era la cosa giusta da fare

di Celebien
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte: Partenze e nuovi arrivi ***
Capitolo 2: *** Seconda parte: una famiglia sta nascendo ***



Capitolo 1
*** Prima parte: Partenze e nuovi arrivi ***



-Mollys point of view:

Da quando ho avuto il mio primo ciclo mestruale e mia madre mi ha fatto abbandonare l'idea della cicogna che porta i pargoletti nelle case dei genitori, sono stata preparata a cosa sia il parto, come un po' tutte le donne. Dopo le sue spiegazioni, ho ricevuto quelle più esaustive degli studi al liceo e poi all'università; so cosa accade al corpo della donna e il dolore che si prova ma, possono spiegartelo in mille modi, puoi vedere quanti programmi di real time vuoi o leggere tutti i libri a riguardo, nulla è più esaustivo dell'esperienza personale e senza dubbio più maledettamente doloroso!
Erano giorni che Greg e Mr. Wilson mi consigliavano di mettermi in maternità perché stava diventando quasi un'impresa attraversare le porte e fare le scale, ma non ho voluto dare retta a nessuno dei due perché il lavoro ha la precedenza su tutto; ma ammetto che sarebbe stato più carino se le doglie avessero cominciato ad arrivare mentre stavo distesa su un soffice divano, con il mio compagno che mi massaggia i piedi, invece che davanti un tavolo da laboratorio pieno di solventi, strumentazioni e campioni da analizzare.
E' stato come se mi avesse colpita un fulmine a ciel sereno, una contrazione al basso ventre che mi ha costretta a piegarmi in due e trattenere il fiato insieme al mio urlo, liberatosi nonappena la muscolatura si è rilassata dandomi un po' di tregua.
In meno di un secondo, hanno fatto capolino nel laboratorio i miei assistenti, Zac e Collin.
-Dottoressa Hooper!- esclama il secondo correndo a sorreggermi mentre Zac è rimasto fermo sulla soglia della porta,
-Aiutatemi, vi prego, aiu...- la parola mi si è strozzata in gola a causa di una nuova e terribile contrazione,
-Zac, vai a chiamare un'ambulanza... Non stare lì impalato, sbrigati! Oh Gesù
Esclama a un tratto e sento i pantaloni inumidirsi, accidenti non sto sognando per niente!
Sento le forze che mi abbandonano e il suolo mancarmi dai piedi, ma è solo Collin che con una forza incredibile mi ha presa in braccio e portata fuori dal laboratorio; grida a squarciagola e dagli uffici attigui fanno capolino dozzine di teste, tutti increduli ma non ci faccio caso, il dolore pietrifica qualsiasi cosa.
-Non si preoccupi, dottoressa, i soccorsi stanno per arrivare ma deve resistere, d'accordo?
Non trovo la forza di rispondere ma faccio un semplice cenno con il capo e poi di nuovo una contrazione mi fa trattenere il respiro.

-Gregs point of view:

C'è poco da fare! Nonostante i servizi in questo paese siano eccellenti, l'Inghilterra è insuperabile, a mio avviso! Un caso del genere l'avremmo risolto in ventiquattr'ore se fossimo stati a Scotland Yard, ma qui sembra che tutto proceda più lentamente, o forse è colpa del fatto che dopo tutti questi mesi, non sia ancora riuscito ad abituarmi alla nuova vita.
Ammetto che sia un posto splendido sotto ogni punto di vista, ma un inglese lontano dal suo paese non sa stare o ha bisogno dei suoi tempi per abituarsi alla novità. Ciò di cui sono convinto tuttavia, è che lasciare Scotland Yard ne è valsa la pena solo perché Molly è accanto a me! Se si fosse trattata di un'altra donna avrei immediatamente detto di no al trasferimento, ma per lei sarei disposto a vivere nel deserto pur di starle accanto.
Adesso che siamo in attesa del nostro primo figlio sono a maggior ragione più convinto della scelta che abbiamo preso insieme e se tornassi indietro lo farei di nuovo.
Quando mi ha raccontato della lettera, è stato uno shock assurdo perché il terrore di poterla perdere adesso che ero riuscito finalmente a stare con lei mi aveva quasi offuscato la mente ma mi accorsi immediatamente che attanagliava di più lei. Aveva un'espressione così dolce che non potei fare altro che mettere da parte la paura e abbracciarla forte contro il mio petto e affondare il viso nei suoi capelli castani.
-Verrò con te! -esclamai respirando a fondo il profumo della sua pelle;
-Dici sul serio? E come farai con il lavoro?
La guardai e le schioccai un bacio sulle labbra;
-In Nuova Zelanda avranno sicuramente bisogno del miglior poliziotto di tutta l'Inghilterra.
Ci volle più tempo per sbrigare le pratiche del mio trasferimento che per decidere di accettare e in meno di un mese approdammo dall'altra parte del mondo ma prima di partire, ci fu la rassegna di saluti e commiati con tutte le persone che conosciamo e vogliamo bene: la mia famiglia, la sua, i vari amici e colleghi e poi loro... Gli amici di Baker Street! Mandai un messaggio a John e uno a Sherlock in cui scrivevo di aver bisogno di vedere loro, Mary e Mrs. Hudson e ricevetti la sola risposta di John che diceva di vederci a Baker Street.
Quando arrivammo, in casa c'erano tutti tranne quell'imbecille di un genio di Sherlock e ancora mi chiedo il perché; tutti sono stati abbastanza evasivi nel giustificare la sua assenza, Molly era tesa come una molla ma alla fine soprassedemmo e ci demmo ai soliti discorsi sull'avvenire, raccontammo dell'opportunità offerta a Molly dalla Nuova Zelanda e la decisione di trasferirci entrambi.
-Oh cielo, come sono contenta per voi due! Sapevo da sempre che eravate destinati a stare insieme!- esclamò Mrs. Hudson con le lacrime agli occhi,
-Congratulazioni!- disse Mary alzandosi con una certa fatica perché la bambina non aveva ancora deciso di venire al mondo; ci abbracciò entrambi calorosamente e cedette il posto a John, dritto e fiero come se non avesse mai abbandonato il mondo militare;
-Vi auguro la felicità che meritate, entrambi! Ah, venite qui!- anche lui ci abbracciò teneramente.
Quel pomeriggio terminò e accompagnai Molly nel suo appartamento dove mi ero praticamente trasferito e l'aiutai a finire di preparare i bagagli e nonostante fossi tremendamente felice di essere al suo fianco, nei momenti di silenzio o isolamento non facevo altro che pensare allo strano comportamento di Sherlock perché so che è una persona imprevedibile e che mette davanti a tutto il lavoro, ma so anche che la sua perspicacia è tale da comprendere quando c'è una notizia importante da voler condividere.
-A cosa stai pensando, Greg?
Chiese molly mentre disponeva alcuni maglioncini accuratamente piegati dentro una valigia grande il doppio di lei;
-A Sherlock;
-Ti è dispiaciuto che non sia venuto?
-Beh, ci sono rimasto male, lo devo ammettere!
Smise di fare ciò che stava facendo e mi si sedette sulle ginocchia guardandomi negli occhi,
-E' dispiaciuto anche a me, ma sai com'è fatto. E' probabile che ci invierà un sms di scuse e di auguri per la partenza.
-Hai ragione, è solo che non mi andava di lasciare Londra senza averlo salutato per l'ultima volta
le nostre fronti si unirono e sentii le sue dita affondare tra i miei capelli, Dio solo sa quanto amo quando lo fa,
-Ti ricordo che Londra sarà sempre qui. Ci basterà salire su un aereo e fare quasi due giorni di viaggio per tornare quando lo vorremo- allontanò per un momento la fronte dalla mia, -sei convinto di quello che fai? Non è che te ne stai pentendo?
-Vieni qui! -esclamai riavvicinandola a me -sarei un idiota se succedesse. Andrei fino in capo al mondo pur di stare con te
-In effetti è quello che stiamo facendo!
Scoppiò in una risata che ricambiai sorridendo e scuotendo leggermente la testa, ma immediatamente cercai il suo sguardo come il girasole cerca la fonte luminosa e quando lo incrociai anche lei si fece seria e mi guardò;
-Ti amo!
Esclamò e la mia risposta furono le mie labbra sulle sue, le mie mani sotto la sua maglia e l'amore che facemmo sul suo letto, fregandocene di tutto il resto.

-Sherlocks point of view.

Le patatine si sono freddate, pocomale, avevo detto alla cameriera che non volevo niente da mangiare ma pur di togliermela dalle scatole ho dovuto acconsentire. Sono passate due ore e ancora non arrivano né chiamate né messaggi da parte di John: Molly e Lestrade devono ancora essere a casa nostra o meglio casa mia, visto che ci abito solamente io ormai.
So già cosa mi aspetta quando se ne saranno andati e non mi va vivamente di affrontare la situazione, sono già abbastanza teso da solo per mettermi anche a discutere con John delle mie azioni. Potrei rimanere fuori fino a tarda nottata, ma scommetto che rientrando a casa troverò John seduto sulla sua poltrona ad aspettarmi, quando ci si mette diventa più testardo di un mulo, dannazione!
-Non è stato di vostro gradimento ciò che ho servito?
Sento una vocina stridula martellare contro il mio povero orecchio sinistro, di nuovo la ragazzetta di prima,
-Le avevo detto che non avevo fame e desideravo solo del caffè nero e bollente, ma data la sua insopportabile insistenza, ho dovuto farmi portare queste benedette patatine che, per quanto mi riguarda, può mangiarle da se fredde, calde o come le pare!
Non mi sono accorto di aver alzato troppo la voce e adesso tutti mi guardano, lei compresa con gli occhi lucidi e l'aria avvilita e imbarazzata.
-Mi scusi, signore, volevo soltanto farle un piacere.
Ha la voce tremante e adesso mi sento in colpa, dannazione!
-No, mi scusi lei, sono stato terribilmente scortese, è che non è stata una bella giornata per me; le lasci pure qui, le mangio;
-Ne è sicuro? Non gliele faccio nemmeno pagare, è stata colpa mia che ho insistito poco fa
-Sono sicuro, mi scusi ancora.
Accenno a un sorriso che lei ricambia, quindi si allontana verso il bancone e nel frattempo, il telefono squilla.
-Pronto?
-Ma dico io, ti è dato di volta il cervello?
Come sospettavo, è arrabbiato;
-John, ascolta,
-No, tu ascolta! Torna immediatamente a casa perché dobbiamo parlare della faccenda!
-Ho del lavoro da sbrigare, non ho proprio tempo!
-Me ne frego di quello che stai facendo e non sei al lavoro, sono settimane che non segui un caso quindi, o mi raggiungi a casa o giuro che rigirerò Londra come un calzino pur di trovarti, sono stato chiaro?
Odio il tono perentorio che usa il mio migliore amico quando è seriamente convinto di aver ragione su una questione; chiudo la chiamata senza rispondergli e mi avvio per pagare, ma prendo una patatina e l'addento mentre mi avvicino alla cassa,
-Mi scuso ancora per prima, ho assaggiato le sue patatine ed erano squisite, quanto le devo?

Esco dal bar e vengo investito dall'aria gelida della sera londinese e, salito su un taxi mi ci vogliono appena dieci minuti per arrivare a Baker Street, muoio dalla voglia di vedere la faccia contrariata di tutti, che strazio!
Stranamente, una volta arrivato a casa ho trovato solamente John, come sospettavo seduto sulla sua poltrona, con la caviglia di una gamba poggiata al ginocchio dell'altra e due dita poggiate sulla bocca come quando qualcosa gli ribolle dentro e sta per esplodere come una pentola a pressione. Entro tranquillamente e poso cappotto e sciarpa lanciandoli sul divano, quindi mi siedo sulla mia solita poltrona e rimango in silenzio a fissare John, lui fa lo stesso e per cinque minuti non ci diciamo nulla.
-cosa ti è preso?- esclama finalmente,
-Non lo so!
Fa un sospiro e cambia posizione chinando la schiena e poggiando i gomiti su entrambe le ginocchia,
-Sherlock, ti rendi conto di aver ferito Greg, vero? Lui e Molly stanno per,
-Si, lo so!
-Lo sai?
-Sarebbe meglio dire che l'ho capito. Siete tutti così prevedibili, anche quando credete di stare per fare l'annuncio che lascerà tutti a bocca aperta! Molly e Lestrade si stanno per sposare, l'avevo capito questo e sono felice per lui, per lei, per entrambi insomma!
-Se sei così felice per loro, perché sei scappato invece di farti trovare a casa?
Mi alzo in piedi, stanco di discutere, ascoltare le fandonie di tutti e persino i miei pensieri.
-Non voltarmi le spalle, Sherlock! Guardami
Mi volto di scatto ma non lo guardo, tengo gli occhi chiusi perché temo che possa uscire qualche lacrima e ciò non deve accadere!
-Ho detto, guardami!
La voce di John è molto più vicina, sta difronte a me con lo sguardo serio,
-Provi ancora qualcosa per Molly, non è così?- mi chiede con voce ferma,
-Non lo so, sono confuso!
Sherlock Holmes confuso, mai sentita una cosa simile! Mi auguro vivamente che tutto questo non vada a finire alle orecchie di mio fratello o sarebbe la mia fine!
A un tratto John si allontana da me e va in cucina a preparare del the, quasi come per lasciarmi un momento da solo con me stesso e questa è una caratteristica di lui che mi piace! Riesce a comprendere quando ho bisogno di essere lasciato anche solo per un momento da solo.
Mi siedo nuovamente e fisso il vuoto mentre penso allo Sherlock che ero prima e quello che sono adesso, indebolito da tutto ciò in cui non ho mai creduto nella mia vita. Poco dopo John torna a sedersi poggiando il servizio da the sul tavolino.
-Non si stanno sposando! -esclama di punto in bianco
-Cosa? No? 
-No.
-Allora cos'avevano da dirci?
Sto davvero perdendo colpi!;
-Partono entrambi per la Nuova Zelanda! Molly ha ricevuto un offerta per lavorare lì al fianco di un importante ricercatore e Lestrade va insieme a lei!
-Capisco!
Non riesco a dire altro, solamente questo!
-Allora avrai capito perché Lestrade ci sia rimasto così male. Potrebbero non tornare più, Sherlock, te ne rendi conto?
Ha di nuovo il suo sguardo inchiodato su di me e non mi piace, odio essere messo alle strette,
-Si, ma è meglio così, credimi!
-Per chi? 
-Per tutti! 
Si alza in piedi, indossa la giacca ed esce dalla porta d'ingresso ma prima di richiuderla fa di nuovo capolino;
-Non esisti soltanto tu, Sherlock, ma ci sono tante persone che ci circodano e con cui interagiamo, in un modo o nell'altro e le scelte che facciamo, se coinvolgono altre persone, si ripercuotono anche su di loro. Quindi non pensare solamente con la tua testa e non ti avvalere del diritto di poter pensare anche per gli altri perché non sempre puoi farlo. Non hai a che fare con oggetti ma con persone e con occasioni che poche volte nella vita capitano. L'hai lasciata andare nonostante ti facesse stare bene? Okay, fallo, ma devi a entrambi il tuo saluto perché nonostante tutto, sono e resteranno per sempre delle persone importanti per te, che hanno dedicato il loro tempo e hanno rischiato tutto per te!
La porta si richiude e rimaniamo solamente io e i miei pensieri.
Dopo circa un'ora, sento il telefono vibrare per via di un sms ricevuto, è di John:
"Partiranno domani alle 02:00 PM da Heathrow, pensaci!"

Sono le 13:00 in punto e l'aeroporto di Heathrow è gremito di gente come al solito, ma quello che mi basta fare è raggiungere il gate giusto; a quest'ora avranno effettuato tutti i vari controlli e saranno in attesa che venga chiamato il loro volo.
Mentre cammino penso a quello che dirò loro e cioè che sono felice per entrambi per l'opportunità che hanno ricevuto e soprattutto per la loro storia, che mi dispiace un sacco per non essere stato a casa a salutarli ma avevo avuto un contrattempo e che attenderò loro notizie quando saranno atterrati in Nuova Zelanda ma tutte le frasi più giuste si stanno mescolando nella mia testa, non so il perché e il non sapere m'infastidisce.
Accanto a una macchinetta, noto Molly intenta a scegliere cosa prendere ed è da sola. Sento il respiro arrestarsi e le mani tremare è stata una pessima idea venire fin qui, pessima davvero! faccio per andarmene sperando che lei non si accorga di me ma a quanto pare la fortuna gira nel verso sbagliato!
-Sherlock!
Mi volto e la vedo davanti a me incredula. Non la vedevo dal giorno in cui l'ho lasciata;
-Che cosa ci fai qui?
-Ero venuto a salutare te e Lestrade, John ieri mi ha detto che sareste partiti oggi da qui e così...
-Capisco. Greg è di là, mi sta aspettando raggiungiamolo.
Si volta e fa per incamminarsi ma con un gesto meccanico e quasi involontario, la fermo per un polso ma appena guarda la mia mano, la distolgo immediatamente e la infilo in tasca tentando di trattenere il fremito.
-Cosa c'è?
-Andate via, per sempre?
-Non lo so, per il momento andiamo e quello che succederà lo scopriremo pian piano.
Ha lo sguardo duro, è seria come non lo è mai stata prima d'ora.
-Senti, Molly, so di averti ferita quando ti ho detto che fra noi non avrebbe funzionato, credo di esserne ancora convinto, ma sono più sicuro che Greg ti renderà felice, molto più di quanto sarei stato in grado io.
-E a te? Chi ti renderà felice?
-Credo nessuno, non sono fatto per queste cose, te l'avevo detto.
-Io penso invece il contrario e me l'hai dimostrato prima che le tue paure avessero la meglio. Ma tutto questo appartiene al passato! Ah, Greg non sa di quello che c'è stato quell'unica notte, quindi ti prego di non farne parola.
-Perché non gliel'hai detto?
-E tu perché non l'hai fatto quando hai scoperto che ci siamo messi insieme?
Touchet, non posso fare altro che incassare il colpo e mordermi la lingua.
Ci dirigiamo entrambi verso la sala d'aspetto e troviamo Greg circondato seduto ad aspettare, sembra pensieroso; sentendo arrivare Molly, alza lo sguardo e le sorride ma poi si accorge finalmente della mia presenza e rimane sbigottito.
-Brutto... Che cosa ci fai qui?
-Non potevo lasciarvi partire senza prima salutarvi.
Si alza in piedi, mi guarda per un momento dalla testa ai piedi e poi esclama:
-Accidenti come sei malconcio! Non ti vedevo così da quando ti fingevi un tossico per attirare l'attenzione di Magnussen, stai bene?
-Si, un caso su cui sto lavorando mi sta impegnando parecchio.
Non avevo una scusa migliore da proporre ma sembra che a lui non interessi, è solamente felice di vedermi qui davanti a lui.
Nel momento stesso in cui parliamo, l'altoparlante comunica la chiamata per il loro volo, il fatidico momento è arrivato.
-E' ora di andare, caro Sherlock Holmes, ti manderò una cartolina da Hobbitville! Vieni qui, disgraziato!
Mi abbraccia forte ma rimango impietrito, osservo Molly e lei fa altrettanto, con quello sguardo così limpido e sincero da fare vacillare ogni mia convinzione e il desiderio di averla di nuovo fra le mie braccia si fa spazio nella mia mente, peccato che uno dei più cari amici che ho sia adesso il suo fidanzato e lo stia abbracciando in questo momento.
Ci stacchiamo dall'abbraccio, mi stringe le spalle e allunga la mano verso Molly per farla avvicinare a noi,
-Buon viaggio e buona fortuna per tutto, Molly -esclamo immobile, lei mi guarda per un istante, mi ringrazia e infine mi abbraccia per sussurrarmi all'orecchio: -Abbi cura di te!
L'altoparlante comunica di nuovo la chiamata per il volo, quindi si prendono per mano e si avviano verso l'uscita dal gate. Li guardo mentre si allontanano e sento montare la tristezza.

Esco dall'aeroporto e rientro in macchina, Mycroft mi stava aspettando fuori, teso sul solito ombrello che porta con se come se fosse un prezioso bastone da passeggio, mi segue in macchina e chiudiamo le portiere.
-Era la cosa giusta da fare! -esclamo guardando dritto davanti a me,
-Bah, io la penso diversamente!
-Tu mi avresti consigliato di non avvicinarmi a lei così tanto.
-Si, è vero, ma non l'hai fatto e, colmo dei colmi, hai commesso di nuovo lo stesso errore, Sherlock, solo che questa volta è stato più grande!
-In che senso?
Con un cenno del bastone sul sedile anteriore dell'auto, la macchina parte verso Londra centro;
-Quando ti consigliai di non legarti a Barbarossa, hai sofferto perché perdesti il tuo amico non perché l'avessi respinto ma perché morì; adesso ti sei legato a una donna che stai perdendo non perché stia morendo ma perché l'hai lasciata andare dopo esserti legato, pur volendo stare insieme a lei. Questo, fratello mio, è puro autolesionismo un danno ancora più assurdo di quello che ti sei provocato tanti anni fa. Spero supererai la cosa!
-Lo farò senza dubbio, fratello!

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Capitolo 2
*** Seconda parte: una famiglia sta nascendo ***


-Gregs point of view:

-Ispettore!
La porta si è aperta di scatto e per poco non mi sono scottato con il caffè bollente,
-Ma, dico io, si entra in questo modo? Cos'è successo?
Il ragazzetto che ha fatto irruzione nell'ufficio ha il fiato grosso e la cosa mi agita;
-Chiedo scusa ma è urgente: hanno chiamato adesso dall'istituto di ricerca dove lavora sua moglie. L'hanno portata in ospedale perché sono iniziate le doglie!
-Oh cavolo!
Lascio perdere caffè, e scartoffie varie e lascio detto all'agente di avvertire chi di dovere sulla mia assenza. Porto con me solo il necessario e nel frattempo penso a quanto sia dannatamente testarda quella donna.
Esco di corsa dal commissariato, mi fiondo in macchina e in meno di due minuti sono imbottigliato nel traffico, tra le strade di Auckland e il pensiero di Molly sola, dentro una sala parto mi martella le tempie più del rumore fastidioso dei clacson delle auto in coda, non ci voleva proprio!
-Oh forza, dannazione! -urlo picchiando il volante ma so che è completamente inutile. Decido quindi di chiamare il laboratorio per cercare di capire quale sia la situazione e dalla reception mi rimandano a Collin: l'ha accompagnata personalmente al National Women's Hospital, grazie al cielo è con qualcuno che conosce.
-Collin! Sono Greg, Molly dov'è e come sta?
-Oh, ispettore Lestrade stavo giusto per chiamarla! Sua moglie sta bene, la stanno preparando per il parto e chiede di lei in continuazione. Quanto impiegherà ad arrivare?
-Non lo so, c'è un traffico bestiale. Può parlare in questo momento?
-Aspetti un momento... Infermiera, mi scusi c'è il marito della dottoressa Hooper al telefono, vorrebbe parlare con lei.
Nell'attesa che me la passino sento in sottofondo l'infermiera che chiede a Collin di aspettare e i lamenti della mia Molly, Dio santo dovrei essere accanto a lei per stringerle la mano, non dentro una schifosissima auto!
-E' Greg? Passatemelo, su forza!
La sento sbiascicare tra un lamento e l'altro, ho il cuore all'impazzata!
-Greg!
-Amore, come stai? 
-come se mi avessero gettata in un tritacarne, dove sei?
Un urlo di lei mi fa salire le lacrime agli occhi, ma tento di resistere;
-Sto arrivando, dieci minuti al massimo e sarò da te ma non mollare, hai capito?
Risponde con un gemito di dolore e sento che la sua voce si allontana mentre fa capolino nuovamente quella di Collin;
-Signore, non si preoccupi ci sono io con lei, la dottoressa Hooper è in buone mani!
Mentre riesco a percorrere pochi centimetri di strada, mi accorgo che uno dei miei agenti sta collaborando per lo smaltimento del traffico, non poteva capitarmi miracolo migliore!
-Bene, Arrivo tra poco!
Riattacco il telefono e sporgo la testa dal finestrino aperto:
-Mike, Hey Mike!
Il ragazzo si volta e mi riconosce immediatamente:
-Ispettore, cosa ci fa qui? -mi chiede avvicinandosi velocemente:
-Devo raggiungere subito il National women's hospital, mia moglie sta per partorire!
-Oh cielo! Accendete la sirena, vi aiuterò a uscire velocemente dal traffico!
-Grande Mike, ti devo un caffè! 
Attacco la sirena e il ragazzo comincia a dare disposizione a quanti automobilisti può di spostarsi in modo da farmi strada e usicre da quel tunnel di ferraglia infernale e in poco tempo sono finalmente libero. Amo questo lavoro!


-Mollys point of view:


Odio questa situazione! Tutti non fanno altro che dirmi di respirare e stare tranquilla e rilassata, che sta andando tutto bene e sono bravissima ma non ho la minima idea di quello che sto facendo e la seconda cosa che voglio di più in questo momento, dopo aver posto fine a questo dolore, è vedere Greg accanto a me o mia madre.
L'unica persona a me familiare in questo posto è Collin ma i medici non gli hanno permesso di entrare in sala pre-parto perché non è un parente stretto, quindi è come se in realtà fossi da sola a combattere con questo strazio! Cerco di controllare il respiro, sento il sudore colarmi fastidiosamente dalla fronte.
-Forza, tenga duro sta andando benissimo!
-La smetta di dirmi questa frase! -il mio urlo non sembra aver scosso l'infermiera di mezza età che mi sta vicino,
-Mi sento troppo male, dov'è mio marito? Perché non arriva?
-Non pensi ad altro che alla respirazione! Suo marito la sta raggiungendo, sarà qui a momenti!
-E' la stessa cosa che mi ha detto cinque minuti fa!
arriva una contrazione ma tento di non gridare.

Ho perso la percezione del tempo, mi sembra di essere incatenata a questo letto da ore e ho una paura tremenda di non riuscire a portare a termine tutto. Voglio che il mio bambino nasca ma se le forze mi dovessero abbandonare che cosa farò? 
Nella stanza entra il dottore e l'infermiera gli si avvicina per aggiornarlo sulle condizioni mie e del bambino.
-Signora Lestrade, adesso faremo un'ultima ecografia per accertarci che il bambino stia bene, manca ancora qualche minuto per entrare in sala parto.
-Non sono la signora Lestrade, io e Greg non siamo ancora sposati!
-Accidenti, riesce a pensare a questo tipo di risposta nella condizione in cui è. E' una donna molto forte, sarà una grande mamma! -esclama sorridente mentre prepara il gel e lo strumento per l'ecografia;
-Ne è convinto sul serio?
-Assolutamente! Adesso concentriamoci sul bambino!
Il contatto con il gel freddo mi fa rabbrividire e sembra che la mano del dottore tenti d'infilzare la carne con la sonda ma è solo una sensazione dettata dalla condizione in cui mi trovo. Appena sento il martellante battito del piccolo, sento un tuffo al cuore e la muscolatura rilassarsi di colpo;
-Il bimbo sta bene, è pronto per venire al mondo!  E anche lei si sta rilassando. Complimenti!
Staccano la macchina, puliscono il pancione dai residui del gel e il dottore ordina gli infermieri di portarmi in sala parto perché il fatidico momento è arrivato. Appena esco dalla stanza vedo Collin che mi corre incontro e gli tendo la mano, lui l'afferra e la stringe;
-Non si preoccupi, dottoressa, tra poco sarà tutto finito!
-Grazie, Collin. Quando arriva Greg, digli;
-Di raggiungerla in sala. Non si preoccupi sarà fatto.
ci lasciamo la mano e lo saluto con un cenno prima che arrivi una nuova contrazione. Mentre la porta della sala operatoria, sento il mio assistente che mi grida buona fortuna ma il mio "Viva la lupa" lo esclamo solo a mente.


-Gregs point of view:


Non mi sento più il fiato, stacco il bottone del colletto della camicia con un gesto spasmodico perché mi sento stritolare la gola, mi guardo intorno per cercare di fare mente locale e finalmente mi focalizzo sul bancone in fondo all'enorme sala d'ingresso dell'ospedale. Una persona si è appena allontanata dallo sportello e mi dirigo di corsa verso la ragazza seduta dietro il vetro.
-Sto cercando mia moglie, è ricoverata qui! In realtà non è mia moglie perché non siamo uffucialmente sposati ma pensiamo da tempo di farlo... Insomma...
-Signore, si calmi come si chiama la sua fidanzata?
-Molly Hooper. L'ha accompagnata il suo assistente quasi un'ora fa e mi sta aspettando!
La ragazza digita qualcosa sulla tastiera del computer e compare immediatamente una pagina con i dati di Molly:
-Si, è stata ricoverata qui e in questo momento si trova in sala parto! Vada al quarto piano, lì troverà il personale pronto a indicarle tutto quello che deve fare! 
Mi allontano in fretta dal bancone e sento appena la giovane dipendente gridarmi gli auguri.
Molly, sto arrivando da voi, resisti ti prego non riuscirei a perdonarmi la perdita della nascita del nostro bambino!
Arrivato al quarto piano, ho l'impressione di essere finito in un labirinto di corridoi spogli e bianchi come il paradiso, o almeno l'immagine che ci danno di esso e la figura di Collin è quasi simile a un miracolo. Chiamiamo la prima persona con abiti da medico, infermiere o chi se ne frega e in un baleno mi ritrovo vestito di verde dalla testa ai piedi, la mascherina legata solo per due lembi al collo, la porta della sala operatoria davanti ai miei occhi.
Tremo sul posto e sento il sudore attanagliarmi la pelle, mi viene da piangere e non so per quale maledetto motivo non riesco più a muovere un solo muscolo per entrare lì dentro; ho percorso mezza Auckland a tutta birra con la sirena accesa, per la miseria e adesso mi ritrovo paralizzato a due passi da Molly. 
-Non ce la faccio più!
-Forza, non mollare attendiamo la prossima contrazione e appena te lo dico tu spingi con tutta la forza che hai!
le urla provenienti dall'interno e i gemiti di disperazione di Molly mi riportano sulla terra ma c'è voluta la spinta dell'infermiere per farmi entrare finalmente in sala parto come se mi fossi intrufolato sul palco durante uno spettacolo melodrammatico perché tutti mi guardano e il silenzio cala nella sala.
-Molly... -esclamo con un filo di voce;
-Sei qui, sei qui!
Mi avvicino a lei e le bacio la fronte madida, sento il suo respiro affannoso e il tremore del suo corpo sotto il mio abbraccio;
-Dove altro dovrei essere se non qui con te? 
-Credo che tuo figlio abbia deciso di temporeggiare perché non voleva scoprire il mondo senza avere accanto suo padre!
il sorriso esce spontaneo dalle mie labbra, -E' proprio figlio di suo padre!
La bacio sulle labbra e sento che si contrae sotto di me e i medici ci allontanano a forza, mi è consentito solo stringerle la mano. Forza, piccola mia, metticela tutta fai nascere nostro figlio!
L'ostetrica esulta alla vista della testolina e Molly recupera le forze con entusiasmo perché è quasi finita. Una spinta, un'altra e ancora una fino a quando l'urlo della vita echeggia nella stanza lasciandomi senza parole, senza fiato, con solamente la gioia per il miracolo della vita che abbiamo compiuto noi due: Greg Lestrade e Molly Hooper.
-E' nato, signori! Un bellissimo bambino! -esulta l'ostetrica sollevandolo per mostrarlo a entrambi.
-E' bellissimo! -dice Molly piangendo;
Uno dei medici mi porge uno strumento chirurgico, so già cosa vuole chiedermi. Tento di prenderlo ma mi tremano le mani;
-No, lo faccia lei, ho paura di sbagliare!
-Sarai un ottimo padre, Greg, non avere paura! -la voce di Molly è rassicurante come lo sguardo delle persone che ho attorno. Prendo lo strumento e a piccoli passi mi avvicino alla creatura che ha smesso di piangere ma sembra disorientata. L'hanno adagiato su un ripiano sterilizzato, ancora sporco di sangue. Mentre con una delicatezza mai avuta in tutta la mia vita, prendo il piccolo cordone e chiedo ai medici dove sia meglio tagliare, scoppio a piangere ma trovo la forza di dirgli le prime parole per accoglierlo:
-Benvenuto al mondo, figlio mio!



Sono passati due mesi dalla nascita di Cameron e non potevo immaginare quanto la mia vita sarebbe cambiata da un verso a un altro. Pensavo che trasferirci in Nuova Zelanda avesse sconvolto in maniera indescrivibile la nostra vita, ma essere diventati genitori ha battuto ogni altra nostra esperienza vissuta. Ci sentiamo felici della vita che abbiamo nonostante le notti insonni e la lotta contro pannolini e odori nauseabondi che Molly sembra più pronta a fronteggiare, forse perché lavorando come medico legale affronta addirittura di peggio, mentre io fatico ancora ad abituarmi. Tra tutti i momenti della giornata, quello che preferisco di più è quando vedo Molly armeggiare con gli oggetti del nostro Cameron: i vestitini, i biberon, i ciucci... Tutto! Ogni oggetto che tocca lo fa come se fosse il bambino stesso perché il tocco è leggero, lo sguardo è quello di una mamma innamorata del proprio figlio e anche il solo lavare un biberon lo fa come se stesse facendo il bagno a nostro figlio. Ama quello che fa, ama quello che abbiamo e siamo!
Mentre ripone delicatamente gli oggetti nello sterilizzatore, non posso fare a meno di abbracciarla da dietro e dapprima la sento sussultare ma poi si rilassa e ride voltando il capo verso il mio; si gira del tutto e mi abbraccia affondando il viso contro il mio petto.
-Ti amo!
-Ti amo anche io!
E Cameron ci esprime il suo amore facendo sentire la soave vocina dall'altra parte della casa, nella nostra camera da letto. Siamo costretti a scioglierci dall'abbraccio ma non la lascio andare via senza strapparle un veloce bacio dalle labbra; lei mi sorride e corre verso la stanza canticchiando una ninnananna.


-Mollys point of view:


Dio ringrazi il periodo di maternità! Se fossi costretta a lavorare in laboratorio oltre che a casa, in questo momento prenoterei una visita psichiatrica immediata! E' così piccolo ma da' così tanto da fare che se non ci fosse Greg non saprei proprio a quale santo votarmi. L'unica cosa che mi dispiace dell'essermi allontanata tanto da casa è averlo fatto da mia madre che in questo momento saprebbe consigliarmi come meglio su tutto e di sicuro darebbe una mano in più. Sono giorni che non faccio altro che pensare a lei, all'Inghilterra, ai nostri amici e non nascondo che ogni tanto penso a Sherlock. è passato poco più di un anno da ciò che è accaduto quindi è normale che di tanto in tanto pensi a lui, ma non con nostalgia o voglia di vederlo perché sono sicura di quello che provo per Greg e non esiste più nulla oltre lui, il nostro bambino e la vita che ci stiamo costruendo; ma ogni tanto mi chiedo come sarebbe stato se Sherlock non si fosse fatto prendere dalle paranoie.
E se devo dirla tutta mi sento in colpa per non aver mai parlato di quello che c'è stato tra di noi a Greg ma, in fondo, cosa c'è da dire? Si è trattato di un momento solo e unico durato una notte e niente di più quindi non c'è ragione di inculcare pensieri che porterebbero a incomprensioni e problemi inutili. 
Presa come sono dai pensieri, le sue mani attorno la mia vita mi fanno sussultare e volare la tettarella che stavo preparando per metterla nello sterilizzatore ma mi viene subito da ridere e non so per quale motivo. Con lui mi sento amata, desiderata e protetta, serena come penso di non essere mai stata.
-Ti amo, -gli dico e lui mi risponde: -ti amo anche io
E Cameron risponde: "Devo essere cambiato!" a suon di schiamazzi e urla!

Sono appena passate le nove di sera, la casa è sistemata, il pargolo finalmente dorme e prima che lo faccia anche il mio quasi marito, lo raggiungo nel salone e lo trovo sdraiato sul divano in canottiera e pantaloncini.
-Si è addormentato! -esclamo tuffandomi addosso al mio omaccione dalle spalle possenti che tuttavia non reprime un gemito,
-Hey, vacci piano ranocchia, non vorrai uccidermi! -esclama sorridendo;
-Non ci riuscirei neanche se lo volessi!
Gli do' un bacio sul petto, dove mi sono scagliata come un sacco di patate e lui dapprima ridacchia e poi mi bacia la fronte, ma ciò che desideriamo va' un po' oltre le normali effusioni romantiche; del resto la casa è finalmente silenziosa e sono ormai talmente rari questi momenti che sarebbe un peccato lasciarceli sfuggire.



-Stavo pensando che ho ancora un certo periodo di maternità da consumare e tu delle ferie arretrate... Credi sia un crimine se ci prendessimo una vacanza tutti e tre insieme? -gli chiedo facendo gli occhi da cerbiatto, non sa resistermi quando faccio così
-Dove vorresti andare?
-A Londra, a trovare i nostri parenti, gli amici... Che ne dici?
Rimane a fissarmi per qualche momento con l'aria pensierosa:
-Non pensi che Cameron sia troppo piccolo per affrontare un viaggio così lungo?
In effetti non ha tutti i torti, il bambino non ha che due mesi scarsi e le ore di volo sono davvero tante, ma mi dispiace abbandonare l'idea del viaggio.
-Facciamo una cosa -dice Greg a un tratto, -domani portiamo Cameron dal pediatra per i vari controlli di routine e giacché ci siamo, gli chiediamo un consiglio sul da farsi.
-Mi sembra un'ottima idea!
E la notte trascorre inesorabile intorno a noi.

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