A Game of Equals

di Irony_Rocks
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II. ***
Capitolo 3: *** III. ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***



Capitolo 1
*** I. ***







A Game Of Equals

 

 

I.

 

 




Pensava di aver visto quasi di tutto, dato che aveva risalito i ranghi stabilendo la propria credibilità come agente, quando molti vedevano in lui solo un uomo troppo giovane, troppo infantile. Aveva provato loro che si sbagliavano, ovviamente - con la sua intelligenza e i suoi gadget, la sua predilezione per il sabotaggio di disastri internazionali, attraverso l’uso di mezzi che la maggior parte delle volte si dimostravano troppo stravaganti per i protocolli standard dell’intelligence britannica. Lo chiamavano “Il Dottore”, un nome in codice che gli era stato accollato fin dalla sua prima missione. Accordi sul riarmo, commerci sul mercato nero, assassinii, trame per conquistare il mondo, alcuni disastri nucleari-evitati-ed una volta era persino riuscito a salvare la Regina in persona.

 

Quindi aveva pensato di aver visto più o meno di tutto solo in quei pochi, e relativamente brevi, anni in cui aveva compiuto il suo lavoro.

 

River Song, quindi, non avrebbe dovuto averlo preso di sorpresa. “Ne è sicuro?” gli chiese, accigliato, l’uomo che faceva da guardia carceraria a quella donna. Il Dottore osservò la fotografia nel suo file, camminando lungo le mura vuote di Stormcage; l’unico edificio carcerario ad alta sicurezza di tutta l’Inghilterra. “E’ pericolosa più di chiunque altro,” lo avvertì, “Usala, poi liberatene. Non lasciare che ti attiri nei suoi giochetti.”

 

Ma al Dottore piacevano i giochetti, a dire il vero.

 

Aveva visto molte donne belle quanto lei; le aveva viste raggirare e ammaliare e flirtare, in dozzine di situazioni che avrebbero richiesto alla maggior parte degli uomini l’uso della forza o della violenza - era il motivo per cui gli era sempre piaciuto lavorare con le donne, in verità. Avevano così tanta finezza, così tanto stile, intelligenza e buonsenso; più di tre uomini messi insieme. Giravano pettegolezzi riguardo il fatto che avesse avuto una mezza dozzina di partner femminili negli ultimi anni perché non riusciva a scegliere quale donna gli piacesse di più, ma era una bugia. Non era un playboy; le donne erano solo sue amiche ed erano loro che lo lasciavano sempre, non il contrario.

 

“Non lasciare che ti risucchi nelle sue macchinazioni,” continuò la guardia, le chiavi che pendevano dalla sua tasca. “Afferma di non aver fatto niente, ma è quello che dicono tutti. River Song sta scontando una sentenza a vita per omicidio di livello uno, ed è una pena persino troppo breve a parer mio. Sei sicuro di voler avere a che fare con lei? E’ rinchiusa in isolamento per una ragione. Lavorare con lei potrebbe essere un errore—“

 

“Che cos’è la vita senza qualche errore, eh?” ribatté, sorridente.

 

“E’ una cosa seria,” disse la guardia in modo arcigno.

 

“Oh, si, è tutto molto serio in questo lavoro qui. Non vedrai un sorriso su questa faccia, solo cipigli. Ma nonostante apprezzi il tuo consiglio, Sorvegliante, la cosa molto meno divertente è che a Sua Maestà piace avere i Gioielli della Corona in suo possesso; cosa fastidiosa, il rapporto delle donne con i loro gioielli. River Song sa meglio di chiunque altro chi possa averli rubati.”

 

Era una missione al di sotto delle sue capacità, ad essere onesti, recuperare quei gioielli, anche se erano proprietà della famiglia reale - ma, semplicemente, non si rifiuta una personale richiesta della Regina, e lei aveva preso un’improvvisa predilezione per lui da quando l’aveva salvata quell’unica volta.

 

La guardia aggrottò le sopracciglia. “Onestamente, se non fosse rinchiusa in quella cella, ti direi che dovrebbe essere River Song la prima sospettata.”

 

Prima che il Dottore potesse alleviare o aggravare oltre il pessimo umore di quell’uomo, a seconda di quanta pazienza avesse voluto impiegare nell’impresa, un’altra guardia carceraria aprì l’ultimo cancello del reparto in cui era rinchiusa la donna, e i tre uomini si fermarono bruscamente. Il Dottore fu il primo a fare un passo avanti, spingendosi lungo il corridoio vuoto.

 

Nella sua cella solitaria, attraverso la pesante porta di metallo lasciata semiaperta, c’era un disegno scarabocchiato raffigurante una donna dai capelli mossi. “Ciaodolcezza,” recitava semplicemente. “Sarai più fortunato la prossima volta? 

 

“Oh mio Dio,” dichiarò la guardia. “E’ fuggita! Di nuovo!”

 

Ciò pose un marchio indelebile sulla sua opinione riguardo River Song.

 

_______________________________

 

 

Seguì le sue tracce fino a Rio, mentre partecipava ad una piuttosto altolocata cena di beneficenza, figurarsi. Il party si teneva in una villa multimilionaria sulla spiaggia e gli ospiti erano tutti perfettamente abbigliati per l’evento in bianco e nero con costosi abiti e completi - lui stesso indossava uno smoking nero stirato con cura ed un cappello a cilindro abbinato, che tirava fuori per le occasioni speciali. Amava quel cappello in modo particolare.

 

River Song, però, andava in controtendenza. Emergeva tra la folla, e non solo a causa dei capelli; fasciata in un vestito di un rosso intenso che ricadeva fin sul pavimento, che abbracciava le sue curve in modo perfetto, e con i suoi tacchi vertiginosi abbinati, aveva un aspetto… aveva un aspetto decisamente migliore di quello che una donna condannata all’ergastolo avrebbe dovuto avere, in ogni caso. La osservò da lontano socializzare con altri uomini inizialmente, sorridere e ridere; e una volta, anche se sapeva che non aveva la minima idea di chi lui fosse, lo aveva persino degnato di un singolo, piuttosto significativo sguardo attraverso la stanza affollata, sorridendogli. Aveva percepito qualcosa sbattere contro il suo petto e conficcarvisi, allora, e lui aveva ricambiato il sorriso, toccando il suo cilindro a mo’ di saluto.

 

L’aveva avvicinata dopo il terzo ballo, e lei aveva sorriso aggraziatamente. “Ma certo, dolcezza, che mi piacerebbe ballare con te. Ma devo avvertirti: è meglio che tu sappia quello che stai facendo, prima di decidere di ballare il tango con me.”

 

“Penso di sapere come comportarmi,” rispose semplicemente.

 

“Oh, fai come credi, ma alle ragazze interessa di più come ti comporti con loro.[1]”

 

Sorrise. Oh, gli piaceva già. Peccato che dovesse risbatterla in prigione. Volteggiarono attraverso la pista da ballo per un po’, e nonostante le sue allusioni, non vi fu alcun Tango da poter ballare; non che non si fossero divertiti comunque.

 

“Allora, come sei riuscito a trovarmi, Dottore?” disse lei, e lui la osservò, stupefatto. “Oh, non guardarmi così. Pensi che non sappia chi sei? Che non sappia tutto ciò che c’è da sapere su di te? Sei il Dottore, l’uomo inviato per fermarmi. Ho i miei dubbi su una tale aspettativa, ma sono comunque piuttosto lusingata da tutte queste attenzioni.”

 

“Rubare i Gioielli della Corona ti farà ottenere molto più che semplici attenzioni,” replicò lui. “Restituiscili, River. Non ti dispiace se ti chiamo River, vero?”

 

Il suo sorriso divenne ampio, seducente. “Chiamami in qualsiasi modo tu voglia, dolcezza.”

 

A quel gioco potevano giocare in due. Si introdusse nel suo spazio personale molto più di quanto lei si fosse introdotta nel suo, sussurrando proprio nel suo orecchio. “Restituiscili, River.”

 

“Oppure cosa farai? Sono già condannata all’ergastolo. Cos’hai intenzione di fare?” Si tirò indietro e fece l’occhiolino. “Sculacciarmi?”

 

“Oh, adoro le cattive ragazze, io, ma non credo che tu abbia afferrato la gravità di ciò che è accaduto. I Gioielli della Corona. C'è chi è stato impiccato per molto meno.”

 

“Cavolo. Pensi ancora che si tratti solo dei gioielli. Tutto questo riguarda molto più che i gioielli, Dottore. Ti stanno usando, e non te ne rendi neanche conto.”

 

“Di che stai parlando?”

 

“Dimmi, cosa sai del Silenzio?”

 

S’irrigidì, fissandola con muto sguardo di sorpresa. Il Silenzio era uno dei più antichi regimi ultra-fascisti d’Europa; aveva lentamente accumulato una grande influenza e denaro negli ultimi decenni e, se la loro leader dittatoriale Madame Kovarian[2bastava a rappresentare tutta l’organizzazione, i loro piani per l’Inghilterra non erano particolarmente caritatevoli.

 

“Che c’entra il Silenzio con tutto questo?”

 

Lei gli si avvicinò e sussurrò, “Spoiler”, prima di premere un bacio veloce sulle sue labbra, e lui lo ricambiò, istintivamente, come se fosse stata la risposta più naturale del mondo - e ciò, ovviamente, fu un errore. Perché l’ultima cosa di cui si rese conto, fu che tutto svaniva mentre perdeva conoscenza.

 

_______________________________

 

 

Si svegliò stordito nel sedile del passeggero della sua stessa auto - un’Aston Martin di un blu intenso che aveva rinominato Sexy, equipaggiata con più gadget e armamenti di molti sottomarini. Aveva creato lui stesso il design e non lasciava mai che qualcun altro la guidasse. Ed eccola qui, Miss River Song, che guidava la suamacchina durante una fuga ad alta velocità lungo la linea costiera.

 

“Cos’è successo?” cominciò ad urlare, disorientato.

 

“Ciao, dolcezza,” gli rispose. “Cercherei qualcosa a cui aggrapparmi, fossi in te.”

 

“Che ci fai alla guida della mia macchina?” le chiese e qualcuno sparò contro di loro dalla macchina difronte. “E chi è che ci sta sparando?!”

 

“Senti,” disse River. “Per come la vedo io, vogliamo entrambi la stessa cosa. Quello che ti hanno detto su di me è una menzogna. Non sono tua nemica, Dottore. In effetti, se fossi una che scommette, scommetterei che sono la tua più grande alleata.” 

 

“Perché diavolo dovrei ascoltare anche una sola delle cose che mi stai dicendo?” Domandò, poi si strofinò le labbra con rabbia. “E il tuo rossetto era avvelenato?”

  

“Non essere così melodrammatico!” Lo rimproverò lei. “C’era solo un sedativo all’interno, non veleno.”

 

“Oh, beh, solo.” Fece una smorfia. “Accosta la macchina adesso, e—“

 

“Non posso,” disse lei prendendo la curva seguente a sinistra, così forte, in effetti, che lui andò a sbattere proprio contro di lei. “Le mani, Dottore!” Lo prese in giro con una risata. “Dovrai fare ben più che ondeggiare sulla pista da ballo con me una volta, per arrivare a toccarmi intimamente. Ma adoro che tu ci abbia provato.”

 

Lui arrossì, poi fece di nuovo una smorfia, aggiustandosi il risvolto della giacca. “Chi stiamo inseguendo?”

 

“E’ talmente ovvio che lo potresti indovinare al terzo tentativo,” rispose lei; poi sparò con la sua pistola contro il veicolo difronte a loro, un’altra macchina sportiva che procedeva ad una velocità pericolosa attraverso le curve e i pendii della strada; grazie al cielo River si stava rivelando adatta a maneggiare la sua bambina e stava riuscendo non solo a tenersi al passo dell’altra auto, ma anche a sparare alcuni colpi con esperta abilità di tiro. Chiunque fosse River Song, era più di una dannata ladra, di questo era sicuro. 

 

“Senti,” disse lei, “dammi ventiquattr’ore per rintracciare una pista. Solo ventiquattr’ore. Vienimi dietro se vuoi. Se per allora non ti avrò provato che questo gioco è stato architettato contro di me, che sono un capro espiatorio, allora me ne tornerò silenziosamente in prigione. Puoi anche ammanettarmi tu stesso.” Sorrise. “Potrebbe persino essere divertente.”

 

“Ma davvero?” Le rispose diffidente, poi rivolse lo sguardo alla strada. “Albero, albero! River, attenta all’albero!”

 

Lei lo schivò con facilità. “Sei un agente troppo bravo perché ti assegnino a una missione per recuperare i Gioielli della Corona e lo sai. C’è qualcosa di più grande in gioco. Se non ti fidi di me, allora fidati del tuo istinto. Cosa ti sta dicendo in questo momento?”

 

“Che sei fuori di testa!” sbottò.

 

“Beh, gira voce che tu sia un folle, quindi siamo una coppia ben assortita, non credi?”

 

Lui la osservò e lei incontrò il suo sguardo furioso, molto composta, i suoi stessi occhi chiari e limpidi, e da un momento all’altro, qualcosa cambiò. Non avrebbe saputo dire cosa fosse stato, al di là di un insieme di gesti: un sopracciglio che si alzava in un elegante arco sottile, il vento che correva attraverso i selvaggi ricci dei suoi capelli, uno scatto verso l’alto dell’angolo della sua bocca; dettagli irrilevanti che non avevano alcun significato; niente era cambiato. Ma certo che niente era cambiato. Incolpò l’adrenalina o la commozione cerebrale- sicuramente aveva subito una commozione cerebrale- ma l’aria tra di loro era divenuta improvvisamente elettrica. Prima che se ne rendesse conto si stava sporgendo verso di lei.

 

“Ventiquattr’ore,” le disse. “E se si tratta di una qualche trappola o stratagemma, River Song, ti pentirai amaramente del giorno in cui hai deciso di fare giochetti con me.”

 

“Oh, dolcezza,” rispose lei con una risata. “Non te ne pentirai. Che i giochi abbiano inizio.”

 

 

 

 

 

 

 

Note Traduttrice:

Salve a tutti quelli che hanno voglia di leggere questa mia piccola nota. Ho deciso di realizzare questa traduzione dopo aver scoperto e adorato la perla che è Game of Equals di Irony_Rocks.

E' una delle storie più complete, IC e al contempo originale, che io abbia mai avuto il piacere di leggere in questo fandom, per questo ho voluto condividerla con voi; decidendomi a pubblicarla dopo almeno un anno di riflessioni traduttive in cui ho cercato di applicare quello che ho imparato in alcuni anni di Università.

 

Questo è il messaggio con cui sono stata autorizzata dall’autrice alla traduzione della sua storia:


“Hello! I've been reading your Doctor Who fan fictions and I absolutely adore them! I was wondering if you'd like me to translate A Game of Equals into Italian (my native language) and post it in your behalf on an Italian fan fiction site named EFP. I think your fanfic would be awesome to read for Italian whovians. If you’d give me your permission, I would create an account in your name, publishing the translation and a link to the original.


Sure, that’d be nice! Thank you for asking!”


Adesso alcune precisazioni sulla traduzione dal punto di vista interpretativo:


[1] “Penso di sapere come comportarmi,” rispose, semplicemente.

     “Oh, fa come credi, ma alle ragazze interessa di più come ti comporti con loro.”

Il verbo su cui questo flirt si fonda è 'to handle', che può significare 'gestire' o anche 'maneggiare'. Il Dottore lo usa nel primo senso, volendo dire che sa come gestire le situazioni come quella in cui si trova in quel momento. River invece lo usa nel secondo significato, ovvero affermando che alle donne interessa di più come vengono maneggiate, toccate. Ovviamente questo gioco di parole non è altrettanto chiaro in italiano come in inglese, per questo ho voluto specificarlo cercando di compensare la perdita di significato che inevitabilmente si viene a creare.

 

[2] “Madame Kovarian”. 

Nell’originale l’autrice scrive “Madame Kovorian”, forse cercando di riprodurre e basandosi sulla pronuncia, in cui in effetti la prima delle due 'a' non si pronuncia [a] ma [ɑː], come nella parola inglese ‘car'
In ogni caso, la grafia corretta è 'Kovarian', e per esserne sicura ho controllato anche nei miei DVD della sesta stagione. Lo volevo specificare per far notare a chi abbia intenzione di leggere la versione inglese, che non ho cambiato questo particolare della storia per un mio sfizio o preferenza personale, bensì per dovere di precisione.

 

Spero di avervi fatto apprezzare questa storia anche in italiano, e per chi fosse interessato a altre mie traduzioni, potete trovarle sul mio profilo,
SassyKat





 

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Capitolo 2
*** II. ***






II.

 






 

I rottami fiammeggianti dell'incidente stradale dinanzi a loro probabilmente potevano essere visti da miglia di distanza e il Dottore sapeva che dovevano andare via di lì prima che arrivassero le autorità. Ma accanto a lui, River stava facendo avanzare la sua bambina con lentezza estenuante per osservare i danni che aveva provocato, apparendo tutt'altro che di fretta. La macchina che stavano inseguendo si era capovolta e il falò che aveva creato nella notte si stava innalzando fino ad altezze spettacolari.

 

“Perdonami,” disse il Dottore sarcasticamente, “ma lo scopo di quest’inseguimento non aveva qualcosa a che fare con l’ottenere delle informazioni da lui? Non è molto utile se è morto.”

 

River scrollò le spalle come se fosse trattato di un marginale imprevisto nei suoi piani, poi indicò un centinaio di iarde più in là, in cui strizzando gli occhi si poteva distinguere la sagoma poco nitida del guidatore mentre tentava di strisciare fuori dai rottami. River fece l’occhiolino al Dottore, poi aprì lo sportello dell’auto e uscì. Il Dottore la seguì e quando giunsero nel punto in cui si ergevano gli alberi tra cui la loro preda aveva trovato rifugio, si udì un improvviso colpo di pistola. Prima che ci avesse perfino pensato, il Dottore aveva già spinto River dietro ad un tronco d’albero per metterla al sicuro. Alcune pallottole deviate colpirono gli alberi attorno a loro, mentre River lo osservava con un sorriso.

 

“Che cavalleria,” tubò lei. “Adorabile.”

 

Il Dottore le diede un’occhiataccia. Lei inclinò la testa da un lato, ascoltando i movimenti del loro aggressore e per un secondo il Dottore fu piuttosto assorto dal grande volume e dalla distribuzione dei capelli della donna - santo cielo, come era possibile controllare tutta quella roba? - prima che udisse qualcosa. Il loro aggressore ferito stava usando una sorta di radio, chiedendo soccorso. Il Dottore rimosse velocemente il suo cacciavite sonico dalla tasca. Era di suo stesso design, uno di cui persino Q  la al quartier generale era stato piuttosto geloso - e lo puntò in direzione dell’uomo ferito. Un attimo dopo, si udì un fiume d’imprecazioni mentre la radio andava in corto circuito.

 

“Sonico?” domandò River, studiando il dispositivo.

 

Ripose il suo cacciavite sonico velocemente, nel caso in cui rischiasse di finire come l’ennesimo dei molti oggetti che River Song aveva deciso di confiscargli - come la sua adorata macchina e, a quanto pareva, anche il suo buonsenso quella notte. River si separò da lui senza una parola. Presero entrambi direzioni opposte, con in mente un piano d’azione senza averne discusso e quando l’aggressore cominciò a sparare all’impazzata verso di loro, non ci volle molto prima che terminasse le sue munizioni.

 

Il Dottore lo avvicinò da dietro, mentre River camminò con un’andatura rilassata verso l’uomo ferito con un sorriso sfrontato. “Vandeleur,” lo riconobbe lei, fingendo affezione. “Quanto tempo.”

 

“Non abbastanza,” rispose Vandeleur, in modo indisponente e con un ansito di dolore. La sua gamba sinistra era gravemente ferita, ma a parte quello, sembrava abbastanza illeso dato l’incidente che aveva appena fatto. “Che cosa vuoi Song?”

 

“Sai cosa voglio. Tutti lo sanno. Parlami dei Gioielli della Corona. Perché Madame Kovarian li vuole?”

 

“Sei tu la ladra di gioielli, non io,” disse Vandeleur. “Dimmelo tu.”

 

Il volto di lei perse tutto il divertimento e la spensieratezza. “Conterò fino a dieci—“

 

“Non disturbarti,” rispose Vandeleur. “Non dirò niente. Lei mi ucciderebbe.”

 

“E cosa cosa credi che farei io?” chiese River, freddamente.

 

Il Dottore le lanciò con la coda dell’occhio uno sguardo indagatore e seppe, dalla sua vasta esperienza sul campo, che River aveva l’espressione di una donna che non stava bluffando. Mise da parte quell’osservazione, per il momento, e invece interruppe la conversazione lasciandosi cadere a terra su un ginocchio. Raccolse la radio ormai rotta che era caduta accanto a Vandeleur. Ne aprì il retro e armeggiò un po’ con i cavi, mentre River ed il loro piccolo ostaggio lo osservavano.

 

“Che stai facendo?” chiese River, curiosamente.

 

“Aggiusto e mi trastullo,” rispose il Dottore. “Le mie due specialità[]. Vedi, potrò anche essere un agente doppio zero, ma non mi sono mai particolarmente piaciuti gli spargimenti di sangue. Non porto nemmeno la pistola—“

 

“Non porti la pistola?” sottolineò River, incredula. “Avevo sentito delle voci, ma pensavo che fossero ampiamente esagerate.”

 

Il Dottore le sorrise, un po’ compiaciuto. “Le voci su di me non sono mai esagerate. Ma suppongo che il tuo sconcerto non debba sorprendermi più di tanto, considerato che ho già individuato due diverse armi da fuoco nascoste in quel tuo vestito. Hai un debole per le pistole, River?”

 

Lei sollevò un sopracciglio. “Quelle pistole sono molto ben nascoste, Dottore. Con quanto impegno le hai cercate?”

 

Lui incontrò il suo sguardo di colpo. “Il punto è, River, che so come uccidere un uomo. L’ho fatto molte volte nella mia vita - troppe volte, perfino. Ma sono arrivato ad un punto della mia esistenza in cui credo che ci siano modi migliori di ottenere informazioni che sparare.”

 

“Aggiustando e trastullandoti,” ripeté River.

 

“Adesso mi segui,” rispose il Dottore.

 

“Ci riesco bene - quando m’impegno.”

 

“Ne sono certo.”

 

“Oh, Dio, flirtano,” s’intromise Vandeleur, aspramente. “Sono già sanguinante e dolorante. Devo anche sorbirmi tutto questo?”

 

Il Dottore si ricompose, schiarendosi la gola e tornando a lavoro. Attivò di nuovo il suo cacciavite sonico. Questo cacciavite poteva aprire - con l’unica irritante eccezione di quelle in legno - qualsiasi tipo di serratura, ma aveva anche molte altre utilità: poteva controllare a distanza quasi qualsiasi computer e la maggior parte dei dispositivi conosciuti, rintracciare oggetti e persino compiere scansioni mediche immediate; il che era davvero utile quando doveva duplicare ecografie di retine, impronte digitali e altri marcatori fisici per creare un’identità.

 

Lo utilizzò quella volta, per localizzare la posizione delle persone che Vandeleur aveva provato a contattare per richiedere un soccorso via radio. Studiando i risultati sul piccolo monitor del suo cacciavite, sorrise compiaciuto disinnescando l’oggetto sonico.

 

“Bene, allora,” disse a Vandeleur. “Ho appena scoperto il covo o un altro nascondiglio sicuro dei tuoi uomini, perciò credo proprio che arriveranno alla conclusione che tu ce ne abbia parlato. Ora, a giudicare dal nome, non credo che il Silenzio sia molto generoso con quelli che parlano. Hai due opzioni. Tienici nascosto quello che vogliamo sapere e ti lasciamo ad affrontare il fatto di doverti giustificare con una spietata organizzazione, quando cominceremo un’aggressione pienamente organizzata alla loro postazione precedentemente sicura. Oppure parli, ci dici quello che vogliamo sapere, e noi ti offriamo protezione.”

 

Vandeleur sbiancò. “Non potete proteggermi.”

 

“Fidati,” disse lui, semplicemente. “Sono il Dottore.”

 

——————————

 

Tornarono al nascondiglio di River per continuare il resto della loro conversazione. A quanto pareva, la donna non conosceva il significato di “tenere un profilo basso”, dato che risiedeva in uno dei più boriosi complessi abitativi di Rio. L’appartamento dagli alti soffitti era elegante e scrupolosamente pulito, e ad eccezione del pianoforte a mezza coda che risiedeva in un angolo, quel luogo era pieno di mobili minimalisti ed oggetti d’arte interessanti; e aveva una vista spettacolare sulla spiaggia di Copacabana di notte.

 

Vandeleur, che fino a quel momento era stato pallido e sudato, facendo una smorfia mentre camminava sulla sua gamba ferita, era collassato sgraziatamente su un bianco divano a esse, macchiandolo piuttosto gravemente del proprio sangue. River aveva fatto notare causticamente che le sue informazioni avrebbero fatto meglio a valere lo scontrino della lavanderia che le sarebbe toccato pagare, ma poi tutte le battute di spirito erano cessate non appena Vandeleur si fu lanciato nel suo racconto. E o Vandeleur era ad un basso livello nella scala gerarchica dell’organizzazione, oppure era davvero un attore migliore di quanto il Dottore gli avesse dato credito, dato che quando ebbe finito di vuotare il sacco, il Dottore ancora non era impressionato.

 

“Tutto qui?” Disse il Dottore. “Il Silenzio vuole i Gioielli della Corona per venderli? È questa l’enorme cospirazione?”

 

“Valgono una fortuna,” si difese Vandeleur, sbuffando. “Milioni e milioni—“

 

“Prova con un quarto di miliardo,” s’intromise River, “ma a meno che non siano tagliati e venduti, non esiste un compratore credibile sul mercato che possa usare i Gioielli per qualcosa di diverso da una collezione privata. Sono troppo riconoscibili per essere visti in una collezione pubblica, e se li fai a pezzi perdono il loro valore di mercato insieme alla loro caratteristica emblematica.”

 

“Ci sono ancora compratori disponibili,” Vandeleur tirò su col naso.

 

“Il Silenzio è una delle organizzazioni più antiche e segrete in Europa,” disse il Dottore, “Questo tipo di clamore non gli è utile, anche se vale una mostruosa quantità di denaro. Rubare i Gioielli della Corona sarebbe troppo…appariscente per loro.”

 

Vandeleur gli lanciò un’occhiataccia. “Perché pensi che abbiano assunto una parte terza per rubarli? Song non aveva alcuna affiliazione con la nostra organizzazione.”

 

“Nessuna, che voi sappiate,” sottolineò River, bruscamente. 

 

Il Dottore si voltò lanciandole uno sguardo scettico, assottigliando gli occhi. “Quindi mi stai dicendo che sei stata assunta per rubare i Gioielli della Corona?”

 

River lo fissò per un po’, poi sospirò piuttosto drammaticamente prima di riprendere la sua pochette. La aprì, facendo scorrere la lampo del fodero, prima di rimuovere una chiave. Si diresse verso la parete più lontana, tolse dal chiodo un quadro impressionista e utilizzò la chiave per aprire una cassaforte. Dentro, intatta e al sicuro, era posta la Corona Reale. Interamente d’oro, il suo design consisteva in quattro croci pattées e quattro fleur-de-lis, con due archi in cima. Includeva precisamente 444 pietre preziose e, come River in persona aveva affermato in precedenza, valeva probabilmente un quarto di miliardo di dollari.

 

“In mia difesa,” disse lei, contro il suo sguardo severo, “non ho mai detto di non averli rubati. Ho solo detto di esser stata coinvolta come capro espiatorio per qualcosa di più grande.”

 

Lui annaspava senza trovare le parole, lottando per contenere la rabbia e frustrazione crescenti; non era certo d’aiuto nemmeno l’atteggiamento indifferente di lei a dispetto del suo comportamento sfacciato. “Dovrei farti rinchiudere in quest’istante!” La minacciò, ovviamente.

 

“Dovresti,” concordò lei. “Ma non lo farai.”

 

“E perché no?”

 

“Perché il Silenzio non vuole vendere questi oggetti, e lo sai. Quello che non sai è perché li vogliono, in primo luogo, ma hai intenzione di scoprirlo.”

 

“Davvero?” disse con un cipiglio.

 

“La tua curiosità è famigerata,” gli disse River, sicura di sé. “E a quanto pare, le voci che ti riguardano non sono mai esagerate.”

 

Il Dottore la raggiunse con tre lunghi passi decisi, arrivandole faccia a faccia. “Questo non spiega perché io abbia bisogno di te.”

 

“Hai bisogno di me perché non conosci le acque infestate in cui stai navigando,” gli rispose River e, per una volta, lo sberleffo provocante e disinvolto aveva abbandonato il suo atteggiamento. La sua voce suonava dura come l’acciaio, ma sincera e la sua faccia era priva di qualsiasi traccia d’arroganza. “Il mondo del furto è largamente differente da quello che conosci tu—“

 

“Giocatori diversi, stesse regole,” l’interruppe il Dottore, in modo beffardo, tutt’altro che impressionato.

 

“Sai dove ricettare pietre preziose? Conosci i giocatori sul campo che possano aiutarti a trasportare la merce rubata oltre le dogane? Sai quali ricchi clienti sono dei potenziali veri compratori e quali invece se la tirano e basta? Conosci davvero il Silenzio? Al di là delle voci e delle ipotesi, non hai mai avuto neppure più di un pizzico d’informazioni su quest’organizzazione, prima d’ora. E’ il più vicino che tu sia mai riuscito ad arrivare a loro, e sono io il motivo per cui ci sei riuscito.”

 

“Sei una bugiarda e una ladra e chissà cos’altro,” le disse lui.

 

“Sono moltissime cose,” concordò lei. “E l’ho sempre ammesso. Quindi dimmi, Dottore, questo cosa ti fa capire, se contesto un’affermazione come la tua su di me[]?”

 

Lui le si avvicinò minacciosamente. “Non mi fido di te.”

 

“Non sarebbe divertente se lo facessi,” disse lei. “Ma non sto chiedendo la tua fiducia. Ti sto chiedendo di onorare la tua parola. Ventiquattr’ore, eri d’accordo. Ho ventiquattr’ore per provarti che hanno creato questa cospirazione. Secondo i miei calcoli, ho esaurito appena la seconda ora.”

 

Le si allontanò e la parte razionale del suo cervello lo invitò a metter fine a tutto ciò seduta stante. Sapeva che c’era davvero troppo in River Song che non quadrava. Troppi punti interrogativi, e non riusciva a dare un minimo di senso a nessuno dei miseri frammenti di risposta che possedeva. Ad esempio, perché gli aveva mostrato i Gioielli? Sarebbe stato meglio per lei tenersi quell’asso nella manica, ma invece di mantenere il silenzio aveva mostrato le sue carte. Perché? Perché perdere un simile vantaggio? Non la conosceva molto bene - in effetti, più rimaneva con lei, più si rendeva conto di non sapere assolutamente niente di lei, in pratica - ma una cosa era certa. River Song non era una sciocca. Non era un’idiota.

 

C’era uno scopo dietro tutto quello che faceva.

 

Mantenne la sua espressione neutra, nonostante la natura calcolatrice delle sue riflessioni fosse probabilmente emersa comunque. River rimase completamente rigida di fronte al suo atteggiamento minaccioso e nonostante fosse un uomo snello per natura, quasi dimesso quando voleva esserlo, c’era una lunga lista di persone che avevano tagliato corto con i contenziosi quando faceva così. River era intimidita, forse, ma non lo mostrava.

 

“Bene, allora,” disse lui, allentando la tensione per un momento. “Ventiquattr’ore, con qualche cambiamento.”

 

River emise un piccolo sospiro, anche se lui non l’avrebbe notato se non fosse stato a pochi centimetri di distanza da lei. “Bene,” disse. “Adesso se non ti dispiace—“

 

Vandeleur usò la distrazione data dal loro litigio per saltare dal balcone dell’appartamento al ventisettesimo piano. Le sue urla echeggiarono per alcuni secondi, prima di terminare improvvisamente e quando River e il Dottore si furono precipitati sul davanzale, trovarono il suo corpo che giaceva al piano di sotto. Le tende furono mosse dal vento dentro e fuori la stanza, e il Dottore si rese conto che Vandeleur si era tolto la vita.

 

Cosa poteva spingere un uomo ad uccidersi?

 

“Vedi?” gli disse River, senza fiato. “Non me lo sto inventando.”

 

——————————

 

Dovettero andarsene immediatamente, dato che le autorità erano già state avvertite, e River ebbe abbastanza tempo per imballare i Gioielli della Corona e poco altro, prima di lasciarsi alle spalle il suo appartamento. Guidò lui questa volta, strappandole di mano le chiavi della sua Aston Martin con sguardo tagliente, prima che si mettessero a correre nuovamente giù per la linea costiera.

 

“Quindi,” osservò River. “Ci abbiamo provato da me. Che dici, facciamo da te?”

 

Tutto quello che quella donna diceva sembrava un’allusione sessuale. Probabilmente non sarebbe riuscita a sembrare innocente nemmeno se avesse letto libri per bambini.

 

Il Dottore prese il telefono e premette la prima selezione rapida; un secondo dopo premette il codice d’accesso che autorizzava l’accesso al tesserino identificativo. Passò qualche secondo e in fine venne reindirizzato direttamente al suo superiore, la donna a capo dell’MI6, oltre che sua precedente partner prima che ascendesse i ranghi.

 

“Oi[], ragazzo alieno,” lo salutò Donna Noble, con aria stanca. “Hai una vaga idea di che ore siano?”

 

“Sorgi e brilla!” rispose il Dottore affettuosamente e con una tale allegria, che già riusciva a immaginare la smorfia e cipiglio sul volto di Donna. Venne subito al punto. “Ho bisogno che tu mi autorizzi una squadra.” 

 

Si udì un fruscio e del movimento dall’altra parte del telefono,  s’immaginò che Donna si stesse alzando dal letto e stesse cercando nelle vicinanze la console del computer nascosta che emergeva vicino al lato del letto. Aspettò che accedesse ai suoi fascicoli, prima di sentirla trattenere improvvisamente il respiro. “Rio?” domandò. “Che diavolo ci fai a Rio?”

 

“Usi ancora quegli indicatori di posizionamento su di me?” Chiese lui scherzosamente.

 

“Su di te e tutti i miei agenti,” replicò Donna. “Adesso rispondimi, che ci fai a Rio?”

 

“Il mio lavoro.”

 

“Quindi hai trovato River Song?”

 

Lanciò uno sguardo di traverso alla donna in questione, che stava osservando con interesse la conversazione in corso. “Per così dire.”

 

“I Gioielli?”

 

“Sì.”

 

“Quindi, sei di ritorno?”

 

“Veramente no, no.”

 

“E perché no, per l’amor di Dio?” Domandò Donna. “Correggimi se sbaglio, ma la ragazza e i Gioielli erano la missione, giusto? Lo so, perché che sono io quella che ti ha passato l’incarico.”

 

“Le cose si sono… complicate.”

 

“Come?”

 

“Ascolta, ho bisogno di qualche agente in più ad assistermi. Secondo il mio istinto—“

 

“Oh, Dio, tu e i tuoi istinti. Finirai in una bara, uno di questi giorni, con i tuoi presentimenti!”

 

“Ehi, ehi, non c’è bisogno di essere maleducati!”

 

Donna sospirò profondamente un’altra volta, e lui se la immaginò lottare per controllarsi. “Dato che hai raggiunto entrambi gli obbiettivi principali, ciò mi precluderebbe la necessità di inviarti una squadra per terminare l’incarico. Non è così?”

 

“Di solito sì, ma mi conosci. Quante volte ho mai agito in maniera ordinaria?”

 

“In quali guai ti sei cacciato questa volta?”

 

“In guai insoliti, il che significa che sono quelli di sempre, per me, e che sono insoliti per tutti tranne me, ma sai che—“

 

“Mi sto stancando di sistemare i tuoi casini!”

 

“Ma sei così brava nel tuo lavoro,” ragionò il Dottore, tentando con l’adulazione, perché sapeva quanto si stesse assottigliando il ghiaccio sotto i suoi piedi.

 

“Ti assegnerò ai lavori sporchi se causerai un’altro incidente internazionale,” lo avvertì Donna. “Sono seria, Dottore. Solo perché sei stato il mio partner per qualche tempo—“

 

“Il tuo miglior partner. Me l’hai detto tu. Hai persino detto il tuo miglior amico-

 

“Non ti coprirò per sempre,” lo interruppe Donna, irascibile. “Hai causato abbastanza guai per tre agenti messi insieme, persino più di 007, e lui è nell’organizzazione fin dai primi anni sessanta! Adesso che succede?!”

 

Sollevò gli occhi al cielo; come se lui e gli altri agenti lavorassero con due metodi d’operazione totalmente differenti. Odiava davvero essere comparato ad altri agenti Doppio-0, 007 in particolare. “Donna, non posso spiegare quello che sta succedendo. Non ancora. Dovrai solo fidarti di me. Fidati di me, e mandami degli aiuti. Ho bisogno di una squadra qua fuori.”

 

“Pensavo ti piacesse lavorare da solo,” osservò River, al suo fianco, prima che il Dottore la zittisse.

 

“Beh,” disse Donna, al telefono. “Sei fortunato che sia troppo stanca per discutere in questo momento. Non farmene pentire, Dottore!”

 

“Quando mai ti ho fatto pentire di esserti fidata di me? E quell’incidente con la puzzola non conta!”

 

“Chi vuoi?” chiese Donna, ignorando l’ultima affermazione. “Martha è già sul campo, e tu e Rose ormai non lavorate più insieme. Chi ci rimane, chi? Amy e Rory—“

 

“Magnifico,” proclamò il Dottore. “Manda la coppia sposata immediatamente! Comunicagli la mia postazione: il Sofitel Rio de Janeiro. Falli registrare con i loro pseudonimi.”

 

“Bene,” concordò Donna. “Ma la prossima volta che parleremo, sarà meglio che tu abbia delle risposte e delle spiegazioni da darmi.”

 

“D’accordo,” rispose il Dottore, per poi riattaccare.

 

Trovò River intenta ad osservarlo piuttosto attentamente. “Non sapevo che fossi così amico del nuovo M. Un’ex partner?”

 

Lui ignorò la domanda. “Interverranno degli agenti.”

 

“Puoi fidarti di loro?”

 

“Potrei affidargli la mia vita,” rispose, “E anche se non fosse così, mi fiderei più di loro che di te.”

 

River finse di trasalire, posandosi una mano sul petto come se lui l’avesse ferita. “Che cosa sgarbata. Dottore, devi rilassarti. Non te l’ha mai detto nessuno che sei un po’ troppo scorbutico? Un matusa.”

 

A dire il vero, lei era la prima che avesse mai insinuato una cosa del genere. Di solito le persone ritenevano che fosse troppo uno spirito libero e amante del divertimento, date le sue responsabilità.

 

Eppure c’era qualcosa in questo caso e in River Song che lo stava portando al limite; suppose che fosse un bene che i Pond stessero per intervenire. Amy e Rory se erano piuttosto bravi a trarre fuori da lui; la natura serena dei loro rapporti era stata ben stabilita durante l’ultimo paio d’anni in cui avevano lavorato insieme a varie operazioni. Recentemente Amy e Rory si erano persino sposati e avevano preso un’aspettativa per una più che meritata luna di miele, ma lui non vedeva l’ora di rincontrare i suoi amici e riunire di nuovo la comitiva, come si suol dire.

 

Certo, dato che River Song li avrebbe seguiti lungo il viaggio, si chiedeva come le dinamiche dei loro rapporti sarebbero potute cambiare.




 

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Capitolo 3
*** III. ***







III.

 







 

Arrivarono al suo attico verso le cinque del mattino circa, il filo di un’alba rossa che si levava in cielo. Amy e Rory non sarebbero arrivati per almeno un’altro paio d’ore, e River sembrava star usando quel momento di calma per pianificare qualcosa - ne era certo, anche solo per modo in cui era rimasta in silenzio. Presero l’ascensore fino al terzo piano, in cui il Dottore sarebbe rimasto per tutta la durata del suo viaggio là a Rio, come secondo gli accordi che aveva preso precedentemente. Non era una delle sue città preferite del mondo ma gli sarebbe andata bene, per il momento.

 

Si tolse il papillon mentre camminava, liberandosi della giacca del suo smoking e gettandola sullo schienale di una poltrona. Quando girò sui tacchi River era in piedi vicino all’entrata, che si toglieva il cappotto scuro per rivelare il vestito rosso che aveva indossato fin da quando si erano incontrati sulla pista da ballo. Osservava il luogo che la circondava con sguardo attento - l’ambiente furtivamente pulito, l’attico dall’alto soffitto, le stanze illuminate da blu e rossi brillanti. Era un luogo temporaneo per lui, ma River lo stava osservando come se potesse far luce su di lui.

 

“Bagno, stanza degli ospiti e cucina,” le fece notare, svogliatamente, guardandola. Si sciolse i gemelli. “Ci sono dei vestiti di riserva, nell’altra camera da letto, che potrebbero essere della tua misura.”

 

“Intrattieni spesso delle donne, qui?” Sorrise lei. “Cos’è che fanno, mi chiedo, per lasciare qua i loro vestiti?”

 

Lui sorrise; l’agenzia equipaggiava sempre i suoi nascondigli con tutto ciò che gli sarebbe potuto servire, compreso lo stretto necessario per una donna - ma lasciò che River giungesse alle conclusioni che preferiva.

 

Fuggì nella sua stanza da letto, chiudendo la porta dietro di lui. Le sue spalle erano tese e rigide, e per un momento si chiese se fosse assennato lasciare River sola nel suo attico - ma non c’era niente di valore là. Si occupò di togliersi i vestiti, e per quando fu sotto la doccia, stava già rivedendo mentalmente tutto ciò che sapeva dal file di River. La sua reputazione la precedeva - una delle ladre più rinomate al mondo, topo d’appartamento, borseggiatrice e scassinatrice insieme. Il suo file menzionava qualcosa riguardo un’infanzia violenta passata in numerosi orfanotrofi, ma per la maggior parte tutto veniva lasciato all’immaginazione.

 

Avrebbe dovuto scontare l’ergastolo in prigione, anche - per omicidio. Al processo si era parlato di una storia riguardo una rapina andata male, ma c’era qualcosa di sospetto in quell’intera faccenda. River, in prima persona, affermava la propria innocenza. A giudicare dalla ferrea risolutezza che aveva dimostrato fino a quel momento, sembrava assolutamente capace di compiere un omicidio, con gli opportuni incentivi.

 

Venti minuti dopo, era vestito e pronto per un nuovo giorno. Pensò di indossare la sua mise preferita - una giacca in tweed e un papillon, ma anni di lavoro in incognito l’avevano prontamente messo al corrente del fatto che a quanto pareva le donne avevano gusti differenti. Era straordinario come fosse molto più semplice lavorare con il sesso opposto quando indossava un completo fatto su misura di Armani, invece. Nonostante avesse il dente avvelenato per il fatto che River gli stesse già facendo cambiare il modo con cui normalmente gestiva le cose, immaginò che quanto più a lungo avesse mantenuto in atto questa sciarada di flirt sfacciato, tanto più semplice sarebbe stato per lei tradirsi.

 

Quindi indossò un completo scuro e si sistemò i capelli lisciandoli all’indietro; controllando il proprio riflesso ancora una volta nello specchio. “Beh, ciao, bellezza,” disse compiaciuto rivolto al suo stesso riflesso. 

 

“Davvero.” concordò una voce femminile.

 

Lui emise uno strillo -molto mascolino-, si voltò di scatto e trovò River che stava in piedi all’entrata della stanza. “Cosa—solo,” farfugliò. “Da quanto sei lì?”

 

“Abbastanza, amore,” lo prese in giro lei, poi attraversò la stanza per sistemargli la cravatta, passando una mano lungo il suo petto. A quanto pareva aveva trovato qualcosa che le stava a pennello, perché adesso indossava un paio di pantaloni alla cavallerizza e una giacca bianca piuttosto attillata che faceva miracoli per le sue curve. “Allora, pronto per un nuovo giorno? C’è qualcuno in salotto che dovresti conoscere.”

 

Lui guardò la porta aperta. “Hai invitato qualcuno qui?”

 

“Certamente.”

 

“Quale parte di rifugio segreto non capisci?”

 

“La segretezza è relativa, e io ho degli orari da rispettare. La tua squadra arriverà ancora tra qualche ora e preferirei usare questo tempo per pianificare—“

 

“Già a pianificare. Non riesci proprio a star ferma e tranquilla, eh?”

 

“Non lo immagini neanche” gli disse con un sorriso - e che Dio lo aiuti, se c’era una cosa che River Song non era, era noiosa. La cosa non gli sarebbe dovuta piacere. (Gli piaceva, più o meno.) “C’è un intel su cui voglio lavorare, e se hai finito d’imbellettarti per oggi, c’è un uomo là fuori che sono sicura sarà impressionato da qualsiasi cosa tu ti sia messo addosso o deciderai di toglierti di dosso.”

 

“Cosa?” le chiese confuso.

 

“Sarà uno spasso, ne sono certa,”disse con divertimento. “Limitati ad uscire di qui. Jack è un tipo impaziente. Anche se, ora che ci penso, sono sicura che per te resterebbe.”

 

“Jack?” ripeté lui. “E cos’è che fa questo Jack?”

 

“Dottore, tu hai i tuoi amici ai piani alti - il capo dell’MI6 e cose del genere - ma i miei tendono verso… come posso metterla in modo delicato?”

 

Lui non poté impedirsi di essere divertito da quel continuo sberleffo perché, per lo meno, era rinvigorente. “Ai piani bassi?”

 

“Piani difficili da raggiungere,” lo corresse lei, facendogli l’occhiolino.

__________________________

 

Quando River uscì dalla stanza sapeva di averlo fatto arrabbiare abbastanza da averlo lasciato di nuovo scosso. Lui la seguì fuori senza una parola. Era un peccato, dato che quell’uomo stava cominciando a piacerle nonostante non avesse dovuto. Non era affatto quello che si era aspettata, anche se quello era un po’ un mistero adesso. Ad ogni modo, sarebbe stato difficile mantenere quel giochetto che stava facendo con il Dottore. Se si fosse spinta troppo in là, lui sarebbe solo diventato più sospettoso e avrebbe reagito bruscamente. Doveva tenerlo sulle spine abbastanza da tenerlo interessato, eppure distante - non facile, considerato che sapeva già che quell’uomo era dieci volte più intelligente e perspicace della maggior parte delle persone. A River normalmente piacevano le sfide, ma doveva mantenersi concentrata sulla missione.

 

C’era troppo a rischio - sei anni, ci aveva messo. Sei anni, e adesso era così vicina al Silenzio, a Madame Kovarian, poteva quasi sentirne il sapore.

 

Non poteva permettersi distrazioni, neppure una tanto attraente quanto il Dottore.

 

In salotto, Jack Harkness sedeva disteso sul divano, un braccio gettato al di là dello schienale, le gambe allungate difronte a lui come se si fosse accomodato come a casa propria. Indossava una giacca di pelle e dei jeans polverosi come se fosse appena uscito da una gara di motociclette e quando sollevò lo sguardo verso il Dottore, si esibì in un sorriso lupino.

 

“Salve, bel fusto,” lo salutò, prevedibilmente.

 

Il Dottore si fermò di colpo, stando in piedi ad un capo della stanza e fissando in maniera diffidente lo sconosciuto nel suo appartamento. “Jack Harkness,” li presentò River con un po’ di divertimento, “questo è il Dottore. Dottore, questo è Jack Harkness, procuratore di oggetti dal valore inestimabile.”

 

“Preferisco imprenditore in import-export,” aggiunse Jack, poi si alzò, sorridendo al Dottore con il suo sorriso migliore - che, doveva ammetterlo, era piuttosto affascinante. Lei stessa aveva quasi ceduto a quel sorriso un paio di volte, prima che si fossero resi conto del fatto che, cascamorti o meno, Jack Harkness e River Song erano più adatti ad essere compagni nel crimine che nella camera da letto.

 

“E che cos’è che importi ed esporti?” Domando il Dottore, sospettoso.

 

“Fornisco alle persone come River gli oggetti di cui hanno bisogno per fare le cose che fanno. Di tanto in tanto, mi sporco persino le mani se lei me lo chiede abbastanza gentilmente.” Fece una pausa, fissando il Dottore. “River non me l’aveva detto, ma è evidente dal taglio del completo. Intelligence britannica?”

 

River era sicura che il Dottore odiasse essere così evidente perché fece una smorfia e camminò trascinando i piedi fino alla parte opposta della stanza. Jack si limitò a sorridergli di rimando e si avvicinò all’altro uomo per offrirgli un drink del suo stesso armadietto dei liquori.

 

“Io non bevo,” affermò il Dottore.

 

Jack sollevò un sopracciglio, poi finì lui stesso il drink che gli aveva offerto in un solo sorso. “Sei un uomo dalle molte sorprese.”

 

“Così mi dicono.”

 

“Oh, ma io adoro gli enigmi,” disse Jack, praticamente facendo le fusa, poi rise quando il Dottore arrossì un poco.

 

River quasi rise assieme a lui; non poteva assolutamente farne una colpa a Jack. Il completo faceva praticamente sembrare il Dottore sesso su due gambe, ma sospettava, dal modo in cui il Dottore aveva guardato lei per tutta la sera, che Jack stesse bussando alla porta sbagliata.

 

Poteva darsi che si stesse sbagliando lei, però; non sarebbe stata la prima volta.

 

Jack s’interruppe, però, studiando il Dottore prima di aggrottare le labbra. “Non me lo dire: un agente Doppio-0?”

 

“0011,” rispose, un po’ causticamente. “Ma nessuno mi chiama con quell’appellativo. Sono conosciuto come il Dottore.” 

 

“Dottore chi?” chiese Jack.

 

“Solo il Dottore,” fu la prevedibile risposta.

 

Jack fissò River dall’altra parte della stanza, il divertimento che svaniva appena un poco dal suo volto mentre i due condividevano uno sguardo significativo, uno che il Dottore non avrebbe dovuto vedere. Lei distolse lo sguardo, maledicendo silenziosamente l’abilità di Jack di leggerla nel profondo e sfrecciò oltre entrambi gli uomini senza stringere alcun tipo di contatto visivo con nessuno dei due.

 

“Agenti doppio-0,” rifletté Jack dietro di lei, a voce bassa, apertamente. “Avrei dovuto sapere che ti sarebbe piaciuto l’alone di mistero.”

 

River si scostò una ciocca di capelli dagli occhi, troppo nervosamente per i suoi gusti, ma la necessità di farlo era troppo forte perché potesse controllarla. River desiderò che Jack lasciasse cadere quel discorso. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era che gli venisse ricordato 0010 e tutti gli incasinati, complicati problemi in merito. Il dolore - quello l’incasinava sempre. Doveva rimanere concentrata sulla missione e cosa più importante, non voleva che il Dottore sviluppasse dei sospetti sui i suoi precedenti rapporti con gli agenti dell’MI6.

 

Avrebbe… complicato le cose ed erano già abbastanza complicate così.

 

“Abbiamo bisogno di alcune planimetrie,” disse lei a Jack, rimettendoli in riga. “Puoi riuscire ad ottenere quello che ti ho chiesto?”

 

Jack la studiò per un momento, poi sorrise. “In dieci anni da che ti conosco, quando mai non ci sono riuscito?” Le porse rapidamente una mano. “E prima che tu lo dica, quella volta a Belgravia non conta!”

 

“Aspetta, frena. Planimetrie?” S’intromise il Dottore. “Planimetrie di che cosa?”

 

River si voltò verso di lui, si poggiò contro il divano imbottito e sorrise. “Che ne dici di un piccolo furto con scasso? Per la Regina e la Nazione, ovviamente.”

 

“Dove? Qui? Che c’è di così importante a Rio?”

 

“Non hai davvero creduto che io fossi a Rio per un ballo di beneficenza, vero?”

 

____________________________

 

Il Silenzio controllava alcune compagnie elencate nella lista Fortune 500[1], controllava - se le voci erano vere, e River sospettava che lo fossero - persino le monarchie di alcuni paesi di minor rilievo. Ma ciò in cui avevano maggior influenza era la principale Tower aziendale delle Industrie Mycroft, la più grande compagnia di contratti di difesa della regione. La Tower si trovava all’estremità ovest di Rio, ampiamente difesa da guardie armate e da un sistema di sicurezza all’avanguardia.

 

River voleva disperatamente dare una sbirciata ai loro segreti. “Entriamo e scarichiamo il file chiamato Raven’s Nest[2]La mia intelligenza mi dice che ha qualcosa a che fare con i Gioielli della Corona.”

 

“La Mycroft è una compagnia di R&D,” disse il Dottore. “Che cosa potrebbe avere a che fare con i Gioielli della Corona?”

 

“E’ proprio quello che abbiamo intenzione di scoprire, dolcezza.”

 

“Non sarà facile,” rifletté Jack, sospirando, andando a posizionarsi accanto a lei mentre lei alzava le planimetrie dallo schermo del computer del tavolo touch screen su cui erano sparpagliate. Gli alloggi del Dottore erano sempre equipaggiati con una varietà di novanta gadget, tutti high-tech e sottili. Jack ingrandì i progetti sullo schermo ed indicò alcune misure di sicurezza che sarebbero state problematiche da eludere. “La video sorveglianza è molto elevata qui, qui e qui,” osservò, “Ma praticamente ogni metro quadrato dell’edificio ne è tappezzato. Dovremo entrare nei loro feed. In più, ci sono sensori biometrici ai livelli superiori della Tower, ed è impossibile accedere all’area del computer centrale fuori orario lavorativo e durante le messe in sicurezza a causa di sensori di movimento a infrarossi e di un sofisticato reticolo laser invisibile. Il che significa che sarebbe molto più semplice fare irruzione durante l’orario lavorativo.”

 

River emise un fischio d’apprezzamento. “La cosa si fa divertente.”

 

La bocca del Dottore s’incurvò verso l’alto, quasi in un sorriso, anche se aveva compiuto un lavoro eccellete nel cercare di reprimerlo. “Usare la porta d’ingresso, invece?” chiese. “Sembra più semplice che fare irruzione.”

 

“Non è il modo in cui agisco di solito,” lo prese in giro River, “Ma si, credo di capire dove vuoi arrivare. L’accesso al computer centrale, ovvero dove potremmo arrivare al nostro Raven’s Nest, è limitato solo ad un pugno di persone. Cinque, a dire il vero.”

 

“Dobbiamo rubare una delle loro identità per entrare,” affermò il Dottore.

 

“Possibile,” concesse lei. “A parte il fatto che sarà difficile. Ci sono solo due candidati. Il CEO ed il Vice della compagnia sono i primi due, ma sono entrambi fuori città. Due tecnici di laboratorio hanno accesso all’area, ma non l’autorità di accedere al computer centrale, quindi non ci sono molto utili. Il che ci lascia con una sola opzione. Il Dr Frederick Weinheimer, lo scienziato principale a capo della divisione R&D. Il suo permesso d’accesso è illimitato, ma non lascia mai il laboratorio, a quanto pare.”

 

Jack prese il file su di lui, sparpagliando le sue foto e informazioni personali sullo schermo. “E’ un tipo pelle e ossa, più basso di uno qualsiasi di noi. Non so come faremo a impersonarlo.”

 

Le labbra del Dottore si allungarono in un sorriso scaltro. “Non ti preoccupare di questo. Credo di conoscere un uomo che può riuscirci.”

 

River sospettò che fosse uno dei membri della squadra che il Dottore aveva chiamato in aiuto. Lanciò uno sguardo al suo orologio, calcolando che avevano altre due ore o giù di lì prima che la sua squadra intervenisse, poi studiò ancora una volta le planimetrie.

 

River osservò il Dottore con sguardo di sfida. “Beh, allora, Dottore, capiamo come riuscire a mettere a segno questo furto.”

 

“Oh,” lui stette al gioco, ridendo. “Sapevo che saresti stata un interessante primo appuntamento.”

 

Ci volle uno sforzo comune per capire quale fosse il modo migliore per fare irruzione nel complesso più sicuro di tutta Rio. Non era impossibile, ma si stava dimostrando un’impresa più difficile di quanto River si fosse aspettata perché il Dr. Weinheimer non lasciava mai il proprio laboratorio, il che significava che avrebbero dovuto prima introdursi di soppiatto nella Tower, poi falsificare l’identità e duplicare le scansioni delle sue impronte digitali e della sua retina, poi infiltrarsi nel computer principale per scaricare il file Raven’s Nest. Tutto ciò, probabilmente mentre la giornata lavorativa ingranava la quarta, ciò significava che ci sarebbero stati molti civili in circolazione per l’edificio.

 

Eppure, le loro risorse non erano poche. Il Dottore aveva già rivelato diversi pannelli nascosti nel suo appartamento, che contenevano tutto ciò che le sarebbe servito per una delle sue irruzioni, compresa un’imbracatura e un’attrezzatura, videocamere wireless a foro stenopeico, indicatori di posizionamento GPS, una radio sicura, occhiali protettivi per la visione notturna ed un cellulare che riusciva a compiere virtualmente qualsiasi incarico gli venisse assegnato. Era un po’ possessivo riguardo il suo piccolo, splendido cacciavite sonico, però. Purtroppo.

 

In più, c’era il dispositivo che avevano usato per duplicare una realistica maschera in latex del volto di Weinheimer. Le piaceva alquanto quell’aggeggio.

 

Quando ebbero assegnato ad ognuno il loro ruolo, gli ultimi due membri di quella piccola avventura alla fine arrivarono. Rory Williams e Amy Pond sgusciarono attraverso la porta d’ingresso con valigie abbinate e l’ultima dei due, con un evidente cipiglio. “Oi, Dottore,” disse la ragazza, furiosa. “Hai interrotto la nostra luna di miele!”

 

Il Dottore si voltò, emettendo una risata un po’ acuta mentre osservava lo sguardo minaccioso della ragazza. Amy Pond era una giovane e splendida rossa, ma a giudicare dall’espressione sul suo volto, River sospettava che non fosse una con cui potersi permettere di far tanto gli spiritosi. Suo marito, invece, sembrava un bonaccione e persino gracile, quasi un topo di biblioteca. Formavano una coppia insolita, là in piedi con addosso abiti da turisti, sofferenti per il jet-lag.

 

“I Pond!” li salutò il Dottore, con affetto, anche se stava osservando il cipiglio di Amy con un po’ di nervosismo. “Quanto tempo!”

 

“Siamo stati via solo una settimana e mezzo,” replicò Amy. “Dovevano essere tre settimane, ma sono state meno perché tu hai interrotto la mia luna di miele!”

 

“La nostra luna di miele,” s’intromise Rory, debolmente. “Amy—“

 

“Sgridalo assieme a me oppure taci,” Amy avvertì suo marito, poi si avvicinò al Dottore in tre lunghi passi. “Tu. Non. Puoi. Interrompere. Le lune di miele altrui! E’ offensivo e sbagliato, e ci devi un viaggio dopo che tutto questo sarà finito.”

 

“Cosa?” Il Dottore cercò di difendersi. “Vi sto offrendo un viaggio! A Rio! Non conta niente questo?”

 

Amy lo pungolò sul petto. “Siamo qui per lavoro. Ma appena avremo finito qui?”

 

Il Dottore si rassegnò. “Vi porterò in un posto carino.”

 

Dietro di loro, Rory sollevò un dito. “A dire il vero, se per te è lo stesso, Dottore, preferirei accompagnare mia moglie in luna di miele da solo.”

 

Il Dottore roteò gli occhi e annuì. “Bene. Bene! continuate tutti con le vostre richieste irragionevoli!”

 

Jack colse l’opportunità di quella riunione che li distrasse per prendere River da parte. Prima che lei potesse protestare, la portò a passo di marcia ad un’estremità dell’appartamento mentre il Dottore e i suoi compagni parevano aggiornarsi sugli ultimi avvenimenti, e dall’espressione sul volto di Jack, non si sarebbe trattato di un intermezzo piacevole. River emise un sospiro, consapevole di ciò che l’attendeva fin da tutta la mattina.

 

Quando lui la spinse in una stanza degli ospiti, chiuse la porta dietro di loro e si voltò per fronteggiarla, “Ciao,” la salutò, come se non le avesse parlato per tutto il giorno. Anche se, dato che il Dottore li aveva accompagnati per tutto il tempo, in effetti era il primo attimo che avevano a disposizione solo per loro due, “River Song, sei completamente impazzita?”

 

“Beh, su quale definizione di pazzia ci stiamo basando —“

 

“L’MI6?” disse lui, bruscamente. “Che problemi hai con gli agenti Doppio-0?”

 

Lei come se l’avessero schiaffeggiata. “Questo non me lo merito,” disse lei, a voce bassa.

 

In sua difesa, Jack sembrò rendersi conto di ciò che aveva detto e le sue spalle si abbassarono di colpo, mentre si calmava leggermente. Un po’ della sua rabbia sembrò svanire, ma l’intensità del suo sguardo rimase forte. “Non puoi continuare a farti questo.”

 

“A fare cosa?” lo sfidò River. “A perseguire l’organizzazione che mi ha privata di tutto?” 

 

Jack sospirò. “Finirai per ammazzarti con questa vendetta.”

 

“E’ la mia vita, Jack. Ne faccio quello che mi sembra più adatto.”

 

“Perdonami se mostro un po’ di preoccupazione—“

 

“Preoccuparsi è una cosa,” l’interruppe River. “Non dirmi come vivere la mia vita.”

 

Lui emise un verso d’agitazione dal retro della sua gola, come se riuscisse a percepire dove quella conversazione sarebbe andata a parare e, frustrato, cercò di cambiare argomento. “John non l’avrebbe voluto, sai? Non è mai stato un uomo a cui piaceva la violenza, anche se il suo lavoro la richiedeva. Non avrebbe voluto che tu rischiassi la tua vita—“

 

“Beh, John è morto,” gli disse River, un po’ tesa. “E’ morto e sono vicina - così vicina - a trovare le persone responsabili della sua morte. Non posso fermarmi adesso. Non lo farò.”

 

Bussarono alla porta e lei si rese conto che la sua voce si era alzata troppo durante il litigio. Chiudendo gli occhi per resistere ad un’andata di mortificazione, guardò in direzione della porta quando il Dottore li chiamò, “Tutto bene là dentro?”

 

“Benissimo,” rispose River, rapidamente.

 

Lanciò un ultimo sguardo a Jack e tornò alla porta. L’aprì rivelando il Dottore poggiato tranquillamente contro lo stipite della porta, gli occhi nascosti dai capelli. Lui sollevò lo sguardo, l’espressione incuriosita - e lei si chiese cosa avesse sentito così come odiò il fatto che lui avesse udito qualsiasi cosa in primo luogo.

 

Il Dottore osservò Jack oltre la spalla di lei, studiandolo per un secondo. Dietro il Dottore, sia Amy che Rory erano nel corridoio ad assistere alla scena che si stava svolgendo, ma River, a quanto pareva, aveva occhi solo per il Dottore perché riusciva a percepire la curiosità che scaturiva da quelli di lui.

 

“Chi è John?” le chiese, di punto in bianco.

 

River sentì il sangue dileguarsi dal suo volto. Ripercorse la conversazione che aveva avuto con Jack nella sua mente, chiedendosi se lui potesse riuscire a capire molto di quello che aveva sentito. Avevano menzionato John, ma solo il suo nome di battesimo - e anche in quel caso, c’erano milioni di John Smith nel mondo. Non avrebbe mai potuto collegarlo all’ultimo 0010, il predecessore dello stesso Dottore; l’agente dell’MI6 che era morto sei anni prima e che l’aveva galvanizzata nel dare la caccia alle persone responsabili di più atrocità di quante River avrebbe saputo nominare.

 

John Smith, il suo ultimo fidanzato[3]. 

 

“Nessuno,” gli rispose River, rigida. “Adesso, seguimi. Abbiamo delle cose da rubare.”

 

Cercò di superarlo senza dire un’altra parola, ma lui la fermò con una mano sul braccio. La sua presa era stretta, ma i suoi occhi la imploravano con un tocco in più di gentilezza. “Smettila di mentirmi, River. Se vuoi che mi fidi di te, devi smetterla di mentirmi.”

 

Se solo le cose fossero state così semplici.

 



Note Traduttrice:

[1]Nel testo ‘Fortune 500’, è una lista annuale compilata e pubblicata dalla rivista Fortune, che classifica le 500 maggiori imprese societarie misurate sulla base del loro fatturato.

 

[2]Nel testo ‘Raven’s Nest’, significa letteralmente ‘nido del corvo’ ed allude ai corvi che si trovano alla Torre di Londra, in cui vengono anche conservati i Gioielli della Corona. Secondo un’antica superstizione è importante che i corvi non muoiano e non lascino la Torre, altrimenti “la Corona cadrà e con lei la Gran Bretagna”.

 

[3]Nel testo ‘fiancé’, prestito francese comunemente usato e storpiato nella pronuncia in inglese, che indica colui che ha compiuto la proposta di matrimonio. In italiano per riportare chiaramente in italiano la distinzione che troviamo nella lingua inglese tra il termine boy-friend e fiancé usiamo “ragazzo” per il primo e “fidanzato” per il secondo.



 

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Capitolo 4
*** IV ***





IV.

 

 

L’atmosfera era cambiata radicalmente.

 

Era già pomeriggio inoltrato quando ebbero terminato gli ultimi ritocchi al piano del furto. River ed Amy stavano sedute al tavolo della cucina con una serie di planimetrie srotolate difronte a loro, in mano delle tazze di tè che si raffreddavano. Rory e Jack stavano usando i computer per trovare il modo migliore di hackerare la sorveglianza della Mycroft Tower. Ed il Dottore avrebbe dovuto prepararsi per la propria parte del lavoro, avrebbe dovuto, ma non lo stava facendo.

 

Non riusciva ad impedirsi di studiare River mentre le ultime decisioni venivano prese ed era come guardare un animale selvatico del tutto diverso. La donna imperturbabile con la quale aveva flirtato fino a quel momento era svanita, perché v’era una tensione ulteriore dietro i suoi gesti, adesso. Quando sollevò lo sguardo su di lui, la sua aura seducente era incrinata da un qualche segreto che la stava evidentemente consumando. La mera menzione di questo John aveva colpito un nervo scoperto e il Dottore aveva raccolto abbastanza informazioni da ciò che aveva sentito dire, da poter affermare che John fosse morto, molto probabilmente ucciso dal Silenzio. Ovviamente, era stato qualcuno d’importante per lei - un amante, probabilmente. 

 

Provò una sensazione alla bocca dello stomaco in quel momento. Non riusciva a definire cosa fosse, ma non era affatto piacevole.

 

Odiava non sapere.

 

Rory e Jack sollevarono entrambi lo sguardo quando il Dottore si avvicinò a loro. “Come vanno le cose?”

 

“Dovremmo essere pronti per andare tra cinque minuti,” rispose Rory.

 

Jack aggiunse, “Io prendo la maschera in latex della faccia di Weinheimer, finita e dipinta con tonalità color carne durante il viaggio in macchina.” S’interruppe, leggermente indeciso mentre guadava Rory con ammirazione per il suo lavoro. “Il Dr. Weinheimer è cresciuto in Germania per i primi vent’anni della sua vita, e Rory mi ha assicurato di saper imitare quell’accento senza problemi.”

 

Il Dottore diede una pacca sulla spalla a Rory, facendo inciampare leggermente l’uomo più giovane. “Rory è il nostro uomo. Riesce ad imitare chiunque, non è così, Rory? Dì a Jack, qui, della prima volta che incontrasti Amy, impersonavi un italiano. Il Sig. Caliente.” 

 

“Per favore non chiamarmi mai più in quel modo,” lo implorò Rory.

 

“È Amy che ha iniziato.”

 

“Non è vero,” sostenne Rory. “E anche se l’avesse fatto, lei ne ha tutto il diritto, dato che è mia moglie.”

 

“Accidenti, Rory. Non è neanche passata la fase della luna di miele e già sei pieno di te.”

 

Rory roteò gli occhi, proprio mentre sentiva Amy ridere dall’altra parte della stanza; tutti e tre gli uomini si voltarono a guardare mentre River le rispondeva qualcosa ed entrambe le donne si lasciavano andare alle risate. Gli uomini lanciarono loro uno sguardo, un po’ timorosamente. Amy e River avevano legato velocemente, a quanto pareva, e questo - beh, questo era proprio qualcosa di pericoloso, pensò il Dottore.  

 

Fece un passo verso di loro, quando Jack lo fermò, “Dottore, non adesso. Lasciala stare.”

 

A quale delle due si riferisse, era evidente.

 

Sapeva che avrebbe dovuto lasciarla sola, consapevole del fatto che gli ultimi minuti prima di un’operazione non erano proprio l’ideale per iniziare un litigio. River era riuscita ad eludere tutte le sue domande con la stessa facilità con cui aveva accantonato le preoccupazioni del Dottore, come se fossero mere frivolezze. Era stato uno sforzo inutile, il Dottore sapeva che se voleva delle vere risposte, non le avrebbe certo ottenute chiedendole gentilmente.

 

Inoltre, le due donne sembravano totalmente assorbite dal loro lavoro - o almeno si supponeva che lo fossero - anche se il Dottore non aveva mai capito fino a che punto fosse necessaria la meticolosità dei dettagli per pianificare qualcosa. Aveva sempre preferito usare la propria astuzia e spontaneità per portare a termine qualsiasi lavoro. Il piacere di rimanere appesi a testa in giù da un edificio di cento piani, del pianificare un tragitto per eludere la sorveglianza notturna o fare una qualsiasi dell'altro centinaio di cose che richiedono l’abilità di un ladro astuto - beh, gli era sempre sembrato un lavoro più appropriato ad altri agenti del suo settore. (Aveva dei problemi con l’altezza e i furti - nel senso che odiava la prima ed era particolarmente contrario ai secondi. Goffo, così dicevano i suoi precedenti partner, quando talvolta lo prendevano in giro.) Gli avessero dato un piano e nove possibilità su dieci, sarebbe riuscito a mandare tutto a monte in un modo o nell’altro. Certo, aveva anche l’abitudine di uscirsene con nuovi piani da un momento all’altro.

 

Quindi per gli ultimi due anni, in qualunque momento ci fosse stato un lavoro che richiedeva questo tipo di pianificazione, aveva lasciato ad Amy le parti relative ai furti. Stava acquisendo velocemente delle capacità che un giorno probabilmente avrebbero potuto elevare la sua reputazione persino al livello di quella di River, ma era ancora giovane e si vedeva, anche; appena Amy ebbe scoperto l’identità di River, fu come se avesse incontrato una rockstar.

 

“Oh, che figata,” esalò Amy, a voce abbastanza alta perché il Dottore potesse sentirla. “Anche il furto al Museum of London nel 2006 è stata opera tua? Dimmi una cosa, come sei riuscita ad eludere la sorveglianza vicino all’entrata principale senza che nessuno lo notasse? Ci furono dei pettegolezzi su un rossetto allucinogeno che avresti usato, o qualcosa di altrettanto scandaloso.”   

 

“Non è niente di scandaloso, tesoro. È piuttosto efficace e funziona anche sugli uomini migliori, chiedilo al Dottore.”

 

A quel punto, il diretto interessato si voltò improvvisamente, afferrò un palmare dal piano del lavoro là vicino, e cercò di sembrare profondamente immerso nel proprio lavoro; gli altri due uomini seguirono il suo esempio, Rory che indicava qualcosa a caso sul suo computer e Jack che annuiva di seguito come se fosse la cosa più affascinante del mondo. River lo aveva fregato, in effetti, con un bacio allucinogeno a soli cinque minuti dal loro primo incontro, ma il Dottore avrebbe potuto comunque sopravvivere alle prese in giro di Amy con un po’ della sua dignità intatta, se River non avesse scelto quel preciso istante per sottolineare che stava reggendo il palmare al contrario.   

 

Amy, ovviamente, sembrava star trattenendo le risate a scapito del Dottore.

 

Quest’ultimo si agitò del tutto e decise di riprendere il controllo della situazione. “Bene, il tempo di pianificare è finito, a quanto sembra. Facciamo i bagagli e andiamo.”

 

“Sì, ma, c’è un cambio di piani,” disse River. “Amy si occuperà dell’attacco hacker. Può eliminare il Dott. Weinheimer e poi Rory può introdursi nella struttura, impersonarlo e scaricare il file Raven’s Nest.”

 

“Pensavo fossimo d’accordo sul fatto che tu ti saresti occupata dell’attacco informatico,” replicò il Dottore.

 

“Cambio di piani,” rispose River, sorridendo. “Amy sembra più che capace, e non mi capita tutti i giorni di vedere un’altro topo d’appartamento al lavoro. Può perfino usare il mio rossetto allucinogeno.”

 

“No, aspetta, frena-“ cominciò Rory.

 

“Oh, sta zitto,” s’intromise Amy, prima che lui potesse continuare, “Non mi capita tutti i giorni di ricevere suggerimenti da River Song, per la miseria. Lascia che me lo goda!”

 

River rise, guardando la donna più giovane con simpatia, ed era un po’ sconcertante la velocità con cui avevano legato. E, secondo il Dottore, anche un po’ sospetto.

 

“Oh, non guardarmi in quel modo,” disse River con esasperazione, leggendo la sua espressione. “Davvero, vedresti cattive intenzioni in me anche se mi stessi legando una scarpa! Sto solo offrendo una lezione d’apprendimento. Resterò in ascolto per tutto il tempo, e se qualcosa dovesse andare storto, arriverei in suo soccorso in due secondi esatti.”

 

“Oh, possiamo?” domandò Amy al Dottore, impazientemente, come un bambino che la notte prima di Natale chiede di aprire i regali in anticipo. “Per favore, Dottore, possiamo?”

 

“È la tua operazione,” aggiunse River con voce confortante, scuotendo le spalle. “Faremo quello che deciderai.”

 

Sollevò lo sguardo su River, poi lo spostò su Amy, poi di nuovo su River, e sospirò.

 

 

 

Dall’auricolare, River sentì Amy annunciare di aver già attraversato la porta principale della Tower, proprio come da copione. Il piano prevedeva che intercettasse il Dott. Weinheimer nella caffetteria, solo dopo Rory sarebbe entrato in azione. La giovane coppia sposata aveva un’estrema fiducia in se stessa; River aveva già fatto i suoi compiti per quanto riguardava i colleghi noti del Dottore, e sapeva esattamente di cosa fossero capaci i membri della sua squadra. Erano, difatti, alcuni dei migliori. E all’esterno, stretto in un furgone nero, Jack offriva supporto tecnico - avevano attaccato il sistema di video sorveglianza e ne avevano preso il controllo, avevano disattivato i sensori di movimento, disarmato la rete laser e il Dottore aveva già duplicato le scansioni della retina e delle impronte digitali di Weinheimer usando il suo piccolo cacciavite sonico; Amy e Rory sarebbero stati capaci di recuperare il file Raven’s Nest senza problemi, si sperava.

 

Adesso, per quanto riguardava la vera ragione per cui River aveva voluto intrufolarsi nella Mycroft Tower.

 

Si calò dal proprio cavo, rimanendo sospesa a mezz’aria a testa in giù nella tromba dell’ascensore e lanciò uno sguardo indagatore verso lo spazio circostante. Estrasse un piccolo congegno palmare dalla propria tuta nera ed indirizzò il fascio di luce verso i sensori, disattivando il sistema di sorveglianza con un click. Un attimo dopo, si dondolò sulla sua imbracatura e forzò la porta di un ascensore ad aprirsi sul piano 7B. Una volta che fu di nuovo a terra, si mosse velocemente con grazia.

 

Il file Raven’s Nest era importante, ma non era la sua priorità in quell’operazione. Si sentiva un po’ colpevole per aver mentito sulle sue vere intenzioni, ma non doveva alcuna spiegazione né al Dottore né a Jack su quello che stava facendo, e poi Amy e Rory sarebbero riusciti ad andarsene senza problemi in appena una manciata di minuti. Alla fine, la sua piccola omissione non avrebbe ferito nessuno. Il pericolo, se proprio  si fosse presentato, si sarebbe limitato a coinvolgere una persona soltanto: se stessa. E River Song non aveva certo alcun problema a gestire il pericolo.

 

Nelle profondità segrete della Tower, nel sottosuolo, l’edificio era più di un semplice centro di ricerca. Il seminterrato ospitava un garage, ma il complesso in realtà si estendeva per altri sette piani al disotto di esso, e ad ogni livello l’accesso era più riservato di quello precedente. Ogni piano ospitava un numero maggiore di segreti e prove compromettenti; quel giorno, però, a River Song non importava niente di tutto ciò. Il livello 7B celava qualcosa di molto più prezioso.

 

Si aggirò nel corridoio, guardando da sinistra a destra, assicurandosi di avere campo libero—

 

“Cos’è che stai cercando?”

 

River si bloccò, presa di sorpresa - e a lei non capitava mai. Era un fatto d’orgoglio professionale. Con un sospiro, si ricompose, si voltò e trovò il Dottore in piedi all’estremità del corridoio che aveva appena percorso. Diversamente da lei, lui non cercava affatto di agire in maniera furtiva - nessun’imbracatura lungo la tromba dell’ascensore, nessuna tuta nera, non aveva compiuto assolutamente nessuno sforzo per intrufolarsi clandestinamente nel livello ad alta sicurezza della Tower. Se ne stava al centro esatto del corridoio, vestito di un immacolato completo Armani, che era completamente fuori luogo con gli scienziati e i soldati che lavoravano su quel piano. Mani in tasca e sorriso sul volto, sarebbe sembrato intento in una dannata passeggiatina nel parco.

 

“River Song,” le andò incontro il Dottore. “Sei stata una ragazza molto, molto cattiva.”

 

Lei lo trascinò velocemente nella penombra, con un po’ d’irritazione, sentendosi insultata e nonostante tutto, impressionata. Come diavolo era riuscito ad arrivare fin laggiù? Lei aveva attraversato l’unico punto d’accesso al livello 7B che non richiedesse l’autorizzazione, e ovviamente, lui non era entrato attraverso la porta principale.

 

“Come sei arrivato fin qui?”

 

“Credo che le domande le farò io, adesso. Anche se difficilmente ottengo molto in questo modo, giusto? Ti limiti a menare il can per l’aia, come un’atleta professionista addestrata a mentire; l’oro per la disonestà nelle Olimpiadi invernali di quest’anno va a River Song. Se è veramente questo  il tuo nome.”

 

Ad un osservatore superficiale, il Dottore sarebbe potuto sembrare scocciato o esasperato, ma River riusciva a percepire la tempesta imminente.

 

“Disse l’uomo che si faceva chiamare il Dottore,” sottolineò lei, lanciando uno sguardo allo spazio circostante. Tutto era ancora silenzioso. “Sì, il mio nome è River Song e scendi dal piedistallo. Sei una spia. Fa parte del tuo lavoro mentire alle persone.”

 

“Non mi ci sono ancora messo su un piedistallo, ma credo proprio di avere il diritto di sentirmi un po’ insultato, visto che mi hai mentito per tutto il tempo.”

 

Lei si mise sulla difensiva, arrabbiata per il fatto di star ricevendo una lezione sull’onestà proprio da un’agente dell’MI6, tra tutti. L’MI6 addestrava i propri agenti a mentire ad ogni respiro. Era la loro regola numero uno, ed erano dei bugiardi pericolosi, perché lo facevano per la Regina e per la Corona, e pensavano che questo giustificasse qualsiasi mezzo da loro utilizzato. Poteva anche esser stata follemente innamorata di 0010, ma era consapevole dei suoi sbagli tanto quanto ammirava le sue qualità.

 

Era stupido tenere quella conversazione nel corridoio, durante un’operazione così pericolosa, ma non riuscì ad impedirselo - e a quanto pareva, nemmeno il Dottore.

 

“Ti sei mai scusato con le persone che hai usato fino a questo punto? Il Dottore. Ho fatto delle ricerche su di te, ricordi? La lista dei tuoi successi è lunga quasi quanto quella dei tuoi fallimenti.”

 

Quello le fece ottenere una reazione immediata da parte del Dottore, perché subito dopo lui l’aveva spinta contro la parete e lei si era ritrovata intrappolata dal suo corpo. “Sono stufo di questi giochetti, River. I miei sono in questo edificio per causa tua e, giuro, se dovesse capitargli qualcosa—“

 

“Amy e Rory staranno bene se si atterranno al copione,” lo interruppe River.

 

Aveva fatto quello che doveva per giungere fin lì - lo aveva trascinato con sé mentendogli, sì, e lo avrebbe fatto di nuovo, ma non aveva mai giocato con la vita di nessun estraneo a quella faccenda. Non era così che lei conduceva il gioco; mai.

 

“E cosa mi dovrebbe fermare dal mandare a monte la tua operazione proprio in questo momento?” la minacciò il Dottore. “Qualsiasi cosa tu stia cercando, mi posso assicurare che tu non la ottenga mai, semplicemente attivando l’allarme, lasciandoti qui alla—“

 

Lei si districò dalla sua presa afferrandogli i polsi e torcendoli. Lui  si riprese piegando il gomito di lei, che fece un passo di lato e si accovacciò, usando la sua agilità per liberarsi. River gli fece uno sgambetto con il piede, facendolo inciampare. Lui rispose con una spinta a mano aperta contro il suo petto, che la fece tornare di nuovo schiena al muro.

 

“Che cosa stai cercando?” domandò il Dottore.

 

Lei irrigidì la mascella, lo sguardo fisso davanti a sé, mentre entrambi giravano l’uno attorno all’altra come squali; lei non era spaventata dalla recriminazione dipinta sul volto del Dottore in linee dure. Inizialmente pensò di mentire di nuovo, ma si rese conto velocemente che non le sarebbe servito a niente. Lui era là; presto se ne sarebbe reso conto comunque. Non aveva fatto parte del suo piano, coinvolgerlo fino a quel punto, ma non aveva più scelta. Le sarebbe potuto venire in mente qualcosa - tessere menzogne era ciò che veniva naturale a River Song tanto quanto respirare, ma non aveva tempo di mettere in piedi un’altra storia; soprattutto non quando la verità avrebbe potuto mettere a tacere i suoi sospetti molto più velocemente di qualsiasi scusa avesse potuto inventare.

 

Aveva senso dire la verità, ma aveva portato con sé questo segreto per così tanto, che la faceva quasi soffrire separarsene.

 

“Non che cosa,” lo corresse lei, e odiò il modo in cui la sua voce si ammorbidì, ma non poté controllarsi. “Ma chi. Da qualche parte su questo piano c’è una ragazzina spaventata di sei anni di nome Melody. Sono qui per farla uscire.”

 

Lo sconcerto più totale che seguì il suo aver menzionato un bambino si insinuò nella fredda maschera che era calata sui lineamenti del Dottore. “Una ragazzina? Che cosa vogliono le Industrie Mycroft da una ragazzina?”

 

“Non le industrie Mycroft,” lo corresse River. “Il Silenzio.”

 

“E,” chiese lui confuso, sospettoso, “Chi è questa ragazzina?”

 

Lei dissolse lo sguardo, prendendo un secondo per prepararsi. “Senti, Dottore, se ti aspetti che mi scusi per le bugie che ti ho raccontato, non ci contare troppo. Non stai parlando con una ladra, o una bugiarda, o persino un’assassina. Oh, no. Quando parli con me, stai parlando con qualcuno di molto più pericoloso.”

 

Lui la studiò per qualche secondo, il suo sguardo che si ammorbidiva, mentre nella sua testa componeva vari collegamenti. Alla fine cedette, facendo un passo indietro. “Una madre,” disse con lenta realizzazione. “E’ tua figlia, non è così?”

 

River riuscì appena ad annuire. “Sì, lo è.”

 

E poi, improvvisamente, un rumore di spari prese il sopravvento.




 

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Capitolo 5
*** V ***


A Game of Equals


V.

 

Il Dottore si svegliò con un mal di testa elettrizzante che gli scorreva lungo il nervo ottico, urtando la zona posteriore del suo occhio destro. Con un grugnito, tentò di spingersi in piedi, ma un rumore di catene ed una familiare voce femminile lo distolse da quell’intenzione, inducendolo dolcemente a tornare disteso. Si rese conto del fatto che la sua testa riposava sul grembo di qualcuno e c’era solo una persona a cui potesse appartenere.

 

“Ciao, dolcezza,” lo salutò River. “Non farei movimenti bruschi se fossi in te, oppure finirai per rimettere tutta la colazione di stamattina sul pavimento. I tranquillanti che hanno usato su di noi danno proprio dei postumi terribili, senza tutto il divertimento che dovrebbe precederli.”

 

Lui grugnì, osando dischiudere appena le palpebre per osservare quella pessima situazione. Erano rinchiusi in una qualche stanza oscura, industriale e piena di macchinari vari. Con suo sommo imbarazzo, il Dottore stava utilizzando il grembo di River come suo cuscino personale e, cosa ancora più sconcertante, a quanto pareva erano stati ammanettati insieme, il suo braccio destro a quello sinistro di River. L’altro braccio del Dottore era ammanettato ad un tubo di piombo che correva lungo il muro. Si era creata una situazione imbarazzante, ricca di potenziali doppi sensi se ci si fosse messo a pensare, ma non si sentiva abbastanza autolesionista da fare commenti al riguardo. Con un cigolio di metallo, sistemandosi e aggiustando la sua posizione, così che potessero sedere l’uno accanto all’altra con la schiena al muro, il Dottore fece un bilancio della situazione.

 

“Tranquillanti?” rifletté con un cipiglio. “Che cosa imbarazzante.”

 

“Sono d’accordo,” disse piano River. “Anche se tutto questo non sarebbe accaduto, se tu non mi avessi distratta in quel modo,” gli fece notare poi.   

 

“Di solito tendo ad avere quest’effetto sulle donne.”

 

“Non nel modo in cui intendi tu,” gli disse River.

 

“Non ne sarei così sicuro,” disse il Dottore, lanciandole uno sguardo d’intesa. “Dipende da quello che intendo.”

 

Da parte sua, River si limitò a fissarlo di rimando con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra, del tutto divertita. Nonostante lo spiacevole risveglio e nonostante non avesse alcun dubbio riguardo il fatto che la responsabilità di quella situazione fosse di River, erano ricaduti nei vecchi schemi. Non vi era alcuna animosità nel loro dialogo. Alla luce del fatto che erano stati catturati, River era disposta a lasciare che l’intenso antagonismo della loro discussione precedente restasse ignorato con imbarazzo, come un elefante in una stanza con indosso un tutù rosa. Il Dottore era più che disposto a stare al gioco. Avevano un nemico più pericoloso alle calcagna.

 

E poi, a proposito di Melody, sapeva che la sola probabilità che ci fosse  un bambino in pericolo cambiava le regole del gioco; era una delle sue debolezze, forse la più grande. Non era mai stato capace di gestire un bambino che piangeva e avrebbe mentito se avesse detto di non aver mai reso più complicate più di una missione, per aver lasciato che il coinvolgimento di un bambino incidesse sulle sue decisioni. Per quanto odiasse essere stato usato da River durante tutto quel tempo, non era uno che portava rancore per qualche bugia, anche se detta per preservare la sicurezza di un bambino - specialmente se si trattava della stessa figlia di River.

 

“Melody,” disse delicatamente; e persino nell’oscurità, con il turbinio di macchinari a lavoro tutt’intorno a loro, il rumore che echeggiava tra le mura di cemento, lui la sentì irrigidirsi. “Quanti anni hai detto che ha?”

 

Dopo un momento, River rispose, riluttante. “Sei.”

 

Lui ripensò al suo file, rendendosi conto che sei anni da allora, River doveva aver dato alla luce sua figlia poco prima di essere condannata all’ergastolo. Non vi era traccia di menzioni di una gravidanza, nei file della prigione; infatti, adesso che ci pensava, non c’era assolutamente nessun file medico nel suo dossier. Avrebbe dovuto criticare quell’omissione, ma non l’aveva fatto - superficiale da parte sua, ripensandoci.

 

“Perché vogliono tua figlia?” Chiese a River.  

 

La udì sospirare, una forte agitazione che si faceva notare, dato che non la smetteva di muoversi, strattonando leggermente le mani incatenate del Dottore mentre le sue braccia si muovevano senza sosta. “Per condurre degli esperimenti,” disse River semplicemente. “A parte quello, non lo so. L’ultima volta che l’ho vista, era piccola abbastanza perché la potessi reggere con un braccio solo. L’ho data via con la speranza che nessuno potesse collegarla ad una criminale come me. A quel tempo non mi ero resa conto che il Silenzio avesse messo le sue mani su di lei.”

 

C’era molto più di quanto River fosse disposta a raccontargli, ma sapeva che quello non era il momento adatto. Doveva riorganizzarsi, riconcentrarsi e poi avrebbe potuto giungere a capo dell’enigma che era River Song. In quel momento, il crescente mal di testa dietro il suo occhio destro gli rendeva difficile concentrarsi su qualcos’altro, ma dovevano uscire da lì.

 

Controllò il suo orecchio e notò che il suo auricolare era sparito, toltogli probabilmente quando le guardie li avevano trascinati in quel luogo. Amy e Rory erano rimasti soli, ma avrebbero notato che lui era finito fuori comunicazione. Mise a tacere quel pensiero e si guardò attorno. La stanza era piena di macchinari, il che era una cosa dannatamente stupida da fare da parte loro, perché il Dottore aveva l’abitudine di usare quel tipo di cosa a suo vantaggio - ma era tutto fuori dalla sua portata. Una sua mano era ammanettata ad un tubo di piombo e l’altra a River Song, mentre lui era difronte a un dilemma e non c’era il suo cacciavite sonico ad aiutarlo.

 

“Mi dispiace,” disse improvvisamente River, di punto in bianco.

 

Il Dottore sbatté le palpebre, voltandosi repentinamente verso di lei, sicuro di aver sentito male. “Che cosa hai detto?”

 

River sospirò e gli concesse un sorriso. Non era un tipo di sorriso seducente o attraente, o persino quell’insopportabile sorrisetto da so tutto io che aveva l’abitudine di riservargli. Questo, in effetti, era un sorriso tanto imbarazzato quanto sincero. “Mi dispiace di averti messo in questa situazione, Dottore. Non saresti qui se non fosse per me.”

 

“Pensavo che tu non fossi un tipo da scusarsi per questo genere di cose? Ricordo piuttosto bene di averti sentito dire di non sperare in delle scuse da parte tua, ed è comunque qualcosa che non faccio spesso - fare affidamento sulle persone. Non c’è motivo di farlo, a meno che non si tratti di una questione di vita o di morte che coinvolga una quantità d’acqua spiacevolmente grande.”   

 

Il ricordo del loro litigio precedente, in corridoio, la fece trasalire. “Ero arrabbiata,” ammise River. “Lo sono ancora, un po’, ad essere onesti. E’ il più vicino che sia mai arrivata a recuperare mia figlia, dal giorno in cui me l’hanno strappata dalle braccia. Non è colpa tua, però. C’è solo una persona da incolpare per questo.”

 

Il Dottore la studiò per un secondo. “Chi?”

 

“Me,” esclamò un’altra voce, femminile e spietata. Il Dottore si voltò da un lato, in cui una donna vestita di nero si ergeva proprio al di là della luce del corridoio, nascosta tra le ombre. Quando fece un passo avanti, lui la riconobbe subito come Madame Kovarian, la leader del Silenzio e la figura pubblica dietro alle Industrie Mycroft. “River Song,” la salutò con affezione, una presa in giro in quell’intima riunione. “Avevamo fatto un patto. Se avessi voluto tua figlia indietro, avresti dovuto rubare i Gioielli della Corona e consegnarceli. Ma non sei riuscita a fare neppure questo.”

 

River balzò in piedi, dando uno strattone quando le catene fermarono i suoi movimenti. Lottò comunque, allungando il braccio del Dottore ed il metallo che lo collegava a lei, fin dove le era possibile. “Non lavorerei mai per te. E se mai tu volessi i Gioielli della Corona, allora dovresti liberare mia figlia proprio in questo istante, o giuro su Dio che non ci sarà un angolo nell’intero universo in cui tu possa nasconderti. Ti darò la caccia e ti farò implorare pietà.”

 

Kovarian non sembrava affatto preoccupata. “Non dubito che ci proveresti. Ho controllato i tuoi fascicoli. Abbiamo sentito tutti le storie su di te, e adesso guarda che cosa sei diventata. River Song, la donna che ha giurato vendetta.”

 

“Gran bella frase; ricca di pathos[1],” commentò il Dottore.

 

La Kovarian si voltò di scatto verso di lui, studiandolo con uno sguardo dal basso verso l’alto, prima di lanciargli un sorriso freddo. “E il Dottore. 0011. Che ci fa con una donna come River Song? Non le importa di niente e di nessuno, eccetto sua figlia. Corra con lei dove vuole ma, non lo ha ancora capito? La condurrà alla morte.”

 

Il Dottore le offrì un sorriso cattivo. “Correrò i miei rischi, grazie. Adoro fare delle belle corse, Signorina Kovarian.”

 

“Madame,” lo corresse Kovarian.

 

“Oh?” le sue sopracciglia si sollevarono verso il cielo. “Le mie scuse.”

 

“Dov’è mia figlia?” Pretese di sapere River.

 

Kovarian s’interruppe un momento, il suo volto non fu attraversato neppure da un barlume d’emozione mentre calava il silenzio. Era una donna molto matura, i suoi capelli meticolosamente sistemati, un semplice completo nero e dei sobri tacchi alti - il tipo di donna che avrebbe potuto pretendere attenzione senza problemi. Decenni in cui l’intelligence britannica aveva raccolto informazioni su questa donna, avevano portato a  dati essenzialmente inutili e a improbabili congetture. Nessuno aveva idea di che cosa volesse o quale fosse il suo scopo finale. E adesso, per chissà quale motivo, aveva bisogno di una bambina e dei Gioielli della Corona. Il Dottore non riusciva a collegare le due cose, e pensare che normalmente era solito uscirsene con deduzioni con la stessa disinvoltura con cui respirava.

 

In fine, Madame Kovarian si voltò verso uno dei suoi lacchè in secondo piano. “Portate dentro la ragazza,” ordinò.

 

Lui percepì River incurvarsi accanto a lui, tutta la sua baldanza che la abbandonava in un singolo sospiro, mente lei si preparava psicologicamente per quello che sarebbe seguito. Un attimo dopo, una guardia scortò una ragazzina esile nella stanza e River sussultò. Melody era piccola e sottile come un grissino, davvero magra come un chiodo. Capelli neri non curati, lunghi fino alla schiena, coprivano metà della sua faccia in ciocche arruffate. Teneva gli occhi sul pavimento di fronte a lei, le mani conserte. Spaventata, indifesa - trascurata.

 

Il Dottore fu attraversato da una rabbia bruciante, folgorante e possessiva.

 

“Melody,” disse River insicura, ritrovando infine l’uso della parola. La sua voce era delicata e disperata; sondava le acque per trovare nel suo sguardo un qualche segno del fatto che la ragazzina l’avesse riconosciuta - anche se aveva già confessato al Dottore che sarebbe stato molto improbabile. “Per favore, tesoro, guardami.”

 

Melody s’interruppe un momento, voltandosi prima verso la Kovarian al suo fianco, come se stesse aspettando di ricevere il permesso. “Va tutto bene, Melody,” disse la Kovarian, con una voce crudele. “Voglio che questa donna veda la tua faccia. Voglio concederle questo effimero momento prima di strapparglielo via del tutto.”

 

Il Dottore fu invaso da un’ondata di pura rabbia, che sembrò attraversargli le vene, nel vedere la ragazzina così obbediente e timorosa, come se fosse stata addestrata; al pensiero di quanto la Kovarian avesse tolto a madre e figlia. Si chiese se Melody avesse idea di quello che stava accadendo - ma come poteva? Con sguardo vacuo, si voltò completamente verso River e la donna ammanettata a lui - questa donna impossibile, che lui aveva visto abbigliata in modo provocante e sorridere seducente di fronte al pericolo - questa donna, si lasciò andare ad un singhiozzo.

 

“Melody,” disse River, con voce rotta. “Sono tua madre.”

 

Melody si limitò a fissarla, lo sguardo vacuo.

 

Kovarian sorrise, avanzando di un passo. “Melody non ha una madre. Lei è l’arma perfetta per la nostra organizzazione, una perfetta pagina bianca su cui scrivere. Faremo di lei ciò che desideriamo e sarà magnifica. Ma, tu, River Song - a meno che non mi dica dove hai nascosto i Gioielli della Corona, non avrai mai la possibilità di rivederla. Ti distruggerò proprio qui, adesso, e morirai sapendo che non c’è niente che tu abbia potuto fare per proteggere il sangue del tuo sangue.”

 

River drizzò la schiena e sputò un “Va all’inferno, Kovarian.”

 

Il sorriso di quest’ultima rimase fisso sul suo volto, ma il Dottore avrebbe potuto giurare che fosse anche piuttosto tirato. “Guardie, portate via Melody. Portatela all’elicottero e alla nostra seconda sede sicura. Fatelo rapidamente. La voglio in volo in meno di dieci minuti.”

 

Le guardie non se lo fecero ripetere due volte. Il Dottore guardò due uomini avanzare, affiancare Melody da entrambi i lati e poi scortare la ragazzina fuori dalla stanza. River gridò, la supplica disperata di una madre, ma la ragazzina lanciò solamente un ultimo, fuggevole sguardo di confusione verso River prima di andarsene. Il silenzio che calò in seguito era soffocante e rumoroso; Kovarian sembrava divertita dall’espressione devastata sul volto di River.

 

“Dicci quello che vogliamo sapere,” pretese, “e forse mostrerò pietà.”

 

River drizzò le spalle, la mascella, drizzò quasi ogni dannato angolo del suo corpo. “Controlla di nuovo i tuoi fascicoli, Kovarian. Nei decenni in cui ho fatto il mio lavoro, quando mai ho fallito nel raggiungere uno scopo? E’ per questo che i tuoi mi hanno avvicinato in prigione, perché persino da rinchiusa, sapevi che fossi in grado di compiere azioni che i tuoi non avrebbero saputo fare.”

 

“Non sottovaluto mai quanto in là possa spingersi una madre per proteggere il proprio figlio,” concordò Kovarian. “Ma il gioco è finito. Hai perso. Adesso tutto ciò che rimane è la quantità di dolore che sei disposta a sopportare prima che decida di mettere fine alla tua vita. Velocemente e serenamente oppure lentamente e dolorosamente? Scegli tu. Non deve essere per forza doloroso.”

 

“Oh, sì,” replicò River, con fermezza. “Sì invece, perché te lo assicuro, Madame Kovarian, quando ti ucciderò, non sarà veloce o indolore. Sarà assolutamente doloroso.”

 

Le due donne si fissarono l’un l’altra, uno scontro di sguardi, nessuna delle due batteva ciglio.

 

“Beh,” il Dottore ruppe quel momento di stallo, ad alta voce, con una risata sguaiata. Batté le mani l’una contro l’altra, strattonando le braccia ammanettate di River con le sue, e disse eccitato, “Odio interrompere questa gara di sguardi - io avrei puntato su River, - ma a quanto sembra abbiamo degli orari da rispettare e vorrei assicurarmi che siamo tutti al sicuro prima che questo posto faccia kaboom. Beh, dico noi, ma in realtà potrei voler dire solo me e River. Non che lei non sia una splendida antagonista di bellissima presenza, Signorina Kovarian—“

 

“Madame,” lo corresse, in automatico.

 

“— ma vede, mi offende l’idea che venga fatto del male a dei bambini. Mossa poco furba da parte sua, e, davvero, preferisco quando i cattivi sono furbi. Quindi, sa cosa le dico? Parlerò molto lentamente, anche se non troppo lentamente dato che ho già menzionato quella faccenda del kaboom, giusto?”

 

“Di che sta farneticando?” pretese Kovarian, scocciata.

 

“Una bomba,” rispose il Dottore. “Una grande bomba. Una bomba che farà boom. Una bomba che farà boom se lei non ci lascerà andare immediatamente.”

 

Kovarian lo fissò e persino River lo stava guardando con la mascella allentata. “Sta bluffando,” lo accusò Kovarian.

 

“Io non bluffo mai,” controbatté il Dottore. “Pensa che sia appena entrato qua dentro senza un piano di fuga, nel caso in cui fossimo stati catturati? Ho dei piani di riserva io. Ho piani di riserva ai piani di riserva, dalla A alla F. Eccetto la E. Non mi è mai piaciuta molto la lettera E, la ometto sempre quando posso.”

 

“Non le credo.”

 

“Allora sarà molto sorpresa tra dodici minuti quando questo edificio esploderà. Le direi che gliel’avevo detto, ma saremmo tutti fatti a pezzi. Non ho potuto comunicare con i miei compagni dieci minuti fa. Secondo il protocollo, loro staranno mettendo esplosivi ad ogni punto strategico dell’edificio, programmando la C4 perché esploda precisamente dieci minuti dopo un’ora, che è—“ lanciò uno sguardo al suo orologio da polso, “dodici, no aspetti. Scusi. Undici minuti da adesso.” Offrì un sorriso a Madame Kovarian. “Undici, il mio numero preferito.”

 

“Davvero?” disse la Kovarian, poi indicò a una delle sue guardie di avvicinarsi. Si sussurrarono qualcosa a vicenda per un attimo, scambiandosi delle informazioni di qualche sorta. Sospettava che la Kovarian stesse ricevendo un aggiornamento sulle violazioni di sicurezza, e conosceva Amy e Rory abbastanza bene da sapere che probabilmente avevano già messo fuori gioco metà delle guardie.

 

River gli si avvicinò, abbassando la voce ad un sussurro, “Non hai mai parlato di una cosa del genere prima.”

 

“Cosa?” replicò con una scrollata di spalle. “Solo a te è permesso mentire?”

 

“Oh, Dottore,” disse Kovarian. “Non faccia mai giochetti con me; non riuscirebbe mai a vincere.”

 

Lui la fissò con freddezza.

 

Kovarian sorrise, “Vada avanti. Faccia esplodere l’edificio. Anche se credessi davvero che abbia pianificato tutto questo - e non ci credo - e anche se i suoi compagni fossero capaci di oltrepassare le nostre guardie - e non lo sono - io non rispondo con gentilezza alle minacce. In effetti, mi ha fatto venire in mente un’idea brillante.” Si voltò verso le guardie. “Impostate l’autodistruzione dell’edificio per - di che orario aveva parlato? Undici minuti? Bene, allora, impostate l’autodistruzione per otto minuti da adesso.”

 

Il Dottore la fissò.

 

“Più del tempo necessario per andarmene,” disse la Kovarian, quando lui non ebbe proferito parola.

 

“Non può evacuare l’edificio così velocemente,” evidenziò River.

 

Kovarian scosse le spalle. “E chi ne ha bisogno? Che muoiano tutti, ognuno di loro. Non m’importa del personale, qui.” Si voltò verso la guardia. “Fallo. Adesso.”

 

La guardia s’interruppe, poi annuì velocemente e se ne andò senza dire una parola.

 

“Aspetta!” Gridò River. “Non hai scoperto dove ho nascosto i Gioielli della Corona.”

 

Kovarian scrollò di nuovo le spalle. “Ne verrò a capo. Sono abbastanza furba da poterlo fare.”

 

Se ne andò senza aggiungere altro, con un’entourage di guardie abbigliate in completi immacolati al suo seguito. Il Dottore lanciò uno sguardo al suo orologio da polso, impostando il timer per otto minuti da allora. Il meccanismo di autodistruzione dell’edificio avrebbe molto probabilmente raso al suolo l’intera struttura, soprattutto i complessi sotterranei. Passò qualche secondo di silenzio mentre pensava febbrilmente alle sue opzioni.

 

“Sai quando hai menzionato i tuoi piani di riserva?” disse River, fingendo un tono tranquillo. “Dalla A alla F?”

 

“Eccetto la E,” sottolineò il Dottore.

 

“Per favore dimmi che non era tutto un bluff.”

 

“Ogni singola parola,” confermò il Dottore, con una smorfia. “Pensavo che avrei potuto provarci. Cosa sarebbe potuto accadere di peggio?”

 

La faccia di River si oscurò, i dettagli dello scenario peggiore erano anche troppo evidenti in quelle circostanze[2]. Lui era troppo occupato a tentare di salvaguardare un po’ della sua reputazione cercando un modo per uscire di lì, per provare a scusarsi, soprattutto dato che aveva solo qualche minuto per agire, ma persino in quel caso, l’intero edificio sarebbe stato pieno di persone e—

 

River si allungò da un lato e spinse l’allarme anti incendio sulla parete più vicina. Un attimo dopo, uno squillo echeggiò nell’intera stanza e probabilmente anche nell’intera struttura. Lei scambiò con lui uno sguardo, senza avere bisogno di chiarire le sue ragioni. Almeno il personale avrebbe avuto l’opportunità di evacuare l’edificio, anche se quanti di loro sarebbero riuscirti a farlo in otto - no, aspetta, sette - minuti rimaneva un punto di domanda. Non aveva tempo di pensarci; era ancora intrappolato in una stanza ad almeno sette piani sotto il seminterrato di una struttura ad alta sicurezza, ammanettato ad una criminale e madre; e non non riusciva a trovare un modo per uscire da quella situazione.

 

Non era proprio uno dei suoi momenti migliori, ma si era ritrovato in molte situazioni insolite prima ed era riuscito a cavarsela; anche se questa era probabilmente una delle peggiori - certo, usare River come cuscino, prima, non era stato così spiacevole. Neppure le manette lo sarebbero state, in altre circostanze.

 

“Ti ricordi come mi sono scusata, prima, per aver rischiato la tua vita?” disse River. “Mi rimangio ogni parola.”

 

Assolutamente in altre circostanze.

 

“Oh, pfft, River Song,” assicurò il Dottore, mentre ancora si guardava attorno febbrilmente cercando qualcosa nella stanza. Inoltre, quel dannato allarme rumoroso non giovava di certo alle sue riflessioni. “Se avessi un nichelino per ogni volta che sono stato sul punto di saltare in aria, e sono sopravvissuto, sarei un uomo ricco.”

 

“Ne ho sentito parlare,” disse River, con uno sguardo diffidente. “Ti dispiace dimostrarlo?”

 

L’allarme continuava a squillare e in fine lo sguardo del Dottore cadde di nuovo su River. Lei aveva distolto lo sguardo, ma persino da dietro di lei il Dottore riusciva a vedere le sue spalle contratte e la rigida tensione del suo corpo. Lei dovette essersi sentita sotto esame, perché si voltò ed i suoi occhi tradirono il suo timore.

 

“Dottore,” disse lei, piano. “Mia figlia—“

 

“Starà bene,” le assicurò. “Se n’è andata in anticipo, e probabilmente è già in volo. Non rimarrà coinvolta nell’esplosione.”

 

“Non è di questo che mi preoccupo,” gli confessò e lui sapeva esattamente che cosa volesse dire.

 

Era solo una ragazzina e lui poteva solo immaginare a quali orrori Melody fosse sopravvissuta. Sei anni di vita in cui era stata terrorizzata affinché divenisse sottomessa, trascurata, maltrattata. Oh, avrebbe fatto a pezzi l’intero Silenzio solo per quello, avrebbe abbattuto la loro infrastruttura, avrebbe eliminato Kovarian, si sarebbe liberato di tutti suoi lacchè uno per uno se avesse dovuto - era la punizione più clemente a cui riusciva a pensare per la loro offesa. 

 

River appariva come immersa in tutt’altri pensieri, però. Pensieri sconsolati. Sconfitti da quegli ultimi attimi.

 

Era un aspetto che non le si addiceva per niente.

 

“Ehi,” disse lui, afferrandola per le spalle. Lui la voltò in maniera che potesse fronteggiarlo e persino mentre il loro tempo scorreva inesorabile, era importante che avesse la sua attenzione. “Non mi conosci ancora molto bene, ma su questo ti puoi fidare di me. Lei starà bene.”

 

“Come puoi dirlo? Non riusciamo neanche ad uscire da una stanza chiusa a chiave. Come faremo a proteggere mia figlia?”

 

“Giuro sulla mia vita, la riporterò al sicuro,” promise, con fermezza. “Ti do la mia parola, lo giuro, River Song, niente m’impedirà di riportare tua figlia da te, la persona con cui dovrebbe stare. Ti fidi di me per questo?”

 

Lei lo fissò, con le lacrime agli occhi, mentre i secondi correvano verso quella che sarebbe stata sicuramente la loro rovina - ma qualcosa nell’espressione del Dottore doveva averla colpita, qualcosa doveva averle mostrato l’intensità della sua fermezza sull’argomento - perché River annuì. “Mi fido.”

 

“Bene.” Il Dottore inspirò. “Ora, buone notizie e cattive notizie. Quali vuoi prima?”

 

“Quelle cattive. Comincio sempre con quelle cattive.”

 

“Questo piccolo confronto a cuore aperto ci è costato un prezioso minuto.” Si accigliò. “Avremmo davvero dovuto scegliere un orario migliore per farlo.”    

 

Lei annuì, d’accordo anche se aveva ruotato gli occhi. “Quelle buone?”

 

“Non stavo mentendo riguardo una cosa. Avrei dovuto comunicare con Amy e Rory quindici minuti fa.”

 

“Credi che verranno a cercarci? O che riusciranno a trovarci in questa specie di labirinto?”

 

“Certo.”

 

“Come puoi esserne così sicuro?”

 

“Sono proprio dietro di te,” annunciò il Dottore, gioioso, e indicò lo spazio dietro la spalla di River. Amy e Rory erano arrivati velocemente attraverso la porta, entrambi con una borsa di lana spessa sulle spalle. “I Pond! Che bello vedervi!”

 

“Si, beh,” rispose Amy piano. “Qualcuno doveva venire a salvarti il culo.”

 

“Stupidaggini, Pond. Mi sono preoccupato di liberarmi di tutte le guardie per voi. Hanno evacuato l’edificio. Vi ho allentato il coperchio del barattolo.”

 

Rory cominciò ad aprire le manette, mentre Amy si fermò di fronte a loro con un sopracciglio sollevato. “Ammanettati insieme? Davvero, Dottore, non sapevo fossi un tale pervertito.”

 

________________________

 

 

Tick tock goes the clock[3].

 

Il Dottore corse lungo il corridoio con tutti gli altri alle calcagna, svoltando l’ultimo angolo che portava agli ascensori. Tutto sommato, avevano circa quattro minuti per liberare l’edificio e non contava per la resistenza che avrebbero dovuto affrontare una volta raggiunta la cima. Fortunatamente, le guardie avevano già lasciato l’edificio.

 

Rory riuscì ad oltrepassarlo e premette febbrilmente i pulsanti di ogni ascensore, praticamente saltando sul posto.

 

“Orario!”

 

“Tre minuti e trentasette secondi!” 

  

“Merda,” esclamò Amy. “Perché non ci sono scale in questo posto? Le potremmo salire in men che non si dica.”

 

“Misure di sicurezza,” affermò River. “L’unico modo per entrare o uscire dai livelli sotterranei è attraverso questi tre ascensori. Come siete riusciti ad arrivare quaggiù voi due?”

 

“Ci siamo calati giù,” disse Amy, un po’ compiaciuta. “Come te, immagino? Era tua l’attrezzatura nella tromba dell’ascensore?”

 

“Oh, ci sai fare,” sottolineò River. “Davvero, davvero tanto.”

 

Il Dottore era riuscito ad intrufolarsi dentro falsificando l’identità di uno dei rappresentanti del personale autorizzato e scendendo semplicemente con l’ascensore come una persona normale, ma nessuno sembrava interessato a chiederglielo. Aveva ancora persino il cartellino con il nome ed il numero identificativo. Accigliato, ebbe l’impressione che quella manovra non avrebbe comunque impressionato River così tanto, anche se ciò si sarebbe dimostrato di grande importanza solo un momento più tardi.

 

Rory stava di nuovo premendo febbrilmente i pulsanti di tutti e tre gli ascensori. Quando finalmente una delle loro porte si aprì; ci saltò praticamente sopra.

 

“No! Aspetta—“ gridò il Dottore, lanciandosi verso di lui.

 

Fu troppo tardi.

 

Mezzo secondo dopo una gabbia piombò dall’alto, intrappolando Rory all’interno dell’ascensore. Misure di sicurezza. Mostruose misure di sicurezza. Una persona veniva automaticamente scannerizzata appena entrata e se priva di autorizzazione, veniva immediatamente intrappolata dentro l’ascensore finché le guardie non fossero passate di lì.

 

Eccetto, ovviamente, in quel particolare momento, in cui costituiva praticamente una trappola mortale.

 

“Um, ops,” disse Rory, grattandosi dietro l’orecchio.

 

“Oi, faccia stupida che non sei altro,” disse Amy, ruotando gli occhi. “Tieni duro, ti tireremo fuori di lì.” 

      

La faccia di River divenne pallida. “Amy—“

 

“Aspetta,” disse Amy, cercando rapidamente nella sua borsa. “Ho uno dei cacciavite sonici di riserva del Dottore qui da qualche parte—“ e il Dottore fu sopraggiunto dal pensiero che aveva fatto impallidire River. “— e non ti preoccupare, Dottore. Avevo assolutamente intenzione di restituirtelo. L’avevo solo preso in prestito per delle situazioni del genere.”

 

“Amy,” riuscì in fine a dire River, debolmente. “Non… Non è questo il problema.”

 

Amy s’immobilizzò, poi si voltò. “Cosa?”

 

“Solo il codice d’accesso autorizzato può aprire la gabbia, e noi non lo conosciamo,” rispose River, con dolorosa realizzazione.

 

Amy si voltò trafelata per chiedere al Dottore, cercando conferma - o più probabilmente una smentita - e il Dottore non ebbe il cuore di concederle nessuna delle due, perché sapeva che River diceva la verità. Non poteva mentire ad Amy, ma non riusciva neppure a dirle la verità. Le strappò di mano il cacciavite sonico e tentò comunque, passando da una configurazione all’altra.

 

“Riuscirò a farlo funzionare,” disse il Dottore, incapace di guardare Amy negli occhi. “M’inventerò qualcosa.”

 

Rory lanciò uno sguardo preoccupato al suo orologio da polso. “Ti sono rimasti solo due minuti e mezzo. Non hai tempo d’inventarti qualcosa.”

 

“Cosa?” Esclamò Amy, con rabbia. “Chiudi il becco! Certo che ce l’abbiamo. Dottore, fa più veloce!”

 

Ma il Dottore stava smaniando per passare da una configurazione all’altra, sapendo che ognuna di esse fosse inutile. Lanciò un singolo sguardo oltre la sua spalla in direzione di River, vedendola mostrargli un’espressione di sofferente comprensione; e poi dovette di nuovo distogliere lo sguardo, conscio del fatto che River sapesse quanto fosse del tutto inutile quell’azione. La tecnologia di quell’ascensore non era suscettibile alle stesse frequenze del suo cacciavite. Non avrebbe funzionato. Sollevò lo sguardo, guardando Rory attraverso le sbarre e quest’ultimo lo stava osservando di rimando con crescente consapevolezza.

 

Rory sapeva che stava per morire, ma la disperazione che oscurò i suoi lineamenti non era per se stesso.

 

Era per Amy.

 

La porta del secondo ascensore si aprì con un acuto suono metallico. “River,” riuscì a dire il Dottore, bruscamente, senza nemmeno guardarla. “Porta Amy fuori di qui. Adesso.”

 

“Cosa?” domandò Amy, sempre più oltraggiata. “No.”

 

“Sì,” insistette il Dottore, cocciuto quanto lei. “Non riesco a lavorare con voi due che mi state addosso così. Rory ed io vi verremo dietro tra un attimo.”

 

“Non vado da nessuna parte!”

 

“Sì, invece, Amelia Pond! Perché ti ho detto di andare e il tuo matrimonio non è superiore alla mia autorità in un’operazione!”

 

“Col cavolo che me ne vado!” Gridò Amy, praticamente sputando fuoco. “Gridami contro quanto vuoi, ma non ci penso nemmeno ad andarmene di qui senza mio marito!”

 

“Sì che te ne andrai,” le disse risoluto il Dottore, “Anche se River dovesse trascinarti fuori di qui con le sue stesse mani. Non è così, River? River?”

 

“Dov’è andata?” Chiese Rory.

 

Amy si guardò intorno ed il suo volto si oscurò quando vide che la porta del secondo ascensore si era già chiusa. “Che cosa credi? Ci ha lasciati!”

 

Quella dichiarazione colpì il Dottore con più forza di quanto avrebbe dovuto. Li aveva appena abbandonati per andarsene, mentre i secondi che li allontanavano dall’esplosione scorrevano inesorabili. Fu attraversato da una scarica di shock, seguita da un senso di tradimento e da una rabbia bruciante. Non aveva la minima idea del perché si sentisse così tradito, dato che River Song si era dimostrata più volte inaffidabile. Ma gli bruciava comunque - in maniera sorprendentemente dolorosa.

 

“Chi se ne frega,” ringhiò Amy, tornando concentrata. “Non abbiamo tempo per questo. Tira mio marito fuori di lì, Dottore!”

 

Le porte del terzo ascensore si aprirono con un trillo metallico.

 

Rory guardò di nuovo il suo orologio da polso. “Abbiamo meno di due minuti. Se mi lasciate adesso, potete riuscire ad evacuare l’edificio con una distanza sufficiente tra voi e l’esplosione.”

 

“No,” disse Amy, scuotendo la testa all’impazzata, testardamente. “Mai. Neanche per sogno.”

 

“Amy, ti prego,” la implorò Rory. “Non avete tempo.”

 

“Non ho intenzione di abbandonarti!”

 

“Rory—“ cominciò il Dottore.

 

“Dottore!” s’intromise Rory con un grido febbrile. “Me lo devi. Tutte quelle missioni, tutte quelle volte in cui ti ho seguito ciecamente, senza mai fare domande! Me lo devi, e ora ti sto chiedendo - porta mia moglie fuori di qui!”

 

Dopo una breve pausa il Dottore fu certo di quello che doveva fare. “Mi dispiace,” gli disse. “Sei un brav’uomo, Rory.”

 

Girando i tacchi, prese Amy per i fianchi prima che potesse sfuggirgli. “Aspetta, no - che stai facendo?!” gridò, lottando - dimostrando la sua credibilità come agente tirandogli un forte colpo allo stomaco, quasi riuscendo a fargli allentare la presa. Ma il Dottore era un veterano in questo genere di cose; era stato lui ad averla addestrata ed era determinato in quello che stava facendo, perché lei lo avrebbe odiato ma ne andava della sua vita - e lo doveva a Rory. Rory, che era sempre stato leale e affidabile e che amava Amy Pond più di ogni altra cosa nell’universo.

 

Amy gridò, lottando con tutta la forza che aveva, “Lasciami andare!” Ma lui la spinse dentro l’ultimo ascensore, mostrò lo stesso numero identificativo che aveva usato in precedenza per scendere fin lì e premette il pulsante per la hall. Anche quando le porte si chiusero, Amy non smise un attimo di lottare. Il panico aveva preso il sopravvento, i colpi ed i calci erano divenuti più frenetici e disperati. Con un grido strozzato, imprecando contro il Dottore, chiamando Rory e poi a metà tragitto, crollò tra le sue braccia, singhiozzando. Lui le tolse i capelli dalla faccia con una carezza, il cuore spezzato in due dopo averla vista collassare.

 

“Ti prego,” singhiozzò, irrazionalmente. “Dobbiamo tornare indietro. Rory.”       

 

Quando le porte in fine si aprirono, dovette quasi portarla fuori di lì in braccio. I secondi scorrevano, l’entrata deserta mentre il Dottore la attraversava correndo con Amy tra le braccia. Era entrata in una qualche sorta di stato di shock, lasciandosi portare fuori senza protestare e senza essere del tutto cosciente di quello che accadeva attorno a lei. Diede una spallata alla porta, riuscendo a fare qualche passo lungo il cortile, gridando, nel frattempo, alle folle inconsapevoli che si erano formate all’esterno. “Allontanatevi!” gridò verso di loro. “Bomba! Bomba nell’edificio!”

 

Rimanevano venti secondi.

 

La sua affermazione scatenò il caos tra la folla e nella follia che seguì, per poco non perse la presa su Amy. La voltò di scatto verso di lui e continuò a spingerla lontano dall’edificio, passando oltre una fila di macchine. La portiera di un furgone nero in sosta dall’altra parte della strada si aprì, rivelando Jack.

 

“Che diavolo sta succedendo?” pretese di sapere Jack. “Ho perso i contatti con tutti un’ora fa!” Il Dottore depositò Amy ai piedi del furgone e Jack lanciò un’occhiata al suo stato scarmigliato, deglutendo. “Che cazzo è successo? Dov’è Rory? Dottore, dov’è River?”

 

Il timer sul suo orologio da polso si azzerò.

 

Il Dottore si voltò in direzione dell’edificio perché era sul punto di- e poi bam. L’esplosione scosse la terra e il Dottore fu scaraventato all’indietro, sul marciapiede, mentre il calore dell’esplosione si espandeva. Si gettò nel furgone e l’aria gli venne spinta fuori dai polmoni mentre l’esplosione si propagava e i detriti volavano dappertutto. Crollò a terra piegato su se stesso, percependo una fitta di dolore attraversargli il corpo.

 

Dopo qualche secondo di silenzio, tentò di mettersi in piedi, la vista che gli si offuscava, osservando prima Amy che si alzava a fatica, poi Jack, e in fine i rottami. L’edificio era andato in pezzi, con un’enorme crepa proprio al centro, ed era venuto giù come un castello di carta crollato su se stesso. Gli occhi del Dottore si erano chiusi di scatto mentre l’edificio continuava a cadere e a ripiegarsi, l’irritante rumore di metallo e le urla che si mischiavano nell’aria creando una cacofonia di rumori che riusciva a sentire persino sopra il leggero fischio che aveva nelle orecchie.

 

“Rory,” singhiozzò Amy in un sospiro afflitto.

 

Poi, nel bel mezzo del caos sul sito dell’esplosione, gli sembrò di notare un baleno di familiari ricci indisciplinati, coperti da uno spesso strato di terra e polvere, che si affrettava nella direzione opposta - la vide di sfuggita, da una certa distanza, e lei scomparve tra la folla e il caos prima che lui potesse pensare o chiamarla o anche solo sentirsi tradito; poi Jack lo caricò con urgenza nel furgone. Il Dottore cercò di gridare, fermarlo - ma gli girò la vista mentre cadeva sul pavimento del veicolo, e si sentì circondato dall’oscurità. Per la prima volta notò la gravità delle sue stesse ferite, ma le diede pochissima considerazione. I suoi ultimi pensieri, prima di svenire, riguardavano tutti River Song.

 

E non erano affatto pensieri gentili.

 

Note della Traduttrice:

 

[1]Nell’originale si legge Nice allitteration, ovvero ‘bell’allitterazione’, ma ahimè, la qui presente traduttrice non è stata capace di creare un’allitterazione che, soprattutto, riproducesse un significato equivalente in italiano. Sorry guys. 

 

[2]Ho qui semplificato la traduzione della frase originale, che in italiano suonava troppo intricata, pur mantenendo il significato dell’originale.

 

[3] Nell’originale si legge Tick Tock goes the clock; ho preferito lasciarla in inglese perché la trovo più bella e ad effetto, ma per chi volesse la traduzione offro quella presente anche nelle puntate della sesta stagione da cui è tratta: Tic Toc L’ora È. Alternativamente, in questo contesto si potrebbe tradurre come Tic Toc il Tempo Scorre, ma l’originale è molto più poetico.

 

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Capitolo 6
*** VI ***



A Game of Equals

 

VI


Il sole di metà mattina splendeva caldo sul suo viso quando il Dottore si svegliò. 

Sentiva l’amaro sapore di qualcosa nel retro della gola e si spinse lentamente fuori dal letto. Aveva ferite e bende in diversi punti, che rendevano i suoi movimenti lenti e dolorosi, ma il Dottore non si lamentò. Poggiandosi con una mano sul muro, camminò goffamente lungo un corridoio sconosciuto. A quanto pareva avevano di nuovo cambiato nascondiglio mentre era fuori gioco. Si era svegliato già una volta, prima, per metà sotto l’effetto nebbioso dei sedativi, ma non aveva ricordato molto di ciò che aveva detto o fatto. Immaginò di aver sofferto di una concussione, qualche costola ferita, qualche lacerazione alla faccia e al corpo - era riuscito ad evitare la maggior parte dei frammenti di proiettile, a quanto pareva.

Trovò Jack in cucina, intento a preparare loro - cosa? Il pranzo? La colazione? Il Dottore era disorientato sull’orario, quando Jack sollevò lo sguardo e lo osservò. “Dovresti essere a letto, a recuperare le forze.”

“Dov’è Amy?”

Jack chiuse la bocca e distolse lo sguardo. “E’ sul retro. La lascerei stare per un po’. Lei è…”

In lutto.   

A parte il prezzo che pagavano normalmente per fare affari nel loro mondo, il colpo della morte di Rory era qualcosa che non riusciva a scrollarsi di dosso e sapeva che non ci sarebbe riuscito per un bel po’ di tempo. Il lutto aveva sempre l’abitudine di rimanere testardamente attaccato e il Dottore era anche troppo abituato al suo tanfo pungente. Dalle varie parti in gioco che aveva eliminato personalmente, a quei suoi colleghi che erano venuti a mancare nell’adempimento al proprio dovere - non era ancora capace di guardare Rose negli occhi dopo l’assoluto disastro che era stata la loro ultima missione insieme. E in quel momento il giovane matrimonio di Amy era solo un’altra aggiunta ai fallimenti del Dottore; Rory Williams - che Dio lo abbia in gloria.

Per un attimo, il Dottore strofinò il proprio viso con una mano e guardò oltre la porta aperta, chiedendosi come avrebbe mai potuto guardare in faccia la giovane donna che aveva assunto come partner in quegli ultimi anni. Amy sarebbe sopravvissuta alla morte di Rory, ma la domanda era come.

“Dove siamo?”

“Da me,” rispose Jack, prima di estrarre un bicchiere dal e di versarci un po’ d’acqua dentro. Fece scivolare il bicchiere sul bancone verso il Dottore e quest’ultimo lo accettò con gratitudine senza dire una parola perché la aveva la gola secca. “Dottore, dovresti sapere - i Gioielli della Corona.”

Il Dottore sollevò lo sguardo rapidamente. “Cosa gli è successo?”

“Erano spariti quando siamo tornati al tuo appartamento. Ecco perché ci siamo spostati qui; il tuo loft è andato. Il Silenzio ci ha messo le mani.”

Il Dottore s’interruppe. “O quello, o River Song ci si è intrufolata e li ha presi.”

Jack divenne teso. “Non lo farebbe. Lei sta dalla nostra parte.”

“Tu non eri con noi quando ci ha lasciati a morire.”

Fu solo dopo che quelle parole ebbero lasciato la sua bocca che il Dottore si rese conto del livello di acredine che le caratterizzava. Di solito era capace di separare le sue emozioni dalle situazioni; poteva anche odiare i suoi nemici, ma non agiva mai in balia della sua furia. Avrebbe solo reso le cose complicate. Ma questa volta? Oh, era assolutamente furibondo. River li aveva lasciati a morire, se l’era data a gambe quando la situazione si era fatta difficile. Prese un respiro, ricomponendosi così da calmarsi e optare per una rabbia fredda e burrascosa. Era stato un folle solo per aver seguito River o per aver creduto anche solo ad una delle cose che aveva detto, eppure non l’aveva presa per una voltagabbana pura e semplice.

Jack lo stava guardando con attenzione. “Tu non la conosci,” disse, fermamente, ma senza provocarlo, come se avesse riconosciuto la rabbia che ribolliva in lui. “River potrà essere un gran numero di cose, ma di certo non è una codarda.”

“Credi di conoscerla così bene?”

“Dieci anni, Dottore,” disse Jack. “In cui uomini come te sono andati e venuti; io sono stato costantemente presente per lei.”

Il Dottore si chiese che cosa intendesse con “uomini come te”, ma ancora una volta, non gliene sarebbe dovuto importare. Quel tale misterioso, John, senza dubbio. Molto probabilmente il padre di Melody. Lasciò che quel pensiero s’inasprisse per qualche secondo prima di voltarsi.

“Lo sapevi?” chiese il Dottore. “Di Melody?” Jack s’interruppe, voltandosi - una risposta più che sufficiente. “Vedi? Non ti aveva neppure detto di avere una figlia. E credi di conoscerla?”

“Nessuno conosce River,” scattò Jack, improvvisamente, voltandosi di nuovo in un attimo di rabbia. “Quella donna è invischiata in più segreti di qualsiasi altra persona io abbia mai incontrato, ma arriverà il momento in cui capirai quello che io ho impiegato molto per capire - che il suo fidanzato ha impiegato ancora più tempo per capire.”

“Cosa?” chiese il Dottore.

“Non devi per forza sapere tutto su River Song per fidarti di lei.”

Il Dottore s’interruppe, lasciando che quell’affermazione riempisse quel momento di silenzio. Il suo tradimento aveva bruciato, ancora di più di quanto il Dottore avrebbe voluto ammettere persino a se stesso. Forse era quella la ragione per cui era così arrabbiato? Una parte di lui voleva quasi credere a Jack e alla sua preghiera, ma il Dottore non riusciva a pensare ad una sola ragione accettabile per cui lei avesse potuto abbandonarli là dentro. Rory era morto. Come poteva essere giustificata una cosa del genere?

Il mal di testa dietro il suo occhio destro ebbe un’impennata e il Dottore lo strofinò stancamente prima di prendere un altro sorso d’acqua, poi spostò lo sguardo sul corridoio che portava sul retro. Amy era lì. Il Dottore sapeva che avrebbe dovuto affrontarla prima o poi, ma quella prospettiva lo aveva lasciato temporaneamente privo di coraggio. L’aveva condotta ad una trappola, le aveva portato via l’uomo della sua vita - e adesso doveva fare i conti con le conseguenze. Era davvero come rivivere da capo quello che aveva passato con Rose.

Più che camminare, zoppicò lungo il corridoio. L’appartamento di Jack era piccolo, quindi non gli ci volle molto per trovare Amy in una delle camere per gli ospiti, seduta su un angolo del letto. C’era una fila di armi disposta sulle coperte - due Glocks, una carabina smontata, una piccola borsa con coltelli da lancio e due bombe a mano. Era impegnata a pulire una delle sue pistole, con uno strofinaccio sporco tra le mani e la camera di scoppio aperta. Le sue nocche e braccia erano ricoperte di lacerazioni, e nonostante una cortina di capelli rossi nascondesse la sua faccia, il Dottore riusciva ad intravedere delle bende bianche al di sotto della sua maglia, proprio sotto il colletto. Girò attorno al letto e la guardò in faccia.

 

Lei rimase seduta, immobile. “Dottore,” lo salutò.

 

“Amy.” S’interruppe. “Come stai?”

 

“Meglio di te, mi sembra. Nessuna costola rotta o concussione.”

 

Non era quello che il Dottore le aveva chiesto e lo sapevano entrambi. Con cautela si lasciò cadere nella poltrona in un angolo, facendo una smorfia nell’allungare una gamba difronte a sé. Rimasero in quel modo per un po’, entrambi senza aprir bocca. A corto di parole, la studiò mentre lei continuava a pulire le armi in suo possesso. Quel compito serviva evidentemente da distrazione e lui le concesse almeno quello. In qualche modo, lui ancora pensava a lei come Amelia Pond, quell’agente del tutto giovane e inesperta che era stata mandata sulla sua strada anni addietro - e il Dottore aveva avuto immediatamente una particolare simpatia per lei, prendendola sotto la sua ala e addestrandola come sua protetta. Negli anni era divenuta come una sorella minore per lui, l’unica a cui il Dottore premetteva di canzonarlo bonariamente, un profondo e forte legame si era creato tra i due.

 

Quando Rory era entrato in gioco, il Dottore era rimasto un po’ spiazzato da quell’aggiunta alle loro dinamiche. Con suo sommo imbarazzo, per qualche tempo era divenuto persino un po’ territoriale, ma poi tutto era sembrato sistemarsi senza alcun problema. Rory era divenuto parte della loro squadra come se ne avesse sempre fatto parte, e adesso, ecco cosa rimaneva: il Dottore e Amy Pond, e l’enorme vuoto che Rory aveva lasciato come un abisso gigantesco nello spazio vuoto tra di loro.

 

Non era più Amelia Pond, non lo era più stata da tempo. Infatti, c’erano state volte in cui il Dottore aveva notato barlumi di qualcosa di forte e oscuro in Amy che lo spaventavano, perché gli ricordavano un po’ troppo i suoi stessi demoni interiori. Il Dottore non aveva mai voluto che lei seguisse le sue orme, non del tutto. Adesso, si chiedeva cosa ne sarebbe stato del suo futuro. Amy aveva scalato i ranghi dell’MI6 con un talento innato, ma aveva ancora del lavoro sporco da compiere. Era del tutto inesperta da quel punto di vista. Guardandola pulire e aprire le sue armi con una naturalezza che avrebbe reso nervosi veterani di quel campo, d’un tratto il Dottore s’immaginò il futuro della ragazza.

 

Per raggiungere il rango di agente doppio zero, tra le altre certificazioni, un agente doveva completare due uccisioni in una missione. Solo due. Le uccisioni del Dottore stesso erano avvenute un decennio prima, in un’infausta operazione che si era conclusa con numerose vittime. Il Dottore era cambiato a seguito di quel fatidico giorno e da allora le sue mani non avevano fatto altro che divenire sempre più macchiate di sangue. Non era questo che voleva per Amy, ma riusciva a vederlo così chiaramente adesso.

 

Bella e talentuosa, Amy Pond sarebbe stata un’agente doppio zero eccezionale. I più avrebbero creduto che fosse troppo gentile per diventarlo, ma comunque, era quello che un tempo avevano detto anche del Dottore. 

No, la morte di Rory l’avrebbe resa più forte, l’avrebbe galvanizzata nel diventare un’agente capace di compiere azioni necessarie per la Regina e la Nazione. Vi erano solo due omicidi sulla sua strada, e il Dottore aveva capito dai movimenti rapidi ed esperti delle sue mani mentre puliva una Glock, che quei due omicidi erano all’orizzonte. Molto vicini.

 

Il Dottore si sentì nauseato da quella realizzazione, in un silenzioso momento d’epifania. Non proferì parola. Non compì alcuna azione. Ma se ne rese conto comunque e il suo cuore andò in mille pezzi.

 

“Mi dispiace,” disse infine, rompendo il silenzio.

 

Amy s’immobilizzò. “Non è colpa tua,” disse semplicemente lei.

 

Era un’affermazione caritatevole. Aveva più che legittime ragioni per ritenerlo responsabile, ma lei era Amy Pond - fiduciosa e leale. Aveva sempre perdonato il Dottore per qualsiasi sua trasgressione, persino quelle volte in cui il Dottore era certo di non meritare una tale indulgenza.

 

Quel momento venne interrotto dal forte rumore della porta d’ingresso che veniva spalancata, e poi, improvvisamente, udì la voce di River Song chiamarli dal salotto.

 

“Aspetta qui,” ordinò a Amy.

 

Il Dottore fu sopraffatto da un’accesa rabbia nel muoversi avanti, ignorando le sue dannate ferite.

 

_________________________

 

River aveva bisogno di qualcosa di forte, disperatamente.

 

Sanguinante per una ferita da taglio piuttosto dolorosa allo stomaco, River crollò inelegantemente sul divano del salotto di Jack, e poi chiamò qualcuno nelle vicinanze. Premette una mano sul proprio stomaco, fermando momentaneamente il flusso di sangue. Le si appannò la vista e si prese un momento per ritenersi fortunata ancora una volta nell’udire il suono di passi in avvicinamento. Jack, suppose, ringraziando Dio, perché aveva bisogno di cure mediche e Rory—

 

Dove diavolo sei stata?” ruggì in pratica il Dottore, facendo lunghi passi verso di lei. “Ti avevo avvisata quando ci siamo incontrati per la prima volta che ti ne saresti pentita, se avessi mai scoperto che ti prendevi gioco di me.”

 

Lei sbatté le palpebre in sua direzione. “Scusami?”

 

“Ci hai lasciati,” disse. “Ogni volta che hai avuto bisogno di me, io c’ero. Dov’eri quando avevo bisogno che tu—“

 

“Dottore,” l’interruppe Rory, sulla soglia della porta.

 

“Non adesso,” disse il Dottore, occhi e orecchie su River. “Dov’eri quando eravamo in quell’edificio? Delle persone sono morte! Rory è morto! Hai proprio una bella faccia tosta a mostrare la tua faccia qui—“

 

“Um, Dottore,” tentò di nuovo Rory.

 

“Ho detto non adesso, Rory!” scattò di nuovo. “Beh, cos’hai da dire in tua difesa, River Song?”

 

Lei fissò il Dottore, ed era veramente impressionante, considerato che stava sanguinando per una ferita allo stomaco e tutto il resto, che potesse riuscire ad esserne distratta, ancora meno così e presa di sorpresa dalla pura rabbia emanata dal discorso del Dottore. Inarcò visibilmente un sopracciglio, aspettando che il Dottore si rendesse conto dell’ovvio.

 

“Penny lanciato,”

 

“Cosa?” chiese il Dottore.

 

Jack arrivò dal corridoio sul retro e si fermò immediatamente a fissarli. “Oh, porca vacca.”

 

Rory sollevò una mano, salutando. “Um, ciao.”

 

“Penny caduto,” disse River, mentre il Dottore si voltava trovandosi faccia a faccia con l’uomo più giovane.

 

Amy emerse dal corridoio, poi si fermò del tutto, lo sguardo fisso su suo marito. Per un momento si limitò a fissarlo, senza parole, prima di riuscire finalmente a dire, con voce strozzata e incredula, “Rory?” 

 

“Amy,” rispose Rory, felicemente sollevato. “Oh, sei una gioia per gli occhi.”

 

La accolse tra le sue braccia prima che Amy fosse riuscita a superare quel totale senso di shock. Lentamente, con le lacrime agli occhi, in parte ancora incredula, Amy ripeté il suo nome, e l’attimo dopo stava singhiozzando, aggrappandosi sul serio alle spalle di suo marito di rimando. River li guardò, con un leggero sorriso che si estendeva sul suo viso, mentre Amy e Rory cominciavano a blaterare, parole d’incoraggiamento che si mischiavano a lacrime e impetuosi abbracci, che si scioglievano in baci - qualche bacio. Una pomiciata, in realtà.

 

Oh Dio, prendetevi una stanza. E’ come guardare i miei genitori limonare.

 

“Ehi,” li richiamò River, ironica. “Non che non siate adorabili, ma servirebbe un po’ d’aiuto anche a me. Di tipo medico.”

 

Jack si mise in ginocchio difronte a lei, osservando la ferita. Fece una smorfia, ma disse, “Non è mortale, almeno. Bendala e starai bene.”

 

“Quanta preoccupazione da parte vostra,” sottolineò River, alzando gli occhi al cielo. “No, no, prego, il vostro affetto in questa stanza è soffocante.”

 

Amy si ritrasse, osservando suo marito. “Come? Eri intrappolato, Rory. Pensavo che fossi—“

 

“River mi ha salvato,” rispose Rory.

 

Il Dottore sussultò, apparentemente senza motivo.

 

River si limitò a lanciargli un’occhiataccia, guardandolo agitarsi e arrossire, spiegando, “Ho usato il secondo ascensore per afferrare l’equipaggiamento che avevo lasciato entrando nell’edificio. Poi ho fatto uscire Rory facendolo passare attraverso la botola dell’ascensore, e ci siamo arrampicati lungo sette piani fino alla hall. Siamo usciti di lì con meno di cinque minuti d’anticipo sull’esplosione. Abbiamo provato a cercarvi tra la folla, ma c’era il caos.”

 

Anche se, adesso che ci pensava, si era resa conto di come potesse esser sembrato dal loro punto di vista - il fatto che fosse sparita in quel modo. Non aveva avuto tempo di spiegare, ogni secondo troppo prezioso per essere sprecato, e poi, dopo l’esplosione era stata troppo occupata a sfuggire  ad uno dei tirapiedi i Madam Kovarian. Era riuscita a malapena a fuggire con Rory, e poi aveva speso le ultime ventiquattr’ore impegnata in fastidiose sparatorie una dopo l’altra. Ragazzo acuto, quel Williams. Rory si era dimostrato un complice meraviglioso, ma l’ultimo scontro non era andato come avrebbe voluto, com’era ovvio dallo stato della sua maglia sporca di sangue.

 

Il Dottore si avvicinò a Rory, salutandolo imbarazzato con una pacca sulla spalla, e poi lanciò uno sguardo di sottecchi verso River.

 

“River Song,” disse Amy, priva delle riserve che invece aveva il Dottore, “Ti darei un bacio.”

 

“Grazie, tesoro, ma non sei il mio tipo,” rispose lei. Lanciò uno sguardo al Dottore, che sembrava fare del suo meglio per mimetizzarsi con la carta da parati. “Anche se, a quanto pare, il mio tipo sembra non essere molto all’altezza delle aspettative.”

      

“River—“ cominciò il Dottore, impacciato.

 

“Risparmiatelo,” lo interruppe lei, impaziente. “Ho bisogno di cerotti, antidolorifici e un bel po’ d’alcol prima di poterne parlare.” Chiuse il discorso con il Dottore alzandosi di nuovo in piedi, con l’aiuto di Jack, e poi camminò verso il bagno per ripulirsi. “Dimmi che hai dell’alcol, Jack.”

 

Jack le lanciò uno sguardo scandalizzato, comunque carico d’affetto. “Con chi credi di star parlando.”

 

Quando raggiunsero il bagno Jack l’aiutò a infilarsi nella vasca. Tornò indietro e chiuse la porta, poi cominciò a cercare nella cassetta del pronto soccorso.

 

“Quindi,” iniziò, in modo colloquiale. “Un’altra bella giornata per te, eh?”

 

“Oh, sai, che settimana sarebbe senza qualche sparatoria e un edificio in fiamme? Se dovessi sentire al notiziario di un autobus rubato e di un inseguimento attraverso un orto botanico, sappi solo che era del tutto necessario e che non avevo davvero intenzione di mettere sotto nessuna di quelle persone. Beh,” s’interruppe, facendo una smorfia. “Forse solo quel mimo.”

 

Jack le si accovacciò di fianco, alzando delicatamente un piccolo angolo della sua maglia, così da poter vedere di nuovo la ferita. River sapeva che non era grave, ma faceva un male cane e sarebbe servita un’intera scatola di cerotti senza anestetici. In più, se ci avesse pensato Jack al bendaggio, sarebbe venuto fuori incasinato e irregolare, ma non era che avesse voce in capitolo al riguardo. L’ospedale non rientrava certo nelle sue opzioni.

 

“Non prenderla male,” sottolineò Jack. “Ma se non fossi già sanguinate, mi verrebbe voglia di causarti ancora un po’ di dolore io stesso. Gesù, River.”

 

Lei alzò gli occhi al celo. “Non ho mai avuto intenzione di abbandonarli!”

 

“Lo so questo!” Esclamò Jack, incontrando il suo sguardo. “Sto parlando di Melody.”

 

River s’immobilizzò. Passò un attimo di silenzio e non seppe cosa rispondere. Ovviamente il Dottore avrebbe detto a Jack di Melody, e ovviamente Jack aveva tutto il diritto di essere arrabbiato per il fatto di esserne stato tenuto all’oscuro durante tutti quegli anni. Per anni, forse durante tutta la sua vita, era stato l’amico più intimo che lei avesse mai avuto - e lei gli aveva mentito proprio come aveva fatto con tutti gli altri. All’inizio non era stata sua intenzione di nascondere a Jack l’esistenza di Melody, ma lui non si era fatto vivo quando era nata e poi la prigione li aveva separati.

 

A un certo punto, era diventato più facile continuare ad omettere la verità piuttosto che rivelargliela.

 

“John lo sapeva?” le chiese piano Jack.

 

“Sì,” rispose lei con un nodo in gola. “Glielo dissi un mese prima che morisse. Ero incinta di due mesi, al tempo.”

 

Jack le offrì un sorriso dispiaciuto. “Come l’aveva presa?”

 

“Lo conosci. Andò nel panico, rise, pianse - raggiunse livelli epici di monologhi riguardo le sue intenzioni nei confronti di sua figlia. Lo sapeva, anche allora, che avremmo avuto una bambina. Non gli passò nemmeno per la mente che potesse essere un maschio.”

 

Ed ecco cosa aveva permesso che capitasse alla loro piccola.

 

Aveva visto Melody soltanto il giorno prima ma quel ricordo sembrava già un peso che River aveva sopportato per tutta la vita. Pallida, ed evidentemente maltrattata - era un’immagine che avrebbe distrutto qualsiasi madre. River sentì un nodo alla gola e cercò di ricomporsi facendo un respiro profondo.

 

Jack premette una mano sopra la sua; parlare di Melody era più doloroso di una coltellata nello stomaco. “Perché non me lo hai mai detto?”

 

“Io… non te l’ho detto, all’inizio, perché non potevo,” gli disse, sincera. “Poi quando potetti, io… non volevo esserti di peso. Il Silenzio cercherà di usarla, e non mi fermerò davanti a niente pur di salvarla dalle loro grinfie. Sarà un casino, ma non è una tua battaglia.”

 

Un’ombra gli passò sul volto. “E’ la cosa più stupida che tu mi potessi dire.” Lei ebbe la decenza di allontanare lo sguardo. “Senti,” disse lui, sospirando. “Non ho intenzione di dirti come vivere la tua vita, ma un giorno o l’altro, River, dovrai lasciare che qualcuno si avvicini a te, perché non potrai tenere da sola tutti questi segreti per sempre. Sono il tuo migliore amico, ma a volte persino io sento di conoscerti a mala pena.”

 

Lei si risentì, perché quell’affermazione l’aveva ferita, ma suppose di essersela meritata. Dopo tutto era la verità.

 

“So che quello che è successo a John… ti ha ferita,” disse Jack, il suo tono di voce che si ammorbidiva. “Ma non puoi andare avanti così. Devi cominciare a fidarti di nuovo delle persone. Trovati qualcuno. Non devo per forza essere io, ma Dio, River - qualcuno.”

 

“Non è così semplice,” affermò lei.

 

“La vita non lo è mai,” Jack. “Ma non hai mai lasciato che questo ti fermasse.”

 

Era facile a dirsi, ma più difficile a farsi. Sapeva che Jack aveva a cuore solo il suo bene, e che le aveva parlato così non perché mosso dalla rabbia per esserne stato tenuto all’oscuro per tutti quegli anni, ma bensì perché era preoccupato e le voleva bene. Era solo che proprio non riusciva a cambiare così di punto in bianco. Non era sempre stata così. Jack aveva ragione; perdere John l’aveva cambiata, e non in meglio.

 

“Avrò bisogno dell’alcol più prima che dopo,” gli disse.

 

Jack sorrise, allentando la presa per il momento ed alzandosi. “Vado a prendere la roba buona. Nel frattempo pulisci la ferita meglio che puoi.”

 

Lei annuì e Jack uscì, lasciandola ai suoi nel bagno vuoto. Fece una smorfia di dolore nell’iniziare a sbottonarsi la camicia, procedendo cautamente dall’alto verso il basso. Si tolse la camicia sporca dalle spalle con attenzione, rimanendo in reggiseno e pantaloni. Si sporse per prendere l’asciugamano sul lavandino, facendo una smorfia di dolore subito dopo per aver stirato la ferita. Sussultando, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, rimanendo immobile e muta per un attimo affinché passasse il dolore.

 

“Uh, hai bisogno d’aiuto?” Lei sollevò lo sguardo e vide il Dottore star fermo sulla soglia. Teneva lo sguardo ben lontano da lei, anche se, dato che aveva le guance arrossate, lei si rese conto che un’occhiata o due gliele aveva date - e il fatto che il rossore avesse raggiunto anche le orecchie, le faceva pensare che fosse stata più di un’occhiata. “Posso tornare dopo?” le chiese con rapidità.

Stava tentando, e fallendo miseramente, di nascondere il suo imbarazzo, le braccia immobili ed agitate subito dopo, quando gli cadde lo sguardo sulla figura di lei, registrando appena la sua immagine, per poi distoglierlo di nuovo con rapidità.

Lei si prese un secondo per riflettere sull’inconsistenza di quell’uomo: la cui professione consisteva nello spionaggio, che aveva flirtato con lei spudoratamente come se fosse nato per quello, ma che nel trovarsela davanti semi svestita cominciava ad arrossire come una matricola al primo anno di università. Il Dottore era una contraddizione vivente da così tanti punti di vista.

River da parte sua, rimase impassibile. Ci sarebbe voluto molto più di un uomo che l’aveva vista mezza nuda per farla arrossire. “Entra o rimani fuori, ma prima che te ne vada, passami l’asciugamano, così mi asciugo.”

Lui esitò, dondolando sui talloni, come se fosse combattuto - o come se stesse aspettando che lei. Alla fine fece qualche passo avanti ed afferrò l’asciugamani, porgendoglielo e distogliendo sapientemente lo sguardo dalla sua figura.

Sospirando, lei alzò gli occhi al celo, “Seriamente, Dottore, dimmi che hai già visto una donna nuda prima d’ora?”

Lui balbettò, “Sì, e molte, per tua informazione!”

“Davvero? Così tante?”

Lui esitò. “Un gentiluomo non si vanta delle sue conquiste.”

Lei sollevò un sopracciglio, ma lasciò perdere. Si scoprì improvvisamente troppo stanca per protrarre oltre la normale sciarada del loro flirtare, e ad essere sinceri una parte di lei era ancora ferita dalle accuse che le aveva rivolto prima. La feriva rendersi conto di quanto fosse bassa l’opinione che aveva di lei - come se davvero avesse potuto abbandonarli in quel modo. Suppose che, data la situazione e il fatto che a mala pena si conoscevano, non fosse così sorprendente. Eppure, ciò la feriva lo stesso.

Silenziosamente, passò l’asciugamano sotto il getto del rubinetto della vasca. Con una smorfia di dolore, cercò di rimuovere velocemente il sangue e si rese conto che il flusso dell’emorragia era un po’ rallentato, ma non era affatto ansiosa di sottoporsi alla procedura che Jack avrebbe messo in pratica per darle i punti. Un attimo dopo delle mani maschili si unirono alle sue e lei sussultò vedendo, nel sollevare lo sguardo, che il Dottore stava cercando di aiutarla con l’asciugamano.

“Posso?” chiese con esitazione.

Non avrebbe dovuto avere una così elevata consapevolezza delle dita di lui sulle sue, o del calore della sua presa. Con un sospiro, lasciò fare a lui. Le sue mani erano decise ma gentili, nel cominciare a ripulirla dal sangue attorno alla ferita. River si ritrovò a studiarlo da una distanza ravvicinata; non era la prima volta che lo faceva. Avevano già ballato, lottato verbalmente, persino combattuto fisicamente a un certo punto, quindi aveva avuto moltissime occasioni di studiarlo da vicino. Questa volta però, c’era qualcosa di… diverso.

Forse non era tanto progressista come aveva creduto? Rimanere imperturbabile di fronte allo sguardo di un uomo pur essendo mezza svestita. O forse, solo forse, era perché si trattava di quest’uomo in particolare? Dubitava fortemente che il suo battito cardiaco sarebbe aumentato così rapidamente se fosse stato Jack a prendersi cura delle sue ferite.

“Mi dispiace,” disse lui improvvisamente, a bassa voce.

Incontrò lo sguardo di lei, con un tono che suonava abbastanza contrito, ma era soprattutto il modo in cui la guardava a cogliere River Song di sorpresa. Era uno sguardo intenso, deciso e profondo - la fece sentire improvvisamente intrappolata.

“Non dovresti,” riuscì a dire - senza sembrare esitante, sperava. “Non ci si può aspettare che quando una ragazza gioca così tanti tranelli, un ragazzo non cada in almeno uno di questi.”

Lui esitò, come se avesse voluto dire qualcosa, poi ci ripensò e distolse lo sguardo. Posò il panno sul mobile. Allungò il braccio verso il kit del pronto soccorso, e a quanto pareva aveva l’intenzione di metterle i punti lui stesso. Ci fu un momento in cui si chiese se sarebbe stato più bravo di Jack, ma sembrava sapere il fatto suo riguardo gli aghi, tanto quanto bastava. Disinfettò la ferita, e River si ritrovò a trasalire per il dolore, spostando lo sguardo verso la porta.

Vide Jack che se ne stava sulla soglia, una bottiglia di tequila tra le mani e un sopracciglio alzato in modo eloquente. Anche se l’alcol era allettante, gli fece segno di andare scuotendo la testa e Jack sembrò recepire il messaggio. Si voltò andandosene senza una parola, e per tutto il tempo, il Dottore rimase ignaro dello scambio di sguardi avvenuto oltre le sue spalle incurvate.

“Farà male,” la informò il Dottore, senza che ve ne fosse bisogno.

Prese un respiro profondo e poi aggrottò lo fronte, sentendo i primi punti che le venivano messi, quando lui cominciò il suo lavoro.

“Che?”

“Ventiquattro ore per provare di essere solo una pedina nella cospirazione internazionale di un’organizzazione ultra-fascista.” disse, rivolgendole un sorriso. “Hai spaccato l’ora, sei in anticipo, in effetti.”

Lei sbatté le palpebre, rendendosi conto del fatto che avesse ragione. Era passato un altro giorno, ma aveva avuto la sua conferma dalla stessa Madame Kovarian. Non c’era modo di negarlo, adesso, anche se rimaneva un mistero quale fosse esattamente la cospirazione.

“I Gioielli della Corona,” disse. “Posso supporre che li abbia tu?”

Lei sollevò di scatto lo sguardo verso di lui. “E’ quello che credi?”

Lui fece una smorfia. “Sono stati prelevati dal mio appartamento. Speravo li avessi tu. Se non è così—“

Lei imprecò. “Allora significa che li ha presi il Silenzio. Dannazione. Erano la nostra unica merce di scambio.”

“Sì,” concordò il Dottore, leggermente accigliato. Poi le rivolse un sorriso incoraggiante. “Ma non ti preoccupare. Sappiamo più adesso di due giorni fa, ed è per questo che abbiamo un vantaggio ora.”

Confusa gli chiese, “Come? Ma se non sappiamo proprio niente!”

“Sbagliato,” affermò, continuando a metterle i punti con fare altezzoso. “Sappiamo qualcosa. Sappiamo che hanno bisogno della corona, e di tua figlia. Le due sembrano collegate, in qualche modo. Il problema è capire come. Sappiamo anche che i loro piani a Rio sono stati portati a termine, perché Mme Kovarian ha fatto saltare in aria il suo stesso quartier generale senza battere ciglio. Inoltre, hanno fatto allontanare Melody in elicottero. Un elicottero, non un aereo, il che significa che la loro base secondaria è probabilmente a cinquecento miglia da qui. Questo ci fornisce una circonferenza, qualcosa su cui possiamo lavorare. Adesso dobbiamo solo trovare la proprietà più grande che il Silenzio ha in quella zona.” Non seppe resistere, sorrise e lui di rimando. “Che c’è? Credevi che fossi arrivato dove sono per il mio aspetto?”

“Non è stato di certo per quel farfallino che a volte indossi,” lo accusò con affetto. “Ho visto delle foto.”

“Ehi! I farfallini sono forti!”

Lei roteò gli occhi, poi esitò. “C’è di più, Dottore. Rory alla fine è riuscito a fuggire con il file Raven’s Nest.”

“Vuoi dire che non era solo un pretesto per convincerci a infiltrarci nella base?” Le domandò sorpreso.

“Non ho una tale faccia di bronzo,” gli disse, e lui sollevò un sopracciglio, facendola ridere. “Beh, non del tutto, comunque. I file non erano così importanti come vi avevo fatto credere, ma sono importanti. Sfortunatamente, sono anche altamente criptati, quindi non sono stata capace di capirci qualcosa.”

Il Dottore tacque, pensieroso. “Conosco uno specialista che potrebbe esserci d’aiuto.”

“Bene, avremo bisogno— ahi” sussultò per il dolore, quando il Dottore le toccò i punti un po’ troppo forte.

“Scusa,” disse rapidamente, sussultando per empatia. “Temo che nonostante il mio nome, questo mestiere non mi si addica affatto. È da un po’ che non metto punti a qualcuno.”

Lei abbassò lo sguardo sul lavoro che aveva fatto fino ad allora. “Stai facendo meglio di Jack. Finisce sempre per darmi dei punti che sembrano dati da un ubriaco.”

“Pensavo che un tipo d’uomo come lui avesse sempre alcol in corpo.” disse sfacciatamente, rispondendo al suo sguardo con un sorriso.

Lei notò che il rossore sul viso di lui si era attenuato, anche se era sempre lì, nascosto dal leggero colore delle sue guance. Teneva lo sguardo discretamente fisso sul suo compito, o sui punti o sugli occhi di lei, quando le parlava. Dato che era letteralmente a pochi centimetri dal suo petto e che River sapeva di essere una donna prosperosa, questo la diceva lunga sul carattere di lui. Tuttavia, lei capiva altrettanto facilmente quanto fosse dura tale impresa, perché di tanto in tanto, l’aveva proprio visto faticare per non guardare.

Quando un ciuffo di capelli gli ricadde sugli occhi, distraendolo dal suo lavoro, sbuffò una o due volte, a bassa voce, prima di scostarselo dal volto. Notando il suo fastidio, River sorrise e si sporse per spostarlo con il pollice. L’aveva fatto con intento ironico, come tutto il resto, ma quando lui sollevò sguardo, la sua intensità era tutt’altro che ironica.

Per un attimo, lei pensò che avrebbe potuto baciarla - e River non era sicura di cosa lei avrebbe dovuto fare in tal caso, perché quella cosa col Dottore era iniziata come un gioco, un modo per metterlo in difficoltà, ma improvvisamente non era più sicura che si trattasse di un gioco. Improvvisamente, sembrava anche troppo reale.

Quel momento fu rotto dalle voci di Rory ed Amy che venivano dal corridoio, diventando sempre più forti. “Dottore,” cominciò Rory apparendo sulla soglia, bloccandosi improvvisamente, la bocca aperta in una “O” quando vide il Dottore prendersi cura di una River Song mezza nuda. “Torneremo più tardi,” fu la rapida risposta strozzata di Rory,.

Al suo fianco, Amy sorrise. “Bene, bene, bene,” cominciò ironicamente.

River roteò gli occhi, mentre il Dottore lanciava un gridolino indignato “I punti! Le sto dando i punti!”

“Sì, ma certo,” disse Amy, prendendolo chiaramente in giro. “River, volevo solo ringraziarti ancora per aver portato mio marito fuori di lì. A quanto pare ti sei proprio divertita a sparare contro un mucchio di persone nelle ultime ventiquattr’ore?”

River le fece l’occhiolino. “E il tuo uomo è stato una buona compagnia per tutto il tempo.”

Amy rise. “Ne sono certa. Comunque grazie, e se avessi bisogno di un favore in qualunque momento, devi solo chiedere. Per qualunque motivo.”

“Parole pericolose da dire a una donna con la mia reputazione,” la avvertì River.

Il sorriso sul volto di Amy era spavaldo. “Lo so.”

Tirò via suo marito senza dire altro, mentre Rory proferiva con voce strozzata un’altra rapida scusa per la loro interruzione. Scomparvero lungo il corridoio. River si ritrovò a ridere difronte alle dinamiche di quella coppia sposata, un po’ per il divertimento e un po’ per il sollievo dato da quella loro interruzione provvidenziale. Ma nella sua risata, ad essere completamente sincera, c’era anche un pizzico di delusione. Sollevò lo sguardo su quello del Dottore, di nuovo concentrato sul suo compito. Lei si consolò pensando che tutto questo era solo il naturale effetto collaterale del flirtare con il Dottore come fossero stati Bonnie e Clyde.

Non era niente di più di questo, e inoltre, non sarebbe potuto essere niente di più.

Flirtare e l’attrazione erano una cosa; ma andare oltre in qualunque modo era impensabile, perché River aveva già avuto l’amore della sua vita, e niente l’avrebbe rimpiazzato.


 

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