Junjou Romance

di Yuichan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 e Finale ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


junjou

Junjou Romance

Capitolo 1

 

Si svegliò di buon ora come ogni mattina, mettere in ordine la casa e fare la colazione erano la prima priorità. Sapeva che Akihiko era stato sveglio fino a tardi, aveva fatto caso a quando si era coricato al suo fianco, erano appena scoccate le quattro del mattino. Misaki avrebbe fatto tutto in silenzio per evitare di svegliare il suo strano padrone di casa e sarebbe uscito per andare all’università come ogni mattina. Oramai le giornate sembravano essere divenute tutte identiche, non che la routine fosse noiosa, ma non c’erano più state per Misaki quelle scene imbarazzanti di dover incontrare i parenti di Akihiko, come era capitato per qualche periodo. Il padre di Usagi-san aveva accettato la loro relazione, forse era una cosa temporanea, ma non poteva lamentarsi di nulla, quando sarebbe tornato all’attacco gli avrebbe risposto per le rime. Aruhiko non era più un problema, preso dal suo lavoro e dalla coronazione del suo sogno di fare l’architetto. Ogni tanto arrivava a casa qualche strano pacchetto con dei souvenir da parte sua, ma la cosa buona era che erano indirizzati non più esclusivamente a Misaki, ma anche ad Akihiko e la cosa gli faceva piacere.

Quella mattina aveva lezione con il “diavolo Kamijo”, quindi per tutto il tragitto, che raramente riusciva a fare da solo, rimase concentrato sulla lezione che avrebbe dovuto seguire molto attentamente. Quell’uomo, secondo Misaki, era veramente molto strano, ma quelle rarissime volte che gli era capitato di parlarci a lezione non gli era sembrato poi così severo come appariva agli altri, anche se non poteva negare di essersi preso qualche gessetto in testa da lui. Aveva sentito moltissime voci sul suo conto, una poi era la più curiosa e raccontava di un litigio avvenuto tra Kamijo-sensei e un ragazzo alto nei corridoi dell’università. La voce girava da molto, ma essendo passata di bocca in bocca non sapeva quanto fosse credibile, anche se era uno dei pettegolezzi più gettonati, in quanto quel giovane sembrava si fosse fatto vedere altre volte all’università. Era curioso, più di una volta gli era passato per la mente che poteva esserci una qualche relazione amorosa tra il suo insegnate e quel giovane senza nome, ma subito si ricredeva, infondo le possibilità erano così basse e lui doveva smetterla di ragionare come se le relazioni tra due uomini fossero nella norma. Tra lui e Akihiko era diverso, lo aveva accettato lentamente e la loro storia era di reciproca dipendenza, il solo pensare di non poter vivere con Usagi-san lo faceva tremare.

Come previsto, quella mattina Kamijo-sensei era più scorbutico del solito, in trenta minuti di lezione lo aveva centrato con il gessetto ben tre volte. I buoni propositi di rimanere concentrato erano svaniti quasi subito e ora la fronte gli doleva, ma se lo era meritato. Quella mattina poi era da solo, Sumi-senpai era malato da qualche giorno e lui si sentiva perso senza nessuno con cui conversare un po’. Aveva dimenticato di proposito quella strana scena a cui aveva assistito a casa del suo senpai, non voleva rovinare un’amicizia e ora che aveva confessato i suo sentimenti ad Akihiko non doveva temerlo, quindi per lui era tutto superato e ormai cancellato. La novità arrivò a fine lezione, stava per prendere le sue cose quando Kamijo-sensei fermò tutti gli studenti per qualche secondo.

- Chi di voi è Takahashi Misaki?- Sentirsi chiamare lo lasciò per qualche secondo sconcertato, alzò timidamente il braccio facendo segno all’insegnate di rivolgersi a lui. – Bene, ho bisogno di parlare con lei, può seguirmi nel mio ufficio?-

- Ehm, certo!- Misaki scese di fretta la gradinata fino alla scrivania, aveva le guance rosse di vergogna, tutti i suoi compagni lo guardarono come se fosse un alieno, un po’ la stessa sensazione che aveva provato la prima volta che Usagi-san lo aveva accompagnato all’università con la sua macchina “rossa sportiva”. Seguì Kamijo senza dire una parola, tenendo gli occhi bassi come se fosse colpevole di qualcosa. Al contrario il suo insegnate sembrava molto tranquillo, camminava reggendo con la mano destra un libro e appoggiandolo di tanto in tanto sulla spalla. Lo fece entrare nel suo studio, quella era la prima volta che lo vedeva. I libri erano sparsi dappertutto, le due scrivanie erano nascoste da fogli e documenti vecchissimi e da un pila di sigarette spente in un posacenere.

- Scusa il caos, ma il professor Miyagi è incapace di mettere i libri in ordine e quando lo faccio io ci impiego una giornata intera.- Kamijo sembrava essere diventato più docile e gentile, come se avesse smesso in pochi secondi la veste di insegnate. Spostò qualche pila di libri per permettere a Misaki di sedere su un divanetto verde. – Bene.. dove cavolo lo avrà infilato adesso…- Iniziò a smistare dappertutto alla ricerca di qualcosa lasciando il giovane studente completamente basito e senza parole.

- Ecco… se posso chiedere… ho fatto qualcosa di sbagliato? Mi dispiace se oggi non sono stato molto attento alla sua lezione…-

- Come?- Kamijo si voltò velocemente, sbattendo la testa su una mensola e mandando maledizioni al professor Miyagi in tutte le lingue del mondo. – Ah, no… questo non c’entra niente… scusami.- Tirò via un’altra pila di fogli ammucchiati da una parte sollevando un polverone fastidioso che fece lacrimare gli occhi di entrambi. – Akihiko mi ha chiesto dei documenti per un suo nuovo libro, quando mi ha chiamato gli ho detto che glieli avrei portati io se proprio non poteva uscire di casa, invece lui mi ha detto di consegnarli a te, per questo ti ho chiamato.-

- Aki…hiko? Usagi-san?- sentirlo chiamare per nome da un uomo che di norma non dovrebbe neanche conoscerlo o comunque solo di fama lo infastidì non poco, perché Kamijo-sensei si prendeva tutte queste confidenze con il suo Usagi-san?

- Come al solito sarà in ritardo con qualche scadenza e ora starà lavorando come un pazzo fino a tardi… mi dispiace che infili un ragazzo come te nei suoi casini, per caso lavori nella sua casa editrice?-

- Si, lavoro li part-time alle dipendenze di Aikawa-san la sua redattrice, ma Usagi-san non mi aveva detto nulla di questi documenti.-

- Se ne sarà dimenticato come suo solito… Akihiko è fatto così, meglio non indagare troppo nel suo stile di vita assurdo, ma alla fine riesce sempre in quello che fa e questa è una dote invidiabile… eccoli!- Kamijo tirò fuori a forza un pacco di libri e ricadde all’indietro battendo il fondoschiena sul pavimento e lamentandosi. – Ma perché qui dentro deve essere tutto così disordinato.- Si tirò su togliendo la polvere dal pacco e controllando il materiale all’interno con molta attenzione. Ancora una volta Misaki rimase in silenzio. Era come se Kamijo-sensei conoscesse Usagi-san da tantissimo tempo, non era insolito sentir dire da qualcuno che Usami Akihiko era una persona strana, ma le parole di Kamijo erano completamente diverse da quelle che era abituato a sentire. – Qui c’è tutto quello che mi ha chiesto Akihiko, se dovesse mancare qualcosa che me lo faccia sapere… digli però che li rivoglio indietro e lui sa perché!- Glieli consegnò e lo congedò senza dire molto, troppo impegnato a guardarsi intorno nella speranza di trovare un punto da dove iniziare a riordinare, poi se ne ricordò appena in tempo. – Takahashi-kun!-

Misaki si voltò di nuovo, Kamijo-sensei lo stava studiando attentamente, si sentì come se lo stesse passando ai raggi x, come se potesse leggere ogni cosa celata nella mente con uno solo sguardo dei suoi occhi castani e profondi. Lo ammetteva era davvero un bell’uomo e non aveva affatto l’aspetto di un insegnate, forse per questo aveva assunto quell’atteggiamento severo con i suoi allievi.

- Per caso conosci una persona che si chiama Takahiro?-

- Nii-chan? Conosce mio fratello?-

- Ehmm… non personalmente, diciamo solo di fama… Salutami Akihiko.- Kamijo lo congedò di nuovo senza permettergli di chiedere altro. Misaki strinse a se il pacco come se fosse l’unica ancora a cui aggrapparsi in quel momento. Ormai che Kamijo-sensei conoscesse Usagi-san era scontato, ma non potè fare a meno di chiedersi come mai Usami non gli avesse mai detto nulla su di lui, nonostante Misaki gli avesse parlato di Kamijo moltissime volte. Che male c’era a dire semplicemente: io conosco Kamijo… siamo amici… o che altro? Se poi lui lo chiamava per nome così facilmente, non vedeva il motivo per tenerlo nascosto così a lungo. In quel momento si chiese se anche Usagi-san chiamasse per nome Kamijo, non che ci fosse qualcosa di male, ma stava semplicemente a significare che non erano semplici conoscenti.

 

Continua...

 

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Salve a tutti, oggi vi porto il primo capitolo di questa ff su Junjou Romantica, spero vi abbia incuriosito.

Tratterà tutte le coppie e mi piacerebbe soffermarvi su tutti i punti che nell'anime sono stati lasciati in sospeso... in questo primo

capitolo gia si intuisce dove voglio andare a parare... se vi è piaciuta almeno un pò spero che continuerete a seguirmi.

Al prossimo aggiornamente

                                                        Yuichan

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


junjou

Junjou Romance

Capitolo 2

 

Tornò a casa di corsa, saltando le ultime ore di quella mattinata che si era trasformata in qualcosa di infernale. Era forse gelosia il sentimento che lo stava tormentando? Era già accaduto che fosse geloso, sia con Aikawa-san che con Isaka-san, ma questa volta era diverso, perché infondo Usagi-san gli aveva tenuto nascosta ogni cosa. Entrò di fretta in casa, sperando di non vedere Usami, invece se lo ritrovò in salotto che prendeva un caffè insieme ad Aikawa-san. La donna lo salutò con estremo calore quando lo vide entrare. Misaki non riuscì a restituirle un saluto tanto accorato, ma tentò di non sembrare scortese. Poggiò il pacco di libri sul tavolo proprio davanti ad Usami, a cui per altro non rivolse neanche uno sguardo. Si sentiva estremamente stupido, ma proprio non ci riusciva. L’idea che Usagi-san avesse un segreto così stupido lo infastidiva tanto da fargli battere il cuore all’impazzata, che persino gli altri avrebbero potuto sentirlo.

- Ecco il materiale… Kamijo-sensei ti manda i suoi saluti.- quella che sarebbe dovuto sembrare un tono freddo e distaccato, somigliò più a quello di un bambino indispettito sull’orlo del pianto.

- Misaki… qualcosa non va?- Akihiko provò a prenderlo per il braccio prima che scappasse via, ma per la prima volta da quando si conoscevano, Misaki fu più veloce.

- Scusatemi, ma ho da studiare adesso, vado in camera.-

Corse su per le scale, inciampando nella borsa che tentò di togliersi di dosso in malo modo e si chiuse in camera. Respirava affannosamente ed iniziò a piangere, si diede dell’idiota, del bambino e dello stupido, ma era geloso e non poteva farci nulla. Non aveva nessuna voglia di litigare con lui, non quando era così impegnato con il suo lavoro e decise di rimanere in silenzio. Si gettò sul letto infilando gli auricolari nelle orecchie e ascoltando musica per tutto il giorno. Più di una volta si ritrovò le guance bagnate dalle lacrime, le pulì via velocemente e cercò di concentrarsi sulla musica. Alla fine si addormentò, ma il sonno fu terribilmente agitato.

Non si accorse dell’ora e neanche di Usami che da un po’ bussava alla sua porta insistentemente. Si svegliò di soprassalto tirando via le cuffie e andò ad aprire.

- Ma che diavolo combini? Mi hai fatto spaventare! Stavo per buttarla giu.-

- Mi dispiace, mi sono addormentato con gli auricolari e non sentivo.- Akihiko non era uno sprovveduto, aveva notato gli occhi rossi e gonfi di Misaki, anche se lui cercava di nasconderli. Gli prese il viso tra le mani e lo osservò meglio, aveva pianto… il suo piccolo Misaki aveva un’espressione terribile dipinta in viso.

- Cosa ti succede Misaki? Hai avuto problemi a scuola?-

- No… solo non mi sento tanto bene.- Rimase stupito quando le labbra di Akihiko gli sfiorarono la fronte dolcemente, fu così bello che per un attimo dimenticò ogni dubbio, chiuse gli occhi lasciando che il calore di quella pelle morbida lo avvolgesse e lo calmasse.

- Non mi sembra tu abbia la febbre…-

- Di solito sono io quello che si preoccupa di queste cose e poi per misurare la febbre si usa il termometro.- Sorrise tra se, si stava comportando male nei suoi confronti, sapeva di non doverlo far preoccupare e sviò il discorso. – Va tutto bene, preparo la cena che è gia tardi… vedrai che con una bella dormita domani sarò in perfetta forma.- Accennò un gesto virile, ma poco convincente e si allontanò, sarebbe riuscito a far finta di niente almeno per qualche ora.

- Se non ti senti bene ordiniamo qualcosa fuori, non devi sforzarti.-

Quel tono così dolce lo feriva profondamente, ma che altro poteva fare? Di certo non poteva voltarsi verso di lui, mettere il broncio e litigare come una mogliettina indispettita sul perché non gli avesse parlato di Kamijo. No, non lo avrebbe fatto, nonostante si sentisse ferito, nonostante la gelosia lo stesse martoriando… non avrebbe recato fastidio ad Usagi-san.

- Ma no! Sono sicuro che se lascio fare a te ci ritroveremo la casa piena di cibo inutile, metto su qualcosa in poco tempo non preoccuparti.- Misaki infilò il grembiule e aprì il frigo, tirò fuori il necessario per uno stufato veloce che ad Usami piaceva, ma ci avrebbe messo dentro anche i peperoni verdi, giusto per fargli un dispetto, anche se sapeva che Usami li avrebbe mangiati comunque e senza lamentarsi. Sentì lo squillo del telefono, ma lasciò che fosse l’altro a rispondere, mentre lui prendeva il necessario per apparecchiare la tavola. Seguì con lo sguardo la figura di Akihiko dirigersi verso il telefono, forse era suo fratello con la sua chiamata periodica del “come stai? Mangi abbastanza?.. passami Akihiko”. Tese le orecchie, consapevole che se era davvero suo fratello e a rispondere era Akihiko, non sarebbe riuscito a parlarci.

- Sono Usami… chi parla?- Non era per niente gentile quando rispondeva al telefono, poteva benissimo dire pronto ed evitare formalismi inutili, ma Usami era fatto così, almeno era preparato se all’altro capo dell’apparecchio ci fosse stato qualcuno di poco gradito. – Ah! Hiroki… grazie per i libri.- In quel momento, un rumore di piatti rotti distrasse Akihiko, ma Misaki fu accorto da far finta di niente e iniziò a raccogliere i cocci. Fu come se le mani gli avessero ceduto all’improvviso nel sentirlo pronunciare quel nome così facilmente. In ginocchio con il piatto in frantumi davanti  a se, rimase ad ascoltare ancora una volta, cercando di impedire al suo giovane cuore di fermarsi.

- Ah… no niente, non farci caso… come mai mi chiami a casa?- La voce di Akihiko era tranquilla, si era voltato subito al rumore del piatto rotto, ma quando aveva visto Misaki fargli cenno che era tutto apposto, si era concentrato sulla telefonata. – Ah si… credi che possano servirmi?- Con la coda dell’occhio notò Usagi-san accendersi una sigaretta e appoggiarsi al muro, mente con l’altra mano giocherellava nel frattempo con il filo del telefono. Vederlo così significava che era perfettamente a suo agio, era la solita posa che assumeva quando parlava con Takahiro. Misaki raccolse tutti i frammenti e li gettò, si era tagliato un polpastrello, ma non se ne era neanche accorto. Andò a mescolare lo stufato che bolliva in pentola per evitare che bruciasse, ma non gli prestò alcuna attenzione. – Ne sei sicuro… di quel periodo? Non che mi ricordi gran che, lo sai che non mi è mai piaciuto.- Fece una pausa, evidentemente dall’alto capo Kamijo-sensei stava ribattendo e Misaki attese la risposta. – Io non c’entro nulla, è un romanzo che mi è stato commissionato, devo solo farne la stesura, trama e ambientazione mi sono state imposte.- Ne seguì un’altra pausa, questa volta un po’ più lunga in cui Akihiko si limitò ad annuire sommessamente. – Ho capito… di cosa mi vuoi parlare?- Questa frase incuriosì Misaki e non poco, che stessero fissando una specie di appuntamento? – Lo sai che non è male come idea… perché non facciamo domani pomeriggio, passo a prenderti io se vuoi? Ah.. prima che me ne dimentico… tua madre mi ha spedito una cassa di arance, ne vuoi un po’?- Akihiko allontanò la cornetta dall’orecchio, evidentemente Kamijo stava urlandogli contro per qualcosa e Misaki notò il sorriso, che lui continuava ad avere stampato in faccia, farsi ancora più grande. – Ok, calmati adesso… a domani allora… ciao.- Riappese, tirò su l’ultima boccata della sigaretta e la spense nel posacenere, mentre una nuvoletta grigiastra si levò dondolante dalle sue labbra.

- Misaki ti sei fatto male con quel piatto?-

- No mi è solo scivolato… è pronto.- Parlare gli risultò difficilissimo, si sforzò di sembrare naturale, ma la voglia di chiedergli cosa dovesse fare l’indomani era enorme. Sedettero entrambi ed iniziarono a mangiare, Akihiko gli fece subito dei gran complimenti per la cena, ma Misaki si limitò a piluccare qualcosa dal piatto con poca convinzione. La tensione era palpabile e questo Usami non lo sopportava proprio, si alzò all’improvviso dal tavolo e prese Misaki per un braccio, lo gettò a forza sul divano e gli si stese sopra, baciandolo con vigore. Misaki rispose al bacio, ma la poca convinzione che vi impresse non passò inosservata.

- Misaki ma cosa ti prende?- I brividi scossero il corpo del giovane, le guance si colorarono di un bel rosso vivo, quelle emozioni lui non poteva nasconderle in nessun modo. Sentire su di se il peso del corpo della persona che amava era una sensazione meravigliosa in cui perdersi era facile. La voce di Usami dolce e sensuale come sempre, continuò a sussurrargli all’orecchio parole dolci e melodiche, con quel buon profumo di tabacco che Misaki aveva imparato ad amare. Lo baciò delicatamente sul viso, sbottonandogli la camicia lentamente, assaporando così ogni attimo di quel contatto. Akihiko lo sentì tremare come un foglia e lo strinse ancora di più. Era confuso, come se volesse quel contatto, ma lo temesse ora più che mai e lui lo aveva intuito.

- Qualsiasi cosa sia, la affronteremo insieme… ti prego.. se hai un problema o un dubbio, voglio che me ne parli.-

- Usagi-san… non è… non è nulla…-

- Allora perché continui a piangere?- Spalancò gli occhi come se non fosse vero o semplicemente non se ne era accorto… aveva il viso completamente umido, si passò la lingua sulle labbra e le sentì salate. Ecco cos’era quel groppo fastidioso che sentiva in gola e che gli impediva di respirare. Una gelosia così dolorosa lui forse non l’aveva mai provata, il terrore che Usagi-san potesse avere qualche relazione con Kamijo-sensei era tale da togliergli l’anima, stringergli il cuore così forte da farlo quasi fermare.

- Io non lo so… solo voglio… voglio fare l’amore con te…- Lo disse singhiozzando come un bambino, ma quella fu la prima volta da quando la loro storia era iniziata, che Misaki pronunciava quella frase. Akihiko non potè negare che il ragazzo fosse strano, ma come resistere a quelle parole che da tempo aspettava. Si sentì cingere la vita dalle braccia incerte del giovane, stava prendendo l’iniziativa e questo lo entusiasmava come non mai. Misaki si tirò in avanti allungando il collo e il viso verso quello di Akihiko, lo baciò per primo e rimasero così per secondi interminabili, fino a quando ad entrambi non mancò il respiro. Misaki lo fece sedere e si portò su di lui continuando a stringerlo sempre più forte, sempre più appassionatamente. Akihiko si lasciò guidare, assaporando ogni instante dell’incertezza che ancora aveva, ma che lo rendeva meraviglioso. Assecondò i movimenti di Misaki mentre gli toglieva i vestiti e lo baciava sul torace, senza lasciarne neanche un centimetro.

- Misaki…-

- Non dire niente ti prego… stringimi forte e non lasciarmi.- Misaki fece scivolare la mani verso il basso, quando Akihiko lo chiuse tra le sue forti braccia, quella era la prima volta che si faceva così audace, ma non gli importava ne della vergogna ne della paura di sbagliare. Erano entrambi uomini e sapeva cosa fare per fargli piacere, Usagi-san lo faceva sempre e lui non doveva essere da meno proprio ora. Le mani del giovane si mossero in modo incerto, ma questo ad Akihiko non importava affatto, neanche lui che era un grande scrittore sarebbe riuscito a imprimere con le parole le emozioni che provava in quel momento, non sarebbero bastate ne cento, ne mille parole, ma forse quella che serviva era solo una… amore. Non attese molto per farlo suo, lo prese nel modo più dolce che conosceva, Misaki si lasciò cullare e assecondò ogni movimento del suo partner, ogni voglia e ogni gemito.

- E’ come se il mio cuore stesse per scoppiare… Misaki.. ti amo!-

- Anche io… vorrei che questo momento durasse per sempre, vorrei solo che non arrivasse mai domani.- Dar peso a quella frase in quel momento sembrò inutile, entrambi al culmine della passione e dei loro sensi, avvinghiati l’uno all’altro come se fossero una cosa sola. I battiti sincronizzati e il respiro affannoso. – Farò qualunque cosa… tutto se servisse a non farti andare via.- Misaki non gli diede la possibilità di dire nulla, gli chiuse le labbra con un bacio e si lasciò andare, così anche il suo amante. Il giovane ricadde in avanti appoggiandosi al petto di Akihiko e sincronizzando i loro respiri, chiuse gli occhi ascoltando il battito del suo cuore decelerare.

 

Continua...

 

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Eccoci al secondo capitolo.

Innanzitutto ringrazio Ermellino e Kate_love per avermi commentato e contenta che l'inizio vi sia piaciuto, di cose ne

succederanno ancora molte, siamo solo alle fasi iniziali... ^_^ (proverò a non essere troppo cattiva con loro

chi ha letto qualche mia ff precedente, sa che posso essere malvagia con i personaggi XD)

Spero che come continuo sia di vostro gradimento... in realtà quando l'ho scritta non ho diviso la storia in capitoli

quindi spero che non risultino troppo corti tagliati i questo modo.

Alla prossima

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


junjou

Junjou Romance

Capitolo 3

Nonostante i suoi sforzi la mattina giunse lo stesso. Quella notte era trascorsa troppo velocemente, tutte le attenzioni che Misaki aveva dedicato al suo amante, tutte quelle cose che fino a quel momento non era mai riuscito a fare con lui, tutte le emozioni che aveva provato erano solo servite a far arrivare il domani ancora più velocemente. Forse doveva dirglielo, forse doveva semplicemente chiedere ad Usami come avesse conosciuto Kamijo-sensei, ma se la risposta non fosse giunta o non fosse quella che lui voleva sentire cosa avrebbe fatto? Si sarebbe arrabbiato e avrebbe tirato giu una scenata isterica o avrebbe fatto finta di nulla?

- Misaki?- la voce di Akihiko lo fece sussultare, si voltò verso di lui scivolando tra le lenzuola leggere del letto e incrociando i suoi bellissimi occhi ancora assonnati. Come fossero arrivati in camera da letto, questo Misaki non lo ricordava, ma di certo non era importante. – Te la senti di dirmi cosa ti succede?-

- Ho paura che se te lo dico potresti arrabbiarti… mi sento tanto stupido ad avere questi pensieri, ma non posso farci nulla.-

- Non devi, qualsiasi cosa ti affligga, voglio che ne parliamo.-

Misaki ci pesò su molto prima di parlare, infondo prima o poi avrebbe dovuto affrontare quel discorso e ora sembrava proprio un buon momento, avevano passato un notte meravigliosa in cui aveva avuto prova che Akihiko lo amava e che lui non poteva farne a meno. La prova della loro unione era palese, allora perché avere dubbi?

- Se nella tua vita ci fosse qualcuno di cui non mi hai mai parlato, ti arrabbieresti se io ti chiedessi di dirmi qualcosa su di lui?-

- Non capisco a cosa ti riferisci.- Akihiko sembrò alquanto sorpreso, ma aveva notato l’espressione triste con cui Misaki si esprimeva e quindi costrinse tutto se stesso di sforzarsi e capire di cosa stesse parlando.

- Mi riferisco a qualcuno che hai sempre fatto finta di non conoscere, ma che è saltata fuori all’improvviso come se nulla fosse.-  Misaki nascose il viso sotto la frangia, si sentì un bambino viziato nel parlare in quel modo, ma non potè fare altrimenti visto che Akihiko continuava a non capire o, semplicemente, faceva finta. Poi come un fulmine a ciel sereno Akihiko sputò fuori quel nome che mandava su tutte le furie il giovane, come se niente fosse.

- Parli di Hiroki?-

Non riuscì a controllarsi, il tono assunto da Usami era quasi di scherno nei suoi confronti e il giovane scoppiò come un bomba in una giornata d’estate.

- Certo che parlo di lui! A chi altri potrei riferirmi scusa! Ti ho parlato di Kamijo-sensei tantissime volte, mi sono lamentato di continuo e tu hai sempre riso e mai una volta mi hai detto che lo conoscevi e che addirittura vi chiamate per nome. Era lui al telefono a cena vero? Credi che sia scemo o che non ci senta? Lo sai che avevi la stessa espressione di quando parli con mio fratello e lo sai che è da ieri che mi torturo per evitare di fare una scenata come questa e invece non ci sono riuscito!- Per Akihiko fu come essere stati travolti da un fiume un piena, aveva gia visto Misaki arrabbiato, mai avrebbe dimenticato la scenata che aveva fatto con suo fratello all’hotel Teito e ora sembrava la stessa scena, solo che ce l’aveva con lui. Come se non bastasse era sul punto di ridere, ma cercò di trattenersi per evitare di peggiorare la situazione, rimase solo con gli occhi spalancati a guardare il giovane e cercare di seguire quel discorso sconclusionato che portava avanti da qualche minuto. – Infondo non c’è niente di male se conosci un mio insegnante, non vedo il motivo per cui tu non debba dirmelo, è normale poi che io mi faccia tanti problemi quando lo vengo a sapere così.-

- Misaki ora calmati…-

- No che non mi calmo, lo farò quando sarò sicuro di non mettermi a piangere davanti a te!- Misaki mise il broncio, si girò dalla parte opposta al suo partner incrociando le braccia e aspettando un risposta. Si sentì stringere le spalle e tirare all’indietro. La caduta si fermò contro il petto di Akihiko che chiuse l’abbraccio baciandolo sulla guancia per tranquillizzarlo un po’. – Non prenderti gioco di me… so che è un comportamento stupido e non volevo che accadesse questo, ma non ce la faccio a far finta di niente.-

- Stai tranquillo… c’è un motivo se te l’ho tenuto nascosto, ma è una cosa del passato e un po’ me ne vergognavo… ma se lo desideri tanto, posso dirti tutto.-

- Davvero?... no cioè, se non ti disturba è ovvio…- si era corretto appena in tempo, ma di certo non riusciva a nascondere la curiosità di saperne di più, ne poteva rimediare alla scenata con una frase corretta.

- Si puoi chiedermi ciò che vuoi… anche se dalla tua reazione posso immaginare cosa ti passi per la testa…- Misaki si voltò verso di lui terribilmente imbarazzato, aspettando che continuasse la frase. Usami gli prese il viso con le mani avvicinandolo al suo. – Di la verità, ti stai chiedendo se tra me e Hiroki c’è qualcosa vero?-

- Da come parla sembra che Kamijo-sensei ti conosca molto bene, allora mi sono chiesto se magari ci fosse stata… o c’è… una qualche relazione tra voi due.-

- Vuoi che sia sincero?- Misaki annuì convinto, con quella frase si stava preparando per tutto, qualsiasi cosa gli avesse detto Akihiko, lui l’avrebbe accettata senza problemi. – Io e Hiroki ci conosciamo sin da piccoli, siamo sempre stati grandi amici… il mio primo bacio ad un ragazzo l’ho dato a lui, anche se fu più per gioco che per sentimenti… fu più un modo per ringraziarlo di essermi amico nonostante fosse tanto scontroso e sempre accigliato.- Akihiko si tirò indietro appoggiando la schiena contro la parete del letto e tirando anche Misaki verso di se, si accese una sigaretta e continuò. – Successe tutto al tempo dell’università. Io ero innamorato perso di tuo fratello e non riuscivo a pensare ad altro. Hiroki mi era vicino e mi disse che forse avrei potuto dimenticarlo se fossi stato con qualcun altro… così andammo a letto insieme, ma io ero troppo preso dai miei tormenti per accorgermi che Hiroki era innamorato di me. Feci una cosa orribile quella sera, mentre ero con lui chiamai il nome di Takahiro e per me fu normale. Da li il nostro rapporto si è incrinato profondamente, Hiroki si fece scostante e non ci vedevamo quasi mai. Naturalmente io mi rendevo conto che la colpa era mia, ma non potevo non preoccuparmi di lui.-

Misaki ascoltò la storia attentamente, per Usagi-san quello doveva essere un periodo molto difficile, suo fratello era sempre stato molto insensibile sotto questo punto di vista e lui non si sarebbe mai immaginato che a soffrire per questo fossero state altre persone. – E poi… come vi siete riavvicinati?-

- Lentamente, con il passare degli anni le cose si sono calmate. Hiroki ha trovato nel frattempo una persona da amare e che lo ricambia e ha seguito la sua strada senza di me. Le cose sono migliorate molto da quando lavora all’università e da quando io ti conosco è tutto molto più bello.-

- Quindi ora siete solo amici?-

- Misaki stai tranquillo… sei tu quello che amo, se io e Hiroki fossimo fatti per stare insieme, sarebbe iniziato tutto da molto tempo… sei più tranquillo ora? Mi vergognavo a dirtelo perché l’ho ferito e non me ne sono reso conto… non volevo che la persona che amo conoscesse questo lato di me così egoista.-

Non stava mentendo e lo si leggeva chiaramente dalla sua espressione, a Misaki si strinse il cuore nel vederlo in quello stato. Si avvicinò a lui baciandolo delicatamente sulle labbra e gli sorrise.

- Nessuno è perfetto e nella vita purtroppo capita di poter ferire qualcuno… il fatto che tu ancora oggi ti senta in colpa significa che tieni alla sua amicizia ed è una bella cosa… quindi non preoccuparti…-

Fecero colazione insieme, Misaki si sentì molto meglio, aveva il viso disteso e felice. Usagi-san si era aperto completamente a lui e continuava a raccontargli aneddoti della sua infanzia insieme a Hiroki, del loro posto segreto in cui si incontravano quasi tutti i giorni. Akihiko lo accompagnò all’università come tutte le mattine. Parcheggiò alla bene e meglio davanti all’entrata e salutò Misaki con un sorriso pieno.

- Oggi pomeriggio vengo a prenderti, con noi verrà anche Hiroki… ti infastidisce?-

- Ah no… ora è tutto a posto e poi ti serve per il tuo lavoro quindi non posso intromettermi.- Akihiko gli regalò una timida e riservata carezza, sapeva di non poter osare molto davanti all’università. Non voleva mettere in imbarazzo il giovane più di quanto non lo fosse ad arrivare a scuola con la sua auto. – Ad ogni modo Usagi-san… Kamijo-sensei non sa niente di me, anche se penso conosca mio fratello.-

- Non l’ho mai detto ad Hiroki, inizierebbe a fare mille storie sulla nostra differenza d’età e cose simili… lui tiene molto a queste cose e soprattutto al riserbo… pensa che non mi ha mai detto che convive con una persona da ben sette anni ormai.-

- Ah! Ma allora è vero!- Misaki sorrise, tutte le idee che si era fatto su di lui potevano essere vere in qualche modo. Akihiko assunse un’espressione curiosa e chiese a Misaki di spiegarsi meglio.- A scuola si parla molto di Kamijo-sensei, gira una voce che parla di un litigio tra lui e un ragazzo altissimo nei corridoi dell’università. Sembra che questo ragazzo fosse molto arrabbiato e continuava a ripetere “non lo accetto” e cose simili. Però la voce è passata di bocca ad un sacco di persone e quindi non so quanto di vero ci sia.-

- Sarebbe bello chiederglielo di persona… non immagini la faccia imbarazzata che farebbe.- Rise di gusto, Usagi-san era completamente rilassato in quella conversazione, Misaki sapeva che non gli stava nascondendo nulla e ora che le cose erano chiarite non negava che comunque la sua curiosità di conoscere meglio Kamijo, non fosse sparita. Si salutarono velocemente e Misaki iniziò la sua giornata universitaria con il cuore sereno.

La lezione con Kamijo-sensei fu come tutti i giorni, si beccò ben quattro proiettili di gesso, ma non ci fece troppo caso, ormai la sua fronte era allenata alle stoccate veloci e precise del suo insegnante. Si era chiesto più volte che faccia avrebbe fatto Kamijo, quando sarebbe tornato a casa con Usagi-san e lui nella stessa auto, se si fosse permesso di chiedere che relazione c’era tra loro o semplicemente avrebbe fatto finta di nulla. Certo non negava che sapere che i due erano stati insieme lo infastidiva un po’, iniziò a farsi domande su come potesse essersi comportato Kamijo in quell’occasione, infondo era sicuramente più esperto di lui in certe cose. Immerso nei suoi pensieri, la pausa pranzo arrivò in fretta. Ancora solo e senza nessuno con cui pranzare, decise di mangiare all’aperto e si sistemò nel grande giardino universitario, sotto un grande albero. Era una bella giornata, non era proprio caldo, ma era comunque piacevole mangiare fuori e in tranquillità o almeno era quello che pensava. Stava per mettere sotto i denti un boccone di riso, quando intravide la figura di Kamijo-sensei camminare verso l’uscita. Lo seguì con gli occhi, ma quando iniziò a fare fatica, decise di spostarsi. Si sentì come un ladro davanti alla sua prossima refurtiva, ma la cosa lo elettrizzò come non mai. Intravide Kamijo fermo sotto un albero, seduto a terra a leggere un libro distrattamente, continuando a guardare l’orologio e la strada davanti a se. Misaki si chiese cosa stesse aspettando e la sua curiosità fu saziata in poco tempo, quando intravide un giovane alto e moro farsi vicino al suo insegnate sorridendogli in modo molto accorato. Lo aveva gia visto, ma in quel momento non potè concentrare la sua mente su qualcosa che non fosse ascoltare la loro conversazione.

- Hiro-san, scusa il ritardo.-

- Non c’è problema, sono appena arrivato anche io.- Il giovane moro gli porse un sacchetto, che doveva contenere il bento. Era perfettamente avvolto in un fazzolettino blu, tanto che Kamijo ci mise qualche secondo prima di aprirlo. – Non dovevi disturbarti.-

- Avevo la mattina libera e ho pensato di farti una sorpresa, visto che oggi sei uscito di fretta.-

- Sei tu quello che non mi sveglia, poi è normale che faccio tardi.- Il giovane si accomodò di fianco a Kamijo sorridendo e attese che iniziasse ad assaggiare ciò che gli aveva portato.

- Io ci provo tutte le mattine.-

- Peccato che non me ne accorga mai… buono!- Kamijo aveva assaggiato quello che lontano Misaki riconobbe come un involtino. Il commento positivo riuscì a far accendere di felicità il bel viso del moro. Aveva degli occhi talmente gentili, che anche se fosse stato immangiabile, Misaki era convinto che Kamijo non glielo avrebbe mai detto. Ci fu un attimo di silenzio in cui Kamijo continuò a mangiare, porgendo ogni tanto qualcosa al suo compagno che lo assaggiò ben volentieri.

- A che ora pensi di tornare oggi?- Nel dirlo il moro si era fatto molto serio e la curiosità di Misaki crebbe a più non posso. Kamijo poggiò le bacchette sul cestino e lo guardò per qualche secondo.

- Ti da ancora così fastidio che mi veda con Akihiko?-

- Se devo essere sincero… si. Io non dubito di te Hiro-san, so che siete solo amici… ma sono geloso e non posso farci nulla… mi dispiace.- Kamijo poggiò il bento al suo fianco e rimase in silenzio mentre una fresca e delicata brezza gli scompigliò i capelli.

- Sei ancora ossessionato sulla tua posizione sociale o cose simili? Akihiko sarà anche un grande scrittore di successo, ma nella vita privata è un disastro totale. Il fatto che sia stato innamorato di lui ormai non ha più alcun valore… anche a quel tempo la pensavo così… non ha fatto altro che intaccare un rapporto di amicizia e il risultato è che ci siamo allontanati… del resto però, se potessi tornare indietro nel tempo, lo rifarei di nuovo…- Quella frase tolse il respiro al moro per qualche secondo, per Misaki fu come rivivere quella stessa mattina mentre ascoltava la storia da Usagi-san. - … lo rifarei perché è proprio grazie a quella delusione che ti ho incontrato… se quel giorno non mi fossi recato al parco non sarei mai stato colpito dal tuo razzo difettoso e non saresti mai venuto da me… quindi va bene così. Se io e Akihiko riuscissimo a tornare amici come lo eravamo da ragazzi sarebbe una bella cosa, ma se questo dovesse allontanarmi da te allora sarei disposto a chiudere ogni contatto… perché per me sei tu la persona più importante.- Kamijo si abbandonò all’indietro sdraiandosi sul prato e mettendo le mani dietro alla nuca, fece un lungo respiro e spostò gli occhi verso il compagno, rimasto a bocca aperta. – Quindi smettila di fare il bambino geloso… si tratta solo di lavoro e niente di più.-

Fu un secondo, nel mentre il viso di Misaki assunse tutti i colori possibili per la vergogna, il moro si spostò verso il basso, bloccando le mani di Kamijo, che cercavano di fermarlo. Avvicinò il viso a quello dell’insegnante, che nonostante le proteste lo accolse tranquillamente. Si baciarono a lungo, tanto che Misaki si stupì di quanto potessero rimanere senza prendere mai fiato. Quando si staccarono, Kamijo aveva il viso rosso e caldo, mentre il compagno un’espressione beata stampata in viso.

- Nowaki… ma che ti salta in mente… se ci vedessero?-

- Se Hiro-san non voleva essere baciato, poteva semplicemente spostarsi.-

Decise che era proprio giunto il momento di togliere il disturbo. Cercando di fare meno rumore possibile fece qualche passo indietro strisciando sull’erba e lasciando sui pantaloni una fastidiosa ed evidente macchia verde. Non fece in tempo a voltarsi che una strana ed inquietante presenza curiosa gli fu alle spalle. Lo bloccò appena in tempo e gli fece cenno di stare in silenzio. Misaki lo guardò di sottecchi, aveva i capelli scuri e gli occhi che con la luce del sole ridavano uno strano riflesso violaceo. Il profilo maturo con una sigaretta spenta tra le labbra che gli donava un aspetto fiero e sicuro. Teneva gli occhi fissi davanti a lui osservando la coppia, che credendo di non essere vista, continuava a scambiarsi dolci effusioni.

- Mentre li distraggo tu scappa…- lo disse sorridendo beato, come se per lui fosse un’abitudine dar fastidio ai due. Senza dar tempo a Misaki di rifletterci su, spuntò fuori dal suo nascondiglio cinguettando il nome di Kamijo e facendo una faccia buffa.

- Kaaaamijooo, lo sai che le effusioni sono vietate a scuola!!!!- Quell’entrata in scena ebbe come risultato un grido da parte di Kamijo e una sonora risata da parte del moro, di cui ora Misaki conosceva il nome.

- Professor Miyagi le pare il modo… spiare così le persone!-

- Siete così dolci e teneri che è impossibile non spiarvi… che carini!!- Misaki decise che era il momento di togliere le tende. Si fece indietro e mentre Miyagi-sensei teneva occupati i due, lui se ne tornava come se niente fosse nell’edificio, nella speranza di non essere visto da nessun altro.

Salve a tutti,

sono felice di aver ricevuto tanti commenti positivi, questa ff mi sta prendendo non poco e vi posso anticipare che ci ho anche inserito

un elemento che sicuramente non vi aspetterete mai nei prossimi cap, spero non vi dispiaccia!

Grazie a yueitasil per il commento al primo capitolo; e ancora grazie ad ermellino, kate_love e Nyah per aver commentato il secondo capitolo ed

avermi fatto tanti complimenti! Se volete scoprire chi sono i nuovi elementi di cui parlavo continuate a seguirmi, per ora posso solo accennarvi che è un carino crossover ^_^

a presto

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


junjou

Junjou Romance

Capitolo 4

 

Finalmente la giornata terminò. Misaki fu ben attento a non incontrare di nuovo Miyagi-sensei. Di sicuro lo avrebbe ripreso, infondo stava spiando due persone e di sorbirsi una critica non ne aveva nessuna voglia. Si diresse di corsa verso il cancello e attese l’arrivo di Usagi-san. Lentamente si sentì avvicinare e spostando lo sguardo alla sua sinistra, incontrò il viso di Kamijo-sensei che lo salutò cordialmente.

- Eri distratto anche oggi Takahashi-kun! C’è qualcosa che ti preoccupa per caso?-

- Ah… no… ero solo un po’ sovrappensiero per oggi… -

- Non dirmi che Akihiko ti sta sfruttando per questo lavoro… sa essere abbastanza schiavista quando gli serve qualcosa.-

- Ah bhe ecco…- si chiese se dirgli o meno che in realtà lui abitava a casa di Usami e che avevano una relazione, infondo lo avrebbe comunque scoperto. – Io vivo a casa di Usagi-san da più di un anno, sono abituato ai suoi modi di fare ormai.- La notò subito, la faccia stupita di Kamijo era evidente e il professore non si diede di certo peso per nasconderla.

- Ammetto che questa non me l’aspettavo proprio… è davvero difficile trovare qualcuno che riesca a vivere con Akihiko, ma visto che sei il fratello di Takahiro suppongo tu abbia molte qualità a tuo favore.-

- Lei conosce bene Usagi-san vero sensei?- Abbassando lo sguardo e arrossendo timidamente, Misaki attese la risposta del professore. Voleva sapere cosa pensasse realmente Kamijo di Usami, curioso di vedere se avrebbe avuto il coraggio di ripetere le stesse parole che aveva detto insieme a Nowaki.

- Io e Akihiko ci conosciamo da quando eravamo bambini… posso dire che tra noi c’è un rapporto molto particolare… più che altro, mi piacerebbe sapere da te cosa pensi di Akihiko… sei il fratello minore di Takahiro, quindi anche tu lo conosci da un po’.- Era stato piuttosto evasivo con la risposta, però era anche normale che gli chiedesse una cosa simile. Rispondere non fu affatto così semplice, se avesse detto semplicemente che lo adorava, forse il rapporto che c’era tra lui e Usami sarebbe stato palesato facilmente.

- Io… in realtà lo conosco da poco tempo, anche se lui e mio fratello si conoscono da tanto, non sono mai riuscito ad incontrarlo prima di iscrivermi all’università, mi ha aiutato a superare gli esami di ammissione e quando mio fratello si è sposato e trasferito ad Osaka, mi ha permesso di rimanere da lui per seguire le lezioni facilmente, in cambio sbrigo le solite faccende di casa e faccio da mangiare… certo non è abbastanza come pagare l’affitto ad esempio, ma Usagi-san non me lo ha mai permesso.-

- Certo, non farebbe mai una cosa simile al prezioso fratellino di Takahiro.- Kamijo sorrise, non era un espressione ironica, ma quasi malinconica, come se le attenzioni che Usami riservava a Misaki, lo avessero ferito.

- Bhè si forse all’inizio era così… ma ora è diverso.-

- Che intendi?- La conversazione però dovette interrompersi, quando il rombo del motore dell’auto di Usami li sorprese.

- Misaki… Hiroki… scusate il ritardo!-

- Figurati… ci stavamo intrattenendo in una bella ed interessante conversazione.- Kamijo sapeva essere pungente, con una semplice frase aveva fatto capire a Misaki, che probabilmente aveva capito tutto. In quel momento il giovane studente, non potè fare a meno di chiedersi, se Usagi-san avrebbe avuto il coraggio di dire a Kamijo del loro rapporto.

Misaki fece accomodare Kamijo sul sedile anteriore e lui si sistemò dietro, anche se con un po’ di rammarico, infondo quello era il suo posto speciale. Durante il breve tragitto non ci fu una grande conversazione, Usami e Kamijo si scambiarono semplicemente qualche battuta in cui Misaki non avrebbe avuto modo di intromettersi. Il giovane rimase semplicemente ad osservare che, nonostante quello che gli aveva detto Usami riguardo il loro rapporto, erano molto affiatati. Erano amici, ma erano stati anche amanti, se la loro relazione fosse andata per il verso giusto, forse ora Misaki sarebbe stato un normale studente nel pieno della sua giovinezza, avrebbe conosciuto molte persone tra cui ragazze e forse si sarebbe innamorato, di un amore normale con una normale ragazza, però stupendosi di se stesso, tirò un respiro di sollievo e fu felice che le cose fossero andate nel verso giusto. Ora lui apparteneva completamente ad Usagi ed era apertamente ricambiato. Molte persone sapevano della loro relazione e nessuno li aveva mai giudicati, non si sentiva in imbarazzo, al contrario era felice di poter avere vicino una persona meravigliosa come Usami. Se questa storia sarebbe durata per sempre o meno questo non lo sapeva, però lui era tremendamente felice di potergli stare accanto.

Una volta a casa Usami e Kamijo si chiusero nello studio e iniziarono a lavorare, Misaki si preoccupò semplicemente di preparare del the e qualche stuzzichino, per rendere il loro lavoro più dolce. Gli sarebbe piaciuto assistere, si sarebbe accontentato anche di rimanere schiacciato in un angolo assieme a Suzuki-san senza parlare, ma resistette accontentandosi di qualche semplice sbirciata mentre portava il the. D’altro canto nello studio non si faceva che lavorare, Kamijo istruiva Usami come se fosse un suo studente, gli dava idee e spiegazioni su quell’ostico periodo storico di cui Akihiko ricordava solo il nome.

- In quel periodo era una cosa normale, quindi non c’è nulla di strano se inserisci un episodio simile.-

- Mmm… si direi che è un’ottima idea… dovrei darti la metà dei diritti sulla vendita… che ne dici se lo sottoscrivo come una collaborazione?-

- Akihiko queste cose non mi interessano… ti sto solo aiutando, non è niente di che… mi hai detto che anche quel ragazzo una volta ti ha aiutato a finire un lavoro, non mi sembra che tu lo abbia sottoscritto o cose simili.- Rise tra se, in effetti il suo aiuto era molto più accurato di una semplice idea buttata li per caso, ma non voleva niente da lui. Stava passando una giornata piacevole e per nulla faticosa, si concedevano pause e battute rilassanti, il resto non era importante.

- Anche questo è vero, ma ho ripagato Misaki in un altro modo.-

- Akihiko posso farti una domanda personale?- Usami sorrise scribacchiando qualcosa di incomprensibile su un fogliettino stracciato, mentre Kamijo aveva assunto la sua solita espressione accigliata incrociando le braccia. – Tu e quel ragazzo, state insieme vero?-

- Si capisce tanto?-

- Akihiko! Parlo seriamente, ti rendi conto di quanti anni ha e soprattutto chi è?-

- Credi che non ci abbia mai pensato su o che non mi sia mai chiesto se la mia infatuazione per lui fosse data solo dal fatto che è il fratello di Takahiro?- Hiroki rimase in attesa, conosceva bene Akihiko, sapeva che su queste cose non avrebbe mai giocato, che se aveva realmente iniziato qualcosa con quel ragazzo era perché provava sinceramente qualcosa per lui, ma infondo come poteva non essere preoccupato per il suo amico? – Misaki ha capito che ero innamorato di suo fratello subito, ma nonostante le sue proteste non mi ha mai giudicato, al contrario è stato capace persino di incoraggiarmi… Quando Takahiro ha deciso di sposarsi fu come se tutta la mia vita crollasse, ma Misaki non mi ha abbandonato, mi ha sorretto come poteva e mi è rimasto vicino.-

- E’ un ragazzo molto gentile e anche molto educato non mi rimane difficile crederlo, soprattutto visto che il tuo dolore era causa di suo fratello.-

- Io ammetto di aver accelerato molto le tappe con lui, ma quando ho capito di essere innamorato non ho più voluto aspettare, non avrei perso anche questa occasione e mi sono buttato con tutto me stesso…-

Hiroki gli si sedette accanto e gli mise una mano tra i capelli, come era solito fare Akihiko con lui. Fu un gesto molto gentile e Usami ci si abbandonò tranquillamente. Kamijo non era molto espansivo e soprattutto estremamente orgoglioso, ma sapeva conquistare con piccole cose, invece di giudicarlo lo stava supportando e questo per Usami era molto importante.

- Capisco cosa intendi, però io mi preoccupo per te Akihiko… non posso fare a meno di chiedermi se Takahashi-kun si renda conto del fatto di avere una relazione con un uomo e cosa comporti soprattutto essere il compagno di Usami Akihiko.-

- Misaki non ha mai avuto una relazione con qualcuno, è molto inesperto in questo campo e sotto certi aspetti, ma sono certo dei suoi sentimenti… io non sono uno sprovveduto e in lui vedo tutto quello che desidero e anche per lui è così…-

- Ad esempio?- Hiroki non voleva essere cattivo nei suoi confronti, voleva semplicemente essere obiettivo e cercare di capire a chi stava affidando Akihiko, l’uomo che per anni era riuscito a far battere il suo cuore e a cui era ancora legato, sebbene solo come amico. Akihiko rimase per qualche secondo in silenzio, sapeva che con Hiroki non bastavano parole dolci e smielate per farlo cedere, doveva soppesare bene ogni sillaba e trasmettergli tutta la sua determinazione.

- Inizialmente Misaki cercava sempre di allontanarmi, allora ho provato ad allontanarmi io da lui, non volevo forzalo a fare nulla che non volesse, ma come risposta diventava geloso di chiunque e cercava di riavvicinarsi… ha tenuto testa a mio padre e tu sai quando lui tenga ai suoi principi. Io sono convinto che lui sia realmente innamorato di me… non so dirti se è una storia che durerà per sempre come la tua Hiroki, ma per ora è tutto ciò che voglio.- Per un attimo le guance dell’accigliato professore assunsero un bel colorito rosato e si ritirò come un riccio in posizione di difesa, ma la frase di Akihiko non voleva essere un attacco o un modo di girare il discorso.

- E Takahiro questo lo sa?- Akihiko se lo aspettava, ma sentire quella domanda lo sorprese comunque, tanto che la penna gli cadde di mano rotolando sul tavolo e finendo sulla moquette senza produrre alcun suono. – Immagino di no da questa tua reazione… hai intenzione di tenerlo segreto per sempre?-

- Sei più freddo del solito Hiroki… non nego che mi stai facendo abbastanza male con queste parole…- Le mani di Akihiko tremavano, cercò di sorridere come poteva, ma non sarebbe riuscito ad ingannare nessuno. – Hiroki… con te posso essere sincero?-

- Certo… non voglio giudicarti ne farti alcun tipo di predica Akihiko… sono tuo amico e quello che voglio è che tu non soffra…so quanto tieni a Takahiro nonostante tutto e so anche che se non accetterà la tua relazione con Takahashi-kun ne rimarresti molto ferito.-

Scese un silenzio quasi spettrale, in cui Akihiko iniziò a vivere come se stesse succedendo in quel momento, il giorno in cui avrebbero dovuto dire tutto a Takahiro. Solo l’idea gli provocò un groppo alla gola che gli impedì di respirare correttamente.

- Il solo pensiero che me lo porti via mi distrugge…- Akihiko nascose gli occhi sotto i capelli abbassando lo sguardo a terra, li sentiva gonfi di lacrime, ma non potè farlo davanti ad Hiroki. Raccolse tutta la sua forza di volontà per obbligare quelle fastidiose lacrime a tornare indietro.

- Sappi che hai tutto il mio sostegno Akihiko, qualsiasi cosa debba accadere ti sarò vicino… voglio appoggiarti e quindi voglio credere fermamente che se Takahashi-kun ricambia i tuoi sentimenti, allora sarà in grado di andare contro suo fratello nel caso si opponesse, proprio come ha fatto con tuo padre.-

Akihiko sapeva per certo che avrebbe fatto di tutto per far capire a Takahiro che lui amava Misaki e che lo avrebbe reso felice, qualsiasi cosa purchè li accettasse, ma non poteva costringere Misaki ad andare contro la volontà di suo fratello, della persona che lo aveva cresciuto sacrificando tutta la sua vita. Questo lo aveva intuito anche Hiroki, pur non conoscendo perfettamente tutta la situazione si rendeva conto che non era affatto semplice per quel ragazzo contestare una futura decisione di suo fratello.

- Io ho sempre fatto come volevo…- Akihiko rimase incuriosito da quella frase, Hiroki non era il tipo di amico che racconta ogni sua minima esperienza e lo dimostrava il fatto che non gli avesse mai parlato del suo compagno, per questo rimase in silenzio. La voce di Kamijo riuscì a calmare il suo stato d’animo, come succedeva quando erano piccoli e si nascondevano nel loro posto segreto per tutto il pomeriggio. – Sono sempre stato orgoglioso e perfezionista, almeno fino a che non è spuntato fuori Nowaki… ha sconvolto la mia vita come se fosse la cosa più naturale al mondo. Non ero sicuro di cosa provassi per lui, ma mi comportavo da idiota... andavo a spiarlo mentre era al lavoro e mi rodevo di gelosia se qualche ragazzina lo avvicinava, mi arrabbiavo se non veniva da me e cose del genere…-

- Proprio come Misaki…- Akihiko lo disse ridacchiando, il solo pensiero che Hiroki si fosse comportato in quel modo lo rallegrò. Aspettò che il viso dell’amico riprendesse il normale colore e gli chiese di continuare. Ora riusciva a guardarlo in viso, aveva appoggiato il mento sul palmo della mano destra con il gomito sulla scrivania e lo osservava con un’espressione calma, che diede coraggio ad Hiroki. Per lui confidarsi così non era affatto una cosa semplice. – Persi sue notizie dopo cinque anni che stavamo insieme e per un anno intero. Ero arrabbiato con lui e avevo deciso che non lo avrei più rivisto, ma nonostante tutto non fui capace di trasferirmi… dentro di me c’era sempre la speranza di poterlo rivedere… abbiamo affrontato una lunga separazione e tanti problemi derivati dal mio carattere odioso e dal fatto che Nowaki si è sempre sentito inferiore a me visto che lui non aveva ancora finito gli studi, mentre io gia insegnavo. Sapevo che era una cosa sciocca da parte sua, ma ammetto che ho sempre avuto paura che potesse in qualche modo raggiungermi... temevo che se lo avesse fatto, se ne sarebbe andato.-

- Hiroki… cosa stai cercando di dirmi?-

- Scusa, sto tergiversando… quello che voglio farti capire è che se siete destinati a stare insieme, supererete ogni ostacolo, basta non darsi per vinti. Affrontare Takahiro, per quel ragazzo, potrebbe essere una cosa molto positiva.-

Il resto della giornata scivolò come via come la pioggia sui vetri, nessuno dei due si rese conto dell’orario fino a che Misaki non bussò alla porta. Il ragazzo entrò timidamente, cercando di non disturbarli oltre il dovuto.

- Sto preparando la cena… volevo sapere se Kamijo-sensei ha voglia di rimanere con noi.- Hiroki ci rifletté su un po’, calcolò che infondo Nowaki non sarebbe rincasato prima delle ventitré e quindi poteva anche fermarsi un altro po’. In realtà a spingerlo ad accettare l’offerta, fu la curiosità di sbirciare ancora un po’ nella vita di Akihiko e del giovane Misaki.

La cena fu ben gradita. Misaki si era impegnato molto per fare bella figura con l’insegnante, Hiroki aveva apprezzato ogni pietanza facendogli dei gran complimenti. Lui e Usagi-san avevano continuato a discutere del progetto a cui si stavano dedicando, ma non era mancata qualche domanda da parte di Hiroki sull’università e soprattutto del perché Misaki continuasse a distrarsi tanto alle sue lezioni. Il ragazzo si scusò una trentina di volte con molto rispetto, senza rendersi conto che in realtà Hiroki lo stava semplicemente prendendo in giro. Non si permise di fare domande personali, sapeva gia molto su di loro, ma non riusciva ad inquadrare bene il giovane Misaki. Era molto premuroso nei confronti di Akihiko, ma se solo lui provava a dire qualcosa di più, lo zittiva prontamente. Ammetteva però che fosse un giochino abbastanza divertente. Hiroki si congedò poco dopo, Akihiko si offrì di accompagnarlo a casa, ma lui declinò l’offerta.

- Ma ci metterai un sacco di tempo prima di arrivare a casa!-

 - Sono abbastanza grande da non perdermi Akihiko, sta tranquillo e poi ora abito molto più vicino all’università rispetto a prima, mi sembrava di averti accennato che mi ero trasferito… Se hai ancora bisogno di me, chiedi pure… buonanotte.-

Hiroki si congedò velocemente, salutando anche il giovane Misaki che da dietro ad Akihiko gli faceva un semplice cenno con la mano. Guardò l’orologio più volte, non era molto tardi e poteva tornare a casa con tutta calma. Rincasò che erano appena scoccate le dieci di sera, si tolse le scarpe sull’uscio e fece per levarsi di dosso anche il cappotto leggermente umido, quando Nowaki gli corse incontro abbracciandolo.

- Ben tornato a casa Hiro-san!-

- Nowaki non riesco a respirare… veramente…- Nowaki lo lasciò scusandosi e provocando al povero insegnate due colpi di tosse e un sorriso nascosto. Non pensava di trovarlo a casa, ma la sorpresa non gli dispiaceva affatto. – Come mai a casa così presto, di solito non rincasi prima delle undici?-

- Ehmm ho finito prima…- mentiva spudoratamente e lo dimostrava il fatto che non fosse riuscito a guardarlo negli occhi. Nonostante ne avessero discusso quello stesso giorno a pranzo, Nowaki no poteva fingere di non essere affatto geloso di Usami. Il suo adorato Hiro-san era stato un pomeriggio intero e aveva anche cenato insieme al suo acerrimo nemico, appellativo che comunque sapeva solo Nowaki.

- Se lo avessi saputo sarei tornato prima.- Hiroki fece finta di nulla, indagare troppo avrebbe anche potuto avere conseguenze non positive e quindi lasciò cadere il discorso a metà. Andò a cambiarsi e si infilò il primo pigiama che trovò nel cassetto, nonostante non ne avesse risentito subito, ora che finalmente si era concesso un po’ di relax, il peso del lavoro svolto a casa di Akihiko gli era piombato addosso come un macigno. Per questo non si accorse che il pigiama che si era infilato non era il suo. Spesso Nowaki dormiva indossando soltanto i pantaloni, ragion per cui la maggior parte delle volte i suoi pigiami rimaneva spaiati nei cassetti o andavano a finire in quelli sbagliati. Si ritrovò ad aver messo su una maglia le cui maniche erano decisamente troppo lunghe per lui. Nowaki entrò proprio nel momento in cui Hiroki si rese conto dell’errore e sorrise rimanendo fermo sulla soglia della porta. Il suo adorato Hiro-san sembrava davvero un bambino chiuso in quel pigiama enorme, che gli arrivava per lunghezza quasi alle ginocchia, tanto da non fargli notare che non aveva ancora indossato i pantaloni.

- Scusa… non me ne sono accorto.- Hiroki fece per toglierlo, era decisamente imbarazzato dalla situazione e dall’errore stupido, ma se Nowaki non fosse entrato nella sua stanza, probabilmente lo avrebbe tenuto su lo stesso.

- Perché… puoi anche tenerlo… così la prossima volta che lo indosserò io, avrà il tuo profumo.- Hiroki non riuscì a rispondere, infondo era la stessa sensazione che stava provando in quel momento. Quel pigiama aveva il profumo di Nowaki, quello stesso odore che lui amava. Il giovane moro gli si avvicinò silenzioso cingendolo da dietro e prendendogli le mani tra le sue.

- Fammi almeno mettere i pantaloni… sto iniziando a sentire freddo.- Nowaki avvicinò il viso a quello del suo amato, parlò sussurrandogli le parole all’orecchio a facendolo arrossire.

- Non servono, anche perché dovresti poi toglierli di nuovo.-

Nowaki lo spinse sul letto, portandosi sopra di lui e baciandolo avidamente, giocando con la lingua del suo amato, mordendogli delicatamente le labbra eccitandolo. Hiroki aveva il viso caldo e della stessa temperatura tutto il suo corpo, che Nowaki assaggiava senza lasciarne fuori neanche un millimetro. Tra le braccia del suo tifone, Hiroki poteva abbandonarsi tranquillamente, lo assecondava nel tentativo di donargli tutto se stesso e il piacere che Nowaki stava riservando a lui. Gemette sotto quelle mani possenti e quando Nowaki lo fece suo. Raggiunsero insieme il culmine del loro reciproco piacere, abbandonandosi sul loro giaciglio d’amore e addormentandosi vicini fino al mattino successivo.

Ok ci siamo! Ecco il capitolo nuovo, spero vi sia piaciuto...

Ringrazio come sempre per i bellissimi commenti che mi lasciate e che mi rendono tanto tanto contenta ^_^

Io sono una fan sfegatata della Junjou Egoist, infatti si è notato che Hiro-san sta sempre in mezzo tipo parmigiano, ma

non posso farci nulla io adoro con tutta me stessa quell'uomo! ^_^

Bene bene, non è ancora arrivato il momento del crossover, il prossimo capitolo sarà molto terrorista, ma presto arriverà anche la sorpresa, io spero che tutti conosciate la coppia del crossover, ma inserirò comunque molte informazioni a fine pagina, per rendere la lettura più semplice in ogni caso.

Al prossimo capitolo che arriverà molto presto, visto che purtroppo per una settimana non credo che potrò aggiornare dato che scendo a casa ç_ç mi dispiace.

Mata ne

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


junjou

Junjou Romance

Capitolo 5

 

Passarono molti giorni da quando Hiroki aveva saputo di Akihiko e del ragazzo. Vedeva Misaki tutte le mattine a lezione e si divertiva a richiamarlo quando aveva la testa tra le nuvole. Più di una volta il ragazzo era andato da lui portandogli un messaggio di aiuto da Akihiko, fomentando tante voci sul perché il Diavolo Kamijo fosse così a contatto con uno studente, naturalmente la metà delle voci erano abbastanza imbarazzanti. Ad ogni modo era tornato alla solita routine giornaliera, comprese le smancerie infantili di Miyagi che continuava a prenderlo in giro, ma ormai Hiroki ci era abituato e si limitava a dargli ragione nella speranza che la finisse una buona volta. Ammirava quell’uomo per come sapeva gestire la sua vita, per il talento e l’intelligenza che aveva. Ora che si trovavano da soli nel loro studio non potè non farsi tornare alla mente il viso del ragazzo con cui lo aveva pizzicato quella sera. Era curioso di saper di più di su di lui, infondo Miyagi sapeva tutto o quasi di Nowaki e si chiese se magari poteva sapere anche lui qualcosa del suo mentore, nonostante avesse ribadito più volte che la sua vita personale no gli interessava. Mera bugia che sapeva si sarebbe dissolta in pochi secondi, sarebbe bastata una parola fuori posto che Miyagi l’avrebbe subito smascherato. Avrebbe corso comunque il rischio, perché infondo non riusciva proprio a non pensarci. Miyagi gli aveva detto che prima o poi quel giovane si sarebbe stancato di un vecchio come lui, parole che lo avevano agitato non poco, ma che per fortuna ora sapeva di non far parte della sua vita. Solo che si dispiaceva un po’ per lui, nonostante fosse sempre ilare e malizioso, Hiroki si rese conto di non averlo mai visto realmente felice.

- Professor Miyagi… - sistemò con cura una pila di libri sul lato della scrivania libera dell’altro, spostò per un attimo lo sguardo fuori dalla finestra, stava gia imbrunendo, sicuramente loro erano gli unici ancora a lavoro li dentro. - …posso permettermi una domanda… insomma…-

Miyagi si voltò lentamente verso Kamijo fissandolo per bene negli occhi, sapeva che Hiroki non era tipo da interessarsi ai fatti degli altri, ma ultimamente lo aveva visto molto diverso dal solito. Era più aperto e si relazionava persino con i suoi studenti. Decise che infondo, parlare con lui, non poteva essere così male. - Vediamo se indovino… vorresti sapere di me e di quel ragazzo?- Hiroki si ritrovò colto in flagrante. Come avesse fatto a capirlo rimase un mistero, ma almeno gli aveva risparmiato la fatica di formulare una domanda che potesse risultare in qualche modo offensiva.   – Ci ho preso in pieno… sei troppo trasparente Kamijo, è facile capire che ti passa per la testa… ma come mai una domanda simile, pensavo non ti interessasse?-

- No ecco, volevo solo sapere se stava bene… insomma… lei è sempre sorridente e riesce sempre a capirmi in qualche modo, anche se mi prende in giro. Io la rispetto molto e la considero una persona ammirevole… lavoriamo insieme e mi sono accorto di essermi appoggiato molto a lei anche per cose che non riguardano il lavoro, per questo volevo solo sapere se era felice… tutto qui.- Hiroki ripercorse con la mente quella sera di pioggia in cui si era ritrovato a vagare per l’università, bagnato e sperduto come un cucciolo abbandonato. Quella sera in cui Miyagi lo aveva quasi baciato.

- Ammetto Kamijo che mi sorprendi, non mi sarei mai aspettato di sentirti dire certe cose. Di solito sei sempre distaccato e molto nervoso. Credo che l’amore faccia davvero bene… da parte mia posso dire di non aver mai provato un amore felice… quel ragazzo, Shinobu, mi è piombato addosso come un terrorista… mi ha sbandierato i suoi sentimenti senza pensare minimamente a come potessi reagire io e lo ammetto… ha avuto tenacia perché mi ha fatto crollare. Ora come ora non mi interessa se sia giusto o meno, ma so che non è poi così male come sensazione.-

- Quindi quando mi ha detto che quello era solo un capriccio e che si sarebbe stancato, non lo diceva perché era lei a volerlo.-

- Hiroki… tra me e Shinobu ci sono 17 anni di differenza… la credi una cosa accettabile? Credi che un ragazzino possa stare appiccicato per sempre ad uno come me?-

Hiroki non fece caso minimamente al fatto che Miyagi lo avesse chiamato per nome, in quel momento l’espressione del viso del suo professore era trasparente come l’acqua, anche se le sue parole non rispecchiavano ciò che provava. Lui che si era sempre lamentato di soli 4 anni di differenza, cosa avrebbe potuto dirgli? Aveva anche fatto obiezioni su Akihiko e Misaki proprio per lo stesso motivo, ma Akihiko lo aveva convinto di una cosa, la stessa che ripeté al suo mentore, stupendosi di se stesso e di quanto semplicemente quelle parole gli sfuggissero di bocca.

- Io non sono bravo in queste cose…- parlò dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio, aveva il viso caldo e imbarazzato, Miyagi si stupì di quanto facile fosse metterlo in difficoltà. In realtà il vero Hiroki era proprio il ragazzo timido e impacciato, che cercava di tirarlo su di morale. - Io ho fatto un sacco di casini per molto meno… però sto imparando che l’età, il sesso, o altro contano poco… l’amore non ha una forma precisa, se quella persona è importante e in grado di far tremare il cuore, se sai di potergli affidare la tua vita e tutto te stesso, allora il resto non ha molta importanza… Credo…-

- Belle parole, potrei aggrapparmi a loro facilmente ed essere la persona più felice del mondo.- Lo vide chiaramente, provava dolore per quelle parole che aveva appena pronunciato, sapeva nascondere bene i suoi sentimenti, ma evidentemente tutto questo stava diventando per lui molto difficile. – Però devo anche ringraziarti… questa tua incursione nella mia vita non mi dispiace affatto… mi sei sempre piaciuto Kamijo, per questo mi diverto tanto con te.- Miyagi sorrise, era così sincero che Hiroki divenne viola dall’emozione. Il cuore iniziò a battergli all’impazzata come se fosse un ragazzino alle prese con la sua prima cotta amorosa.

- Andiamo Professore, perché deve sempre prendermi in giro in questo modo… e io che…-

- Ora te la faccio io una domanda Kamijo…- Hiroki alzò lo sguardo ancora più imbarazzato, ritrovandosi studiato dalle iridi di Miyagi così scure e profonde, aveva assunto un’espressione talmente maliziosa che iniziarono a tremargli le mani. Di certo sapeva come far sentire a disagio qualcuno, gli occhi di quell’uomo erano quelli di chi sa come trattare gli altri. – Perché non mi hai chiesto spiegazioni riguardo a quella sera?-

- Qua… quale sera?- fece finta di nulla, ma sapeva bene a cosa si riferiva, perché ci aveva pensato spesso e anche poco prima quel ricordo gli era tornato alla mente. Il modo in cui Miyagi lo aveva afferrato e si era avvicinato a lui facendolo schiudere le labbra, così vicino da avvertire il suo respiro caldo sulle guance umide di lacrime e pioggia.

- Avanti non fare il prezioso, io ti ho risposto senza problemi… perché non mi hai mai chiesto niente sul fatto che ho cercato di baciarti?-

- Ah… ecco io… in realtà… me lo sono domandato tante volte e non sono mai riuscito a capirlo, però pensavo che se glielo avessi chiesto non mi avrebbe risposto seriamente.- Hiroki era immobile, come se lo sguardo di Miyagi lo avesse paralizzato, al contrario il suo professore era seduto sulla sedia con le gambe accavallate e una sigaretta tra le dita, così calmo e determinato che Hiroki era sicuro di non riuscire a fermarlo se solo avesse provato a fare qualcosa.

- Kamijo sembri una ragazzina alle prese con il suo rapitore… non ho intenzione di mangiarti o saltarti addosso… tranquillo…- cercò di farlo rilassare, ma era come se quelle parole non riuscissero a raggiungerlo minimamente.

- Il fatto è che… ha lo stesso sguardo di Nowaki e quando lui mi guarda così… io non riesco neanche a ragionare.-

- Ammetto che il tuo aitante compagno ha uno sguardo che riesce davvero a catturarti. La prima volta che l’ho intravisto, io ti avevo appena chiamato “My Honey” te lo ricordi?- Hiroki accennò un lieve si con la testa, lo chiamava spesso così che ormai non ci faceva neanche più caso. – Credo che in quel momento lui si sia ingelosito e mi ha lanciato uno sguardo di fuoco… poi ho visto la tua faccia entrando qui e ho semplicemente collegato le cose. Non sapevo niente di te e quindi ci ho ragionato su per molto tempo. Quella sera poi quando ti ho visto in quello stato, con il viso completamente sconvolto, mi sono venuti in mente mille pensieri. Pensa che per un attimo ho anche creduto che ti avesse picchiato.-

- Cosa!? Ma come le passa per la testa una cosa simile!- Lo aveva quasi gridato, ma quella reazione fece sorridere Miyagi, Hiroki si comportava davvero come un bambino innamorato quando parlava di Nowaki e lui si stupiva ogni volta di come si potesse essere dolci e anche smielati quando si vive un amore come il suo. Lui non poteva dire lo stesso, era troppo adulto per comportarsi da ragazzino, ma era stato geloso di Shinobu e sperava in cuor suo, che quel ragazzo che gli aveva rapito il cuore, si comportasse allo stesso modo di Hiroki.

- Poi ho sentito dei passi che correvano nel corridoio, tu continuavi a scusarti senza motivo e ho capito che eri veramente tanto confuso, allora ho agito. Ho cercato di baciarti e vedere come avresti reagito… ho rischiato grosso dal tuo omone, ma è andato tutto bene.-

- Se non fosse stato Nowaki… cosa avrebbe fatto?- In quel momento Hiroki si era fatto piccolo come una bambola, era imbarazzato e curioso allo stesso tempo e Miyagi non potè non provare tenerezza per quel bambinone che si fingeva un uomo duro.

- Credo che la domanda più adatta è cosa avresti fatto tu Kamijo? Se non fosse arrivato a salvarti ti saresti lasciato baciare o ti saresti opposto?- scese un silenzio quasi tenebroso, Hiroki spalancò gli occhi e si portò una mano alla bocca, quasi gli mancasse il respiro. Dal canto suo Miyagi si rese conto di essere stato troppo crudele, Hiroki quella sera non sarebbe stato in grado di scacciar via neanche un moscerino. – Forse è cattivo da parte mia chiederti una cosa simile, ma ragionaci per un attimo… in un anno che siete stati separati non hai avuto nessuno che prendesse il suo posto, sei sempre stato legato al suo ricordo anche se ti faceva male. Credo che forse non mi avresti allontanato, ma saresti scappato comunque dopo e saresti corso a scusarti con Nowaki per averlo tradito… poi forse mi sarei ritrovato con qualche osso rotto, ma quello che ho fatto avrebbe comunque avuto un risvolto positivo.-

- Dalle sue parole immagino che non si sarebbe mai scusato con me per avermi baciato?-

- Certo che no! Non avrei comunque fatto nulla che richiedesse una cosa simile… mi sono comportato come mi diceva la mia coscienza…- Era davvero tutto molto strano. Per la prima volta Hiroki si rese conto di chi fosse realmente quell’uomo con cui aveva lavorato fino ad ora. Riuscì a calmarsi dopo aver tirato un respiro di sollievo, accennò anche un sorriso che stupì non poco Miyagi, ma che infondo riuscì a renderlo felice. – Va a casa Kamijo… goditi tutto quello che ti riserva la vita senza sprecarne neanche un minuto… - Hiroki lo ringraziò con un inchino e prese il soprabito che aveva lasciato sul divanetto, ma prima che potesse uscire del tutto, Miyagi lo fermò. – Ah e chiedi scusa al tuo amante Kamijo…-

- Per quale motivo?-

- Come per quale motivo? Per averlo tradito con me è logico!- Tornò ad essere il solito Kamijo, assunse un’espressione da gatto infuriato che fece ridere Miyagi. Si sentiva uno scemo per aver quasi creduto che quell’uomo riuscisse a restare serio per più di cinque minuti, pentendosi persino di averla iniziata quella strana conversazione, ma quel pensiero svanì in pochi secondi, quando, appena uscito dallo studio, si ritrovò davanti il viso pieno di lacrime di un giovani dagli occhi chiari. Da dentro lo studio Miyagi vide Kamijo indietreggiare e si fece curioso. – Che succede Kamijo?- Si alzò per controllare e la scena che vide lo lasciò spiazzato completamente. Shinobu era in lacrime, ma riusciva a guardare Hiroki con uno sguardo pieno di rabbia. – Shinobu che ci fai qui?- Naturalmente non ricevette risposta, come se neanche fosse li. Il giovane era fermo come un palo davanti a quello che in quel momento, doveva sembrargli un grandissimo rivale. Stranamente fu Hiroki il primo a reagire, anche se inizialmente era rimasto sorpreso, aveva capito subito il malinteso che si era venuto a creare e di certo sapeva che Shinobu non lo avrebbe lasciato andare via facilmente. Fece un passo in avanti mettendogli una mano sulla testa, accarezzandolo quasi fosse un gattino e stando attento a non farlo innervosire oltre. Shinobu ebbe un sussulto improvviso, di certo non se lo aspettava. Ammetteva a se stesso che quel gesto era stato utile a farlo calmare. Aveva una brutta impressione su quell’uomo che lavorava con il suo Miyagi, quando li aveva pizzicati nel loro studio si era molto infastidito e il fatto che Miyagi non ne parlasse molto era sospetto.

- Non fare quella faccia ragazzo… se riesci a sopportare il professor Miyagi faccio il tifo per te…- Shinobu non ci aveva capito gran che, di certo non era la frase che si aspettava di sentire. Hiroki fece per andarsene, ma prima di sorpassare il ragazzo si piegò leggermente in avanti, quanto bastava per sussurrargli qualcosa all’orecchio. – Combatti con tutto te stesso per ciò che desideri.- lo lasciò senza parole, Shinobu spalancò gli occhi fissando Miyagi davanti a se che in realtà non ci aveva capito molto. Il cuore sembrava volergli scoppiare nel petto, aveva le orecchie rosse e tremava come una foglia. L’unica cosa che in quel momento riuscì a fare, fu gettarsi tra le braccia di Miyagi, cingergli il collo e baciarlo, incurante che li ci fosse qualcuno o meno.

Hiroki li intravide appena, non voleva intromettersi oltre nel loro momento. Non si sarebbe mai aspettato che una conversazione improvvisata in quel modo, potesse scatenare una tale reazione, ma era contento che le cose non fossero degenerate, sapeva di essere stato un problema per Misaki, esserlo anche per qualcuno che non conosceva affatto, era troppo per lui.

Miyagi fece entrare Shinobu nello studio e chiuse la porta dietro di se, gli porse un fazzoletto per fargli asciugare il viso e rimase ad osservarlo. Come si faceva a non rimanere catturati da quel viso tanto dolce? Lo condusse sul divano e lo fece accomodare, stringendolo a se teneramente. In quell’abbraccio Shinobu si sciolse completamente, aggrappandosi all’altro tenacemente.

- Dimmi che ti è passato per quella testolina prima?-

- Mi dispiace Miyagi, non volevo crearti problemi al lavoro…- Shinobu si spostò leggermente, giusto per guardare Miyagi negli occhi e capire se fosse arrabbiato, ma al contrario trovò uno sguardo dolce e accorato tutto per lui. – Non ti ho trovato a casa e visto che volevo vederti, ho pensato di venire qui… ma c’era anche lui e parlavate di cose tutte vostre e… e di baci…- Gli occhi del giovane si stavano riempiendo di lacrime nuovamente e per evitare un’ondata Miyagi tentò di arginarla in tempo.

- Non ho mai baciato Kamijo… è successo tutto prima che tornassi tu e soltanto perché la situazione era particolare, ma è una cosa che riguarda Kamijo e non me, quindi non preoccuparti.-

- Quindi non provi nulla per lui?- Miyagi lo accarezzò, pulendogli dal viso le ultime tracce delle lacrime che lo avevano solcato poco prima. Shinobu era davvero testardo, ma estremamente debole. Solo l’idea che potesse esserci stato un bacio tra lui e Hiroki lo aveva fatto crollare.

- Kamijo mi piace come persona, mi diverto a prenderlo in giro e lavoro bene con lui… ma io per te ho rinunciato al ricordo più importante di tutta la mia vita Shinobu, lo stesso ricordo che mi ha portato a divorziare da tua sorella. Ti ho dimostrato cosa provo e te l’ho detto chiaramente, sei ancora così tanto insicuro?-

Shinobu lo abbracciò di nuovo, lo baciò più volte senza che il suo imbarazzo scomparisse minimante. Miyagi assaggiò quelle labbra bollenti con molta passione.

- Non mi stancherò mai di te, non voglio sentirtelo dire mai più. Voglio starti vicino per sempre, ti prometto che non ti farò più pensare alla mia età, mi impegnerò con tutto me stesso e crescerò.- Shinobu si lasciò prendere il viso e baciare di nuovo, Miyagi giocò con le sue labbra e con la lingua continuando a catturarlo sempre di più. Gli accarezzò la schiena, portando le sue mani sotto la camicia e facendolo rabbrividire. – Sono gelate…-

- Le mani dei vecchi sono sempre fredde…- Shinobu si divincolò dalla stretta di Miyagi e riuscì ad afferragli le mani, se le portò al viso trasmettendogli il suo calore. - … ma tu sei così caldo…- Miyagi lo guidò facendolo sdraiare sul divanetto e portandosi sopra di lui, gli sbottonò la camicia e lo accarezzò dolcemente, fino a che le sue mani non divennero bollenti tanto quando il corpo del ragazzo. Continuarono a baciarsi avidamente, Shinobu si ritrovò presto senza vestiti, cullato dalle attenzioni di Miyagi. Era completamente diverso dalle prime volte che Miyagi cercava di prenderlo, quando ancora il suo sentimento non era ricambiato. All’inizio lui cercava di dissuaderlo, magari mostrandogli il lato peggiore che potesse esserci a stare con un uomo, ma Shinobu non aveva mai ceduto, benché provasse tanto dolore. Ora però era tutto diverso, quelle mani grandi, sentire il respiro affannoso del suo amante, quelle labbra che lo assaggiavano con tanta dolcezza, era tutto ciò che desiderava. Immorale che fosse, giusto o meno che fosse, non gli importava, era certo che solo con lui Miyagi riuscisse a dimostrare tanto e soprattutto tutto ciò che provava. Rimasero li per un po’, quando Miyagi decise di portarlo a casa sua.

- Andiamo via… se qualcuno ci scopre, potrei andare in galera lo sai?- Lo disse ridendo, ma il suo viso e soprattutto il suo corpo esprimevano tutto il contrario.

- Ti seguirei anche in prigione e dovunque deciderai di andare…-

- Se mi guardi così… non riuscirò neanche ad arrivare alla macchina…- ed infatti non ne fu capace, lo prese in quel momento, completamente perso in quella sensazione meravigliosa che era l’amore che provava per quel giovane terrorista.

Ecco il quinto capitolo come promesso è arrivato presto ^_^

Ho ricevuto proprio dei bei commenti e ad alcuni ho anche scritto via mail. Ovviamente il punto centrale della mia storia è la scoperta da parte di Takahiro della relazione di suo fratello con Usami-san, ma il modo in cui lo verrà a sapere è molto molto carino a mio parere (non è per farmi i complimenti da sola per carità, però visto che chi l'ha letta ha detto che è stata una bella trovata, ho azzardato questo auto-complimento XD)

In questo capitolo tutto dedicato alla coppia terrorista, mi rendo conto di aver tirato fuori un Hiro-san un pò strano, però essendo l'unico collegamento possibile con la junjou terrorist, non sapevo proprio come farlo se non andare leggemente fuori OOC, però infondo Hiroki è fatto tutto a modo suo, secondo me si è sempre chiesto come mai Miyagi si è comportato in quel modo quella sera e anche io vorrei saperlo ihih

Spero che vi sia piaciuto, il prossimo capitolo uscirà appena avrete letto questo, quindi magari anche stasera stessa o domani mattina... spero vi sia piaciuto e nel sesto ci sarà la sorpresina.

Mata ne!

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


junjou

Junjou Romance

Capitolo 6

 

Aveva raccontato tutto a Nowaki comportandosi come un bambino alle prese con il suo nuovo giocattolo, non seppe spiegare a se stesso perché fosse tanto elettrizzato per ciò che era successo all’università, ma di certo non si aspettava di trovarli la mattina seguente ancora chiusi nello studio. Era arrivato abbastanza presto, aveva deciso di riordinare quella valanga di libri che riempivano sempre il loro studio, ma proprio mentre cercava di aprire la porta la trovò chiusa a chiave. I brividi freddi gli percorsero la schiena, poteva esserci solo un motivo per cui lo studio fosse chiuso e lui lo immaginava bene. Bussò più volte, ricevendo come risposta rumori di spostamenti improvvisi e qualche lamento incomprensibile. Dovette attendere un po’ prima che qualcuno aprisse, Hiroki era visibilmente contrariato e con una gran voglia di gridare contro all’irresponsabile professore, ma quando si trovò davanti il viso assonnato di Miyagi, l’unica cosa che riuscì a fare fu sorridere. Miyagi aveva allacciato di fretta la camicia scombinando tutti i bottoni, l’aveva lasciata trasbordante dai pantaloni slacciati e al rovescio. Lo studio era completamente a soqquadro e dietro un angolino intravide una testa castana nascondersi.

- Professore faccio finta di niente solo perché sono stato io ad incoraggiarla…- entrò chiudendo la porta, si avvicinò alla pila di libri che nascondevano Shinobu e lo tirò fuori a forza. Si ritrovò davanti un viso completamente paonazzo dall’imbarazzo. Lo aiutò a rivestirsi senza dire una parola, mentre anche Miyagi si dava una sistemata alla bene e meglio.

- Se vai ora non dovresti incontrare nessuno… copriti che fa freddo.- Lo fece uscire osservando bene il corridoio e lo congedò di fretta seguendolo con gli occhi fino a che non lo vide scendere le scale. Poi tornò a concentrarsi sul suo irresponsabile mentore e incrociò le braccia sul petto guardandolo di traverso. – Professor Miyagi…- Il moro si preparò a ricevere una bella ramanzina infondo se la meritava, aveva fatto l’amore nel suo studio insieme ad un ragazzo molto più piccolo di lui e per di più ancora minorenne, meritava davvero di essere arrestato. – Crede che ci sia un posto dove posso sedermi che lei non ha toccato ieri sera?- Lo disse guardandosi intorno e scuotendo la testa rammaricato. – Che metto a fare in ordine, tanto dopo poco torna tutto peggio di prima.-

La giornata trascorse così, nessuno dei due fece riferimento all’inizio mattinata, infondo Hiroki doveva un favore a Miyagi, era stato lui a riordinare la libreria la sera della riappacificazione con Nowaki e non aveva chiesto nulla in cambio, quindi Hiroki si comportò esattamente allo stesso modo. Andò alla sua solita lezione incrociando Misaki per il corridoio. Gli chiese come stava andando il libro di Akihiko e Misaki gli rispose che il grande scrittore era entrato in un altro stadio oscuro e che erano notti che non dormiva decentemente.

- Non so proprio come aiutarlo, Aikawa-san mi ha detto che la scadenza è molto vicina.-

- Vedrai che riuscirà in tempo… Akihiko fa sempre così. Ma parliamo di te… stai studiando adeguatamente per gli esami?-

- Mi sto impegnando molto, anche se ho riscontrato qualche difficoltà a memorizzare alcuni argomenti del suo programma sensei.- Hiroki lo guardò di sottecchi, quella di Misaki sembrava davvero una velata richiesta di aiuto. Sorrise tra se, fino a poco tempo fa non sarebbe riuscito neanche a parlare con il diavolo Kamijo, nomina che Hiroki adorava. – Se hai problemi non devi far altro che chiedere, sono pur sempre un tuo insegnante e devo occuparmi di queste cose. Non aver paura di chiedere… di cosa hai bisogno di preciso.- Misaki gli elencò un paio di argomenti che proprio non aveva capito, Hiroki gli prestò un paio di appunti personali da consultare. Il ragazzo li sfogliò attentamente, la scrittura di Kamijo era perfetta e molto elegante, doveva essere nato in una buona famiglia. Lo aveva proprio giudicato male, forse era un po’ dispotico, ma parlarci era molto piacevole. A fine lezione Misaki lo salutò con molta gratitudine, e gli promise che si sarebbe impegnato ancora di più, di certo ora non poteva deluderlo dopo che era stato tanto disponibile ad aiutarlo. I giorni che stava vivendo erano veramente positivi, era sempre stato un ragazzo ottimista, ma non credeva che tutto potesse svolgersi sempre per il meglio.

Rincasò presto quel giorno, aveva lasciato il pranzo pronto ad Usagi-san, ma era certo che non fosse stato capace di riscaldarlo e quindi decise di preparare una cena sostanziosa per farlo sentire meglio. Arrivato sotto casa non potè fare a meno di notare una grande auto lussuosa parcheggiata poco distante, non l’aveva mai vista e non notarla era veramente difficile. Sperò con tutto se stesso che non fosse stato un nuovo acquisto di Usagi-san o questa volta lo avrebbe veramente ucciso. Entrò in casa rimanendo colpito dal forte odore di tabacco che permeava la stanza.

- Sono a casa! Usagi-san ma quante sigarette hai fumato oggi?- Si meravigliava di quanto potesse essere sbadato, sarebbe bastato aprire una finestra ed evitare quella cortina di fumo che sicuramente avrebbe trovato in salotto. Quando vi entrò però non fu la cortina di fumo a lasciarlo stupito, a voltarsi verso di lui furono due occhi chiari come il sole pungenti ed estremamente maliziosi che lo fissavano. Due occhi che però non conosceva.

- Misaki…. Ben tornato!- vide Usagi-san scendere dal piano superiore sormontato da una montagna di libri che reggeva a malapena con le braccia.- Vieni, voglio presentarti una persona.- Akihiko poggiò la montagna di fogli a terra e fece cenno al giovane di avvicinarsi, allo stesso tempo lo sconosciuto si alzò dal divano porgendogli la mano per stringerla in segno di saluto. – Misa, ti presento Yuki Eiri, è uno scrittore, stiamo lavorando allo stesso progetto.-

- Benvenuto Yuki-san, mi chiamo Takahashi Misaki.-

- Piacere di conoscerti.- Anche la voce, come tutto di quell’uomo era estremamente accattivante. Continuava a fissarlo come se non volesse lasciarlo andare, come se stesse, soltanto con gli occhi, facendogli capire che erano completamente su due livelli diversi. – Preparo subito del the.- Si staccò da quella morsa con una scusa, la prima che gli era passata per la mente. Lui non conosceva molti scrittore, se era un collega di Usagi-san doveva essere famoso tanto quanto lui, ma l’aura che lo circondava era completamente diversa. Mentre versava l’acqua nella teiera sentì le mani tremargli, lui lo stava osservando e lo sapeva bene. Sentì Usagi-san richiamarlo all’attenzione delicatamente, si scusò e tornarono al lavoro nuovamente. I due scrittori discussero per tutto il resto del pomeriggio. Come era successo quando ad aiutarlo c’era Kamijo-sensei, Misaki non si intromise mai e rimase in silenzio cercando di servirli nel modo migliore, temendo che quello straniero dai capelli color dell’oro lo mangiasse al più piccolo errore. Il biondo inforcò un paio di occhiali sottili ed eleganti, che resero il suo viso ancora più sottile e iniziò a leggere dei fogli che Usami gli passava. Lavorava attento e serio, lui e Usami riuscivano persino ad assumere le stesse espressioni del viso e della postura, Misaki ne rimase quasi incantato.

Il pomeriggio volò in poco tempo, Misaki aveva persino iniziato a cucinare per la sera e come era buona educazione chiese all’ospite se aveva il piacere di rimanere, anche se in cuor suo sperò he declinasse l’invito, si sentiva troppo a disagio con lui. Yuki Eiri era davvero una persona enigmatica, accettò l’invito senza troppi formalismi e con un sorriso sul viso.

- Mangiare ogni tanto qualcosa di commestibile non può che farmi bene.-

- Misaki è davvero un bravo cuoco, sarei già morto se non fosse per lui.- Usagi-san aveva prontamente risposto al posto di Misaki che era avvampato di colpo, si era reso conto che il ragazzo era in imbarazzo e voleva provare a dargli manforte, infondo Yuki Eiri era qualcuno che avrebbe potuto mettere in soggezione anche uno come lui. Il cellulare di Yuki squillò all’improvviso, una suoneria orecchiabile e movimentata che a Misaki sembrò familiare in qualche modo. Lo seguì mentre si alzava e si nascondeva in un angolo per rispondere, il giovane tese le orecchie, la sua curiosità era senza pari. Non sentì Yuki dire nulla, ma lo intravide spostare il cellulare a qualche centimetro dall’orecchio come se dall’altro capo gli stessero urlando contro.

- Finiscila di gridare, sono impegnato.- una risposta fredda e secca, come se fosse altamente infastidito. – Sono da un collega, resto a cena da lui per finire un lavoro, non avevi le registrazioni?- Spostò ancora di più l’apparecchio tappandosi un orecchio con l’altra mano e assumendo un’espressione davvero seccata e irritata. – Piantala… tu hai il tuo lavoro da fare, sei una seccatura.- Si accese una sigaretta, forse la telefonata sarebbe andata per le lunghe, magari era una fidanzata in ansia per il ritardo, infondo era così un bell’uomo che era impossibile che fosse single. – Smettila… va bene! …  Usami Akihiko...- la telefonata sembrò farsi più tranquilla perché Yuki fu in grado di riavvicinare il cellulare all’orecchio, lo vide sorridere di nascosto, forse quella telefonata non era tanto una seccatura come faceva intendere. – Si… fa come vuoi, ma cerca di non starmi troppo tra i piedi.- Chiuse la telefonata e si scusò per il trambusto. – Peggio di una donna isterica e gelosa.- Akihiko si limitò a sorridere a quell’affermazione e tornarono al lavoro. Misaki non seppe proprio cosa pensare, al telefono era come se Yuki si fosse trasformato, aveva perso la sua aura terrificante ed era diventato simile ad Akihiko, ma l’illusione era durata solo qualche secondo. – Sarebbe un disturbo se venisse a cena anche un’altra persona?- Lo chiese rivolgendosi a Misaki, il ragazzo fece un cenno deciso con la testa, si trattava sicuramente della stessa persona che lo aveva appena chiamato e la curiosità di vedere come fosse la fidanzata di uno scrittore la catturò subito.

- Certo, non ci sono problemi. Mangiare in compagnia è decisamente meglio.- Sorrise anche ad Akihiko, che aveva un’espressione non troppo stupita. Forse lui l’aveva già incontrata.

- Proprio una persona singolare.- disse ridendo tra se e rivolgendosi a Yuki. Lo scrittore dagli occhi chiari si stava massaggiando la radice del naso seriamente infastidito.

- E’ peggio di una donna isterica e gelosa… non so davvero come comportarmi.-

- Non negare che ti fa piacere Yuki… e poi è anche più discreto di quello che pensavi all’inizio, quando ci fu quel trambusto con i giornalisti e tutto il resto.- Sembravano molto in confidenza, Usagi-san di certo sapeva molte cose su di lui, anche se il discorso aveva preso un piega che insospettì il giovane. Stavano parlando di una qualche scandalo uscito sui giornali, lui non leggeva mai di quelle cose e soprattutto non si era mai interessato ai libri prima di conoscere Usagi-san, quindi non aveva la minima idea di cosa fosse accaduto.

- A me sembra sempre lo stesso idiota… continua a fare delle grandi stupidaggini e non fa che infastidirmi… a volte vorrei scappare lontano e levarmelo di torno.-

- Ma tanto riuscirebbe a trovarti comunque, come un cagnolino fedele…. Non essere cattivo, lo sai anche tu quanto tiene a te e alla vostra relazione, dovresti essere più sincero con te stesso.- Yuki si spostò i capelli dal viso con un gesto elegante, ma i ciuffi dorati gli ricaddero nella stessa posizione solo leggermente più scompigliati, ma non meno belli. – Quanto tempo gli dai prima che arrivi?-

- Diciamo… tre… due… uno..- Yuki fece un gesto con il dito indicando la porta e contemporaneamente il campanello suonò. – Visto… troppo prevedibile.- Akihiko rise di gusto, Misaki non lo aveva mai visto tanto rilassato sul lavoro, evidentemente Yuki era meno terrificante di quanto lui si era immaginato. Il ragazzo corse ad aprire, pulendosi le mani con uno strofinaccio, che si portò dietro fino all’ingresso. Alzò il ricevitore chiedendo chi fosse, nel frattempo un’immagine si delineò sullo schermo, sembrava un ragazzo, era vestito con degli abiti strani e molto appariscente, un zazzera di capelli rossi gli coprivano gli occhi.

- Sto cercando Yuki Eiri.-

- Si è qui, deve salire all’ultimo piano.- Non fece in tempo ad aprire il portone che un rumore fortissimo scosse il palazzo, come un razzo che saliva ad un velocità impressionante. Misaki se lo ritrovò davanti dopo pochi secondi con il fiatone, mentre si appoggiava alle ginocchia con le mani, leggermente piegato in avanti. Yuki comparve dietro Misaki e sentì solo un leggero stupido, provenire da lui. Il ragazzo alzò lo sguardo, due occhi grandi e lacrimosi lo sorpassarono per poggiarsi sulla figura di Yuki. In pochi secondi fu come se il giovane eseguisse una metamorfosi, si lanciò verso lo scrittore cinguettando il suo nome e facendosi talmente piccolo da aggrapparsi al collo dell’altro che, al contrario, non fece nulla.

- Mi sei mancato!!!!!- allungò l’ultima lettera all’infinito, ma la cosa non turbò affatto lo scrittore. Misaki impiegò molto a capire chi fosse quel ragazzo, perché di un uomo si trattava. Non lo aveva mai visto in quel modo, ma solo su un palco con il microfono in mano, circondato da un’aura irraggiungibile e dalle note delle sue canzoni che gli danzavano intorno fondendosi con il suo essere.

- Da quando non ci si vede Shindou-kun!- Era giunto anche Usagi-san, lui non sembrava affatto sorpreso, anzi ne era estremamente divertito. Misaki al contrario era rimasto imbambolato alla porta senza riuscire a muoversi ne dire una parola. Lo aveva davvero riconosciuto, Shindou Shuichi, vocalist di uno dei suoi gruppi preferiti, i Bad Luck. Spalancò gli occhi, tanto da non riuscire più a chiuderli, continuando a guardare quel ragazzo che, incurante di tutto, si strusciava come un’anguilla al corpo di Yuki immobile. Akihiko li fece rientrare, Misaki lo seguì senza parlare, alla fine Yuki si staccò il simbionte di dosso, facendolo sedere sul divano a forza. Shuichi si sistemò senza obiettare e salutò Akihiko con un semplice Yo, come se si conoscessero da chissà quanto tempo, Yuki sbuffò, ma infondo sapeva di non poterci fare molto. Usagi-san richiamò Misaki ancora imbambolato e procedette con le dovute presentazioni tra i due ragazzi. – Avanti Misaki non essere così timido.-

- Bhè magari l’ho lasciato un po’ frastornato… sono piombato in casa come una furia.-

- Meno male che ti rendi conto di quanto sei stupido.-

- Cattivo!!!!- Yuki era molto freddo con il ragazzo, ma Shuichi sembrava esserci abituato. I due ragazzi si salutarono con molta educazione e Misaki iniziò a rilassarsi, riuscendo a formulare una frase dopo tanto.

- No, non mi aspettavo di ricevere a casa persone tanto famose, se Usagi-san me lo avesse detto prima, mi sarei preparato a dovere anche con la cena.-

- Oh no… è colpa mia mi sono autoinvitato, ma non vedo Yuki da tre giorni e non sono riuscito a resistere, mi dispiace.- L’imbarazzo iniziale era superato, ma Misaki faticava a capire cosa potesse unire Shuichi e Yuki, ricordò le parole di Usagi riguardo ad uno scandalo e non gli ci volle molto per capire, infondo era palese, anche se solo da parte del giovane cantante. Lui non si era mai interessato ai gossip e in quel periodo non conosceva i Bad Luck, non era di certo il tipo di ragazzo che seguiva le mode del momento, li aveva scoperti relativamente da poco.

- Noi ragazzi lavoreremo per un altro po’…. Misaki chiamaci quando è pronto.-

- Certo Usagi-san buon lavoro.- Per lasciare i ragazzi da soli, Usami e Yuki salirono al piano di sopra e si chiusero per un po’ nello studio. Misaki era emozionato, Shuichi al contrario completamente a suo agio. Decise che doveva iniziare in qualche modo una conversazione decente con lui, gli chiese la prima cosa che gli passò per la mente. – Preferisci qualcosa di particolare da mangiare Shindou-san?- era una richiesta stupida, ma pur sempre un inizio.

- Oh… per me nessun problema, sono sicuro che sarà tutto ottimo Misaki.- Era gentile, Misaki non se lo aspettava, lo aveva visto solo durante i concerti e gli era sembrata una persona completamente diversa. – Ah… ma non chiamarmi Shindou… Shuichi va più che bene, infondo ti ho chiamato solo con il tuo nome, spero non ti dia fastidio, ma abbiamo la stessa età più o meno.-

- Ma certo non c’è nessun problema… sai, mi piacciono molto le tue canzoni.-

- Ti ringrazio, mi fa sempre piacere incontrare un fan… spero che la mia scenata di prima non ti abbia infastidito… è che ormai è una cosa di dominio pubblico e non ci faccio più caso e poi se mi conosci, non è una cosa nuova.- Si riferiva sicuramente al comportamento con Yuki, Usagi-san lo sapeva e a lui non dava fastidio. Certo per Misaki era ancora tutto molto strano, da quando viveva con Usami, le relazioni tra due uomini erano diventate una quotidianità e non si stupiva più come poteva esserlo prima.

- A dir la verità non lo sapevo, ma di certo non è una cosa che mi da fastidio perché…- si chiese se fosse normale parlare di quelle cose con una persona appena conosciuta, ma Shuichi non lo aveva nascosto e neanche se ne vergognava, perché avrebbe dovuto farlo anche lui. Infondo i sentimenti che provava erano veri. - … perché anche io e Usagi-san… insomma…- diventò rosso come il pomodoro che stava tagliuzzando. Shuichi afferrò subito e sorrise, come ad indicargli che aveva capito ogni cosa e non serviva altro.

- Posso darti una mano in qualche modo?- In quel momento, quasi lo avesse predetto o sentito in qualche modo, Yuki si affacciò dallo studio.

- Per carità, se non vuoi finire in ospedale non fargli toccare nulla di quello che dovrà essere cucinato.- Richiuse la porta, senza dar peso agli occhi pieni di lacrime che la sua frase avevano creato in Shuichi, il ragazzo assunse un aspetto infantile ed estremamente tenero. Misaki rise di gusto, anche se non aveva visto nessuna reazione in Yuki, aveva capito che comunque qualcosa li univa, sembrava conoscerlo molto bene.

- Yuki è così freddo con me quando lavora.-

- Anche Usagi-san a volte si isola quando deve terminare un lavoro, credo che sia una specie di deformazione professionale.- Risero di gusto, non era difficile comunicare con Shuichi, al contrario si trovavano perfettamente in sintonia. Mangiarono tutti insieme tranquillamente, l’atmosfera era rilassata e ilare. Shuichi continuava a fare battute divertenti e Misaki si sentì estremamente fortunato ad averlo incontrato, certo era tutto per merito di Usagi-san e avrebbe dovuto trovare presto un modo per ringraziarlo. Dopo cena i due scrittori tornarono a chiudersi nello studio e i due ragazzi rimasero nuovamente da soli, fu allora che Shuichi gli propose di uscire.

- Infondo ne avranno per molto, noi potremo farci un giro da qualche parte… ho lavorato talmente tanto all’ultimo singolo che ho bisogno di distrarmi un po’…- Uscire con una persona famosa sarebbe potuto essere un problema, Misaki dovette ragionarci parecchio su prima di decidere qualcosa. Alla fine acconsentì, avrebbero passeggiato un po’ e si sarebbero fermati a bere qualcosa, stranamente anche Akihiko fu d’accordo. Yuki non si dimostrò per niente interessato.

Uscirono subito, Shuichi si era chiuso dentro ad un impermeabile scuro, cercando di non farsi notare troppo, ma forse l’impressione che dava era completamente il contrario di quella sperata. Era una persona estremamente divertente e solare, Misaki non si era mai confrontato con persone simili, ma si trovava molto a suo agio. Le strade non erano molto affollate, cosa decisamente positiva per il cantante. Si fermarono in un parco continuando a scherzare e a rilassarsi come se fossero amici da tanto tempo. Poi decisero di prendere qualcosa da bere, avrebbero dovuto fare attenzione a dove andavano, ma Shuichi aveva imparato a muoversi senza farsi vedere. Si fermarono in un posto strano, c’era un solo carretto di ramen e sakè, in quella che sembrava una strada completamente abbandonata. Shuichi conosceva bene il proprietario e lo salutò calorosamente ordinando da mangiare e bere, Misaki rifiutò qualsiasi cosa fosse alcolica.

- Vengo sempre qui con Hiro, tutte le volte che voglio rilassarmi… è un posto isolato ed è difficile che qualcuno venga a disturbare.-  Misaki non afferrò subito chi fosse questo Hiro, fino a che non gi tornò il nome del chitarrista della band, Hiroshi Takano e sorrise senza chiedere altro. Rimasero un po’ lì, Shuichi beveva sakè quasi fosse acqua, ma ai primi cenni di cedimento Misaki gli ordinò di smettere.

- Scusami… - Shuichi abbassò gli occhi verso le mani che reggevano un bicchiere stavolta pieno solo d’acqua fresca. Sembrava essersi depresso tutto d’improvviso, Misaki non potè non interessarsene. - … è che un po’ ho provato invidia nei tuoi confronti… Usami-san sembra davvero gentile.- A Misaki non servivano altre parole, anche lui aveva notato l’abisso che c’era tra i comportamenti di Usagi-san e Yuki, il modo in cui venivano trattati e come si atteggiavano l’uno verso l’altro.- Yuki non è una persona cattiva, ma è spesso fredda e indifferente nei miei confronti…. Anche se ne abbiamo superate tante insieme…-

- Non conosco Yuki-san quindi magari le mie parole potrebbero sembrarti come frasi di comodo, ma… credo che sia solo più riservato… prima ho notato che anche se ti tratta in modo freddo, si vede chiaramente che ti conosce bene e ti vuole vicino o non ti avrebbe fatto venire stasera.- Misaki aveva la completa attenzione di Shuichi, quasi pendesse dalle sue labbra. – Anche tra me e Usagi-san non va sempre tutto bene… ad esempio io mi sento molto inferiore rispetto a lui… sono ancora uno studente e non so neanche cosa voglio fare nella vita, mentre lui è uno scrittore famosissimo e molto popolare.-

- Non dire queste cose, quando ho conosciuto Yuki ero uno sbandato che non riusciva neanche a prendere una sufficienza al liceo… volevo solo suonare e cantare, non avevo un contratto ne una garanzia e mi comportavo da stupido, forse più di ora.-

- Ma sapevi cosa volevi e hai lottato per averlo, questo è lodevole!-

- Parli come se tu non avessi dovuto lottare per ciò che desideri… se mi hai detto che tra te e Usami non è sempre andata bene significa che hai lottato per averlo sempre vicino a te.- Era vero, aveva lottato contro il padre di Usami, che continuava a denigrarlo, aveva lottato contro se stesso per ammettere che era innamorato realmente. Sorrise, Shuichi lo capiva bene e lui ricambiava quella strana e improvvisa empatia, sembravano esattamente sullo stesso piano emotivo. – Allora facciamo così…- proruppe Shuichi afferrando entrambe le mani di Misaki e avvicinandosi al suo viso pericolosamente. – Da ora siamo amici e confidenti… ci aiuteremo nella conquista degli scrittori che amiamo e per raggiungere i nostri sogni. Siamo alleati!- Risero di gusto, sembrava una completa stupidaggine, ma riusciva a farli stare decisamente meglio… quello era l’inizio di una bella amicizia, ma non sapevano che quello era anche l’inizio per un grande disastro

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Ed occoci qui! So che avrei dovuto postare stamattina, ma non ho proprio avuto la possibilità di mettermi al pc....

E finalmente è uscita fuori la coppia crossover e sono proprio loro Yuki Eiri e Shidou Shuichi di Gravitation!! per chi non conosce la loro storia ecco un piccolo riassunto:

Shindo Shuichi è un ragazzo di 19 anni con la grande passione per la musica e insieme al suo amico d'infanzia Hiroshi ha formato una band: i Bad Luck. Una sera, in pieno ad una crisi artistica, Shuichi incontra lo scrittore Yuki Eiri il quale giocherà un ruolo fondamentale nella sua vita sia a livello musicale che a livello sentimentale. E' grazie a Yuki che i Bad Luck diventano famosi. Ma la fama attira gelosie e in mezzo a tanti problemi si aggiunge l'oscuro passato di Yuki e il suo difficile carattere...

Personaggi Principali:

Shuuichi Shindou, front-man dei Bad Luck.
E' un adolescente determinato e caparbio, sa quello che vuole e non c'e' niente che non farebbe per salvare la persona che ama. Fa del suo meglio per rallegrare l'ambiente in cui si trova; spesso si dimostra piuttosto ottuso. E' innamorato perso di Yuki.

-Yuki Eiri, famoso e affascinante scrittore di romanzi dal passato drammatico.
Durante la sua adolescenza era una persona molto dolce e amabile, ma e' successo qualcosa che l'ha cambiato completamente. Adesso e' super-acido soprattutto quando si tratta punzecchiare Shuuichi (che in realta' dovrebbe interpretare l'atteggiamento come una strana forma di affetto^.^).  

Spero proprio che la mia improvvista sia stata di vostro gradimento...

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


junjou

Junjou Romance

Capitolo 7

 

La notizia esplose dopo qualche giorno, forte come un calamità naturale. Era a lezione di Kamijo-sensei, come al solito abbastanza distratto. Al suo fianco sedeva Sumi-senpai, si era ripreso dopo un’influenza molto ostica, ma era tornato lo stesso di sempre e Misaki era contento di non trovarsi sempre da solo. Mentre ascoltava il vuoto della sua mente al contrario delle parole del professore, il cellulare iniziò a vibrare insistentemente. Non poteva rispondere, ma si limitò a vedere chi lo stesse chiamando così ossessivamente, si preoccupò che potesse essere successo qualcosa ad Usagi-san.

- Rispondi dai… ti copro io…- Sumi-senpai ammiccò malizioso, quasi avesse intuito il carattere di quella telefonata inusuale, ma non era Usagi-san al telefono. Misaki sgattaiolò sotto il banco e gattonò furtivo tra le borse dei compagni, uscendo dalla classe, sospirando che non lo avesse scoperto nessuno. Sollevò il cellulare e rispose all’ennesima chiamata.

- Pronto… Shuichi… è successo qualcosa?-

- Mi dispiace…- la voce del cantante sembrava supplichevole e sull’orlo del pianto, continuò a ripetere quelle parole come fossero l’unica cosa che sapesse dire. Misaki non riuscì a reagire ne tantomeno a capire il perché di quelle scuse improvvise.

- Shuichi un secondo… perché ti stai scusando?- in quel momento ricevette un avviso di chiamata di Usagi-san, ma decise di ignorarla. Era decisamente preoccupato per lo stato in cui percepiva essere il ragazzo all’altro capo del telefono.

- Mi dispiace Misaki… è tutta colpa mia… mi dispiace…- Continuò a non capire, ma un rumore dall’altra parte lo fece trasalire, sentì la voce di Yuki-san che dava dell’idiota a Shuichi, sembrava molto arrabbiato con il ragazzo e poi prese il ricevitore e parlò.

- Ragazzo… torna subito a casa da Usami e non uscire… cerca di non farti notare troppo e non parlare con nessuno… Usami ti spiegherà ogni cosa, questo brutto idiota ne ha fatta un’altra delle sue.- Cadde la linea, mentre una massa uniforme di persone uscivano dalla classe rumorose. Avevano tutti una faccia strana e curiosa, alcuni borbottavano tra loro furtivamente. Il cellulare di Misaki vibrò nuovamente, questa volta era Usagi, rispose senza pensarci su.

- Misaki grazie a Dio, ho avvertito Hiroki chiuditi nel suo studio e non farti vedere. Vengo a prenderti tra poco.-

- Usagi-san ma che succede? Mi ha appena chiamato Shuichi, non ha fatto che scusarsi.-

- Te lo spiego appena ci vediamo…- sembrava terribilmente in ansia, mai lo aveva sentito tanto agitato e riuscì a trasmetterla anche a lui. – Ora vai da Hiroki.- Riappese lasciando nella mente del giovane una miriade di domande senza risposte. Passò tra la folla che stranamente continuava ad accalcarsi verso le finestre e si diresse verso lo studio di Kamijo-sensei. Non servì neanche bussare, Kamijo lo stava aspettando alla porta, lo tirò dentro senza troppi complimenti e richiuse dietro di se. Nello studio era presente anche Miyagi-sensei, aveva una sigaretta mezza consumata in bocca, ma spenta. Le finestre erano chiuse ed erano state tirate anche le tende.

- Mi spieghi come hai fatto a combinare questo casino?- Sbottò di colpo Hiroki. Misaki non ne capiva assolutamente il motivo, non sapeva proprio nulla, solo che tutti, quella mattina, erano strani.

- Kamijo stai calmo… non credo che il ragazzo ne abbia alcuna colpa.- Addirittura anche Miyagi sembrava esserne al corrente, aveva bloccato Kamijo, ma anche lui aveva un viso tirato e decisamente contrariato.

- Io… io davvero non ho idea di cosa stia succedendo…- provò a difendersi debolmente, Kamijo gli voltò le spalle decisamente su tutte le furie, continuò a sbuffare come una locomotiva per qualche secondo. Poi Miyagi prese quello che sembrava un giornale dalla scrivania e lo tese al ragazzo. Misaki lo afferrò con poca convinzione, era uno di quei giornali di gossip, ma lui non li aveva mai letti e soprattutto non capiva cosa c’entrasse quello.

- Aprilo a pagina cinque…- fece come gli era stato ordinato e infine capì. Spalancò gli occhi che iniziarono a bruciargli come se fossero di fuoco, non fu in grado neanche di chiudere la bocca dallo stupore. Le mani che reggevano quel giornale iniziarono a tremargli rendendo difficile la lettura, ma ora non ne aveva più bisogno. Era anche in copertina, solo che non lo aveva notato prima, era praticamente dappertutto, scritto a caratteri cubitali.

“Scandalo… il tradimento di Shindou Shuichi!”

“Il cantante tradisce il tanto amato scrittore di Love Story Yuki Eiri con un ragazzo qualunque” “Cosa ne sarà della storia d’amore più decantata degli ultimi tempi? Finirà tutto per una scappatella del giovane cantante?”

“E chi è il ragazzo con cui è stato pizzicato?”

Le parole si ripetevano sui fogli quasi tutte uguali e le foto erano dappertutto. Ritraevano lui e Shuichi quella sera davanti al carretto di ramen, quando Shuichi gli aveva preso le mani e avevano passato una bella serata insieme, ma quella che gli gelò il sangue fu la foto enorme di un bacio che non ci era mai stato.

- Io… questo… non è mai successo!- Il giornale gli cadde dalle mani e Misaki si ritrovò in ginocchio a dover osservare quella foto orribile quasi lo stesse prendendo in giro. – Siamo solo usciti… non è successo nulla tra noi… io…- Pianse. Le lacrime presero a scorrergli come fiumi sulle guance senza che se ne rendesse conto. Miyagi tentò di sorreggerlo e farlo calmare. Forse erano stati entrambi troppo duri con il ragazzo, ma quella non era decisamente una cosa da nulla. – Non ho tradito Usagi-san… non ho mai baciato nessuno.- Si portò le mani davanti al viso e continuò a piangere disperato, mentre Miyagi lo conduceva a sedersi sul divanetto. Hiroki non aveva detto una parola, la reazione di Misaki gli aveva stretto il cuore, ma non cercò di consolarlo. Rispose all’ennesima chiamata di Akihiko al cellulare, sentiva l’amico terribilmente agitato e continuava a ripetergli che forse era meglio non uscire di casa.

- Porto io il ragazzo a casa…- disse Miyagi interrompendo Hiroki e guadagnandosi la sua completa attenzione. – Ho già chiamato Shinobu, sta venendo qui con un cambio di vestiti e qualcosa per camuffare il ragazzo. Però i giornalisti non sono degli idioti…- non concluse la frase, infondo non ce n’era bisogno, avevano capito entrambi che se alcuni erano gia arrivati davanti all’università, perché era quello il motivo dell’agitazione degli studenti che Misaki aveva notato, con molta probabilità erano gia risaliti al nome di Misaki. Hiroki spiegò la cosa ad Akihiko che acconsentì. Poco dopo sentirono bussare, Miyagi corse ad aprire, trovandosi davanti un ragazzo con le guance rosse e il respiro velocizzato. Lo fece entrare senza perdere tempo.

- Ho portato questa…- estrasse da una borsa una parrucca mora con l’antica acconciatura dei samurai. – Non ho avuto tempo per sistemarla, ma basta darle un taglio normale con le forbici… e questi…- fu il turno di un paio di occhiali da vista, dalla montatura spessa e bianca. – Sono senza graduazione, li ho presi dal cassetto di mio padre. Ho portato anche dei vestiti puliti e poi possiamo scambiarci i soprabiti… di più non sono riuscito a fare Miyagi.-

- Ottimo lavoro Shinobu.- Miyagi passò la parrucca ad Hiroki chiedendogli di acconciarla in modo decente, magari facendola somigliare al suo taglio di capelli che avrebbe sicuramente coperto di più il viso al giovane, Shinobu si tolse il cappotto e rimase ad osservare il ragazzo ancora sotto shock seduto sul divano. Era rimasto completamente senza parole quando aveva ricevuto quella strana telefonata da Miyagi, ma aveva intuito che era accaduto qualcosa di davvero strano. Aveva iniziato a perquisire casa in cerca delle cose che gli aveva chiesto senza chiedersi oltre ed era uscito trafelato, correndo verso l’università. Poi le aveva notate, le edicole e ogni dove era pieno di locandine sul nuovo scandalo. Miyagi glielo aveva appena accennato, non conosceva il ragazzo della foto, ma non poteva non riconoscere Shindou Shuichi, di quei tempi non si sentivano altro che le sue canzoni in giro.

- Shinobu… grazie. Non avrei dovuto coinvolgerti, ma tu passi più inosservato.-

- Fuori è pieno di giornalisti, sono dappertutto. Non mi hanno fermato, ma osservano bene tutti quelli che entrano o escono.- Miyagi lo aveva ringraziato e questo per Shinobu era più che sufficiente, però non riuscì a non provare un po’ di compassione per quel ragazzo, vedendolo tanto disperato. Continuava a ripetere che erano tutte bugie, che lui e Shindou erano solo amici e non avrebbe mai fatto una cosa come quella.

- Vedrai che le cose si risolveranno presto… cerca di tirarti su e reagire.- Erano le uniche parole che poteva riservargli, ma si rendeva conto che non era una voce che sarebbe caduta facilmente.

Furono pronti dopo qualche minuto, Hiroki aveva fatto un buon lavoro con la parrucca, il taglio diverso modificava completamente i lineamenti di Misaki e gli occhiali nascondevano metà del viso. I vestiti diversi e con il soprabito di Shinobu, era quasi irriconoscibile. Hiroki chiamò di nuovo Akihiko per dirgli che sarebbero partiti entro qualche minuto. L’università era in completo subbuglio, i ragazzi si ammassavano alle finestre per capire cosa stesse accadendo e le lezioni non erano proseguite per nulla. Tutti gli insegnanti avevano ricevuto una chiamata dal rettore per far si che l’università tornasse tranquilla, ma Miyagi ne approfittò per uscire.

- Aspettate!- Hiroki li aveva fermati prima che uscissero, era al telefono con Akihiko ed era abbastanza preoccupato, gli occhi pieni d’ansia.- I giornalisti sono sotto casa di Akihiko… meglio se andiamo da me.- Così uscirono tutti e quattro, Misaki si nascondeva dietro Miyagi, aveva smesso di colpo di parlare e si limitava a muoversi come una burattino. Fortunatamente il parcheggio degli insegnanti era privato, dovettero solo attraversare una parte del giardino del campus cercando di non dare nell’occhio e furono fortunati. Miyagi mise in moto e prese la strada verso casa di Hiroki.

Quando ne aveva ricevuto notizia, fu come se il cuore gli si fermasse all’improvviso. Lo aveva chiamato Isaka-san molto contrariato a metà mattina. Usami aveva risposto con poca voglia, ma quando aveva sentito quelle parole, il sangue gli si era gelato nelle vene.

- Quel ragazzino ne ha combinata una grossa Akihiko… io lo sapevo che sarebbe stato un problema… è dappertutto, basta che ti colleghi ad internet e lo vedi.- e lo aveva fatto, Isaka-san gli aveva detto di scrivere semplicemente la parola Shindou e tutto era apparso davanti ai suoi occhi, la foto di quel bacio e lo scandalo che ne conseguiva. Poi il telefono aveva preso a squillare incessantemente, prima Aikawa-san, poi suo padre e suo fratello, poi Yuki e Shuichi che chiedeva scusa e infine, la telefonata peggiore di tutte. Era stanco di rispondere a quelle chiamate senza senso, aveva avvertito Hiroki e Misaki di stare attenti e per lui non c’era neanche da discuterne, era tutto una bugia, Misaki non avrebbe mai baciato un altro e poi lui sapeva che erano usciti insieme. Si dava la colpa per non essere stato più attento, ma avrebbe rimediato sicuramente. Alzò il ricevitore, sperando che Hiroki gli desse qualche buona notizia, ma la voce non era quella sperata, bensì una che conosceva bene.

- Akihiko? Sono Takahiro… devi spiegarmi che diavolo sta succedendo, mia moglie quasi ha avuto un mancamento quando ha visto l’articolo!-

- Takahiro stai calmo.. è tutto…-

- Calmo? Come faccio a stare calmo Akihiko spiegamelo!- era furente, mai Usami lo aveva sentito gridare in quel modo. Takahiro che era sempre calmo e gentile, che era sempre stato dolce nei suoi confronti gli stava ora gridando contro e come dargli torto, infondo si trattava di suo fratello e lui lo aveva come tradito dandolo in pasto agli sciacalli. – Akihiko io mi fidavo di te… ti ho affidato mio fratello perché sei la persona che più stimo al mondo, il mio migliore amico. Misaki era così affezionato a te che pensavo fosse la cosa migliore farlo restare e ora questo? Ma ti rendi conto come mi sento? Sui giornali si parla del mio fratellino che bacia un altro ragazzo? Stiamo scherzando vero?-

- Takahiro non è come pensi… sono solo amici, conosco Shindo-kun e mi fido di Misaki non potrebbe mai…-

- Ma ti rendi conto Akihiko? Stiamo parlando di due ragazzi… non dovrebbe neanche porsi il problema e invece mi ritrovo su tutti i giornali il viso del mio fratellino che bacia un ragazzo… non è ammissibile… è rivoltante!- Quell’ultima parola fu come una coltellata in pieno petto, Usami si portò una mano alla bocca, reprimendo un conato con tutte le sue forze. Lo stomaco sembrava essersi completamente aperto. – Questa non te la perdono Akihiko… vengo a prendermi Misaki e non ti permetterò di vederlo mai più… fai in modo che questa storia venga insabbiata il prima possibile.-

- Mi dispiace…. Mi dispiace tanto Takahiro…- il suo cuore iniziò a piangere, ma dall’altra parte era già caduta la linea. Akihiko ricadde in ginocchio quasi le gambe non lo reggessero più, avrebbe voluto che quelle lacrime inivisibile che gli solcavano il cuore, fossero vere, avrebbe voluto sfogarsi, ma dai suoi occhi non ne uscì neanche una, senza Misaki non aveva senso neanche disperarsi. Quelle parole continuarono ad echeggiare nella sua mente senza mai perdere potenza, ogni lettera era un colpo al cuore, ogni accusa fu come venire ucciso. Poi di nuovo il telefono prese a squillare, non seppe spiegarvi dove trovò la forza per alzare di nuovo la cornetta e rispondere. Questa volta era Hiroki, quella voce lo fece crollare nuovamente.

- Non… non portare qui Misaki… posso affidarlo a te per un po’ Hiroki?-

- Akihiko cos’hai?-

- Ti prego… risolverò la questione, ma prenditi cura di Misaki… è meglio se… se non lo…- Sentì Hiroki fermare qualcuno e dirottarli verso casa sua con una scusa. Akihiko ringraziò il cielo di aver ritrovato un amico simile. Cadde seduto sul pavimento, chiudendosi come un riccio, quasi ad impedire che il dolore che gli dilaniava il petto, fuoriuscisse fuori dal suo corpo squarciato.

Arrivarono a casa di Kamijo in pochissimo tempo. Miyagi aveva notato che Hiroki era molto turbato, ma decise di non chiedere oltre davanti al ragazzo. Entrarono in casa, un bellissimo appartamento che profumava di accogliente. Hiroki li fece accomodare e condusse Misaki a sedersi sul divano. Il ragazzo non aveva detto una sola parola, era inerme con gli occhi fissi su un punto imprecisato del nulla che lo attanagliava in quel momento.

- La ringrazio professore… per essersi preso un disturbo simile.-

- Kamijo non dirlo neanche… io torno all’università nella speranza di mettere tutto a tacere e mandare via quei paparazzi fastidiosi… per qualsiasi cosa… puoi chiamarmi.-

- Grazie… e grazie anche a te Takatsuki-kun.- Hiroki sembrava seriamente provato, accompagnò all’uscita i due e li salutò di nuovo con molto rispetto. Entrambi si erano impegnati ad aiutarlo e questo non l’avrebbe dimenticato. Provò a concentrarsi su Misaki, ma il ragazzo non sembrò recepire nulla. Si sedette di fronte a lui cercando la sua attenzione, ma inutilmente.

- Se non hai colpe Akihiko metterà a tacere tutto in pochissimo tempo, vedrai che anche quel cantante e i suoi agenti staranno già provvedendo…. Misaki…- Avvertì la porta aprirsi e corse ad accogliere Nowaki. Lo aveva avvertito e ora aveva proprio bisogno di un po’ di sostegno. Il moro entrò trafelato chiedendo subito ad Hiro come stesse.

- Io bene… solo un po’ confuso… quello che non riesco a raggiungere è lui…- indicò Misaki e Nowaki lo osservò bene. Il pallore del viso del ragazzo e gli occhi spenti lo preoccuparono non poco, gettò la borsa e lo avvicinò. Era gelido come il ghiaccio, quasi Nowaki temette di ferirsi le mani. Gli tolse gentilmente la parrucca e gli occhiali poggiandoli sul tavolinetto in vetro e provò nuovamente e richiamare la sua attenzione.

- E’ sotto shock Hiro-san… è davvero così grave la situazione?-

- Non so… credo che bloccarla ora che è sulla bocca di tutti sia impossibile… forse ci si potrebbe concentrare su una di quelle foto, potrebbe essere ritoccata… ha detto di non averlo mai baciato.-

- Sono certo che Usami-san sa cosa fare… basta avere fiducia.- In quel momento Hiroki non potè far finta di non aver notato il tono di voce con cui Akihiko gli aveva chiesto di non portare Misaki a casa sua.

- Akihiko… lui era strano prima al telefono… - squillò proprio in quel momento. Hiroki corse a rispondere nell’altra stanza, lasciando Misaki alle cure di Nowaki che provava in tutti i modi a farlo rinsavire.

- Akihiko! Come stai?-

- Hiroki io…- la voce era sofferente, come se riuscisse a trattenersi appena.

- Misaki è da me sta tranquillo…-

- Lui… Takahiro…-

- Akihiko hai sentito Takahiro!- in quel momento il dubbio divenne certezza, solo Takahiro avrebbe potuto ridurre Akihiko in quel modo. – Cosa ti ha detto Takahiro? Era arrabbiato?- come non esserlo, per uno che per anni non si era mai accorto dell’amore di Akihiko nei suoi confronti, trovarsi una simile notizia spiattellata ai quattro venti e poi sul suo amato fratellino, doveva essere stato un colpo duro da mandar giu.

- Lui… vuole…- e infine lo aveva fatto, aveva sputato tutto il veleno che si teneva dentro, ripetendo ogni singola lettera, ogni singola pausa in quelle frasi piene di odio e incomprensione, come se le avesse impresse a fuoco nella mente. Vomitò tutto il disprezzo che Takahiro aveva espresso per quelli come lui… una relazione tra due uomini era rivoltante!!

- Cosa? Takahiro ha detto questo?- Era furente, mai in vita sua Hiroki si era sentito tale. Un formicolio fastidioso alle mani gli rese difficile tenere fermo il cellulare all’orecchio. – Non posso crederci…. Che … che…-

- Ha ragione…-

- No che non ha ragione Akihiko! Non ti permetto di dirlo in nessun modo… sei stato tu a dirmi che ci credevi in questa storia, che volevi lottare per i tuoi sentimenti… sono così dannatamente fragili?-

- Ho fatto del male a suo fratello minore… sono un…-

- Non voglio sentire queste stronzate Akihiko! Non dire neanche più una parola!- Lo aveva gridato. Nowaki era corso a vedere e ne era rimasto completamente stupido. Hiro-san era furente, ma allo stesso tempo distrutto. Gli occhi erano cerchiati di rosso, voleva piangere. – Adesso vengo li e ti prendo a calci hai capito! Non dire neanche più una parola!- Riagganciò di colpo e gettò il telefono a terra rompendolo. Nowaki cercò di fermarlo e capire, ma non riuscì a reggere quella furia che era diventata. – Vado da quell’idiota e gliene dico quattro, rimani non il ragazzo Nowaki e cerca di farlo riprendere.- Uscì sbattendo la porta, lasciando un mare di domande nel cuore di Nowaki che dovette accettare la situazione così come la vedeva in quel momento, senza poter reagire. Il moro cercò di restare calmo più che poteva, da quando conosceva Hiro-san non gli era mai capitata una cosa simile. Era come se la tranquillità, la normalità, che con tanta fatica avevano raggiunto, si fosse spezzata per colpa di una stupida bugia, come se fosse stato tutto un’illusione. Si sedette nuovamente a fianco del ragazzo, gli mise una mano tra i capelli cercando di tranquillizzarlo.

- Stai calmo… so che ora sembra tutto dannatamente sbagliato, ma restare inermi non serve a nulla.-

- Se…- ci era riuscito. Era stato in grado di richiamare indietro il ragazzo dovunque si fosse nascosto. Aveva la voce bassa e rotta dalle lacrime, ma stava reagendo ed era una cosa comunque abbastanza positiva. – Se… nii-chan lo viene a sapere… se lo viene a sapere… se la prenderà con Usagi-san.- Nowaki lo capì subito, ecco il motivo per cui Hiro-san era scappato in quel modo, ciò che il giovane temeva era sicuramente già accaduto e Hiroki non lo aveva sopportato.

- Perché non provi a parlare con tuo fratello? Credo che sia molto preoccupato per te ora.-

Riuscì a convincerlo. Nowaki gli diede il permesso di usare il loro telefono di casa. Misaki sapeva di dover dare una spiegazione a suo fratello, ma non nascondeva di avere una paura folle della sua reazione. Cosa avrebbe pensato? Come avrebbe reagito nel vedere suo fratello baciare un ragazzo? Come avrebbe potuto reagire nel sapere che lui era innamorato di Usami Akihiko? Avrebbe potuto benissimo non dirgli mai nulla della sua relazione con Usagi-san, ma ora continuare a nasconderla non aveva senso. Compose il numero a  fatica e rimase in attesa, sentiva su di se lo sguardo accorato del ragazzo alle sue spalle. Attese e poi risposero, era la voce di una donna, quella della moglie di suo fratello.

- Sono Misaki…-

- Oh Misaki-kun! Come stai? Dove sei adesso?- Era preoccupata, lo sapeva gia.

- Sono a casa di un amico di Usagi-san… volevo… c’è nii-chan a casa?- Si sforzò ti impedire alla sua voce di tremare come il suo corpo in quel momento.

- Takahiro è partito poco fa… viene a prenderti Misaki… era molto arrabbiato. Ho provato a farlo ragionare, ma non ne sono stata capace… -

- Quindi lo sa…-

- Sono sicurissima che è tutta una grande messa in scena… Usami-san starà sicuramente facendo qualcosa per arginare il tutto. Ho già sentito parlare di questo ragazzo... ma ho sempre avuto una buona opinione di lui!-

- Shuichi non c’entra niente!- Pettegola. Era la prima parola che gli era saltata alla mente, mentre sentiva quelle parole. Lo aveva gridato, lasciando basita la donna all’altro capo del telefono. Perché tutti dovevano pensare sempre male di tutti? Era una cosa infantile che non si sarebbe mai aspettato da lei. – Quella sera siamo usciti insieme è vero, ci stavamo semplicemente divertendo come amici e niente di più… non ho baciato Shuichi.-

- Ma certo che no Misaki… ma anche se fosse, cosa ci sarebbe di così sbagliato? Siete ragazzi e avete tutte le vostre esperienze da fare. Ho provato a spiegarlo a Takahiro, ma non ha voluto ascoltarmi, ho provato a dirgli che sicuramente non lo avresti fatto per rispetto di Usami-san.-

- Nee-chan che significa questo?- Era rimasto completamente stupito, era certo che avrebbe detto qualcosa di terribile, qualcosa che lo avrebbe ferito, invece lo stava difendendo e forse aveva capito ogni cosa.

- Takahiro si preoccupa per te e non vede altro… Io non gli ho mai detto niente, era una mia impressione e non volevo risultare impicciona, ma il tuo rapporto con Usami-san è bellissimo Misaki-kun e io ho sempre creduto che tu e lui foste… amanti.- Aveva detto quell’ultima parola con molta timidezza, abbassando la voce quasi ne avesse paura. Misaki ne era rimasto colpito, non riuscì a capire se piacevolmente o meno, ma lo aveva scosso. – Takahiro mi racconta spesso degli atteggiamenti di Usami-san e io non ho mai detto nulla, ma sono una donna e certe cose le capisco… non lo conosco così bene, ma da quello che mi diceva Takahiro ho sempre creduto che Usami-san fosse innamorato di lui. Poi quando ti ho visto difenderlo in quel modo, quando mi sono accorta che volevi stare con lui… ammetto che ero felice, perché io sono la donna che ha portato via a quell’uomo la persona che amava e ho sempre sperato che trovasse qualcuno che lo rendesse felice e ho sperato potessi essere tu.-

- Nee-chan… sei veramente una persona meravigliosa. Mi dispiace non aver detto a nii-chan la verità prima. Quando pensi arriverà qui?-

- Ha preso un treno veloce, dovrebbe impiegarci relativamente poco, al massimo due ore…. Misaki-kun… combatti per ciò che ti rende felice, anche se questo potrebbe ferire Takahiro.- Riagganciò. Misaki aveva le lacrime agli occhi, Manami si era dimostrata una donna meravigliosa, aveva capito ogni cosa e voleva sostenerlo. Da quelle parole Misaki ne ricavò una grande forza. Si voltò infine verso il moro dietro di lui, fece un profondo inchino ringraziandolo di cuore.

- Ti accompagno a casa da Usami-san… Hiro-san è corso da lui molto arrabbiato.-

- Kamijo-sensei fa paura quando si arrabbia…- sorrise, era riuscito a scherzare e recuperare se stesso. Aveva dipinta sul viso una determinazione che lasciò basito Nowaki. Era cambiato improvvisamene, avrebbe reagito e lottato. Di questo, stranamente, Nowaki ne fu estremamente felice.

Capitolo shock, è un pò lunghetto, ma non volevo tagliare la vicenda a metà solo per tirarla per le lunghe...

Takahiro è alquanto arrabbiato, ho sempre pensato a lui così anche se è iperprotettivo verso Misaki, credo proprio che non accetterebbe facilmente la sua relazione con Akihiko, visto che non si è mai accorto di quello che Usami provava per lui (decisamente ottuso l'omino). La parte della moglie di Takahiro l'avevo scritta in modo diverso all'inizio, avevo fatto in modo che seguisse fedelmente ciò che anche Takahiro pensava, poi sotto consiglio di una mia amica, ho deciso di farla meglio. Ora dovete solo aspettare la reazione di Misaki... spero che vi piaccia. Al prossimo capitolo... -2 alla fine.

Ringraziamenti.

Grazie mille per i commmenti, l'inserimento di Gravitation era un mio "sogno " dall'inizio, hos empre visto la somiglianza tra Misaki\Akihiko e Yuki\Shuichi quindi non potevo far finta di niente, non credo di aver forzato la conoscenza, infondo Yuki e Akihiko fanno lo stesso lavoro, incontrarsi e conoscersi, vista la fama di entrambi, non  affatto una cosa strana. Hiroki è diverso lo ammetto, ma sinceramente è un personaggio strano e tutto a modo suo, ha quell'aria sempre accigliata, ma credo che sia solo una sua maschera per di più tenuta su molto male, appena sta con Nowaki si scioglie come un gelatino a sole e credo che se qualcuno facesse del "male" alle persone a cui è legato, farebbe un casino... Per quanto riguarda quello che mi ha scritto Mana, sulle spaziature dei dialoghi: io spazio solo quando il discorso passa da una persona all'altra, se è la stessa persona che ha iniziato a parlare continuo il discorso sulla stessa riga in modo che sia meno spezzettato il tutto. Mi dispiace che sia di difficile comprensione, sono abituata a fare sempre così, proverò a spaziare di più se il discorso si fa troppo lungo ^_^

alla prossimo aggiornamento...

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 e Finale ***


junjou

Junjou Romance

Capitolo 8 e Finale

 

Hiroki era arrivato di corsa. Davanti casa di Akihiko c’erano un paio di furgoncini sospetti, alcuni uomini erano fermi davanti all’entrata e cercavano di fermare tutti quelli che si avvicinavano.

- Che scocciatori!- La corsa non lo aveva calmato neanche un po’, sperò che nessuno di quei ficcanaso gli si avvicinasse o se li sarebbe mangiati vivi. Passò in mezzo ad un gruppo di persone, tutte parlottavano tra loro e scribacchiavano qualcosa sui taccuini e alcuni che sistemavano grosse telecamere ingombranti. Uno di loro lo notò avvicinarsi e lo fermò. La furia di Hiroki crebbe.

- Mi scusi signore… lei abita in questo palazzo per caso?- Hiroki gli rivolse un’occhiata di fuoco, strinse i pugni pronto a spedirlo in orbita se solo avesse detto altro. Lo ignorò e avanzo di nuovo. - Mi scusi… vorremmo solo sapere se è vero che qui abita un certo Takahashi Misaki.- Ecco ora era tardi, tanto con qualcuno avrebbe dovuto comunque prendersela.

- Levatevi dai piedi… SIETE UNA SCOCCIATURA! Vi divertite tanto ad irrompere nelle vite delle persone e distruggerle come se niente fosse?- Lo vide indietreggiare, Hiroki stava gridando e si agitava come un pazzo, ma infondo non gliene importava proprio nulla. Che lo riprendessero pure, avrebbe mandato al diavolo tutti quanti senza farsi nessun problema. Suonò al campanello di Akihiko, e gli gridò contro di aprirgli.

- Se lei lo conosce, perché semplicemente non smentisce la notizia?- Aveva incalzato uno di loro, ordinando al suo cameraman di riprendere ogni istante. Gli si era avvicinato pericolosamente, mettendogli contro un microfono che probabilmente avrebbe fatto una brutta fine.

- Smentire cosa?- stranamente era tornato calmo, aveva incrociato le braccia al petto e li guardava con aria di sfida. – Io non c’entro con questa storia quindi cosa dovrei smentire… se è una bugia verrà fuori la verità senza che io debba dire proprio nulla...-

- Ma è vera? Ci sono prove e foto che lo dimostrano?-

- Ah si? Io ho visto solo due ragazzi insieme, è questo il vostro decantato scandalo? Di certo sapete fare il vostro lavoro, ricamare su semplici fatti di vita quotidiana… sinceramente mi fate tutti pena. Quello che non capite è che a soffrire per le vostre bugie non sono solo i diretti interessati.-

- Abbiamo sentito che il ragazzo vive a casa del famoso scrittore Usami Akihiko… c’entra anche lui in questa storia? Lei che legami ha con queste persone?-

- Io? Vi piacerebbe ricamare anche su qualcun altro vero?- In quel momento spuntò Akihiko, era sceso a controllare non vedendo arrivare Hiroki, nonostante gli avesse subito aperto il portone.

- Hiroki, mi spieghi che combini?- Aveva gli occhi rossi e cerchiati, un viso pallido e smunto. Hiroki sentì la rabbia salirgli nuovamente la cervello, le tempie gli pulsavano incessantemente.

- Nulla… stavo solo appurando quante zanzare ronzassero qui intorno…- Gli furono subito addosso con un mare di domande su Misaki, domande che ad Akihiko fecero male. Hiroki lo prese per il braccio, prima che venisse inghiottito da quella marea viscida ed entrò, chiudendo la porta dietro di se. Non era riuscito a controllarsi e ora si dava dell’idiota per quella scenata, ma la cosa che gli premeva era aiutare Akihiko. Si chiusero in casa e Hiroki lo tempestò di domande su cosa fosse successo al telefono con Takahiro.

- Te l’ho detto… verrà a prendersi Misaki, è già in viaggio…-

- E a te sta bene così? Non farai nulla per fermare questa cosa?-

- Ho parlato con Yuki, stanno già lavorando per smentire questa notizia… tra qualche giorno forse non se ne parlerà più… anche mio fratello ha detto di aver fatto qualcosa in merito.-

- Non sto parlando della notizia… - Akihiko volse lo sguardo da un’altra parte, nascondendo gli occhi dallo sguardo di Hiroki. Aveva il cuore a pezzi, si stupì di come fosse ancora in funzione. Hiroki non lo aveva mai visto tanto fragile, come se la persona che conosceva da anni fosse scomparsa. Aveva gli abiti in disordine e un’aria terribile.

- Non posso fare nulla contro Takahiro, è suo fratello e non posso oppormi ad una sua decisione.-

- Ragioni come se il ragazzo non contasse nulla… -

- Misaki non si opporrebbe mai a suo fratello… ormai è tutto finito.-

- Sinceramente Akihiko… mi hai deluso.- Rimasero in silenzio, era corso da lui per sostenerlo, per farlo reagire ad un momento di sconforto, ma si rese conto che non era stato un momento. Non si spiegava il perché quel Takahiro avesse un tale ascendente su Akihiko, ma lui si era comunque arreso. Se per Akihiko non valeva la pena di lottare, allora lui che non c’entrava nulla, non poteva dire neanche nulla.

Rimasero in silenzio fino a che non si accorsero di una gran trambusto. I giornalisti stavano infastidendo tutti i passanti e Hiroki non riusciva a sopportalo. Più di una volta gli era passato per la mente di tirare addosso a quei parassiti un bel secchio d’acqua bollente… l’olio Akihiko glielo aveva proibito. Intravide dalla finestra la figura inconfondibile di Nowaki con accanto il ragazzo. Teneva a bada i giornalisti senza scomporsi, al contrario suo che aveva dato i numeri quasi subito. Nessuno fece caso al ragazzo, questo dimostrò che erano solo notizie che stavano cercando e non fatti reali. Suonarono e Hiroki corse ad aprire. Appena in casa Nowaki si avvicinò subito a lui, sussurrandogli qualcosa all’orecchio.

- Ti hanno visto tutti alla tv Hiro-san… comunque Takahashi-kun sa che sta per arrivare suo fratello.- Hiroki fece finta di non aver recepito la prima parte del messaggio, osservò il ragazzo togliersi il travestimento e cercare Akihiko.

- E’ chiuso nello studio da un po’… - lo avvertì Kamijo, provando a capire se Misaki si fosse ripreso o meno, lo vedeva abbastanza determinato, ma se Akihiko gli avesse ripetuto le stesse parole che aveva detto a lui come avrebbe reagito?

- E’ arrabbiato con me?-

- No, credo che ce l’abbia solo con se stesso in questo momento per non averti protetto come avrebbe dovuto.-

- Sono io che ho sbagliato, avrei dovuto fare tante cose che non ho fatto e ora devo rimediare senza appoggiarmi sempre a lui.- Era serio e sicuro delle sue parole, Hiroki vide una piccola luce di speranza accendersi nell’oscurità in cui erano caduti. – Nii-chan sarà qui tra poco, devo parlare prima con lui.-

- Vuoi che ce ne andiamo?-

- Credo che chiedervi di restare sarebbe troppo ipocrita da parte mia, infondo avete già fatto troppo per me…-

- Bhè magari… potrei mettere su un po’ di te e calmarci tutti…- rise, Hiroki voleva restare. Si era detto più volte che non si sarebbe più intromesso, non si trattava più dello scandalo, ma della loro vita. Però Misaki era deciso e magari solo la presenza di qualcuno che lo supportava, gli avrebbe dato la forza di fare ciò che credeva giusto.

Rimasero in attesa. Misaki non aveva provato ad avvicinare Usagi-san, era rimasto seduto sul divano osservando l’orologio e cercando di non far cadere la tazza di the che reggeva in mano, a causa del tremore delle mani che non accennava a smettere. Era agitato, ma convinto di ciò che avrebbe dovuto dire. Poi suonò. Il trillò del campanello fece sobbalzare tutti. Hiroki scattò in piedi di colpo e guardò gli altri, decise di andare ad aprire, voleva proprio vedere il viso dell’uomo che lo aveva tanto deluso in quel momento. Lo vide alla porta, deciso e arrabbiato, aveva gli occhi sottili e infuriati, il viso tirato, ma molto stanco. Hiroki lo fece entrare, ma Takahiro non gli rivolse neanche la parola, andò defilato in salotto cercando Misaki e chiamando anche Akihiko, che però non riuscì ad uscire dallo studio. Misaki lo salutò alzandosi dal divano e poggiano la tazza di the sul tavolo, non si mosse oltre, ma Takahiro corse ad abbracciarlo sussurrandogli qualcosa alle orecchie, per tranquillizzarlo.

- Nii-chan io sto bene.-

- Dov’è Akihiko? …- lo strinse più forte a se, come se dovesse proteggerlo da qualcosa. – Non preoccuparti adesso ti porto ad Osaka e vedrai che non dovrai più sopportare tutto questo.-

- Io non sto sopportando nulla.- Takahiro non aveva dato neanche peso al tono di voce di Misaki, era come se quasi non gli interessasse altro che scappare da Tokyo. – Cosa hai detto ad Usagi-san?- Takahiro si spostò leggermente osservando il fratello, aveva un’espressione fredda e decisa in viso che quasi non riuscì a riconoscerlo. Lasciò la presa stupito e cercò di capirci qualcosa.

- La verità Misaki… è colpa di Akihiko quello che è successo, doveva stare più attento… ma ti rendi conto che questa cosa ti segnerà a vita… una relazione con un ragazzo, ma andiamo non è normale!- Lo disse con talmente tanta tranquillità che per la seconda volta in vita sua Misaki sentì forte il desiderio di picchiarlo. Perché suo fratello, nonostante fosse una persona tanto buona, era così sciocca da non capire la realtà. Nel frattempo Nowaki dovette tener fermo Hiroki ed impedirgli di saltare al collo di Takahiro e mangiarselo vivo per le cattiverie che sputava senza neanche accorgersene.

- Spiegami qual è la colpa di Usagi-san nii-chan, perché io non lo capisco.-

- Io ti ho affidato a lui Misaki, doveva occuparsi di te e stare attento alle persone con cui hai a che fare, quel tipo te lo ha presentato lui sicuramente… non difenderlo non ha scusanti.-

- Credi che sia ancora un bambino? Credi che non sia in grado di decidere da solo chi frequentare nii-chan? Mi credi una persona così stupida e inaffidabile?-

- Certo che no, infatti tu non hai nessuna colpa.- Non capiva, Misaki questo già lo sapeva. Non avrebbe ceduto. Nonostante il suo cuore battesse all’impazzata, nonostante la testa gli stesse per scoppiare. Avrebbe ferito suo fratello, ma quella era la sua vita e lui ora sapeva cosa voleva.

- Se ti dicessi che è tutto vero, se ti dicessi che ho baciato Shuichi perché era quello che volevo… cosa faresti?-

- Andiamo Misaki non dire sciocchezze, so benissimo che non lo hai fatto. Stai solo cercando di difendere Akihiko.-

- No!- Misaki aveva gli occhi bassi, si era spostato da Takahiro per non permettergli di farlo vacillare oltre. Chiuse il suo cuore, ora doveva comportarsi solo ed esclusivamente come il compagno di Usami Akihiko e non come fratello di Takahiro. – Io non sto difendendo nessuno, quello che è successo è stato un errore non lo nego. Io e Shuichi avremmo dovuto stare attenti a non farci vedere, ma quella foto è un falso. Non l’ho mai baciato… non lo farei mai…-

- Visto Misaki, lo ammetti anche tu che non potrebbe mai succedere…- Takahiro sembrò risollevarsi, era riuscito a far ragionare suo fratello, forse troppo scosso da tutto quel casino senza senso. Gli sorrise e allungò la mano verso di lui per abbracciarlo, ma Misaki si sottrasse nuovamente a quella gentilezza, fermo nella sua posizione.

- … non lo farei mai… perché non potrei mai tradire Usagi-san con un’altra persona nii-chan.-

- Ma di che parli?- quella frase fece vacillare Takahiro, che stava succedendo al suo amato fratellino? Era come se non riuscisse più a riconoscerlo. Misaki si voltò verso la porta dello studio, la fissò deciso e chiamò a gran voce Akihiko, lo pregò di uscire da li, di ascoltarlo e di credere a quelle parole che gli uscivano dall’anima.

- Ti prego Usagi-san voglio vederti e voglio che ascolti le mie parole… so che ho sbagliato, so che sei arrabbiato con me e non ti do torto… anche Yuki-san era arrabbiato con Shuichi, siamo stati degli stupidi a prendere le cose così alla leggera, ma io ti giuro…. Ti giuro con tutto me stesso che non l’ho mai baciato… abbiamo parlato e ci siamo divertiti… tutto qui! Ti prego esci!-

- Misaki mi spieghi che stai dicendo?- Takahiro rimase senza parole, quasi il respiro gli mancò ai polmoni, ma quando vide spuntare il viso di Akihiko da quella porta, tutta la rabbia che aveva represso vedendo il fratello, tornò fuori di colpo. – Akihiko si può sapere che hai messo in testa a mio fratello!? Cosa gli hai fatto?- A quelle parole Akihiko indietreggiò di nuovo, Misaki non riuscì neanche a vedergli gli occhi, ma riusciva a capire che stava male e soffriva tanto quanto lui. Fu allora che decise di dimostrarglielo. Non gli importava se suo fratello non capiva, non gli importava se lo avrebbero visto, non gli importava se avrebbe capito. Tutto ciò che voleva era non vedere più quel viso affranto e non sentir provenire da lui tutto quel dolore che gli spezzava l’anima. Gli corse incontro, incurante di tutto, come se il mondo fosse scomparso. Questa forse era la più grande dimostrazione di un amore puro e sincero, lui sentiva la tristezza del suo compagno scorrergli nelle vene e doveva alleviarla a tutti i costi. Gli passò le braccia intorno al collo, alzandosi sulle punte dei piedi, avvicinò il viso a quello di Akihiko e lo baciò. Premette le labbra contro quelle dello scrittore, sperando che rispondesse, il suo cuore voleva che reagisse. Perché se neanche un suo bacio poteva aiutarlo allora era davvero finita. Ma la risposta ci fu, Akihiko schiuse le labbra e ricambiò, sciolse le catene della tristezza che gli attanagliavano il cuore, tornò se stesso e abbracciò il ragazzo tirandolo ancora di più verso di se. Quando riuscì a prendere fiato, si voltò verso suo fratello che a bocca aperta lo guardava allibito, scorse velocemente gli sguardi accorati di Nowaki e Hiroki che si erano spostati in un angolo della stanza, gli stavano dando supporto e per questo Misaki li ringraziò di cuore.

- Io so che non capisci nii-chan… so che per te magari questo può sembrarti innaturale. Mi dispiace che tu sia venuto a saperlo in questo modo, se fossi stato sincero non ci sarebbero stati tanti problemi… mi dispiace davvero averti tenuto nascosto tutto questo, ma io sono innamorato di Usagi-san e non posso far finta che non sia così solo perché me lo chiedi tu. Potresti dimenticare tua moglie se te lo ordinassero?-

- Certo che no Misaki, ma questo è diverso… Akihiko è…-

- Donna che sia, uomo che sia… l’amore è amore. Una volta che lo provi non puoi semplicemente dire basta… mi dispiace nii-chan, ma che tu lo accetti o meno… io voglio stare con Usagi-san…- Nonostante il suo cuore stesse per scoppiare, Misaki non pianse neanche una volta, era sicuro di ciò che stava dicendo e non voleva mostrare segni di cedimento, se Usagi-san era così triste era solo colpa sua. – Prometto che non darò più fastidio, prometto che mi impegnerò sempre di più negli studi, prometto che sarò sempre discreto e mi occuperò di tutto… Usagi-san…- si voltò verso Akihiko, quella di Misaki era una dichiarazione in piena regola, il cuore di Akihiko iniziò a palpitare. – Chiederò scusa a tutti per questo casino, non si ripeterà mai più… voglio solo tornare alla vita di tutti i giorni con te, voglio tornare a come stavamo prima… voglio stare con te… sempre che tu lo voglia ancora Usagi-san… dimmi che mi vuoi ancora con te… ti prego?- Akihiko spalancò gli occhi, Misaki lo stava pregando di tenerlo con se, voleva amarlo ancora di più, voleva continuare quella vita che lui credeva di avergli imposto a forza. – Se non vuoi me ne farò una ragione, ma devi essere tu a dirmi di andarmene, se mi dirai che non vuoi più vedermi farò come dici… ma dimmi qualcosa ti prego… ti prego dimmi che mi ami ancora!- Lo abbracciò di colpo, Misaki si chiuse in quel gesto assaporandone tutta la bellezza.

- Certo che ti voglio con me… certo che ti amo…- Aveva avuto il terrore di perderlo, la disperazione che aveva avvertito infondo all’anima si era dissipata con due semplici parole. Adorava quel ragazzo dal profondo del suo cuore, gli aveva dato la più grande dimostrazione d’amore che potesse esistere. Misaki si staccò leggermente, continuando a reggersi alla camicia di Akihiko e guardando nuovamente verso suo fratello.

- Mi dispiace nii-chan questo è quello che provo e non posso più far finta di niente… so che è egoista da parte mia chiedertelo, ma mi piacerebbe che tu lo accettassi.-

- Cosa può darti una relazione simile Misaki?- Lo colpì al cuore, ma resistette, doveva dimostrare fino alla fine che era deciso, anche se questo avrebbe segnato la fine del suo rapporto con il fratello.

- Quello che mi da sono le sensazioni meravigliose che provo quando sono con Usagi-san, sono felice e sono me stesso… se durerà per sempre o meno questo nessuno può saperlo, ma ora è tutto ciò che voglio e non lo farò scappare… lavorerò sodo affinché non finisca.-

- Misaki sono tuo fratello e io voglio solo quello che è meglio per te.-

- Nii-chan… Usagi-san è quello che è meglio per me.- Scese un silenzio orribile, Misaki trattenne il respiro, fino a quando non sentì suo fratello cedere.

- Se è quello che vuoi non posso fare nulla… sono corso da te per proteggerti, ti vedo ancora come un bambino e questo non cambierà mai, ma credo si essermi comportato male e chiedo scusa a tutti… Misaki…- sorrise, dopo minuti interminabili in cui Misaki aveva visto soltanto il suo sguardo funesto, riuscì a ritrovare il vero viso di suo fratello. – prenditi cura di Akihiko.-

 

 

Capitolo Finale

 

Cercami qui

parlami

voglio sentirti

ho bisogno di ascoltarti

tu sei la luce

che mi sta conducendo

nel posto dove

ritroverò la pace

 

Ogni cosa era scemata in pochi giorni. La notizia era stata smentita e il giornalista che l’aveva resa pubblica era stato licenziato in tronco, la cada editrice querelata. Era tutto partito dalla NG e dalla Usami Groups. Tutti si erano adoperati per mettere a tacere quelle falsità e piano piano le cose si erano aggiustate.

L’università era tornata alla sua solita quiete, molti non si erano neanche accorti che quello nella foto era Misaki e lui ne fu abbastanza felice. Solo Sumi-senpai gli aveva accennato qualcosa, ma per fortuna non si era addentrato oltre. A lezione da Kamijo-sensei non era cambiato nulla, Misaki continuava ad essere il bersaglio prediletto di Hiroki e dei suoi proiettili di gesso, ma ora il ragazzo aveva un profondo rispetto e stima nei confronti di quell’uomo che lo aveva sorretto, aiutato e protetto. Certo la sua uscita davanti ai giornalista era stata vista da tutti, Hiroki si era trovato a dover rispondere a un sacco di domande strane, i suoi studenti erano curiosi di sapere perché fosse coinvolto. Di certo lui non rispondeva a nessuna domanda, era evasivo e la maggior parte delle volte andava su tutte le furie, ma con Miyagi non era riuscito a cavarsela tirando fuori il “diavolo Kamijo”. Il professore si divertiva a punzecchiarlo, ma Hiroki ora aveva trovato l’arma adatta per zittirlo, facendo allusioni alla relazione con Shinobu. Erano tutti molto cambiati, non c’erano più muri che li dividevano, nessuna barriera che li bloccava ai loro posti senza dar loro la possibilità di relazionarsi.

Misaki incontrò di nuovo Shuichi. Una mattina, senza che lo sapesse, lo trovò fermo al cancello dell’università che lo atteneva. Si era schermato gli occhi con un paio di occhiali scuri e indossava vestiti meno appariscenti, ma Misaki lo riconobbe subito. Lo avvicinò senza chiamarlo per nome, Shuichi lo salutò cordialmente.

- Mi dispiace, non dovrei avvicinarmi a te, potrei combinare un altro disastro, ma volevo chiederti scusa di persona.-

- Stai tranquillo, non sono per nulla arrabbiato e non è colpa tua… mi sarebbe dispiaciuto molto se non ci fossimo più rivisti per questo motivo.- Shuichi lo guardò fisso, Misaki non riusciva a vedergli gli occhi, ma il sorriso che gli illuminava il viso era gia abbastanza. – Che dicano quello che vogliono, ognuno di noi sa qual è la verità e abbiamo vicino le persone che davvero contano.-

- Yuki mi ha sgridato per una settimana intera, non mi parla più da un po’…- Lo aveva detto mascherando bene quello che provava, sorrideva, ma era un’espressione falsa. Misaki se lo sentiva infondo al cuore, stava soffrendo, quello stesso dolore che gli aveva attanagliato il cuore quando aveva avuto il terrore di perdere Akihiko.

- Sono sicuro che Yuki-san si è preoccupato molto e che presto tornerà tutto normale. Prova ad essere sincero con lui e fargli capire che per te, solo Yuki-san è importante.- Lo sentì calmarsi, Misaki si rese conto di essere diventato abbastanza bravo a consolare gli altri, merito delle persone che in quel momento difficile lo avevano sostenuto. – Hai composto delle canzoni meravigliose, la tua voce è uno strumento che riesce a raggiungere il cuore di tutti, sono sicuro che saprai come riconquistarlo.-

 

tu sei la forza

che mi aiuta a camminare

tu sei la speranza

che mi aiuta a credere

tu sei la vita

per la mia anima

tu sei il mio scopo

tu sei tutto

 

La ascoltarono pochi giorni dopo, durante un live trasmesso in diretta alla tv. Shuichi aveva avvertito Misaki tramite una mail e lui non si sarebbe perso quell’occasione. Era davanti al televisore insieme ad Usagi-san, si stavano abbracciando ed entrambi aspettavano l’inizio. Lo videro comparire all’improvviso, il palco era ancora poco illuminato, ma appena lo avevano visto, la grande folla era rimasta in silenzio. Prese la parola impugnando il microfono, si sentiva a suo agio, persino Misaki riusciva a percepire la pace che si era istaurata nel cuore del cantante.

- A tutti voi che siete presenti qui oggi… grazie di cuore.- seguì un lungo applauso e qualche ovazione, i fan non sembravano essersi fatti impressionare da ciò che era accaduto. – Prima di iniziare il concentro volevo dire alcune cose… in questi giorni sono successe delle cose e credo che tutti sappiano a cosa mi riferisco… la mia sbadataggine ha fatto soffrire una persona che io reputo un mio importante amico ora, ma soprattutto ha ferito me la persona che amo. Oramai tutti sapete di chi parlo e non mi vergogno a dirlo… in questi giorni non sono riuscito a raggiungerlo in nessun modo e questo mi fa stare molto male…- fece una pausa, raccogliendo tutto il suo coraggio e cercando di capire cosa avrebbero pensato le persone presenti, si sentì incoraggiato quando molti di loro lo incitarono a continuare e ripetevano che facevano il tifo per lui. – Visto che a parole non sono riuscito ad arrivare a lui, ho chiesto consiglio a questo mio amico e lui mi ha detto che forse avrei dovuto usare le mie canzoni… la persona che voglio adesso mi ha sempre detto che come compositore di testi faccio schifo… spero che questo talento zero, possa comunque regalargli un brivido.- Iniziò a cantare a cappella, scese un silenzio meraviglioso, interrotto dalla voce melodiosa di Shuichi che riecheggiava per tutto lo stadio. Le parole soavi e melodiche raggiunsero tutti, alcuni si portarono una mano davanti al cuore chiudendo gli occhi, le ragazze iniziarono a piangere. Sembrava una preghiera d’amore, un canto delicato e armonioso. Parole di speranza e comprensione, in cui Shuichi mise tutto se stesso.

e come posso

stare qui con te

e non essere allontanato da te

vuoi dirmelo?

come potrebbe essere

meglio di così?

Sperò con tutto il cuore che Yuki lo ascoltasse, che fosse davanti alla tv e lo vedesse mettere a nudo tutti i suoi sentimenti. Concluse la canzone e ringraziò tutti, dando inizio al concerto. Mentre usciva per prepararsi nuovamente, sentì il cellulare vibrare, ricevette forse la mail più bella al mondo: “dimostra quello che hai detto stasera, ti aspetto dopo il concerto… non sono arrabbiato con te, ho solo avuto paura…. Fai ancora schifo a comporre!”

Cantò con tutto se stesso, raggiunse tutte i cuori di tutti quelli che in quel momento lo ascoltavano dal vivo e da casa… la sua voce giunse al cuore di Misaki. Akihiko lo baciò dolcemente, lo strinse a se cullandolo come il suo più grande tesoro. Misaki gli permise di esplorare il suo corpo, le mani di Akihiko che lo cingevano, lo toccavano e accarezzavano. Le labbra di entrambi che giocavano sensualmente, lasciandosi e riprendendosi. Fecero di quella casa, riempita della voce del cantante e dai loro gemiti, il loro nido d’amore.

- Usagi-san… saliamo in camera…- Akihiko si sollevò leggermente da lui, prese la mano di Misaki e se la portò sul petto nudo a livello del cuore.

- E’ come la prima volta, il mio cuore batte sempre più forte…-

- Lo sento da qui… è come se mi stesse dicendo qualcosa…- gemette di nuovo, Akihiko faceva parte di lui e si ricambiavano, lo sentì spingersi fino alla sua anima, accarezzarlo come solo lui sapeva fare.

- Ti sta dicendo che batte solo per te e quello che mi hai dimostrato in questi giorni è la mia gioia più grande.- Lo tirò verso di se, si strinsero l’uno all’altro e continuarono il bellissimo gioco d’amore che ormai non riuscivano più a fermare.

tu calmi la tempesta

tu mi dai riposo

tu mi tieni tra le tue braccia

tu non mi lasci cadere

tu tranquillizzi il mio cuore

e tu mi togli il respiro

vuoi accogliermi?

vuoi farmi sprofondare ora?

Quella voce forte e carica di bellissimi sentimenti entrò anche a casa di Hiroki. Non si era mai interessato a quel genere di musica, ma ammetteva che la voce di quel ragazzo non era affatto male. Stava lavando gli ultimi piatti, Nowaki era seduto sul divano e lo osservava, cullato da quelle note particolari che non gli dispiacevano.

- Hiro-san…- Hiroki si voltò appena per capire cosa volesse, asciugò un bicchiere e lo ripose nel suo ripiano, dovette mettersi sulle punte, quei mobili sembravano essere fatti solo a misura di Nowaki. – Ti aiuto io…- Nowaki si alzò e gli andò dietro, aiutandolo a sollevarsi.

- E’ imbarazzante… mi fai sembrare un bambino…- Era avvampato di colpo  Nowaki non potè non trovarlo semplicemente adorabile, lo strinse a se e lo baciò.

- In questi giorni ho visto molti lati di te Hiro-san che adoro sempre di più… ma questo è quello che amo in assoluto.-

- Solo perché ti lascio fare non significa che…- gemette quando Nowaki gli mise le mani sotto il maglione sfiorandogli la pelle calda. Gliela sfilò facilmente, di certo Hiroki non si sarebbe mai opposto a quelle attenzioni. Lo accompagnò mentre si sedeva sul pavimento, Hiroki lo sentì caldo. – Lo avevi gia riscaldato… non è giusto…-

- Non permetterei mai al mio amato Hiro-san di prendere freddo.- Nowaki sapeva perfettamente come attirarlo a se, ogni suo gesto era perfetto e votato al piacere che sapeva procurare in Hiroki, ogni gioco e carezza, ogni movimento e bacio. Lo fece suo, gli apparteneva come se fossero una cosa sola, un solo ed unico essere armonico e perfetto, persino i loro respiri erano sincronizzati. Giacquero insieme per tutta la notte, esplorando quella casa che da poco era diventato il loro nascondiglio segreto, guidati da quelle note che sapevano solo d’amore.

           

perchè tu sei tutto ciò che voglio

tu sei tutto ciò di cui ho bisogno

tu sei tutto

tutto

 

Non appena quelle dolci parole iniziali furono arrivate alle sue orecchie, Shinobu non riuscì a trattenere le lacrime. Miyagi lo vide tremante e innocente davanti al televisore, completamente concentrato sul viso di quel ragazzo che cantava con il cuore in mano.

- Ti piace così tanto?-

- E’ così carismatico…Vorrei avere anche io il suo dono e poter raggiungere il cuore della persona che desidero così facilmente.- Miyagi gli si fece vicino e lo osservò attentamente, non riuscì a trattenere una risata quando intravide quelle orecchie rosse e gli occhioni lucenti che tanto adorava.

- Tu ti fai notare per altre cose Shinobu e non sono meno belle… credimi…-

Shinobu lo guardò cercando di calmarsi un po’, si era sempre chiesto cosa spingesse quell’uomo a stare ancora con un bambino come lui. Poi glielo chiese, Miyagi per tutta risposta lo prese di peso e lo portò in camera, adagiandolo dolcemente sulle lenzuola morbide e profumate. – Cosa senti quando fai quelle cose con me? Tu sei stato con mia sorella… lei sicuramente era meglio di me…-

- Fare sesso con qualcuno o con un altro non fa differenza…- sapeva di essere stato troppo diretto, vide gli occhi del ragazzo spalancarsi all’improvviso, come se lo avesse colpito in pieno stomaco con un pugno per assestato. – Ma tu fin dall’inizio mi hai sempre e solo chiesto di fare l’amore per provarmi che eri sincero, per provarmi che mi amavi… se quella è stata la tua prima volta lo è stato anche per me Shinobu… credimi se ti dico che non ho mai provato qualcosa di così bello.- Lo baciò a lungo, trasmettendogli tutto quello che a parole era difficile esprimere. Quando lo lasciò andare gli rivolse uno sguardo malizioso e quasi subdolo. – Ma tu Shinobu-chi hai appena fatto gli occhi dolci ad un altro ragazzo e ora dovrai fatti perdonare…- Miyagi lo strinse forte per impedirgli di scappare, Shinobu rise facendo finta di divincolarsi per scappare dal suo improbabile assalitore.

- Farò tutto quello che vuoi…- lo disse a voce bassa, ma Miyagi non si lasciò sfuggire quella velata dichiarazione, lo lasciò fare. Shinobu non si era mai azzardato a fare la prima mossa. Scivolò sopra al suo aitante amante e lo spogliò lentamente, le mani gli tremavano come il primo giorno. Lasciò che fosse il suo corpo ad agire, permise alle sue mani di essere audaci e di esplorare quel corpo maturo, ma estremamente bello. Quel gioco rese Miyagi estremamente sensibile, per la prima volta Shinobu vide il viso dell’uomo colorarsi di un velato imbarazzo.

- Sei così carino che non riesco neanche a credere di averti per me.- Lo baciò prendendo tra le mani quel visino caldo e seducente, lo fece suo in poco tempo stando attento a procurargli solo piacere. Infine si addormentarono vicini, Shinobu si strinse tra le braccia di Miyagi, avvicinando il suo viso all’altro e cercando di catturare tutta l’essenza del suo compagno, conquistato con tanta fatica.

e come posso

stare qui con te

e non essere allontanato da te

vuoi dirmelo?

come potrebbe essere

meglio di cosi?

            Alla fine del concerto, Shuichi si sentì svuotato di tutto, ma la voglia di tornare da Yuki gli diede la forza di correre a perdifiato per le strade della città. Yuki era l’unica cosa che riempiva la sua mente, voleva vederlo, voleva baciarlo e stare con lui tutta la notte. Non sapeva che quei sentimenti così innocenti che lui aveva sempre provato per il suo amato, attraverso la sua voce e il suo cuore, erano arrivati nelle case di coloro che ora potevano vantarsi di stare insieme alla loro anima gemella.

- Yuki sono a casa!- Sfondò letteralmente la porta e corse dal biondo che lo aspettava davanti alla finestra, la sigaretta accesa tra le dita, una paio di pantaloni semplici e la camicia lasciata sbottonata.

- Ben arrivato… sono proprio curioso di vedere come mi dimostrerai ciò che hai detto.- Non gli diede il tempo di parlare, gli saltò a collo baciandolo e regalando al suo amante ogni parte di se, corpo, cuore ed anima.

Quella fu per loro la notte più bella delle loro storie d’amore…

 

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E questa è la fine, ho deciso di mettere due capitoli insieme perchè domani parto e non avrei potuto aggiornare per un sacco di tempo, mi dispiaceva lasciarvi a metà e ho deciso di chiuderla stasera.

Come vi sembra? La canzone del capitolo finale è "Everything" dei Lifehouse, la sentivo mentre scrivevo il capitolo e quindi non ho resistito.

Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito e spero di pubblicare un'altra ff di junjou il prima possibile.... grazie ancora a tutti

Ciaooooooo

 

 

 

 

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