Juliet & Juliet

di shinepaw
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo due ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Leya's point of view

Le strade a quest'ora del pomeriggio sono quasi deserte. La maggior parte della gente lavora, oppure è in spiaggia: fa caldo, il cielo è splendidamente azzurro e terso e una brezza gentile gonfia i vestiti e scompiglia i capelli.

Io cammino da sola da un po', ascoltando i suoni di ogni cosa che mi circonda; al contrario di molti adolescenti non ascolto quasi mai la musica, da quando non passo più il mio tempo libero con un certo violinista.

Da una parte mi manca, mi manca un sacco, ma non posso dire che mi dispiaccia aver finalmente conosciuto il mio fratellone. È il ragazzo più gentile, sensibile e adorabile che io abbia mai conosciuto e sapere che ha sofferto tanto mi provoca una rabbia incredibile. Per fortuna ha un fidanzato fantastico.

Mentre son persa nei miei pensieri calpesto una bottiglia di plastica abbandonata per terra. Con disappunto la raccolgo e la butto nel primo cestino che incontro. Nell'alzare lo sguardo da esso i miei occhi si posano su una ragazza con un cane e un bimbo in braccio.

Il cane è senza ombra di dubbio un pastore australiano, mi piacciono i cani e conosco tante razze; il bimbo avrà due o tre anni e possiede dei meravigliosi occhi verdi incorniciati da una folta chioma di ricci biondo miele. Decido che debba essere il fratellino della ragazza.

Vogliam parlare di lei? Credo sia più piccola di me ed è dannatamente meravigliosa. I lunghi capelli color cioccolato sono legati in una coda bassa e gli occhi grigi sono attenti, si sposano alla perfezione con la diffidenza che denotano le labbra rosee, stirate in una linea sottile.

Il cane mi corre incontro, scodinzolando.

- Yuuhi! - grida l'incantevole sconosciuta. - Torna qui!

Bella's point of view

- Yuuhi! - esclamo. - Torna qui!

La mia cagnolona volta la testa verso di me e poi torna a scodinzolare. Non ha mai fatto così. La ragazza bionda la osserva con desiderio, credo che vorrebbe accarezzarla, ma nota quanto io sia contrariata e fa un passo indietro, lanciandomi un'occhiata di scuse.

- Yuuhi! - la richiamo, battendo la mano libera sulla coscia. Finalmente torna da me, perciò inizio ad avviarmi verso casa, non prima di aver lanciato una rapidissima occhiata alla sconosciuta: è alta, biondissima, dalla carnagione pallida e gli occhi chiarissimi, azzurri.

Quegli stessi occhi che percepisco fissi su di me mentre ci allontaniamo. Non mi piace la gente che mi fissa, non perché pensi che mi stia giudicando, bensì per il semplice motivo che... be', non vivo nel terrore, ma cose come quella che è capitata a mia madre accadono in continuazione e per questo mi fido di poche, pochissime persone.

- Sono a casa - annuncio, chiudendo accuratamente la porta.

- Ciao, tesoro! Tutto a posto? - chiede la mamma, comparendo da chissà dove e sorridendo. Annuisco.

- Vado in giardino con Yuuhi e Brook - la informo, ricambiando rapidamente il suo sorriso.

- Va bene. Se mi cerchi sono in camera e John sta guardando la partita.

Le faccio un cenno col capo per dire che ho capito e vado in giardino, il nostro modesto giardino, sedendomi sull'erba e sistemando Brook sulle mie gambe. Yuuhi si sdraia al mio fianco.

- Bella - mi chiama il mio fratellino. - Abbraccio.

Lo stringo a me e le sue manine mi solleticano il collo. Brook, diminutivo di Brooklyn, ha tre anni ed è forse la persona che amo di più al mondo, insieme alla mamma, naturalmente. Anche John è importante, così come lo è... Akira. Non so più come mi sento nei suoi confronti e mi trovo spesso combattuta tra il desiderio di vederlo e quello di cancellarlo forzatamente dalla mia vita.

Brooklyn mi bacia sulla guancia e io gli accarezzo i ricci. È così affettuoso ed intuisce sempre i miei stati d'animo, esattamente come Yuuhi. Non sapevo come sentirmi riguardo all'avere un fratello o una sorella, poi quando Brook è nato... ho compreso che non potevo non amarlo.

- Sei triste? - domanda, poggiando le mani sul mio viso. Yuuhi alza la testa e posa il muso sul mio ginocchio.

- No, Brook - rispondo, continuando a passare le dita nella sua morbida zazzera color miele. Il mio fratellino è un bambino bellissimo, semplicemente perfetto: ha ereditato i capelli biondi della mamma con una sfumatura un po' più scura (colpa di John!) e gli occhi verdi di entrambi. E un'altra cosa che ha ereditato sia da mia madre sia da John è il buon carattere... per ora.

E comunque non sono né felice né triste, al momento. Ho bisogno di trascorrere del tempo senza pensare troppo ad amicizie e amori, devo concentrarmi sulla scuola. Anche se è più facile a dirsi che a farsi...

-

Note dell'autrice:
konbanwa! Mi son promessa di andare a dormire presto, ma non m'ascolto mai e ci tenevo a postare questo breve prologo! Perciò vi lascio, adesso, spero che apprezzerete anche questa storia! Baci

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Capitolo 2
*** Capitolo uno ***


Leya's point of view

- Ah, non ci crederete mai! - esclamo, chiudendomi abbastanza sgraziatamente la porta alle spalle. - Ho incontrato una ragazza bella da mozzafiare il fiato! Spero proprio di rivederla.

Nessuna risposta, né da mio fratello né dal suo fidanzato, solo qualche suono poco comprensibile. Piego la testa di lato, tendendo le orecchie.

- Mikhail? Liam? Dove siete?

Altri suoni soffocati, forse una risatina. Per un attimo mi passa per la mente che potrei averli interrotti, ma non mi ci soffermo e vado a cercarli, trovandoli sul divano.

- Ciao, Leya - dice mio fratello, arruffandosi ulteriormente con una mano i capelli scompigliati e sorridendo imbarazzato. - Bentornata.

- Bentornata - lo imita Liam. Mi siedo accanto a lui, mentre si ricompongono e si scambiano occhiate complici. Sono così innamorati!

- Dicci di questa ragazza - mi esorta poi Mikhail, distogliendo lo sguardo dal suo ragazzo e posandolo su di me.

- Ha i capelli color cioccolato! E gli occhi grigi! O almeno così mi è parso... e aveva un pastore australiano con un nome strano... Yui... o qualcosa del genere.

- Nome curioso - commenta Liam, sistemandosi gli occhiali sul naso.

- Già, parrebbe giapponese... forse. Il migliore amico di mio padre è giapponese - borbotta fra sé e sé mio fratello.

- Ah sì?

- Sì... è un cantante come suo padre.

- Come si chiama? - domando, anche se non m'interessa più di quel tanto. Ripeto, non ascolto quasi mai la musica. Ma è un piacere passare del tempo con Mikhail (e il suo fidanzato).

- Rei.

- Hm, non lo conosco.

- Ma tornando alla questione principale... - mio fratello si scosta una ciocca di capelli dalla spalla e poi sbuffa sommessamente, legandoli. Ce li ha di poco più corti dei miei. - Ti piacciono le ragazze, sorellina?

Avvampo, un po' per la domanda un po' per l'appellativo. Sorellina? Mi piace, dal canto mio penso a lui come il mio fratellone, però abbiamo solo due anni di differenza.

- Eh già... - rispondo imbarazzata, insinuando le dita tra i capelli e massaggiandomi la nuca.

- Fantastico!

- Già... già.

~~~

È tardi. Dopo cena mio fratello e il suo fidanzato si sono messi a lavare e asciugare i piatti e io li ho osservati per un po'. Gli abbracci da dietro, i baci sul collo, le mani che si cercano... mi hanno fatto sentire la mancanza di una ragazza.

Una volta terminato ci siamo rifugiati nelle nostre rispettive camere - in qualche modo ne hanno ricavata una tutta per me accanto alla loro - e poco fa sono passati a darmi la buonanotte.

E adesso sto sentendo tutto ciò che accade nella loro stanza, poiché i muri sono sottilissimi.

- Mikha...

Pensa ad altro, non ascoltarli.

- L-liam... ah...

M'impongo di concentrarmi sull'immagine della meravigliosa sconosciuta col cane che ho incontrato questo pomeriggio. Chissà se la rivedrò? Sarà possibile, poi?

- Mikha... è tutto okay? Stai bene?

- Hm... ah... ah...

Forse adesso un paio di cuffiette e la musica ci vorrebbero, direi.

Per fortuna il mio cellulare inizia a vibrare, distraendomi da suoni molesti e per nulla equivocabili.

- Pronto?

- Leya - piagnucola una voce familiare. - Quando torni qui?

- Maggie, tesoro... a fine estate, perché? Che succede?

- Non ce la faccio più, Leya! Perché la gente deve essere così cattiva? Perché deve prendersela con me? Cos'ho di sbagliato? - singhiozza rumorosamente. Mi sistemo sulla schiena e fisso il soffitto.

- Nulla. Non hai assolutamente nulla di sbagliato - affermo in tono saldo ma dolce. - Sono gli altri ad essere sbagliati. Mi dispiace di non essere lì con te.

- Mi manchi - singhiozza di nuovo. Mi si stringe il cuore.

- Anche tu - sussurro, appoggiandomi una mano sulla fronte e chiudendo gli occhi. - Sai? Forse dovrei farti conoscere Dragan. Quando avevo...

- Sì, ma tu sei alta, magra, bionda e hai gli occhi azzurri, Leya! - sbotta, piangendo più forte. Soffoco un sospiro. - Io peso ottantacinque chili! Sono bassa!

Maggie è la mia migliore amica ed è molto sensibile e fragile. Fisicamente è un po' cicciottella, ma non riesce a comprendere quanto bella sia esattamente così com'è.

- Non vuol dire niente, tesoro. Te l'ho già detto, a me piacevi così come sei, con i tuoi bellissimi capelli rossi e i tuoi occhi castani, e sì, anche con la tua ciccia e qualunque altra cosa non riesci ad amare di te stessa - sospiro, prendendo fiato. Bisogna essere pazienti con lei, perché spesso ha momenti di totale sconforto, soprattutto quando viene presa di mira. Ha problemi di autostima e non solo. È un lungo percorso da attraversare, quello per affrontare tutti i suoi demoni, eppure un giorno qualcuno mi disse che avevo un dono nel riportare la luce nelle tenebre della vita degli altri e io... voglio crederci.

- Scusa, Leya - mormora, tirando su col naso. Abbozzo un sorriso. - Me la prendo sempre con te, anche se non te lo meriti.

- Non fa niente - replico. - Sono qui anche per questo. Devi sempre chiamarmi quando hai bisogno di me, Maggie.

- E lì... com'è? - chiede con voce un po' più decisa, meno tremante. Deve aver smesso di piangere.

- È un bel posto. Spiaggia grande, giornate soleggiate una dietro l'altra, belle ragazze...

- Pensi solo a quello, eh? - ridacchia. La imito, contenta di distrarla un po'.

- Ci sono anche un sacco di bei ragazzi, se mai venissi qui.

Infatti, al contrario di me, Maggie è bisessuale. Siamo state insieme per un po', ma non c'è stata la scintilla, non davvero.

- Aha... ne dubito, non me lo posso permettere. Ma tuo fratello?

- Oh, Mikhail? Andreste parecchio d'accordo, secondo me. È molto dolce e sensibile e gentile.

- È carino?

- Maggie! E poi sono io... - rido, facendola ridacchiare di nuovo. Meno male.

- È carino sì o no?

- Sì, ti manderò una sua foto. Ma è impegnato, tesoro.

- Meh.

- Con un ragazzo - aggiungo, sistemandomi su un fianco. - Non sai quanto rumore fanno, la notte... tipo adesso.

Scoppia a ridere.

- Viva l'amour - commenta.

- Aha. Buonanotte, Maggie. Ti voglio bene.

- Buonanotte, Leya, anch'io ti voglio bene.

E attacco. Ancora suoni molesti, ma la stanchezza prevale su quel pizzico di curiosità che m'invita ad origliare più o meno involontariamente e mi addormento, sognando di abbracciare la ragazza sconosciuta mentre lei chiama il mio nome come oggi chiamava il suo cane.

-

Note dell'autrice:
mi scuso se posto solo a tarda ora, ma è stato un weekend difficile. Mi dispiaceva soltanto non lasciarvi neanche un capitolo, nonostante il mio umore. Chiedo ancora scusa e buonanotte, baci.

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Capitolo 3
*** Capitolo due ***


Leya's point of view

Mi son fatta consigliare da mio fratello qualche posto interessante dove andare. Oltre alla spiaggia c'è un piccolo parco vicino al liceo e in città ci sono tanti bar e negozi carini. A circa un'ora da essa, col bus, è raggiungibile l'acquario.

Ho deciso di visitare il parco, amo la natura. E poi chissà che non scatti qualche bella foto e la trasponga su carta. Mi piace disegnare.

Il parco è davvero piuttosto piccolo, con pochi, rari alberi e ampi spazi erbosi. Saranno le dieci e mezza del mattino, perciò non c'è in giro quasi nessuno. La temperatura per ora mi risulta sopportabile; la consueta brezza leggera mi agita i capelli e mi rinfresca il collo.

Cammino per un po', beandomi dell'ambiente rilassante. Ogni tanto qualcuno che fa jogging mi supera, correndo. Anche a me piace andare a correre, quando mi capita, però generalmente preferisco ammirare il cielo terso o un affascinante paesaggio in una tranquilla passeggiata.

Alla fine mi fermo sotto un albero e lo osservo. Non è parecchio alto, ha il tronco marroncino e i rami larghi, robusti e anche piuttosto sporgenti, come le radici. Le foglie sono lucide, di un bel verde scuro.

Mi ci arrampico, prima di avventurarmi sul ramo più sporgente e solido e appendermi ad esso a testa in giù. Ricordi improvvisi costellano la mia mente.

'- Dragan!

- Ah, sei tu.

È seduto contro un albero alto forse più di papà e mamma messi assieme, ed alza a malapena lo sguardo dal libro che sta leggendo per lanciarmi una rapida occhiata di saluto.

- Cosa leggi? - gli chiedo, sedendomi a gambe incrociate davanti a lui.

- Un libro nella mia lingua - risponde distrattamente.

- Come s'intitola? - insisto. Sospira, e i suoi occhi color liquirizia, profondi come il buio della sua casa, incontrano i miei 'chiari come il ghiaccio', la definizione che tutti danno di essi.

- Lascia perdere - sospira di nuovo, inserendo il segnalibro e chiudendolo. Appoggia il libro a terra, di fianco alla sua gamba. - Sai salire sugli alberi?

M'illumino. Da piccola, quando giocavo con tanti altri bambini, a volte ci arrampicavamo sugli alberi. Nel farlo mi strappavo sempre i vestiti e i miei capelli si riempivano di foglie e la mamma mi sgridava, ma era così divertente!

- Certo!

Si alza senza dir nulla e inizia a farsi strada lungo il tronco possente con agilità inaspettata. Lo sbircio da terra e lui da un ramo mi guarda come ad invitarmi a raggiungerlo, dunque lo imito.

Una volta che sono accanto a lui si sposta cautamente sul ramo e poi... sorpresa, si aggrappa attentamente ad esso e si appende a testa in giù.

- Prova, se vuoi - dice. - Ma non me ne assumo la responsabilità, se dovesse accaderti qualcosa.

Lo ripete spesso, eppure ho l'impressione che non l'intenda davvero.

Quindi provo ad imitarlo di nuovo, incuriosita. È fantastico, da qui posso vedere un sacco di cose da una prospettiva bizzarra.

- Si chiama punto di vista, Leya - spiega, dondolandosi appena. - Ogni tanto, da terra, prova a pensare come sarebbero le cose dal ramo di un albero. E se non riesci a immaginare... sali su un albero.'

Mi riscuoto quando inizio a sentire braccia e gambe dolermi e cedere gradualmente e il sangue andarmi alla testa e un muso di cane mi compare all'improvviso davanti agli occhi.

- Woff!

Un altro balzo, stesso muso.

- Yuuhi!

Quel nome, quella voce.

Torco il collo. Sì, è proprio lei, la meravigliosa ragazza sconosciuta.

- Oh - dice, corrucciata. - Sei ancora tu.

Le dono uno sguardo stupito, poi sorrido. Mi ha riconosciuta, nonostante ci siamo viste solo una volta, perciò qualcosa deve pur voler dire, no?

- Mi chiamo Leya - mi presento. - Al momento non posso stringerti la mano, purtroppo.

- Vedo - commenta, mentre il suo cane continua a saltellare entusiasticamente per giocare con me o leccarmi la faccia o qualunque altra cosa canina voglia fare con me. - Io sono Bella.

- Su questo non ho dubbi! - trillo, per poi tornare saldamente con i piedi per terra. Mi ravvio i capelli e sistemo i vestiti, dopodiché passo le mani sui jeans e le stringo la mano.

Non sembra aver preso troppo bene il mio tentativo di flirtare, siccome mi scocca un'occhiata decisamente non benevola. I suoi occhi grigi sono eccessivamente seri, oltre che penetranti.

Mi siedo per terra, sull'erba, e dopo un lungo istante lei sbuffa sommessamente e mi imita. Il suo pastore australiano si sdraia al suo fianco.

Yui?, chiedo, mentre lei contemporaneamente domanda: cosa ci facevi su quell'albero?

- Ah... è una lunga storia - mi percepisco arrossire. Dannato violinista, lui e il suo bisogno di attaccarmi le sue manie. - Stavo... facendo un esperimento. Per i punti di vista.

- Capisco - replica semplicemente. Non sembra di molte parole e il suo viso mostra altrettante espressioni, cioè quasi nessuna.

- Yui? - ripeto. Il cane alza la testa e mi osserva, ha gli occhi grigi come la padrona e la lingua rosea fuori dalla bocca. Quanto vorrei accarezzare il suo soffice e lungo pelo chiazzato di grigio, marroncino, nero e bianco.

- Yuuhi. È giapponese, significa tramonto - spiega Bella. Dunque Mikhail aveva ragione, penso. Fa scivolare una carezza dal suo capo al suo collo. La sua coda vaporosa batte ritmicamente a terra. - È una femmina.

- È bellissima - osservo genuina, evitando di aggiungere 'come te'. - Studi giapponese?

- No, ho dei parenti che... - emette una specie di piccolo sbuffo, guardando altrove, e io lascio correre. Non voglio che si senta a disagio.

- Wow - commento, ma il discorso cade comunque e il silenzio ci avvolge. Non voglio che Bella se ne vada, devo pensare a qualcosa da dire per trattenerla. - Posso accarezzare Yuuhi?

Mi fissa intensamente, prima di annuire.

- Sì, certo - risponde, atona. Le dà una pacca leggera appena sotto il collo. - Va' da Leya, Yuuhi.

Il suo cane obbedisce, si alza e viene da me, sedendomisi davanti. Allungo una mano per fargliela annusare e poi, senza che io muova un muscolo, mi solletica il palmo con il tartufo scuro e strofina il capo sotto di esso.

In un attimo mi travolge in un tornado d'affetto canino, buttandomi sull'erba e leccandomi la faccia. Rido, affondando le mani nel morbido pelo del suo collo.

- Le piaci un sacco... di solito non si comporta così - mormora Bella fra sé e sé. Le squilla il cellulare, perciò fruga nelle tasche dei jeans e lo tira fuori, scrutando il display e illuminandosi nell'immediato dopo. - Akira! Ciao!

M'impongo di continuare a sorridere, tornando a sedermi e osservando la ragazza di fronte a me. Anche lei sta sorridendo... ed ha un sorriso meraviglioso, così genuino!

- Ah, sì, sono al parco con Yuuhi. Sì, per oggi ho finito le lezioni di ripasso... ci raggiungi con Haru? Oh, non puoi? Vabbe'. Passerò dopo alla villa, magari con Brook. Okay. Ciao, ciao, Akira - e attacca, sorridendo ancora per un istante, prima di posar lo sguardo su di me e tornare inespressiva.

So già cosa sta per dire. Mi concedo di far delicatamente i grattini dietro un orecchio a Yuuhi, dopodiché la sua padrona si alza e lei è subito al suo fianco.

- Devo andare - annuncia Bella, portandosi una mano al collo e guardando rapidamente altrove.

- Certo - replico mestamente, forzando ulteriormente il mio sorriso. - È stato un piacere conoscerti.

- Hm. Ci... ci si vede in giro, Leya - conclude, abbozzando un gesto con la mano. E si allontana lentamente dalla mia vista, tallonata dalla sua quattrozampe.

Ci si vede in giro.

Sospiro, prendendo il cellulare e chiamando mio fratello.

- Pronto? Leya?

- Ehi, fratellone. Tu e Liam andate a mangiare in qualche posto in particolare?

- No. Anzi, lui pranza con i suoi genitori per un compleanno, mi pare, perciò sono solo. Vieni a mangiare con me?

- Volentieri.

Poi lo saluto e appendo.

Ci si vede in giro, Leya.

Lo spero, penso, sospirando nuovamente. Non posso fare a meno di convincermi sempre più di aver avuto un colpo di fulmine per Bella... ma il nostro incontro mi ha lasciata con qualche domanda. Chi è Akira? Il suo ragazzo?

Se così fosse mi sto invischiando in una situazione molto problematica... oh, diamine! Un colpo di fulmine per un'etero è proprio l'ultima cosa che desideravo!

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio, pasticcini. Uh, che dire? Isa è tutto fuorché in forma - fisicamente - e ieri ha passato una giornata abbastanza da incubo... ma ora sto bene, in quanto ad umore, un po' meno fisicamente però è okay. E niente, sono sicura che qualche mente sveglia tra di voi indovinerà presto chi è Dragan. Buona giornata, un abbraccio

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Capitolo 4
*** Capitolo tre ***


Leya's point of view

- Ciao, Mikhail.

- Ciao, sorellina, bentornata - replica mio fratello, sorridendo. Sembra felice e ciò fa sentire un po' contenta anche me. Ci dirigiamo in cucina e io mi sistemo sulla sedia che di solito occupa Liam. C'è un buon profumo.

- Che delizioso odorino... ti sei dato da fare, eh - commento, inspirando a fondo. La tavola è apparecchiata come sempre, ma abbellita da un fiore rosa pallido.

- Leya, ma cosa dici! - scherza Mikhail, servendomi un hamburger di canguro. Dimenticatevi di vederli saltellare in giro, li troverete più spesso nel vostro piatto.

- Che fiore è? - chiedo, indicandolo con un cenno del capo. Gli occhi scuri del mio fratellone si spostano su di esso.

- Victoria. Ti piace?

- Un sacco. Non mi dispiacerebbe disegnarlo, ma il mio blocco e le mie matite sono rimaste a casa...

- Non è un problema - ribatte dolcemente, versandomi un po' d'acqua nel bicchiere e accomodandosi di fronte a me, dopo essersi ovviamente riempito il piatto. - Quando ho tempo possiamo andare a fare shopping insieme o puoi andare da sola e se hai bisogno ti lascio un po' di soldi o se non hai voglia posso dire a Liam di prenderti ciò che ti serve...

Rido sommessamente, allungando una mano per accarezzare fugacemente la sua.

- Andremo insieme - affermo, bloccando il suo fiume di parole e proposte. S'illumina immediatamente.

- E-eh? Oh, fantastico. Certo, volentieri, molto volentieri! - farfuglia entusiasta, e io non ho mai pensato in vita mia che un ragazzo potesse essere carino quanto mio fratello. È adorabile.

- Mikhail?

- Cosa?

- Liam ti ha mai detto che sei adorabile?

- U-uh? Ah, s-sì, Liam dice fin troppe cose...

- Ha pienamente ragione - asserisco, facendolo avvampare.

- L-leya... - cerca di darsi un tono, assottigliando lo sguardo. - Sono tuo fratello maggiore, non posso essere adorabile.

Ci fissiamo per un po' e poi scoppio a ridere, imitata nell'immediato dopo da lui.

- Per me resti a-d-o-r-a-b-i-l-e - bisbiglio a voce abbastanza alta perché mi senta. Riprendo a mangiare e intanto percepisco i suoi occhi posati su di me. Lo sbircio: la sua espressione trabocca d'affetto.

- E tu sei bellissima - sussurra. Stavolta sono io ad arrossire. Mi pulisco la bocca col tovagliolo e mi alzo, andando a stampargli un bacio sulla guancia, prima di tornare a sedermi. - Ma allora? Che hai fatto di bello, stamattina?

- Sono andata al parco... volevo fare un po' di foto per poi trasporle su carta, sottoforma di disegni, ma mi son limitata a far una passeggiata e a riflettere in un determinato modo che mi ha insegnato una persona...

- Una brava persona? - indaga, vuotando rapidamente il proprio bicchiere e versandosi altra acqua.

-  Una bravissima persona - confermo, deglutendo. Non gli parlerò di Dragan, non ancora. Non è tempo. - Sono sicura che andrete d'accordo, il giorno in cui vi conoscerete.

Le iridi scure di mio fratello diventano pozzi senza fondo, adombrandosi.

- Non vedo l'ora - mormora, nonostante non sembri troppo convinto.

- E poi ho incontrato la ragazza dell'altro giorno! Si chiama Bella! E il suo cane Yuuhi, avevi ragione, è giapponese e significa tramonto.

- Che bello - osserva Mikhail, tornando a sorridere genuinamente. - Le hai dato il tuo numero?

- No... - sospiro - ... no, credo che potrebbe essere già impegnata con un certo Akira, dovevi vedere come si è illuminata tutta mentre parlava al telefono con lui!

Il mio fratellone ridacchia.

Non si ride delle disgrazie altrui...

- Akira è un mio amico d'infanzia, sorellina, e puoi fidarti se ti dico che è molto più che impegnato...

Sospiro nuovamente, lui sorride sornione.

- Si è sposato da poco - continua. Strabuzzo gli occhi.

- C-cosa?

- Sì, lui e Christopher stanno insieme più o meno da tanto tempo quanto me e Liam.

- Ma è prestissimo per sposarsi!

Mio fratello avvampa un po'.

- Lo so, Leya - borbotta, rivolgendo rapidamente lo sguardo al muro. - Lo so.

Oh.

- Però è meraviglioso, ci dev'essere tanto amore - sospiro per la terza volta, cercando i suoi occhi. - Anche tu e Liam...?

- Fra cinque anni - farfuglia, inarcando un sopracciglio nel tentativo di farla sembrare una cosa sciocca. - Forse. Se ancora non ci saremo lasciati.

Osservo il piatto, non sapendo cosa dire. Spero non stia davvero pensando all'eventualità che potrebbero lasciarsi. Non li conosco poi così tanto, per ora, eppure... ho la sensazione che siano fatti uno per l'altro.

- Oggi non posso venire in città con te - m'informa Mikhail a bassa voce, alzandosi per riporre il proprio piatto nel lavandino. - Facciamo fra tre giorni, okay?

Mi volto per guardarlo, ma lui continua a darmi le spalle.

- Okay - rispondo nel medesimo tono. - ... Mikhail?

- Cosa c'è?

- No... niente.

~~~

Tre giorni più tardi io e mio fratello andiamo al centro commerciale. È un luogo carino, grande, e c'è in giro poca gente. Nonostante ciò, ho notato Mikhail dedicare più tempo del solito a scegliere come vestirsi. Ha gusto, al contrario di me.

- Ti dispiace se prima prendo altro? - domando, osservandolo armeggiare con il cellulare. S'affretta a riporlo in tasca.

- A-altro? No, figurati, va benissimo.

Faccio per accennare un passo, lui tentenna.

- L-leya...

- Sì?

- Vuoi fare una f-foto?

- Certo! - esclamo, cingendogli le spalle con un braccio. Poggia la testa contro la mia ed estrae di nuovo il cellulare.

- Grazie - mormora, arrossendo e sorridendo timidamente. - Cosa vorresti comprare, prima?

- Articoli da ragazze - rispondo. Si gratta la nuca, sbirciandomi.

- Ah, trucchi?

- No... un altro genere di articoli - ridacchio, afferrandolo gentilmente per un polso e trascinandolo verso il negozio generico che ho adocchiato. Immancabilmente, una volta fra gli scaffali, diventa ancora più rosso. - Non c'è bisogno di essere imbarazzato, Misha.

- N-non sono imbarazzato... - ribatte, guardando altrove per non fissare i prodotti sui ripiani, prodotti con cui dubito abbia mai avuto a che fare. Dopotutto con due papà... - E comunque non mi hai mai chiamato Misha prima d'ora...

- Non ti piace?

- Tutti mi chiamano così...

Prendo ciò che mi serve e poi ci spostiamo in un negozio di cartoleria. Si respira profumo di carta e legno, perfino inchiostro e pittura. In effetti c'è esposto un po' di tutto.

- Hmm - mugolo, inspirando a fondo. - Che buon profumo!

- Non sento niente - borbotta mio fratello, lasciando saettare lo sguardo su qualunque cosa attiri la sua attenzione.

Scelgo un blocco da disegno che mi piaccia; dopodiché inizio a guardare le matite, sfiorandole di tanto in tanto con la punta dei polpastrelli. Le amo...

'Singhiozzi.

- Leya...

- Mag, tesoro. Qual è il problema?

- Lo sai cos'ha detto Nick, oggi?

- No... cos'ha detto?

- Ha detto... ha detto...

Un altro singhiozzo. Alzo rapidamente lo sguardo dal foglio giusto per accertarmi che la situazione non sia troppo grave. Per intanto parrebbe di no, perciò riprendo a tracciare morbide e gentili linee sulla carta candida.

- Ha detto che ho delle b-belle tette... ma non per questo starebbe mai con una sfigata come m-me... Leya... perché posso piacere per via di due pezzi di grasso e non per tutto il mio corpo?

Mi siedo accanto a lei, poggiandole il foglio sulle gambe e cingendole le spalle con un braccio.

- Non lo so, tesoro, non lo so - rispondo piano, accarezzandole i capelli e asciugandole dolcemente le lacrime.

- Sono bella solo nei tuoi disegni - constata con amara ironia.

- Non è vero...

- Sì che è vero, Leya. Perché mi hai aggiunto le ali?

- Perché non c'è nulla di più struggentemente meraviglioso di un angelo triste. Maggie, le persone non sanno più vedere la bellezza. E tu sei bella, quanto lo sei!

Non dice niente, limitandosi a tirare su col naso e a passarsi il dorso della mano sugli occhi e le guance.

- Posso tenerlo? - chiede dopo un po', seguendo con l'indice le linee più marcate delle piume e quelle meno forti delle lacrime.

- Certo - replico, intrecciando le dita all'altra sua mano e appoggiando la matita a terra. I suoi occhi vengono calamitati da essa.

- Non te ne separi mai - osserva quietamente.

- È la mia preferita.

È una matita semplice, di legno, non è nemmeno professionale, ma va benissimo per qualunque cosa. In fondo una parte è stata grattata con le forbici per scriverci una 'D' con l'indelebile. Ed è la mia preferita.'

Sospiro sommessamente, afferrando la prima che m'ispira.

- Qualcosa non va, sorellina?

- No, Mikhail.

Lui sorride, contagiando anche me. Siamo così uguali in questo, ci basta poco per renderci felici.

-

Note dell'autrice:
konbanwa! Che dire? Innanzitutto mi scuso per non aver ancora risposto ad un paio di recensioni... lo farò presto senza più procrastinare, prometto. Per il resto vorrei consigliarvi una cover di Sam Tsui, Heaven, e niente, alla settimana prossima, se non riesco ad aggiornare prima. Baci

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro ***


Bella's point of view

Mi sveglio nel cuore della notte per suoni che non riesco immediatamente a riconoscere. Mi tiro a sedere di scatto e qualcosa cade per terra. Il mio cellulare. Oh. Devo essermi addormentata mentre messaggiavo con Akira.

Arrossisco, raccogliendolo, alzandomi e poggiandolo sul comodino, prima di andare nella camera di Brooklyn, il quale mi chiama piagnucolosamente. Credo di aver sentito la mamma gridare... e anche lui deve averla udita.

Accanto al suo letto c'è Yuuhi e, non appena entro, lei scodinzola ansiosamente. Le accarezzo dolcemente il capo.

- Brava ragazza - bisbiglio, dopodiché prendo in braccio mio fratello e gli lascio un bacio sulla fronte. - Shh... sono qui, Brook, sono qui. È tutto okay.

- Bella... - piagnucola ancora. Lo stringo più forte e vado nella camera della mamma, camera che ora divide con John, fermandomi senza entrare. Lui sta cercando di confortarla e non smette quando percepisce la mia, la nostra presenza, incrociando però il mio sguardo.

- Un incubo - bisbiglia. Annuisco rapidamente, lasciando un bacio fra i morbidi riccioli di mio fratello.

- La mamma ha solo avuto un brutto sogno, Brook - gli dico in tono rassicurante. Non dà segno di voler dormire con loro, dunque mi limito a sistemarlo meglio sulle mie braccia.

- Mi dispiace di avervi svegliato, ragazzi - sussurra nostra madre, stringendosi a John e lanciandoci un'occhiata piuttosto stanca.

- Non fa niente, mamma - ribatto. - Stai bene?

- Sì... sto bene - replica, facendo per alzarsi. John la trattiene gentilmente per un braccio.

- Virginia...

- Noi torniamo a dormire, allora - asserisco, abbozzando un sorriso. - Non ti preoccupare, mamma. Ci penso io a Brooklyn.

E torno nella mia camera, seguita da Yuuhi. Yuuhi è la mia migliore amica, il mio angelo custode; obbedisce a qualunque cosa le chieda di fare e mi segue ovunque.

- Ti riporto nella tua camera o vuoi dormire con me? - chiedo a mio fratello, mettendo in carica il cellulare e sedendomi a gambe incrociate sul letto. Yuuhi si accuccia di fianco ad esso.

- Con te - risponde Brook, nascondendo il faccino nella mia spalla. - Qui non ci sono i mostri.

- Va bene - mormoro, baciandogli un paio di volte il capo. Prima però controllo il telefono: ho due messaggi di Akira.

'Bella?'

'Buonanotte, dormi bene.'

Avvampo, dopodiché sospiro e lo blocco, andando a raggomitolarmi sotto le coperte insieme al mio fratellino.

- Buonanotte, Brook. Sogni d'oro - bisbiglio, scostandogli gentilmente i ricci dalla fronte e continuando a regalargli qualche dolce coccola per farlo addormentare.

- 'Notte... - farfuglia, aggrappandosi alla mia maglietta. Sospiro nuovamente, piano. Mi piace prendermi cura di lui e permettere alla mamma di ritagliarsi un po' di tempo con John. Nella mia mente non sarà mai 'papà'... anche se, per il bene di Brooklyn, mi sono abituata a chiamarlo così. Abbiamo deciso che non saprà che non è mio padre. Non è necessario.

L'ennesimo sospiro, dedicato come gli altri ad Akira. Anche dopo tre anni... anche dopo tre anni i miei sentimenti non sono cambiati, nonostante mi abbia già respinta tanto tempo fa, nonostante sappia che non sarà mai mio, nonostante abbia detto il fatidico sì a Christopher e ora porti un anello al dito.

Ai matrimoni si piange, no? Si piange di gioia, di felicità, di commozione... e pure io ho pianto, la notte prima delle nozze del mio 'cugino acquisito', e anche al termine dei festeggiamenti; ho versato amare lacrime di delusione a lungo, sentendomi ancora peggio per non riuscire ad essere felice per gli sposi e per il dolore di avere il cuore spezzato da un rifiuto definitivo.

Poi è arrivata la mamma e mi ha asciugato e pulito il viso dal trucco colato, convincendomi ad almeno salutare Akira. Lui mi ha guardata per un lungo istante, prima di abbracciarmi forte. E io... io l'ho spinto via bruscamente, percependo gli occhi pizzicarmi di nuovo.

Ho farfugliato delle scuse senza guardarlo negli occhi e poi ho sentito un braccio cingermi le spalle e una mano accarezzarmi gentilmente i capelli. Era Ryuu, Ryuu con cui non ho mai scambiato più di due parole.

Non sono riuscita a manifestare la mia gratitudine per quel semplice gesto di conforto, anche se avrei desiderato farlo. Poi ci ha raggiunti John, annunciando che era ora di andare a casa.

Non è stata una gran giornata, quella.

- Bella... - mormora mio fratello nel sonno. Gli accarezzo la nuca.

- Sono qui - bisbiglio rassicurante. Chiudo gli occhi, sperando di riuscire a prender sonno. Nella mia mente compaiono un paio di iridi di ghiaccio e dei lunghi capelli biondi.

Leya.

Quella ragazza è particolare, non c'è che dire. D'aspetto di sicuro è attraente, di quelle bellezze che causano invidia a tutte ovunque vadano. Ogni volta che la incontro mi provoca una sensazione indefinibile, non saprei dire se positiva o negativa.

Leya...

Perché ci sto pensando?, m'interrogo, serrando le palpebre. Sbuffo sommessamente. È ora di dormire.

~~~

Il mattino seguente mi sveglio con un leggero mal di testa e Brooklyn ancora profondamente addormentato con una mano sulla mia faccia. La sposto cautamente, sperando di non strapparlo al suo pacifico sonno di bimbo.

Sbadiglio, restando ad osservarlo. Sono solo le otto, è vacanza e non ho nemmeno le lezioni di ripasso, dunque posso restarmene a letto. Purtroppo un certo qualcuno a quattro zampe ha altri piani poiché, non appena ode il mio sbadiglio, due orecchie grigie fanno capolino dal bordo del letto e due occhi del medesimo colore incontrano i miei.

- No - dico flebilmente. Invano. Yuuhi salta sul letto, scodinzolando e cercando di leccarmi la faccia.

- Bella! - esclama Brooklyn, tirandosi a sedere di scatto.

- Yuuhi! - grido. - Scendi subito dal letto!

Obbedisce, continuando a scodinzolare con fare abbacchiato e appiattendo le orecchie sul capo. Sospiro, passandomi una mano sul viso.

- Brook? Buongiorno. Tutto a posto? Hai dormito bene?

Ma lui non mi sta neanche ascoltando, poiché è intento ad accarezzare Yuuhi. Sospiro di nuovo.

- Brooklyn...

Si volta ed annuisce, allungando le mani per farsi prendere in braccio. Non so resistere ai suoi occhioni verdi, quindi mi sistemo a gambe incrociate e lo tiro su di me, stampandogli qualche sonoro bacio sul viso e fra i riccioli e facendogli il solletico.

- È ora di alzarsi, cespuglietto - annuncio, poggiandolo giù dal letto e scendendo anch'io. Prendo qualcosa da indossare e concedo alla mia quattrozampe una carezza di scuse.

Dopodiché vado in bagno a sistemarmi i capelli e poi porto il mio fratellino nella sua camera a togliersi il pigiama. Infine andiamo in cucina; la mamma sta bevendo il tè (a quanto pare è una cosa che le ha attaccato il suo capo, il quale è anche il fidanzato dell'altro fratello di John) e John è immerso nella lettura di un giornale riguardante lo sport.

- Buongiorno - dico senza alcuna particolare sfumatura nella voce.

- Buongiorno, tesori miei - replica la mamma, spostando lo sguardo su di noi.

- Dormito bene, nonostante l'interruzione? - chiede John, appoggiando in qualche modo il giornale sul tavolo e circondandomi un fianco con un braccio per qualche istante, prima di lasciarmi andare e permettere a Brooklyn di salire sulle sue gambe.

- Sì - borbotto, andando a sedermi di fronte a lui. Yuuhi si sdraia sotto il tavolo.

- Oggi che fate, tesoro? - chiede la mamma, avvicinandomisi e accarezzandomi i capelli.

- Non so... che vuoi fare, Brook?

Non risponde, intento a giocare con suo padre.

- Vuoi andare in piscina?

- Sì! - esclama, illuminandosi. Abbozzo un sorriso.

- E piscina sia, allora.

La coda della mia cagnolona batte sul mio piede. Yuuhi ama l'acqua, anche se l'unica piscina in cui può entrare è quella della villa.

Mia madre mi lancia un'occhiata apprensiva.

- Fa' attenzione - dice soltanto, perché ormai ha rinunciato a pregarmi di farmi accompagnare da qualcuno, qualcuno tipo Ryuu o Akira. La situazione tra noi è già abbastanza mortificante senza che lui debba farmi pure da babysitter.

- Certo!

~~~

Perciò il pomeriggio andiamo in piscina. Non è esattamente il giorno migliore per andarci, c'è fin troppa gente per i miei gusti e neppure un posticino per lasciare l'asciugamano; inoltre Brooklyn è piuttosto impaziente di correre in acqua e ciò m'innervosisce ulteriormente.

- Yuuhi, sta' qui, okay? Brava. Brava ragazza. Tieni d'occhio le cose.

Teoricamente i cani non potrebbero entrare, ma nessuno ci fa caso, finché restano fuori dall'acqua.

- Adesso possiamo andare, Bella?

- Prima devi mettere la crema solare, Brook.

Ed inizio a spalmargliela gentilmente sulle spalle. Possiede la carnagione delicata della mamma, mentre io e John ci scottiamo un po' meno facilmente.

Alla fine corre tutto contento verso la vasca più piccola, per i bambini, ignorandomi quando gli grido di non correre, potrebbe cadere e farsi male.

Mi siedo sul bordo, immergendo le gambe nell'acqua fresca e cristallina, baciata dal sole. Brooklyn ha trovato altri bambini con cui giocare.

- Che splendida giornata, eh? - osserva d'un tratto una voce assai familiare. La proprietaria di tale voce si accomoda di fianco a me.

- Leya - è il mio saluto. Le concedo una rapida occhiata: è in bikini come me, ma le sue forme sono molto più evidenti e il color verde mare del costume si sposa alla perfezione con la sua pelle chiara, i capelli biondi e gli occhi azzurri, facendomi sfigurare in un nero che mi fa apparire ancor più piatta.

- Ciao... Bella! - trilla, soppesandomi molto più a lungo. Un brivido mi corre su per la schiena. Il suo sguardo è troppo intenso, i suoi occhi esprimono apprezzamento. Credo.

Che diamine...?!

- Ci ritroviamo sempre, uh - commento atona, perché il silenzio è troppo pesante anche se solitamente lo preferisco.

- Mi domando se sia soltanto una coincidenza... o se perdurerà fino al termine dell'estate.

- Termine dell'estate?

- Eh... sono qui solo in vacanza, poi dovrò tornare a casa - risponde, abbassando lo sguardo sull'acqua.

- Capisco.

- Ti va di fare una nuotata? - chiede, rialzando il capo. Dille di no, m'intima la mente. Ma il mio corpo sta già fremendo.

- Devo tener d'occhio mio fratello - borbotto, scandagliando la vasca per trovarlo. Sta ancora giocando con gli altri bambini.

- No problem - replica Leya, abbozzando un sorriso. - È quello biondo con i ricci, vero?

Senza nemmeno volerlo, annuisco.

Lei si alza con nonchalance e va da una signora che sta guardando i bimbi giocare, le dice qualcosa che a questa distanza non posso comprendere e le dona un gran sorriso, prima di raggiungermi.

- Non hai nulla di cui preoccuparti - annuncia, sempre sorridendo. - Tuo fratello è in buone mani. Quella signora è la mamma di uno dei suoi amichetti e lo terrà d'occhio anche per te.

Non mi fido e la mia mente continua ad opporsi...

- Allora? Vieni?

L'unico problema è il mio corpo, infido, che sta già seguendo Leya verso la vasca più grande. Non capisco cos'abbia di speciale, però mi attira come una calamita.

Si ferma al bordo, guardandomi da sopra la spalla e io, al posto di imitarla, accelero il passo e mi tuffo. L'attimo seguente anche lei mi raggiunge. Riemergiamo contemporaneamente.

- Bel tuffo - si complimenta, sorridendo. Sbuffo sommessamente e mi sposto una ciocca dal viso. - Ti va di andare fino all'altra parte della vasca?

Semplicemente assento. Leya si allontana con la grazia di una sirena e io la seguo. Alla fine ci ritroviamo a nuotare piuttosto casualmente e ho modo di osservarla: come ho già notato è 'perfetta', sebbene la perfezione non esista.

D'un tratto scuote la testa, disegnando un arco impressionante con i lunghi capelli biondi, cosa che io non sono mai riuscita a fare. Non voglio che s'accorga che la stavo fissando, perciò m'immergo. Sott'acqua è tutto così silenzioso, così calmo, non devo convivere con nessun pensiero o sentimento, solo concentrarmi sul respiro.

- Bella? - mi chiama quando riemergo. Pare preoccupata, fa per avvicinarmisi.

- Avevo visto qualcosa sul fondo - mi giustifico, schivando il suo tentativo di diminuire la distanza tra di noi. - Sarà meglio che torni da Brooklyn.

- Vengo con te - replica, ma non la sento perché mi son immersa di nuovo. Quando torno in superficie è dietro di me e... - Bella...

Mi volto, facendo per aggrapparmi al bordo. Lei mi guarda intensamente, socchiudendo la bocca. Il riverbero del sole sulle gocce che imperlano la sua pelle chiara le fa sembrare lacrime d'argento e, a questo pensiero, mi ritrovo con il batticuore.

- Bella... - ripete, facendo scivolare una mano sulla mia guancia e togliendomi dolcemente una ciocca ad essa appiccicata. Mi fissa le labbra e io le sue. Il mio corpo s'irrigidisce e un brivido mi percorre la schiena.

Oh cavolo cavolo cavolo!

- D-devo andare! - esclamo, issandomi fulmineamente sul bordo.

- Bella!

Non mi giro. Mi limito a raggiungere la vasca piccola a grandi passi, imponendomi di non correre.

- Brooklyn! Torniamo a casa - annuncio in tono forse un po' troppo duro. Mio fratello fa per protestare, poi decide di desistere. Mi rivolgo alla signora con cui prima Leya ha parlato. - Grazie di averlo tenuto d'occhio.

E lo prendo per mano, voltandomi solo per un istante. Leya è uscita dall'acqua ma non si è mossa, ed ora mi sta fissando con aria dispiaciuta.

- Chi è quella ragazza? - chiede Brook, mentre praticamente lo trascino dove abbiamo lasciato i nostri averi, gelosamente custoditi da Yuuhi.

- Nessuno - rispondo di getto, dando un biscottino alla mia quattrozampe come ricompensa. Lei scodinzola, felice di rivederci.

Nessuno, o forse dovrei dire qualcuno che conosco appena e ha tentato di baciarmi?

- Allora perché stavi giocando con lei? - insiste il mio fratellino, perplesso. Arrossisco, scuotendo il capo.

- Non stavamo giocando, Brook, e adesso basta con le domande. Dobbiamo tornare a casa, mamma e papà ci aspettano.

Dopodiché facciamo una capatina veloce agli spogliatoi e infine torniamo a casa. Per la strada non posso fare a meno di riflettere... riflettere riguardo a quanto accaduto questo pomeriggio.

Leya... Leya, una ragazza e una quasi sconosciuta, ha tentato di baciarmi. Non che io abbia qualcosa contro - contro le ragazze che baciano le ragazze, intendo -, ma io non provo alcun interesse per le persone del mio stesso sesso. E, anche se ne provassi, non permetterei a chicchessia un tale approccio!

Serro i pugni, accelerando il passo.

- Bella?

- Oh - mi fermo. - Scusa, Brook.

E lo prendo in braccio, tirando un lungo respiro. Devo dimenticarmene. Magari non la vedrò mai più.

Sebbene abbia la sensazione che non sarà affatto così...

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio! Voglio scusarmi, scusarmi con tutti voi lettori, silenziosi e non, per essere in ritardo con il capitolo. Sono desolata, mi sembra di farvi un torto. Perché? Perché da ormai due anni siete una delle costanti nella mia vita, una famiglia preziosa e affettuosa sempre presente, sempre qui a rinfrancarmi, rallegrarmi, a farmi sentire che qualcosa di buono lo riesco a fare. Mi dispiace. Adesso arrivano le vacanze e cercherò di postare di più, scuola permettendo. Buona giornata!

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque ***


Leya's point of view

- Leya! Allora, come è andata... sorellina?

Alzo il capo, forzando un sorriso e incrociando lo sguardo di Mikhail. A parole potrò anche negare la verità, ma i miei occhi non gli mentiranno mai.

- Bene - sbadiglio, stiracchiandomi. - Sono solo un po' stanca... non sono abituata a stare così tanto al sole, mi sa.

E questo è vero. Mi piace passeggiare e di tanto in tanto andare a correre, però nulla di più. Raramente disegno all'esterno o leggo. È una delle tante abitudini di Dragan che ho assorbito, poiché un tempo non ero così.

'- Ragazzina, ti ho già detto di non venire qui.

- Allora usciamo?

Un sospiro impercettibile che nel silenzio immancabile di questa stanza non si può non udire.

- Dragan, perché la tua casa è così buia?

Non è che non mi piaccia il buio. Ma qui... è eccessivo.

- C'è già abbastanza luce - risponde, sospirando di nuovo, stavolta un po' più sonoramente. Dice così ogni volta che glielo chiedo e non ho mai compreso quanto possa essere 'abbastanza'. Abbastanza per vedere, però non di più.

- E se ne facessi entrare ancora un pochino?

Nessuna replica. Mi dirigo alla finestra e faccio per aprire le tapparelle.

- Non farlo.

- Perché?

- Odio la luce del sole.

- Perché? - ripeto, nonostante lui mi rimproveri sempre che faccio troppe domande.

- Perché, perché... la odio e basta. Lasciami solo.

Mi siedo sul pavimento freddo, ricavandomi uno spazio fra i libri ammassati. Il disordine che regna nella sua casa è in qualche modo rilassante.

- Leya - dice. Lo fa tutte le volte, ma non mi costringe mai ad andarmene. L'ennesimo sospiro, poi riprende a leggere.

Forse ho capito, rifletto. È già sufficientemente solo.'

- Leya?

- Ah, ehm... sì?

- Tutto okay?

Sorrido ulteriormente, sperando di placare l'apprensione che gli leggo negli occhi scuri.

- Certo, stavo semplicemente... pensando.

- Ed erano bei pensieri?

- Lo erano - lo rassicuro, accarezzandogli una spalla. - Liam?

- Sta preparando la cena - sospira, divertito. - Se salta in aria la casa... sai il perché.

- Lo terrò presente - replico, dandogli un bacio sulla guancia. - Vado a mettermi qualcosa di comodo.

Insieme andiamo in cucina. Mio fratello posa un delicato bacio sul collo al suo ragazzo, strappandogli un fremito.

- Ciao, Liam! - esclamo, prima di andare a cambiarmi.

- Ciao, Leya - odo, mentre m'infilo distrattamente una maglietta larga e un paio di shorts. Mi siedo per terra, perdendomi nei pensieri.

Il rifiuto brucia... brucia sempre, ma non ho intenzione di abbattermi e arrendermi. Me lo sarei dovuto aspettare, era azzardato. Mi son lasciata trasportare dall'atmosfera... e poi Bella era stupenda, non ho potuto resistere.

Mi squilla il cellulare.

Dragan.

Non rispondo. Mi arriva un messaggio.

'Voglio solo sapere se stai bene.'

'Sto bene.'

E non aggiungo altro, non ho voglia di parlare. Lui capirà, mi capisce sempre alla perfezione. Sospiro. Ho già voglia di rivedere Bella, ma temo, anzi, sono certa che per lei non sia lo stesso. Come potrebbe, dopo che ho cercato di baciarla e mi ha respinta?

~~~

Bella's point of view

Esco dalle lezioni di ripasso un poco annoiata, ma felice di aver terminato, almeno per oggi. Yuuhi mi raggiunge scodinzolando. Mentre sono a lezione mi aspetta appena fuori dal liceo o sotto un albero del parco, dall'altra parte della strada. Sa che non deve gironzolare e ignorare gli estranei.

Le accarezzo il capo e lei si struscia contro il palmo della mia mano.

- Andiamo a casa, hm? - dico, osservando il cielo. Non è azzurro né grigio, è di un colore inusuale fra i due ma non vi sono nuvole. Un tuono in lontananza conferma i miei presentimenti.

- Woof!

Perciò iniziamo ad avviarci. Il mio cane sembra però restio a seguirmi, poiché continua a fermarsi e abbaiare verso gli alberi.

- Yuuhi, non c'è tempo per giocare. Arriverà il temporale, tra non molto.

I suoi occhioni grigi si posano languidi e imploranti su di me, la sua coda ondeggia lentamente.

- Giocheremo quando arriviamo a casa, okay? - le prometto, donandole una carezza distratta. Cerco di riprendere a camminare, ma lei resta ferma in mezzo al marciapiede. Intanto il cielo si colma rapidamente di nuvoloni scuri e in men che non si dica sta diluviando. - Yuuhi! Dobbiamo andare!

Da dietro un albero compare una ragazza, intenta a cercare di proteggere qualcosa dalla pioggia. Io non ho niente per ripararmi, solo la borsa.

- Woff!

- Yuuhi! - esclamo per l'ennesima volta. Mi ignora, andando dalla ragazza. Mi affretto a seguirla.

- Oh, ciao, Yuuhi - dice la ragazza.

Cos'ho fatto per meritarmi questo?

- Ciao, Bella - aggiunge, abbozzando un sorriso. Non sembra preoccupata di prendersi il temporale, le interessa unicamente proteggere quello che riconosco essere un blocco di fogli.

- Ciao, Leya - mi costringo a replicare. Non avevo nessuna voglia di vederla ma, a quanto pare, il fato ha deciso di fare incrociare ancora i nostri cammini. - Stavo... stavamo andando a casa.

- Oh...

Mi lancia un'occhiata da cucciolo abbandonato, strascicando i piedi.

- Ci si vede - borbotto, distogliendo lo sguardo ed iniziando ad avviarmi. - Yuuhi.

La mia quattrozampe trotterella al mio fianco, voltandosi verso Leya e scodinzolando piano. Sembra perplessa che non ci segua e resti lì, sotto la pioggia, con la testa bassa e le braccia strette attorno al blocco di fogli.

Mi fermo, serrando i pugni, e mi giro.

- Le vacanze fanno schifo quando ci si ammala - la informo. Alza il capo, scostandosi dal volto i capelli bagnati. - Hai intenzione di stare lì per molto?

- No, io...

- E allora cosa aspetti a venire con noi?

Non posso credere di averlo detto. I suoi occhi di ghiaccio s'illuminano immediatamente.

- Posso?

- Sbrigati - rispondo e basta, dandole le spalle. - Non ci tengo ad annegare.

Cosa sto facendo? Devo essere impazzita.

Finalmente andiamo, senza più fermarci. Il temporale imperversa, ma tanto siamo tutte fradice fino alle ossa.

- Dài, corri! - grido, afferrando Leya per un polso e tirandola sotto il portico. Yuuhi abbaia contenta e si scrolla addosso a noi. Sospiro. La porta di casa è aperta, perlomeno non devo cercare le chiavi. - Sono a casa.

- Ciao, Bella! - esclama la mamma. - Perché non hai risposto al cellulare? Hai preso la pioggia? Papà poteva venire a prenderti!

Sospiro di nuovo, lei viene ad accertarsi delle mie condizioni e...

- Oh!

- Mamma, questa è Leya.

- Una tua amica?

Amica...

- P-più o meno... è qui in vacanza.

- Ah sì? Ti sta piacendo, la vacanza? Di dove sei?

- Mi sta piacendo un sacco, l'Australia è così diversa dalla Russia - risponde Leya con un gran sorriso.

- Mamma! Non mi pare il momento di chiacchierare - la interrompo, indicandoci con disappunto.

- Hai ragione, tesoro. Vado a cercare Brooklyn, voi asciugatevi e riscaldatevi un po', mi raccomando.

E riscompare. L'ennesimo sospirone mi sfugge di bocca. Leya continua a sorridere.

- Premurosa - commenta gentilmente. L'accompagno in camera mia, recuperando l'asciugacapelli dal bagno e aprendo l'armadio.

- Già - borbotto, sperando di trovare qualcosa che le vada bene. Prendo due paia di jeans, una felpa che prima apparteneva ad Akira per me e una maglietta per lei. - Tieni.

Torno in bagno e prendo un asciugamano, servendomene per avvolgervi i capelli. Leya sta asciugando i propri col phon, li ha decisamente più lunghi dei miei.

- Grazie. Vedo che non solo la tua mamma è premurosa... - osserva, donandomi un sorriso fin troppo raggiante. Esibisco una smorfia. Be', che dovevo fare? L'ho invitata a casa, è ovvio che le offra degli abiti asciutti.

- Hmpf - replico semplicemente, rimuovendo dopo un po' l'asciugamano, usandolo per asciugare le zampe di Yuuhi e legandomi i capelli con l'elastico che porto al polso. - Ti lascio un po' di privacy per cambiarti.

E mi sposto in bagno, a cambiarmi anch'io, evitando così di vedere la sua espressione delusa.

- Stai bene anche con la coda - si complimenta la mia bionda ospite. I miei vestiti le vanno alla perfezione, forse giusto un po' corti. - E sei carina con quella felpa.

- Grazie - replico rapidamente, sperando di non arrossire. Non sono abituata ai complimenti.

Silenzio.

- Vuoi qualcosa da bere? Hai fame?

- Non mi dispiacerebbe bere un po' d'acqua, grazie.

- Okay.

Perciò andiamo in cucina. La mamma è qui, appoggiata al bancone e soprattutto appoggiata a John. Lui le cinge la vita con un braccio e lei ha una mano tra i suoi ricci, e intanto si baciano con calma, come se fossero gli unici esseri viventi rimasti sulla faccia della Terra.

Mi schiarisco la gola, attirando la loro attenzione.

- Io e Leya siamo qui per prendere da bere - annuncio, andando a cercare due bicchieri e riempiendoli d'acqua. Ne porgo uno a Leya e poi ci trasferiamo in salotto. Brooklyn sta disegnando davanti alla televisione. - I tuoi fogli?

- Oh, li ho lasciati in camera tua insieme al cellulare. Non voglio trattenermi troppo ed essere di disturbo, li recupererò più tardi.

- Okay - ripeto. - Saluta, Brook. Lei è Leya.

- La ragazza della piscina! - esclama, travolgendola in un abbraccio. Alzo gli occhi al soffitto, lei ridacchia.

- Proprio io. Ciao, Brooklyn, piacere di conoscerti.

Rapidamente mio fratello si stacca e prende il disegno che ha fatto, un bizzarro salsicciotto marrone con la lunga coda nera e le quattro zampe rettangolari, e me lo spiaccica in faccia.

- Bella! Ti piace?

- Un sacco. Sta volando?

- Sì. Leya? Leya, lo sai che i cavalli sanno quasi volare come gli uccelli? Anch'io voglio volare!

Leya mi rifila un'occhiata divertita, ondeggiando il capo. Sbuffo sommessamente.

- Chi te l'ha detto? - domanda, continuando a guardarmi ed accarezzando distrattamente i ricci di Brook.

- Bella! È vero! È vero, perché quello che dice Bella è tutto vero!

- Ah sì? Hmm, buono a sapersi.

Le iridi di ghiaccio le scintillano e il suo sorriso è colmo di tenerezza. Ha già conquistato Yuuhi e ora anche il mio fratellino...

- Ti piacciono i cavalli, non è vero? - indaga poi, osservando il disegno.

- Tantissimo! Quando sarò grande avrò un cavallo tutto mio e così potremo volare!

- Torno subito - annuncia allora, sparendo nella mia camera. Torna con il cellulare e i fogli. È un blocco da disegno.

- Non avevi detto di essere un'artista - commento, mentre si siede accanto a me e Brooklyn si appoggia alla sua gamba per vedere. Il primo disegno è un fiore, una Victoria.

- Non sono un'artista... - mormora, imbarazzata.

Il secondo è un ragazzo che penso di aver visto qualche volta con Akira.

- Chi è?

- Mio fratello.

- Ho l'impressione di averlo già visto...

Il terzo disegno è...

- Yuuhi!

Le rifilo un'occhiata penetrante. Razza di stalker.

- Sì, è lei - conferma. Il nostro cane arriva al galoppo a far le feste a Brook. - Ecco.

E stacca un foglio, ritraente un bellissimo quanto realistico muso di cavallo. Diamine, ha talento.

- Tieni, Brooklyn, è per te.

- Wow! È bellissimo! - esclama mio fratello, afferrandolo con delicatezza e sgranando gli occhioni verdi. - Grazie!

Un altro abbraccio, prima che ammonisca Yuuhi di non rovinarglielo. Io sbircio i disegni restanti: uno sconosciuto che fa jogging, un giovane albero, una lucertola su un sasso... e una ragazza senza volto dai capelli lunghi e scuri, una borsa a tracolla e al fianco un pastore australiano pieno di baldanza.

- L'ha sbavato la pioggia - asserisce sulla difensiva l'autrice di tale schizzo, affrettandosi a riappropriarsi del blocco. - E comunque non mi piace mostrare i lavori non terminati.

- Ah - replico semplicemente, inarcando un sopracciglio.

Allora perché mi hai permesso di vederlo? Sapevi che stavo guardando.

Alla fine i miei genitori invitano Leya a restare a pranzo e lei, nonostante i tentativi di rifiutare, cede sconfitta. Mentre mangiamo scopro che ha diciott'anni, un fratello di venti e vorrebbe fare dell'arte il suo lavoro.

Dopo pranzo mi ringrazia per i vestiti e si rimette i propri, ora asciutti. Io vorrei chiederle perché ha provato a baciarmi, quel giorno in piscina, ma le parole si rifiutano di uscire.

- Ah, che sbadata! - dice, sulla porta di casa. - Ho inserito il mio contatto nel tuo cellulare! Non mi dispiacerebbe se mi scrivessi, quando ti va... per qualunque cosa!

E mi bacia sulla guancia.

- Okay - rispondo, quasi ringhiando. - Ciao, Leya.

- Sembra una brava ragazza, potreste diventare amiche - osserva la mamma, comparendomi alle spalle mentre chiudo la porta.

Non riesco ad impedirmi di fissarla, costernata, eppure la mia espressione non scalfisce minimamente il suo sorriso. È sempre stata una persona solare, nonostante tutto.

Amiche? Mai. Non abbiamo niente in comune, accanto a lei sono una nota stonata.

-

Note dell'autrice:
konbanwa! I buoni propositi sono fatti per essere ignorati, a quanto pare. Pasticcini, I'm so, so sorry. Però magari entro domenica sera un altro capitolo ve lo rimedio, eh? Incrociamo le dita. Un abbraccione

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Capitolo 7
*** Capitolo sei ***


Leya's point of view

Scorro pigramente le immagini sullo schermo del cellulare. È una tranquilla serata come tante altre e mio fratello e Liam stanno guardando la televisione mentre io spreco tempo a far niente su Instagram. Be', non si può dire che stiano proprio guardando la televisione, più che altro è da dopo cena che si stanno baciando, come sempre.

Mi rendono davvero invidiosa con le loro tenere coccole, gli abbracci rassicuranti, i baci non stop... il loro amore sdolcinato e passionale, seppur a volte disturbante (ormai un appuntamento notturno quotidiano!).

'Da: Numero sconosciuto.

A: Leya.

Ciao...'

Sussulto, sistemandomi sui gomiti.

'Bella?'

'Chi vuoi che sia, sennò?'

Mi sfugge un gridolino e immediatamente mi tiro a sedere. Mikhail scolla le labbra da quelle del suo ragazzo e mi osserva divertito.

- Ti ha scritto Bella?

Gli lancio una rapidissima occhiata.

- Sì! SÌÌÌ! - esclamo, strappandogli una risata.

- E che dice, sorellina?

- Nulla di che - borbotto, sedendomi e tirandomi le ginocchia al petto.

'Grazie di avermi scritto!'

'Non avevo niente da fare e allora...'

Sorrido, arricciando una ciocca attorno all'indice e pensando a cosa scrivere. Mi batte sul tempo.

'Ah... ti saluta Brooklyn e ti ringrazia ancora per il disegno. Dice che sei simpatica e sarebbe contento se venissi a giocare con lui, qualche volta.'

'Solo lui lo sarebbe?'

'Leya...'

'Sì?'

Il cuore mi batte furiosamente nel petto. Non ho idea di cosa stia pensando, posso solo immaginarlo e tutta questa situazione mi fa sentire come se stessi camminando su un lago ghiacciato a fine inverno. Ho già commesso un passo sbagliato e aperto una crepa. Devo essere più cauta e meno impulsiva.

'No. Niente. Probabilmente anche Yuuhi sarebbe contenta.'

'Oh, è vero.'

Abbozzo un sorriso. Falso presentimento?

'Leya, perché hai cercato di baciarmi? Non dirmi che ti piaccio.'

Cric.

Ancora prima di rispondere so già di aver messo un piede in fallo. Perché non mi ascolto?

'Forse.'

'Ah.'

Ah?

'Bella?'

Nessuna risposta, né dopo due, cinque o quindici minuti. Alzo lo sguardo. Mio fratello mi sta scrutando attentamente.

- Dài, Leya - mi chiama bonariamente. - Lascia perdere quell'aggeggio. Vieni qui con noi.

E io raccolgo il suo invito, accoccolandomi contro il suo petto. Mi cinge le spalle con un braccio, stringendomi ulteriormente a sé. Mikhail è decisamente più magro di me, ma è forte, non è fisicamente fragile come sembra.

Posa un bacio sulla mia testa. Questo gesto d'affetto fa esplodere in me la nostalgia di casa e al contempo mi conforta. Quando finiranno le vacanze... come farò a partire? Non ci voglio pensare.

- Ti voglio bene, sorellina - bisbiglia, appoggiando la guancia sul mio capo.

- Anch'io - rispondo, deglutendo per scacciare un improvviso nodo alla gola. Restiamo così per un po' e io mi lascio coccolare e mi rilasso grazie al calore del suo corpo ma, dopo non molto, una sorta d'inquietudine torna ad impossessarsi di me. - Io vado a letto. Buonanotte, Mikhail, buonanotte, Liam.

- Buonanotte, Leya - replica mio fratello, donandomi un rapido bacio sulla punta del naso e abbozzando un sorriso.

Una volta a letto mi siedo a gambe incrociate e appoggio la schiena al muro, componendo sul cellulare uno dei pochi numeri che conosco a memoria.

E attendo. E attendo. Ancora e ancora. Sto per attaccare quando accetta la chiamata. Nel mio orecchio si diffonde una melodia familiare e malinconica.

'- Ma allora non sai più suonare il violino?

- Non è che non so più suonarlo, è che non voglio più farlo.

- Perché?

- Perché... perché... perché la musica è come la scrittura per uno scrittore, a volte capita di avere un blocco e poi magari uno non scrive mai più. O non suona più.

- Ma tu suonerai ancora, no?

- Ci ho provato, ma non ci riesco più, Leya. Non suonerò più.

- Ma...

- Basta così - sbotta, esasperato. Inclino il capo di lato, perplessa.

- Ma se ami fare una cosa, anche se hai un blocco, non ti manca?

- Non mi manca - risponde fra i denti. Percepisco un sorriso appena accennato nascermi sulle labbra.

- Dragan, posso sentirti suonare?

- Io... io... non ho parole! Sei impossibile! - esclama, stralunato, prima di scomparire chissà dove nella sua casa buia e ricomparire con un violino impolverato. - Non ti aspettare chissà cosa, non lo suono più da molto tempo.

E intona un brano struggentemente malinconico, che mi provoca un milione di brividi lungo tutto il corpo. Non stento a credere che fosse famoso, ha davvero talento e si vede dalla sua espressione che è più di una semplice passione, è il suo elemento naturale. Mi pare perfino di notare una lacrima solitaria scivolare silenziosa lungo la sua guancia.

- Wow - commento, estasiata. - La tua musica è bellissima.

Fossi stata un po' più grande avrei aggiunto qualcosa di ironico come 'e poi dici che non ti manca', ma ero ancora piccola, candida, anche ingenua.

- Non è nulla di che - ribatte Dragan, affrettandosi a riporre il violino nella custodia. - L'ho fatto solo per accontentarti.'

- Pronto? - dice, una volta finito di suonare.

- Scusa, non volevo disturbarti - mormoro, stringendomi le ginocchia al petto.

- Non ti avrei risposto, se non avessi tempo o voglia di parlare - asserisce. In sottofondo lo percepisco armeggiare probabilmente con il violino e la sua custodia. - Come stai?

- Bene - mento, serrando ulteriormente le gambe una contro l'altra. Una pausa di silenzio.

- Vuoi parlarne?

- Non è niente di che.

Sospira. Lo imito, piano.

- E lui come sta?

- Bene. Non gli ho ancora parlato di te.

- Perché?

- È troppo presto - sussurro, scostandomi i capelli dalla fronte con la mano libera. - E poi perché me lo chiedi? Non avevi detto di non volerne sapere niente?

Dragan ride sommessamente. L'angolo delle mie labbra s'increspa timidamente all'insù.

- Non ti avrei pagato il biglietto e il soggiorno, se davvero avessi desiderato restarne fuori.

- Vecchia volpe - lo apostrofo affettuosamente. Un'altra pausa.

- Leya?

- Sì?

- Lo sai che puoi tornare a casa quando desideri, vero?

- Non voglio tornare a casa - bisbiglio, ed è la verità. Mi piange il cuore a lasciare Mikhail, Liam... e soprattutto Bella. - Anche se... mi manchi.

- Hmm.

- E i miei genitori come stanno? - chiedo, mentre lui contemporaneamente dice:

- Anche... anche tu -.

Avvampo, accarezzandomi distrattamente i capelli.

- Ah... be', sono arrabbiati.

- Lo immaginavo - sbuffo. - Anche con te?

- Anche con me - conferma. - Ma non ha importanza.

- Già... non ha importanza. Non siamo noi in torto.

- Saggia ragazza - mormora, facendomi arrossire per la seconda volta. - So che sei indipendente, lo sei sempre stata, ma prenditi cura di te. E, quando lo ritieni tempo, magari prima di partire, chiedigli se gli andrebbe di parlare.

- Certo, - acconsento - lo farò. Ciao, Dragan.

- Ciao, Leya - replica dolcemente. E attacca. Sospiro, spegnendo il cellulare e riponendolo al sicuro sui vestiti. Dubito che Bella risponderà, ormai l'ho capito, e a questo punto mi conviene semplicemente andare a dormire e aspettare il nuovo giorno.

Bella's point of view

Qualcuno bussa sullo stipite della mia porta, ma io sto fissando il soffitto con le cuffiette nelle orecchie ormai forse da ore e non lo sento. Mi accorgo all'improvviso di un'ombra che mi si avvicina e sobbalzo, sfilandomi gli auricolari. Perché Yuuhi non mi ha avvisata?

- Sono io, Bella - sussurra John. - Scusa, non volevo spaventarti. Non vai a dormire? Sono le undici e mezza.

- Ah... così tardi? Non me ne sono accorta - sbadiglio, avvolgendo le cuffiette attorno al cellulare. - Allora buonanotte.

- Buonanotte - replica, accarezzandomi rapidamente il capo. E, così com'è apparso, riscompare nel buio. Sbadiglio nuovamente, appoggiando il cellulare spento sul comodino.

Dopo che Leya ha ammesso che le piaccio non le ho più risposto e non sono riuscita a pensare ad altro. Insomma, suona tutto così inverosimile! Perché dovrei piacere a Leya? Neanche ci conosciamo davvero! E soprattutto perché la prima persona a cui devo piacere dev'essere una ragazza?

Mi sto fissando troppo su questo.

Mi raggomitolo sotto le coperte, però fa troppo caldo e le scalcio via rapidamente. Sarà difficile addormentarmi... mi sento così in subbuglio! Non mi aspettavo un'estate come questa; pensavo che forse sarei riuscita finalmente a dimenticare Akira ed andare avanti, non certo d'imbattermi in una ragazza dalla bellezza mozzafiato, in vacanza e con un talento non indifferente con carta e matita che si sarebbe invaghita di me e avrebbe tentato di baciarmi.

'Bella...'

Mi giro sulla pancia ed affondo il volto nel cuscino, avvampando. Perché non faccio che pensarci? Non è successo niente! Voglio dimenticare quell'episodio, eppure non ci riesco. Sbuffo. Voglio dormire, non rimuginare su Leya.

Buona fortuna a me...

-

Note dell'autrice:
konbanwa! Pasticcini, I missed you so much! E mi è mancato portare avanti questa storia che non avrà più di diciassette-venti capitoli. La settimana prossima aggiornerò quasi sicuramente, ma non vi prometto nulla per inizio-metà dicembre (sono sommersa di verifiche!). Per intanto vi lascio con ben due canzoni: Scars To Your Beautiful di Alessia Cara e History Maker di Dean Fujioka, l'opening di Yuri on Ice. Un abbraccio fortissimo

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Capitolo 8
*** Capitolo sette ***


Bella's point of view

'Da: Leya.

A: Bella.

Ciao, Bella. Volevo chiederti... mio fratello non fa altro che dire che ci sarà un cielo magnifico, questa sera, e io amo guardare le stelle, però non voglio andarci da sola. Verresti con me?'

Devo dirlo, questo messaggio non mi sorprende più di tanto. È passato un po' di tempo e, durante queste settimane, Leya mi è sempre stata fra i piedi, che fosse al parco fuori scuola, a casa mia con qualche disegno per Brooklyn o al centro commerciale. Mi son rassegnata ad accettare la sua presenza non poi così fastidiosa: non mi dispiace trascorrere del tempo con lei mentre disegna, gradisco un poco meno le nostre conversazioni. I nostri caratteri sono così differenti, lei è solare ed estroversa ed io sono tutta il contrario.

- Bella!

Risponderò più tardi, decido, abbandonando il cellulare sulla scrivania e uscendo dalla mia camera per andare a cercare la mamma. È in salotto, con in braccio Brooklyn e, compostamente seduta ai suoi piedi, Yuuhi. Ecco dove si era cacciata.

- Sì?

- Mi ha chiamata Crystal, stasera danno una grande festa per un evento speciale e ci hanno invitati. Vieni anche tu?

- Che evento? - chiedo, mentre la mia mente corre subito al pensiero che vedrò Akira.

- Riguarda lo zio Adam e Paul - risponde con un gran sorriso. È molto affezionata al suo capo. Non ricordo un granché di lui, rammento che mi leggeva delle storie mentre mia madre lavorava e, quando erano troppo difficili, inventava intere parti. Crescendo, era nella sua libreria che venivano appesi i miei disegni infantili e sempre nella sua libreria facevo i compiti dopo scuola, aspettando che la mamma terminasse il lavoro. Quando arrivavo, Paul mi portava ogni volta la cioccolata calda mentre lui beveva il tè. Era un tipo strano, perennemente triste, e sembrava non saper esprimere la gentilezza che invece era impressa nei suoi gesti.

- Oh - commento. Il mio cervello lavora a pieno regime.

Vedrò Akira!

- Se non vuoi venire, tesoro... - inizia la mamma. Scuoto rapidamente il capo.

Basta con questo amore tossico.

- Di' agli altri che mi dispiace, mamma, ma ho già un impegno, stasera.

- Un impegno? Con chi? E perché me lo dici solo ora?

Alzo brevemente lo sguardo al soffitto, sbuffando ed arrossendo.

- Con Leya, mamma. Mi ha invitata a passare questa serata con lei e, be', me l'ha domandato poco fa.

- Quindi... - inarca un sopracciglio, esibendo un sorrisetto. - Se io e papà non ti diamo il permesso, devi venire con noi...

- Mamma, per favore...

Si avvicina e mi bacia la fronte.

- E va bene, ma non fare tardi. Non dopo mezzanotte - acconsente, accarezzandomi dolcemente i capelli. Brooklyn tenta di aggrapparsi alla mia maglietta, però io mi scosto.

- Grazie! Non farò tardi, promesso - la rassicuro, tornando nella mia stanza. È solo per distrarmi, cerco di auto-convincermi, per non pensare ad Akira.

Afferro il cellulare e poi, non so nemmeno io perché, al posto di rispondere al messaggio premo il simbolo della cornetta.

- Bella? - risponde immediatamente, sorpresa. Ha una bella voce, mi ricorda quella di qualcuno, ma non saprei dire chi.

- Ciao - mormoro, grattandomi il capo.

- A proposito di stasera...

- Accetto.

- E-eh? Oh, davvero? Ne sono felice.

- O-okay... quindi...

- È... è un problema se mi presento a casa tua alle sette? Mi piacerebbe offrirti la cena... una pizza o... quello che vuoi...

- Va bene... - rispondo docilmente, calcolando in fretta quante ore di distrazione questa uscita mi offrirà. Cinque. - Devo solo tornare a casa non più tardi di mezzanotte.

- Lo terrò a mente - replica sommessamente. Immagino stia sorridendo. - Ciao, Bella. A stasera.

- Ciao, Leya - bisbiglio, non so perché. La sento respirare profondamente prima che attacchi. Sospiro. Spero di non aver commesso un errore ad accettare.

~~~

Leya's point of view

- Leya? - la testa di mio fratello fa capolino nella stanza e la sua voce divertita mi solletica le orecchie. - Sorellina, ma come ti sei vestita?

Gemo, passandomi una mano fra i capelli.

- Non va bene? - chiedo, ansiosa. Lui osserva la mia maglietta giallo limone e i miei jeans a metà tra il blu mare e il blu notte e ridacchia.

- Ma che facevi mentre stavi nell'armadio?* - scherza, smettendo di restare sulla porta ed entrando. - Se vuoi far colpo su Bella... ci riuscirai di sicuro, sei sgargiante! Sembri il pesciolino Dory...

Un pallido ricordo si fa largo nella mia mente riguardo a colori e... non solo.

'Nella casa regna il silenzio. Io mi chiudo lentamente la porta alle spalle, corrucciata, prima di avviarmi a grandi passi per il corridoio.

- Ciao, Leya - dice Dragan, senza voltarsi. Sta dipingendo il muro dello stesso colore di cui ha dipinto il soffitto, blu notte, e ha gli abiti e i capelli sporchi di pittura.

- Ciao - borbotto, afferrando un pennello abbandonato nel secchio della pittura e iniziando ad aiutarlo. Mia madre si arrabbierà da matti quando vedrà la mia felpa color crema e i miei jeans chiari decorati di blu, ma tanto ho già litigato con lei, con papà e i miei compagni di classe poco fa.

- Leya? Cosa c'è?

- Niente - dico fra i denti, continuando a passar pennellate sulla parete con rabbia. Dragan mi osserva, muovendo il proprio pennello con delicatezza, come faccio io quando sto lavorando a un disegno che mi sta venendo particolarmente bene.

- Che tipo di niente?

- Perché... perché... - sbatto un pugno contro il muro dov'è ancora bianco, lasciando cadere il pennello. Mi giro e i nostri occhi s'incontrano, i miei azzurri nei suoi scuri come la liquirizia. - Perché non posso essere me stessa?

Lui sospira piano, appoggia il pennello a terra e mi si avvicina.

- Vieni qui - dice dolcemente, allargando le braccia. Mi rifugio contro il suo petto; mi cinge la schiena in un abbraccio affettuoso e le sue labbra si posano sui miei capelli.

- Io... io... a me...

- Lo sapevo già - mormora pacatamente.

- Come?

- Lo sapevo e basta. Sono dieci anni che mi stai fra i piedi, Leya.

- E ti dispiace? - domando, non riuscendo a trattenermi dal provocarlo.

- Shh. Lo so che non te l'ho mai detto, ma ti voglio bene e, se questa porta è sempre aperta, un motivo ci sarà.

- Lo so... ti voglio bene anch'io, Dragan.

Mi scosta per baciarmi la fronte.

- L'amore, in ogni sua forma, è una cosa bellissima. L'amore ci fa sentire vivi. Non rinunciarvi mai, Leya, per nessun motivo. Potresti pentirti. Come me.'

Mio fratello mi aiuta a cambiarmi, mi dà una mano con i capelli e poi ci mettiamo lo smalto a vicenda. Ha delle belle mani, delicate, dalle dita lunghe e sottili, da pianista. Dragan le ha uguali.

- Mikhail... come fai ad avere un così buon gusto?

Lui sorride timidamente, spostando lo sguardo da me alle sue unghie ora nere e verdi.

- Dev'essere il mio lato femminile... e poi, sai, mio padre lavorava in un negozio di vestiti molto chic...

Si scosta una ciocca argentea dal viso con una mano e io deglutisco. Questo sarebbe il momento giusto per dirglielo, ma...

- Sei nervosa per stasera? Sorellina, andrà tutto bene.

- Lo spero - mugugno, non trovando il coraggio di sollevare l'argomento. Mikhail mi accarezza gentilmente i capelli che con tanta cura mi ha spazzolato.

- Ti voglio bene, Leya - sussurra, baciandomi il capo. Per un attimo mi sembra di risentire Dragan. - Tra non molto dovrebbe arrivare Liam. Vado ad aspettarlo fuori.

~~~

- Ciao, Bella - dico, deglutendo, quando lei apre la porta. Alle sue spalle c'è sua madre e al suo fianco Yuuhi.

Di ragazze attraenti ce ne sono in giro una miriade, ma Bella è uno schianto e lo è senza fare alcuno sforzo: indossa una maglietta nera con la stampa di un lupo che ulula alla luna, un paio di jeans blu e delle Converse basse del medesimo colore della t-shirt.

D'improvviso mi sento eccessivamente femminile, lei è così casual e io ho una maglietta a fiori che recita 'Hey, Sunshine', delle rose sui pantaloni e le Converse alte e fiorite.

Ma che importa, mi rimbrotto mentalmente, è un appuntamento, mica una sfilata di moda!

Un appuntamento...

- Ciao, Leya - replica, soppesandomi rapidamente. - La tua puntualità è impressionante.

Si rivolge a sua madre, mentre io borbotto un 'eh già' imbarazzato.

- Io vado, mamma. Saluta tutti da parte mia, fa' le congratulazioni agli zii e dai la buonanotte a Brook, se tornate prima di me, grazie.

- Qualcos'altro? - chiede lei, lanciandomi un'occhiata indulgente e divertita. Sua figlia non si scompone neanche a fare un sorriso e accarezza dolcemente il cane.

- Mi raccomando, tieni d'occhio Yuuhi. È tutto. Ciao, mamma - la bacia sulla guancia ed esce.

- Ciao, Bella. Non fare tardi, tesoro, e soprattutto divertitevi, ragazze! Te la affido, Leya - esclama, facendomi l'occhiolino. Bella alza gli occhi al cielo.

Camminiamo in silenzio per le strade semi-deserte. Lei guarda avanti, a testa alta, e non posso fare a meno di chiedermi a cosa stia pensando; io invece non ho occhi che per lei e la sua mano sfiora così spesso la mia che d'impulso la afferro.

- Leya... - mormora con disapprovazione, rifilandomi un'occhiataccia. Avvampo.

- S-scusa...

Ma non la lascio andare e Bella non si divincola. Sembra di stare in un sogno, mi ritrovo a pensare.

Ceniamo in un ristorante con vista mare, discorrendo di tutto e di niente, questioni futili come importanti.

- Presto ripartirò, ed è un vero peccato.

- Ti piace così tanto, l'Australia?

- Anche... - mormoro, mordendomi la lingua per non aggiungere: mi piaci tu, un sacco. - Mi dispiace lasciare mio fratello dopo averlo appena ritrovato... e lasciare tutte le persone care che ho conosciuto.

Le lancio uno sguardo eloquente, facendola avvampare. Finito di mangiare pago per entrambe, dopodiché andiamo in spiaggia. Stavolta non le prendo la mano, non voglio forzare le cose.

Non c'è la luna, ma il cielo è sereno e luminoso e il mare calmo. Non saprei dire se siano più spettacolari le stelle o Bella.

Devo smetterla di guardarla.

Anche perché lei osserva la volta celeste e, di tanto in tanto, sbircia il cellulare come per controllare l'ora o se ha un messaggio.

Un messaggio di Akira, probabilmente.

- Mio fratello aveva ragione, è proprio una serata meravigliosa - commento. Bella annuisce distrattamente, distogliendo di botto lo sguardo e fissando la sabbia di fianco a sé mentre si massaggia il collo. - Bella?

- H-hm?

- C'è qualcosa che non va? Stai bene? Hai freddo? Vuoi tornare a casa? Possiamo andare da mio fratello, se non vuoi, lui sarà impegnato ma...

- N-non è niente - farfuglia a bassa voce, strofinandosi gli occhi con un polso.

- Bella?

- N-non voglio rovinarti la s-serata, Leya - dice, e la voce le si incrina. L'afferro per una spalla, costringendola a voltarsi, ed incontro il suo volto rigato di lacrime.

- Bella...

Fa per alzarsi, però la mia presa sulla sua spalla è salda abbastanza da trattenerla.

- Lasciami!

- No! - esclamo, alzandomi a mia volta e allungando disperatamente le braccia per impedirle di andarsene. Ruzzoliamo di nuovo a sedere sulla sabbia e lei singhiozza contro il mio petto, senza opporre resistenza al mio abbraccio.

Le accarezzo dolcemente i capelli castani, non sapendo se me ne ricapiterà l'occasione. Non so perché stia piangendo e non le chiederò il motivo: a volte un abbraccio è tutto ciò che serve.

E lei piange disperatamente, stringendo la mia maglietta come se fosse un'ancora di salvezza, scossa ogni tanto da brividi e singhiozzi.

Dolore.

- Shh, Bella... - mormoro, azzardandomi a posare le labbra sulla sua testa. Si allontana giusto per asciugarsi il viso, prima di singhiozzare rumorosamente e affondare nuovamente il volto nella mia spalla.

In sottofondo lo sciabordio delle onde è rilassante e una brezza leggera si alza ad incresparle e a giocare con i nostri capelli. È una situazione irreale...

Abbasso lentamente il capo, esprimendo un desiderio anche se non ci sono stelle cadenti.

Con dolcezza asciugo le lacrime di Bella e appoggio la fronte alla sua, socchiudendo le labbra perché, d'un tratto, mi pare di non riuscire più a respirare.

Voglio baciarla... voglio che capisca che io la amo, io posso essere la sua persona speciale, non deve più cercare, ci sono io, non deve più pensare a nessun altro.

Premo ulteriormente la fronte contro la sua e i nostri nasi si sfiorano. Pochi centimetri separano le nostre bocche. Il mio cuore sta esplodendo come un fuoco d'artificio.

- Non farlo - farfuglia, come un animale selvatico spaventato da una carezza. - Non farlo, Leya, ti prego.

La mia mano si concede un'ultima sosta fra i suoi capelli. Non lo farò. Non la bacerò. Non posso forzarla così, non in questo momento. Le bacio la fronte, scostandole i capelli da essi, e mi alzo, tendendole una mano.

- Torniamo a casa - dico sommessamente.

- Io... mi... m-mi dispiace.

- Non fa niente - ribatto, abbozzando un sorriso perché ha afferrato la mia mano e si è tirata su, senza lasciarla andare.

La riaccompagno a casa. Tra di noi regna il silenzio e nessuno fa caso a due ragazze che si tengono per mano. È una bella serata, ma ho un peso sul cuore che cerco di dissimulare con un sorriso finto come una Barbie.

I suoi genitori sono già tornati, sono le undici e un quarto. Mentre armeggia con le chiavi io non posso fare a meno di osservare la sua schiena, domandandomi perché mi stia ostinando a corteggiare una ragazza innamorata di qualcun altro.

- Sono tornata! - la sento annunciare e distrattamente la seguo con gli occhi mentre abbraccia Yuuhi, però la mia mente è altrove. Si volta. - Ehm... ciao, Leya... buonanotte.

Per un lunghissimo istante la fisso e in viso devo avere un'espressione ambigua, poiché lei sembra esser ancor più a disagio. Mi riscuoto.

- Ciao, Bella - mormoro, indietreggiando. Mi duole il petto dal desiderio di attirarla a me e darle un bacio della buonanotte ma, come mi ripeto, non posso.

- Ciao, Leya... - ripete, chiudendo lentamente la porta.

Andrà meglio la prossima volta, non fa niente... non fa niente.

Allora se non fa niente, perché mi sento così male?, m'interrogo, mentre un brivido di un'emozione spiacevole mi percorre tutto il corpo.

È meglio che torni a casa anch'io...

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio, pasticcini belli, e ancora tanti auguri al mio raggio di sole. Un altro regaluccio ma in ritardo. Per il resto... mi mancate, ma ho una sorpresa natalizia per voi. È un brutto periodo per me, però spero di portarvi un po' di felicità. Un abbraccio

*si riferisce al coming out (coming out of the closet)

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Capitolo 9
*** Capitolo otto ***


Leya's point of view

Non mi è mai piaciuto particolarmente gironzolare di notte, perciò cammino rapidamente ma a piccoli passi finché non sono a casa. Tutto tace, forse mio fratello e Liam stanno dormendo, penso, almeno finché dalla loro camera non provengono suoni inequivocabili.

Rabbrividisco, strofinandomi le spalle e infilandomi il pigiama con gesti meccanici. Mi rannicchio sotto le coperte in posizione fetale, tirandole su fino alla testa. Non mi sono neanche lavata i denti.

'Non farlo.'

Chiudi gli occhi, m'impongo. Due lacrime mi rigano le guance.

No. No, no, no.

- Leya? Sei tornata?

Mi affretto ad asciugarle, subito rimpiazzate da altre due.

- Com'è andata? - chiede Mikhail, odo i suoi passi leggeri mentre si avvicina al letto. Singhiozzo, coprendomi il viso con le mani. Perché? Perché ora? Non voglio piangere, non voglio!

Si ferma, per poi scostar le lenzuola e sdraiarsi accanto a me, abbracciandomi.

- Sorellina...

- Sempre troppo, eppure mai abbastanza. Ti sei mai sentito così? Troppo dolce, troppo gentile, troppo altruista, troppo, troppo! Ma mai abbastanza. Qual è la giusta misura per poterlo essere? - singhiozzo, rannicchiandomi contro il suo corpo caldo. Nel buio i suoi capelli chiarissimi spiccano sulla sua pelle pallida, siccome una luce esterna filtra attraverso le tapparelle. Riconosco sul suo collo un segno scuro, probabilmente rossastro.

Lo so io e lo sa lui che non esiste questa misura, altrimenti me la direbbe. Per un po' mi limito a versare tutte le mie lacrime mentre mio fratello mi accarezza il volto con una mano e con l'altra mi tiene stretta a sé.

- Non sei stanco?

- Di cosa?

- Di tutto. Io lo sono e non vorrei esserlo, perché sono stanca anche di essere stanca.

- Lo sono stato - risponde sommessamente, e io so che si sta riferendo ai segni sulle sue braccia. Mi asciugo il viso, avvicinandomi ulteriormente e inspirando a fondo il suo odore.

- Mikhail...

- Dimmi.

- Perché i tagli?

Sussulta, sistemandosi meglio. Un'altra carezza, lenta e delicata. Si schiarisce la gola.

- Il rifiuto... fa male, vero? A volte è solo una scintilla, poi tutto il resto fa esplodere la bomba. Il rifiuto dei miei genitori... quelli 'naturali', il rifiuto degli altri bambini e in seguito degli altri ragazzi, il mio rifiuto verso me stesso... ero stanco, Leya, esattamente come te, più di te, troppo stanco.

Alzo il capo per cercare un'espressione sul suo volto: è serio, quasi distaccato.

- Avevo... tredici anni, credo. Non me lo ricordo più, forse perché non voglio più ricordarlo. Mi limitavo ad esistere, siccome non volevo dare un dispiacere alle due persone meravigliose che hanno deciso di crescermi e m'intristiva il pensiero che sarei mancato ad Angel, la nostra Dobermann. Poi le cose hanno iniziato a peggiorare... e non me n'è più importato. Ho spezzato loro il cuore... - la sua voce e il suo sguardo si colmano di rammarico. - Lo sai, Leya? Se non fosse stato per mio padre forse non ci saremmo mai ritrovati, forse non avrei mai conosciuto Liam...

- Perché?

La sua voce si colma di commozione ed affetto.

- Dopo l'accaduto smisi di andare a scuola. Me ne stavo a casa tutto il giorno e la sera, dopo che papà era andato a letto a seguito del bacio della buonanotte, lui restava lì e mi parlava. Diceva belle cose, anche se io non rispondevo perché non parlavo più. Quando decisi di riprendere a farlo piansi e anche lui pianse, stringendomi forte. Gli devo così tanto e... e non l'ho mai ringraziato abbastanza.

- Non è troppo tardi per farlo - bisbiglio. Mikhail mi bacia teneramente la fronte.

- No, non lo è - concorda, e poi mi culla fra le braccia finché il dolore del rifiuto non si attenua un poco e la stanchezza - fisica - ha la meglio. Mi appisolo e l'ultima cosa che percepisco è un altro delicato bacio. - Buonanotte, sorellina.

'Il cielo è terso, illuminato unicamente dalle stelle, il mare è calmo e il rilassante sciabordio delle onde rendono questa serata incredibilmente romantica.

Io e Bella osserviamo la volta celeste sedute sulla sabbia. Lei ha appoggiato da poco la testa sulla mia spalla e il cuore mi batte fortissimo. Mi volto lentamente verso di lei, abbassando il capo per posare la fronte contro la sua. Che senso di déjà-vu...

I nostri volti sono vicinissimi e i suoi occhi sono luminosi. Sento il suo fiato sulle labbra prima che chiuda gli occhi e la baci, portandole una mano al viso per attirarla ulteriormente a me.

Dopo non molto si allontana, permettendo ad un respiro tremolante di accarezzarmi la bocca.

- Leya... Leya, io...'

Mi sveglio di soprassalto, ansimando.

Cosa?

Mio fratello è seduto sul bordo dal letto e mi osserva con apprensione.

- Un incubo, sorellina?

Mi tiro a sedere, boccheggiando e scostandomi i capelli dal viso. È stato un sogno così realistico... se solo avessi sentito ciò che Bella aveva da dirmi! Ma non ne ho davvero bisogno, perché so cosa il mio cuore vorrebbe sentirsi dire.

- Hmm... - mugugno, massaggiandomi il capo. Ho mal di testa. Mikhail mi dà una pacca gentile sul capo.

- La colazione è pronta - annuncia, sgusciando fuori dalla mia camera. Gemo lamentosamente, trascinandomi fuori dalle coperte e togliendo il pigiama per indossare degli abiti semplici, di sicuro non quelli di ieri sera. Il sogno l'ha reso un ricordo ancor più amaro...

In cucina mio fratello è seduto sulle gambe di Liam e sta ridacchiando mentre lui gli mordicchia il collo, solleticandolo.

- Ti amo, Mikha.

- Anch'io, Liam - replica dolcemente Mikhail, sospirando piano quando la lingua del suo ragazzo lo stuzzica dove ieri notte gli ha lasciato un succhiotto. Anche io sospiro, sforzandomi di non far troppo caso a loro.

- Buongiorno - bisbiglio, afflosciandomi sulla sedia di fronte a loro e iniziando a far colazione. Mi sento spossata e nella mia mente si ripete all'infinito un bacio sotto le stelle...

'- Dragan? Dove sei?

- Fra i libri - risponde lui, anche se continuo a non vederlo. Accidenti al suo disordine. Abbasso lo sguardo: si è sdraiato sul pavimento, spostando e impilando i volumi. Mi ricorda il nostro primo incontro.

- Che ci fai lì?

- Vieni, sistemati accanto a me - replica, enigmatico come gli è solito essere. - Osserva.

Mi faccio spazio e lo imito, accomodandomi al suo fianco. E resto a bocca aperta, perché il soffitto ridipinto di un bel color blu notte sfoggia ora infiniti puntini dorati.

- Oh.

- Così posso ammirare la volta celeste ogni qualvolta ne ho il desiderio - spiega, compiaciuto dalla mia reazione. So quanto Dragan ami la notte, il buio, e quanto detesti la luce, ma questo mi pare un timido e riuscito tentativo di non essere più così cupo e di aprirsi alla bellezza del giorno.

Mi chiedo cosa l'abbia spinto a ridipingere tutta la casa e ad armarsi di pazienza per fare... questo. Chissà?'

- Leya? Cosa pensi di fare, oggi?

- Niente di che... credo che farò qualche foto e m'informerò sulla scuola d'arte.

Gli occhi scuri di mio fratello iniziano a luccicare e il suo volto s'illumina tutto. Quant'è bello...

- Vorresti studiare qui?

- Perché no? - borbotto, stringendomi nelle spalle. - Mi piace stare qui e mi deprime l'idea di ripartire, tra non molto.

- Per Bella?

Aggrotto le sopracciglia, scoccandogli un'occhiata vagamente offesa.

- No. No, non solo per Bella. Ti ho appena ritrovato e non voglio abbandonarti così presto. Non vorrei...

Mikhail stringe le labbra e poi si alza per baciarmi la fronte. Mi piacciono le sue dimostrazioni d'affetto. Abbiamo legato così in fretta...

~~~

E così ho trascorso la mattinata al parco e in spiaggia a scattare foto, per poi pranzare da sola e passare parte del primo pomeriggio ad informarmi per la scuola d'arte. Mi ha aiutata a distrarmi dal pensiero di Bella almeno per un po' e mi ha dato da riflettere il fatto che sarei ancora in tempo per iscrivermi.

Adesso sto lavorando al disegno sbavato dalla pioggia, quello ritraente Bella e Yuuhi. L'ho lasciato da parte per un sacco di tempo, provando frustrazione perché non riuscivo a trovare l'ispirazione per finirlo. Ho deciso che sarà il mio dono prima della partenza.

Il mio cellulare comincia a vibrare. È Dragan.

- Sì? Pronto?

- Tra poco torni a casa, uh? - dice lentamente, senza nessuna particolare sfumatura nella voce. So cosa sottintende.

- Già.

- Io... voglio parlargli, Leya.

Una pausa in cui rifletto intensamente, prima di prendere un respiro profondo.

- Va bene. Gli chiederò se vuole parlare con te. Non attaccare.

- Okay - mormora, sospirando. - Grazie.

Vado a cercare mio fratello. È sul divano, seduto a gambe incrociate e il portatile sopra. Chissà, forse un giorno leggerò il suo libro.

- Mikhail? - lo chiamo, e la mia voce trasuda incertezza.

Misha's point of view

- Hmm? - rispondo distrattamente, senza alzare il capo.

- C'è qualcuno al telefono per te - dice Leya con un filo di voce. Distolgo immediatamente l'attenzione dal computer, cercando i suoi occhi di ghiaccio.

- Chi? Non ho sentito suonare.

- È... sul mio cellulare. Per questo... oh, lascia perdere - si passa una mano sul viso, pare quasi a disagio. O forse agitata. - È... tuo padre.

- Oh. Perché ha chiamato te? - chiedo, ingenuamente. Mia sorella scuote il capo.

- No... non lui, Mikhail.

Inarco un sopracciglio, perplesso.

- Papà?

- Il tuo vero padre.

Deglutisco, paralizzato.

- Oh - ripeto, lentamente.

- Vuole... vorrebbe parlarti.

- Okay - replico, cercando di suonare tranquillo. Che sarà mai, mi sforzo di rassicurarmi, è solo una telefonata. Quanto vorrei che Liam fosse qui, però...

Leya mi porge il cellulare, rivolgendomi uno sguardo carico d'apprensione, prima di riscomparire nella sua camera.

- P-pronto? Sono M-mikhail...

Che voce avrà? Cosa vorrà dirmi?

- Ciao, Mikhail - risponde pacatamente. Un brivido mi corre lungo la schiena. La sua voce è senz'altro bella, particolare, ma così estranea. Non so neanche il suo nome. - Leya ti avrà...

- S-sì - assento, tremante. - Me l'ha detto.

- Come... come stai?

- B-bene...

Questa situazione... è così imbarazzante. No, peggio, è mortificante. Ci sono cose che vorrei domandargli, tante cose, eppure non riesco a trovare il coraggio. Cosa siamo, dopotutto? Estranei uniti da un legame di sangue, null'altro.

- Uhm...

- Io... io... perché ti sei fatto vivo solo ora? - chiedo, in tono più aggressivo di quanto avrei voluto. Sospira rumorosamente.

- Ho... ho passato un periodo molto buio.

- Vent'anni? - domando con amara ironia. Ho un nodo alla gola e temo che, presto o tardi, esso si trasformerà in lacrime. Odio essere così dannatamente ipersensibile.

- No... un po' di meno. Ma... non mi sarei mai potuto prendere cura di te.

Questa frase è come una freccia avvelenata dritta nel cuore.

Rifiuto, rifiuto, rifiuto.

- Ecco perché non mi hai mai cercato - singhiozzo. Non avrei dovuto accettare di parlargli. Sospira di nuovo.

- Più di vent'anni fa ero un violinista piuttosto conosciuto - racconta. Vorrei dirgli che non voglio ascoltare le sue ragioni, le sue scuse, invece taccio e continuo a piangere. - Mi trovavo spesso in giro per il mondo... e fu così che una sera incontrai tua madre. Era la donna più bella che avessi mai visto e so di averla amata dal primo istante in cui i nostri occhi si sono incrociati, durante il concerto. L'interesse era reciproco, mi faceva piacere ricevere le sue attenzioni anche se mi ostinavo a fare il distaccato...

Singhiozzo. Perché mi sta raccontando tutto questo? Mi hanno abbandonato entrambi, cosa importa quello che è successo prima?

- Ero pazzo di lei e, accecato com'ero dall'amore, progettavo di chiederle di sposarmi.

Ma lei era...

Sussulto, spalancando gli occhi e rammentando ciò che ho saputo dai miei genitori, quelli 'adottivi'.

- Le credevo quando diceva che ero... l'unico - dice mio padre in un soffio. Nella sua voce c'è così tanta sofferenza che per un attimo lo perdono, lo perdono di tutto e ho pena di lui. - Poi iniziò a non dirlo più, a farsi silenziosa, e i nostri incontri a diminuire. Un giorno mi annunciò che non potevamo più vederci, che era incinta e suo marito era furioso... perché il bambino era mio.

Un altro brivido. Mi sento così male e non solo per me, ma anche per mio padre.

- Il mondo mi crollò addosso. Mi disse che da quel giorno saremmo stati sconosciuti e così fu. Non solo mi spezzò il cuore... non seppi più nulla di te per un bel po', anche, e troppo tardi scoprii che eri lontano, in Australia! Sono caduto in depressione, ho smesso di suonare... niente aveva più senso.

- E adesso? - bisbiglio, asciugandomi il viso.

- Quattordici anni fa conobbi una bambina decisamente irritante - prosegue con voce vagamente divertita... e affettuosa. - Leya. È stato grazie a lei che ho ripreso a suonare, sono uscito dalla depressione e ho trovato la forza di provare a ricostruire... no, a instaurare un rapporto con te.

- Davvero? - domando, tirando su col naso.

- Sì. Tua sorella è... una persona incredibile.

- Lo so.

Silenzio. Non mi sento più arrabbiato o ferito.

- Ora che sai tutto... raccontami un po' di te.

Sospiro impercettibilmente.

- Ho un lavoro part-time in un negozio di abbigliamento, negozio dove prima lavorava... ehm... papà. Avrai sentito parlare di lui, no? È stato campione nazionale di surf...

- Non seguo il surf, mi dispiace...

- Oh... vabbe'... mi piacerebbe diventare scrittore, però.

Mio padre borbotta qualcosa che non comprendo, afferro solo 'una... artistica'.

- Me la cavo discretamente con la tavola... e con la chitarra - mi sento in dovere di aggiungerlo, non so perché. Non è come se volessi compiacerlo. - Mi piacciono i cani.

E a Liam i gatti... per questo non abbiamo ancora un animale domestico tutto nostro.

- Leya mi ha detto che sta da te...

- Da noi - lo correggo, senza riflettere.

- Immagino che i tuoi genitori siano felici...

- Non vivo più con loro - ribatto, stavolta pienamente consapevole di ciò che sto dicendo. - Leya sta da me e il mio ragazzo.

Silenzio per l'ennesima volta. Mi chiedo se sappia che anche mia sorella sta dall'altra parte della sponda.

- Oh. Come... come si chiama?

- L-liam - rispondo, un po' tremante eppure in qualche modo orgoglioso di lui. - Ha la mia età e lavora part-time da un fiorista e gli piacciono i gatti.

Mio padre ride sommessamente.

- Sembra una brava persona - commenta. Una pausa di silenzio che sembra durare in eterno.

- Nome...

- Cosa?

- Il tuo nome. Non so nemmeno il tuo nome.

- Dragan - sussurra.

- È un bel nome - osservo, pensandolo realmente.

- Un giorno ci vedremo - promette all'improvviso. Parrebbe emozionato. - Così potrò constatare di persona se mi somigli quanto nelle foto che mi ha mandato Leya... e potrò conoscere il tuo Liam e i tuoi genitori. Per intanto... grazie di avermi concesso di parlare e grazie di... avermi accettato. Mi rende davvero molto felice. Ringrazia anche Leya e soprattutto i tuoi genitori... sono certo che abbiano fatto un lavoro impeccabile e di sicuro l'abbiano fatto meglio di quanto io avrei mai potuto. A presto, Mikhail. Prenditi cura di te e grazie per tutto ciò che hai fatto per Leya.

Vorrei dirgli di non ringraziarmi, invece dico unicamente:

- Ciao, Dragan -.

Mio padre chiude la chiamata. Sospiro, immerso nel silenzio che ha preceduto la chiamata più bizzarra della mia vita. Sapevo che un giorno, prima o poi, sarebbe successo, ma certo non immaginavo... oggi, e di sicuro non che andasse in questo modo.

Cerco il mio, di cellulare, e mando un messaggio a Liam.

'Puoi tornare a casa un po' prima, oggi?'

'Certo, non credo sia un problema. Perché? È successo qualcosa? Non stai bene?', risponde immediatamente.

'Sto bene. Ho solo voglia di te.'

E non appena premo 'invia' rifletto che avrei potuto esprimermi in tutt'altra maniera e che adesso lui penserà malissimo.

'Amore mio, torno a casa immediatamente. Ps: avresti dovuto dirlo subito che avevi bisogno di me! ;)'

'No no no, Liam, non intendevo quello! Non tornare a casa! Lascia perdere!'

Credete che mi abbia ascoltato? Nel giro di venti minuti un ex nerd dai capelli castani e gli occhi del medesimo colore nascosti dietro gli occhiali mi è letteralmente saltato addosso e mi ha baciato fino a togliermi il fiato.

Non posso davvero lamentarmene, perché questa è solo una delle tante dimostrazioni che per me farebbe qualunque cosa e che mi ama da morire, esattamente come io amo lui. E non posso lamentarmene perché, mentre lo aspettavo, ho avuto modo di salvare il numero di mio padre sul mio cellulare, intrattenendomi giusto un poco a guardare schermo e blocco schermo di Leya: Bella.

Un motivo in più per restare... ma se andasse male?

-

Note dell'autrice:
konbanwa! Questo capitolo mi ronzava nella testa già da un po' e probabilmente nel prossimo ci sarà un ultimo flashback. In settimana posterò ancora un capitolo di Juliet & Juliet, credo... e di sicuro qualche altra bella sorpresa! Un abbraccio, buonanotte

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Capitolo 10
*** Capitolo nove ***


Bella's point of view

È una giornata squisita: il cielo è terso, senza una nuvola, il sole splende e non c'è vento. Yuuhi gioca con Haru e io li osservo, gettando di tanto in tanto un occhio su Akira e Christopher: li ho incontrati dopo la lezione di ripasso mentre lo portavano a spasso.

Avrei di meglio da fare che guardare mio cugino e suo marito baciarsi o i cani rincorrersi nel prato, ma Leya non è qui come di consueto e ciò m'inquieta. M'inquieta anche il fatto di quanto vividamente riesca ad immaginarla seduta accanto a me, in questo momento, intenta a disegnare. Probabilmente disegnerebbe Akira e Christopher che si baciano e poi si annoierebbe e passerebbe alla riproduzione di un fiore qualsiasi del prato o a... farmi un ritratto.

E allora resto qui, ad aspettarla, nonostante i nomignoli che giungono alle mie orecchie mi facciano aumentare il mal di pancia. Non so nemmeno come mi senta; sono sottosopra da ieri, quando sono uscita con Leya.

- Devo andare a casa, adesso - dico dopo un po' ad Akira, schioccando le dita per chiamare Yuuhi. Il mio migliore amico alza il capo, osservandomi.

- Non stai bene, Bella?

- Sto bene - rispondo sbrigativamente, avvistando una figura appoggiata all'albero più lontano da noi. Il cuore mi balza in gola. Non voglio che Leya mi veda con Akira. - Devo davvero andare. Ciao, Akira. Christopher.

- Ciao, Bella.

Mi affretto a raggiungere Leya: in viso non ha nessuna particolare espressione, però i suoi occhi azzurri scintillano di una luce ambigua.

- B-buongiorno, Leya... - mormoro, sentendomi vagamente a disagio. Lei non dice niente e si limita a prendermi per mano, esattamente come ieri sera. Non posso fare a meno di chiedermi cosa penserà Akira, ma non protesto.

Mi confonde.

- Sei silenziosa - bisbiglio, mentre camminiamo. I nostri ruoli si sono apparentemente invertiti. - Qualcosa non va?

Si ferma e mi fissa, mi fissa dritta negli occhi e poi le labbra. Corruga la fronte, dopodiché riprende a camminare.

- Stanotte resto a dormire da te. Ho incontrato prima tua madre e ne era felice.

Oh no.

- Perché?

- Mio fratello e il suo ragazzo non ci sono, stasera, e io non voglio restare sola - spiega semplicemente. Cala di nuovo il silenzio. Il calore della sua mano nella mia è piacevole, potrei abituarmici.

- Sono a casa - annuncio, lasciandola andare. Lo sguardo di Leya segue freddamente i miei gesti.

- Ciao, Bella - replica John, comparendo con Brooklyn sulle spalle. - La mamma è al lavoro. Oggi pomeriggio andiamo a vedere i cavalli, vieni... venite anche voi?

Senza guardare la mia bionda amica so che sta annuendo.

- Sì.

~~~

La scuderia in cui ci troviamo è situata relativamente vicina alla spiaggia e circondata da alcuni alberi. Già da lontano si possono scorgere i cavalli brucare nei paddock.

Non appena scesi dall'auto mio fratello cerca subito di correre da loro, ma suo padre lo prende per mano.

Io e Leya ci scambiamo un'occhiata e per un attimo penso che lei farà altrettanto, però ha le mani occupate con il blocco da disegno e mi ritrovo a scacciare il vago desiderio che provo. Non sono una bambina.

Ci avviciniamo ad un paddock dove brucano un piccolo pony cicciottello color cioccolato e un gigantesco frisone. Il ragazzo che lo sta accarezzando scavalca agilmente la staccionata e ci saluta allegramente.

- Salve! Posso aiutarvi? - chiede, sorridendo. È molto carino, deve avere la mia età: ha dei bellissimi occhi grigio-verdi e i capelli ramati.

- Siamo qui per guardare e magari accarezzare i cavalli - dice John. - Vero, Brooklyn?

- Sì sì sì! Voglio accarezzare i cavalli!

- Wow, quanto entusiasmo! - ride il ragazzo. - Io sono William, ho appena iniziato a lavorare qui. Se volete posso farvi fare un giro.

- Volentieri - risponde di nuovo John. Io e Leya li seguiamo fra un recinto e l'altro, ascoltando William parlare di questo cavallo o di quell'altro. Brook è al settimo cielo e allunga in continuazione le braccia per toccare qualunque cosa abbia quattro zampe. Gli animali lo adorano.

Alla fine torniamo al paddock del pony e il frisone.

- Come primo cavallo un pony così è perfetto - spiega William, mentre mio fratello abbraccia il piccolo Thor. - Vorresti imparare ad andare a cavallo, Brooklyn?

- Fra qualche anno poco ma sicuro - lo frena John, sorridendo. Leya si allontana per disegnare qualcosa e io la seguo per osservarla, appoggiandomi alla staccionata.

- Ti piace guardarmi, vero? - domanda, comparendomi davanti all'improvviso. Sussulto.

- N-n-...

- A me piace guardarti - afferma, abbozzando un sorriso. Le sue braccia si poggiano accanto alle mie e lei si avvicina.

- Leya... - bisbiglio, paralizzata, non riuscendo ad indietreggiare.

- Mi guardi, ma non mi vedi - mormora, seria. I nostri volti sono troppo vicini, sento il suo respiro sulle mie labbra. - Bella...

- Ehi, ragazze! - esclama William, apparendo da chissà dove. Per fortuna da solo. Leya indietreggia di un passo, adombrandosi. - Volevo chiedervi se desideraste qualcosa da bere. Ah, potrei sapere i vostri nomi?

- V-va bene così, grazie. Mi chiamo Bella - rispondo, cercando di avere la voce salda.

- Leya.

- Piacere di conoscervi! Potete chiamarmi Will.

Parla al plurale, ma il suo sguardo è fisso su Leya.

Pft. Ha messo gli occhi sulla ragazza sbagliata.

- Okay, Will.

Arrivano anche John e Brooklyn, annunciando che è ora di tornare a casa. Gli occhi di mio fratello brillano di gioia.

Leya va da loro senza degnarmi d'un'occhiata e io devo sostenermi ancora per un attimo alla staccionata perché mi tremano le gambe. Se William non fosse arrivato...

~~~

La sera a cena Brook non fa che parlare dei cavalli. Suo padre e la mamma lo ascoltano contenti, non badando al silenzio mio e di Leya.

Lei mostra loro i disegni che ha fatto, anche se non li ha terminati. Mi chiedo se abbia finito il ritratto mio e di Yuuhi.

Dopo aver mangiato mio fratello e Leya giocano insieme, mentre io accarezzo distrattamente Yuuhi.

Questa giornata mi ha confusa ancor di più, come se ieri non fosse stato abbastanza. Non so più cosa provo per Akira e cosa per Leya, se stia solo accettando le sue attenzioni o se sotto sotto le apprezzi...

- Mio fratello ti manda i suoi saluti - asserisce l'oggetto dei miei pensieri, riponendo il cellulare in tasca.

- Oh, salutamelo, allora.

Brooklyn corre da me e mi abbraccia.

- Sì, sì, è ora di andare a dormire. Domattina potrai giocare ancora con Leya - dico, prendendolo in braccio e portandolo nella sua camera. Quando torno in salotto la mia bionda amica ha indossato i vestiti che le ho prestato e si è sistemata sul divano. - Buonanotte, Leya.

- Buonanotte, Bella - replica a bassa voce, dopodiché mi prende una mano e ne bacia le nocche. Mi ritraggo, prima di rifugiarmi nella rassicurante morbidezza del mio letto.

Mi rigiro a lungo, poi all'improvviso odo dei passi. Mi tiro a sedere.

- Bella...

- Non riesci a dormire?

- No...

Sospiro, facendole spazio. Lei scavalca Yuuhi e in seguito me e mi abbraccia. Sospiro di nuovo. Il suo corpo è caldo e aderisce perfettamente al mio.

- Cosa c'è? Ti comporti in maniera differente dal solito - sussurro, cercando di restare immobile nonostante il suo fiato sul collo mi dia i brividi.

- Sei tu - risponde in un bisbiglio. Io?

Mi stringe più forte, biascicando 'buonanotte' e qualcosa d'incomprensibile in russo. Non ho bisogno di sapere la sua lingua per intuire cos'abbia detto, ma mi rifiuto di pensarci.

Mi limito ad ascoltare il ritmo lento del suo respiro e mi appisolo, constatando quanto bello sia addormentarsi fra le braccia di qualcuno.

-

Note dell'autrice:
konbanwa! Tra poco posterò anche il Day 11 e presto risponderò alle recensioni. Intanto con Juliet & Juliet siamo agli sgoccioli, forse avrà meno capitoli del previsto. Be', ne avrà di più Juliet & Juliet 2! Baci, a tra poco

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Capitolo 11
*** Capitolo dieci ***


John's point of view

Mi sveglio nell'udire il tic della sveglia cinque minuti prima che suoni. Allungo un braccio e la spengo, aprendo gli occhi: Virginia dorme voltata verso di me, bella come un angelo: i capelli biondo oro le ricadono disordinati attorno al viso e la sua espressione è di estrema pace e tranquillità.

- Buongiorno, amore mio - mormoro, facendole una carezza.

- John... - sussurra, ancora immersa nel sonno.

- Sono qui, piccola - dico, baciandole la punta del naso. Si sveglia lentamente, rivelando i luminosi occhi verdi. - Hai dormito bene?

- Come sempre...

- Fai con calma, visto che non devi lavorare - asserisco, posando le labbra sulla sua fronte. - Vado io a svegliare Brooklyn e le ragazze.

- Okay - replica a bassa voce, sbadigliando. - John?

- Sì?

- Ti amo.

- Anch'io, Virginia, anch'io.

E, dopo un'ultima carezza, mi alzo, mi vesto e vado a svegliare la nostra piccola peste. Lui è subito in piedi, energico ed entusiasta come di consueto.

- Andiamo a svegliare Bella - dico, prendendolo in braccio. Quando entriamo in camera di sua sorella ci troviamo davanti un'imprevista eppure tenera vista: Leya dorme abbracciata a Bella.

- Papà, perché dormono come te e la mamma?

- Perché a Leya piace Bella - rispondo, arruffandogli i ricci. Sono in qualche modo orgoglioso che li abbia presi e non abbia ereditato quelli lisci di Virginia. Sono l'unico in famiglia ad averli così, senza contare mio figlio.

- Come a te piace la mamma?

- Come a me piace la mamma.

Brooklyn sembra super sorpreso.

- Amore mio, alle ragazze possono piacere le ragazze - spiego, dandogli un bacino sul naso. - E i ragazzi, come io piaccio alla mamma. E viceversa. Ai ragazzi possono piacere i ragazzi, come lo zio Adam con Paul o i tuoi cugini con i loro fidanzati. E le ragazze, come a me piace la mamma.

- Non possono piacere tutti e due?

- Certo, tesoro, possono piacere anche ragazzi e ragazze oppure nessuno dei due. Va benissimo.

- Oh. Posso svegliare Leya e Bella?

Annuisco, sorridendo e lasciandolo sul letto.

- Bella! Leya! - esclama, scuotendo sua sorella.

Bella's point of view

Vengo strappata dal sonno da una piccola peste ricciuta che mi strilla in un orecchio e mi scuote. Suo padre ci guarda dalla soglia della camera e Leya mi sta ancora abbracciando. Avvampo, tirandomi a sedere e afferrando Brooklyn.

- Hai osato svegliare il mostro? Grrr! - gli dico, facendogli il solletico e beandomi dei suoi gridolini. Gli bacio i ricci, dopodiché scuoto gentilmente la mia amica addormentata. - Leya? Leya, è ora di alzarsi.

Lei mi abbraccia di nuovo, strofinando il naso nei miei capelli.

- Buongiorno - mugugna, ancora con gli occhi chiusi. Arrossisco per la seconda volta, divincolandomi. John sorride come se la cosa non lo toccasse più di quel tanto, ma io so a cosa sta pensando. Mio fratello si sistema tra di noi, in cerca di coccole.

- Leya! Lasciami andare - protesto, a bassa voce. Mi ascolta, tirandosi su. I capelli biondi le ricadono davanti al viso e non posso fare a meno di chiedermi come faccia ad essere così impeccabile appena sveglia...

Infine ci alziamo e, mentre andiamo in cucina, John prende in braccio Brooklyn e mi affianca.

- Hai dormito bene? - mi chiede, sorridendo.

- Sì... papà... - rispondo, trattenendomi dall'alzare gli occhi al cielo. Il mio fratellino mi guarda e io gli faccio una smorfia, strappandogli una risata.

- Fantastico.

- La mamma? - domando, sperando di bloccare possibili allusioni riguardanti me e Leya.

- È sveglia, ma le ho detto che mi occupavo io di voi marmocchi - dice casualmente. Nei suoi occhi verdi leggo che non me la caverò tanto facilmente.

Leya segue il nostro scambio di battute con apparente disinteresse.

- Puoi restare qui quanto ti aggrada - la informa John, dopo aver servito la colazione. - Sei la benvenuta, a nessuno dispiace.

Parla per te, penso io, che la sua presenza mi mette in crisi!

- Grazie mille - replica lei, fissandomi. Il mio cuore batte più forte. Accidenti.

~~~

Leya si trattiene anche nel pomeriggio, giocando con Brooklyn e i suoi mille cavalli della Barbie e non. A lui non importa che un cavallo sia azzurro, rosa o viola, abbia un corno o delle ali... gli basta che sia uno dei suoi amati equini.

Poi mio fratello va a far merenda e a giocare con suo padre e la mia bionda amica tira fuori il blocco da disegno e si sistema in camera mia.

- Bella - mi chiama, poggiando il disegno a cui stava lavorando sulla mia scrivania. - Per te.

È il ritratto mio e di Yuuhi e... non è semplicemente realistico, c'è sentimento.

- Grazie... - dico, arrossendo, e all'improvviso Leya mi spinge sul mio letto, sovrastandomi. - L-leya?!

- Ti mancherò?

- E-eh?

- Cosa sono io per te?

I suoi occhi di ghiaccio sono seri, serissimi, come la sua voce.

- N-non lo so... perché?

Provo a scostarla gentilmente, ma m'imprigiona i polsi al materasso. Il suo corpo è estremamente caldo e la situazione non imbarazzante quanto dovrebbe.

- Leya! - protesto, divincolandomi. Mi lascia andare e io non riesco a muovermi, paralizzata come ieri.

- Smetti di scappare - mormora, avvicinando il viso al mio. Suona come una supplica.

Forse non voglio muovermi, realizzo, forse voglio che mi baci, che spezzi qualunque cosa mi leghi ancora ad Akira.

E mi accorgo di star lentamente andandole incontro quando, a un nulla dalle sue labbra, si alza.

Cosa...?

- Lo capisci? - chiede, respirando velocemente. - Mi sono innamorata di te. Ma sei irraggiungibile.

Scuote il capo, facendo ondeggiare come la coda di un cavallo i lunghi capelli biondi e concedendosi un lungo e rumoroso respiro. Anch'io sono senza fiato.

- Devo andare. Devo andare - asserisce, passandosi una mano sul volto e poi sulla nuca.

- Leya! - la chiamo. Non so perché stia cercando di fermarla. Abbasso la voce. - Tu stai scappando.

Il suo sguardo si posa su di me, ma in modo differente dal solito: non c'è adorazione, non c'è meraviglia, solo qualcosa d'inafferrabile.

- Forse - mormora. E se ne va. Dopo un lunghissimo lasso di tempo mi tiro a sedere. Non so neanche come mi senta.

Il suo disegno giace sulla mia scrivania. Non c'è dedica o altro, giusto una minuscola firma in un angolo. Odo Yuuhi abbaiare. Lo lascio lì, andando a cercarla.

È con John e Brooklyn. Mi corre incontro e io la accarezzo distrattamente.

- Leya è andata - mi avvisa John. Annuisco, stringendo le labbra.

- Lo so.

- Giochi con noi, Bella?

- No - rispondo, evitando di farmi tentare dagli occhioni verdi di mio fratello. - Vieni, Yuuhi.

E torno nella mia camera. Il mio cane si lascia abbracciare e scodinzola piano.

- Oh Yuuhi - dico, stringendo il suo morbido pelo tra le dita e affondando ulteriormente il viso nel suo collo. Non voglio pensare.

-

Note dell'autrice:
ohayo! Il prossimo capitolo sarà il penultimo. Questa sera avrete la diciottesima OS. Con ciò è tutto, per ora. Vi auguro una buona giornata. Baci

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Capitolo 12
*** Capitolo undici ***


Leya's point of view

Entro in casa e mio fratello viene ad abbracciarmi. Non devo avere un'espressione molto felice. Ricambio l'abbraccio, poggiandogli il mento sulla spalla.

- Bentornata, Leya - dice, stringendomi forte. La felpa che indossa è molto morbida, piacevole al tatto. - Stai bene?

- Sto bene - rispondo, inspirando il suo profumo dolciastro. Mi mancherà.

'- Ti mancherò?

- E-eh?

- Cosa sono io per te?

- N-non lo so, perché?'

Abbozzo un sorriso, allontanandomi.

Non lo so.

- Hai lasciato un foglio sul tavolo, ieri - m'informa in seguito, mentre bevo un po' d'acqua in cucina. So a cosa si sta riferendo. - Vuoi che lo butti?

Ora ce l'ha tra le mani, è compilato. I suoi occhioni di liquirizia m'implorano di dargli una risposta negativa, speranzosi come quelli di un cane che attende un biscotto.

- Buttalo - mormoro, distogliendo lo sguardo per non vedere il dispiacere nelle sue iridi scure.

Mi dispiace, fratellone, mi dispiace tanto!

- Peccato - commenta a voce bassa, chinando il capo. E lo appallottola, gettandolo nel cestino della carta.

- Già - concordo in un bisbiglio impercettibile. Mikhail si sistema accanto a me.

- Leya. Posso farti una domanda?

- Certo.

- Come hai conosciuto... mio padre?

Arriccio il naso.

- È una lunga storia, sediamoci.

'Il giardino incolto del vicino mi lancia un richiamo irresistibile, così selvaggio, ricco di mistero. La mamma mi ha sempre detto di girare alla larga dall'uomo che abita nella casa di fronte a noi e di non giocare nel suo prato, ma a me non piace ascoltarla.

Perciò vado a cercare di catturare qualche insetto, infilandomi nelle sue piante e riempiendomi di terra, foglie e graffi. Alla fine riesco solo a staccare - per sbaglio! - la coda ad una lucertola. Noto che la porta sul retro è socchiusa e mi ci intrufolo.

Per un attimo resto sorpresa, perché nella casa non filtra neanche un raggio di luce.

- C'è qualcuno? - chiedo, ingenua come solo una bambina di quattro anni può essere. Nessuna risposta.

Decido di esplorare un po' questo luogo affascinante, rischiando fin troppo spesso d'inciampare in qualche montagna di libri, sparsi ovunque. Sembra una 'casa dell'orrore' di cui parlano i bambini più grandi quando giochiamo nel bosco. Però io non ho paura, io non mi faccio spaventare da ragni grossi come gatti, dai fantasmi o dagli spiriti, io vorrei farci amicizia...

- C'è qualcuno? - ripeto, prima di riconoscere chiaramente una figura umana stesa fra i romanzi, sulla faccia un volume.

E se fosse un cadavere, come quelli nei racconti della televisione?, mi chiedo. So che, se una persona è definita cadavere, è perché è morta.

- Signore?

Mi abbasso. Dicono che i morti siano freddi. Gli tocco una mano. Parrebbe di temperatura normale.

- Signoreee?

Faccio per togliere il libro dal suo volto, ma lui grugnisce e lo butta di lato, spalancando gli occhi. Che sia uno zombie, una di quelle strane creature che popolano i racconti dei bambini più grandi e mangiano i cervelli della gente?

Lo guardo incuriosita.

- Tu... cosa ci fai qui? Non è un posto per bambini - dice, fissandomi dritta negli occhi. Non saprei dire di che colore siano, è buio, ma devono essere scuri.

- La porta era aperta - rispondo, innocente. Stringe le labbra e contrae la mascella.

- I tuoi genitori non ti hanno detto che non si entra nelle case altrui?

- La porta era aperta - ripeto, strappandogli un sospiro. Si tira a sedere. Un raggio di luce proveniente da chissà dove lo colpisce e io noto che ha i capelli piuttosto lunghi e arruffati e un po' di barba.

- Torna a casa, bambina.

- Mi chiamo Leya - lo correggo. Non mi piace essere una 'bambina'. I bambini non possono fare troppe cose.

Sussulta.

- E io sono Dragan, e ora torna a casa, bambina.

- Non voglio.

- Perché?

Perché la mamma non sarà contenta, dovrei dirgli, invece...

- Perché mi piace qui.

- I tuoi genitori ti staranno cercando.

- Voglio stare qui - insisto, sedendomi in uno spazio sgombro di romanzi.

- E va bene, fa' quel che ti pare - desiste, grattandosi il capo. - Io non mi assumo nessuna responsabilità.'

- E andavo a giocare nel suo giardino e m'intrufolavo in casa sua ogni giorno, e lui mi diceva di andarmene, ma non mi cacciava mai - concludo, concedendomi un sorriso colmo di nostalgia.

- Sei una ragazza tosta, sorellina - commenta con orgoglio Mikhail. Gli accarezzo una mano.

- Siamo una famiglia forte - affermo, guardandolo intensamente. Avvampa lievemente, segno che ho fatto centro.

- Avevi già qualche sospetto? Di me, intendo - domanda, per cavarsi dall'imbarazzo.

- Be'...

'- Dragan? Perché sei sempre triste?

So che non risponde mai, ma glielo chiedo comunque. Mi lancia un'occhiata diversa dal solito, sospirando sconfitto.

- Non ho più nulla per cui essere felice.

Lo guardo con perplessità. Non sono certa di renderlo contento con la mia presenza, eppure mi sento un po' ferita.

- Proprio niente niente?

- Non ho più il mio lavoro. Non so se sarò mai in grado di ricominciare e se ne avrò l'opportunità. Colei che amavo mi ha lasciato. Ho un figlio che non ho mai conosciuto, mai visto.

- Mi dispiace - sussurro, perché è quello che dicono gli adulti quando non sanno davvero come consolare qualcuno. Dragan sorride, ma non è mai un sorriso vero. È un sorriso triste. - Perché non trovi qualcos'altro che ti renda felice?

- Perché va bene così, Leya. Sono troppo stanco per essere felice.

Stanco? Perché?, m'interrogo, però taccio. Chissà chi è suo figlio, com'è fatto. Forse sarebbe felice se lo trovassi, penso, e ad immaginare Dragan felice, realmente felice, mi prometto che glielo farò conoscere, così potrò vederlo sorridere con gioia.'

- E anni dopo ho scoperto che eri mio fratello... e sono andata dal mio più fidato confidente e lui... lo sapeva già.

'- Lo so.

- Cos-... tu lo sai?

- Sì. Perché... non è solo tuo fratello.

- E cosa, allora? Un alieno? Un OGM? - sbotto, furiosa. - Adesso basta con i segreti! Sono stufa che mi si tenga tutto nascosto! Ho diciotto anni, non quattro!

- Calmati, Leya - dice pacatamente. Lo fulmino con lo sguardo.

- No, io non mi calmo! Ho appena scoperto di avere un fratello in Australia e tu... tu... lo sapevi e non me l'hai detto!

- Non è solo tuo fratello - ripete. Si passa una mano sul volto, serrando le palpebre come se avesse un'emicrania allucinante. - È mio figlio.

- No - dico, irrigidendomi.

- Sì.

- No. Tu... no. Non anche tu. Non è vero.

- Sì, è vero. Si chiama Mikhail. Ha due anni più di te.

- Non è vero! - grido, sentendo qualcosa incrinarsi dentro di me. Me l'ha tenuto nascosto. Me l'hanno tenuto nascosto. E fa così male, perché io mi fidavo di Dragan. - Traditore!

- Leya...

Singhiozzo, mentre le lacrime mi rigano copiose il viso.

- Adesso... ha tutto perfettamente senso... il divieto di avvicinarmi a te... tu e mia madre... tuo figlio... mio fratello... mio fratello...

Mi poggia le mani sulle spalle, ma mi divincolo.

- Non mi toccare!

Mi abbraccia e io mi aggrappo al suo petto, affondandovi il volto e piangendo rumorosamente. Mi tiene stretta a sé finché non mi calmo un po'.

- Perché non me l'hai detto? - chiedo, tirando su col naso. Mi accarezza i capelli, spostando i libri per sedersi vicino a me.

- Mi è stato espressamente proibito. Tuo fratello non doveva esistere. Se avessi infranto il patto, non avrei più potuto vederti. Non avrei mai dovuto conoscerti, per tua madre, ma son felice che invece sia accaduto.

- Ho bisogno del tuo aiuto, Dragan - dico, a seguito di una lunga pausa di silenzio. Annuisce. - Voglio conoscerlo. Di persona.

- Oh no.

- Non devi venire con me. Ho diciotto anni, me la caverò. Non è quello che voglio domandarti. Ho solo...

- Ho capito - borbotta, scurendosi in volto. - Ti aiuterò. Ma non voglio saperne niente.

- Niente - ripeto, sorridendo. I suoi occhi scuri incrociano i miei. Sa che non mi può mentire.

- Assolutamente niente - mette in chiaro. Non è mai stato bravo a dir bugie quanto crede.'

- Sono felice che tu mi abbia trovato - asserisce mio fratello, alzandosi, baciandomi una tempia e lavando il bicchiere che ho usato. - Grazie, Leya.

- E di cosa? - mormoro, sentendomi pizzicare gli occhi da lacrime di non so bene quale emozione. Ripone il bicchiere al proprio posto e mi asciuga delicatamente gli occhi con i pollici, abbozzando un sorriso.

- Cпасибо* - bisbiglia, abbracciandomi. Poi torna a ciò che stava facendo prima che arrivassi e io piango, perché non ho fatto questo lungo viaggio per perderlo e perdere Bella.

Mi alzo e recupero il foglio, spiegandolo e lisciandolo. È ancora leggibile e ho solo un giorno per consegnarlo. Mi asciugo un'ultima lacrima.

Spero di star facendo la scelta giusta.

-

Note dell'autrice:
e questo era il penultimo capitolo! Avrete l'epilogo tra una settimana, eheheh. Mi precipito a scrivere l'OS. Baci!

*Grazie in russo

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


Bella's point of view

L'ultima lezione di ripasso è finita. L'estate è quasi terminata, ormai. Non so come mi senta al riguardo... un po' mi dispiace e non mi sento pronta a tornare a scuola.

Non appena esco Yuuhi mi viene incontro come sempre e insieme iniziamo ad avviarci verso casa. Non ho più visto o sentito Leya da quando è rimasta a dormire con me, eppure non ho dubbi di trovarla al parco.

Infatti, lungo la strada, noto un paio di lunghe gambe penzolare da un ramo. Yuuhi si ferma e abbaia, saltando. Sa che la sua amica è lì e vorrebbe giocare con lei, però non riesce a raggiungerla.

- Ciao, Bella - mi saluta Leya, guardandomi dall'alto, per una volta non a testa in giù. Sorride. Mi è mancato il suo sorriso.

- Ciao, Leya - replico, osservandola. Si sostiene con una mano, l'altra poggiata sul blocco da disegno che tiene in grembo. Mi piacerebbe vedere cosa ha disegnato.

- Ti devo parlare. Sali tu o scendo io?

- Salgo - affermo coraggiosamente. - Yuuhi, resta qui.

Lei obbedisce e io con fatica mi arrampico sull'albero, facendomi aiutare da Leya. C'è una vista particolare, da quassù, devo dire: tutta la chioma dell'albero, il prato sottostante, la strada, una parte del parco...

- La settimana prossima torno a casa - esordisce pacatamente la mia bionda 'amica'. Sgrano gli occhi.

- C-cosa?

'Cosa sono io per te?'

- Ho passato delle buone vacanze - prosegue, sorridendo. Le sue meravigliose iridi di ghiaccio sono limpide, prive di tristezza. - Mi piace l'Australia. È stato bello conoscerti, Bella. Mi mancherai, così come mi mancherà mio fratello. Ma il mio numero ce l'hai, no?

E sorride ulteriormente. Io sono sconvolta. Non è che avessi dimenticato che sarebbe partita... ho solo preferito ignorare di saperlo, ecco la verità.

- L-leya...

- Tornerò, ogni tanto. Potremmo passare un po' di tempo insieme, se ti andrà.

- Leya - ripeto con un filo di voce, sentendomi soffocare. Continua a sorridere.

- Sì? - dice gentilmente. Non voglio tutto questo. Non voglio che mi parli come se in verità tenesse a me come ad una semplice amica o a una cotta estiva. Voglio sentirmi importante per qualcuno come mi fa sentire lei, con il suo sguardo sempre su di me, a cercare d'imprimermi sulla carta, a fare la sua magia. Voglio sentirmi importante per lei, voglio essere la sua persona speciale.

- Non andare - mormoro, percependo gli occhi inumidirsi. L'ho detto. Ma questo non è un romanzo d'amore con lieto fine assicurato.

- Mi dispiace, Bella - replica dolcemente. - Non piangere.

Mi asciuga le lacrime, accarezzandomi il viso con tenerezza.

- Tornerò - ripete. Forza ulteriormente il sorriso, per quanto sia impossibile.

Perché, se stai soffrendo quanto me? Resta.

- Forse quel giorno potremo ricominciare da capo, forse accetterai i miei sentimenti.

Li ho già accettati molto tempo fa!, vorrei gridare, invece azzero la distanza tra i nostri volti, le nostre labbra, e la bacio. È tutto così diverso da quando ho baciato Akira, io lo voglio, lei lo vuole e nell'insieme è diverso ma perfetto.

- Resta - bisbiglio. Leya appoggia la fronte alla mia, ancora con gli occhi chiusi.

Resta, resta, resta.

- Solo se posso baciarti ancora - sussurra, prendendosi un altro bacio.

Non le dico che, scegliendo di restare, potrà baciarmi quanto vorrà.

FINE

-

Note dell'autrice:
sorpresa! È pur sempre la nuova settimana, no? Probabilmente nel weekend avrete il prologo di Juliet & Juliet 2. By the way, vi è piaciuto questo epilogo? Lo so, era scontato che Leya restasse, c'era anche un indizio nel capitolo precedente... ma spero che abbiate apprezzato lo stesso. Più tardi m'inventerò qualcosa per la diciannovesima OS. Baci

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