenzio della camera. Poi, piano, senza poter resistere mosse una mano andando a toccare quella di Sylvie. Questa sussultò, ma poi si lasciò prendere. Le loro dita si intrecciarono lentamente, sfiorandosi a vicenda in una strana danza, e solo quando furono completamente unite si fermarono. Allora le due ragazze rimasero così a lungo, immobili. Il cuore di Eileen batteva forte che si chiese se fosse possibile che anche Sylvie lo sentisse, ma non disse nulla. Il capo della ragazza era così vicino al suo da poter contare ognuno di quei respiri così leggeri, quasi trattenuti, non voleva rinunciare a quel contatto…

Ma il tempo scorreva, ed Eileen nel percepire le tenebre calare fuori dalla finestra si rese conto che avrebbe dovuto tornare a casa. Così aprì con rammarico gli occhi tentando di abituarsi alla penombra e si mosse leggermente e Sylvie, comprendendo le sue intenzioni, si rialzò velocemente per tornare a sedersi sul letto. Sembrava quasi che non fosse successo nulla, come se avessero solo sognato quel tempo appena trascorso… Eileen si alzò e le si avvicinò ancora con cautela, guardandola negli occhi chiari che questa volta sembravano ricambiarla senza timore.
“Posso tornare domani?” Quella domanda, tanto semplice, suonò quasi come una supplica, sorprendendola. E stupendo anche Sylvie, evidentemente, perché questa sgranò momentaneamente gli occhi mostrandole quell’azzurro tanto chiaro. Volse poi lo sguardo al di fuori della finestra, come ad osservare qualcosa che Eileen non poteva cogliere. La ragazza pensò che non avrebbe ottenuto risposta, ma non si risolveva ad andarsene, così attese ancora qualche istante. Allora Sylvie si volse, sembrò riflettere ancora e con sguardo indeciso si mordicchiò il labbro inferiore. Infine le si avvicinò leggermente, nascondendo il proprio viso nei capelli di Eileen, e sottovoce le sussurrò all’orecchio un’unica parola.
“Sì.” Era la prima volta che Eileen la sentiva parlare, e la cosa la riempì di gioia. Ebbe l’istinto di abbracciarla, ma si trattenne. Si scostò da lei e le sorrise, esprimendole tutta la sua felicità in quel ringraziamento silenzioso, poi piano si rialzò e se ne andò salutandola con un cenno. Richiuse la porta dietro di sé desiderando ardentemente che l’indomani potesse arrivare presto.

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Capitolo 9
*** Domande ***


8. Domande

Arrivata a casa la madre le sorrise nel vederla tanto serena ed allegra, forse le cose stavano migliorando… cenarono assieme chiacchierando come non facevano da molto tempo, poi Eileen andò in camera per studiare. L’impegno che le era richiesto a scuola non era troppo pesante, ma doveva comunque soffermarsi, la sera, su alcuni argomenti più difficili per meglio comprenderli. Riuscì a lavorare ben poco però, perché dopo solo una decina di minuti squillò il telefono.
“Eileen, vai tu per favore? Sono in bagno!” La voce della madre la raggiunse e la obbligò ad andare a rispondere. Libera dai libri il suo pensiero si rivolse subito a Sylvie, ma quando sollevò la cornetta e sentì quella voce amara il suo sorriso mutò presto in una smorfia d’angoscia.
“Ti avevo promesso che ci saremmo risentite, ricordi? Vedi come sono brava io, rispetto quel che dico, al contrario di te!” Eileen rabbrividì.
“Tu…”
“Non rompere, ho qualche domanda da farti.” Sbrigativa la ragazza la interruppe senza minimamente curarsi del tremolio della voce di Eileen. Le parlava con tono cattivo e tagliente, che ancora aveva il potere di ferire terribilmente la giovane. “Come stai, in quel paesino sperduto? Non ti sei ancora persa nel bosco? E dimmi, quante denunce per molestie hai già ricevuto? In posti come quello le bruciano ancora al rogo, quelle come te!”
“Io… nessuna, nessuno ha fatto una cosa del genere!” Eileen si costrinse a risponderle, seppure a fatica, ma il suo tentativo di apparire decisa fallì miseramente. La voce dall’altra parte del telefono infatti la derise aspramente.
“E così stai imbrogliando ancora tutti quanti, come hai truffato me? Ma che brava! E pensare che io mi sono fidata di te tanto ciecamente per tutto quel tempo…” Ormai le lacrime scorrevano inesorabili sulle guance di Eileen, che non sapeva fare altro che ascoltare senza replicare. I ricordi presero a riaffiorare rapidi, e la vide accanto a sé quando ancora non sapeva. Aveva un sorriso così dolce mentre le offriva dei dolcetti, un’espressione così supplichevole quando le chiedeva di poter copiare un compito dimenticato… E quando le aveva rivelato quello che provava… con orrore l’espressione che aveva avuto a quella confessione si riaffacciò nella sua memoria. Il puro disgusto, forse anche il dolore… E poi le sue spalle girate mentre si allontanava di corsa intimandole di non seguirla… Non poteva permetterle di farle ancora del male, doveva fermarla.
“Smettila, ti prego, non puoi farmi questo…” La voce rise nuovamente, Eileen si fermò un attimo per trovare il modo di parlare. “Perché? Perché i miei sentimenti ti danno tanto fastidio? Non capisco!” Questa volta la ragazza le rispose con un tono che rasentava l’incredulità pura.
“E tu davvero credi che quanto mi hai detto mi dia fastidio? Solo fastidio?! No, ti sbagli! Mi fa orrore!” A quelle parole Eileen si tappò con forza la bocca con una mano per non farle sentire il pianto, poi, lentamente, si costrinse ad appendere.

Tornò in camera, si buttò sul letto e pianse a lungo, chiedendosi come poteva fare per liberarsi di quella persona che, ora se ne rendeva conto, era tanto cattiva. Eppure le aveva voluto così bene! Era così difficile liberarsi di quel sentimento nei suoi confronti per sostituirlo con l’odio, nonostante tutto. Era stata legata a lei per così tanto tempo che quando risentiva la sua voce si chiedeva se l’avrebbe mai dimenticata veramente.
Si addormentò ore dopo, sfinita, e quando si risvegliò aveva ancora gli occhi gonfi, tanto che la madre stentò a non chiederle cosa fosse successo. La donna tentato di mettere da parte le sue preoccupazioni nei confronti della figlia, ma vederla in quello stato le aveva subito ricordato il giorno in cui l’aveva trovata, esamine, bagnata dal suo sangue.
“Stai bene, tesoro?” Eileen non la guardò neppure a quella domanda, ma nemmeno si arrabbiò con lei, diminuendo i suoi timori.
“Sto bene.” Dopo aver risposto con tono piatto Eileen si versò un bicchiere di latte e si preparò la colazione in silenzio. La madre preferì allora non più chiederle nulla, capendo intuitivamente che aveva solo bisogno di tempo per riflettere. La giornata così trascorse relativamente tranquilla. Piano Eileen riuscì a mettere da parte l’episodio, e quando arrivò da Marta si era quasi completamente ripresa, anche se la domanda di cosa poteva fare continuava a tormentarla. Quando la donna le aprì però riuscì a sorriderle con allegria, così questa non notò nulla.
“Buongiorno cara!”
“Buongiorno Marta, eccomi qui!” La donna la fece entrare e richiuse la porta.
“Sali pure, credo proprio che Sylvie ti stia aspettando con impazienza!” Eileen le lanciò un sorriso che sprizzava gioia e corse di sopra.

Questa volta Sylvie non era seduta sul letto, ma era affacciata alla finestra, e non la guardò subito. Dopo qualche istante di esitazione allora Eileen le si avvicinò per vedere cosa stesse ammirando con tanta intensità, ma osservando a sua volta al di là del vetro vide solo il bosco che splendido circondava la parte posteriore della casa.
“Cosa guardi?” Sussurrò, quasi avesse paura ad alzare la voce. Sylvie non le rispose, ma dopo qualche istante si scostò dalla finestra e si mise dietro a lei poggiandosi lievemente contro la sua schiena. Eileen ebbe un leggero sussulto a quel contatto inaspettato ma dolce, le sorrise. La ragazza ancora intenta le prese il capo fra le mani delicate e la diresse verso una pianta, poi puntò il dito in direzione di uno dei suoi rami, e con un’attenta osservazione Eileen si accorse che su questo c’era un piccolo nido d’uccello. Trattenne il fiato, d’istinto, era così bello, ma anche così fragile alla vista!
“A volte vorrei poter essere anch’io un uccello, per poter dimenticare ogni cosa…” disse, e la sua voce si riempì di triste amarezza. Sylvie allora l’abbracciò, come volesse consolarla, poi la girò verso di sé e le carezzò il viso guardandola con dolcezza. I suoi occhi chiari la scrutavano nel profondo, quasi a volerle leggere l’intera anima. Quanto avrebbe dato Eileen perché potesse farlo davvero! Incredula del suo stesso pensiero si ritrovò a meditare che forse di lei avrebbe potuto fidarsi, forse se ne avesse avuto il coraggio avrebbe potuto rivelarle il suo segreto. Ma inaspettatamente alle sue labbra salì un’altra richiesta.
“Sylvie, perché non parli?”

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Capitolo 10
*** Impossibilità di fuga ***


9. Impossibilità di fuga

La ragazza spalancò gli occhi, sembrava talmente sorpresa da quella domanda, come se nessuno gliel’avesse mai posta. Rimase a lungo in silenzio, ed Eileen credette che non le avrebbe risposto. Si pentì d’avergliela posta, temeva che ora il loro rapporto sarebbe cambiato e lei avrebbe perso qualcosa di tanto indefinibile quanto, ora se ne rendeva conto, prezioso. Ma prima che potesse tentare di ritirare la sua richiesta le labbra di Sylvie si mossero piano.
“Per dire cosa?” Di tutto Eileen si sarebbe aspettata tranne una simile risposta, ed esitò a lungo prima di motivare quelle parole che erano salite impulsivamente alla luce. Ma ormai era tardi, e Sylvie aveva risposto, anche se in modo vago, al suo dubbio.
“Beh, per chiacchierare con tua madre, con tuo fratello, per raccontare cosa fai durante la giornata, per uscire di qui e stare fra la gente,…” Mentre parlava Eileen si rendeva conto di quanto fossero futili quelle cose che prima le parevano tanto importanti, e quando Sylvie scosse il capo con aria improvvisamente triste capì d’aver toccato un tasto dolente.
“A casa… Thomas parla già per tutti. E fuori non sono ben vista per quel che dico.” La ragazza dovette darle mentalmente ragione su Thomas, quando cominciava a parlare era difficile intervenire… Ma cosa significava che fuori da quella casa le parole di Sylvie erano malviste? Qual’era il motivo di quella che sembrava una paura inspiegabile? Avrebbe voluto indagare ulteriormente, ma non volendo peggiorare la situazione non aggiunse nulla, limitandosi invece ad annuire. Dopotutto Sylvie aveva ragione, spesso si parla senza un vero motivo rischiando solo di fare danni… Imprecò mentalmente dicendosi che lei stessa aveva amaramente imparato quella lezione.
Scostandosi infine dalla finestra Sylvie prese l’amica per le mani e la fece sedere per terra chiudendole delicata gli occhi. Ancora una volta cantò per lei, ed Eileen si perse nella sua voce che le infondeva tanta calma e serenità.

Ormai, tutte le volte che le era possibile Eileen correva a casa di Sylvie per vederla, ed i loro incontri iniziavano sempre con quel piccolo rito. Era come se in quel modo le loro anime si avvicinassero, senza bisogno delle parole, solo il canto melodioso di Sylvie e le sue candide mani che sfioravano l’amica.
Nel corso delle tante serate trascorse assieme le due iniziarono anche a parlare, a volte, mai di argomenti banali, ma mai neanche dei loro segreti più grandi. Delicatamente Sylvie stava facendo scoprire ad Eileen un nuovo modo di vedere il mondo, parlandole di esseri fatati, di sogni, di colori che affascinavano la vista ed il cuore.
Ma il più delle volte passavano il tempo in silenzio, guardandosi, semplicemente, osservando il bosco dalla finestra, o leggendo dei passaggi dei libri di Sylvie. Per Eileen quei momenti erano preziosi al di sopra di ogni altra cosa, e si rese conto di star cambiando. Si stava lasciando alle spalle la vecchia Eileen, quella ragazza come tante altre con un grosso segreto tanto doloroso, e stava dando alla luce una nuova Eileen serena ed amante di ogni piccola cosa, riflessiva e attenta alle emozioni.
Fino a che un giorno la sicurezza le venne tolta ancora una volta.

Una sera Eileen tornò a casa piuttosto tardi dopo aver trascorso splendidi momenti con Sylvie, e trovò la madre già in cucina a preparare la cena. Questa la salutò allegramente.
“Buonasera tesoro! Com’è andata a Sylvie?”
“Tutto bene, grazie! Fra quanto si mangia? C’è un buon odorino qui!” La madre rise.
“Fra poco, fra poco!” Poi si batté il palmo della mano sulla fronte, come se improvvisamente si fosse ricordata di una cosa importante. “Quasi stavo per dimenticarmene! Come sono sciocca, e pensare che mi ha detto di dirti che aveva chiamato!” La ragazza ebbe un brutto presentimento, ma finse curiosità.
“Chi, mamma?”
“Sai, oggi pomeriggio ti ha telefonato la tua vecchia amica, voleva sapere come stavi! È stata davvero gentile, si è informata della tua nuova vita, e mi chiedeva come mai non la chiami mai! Non ti sarai mica dimenticata di lei, vero? È così carina! Le ho detto che hai fatto nuove amicizie, per esempio con quella Sylvie…” Nell’udire il nome dell’amica Eileen sentì il terrore prenderle il cuore e lasciò ricadere malamente il coperchio della pentola che aveva sollevato poco prima.
“Le hai detto di Sylvie?!” La madre la squadrò, sbalordita ed un poco irritata.
“Sì, non avrei dovuto? Non vedo nulla di male nell’avere più amicizie… o forse ti sei già dimenticata di lei per questa Sylvie? Sei sempre da questa ragazza e trascuri tutto il resto, come mai?” Ma Eileen non le rispose, le diede un ultimo sguardo pieno di paura e rabbia per quell’incomprensione e corse via.

Mentre piangeva sul letto, ignorando le grida della madre che arrabbiata la richiamava per la cena, rifletté su quanto aveva appena sentito. Ignara di tutto la mamma aveva parlato con lei, si era fatta imbrogliare, e peggio ancora le aveva detto di Sylvie! Come aveva potuto farle questo? Certo, non le aveva mai spiegato la situazione, ma non si era resa conto di come reagiva ogni volta che l’ex-amica la chiamava?
Presto un altro pensiero si fece strada nella sua mente che frenetica elaborava tragedie. Ora sicuramente lei l’avrebbe cercata e avrebbe detto a Marta di tenere Eileen alla larga dalla figlia! Avrebbe rivelato a quella famiglia che ormai tanto amava il suo più grande segreto, non avrebbe più potuto presentarsi alla loro porta…
Lei avrebbe sicuramente trovato il modo di chiamarli, il paese era piccolo e non le sarebbe stato difficile trovare il numero di Sylvie, e poi sicuramente la madre le aveva dato più informazioni di quanto non le avesse appena riferito. Ne era certa, non sarebbe più potuta tornare da Marta, da Thomas, e… da Sylvie. L’avrebbe scacciata, derisa, umiliata e forse avrebbero anche detto a tutti cos’era in realtà!

Pianse a lungo, e non volle vedere la madre che, una volta capita la gravità della situazione ma ancora ignara su cosa l’aveva scatenata la supplicava attraverso la porta di spiegarle. In quel momento sentiva di odiarla per la sua ingenuità.
I giorni seguenti non volle andare a scuola, certa nella sua mente che la notizia si fosse diffusa in ogni angolo, ma alla fine fu costretta a tornare o avrebbe perso troppe lezioni. Girava guardinga per i corridoi cercando di capire se i compagni la guardavano in malo modo, il terrore in cuore per la possibilità di leggere il disgusto sui loro volti. Ma pian piano si accorse che tutto pareva normale… eppure era certa che lei avesse fatto qualcosa. Ormai la conosceva, non era così pietosa…
Eppure la giornata scorse normalmente, così come le successive, e nessuno le disse mai niente, anzi si informarono sulla sua salute calorosamente, non avendola vista per giorni. Alla fine, rassicurata, tornò al normale ritmo di vita. Ma nonostante le mancasse più di ogni altra cosa, malgrado il suo forte desiderio di rivederla, non andò più da Sylvie. Aveva troppa paura.

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Capitolo 11
*** Ritorno ***


10. Ritorno

Era sera, ed Eileen stava aiutando la madre a sparecchiare la tavola. In quei giorni era diventata tanto taciturna che nella casa regnava il silenzio, disturbato solo dalla piccola radio che veniva sempre accesa durante i pasti. La ragazza stava sistemando i piatti nella lavatrice persa in malinconici pensieri quando qualcuno suonò alla porta. La madre la guardò.
“Vai tu?” Eileen, colta dal timore, avrebbe voluto rifiutare, ma sapeva di non poter dare motivazioni valide. Così si trovò costretta a recarsi all’entrata. Mentre percorreva il breve corridoio mille pensieri ebbero il tempo di attraversare la sua mente. E se fosse stata la sua ex-amica? E se fosse stato qualcuno del paese che voleva deriderla perché finalmente la notizia del suo essere aveva fatto il giro? Ma forse era solo un’amica della mamma che la cercava, o il vicino di casa che aveva bisogno di qualcosa… In realtà, ciò che in fondo al cuore sperava era di trovarsi davanti Sylvie. Anche se sapeva che era impossibile.

Ma ad aspettarla al di là della porta non era nessuna delle persone che le erano venute in mente.
“Ciao piccola, è un pezzo che non ti si vede più! Cosa c’è, non ti sarai mica disinnamorata di me, vero?!” Eileen rimase senza fiato.
“Thomas! Cosa ci fai qui?” Poi, rendendosi conto di chi realmente si trovava davanti, fu investita dalla paura. Era arrivato il momento, lei aveva detto tutto a Marta e alla sua famiglia ed ora Thomas voleva sicuramente delle spiegazioni… Il ragazzo però la abbracciò calorosamente cogliendola alla sprovvista al punto di farla barcollare, e sorridendole si invitò da solo in casa.
“Posso entrare? Grazie!” In quel momento la madre di Eileen, che aveva sentito la voce del ragazzo, arrivò a sua volta all’entrata.
“Buonasera Thomas! Come stai?”
“Oh, buonasera signora mamma di Eileen! Io sto bene, lo devo dire, ma in realtà non sono qui per me!” Mentre Eileen osservava incredula ed ancora guardinga l’ospite e la madre accomodarsi in salotto i due presero allegramente a chiacchierare. Fino a che Thomas si girò nuovamente verso di lei, che si era seminascosta dietro lo stipite della porta, e le fece cenno di avvicinarsi.
“Senti un po’! Come mai non vieni più a trovarci?” La ragazza fissò intensamente il tappeto come se improvvisamente fosse diventato estremamente interessante.
“Io…”
“Così non va, sai? Da quando sei sparita dalla circolazione la nostra povera Sylvie sembra un’anima in pena, non l’ho mai vista così!” Di scatto Eileen sollevò il capo per guardare per la prima volta Thomas negli occhi. Cosa stava dicendo? La stava forse prendendo in giro? Prima che potesse parlare però intervenne nuovamente sua madre.
“Povera Sylvie, cosa le è successo Thomas?”
“Se la vedesse, signora mamma di Eileen! La mia sorellina ha perfino iniziato a saltare i pasti fino a che Ma’ non l’ha costretta a mangiare!” I due iniziarono a confabulare sull’amica di Eileen con fare da cospiratori, scambiandosi pareri su quel suo strano stato. Eileen invece stava tentando di assimilare quanto aveva appena sentito. Non solo Thomas si era presentato da lei gioviale come sempre, ma anzi la stava accusando di non essere più tornata a trovarli e… le stava dicendo che Sylvie era cambiata da quando lei era sparita. Sylvie stava male… a causa della sua assenza. Finalmente ebbe il coraggio di porre, timidamente, una domanda.
“Volete… volete che io venga ancora da voi?” Thomas la guardò nuovamente con un enorme sorriso.
“E certo che lo vogliamo! Io per primo ovviamente, sono perso senza la mia piccola, ma anche Marta e Sylvie ti aspettano! Allora, ti vedremo domani?” A quelle parole Eileen sentì quella stretta di spine attorno al cuore disgregarsi come la roccia frantumata, e senza curarsi di chi aveva davanti iniziò a piangere liberamente sentendosi liberata da un peso opprimente. Quanto era felice! Pensò che doveva essersi sbagliata, lei non aveva fatto nulla, e le sue erano tutte fantasie dettate dalla paura di ritrovarsi nuovamente nella vecchia situazione…
“Grazie, grazie, io…” Thomas alzandosi la abbracciò e rise.
“Ehi piccola, capisco quanto tu sia commossa nel rivedermi, ma ora non esagerare! Altrimenti domani non avrai più le forze per venire fin da noi, capito?” La ragazza annuì, contagiata anche lei da quella risata allegra, e fra il riso e le lacrime promise che il giorno seguente avrebbe suonato di nuovo al loro campanello. Quella sera andò a dormire felice.

L’indomani, appena finite le lezioni si precipitò a casa di Marta. Suonò alla porta, impaziente d’entrare, e come le altre volte Marta venne ad aprirle la porta. Nel vederla la abbracciò calorosamente.
“Buongiorno Eileen, che bello rivederti! Sono davvero felice che tu abbia deciso di ritornare da noi!”
“Anch’io sono felice, Marta…” L’occhio subito le corse verso le scale. “Posso…?” La donna, comprendendo il suo desiderio, annuì materna.
“Certo, vai pure da Sylvie tesoro, credo ti stia aspettando con impazienza. Sai, mi stupisce come tu sia riuscita a cambiarla!” Eileen corse via meditando su quelle parole. Credeva in realtà che fosse stata Sylvie a cambiare lei, ma questo non poteva spiegarlo a Marta…
Salì le scale e si fermò davanti alla porta dell’amica. Ma ancora una volta la prese la paura. E se davvero fosse cambiata, tanto da non essere più la Sylvie che conosceva? O se fosse arrabbiata con lei per la lunga assenza? Si bloccò, e non fu in grado di bussare come al solito, rimanendo immobile a fissare la porta di legno.
Ma dopo qualche istante questa si aprì comunque, lentamente, e Eileen vide Sylvie che sbirciava dall’apertura. La ragazza evidentemente aveva sentito la sua voce attraverso le pareti di legno, ed ora la stava aspettando. Quando vide l’amica, un’espressione di intensa felicità si affacciò sul suo viso, mista al sollievo. Aprì completamente la porta, ed allungando una mano prese delicatamente Eileen per un polso e la attirò nella camera. Non smetteva di guardarla, gli occhi le brillavano di una luce viva e piena di gioia. Sylvie richiuse la porta, poi spinse l’amica al centro della stanza e la fece sedere sul pavimento. Eileen ancora non osava parlarle, ma il semplice fatto di essere in quel luogo aveva placato il suo animo, le aveva permesso di ricordare realmente quanta felicità quella ragazza sapeva darle. Chiuse gli occhi.
Ma questa volta Sylvie non cantò. Eileen la sentì sedersi di fronte a lei con un fruscio, poi il silenzio riempì la camera. Allora riaprì gli occhi e la guardò, timidamente.
“Perché?” La voce dell’amica la avvolse malinconica. Quella piccola, semplice parola conteneva tanti interrogativi assieme, così tanti che Eileen non seppe da che parte iniziare a rispondere. Avrebbe voluto spiegarle, raccontarle ogni cosa, ma non era il momento e non era ancora pronta a farlo… Così si limitò a scuotere il capo in silenzio. Poi la guardò un poco triste.
“Scusami…” Sylvie allora la abbracciò, di slancio, sorprendendola. Non aveva mai compiuto un simile gesto in modo così aperto e immediato. Ricambiò la stretta, sentendosi cullata in quelle braccia fini e percependo il fresco profumo della ragazza. Qualcosa nel suo cuore le diede una forte emozione, per quel contatto, ma non comprese cosa ciò significasse e non vi si soffermò, presa da altri pensieri.
Poi Sylvie prese a cantare, nuovamente, ed Eileen seppe che tutto era sistemato, le spiegazioni erano superflue. Intrapresero il loro piccolo rito che ormai le accompagnava nel cuore, e ancora una volta, quel canto la riempì di gioia e tranquillità, permettendole di sentirsi in pace con sé stessa e con l’amica.

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Capitolo 12
*** Il bacio ***


So che è passato molto tempo dall'ultimo aggiornamento, ma ho diversi impegni e non riesco a scrivere quanto vorrei... Ora ho qualche giorno di vacanza, quindi sto cercando di recuperare un po'! Ho finito di scrivere Vite (pian piano la pubblicherò tutta) e ora sto finendo la storia di Eileen. Una volta completata mi dedicherò finalmente alla continuazione di Labirinti, uno dei lavori che ritengo migliori fra quanto ho scritto finora. Ringrazio tutti coloro che mi seguono nonostante i tempi d'attesa!



11. Il bacio

Dopo il loro rito si erano accoccolate sul letto, più vicine del consueto, ed Eileen sentiva il suo cuore battere così forte che si stupiva che Sylvie non lo sentisse. D’improvviso ebbe la sensazione che in realtà l’amica lo percepisse perfettamente, ma per rispetto di quei sentimenti che Eileen ancora non sapeva capire o, forse, accettare non le aveva chiesto nulla.
Stavano leggendo assieme uno dei tanti libri di Sylvie, ed Eileen iniziava a sentirsi davvero presa da quel racconto. Ma d’un tratto l’amica chiuse le pagine senza motivazione. Eileen si stupì, poiché non avevano raggiunto la fine del capitolo e la ragazza non aveva nemmeno segnato il posto come era solita fare. La guardò, incerta, e Sylvie ricambiò il suo sguardo con espressione un poco malinconica ma estremamente dolce. Poi voltò il capo in direzione della finestra.
“Sylvie?” Incerta Eileen non capiva quanto stava succedendo, fino a che l’amica non tirò un sospiro ed iniziò improvvisamente a parlare.
“Mi deridevano, perché non capivano il mio mondo. Ho sempre visto le cose in modo diverso dagli altri, ho sempre dato un’anima ad ogni animale o elemento naturale, e non accettavano che io potessi parlare col vento o confidarmi con uno scoiattolo. La pietra non è sempre fredda ed immobile, sai? Se chiudi gli occhi e la sfiori con delicatezza si muoverà per te, si addolcirà per raccontarti i suoi ricordi…” Eileen fu ancora più sorpresa da queste parole.
“Ma…” L’amica la interruppe.
“Fuori di qui mi considerano tutti matta. Lo farai anche tu, ora che ti ho detto il mio segreto?” La ragazza si girò nuovamente verso Eileen e la fissò, questa volta con sguardo duro ma allo stesso tempo supplichevole. Eileen allora istintivamente cercò di scavare in quell’animo, di vedere al di là del significato diretto di quanto aveva sentito, e poi chiuse gli occhi per un attimo percependo l’attesa di Sylvie. E finalmente comprese. Il cuore di quella ragazza era tanto speciale da avere in serbo dolce sensibilità per qualsiasi cosa, vivente o meno. Riusciva a trovare la pace nella natura come in pochi sapevano fare… Capì perché spesso la trovava affacciata alla finestra a contemplare il bosco. E si sentì invadere da una grande felicità per aver potuto avvicinare una persona tanto speciale, per essere entrata a sua volta nel suo cuore. Così non seppe risponderle a parole, ma poté unicamente abbracciarla con slancio cercando di trasmetterle tutte quelle emozioni confuse ma splendide che provava. E Sylvie sorrise.

Si lasciarono che era ormai tardi, ed Eileen dovette correre per non arrivare in ritardo a casa. Ma prima di lasciare quella casa tanto speciale ringraziò mille volte Marta e Thomas per la loro comprensione, scusandosi per quanto successo pur senza spiegare il vero motivo della sua assenza. Nonostante si sentisse in pena per questo guardando Marta capì che non era necessaria una sua giustificazione.
I giorni successivi scorsero veloci, ed Eileen era ormai di casa da Marta e la sua famiglia, approfittava di ogni momento per passare del tempo con Sylvie, sempre chiuse in quella stanza. Thomas arrivava sempre a casa quando lei stava per andarsene, e Marta solitamente non le disturbava mai, così erano sempre sole, cosa che non poteva che far loro piacere.
Un giorno, mentre se ne stava andando, Marta la fermò.
“Eileen, aspetta.” La ragazza si voltò, riaccostando la porta che aveva appena aperto per uscire. “Se tua madre te lo permette domani dovresti rimanere a cena da noi, cosa ne dici?”
“Davvero?” Marta sorrise.
“Certo! Ormai Sylvie ti ha tutta per sé, anche a me ed a Thomas piacerebbe trascorrere un po’ di tempo con te!” Eileen annuì entusiasta.
“D’accordo! Allora appena arrivo a casa lo chiedo alla mamma, e poi ti chiamo! Grazie mille Marta!” La donna la salutò con un bacio sulla guancia, e la ragazza corse a casa felice.

Il giorno seguente Eileen suonò al campanello della casa accanto al bosco con una nuova trepidazione in corpo: aveva ottenuto il permesso dalla madre di rimanere tutta la sera dalla famiglia di Marta, e questo significava che oltre a cenare con loro avrebbe potuto trascorrere molto più tempo con Sylvie! Marta le aprì con il suo solito sorriso, dolce e materno, e la ragazza dopo averla salutata corse subito al piano di sopra. L’amica già la stava aspettando, impaziente, e subito le aprì la porta e la spinse fino al centro della stanza per il loro piccolo rito melodioso. Ma questa volta Eileen quasi non riusciva a tenere gli occhi chiusi, tanto era felice, così quando Sylvie si spostò davanti a lei per carezzarle il viso come sempre faceva lei si gettò in avanti e la abbracciò.
“Ti voglio bene, Syl! Te ne voglio un sacco, davvero!” Presa di sorpresa Sylvie inizialmente non replicò, poi, con una strana espressione, ricambiò l’abbraccio, le sorrise e le diede un bacio lieve sulla fronte.

Venne l’ora di cena, e Marta bussò alla loro porta.
“Ragazze, è pronto! Scendete che mangiamo!” Nel sentire quel richiamo Eileen, affamata, si alzò subito in piedi e prendendo la mano di Sylvie la invitò a fare altrettanto. Ormai per loro era diventata la normalità tenersi per mano, e nessuna di loro si chiedeva davvero il motivo di quel gesto che era quasi una necessità. Sylvie però si dimostrò un poco ritrosa all’idea di uscire dalla camera, e non appena ebbe messo piede fuori dalla porta, nonostante Marta fosse già scesa, Eileen si accorse che era tornata ad essere la Sylvie che aveva conosciuto all’inizio, un’ombra della ragazza tanto ricca interiormente che in verità era. Si rese conto che in effetti da quel giorno in cui aveva cantato per lei mentre dormiva non l’aveva mai più vista fuori da quella camera che pareva il suo rifugio ed il suo nascondiglio.
Scesero dabbasso e si sedettero a tavola. Eileen aiutò Marta a portare in tavola la cena, poi prese nuovamente posto tra Thomas e Sylvie. Questa però non la guardava neppure, nonostante Eileen le si rivolgesse spesso mentre chiacchierava con gli altri membri della famiglia, ed anzi concentrandosi esclusivamente sul proprio piatto alzava a malapena il capo alle domande della madre.
Mangiarono comunque tranquillamente ascoltando Thomas che descriveva la propria movimentata giornata. Eileen rideva spesso a quel racconto, poiché il ragazzo era capace di inserirvi una grande comicità rendendo così la sua storia a dir poco esilarante. Dopo qualche tempo la cena finì, e proprio mentre Eileen stava per alzarsi per aiutare Marta a sparecchiare successe qualcosa di totalmente imprevisto. Con un gesto fulmineo, Sylvie fermò l’amica un attimo prima che si allontanasse prendendola per un polso, e con un abile gesto la attirò a sé e la baciò. La ragazza sentì le loro labbra sfiorarsi mentre il suo cuore, che le era subito balzato in gola, gridava.

Si immobilizzò, come un coniglio in trappola, e subito le sembrò di sentire su di sé gli sguardi accusatori di Thomas e Marta.
“Io… io… Sylvie, cosa fai? Guarda che… io non sono… a me piace Thomas!” Quelle parole le erano scivolate per conto proprio dalla bocca, e se ne pentì non appena vide lo sguardo della ragazza, ma non poteva ritrarle, non davanti a Thomas e Marta! Com’era possibile che avesse capito il suo segreto? Oppure, se non l’aveva compreso, perché aveva agito in quel modo? E cosa avrebbe dovuto fare ora? In quella frazione di secondo in cui tutti quel pensieri la attraversarono ebbe l’impressione che nella sala fosse calato un silenzio mortale. Fu Thomas il primo a romperlo, con una risata che alle orecchie della ragazza suonò innaturale. In realtà il giovane cercava semplicemente di trarre tutti dall’imbarazzo dell’accaduto.
“Ehi, piccola, questa è bella! Allora avevo ragione a dire che eri caduta ai miei piedi!” Incapace di replicare Eileen si ritrasse da tutti loro, schiacciandosi contro il muro alle sue spalle, lo sguardo a terra. Allora Marta, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, le si avvicinò con passo tranquillo.
“Eileen, tesoro, sei sicura di quello che dici? Davvero è Thomas la persona che ha preso il tuo cuore?” Senza rendersi conto del significato sottinteso in quelle parole Eileen, troppo confusa ed atterrita, rimase in silenzio. Sentiva lo sguardo di Sylvie fisso su di sé, in attesa, ma non fu in grado di guardarla.
“Io… io ora devo andare.” Allora Sylvie scappò via senza un rumore, e poco dopo sentirono la porta della sua camera chiudersi. La madre ed il fratello seguirono la sua corsa con occhi tristi, ma non fiatarono. Thomas si avvicinò a sua volta ad Eileen e le pose le mani sulle spalle.
“Eileen, tu sei una persona in gamba. Fidati.” Le diede un leggero buffetto sulla guancia e poi, senza che nessuno glielo chiedesse, prese a sparecchiare la tavola. La ragazza invece, sull’orlo delle lacrime, si diresse verso l’atrio, ma Marta la fermò ancora una volta.
“Eileen ti prego, torna domani.” Eileen la guardò, atterrita.
“Io… come?” La donna le si avvicinò e la abbracciò delicatamente.
“Non devi preoccuparti di nulla, vedrai che tutto si sistemerà. Ma devi promettermi che domani tornerai, non fuggire ancora una volta.”
“Non… Sylvie, tu…”
“Promettimelo, tesoro. È importante che tu torni, qualunque cosa stia succedendo, d’accordo?” La ragazza, di fronte a quella insistenza poco consona a Marta, cedette con un sospiro.
“Io… va bene, a domani…” La donna la strinse brevemente a mo’ di incoraggiamento, ed infine la lasciò andare nella notte.

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Capitolo 13
*** Pensieri ***


12. Pensieri

Arrivata a casa pensò a lungo a quanto era successo, piena di confusione. Perché Sylvie si era comportata in quel modo? Cosa voleva dirle? E perché l’aveva fatto davanti a tutti? Dentro di sé aveva la risposta ad ognuna di queste domande, ma non poteva accettarlo, perché questo, lo sapeva bene, avrebbe comportato il venir meno al suo proposito di non rivelare mai più il suo segreto, e l’idea la terrorizzava. Non voleva dover arrivare ancora al punto dell’altra volta! Rifletté a lungo, ed era ormai notte inoltrata quando prese una decisione: sarebbe andata da Marta e le avrebbe detto che non sapeva perché Sylvie si era comportata in quel modo. Loro erano amiche e lei voleva continuare così, se Marta gliel’avesse permesso.

La donna ascoltò attentamente le parole di Eileen, ma non replicò. Non nominò neppure Thomas, era ovvio che quella era solo una scusa inventata sul momento, e non c’era ragione di ritirarla fuori a complicare ulteriormente le cose.
“Ti ringrazio cara, per me è molto importante che tu voglia continuare ad essere amica di Sylvie, non immagini quanto bene tu le abbia fatto, sai? Lo vedo ogni giorno, anche se lei cerca di nascondermelo.” Eileen sentì una puntura dentro di sé. Sapeva che in quel momento era davvero ipocrita e bugiarda, come le era stato detto da una persona che ormai voleva solo dimenticare, ma non poteva parlare, non poteva…
“Io… non credo di essere così buona come dici…”
“Io invece credo che tu lo sia, contrariamente a quanto credi. Solo che devi ancora scoprirlo! Devi imparare a fidarti di te stessa, solo così vedrai quanto c’è in te.” La ragazza non rispose, chinando il capo. Marta le diede un buffetto d’incoraggiamento e le sorrise. “Ora vai, sono certa che la mia piccola ti sta aspettando di sopra!” A quelle parole Eileen si sentì tremare, ma annuì. Non poteva tornare indietro, ed in effetti… non voleva neppure. Teneva troppo a Sylvie e a quel rapporto così speciale che avevano creato col tempo.

Salì le scale, e dopo aver fatto un profondo respiro bussò alla porta. Quando si accorse che nessuno le avrebbe aperto però decise di aprirla da sola, ed entrò piano nella camera. Sylvie era seduta sul letto a leggere, ma non la guardò né diede segno d’averla sentita. Eileen allora la salutò con falsa allegria per cercare di mascherare l’imbarazzo che l’aveva presa, poi si sedette ai suoi piedi com’era solita fare, ma ancora Sylvie non la degnò d’uno sguardo.
Non sapendo cosa fare la ragazza rimase ferma dov’era e la osservò per tutto il tempo, mentre mille pensieri le attraversavano la mente. Al ritmo delle pagine del libro che venivano pian piano girate Eileen si perdeva nei ricordi di ogni attimo incantato trascorso in quella camera. Avrebbe giurato di saper ricordare ogni singolo rito che avevano svolto, malgrado seguissero tutti la stessa procedura. Rammentava perfettamente le parole, gli sguardi mentre guardavano il bosco dalla finestra. Poteva rievocare il numero accelerato dei battiti del suo cuore quando si sedeva sul letto accanto a lei, così vicine che i loro visi avrebbero potuto sfiorarsi da un momento all’altro, così vicine da farle venire strani pensieri. Ma ancora aveva bisogno di tempo per ammettere a sé stessa quella realtà che ormai da tempo albergava nel suo cuore, profonda ed indelebile.
Quando venne l’ora di andare a casa si rialzò, rendendosi conto di quanto indolenzite fossero le sue gambe per il lungo tempo passato immobile, la salutò piano e se ne andò.
Per molti giorni i loro incontri si svolsero in quel modo. Eileen arrivava, si sedeva, la guardava e non si muoveva mentre Sylvie continuava a leggere. Mai una volta questa alzò gli occhi donandole il suo sguardo tanto bello, e mai una volta Eileen glielo chiese, limitandosi a pensare e pensare a lungo. Ogni giorno, inconsciamente, attendeva quel momento che non poteva più evitare.

Fino a che un giorno si decise. Ormai mancava poco al momento in cui avrebbe dovuto tornare a casa, quando all’improvviso un pensiero che a lungo si era sforzata di tenere distante le apparve chiaro e semplice, una verità assoluta e impossibile da rinnegare. La amava.
Si sentì invadere dalla paura nel ricordare gli avvenimenti che avevano seguito la sua ultima dichiarazione, e fu tentata di scappare, ma non lo fece. Sapeva di dover andare fino in fondo, non poteva più tornare indietro. Così si alzò, piano, si avvicinò al letto e prese le mani di Sylvie. Questa stupita cercò di divincolarsi dalla presa, con un mugolio trattenuto che rifletteva il suo dolore interiore, ma Eileen la tenne stretta costringendola ad alzare il viso.
“Tempo fa tu mi hai confidato il tuo segreto. Anch’io ne ho uno, e non posso più tenertelo nascosto…” Non avrebbe dovuto forzarla in quel modo, ma ormai non poteva più fermarsi. Mentre Sylvie tentava di divincolarsi la attirò a sé e la baciò, delicata come lo era stata lei quella sera durante la cena.

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Capitolo 14
*** Piano piano... ***


13. Piano piano...

Non appena riuscì a liberarsi Sylvie la guardò per la prima volta dopo tanto tempo con quei suoi occhi chiari tanto profondi, ed Eileen vide la rabbia. Lo schiaffo arrivò improvviso ed inaspettato, lasciandola incapace di portarsi la mano alla guancia lesa.
Poi Sylvie prese a piangere, come mai Eileen l’aveva vista fare, raggomitolata su sé stessa in preda ad un tremore incontrollabile mentre i singhiozzi scuotevano il suo corpo intero. Eileen allora salì per la prima volta sul letto, si sedette dietro di lei e l’abbracciò piano cullandola tra le sue braccia e carezzandole i lunghi capelli. La ragazza allora si lasciò fare, ed anzi si accoccolò nelle sue braccia nascondendo il viso nella maglia dell’amica.

Era tardi quando si calmò, ormai Eileen era in ritardo, lo sapeva bene perché aveva visto la notte calare dalla finestra mentre instancabile continuava a carezzare quei capelli biondi che le parevano perfetti quanto la loro proprietaria. Poco dopo infatti sentì il telefono squillare al piano di sotto, e dalle poche parole che riuscì a percepire dalla forte voce di Thomas capì che la madre doveva aver chiamato a chiedere sue notizie. Si preparò all’entrata in scena del ragazzo o della madre, ma fortunatamente nessuno salì a disturbarle. Ne fu sollevata, perché non avrebbe saputo come giustificare lo stato di Sylvie ed il modo in cui la stava tenendo stretta a sé, così piena di quella dolcezza che troppo a lungo aveva dovuto soffocare. In effetti, anche se Eileen non lo sapeva Thomas avrebbe voluto andare ad avvisarla, ma Marta gliel’aveva impedito dicendogli di lasciare le due ragazze in pace poiché dovevano risolvere un loro problema.
Finalmente Sylvie smise di piangere, respirando lievemente, ed Eileen la sciolse dall’abbraccio. La ragazza si girò, lentamente, e le carezzò la guancia dove prima l’aveva schiaffeggiata. Eileen lesse nel suo sguardo un moto di scusa, e le sorrise timidamente chiedendole perdono a sua volta in silenzio. Non erano necessarie le parole fra loro, la loro anima ormai era così vicina da potersi capire anche attraverso i gesti, gli sguardi. Poi Sylvie la circondò con le braccia. I loro visi si avvicinarono, lentamente, e le loro labbra si unirono in un dolce bacio.
Dopo qualche attimo però Eileen fu costretta a sciogliersi da quel sogno, doveva davvero andare, o sua madre si sarebbe arrabbiata molto con lei. Così con un ultimo bacio leggero scese dal letto e si avvicinò alla porta. Sylvie però le corse appresso, abbracciandola ancora come se ne avesse estremo bisogno, poi le prese una mano per impedire che aprisse la porta.
“Torni domani?” Eileen annuì, piena di gioia.
“Certo. Ormai dovresti averlo capito che non sono capace di stare lontana da qui… da te.” Se ne andò mentre Sylvie la spiava dalla porta tenuta accostata.

Arrivata a casa, con un enorme sorriso interiore, Eileen si scusò con la madre per il ritardo dicendo d’aver perso di vista l’orologio, poi mangiarono parlando di vari argomenti com’erano solite fare. Quella sera però la ragazza ebbe una piacevole notizia.
“Oggi ho sentito tuo padre, è riuscito a chiamarmi finalmente. Mi ha detto che torna settimana prossima!” Eileen lasciò quasi cadere la forchetta dalla sorpresa.
“Davvero? Ma non doveva tornare fra un mese?”
“Già, ma il lavoro che doveva svolgere è andato più veloce del previsto, così ha ottenuto il permesso di tornare in anticipo!”
“Evvai, ma è una bellissima notizia!” Si alzò e corse ad abbracciare la madre. Non poteva credere alla fortuna che aveva avuto quel giorno, erano appena successe due cose splendide!
“Pensavo di preparargli una piccola festa di bentornato, sarà un’occasione anche per incontrare le persone che ancora non conosciamo bene. Ormai siamo qui da un po’, ma a volte manca davvero il tempo per queste cose…”
“Oh sì, sarebbe davvero bello! Allora invitiamo tutti? E facciamo una grigliata, magari?” La madre le sorrise di fronte a quell’entusiasmo.
“Sì, penso sia una buona idea. Ovviamente tu dovrai darmi una mano!”
“Certo, certo! Però devi promettermi che inviterai anche Sylvie e la sua famiglia!” La donna rise, e sotto la scherzosa minaccia della figlia che le puntava la forchetta giurò solennemente che Marta e i suoi figli sarebbero stati invitati alla festa. Del resto li aveva già messi in cima alla lista degli invitati che aveva già iniziato a fare.
Finirono di cenare, ed in quel momento suonò il telefono. La madre stava per rispondere, ma Eileen la fermò, come già sapendo chi fosse a chiamare. Ed infatti era lei. Ma questa volta Eileen era pronta, e soprattutto non era disposta a lasciarsi attaccare ancora una volta. Prima che potesse pronunciare una sola cattiva parola la fermò.
“Sara, se mi chiami ancora una volta io ti denuncio per molestie. Non ho paura di te.” Poi appese. Voltandosi si accorse che la madre la guardava allibita per quanto aveva appena sentito.
“Non preoccuparti, mamma.”
“Ma è successo qualcosa?” Eileen sospirò, trovando finalmente il coraggio di parlarle dei problemi che l’aveva tormentata nella vecchia città.
“Sara… è a causa sua che è successo… quello. Lei… mi tormentava, a scuola, dicendo che ero una persona pericolosa. Mi ha rivoltato contro tutta la scuola e io… io non ho più saputo cosa fare. Scusami se non ti ho mai detto niente…” Ancora incredula allora la madre si alzò a sua volta da tavola, raggiunse la figlia e la abbracciò con forza. Per la prima volta da molto tempo sentiva che finalmente si erano riavvicinate realmente. “Ti prego mamma… se dovesse richiamare non ascoltarla, appendi e basta.”
“Ma certo tesoro… Non preoccuparti, non ti succederà più nulla di male, te lo prometto!” Eileen finalmente si sentì in pace, e nonostante la madre ancora non fosse a conoscenza de suo segreto seppe che presto sarebbe stata in grado di rivelarglielo. Quanto a Sara, dopo quella telefonata non si fece mai più sentire, ed Eileen non pensò più a lei.

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Capitolo 15
*** Una foto ***


Dato che ho appena scoperto che compie gli anni oggi... questo capitolo è tutto dedicato a Mary! Auguri!!!





14. Una foto

Finalmente arrivarono le sospirate vacanze. Quella sera Marta invitò Eileen a fermarsi da loro il giorno seguente per dormire, e la ragazza accettò più che volentieri ancor prima di chiedere il permesso alla madre. Poter trascorrere l’intera notte al fianco di Sylvie la riempiva così tanto di gioia da non sapere se preferiva l’idea di dormire con lei o quella di svegliarsi e vederla al suo fianco!
Arrivò a casa loro armata di pigiama, spazzolino e dentifricio e corse subito in camera di Sylvie. Questa ormai l’attendeva con impazienza, e appena sentiva i suoi passi sulle scale apriva la porta con un grande sorriso e l’abbracciava teneramente.
“Ciao cucciolina!” Eileen ricambiò di cuore quell’abbraccio così speciale, e ancora una volta nell’immergersi in quel profumo si sentì finalmente completa. Era convinta che ogni giorno il suo amore si accresceva, ed ogni volta si stupiva del fatto che questo fosse possibile.
Le due trascorrevano il loro tempo a coccolarsi vicendevolmente, accrescendo sempre di più quel rapporto dalle parole tanto rade ma proprio per questo molto profondo. Avevano sempre quel piccolo rito del canto di Sylvie ascoltato ad occhi chiusi da Eileen, ma ora, a volte, anche quest’ultima si univa all’amata in quella dolce melodia che ormai sapeva alla perfezione, e le loro voci si univano in una splendida armonia.

Dopo che furono passate un paio d’ore dall’arrivo di Eileen a casa della famiglia di Marta venne l’ora di cena, e le due ragazze si alzarono con un balzo quando furono chiamate dal piano inferiore. Entrambe avevano appena constatato, dal rumore del loro stomaco, quanto avessero fame! Stavano per uscire dalla camera quando Eileen improvvisamente, presa da un pensiero, ebbe un momento di esitazione. Si fermò e guardò Sylvie.
“Per favore… non farlo ancora…” La ragazza allora la guardò con espressione indecifrabile, ma poi annuì, conscia della paura di Eileen.
La cena si svolse tranquillamente, senza particolari intoppi, e a volte addirittura Sylvie pronunciò qualche parola in risposta alle domande che le venivano poste. Thomas rimase tanto meravigliato da questo fatto da andare ad inchinarsi di fronte ad Eileen, facendola ridere di gusto, e per la prima volta forse in vita sua parlò un po’ meno del solito, anche se comunque ebbe una buona parte nelle varie conversazioni.

Finirono con una soffice e gustosa torta preparata da Marta che ormai era tardi, così Eileen e Sylvie si congedarono ed andarono a prepararsi per la notte. Marta aveva preparato un materasso per Eileen nella camera di Sylvie, nonostante la camera per gli ospiti dove aveva riposato quel lontano giorno fosse sempre libera ormai era ovvio che nessuno le avrebbe separate, quando avevano la possibilità di stare assieme.
Quando venne l’ora di andare a letto le due si preparano sorridendosi ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, poi, una volta pronte, si infilarono ognuna sotto le proprie coperte.
“Buonanotte Sylvie!” La ragazza mormorò una buonanotte in risposta, ed Eileen felice chiuse gli occhi. Dopo qualche tempo però si rese conto che Sylvie non dormiva, ed anzi non faceva altro che rigirarsi nel proprio letto, sbuffando leggermente a tratti. “Va tutto bene?”
“Mh…” Eileen si alzò leggermente per osservare la ragazza, ma questa non la stava guardando, era rivolta contro il muro. Si riappoggiò sul cuscino e nuovamente chiuse gli occhi lasciando che i pensieri vagassero liberamente. Ma le sue fantasie ebbero vita breve. Dopo un paio di minuti Sylvie si alzò, ed Eileen riaprì gli occhi rimanendo a fiato mozzo per la visione quasi angelica che le si presentava di fronte. La ragazza, la sua ragazza, in piedi di fronte a lei, riluceva a causa della luce lunare che penetrava dalla finestra dietro di lei e le sembrò in questo modo una creatura ultraterrena.
“Cosa… cosa c’è?” Sylvie si chinò verso di lei, e indicando il letto improvvisato di Eileen bisbigliò una richiesta inaspettata.
“Posso…?” Col cuore in gola la ragazza annuì. Scostò piano le coperte, e Sylvie si infilò accanto a lei e le si accoccolò accanto. Presa da una felicità violenta Eileen la abbracciò stretta e poi, preso il coraggio, la baciò dolcemente. Mai aveva conosciuto un’emozione tanto intensa, dolce e sensuale allo stesso tempo… Si addormentarono l’una nelle braccia dell’altra, incapaci di spegnere il sorriso che si era affacciato sulle loro labbra.

“Buongiorno ragazze!” Marta aprì la porta con quel saluto caloroso, ed Eileen si svegliò di soprassalto. Subito si rese conto d’essere ancora abbracciata a Sylvie, ed era fin troppo ovvio che non erano semplici amiche… Sentì il panico bloccarle il respiro, e seppe che il sogno era finito. Si alzò di scatto, intenzionata a fuggire, senza nemmeno riuscire a guardare Marta, e scattò verso la porta. Ma la donna riuscì ad afferrarla per un braccio bloccandola.
“Ehi, ehi, dove vai? Che ti succede, Eileen?” La ragazza allora iniziò a piangere, senza più sapere cosa fare.
“Mi dispiace, io non volevo… Io non sono…” Si accasciò a terra malamente impedendo a Marta di sollevarle il viso. “Non volevo, lo giuro, non sono pericolosa, per favore, non cacciatemi… Non posso, non voglio andare via… per favore…” Finalmente la donna riuscì ad arrivare a lei.
“Smettila Eileen, guardami!” confusamente la ragazza captò le sue parole ed accettò infine di sollevare lo sguardo verso di lei. Allora la donna l’attirò a sé e la strinse in un abbraccio materno e consolatore. “Chi ti ha messo queste idee in testa?”
“Io…”
“Perché mai dovrei cacciarti? Perché dovrei considerarti pericolosa?”
“Io non… mi dispiace…” Allora Marta, sempre stringendola, la spinse a volgere il suo sguardo verso Sylvie. Quest’ultima non si era ancora mossa dal materasso sul quale era seduta e, frenetica, continuava a guardare alternativamente la madre ed Eileen con espressione di supplica.
“Ascoltami, tesoro. Io non sono cieca come voi credete, sono madre per qualcosa in fondo… Avevo intuito tutto già da tempo, semplicemente ora ne ho avuto la conferma. Certo, forse se quella Sara non mi avesse chiamata non avrei capito così in fretta… diciamo che mi è stata d’aiuto, anche se qualcosa mi dice che le sue intenzioni erano ben altre. Immagino sia a causa sua che quella volta eri sparita…” Ora Eileen era totalmente confusa, incapace di comprendere appieno le parole di Marta si sentiva come svuotata.
“Ma… ma come…”
“Non so cosa sia successo con quella ragazza, ma lo posso immaginare. È stata codarda e ti ha fatto soffrire. Certe persone non sono capaci di vedere… Ma io per mia fortuna ritengo di essere più intelligente. Sai cosa vedo se ti guardo?” Eileen scosse il capo, ancora incredula. “Vedo una splendida ragazza tanto sensibile, tesoro mio, nient’altro. Non sei un mostro, non devi soffrire per una cosa tanto bella… E c’è dell’altro. Guarda cosa hai fatto di mia figlia.” La ragazza allora osò finalmente guardare Sylvie, e questa subito le sorrise con uno sguardo luminoso. “Ti rendi conto che tu sei riuscita a renderla felice? Guardala, non l’avevo mai vista così prima che tu entrassi nella nostra vita!” Eileen allora ancora una volta la guardò incredula, poi iniziò a ridere. E rise e pianse di gioia allo stesso tempo, liberata finalmente da quel peso che si portava dietro da quando si era dichiarata a Sara, mesi e mesi prima. Poi finalmente si scostò da Marta, che la lasciò, e si gettò nelle braccia di Sylvie. La guardò profondamente, quasi tremante dall’emozione, poi finalmente osò pronunciare quelle parole tanto speciali e ricche.
“Ti amo!” Sylvie allora la baciò, incurante della madre, e questa uscì dalla camera per lasciar loro l’intimità con la scusa di dover preparare la colazione.

Venne il giorno della festa per il ritorno del padre di Eileen. Alla fine avevano invitato mezzo paese, dato che ormai si conoscevano tutti, e la ragazza correva di qua e di là sistemando gli ultimi dettagli, chiacchierando col padre e con gli invitati già arrivati. Ad ogni minuto libero però si affacciava alla finestra che dava sulla strada, ansiosa. Sylvie le aveva promesso che sarebbe venuta, con Marta e Thomas, nonostante non amasse la confusione, ed Eileen impaziente non vedeva l’ora di poterla abbracciare per immergere il naso nel profumo dei suoi capelli.
Finalmente scorse la famiglia Summers al gran completo arrivare camminando. Corse subito in strada per andare ad accoglierli, e quando Sylvie la vide il suo volto si illuminò. Incuranti di chi poteva vederle si abbracciarono teneramente, provocando una scherzosa reazione da parte di Thomas che si finse geloso, poi Eileen li fece entrare in casa e li guidò fino alla sala in cui si erano già accomodati gli altri invitati. Era la prima volta che Sylvie vedeva la sua casa, ed Eileen si sentiva orgogliosa e allo stesso tempo quasi un po’ intimorita. Finalmente trovò sua madre e gliela presentò.
“E così sei tu Sylvie! Eileen mi ha talmente tanto parlato di te che ero davvero curiosa di conoscerti!” La ragazza sorrise timidamente senza parlare, ed Eileen la trascinò via in fretta, sapendo d’averla messa a disagio. Dopo qualche minuto in cui Sylvie si era fatta silenziosa però quest’ultima la guardò, le sorrise e le bisbigliò all’orecchio dolci parole.
“Grazie, ti voglio bene!” Eileen si illuminò, poi ebbe un’idea folle.
“Syl… posso… posso baciarti?” Sylvie si scostò leggermente da lei guardandola incredula, poi con delicatezza prese il suo viso fra le sue mani.

Un mormorio indistinto si diffuse in un lampo nella sala mentre tutti gli ospiti si giravano a guardarle. Solo Marta ebbe la presenza di spirito di reagire nel modo più bello che potesse scegliere. Mentre le ragazze si scambiavano quel bacio tanto speciale, incuranti del mondo intero di fronte a loro, la donna estrasse la macchina fotografica portata per l’occasione e le immortalò in una splendida foto. Sylvie ed Eileen, giovani, innamorate, donne.




Si conclude così anche questa storia... Ringrazio di cuore Alyxya, black_lia, Frenkie, HarryEly, jaja_chan, Kabubi, KIba sensei, Nessie e S chan per averla recensita e Alyxya, bribry85, chica KM, HarryEly, KIba sensei, Kristen92, Lebron, lily25, LittleMissMaddy, Madame_De_Pompadour, morbidina, puggiola e S chan per averla inserita fra i preferiti!!
Un sorriso
Eylis

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