Fairy Classroom- First Plan

di Master Chopper
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lezione 1: Come si uccide la paura? ***
Capitolo 2: *** Lezione 2: Come si uccide la forza? ***
Capitolo 3: *** Lezione 3: Uccidi l'istinto. ***
Capitolo 4: *** Lezione 4: Uccidi l'illusione. ***



Capitolo 1
*** Lezione 1: Come si uccide la paura? ***


Attenzione: La fanfiction che segue presenta  personaggi canonici OOC. Inoltre, ogni riferimento politico o a persone realmente esistenti è puramente casuale.
Spero che la lettura sia di vostro gradimento. Sono Master, e ci vediamo nell'Angolo Autore. Ciao!




Lezione 1: Come si uccide la paura?


L’aula era buia, soltanto un opaco fascio di luce sfuggiva alle tapparelle abbassate delle finestre.

Un leggero pulviscolo, passandoci attraverso, si illuminava e andava a posarsi sul pavimento di legno.

 

Non un rumore.

Nemmeno la figura seduta alla cattedra pareva respirare. Dritta e composta, quanto misteriosa e fredda, attendeva.

E attendeva…

E…

 

“ Buongiorno, Sensei.”

 “ Uauauauah! Cosa ?”


La figura in penombra sollevò di scatto la testa, iniziando a dimenarsi sulla sedia.

Dopo qualche secondo si accorse dello sguardo leggermente spaventato e confuso della ragazza albina che lo fissava, così si riprese.

“ Oh… Buongiorno Lisanna-chan. Perdonami ma mi ero appisolato.”

Il Sensei sorrise con fare pacato, e la ragazza si andò a sedere.

Presto si aggiunsero altri ragazzi e ragazze alla classe, ognuno salutandolo e chiamandolo ‘sensei’.

 

Con una metodicità quasi noiosa, lui alzò lo sguardo verso l’orologio sul muro e aprì il registro sul tavolo.

 

Alle 08:05 la lezione cominciava, come in ogni scuola, come sempre in quella classe.

 

Una ragazzina dal fisico minuto e dai capelli color turchese si mise in piedi prima di tutti.

“ In piedi.” La voce le tremava.

Un solo rumore di scarpe sul pavimento, come un coro.

“ Inchino.” Un silenzioso sigillo.

 

“ Ohayou-gozaimasu !”

“ Ohayou-gozaimasu.” Rispose il professore a tutti gli studenti che ora si erano rialzati.

“ Chakuseki.”  Concluse, e tutti si sedettero.

 

Mormorò per qualche secondo, lisciandosi con l’indice e il pollice il mento.

“ Oh, non avevo notato queste.”

Sulla cattedra erano state appoggiate due mele rosse, abbastanza grandi e luccicanti. Persino l’etichetta del marchio di produzione era ancora attaccato.

“ Ou ou ou… ” mormorò a bassa voce, mentre osservava con sguardo languido i due succulenti frutti.

“ Ecco, ragazzi… vi dispiace se do un morso? Non ho fatto colazione stamattina.”


“ Certo, Sensei.”

“ Certo, Sensei.”

Due studenti risposero, identificandosi come i portatori delle due mele.

“ Facciamo che ora assaggio solo una, va bene ?”

Il Sensei osservò sorridente i due ragazzi e afferrò il frutto.

“ Anche quando io andavo a scuola era un’usanza portare una mela al Sensei. Quanti bei ricordi.”

 

Dieci minuti della lezione di matematica passarono con una  veloce correzione degli esercizi svolti a casa e con delle riletture dalla teoria sul libro.

Circa alle 08:25

 

“ Interessante modo di risolverlo alternativamente, Moulin. Devi solo prestare più attenzione nel ricordarti la differenza tra come risolvere un binomio e come un trinomio, perché ho visto un po’ di incertezza.”

La ragazza dai lunghi capelli verdi annuì, con un minuscolo sorriso a testa bassa.

“ Un po’ più di sicurezza, tranquilla.” Il professore ricambiò raggiante il sorriso e la rimandò a posto.

 

“ Bene! Ora ora ora, potremmo spostarci all’Unità…”

La frase si interrupe a metà, mentre con il fiato sospeso il professore finiva lentamente di espirare.

 

Il semplice movimento di portarsi la mano destra vicino al volto, dagli studenti fu visto a rallentatore, come una sequenza slow-motion in un film.

Allo stesso tempo, in un segnale che rimbombò rumoroso nell’aula, uno studente scattò in avanti, arrivando alla seconda fila di tavoli.

Portò meccanicamente una mano vicino al fianco sinistro e estrasse da sotto la divisa una pistola di calibro .380 ACP, puntandola e iniziando a sparare nel “sordo” silenzio.

 

Mentre le orecchie e i cervelli di tutti si riempivano con il suono delle numerose cartucce che permetteva di sparare in successione l’arma, un altro ragazzo si alzò in piedi, saltando su due banchi alla sua sinistra ed estraendo un’arma simile.

Il bersaglio era lo stesso: il Sensei.

 

I proiettili stranamente non frantumavano la lavagna o le mura, ma rimbalzavano come sfere di gomma sulle pareti e sulle assi del pavimento.

Grida e un fragoroso fracasso di tutti quei bossoli che schizzavano da una parte all’altra. Alcuni studenti avevano indossato dei caschi con una visiera in vetro, accucciandosi saggiamente sulle loro sedie.

 

“ Yahuu! La taglia sarà mia e al quel punto, fanculo questo inferno !” sbraitò un ragazzo muscoloso e dalla ispida chioma corvina, mostrando la lingua con il piercing e degli acuminati canini.

“ Tua? Ma se sai solo sparare a casaccio !” L’altro ragazzo, quello che rapidamente si era spostato sui tavoli, ora puntava inginocchiato continuando a sparare. I capelli mori gli ricadevano sulla fronte, ma era così preso dal mirare e premere il grilletto che non gli importava di null’altro.

 

“ Coff! Coff! ”

Un ripetuto tossicchiare si udì nitidamente, sovrastando nelle orecchie dei due alunni il rumore degli spari.

Improvvisamente calò il silenzio.

 

“ Oi, è andato di traverso un semino che mi si era incastrato fra i denti.”

Il Sensei, ora in fondo alla fila di banchi, stava sorseggiando da una borraccia un po’ di acqua, bevendo abbastanza rumorosamente.

Una volta finito, sospirò, sollevando lo sguardo.

 

Il corvino era ammutolito così come il compagno, ma con un grido d’ira provò a colpire nuovamente il suo professore.

“ Scarico. Non devo nemmeno spostarmi.” Cinguettò il sensei, mentre il ragazzo constatava un istante dopo di quanto fosse vera quell’affermazione.

 

“ Gajeel-kun, non hai ancora imparato a contare i proiettili.”

Uno sguardo al pavimento, ricoperto di bossoli e minuscole sfere dall’insolito colore rosa.

“ Mentre tu, Gray-kun…”

Il ragazzo che si trovava in piedi sul banco sussultò, ancora sconvolto da quanto successo.

“ Interessante la tecnica di sparare mentre eri in movimento per coprire il fuoco di Gajeel-kun, ma spostandoti sulla destra hai lasciato una debole apertura sull’intero lato sinistro.”

 

 

Il Sensei. Cos’era il Sensei?

 

Un mese prima, a Settembre, quattro misteriose vetture con il marchio del Governo Giapponese si erano presentati nel cortile del… del loro edificio.

Uomini vestiti come i classici agenti segreti che si vedevano nei film avevano interrotto la terribile attesa dell’inizio delle lezioni.

 

Tesi coi nervi a fior di pelle, qualcuno di loro aveva rischiato di svenire, ma avevano comunque atteso che quegli agenti facessero la prima mossa.

Dopo aver sentito solo mormorii nei corridoi, un uomo era entrato nell’aula, scortato da altri due… militari, agenti?

Non lo avevano ancora scoperto.

 

“ Classe Prima F della Magnolia High School, il mio nome è Doranbolt e vi parlo in nome dei Servizi Segreti della Quinta Unione.”

La Quinta Unione era il progetto rivoluzionario di quel secolo: Asia, Europa e America avevano stipulato un’Alleanza dopo la Terza Guerra Mondiale. L’Unione tentava di accogliere altre nazioni, con l’obbiettivo finale di impedire un’altra guerra tra tutti i continenti.

Ma nessuno aveva più sentito parlare dei Servizi Segreti, la squadra dal numero di agenti sconosciuto che nella Terza Guerra aveva rappresentato la forza del Governo Giapponese.

 

Tutto questo accumulo di dubbi, informazioni creò un’unica onda di terrore nella stanza, coinvolgendo i quattordici studenti di primo liceo.

 

“ Siete stati scelti dal Governo come unici mediatori e responsabili del più grande segreto al mondo. Una creatura misteriosa che minaccia la pace dell’Unione e della Terra. Il vostro compito sarà di… ucciderlo entro il mese di Giugno.”

L’uomo che aveva preso parola era abbastanza alto, con una corporatura snella e dei corti capelli neri arruffati.

La carnagione era color oliva, con una barba rada e due cicatrici a forma di  ‘X’ congiunte color fango che gli solcavano la tempia sinistra.

Gli occhi azzurri erano freddi, così come il tono di voce impostato e duro, ma in determinati momenti mostrava un certo rancore in quello che diceva.

Forse gli era difficile parlare in quel modo ad una classe di ragazzini e ragazzine? Non sarebbe stato facile per nessuno, benché meno per il Governo stesso, ma proprio per quel motivo… avevano scelto lui.

 

Un uomo di ferro, che aveva abbandonato la strada dei sentimenti da molto tempo. Il rancore non era nulla, rispetto a quello che lo aveva portato ad essere l’agente segreto Doranbolt.

 

“ La creatura in questione ha deciso di sua spontanea volontà di voler diventare il nuovo professore di questa classe. Il preside dell’istituto è uno dei pochissimi umani attualmente a conoscenza della sua vera natura, ed ha accettato affinché portasse avanti il programma di studio.”

 

Il preside della Magnolia High School, Mard Tanimoto Guille, era attualmente uno dei più ricchi neo-quarantenni del Giappone, grazie a numerosi premi per brillante società scolastica che aveva creato.

Un’industria progressiva che da cinque anni sfornava lavoratori instancabili e capaci di integrarsi istantaneamente nel mondo del lavoro e della istruzione universitaria.

Ma forse qualcosa era andato storto.

 

Poco dopo, la porta era stata aperta nuovamente, e tutti gli uomini in nero si erano messi in allerta.

 

Un ragazzo.

E’ solo un ragazzo, pensarono gli studenti sin dal primo secondo.

 

Sarebbe potuto passare per un normalissimo cittadini giapponese: aveva la carnagione chiara, gli occhi scuri e dei capelli neri di media lunghezza pettinati ordinatamente e con un ciuffo ribelle in cima alla capigliatura.

Il particolare più strano era il suo abbigliamento, che avrebbe potuto tranquillamente confonderlo con un antico romano.

Di fatti, indossava una tunica nera come la pece che arrivava però fino al polpaccio, e sopra una toga bianca arrotolata sulla spalla sinistra. Ai piedi calzava degli stivali di pelle anch’essi neri.

La tunica aveva un collo a ‘V’ che la faceva più assomigliare ad una felpa, con dei piccoli bottoni d’oro e dei ricami dello stesso colore.

 

Era entrato in classe sorridendo e guardando con due vivaci occhi uno per uno tutti i ragazzi della prima F. Era curioso, si notava dal suo sguardo. Voleva conoscerli e l’atmosfera lo elettrizzava.

“ Buongiorno, ragazzi. Da oggi sarò il vostro nuovo professore e responsabile di classe. Spero ci troveremo bene insieme !”

La misteriosa creatura fece un inchino, e da allora il mondo cambiò. Aveva stabilito il suo territorio.

Non una richiesta, non una domanda… era stato tutto ordinato e deciso da chissà quanto tempo prima, e loro non potevano fare niente per cambiare il corso del destino.

 

 

Ecco cos’era il Sensei.

 

Si udì soltanto Gajeel imprecare fa i denti un qualcosa come ‘ E’ impossibile ammazzare questo bastardo’, al che il Sensei rise di gusto.

“ Spero davvero che voi riusciate ad uccidermi prima di Giugno, ragazzi. Ve lo auguro con tutto il cuore.”

Era impossibile capire quanto potesse essere serio o sarcastico mentre ripeteva per l’ennesima volta quella frase.

Continuava sempre ad avere quell’espressione di calma e pacatezza, mentre rideva e sorrideva amabilmente.

 

“ Vediamo un po’… interrogazione! Come avevate architettato questo piano ?”

Nessuno rispose. Nessuno voleva davvero parlare, nonostante in pochi fossero a conoscenza di quell’ultimo piano di assassinio.

“Juvia-chan! Una delle due mele conteneva all’interno una concentrazione di colla avvolta da plastica, così che potesse strozzarmi una volta entrata a contatto con la temperatura corporea nella mia bocca. Infine, Gajeel-kun e Gray-kun mi avrebbero falciato con una raffica calcolata di proiettili. Come avrei potuto non rischiare la colla ?”

 

Juvia Lockser, una ragazza dai capelli blu scuro lisci e lunghi fino alle spalle, sembrò esitare davanti a quella domanda. Abbassò lo sguardo, e tremando rispose:

“ Credo… scegliendo quella senza colla? ”

 

Il professore annuì lentamente, voltandosi verso gli altri studenti.

“ Fortuna, dici? In effetti anche se avessi sospettato, le mele erano entrambe in perfetta condizione e con ancora il marchio incollato sopra. Questo è stato un ottimo tentativo per farmi ‘dubitare dei miei stessi dubbi’. Davvero intelligente !”

 

“…”

“ Come hai detto, Max-kun ?”

 

Un ragazzo in prima fila, dai capelli castani lunghi con la riga in mezzo e un principio di pizzetto sul mento, sobbalzò sulla sedia.

“ H-ho detto che avresti anche potuto ingoiarti la colla e sopravvivere, visto che non sappiamo niente che genere di mostro tu sia.”

“ Umh, ti assicuro che sono umano al cento per cento, Max-kun.”

Rise nuovamente il professore, mentre iniziava a voltarsi.

 

Ma tutti si sorpresero quando, alla sua risata se ne sovrappose un’altra, più beffarda.

“ Ti faccio davvero i complimenti, mostro! Ed io che pensavo di prendermi la taglia sulla tua testa in un colpo solo, con questo piano.”

 

Quel ragazzo... Insieme ai già citati Gray Fullbuster e Gajeel Redfox, Natsu Dragneel e un quarto studente erano il motivo per cui era stata creata la sezione ‘F’.

Originariamente un gruppo di recupero per gli inguaribili piantagrane e rissosi ragazzi del primo anno, la classe era diventata la cassaforte degli studenti bocciati e classificati come non idonei alla Magnolia High School. Un ripostiglio per coloro che non potevano essere visti, dei pessimi modelli da seguire, ma degli ottimi esempi di come non diventare. Esposti sotto gli occhi di tutti, ma dietro una sicura barriera di vetro.

Una gabbia in realtà, fredda come le speranze che si frantumavano e i sogni che si dissolvevano.

La classe F… F come Failures*.

 

E così Natsu Dragneel, mentre tutti si lasciavano prendere dallo sconforto e dalla rovina, rideva divertito da quella sfida tanto inebriante.

“ E’ stato anche un bel piano, Natsu-kun, ma non approvo il tuo modo di agire escludendo i tuoi compagni dalla mia uccisione. Gray-kun e Gajeel-kun hanno lavorato bene insieme, ma se mi uccideste collaborando tutti sarebbe ancora più divertente e con un margine di fallimento ridotto.”

 

“ Bah !” sbottò tranquillamente Natsu.

Era davvero il diavolo che descrivevano nella Magnolia High School. Con il suo sorriso pericoloso e quegli occhi neri come il carbone, poteva mandare in frantumi qualsiasi cosa e ridere divertito un istante dopo.

Più volte aveva scatenato delle risse in città, battendo però Gray e Gajeel in quanto a persone mandate all’ospedale.

Era impossibile per chiunque capire cosa gli passasse per la mente.

 

“ Forza, Sensei. Ti rispetto comunque per la tua forza, quindi per me è tutto apposto. Ok? ”

E con la stessa allegria e innocenza di un bambino che si scusa per i suoi errori…  Natsu tese la mano destra in segno di scuse.

“ Natsu-kun… non penserai che io sia davvero così stupido ?”

Lentamente il Sensei si avvicinò, facendo svolazzare la toga attraverso le file di posti, fino ad arrivare davanti al banco di Dragneel.

 

“ Nah! Non scommetterei molto sul contrario.”

 

Un fruscio talmente debole da essere quasi impercettibile.

Dall’oscurità nella manica della giacca del ragazzo venne sparato, letteralmente, ad altissima velocità un proiettile misterioso.

Questo, centrò in pieno la fronte del professore.


“ Quindi avevo ragione…”

La penna a stilo era rimasta sospesa a mezz’aria, a pochissimi centimetri dal volto del Sensei.

“ Utilizzi la tua supervelocità solo quando sei più in allerta, altrimenti devi usare la telecinesi.”

Natsu si abbassò la manica, svelando un sottile elastico che ora manteneva soltanto tra il pollice e il mignolo, tesi in direzioni opposte.

Usando il suo orologio come sicura, aveva improvvisato la sua mano come una fionda, così da riuscire a sparare la penna con un movimento necessario da sbloccarla.

 

Una tattica astuta, tanto da aver sorpreso persino lo stesso bersaglio, che ora aveva gli occhi sgranati e il sorriso appena smorzato.

“ Allora, mostro, ti sei spaventato? Questo è solo l’inizio, e già tra una settimana sarò in grado di controllare il tuo stato di allerta a mio piacimento. La tua fine arriverà presto.”

Il ghignò di Dragneel si era allargato a dismisura, mentre intanto si era messo in piedi per avvicinare la testa a quella dell’altro.


C’era evidentemente qualcosa che non andava in quel ragazzo: la sua filosofia era corrotta e il divertimento che traeva da quel ‘gioco’ era spaventoso. Ma se fosse invece stato tutto normale?

Cosa avrebbe fatto un qualsiasi altro ragazzo nella sua condizione, ossia con la possibilità di uccidere liberamente un segreto di stato, guadagnandosi anche una ricompensa di dimensioni epiche?

D’altronde, nessuno voleva non uccidere il professore. Non li aspettava di certo la speranza di una vita normale, se avessero fallito.

 

“ Avrei due cose da dirti, Natsu-kun ...”

La penna venne frantumata in un istante in più frammenti di plastica, senza apparentemente fare nessun rumore.

“ La prima è che in un modo o nell’altro riuscirò a cambiare il tuo modo di pensare. Dal punto di vista logico è normale che l’istinto di sopravvivenza domini, in quanto animali, ma per me insegnarvi è più importante di quello che farò a Giugno.”

Una frazione di secondo dopo, il docente era tornato a sorridere con pacatezza, stringendo una nuova penna che posò sul banco.

“ Inoltre…” Sussurrò voltandosi.

“ Non mi piace essere chiamato ‘mostro’ o ‘creatura’ !” Nonostante stesse sorridendo, una piccola vena d’irritazione aveva iniziato a pulsargli sulla fronte, facendolo sembrare quasi buffo.

“ Comprendo che ai vostri occhi sono esattamente così, ma secondo questo punto di vista non mi costerebbe nulla a chiamarvi con il vostro numero di posti. Invece voglio avere anche io un nome come tutti voi.”

E con questo piccolo sfogo, prese in mano il gessetto ed iniziò a scrivere sulla lavagna impolverata.

“ Zelante e Rispettabile Essere Fatato, Lord Paladino dell’Oblio !”

 

Sì, stava facendo sul serio.

In pochissimo tempo, l’aria di tensione si era trasformata in vergogna per il Sensei da parte di tutta la classe.  Nessuno sarebbe mai riuscito a chiamare il loro professore, con poteri mentali potentissimi e capace di rompere la barriera del suono, in quel modo.

Era stupido, pareva il nickname che usavano i bambini sugli MMORPG fantasy.

L’unico che aveva il coraggio di ridere era Natsu.

 

“ Sensei...”

“ Sì, Lucy-chan ?”

“ E se utilizzassimo un acronimo, tipo una sigla per qualcosa ?”

 

“ Ooh, ma mi piace troppo questo nome, non va bene ?”

Era davvero ossessionato da quel titolo da quattro soldi, si notava nella sua espressione delusa.

“ Zeta… E…” Stava pensando Levy McGarden, mormorando ad alta voce.

 

“ Sì !” esclamò il professore, sul punto di una vera e propria rivoluzione.

O forse… una rinascita.

“ Zeref-sensei andrà benissimo, ragazzi !”

 

 

 

 

 

* Failures vuol dire fallimenti, ma il sostantivo singolare Failure/Fail in inglese significa anche bocciatura.

 

 ...
 

Posizione imprecisata; Riunione delle massime cariche politiche della Quinta Unione. Molte settimane prima.

 

“ Ripeterò quel che ho detto una volta ancora, così che possiate fare tutti i vostri rapporti.”

Al centro dell’enorme tavolo a forma di circonferenza, esattamente su di una grande lampada azzurra, una misteriosa creatura si era manifestata sotto gli occhi increduli dei governatori.

Non si sapeva come fosse entrata, l’unica cosa certa e che non era disposta ad uscire.

 

Una squadra di guardie del corpo aveva provato ad afferrarlo, mentre uomini armati gli coprivano le spalle, ma tutti si erano ritrovati ad afferrare il vuoto. Dopo una sparatoria e diverse tattiche di cattura, il reparto della difesa era caduto stremato a terra, mentre l’infiltrato continuava tranquillamente a leggere da un foglio il suo ultimatum.

 

Perché era quello in realtà il suo obbiettivo.

“ Sono un essere umano venuto dal futuro, una data non troppo distante dall’anno corrente. Ho intenzione di spazzare via l’intera razza umana, per questo sono qui per dichiarare guerra a tutto il pianeta Terra.”

Spalancando le braccia, il ragazzo dai capelli neri fece impallidire e quasi far mancare una ventina di uomini al suo ascolto.

“ E perché mai non ci hai già uccisi tutti, visto che ti reputi addirittura così forte ?” aveva chiesto un anziano più coraggioso e dal sangue freddo.


“ Potrei farlo, ve lo assicuro, anche in questo preciso istante… nel senso più letterale della parola. Ma per ragioni che non meritate di sentire, ho intenzione di darvi una chance. L’unica fino al mese di Giugno, dove vi distruggerò.”

 

“ Aspetta un attimo! Cosa hai intenzione di fare nel mese di Giugno?” Urlarono gli inviati della stampa e il ministro giapponese della Difesa.

Non ci fu subito una risposta. Soltanto dopo qualche secondo, un leggero ronzio interruppe il silenzio carico d’ansia.

I fucili e le pistole con cui erano armate prima le guardie del corpo, avevano iniziato a fluttuare e turbinare come tanti satelliti intorno al ragazzo.


“ Da un po’ di tempo ha piazzato silenziosamente dei sigilli psichici nel corpo di numerosi umani in tutto il mondo. A mio piacimento, posso far letteralmente esplodere questi individui senza che nessuno sia in grado di risalire al perché. Così facendo i vari stati non accordati con la Quinta Unione inizieranno a sconvolgersi, ed a quel punto controllerò le menti di uno qualsiasi di voi per scatenare la Quarta Guerra Mondiale. In circa un mese dovrei riuscire a decimarvi tutti, a meno che non vi siate già scannati con le vostre mani.”

A quel punto rise. Rise e rise così forte da impiantare la sua stessa risata tragica nel cuore e nel cervello di quegli uomini, marchiandoli con un incubo indelebile.

 

Il Presidente del Giappone si rimise seduto, cercando di mantenere un contegno nonostante il pallore e il sudore che gli inondava la faccia.

“ E… quale sarebbe questa chance ?”

 

La creatura rimase immobile, con il sorriso pacato stampato sulla faccia e gli occhi quasi socchiusi.

“ Una classe d’assassinio.”

 

“ Cosa ?!” esclamarono tutti. I giornalisti iniziarono a riaccendere le telecamere, la stampa prendeva appunti e ogni singolo uomo spalancava occhi e orecchie.

Dove voleva andare a parare quel mostro?

“ Sì, avete capito bene.  Aula de asesinato, assassinat classe, ansatsu kyōshitsu o se preferite assassination classroom. Una classe di un liceo di Magnolia, la nuova regione semi-indipendente del Giappone, a mia scelta tenterà nel corso dei due quadrimestri di uccidermi. Io non li attaccherò e mi impegnerò per non uccidere nessun altro umano esterno alla classe.”

Dopo quell’assurdo discorso, si voltò per divertirsi delle espressioni incredule che lo osservavano.

 

“ Fermi tutti! Perché dovremmo fidarci di questo mostro?” Sbraitò un presidente, mentre si puntava la pistola della propria guardia del corpo alla tempia.

“ Oddio, signor presidente, si fermi !” esclamò questa, cercando in tutti i modi di bloccarlo.

 

Gli occhi si rivolsero nuovamente sul  messaggero dell’apocalisse, che nel mentre continuava a ridere.

“ Se questo può bastarvi come dimostrazione della mia infinita potenza psichica… direi che non potete far altro che accettare la mia gentilissima richiesta.”

 

 

 ...
Presente.

 

E la lezione inizia.

Ma il Sensei che è stato chiamato innumerevoli volte mostro ed ora porta orgogliosamente il nome di Zeref, non ha paura.

Non ha paura, semplicemente perché non sente la paura.

 

Quasi gli mancano i giorni antecedenti al suo arrivo nella classe F, dove tutti lo accoglievano cercando di piazzargli due pallottole in testa o di farlo esplodere con la dinamite…

Ci ripensa un po’, sospira. Ma non si pente, perché qualcosa gli impedisce di andarsene in quel preciso istante dal’aula per andare a scatenare il terrore sulla Terra.

Qualcosa che non ha tempo per essere spiegato, perché la lezione è incominciata.

 

“ Natsu-kun, niente omicidi che interrompano la lezione !”

E anche perché qualcuno non riesce ad imparare una lezione…







 

Angolo Autore:


Welcome back! Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, che lo abbiate trovato interessante o quantomeno divertente. Ma prima di parlare del perché è nata questa fanfiction, vorrei scusarmi con tutti i miei lettori, consapevoli del fatto che attualmente ho altre Long in corso.

Poi! Questa fanfiction, come tante altre, è nata dall'unione tra la noia e l'ispirazione random. L'ispirazione è nata leggendo l'unico capitolo di una fanfiction di qualche mese fa (purtroppo mai più continuata), dove una classe formata da alcuni membri di Fairy Tail viene scelta per una Battle Royale. Se non sapete cosa sia Battle Royale, vi basti sapere che è un romanzo giapponese (tranquilli, per voi poveracci senza i soldi neppure per cercarlo in italiano, c'è il film doppiato e il manga. Ovviamente stavo scherzando), e che Hunger Games è una sua bella scopiazzatura (almeno dal punto di vista mio, e di tutte le persone che hanno letto/visto Battle Royale prima di Hunger Games).

E quindi c'è stato il: sarebbe molto figo creare una mia classe di Fairy Tail.
E allora mi sono detto, sì cavolo, farà sicuramente un sacco di visualizzazioni, perché tanto qui le AU scolastiche vengono apprezzate e recensite anche nel caso fossero obrobri indicibili *ba dum tsss*

Ma daaai, scherzo, è ovvio che anche io qualcuna riesco ad apprezzarla: tra le mie storie preferite/seguite/ricordate, ce ne sono anche più di una.

Abbandonando l'angolo cattiveria e ironia, quando io sarei il primo da criticare: vorrei portare una fanfiction originale, attualmente non ho trovato in giro per il web idee simili (solo semplici crossover tra FT e AC, ma parlando di personaggi e non di trama).
Ovviamente questa fanfiction può essere apprezzata e seguita anche da chi non consoce Assassination Classroom, e tengo a dire anche per chi lo conosce: non aspettatevi di prevedermi, questa storia con AC ha solo l'incipit di trama.

 Darò molto spazio a tutti i personaggi, perché secondo me uno degli errori di entrambe le opere, è quello di dare troppa importanza a determinati personaggi, magari facendoli sempre interagire con gli stessi soggetti per permettere al lettore di 'sognare' le (maledettissime) ship.

Immaginatevi una roba alla GTO, per intenderci.

Bon, come al solito rischio di fare l'angolo autore più lungo del capitolo, quindi sparisco e... per favore, riguardo ai commenti di poco prima, a chi si sente punto nel vivo: cercate di essere sinceri/e e anche autoironici/che nelle recensioni. Mettetevi anche nei panni di uno che qeusto fandom per lungo periodo l'ha osservato dall'esterno.


Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Lezione 2: Come si uccide la forza? ***


Attenzione: La fanfiction che segue presenta  personaggi canonici OOC. Inoltre, ogni riferimento politico o a persone realmente esistenti è puramente casuale.
Spero che la lettura sia di vostro gradimento. Sono Master, e ci vediamo nell'Angolo Autore. Ciao!



Lezione 2: Come si uccide la forza?

 
Non è facile parlare in quel modo con dei normali cittadini, pensava Doranbolt mentre si avvicinava alla Magnolia High School dell’omonima città giapponese.

Ma invece, adesso che sostava nel parco fuori dall’edificio, dei forti dubbi rischiavano di dargli preoccupazioni per i mesi a seguire.

Non aveva mai visto degli sguardi così spenti e vitrei in vita sua, nemmeno da parte dei suoi anziani generali negli anni dopo la Terza Guerra mondiale.

Il problema era che quei ragazzi della F, non avevano di certo affrontato una guerra…

Forse. Sinceramente i dubbi nominati prima erano fondati proprio su ciò che aveva ascoltato nell’ora precedente.

 

La prima cosa che aveva potuto notare nella scuola, era certamente il clima rigido e freddo, che tanto viene elogiato all’estero ma che sembra più che altro ricordargli i tempi della caserma.


La Magnolia High School è senza dubbio il liceo più premiato in tutta Magnolia, nonché uno dei più conosciuti in tutta lo società d’istruzione nipponica.

Il termine modello era sprecato dalle riviste specializzate, così come i nobili appellativi assegnati all’unico Direttore di quella fabbrica del successo.

Mard Tanimoto Guille e suoi contatti con numerosi presidi universitari per l’assegnazione dei sui studenti, erano un argomento poco discusso, ma facilmente dimenticato.

 

Ma partendo dal principio, cosa stava davvero confondendo l’agente Doranbolt?

Tante volte nella sua carriera, o meglio vita da agente della Difesa, si era ritrovato di fronte ad individui misteriosi, complessi, a volte perversi ma ognuno con una propria ragion d’essere.

I cosiddetti assassini.

Mai ammirati, né quel luccichio nei loro occhi mentre consapevoli di esser stati fermati, fingevano comunque di aver vinto, né quando avevano eliminato personaggi che segretamente detestava anche lui.

 

Ma… allo stesso tempo la giustizia personale della forza e il luccicare oscuro nelle pupille, non se li sarebbe mai aspettati nella figura famosissima del preside della Magnolia High School.

Era impossibile definire quella persona malata o comunque pericolosa, ma i suoi atteggiamenti lasciavano sempre una traccia che tentava di mettere in soggezione qualunque essere umano gli si avvicinasse.

Molti animali fanno così, e a dispetto di quanto molti possano credere, i loro comportamenti non sono dettati dalla paura. Anzi, è proprio la sicurezza e la forza che emanano senza accorgersene che segnala alle altre creature di prostrarsi al loro potere.

 

“ E così vuole essere assegnato alla classe? Non c’è alcun problema, agente, semplicemente mi limiterò a farle degli accorgimenti per non perdere tempo.”

Gli occhi di Mard parevano come il residuo di un tizzone ardente, quasi del tutto soffocato dalla cenere.

“ La classe F dovrà provare in tutti i modi ad ottenere risultati soddisfacenti, persino per i loro standard. Detesto quando cercano di ribellarsi, quindi è necessario che abbiano l’illusione e lo stimolo per migliorare. Non importa se falliranno nell’assassinio, questo è una questione che riguarda solo voi. In quest’anno ho almeno due premi da far vincere ad una nostra seconda, mentre quattro terze si diplomeranno. Come vede, la bilancia inizia a gravare su di lei, signor agente…”

 

Sì, decisamente una situazione spinosa.

Ma in un minuscolo angolo della sua coscienza, l’uomo sperava nella rinascita degli studenti, prima che al piano.

Era una cosa insensata, e più volte aveva tentato di ricacciarla dando la priorità al suo lavoro, come da  compito di ogni agente al servizio del governo.

Eppure non ci riusciva. Era difficile non trovare qualcosa di stupidamente sbagliato in quella condizione, e per l’appunto gli risultava stupido che nessuno nella scuola si fosse preso la briga di…

Un altro pensiero stupido. In un impero costituito sulla forza e sulla determinazione del mirare costantemente in alto, serviva un estremo come per indicare la feccia che nessuno poteva e doveva imitare. A questo punto, risultava maledettamente ovvio che persino i docenti fossero d’accordo.

 

 


 

“ Certo che potete uscire. Ci vediamo dopo la ricreazione, ragazzi !”

Il Sensei Zeref sorrise salutando la classe, prima di saltare via dalla finestra con una forza tale da rischiare di far ribaltare i cinque banchi più vicini.


“ Ragazzi…” incominciò con tono fermo Doranbolt, cercando di non sminuire l’importanza del discorso che stava per fare.

Un discorso da cui, dipendeva il futuro della Terra… ma anche di quella classe.

“ Da oggi sarò ufficialmente il vice responsabile della Prima F, vi insegnerò Educazione Civica e vi addestrerò a maneggiare coltelli e pistole nelle ore di Educazione Fisica.”

E forse la luce alla fine del tunnel si stava avvicinando.

 

Con un entusiasmo che mai si sarebbe aspettato, gli studenti reagirono al suo annuncio con un esclamazione raggiante e un bagliore di speranza negli occhi.

Quella scintilla di coraggio aveva paura di non vederla nemmeno con quella notizia, per cui una parte del suo cuore venne segretamente mossa.

Si sarebbe dedicato a quei ragazzi fino alla fine dell’incarico, era una promessa.

 

“ Confido nella vostra collaborazione.”  Riuscì tuttavia a dire. Non era molto bravo con le parole.

“ Wow, quindi presto avremo più probabilità di ucciderlo !” esclamò raggiante Levy McGarden, prendendo le mani di Lucy Heartphilia ed iniziando a saltellare.

L’amica bionda sorrise di rimando.

 

Max Alors quasi si stava commuovendo mentre impugnava con fierezza un coltello, prontamente raccomandato dall’amico Hibiki Lates.

Gajeel Redfox si era appoggiato al muro in fondo alla classe, sogghignando e mormorando chissà quali minacce al suo Sensei.

Natsu Dragneel invece, rimaneva seduto al proprio posto con la schiena gettata all’indietro e una gamba appoggiata sul tavolo. Sembrava tranquillo, ma del resto quella era l’espressione che mostrava più spesso.

 

“ Doranbolt-sensei, non vorrei che quelli della scuola l’abbiano presa per il culo, ma… noi della classe F non abbiamo le ore di educazione fisica.” Gray Fullbuster si era avvicinati al nuovo professore, poggiandogli una mano sulla spalla e guardandolo negli occhi.

Chiunque altro avrebbe potuto pensare che lo stesse sfottendo, ma il moro era serissimo e l’uomo lo sapeva.

“ Non possiamo permettercele per via dei nostri risultati.”

“ Non ti preoccupare, Fullbuster. Il preside ha assegnato per via del tutto eccezionale un’ora di educazione fisica per tutti e sei i giorni. Inoltre…”

 

L’agente si tolse la giacca, appoggiandola sulla sedia alla cattedra.

Prese un profondo respiro e si voltò verso i ragazzi.

“ Potete chiamarmi Gryder-sensei. Il mio nome è Mest Gryder, Doranbolt è un falso che uso quando sono in una missione speciale come questa.”

 

“ E allora possiamo chiamarti anche Doranbolt, no? Immagino sia più da fighi farsi chiamare con il proprio nome in codice.” Gli rispose Gajeel, rimanendo tuttavia serio. Forse stava comprendendo che non tutti i mali venivano per nuocere, e sicuramente un agente delle forze speciali come insegnante sarebbe stato utilissimo.

 

Mest annuì serenamente, mantenendo però al solita espressione di ghiaccio.

“ Certo, se vi è più comodo chiamatevi Doranbolt. Capisco che il mio cognome è un po’ troppo estraneo alla pronuncia giapponese.”

 

“ Posso chiamarti anche io Doranbolt-san ?” sussurrò a quel punto Zeref, che faceva capolino con la testa dalla porta.

Di tutta risposta, in dieci provarono a conficcargli i propri coltelli nella nuca.

 

 

Alla classe F era stato assegnato un edificio oltre le colline che delineavano il confine di Magnolia.

Solo campi e prati erbosi, foreste ed altre colline.

Collegato al mondo reale solo da una fermata dell’autobus ad un chilometro dalla classe F.

Perché quello era un mondo a parte e ai confini della realtà, dove gli emarginati venivano rinchiusi come monito per gli studenti normali.

Ma anche perché in quel mondo i ragazzi parlavano di omicidio col sorriso sulle labbra  e festeggiando alla notizia che un agente del Governo li avrebbe aiutati ad uccidere il loro professore.

 

“ In fin dei conti, un mondo che esiste e non deve esistere.”

Con quella frase nella mente il professore Doranbolt decise di andare a dormire.

Sperò che il sonno gli portasse le idee per la lezione dell’indomani, che, ovviamente, non aveva preparato.

 
 

  ...


In cima al suo nido d’aquila insanguinato, come avrebbe detto Alessandro Manzoni, Mard Guille riusciva ad avere il perfetto controllo  sul cortile della scuola.

Tuttavia, nonostante le lezioni stessero per incominciare, quella mattina non aveva voglia di osservare scrupolosamente gli studenti entrare.

Voleva essere lasciato solo con se stesso, come dimostrava il buio nella sua personale e spaziosa sala.

 

“ Certo, potete far ritirare il ragazzo dal suo periodo di sospensione. Non ci sarà nemmeno bisogno di limitargli il contatto con gli altri studenti… immagino che un tipo come lui si farà prendere fin troppo dall’assassinio del mostro.”

Parlava a telefono comodamente seduto sulla sua sedia girevole rilegata in pelle nera imbottita.

A volte, sia per i lunghi capelli corvini sciolti che per la sua pelle cadaverica, era il soggetto preferito delle battute della classe F, che lo chiamavano amabilmente ‘Dracula’ o ‘Vlad Guille’.

Questo perché c’era davvero una spiccata somiglianza con il conte vampiro e il preside della Magnolia High School. Anche se nessuno si sarebbe mai azzardato a ridere in sua presenza.

“ Dobbiamo avere la classe F al completo per i primi compiti in classe. Non importa quanto male possano andare, l’importante è averli tutti sott’occhio.”

 

La campanella stava per suonare, riempiendo come  suo solito l’intera area della vallata tra le colline con il suo trillo.

Zeref passeggiava tranquillo sul sentiero di ghiaia, con i suoi soliti particolarissimi abiti e la sua valigia.

“ Buongiorno, ragazzi. Non dovreste iniziare ad arrivare in classe ?”

Disse ad un certo punto, notando un certo movimento in una zolla di erbacce secche e corte.

 

Gajeel, Gray, Hibiki e Alzack Connel stavano giocando a scartarsi la palla a calcio. Si erano tolti la giacca della divisa, anche se solitamente Redfox non la indossava mai, ed erano rimasti con al camicia azzurra della Magnolia già leggermente intaccata dalla polvere.

“ Buongiorno professore! Stavamo, ecco… ripetendo un paio di tecniche di assassinio.” Ridacchiò Hibiki Lates, cordiale come suo solito. Lui era il rappresentante di classe, la controparte maschile di Levy McGarden e si dimostrava sempre molto gentile con i compagni e i due professori.

Non si sapeva ancora come mai un ragazzo in grado di portare voti nella media del’istituto ufficiale, si trovasse nella classe F.


Mentre gli altri tre ragazzi gli davano del lecchino, il Sensei sospirò facendo spallucce.

“ Come volete. Ma chi dorme non uccide i sensei. E poi oggi alla seconda ora abbiamo l’esercitazione per i compiti in classe.”

Un coro di imprecazioni si fece sentire dal gruppo, causando solo l’ilarità della creatura.

 

Ma prima di andarsene definitivamente, Zeref venne chiamato, vedendosi costretto a rimanere qualche secondo in più.

“ Oi, Sensei! Facci vedere se riesci a palleggiare con la tua solita velocità.”

La voce di Gajeel lo fece voltare nuovamente, osservando il corvino con il pallone da calcio in mano e un’espressione dura come al suo solito, ma comunque rilassata.


Tuttavia, non fu in grado di non notare le mani dei ragazzi avvicinarsi lentamente alle fodere delle loro pistole.

 

- Interessante questa tattica.- rifletté mentre la palla volava verso di lui.

Essendo una creatura con poteri psichici sensibilmente sviluppati, per lui era più facile di qualsiasi umano pensare ad altissima velocità.

- L’invito al gioco nasconde un tentativo di assassinio. Loro sanno bene che, per come cerco di integrarmi tra gli studenti non potrei rifiutare, e Gajeel sta facendo leva sulla fiducia che penso di star conquistando in lui. Questa è la classe F che voglio vedere! -

“ Tuttavia…”

 

Una nuvola di fumo circondò i quattro studenti, spaventandoli entrare ancora stavano per estrarre le pistole.

Redfox sentì un qualcosa tra le mani… e quando abbassò lo sguardo si accorse di avere un identico pallone da calcio.

Con un urlo lo gettò via, scansandosi all’indietro.

 

“ Forse quel pallone era un po’ troppo scomodo, non ti dispiace se l’ho sostituito con uno nuovo preso dallo sgabuzzino ?” il sorriso di Zeref si spalancò nella nuvola di polvere, mentre palleggiava con il collo del piede la palla in aria.

“ Volevate distrarmi facendomi credere che l’assassinio sarebbe avvenuto per mano di Alzack, Hibiki e Gray, mentre invece il pallone che Gajeel ha sostituito da quello con cui stavate giocando, conteneva una granata di proietti Anti-sensei.”

 

Gli studenti lo fissavano allibiti, con la mascella che rischiava di slogarsi dallo stupore.

“ Tuttavia il modo di galleggiare in aria era diverso da quello di un normale modello, quindi ho intuito ci fosse una variazione nel peso. Comunque il piano è stato eccellente, da ora in poi vorrei vedere molte più strategie come questa.” 

 


L’esercitazione al compito di Inglese fu un vero disastro per tutti.

 

Dopo essersi persi quasi tutto l’anno precedente era difficile recuperare alcuni concetti e regole linguistiche.

“ Bene, facciamo il punto della situazione tutti insieme, vi va ?” Esclamò il professore, tre secondi dopo aver ricevuto i fogli. Inutile dire che la sua velocità gli aveva permesso di correggerli ed analizzarli perfettamente in tutta quella frazione di tempo.

 

La classe ritornò alla maschera di inizio anno.

Quei volti abbattuti, urlavano costantemente “ E’ inutile provarci: noi siamo la classe F”.

 

Zeref, continuando a sorridere spiegò generalmente quali fossero i punti obbligatoriamente migliorabili per il vero compito, per poi iniziare a chiamare singolarmente alla cattedra gli studenti.

Voleva indubbiamente creare un dialogo tra alunno e professore, ma il suo tentativo di non farsi sentire mentre parlava in mezzo a tutto quel silenzio tombale lo imbarazzò tantissimo.

 

Infine, dopo aver passato in rassegna tutte le ragazze, dopo Max Alors per ordine alfabetico venne chiamato…

“ Natsu-kun !”

 

Camminando lentamente e con un a smorfia annoiata, il ragazzo dai capelli rosa si gettò sulla sedia, accavallando la gamba destra sulla sinistra.

“ Natsu-kun, cosa stai cercando di fare ?” domandò ad un certo punto il Sensei, mantenendo il suo tono di voce rilassato.

In quel momento lo studente aveva preso il suo esercizio e, con l’altra mano avvicinava pericolosamente al foglio un accendino a zippo.

“ Non ti serve più, vero? Ormai lo hai corretto.”

Ridacchiò perfido, rimanendo tuttavia immobile.

“ Visto che ti reputi un professore così bravo, perché non ti impegni a farmi risollevare la media? Forse hai paura di non farcela con tutti noi? Se le cose sono messe così, faresti meglio a ritirarti e a dedicarti finalmente a sterminare la razza umana. ”


Natsu Dragneel non aveva particolari manie di protagonismo, ma in quei momenti, più la sfida si faceva impensabile, più lui diventava cinico per cercare di distruggere psicologicamente gli avversari.

Non aveva una lama stavolta, ma soltanto un coltello arrugginito chiamato fiducia, che minacciava di infilarsi fino al cuore per ferire a sua volta il professore.

 

“ Natsu-kun…”

Zeref sollevò lo sguardo, socchiudendo ancora di più le sue palpebre, sempre pigre e cadenti.

“ …mi stai davvero facendo incazzare.”

Disse semplicemente questo.

 

Non si era mai mostrato arrabbiato, ma in quel momento sembrava essere davvero furioso.

C’era un… qualcosa nell’aria che senza apparente motivo spaventò a morte gli altri dodici alunni.

Una sensazione terrificante, come se una bomba stesse per esplodere davanti a loro, per coinvolgerli tutti nella morte.

Era quella la forza del segreto di stato che minacciava di sterminare tutti gli umani sulla Terra?

 

“ Cosa vorresti fare… picchiarmi, Zeref-sensei ?”

Ma il rosato voleva osare. Si sentiva capace di andare oltre e sfidare con lo sguardo l’essere che piano piano si stava trasformando, o forse rivelando, davanti ai suoi occhi.

 

“ No che non ti picchio. Però preferirei che tu avessi un po’ più di spirito autocritico, dato che alla tua età non mi sembra il caso di giocare a fare i forti e i lupi solitari dal cuore di ghiaccio.”

Ora il volto del professore si addolcì un po’, segno della marcata ironia in quell’ultima frase.

Il ragazzo sembrò tentennare per qualche istante.

“ Ti piacerebbe, vero… avermi in pugno e controllarmi contro la mia volontà ?”

“ Fu fu fu fu !”

 

D’improvviso, l’accendino che teneva in mano si contrasse fino a diventare una pallina grande quanto una biglia.

Neanche il tempo di rendersi conto di cosa fosse accaduto, che anche il foglio prese a mutare forma.

 

Divenne… molte cose. Prima gli origami erano semplici teschi tridimensionali, ma poi iniziarono a diventare sempre più frequentemente coltelli, pistole, missili e testate nucleari.

Tramite dei semplici fogli di carta piegata il Sensei voleva mostrare a tutti qualcosa.

 

“ Ti rendi conto dei poteri che posseggo, Natsu-kun? Non credo che tu possa essere più forte di me, ma d’altronde quale altro umano sulla Terra lo è ?!”

La pericolosissima creatura che affermava di provenire dal futuro.

 

“ Quello che voi ancora non sapete è che io rispecchio in pieno il malvagio potenziale evolutivo dell’essere umano.”

… Non poteva essere fermato semplicemente.

 

“ Tuttavia, posso fare anche altro.” Si ostacolava da solo.

La biglia di ferro iniziò a galleggiare per aria, e sotto gli occhi increduli di tutti partì a razzo per la classe ad altissima velocità, sorvolando le teste degli studenti.

Dopo poco, in aria si crearono scie luminose e dai riflessi dell’argento.

 Erano formule per la costruzione di diversi tipi di frasi e domane in Inglese con il lessico che avevano ripetuto. C’era di tutto: esempi, frase alternative, forme interrogative e risposte.

“ Non ti sembra meraviglioso il potere dell’insegnamento ?”

 

E così Natsu si ritrovò, per la prima volta in quell’anno scolastico, davvero a disagio.

Sembrava impossibile, ma alle sue spalle i compagni erano entusiasti di appuntarsi tutti quei chiarimenti sui dubbi che non avevano ancora compreso e gli esempi che non avevano pensato.

Mentre lui, per assurdo si sentiva l’unico fuori luogo. Prima non gli interessava, ma adesso?

 

“ Per rispondere alla domanda di prima, Natsu-kun…” Zeref gli si avvicinò. Sembrava più delicato e rilassato, ed inaspettatamente gli prese una mano tra le sue.

“ Sin da quando sono arrivato qui, rimane l’istituto ad averti in pugno. Che ti piaccia o meno, se eviti di studiare e pensi che io debba fare tutto il lavoro per te senza aiutarti, le cose rimarranno così.”

Il Sensei gli sorrise gentilmente, socchiudendo gli occhi e aprendo le mani.


Ora nel palmo del rosato c’era un piccolo fiorellino di carta, coi petali a forma di triangolini.

“ Perché invece non ci impegniamo tutti insieme per passare un buon anno e far scatenare il caos nel sistema gerarchico della scuola ?”

 

 
 

Angolo Autore:


Welcome back! Spero abbiate gradito l'aggiornamento a soli dieci giorni di distanza dal precedente capitolo.
E sapete perché l'ho fatto? Perché il prossimo capitolo non verrà aggiornato tanto presto ^^!
In teoria potrei farlo anche adesso, dato che avrei il materiale per minimo altri tre capitoli in cantiere... ma non lo farò. Sono crudele? Forse. Ma non lo faccio per divertirmi, sia chiaro.

Volevo riscontrare l'impatto che questa fanfiction può dare ai lettori di questo fandom, ma... il bilancio visualizzazioni-recensioni per lo scorso capitolo mi hanno lasciato perplesso. Anche se alla fine me lo aspettavo :)
Spero qualcuno possa indicarmi cosa non gli/le piace della mia fanfiction (e spero non riguardi solo l'assenza di Nalu, Gruvia, Gale o Gerza, perché in quel caso sarebbe la volta buona che non pubblico più niente su questo fandom).


Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Lezione 3: Uccidi l'istinto. ***


 
Attenzione: La fanfiction che segue presenta  personaggi canonici OOC. Inoltre, ogni riferimento politico o a persone realmente esistenti è puramente casuale.
Spero che la lettura sia di vostro gradimento. Sono Master, e ci vediamo nell'Angolo Autore. Ciao!


Lezione 3: Uccidi l'istinto.


 

“ Oh !”

La porta si spalancò, investendo il corridoio con la luce del sole all’imbrunire. Il legno si colorò di luce arancione, che colpiva l’intera facciata dell’edificio, senza trovare ostacoli tra le colline.

Ormai era appurato che Zeref vivesse nella scuola, quindi non era strano vederlo restare anche dopo lo scattare della sesta ora.

“ Vedo che hai accettato il mio consiglio.”

Natsu Dragneel entrò in silenzio, rimanendo costantemente sotto lo sguardo curioso, ma allo stesso tempo allegro del professore.

Il ragazzo trascinò la cartella fino al banco di fronte alla cattedra e si sedette.

Solo allora sorrise. Ma non con il suo solito ghigno provocatorio, ma con un sincero e forse poco imbarazzato mezzo sorriso.

“ Sì, anche se non ci capisco molto, ci provo lo stesso.”

 

“ Mi piacerebbe particolarmente sapere quale parte del mio discorso ti ha più colpito.”

Mormorò Zeref, mentre rapidamente scandagliava lo studente per vedere se nascondesse qualche arma.

Non si poteva mai essere sicuri.

 

“ Quando c’è stata la lezione di Doranbolt-sensei, ci ha raccontato un aneddoto interessante.” Il rosato finì di sistemare il suo materiale sul tavolo e fissò il professore negli occhi. Pareva straordinariamente serio.

“ Ha menzionato una sua vecchia missione di agente dei Servizi Segreti, riguardante il rapimento dell’unico figlio di un vecchio politico americano. Un bamboccio figlio di papà che non aveva mai conosciuto il rischio, sin dall’inizio della storia avrei scommesso sulla morte di questo sfigato… ma invece…”

 

“ Ricordo questa vicenda. Se non sbaglio è stato coinvolto il presidente del Giappone, ma la stampa non ha menzionato niente fino alla conclusione della missione.” Il Sensei approfittò dell’attimo di silenzio del ragazzo per riportare alla mente queste vecchie notizie.

 Non era molto simpatico al presidente del Giappone, forse per via di un vecchio scherzo in una foto che gli aveva mandato, dove sul manifesto delle elezioni gli aveva disegnato baffi e occhiali tondi.

Il problema era che aveva usato quell’immagine come foto profilo su di un social network, ed era stato bannato in pochi giorni per contenuti inadatti. Si era disperato per giorni.

 

“ Doranbolt-sensei ha detto di averlo trovato a oltre sette chilometri dalla base dove era stato rapito. A quanto pare era fuggito da solo e aveva lottato per sopravvivere. Il Governo Americano si è semplicemente occupato di non far sapere niente a nessuno per evitare di allarmare il popolo, ma intanto questo ragazzo ha comunque ucciso diversa gente per voler tornare vivo e vegeto a casa sua.”

Dragneel per la prima volta stava parlando con il cuore, ed i suoi occhi trasparivano perfettamente cosa volesse dire direttamente dall’animo.

“ E allora ho capito che si diventa forti solo quando si cambia. Se io fossi quel ragazzo e la scuola il governo, chi pensi che farebbe scacco matto all’altro, alla fine dell’anno ?”

 

 

 

 

Il Sensei era a conoscenza di molte cose, in un certo senso era trattato dal preside come un qualsiasi professore… o meglio, un qualsiasi professore della classe F.

Per questo sapeva del ritorno di uno studente da una sospensione durata un mese.

Sapeva che sarebbe stato uno studente in più, ma soprattutto un possibile assassino in più. Quello che gli bastava sapere, era che nessuno sarebbe stato un peso.

 

Ma chissà cosa avrebbe pensato nel vedere questo ragazzo, camminare con uno sguardo fosco lasciandosi alle spalle quattro studenti di un’altra scuola superiore, completamente fuori combattimento e pieni di lividi ed ematomi su tutto il corpo?

 

 

 

La proprietà degli Heartphilia era un cottage in una frazione di Magnolia, distante circa sette chilometri dal centro della città.

Era molto vasta, separata dalle intricate vie rocciose della periferia da una fitta muraglia di alberi di ciliegio.

Lucy Heartphilia, pensando alla sua vita, si sentiva come una principessa delle fiabe nel suo castello baciato dal sole. Questo perché sin da piccola, aveva potuto indirettamente giovare della modesta ricchezza di quella villa sulle colline, venendo amata e adorata dai suoi genitori.

Non possedevano servitù, il massimo che suo padre poteva concedersi era una geisha durante i suoi lunghi periodi di travaglio a lavoro, perché l’umiltà era la prima cosa che sua madre aveva messo in chiaro in quella famiglia. Layla era una donna che non amava apparire per quello che possedeva, perciò quando poteva negli ultimi anni cercava di portare avanti la sua opera di volontariato in quanto membro di un’associazione senza profitto, in paesi dove non era riconosciuta.

Lavorava negli ospedali come infermiera e pediatra, ed attualmente era impegnata in un viaggio lungo l’Europa del Nord.

 

Così Lucy, mentre Jude Heartphilia trascorreva anche otto ore al giorno alla sede del Governo Giapponese, poteva ritagliarsi molto tempo per pensare, invitare le sue amiche nell’enorme casa e permettersi di sognare. La semplicità che cercava sempre di nascondere la ricchezza, il controllo e l’educazione.

In diversi anni, sin dalla seconda media, molte persone si erano avvicinate a lei per trarre profitto dalla sua situazione economica. Un terribile episodio fu quando venne coinvolta in una bravata tipica dei suoi compagni nella scuola media che frequentava, dove l’avevano praticamente obbligata ad usufruire della carta di credito del padre per una spesa fuori costo per l’ultimo concerto della band più in voga al momento.

Jude si era molto infuriato quando era venuto a saperlo, soprattutto perché stava rischiando di mancare un pagamento per la banca nazionale a cui teneva molto, in quanto collaboratori eccezionali nel suo lavoro in politica.

 

Un’esperienza demoralizzante più che terribile, perché per la prima volta si era davvero spaventata per i suoi genitori, comprendendo che la vera colpevole fosse lei stessa e non direttamente i suoi vecchi amici.
Sarebbe stato così facile tagliare quei rapporti prima di compiere il danno, ma per sentirsi davvero integrata e riconosciuta come una ragazza normale, una parte della sua coscienza le aveva suggerito di farlo.

 

Con quel ricordo nel pensiero, sorrise tranquilla, conscia che la sua vita ora fosse ben diversa da quei giorni grigi. Accese il cellulare e chiamò Levy, intenzionata a chiacchierare un po’.

Era ancora pomeriggio, aveva appena terminato di studiare e la giornata si prospettava lunga.

In realtà aveva studiato poco e niente, ma gli impegni che l’avrebbero tenuta impegnata erano ben più importanti al momento.

 

Dopo aver chiuso con l’amica, seppur con una sottile nota malinconica e stonata dall’allegria che aveva in corpo, telefonò a Freed.

Justine Freed, di Prima C, era uno dei due unici studenti dell’edificio principale con cui si manteneva ancora in contatto. I suoi vecchi compagni nell’anno precedente erano scomparsi e si erano allontanati da lei come se fosse stata un’appestata, una volta scoperto della sua bocciatura.

Non avevano intenzione di frequentarla, pensavano che ora che potevano solo vedersi fuori da scuola, avrebbe potuto ostacolare il loro percorso di studio.

Ma… Loki e Freed erano diversi. Uno era il suo amico dai tempi dell’asilo, mentre l’altro era il ragazzo più affascinante e cortese di tutta la scuola, che si era interessato a lei da almeno un mese.

 

Ricordava l’incontro come uno splendido sogno: lui l’aveva fermata alla stazione, salutandola con un sorriso gentile e non troppo entusiasta, forse per non farla sentire a disagio.

Dopo uno scambio di battute, lui le aveva dato il suo numero di telefono, e da allora almeno una volta a settimana passavano mezz’ora prima dell’inizio delle lezioni insieme alla caffetteria di fronte alla scuola.

Era gentile, simpatico e con qualche sincero ed imbarazzato complimento l’aveva conquistata. Pareva anche lui un tipo semplice, capace di controllare le sue virtù senza vantarsene… sarebbe stato senza dubbio l’uomo che sua madre avrebbe voluto che lei sposasse.

Erano fatti per… fatti per… stare insieme.

 

La telefonata con Freed fece dentro il suo cuore crescere quella nota sgraziata.

Quel ragazzo… stava dubitando della perfezione di Loki. L’unico che l’avesse fatta innamorare e l’unico che non l’avesse trattata con il riguardo per gli studenti della sezione F!

Perché, perché aveva dubbi? Perché i suoi discorsi erano pieni di ‘Non mi fido… attenta a non dargli troppa confidenza… secondo me… io credo che…’

 

“ Cosa credi tu, eh ?” Lo stava dicendo.

Senza accorgersene stava dando fiato ai suoi pensieri più infelici.

Ma non importava. Non aveva importanza se Freed ci fosse rimasto male, doveva capire che non poteva mettersi tra il loro sogno.

“ Cosa pensi di sapere di lui, soltanto quello che si dice a scuola, vero? Penso che tutti siano bravi a parlare male di un ragazzo tanto educato e a modo, soltanto perché a differenza di altri dell’edificio principale non blatera come se si credesse Dio in terra!”

 

Il ragazzo era rimasto in silenzio.

Nella sua linea si sentivano solo le macchine passare al di sotto della finestra di casa sua, mentre lui non stava più dicendo una parola.

“ E fidati, dato che ho passato più tempo di te alla Magnolia, se ti dico che non è una novità se quando una della F si vede con uno dell’edificio ufficiale, c’è tutto questo veleno.”

Ora Lucy non si sentiva davvero più responsabile delle sue parole. Non voleva dirle, ma non poteva NON dirle.

Dopo un interminabile minuto, sentì il ragazzo dall’altra parte della cornetta sospirare profondamente.

“ No, erano solo mie supposizioni. Scusami e… divertiti stasera.”

 

TU.

La chiamata si concluse, e la ragazza dai capelli biondi come luminose spighe di grano lanciò il telefono contro la parete con tutta la sua forza.

Rimase immobile, con la testa abbassata e il respiro affaticato da uno sforzo proveniente da dentro di lei.

Il cuore.

 

Lei voleva essere una ragazza come tante altre. Perché Fried non capiva?

Trattenne le lacrime e lanciò uno sguardo spento verso lo schermo del computer sulla sua scrivania.

Era ancora aperta sulla pagina dei provini per il gruppo idol Shining Skeletons. Sia in un thumbnails che in un paio di gift animate era presente il suo adorato Loki, smagliante nel suo perfetto sorriso.

 

Sarebbe stato suo!

 

 

 
 

Angolo Autore:


Welcome back! Mi fa del male fisico dovermi separare da EFP per un weekend (anche se, devo dire che quando posso permettermi una vacanza fuori città non disdiegno mai), così ho voluto aggiornare questa fic ^^!
Spero vi stia piacendo, anche se non recensite in molti!
Comunque ci terrei a precisare in maniera DEFINITIVA: in questa ff i personaggi di Fairy Tail NON stanno interpretando quelli di Assassination Classroom.
Lo dico perché ormai mi hanno chiesto ' Ma Natsu sarebbe Karma? Ma Natsu sarebbe Nagisa ?'

La risposta è: 

                   


Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Lezione 4: Uccidi l'illusione. ***


Attenzione: La fanfiction che segue presenta  personaggi canonici OOC. Inoltre, ogni riferimento politico o a persone realmente esistenti è puramente casuale.
Spero che la lettura sia di vostro gradimento. Sono Master, e ci vediamo nell'Angolo Autore. Ciao!


Lezione 4: Uccidi l'illusione.



Dietro di lei, lo schermo della sala teatrale della scuola proiettava raggi di luci e immagini.

Davanti a lei, luci sorvolavano i quattro ragazzi seduti ai primi posti davanti al palco.

 

E lì Lucy vedeva Loki. Sorrideva, ascoltandola danzare e cantare su quel palcoscenico, che apparteneva solo a lei. Era l’ultima ragazza rimasta per il provino per entrare negli ‘Shining Skeletons’ il gruppo idol più famoso di Magnolia e dintorni, di cui Loki era il soggetto più amato dalle masse.

 

E lei, una semplice ragazza della Sezione F, che di norma in quella scuola era vista come feccia, lo stava impressionando!

Lucy aveva davvero passato tutto il suo tempo libero in quel mese, esercitandosi nella sala proiezioni della sua villa, con quella canzone che ormai sapeva esprimere e recitare con tutto il corpo: Canvas.

La voce dolce ma dal tono deciso, accompagnato ai movimenti del corpo e ad una coreografia duramente appresa come autodidatta… nella sua mente sembrava realizzarsi un sogno.

 

 

Perché ora la sala era vuota?

Non capiva. Dopo l’esibizione era corsa in bagno a sciacquarsi la faccia e aveva avvisato Loki ed i suoi compagni.

Perché…

 


“ Oh, Loki !”

Il suo amore! Lo aveva appena intravisto dalla porta finestra. Era fuori, appoggiato al muro di fronte intento a parlare con i suoi amici, Cancer, Caprico e Taurus.


Lucy, nonostante un iniziale imbarazzo, sapeva che anche per gli amici di Loki non ci sarebbero stati problemi riguardo la sua classe. No?

“ Ti è piaciuta… insomma, come sono andata ?” Le guance le si erano colorate di rosso e faticava adesso ad alzare lo sguardo.

- Che scema !- Pensò.  - Ci conosciamo da tempo, non dovrei stare così.-


Era notte, circa le dieci e nemmeno una stella si poteva scorgere in cielo.

 

“Da morire. Figurati a tutta la scuola quando vedrà le riprese. ”

Le parole di Cancer, mormorate in una risatina la fecero traballare da ferma.


‘La scuola?’

Prima ancora che potesse aprire la bocca, la mano di Loki andò ad afferrare il braccio dell’altro idol dai capelli castano scuro e rossi.

“ Cancer…” sibilò con una voce fredda.

Poi, mollò la presa e mostrò un cellulare nella sua mano.

 

“ Se lo dici così, le rovini la sorpresa! Uhuhuhu !!”

“ No, che vuol d-”

 

E in un batter d’occhio, come in un incubo, la giovane Heartphilia, vide materializzarsi davanti al suo volto dei mostri.

Ma queste creature non avevano zanne per mordere e divorare, bensì volti umani per incantare e artigli affilati come sciabole per pugnalare il cuore.

 

‘Il Leone Perfetto’ degli Shining Skeletons, Loki Zoldio. Ora solo un ghigno raccapricciante e un’espressione divertita dello smarrimento della ragazza. Così come gli altri tre.

Mostri.

 

“ Pensavi davvero che una classe F senza speranze come te potesse interessarmi? O per di più convincermi a farti entrare gratis nel mio gruppo ?!”

Ululati e ruggiti attorno a lei.

“ Ma guardati! Ti ho presa solo per il gusto di rigirarti a mio piacimento e a farmi da passatempo.”

Artigli, pugnali. Circondata.

 

E quel leone si trasformò in una ripugnante chimera dal pelo nero e dalla criniera viola, con enormi zanne e una corazza di spine e pietre su tutto il corpo che lo ricopriva. Agitava una lingua biforcuta, frustando l’aria.

“ Facevi davvero vomitare, lì sul palco, lasciatelo dire. Gli studenti di questa scuola pagheranno oro per vederti umiliata. Un fenomeno virale che fidati, non smetterà presto. Aha… ahaha… AHAHAHAHA !!”

 

 

Con un fragore il cellulare che Loki teneva in mano si spezzò e un’ombra andò a coprire i raggi di luna che facevano brillare le lacrime copiose sul volto rosso di Lucy.

Capelli verdi.

I mostri si dissolsero in nebbia, tornando ad essere studenti delle superiori.

“ Cosa? Tu…”

“ Che cazzo di problemi hai ?!” la potente voce di Taurus andò a coprire il bisbiglio del Leone, e subito il Toro Dorato si cagliò sulla nuova figura apparsa su quel palcoscenico.”

 

“ Fermo Taurus !” ma come un cagnolino, anche l’idol si dovette arrestare al richiamo del capogruppo.

Così Loki poté osservare meglio il nuovo arrivato, non potendo così scacciare un brivido lungo la sua colonna vertebrale.

 

Capelli verde smeraldo lunghi fino a metà schiena, lisci e con due ciuffi sopra le orecchie a forma di saette.

Un piccolo neo sulla pelle bianca e due occhi color acquamarina luminosi come dei gioielli.

Un conduttore di energia elettrica vivente, l’attuale membro più forte delle prime nel corso di karate, che non sfigurava agli occhi di molti suoi senpai.

“ Freed Justine !”

 

Un ragazzo considerato come un genio, nella prima C. Diventato rappresentante di classe senza nemmeno volerlo, si era dimostrato subito una personalità forte ma molto fredda e distaccata.

“ Calmati, Justine.” Si intromise Caprico, ponendo le mani avanti con una nota di nervosismo nella voce abbastanza evidente.

“ Già. Non hai idea di chi ci protegge: siamo praticamente intoccabili e se provi a dire qualcosa di tutto ciò possiamo anche farti spedire nella sezione F.”

Aggiunse Loki, stringendo un pugno, come a voler schiacciare un qualcosa di microscopico di fronte a sé.

Aveva sempre posseduto tutto e mai si era ritrovato carente di qualcosa. Aveva fama, potere e tutte le ragazze che voleva. La fortuna degli Shining Skeletons, un semplice gruppo di quartiere, era stata quella di trovare un Dio scaltro e astuto che aveva donato loro tutto quello che possedevano.

 

Ma la determinazione del Leone Perfetto si distrusse come un castello di sabbia al vento, quando vide Taurus piegarsi in due con un pugno nel centro della pancia.

“ Sta zitto! Non hai il benché minimo diritto di dire niente !!” Freed esplose in una vampata di ira, mutando il suo volto in una maschera di odio feroce.

 

Lucy poté soltanto guardare ferma e sconcertata, il suo migliore amico dai tempi dell’infanzia massacrare in una ventina di secondi quei quattro ragazzi.

Uno per volta, li scaraventava al muro e li scagliava per terra. Li colpiva con calci e pugni sulle articolazioni, sul torace e persino nelle parti basse.

Eppure, anche se sarebbe dovuta essere più tranquilla, non capiva perché Freed non si fermasse. Passarono i minuti e le urla di dolore erano persino cessate.

Lo studente della prima C continuava inesorabile nella sua sete di sangue, anche se tutti loro avevano perso conoscenza. I suoi occhi iniettati di sangue urlavano e chiedevano la morte, e questo a Lucy iniziava a fare paura.

Un terrore che lentamente si stava espandendo a macchia d’olio.

 

Infine, nel silenzio della scuola ormai quasi del tutto deserta, si udirono dei passi venire nella loro direzione.

“ Freed, dobbiamo andarcene !” La ragazza dai capelli dorati afferrò per la spalla il demone in cui si era mutato il dolce ragazzo che solo lei conosceva.

Ma Freed non aveva paura come lei. Non gli importava di venir bocciato o di finire in galera: avrebbe torturato fino alla morte quei bastardi nati da un sistema corrotto. Non poteva lasciare altra feccia del genere in giro, non dopo che l’unica persona a lui cara aveva sofferto così tanto!

No… non riusciva comunque a darsi pace per non averla avvisata e tirata fuori in tempo. Al minimo sfogo di Lucy a telefono si era subito zittito e aveva preferito farsi gli affari suoi.

Che razza di amico si comporterebbe così?

 

No… sarebbe diventato anche un mostro pur di salvarla.

 

Lentamente, ma con un passo inesorabile, si mosse verso la svolta del vicolo.

Lucy trattenne un grido.

 

Il calcio del ragazzo stava dirigendosi verso l’ombra appena sbucata fuori dall’angolo.

Ma troppo tardi la luce di un cellulare illuminò una figura piccola, con dei corti capelli turchesi e mossi.

“ Levy… ”

 

 

“ Oi oi.”

Il viso bianco come la luna, ma dai capelli nero corvino di Gray Fullbuster fece capolino da dietro la testa di Levy McGarden.

 

Solo quando la ragazzina comprese la situazione sobbalzò dallo spavento, in netto ritardo.

Il teppista della Prima F aveva parato un calcio di Freed Justine, prima che lei venisse colpita.

 

Fullbuster continuò a mantenere la gamba del ragazzo, che sosteneva il suo sguardo con due occhi ancora non umani.

“ Lucy !” ma Levy non si lasciò spaventare, e appena individuata l’amica, corse ad abbracciarla piena d’agitazione.

 

Allora il verde abbassò la guardia, voltandosi verso le due ragazze, abbracciate e quasi in lacrime.

Rimase serio, ma aveva capito cos’era successo.

Si ricordava quei due ragazzi, erano indubbiamente della stessa classe di Lucy.

 

“ Certo che non potevate trovarne di soggetti migliori.” Commentò freddo Gray, guardando con un certo disprezzo i Shining Skeletons ancora privi di sensi per terra.

Sospirò a lungo, per poi tirar fuori dal colletto della camicia che indossava una sigaretta, ed accendersela in tutta tranquillità.

 

“ Come… avete fatto a trovarmi ?” Domandò Lucy, terribilmente in imbarazzo per la presenza del ragazzo, ma comunque nettamente più tranquilla di prima.

 

“ Io sapevo che saresti venuta qui a fare i provini.” Ammise Levy, e alle sue spalle Freed le rivolse uno sguardo per dire che anche nel suo caso era andato così.

Fullbuster invece borbottò qualcosa con ancora la sigaretta in bocca, e scompigliandosi i capelli mormorò:

“ E’ successa una cosa molto strana: stavo facendomi i fatti miei sul terrazzo di casa, quando all’improvviso ho visto Levy correre per strada in direzione della scuola.”

Abbassò lo sguardo, lasciando che il fumo gli annebbiasse il volto.

“ A quel punto è apparso lui…”

“ Lui chi ?” domandò l’azzurra, molto confusa.

“ Il nostro sensei.”

 

“ Cosa cazzo ci fai a casa mia ?!” urlò il moro, lanciando una sedia di plastica addosso all’ancor più spaventato professore.

“ Uyaah! Aspetta un attimo, Gray-kun!” strillò allarmato l’altro, fermando gli oggetti a mezz’aria con la sua telecinesi.

 

Dopo essersi calmati, i due si appoggiarono al balcone.

“ Non ti sembra strano che Levy-chan stesse correndo così affrettata verso la scuola ?”

“ Bhe… sì, e allora ?” si chiese il ragazzo, guardando ancora giù per strada, come se stesse rivedendo la ragazza correre di sotto.

“ Le risposte si cercano, Gray-kun. Spero che tu abbia già finito di studiare, no ?” Con quell’ultima frase Zeref sembrò più arrogante, evidentemente arrabbiato dalla possibilità che lo studente non avesse studiato.

 

“ Eheheh. Sì, non ho nient’altro da fare, in effetti.” Bofonchiò Gray, afferrando una giacca di pelle nera al suo fianco e indossandola.

“ Ben fatto! Come premio domattina ti interrogherò in Giapponese per recuperare un’insufficienza.”

 

“… Quindi ora sono qui.” Finì di raccontare, spegnendo la cicca sul muro freddo e umido dell’edificio.

 

Freed Justine, di conto suo, si risparmiò numerose domande su chi fosse mai questo professore che nel cuore della notte si intrufola a casa dei suoi studenti.

“ Grazie, allora… Gray-kun.” Sussurrò debolmente la ragazza dai capelli celesti, nascondendo con una sua ciocca il rossore sul viso chiaro.

 

D’un tratto, un’opprimente sensazione irruppe nell’angolo come un’onda di malessere e paura. I quattro ragazzi vennero inevitabilmente travolti. I ragazzi si misero senza accorgersene subito in allerta, mentre le ragazze rimasero sedute per terra.

 

“ Viene da lì fuori.” Mimò Fullbuster con le dita e il verde annuì molto lentamente.

Era stato indicato lo sbocco di quella rientranza dove loro si trovavano, all’incirca nel parcheggio e dalla stessa direzione da dove erano arrivati Gray e Levy.

 

Quando quell’aura oscura si dissolse di botto, i ragazzi rimasero stupiti e sconvolti.

E quasi contemporaneamente a quell’evento, sbucò fuori dalle tenebre un ragazzo.

 

Nessuno però riusciva a vedere la sua figura o il suo corpo per intero. Solo gli occhi: due galassie arcane e profonde che subito li catturarono nel freddo silenzio dello spazio.

Persino Freed vacillò, perdendo in un istante tutta la sua sicurezza.

“ Wahl-senpai…” mormorò con voce tremante dal nervosismo.

 

“ Io…” sibilò con una voce graffiante e profonda.

“ Io... non pensavo di-AHAHAHAHA !!”

Improvvisamente il ragazzo misterioso esplose in una fragorosa risata, senza aver paura di essere sentito anche da fuori la scuola. Nel silenzio più totale risuonava solo la sua gracchiante voce, che a volte si interrompeva per riprendere fiato.

 

“ Tra tutto quello che potevi fare, Justine… proprio rischiare tanto per salvare un’amica.”

Freed strinse talmente tanto i pugni da conficcarsi le unghie nei palmi e farseli sbiancare.

Ora si stava davvero trattenendo. Per un istante pensò di voler guardare Lucy e rassicurarla… ma aveva paura di spaventarla solo di più.

“ Patetico.”

 

Wahl Icht Geer. Un nome che non poteva essere pronunciato in quella scuola, senza venir attraversati da un brivido. Sebbene spesso significasse protezione, sostegno e un popolarissimo ragazzo, averci a che fare era l’unico divieto.

Era proibito. Un dio rispetto a tutti loro, tanto che al confronto persino le reti televisive avrebbero preferito lui ai Shining Skeletons. Fondatore della maggior parte dei club, li presidiava tutti e nonostante questo, i suoi voti erano eccellenti.

Amministrava corsi di recupero, partecipava attivamente alla scelta formativa e all’orientamento per l’università.

 

Inoltre, si trattava pur sempre dell’unico figlio del preside, Mard. Un motivo per cui andava sia stimato che temuto, in fondo ci doveva essere.

 

“ Co-”

“ Cosa c’è di male a proteggere un’amica, vero ?” Il ragazzo fermò bruscamente Levy McGarden, guardandola con un ghigno ebbro di malvagità.

“ Taci. Non capisci che potrei farvi bocciare tutti ?”

Wahl non era un ragazzo dall’aspetto proprio rassicurante: per il look assomigliava quasi del tutto a Gajeel Redfox, il metallaro della sezione F. I capelli erano mossi, con un colore scuro simile al petrolio e delle ciglia nere molto lunghe che sembravano dipingerli dei tagli attorno agli occhi.

Aveva numerose cicatrici a distanza quasi uguale lungo tutta la mascella e portava degli orecchini di acciaio su entrambi  i lobi.

In quella serata era vestito in maniera strana, che i ragazzi non riuscirono subito a comprendere.

 

“ Ahi ahi. Fatemi pensare un po’.” Continuò ridacchiando, per poi posarsi una mano sulla fronte mentre teneva gli occhi socchiusi.

Guardò a lungo verso il basso, mentre la tensione nell’aria si faceva palpabile.

“ Ehehehe! Alla fine mi basta che non siano morti…” Sospirò in fine, dopo aver atteso.

Sotto lo sguardo fermo di tutti, si mosse verso i corpi doloranti dei ragazzi del secondo anno e si accovacciò di fronte a Loki Zoldio.

 

L’idol gli rivolse un’occhiata supplicante, mormorando qualcosa con un lamento.

E a quel punto, il figlio del preside della Magnolia, sorrise di rimando spalancando gli occhi. Estese il suo ghigno dai denti appuntiti e sussurrò:

“ Grazie mille, se fossi morto saresti stato ancora più inutile. Continua così.”

 

Poi, rialzandosi lentamente ricominciò a ridacchiare istericamente.

“ Bene Freed, domani mattina parleranno con il direttore di questa spiacevole aggressione.”

 

 

Erano le cinque di mattina. Wahl non dormiva.

A quell’ora era solito essersi già alzato, dato che per il lavoro del padre l’ingresso a scuola alle sei era d’obbligo.

 

Così, mentre con una mano spalmava la marmellata su una fetta di pane, con l’altra ricercava informazioni sul suo cellulare.

Sentiva l’impercettibile rumore proveniente da qualche camera più in là, segno che Mard si stava già vestendo.

Il suo compito era uno solo, e doveva escogitarlo prima dell’inizio delle lezioni:

La notte prima Freed Justine, per motivi di cui lui era ovviamente a conoscenza, aveva ferito in maniera abbastanza grave Loki, Taurus, Cancer e Caprico, due studenti del secondo anno.

Aveva già avvertito i ragazzi di non aprire bocca sull’accaduto con nessuno senza prima un suo ordine.

 

Ma i lividi si vedevano e i quattro necessitavano di un breve ricovero all’ospedale. Le famiglie se ne sarebbero sicuramente accorte, così come i loro compagni di classe.

Quello che lui voleva evitare, quindi, era l’espulsione di Justine dalla Magnolia.

Il motivo era semplice: necessitava di sapere come la Sezione F si sarebbe  evoluta quell’anno.

 

Quella curiosità si era sviluppata percependo un maggior numero di attenzioni verso quei poveracci da parte di suo padre. Due nuovi professori a rimpiazzare i pochissimi docenti di recupero e addirittura l’annullamento prematuro della sospensione di uno studente.

 

La cosa si faceva interessante, soprattutto lo insospettiva non aver mai sentito o letto il nome di questi sensei. Gli era anche sembrato di intravedere delle auto nere, molto simili a quelle che più volte erano venute negli anni passati per consegnare premi e riconoscimenti alla scuola.

Il Governo. Suo padre e il Governo. La sezione F…

“ Eh, ehehe.”

Eureka! Trovata la soluzione!

 

Cosa differenziava uno studente normale da uno della F? L’importanza che si dava ai problemi che causava.

In un grafico che prendeva in esempio tre categorie di studente, la popolarità era inversamente  proporzionale all’importanza che si dava ai problemi che procuravano.

Esiste lo studente della Magnolia popolare, lo studente della Magnolia normale e lo studente della Magnolia in classe F. In ordine di popolarità decrescente.

 

Justine Freed era ancora nella Classe studente normale e, proprio come se tutto fosse un RPG, era lo stato precedente allo studente popolare.

Lo studente della F era una categoria a parte, dove non si poteva avanzare ad uno dei due ranghi superiori.

Questo significava che mentre Loki e gli Shining Skeletons (studenti popolari), non avrebbero ricevuto troppa attenzione per un ipotetico guaio, Freed, in quanto classe inferiore, sarebbe stato mandato direttamente nella Classe F.

 

Wahl fece a pezzi il suo pane con la marmellata, alzandosi nel buio della cucina. Il suo sorriso faceva paura e per certi versi assomigliava a quello del padre.

Con la differenza, che era proprio Mard il bersaglio da fregare per il ragazzo.

 

 

“ E quindi Freed ha fatto PAM, POW! Poi, anche se non si rialzavano ha continuato con WATTA, WATTATTATA !!”

Ore 7:50. La lezione per la classe F, tra le sue colline sperdute stava per iniziare.

 

Agli studenti tanto particolari di quella sezione stava interessando molto la vicenda avvenuta tre sere prima, ma non tutti apprezzavano la narrazione di Gray Fullbuster.

“ Uoooh! Volevo esserci anche io, avrei fatto il culo a strisce anche a quel Wahl.” Natsu Dragneel era il più euforico di tutti, e seduto sul banco accanto ad un ragazzo dai lunghi capelli verdi, di tanto in tanto regalava sonore pacche sulla spalla a quest’ultimo.

“ Ma tu non c’eri quando stavo malmenando quei tizi…” sospirò Justine, facendo calare ulteriormente la credibilità di Fullbuster, che si zittì di colpo.

 

“ Ohayou-gozaimasu. ”

La porta si aprì.

“ Come di consueto, il carismatico, nonché bellissimo sensei entrò precisamente un minuto prima del suono della campanella. La sua perfezione, che rifletteva i suoi mille altri valori, lo elevava sensibilmente rispetto agli altri esseri umani.”

“ Che fai, ti descrivi da solo come se fossi un narratore ?” notò Cana Alberona, e Zeref, visibilmente punto nel vivo, si trascinò a testa bassa verso la cattedra.

Al suono della campana si riprese meccanicamente, sorridendo alla sua classe.

“Ohayou-gozaimasu, Freed-kun! Benvenuto nella classe F, io sono Zeref-sensei. Spero tu possa passare un buon anno, insieme ai tuoi nuovi compagni.” Gli occhi neri del sensei riflessero il volto teso del ragazzo, che ricambiò la cortese presentazione con un inchino.

 

Questa volta, nella stanza entrò subito anche Doranbolt, senza più la divisa da agente, ma soltanto una camicia bianca con le maniche arrotolate all’altezza dei gomiti.

“ Freed, a quanto mi è sembrato di capire, ti hanno già messo al corrente di tutte le informazioni a nostra conoscenza. Spero davvero che anche tu possa farcela ad uccidere questo mostro.”

L’agente della Difesa continuava a mantenere quel comportamento freddo, da ‘soldatino di piombo’, come lo definiva scherzosamente Zeref. Sembrava che eventi del genere per lui meritassero una certa serietà.

 

“ E ora, vi comunico che è terminato il periodo di sospensione di…”

Nessuno stava più ascoltando quella voce.

 

Lo sguardo di tutti gli alunni della classe si focalizzò sulla porta.

Lentamente, come se fosse una creatura mistica ed inconcepibile, qualcuno entrò trascinando lo zaino sul pavimento. Si muoveva con una strana calma, che nonostante suscitasse mitezza, istillò subito un senso di nervosismo nell’aria.

 

Freed Justine, che non aveva mai visto prima quel ragazzo, cercò lo sguardo di Lucy al suo fianco, ma la vide paralizzata sulla sedia così come Levy e Cana.

 

Il ragazzo sollevò il capo, smuovendo una matassa di capelli color cobalto dai suoi occhi grigi.

“ Ohayou, sensei.”

Pronunciò in un soffio, di quel che sembrò una voce rilassata e quasi ipnotica per la sua dolcezza.

“ Gerard Fernandez-kun…” Lo saluto Zeref, ricambiando allegramente il saluto.

“ Bentornato. Spero anche per te il meglio in questo anno. Puoi sederti nel banco in seconda fila, accanto ad Alzack-kun.”

Il ragazzo dai capelli blu lasciò lo zaino sul pavimento, trascinandosi verso la direzione opposta da dove era entrato, esattamente sotto lo sguardo immobile del sensei.

“ Cosa stai facendo, Gerard-kun ?” mormorò la creatura, con un tono di voce ancora abbastanza sereno.

A quel punto Fernandez si voltò, rispondendo con un sorriso innocente che gli illuminava il volto.

“ La saluto.” Rispose semplicemente e raddrizzando contemporaneamente il suo corpo.

 

Il Sensei dovette impiegare poco più di un secondo, ma in fine trovò qualcosa: nella manica della divisa del ragazzo, quasi del tutto nascosto dalla mano, c’era un oggetto metallico grande come una scatoletta. In rilievo si vedevano dei fili larghi di plastica.

Associò immediatamente quel detonatore allo zaino vicino alla sua gamba, ma quando riportò lo sguardo sull’oggetto, notò che il ragazzo stava iniziando ad esercitare una pressione sul bottone d’accensione.

 

I pensieri che si scatenarono in quelle frazioni di secondo furono tanti: gli studenti, la sua vita, come salvarsi, come salvare gli altri…

 

Così, quando avvertì qualcosa sfiorargli la guancia destra, per via della paura, si lanciò all’indietro con tutta la sua velocità, incappando nel muro del corridoio alle sue spalle.

Non se n’era accorto, ma aveva gridato e il suo sorriso era sparito.

 

Sentì Gerard dire, rivolto verso qualcuno in fondo alla classe.

“ Davvero hai avuto difficoltà anche solo a toccarlo, Natsu ?”

Poi, dai suoi capelli blu, estrasse un minuscolo cubo, non più grande di un dito. Lo consegnò a Doranbolt.

“ Queste sono le riprese, i soldi potete inviarli all’indirizzo che vi ho indicato.”

 

L’agente strinse nella mano la micro telecamera, osservando prima il suo pugno chiuso e poi Zeref.

- Fin’ora è stato il primo in tutto il mondo a colpirlo…- pensò, con un impercettibile brivido lungo la spina dorsale.

 

Infatti, ora a più di un metro di distanza da lui, la creatura più temuta sulla faccia della terra, aveva una nuova ferita sul volto.

Nel punto in cui un proiettile presumibilmente lo aveva sfiorato, fuoriuscivano sbuffi di fumo nero ma inodore. In due secondi la pelle si rigenerò, facendo subito sbiancare il taglio e chiudendo quella perdita con un nuovo sottilissimo strato di pelle.

 

“ Non mi sognerei mai di ferire i miei compagni per ucciderti, sensei.” Mormorò Fernandez, attirando subito lo sguardo indecifrabile del professore attaccato.

“ Come vedi avevo una pistola… come tutte quelle che hanno gli altri.” Nella mano sinistra del ragazzo, mentre ancora nella destra stringeva il finto detonatore, il Sensei non aveva infatti avuto la calma di notare una pistola.

I proiettili per quelle armi, così come i coltelli di gomma in dotazione alla classe dal Governo, erano rivestiti di un materiale indicato dallo stesso Zeref.

Nessuno aveva fino ad allora scoperto se quella lega potesse ferire la creatura proveniente dal futuro, e Gerard Fernandez, uno studente delle superiori, lo aveva appena dimostrato.

 

“ Sono proprio contento di essere qui, sensei.” Terminò il blu, sorridendo debolmente con uno sguardo umile e sincero. Recuperò lo zaino e si diresse verso il proprio posto.

 

 

Mest Gryder non avrebbe mai immaginato di potersi trovare, un giorno, nelle vesti di un professore.

Il problema che dovesse insegnare a dei ragazzi ad uccidere un altro professore, forse, poteva quindi rendergli il lavoro più facile. Questo se si vuole essere estremamente cinici.

 

Quindi lui non sostava nell’aula professori per controllare registri o organizzare il lavoro. Il suo compito rimaneva comunque obbedire agli ordini del Ministro della Difesa.

E il Giappone aveva richiesto un ulteriore supervisore per il piccolo gruppo di neo-assassini scelti dal bersaglio stesso.

Ironico.

A Mest non faceva affatto ridere.

 

Controllò distrattamente la pagina sotto copertura dove riceveva e inviava messaggi criptati per informare sul progresso del lavoro. Era tutto un lavoro.

Quelle informazioni erano pubbliche, la missione non consisteva nel vedere chi dovesse aggiudicarsi la ricompensa sulla testa del mostro, ma nel far sì che qualcuno uccidesse la creatura.

 

Lui stesso, in una situazione normale e nonostante la sua avanzata esperienza come soldato e agente, non sarebbe mai riuscito anche solo a ingaggiare un combattimento. Tutto consisteva nell’ucciderlo, e quei ragazzi della sezione F, ci andavano molto vicino.

Aveva notato con curiosità il comportamento di Fernandez: quelle mosse, precise, ma sicuramente non frutto di un piano articolato o ben congegnato, avevano fatto breccia nella sicurezza del mostro.

 

Ma un studente delle scuole superiori poteva davvero chiamarsi assassino? Oppure in quelle situazione tutti e nessuno erano assassini?

 

Allontanò le mani dal volto, andando a raccogliersi i capelli sopra la fronte per qualche secondo. Si vide riflesso nello schermo bianco e sospirò profondamente.

Con lentezza metodica si sciolse la cravatta nera sopra la camicia, per poi posarla sul tavolo davanti a sé. Infine, prese in mano il mouse del computer e fece passare la luce blu sopra il retro dell’accessorio.

 

Immediatamente comparvero in controluce delle minuscole scritte appena chiare, ma comunque leggibili agli attenti occhi dell’agente.

Con la sua solita espressione dura, e per niente toccata dalla stanchezza, lesse velocemente il messaggio, per poi stringere la cravatta e strofinarsela su tutto il braccio.

 

Ritornò a guardare il computer, e pensò per l’ultima volta che quello era il suo lavoro. Non era un’illusione, pensarci di continuo non l’avrebbe fatta svanire.

 

Attraverso un lungo percorso di link e pagine protette da password, raggiunse un’ennesima casella di posta dopo più di cinque minuti.

Trovò come messaggio un esteso file d’immagine.

Conteneva molto testo e qualche foto, ma era spesso riportato il marchio del Governo. Alla conclusione, era stato riportato il simbolo della Quinta Unione.

 

Doranbolt notò anche, in una pagina più in basso, la foto di un passaporto con riportati solo un nome e un cognome.

L’immagine catturava il volto di una donna dai lineamenti seri, ma non per questo vano l’impressione che la femmina in questione fosse molto avanti con l’età. Anzi, pareva abbastanza giovane e non sarebbe risultata sospetta in un’università.

Misteriosa ed enigmatica, ormai l’agente sapeva chi fosse e che cosa avrebbe fatto.

 

“ Kagura Mikazuki…” Sussurrò nel silenzio tombale di quella stanza. Guardò a lungo gli occhi neri di quella donna. Gli parve solo di vedere una luce debole, come imprigionata da un’antica oscurità e dal buio.

Per quanto aveva letto, l’ex caposquadra delle agenti esecutive, nome in codice Mermaid Heels, era stata assegnata come supporto aggiuntivo nel controllo della creatura.

 

Prima di chiudere gli occhi, l'agente pensò che tutto quello che stava succedendo non aveva senso.





 Angolo Autore:

Welcome back!

Mah... penso che in molti non apprezzeranno l'idea di dare quella personalità a Loki e agli Spiriti Stellari... ma è giusto così. Non chiedo che le mie idee vengano comprese o piacciano.
L'importante per me è che il risultato piaccia alle poche persone che sanno andare oltre al semplice 'OMMIODDIO MA COME TI PERMETTI, I MIEI CICCINI NON LI TOCCHI CAPITO?! COME TI PERMETTI DI FARE LOKI IN QUESTA MANIER-' ok, grazie per la tua opinione.

Ma alla fine... nessuno recensisce questa roba, e nessuno ha ancora mosso queste critiche xD.

Alla prossima!

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