A tutto reality Vita o morte (Titolo provvisorio)

di PaperHero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1 Quel giorno, il noto conduttore del reality show “A tutto reality”, Chris McLean, non si sentiva affatto bene. La testa gli doleva da impazzire cosi come le ossa, si sentiva stanco e brividi di freddo gli percorrevano tutto il corpo. Si rannicchiò sotto le morbide coperte di seta del suo letto, alla ricerca di calore: non aveva le forze per alzarsi da quel comodo materasso.
Aveva appena chiuso gli occhi nella speranza di riaddormentarsi quando senti qualcuno bussare alla porta e una voce dire:- Ehi, Chris. E’ ora di andare- Era Chef Hatchet.                                                                                            
A quelle parole, il conduttore riaprì gli occhi lucidi e offuscati dalla febbre e lanciò un’occhiata alla sveglia, posta sul comodino alla sua destra. Segnava le nove e mezza. Cavoli, era tardissimo. Alle dieci, doveva trovarsi in ufficio per presentare la nuova stagione. Non poteva rinunciare a un’occasione del genere.                                                                                                                 
Balzò a sedere, pentendosene subito dopo. Una dolorosa fitta gli attraversò la testa e venne colto da un capogiro, che gli fece venire la nausea.
Trattenendosi dal vomitare, aspettò che il dolore e le vertigini passassero prima di alzarsi lentamente dal letto e dirigersi, con andatura traballante, verso il suo bagno personale.                                                      


Un’ora più tardi, il conduttore e il suo fedele braccio destro si trovavano nell’ufficio del produttore, un uomo sulla quarantina con i capelli neri e gli occhi blu. Indossava uno smoking nero con sotto una camicia bianca e un paio di occhiali da vista. Portava al dito una fede nuziale, segno che era sposato. Il suo nome era Jack Wilkins.
Quando aveva visto il volto pallido di Chris, Jack si era preoccupato e aveva chiesto al conduttore se si sentisse bene. Il conduttore aveva fatto finta di niente e si era accomodato davanti alla scrivania, iniziando a spiegare le idee che aveva avuto per lo show.

Nel mentre, Chef se ne stava appoggiato ad una parete con le braccia incrociate al petto e gli occhi leggermente socchiusi, chiaramente annoiato da quella riunione. Nonostante questo, la sua attenzione era rivolta a Chris. Da quando l’aveva visto uscire dalla camera bianco come un lenzuolo e con gli occhi lucidi e stanchi, si era preoccupato e non l’aveva perso di vista neanche per un secondo. Aveva provato a convincerlo a restarsene a casa per riposare ma, quando ci si metteva, Chris McLean era davvero testardo. Prese due pillole per il mal di testa, si era fatto accompagnare alla sede della A tutto reality INC per parlare con il produttore.

Da parte sua, il conduttore si era reso conto della cosa, Poteva sentire chiaramente la testa formicolargli sotto lo sguardo del cuoco e un lieve senso di disagio impossessarsi di lui. Come se niente fosse, continuò ad esporre le sue idee a Jack che, quando Chris fini di parlare, chiese:- E cosi vorresti organizzare una nuova stagione del tuo reality in cui i concorrenti sono rinchiusi in un vecchio hotel. E’ esatto?-
 - Si. Il cast sarà totalmente nuovo di zecca e conterà quattordici concorrenti- spiegò il conduttore –Il premio finale sarà di dieci milioni di dollari- aggiunse, cogliendo al volo la domanda silenziosa dell’altro.
– Dieci milioni di dollari? Ne sei proprio sicuro, Chris?- esclamò Jack, spalancando gli occhi, seguito a ruota da Chef. Nessuno dei due aveva mai visto un montepremi del genere.
Al cenno affermativo del conduttore, Wilkins gli diede l’ok. Chris lo ringraziò e , alzandosi dalla sedia, aggiunse:- Ah, prima che me ne vada potresti firmare questo?-
Sotto agli occhi del produttore comparve quello che sembrava essere un contratto in piena regola. – Cos’è?- domandò, guardando l’altro negli occhi. 
– Un contratto di lavoro, ovviamente. Cos’altro ti aspettavi?- rispose Chris, sostenendo lo sguardo e con un sorriso strano sul volto.
Sorriso che si allargò ancora di più quando l’altro firmò il documento. Prima che Jack potesse aprir bocca, Chris recuperò il foglio ed esclamò:- Perfetto. Grazie mille per la firma Jack. Ci vediamo-
Detto questo, si diresse verso la porta, pronto ad uscire. Aveva appena appoggiato la mano sulla maniglia quando fu fermato dalla voce di Jack – Aspetta un attimo, Chris. Cos’ho firmato veramente?-
Il tono dell’uomo era serio e le sopracciglia gli si erano aggrottate, dandogli un’espressione terribilmente seria. Il conduttore scoppiò a ridere mentre rispondeva con un – Te l’ho già detto, Jack. Hai firmato un contratto di lavoro- prima di uscire dall’ufficio, seguito a ruota da Chef.
“ Ah ah ah quello stupido non sa che ha appena firmato un documento che mi solleva da ogni responsabilità in caso di morte improvvisa da parte del cast e che il mio stipendio è il doppio di quello che prendevo prima. Ah ah ah” pensò il conduttore, continuando a ridere sotto allo sguardo stupito del cuoco.  


Un uomo sul metro e ottanta, robusto e vestito totalmente di nero si trovava appoggiato a una Berlina nera dai vetri oscurati. Teneva le braccia incrociate al petto ma le sciolse quando senti il suo telefono suonare dall’interno della tasca destra della giacca che indossava. Mentre rispondeva alla chiamata, vide il suo bersaglio uscire dall’edificio in ferro e vetro di fronte. Un ghigno prese forma sul suo volto mentre riattaccava. Finalmente, toccava a lui…   


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Xapitolo 2 -Oh mio dio. Che mai di testa-- si lamentò Chris McLean, mettendosi seduto e portandosi una mano alla testa che sembrava potesse scoppiargli da un momento all’altro.                               
Cos’era successo? Le ultime cose che ricordava erano lui e Chef che uscivano dall’edificio della produzione, un improvviso dolore alla testa e poi il buio più totale.                                                      
Quando si riprese dall’intontimento, si guardò intorno, cercando di capire dove si trovasse. Era una camera. Una camera d’albergo totalmente vuota ad eccezione del letto su cui era seduto e una vecchia scrivania in Mogano khaya. Sulla parete di fronte a lui, una finestra con delle sbarre era l’unica fonte di luce presente.
Era completamente solo. Dove si trovava Chef? Solo dopo averlo trovato, sarebbero potuti ritornare ai loro compiti.
Si alzò dal letto e si stiracchiò. Una fitta di dolore gli percorse il braccio, facendogli digrignare i denti. Lasciandosi sfuggire un gemito dalle labbra, abbassò le braccia e le controllò. Solo in quel momento, si accorse che il suo elegante completo blu era stato tagliato e che un cerotto era stato posizionato al centro del polso sinistro. Lentamente se lo tolse e notò che aveva una piccola cicatrice ancora frasca a cui era stati dati dei punti. Qualcuno l’aveva operato. Ma chi?
Scosse la testa e tirò un sospiro di sollievo quando si accorse che la febbre era passata cosi come il dolore alle ossa. Togliendo la mano dal polso, volse la sua attenzione verso la scrivania. Sopra di essa, si trovava un tablet da sette pollici nero. Lo prese in mano e si accorse che era presente solo un file. Un video, per l’esattezza.
Incuriosito, cliccò su di esso e sullo schermo comparve la figura nera di un uomo.                                              
– Finalmente ti sei svegliato, Chris McLean. Non volevo che ti perdessi il divertimento. Tu e altre tredici persone vi trovate in una delle mie proprietà, il Kira’s Hotel. Ad ognuno di voi, è stato inserito un chip di rilevamento. Se uscite dal raggio d’azione della proprietà, vi invierà una scossa elettrica. Quindi non provateci nemmeno a scappare- sentendo quelle parole, il conduttore digrignò i denti – L’unico modo che avete per uscire da questa situazione è trovare questa stanza- continuò l’uomo, mentre l’immagine della mappa dell’albergo compariva al suo fianco: una delle tante stanze dell’albergo era colorata di azzurro.
 – Qui troverete un altro tablet in cui riceverete ulteriori istruzioni. Fate attenzione e a presto- terminò l’uomo e la mappa dell’edificio prese il suo posto, ingrandendosi a tutto schermo.                                                    
Quest’ultima, oltre a segnare la posizione della stanza che doveva raggiungere, forniva anche la sua posizione. Si trovava al settimo piano nella numero settanta mentre l’altra era situata al terzo piano nella numero sei. Infilatosi il tablet in una delle tasche interne della giacca, si diresse verso la porta ed usci.          

Nel frattempo, anche Chef si era svegliato e aveva trovato il tablet con il video. Dopo aver controllato la sua posizione sulla mappa, rimase stupito. Secondo l’oggetto, si trovava  nella camera dieci al primo piano dell’edificio numero tre. Questo significava che l’hotel era composto da più edifici.
A quella scoperta, digrignò i denti. E adesso? Doveva per forza raggiungere la stanza indicata dall’uomo. Peccato che essa si trovasse nell’edificio uno e che non aveva la benché minima idea di dove si trovasse Chris, portato di sicuro all’interno della proprietà insieme a lui. L’unica cosa certa era che l’avrebbe trovato in quella stanza.

Oltre a Chris e a Chef, altre due persone si stavano dirigendo verso l’obiettivo dopo aver visto il file. Anche loro erano state separate: mentre una si trovava nella camera ventitre dell’edificio due, l’altra era nella tredicesima dell’edificio sette.

Mentre i quattro si stavano dirigendo verso la stanza indicata, l’uomo del video si era nascosto nella sala comandi, dove si trovava seduto davanti a un maxi schermo. Controllava le migliaia di telecamere situate all’interno dell’hotel. Aveva l’aria annoiata ma un ghigno prese forma sul suo volto quando spinse un bottone dalla tastiera che aveva di fronte.  

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3 Chris McLean aveva raggiunto tranquillamente il quinto piano, leggermente diverso dai due appena scesi. Le pareti erano bianche e, a due metri di distanza l’una dall’altra, si trovavano le camere. In fondo al corridoio, si trovavano le scale. Non c’era traccia della presenza di un’ascensore.
Il conduttore sbuffò fermandosi all’inizio del corridoio: gli mancavano ancora due piani, ovvero due rampe di scale da quattordici scalini l’una, per un totale di ventotto scalini      
Sbuffò un'altra volta: non ne poteva più di scendere scalini.
Stava per fare un passo quando sentì un rumore strano. Si guardò attorno alla ricerca della fonte. Niente, non c’era niente che potesse provocare quel rumore.
E’solo frutto della tua immaginazione, Chris pensò il conduttore, scuotendo la testa e facendo un altro passo.
Ed ecco che il rumore si ripetè. Questa volta, l’uomo non aveva dubbi: quel rumore non se l’era immaginato.
Si guardò intorno un’altra volta finchè non vide aprirsi un buco nel muro tra la prima e la seconda porta. Da essa, fuoriusci una barra di ferro, spessa tre centimetri. Barra che l’avrebbe colpito in pieno se non si fosse spostato all’istante. Le gambe erano paralizzate dal terrore ma, con uno sforzo di volontà dettato dalla paura, Chris riuscì a sbloccarsi e a muoversi in avanti all’ultimo secondo. La barra si scontrò contro la parete alla sua destra, conficcandosi in essa, mentre cercava di normalizzare il proprio respiro e il battito del cuore che sembrava potesse uscirgli dal petto da quanto stava battendo forte. Che cosa significava quella trappola?

L’uomo alla scrivania battè un pugno su di essa mentre guardava il conduttore schivare una dopo l’altra le barre di ferro. Era irritato e arrabbiato. Anzi, era furioso. Maledetto McLean!
In quel momento, la porta metallica alle sue spalle si aprì, lasciando entrare una donna che non poteva avere più di trentacinque anni. Alta un metro e settanta, era robusta e aveva gli occhi blu e i capelli rossi. Indossava una tuta blu scuro smanicata.   
– Vedo che le barre di ferro non hanno funzionato- notò lei, avvicinandosi all’altro mentre guardava lo schermo.
– Già- confermò lui con tono serio e con la voce tremante di rabbia.
– Calmati, zio. Abbiamo a disposizione altri mezzi per raggiungere il nostro obiettivo- lo tranquilizzò lei, facendolo calmare e sul suo volto comparve un ghigno.                                                                              
– Hai ragione, cara. Tu sei pronta?- chiese l’uomo,girandosi verso di lei – Perfetto. Adesso vai- aggiunse, dopo che la donna ebbe anniuto con la testa e risposto con un – Si, zio-                                  
Dopo che la nipote fu uscita, l’uomo decise di occuparsi degli altri ospiti.                                                          


Chef era appena uscito dall’edificio e  dovette ammettere, adesso che era all’esterno, che quel complesso era veramente enorme.


Come aveva immaginato, la propriertà era composta da quattordici edifici ed erano tutti sui sette piani, diversi tra loro per forma e collegati tra loro tramite ponti in marmo bianco. Sotto di essi, si trovava un canale d’acqua a creare dei piccoli rettangoli su cui erano stati costruiti gli edifici. Verso ovest, si trovava un ampia radura, ricoperta da alberi e cespuglie. Al centro, si trovava un cortile in pietra.
    

Aveva appena mosso un passo quando sentì il ponte tremare sotto ai suoi piedi. Prese a correre ma, a metà percorso, una botola si aprì sotto di lui, fecendolo cadere in acqua. Trattenendo il respiro, si guardò intorno, impallidendo a quella vista. Nell’acqua, erano presenti squali, anguille elettriche, serpenti marini dal ventre giallo, pesci palla. Quattro tra gli animali più pericolosi e mortali. Facendo attenzione a non toccarne nemmeno uno, il cuoco iniziò a nuotare verso il pianerottolo del primo edificio, fermandosi ogni tanto a riprendere fiato. In più di un occasione si era trovato troppo vicino a un serpente marino ma, con un po’ di fortuna, era riuscito a cavarsela e a raggiungere la piattaforma. Si issò su di essa e guardò l’edificio.

L’edificio numero uno era un normale albergo di marmo alto sui sette piani, dotati di dieci finestre ciascuno. Sopra la portafinestra, che funzionava da porta d’ingresso, era presente un’ insegna verde con su scritto “Kira’s Hotel 1”. Il marmo utilizzato per la costruzione era di un grigio scuro, tendente al nero.

Il cuoco entrò nell’edificio e si ritrovò nell’atrio, dove si trovava la reception, la cui scrivania era vuota, Non c’era nessuno.
Scrollando le spalle, si diresse verso le scale, posizionate al centro della stanza, e prese a salire. Raggiunto il terzo piano senza problemi, entrò nella sesta camera.                                                                                    


Quest’ultima era una stanza quadrata dalle pareti grigie. Il pavimento era ricoperto da un tappeto rosso con disegnato sopra un leone che ruggisce. Sui due lati della camera, si trovavano delle scrivanie con appoggiate sopra quelle che sembravano...  
                                                                                                                                                
                                                                                                                                              

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4 - Armi?- si domandò ad alta voce il cuoco, osservando gli oggetti che aveva di fronte con sguardo critico.
Su quelle scrivanie, si trovavano armi di tutti i generi: dalle pistole ai fucili, dalle spade alle bombe. 
 - Si può sapere che ti è successo? Sembri appena uscito da una vasca piena d’acqua- lo riscosse dai suoi pensieri la voce dell’amico.
Si girò verso la porta, trovando Chris McLean fermo sulla soglia. Il cuoco l’ossevò e potè tirare un sospiro di sollievo quando vide che stava bene e che era tutto al suo posto. Apparte il suo costoso ed elegante vestito blu.
 – Chris. Stai bene?- s’informò l’uomo, evitando la domanda dell’altro e osservandolo.                                                       
– Si, sto bene. Anche se qualcuno ha tentato di uccidermi- rispose il conduttore, entrando – Ehi, ma quelle sono armi?- aggiunse, notando le armi sulla scrivania e avvicinandosi ad esse.                                                                                                                                             
Il cuoco annuì e, ripensando alle parole dette dall’amico in precedenza, strabuzzò gli occhi mentre si lasciava scappare un – Cosa? Anche tu? – anche se conosceva benissimo la risposta.
Chris, che aveva preso in mano un bazooka, si voltò verso l’altro e, inarcando un sopracciglio, chiese:- Che cosa intendi dire? Aspetta, non vorrai dirmi che… -
- Si, qualcuno ci ha portato qui per ucciderci- confermò il cuoco – Ehm, ti dispiacerebbe abbassare quell’arma? Mi fai paura-
 - Oh, ma come sei pauroso. E va bene- accettò Chris, abbassando l’arma e voltandola da un’altra parte, puntandola verso la porta.
 Quest’ultima si apri, rivelando la figura bassa e fasciata da un vestito rosso di Blaineley             
- Ehi McLean, abbassa quell’arma. Non vorrei che con la tua sbadataggine facessi partire un colpo-
- Io sbadato? Tesoro, sono Chris McLean. La sbadataggine non rientra nei miei molteplici talenti- si lodò lui – Cos’hai fatto ai capelli? E’ un nuovo taglio, per caso?- aggiunse, abbassando l’arma e con un ghigno sulle labbra.
Infatti, la conduttrice aveva i capelli sparati all’insu e anneriti.. Anche il suo vestito era pieno di buchi e annerito in più punti. Ridotta in quello stato sembrava una barbona                  
- No, brutto sadico di un conduttore. Mentre schivavo delle piccole bombe, sono finita in una vasca piena di polvere- spiegò lei, schifata.
Gli altri due scoppiarono a ridere e Chris, tra le risate, disse:- Solo a te poteva capitare una cosa del genere-
Blaineley si infervorò davanti a quella reazione:- Non c’è niente da ridere. Scommetto che se siete arrivati fin qua è solo perché ci sono andati leggeri con voi!-
A quelle parole, i due amici smisero di ridere e diventarono seri. Fu Chris a replicare all’affermazione della donna:- Ti sbagli, cara. Sia io che Chef abbiamo dovuto affrontare delle prove durissime per arrivar fin qui-                                                                                              
- Vero- concordò Chef, annuendo con la testa.                                                                                    
– Ed è per questo che dovremmo unire le nostre forxe invece che darci battaglia. Siamo tutti sulla stessa barca- pronunciò una voce femminile sulla soglia della porta
Sia a Chris che a Chef, quella voce suonò molto familiqare e volsero i loro aguardi verso di essa. Come immaginavano.
– Honey! Che ci fai tu qui?- esclamò Chris, avvicinandosi alla figura femminile della sorella. Non si aspettava di trovarla li e, soprattutto, non in quel modo e in quell’occasione. Come suo fratello maggiore, si sentiva responsabile dell’incolumità della sorella minore.                   
– Voi due vi conoscete?- l’interrupe Blaineley, sorpresa                                                                     
- Si, è mio fratello- rispose Honey, guardando l’altra spalancare gli occhi a qualla rivelazione.
 – Davvero? Non vorrei mai essere al tuo posto- rispose la conduttrice, acida e incrociando le braccia al petto – Con un fratello del genere…-
- Su questo ti sbagli. Anche se non sembra, Chris era e continua ad essere un ottimo fratello maggiore. Quindi, non ti permetterò di insultarlo come ti pare o piace, capito?- prese le difese del conduttore Honey, fulminando l’altra con lo sguardo.                                       
– D’accordo, d’accordo. Non insulterò più il tuo adorato fratellone- promise la falsa Diva, imbronciata e portando le mani sui fianchi.
Il conduttore, a quella vista, sorrise e fece una pernacchia  Blaineley che, infuriata, rispose al gesto, attenta a non farsi vedere dalla sorella di lui.   


Nel frattempo, gli altri concorrenti, otto in tutto, erano entrati nella stanza,                                                  


- Siamo solo noi? Dove sono finiti gli ultimi due concorrenti?- chiese una voce maschile, attirando l’attenzione di tutti.
Quando Honey si voltò, rimase folgorata: davanti a lei, si trovava un uomo sui trentacinque anni e dal fisico scolpito, risaltato da un attilata maglietta nera, e dai grandi occhi neri. I capelli erano dello stesso colore e indossava un paio di pantaloncini di jeans. Un vero splendore!
Notando lo sguardo adorante di Honey, Blaineley, senza essere vista, la fulminò con lo sguardo.  

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