Crises of my teen-age

di tikei_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Proposta ***
Capitolo 2: *** Promessa ***
Capitolo 3: *** Problema! ***



Capitolo 1
*** Proposta ***


I

I. Proposta

 

Eccolo.

Gli avevo dato appuntamento qui a quest'ora, e vedo che oltre ad essersi presentato – risultato che andava comunque oltre le mie più rosee aspettative – è addirittura arrivato in anticipo.

Deve tenere davvero tantissimo a Lena per accettare un mio invito.

Benissimo, questo non fa altro che convincermi che ciò che sto per fare, è davvero la cosa giusta.

Tutto preso a giocherellare col coltellino svizzero che ha fra le mani, non si accorge subito di me.

In un altra occasione mi farebbe una paura da gelare il sangue, ma stavolta sono certo che se mi farà parlare anche solo due secondi, non avrà più nessun motivo per farmi del male. Spero.

“Cem?” Lo chiamo, sorridendogli come un vecchio amico.

Oddio. Dal suo sguardo truce si direbbe che avrei fatto meglio a scappare appena visto il coltello.

“Che vuoi pezzo di merda?”

Biascica, avvicinandosi troppo, tanto che sono costretto ad addossarmi al muro. In automatico porto in alto le braccia, incrociandole all'altezza del viso.

Signore ti prego, fa che voglia ascoltare quello che ho da dire.

“Non fare così, metti giù quel coso. Ti devo dire una cosa importantissima su Lena.

“Cosa me ne frega di quello che hai da dire su quella troia?”

“Te la lascio. Davvero, te lo giuro, non m'interessa più. Fai finta che tra noi non sia mai successo nien...” la mano che stringe il coltello accenna uno scatto verso la mia pancia, fermandosi giusto pochi centimetri prima “ Ok, ok, scusami. Fai quello che vuoi, ma ti scongiuro non mi uccidere! Sono ancora giovane, non voglio morire!”

Cado in ginocchio di fronte a lui, singhiozzante, aggrappato all'orlo del suo giubbotto.

“Ma se hai tentato il suicidio!”

Il turco ha ragione.

“Oh, giusto.” Mi rialzo e fingo di possedere ancora un briciolo di dignità.

“Comunque ho capito che Lena non fa per me. È troppo immatura, io ho bisogno di una ragazza più seria.

“Ma non dire cavolate. Si sarà accorta che sei uno stupido tedesco psicopatico e ti avrà mollato.

Porca miseria ha indovinato.

É davvero tanto palese? Che cavolo non potrei essere io ad aver lasciato lei?

Il beduino ignorante si mette a sghignazzare senza ritegno.

“C'ho azzecato, vero?”

In tali situazioni irrecuperabili, il silenzio-assenso è la risposta meno umiliante che rimane, lo so per esperienza.

“Sei proprio uno sfigato!” Ride ancora più forte. A guardarlo verrebbe da pensare che non stia neanche respirando.

“Ehm, fra poco parte per l'aereo per l'Australia io vado.”

Indietreggio, lui non accenna ad aver recepito nulla delle mie parole, sommerso com'è dalle grasse risate che si sta facendo alle mie spalle.

Ma questo ragazzo non ha un minimo di tatto?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 





Con questa fic, ecco il mio sbarco su questo fandom! (che purtroppo è pressoché sconosciuto, sigh)

È ambientata dopo che Lena e Axel sono andati a letto insieme; mi sono semplicemente immaginata un Axelino che prende di nuovo l’iniziativa per cercare di salvare il rapporto di Lena e Cem, parlando con quest’ultimo…

Teoricamente questa dovrebbe essere la prima parte di una storia a più capitoli, ma questo dipende anche da voi e da quello che mi direte ^^

Attendo quindi qualche vostro parere =D

 

Ps: ah, dimenticavo di dirvi, che secondo i miei progetti tutti i capitoli dovrebbero intitolarsi con una parola che comincia per “pro…

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Capitolo 2
*** Promessa ***


II

 

II. Promessa

 

“Ho vinto ancora io!” Dico a Costa, schernendolo, dopo l'ennesima partita che ha perso a Grand Theft.

B-basta c-ca-ambiamo gioco.”

“Aah, Costa, giocare con te non è divertente.”

N-non romp-pe-pere.”

Lancia il joystick in un angolo, buttandosi a sedere sul letto accanto a me.

D-dove s-sei a-a-a-a...

Uff! Non te lo dico dove sono andato oggi.”

Ah-ha! Un app-puntamento gaga-galante, e-eh?”

“Va a quel paese.”

Mi alzo e lo lascio lì, sdraiato sul mio letto con le patatine in bocca e la play-station accesa.

Non posso mica raccontargli che mi sono visto con Axel; altro che appuntamento galante!

Sarebbe addirittura capace di ricamarci su chissà quali storie schifose, con la sua fantasia da pervertito.

Mi dirigo al bagno, ma arrivato davanti alla porta mi rendo conto di aver fatto la strada sbagliata.

Sono di fronte alla camera di Lena, bloccato con la mano alzata a mezz'aria sopra la maniglia.

Riesco a sentire la sua voce giungere ovattata dalla stanza.

Senza neanche pensarci, accosto un orecchio al vetro che ci divide.

“Cathy, cos'ho fatto?”

È indubbiamente lei. Parla in modo incerto, tremante: si direbbe stia piangendo.

Fa una pausa, il fiato mozzato da ansimi convulsi.

“Sono un'idiota. Lui adesso mi odierà.”

Altri singhiozzi, poi un tonfo.

Il suo pianto arriva ora più lontano.

“Come farò senza di lui?”

Pietosa.

Non voglio ascoltare un secondo di più queste idiozie.

Scendo gli scalini a due a due, verso l'ingresso di casa. Prendo su il giubbotto e apro la porta.

Solo ora mi accorgo di non avere idea di dove andare.

In attesa di giungere ad una decisione mi siedo sulle scale davanti all'edificio; tanto è sicuramente meglio stare qui, che dentro quel manicomio.

Improvvisamente le parole di Axel mi tornano alla mente.

Ha detto di voler rinunciare a Lena.

Forse, se davvero ha intenzione di mantenere la promessa, dovrei approfittarne.

Forse è proprio il momento giusto; lei ora mi vuole.

Na, ma che pensieri stupidi mi vengono in mente? Con quella sgualdrina...puah.

Stare da solo non mi fa bene. Intenzionato a tornare da Costa – magari una bella partitina alla Play mi aiuterà a distrarmi – mi giro, ma non faccio in tempo a toccare il pomello della porta, che quella si apre da sola.

Stringe fra le mani un sacchetto dell'immondizia e lacrima silenziosa.

Mi vede e per un secondo si dà tregua, ferma il pianto. Poi, nuovamente in preda a spasmodici singhiozzi, mi oltrepassa e si allontana.

È pazza, incostante, imprevedibile -  ho già detto pazza? - e irascibile.

In due parole: Lena Schneider.

E io, stupido, ignorante, all'apparenza insensibile, muscoloso immigrato turco, la seguo.

Chiaro sintomo della mia idiozia.

La raggiungo quando già è arrivata al bidone, e ancora non ha smesso di lacrimare.

“Ehi Lena. Che fai piangi?”  Le dico, per farla reagire.

Lei mi tratta come se fossi invisibile, continuando a tentare invano di spingere il pesante sacco dentro il cestino stracolmo.

Ma non dovrei essere io quello arrabbiato? Non dovrei essere io ad ignorarla e trattarla male?

Certo che sarebbe più gentile sparare alla croce rossa, che offenderla in questo momento.

In effetti mi dispiace vederla così, ma solo perchè sono il suo fratello maggiore, sia chiaro.

“Guarda che è stata colpa tua. Non avresti dovuto andare a letto con Axel.”

Escono così, da sole, ma chissà perché le mie parole non sembrano confortarla.

Però almeno un effetto lo sortiscono; finalmente lei si gira e mi guarda in faccia.

“Se solo tu ti fossi deciso prima, e non avessi raccontato balle a tuo padre...” La sua voce, sebbene ancora incerta, riprende vigore nell'accusarmi.

“Andiamo Lena. Se mi amavi perché l'hai fatto?”

“Perché credevo che tu ci fossi andato con quella prostituta. Ma ti giuro che ti amo e che vorrei che con Axel non fosse mai successo niente. Cem, se potessi andare indietro nel tempo ti aspetterei.

Mi guarda, e a giudicare dai suoi occhi tristi e acquosi si direbbe che sia sincera.

Purtroppo questo non basta.

“Ma ormai l'hai fatto. Non posso fingere che non sia così.”

“Se mi ami puoi farlo, puoi passarci sopra.”

“Scordatelo.”

“Allora attenderò che tu mi perdoni. So che prima o poi tornerai da me.”

Sul suo viso, la tipica faccia di quando vuole sembrare sicura di sé, ma non crede neanche lei a quello che dice.

D'un tratto, non sopporto più la vista del suo labbro sporgente incurvato verso il basso, delle lacrime asciugate sulle guance e dei suoi occhi lucidi, supplicanti.

E in un secondo, eccomi varcare di nuovo la soglia dell'ingresso.

Non era male l'idea della partita alla play-station con Costa.

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Capitolo 3
*** Problema! ***


III

III. Problema!

 

“Mamma?”

Entrata nella camera da letto di Doris e Metin, lascio che la porta sbatta alle mie spalle.

“Ci sei? Ti devo parlare.”

La stanza è deserta. Strano, avrei giurato che mia madre fosse qua.

“Cacchio mi tocca pure aspettarla.” Mormoro a mezza voce.

Mi lascio cadere sul lettone matrimoniale, venendo così investita da uno spiffero gelido. Ora che ci faccio caso, questa stanza è un freezer.

Di fronte a me la porta del balcone è aperta, e oltre ad essa, noto solo ora il sederone di mia madre galleggiare in aria.

“Mamma! Che stai facendo?” Grido alle sue natiche.

Da dietro le cosce ossute spunta la testa bionda di Doris, che finalmente si accorge di me.

“Ah, sei tu Carotina. Cosa c'è?”

“Puoi venire qua per favore? Non posso confidarmi con il tuo sedere.” Le dico, infastidita.

Lei ripone sbuffando l'annaffiatoio decorato da foto variopinte, e torna in casa chiudendo le ante del balcone.

“Dimmi. Cosa turba la tua vita di adolescente?” Mi chiede, sedendosi accanto a me.

Singhiozzo, insofferente ai suoi modi da psicologa hippy, ma non perdo tempo prima di sfogarmi e raccontarle tutto. Per quanto sto male al momento, potrei addirittura parlarne con Metin.

“Lo sapevi che Cem non ci è andato con la prostituta?” Dico, cercando di iniziare dal principio. Dopotutto era stata lei a raccontarmi questa storia, bisogna che si senta almeno un po' in colpa.

La sua reazione però non è esattamente quella che mi aspetto; prima di iniziare a parlare fa il suo tipico sguardo di compatimento.

“Amore, so che è difficile da accettare, ma devi cominciare a fartene una ragione. Sappi che il mondo non gira come vogliamo noi e negare l'esistenza dei fatti negativi che ti turbano, non è un modo per stare meglio. Devi affronta...”

“Mamma,” la interrompo brusca “ dico sul serio. Cem mi ha spiegato che è andato davvero nel quartiere a luci rosse per incontrarsi con una di quelle, ma che non ha fatto niente perchè ha pensato a me tutto il tempo.” Finendo di parlare mi cede la voce, si addolcisce mentre gli occhi mi si appannano fastidiosamente.

Mi mordo un labbro vedendo lo sguardo di Doris, ora seriamente intenerito e dispiaciuto.

Lei mi accarezza la nuca, scuotendo i braccialetti, e mi schiocca un bacio in fronte.

“Mi spiace tesoro. Tutti noi commettiamo degli errori, e questo è stato uno dei tanti, in fin dei conti solo un fraintendimento. Vedrai che capirà.”

Abbasso lo sguardo, evitando il suo.

Vorrei tanto credere alle materne parole consolatorie, peccato però che lei non sappia il resto della storia, non parlerebbe così altrimenti.

Ora sento di nuovo il magone attanagliarmi le vie respiratorie e il solito pungente fastidio agli angoli degli occhi, e mi rendo conto di non avere le forze per vuotare il sacco.

Proprio non riesco a spiccicare parola, terrorizzata dall'eventualità di ri-scoppiare a piangere.

Semplicemente rimango in silenzio tra le sue braccia, finché lei decide di andarsene per dare una mano a Yagmur con la cena.

 

E ora cosa cavolo faccio?

 

 

 

 

 

 

 





Fine del capitolo! Ebbene sì, questo è cortissimo, poiché è più che altro un capitolo di transizione ^^ Beh, che dire... inserire anche Doris nella storia era doveroso, anche se è un po' complicato caratterizzarla...

Grazie a chi ha letto, chi legge e chi leggerà! E soprattutto grazie a chi ha messo la storia nei preferiti e nei seguiti! =D

Alla prossima!

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