Il viaggio del dragone

di RiyelaAlelita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non cercatemi ***
Capitolo 2: *** Anni dopo ***
Capitolo 3: *** Verso casa ***
Capitolo 4: *** Ricordi del passato ***
Capitolo 5: *** L'ultima sfida ***
Capitolo 6: *** Un dialogo atteso ***
Capitolo 7: *** Magia bianca ***
Capitolo 8: *** Finalmente, a casa ***



Capitolo 1
*** Non cercatemi ***


Non cercatemi


Devo andarmene. Non cercatemi.
Quattro parole. Era tutto lì quello che aveva scritto, quello che era riuscito a scrivere sul foglio che ora giaceva sul suo letto. Non c'era altro da aggiungere.
Cecil e Rosa avrebbero capito. Sperava che avrebbero capito. Loro potevano anche averlo perdonato per tutto ciò che aveva fatto, ma era lui che non poteva perdonarsi.
Si guardò attorno, contemplando per l'ultima volta la sua stanza; improvvisamente, si sentiva a disagio all'idea di andarsene: era quello il posto in cui aveva sempre vissuto, e ora lo stava lasciando di notte, di nascosto come un ladro, un assassino.
“Un traditore.”
Sospirò, scuotendo la testa: non poteva restare dopo tutto quello che era successo, dopo il dolore che aveva causato ai suoi amici d'infanzia.
Anche se, guardandosi dentro, sapeva che c'era anche un altro motivo per cui doveva andarsene: il matrimonio. Sarebbe riuscito a sopportare il fatto di vederli insieme, come marito e moglie, ogni giorno? Di sapere che lui, in quel modo, sarebbe stato escluso ancora di più da quel loro rapporto?
Non lo sapeva, ma aveva paura a cercare una risposta.
Calcò in testa il suo elmo da dragone, per poi afferrare una semplice sacca da viaggio e una lancia; si recò, quindi, alla grande finestra, osservando le mura del castello e, oltre, la città. La notte era diventata più buia, ora che la luna dei Seleniani non c'era più, ma Kain riusciva comunque a distinguere le sentinelle di guardia sul camminamento. Doveva solo aspettare il momento giusto, in cui poter saltare senza essere visto.
Non appena l'occasione si presentò, il dragone raggiunse le mura con un salto, fermandosi solo un istante prima di spiccarne un secondo, che lo portò in città. Lì si mosse furtivo, fino ad arrivare davanti all'edificio che ospitava un estremo della Strada del Diavolo, e lanciò un'occhiata alla casa lì accanto, quella di Rosa, dove lui sapeva che la ragazza stava passando la sua ultima notte prima, di diventare regina.
Distolse a fatica lo sguardo da quella casa così familiare, per poi varcare la soglia dell'ingresso della Strada. Esitò solo un attimo, prima di mettere piede sul circolo magico che illuminava la stanza.


Ricomparve nell'edificio all'altro capo della Strada del Diavolo, a Mysidia, leggermente ansante: non immaginava fosse così difficile attraversarla.
Socchiuse la porta quel tanto che bastava per accertarsi che all'esterno non ci fosse nessuno, quindi uscì di corsa, per allontanarsi il più velocemente possibile dal villaggio dei maghi.
-Kain?-
Una voce infantile lo bloccò, facendolo voltare verso una bambina che lo guardava con i suoi grandi occhi azzurri, in piedi davanti alle scale che portavano alla torre. Il ragazzo imprecò mentalmente: come aveva fatto a non accorgersi di lei?
-Porom, giusto?-
Lei annuì, per poi chiedergli: -Cosa ci fai qui? È notte.-
Kain non sapeva che scusa inventare, non ne aveva preparata nessuna, non pensando di doversi giustificare a qualcuno; decise di dire la verità, o almeno, parte di essa: -Ho bisogno di stare da solo. Lontano da Baron.-
-Vuoi andare sul Monte dell'Ordalia?-
Il dragone sgranò gli occhi: aveva davvero già capito tutto? Quanto era intelligente?
-È così, vero? Vuoi diventare un paladino anche tu?- continuò la piccola maga bianca, e lui non poté fare altro che annuire: -Sì, è così...-
-Perché?- domandò ancora Porom.
Il giovane esitò: -Diciamo che ho la mia oscurità da espiare. Anche più di Cecil.-
-Quindi domani non ci sarai all'incoronazione?-
-No, non ci sarò.-
La bambina abbassò la testa: -Cecil e Rosa saranno molto tristi...-
Lo sapeva. Sapeva che avrebbero voluto che restasse, ma quello non era un problema loro, soltanto suo.
-Lo so, ma non potevo restare.- replicò, per poi voltarle le spalle e allontanarsi. Continuava a scappare, questa volta da una bambina.
Dopo pochi passi, però, si fermò, guardando la maga con la coda dell'occhio: -Non dire a nessuno che mi hai visto. Per favore.-
Aspettò di vederla annuire, quindi riprese a muoversi, dirigendosi verso il limitare del villaggio.
Camminò a lungo, percorrendo l'interminabile striscia di terra su cui sorgeva Mysidia, fino ad arrivare in vista del Monte mentre il sole si levava dietro di esso.
Il cuore iniziò a martellargli nel petto: da lì iniziava la sua nuova vita.


Kain era in piedi sul sentiero che conduceva alla sommità del Monte e, nella luce crescente del giorno, guardava l'oceano, nella direzione in cui si trovava Baron. La sua vecchia casa.
Si sfilò l'elmo, lasciando che il vento gli accarezzasse il volto e gli entrasse nei capelli.
-Cecil...Rosa... Non ho nessun diritto di condividere la vostra felicità, non come sono ora.- disse al vento che lo avvolgeva -Mi allenerò qui, su questo Monte, come hai fatto tu, Cecil. E, quando sarò diventato un dragone migliore di mio padre, forse potrò tornare. Fino a quel giorno, spero siate felici.-
Lo pensava davvero: se Rosa era felice, gli andava bene. Sarebbe stato felice anche lui.
Sorrise mentre indossava nuovamente l'elmo, poi riprese la sua scalata.
Ed eccomi qui, ancora una volta con una fanfic su Kain (e te pareva...)
Sarà una storia che si concentrerà prevalentemente su cosa prova Kain nelle varie situazioni della storia, per vedere il tutto dal suo punto di vista. Come ho già detto, molti dialoghi saranno ripresi dal gioco, quindi non ci sarà molto di nuovo in questa storia (sorry ;P) Prendetela come un esperimento.
Bene, qui credo di aver detto tutto. Alla prossima ^-^

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Capitolo 2
*** Anni dopo ***


Anni dopo


 Kain era in piedi davanti al monumento. La voce che aveva udito sembrava provenire proprio da lì.
Aggrottò la fronte: vi si era soffermato davanti per molte, troppe volte negli anni in cui era stato su quel Monte. Perché solo in quel momento gli parlava?
Appoggiò una mano sulla pietra, e un lampo di luce lo avvolse. Quando riuscì a vedere di nuovo, si trovava in una stanza di cristallo, con un grande specchio davanti a lui.
-Viene da qui...?-
Anche tu...grande dolore...Come ho...fatto prima...
La voce parlò di nuovo.
-Cosa?-
La fine di...
La voce cessò, e Kain si guardò intorno.
-Chi sei?!-
Si ritrovò a guardare lo specchio, e vide il suo riflesso muoversi da solo, e venirgli incontro.
“Che...!?”


Kain era a terra. Attorno a lui, i frammenti dello specchio infranto sembravano risplendere di luce propria. A sovrastarlo, c'era lui.
-T-tu...-
Aveva perso quella sfida, aveva perso contro se stesso, e ora l'altro lo guardava con superiorità.
-Io sono te. Sono ciò che provi veramente, nel profondo del tuo cuore.- parlò il dragone davanti a lui, e sentire la propria voce uscire dalla bocca di un altro gli dava i brividi.
L'altro Kain lo superò, dirigendosi verso l'uscita di quella stanza.
-A-aspetta...- chiamò il dragone a terra, ma l'altro lo ignorò, e sparì.
Kain sbatté un pugno contro il pavimento: era davvero così debole, da perdere contro se stesso? Era a quello che avevano portato tutti quegli anni di allenamento, di esilio?
La luce bianca lo avvolse ancora, e il dragone si ritrovò di nuovo all'esterno, sul Monte. A fatica si rialzò, guardandosi intorno: dell'altro, non c'era traccia. Se n'era andato, ma dove?
L'uomo strinse i pugni: poteva immaginarlo. Se davvero sapeva cosa provava, se davvero conosceva i suoi desideri, c'era solo un posto dove poteva essersi diretto.
Imprecò, per poi imporsi la calma.
Si tolse l'elmo e lo guardò: l'aveva accompagnato per tutti quegli anni, e anche prima, da quando era diventato dragone. Per le riparazioni approssimative che aveva fatto durante il suo esilio, ormai conservava ben poco dello splendore originario, così come l'armatura.
Fu in quel momento che prese una decisione. Si tolse l'armatura, pezzo per pezzo, restando con indosso solo dei leggeri vestiti di stoffa, e gettò tutto, compresa la lancia, nello strapiombo lì vicino. Fece uno strano effetto vedere quell'armatura, la sua vita, cadere sempre più giù, sentì un misto di tristezza e liberazione: lui non era più Kain il dragone, avrebbe rinunciato a quel nome fino a quando non avesse superato la sua prova.


Era finalmente sceso dal Monte, ma non come aveva sperato di farlo quando vi era salito: non indossava più un'armatura, al posto dell'elmo sulla testa aveva una striscia di stoffa avvolta come se fosse un turbante. Non aveva più una lancia, ma una semplice spada. E non aveva più un nome.
Guardò i prati e la foresta intorno al Monte, e tutto gli sembrò identico a quando era arrivato...quanti anni prima? Ne aveva ormai perso il conto.
Un rumore in lontananza attirò la sua attenzione. Sollevò lo sguardo, per vedere una colonna di fumo sollevarsi oltre gli alberi. Non perse tempo e iniziò a correre in quella direzione.
Raggiunse in fretta l'origine del fumo, e scoprì che si trattava di un'aeronave schiantata al suolo. Con difficoltà, riuscì a distinguere su ciò che restava della fiancata lo stemma delle Ali Rosse. Intorno a lui, i corpi senza vita dei soldati, di sicuro morti al momento dell'impatto. Provò inutilmente a cercare qualcuno di vivo, ma senza successo. Arrivò infine vicino a quello che, a giudicare dalla divisa, doveva essere il comandante, e notò delle orme che si allontanavano. Qualcuno era sopravvissuto?
Iniziò subito a seguire le impronte, e non impiegò molto a riconoscere i rumori di un combattimento. Vide un ragazzo in armatura blu combattere contro un mostro dall'aspetto pericoloso. Non serviva un occhio esperto per capire che il giovane soldato era in difficoltà, per cui decise di intervenire. Colpì il mostro alle spalle, annientandolo con un solo fendente.
-Sei ancora vivo?- domandò al ragazzino che aveva appena salvato. Da vicino, giudicò che doveva avere intorno ai quindici anni.
-Sì...G-grazie...- rispose il giovane, guardandolo con i suoi occhi azzurri dalle pupille ancora dilatate. Cercò di muovere un passo, ma si ritrovò in ginocchio.
-Sei davvero sicuro di stare bene? Non sembravi troppo incapace, prima, ma affrontare un mostro del genere da solo è praticamente un suicidio.-
-Ce...ce la posso fare. Devo tornare a Baron...a qualunque costo!- replicò l'altro, scostando una ciocca di capelli biondi da davanti agli occhi e iniziando a zoppicare, superandolo.
C'era qualcosa di familiare, in lui, ma l'uomo non riusciva a capire cosa. Non poteva averlo conosciuto, era troppo giovane.
-Senza aeronave?- fece l'ex dragone, incrociando le braccia.
Il ragazzino lo guardò sicuro: -Sì! Anche senza aeronave! Sono un membro delle Ali Rosse di Baron. Non ho bisogno di un'aeronave per farcela.-
La sua determinazione era ammirevole, doveva ammetterlo. Emise un suono divertito, che non sfuggì al giovane soldato.
-Ne hai sentito parlare?- chiese.
-“Chi non ne ha mai sentito parlare” sarebbe una domanda migliore. L'unità militare di Baron più famosa.- fu la replica -Faresti meglio a stare attento, però. I mostri sono molto feroci da quegli eventi...-
-Eventi?-
-Non mi dire che non lo sai. La guerra che una volta ha infuriato in queste terre...-
Lui se la ricordava fin troppo bene...
-Sì, ora mi ricordo. Mia madre e mio padre me ne parlano spesso.-
L'uomo annuì, quindi lo superò: -Possiamo raggiungere Baron da Mysidia, a ovest.-
-C'è una nave, là?- chiese il ragazzino.
-Qualcosa di ancora meglio. Ti mostrerò la strada.- replicò lui, ripensando a quando aveva attraversato la Strada del Diavolo. Era l'unico modo per raggiungere Baron, da dove si trovavano.
Il giovane lo guardò: -Sei sicuro?-
-Ho i miei affari a Baron. Affari urgenti.- e iniziò a camminare.
-Io...il mio nome è Ceodore.- disse ancora il ragazzo -E tu sei...?-
L'uomo che un tempo era Kain chiuse gli occhi: -Non ho un nome. No...l'ho abbandonato tempo fa.-
-Eh?-
Non aveva voglia di discuterne con quel ragazzino appena incontrato: -Non eri di fretta?-
Iniziò a camminare, seguito a ruota da Ceodore, e insieme si diressero verso il villaggio dei maghi.
Ecco qui la seconda parte della storia di Kain ^-^ Personalmente, l'incontro tra lui e Ceodore mi piace molto, Ceodore mi fa una tenerezza... (ok, e a volte lo prenderei a schiaffi...)
Anche qui, i dialoghi sono ripresi dal gioco, precisamente la versione per psp, quindi tradotti dall'inglese e un po' riadattati per inserirli meglio nella storia.
Grazie per aver letto, alla prossima ;)

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Capitolo 3
*** Verso casa ***


Verso casa


 Appena entrati nella Casa di Preghiera, videro davanti alle scale una ragazza dai capelli rosa che dava loro le spalle.
Ceodore si fece avanti: -Mi scusi. C'è qualcuno che può togliere il sigillo alla Strada del Diavolo per noi?-
-Qualcuno che conosce la Strada del Diavolo?- domando stupita la ragazza, voltandosi a guardarli -Chi siete?-
-Sono Ceodore delle Ali Rosse di Baron.- replicò subito il ragazzino.
L'uomo dietro di lui, invece, continuava a studiare la ragazza, e i suoi occhi azzurri: poteva davvero essere lei? L'ultima persona che aveva incontrato, anni prima?
Lei si portò le mani davanti alla bocca: -Quindi sei tu! Cielo, quanto sei cresciuto!-
-Mi...conosci?-
La ragazza sorrise: -Ovvio che non ti ricordi, non ci vediamo da quando eri molto, molto piccolo.-
-Quindi sei...-
-Sono Porom, maga bianca di Mysidia.-
L'ex dragone trattenne a stento la sorpresa: quindi era davvero lei! Era veramente cresciuta! Quanto tempo era passato, mentre lui era sul monte?
-Quindi tu sei Porom! I miei genitori mi hanno parlato tanto di te!- esclamò il giovane soldato.
La maga annuì, quindi chiese: -Perché vuoi usare la Strada del Diavolo? Hai detto che sei delle Ali Rosse. Non sei venuto con un'aeronave?-
Il ragazzino si incupì: -È stata...abbattuta. Da un'orda di mostri. E c'era del fumo che veniva dalla direzione di Baron!-
Anche l'uomo fu sorpreso: il castello era sotto attacco? Da parte di chi?
-Lo sapevo...- mormorò Porom -Questo spiega questa spiacevole sensazione che ho da un po'.-
Si voltò nuovamente verso le scale e chiamò: -Ehi, ragazzi! Potete venire giù, per favore?- per poi far spazio a una maga bianca e un mago nero.
-Ci hai chiamato?- domandò la donna appena arrivata.
-Chi sono questi?- seguì subito l'altro.
Fu Ceodore a rispondere: -Vogliamo prendere la Strada del Diavolo per tornare a Baron.-
-La maga bianca sa come aprire il sigillo.- fece la ragazza dai capelli rosa.
-Grazie!- esclamò sempre il giovane.
-Ma vi avviso: la Strada del Diavolo non si chiama così per umorismo. Sarà difficile attraversarla da soli, temo.-
“Lo so bene...” fu il pensiero dell'ex dragone, che non aveva ancora aperto bocca da quando erano lì. Non che ce ne fosse bisogno: il fatto che Porom conoscesse Ceodore rendeva molto più semplici le cose.
Il ragazzino mugugnò qualcosa, e la ragazza riprese: -Vi accompagnerei volentieri, ma in questo momento non posso lasciare vuota la Casa di Preghiera. Questi due maghi vi accompagneranno al posto mio.-
“Vuota? Non c'è il patriarca?” pensò indispettito l'uomo.
-Grazie.- fu invece la risposta del giovane soldato.
-Stammi bene. E porta i miei saluti a Cecil e Rosa!- salutò Porom.
-Lo farò!- e si allontanarono, mentre all'uomo sembrava strano che la ragazza e il ragazzino di fianco a lui parlassero in modo così informale dei regnanti della nazione più potente del mondo.
Mentre stavano per uscire, la voce della maga li raggiunse ancora: -E tu sei...?-
L'ex dragone capì che si stava rivolgendo a lui. Abbassò il volto: non voleva farsi riconoscere, non ancora.
-Nessuno che conosci, a quanto pare. Andiamo, Ceodore.- e uscirono.


Erano finalmente riusciti a uscire dall'antico canale che conduceva al castello, e per tutto il tragitto l'ex dragone non aveva fatto altro che domandarsi cosa fosse successo alle guardie che li avevano fermato al cancello, e il motivo dell'ordine del re di non far entrare nessuno.
“Cecil è il re. Perché dovrebbe dare un ordine del genere?”
Un'altra cosa che l'aveva lasciato perplesso era stato il modo in cui Ceodore si era lamentato di non essere stato riconosciuto. Cos'aveva fatto quel ragazzino per essere così famoso?
Fu proprio Ceodore a iniziare a gridare, non appena entrati nelle mura: -Padre! Madre!-
-Ceodore... I tuoi genitori sono nel castello?- domandò incuriosito l'uomo, mentre il giovane si dirigeva di corsa verso una porta.
-Sì.-
-Come si chiamano?- continuò. Poteva averli conosciuti, quando abitava ancora lì?
-Il nome di mio padre è Cecil, e mia madre è Rosa.-
L'uomo non riuscì a nascondere la sorpresa: il figlio di Cecil e Rosa?
Certo...come aveva potuto non capirlo? Ceodore aveva gli stessi occhi del padre, e se ripensava ai suoi comportamenti, era evidente come assomigliasse a entrambi.
Forse era lui che non aveva voluto vederlo.
E capiva anche perché le guardie avrebbero dovuto riconoscerlo: era il principe di Baron, dopotutto.
-C'è qualcosa che non va?- chiese il ragazzino, osservandolo.
L'ex dragone gli voltò le spalle: -No, niente...-
-Vado avanti a cercarli.- dichiarò allora Ceodore, preparandosi ad entrare.
-Aspetta!-
-Che c'è?-
-Fa attenzione...-
-Lo farò...- e sparì oltre la porta.


I due maghi erano tornati a Mysidia, e ora l'ex dragone si aggirava indisturbato nel castello, domandandosi perché le guardie fossero rinchiuse nelle prigioni.
Si sentiva a disagio: il castello era completamente vuoto, e silenzioso come non era mai stato. A quanto pareva, lì non era rimasto nemmeno un soldato, tanto che era addirittura riuscito a raggiungere la sala del trono senza essere fermato. E anche quella era vuota...
L'uomo stava tornando sui suoi passi quando una voce lo sorprese alle spalle: -Tu sei...?-
Si voltò, e vide un uomo biondo, con l'armatura bianca e blu e la corona in testa raggiungere il trono e sedervisi.
“Cecil.”
L'ex dragone si lasciò sfuggire un sorriso nel vedere il vecchio amico. Il tempo era passato anche per lui, ma non sembrava cambiato affatto.
-Stai bene...- disse, immaginando che l'avrebbe riconosciuto, anche dopo tutti quegli anni.
La risposta, però, non fu quella attesa: -Ovvio che lo sono. Devo esserlo, se Baron continua a mantenere la pace del mondo.-
Lo sguardo che gli rivolgeva era freddo, distante, e...superiore. Era davvero Cecil, quello? Non riusciva a credere che potesse essere cambiato tanto.
-Sei cambiato...- fece l'uomo a bassa voce.
-Ti conosco, per caso?- replicò il re.
“Mi hai davvero dimenticato?” quel pensiero gli fece più male di quanto avesse immaginato.
-Se sei solo un mendicante, per favore vattene immediatamente. Sono un uomo molto impegnato.-
L'uomo chinò la testa e si voltò: -Le mie scuse...- e uscì.
Mentre camminava verso i cancelli del castello, però, rifletté su quello che era successo da quando erano arrivati a Baron: le guardie all'ingresso che non riconoscevano il principe, i soldati rinchiusi nelle prigioni e il castello vuoto, Cecil così diverso... Era chiaro che stava succedendo qualcosa di grave, e il regno ne era nuovamente al centro, a quanto pareva.
Era così immerso nei suoi pensieri che quasi non si accorse che Ceodore gli stava andando incontro.
-Non c'è nessuno qui!- esclamò, non appena lo ebbe raggiunto.
L'uomo lo guardò: -Sì...così sembrerebbe.-
-Loro...i mostri li hanno presi tutti?- il ragazzino sembrava disperato. Come poteva dirgli che suo padre, in quel momento, non era lui?
-Così pare...-
-Non ho trovato nemmeno l'aeronave di Cid, l'Enterprise...-
L'Enterprise non era lì? Quello, per lo meno, poteva essere interpretato come un buon segno.
-No? Preghiamo che sia riuscito a mettersi in salvo.-
Ceodore abbassò la testa: -Lo spero...-
L'ex dragone guardò il principe, quindi fece un passo avanti: -Forza. Non è il momento di cincischiare.-
Al cancello, le guardie li lasciarono uscire senza problemi, però, mentre decidevano il da farsi, le videro correre loro incontro, costringendoli alla fuga verso Mist.
Bene, finalmente sono riuscita ad aggiornare anche questo!
Devo ammettere che è più difficile e lungo di quanto pensassi, ma anche divertente :D Ho deciso di non inserire alcune scene, anche perché verrebbe fuori una cosa fin troppo lunga; ho lasciato quello che mi sembrava più importante.
Ok, qui ho finito. Alla prossima! ^-^

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Capitolo 4
*** Ricordi del passato ***


Ricordi del passato


 -Dove sono?-
-Non erano nemmeno a Mist, quindi...-
-Devono essere ancora vicino a Baron!-
I soldati si allontanarono velocemente, passando pericolosamente vicini ai due fuggitivi nascosti nella nebbia. Per fortuna, non li videro.
-La nebbia...ci ha salvato.- mormorò Ceodore, alzandosi in piedi, ma l'uomo con lui non disse niente, immerso nei ricordi.
“Sì, questa volta ci ha salvato.”
-Che c'è?- chiese il ragazzino, voltandosi a guardarlo.
L'ex dragone si riscosse: -Niente. Forza, muoviamoci prima che tornino indietro.-
Non potevano perdere tempo: prima o poi i soldati si sarebbero accorti che non si trovavano nei dintorni del castello, e se fossero rimasti lì sarebbero finiti in trappola.
Una volta lasciata finalmente la caverna, Ceodore si fermò, inspirando a pieni polmoni.
-Mist è davanti a noi, giusto?- domandò poi.
-Sì.-
Il principe corrugò la fronte: -Pensavo che la montagna a est del villaggio fosse franata su se stessa.-
“Diciamo che è stato anche grazie all'aiuto di un Eidolon...” pensò l'uomo amaramente, ricordando la parte che avevano avuto lui e Cecil in quegli eventi: il drago di nebbia, l'anello di piros, l'evocazione della piccola Rydia... Meglio non pensarci.
Annuì al ragazzino, per poi aggiungere: -Lo useremo a nostro vantaggio.-
Ceodore lo guardò sconcertato mentre l'uomo iniziava a muovere qualche passo verso il villaggio, e non era difficile intuire la sua domanda.
-Non si aspetteranno di certo che i loro fuggitivi si dirigano in quella direzione, immagino.- fece poi, voltandosi nuovamente verso il giovane compagno di viaggio.
-Quindi andiamo dritti in una montagna collassata!?- il ragazzino spalancò ancora di più gli occhi.
-Esattamente.- e riprese a incamminarsi.
-Aspetta un momento!- lo fermò Ceodore -Dimmi, perché fai tutto questo per me?-
L'ex dragone sospirò, quindi guardò il giovane soldato: -Non lo sto facendo per te. C'è un uomo che sto cercando... Qualcuno che devo assolutamente sconfiggere, anche se dovesse costarmi la vita.-
-Un uomo? E chi è?-
Poteva dirglielo? Di sicuro Cecil e Rosa gli avevano parlato del loro amico Kain, che li aveva abbandonati proprio la notte prima del loro matrimonio. Di sicuro aveva sentito parlare dell'ex capitano dei dragoni, sparito chissà dove anni prima.
Si decise: -Un dragone...era di Baron.-
-Ehi, il suo nome non sarà mica...-
L'uomo strinse i denti: -Il suo nome non è importante! Farò ciò che devo, indifferentemente da come si chiama!-
Il suo tono fu più duro di quanto avesse voluto, ma aveva parlato d'impulso.
-Andiamo.- disse, e ripartì senza attendere una risposta.


Ce l'avevano fatta! Erano riusciti a superare illesi la montagna. Certo, durante la discesa Ceodore aveva subito una brutta caduta, ma non sembrava essersi fatto niente di grave.
-Sembra che ce l'abbiamo fatta.- fece l'uomo al giovane affannato di fianco a lui.
Questo alzò lo sguardo alla parete di roccia appena scalata: -Non riesco a credere di essere riuscito a scendere tutto intero.-
-Ma l'hai fatto. E tutto da solo.-
-Mi prendi in giro? Senza di te non ne sarei mai stato in grado.-
L'uomo sospirò: quel ragazzino doveva seriamente imparare a essere un po' meno modesto, e prendersi i suoi meriti, quando poteva.
-Non sottovalutarti. Io ti ho semplicemente dato l'occasione. Sei tu quello che è riuscito ad arrivare fino in fondo.- disse invece, guardando anche lui la montagna.
-Sì... Hai ragione.-
All'improvviso, l'attenzione di entrambi fu attirata verso il cielo, in cui qualcosa si muoveva rapidamente.
-Cos'è?- esclamò Ceodore.
L'oggetto si avvicinava, e ormai l'uomo non aveva più dubbi: -Le Ali Rosse!-
Il principe, però, lo sorprese: -No! Ti sbagli!-
-Cosa?-
-Le Ali Rosse sono la miglior flotta di aeronavi nei cieli! Quelli che manovrano quell'aeronave lassù non sono Ali Rosse! Sono solo fannulloni senza cervello!- declamò con sguardo fiero, e l'uomo ripensò a tutti i soldati morti nell'impatto vicino a Mysidia: doveva fargli male ripensarci.
-Hai ragione.-
-Ma questo significa...che sono ancora sulle nostre tracce?- continuò Ceodore, preoccupato.
-No...stanno andando in un'altra direzione.- l'uomo strinse i pugni -Quella è la via per Damcyan.-
Il ragazzino gli afferrò un bracciò, guardandolo con occhi sbalorditi, e spaventati: -Aspetta...non pensi che attaccheranno Damcyan, vero?-
L'altro annuì: -Non c'è tempo da perdere. Dobbiamo andare a nord-est, verso Kaipo.-
-Ricevuto!- rispose Ceodore, raddrizzando le spalle e assumendo per la prima volta l'espressione di un vero soldato.


Mancava poco all'uscita di quelle falde sotterranee, e una volta raggiunta sarebbero finalmente arrivati a Damcyan.
-Sai, mio padre mi parlava spesso di questo posto.- esordì d'un tratto Ceodore.
-Davvero?- fece l'uomo, guardandolo con curiosità: perché ne parlava in quel momento?
Il ragazzino annuì: -È stato durante la guerra di diciassette anni fa, quando lui non era ancora re. È qui sotto che ha conosciuto il grande saggio Tellah, e hanno affrontato un mostro insieme proprio prima dell'uscita. Ma quando erano quasi arrivati a Damcyan, le Ali Rosse lo stavano già bombardando...-
L'ex dragone portò di nuovo lo sguardo davanti a sé. Non aveva bisogno di una lezione di storia, ricordava ancora benissimo cos'era successo: il re di Baron era stato ucciso e sostituito da Cagnazzo senza che nessuno se ne accorgesse, mentre Golbez aveva preso il comando della flotta una volta che Cecil ne era stato sollevato, e avevano rubato i vari cristalli. Serrò i pugni nel ripensare al ruolo che aveva avuto lui in tutte quelle vicende, a come si era fatto manovrare...
“Non sono più lo stesso di allora. Non mi farò controllare un'altra volta, chiunque sia il nemico!”
Capiva, però, dove Ceodore voleva arrivare con quel suo discorso: -Hai paura di ritrovarti davanti ciò che vide tuo padre, quando usciremo?-
Il giovane fece cenno di sì con la testa: -Ho paura di quello che potrebbe succedere, e di non essere in grado di affrontarlo...-
L'uomo si fermò e lo fronteggiò, incrociando le braccia al petto: -Tu dovrai essere in grado di affrontare ciò che succederà, perché l'alternativa sarà scappare, e la fuga non è mai la soluzione. Dovrai essere in grado di affrontarlo perché ci saranno persone che faranno affidamento su di te, e tu dovrai essere pronto ad aiutarle, perché altrimenti rimpiangerai tutta la vita di non essere riuscito a fare di più!-
Il principe rimase a guardarlo a bocca aperta durante tutto quel discorso, poi qualcosa si accese nei suoi occhi, una nuova determinazione: -Hai ragione! Non devo avere paura, riuscirò a fare quello che devo!- gli sorrise -Grazie.-
L'uomo non aggiunse nient'altro, riprendendo il cammino, ma dentro di sé rifletteva su quanto aveva appena detto: come poteva dire di non scappare, se lui per primo non faceva che fuggire da se stesso da anni? Che diritto aveva lui di fare la predica a quel ragazzino, quando nemmeno lui riusciva a fare ciò che aveva appena detto?
No. In realtà, non l'aveva mai capito prima. Era fuggito dal suo passato, voleva liberarsi di una parte di sé perché gli sembrava che non gli appartenesse, ma si era reso conto in quel momento che non era quella la soluzione.
Sorrise, e ringraziò mentalmente Ceodore: grazie a lui, aveva finalmente capito cosa doveva fare.


Lasciarono di corsa dalle falde, dopo essersi sbarazzati del mostro che bloccava il passaggio, ma come furono in vista di Damcyan notarono un'aeronave che stava decollando.
-Un'aeronave di Baron!- esclamò Ceodore.
L'uomo serrò violentemente i pugni, così forte che iniziarono a tremargli: -Siamo in ritardo!-
Non sarebbero più riusciti a fermarli, se iniziavano a bombardare il castello.
All'improvviso, un'altra aeronave arrivò sopra il castello, aprendo il fuoco su quella delle Ali Rosse, che volò via senza fare danni al castello. Questa volta, l'aeronave aveva un aspetto familiare.
-È l'Enterprise! Cid!?- fece ancora il ragazzino.
-Andiamo, Ceodore!- disse l'uomo, e insieme si diressero verso Damcyan.
Scusate, per questo capitolo vi ho fatto aspettare parecchio...mea culpa :(
Ancora una volta, ho saltato un po' di scene, ma stavolta ho deciso di inserire qualcosa di mio, come la risposta di Kain quando Ceodore gli chiede il nome dell'uomo che sta cercando, e il breve dialogo nelle falde sotterranee.
Grazie per aver letto fin qui, e al prossimo capitolo ;)

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Capitolo 5
*** L'ultima sfida ***


L'ultima sfida


 Se il castello, da fuori, sembrava a posto, la sala del trono era devastata: tappeti e stendardi erano bruciati, e i muri anneriti, come se ci fosse appena stato un incendio. Dietro il trono, la porta che si affacciava sulla stanza del cristallo era spalancata.
-Cid!- gridò il ragazzino all'ingegnere, che stava prestando soccorso a un uomo ferito. L'ex dragone riconobbe Edward.
Cid corse incontro al principe, e sembrava sul punto di volerlo abbracciare: -Whoa! Ceodore! Sei ancora vivo, e tutto intero! Siano ringraziati gli dei!-
Il ragazzino, però, si guardò intorno disperato: -Madre...dov'è mia madre!?-
Il re di Damcyan si avvicinò a loro, zoppicando vistosamente: -Mi dispiace Ceodore.-
L'ingegnere scosse la testa: -Non è colpa tua. Sono io che sarei dovuto restare con lei...-
-Cosa le è successo!?- Ceodore era sempre più agitato, e anche l'uomo con lui non era per niente tranquillo: dov'era Rosa?
-È stata portata via, Ceodore. Kain l'ha portata via.- rispose mestamente Edward.
L'uomo non riuscì a contenersi: -Cosa!?-
Quindi era arrivato fin lì? Aveva rubato il cristallo e stava per distruggere il castello solo per avere Rosa? Strinse i denti, così forte da farsi male, mentre una domanda gli si formava nella mente: lui l'avrebbe fatto?
-Un attimo. Chi è questo?- si intromise Cid, avvicinandosi a lui.
L'ex dragone non si preoccupò nemmeno di non essere stato riconosciuto dal vecchio ingegnere.
-Parleremo dopo! All'Enterprise, ora!- non potevano perdere tempo, soprattutto perché poteva intuire il prossimo obiettivo del suo altro sé.


L'aeronave era fin troppo lenta. O almeno, questa era l'impressione dell'ex dragone. Il cuore gli martellava forte nel petto, e la paura di non arrivare in tempo diventava sempre più pressante ogni attimo che passava.
Ceodore, invece, era in piedi accanto a Edward, tremante e con le lacrime agli occhi: -Non sta succedendo davvero... Ho sentito così tante storie su Kain e sulle sue imprese, e invece è così che è davvero?-
Faceva male sentire quelle parole, ma non voleva ancora rivelare chi fosse davvero. Come spiegarlo, poi? Era più semplice mostrarlo. Sempre che fossero arrivati in tempo...
-Non preoccuparti, Ceodore. Dubito che Kain possa torcere anche solo un capello a Rosa.- si affrettò a dire il re bardo -Cecil, d'altro canto...-
Il giovane principe si fece ancora più teso: -Mio padre!?-
L'avrebbe fatto davvero? Voleva rispondersi negativamente, ma il ricordo di quando ci era andato vicino, anni prima a Fabul, gli impedì di trovare lì una consolazione.
Esasperato, si avvicinò a Cid: -Più veloce! Dobbiamo andare più veloce!-
L'ingegnere sbuffò: -Che diavolo sta succedendo qui, comunque?-


Erano finalmente entrati nel castello, e ora proseguivano rapidamente verso la sala del trono.
“Fa che siamo in tempo...” pregò l'uomo mentalmente, senza rivolgersi a nessuno in particolare.
Superarono un'altra porta, quella prima della stanza in cui, di sicuro, si trovava Cecil, e finalmente li videro: Kain, l'altro lui, che trascinava Rosa verso l'ultima porta che li separava dal re di Baron.
-Madre!- esclamò il giovane principe, appena la vide.
-Ceodore!- fece la donna, liberandosi dalla stretta del dragone dall'armatura scura.
Questo fissò il suo sguardo sull'uomo che veniva subito dietro il ragazzino.
-Tu!- disse, sorpreso.
-Ti ho trovato!- fu la replica dell'ex dragone, guardando l'altro sé negli occhi.
Rosa lo osservò, poi spalancò gli occhi: -Kain!?-
L'aveva riconosciuto. Anche dopo tutti quegli anni. Quel pensiero gli diede forza, quella che gli serviva per proteggerla da se stesso.
-Che!?- esclamò Ceodore, guardando prima la madre, poi lui.
-Quindi...tu chi sei?- chiese la donna all'altro dragone.
-Io sono Kain. Il vero Kain.- squadrò l'uomo davanti a lui -Questo patetico sciocco è venuto a umiliarsi in pubblico per l'ultima volta, a quanto vedo.-
-Esatto.-
-Finiamola una volta per tutte! Se è quello di cui c'è bisogno per provare chi sono veramente!-
Prepararono le armi, e Ceodore corse ad affiancarsi all'uomo che lo aveva accompagnato durante quel viaggio.
-Sta indietro, Ceodore!- ordinò. Quella era una cosa che doveva fare da solo.
Il principe si allontanò, e l'uomo notò un movimento con la coda dell'occhio, da cui dedusse che anche Cid e Edward li avevano raggiunti.
-Esatto! Questa è la mia battaglia!- esclamò l'altro Kain, sorridendo.
E si scagliarono l'uno contro l'altro ancora una volta, e come la prima volta, l'ex dragone era in difficoltà. L'altro era troppo forte, non gli lasciava quasi spazio per colpirlo, mentre lui era un bersaglio troppo facile, soprattutto sotto i suoi salti.
-Che succede!?- gli gridò l'altro sé, con tono di scherno -Non è questo che hai sempre voluto!? Tu volevi Cecil morto, così avresti avuto Rosa solo per te!-
Un ultimo attacco, e l'uomo finì a terra, perdendo la spada. Ma più dell'attacco in sé, furono le parole dell'altro Kain a fermarlo. In quel momento si sentì esposto più che mai, i suoi pensieri più profondi gridati in faccia a tutti. Gridati in faccia a Rosa.
Tutti gli si fecero intorno, nel tentativo di proteggerlo.
-Fermo!- esclamò Ceodore, rivolto al dragone dall'armatura scura.
Rosa gli si chinò accanto, posandogli una mano sulla spalla: -Kain!-
-Rosa!- fece l'altro.
Lei non lo giudicava. Era ancora lì, a sostenerlo. E avrebbe continuato a farlo.
Si rialzò, stringendo nelle mani una nuova lancia. Si sentì pervadere da una nuova forza. Ora era pronto a combattere come il dragone che era sempre stato.
-Stai indietro, Rosa!- disse, pronto a fronteggiare se stesso per l'ultima volta, sicuro che ce l'avrebbe fatta.
Combatterono a lungo, o così sembrò a Kain, finché non riuscì a mettere in ginocchio l'avversario.
-T-tu...- disse questo, con un rantolo. Una parte dell'elmo era andata distrutta, lasciando scoperto un occhio del suo stesso blu tendente al viola, e una ciocca di capelli biondi sfuggiva di lato.
Colui che aveva davanti non era altro che se stesso, e lo era sempre stato, fin dall'inizio. Solo che lui non aveva voluto vedere quella verità.
-Sono pronto ad accettarti, ora.-
-Per-perché? Come hai potuto...?- fece l'altro, affannato, guardandolo dal basso con i suoi stessi occhi.
Come aveva potuto vincere? In quel momento, la risposta gli parve banale, ma aveva impiegato fin troppo per trovarla.
-Per tutto questo tempo sono rimasto aggrappato al passato.- rispose -Credevo che quei giorni dovessero essere cancellati per sempre... Ma non era servito a molto. Il mio passato è una parte di me esattamente come qualunque parte del mio corpo. La felicità, la tristezza...e tutto l'odio...-
-Fermo...no!- l'altro dragone lo guardò, spaventato, tentando di tirarsi indietro.
Kain fissò i suoi occhi in quelli dell'altro, serio: -Non sono qui per negare il tuo diritto di esistere.-
Il dragone con l'armatura scura gridò, tremante, per poi accasciarsi a terra: -Io...io...-
Faceva fatica a parlare, e gli fece pietà. Come aveva potuto fare tutto ciò a se stesso?
-Calmati. Non morirai.- disse, chinandosi davanti a lui.
-C-cosa?-
-Sei pur sempre una parte di me.-
Rosa si avvicinò, posando una mano sull'altro Kain come aveva fatto poco prima con lui.
-Ro...sa...-
Fu l'ultima cosa che riuscì a dire, prima di sparire, lasciando sul tappeto rosso i tre cristalli, di acqua, aria e fuoco.
Una luce calda riempì la stanza, e Kain sentì una voce familiare.
Sì...questa è giustizia...
-Questa voce!-
Per favore...figli miei...
La luce sembrò intensificarsi intorno a lui, costringendolo a chiudere gli occhi. Una sensazione di pesantezza sul corpo, familiare e inaspettata, glieli fece riaprire di scatto: non indossava più i suoi vestiti da viandante, ma un'armatura bianca e azzurra, e qualcosa di simile a un elmo gli circondava la testa. Anche i capelli non gli ricadevano più davanti alla faccia, ma erano raccolti sulla nuca.
-Cosa...?-
Ce l'aveva fatta? Era davvero riuscito a superare la sua prova?
-Quell'armatura...- fece Ceodore alle sue spalle.
Edward, davanti a lui, sorrise: -È come...un paladino.-
-Kain!- la voce di Rosa lo fece voltare, incontrando il suo volto sorridente. Forse, quella era la ricompensa migliore: vederla sorridere in quel modo nonostante quanto le aveva fatto, sebbene ad agire fosse l'altro dragone.
-Certo che ci hai fatto aspettare, ragazzo...-
Sorrise a questo commento di Cid: non era cambiato affatto in quegli anni, se non nell'aspetto.
“Diciassette anni...” aveva detto Ceodore.
-Dopo tutto questo tempo, finalmente sei tornato!- continuò l'ingegnere.
Già. Era tornato. E questa volta, non li avrebbe più lasciati.
-Sì, sono qui davanti a voi ancora una volta.-
L'inseguimento è finalmente finito, e Kain è riuscito a superare la sua prova!
E qui terminano le parti riprese dal gioco. Ma non pensate che sia finita! Ci sono ancora un paio di cose che devono succedere a Kain ;)
Beh, che altro dire? Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Un dialogo atteso ***


Un dialogo atteso


 Il Traghetto Lunare era vuoto, e silenzioso. Quasi tutti erano scesi in esplorazione, in cerca di un modo per fermare quella luna, mentre Kain era uno di coloro rimasti a fare la guardia alla nave, a difenderla da eventuali attacchi. Anche Ceodore era uscito, e al dragone faceva una strana sensazione non averlo più intorno, dopo i giorni passati insieme. Si era abituato alla presenza del ragazzino, doveva ammetterlo.
Kain abbassò lo sguardo su Cecil, disteso nella capsula davanti a lui: si era finalmente calmato, e aveva gli occhi chiusi, come se stesse dormendo; forse lo stava facendo davvero, ma era talmente pallido che sarebbe potuto sembrare morto, se il movimento del suo petto non avesse rivelato il suo respiro.
“Cosa ti hanno fatto?” pensò, rivolto all'amico.
Ripensò a cosa era successo poco tempo prima nella sala del trono, a come aveva puntato la spada contro tutti loro, persino suo figlio...e al fatto che fosse stato l'unico a riconoscere Golbez, poco prima di perdere i sensi.
“Golbez...”
Non si sarebbe mai aspettato di vederlo tornare, né che sarebbe stato dalla loro parte. Li aveva aiutati nella battaglia, al castello, e anche a capire chi era il loro avversario, questo glielo riconosceva, ma lui non si sentiva ancora pronto per quel confronto, e forse non lo sarebbe mai stato.
Dei passi leggeri attirarono la sua attenzione. Rosa si avvicinò lentamente, con un sorriso triste a solcarle il volto.
-Come sta?- chiese, fermandosi accanto al dragone.
-Per ora si è calmato, sembra stia dormendo.-
La donna annuì, accarezzando i capelli del marito: -Pensi che si riprenderà?-
Kain scosse la testa: -Non so dirlo, ma spero di sì. Spero che riusciremo a trovare un modo per riportarlo in sé.-
Rimasero in silenzio, fianco a fianco, e l'uomo non sapeva che altro dire: gli era mancata, gli erano mancati tutti, ma ora che era finalmente lì, non trovava le parole. Fortunatamente, ci pensò Rosa a toglierlo dall'imbarazzo: -Grazie per aver aiutato Ceodore. Ero veramente preoccupata per lui.-
Il dragone ripensò a quando aveva salvato il ragazzino da quel mostro, pochi giorni prima: era stata una fortunata coincidenza che lui fosse sceso dal monte proprio nel giorno in cui l'aeronave era stata abbattuta e Ceodore era rimasto solo.
-Non volevo che partisse per l'addestramento, sai? È ancora così giovane...- continuò la donna.
Kain non riuscì a trattenere un sorriso: non immaginava che Rosa sarebbe diventata così protettiva!
-Quanti anni ha? Una quindicina? Io e Cecil non eravamo tanto più grandi quando abbiamo fatto il nostro, di addestramento.- commentò invece -E poi, se fosse rimasto al castello con tutto quello che è successo, probabilmente sarebbe andata peggio.-
Lei lo guardò, poi sorrise mestamente: -Già.-
-Non devi preoccuparti, ha saputo cavarsela in molte situazioni. È molto in gamba, anche se spesso è troppo insicuro.- riprese Kain.
Rosa annuì: -Eppure, in questi pochi giorni è cambiato tantissimo.-
-È cresciuto, perché gli eventi lo hanno richiesto, e lui ha saputo affrontarli molto bene.-
La donna annuì ancora una volta, quindi tornò il silenzio tra loro.
-Ci sei mancato, Kain.- riprese Rosa -È stato veramente triste vedere la tua stanza vuota, proprio la mattina dell'incoronazione.-
-Era una cosa che dovevo fare.- replicò il dragone.
-Lo so. E anche Cecil lo sapeva. Per questo aveva deciso di non annullare la cerimonia.- sorrise -Cid invece, appena ha capito che te n'eri andato davvero, avrebbe rimandato tutto per prendere l'aeronave e cercarti. Abbiamo dovuto trattenerlo a forza.-
Anche Kain sorrise: non si sarebbe aspettato niente di meno dal vecchio ingegnere.
-Grazie per aver capito.- disse, a bassa voce.
-Avresti potuto dircelo, però.- continuò la maga bianca, con forza -Eravamo davvero preoccupati, all'inizio. Avevamo paura che ti fosse successo qualcosa...- la sua voce si affievolì, ma il dragone intuì un'altra parte del discorso: temevano che non fosse finita, che tutto quello che era successo potesse ricominciare.
Lui non disse niente. Era soprattutto per quello che se ne era andato, per evitare che succedesse tutto di nuovo: non voleva fare ancora male ai suoi amici, né voleva che qualcuno giocasse ancora con la sua mente e col suo cuore. Il ricordo di quel giorno, a Baron, quando Golbez aveva imposto il suo controllo su di lui, tornò più violento di quanto non fosse mai stato negli ultimi diciassette anni. Gli tornò in mente tutto quello che lo stregone aveva detto, parola per parola, e il modo in cui lui avesse ceduto, quasi ricercando quel controllo.
-Kain?-
La voce di Rosa lo riportò alla realtà, e l'uomo si rese conto di tremare. Lei gli aveva appoggiato una mano sul braccio, e lo guardava preoccupata.
-Tutto bene?- domandò ancora.
Il dragone annuì e, passandosi una mano sulla faccia, sentì sotto le dita l'anello di metallo che gli cingeva la fronte. Sorrise amaramente: nonostante tutti i suoi sforzi, c'erano ancora parti di sé con cui non era riuscito a scendere a patti.
-Sì, tutto bene.-
-Comunque, sono contenta che tu sia tornato.- continuò la maga bianca, guardandolo negli occhi.
-Ci è voluto più tempo di quanto avevo immaginato, e non è andato tutto nel migliore dei modi...- fece Kain. Sapeva cosa aveva fatto il suo altro sé, da quando lo aveva sconfitto era come se i suoi ricordi fossero entrati dentro di lui, e brividi freddi gli percorrevano il corpo quando ricordava ciò che aveva pensato...e ciò che aveva detto a Rosa.
-L'importante è che tutto si sia risolto.- fu la replica della donna, inconsapevole dei suoi tormenti -E sono certa che anche Cecil sarebbe contento di rivederti.- aggiunse, accarezzando nuovamente il volto del marito. La sua espressione si fece triste.
-Troveremo un modo per riportarlo tra noi.- disse il dragone, posandole una mano sulla spalla.
Lei lo abbracciò, lasciandolo spiazzato per un attimo, quindi ricambiò la stretta.
-Grazie di essere tornato.- sussurrò Rosa.
-E questa volta non me ne andrò.-
Dei passi frettolosi sulle scale del Traghetto li fecero separare, e poco dopo entrò Ceodore, affannato ma sorridente.
-Abbiamo trovato una via per scendere!- esclamò.
-Bene.- replicò Kain, prima che la sua attenzione fosse attirata da una figura scura alle spalle del ragazzino.
“Golbez.”
Lo stregone non produceva quasi rumore quando si muoveva; sembrava un'ombra, pronta ad attaccarti alle spalle non appena ti fossi distratto un attimo.
Il mezzo seleniano ricambiò il suo sguardo, senza aprire bocca, ma il dragone non riuscì a sostenere i suoi penetranti occhi viola.
-Aspettiamo che ritornino tutti, poi ci dirigeremo là.- riprese Kain, provando a placare il disagio che avvertiva.
-E mio padre? Non possiamo lasciarlo qui!- Ceodore si avvicinò a Cecil, guardandosi attorno come in cerca di sostegno.
-No, certo.- il dragone lo sapeva, ma capiva anche che sarebbe stato un problema non da poco, considerando che i mostri non li avrebbero lasciati di certo in pace; rischioso, certo, ma non c'era alternativa -Dovremo portarlo in spalla, non c'è altra soluzione.-
Ma come Kain ebbe finito di parlare, Cecil aprì gli occhi e si mise a sedere.
-Cecil?- domandò la maga bianca, con una scintilla di speranza negli occhi. Speranza che, però, si infranse subito: il paladino non rispose al richiamo, e il suo sguardo rimase fisso sul vuoto davanti a sé. Uscì dalla capsula e rimase in piedi lì accanto, come in attesa. A quanto pareva, riusciva a muoversi da solo, anche nello stato in cui si trovava.
Forse, in tutto ciò che stava accadendo, quella poteva essere considerata l'unica nota positiva.
Lo so, sono lenta ad aggiornare...scusate tanto :(
All'inizio avevo detto che praticamente tutta la storia sarebbe stata tratta dal gioco. Beh, scrivendo mi sono venute in mente alcune scene che mi sarebbe piaciuto vedere, alcuni dialoghi che sarebbero stati interessanti; perciò, questo è il primo di tre capitoli dedicati a questi "dialoghi mancanti", sempre che non mi venga l'idea di aggiungerne altri.
Detto questo, ringrazio tutti voi che leggete e aspettate pazientemente. E, se ne avete voglia, lasciate una recensione, anche breve, qui sotto. Mi farebbe veramente piacere ^-^

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Capitolo 7
*** Magia bianca ***


Magia bianca


-Abbiamo trovato una caverna sicura, poco più avanti, abbastanza grande per tutti.- annunciò il vecchio ninja vestito di arancione, uno dei quattro agli ordini di Edge di cui Kain non ricordava il nome, e sui volti di tutti comparvero espressioni di sollievo: erano ore che continuavano ad avanzare senza trovare un posto in cui riposarsi, e quella notizia arrivava come una benedizione.
-Finalmente.- sospirò Ceodore, che non si era allontanato per un attimo dal fianco del padre, e Kain annuì: erano tutti stanchi, e se avessero continuato a scendere senza riuscire a dormire almeno un po' non sarebbero più riusciti a combattere.
Il ninja li guidò per quei tunnel sotterranei fino a un'apertura nella parete, dentro cui Edge e i suoi altri seguaci avevano già acceso un fuoco. In effetti, la caverna era molto grande, e sarebbero riusciti a sdraiarsi tutti per dormire; certo, non si sarebbe scaldata molto, considerata l'altezza, ma era pur sempre meglio di niente.
Nel vederli entrare, il re di Eblan sorrise: -Eccovi arrivati!-
Kain studiò il suo volto: cercava di mostrarsi allegro come sempre, era evidente che fosse stanco come tutti loro.
Mangiarono rapidamente, come se il cibo potesse sparire dalle loro mani da un momento all'altro, e anche Cecil riuscì a mangiare qualcosa, sebbene fosse troppo poco per un uomo normale. Era penoso vedere l'amico in quello stato: era pallido e aveva gli occhi spenti, sembrava non vedere davvero quello che gli succedeva intorno; fortunatamente, non si era più messo a gridare come sul Traghetto, però non sapeva dire se fosse un buon segno, perché il suo silenzio a volte gli sembrava anche peggiore.
Il dragone scosse la testa, provando a scacciare quei pensieri, ma mentre stava per coricarsi, Edward si alzò, richiamando l'attenzione di tutti: -So che siamo tutti stanchi, ma ritengo che sia meglio organizzare dei turni di guardia. Anche se questa caverna ora è libera dai mostri, non è detto che non proveranno a entrare mentre dormiamo.-
Era vero, non era sicuro dormire tutti, ma era difficile vincere la stanchezza dopo tutte quelle ore di marcia.
-Ci penso io.- si offrì Kain, alzandosi in piedi e afferrando nuovamente la lancia.
-Anch'io.- aggiunse una voce femminile.
L'uomo si voltò verso la ragazza dai capelli rosa che stava raccogliendo l'arco: -Sei sicura, Porom?-
-Sì. Quattro occhi sono meglio di due, no?- replicò lei -Però ci sarà bisogno di qualcuno che ci dia il cambio, dobbiamo dormire anche noi.-
-Faccio io!- esclamarono contemporaneamente Edge e Palom, sollevandosi in piedi.
I due si guardarono per un attimo, quindi il giovane mago tornò a sedersi: -Non importa, lascio a te.-
Il dragone represse un sospiro di sollievo: nonostante in quegli anni Edge sembrasse essere maturato un po', per certi versi lui e Palom avevano un carattere simile, e non era sicuro che sarebbero stati una buona coppia di sentinelle.
Dal gruppo si levò una voce giovane: -Allora ci penso io.-
Fu la figlia di Yang, Ursula, ad alzarsi. Nei ricordi del suo altro sé, Kain la vide per un attimo combattere: era forte per la sua giovane età, non c'era dubbio.
Non ci furono obiezioni per quei turni di guardia, nemmeno da parte di Yang, perciò il dragone e la maga bianca si diressero verso l'ingresso della caverna mentre gli altri si coricavano. Raggiunta la soglia, Kain si voltò ancora una volta verso i compagni, in cerca di una persona precisa.
“Dov'è andato, ora?” si chiese per un attimo, poi lo vide: appartato rispetto agli altri, Golbez era seduto immobile, e sembrava confondersi con le ombre proiettate dal fuoco sulle pareti di roccia.
-Ti turba così tanto la sua presenza?- domandò Porom a sorpresa.
Il dragone la guardò, e non seppe nasconderlo: -Sì. Non riesco ancora ad abituarmi al fatto che sia tornato.-
-Ci sta aiutando tantissimo, però. Sai, il patriarca è rimasto ferito nello scontro con Ramuh, l'altro giorno, e non sarebbe riuscito a richiamare il Traghetto; se non fosse stato per Golbez non saremmo qui.- fece la ragazza, rabbuiandosi mentre parlava del vecchio capo di Mysidia -Inoltre, Rydia mi ha detto che ha salvato la vita a lei e Luca quando sono state attaccate da Titano.-
-Sì, ho sentito che ne parlavano...- fece Kain con un sospiro.
-...ma non riesci ancora a fidarti, vero?- concluse lei, guardandolo con un mezzo sorriso.
-Già...-
Si chiedeva come facesse quella ragazza: sembrava riuscire a capire tutto, e trovava sempre le parole per fargli ammettere ciò che voleva tenere nascosto. Come quella notte nel villaggio dei maghi, anni prima, in cui aveva sperato di andarsene senza essere visto da nessuno.
-Quindi, eri tu con Ceodore a Mysidia, l'altro giorno?- riprese Porom, cambiando discorso.
-Sì.-
-Avevi qualcosa di familiare, ma non capivo cosa. Pensavo di essere io a sbagliarmi.- sospirò -Poi sono venuta a cercarti per chiederti aiuto, e non ci ho più pensato.-
-So cos'è successo. Mi dispiace per ciò che ho fatto.- disse Kain.
Lei lo guardò confusa: -Non devi scusarti. Non eri tu.-
-Invece sì, per quanto faccia ancora fatica a pensarlo. Alla fine, ho capito che lui non era altro che una parte di me, che ho cercato di negare per anni. Quello che è successo, in fondo, è stato per colpa mia.-
Porom chiuse gli occhi, appoggiandosi alla parete di roccia alle sue spalle: -Non ci avevo mai pensato, in effetti, a cosa fosse davvero il cavaliere delle tenebre che aveva sconfitto Cecil, anni fa...-
Nel silenzio che si venne a creare dopo la riflessione ad alta voce della ragazza, risuonò poco distante il richiamo di un mostro. I due balzarono in piedi, preparando le armi, e dalle ombre davanti a loro emerse un dinosauro scheletrico. Il dragone schivò il primo attacco e ne parò un secondo con lo scudo, quindi colpì più volte, fino a che il mostro non crollò su se stesso un un mucchio d'ossa.
-Attento!- gridò Porom da dietro, e Kain vide tre figure femminili pronte a lanciare magie contro di loro.
Imprecando, l'uomo iniziò a correre verso di loro, per poi saltare e colpirne una; alcune frecce ne abbatterono un'altra. La magia di fuoco dell'ultima sopravvissuta lo colpì, facendolo arretrare, ma il dragone si riprese subito e uccise anche quella.
-Tutto bene?- domandò la maga bianca quando fu tornato al lato dell'ingresso della caverna.
-Sì.- Kain si sedette e guardò il braccio sinistro: un taglio, non troppo profondo, era visibile attraverso uno squarcio nell'armatura -Energia.- mormorò, e una lieve luce bianca si generò dal palmo della sua mano, avvolgendo la ferita, che iniziò a richiudersi lentamente.
Gli faceva ancora uno strano effetto riuscire a usare la magia bianca. Se n'era accorto dopo lo scontro con quella ragazza misteriosa, nella sala del trono di Baron, e non si era ancora abituato all'idea.
-Lascia, faccio io.- disse Porom, avvicinandosi -Energia.-
La luce della sua magia lo avvolse completamente, facendogli passare anche il dolore delle bruciature della magia nera che lo aveva colpito.
-Grazie.-
Lei sorrise: -Sono una maga bianca, dopotutto, è un mio dovere.-
Tornando a guardare il braccio, Kain vide che non era rimasta traccia del taglio. Era riuscita a curarlo totalmente nella metà del tempo in cui lui aveva a malapena fatto rimarginare la ferita.
“Ne ho ancora da imparare...” si disse con un sorriso triste.
-Non dovresti paragonarti a me.- lo sorprese la ragazza -Io sono anni che mi esercito, tu hai appena iniziato a usarla. Col tempo ci riuscirai sempre meglio.-
La guardò stupito per un attimo: gli aveva letto nel pensiero? Sospirò e tornò a guardare davanti a sé: -Certo.-
Non parlarono più, fino a quando non arrivò il momento di svegliare Edge e Ursula per il secondo turno di guardia.
-Di già?- si lamentò il ninja, alzandosi -Non mi sarei dovuto proporre per fare la guardia, stavo dormendo proprio bene.-
-Allora vedi di non addormentarti lì fuori: io e Porom siamo stati attaccati.- replicò Kain, sedendosi a terra.
-Davvero? Allora dovrò ringraziare Edward per aver deciso di fare questi turni, quando si sveglierà.-
Edge si allontanò, e il dragone riuscì finalmente coricarsi. Mentre si addormentava, ripensò al dialogo avuto con la maga bianca e sorrise leggermente: quella ragazza continuava a stupirlo per l'abilità che mostrava nel capirlo.
Ed eccomi qua con un'altra parte di questa storia! Finalmente...
Mentre giocavo a ff4 the after years, ho trovato strano che non avessero messo nessun dialogo tra Kain e Porom...voglio dire: lei ha avuto per un po' a che fare con Kain oscuro, e diciamo che non lui l'ha lasciata un po' scioccata alla fine della sua storia; per questo ho voluto aggiungere anche questa parte.
Nota: non shippo Kain x Porom, se può esservi venuto il dubbio! Trovo solo molto interessante farli parlare ^-^
E sì, non ho messo Palom e Edge a fare la guardia insieme perché ritengo che loro due non si sopportino un granché, soprattutto Palom (mi riferisco alla scena nell'infermeria del castello di Troia...e poi Palom all'inizio di questo gioco mi è stato parecchio antipatico)
Bene, ho finito di parlare a vanvera, quindi vi saluto e spero di pubblicare quanto prima l'ultima parte (ebbene sì, ormai siamo alla fine)
E, per favore, lasciate una recensione qui sotto, vi va? ;)

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Capitolo 8
*** Finalmente, a casa ***


Finalmente, a casa


Cecil guidò Kain per le scale del castello, e il dragone lo seguì in silenzio. Erano passati anni da quando se n'era andato, ma riconosceva ancora ogni angolo di quel luogo, come se non l'avesse mai lasciato. E capì subito dove l'amico lo stava portando.
Si fermarono davanti a una porta, e Cecil si fece da parte: -Vai avanti tu.-
Kain spinse leggermente, e la porta si aprì con un debole cigolio. La luce del sole della tarda mattinata entrava dalla grande finestra sulla sinistra, illuminando l'arredamento semplice della stanza: un tavolo con due sedie proprio davanti all'ingresso, una rastrelliera per le armi e un manichino per l'armatura, vuoto; a destra, un letto con ai piedi una cassapanca.
La sua vecchia stanza.
L'uomo entrò, guardandosi attorno, e si rese conto che niente era cambiato da quella notte, diciassette anni prima; anche il biglietto che aveva lasciato era ancora lì, sul letto, sebbene l'inchiostro fosse ormai sbiadito.
-Io e Rosa avevamo deciso di lasciare questa stanza per te, per quando saresti tornato.- commentò l'amico dietro di lui.
-Cecil...-
Non trovava le parole. Non si aspettava tutto quello, non dopo che li aveva lasciati in quel modo. Le lacrime sfuggirono al suo controllo, rigandogli le guance, e le gambe cedettero per l'emozione. Era felice, come forse non lo era mai stato in tutta la sua vita. Felice di avere ancora un posto non solo nel castello, ma anche nel cuore dei suoi amici. Di sapere che lo aveva sempre avuto.
Sentì Cecil avvicinarsi a lui e appoggiargli una mano sulla spalla: -Bentornato a casa, amico mio.-


Quella sera soffiava una leggera brezza, troppo debole per far sventolare le bandiere con lo stemma del regno, ma abbastanza forte da increspare l'acqua nella grande vasca della terrazza. La luce del tramonto tingeva di rosso le mura del castello e la città. Oltre le ultime case, le pianure di Baron portavano i segni della pioggia meteoritica di pochi giorni prima.
Kain avanzò lentamente fino al parapetto, contemplando finalmente in pace il luogo che poteva nuovamente chiamare casa; si era liberato dell'armatura, indossando semplici vestiti leggeri. Erano tornati quella mattina, e il ritorno del re era passato subito in secondo piano quando si era saputo che ad essere tornato era anche Kain Highwind, il capitano dei dragoni sparito anni prima. Tra i soldati, l'uomo ne aveva riconosciuti alcuni che erano stati sotto il suo comando, nonostante il tempo trascorso, ma la maggior parte erano facce nuove, dragoni troppo giovani perché potesse averli conosciuti. E proprio questi avevano continuato a seguirlo, a cercarlo per tutto il giorno, alcuni più timidamente di altri, per potergli parlare: sembrava quasi che fosse diventato una figura leggendaria, e il pensiero non poté che farlo sorridere.
Un clangore di spade attirò la sua attenzione nello spiazzo sottostante la terrazza: Ceodore e Golbez stavano duellando, scambiandosi colpi in rapida successione nella luce calante della sera.
Anche la presenza dello stregone aveva suscitato scalpore tra gli abitanti di Baron, soprattutto quando il suo nome era divenuto pubblico: in molti ricordavano ancora con terrore gli eventi di diciassette anni prima. Lui sembrava non curarsi delle occhiate che riceveva, né dei mormorii alle sue spalle, ma Kain si chiedeva a cosa pensasse davvero.
Dei passi alle sue spalle lo riscossero da quelle riflessioni, ma non si voltò, intuendo chi fosse a cercarlo.
-Immaginavo che ti avrei trovato qui.- esordì Cecil, affiancandosi a lui.
-Come un tempo, eh?-
-Già.-
Kain lo guardò: anche lui aveva lasciato da parte l'armatura, per indossare abiti di fattura semplice, ma con ricami in oro sui bordi; sul capo portava la corona, un tempo appartenuta al suo padre adottivo.
-L'ultima volta, però, non eri ancora re.- commentò il dragone con un sorriso.
Cecil sospirò: -Sono passati un po' di anni da allora...-
-Eppure, mi sembra ieri che venivamo su questa terrazza, a parlare.- replicò l'amico, la cui attenzione fu richiamata nuovamente al duello sotto di loro: Golbez era balzato indietro tendendo il braccio destro davanti a sé; una fiammata si creò attorno a Ceodore, ma il suo corpo fu avvolto da una luce verde e parte del fuoco fu deviato alle sue spalle.
-Se la cava bene con la magia bianca.- commentò Kain, mentre ripensava al suo primo incontro con il giovane e a quanto fosse migliorato da allora.
-È stata Rosa a insistere che la imparasse. Voleva che fosse più protetto, in caso di necessità. Certo, speravamo non ce ne fosse bisogno...- fece il re, che invece guardava il figlio leggermente preoccupato.
-Non devi avere paura che si faccia troppo male: si è trovato in situazioni ben peggiori di questo combattimento.-
Cecil annuì senza dire niente, e Kain studiò il suo volto: sembrava ritornato quello di un tempo, sebbene fosse ancora più pallido e magro del solito, ma c'era qualcosa di diverso nei suoi occhi, come un'ombra.
-Come ti senti, ora?- domandò l'uomo.
L'amico sussultò, quindi sorrise: -Bene. Ormai mi sono ripreso quasi del tutto.-
-E dentro?- Kain si girò del tutto verso di lui -Saranno anche passati molti anni, ma ti conosco ancora abbastanza bene per capire che c'è qualcosa che non va.-
-Immaginavo.- sul volto del re, il sorriso si fece più triste -Per quello...non credo che riuscirò a tornare come prima. È un'esperienza che ti segna.-
Il dragone non poté che annuire: ricordava perfettamente come si era sentito anni prima, e non credeva che sarebbe mai riuscito a dimenticarlo.
-Mi sentivo confuso, senza controllo di ciò che facevo. Anche pensare era difficile. Vedevo quello che succedeva, e quello che facevo, ma mi sembrava quasi di non riuscire a capire se fosse giusto o sbagliato.- strinse forte i pugni sul parapetto -Poi c'è stato il buio, e il vuoto. Sentivo le vostre voci intorno a me, ma non riuscivo a raggiungervi.- sospirò -Credo di riuscire a capire, ora, come vi siete sentiti tu e Golbez.-
-Per me è stato diverso. Io avevo molta più libertà in ciò che facevo, però ho agito lo stesso in quel modo. È per questo che non riuscivo a perdonarmi.-
Tra i due amici cadde il silenzio. Tornarono a guardare zio e nipote che combattevano, ormai con meno energia di prima. Improvvisamente, il corpo di Ceodore fu avvolto da una forte luce bianca, quindi il giovane principe riprese ad attaccare con nuovo vigore; i suoi colpi si fecero più potenti e rapidi, tanto da costringere lo stregone a indietreggiare. Non durò a lungo, però: dopo alcuni fendenti, mentre il ragazzino stava per disarmare il suo avversario, cadde sulle ginocchia, sostenendosi con le braccia. Golbez gli si avvicinò, appoggiandogli la punta della spada sulla guancia, e gli disse qualcosa che i due uomini non sentirono.
-È stata una mossa imprudente.- fu il commento del dragone -Se fosse stato un vero combattimento, in quel modo si sarebbe fatto uccidere.-
-Sì.- assentì Cecil -Però si è battuto bene. È diventato molto più sicuro di sé in questi giorni, e quasi non lo riconosco. Prima non credo che avrebbe accettato di combattere contro mio fratello, se ne avesse avuto l'occasione.-
Kain guardò Golbez aiutare il nipote a rialzarsi e dirigersi verso le scale che portavano alla terrazza.
-Ceodore sembra essersi legato molto a lui.- constatò.
-Credo che sia perché è rimasto a vivere sulla luna.- il re sorrise -Quando era più piccolo, mi chiedeva spesso di parlargliene, ma purtroppo non potevo dirgli molto.-
-In fondo, anche lui è un po' Seleniano, no?-
Il paladino annuì, quindi abbassò lo sguardo: -Domani Golbez se ne va.-
-Come?- il dragone spalancò gli occhi.
-Ha detto che vuole tornare sulla luna.-
-Ho saputo quello che è successo lassù. Ma è possibile che non sia stata distrutta?-
-Non lo so...-
La loro conversazione fu interrotta dall'arrivo di Ceodore e Golbez sulla terrazza.
-Padre! Kain!- il ragazzino spalancò gli occhi nel vedere i due uomini, per poi arrossire visibilmente anche nella luce della sera -S-stavate guardando?-
-Sì.- rispose il dragone, incrociando le braccia -Ti sei battuto bene, ma la tua ultima mossa ti sarebbe potuta costare la vita.-
-Lo so. La prossima volta sarò più attento.- il principe raddrizzò le spalle.
-Sei cresciuto molto, ultimamente.- Cecil gli andò di fronte, posandogli una mano sulla testa -Ma non era esagerato usare la magia, fratello?-
-È stato lui a chiedermi di farlo. Ed è un bene essere pronti anche a queste situazioni.- replicò lo stregone, quindi si voltò, tornando nel castello.
-Aspetta!- gridò Ceodore nel corrergli dietro.
Golbez era veramente distaccato, come se non volesse avere relazioni con nessuno. E forse era così. Kain non poteva fare a meno di pensarlo.
-Sembra essersi legato molto anche a te.- il commento di Cecil lo strappò da quelle sue riflessioni.
Il dragone replicò con una smorfia: -Immagino sia naturale, dopo aver viaggiato insieme così tanto.-
L'amico gli sorrise, poi tornò serio: -In realtà, ti stavo cercando anche perché ho una cosa da chiederti.- fece una breve pausa -Ho intenzione di ricreare le Ali Rosse, e vorrei che tu fossi il nuovo comandante.-
Kain lo guardò sbalordito, senza riuscire a dire niente per un lungo periodo: -Stai scherzando, vero?-
-No.- replicò il re -Non saranno più una forza d'attacco verso altre nazioni, e ho già deciso che domani darò ordine di disarmare tutte le aeronavi, ma ho bisogno che sia tu a guidarle.-
-Perché proprio io?- domandò il dragone, dopo una breve pausa.
-Perché mi fido di te, e anche Ceodore. E so che non lo tratterai diversamente solo perché è il principe.- Cecil alzò lo sguardo al cielo -Era anche il motivo per cui avevo lasciato che fosse Biggs ad addestrarlo: lui non ha mai fatto favoritismi.-
Kain annuì, ripensando a quando Ceodore gli aveva parlato del suo comandante: diceva che era molto severo con lui, ma alla fine era stato proprio lui a salvargli la vita.
-Non pretendo che tu mi dia una risposta ora- continuò il re -ma ti chiedo di pensarci. E spero che accetterai.-
Erano passati anni da quando Kain comandava i dragoni, e non era sicuro di essere ancora in grado di guidare qualcuno dopo essere stato da solo per tutti quegli anni, ma con un sospiro rispose: -Va bene, ci penserò.-
Cecil lo ringraziò, quindi i due amici ripresero a parlare come facevano quando erano ragazzi, mentre nel cielo iniziavano a comparire le prime stelle e la luna illuminava d'argento i muri del castello.
Ebbene, finalmente è finita! Seriamente, non credevo che sarebbe venuta così lunga, era nata come una semplice one-shot, e invece sono arrivata fin qui XD
E così, il cerchio è chiuso: Kain che se ne va da Baron e che ritorna. E Cecil gli chiede di diventare il comandante delle Ali Rosse XD
Non credo di avere altro da dire. Grazie di aver letto, spero vi sia piaciuta, e, se volete, lasciatemi il vostro parere nelle recensioni ^-^
Vi lascio con un piccolo bonus, che non ho potuto non scrivere.

-Dovresti lasciare che Ceodore cresca un po' da solo.-
Cecil guardò Kain con lo sguardo confuso: -Come?-
-Tu e Rosa siete troppo preoccupati che si possa fare male. Dovreste lasciare che diventi più indipendente.- continuò il dragone, incrociando le braccia.
-Lo stiamo già facendo...-
-E allora perché dorme ancora con voi?-
-C-cosa...?-
-Sono stato nella vostra stanza.- replicò secco Kain.
Cecil balbettò qualcosa, poi disse: -Devo andare...- e corse via.
Kain sospirò, sorridendo.
 

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