Ti aspetterò, ti sveglierai, ti amo

di Raven626
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti aspetterò ***
Capitolo 2: *** Ti sveglierai ***
Capitolo 3: *** Ti amo ***



Capitolo 1
*** Ti aspetterò ***


 - Ehy Ganta! Ti va di venire con noi a fare una partita di basket? - Domandò un ragazzo osservando il compagno di classe uscire dal cancello che delimitava il cortile scolastico.
 - Scusa, ma oggi proprio non posso! - Risose il diretto interessato con un sorriso prima di volgere lo sguardo verso la strada iniziando ad incamminarsi verso una meta solo a lui nota.
 - Si può sapere dove devi andare così di corsa tutti i giorni dopo la scuola? - Ribatté il compagno incuriosito dallo strano comportamento dell'amico.
Ganta però neanche l'aveva sentito, i suoi pensieri erano già fissi su un'altra persona.
 

 - Igarashi Ganta, ma che sorpresa. - Mormorò sarcasticamente un'infermiera da dietro il bancone situato nell'atrio dell'ospedale di Tokyo. - Dai, metti una firma qui e vieni. - E così dicendo gli fece cenno di seguirla. Quella,in realtà, ormai era più una formalità che altro, Ganta avrebbe saputo fare la strada tra i corridoi dell'ospedale anche ad occhi chiusi.
 - Non ci sono stati miglioramenti, mi dispiace. - Disse la donna durante il cammino, veramente sentita, osservando compassionevole il ragazzo che camminava di fianco a lei.
 - Non importa, prima o poi si sveglierà. - Ribatté però Ganta sfoggiando il suo sorriso più smagliante e lo disse con una tale convinzione che anche quell'infermiera finì per convinserne.
 - Hai venti minuti, non di più. - Gli ricordò la donna aprendo una porta.
Ganta annuì, ormai ci era abituato. Venti minuti al giorno, né di più, né di meno. Era ormai da più di due anni che la storia andava avanti in quel modo.
L'infermiera richiuse la porta lasciando così Ganta da solo con l'unica ospite di quella camera d'ospedale.
 - Ciao Shiro. - Salutò il ragazzo posando un cesto stracolmo di biscotti su un tavolino e andando poi a sedersi sulla sedia posta accanto al letto d'ospedale.
Silenzio. Non che il ragazzo si fosse aspettato una risposta, ma dopotutto la speranza era sempre l'ultima a morire, lui lo sapeva fin troppo bene.
 - Oggi mi hanno invitato ad unirmi al team di basket... Lo sai che le infermiere dicono tu sia come la Bella Addormentata? Io però sinceramente non ti ci vedo proprio come principessa, non trovi anche tu? -
Ancora silenzio.
Il ragazzo sorrise vedendo l'espressione pacifica che aveva assunto il viso di Shiro in quel momento, i medici dicevano che era molto improbabile che lei riuscisse a sentire ciò le veniva detto, ma lui era sempre più convinto che non fosse così. Lei lo sentiva, di questo ne era più che sicuro.
- Io aspetterò. - Dichiarò d'un tratto il ragazzo osservando risoluto Shiro e poi quei fastidiosi macchinari legati a lei. Tutto ciò che le permetteva di rimanere in vita.
 - Dopotutto tu mi hai aspettato per anni e alla fine io sono tornato. - Aggiunse poi afferrando con entrambe le mani quelle fredde e deboli della ragazza mentre alcune lacrime iniziavano a rigargli il viso. - Non importa quanto tempo dovrà passare, dovesse anche trattarsi di anni, non mi interessa. Io ti aspetterò. -
E, nonostante le lacrime, le labbra di Igarashi Ganta si incurvarono in un sorriso pieno di speranza e d'amore quando vide quelle di Shiro dischiudersi e ricambiare il suo sorriso.

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Capitolo 2
*** Ti sveglierai ***


Non un colore. Non un raggio di luce. Non una parola.
Solo il vuoto. La malinconia. Il silenzio. Un sonno lungo e tormentato.
La fredda luce di una lampada illuminava una camera d'ospedale dalle pareti grigie. Le finestre c'erano, ma la luce del sole era oscurata da una barriera di nubi che la rendeva opaca e priva di vita. Il rumore ritmico e insistente provocato dai macchinari era l'unico suono udibile in tutta la camera d'ospedale.
No, non era l'unico suono, c'era anche dell'altro. Un respiro flebile, debole, perfino un po' affannato. Dei gemiti di dolore provocati dall'unica abitante di quella piccola stanza. La sua pelle diafana tremava scossa da profondi spasimi e il suo viso era contratto in un'espressione di dolore non tanto fisico quanto mentale. Gli occhi si muovevano a scatti sotto le palpebre chiuse e dalla sua espressione corrucciata si poteva capire all'istante che quello che stava avendo Shiro non era affatto un bel sogno.
Sangue... una lotta violenta... sangue... un desiderio di morte... sangue... un Picchio cocciuto deciso a perdonarla e a restare al suo fianco nonostante tutto...
"Il mio desiderio è che sia la persona da me amata ad uccidermi." Aveva detto un giorno nella cabina di quella ruota panoramica.
Oh, quanto aveva sognato quella ruota! Tutte le notti la osservava dalla finestra della sua cella, quelle luci sfavillanti, quei colori, le risate e le grida di gioia delle persone che stavano facendo il giro o che erano in fila in attesa che arrivasse anche il loro turno. Quella ruota panoramica era sempre stata un sogno per lei, l'unica luce in mezzo a quel mare di tenebre, di irrazionalità e di pazzia che era il Deadman Wonderland.
"Il mio desiderio è che sia la persona da me amata ad uccidermi."
Mai aveva detto in tutta la sua vita una bugia più grande di quella! E lui lo aveva capito. Lui, il Picchio, il suo amico d'infanzia, il ragazzo che amava, Igarashi Ganta.
"Il mio desiderio è che la persona da me amata venga a salvarmi."
Lo aveva aspettato, eccome se lo aveva aspettato! Tutti i giorni, trepidante in cima ad uno dei tanti edifici che componevano la prigione, il suo sguardo era perso nel vuoto, perso nel ricordo di lui.
"Quando arrivi? Perché non sei già qui? Quanto hai intenzione di farmi aspettare ancora?" Così aveva sbuffato tutti i giorni per quasi dieci anni. E alla fine lui era arrivato. Non sarebbero bastate tutte le parole del mondo per descrivere la gioia che aveva provato Shiro in quel momento.
E poi... poi era successo di tutto... il Carnival Corpse... i Branch of Sin... il Sistema Mamma Oca... il Wretched Egg... Hagire Rinichiro... il sangue... i morti... lo scontro finale... e poi? Cos'era successo dopo? La ragazza mugugnò nel vano tentativo di ribellarsi a quel sonno che pareva non avere una fine e che l'aveva imprigionata per un così lungo tempo. Le pareva di essersi finalmente svegliata, eppure i suoi occhi non si decidevano ad aprirsi.
"Il dispettoso picchiarello
creava buchi sbriciolando la foresta.
Il dio del bosco, irato trasformò il suo becco in veleno!"
Shiro iniziò a urlare e dimenarsi in quella prigione che in realtà non era nulla di più della sua stessa mente. Ma la filastrocca continuava e con lei anche i ricordi della ragazza ricominciarono a venire alla luce.
"Povero picchiarello! Il suo nido si avvelenò e anche la sua cena.
Tocco i suoi amici e morirono tutti.
Triste, il picchiarello pianse,
le sue piccole lacrime avvelenate scintillarono e brillarono..."
La mente della ragazza era nel caos più totale, ovunque si girava vedeva solo morte e distruzione, sangue e lacrime sui visi di tutte le persone rimaste in vita. E il dolore non face che crescere ulteriormente quando si rendeva conto di essere lei la causa di tutto quel caos e di quella disperazione, lei e nessun'altro.
 - Ti aspetterò. - Disse s'un tratto una voce e anche se era proprio lì accanto a lei, a Shiro quella parve lontana chilometri e chilometri.
 - Dopotutto tu mi hai aspettato per anni e alla fine io sono tornato. -
Sangue, morti, sangue, distruzione, sangue, lacrime, sangue... la voce di Ganta, venuta da lei come ancora di salvezza.
Ganta... oh, quanto avrebbe voluto rispondergli!
 - Non importa quanto tempo dovrà passare, dovesse anche trattarsi di anni, non mi interessa. Io ti aspetterò e tu ti risveglierai. -
Shiro sorrise sentendo quelle parole, ma non voleva più aspettare, tutta la sua vita era stata come un'infinita attesa, non ne poteva davvero più.
 - Ganta... - Mormorò e la sua voce non era più solo un pensiero nella mente del ragazzo o di Shiro stessa. Era vera, viva.
 - Shiro! -
"E alla fine il Picchio trovò la felicità?" Avevano chiesto, un giorno lontano ormai anni e anni, i piccoli Ganta e Shiro.
La madre del bambino aveva sorriso sentendo quella domanda e, nonostante da quel suo sorriso trapelasse un'infinita tristezza, lei aveva risposto:"Certo. Alla fine il veleno si esaurì e il Picchio visse per sempre felice e contento con gli amici fuggiti alla strage."

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Capitolo 3
*** Ti amo ***


~~Le molle del letto d'ospedale cigolarono leggermente quando la ragazza si mosse mettendosi seduta. Allora vide Ganta, seduto accanto a lei che la osservava ancora incredulo.
 - Shiro ha fame. - Dichiarò l'albina stropicciandosi gli occhi con entrambe le mani, come se si fosse appena ridestata da un comunissimo sonno e non da un coma durato più di due anni.
 - C... certo... - Mormorò il ragazzo girandosi per andare a prendere la cesta di biscotti che aveva portato.
Non si era ancora alzato però che sentì qualcosa andarsi a posare sulla sua spalla e cingergli il corpo. Chinando il capo vide le braccia di Shiro strette attorno al suo petto, come se temessero che lui potesse scomparire da un momento all'altro. Ganta inclinò leggermente il capo verso destra così da andare a toccare quello di Shiro, posato sulla sua spalla.
 - Hai avuto un incubo? - Domandò il ragazzo a bassa voce.
Lei annuì energicamente con il capo.
 - Ti va di parlarne? -
La ragazza rimase in silenzio e ciò fu per Ganta più esplicito di mille parole. Anche lui non faceva che ripensare a ciò che era successo due anni prima.
 - Insieme possiamo riuscire a dimenticarlo. - Le promise lui stringendole una mano.
Shiro sorrise afferrando a sua volta l'altra mano del ragazzo.
Si sentirono dei borbottii ed entrambi scoppiarono a ridere capendo che erano stati causati dai loro stomaci.
 - Facciamo merenda insieme? - Domandò la ragazza speranzosa.
 - Certo che sì! - Rispose Ganta prendendo la cesta e poggiandola sul letto accanto alla ragazza.
Lei sorrise radiosa alla vista di tutti quei dolci e subito ne porse uno a Ganta, quello con la mandorla sopra. Il ragazzo prese il biscotto e osservò Shiro.
 - Ti amo. - Disse e neanche lui seppe come gli fossero uscite di bocca quelle parole, sembrava quasi che fossero sempre state lì, pronte ad uscire e che in quel momento, finalmente, avessero trovato la via per venire fuori.
Lei lasciò il biscotto che stava per mangiare e si voltò verso il ragazzo.
 - Anche io ti amo. - Disse con il sorriso più bello che avesse mai fatto in tutta la sua vita.
Nessun dei due capì mai chi fosse stato il primo ad avvicinarsi ulteriormente, se Ganta, Shiro o entrambi nel medesimo istante, fatto sta che poco dopo le loro labbra erano unite in un bacio tanto dolce quanto atteso.
E a quel punto a Ganta non importò più fosse realmente la Shiro che aveva davanti: che fosse l'ingenua ragazza che aveva tanto aspettato il suo ritorno o il Wretched Egg, spietato e malinconico, o che fosse entrambi nello stesso istante, ormai non gli interessava più, l'importante era che fosse Shiro e che fosse lì, accanto a lui, per sempre...


Allora, salve a tutti! (È per caso una rosa di Gerico quella che mi è appena passata davanti?)
Sinceramente non so neanche io come mi sia venuto in mente di scrivere una cosa del genere, forse per via del fatto che su questo fandom ci sono solo 10 storie (tutte fantastiche, ma pur sempre 10) o forse per via del fatto che qualche giorno fa ho finito il manga e non mi andava proprio giù il fatto che Shiro rimanesse in coma (anche se in una delle ultime immagini la si vede mentre riapre gli occhi) così, dopo aver esaurito le lacrime per la fine di questo capolavoro, mi sono messa al computer e ho immaginato la scena del suo risveglio. Spero di essere riuscita a rendere i caratteri di Ganta e di Shiro, ma vi prego di segnalarmi qualsiasi errore e di dirmi cosa ne pensate.
Alla prossima!
Raven626 

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