La sposa giapponese di Layla (/viewuser.php?uid=34356)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: fuga dall'inferno. ***
Capitolo 2: *** 1) Calcio balila e poliziotti. ***
Capitolo 3: *** 2)Vicoli ciechi e proposte di matrimonio. ***
Capitolo 4: *** 3)Di' di sì, Giulietta. ***
Capitolo 5: *** 4) A ritmo di reggae ***
Capitolo 6: *** 5)Belle come fiori di sakura. ***
Capitolo 7: *** 6)Nella notte. ***
Capitolo 8: *** 7)Vivere ogni secondo. ***
Capitolo 9: *** 8)I miei sogni e la mia cittadinanza americana. ***
Capitolo 10: *** 9)La signora Preciado ***
Capitolo 11: *** 10)Vuoti a perdere ***
Capitolo 12: *** 11)Quella fiamma che ti brucia dentro. ***
Capitolo 13: *** 12)Salti senza rete di protezione. ***
Capitolo 14: *** 13)Circuiti del cuore fusi ***
Capitolo 15: *** 14) Nebbia in primavera ***
Capitolo 16: *** 15)Più pesante del cielo. ***
Capitolo 17: *** 16)La variabile impazzita. ***
Capitolo 18: *** 17)Passato e futuro ***
Capitolo 19: *** 18)Il sapore della felicità. ***
Capitolo 20: *** 19)Il vestito da diva. ***
Capitolo 21: *** 20)Le ombre del passato. ***
Capitolo 22: *** 21) Stelle che pensano ai dinosauri. ***
Capitolo 23: *** 22)La fine della guerra. ***
Capitolo 24: *** 23)Il giardino delle lucciole. ***
Capitolo 25: *** Epilogo: la sposa giapponese ***
Capitolo 1 *** Prologo: fuga dall'inferno. ***
Prologo: fuga dall'inferno.
Tamao p.o.v.
Il rumore ritmico delle macchine da cucire segna il tempo
della mia prigionia e delle mie giornate.
Mi chiamo Tamao Ishida e da dieci anni lavoro come sarta
in questo buco, insieme alle mie compagne di sventura. Sono per la
maggior parte
cinesi e comunico con loro a gesti, tanto basta, i nostri carcerieri
non
incoraggiano i rapporti tra di noi.
Ho venticinque anni e a quindici i miei genitori mi hanno
venduta alla yakuza, erano povera gente che lavorava in compagna e si
erano
ritrovati il peso di una figlia primogenita. Volevano che mio fratello
studiasse nelle migliori scuole del paese e hanno deciso di finanziarlo
con la
mia vendita.
Il giorno prima di quello che avrebbe dovuto essere il mio primo
giorno di liceo mio padre è venuto nella mia misera camera e
mi ha detto di
dimenticarmi dell’istruzione, nonostante i miei buoni voti.
Avrei lavorato, avevano bisogno di soldi per mio fratello
che era più importante di me e poteva farsi strada nel mondo
più di una debole
femmina.
“Scendi in cucina, Tamao.
C’è una persona che vuole vederti.”
Mi disse.
Io scesi con la mia nuova uniforme da liceale e trovai un uomo pieno di
tatuaggi e cicatrici seduto al nostro tavolo con mia madre che teneva
gli occhi
bassi.
“Questo è il signor Fujimoto, da oggi è
il tuo padrone e
farai tutto quello che dice lui.
Presentati.”
“Io sono Ishida Tamao, piacere di conoscerla.”
Avevo detto velocemente abbassando la testa.
“Sai cucire a macchina?”
“Un po’, signore.”
“Beh, imparerai.
Domani fatti trovare con una valigia pronta e senza questa
ridicola uniforme.”
“Sì, signore.”
“Adesso va via, la merce è buona.”
Io ero salita in camera mia, messo via la mia divisa con il cuore
spezzato e
preparato una valigia aiutata da mia madre. Il giorno dopo ero salita
su di una
macchina che mi aveva portato all’aeroporto, lì
prendemmo un aereo che ci avrebbe
portato a New York e vi arrivammo diverse ore dopo.
E così sono arrivata qui, la mia valigia è stata
requisita, così come i pochi soldi che avevo e mi hanno dato
la divisa. Un paio
di calze, un vestito lungo fino alle ginocchia grigio e stinto, vecchie
scarpe
da tennis e una felpa pesante per l’inverno.
E ho iniziato a cucire e cucire per gli occidentali per
venti ore al giorno, piangendo ogni notte fino ad addormentarmi,
maledicendo la
mia famiglia.
Oggi però sarà diverso, oggi scapperò.
Finito di cucire mi ritiro in silenzio nel mio letto,
l’uomo ci controlla e ci chiude a chiave dentro lo stanzone.
Io mi metto le
scarpe, la felpa e una giacca di pelle difettata che avrei dovuto
ricucire
domani. Tiro fuori una forcina dalla mia crocchia e faccio saltare il
lucchetto, l’uomo di guardia dorme e io corro veloce e
silenziosa come il vento
verso la stazione delle metro rabbrividendo per il freddo newyorchese.
Scendo i gradini più veloce che posso e salto su un
vagone, dalla porta vedo due dei miei carcerieri scendere le scale. Io
mi
abbasso per non farmi vedere, ma è troppo tardi.
Alla stazione successiva cambio treno e così faccio anche
in quella dopo, dribblandoli, spaventata come un animaletto. Alla fine
scendo
dal treno ed esco, sono davanti a un locale con un ampio parcheggio,
decido di
andare lì. Posso entrare in una macchina e riposare un
attimo.
Comincio ad aprire tutte le macchine, ma sono tutte
chiuse e sento delle voci che urlano in giapponese, il cuore mi sale in
gola.
Non devono trovarmi o rischio di essere uccisa.
Alla fine mi ritrovo davanti a un grande pullman con
scritto “Pierce The Veil” ed entro, mi metto in un
punto da cui non posssono
vedermi rannicchiata.
Ho il respiro corto e stringo con forza il mio logoro
vestito.
Le voci si allontanano e la mia tensione inizia a calare
e finisco per addormentarmi.
Vengo svegliata dal suono di voci maschili, ho quasi del
tutto dimenticato l’inglese, ma credo si stiano chiedendo chi
sono e perché
sono qui.
Io apro gli occhi e mi trovo davanti a quattro ragazzi,
due sono alti e pieni di tatuaggi, portano entrambi un cappellino, poi
c’è un
ragazzo più basso con i capelli castani lunghi fino alle
spalle, infine uno
leggermente più tarchiato con i capelli scuri irti.
Il mio sguardo si focalizza su di lui, ha qualcosa che mi
attrae, forse il sorriso luminoso di chi sa reagire bene in qualsiasi
situazione.
Il ragazzo con i capelli lunghi mi guarda negli occhi e
mi chiede qualcosa.
“Io parla poco inglese.”
Articolo con fatica io, lui mi fa cenno di aspettare e
poco dopo arriva una ragazza con gli occhiali, i capelli azzurri e
viola, i
dilatatori alle orecchie e parecchi tatuaggi.
“Ciao. Io sono Yukari, posso sapere il tuo nome?”
“Parli la mia lingua?”
“La parlo.”
“Mi chiamo Ishida Tamao.”
Lei mi sorride.
“Come mai sei qui?”
“Loro… loro mi stanno cercando e ho paura che mi
trovino.”
“Loro chi?”
Io mi guardo attorno spaventata.
“La mia famiglia mi ha venduta alla yakuza a quindici
anni, confeziono vestiti, ma sono scappata.
Stasera sono scappata e, visto che mi cercavano, mi sono
infilata in questo pullman.”
“Capisco.”
“Voi chi siete?”
“Loro sono una band, si chiamano Pierce The Veil, io sono la
loro merch girl.”
“Come si chiamano?”
Indica il ragazzo dai capelli lunghi.
“Vic Fuentes.”
Poi il ragazzo dal bel sorriso.
“Jaime Preciado.”
Il primo ragazzo alto, quello con il piercing sotto il
labbro.
“Mike Fuentes.”
E infine il ragazzo con il piercing sotto l’occhio.
“Tony Perry.”
Io annuisco.
“Yukari-san, questo pullman si sta muovendo?”
“Sì, verso sud. Stiamo facendo un tour.”
Forse se mi unirò a loro, i miei nemici non mi troveranno.
Forse loro sono il mio unico mezzo verso la libertà.
Mi inchino profondamente verso la ragazza dai capelli azzurri.
“Yukari-san, ho un grande favore da chiederle.
Posso rimanere?
Se rimango forse quelli che mi cercano non mi
troveranno.”
Lei sembra colpita dalla domanda.
“Io ne devo discutere con la band, non è una
decisione
che posso prendere da sola.”
Si alza in piedi e parla a lungo con
quattro ragazzi, le loro voci si alzano e si
abbassano e gesticolano parecchio, il più scettico sembra il
ragazzo con il
piercing sotto il labbro. Il ragazzo dal bel sorriso interviene spesso
e mi
sembra a mia difesa, alla fine indicano Yukari-san e lei annuisce.
Torna di nuovo ad inginocchiarsi accanto a me.
“Tamao-chan, io e la band abbiamo parlato e abbiamo
deciso che potrai rimanere, ma dovrai aiutarmi a vendere.”
“Va bene.”
Io mi volto verso il gruppetto.
“Arigatou,
Vic-san, Mike-san, Tony-san, Jaime-san.”
“Ehm, prego.”
Mi rispondono in coro.
“Sarai stanca, fatti una doccia, cambiati e poi mangeremo
qualcosa.”
Yukari mi accompagna in un piccolo bagno in cui posso
lavarmi e mi lascia della biancheria e dei vestiti puliti. Io ne approfitto e faccio una
lunga doccia per
togliermi di dosso la tensione e la paura e poi indosso quello che mi
ha
portato: un paio di jeans strappati e una maglietta della band. Pettino
i miei
lunghi capelli neri e li raggiungo in cucina.
Mi siedo al tavolo un po’ a disagio e aspetto. Poco dopo
i ragazzi vengono serviti con quello che deve essere cibo messicano e
io ricevo
una pizza. Sono anni che non ne mangio una, perciò la divoro
e scopro che ho
ancora fame.
“Mangiavi abbastanza?”
Mi chiede premurosa Yukari.
“No, non molto. Ognuna di noi aveva diritto solo a un
po’
di riso a pranzo e a cena.”
Fa scaldare un po’ di cibo messicano anche per me e io divoro
anche quello,
nonostante sia un po’ troppo piccante per me.
Finita la cena improvvisata i ragazzi si trasferiscono in
quella che credo sia la zona relax, a me invece si chiudono gli occhi.
Vorrei aiutare Yukari, ma sono troppo stanca.
“Non devi aiutarmi, non sei obbligata.”
Mi dice sorridendo lei.
“La maggior parte di questa roba va in pattumiera, i
ragazzi amano mangiare con le posate di platica.
Tu sei stanca e farai meglio a riposarti. Devi imparare
un sacco di cose, tra cui l’inglese.”
Io annuisco, lei mi porta nella zona notte.
Ci sono due lettini a castello.
“In quello in basso ci dormo io, tu dormirai in quello
più in alto, spero che per te non sarà un
problema.”
Io scuoto la testa.
Lei mi consegna un pigiama.
“Grazie.”
“Prego. Appena sarà possibile ti compreremo dei
vestiti e dovremo renderti meno
riconoscibile.”
“Cosa vuoi fare, Yukari-san?”
“Via quel san, pensavo di tingerti i capelli. Basta solo che
tu diventi bionda,
non devi diventare come me se è questo che ti
preoccupa.”
“Oh, grazie.”
“Buonanotte.”
“Buonanotte anche te.”
Mi lascia da sola e io mi metto il pigiama e poi salgo la scaletta per
arrivare
al lettino più alto.
Mi sdraio sfinita, pensando che per me sta iniziando una
nuova avventura e che non so come finirà.
Potrei metterli tutti nei guai e mi dispiacerebbe visto
che sono stati tanto carini con me.
Questo vortice di pensieri mi porta dritta tra le braccia
di Morfeo, consegnandomi a un sonno agitato e costellato da incubi in
cui
rivivo il mio passato.
Spero tanto che vada bene e di non mettere in pericolo
nessuno, non me lo perdonerei mai.
Chissà come sarà la mia vita d’ora in
poi?
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Capitolo 2 *** 1) Calcio balila e poliziotti. ***
1) Calcio balila e
poliziotti.
Tamao p.o.v.
Sono passati alcuni mesi da quando
sono capitata nel
pullman dei Pierce The Veil.
Adesso parlo un inglese abbastanza buono e posso
comunicare con i ragazzi. Vic è un comprensivo zio saggio
che cerca sempre di
aiutarmi in ogni modo, Mike si comporta da fratello maggiore e mi
tratta molto
gentilmente soprattutto da quando ha scoperto che so fare massaggi e
che posso
sciogliere la sua tensione con i miei sapienti tocchi.
Tony è sempre gentile, anche se è piuttosto
timido e fa
fatica a intavolare una conversazione, Jaime invece è un
espansivo, mi tratta
in modo molto caloroso e mi stringe spesso in abbracci da orso che mi
mettono
di buon umore.
È il mio preferito e adoro le sue fossette e il suo
sorriso, così splendente che potrebbe illuminare il mondo al
posto del sole,
vorrei trovare anche io un ragazzo così o meglio vorrei lui,
ma so che è
impegnato e io non mi metto mai tra un ragazzo e la sua ragazza.
Spero che la mia cotta diminuisca fino a sparire, ma per
ora non succede, così mi limito a spiarlo ogni tanto e
– purtroppo – lui è
anche quello con cui sono più gentile e ho paura che
qualcuno faccia due più
due e rovini il rapporto tra di noi rendendo vani i miei sforzi di
trattarlo
solo come un amico.
Mi sono appena alzata, sono la prima ad alzarmi e quindi
a fare la doccia, entro nel bagno e mi guardo nello specchio. Una
ragazza
asiatica dai capelli biondi mi sorride incerta.
Yukari mi ha tinti i capelli il giorno dopo che sono
arrivata e me li ha tagliati facendomi una frangia. In ogni caso mi
lavo, indosso una maglietta rossa e un paio di jeans e mi dirigo in
cucina.
Sono io quella che cucina la colazione per tutti.
Preparo uova e bacon per Mike, dei cereali per Tony,
pancakes e latte al cacao per Jaime, un caffè forte per
Yukari e dei muffins e
del caffelatte per Vic.
Quando è tutto pronto corro a chiamarli, scuoto
gentilmente Mike che grugnisce come suo solito e si gira
dall’altra parte per
poi saltare fuori dal letto non appena sente il profumo della
colazione, ormai
mi sono abituata a vedere il suo corpo seminudo uscire dalle coperte,
ma ogni
mattina gli urlo di coprirsi.
Poi scuoto Tony che mi sorride leggermente e mormora
“arrivo”, non devo scuotere Vic – che
è già sveglio e mi fa cenno che
arriverà –
poi scuoto vigorosamente il mio raggio di sole che dopo una potente
ultima
russata mi sorride e mugugna “buongiorno”,
l’ultima è Yukari. La scuoto, lei
sgrana gli occhi e sorride.
"Dio, non posso credere che sei tu a fare la colazione a
questi animali adesso.”
Torno in cucina, Mike sta già mangiando in mutande, io mi
preparo il mio the
mentre gli altri prendono posto già vestiti.
“Mike, sei un cazzo di scostumato.
Mettiti qualcosa addosso per rispetto a Tamao.”
Lo sgrida ogni mattina Jaime.
“Zitto, Hime e pensa a quelle bombe chimiche che hai al
posto dei piedi.”
Lui gli dà una pacca che lo fa quasi strozzare e che lo fa
bestemmiare.
“Scusate, ho provato a educarlo, ma temo di avere fallito
come fratello.”
Si scusa Vic.
“No, è lui che è dannatamente
incorreggibile.”
Afferma decisa Yukari.
“Solo io sono grato a Tamao perché ogni mattina ci
prepara la colazione?”
“No, Turtle lo siamo tutti.
Ripetete dopo di me “Grazie, Tamao.””
Questo è Vic.
“Grazie Tamao.”
“Prego. Sono io che vi sono grata per avermi tenuta, anche se
questo vi causa
problemi.”
“Tamao, l’uomo che ti sposerà
sarà fortunato. Fai delle uova con il bacon
divine.”
“Grazie, Mike.
Domani ti vestirai come gli altri.”
“Certo.”
Mi promette ogni mattina per poi dimenticarsene.
Mangiamo tutti insieme chiacchierando tranne Vic che
legge pacificamente il giornale sull’ i-phone.
“Vic, fai il vecchio.”
“Sono il più vecchio, anche se sembro il
più giovane.”
Finito di fare colazione io lavo le stoviglie mentre
sento Yukari che sbraita per stabilire i turni della doccia.
Dopo un’ora torna la calma.
Tony si siede sul divano a guardare una replica mattutina
delle tartarughe ninja, Vic si ritira a suonare la chitarra nel suo
bunk e
Jaime e Yukari iniziano una partita a FIFA. Mike si mette a suonare con
la sua
batteria portatile e io leggo per un’oretta dei libri che
Yukari ha scelto per
me, dice che sono per abituarmi gradualmente a parlare un inglese
sempre più
fluido.
Esattamente un’ora dopo Mike mi si avvicina con
un’espressione da cucciolo.
"Mi faresti un massaggino alle spalle, per favore?
Non sono vecchio come Vic, ma ho anche io la mia età e
dopo devo fare pratica con la batteria.”
Jaime e Yukari se la ridono, ma io lo accontento e gli
massaggio le spalle fino a che i muscoli non si rilassano e non tornano
in uno
stato normale. Lui si rimette la maglietta e mi ringrazia con un
sorriso
abbagliante.
“Grazie, Tamao. Non so cosa farei senza di te.”
“Quello che facevi prima, ti lamentavi come un
artritico.”
“Yukari, ma perché mi maltratti sempre?”
“Perché sfrutti la povera Tamao.
Oggi tocca a te fare il bucato, non imbucarti a
telefonare ad Alysha.”
“Sicura? Non è il turno di Jaime?”
Lei mette in pausa il gioco e gli sventola sotto il naso il calendario
con
segnati i giorni di bucato, pulizia e altre faccende domestiche.
“Ok, vado vado.”
Si dirige verso il divano e i bunk e comincia a raccogliere i vestiti.
“Tony, oggi è il tuo turno di passare
l’aspirapolvere.
Adesso vado a chiamare Vic, tocca a lui pulire il bagno.
Jaime, mi spiace. Non posso finire la partita, devo
pulire la cucina.”
Va nei bunk e poi si dirige in cucina con piglio energico.
“Ci tratta in modo severo, ma ci vuole bene. Ci serve un
mano energica, l’altra merchgirl finiva per far ridurre il
pullman a un porcile
perché non sapeva imporsi.
Ti va di imparare a giocare a FIFA, Tamao?”
“Cos’è?”
“Un videogioco sul calcio.”
Io mi gratto il mento, il nome mi ha risvegliato un ricordo.
“Lo str… Cioè Shinji-niichan, ci
giocava spesso.”
“Puoi chiamarlo stronzo, non ci offendiamo.”
“Non è educato.”
“Cosa vuol dire nii-chan?”
“Fratellino, Jaime-kun.”
“E –kun?”
“È un o-ono- onor…”
“Onorifico.”
Annuisco.
“Sì, per maschi che consideri amici. In Giappone
siamo
molto formali, solo quando si conosce molto molto bene una persona ci
si può
permettere di togliere l’onorifico.”
“Perché lo chiami stronzo?”
“Oh, è una questione privata.”
“Perché non ci racconti la tua storia? Yukari ci
ha detto
veramente poco, solo che avevi bisogno di aiuto.”
Io mi mordo il labbro inferiore.
“Non è perché non mi fido di voi, ma
perché potrebbe
essere pericoloso. Ecco, perché Yukari ha insistito
perché cambiassi look, ma ho
il sospetto che presto dovrò affrontare il mio passato.
È un presentimento e spesso i miei presentimenti sono
giusti, sono stata miko in un tempio per un po’.”
“Miko?”
“Sono delle aiutanti nei tempi shintoisti, come sailor
mars.”
Lui capisce al volo e mi sorride.
“Dai, ti insegno a giocare a FIFA.”
“E sia.”
Gli sorrido e mi siedo accanto a lui, iniziando subito a
imprecare perché di calcio e di videogiochi ci capisco poco
o niente.
All’una Yukari esce
dalla cucina sorridendo.
Controlla che Mike abbia fatto il bucato a dovere,
annuisce a Tony per fargli capire che va bene come ha pulito la zona
relax e
poi va da Vic.
“Gente, ho preparato il pranzo.”
“Cosa hai preparato?”
“Burritos per tutti. Tamao, ti senti pronta per provare la
cucina messicana?”
“Sì, certo. Non voglio che modifichiate le vostre
abitudini per me.”
“Sei una brava ragazza.”
Raggiungiamo tutti il cucinino un po’stretto e iniziamo a
mangiare, questi
burritos sono un po’ piccanti, ma non sono male, la salsa
wasabi è molto più
piccante.
“Cosa te ne pare, Tamao?”
Mi chiede Jaime, io arrossisco leggermente.
“Sono buoni, Yukari sei un’ottima cuoca.”
“Sono passabile, ma loro ci hanno fatto
l’abitudine.”
“Confermo.”
Esclama maligno Mike.
“Quelli di mia madre sono migliori.”
“La prossima volta la portiamo in tour con noi, che ne
dici?”
Lui ammutolisce.
“No, meglio di no.
Direbbe che sono disordinato e poi non credo approverebbe
quanto bevo e l’erba.”
“Allora accontentati dei miei burritos.”
Lui ride e annuisce.
“Yukari, sei un generale in gonnella, ma ti vogliamo
bene.”
Dopo i burritos mangiamo un po’ di frutta
e poi una torta al cioccolato preconfezionata, poi la mia
amica lava i
piatti.
Siamo tutti e cinque nella zona relax e ci guardiamo
negli occhi.
“Che si fa?”
“Vediamo un fim.”
Dice Vic, Mike e Tony fanno per aprire bocca, ma il
leader li precede.
“Che non sia Star Wars o Harry Potter. Anzi, Tamao! Che
ne dici di proporre tu qualcosa?”
Io divento rossa fino alla radice dei capelli.
“Io non saprei, forse è meglio che decidano
Tony-kun o
Mike-kun.”
“No, quelli hanno monopolizzato il lettore dvd ed
è necessaria una pausa.”
“Io, ecco, vorrei vedere “Il mio vicino
Totoro”, se ce l’avete.”
Vic controlla i dvd e scuote la testa.
“No, non c’è. Ma non preoccupati, adesso
lo scarichiamo e
lo mettiamo su una chiavetta, così intanto anche Yukari
avrà finito.”
Vic si mette a lavorare sul suo pc e una mezzoretta dopo arriva con una
chiavetta, nel frattempo anche la mia amica è uscita dalla
cucina.
“Allora, che si vede?”
“Tamao ha proposto “Il mio vicino
Totoro”, così l’ho appena
scaricato.”
“Figo, finalmente qualcosa di diverso e poi è
bellissimo, così poetico.”
Ci sediamo tutti, Vic infila la chiave nel televisore e poi traffica un
po’
fino a farlo partire, quando inizia la canzoncina che apre il film
inizio a
cantarla senza pensarci.
Gli altri mi guardano un po’ stupiti, ma poi sorridono e
si lasciano catturare dal film, dall’avventura delle due
sorelle Satsuki e Mei,
dall’apparizione di Totoro e dal gattobus.
Sono tutti presi bene e mi congratulo per avere scelto
loro un film che donasse due ore di completo distacco dal mondo e spero
di
benessere.
“Hai ragione, Yukari. È davvero bellissimo.
Tamao, hai fatto davvero una buona scelta, penso che lo
vedremo spesso.”
“Sono felice che vi sia piaciuto. Pensavo che
l’avreste trovato troppo da
bambini.”
Tony scuote la testa con gli occhi che luccicano.
“È come dice Yukari, è
poetico.”
“Oh, grazie.”
Finito il film Vic richiama la truppa, dicendo che ha
avuto un’idea per una nuova canzone e vuole svilupparla con
loro. Yukari mi fa
cenno di seguirla in cucina, come ogni giorno iniziamo le nostre
lezioni di
inglese, ma oggi nota che sono distratta.
Smette di controllare i miei esercizi e mi guarda negli
occhi
“Chi ti piace?”
“Che?”
“Chi ti piace dei ragazzi?
Sei distratta come quando a una ragazza piace un
ragazzo.”
“Sono tutti fidanzati.”
“Questo non impedisce a nessuno di prendersi una cotta per
qualcuno.”
Io la guardo un po’ meglio.
“Anche a te piace qualcuno di loro, allora.”
“Sì.”
La risposta così semplice e spontanea mi lascia sorpresa.
“Chi?”
“Vic. Lo trovo un ragazzo molto maturo e misurato,
comprensivo e fisicamente
molto bello.”
“Ma ha una ragazza!”
“Questo non mi impedisce di amarlo. Tu chi ami?”
“Jaime. Il suo sorriso potrebbe illuminare il mondo al
posto del sole.”
Dico con tono sognante.
“È sempre così positivo, fa sempre
tornare il sorriso
sulle labbra a tutti.”
“Effettivamente è un bravo ragazzo.”
“Non mi rimproveri?”
“So che non faresti nulla, ormai ho imparato a conoscerti.
Forza, riprendiamo con l’inglese.”
Finiamo la lezione, poi Yukari mi lascia un libro da leggere, lei
invece
accende il pc e si mette a cazzeggiare in internet. Dalla sala relax
arriva
un’alternanza di voci calme a voci litigiose.
“È normale?”
“Sì, non son mai d’accordo sulle
canzoni, a volte sono davvero dei parti perché
qualcuno si impunta su una certa cosa e qualcuno su un’altra,
ma poi trovano
un’intesa.”
Io continuo a leggere, fino a che Yukari chiude il portatile e si
dirige in
cucina, io la seguo.
“Vuoi che faccia io da mangiare al tuo posto?”
“No, tocca a me.
Beh, oggi faremo qualcosa di giapponese, yakisoba
preconfezionati. Spero di non uccidere il tuo palato.”
Io rido.
“No, li faceva spesso anche mia madre.”
“Ottimo.”
Lei prende sei scatole in plastica e mette una pentola di acqua a
bollire, apre
le confezioni e toglie la bustina della salsa di soia.
Quando l’acqua bolle versa un po’ di acqua in
ognuno dei
contenitori, io apparecchio la tavola e
poi aspetto.
Tre minuti dopo toglie l’acqua in eccesso e mette la
salsa di soia e chiama gli altri.
“Ragazzi, è pronto!”
Urla e le liti si sedano in un secondo, i quattro musicisti raggiungono
la
cucina e si mettono a tavola, Yukari serve loro un piatto di yakisoba.
“Buon appetito!”
Esclamiamo tutti insieme e poi iniziamo a mangiare, sono
precotti, ma non sono male.
Mi piacciono.
Spariscono velocemente nelle bocche dei ragazzi, mangiano
verdure e formaggi e poi un piccolo dolce. Yukari vorrebbe lavare i
piatti, ma
io insisto per farlo io. Mentre faccio scorrere la spugna su piatti e
padelle
sogno di me e Jaime e su come sarebbe bello stare insieme alla luce del
sole, a
come sarebbe bello se lui fosse un ragazzo libero.
Quando ho finito trovo i ragazzi intorno a un calcio
balilla.
“E questo da dove spunta?”
Chiedo curiosa.
“Ne abbiamo uno pieghevole, a volte ci giochiamo. Abbiamo
fatto le squadre, i fratelli Fuentes con Yukari e i non Fuentes con te.
Ti va?”
“Sì.”
“Sai giocare?”
Io annuisco e mi metto al posto in cui posso manovrare il portiere, la
partita
comincia e non è facile. Yukari è
un’attaccante e decisa per di più, Tony e
Jaime hanno il loro bel da fare con lei, un paio di volte riesce a
sfondare le
difese e a provare a tirare in porta. Io però sono un buon
portiere e le paro
tutte e tue.
Mi sa che finirà per essere un derby al femminile.
Jaime e Tony attaccano, ma Vic è un osso duro come portiere
e non li lascia
passare, Yukari non molla e alla fine riesce a farmi un goal.
“Yeah! I Fuentes spaccano!”
La loro gioia dura poco perché Tony e Jaime riescono a
infilare una doppietta spettacolare.
“Ah! Nemmeno il resto della band!”
La battaglia diventa sempre più serrata, Mike e Yukari
non lasciano tregua, ma noi reggiamo.
“Forza, ragazzi! Ganbatte!”
Urlo io.
Tony e Jaime stanno sudando, ma alla fine riescono a fare
di nuovo goal. Si vince quando si arriva a sette e dobbiamo tenere duro
ancora
per un po’.
Mike riesce a fregarmi, ma Tony ne infila ancora un
altro.
Quattro.
Il calcio balilla balla e le imprecazioni si sprecano,
volano allegramente per tutto il campo.
“Tony! Baka ne! Marca meglio Yukari-chan! Stava per fare
goal!”
Lui annuisce e Jaime riesce a superare di nuovo le difese della squadra
avversaria.
Cinque.
Poi tocca a me cedere alla furia della mia amica.
Mancano solo due goal e la frangia sudata inizia a darmi
fastidio.
“Ganbatte, ganbatte!”
Urlo ai miei compagni di squadra.
Con un miracolo dei Kami Jaime e Tony riescono a sfondare
le difese avversarie e ci abbracciamo per festeggiare. Il mio cuore
inizia a
battere forte quando Jaime mi stringe a sé, ho paura che lo
sente e capisca i
miei sentimenti.
Non deve succedere, non oserei mai farmi avanti e rompere
un fidanzamento che dura da anni, sono troppo grata a loro per fargli
questo.
Yukari, sudatissima anche lei, mi stringe la mano.
“Brava, Tamao.
Sei un portiere davvero terribile e l’incarnazione della
perseveranza giapponese.”
“A proposito di giapponese.”
Mi chiede Jaime.
“Cosa significano baka e ganbatte?”
Yukari ride, io arrossisco.
“Baka, vuol dire “stupido” e ganbatte
“forza, non
mollare.”
“Povero, Tone.”
“Mi devo scusare con lui.”
Intanto che aspetto il mio turno per la doccia – visto che la
squadra dei
Fuentes ha perso gli abbiamo lasciato usare la doccia per primi e Vic
è subito
entrato, urlando che era il maggiore – mi avvicino a Tony.
“Tony-kun, volevo scusarmi con te.”
“Come mai?”
“Ti ho chiamato baka, significa
“stupido.””
Lui ride.
“Non c’è problema, Tamao. Non devi
essere sempre così
composta, se ogni tanto perdi il controllo non succede
niente.”
Lentamente arriva il mio turno, quando esco sono tutti a
letto tranne Mike che sta facendo zapping alla tv.
“Sei un bravo portiere, nessuno aveva mai battuto
Vic.”
“Ti ringrazio.”
“Ti va di fumare una sigarette con me?”
Io sorriso.
“Mi piacerebbe.”
Estraggo una sigaretta dal pacchetto e mi metto la giacca, fuori fa
freddo e la temperatura nella stanza si raffredderà quando
apriremo la finetra del pullman..
Ci accendiamo una sigaretta e guardiamo per un attimo il
cielo.
“Sei felice qui con noi?”
“Sì, siete come la famiglia che non ho mai avuto.
E voi? Siete felici di avermi con voi?”
“Scherzi? Siamo felicissimi, ci vizi sempre con la colazione,
mi fai i massaggi
e cerchi sempre di tirarci su di morale.”
“Yokatta, ne!”
“Cosa significa?
"Meno male, ne sono felice.”
Lui sorride.
“Ti piace Hime-Time?”
“Sì, ma non voglio che lui lo sappia. È
fidanzato.”
“Sei una brava ragazza, lui ti adora, comunque.
Ti vuole molto bene.”
“Noto che mi abbraccia spesso.”
“Vuol dire che gli vai a genio.”
“Davvero?”
“Certo, gli abbracci da orso li dà solo a chi
vuole bene, come noi della band o
i suoi amici.
Ti vuole molto bene, sei così minuta che fai venire
voglia di essere protetta, non sei come Yukari.
Yukari è una tigre.”
“Lo so e le sono grata.”
“Anche noi. Peccato che Jaime sia fidanzato, sareste stati
una bella coppia.”
“Mike-kun, non esagerare.”
“Dico sul serio.
Perché non mi prende mai nessuno sul serio?”
Io sorrido.
“Io ti credo.”
Continuiamo a parlare per un po’, poi finalmente andiamo
a letto anche noi.
La mattina dopo mi sveglio, come di consueto, prima degli
altri, faccio la doccia e vado in cucina. Sto per accendere il gas per
cucinare
le uova la bacon di Mike quando qualcuno bussa con vigore alla porta
del bus adesso fermo per una pausa.
Incuriosita vado ad aprire e mi trovo davanti a due
uomini vestiti di scuro.
“Chi siete?”
Chiedo leggermente spaventata.
“Ufficio immigrazione. È lei Tamao
Ishida?”
“Sì, sono io.”
Rispondo con voce tremante.
Il mio cuore è finito in fondo ai piedi, ho paura.
Cosa devo fare?
Angolo di Layla
Ringrazio Nico_Ackerman
per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia.
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Capitolo 3 *** 2)Vicoli ciechi e proposte di matrimonio. ***
2)Vicoli ciechi e proposte
di matrimonio.
Tamao p.o.v.
Ci sono momenti che sono come piccole granate nascoste
nella tua vita.
Sta andando tutto bene e poi, boom!, all’improvviso tutto
diventa un disastro, esattamente come oggi.
Guardo questi due uomini vestiti in nero e con un’aria
impassibile e mi sembrano due sinistri messaggeri del destino.
Mike si alza a sua vota e compare vestito accanto a me
per la prima volta.
“Chi siete?”
Abbaia poco gentilmente.
“Ufficio immigrazione.”
Rispondono asciutti loro.
“I nostri documenti sono a posto, non capisco
perché
siate qui.”
“Infatti i documenti dei Pierce The Veil non ci interessano,
sappiamo che siete
a posto.
Messicani, sempre pronti a reagire male.”
“Forse perché ci accusate tutti a torto di essere
clandestini.”
Nel frattempo anche gli altri arrivano svegliati dal
rumore.
“Non è la sede adatta per discutere di queste
cose, noi
vogliamo i documenti di Tamao Ishida.”
“Sì.”
Dico piano io e prendo le carte che mi riguardano e che ho
faticosamente
trafugato dalla mia prigionia, gliele consegno e loro iniziano a
leggerle.
Il sopracciglio del primo si muove impercettibilmente.
“Questi documenti non sono in regola, signorina Ishida.
Lei ha tempo un mese per regolarizzarsi, se non ci riesce
dovrà tornare in Giappone.
Buona giornata.”
I due se ne vanno e Vic mi conduce a sedere sul divano, nella mia testa
vorticano pensieri confusi.
Chi li ha inviati qui?
Perché?
Qualcuno dell’entourage?
No, non ho problemi con nessuno e poi la risposta più
logica mi colpisce con la violenza di uno schiaffo: sono stati loro, i
miei
carcerieri, a mandare questi uomini da me.
Se tornerò in Giappone potranno vendicarsi e perfino
uccidermi, le mie mani si stringono a pugno. Sì, lo faranno:
mi uccideranno e
io non potrò più parlare né rivelare
nulla su di loro.
“Tamao.”
Yukari appoggia gentilmente la sua mano sulla mia spalla.
“Ho preparato la colazione, vieni a mangiare.”
“Sì, dopo devo parlare ai ragazzi.”
“Di quella cosa? Pensi che sia arrivato il momento?”
Io annuisco decisa.
“Devono sapere, forse loro sono gli unici che mi possano
salvare. Questi uomini non sono arrivati qui per caso, Yukari, sapevano
dove e
chi cercare. Qualcuno deve avergli fatto una soffiata.”
“Forse sì.”
Io mi alzo dal divano e con passo barcollante raggiungo la cucina, ho
paura.
Ho una paura folle mista all’odio che provo per la mia
famiglia che, invece di amarmi e proteggermi, mi ha venduta come se
fossi un
mobile o qualche altro oggetto di valore.
Mi siedo al mio posto e bevo il mio the in un silenzio
surreale, nessuno ha qualcosa da dire, persino Jaime sembra zittito
dall’enormità del problema.
Finito di fare colazione apro finalmente bocca.
“Ragazzi, devo dirvi alcune cose.”
Dico piano, con voce bassa e controllata.
Non devo lasciare che la paura vinca o sarebbe come darla
vinta a loro, devo combattere come una leonessa per il mio futuro e per
la mia
vita.
“Va bene andiamo nella zona relax.”
Ci alziamo tutti in silenzio, composti come se stessimo andando a un
funerale,
il mio cuore batte veloce e sento che sto sudando contro la mia stessa
volontà.
La mia mente può avere deciso di non avere paura, ma il
mio corpo ne ha, eccome se ne ha!
Ci sediamo sui divani neri e io inizio nervosamente il
mio discorso.
“Non posso tornare in Giappone.”
“Come mai?”
Il tono di Vic è serio.
“Ci sono delle cose che non vi ho detto, prima
perché non
sapevo dirle in inglese, poi perché avevo paura che potesse
succedervi
qualcosa.”
“Vai avanti.”
“I miei genitori mi hanno venduta a quindici anni alla
yakuza, la mafia
giapponese, per pagare gli studi di mio fratello. Loro mi hanno presa e
portata
qui, sapevo un po’ di inglese, ma per farmelo dimenticare mi
hanno messo a
lavorare con delle cinesi.
Non so il cinese, non potevo parlare con nessuno e ho
dimenticato il poco inglese che sapevo. Sono stata qui dieci anni,
lavorando in
una sartoria clandestina.
Il giorno in cui mi avete trovato ero appena scappata e
mi sono infilata in questo pullman perché mi stavano
cercando, li avevo visti
nel parcheggio.
Non volevo che mi trovassero, conosco un po’ di cose,
avrei potuto denunciarli e sarebbe stato pericoloso per loro lasciarmi
andare.
Loro mi volevano morta e quando mi avete accolta è stato
come se mi aveste salvato la vita.
Adesso loro vogliono che io torni in Giappone, se
riusciranno nel loro intento non penso di vivere a lungo, per i miei
non esisto
più e per loro sono una minaccia.”
“Yukari lo sapeva?”
“Sì. Scusate, ma non potevo dirvi della yakuza
prima. Era davvero troppo
pericoloso per voi e lo è anche adesso, se volete che me
vada lo farò senza
rancore. Non voglio che la vostre vite vengano messa in
pericolo.”
“Tu non te ne vai da nessuna parte.”
Mi risponde Jaime duro.
“Non ho intenzione di mandarti là fuori a morire,
adesso
ci mettiamo intorno a un tavolo e pensiamo a una soluzione. Dobbiamo
farti
avere la carta verde, siete d’accordo, ragazzi?”
Annuiscono tutti.
“Certo, sei nostra amica adesso.”
Tony.
“E poi Yukari non ce lo perdonerebbe mai.”
Mike.
“E vogliamo sinceramente che tu stia bene.”
Vic.
“Grazie, ragazzi.”
Abbasso la testa per non fare vedere le lacrime che scendono, sono
lacrime di
felicità.
Dopo tanti anni sento un calore al cuore che non c’entra
nulla con la temperatura esterna, è qualcosa che mai avrei
creduto di provare
ancora: è amore, è gioia.
È sapere che per qualcuno conti e che si preoccupa per
te, che mette le tue priorità al primo posto e non te lo fa
pesare perché gli
viene naturale.
È amore, è amicizia, è famiglia.
Una famiglia come dovrebbe essere: un luogo in cui ti
senti accettato e protetto e a cui poter tornare senza paura.
È un miracolo.
Vic è il più pratico del gruppo e decide di
parlare al
manager della situazione.
Lui viaggia su di un altro pullman, ma mi conosce e
andiamo d’accordo anche se all’inizio era scettico
sulla situazione: sosteneva
che poteva essere un potenziale casino e forse non aveva tutti i torti.
Bussiamo al suo pullman e ci apre la sua segretaria, una
donna bionda dall’aria severa.
“Buongiorno, Vic, signorina Ishida.”
“Ciao, Carrie. Vorremmo parlare con il grande capo.”
“Va bene.”
Poco dopo ci fa cenno di entrare nella sua zona relax, l’uomo
ci guarda
curioso.
“Buongiorno, Vic. Come mai qui?”
“Ci sono dei problemi e ho bisogno del tuo aiuto.”
Lui smette subito di sorridere e assume un’aria seria.
“Che genere di problemi?”
“L’Immigrazione è venuta per Tamao
stamattina, se non si mette in regola entro
un mese deve lasciare gli Stati Uniti.”
“Merda, e cosa vuoi che faccia, Vic?”
“Trovale un lavoro qualsiasi qui.”
“Non è così facile, devo sentire la
Fearless e non so quanto saranno favorevoli
ad assumere una clandestina.”
“Andiamo, capo.”
Lui sospira.
“Non possono assumere gente a caso, lo sai che i dipedenti
sono
sottoposti a delle regole e loro lo devono verificare. La prima
è non vendere
nulla.”
“Io non venderei nulla su di loro.”
“Lo so, ma loro no e non so se si fideranno della mia
parola.”
“E della nostra?”
Lui sospira.
“Siete amici di Tamao, diranno che il vostro non è
un
giudizio obiettivo o qualcosa del genere e faranno indagini su di lei.
Cosa possono trovare?”
“Questo è tutto quello che ho.”
Gli do le mie carte.
“Non servono. Dicono che hai fatto un liceo in Giappone e
ora lavori in un posto che è probabilmente clandestino e che
non possiamo
contattare.”
“No, non potete. È gestito dalla yakuza, la mafia
giapponese, mi farebbero
fuori.”
“Merda. Quindi non puoi nemmeno trovarti un lavoretto come
cameriera o roba del
genere?”
Io scuoto la testa.
“Io so e loro non possono lasciarmi viva. Se ottenessi un
lavoro normale, non ci vorrebbe molto a mandarmi un killer
all’uscita.”
“Qui di killer non ne arriveranno, non senza incontrare
qualche difficoltà.”
“Lo so.”
“Quindi, immagino che io debba provarci o pianterete qualche
grana.”
“Immagina bene, vogliamo tutti che Tamao rimanga.”
“Va bene. Lasciatemi il tempo di sistemare la cosa, ma mi ci
vorrà almeno una
settimana.”
“E se non andasse in porto?”
Lui rimane in silenzio per un lungo tempo, fin troppo per i miei gusti.
“Lei potrebbe rimanere incinta, se riuscisse a partorire il
bambino qui, tramite il bambino potrebbe ottenere la cittadinanza
oppure
sposare qualcuno. Se sposi un americano ottieni la
cittadinanza.”
“Se non dovesse funzionare, troveremo qualcuno di
fidato.”
Lui sospira, ma non dice niente, noi usciamo.
Una folata di vento gelido ci investe, è una mattina di
metà novembre e l’inverno è alle porte
e bussa con insistenza anche al sud.
Io guardo Vic, ha un’espressione meditabonda.
“Avere quel lavoro sarà come vincere alla
lotteria.”
“Lo so e non so cosa fare.”
“Intanto stai con noi, protetta, poi ci penseremo.”
Rientriamo nel pullman e tutti si accalcano attorno a noi per avere
notizie,
Jaime mi sembra il più preoccupato e – nonostante
la brutta situazione – non
posso che essere felice. Vic si lascia cadere sul divano di pelle nera
e si
porta la mano davanti al viso.
“Come è andata?”
La voce spiccia di Yukari rompe l’incantesimo, i suoi occhi
scuri scrutano Vic
come se lo volessero trapassare.
“Sarò onesto, non bene.”
“Cosa vuoi dire?”
“Dice che proverà a chiamare alla casa
discografica per
farle avere un lavoro, ma che sarà difficile che accettino.
Prima devono fare
delle indagini su di lei e capire se è degna di fiducia e
non troveranno nulla,
lei è vissuta da fantasma in questi dieci anni e non va bene.
Devono ritenerla una persona fidata e che non divulghi
informazioni e altre cose, tu lo sai Yukari, sei stata assunta in modo
regolare.”
“Lo so, ma lui non può farci nulla? Che ne so?
Garantire
per lei?”
“Dice che non si fiderebbero.”
“E di voi?”
Vic si gratta il mento con aria imbarazzata, tocca a me parlare questa
volta.
“Ecco, avrebbero paura che io possa averli plagiati in
qualche modo. Non è escluso che mi ritengano una specie di
groupie.”
Mike diventa rosso dalla rabbia e fa per parlare, ma Yukari allunga una
mano e
lui si ferma in una posizione che sarebbe comica se non fossi
sull’orlo della
disperazione.
“Altre opzioni?”
“Che si faccia mettere incinta e partorisca qui o che sposi
qualcuno.”
“Ma chi?
Non possiamo fidarci di nessuno, non credo che i nostri
tecnici la difenderebbero se qualcuno tentasse di ucciderla.”
“Non fasciarti la testa prima di essertela rotta, Jaime.
Forse la accetteranno qui come merchgirl o qualcosa del
genere.”
Yukari tenta di calmarlo con il solo risultato di farlo arrabbiare
ancora di
più.
“Ma ce l’hai un cuore, Yidashi?
Potrebbe venire uccisa e tu mi dici di non preoccuparmi?
Cosa dovrei fare?
Chiamare le pompe funebri e dirgli che tra un po’ avremo
bisogno di una bara e magari anche un prete giapponese?”
Se ne va verso la zona notte sbattendo la porta, lasciando la mia amica
di
stucco ed è raro vederla senza parole.
“Io non volevo dire quello che ha detto Jaime, lo sapete,
vero?
Non è che non sono preoccupata, ma non voglio dire che
non funzionerà prima di aver provato a farla assumere dalla
Fearless.”
“Lo sappiamo, Jaime è solo preoccupato e ha
reagito come la testa calda che è
quando si toccano i suoi affetti. Adesso ci penso io a lui.”
Vic si dirige dal suo amico e Tony va in cucina con
Yukari che sembra piuttosto sconvolta da quella reazione, sento che le
sta
dicendo parole di consolazione.
Rimaniamo solo io e Mike.
“Ehi, sorellina.
Posso farti un
massaggio? Di solito li fai tu a me e voglio ricambiare il favore, se
sbaglio o
ti faccio male dimmelo.”
“Grazie, Mike. Sei un tesoro.”
Io volto la schiena verso di lui e alzo la maglia, lui tocca con un
dito le
cicatrici delle frustate.
“Chi te le ha fatte, sorellina?”
“Alcune me le ha fatte mio padre, quando si arrabbiava mi
picchiava con la
cintura, alcune me le hanno fatte loro se sbagliavo a fare
qualcosa.”
Lo sento irrigidirsi.
“Vorrei poterli picchiare tutti e due, toccare un piccolo
fiore come te!”
“Non sono un fiore, Mike. Al massimo un’erbaccia
molto
resistente.”
“L’erbaccia più bella del
mondo.”
Con gentilezza inizia a massaggiarmi le spalle e sento che per istinto
trova i
miei punti di tensione e li scioglie con abilità. Io tiro un
sospiro di
sollievo.
“Tutto bene, Tamao?”
“Sì, non ti devi preoccupare.”
Continua a massaggiare per un po’, poi lo faccio smettere,
sono sufficientemente
rilassata.
“Va’ a provare, è più
importante quello che perdere tempo
con me.”
“Questo lascialo decidere a me, tu ti sei presa cura di me e
io ora ho cercato
di fare lo stesso con te.”
Poco dopo Vic torna dalla zona notte.
“Come sta Jaime?”
Gli chiedo nervosa.
“Arrabbiato, ma gli passerà. Ci tiene davvero a
te, forse più di quello che è
disposto ad ammettere.”
I suoi occhi scuri mi trapassano e sento che mi leggono fino in fondo
all’anima, che tutti i miei segreti sono esposti al suo
sguardo. A un certo punto
abbasso gli occhi e mi concentro sul pavimento.
“Anche i tuoi sentimenti per lui sono forti.”
Dice senza aggiungere altro, poi si dirige verso la cucina e poco dopo
esce con
Yukari sostenuta da Tony.
“Cosa facciamo?”
“Guardiamo un film, abbiamo bisogno di calmarci.”
Annuiamo tutti, la proposta di Vic mi sembra la più sensata
che si potesse
fare.
Una settimana passa molto lentamente se aspetti qualcosa.
I minuti e le ore si allungano senza pietà in una routine
priva di scosse, fatta di piccoli gesti che servono per tenere sotto
controllo
l’ansia che cresce come acqua pronta a sfondare una diga.
Sto aspettando la chiamata del manager dei ragazzi come
se da quella dipendesse la vita ed è così, se non
mi prenderanno io sarò peggio
che morta.
Lo so che ho una sentenza di morte che mi pende sopra il
capo, i ragazzi cercano di fare del loro meglio per tirarmi su, ma la
tristezza
non lascia mai il fondo dei miei occhi. Vi è annidata come
un serpente
pericoloso pronto a mordere chiunque gli si avvicini.
Non ce la faccio più ad andare avanti così, ogni
tanto mi
ritiro nel mio bunk e piango. È forse un crimine
così orribile voler rimanere
vivi?
È forse un crimine così orribile voler vivere una
vita
normale e non da schiava?
No, sono desideri legittimi, solo che per me non funziona
così, io devo guadagnarmeli con le unghie e con i denti.
Fiotti di odio verso
la mia famiglia salgono ad avvelenarmi.
Non perdonerò mai mio padre per avermi venduta e per aver
deciso che la vita di una donna valesse meno di quella di un uomo e non
perdonerò mai mia madre per non essersi opposta.
Lo so che non era d’accordo, ma non ha mosso un dito: ha
abbassato la testa e detto di sì, come sempre nella sua vita.
Hanno tentato di inculcarmi gli stessi principi, ma
qualcosa deve essere andato storto, perché sono io che
voglio decidere del mio
destino, non un uomo al mio posto. Non lo permetterei nemmeno a Jaime,
se mai
dovesse esserci qualcosa tra di noi.
Ogni tanto lo scopro a guardarmi e non riesco a capire il
senso di quelle occhiate, è come se in me vedesse
qualcos’altro di diverso
dall’amica, ma non capisco cosa.
Me lo dirà lui se lo riterrà opportuno.
Finalmente dopo giorni di ansia il manager ci convoca nel
suo bus e già dalla faccia posso intuire quello che ci
dirà. Ha un volto stanco
e tirato e l’aria dispiaciuta.
“Allora?”
Chiede Vic, che mi ha accompagnato di nuovo.
“Vic, ho fatto del mio meglio per provare a convincerli.
Sul serio, ho giocato qualsiasi carta potessi giocare, ma non
c’è stato verso.
Non si fidano, pensano che sarà solo una grana e che sia
meglio non assumerla.”
“Non mi hanno accettata?”
“No, Tamao.
Ho fatto tutto quello che era in mio potere, ho anche
fatto presente che questa decisione rischiava di creare una casino con
la band
e compromettere i rapporti, ma non c’è stato verso.
Ci ho provato sul serio, ma non ho potuto fare nulla.”
“Io la ringrazio per averci provato.”
“Si rende conto che ha condannato questa ragazza a
morte?”
La voce di Vic è bassa e mortifera.
“Proprio perché so i rischi che corre ho insistito
molto,
ma non c’è stato verso.
Vic, non sono il padre eterno, non posso fare miracoli.
Non posso entrare nella testa dei mie capi e convincerli che Tamao
è una
ragazza adorabile, che non farebbe del male a una mosca e che
è del tutto
affidabile.
Loro non si fidano.”
Si asciuga il sudore dalla fronte con un fazzoletto e mi rivolge
l’ennesimo
sguardo dispiaciuto.
“Dovrete cercare altri modi, io ci ho provato.”
“Capisco. Si aspetti un po’di atteggiamenti poco
accomodanti in futuro.”
“Victor, non reagire così!”
Il frontman smette di prestargli attenzione e guarda me.
“Andiamo, Tamao.”
Io lo seguo fuori dal pullman e quando l’aria fredda
schiaffeggia il mio volto
accendo una sigaretta e poi scoppio a piangere rannicchiandomi su me
stessa,
spaventata come una bambina.
Vic si siede accanto a me e mi passa un braccio attorno
alle spalle mentre io butto fuori fumo e lacrime.
“Sono fottuta!”
Esclamo con la voce spezzata.
“Morta, andata!
Chiamate quelli delle pompe funebri, perché io non ci
vado in Giappone. Preferisco morire che andare.”
“Tu non morirai affatto! Ti aiuteremo noi, abbi
fiducia!”
Io finisco la mia sigaretta, poi lo seguo fino al pullman. Non
c’è bisogno di
dire nulla, la faccia seria di Vic e i segni delle mie lacrime parlano
da soli.
“Non l’hanno accettata, vero?”
“No.”
La voce del messicano ha una nota funerea.
“Dobbiamo fare qualcosa!”
Esclama Mike, picchiando un pugno sul basso tavolinetto
della sala relax.
“Non possiamo mandarla a morire!”
Aggiunge Tony con gli occhi colmi di ansia, Jaime invece
non ha ancora alzato gli occhi dal tappetto, ha una stranissima
espressione
seria.
“So io come risolvere questa faccenda.”
Tutti lo guardiamo sorpresi, sorpresi dalla risolutezza del suo tono.
“E cosa conti di fare?
Fare irruzione alla Fearless Record e minacciarli?”
“Non essere stupido, Tony.
C’è un modo semplice per risolvere questa
situazione.”
Mi guarda e io trattengo inconsciamente il fiato.
“Tamao, vuoi sposarmi?”
“Cosa?”
“Vuoi sposarmi?
Se mi sposi avrai la cittadinanza e potrai rimanere con
noi, nemmeno la casa discografica oserebbe cacciare mia moglie dal
tour.”
Io boccheggio un paio di volte.
“E Jessica?”
“Capirà. Possiamo sempre divorziare tra qualche
anno e io posso sposare lei,
sono sicura che capirà.”
Io no, sono sicura che si arrabbierà da morire e
mollerà Jaime dandogli del
bastardo per colpa mia, le donne non capiscono queste cose se sono
coinvolte
sentimentalmente con gli uomini che le fanno.
Io mi guardo attorno con lo sguardo dell’animale
braccato.
Cosa devo fare?
Angolo di Layla
Ringrazio Nico_Ackerman
per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia^^
Se ti piacciono gli Icon For Hire
ho pubblicato una one shot dedicata a loro nella sezione Altri,
mi farebbe piacere che la leggessi^^
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Capitolo 4 *** 3)Di' di sì, Giulietta. ***
3)Di' di sì,
Giulietta.
Tamao p.o.v.
Una ragazza dovrebbe essere felice se qualcuno le fa una
proposta di matrimonio, è una cosa naturale, ma se la
proposta fosse l’unico
modo di rimanere negli Stati Uniti?
E venisse da un ragazzo che ti piace, ma che è
già
impegnato con un’altra?
Come dovrebbe reagire una ragazza?
“Jaime, non è così facile.
Jessica si arrabbierà e tu ti pentirai di averlo
fatto.”
Dall’agitazione dimentico il –kun e mi guardo
intorno cercando sostegno da
parte dei ragazzi.
“Tamao ha ragione, Jessica si arrabbierà e la
perderai.
Non può sposare un tecnico?”
Chiede cauto Mike.
“Fuentes! Ma pensi che un tecnico la possa proteggere da
qualcuno se venissero per farle del male?
Cosa è lei per un tecnico? Una sconosciuta e per me
è
un’amica.
Io la proteggerei meglio e poi ci sono le nostre guardie
del corpo, è più difficile arrivare a noi che a
un tecnico.
Vuoi che viva o che muoia?”
“Che domanda! Che viva!”
“Questo è l’unico modo e lo sapete
tutti.”
Ci guardiamo tutti una seconda volta, smarriti.
Lo sappiamo tutti che Jessica non lo perdonerà mai e che
non accetterà mai il nostro matrimonio, lo
considererà un affronto, un
tradimento, qualcosa di brutto che Jaime le ha fatto, una coltellata
nella
schiena.
Non è che voglia tornare a Tokyo, ma rimanere qui a
queste condizioni – sacrificando la felicità di un
amico – non mi piace. Guardo
implorante Yukari, lei sa sempre come far ragionare tutti e prego
sappia far
ragionare anche Jaime.
“Jaime ha perfettamente ragione, è
l’unica soluzione. A
meno che ci sia qualcun altro di voi che voglia sposarla.”
“Yukari, non puoi appoggiare questa follia, lo sai che Tamao
ha ragione.”
Le dice Vic.
“Questa follia è l’unico modo per
tenerla viva, sono
arrivati all’Immigrazione, quanto pensi che ci metteranno ad
arrivare a un
tecnico?
Voi siete quelli più protetti qui dentro.
Tamao.”
Mi guarda.
“Lo vuoi sposare?”
Io arrossisco e poi abbasso gli occhi.
“Sì, va bene. Lo sposerò.”
“Ottimo. Vic, comunicalo al manager, io mi informo su
documenti.”
Si connette a suo portatile, Tony e Mike seguono Vic e io
rimango sola con Jaime.
“Jaime-kun, sei davvero sicuro di quello che fai?
Cosa succederebbe se perdessi Jessica-san?”
“Avrò te e una parte di me non è
affatto dispiaciuta. Mi sei piaciuta fin da
quando ti abbiamo trovata rannicchiata nel nostro pullman, forse potrei
persino
innamorarmi di te a lungo andare.
Adesso la chiamo.”
Io rimango da sola, scioccata dalle sue parole.
Potrebbe davvero innamorarsi di me o è una frase fatta?
Io lo amo già, ma davvero potrei essere ricambiata?
Mi prendo la testa tra le mani perché mi sta per
scoppiare: troppe emozioni, troppi pensieri, troppi se e
perché.
La porta del pullman si spalanca con violenza e mi fa
trasalire e anche Jaime si volta, la faccia distorta dalla rabbia.
“Va bene, se la pensi così e mi ritieni uno
stronzo solo
perché aiuto un’amica possiamo rompere, ma
l’hai voluto tu, Jess, ricordatelo!”
Ringhia prima di chiudere la chiamata.
“Vi vuole il manager ed è meglio che venga anche
tu
Yukari.”
Jaime mi prende per mano e mi trascina fuori dal pullman, la mia amica
ci segue
a pochi passi di distanza, non ho mai visto lui così
arrabbiato e mi dispiace
che sia colpa mia.
Lo sapevo che questa proposta non avrebbe portato altro
che guai, ma non potevo non accettarla e ne sono consapevole
perché tutte le
cose che ha detto Jaime sono vere.
Qui è l’unico posto dove sono davvero al sicuro.
La porta del pullman si apre e noi entriamo, il manager
ci attende con la stessa faccia scura della settimana prima. Non penso
sia
felice della scelta di Jaime e che non la digerirà
facilmente, ma gli toccherà
farlo vista la determinazione del messicano.
“Jaime, fai sul serio?
Non è un impegno che si possa prendere così alla
leggera.”
“Lo so e faccio sul serio.
Ho già chiamato Jess e mi ha lasciato, mi sono bruciato
tutti i ponti alle spalle.”
L’uomo sospira.
“Beh, non
ho il
potere di dirti chi sposare, facciamolo.”
Insieme a Yukari consultano il computer e fanno diverse chiamate, noi
sediamo
in un angolo, lui ha una mano stretta nella
mia.
“Ho paura.”
“Non devi averne, andrà tutto bene.”
Dopo quelle che sembrano ore di feroce contrattazione, il manager
sorride e
annuisce e si
annota qualcosa su un
blocco degli appunti.
“Il comune di Miami ha deciso di sposarvi, siete i primi
della lista di quel giorno. È un miracolo che sia riuscito a
trovare qualcuno
disponibile. È tra una settimana, quindi abbiamo un sacco di
carte da compilare
che ci arriveranno via fax e che dovremo consegnare prima del
matrimonio.
Sceglietevi i testimoni e pensate al vestito.
Ma forse è meglio iniziare con la burocrazia.”
Iniziamo a compilare una serie infinita di carte e finiamo solo a
metà
pomeriggio quando siamo tutti sfiniti.
Per pranzo mangiamo una pizza e il manager si occupa
di cancellare due date e di riprogrammarle,
allungando il tour.
Scrive un comunicato che fa firmare a tutta la band, che
nel frattempo è arrivata sul pullman per vedere se fossimo
ancora vivi o uccisi
dall’ira funesta del manager.
Poi prenota due voli per Miami e si volta verso la band
come un insegnante pronto a spiegare una lezione difficile a una classe
particolarmente problematica.
“Allora, domani mattina alle sette avete un volo per
Miami e ci dovete arrivare in condizioni decenti, perciò non
bevete troppo e
non fate cavolate.
A Miami dovremo compilare tanta carta e dovrete ridurre
al minimo i preparativi per il matrimonio, perché non
abbiamo tempo da perdere.
La luna di miele è spostata dopo il tour e nella tappa di
Miami Jaime potrà dire, se vorrà, che
è sposato.
Speriamo che non si arrabbino troppo, le interviste sono
riservate a dopo la luna di miele.
Chi volete come testimoni?”
“Io mi prendo Vic e Tony.”
Esclama Jaime.
“Io Yukari-chan e Mike-kun.”
“Bene, perfetto.
Dopo il matrimonio sistemerò la faccenda con
l’Immigrazione e tutto dovrebbe andare a posto, sei la moglie
di un americano e
potrai sicuramente rimanere qui e sarai protetta da chi ti
dà la caccia.
Direi che ho fatto tutto quello che era in mio potere e
mi sto cagando in mano perché non so se ai capoccioni della
casa discografica piacerà
che io abbia appoggiato questo matrimonio.”
“Che lei lo avesse appoggiato o meno l’avrei
sposata lo stesso. La ringrazio
per l’aiuto.”
“Di niente,
cercate almeno di essere felici dopo che
sarete sposati e non riempitemi subito il pullman di piccoli Preciado.
Potete
andare.”
Usciamo dal pullman e io ancora non ci credo che sposerò
Jaime e che rimarrò
qui, al sicuro, al suo fianco. È più di quanto
potessi sperare. Le gambe mi
cedono all’improvviso e se non fosse per la presa salda di
Mike cadrei a terra.
“Tutto bene?”
“Sì, sono solo un po’ scossa.”
Lui ghigna.
“Ti riprenderai, dobbiamo festeggiare.”
“Ma il manager ha detto…”
“Di non esagerare, non di non festeggiare.”
Io sorrido debolmente, travolta dagli eventi e dalla piega che hanno
preso.
Sul tavolinetto della zona relax
ci sono bottiglie di
birra, coca cola, piatti con patatine, burritos, tacos e del cibo
cinese che Mike ha
ordinato in grande abbondanza: riso alla cantonese, nuvole di drago,
pollo alle
mandorle, pollo all’arancia, involtini primavera, ravioli
giganti ripieni.
Io guardo questo banchetto improvvisato con un’aria un
po’ smarrita, come se non credessi che tutto questo sta
succedendo davvero e
non è un parto particolarmente elaborato della mia fantasia.
Forse tra cinque minuti mi sveglierò e scoprirò
che sono
ancora prigioniera a New York e che un’altra massacrante
giornata passata a
cucire mi aspetta.
“Non hai fame?”
Mi chiede Yukari che in mano un piatto con del riso alla cantonese e
delle
nuvolo di drago.
“No, è che mi sembra tutto assurdo, folle ecco.
Non riesco a credere che stia succedendo a me.”
“Beh, credici e mangia qualcosa.”
Prende un piatto e lo riempie con un misto di cose, poi
me lo passa e io inizio a mangiare e mi guardo attorno: Mike si sta
rollando
una canna, Tony lo guarda interessato insieme a Jaime, Vic li guarda
con
un’aria di disperata e rassegnata disapprovazione e Yukari
sta bevendo della
birra.
Finito di mangiare, mi riempio il piatto con dell’altra
roba, perché scopro di avere fame, la tensione mi aveva
chiuso lo stomaco senza
che me ne accorgessi.
Dopo aver finito anche quello Mike si siede accanto a me
con la sua canna tra le mani, se la rigira vagamente a disagio.
“Tamao, senti, ti va di unirti a noi?”
Io annuisco, non ho mai provato una canna. Non so che gusto o effetti
abbia, ma
stasera voglio non essere me stessa per un attimo.
Si sediamo in cerchio attorno al tavolino e Mike
l’accende e inala un tiro soddisfatto, poi la passa a Tony.
“Sempre roba buona, Fuentes?”
“Sempre.”
Poi la passa a Jaime.
"Dopotutto sono felice di sposarmi, sono un uomo casa e
famiglia io.”
“See!”
Lo rimbecca Vic dopo aver fumato a sua volta.
“No, davvero. Mi piace la famiglia, mi piace avere
l’idea
di averne una, non è contro l’essere punk o cose
del genere. Ma che poi non
siamo manco punk.”
“Ma per niente, siete metalcore, credo, e va benissimo volere
una famiglia. La
famiglia è importante.”
Aggiunge Yukari.
“Ma a volte può ucciderti.”
Dico piano io.
“Io non credo che tua madre fosse stata
d’accordo.”
“E allora perché non ha reagito?
Perché non mi ha protetto?”
“Io ti proteggerò sempre.”
Dice Jaime a voce a malapena udibile.
“Grazie.”
Continuiamo a fumare fino a che non è finita, poi Vic con un
piglio autoritario
che non gli ho mai visto fa sparecchiare i ragazzi, gli fa lavare i
piatti e li
manda a letto.
Nella stanza rimaniamo ancora una volta solo io e Jaime.
“Jaime, sei davvero convinto?
Non te ne pentirai, poi?”
Lui scuote la testa.
“Io faccio sempre le cose seguendo il cuore e non mi
pento mai. Tu sei sicura?
Ti piaccio abbastanza da portare avanti questa messa in
scena."
“Tu mi piaci più di quello che tu creda.”
Sussurro prima di andare nel mio bunk, sperando che domani non si
ricordi nulla
di quello che gli ho detto.
Mi infilo nel lettino sospirando, domani sarà una
giornata lunga e difficile.
Alle quattro e mezza vengo svegliata da una gentile e
assonnata Yukari.
“Bisogna fare i bagagli.”
Io raccolgo le mie poche cose e le metto in una valigia, i ragazzi
fanno un
gran trambusto alla ricerca di questo o di quell’altro.
Alle cinque il pullman si ferma nel parcheggio
dell’aeroporto ed entriamo insieme al manager e alla
segretaria, trascinandoci
dietro i nostri bagagli. La struttura è grande, pulita e
moderna, mi piace
molto perché è in un certo senso accogliente, ti
invita a cambiare vita.
Facciamo il check-in e ci sbarazziamo dei bagagli, poi
entriamo nella zona duty-free e facciamo un breve giro per i negozi.
Alle sei e
mezza chiamano il nostro volo, mostriamo il biglietto alla hostess e
finalmente
saliamo sul velivolo. Io sono seduta tra Jaime e Mike che si mette
immediatamente a dormire, la testa appoggiata al finestrino.
Jaime invece ha un’aria stanca, ma sorride lo stesso.
“Pronta per la grande avventura?”
“Prontissima, o almeno credo. È la prima volta che
vado a sposarmi.”
“Anche io e sono eccitato e spaventato, ma so che sto facendo
la cosa giusta.”
“Io me lo auguro, spero che non te ne pentirai tra un
po’ di tempo e mi
maledirai.”
“Non succederà, andrà bene, non ti
lascerò nella merda. Mai.
Ricordatelo.”
“Sì, grazie, Jaime.”
“Di nulla.”
ll volo decolla tranquillamente e atterrà a Miami
un’ora dopo, con gentilezza
sveglio Mike che mugugna qualcosa, ma alla fine si alza. Prendiamo il
bagaglio
a mano e poi usciamo dall’aere, il sole è
accecante, tanto che alzo una mano
per proteggermi gli occhi.
Andiamo verso l’aeroporto, recuperiamo i bagagli e poi
chiamiamo un taxi. Io guardo incantata il caos della grande
città e mi dispiace
quando la vettura si ferma davanti a un lussuoso hotel.
“Staremo qui?”
“Sì.”
Mi risponde semplicemente Jaime, mi scorta all’interno mentre
un fattorino si
occupa delle nostre valigie, il lusso della hall mi toglie il fiato.
Non ho mai
visto un posto del genere, ci sono pavimenti di marmo, lampadari di
cristallo e
quelle che sembrano comodissime poltroncine rosse di raso.
Casa mia era poverissima e il posto in cui ho vissuto in
questi cinque anni era praticamente una topaia che dividevo anche con
ragni,
topi e ogni genere di insetto.
Rimango a bocca aperta e solo una leggera scossa di Jaime
mi fa tornare in me, il manager ci sta tendendo la tessera magnetica di
una
camera.
“Visto che state per sposarvi dividerete la camera, io
porto i documenti al comune di Miami. Per favore non uscite, di sicuro
ci sarà
altra carta da compilare.
In giornata, comunque, dovrebbero esserci le
pubblicazioni e tra tre giorni vi sposerete. Jaime hai un abito
elegante?”
Lui scuote la testa.
“I miei abiti eleganti sono a San Diego.”
“Te lo andrai a prendere e sono sicuro che Yukari
sarà felice di accompagnarti
a fare shopping.”
L’uomo se ne va e Jaime si dirige verso
l’ascensore, io mi affretto a seguirlo
sentendomi a disagio nella mia maglia e nei miei jeans senza nessuna
pretesa.
“Kami, non sono mai stata in un luogo come questo.”
“Così lussuoso?”
“Esatto.”
“Se sei a disagio non ti devi preoccupare, lo sono anche io.
Non mi sono ancora
abituato.”
“Davvero?”
“Sì.”
Lui mi dona una dei suoi sorrisi splendenti mentre la porta
dell’ascensore si
apre su un elegante corridoio in parquet. Usciamo e Jaime cammina fino
a una
stanza, apre la porta e io mi trovo davanti a una grande stanza con due
locali,
con un letto ciascuno.
“Se non vuoi, io posso dormire in un letto e tu in un
altro.”
Io non so cosa rispondere, una parte di me vorrebbe sapere cosa si
prova a
stare abbracciata al suo corpo, l’altra è troppo
timida per chiederglielo.
“Ok, ci penserò.”
Inizio a disfare le valigie riponendo i miei abiti nel grande armadio
della
prima camera, rossa come una ragazzina.
Ho appena finito e sono seduta sul letto pensando se
concedermi o meno un sonnellino quando il manager entra nella stanza.
“Buongiorno, ragazzi.
Altra carta da compilare, sono le ultime cose, poi avremo
le benedette pubblicazioni.”
Io e Jaime compiliamo e firmiamo dove ci viene detto di firmare e
compilare e
poi l’uomo se ne va, lasciandoci di nuovo da soli.
Lui si sdraia sul grande letto matrimoniale della seconda
camera, io esco in terrazza e mi fumo una sigaretta guardando il mare e
chiedendomi quali saranno i risultati di questa follia.
Forse un matrimonio felice e strano, forse due estranei
arrabbiati e legati da una promessa che non possono sciogliere se non
dopo un
certo periodo di tempo.
Io spero tanto che sia la prima, ma nessuno mi assicura
che sarà invece la seconda.
Rientro e guardo Jaime che sembra così rilassato mentre
fa zapping e lo invidio, forse lui è così
perché è impulsivo e non si cura
molto delle conseguenze delle sue azioni, io invece mi faccio mille
pare e
analizzo la situazione da ogni angolatura anche quelle impossibili o
insensate.
“Ehi, Tamao. Ti va di venire qui?”
Mi tolgo le scarpe e salgo sul letto mettendomi vicino, ma non troppo a
lui, il
suo braccio scatta e mi trascina sul suo petto.
“Ti da fastidio?”
“No, va bene.
Tra poco ci sposeremo, no?”
“Sì. Ed è curioso come io mi senta
stranamente libero,
sono io che ho deciso di sposarmi e con chi, senza sentirmi obbligato
dal fatto
che il matrimonio deve essere per forza essere il risultato di una
lunga
relazione.”
“Non amavi la tua ragazza?”
“Sì, l’amavo e forse l’amo
ancora.”
Rimane un attimo in silenzio.
“Solo che c’era una specie di routine tra di noi.
Ci
siamo conosciuti che andavamo al liceo, allora ero solo un ragazzino
che
suonava il basso come hobby e non aveva idea di cosa fare nella vita.
Avevo la
testa piena di musica e basta, non avevo piani B sufficientemente
organizzati,
i miei insegnanti me lo dicevano sempre.
Poi ho incontrato Tony e poi Vic e Mike e la mia vita è
cambiata. Ci sono stati i cd registrati, i tour e lei mi aspettava
sempre.
Quando tornavo facevamo sempre le stesse cose, un po’ per
rassicurare lei, un
po’ per rassicurare me. Diciamo che mi piaceva avere un porto
sicuro quando
tornavo a casa, lei mi aveva conosciuto prima della fama e mi era
rimasta
accanto, nonostante i cambiamenti e i sacrifici che aveva dovuto
sopportare,
sentivo di doverle un po’ di routine.
Ma forse, alla lunga, senza nemmeno che me ne accorgessi
la cosa mi aveva stancato, ma non riuscivo a dargli un taglio. Non sono
un tipo
coraggioso.”
Io faccio per ribattere che è molto coraggioso a sposare una
ragazza che conosce
appena solo per proteggerla, ma lui mi precede.
“Sono impulsivo, non coraggioso.
Ho scelto di sposarti perché sono impulsivo e le cose le
faccio senza pensarci a sufficienza, non sono pentito però.
Mi va bene così.
Una parte di me spera che Jessica possa perdonarmi, ma
l’altra sa che non lo farà mai, che le ho inferto
una ferita abbastanza
profonda.”
Il rumore della porta che si apre mi fa trasalire, Tony è
entrato in camera e
ci sta guardando con un misto di curiosità e timidezza.
“Volevo avvisarvi che è pronto il pranzo, non
avevo idea
di interrompere qualcosa.
Scusatemi.”
“Tartaruga scema, stavamo solo parlando.
Arriviamo subito.”
Io scendo dal letto e scappo in bagno, mi siedo sul water e mi prendo
la testa
tra le mani, sono talmente imbarazzata che rimarrei qui fino alla fine
dell’eternità se non avessi
l’Immigrazione alle calcagna.
Un lieve bussare mi distrae dai miei pensieri: è Tony.
“Scusa, Tamao. Non volevo metterti in imbarazzo.
Vieni a mangiare?”
Io mugugno qualcosa di indefinito.
“Su, non stavate facendo nulla di male. Sono solo io che
ho fatto il cretino, scusami.”
“Va bene.”
Mi alzo dal water e lo seguo fuori dalla stanza di Jaime e poi
giù fino alla
sala da pranzo, che – se possibile- è ancora
più lussuosa della hall. Mi fermo
un attimo imbambolata, ma Tony mi fa cenno di muovermi e raggiungere il
tavolo
della band, in effetti sono tutti lì, manager compreso.
“Oggi pomeriggio dovrebbero mettere le pubblicazioni, tra
tre giorni vi sposate.”
“Oh, wow! E dopo?"
"E dopo ti sistemerò con l’Immigrazione, essendo
moglie di
Jaime rimarrai e sarai a posto.
Mangiamo, ho una fame assurda, ho corso tutta la mattina
per far muovere il culo a quei burocrati.”
“Mi dispiace di causarle tanto disagio.”
“Non ti devi preoccupare, sono il manager di quattro
rockstar, sono abituato a
questo e altro, per fortuna questi non hanno problemi con la
giustizia.”
“Non parlare di noi come se non ci fossimo.”
Lo rimbecca divertito Vic.
“Ho detto a Erin, Alysha e Danielle di raggiungerci, ho
fatto male?”
“L’hai già fatto, perché me
lo chiedi adesso?”
L’uomo scuote la testa.
“Non c’è niente di male, comunque.
Almeno ci sarà
qualcuno al matrimonio.”
Yukari arriva con dell’insalata per me e poi un cameriere
ci serve del riso ai funghi.
Wow! Da me i funghi sono un cibo raro, da mangiare nelle
grandi occasioni, ma forse questa lo è.
È veramente ottimo e lo è anche il secondo, un
arrosto
superbo.
Finito il pranzo io e Jaime andiamo nella camera di Vic e
ci guardiamo insieme un film, divertendoci molto.
È come avere degli amici o forse loro sono davvero miei
amici.
Alle quattro qualcuno bussa alla camera: è il manager.
“Forza, venite!”
Ci incita nervoso.
“Cosa succede?”
Lui non dice nulla e prende una delle macchine dell’hotel,
dicendo a Yukari di
prenderne un’altra e il gruppo si divide. L’uomo
guida veloce nel traffico di
Miami, imprecano, sbuffando e suonando il clacson a più non
posso.
Finalmente si ferma davanti a un edificio bianco
dall’aria imponente e ci fa cenno di scendere, noi lo
seguiamo e in una bacheca
appena fuori dalla porta leggo qualcosa che mi fa mancare il fiato per
un
minuto.
Sono annunciate le nozze di Tamao Ishida e Jaime Alberto
Preciado.
Succederà davvero e anche se non è proprio un
matrimonio
d’amore sono felice come non lo sono mai stata.
Nei miei occhi si accendono mille stelle e dubito che
qualcuno le potrà spegnere tanto facilmente.
Angolo di Layla
Ringrazio Nico_Ackerman per la
recensione, spero che ti piaccia^^
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Capitolo 5 *** 4) A ritmo di reggae ***
4)
A ritmo di reggae
Tamao p.o.v.
E così mi sposo davvero, tra tre giorni sarò la
signora
Preciado.
Tamao Preciado suona benissimo alle mie orecchie.
Sono tutti in un silenzio stupito, Yukari è la prima a
riprendersi e lancia un urlo, abbraccia me e Jaime e ci fa le sue
congratulazioni.
Il suo gesto sembra risvegliare anche gli altri.
“Non avrei mai pensato che Jaime mi battesse sul tempo,
dato che sono il più vecchio, ma complimenti,
ragazzi.”
Esclama Vic stringendoci le mani.
“Ah, Hime-Time!! Tu e i tuoi piedi puzzolenti ce
l’avete
fatta a portare qualcuno all’altare!”
Mike ci abbraccia entrambi.
“I miei piedi non puzzano.”
“Seh, lo sappiamo tutti che dopo un po’ in tour
diventano un problema.”
“Sono felice per voi, ragazzi.”
Tony è il più misurato, ma ci riserva un
sorrisone che accende il suo volto di
una luce speciale.
All’improvviso sento qualcosa di umido sulle guance, me
le tocco e scopro che sono lacrime.
Dopo anni di lacrime amare sto piangendo di gioia, sono
letteralmente sopraffatta da tutte queste emozioni positive che non so
come
gestirle.
“Ehi, ma stai piangendo!”
Nota stupito Jaime, io mi asciugo le lacrime che mi sono
sfuggite.
“Sono lacrime di gioia, Jaime-kun. Sono davvero felice.
Davvero.
Sono felice.”
Sento il bisogno di ripeterlo tante volte per crederci sul serio anche
io, non
avrei mai creduto possibile che la felicità benedisse un
po’ anche me.
“Oh, va tutto bene, allora.”
“Adesso cosa facciamo?”
“Domani si va a fare shopping, non avete i vestiti
adatti.”
Sentenzia Yukari.
“Anche noi dobbiamo metterci eleganti?”
Chiede Vic.
“Sarebbe meglio.”
Lui sospira.
“Va bene. Domani si va a prendere un abito adatto,
qualcosa di italiano magari.
Io mi occupo di loro, tu occupati di Tamao.”
“Agli ordini, zio Vic.”
Ride lei.
“Adesso andiamo a festeggiare con un aperitivo.”
“Non esagerate.”
È la debole risposta del manager.
“Venga anche lei, ha l’aria di uno che ne ha
bisogno.”
“In effetti un bel prosecco italiano sarebbe gradito dopo
questa giornata.”
“Non finirò mai di ringraziarla.”
Dico con voce umile.
“L’importante è che dopo questa
faticaccia siate felici.”
“Lo spero anche io.”
Ci allontaniamo dal municipio di Miami e ce ne andiamo in un bar,
ordinano
tutti del prosecco, io rimango in silenzio.
“Tu non vuoi nulla, Tamao?”
Mi chiede Jaime.
“Non ho mai provato un prosecco, non so nemmeno come
sia.”
“È buono, non ti devi preoccupare.”
Alla fine lo ordino anche io e mi viene portato un calice
pieno di un liquido chiaro e frizzante.
“A Jaime e Tamao.”
Vic è il primo ad alzare il suo calice, tutti lo imitano e
facciamo
allegramente scontrare i bicchieri, per poi bere. È alcolico
ovviamente, ma è
buono e lo bevo volentieri.
Sorrido a Jaime che mi ricambia.
“Cosa farete dopo la fine del tour?
Andrete in viaggio di nozze?”
“Non lo so.”
“Venite a Londra da me e poi posso prestarvi per un
po’ la mia casa vacanze a
Brighton, vi piacerà.
Beh, a Tamao piacerà di sicuro.”
“Com’è?”
“Sorpresa, se lo sanno che gusto c’è ad
andarci?”
“Ragionamento impeccabile.”
Commenta Mike.
Continuiamo a parlare per un po’, poi io decido che
è
arrivato il momento di una sigaretta e mi alzo dal tavolo. Esco e mi
accendo
l’agognata sigaretta, ancora stordita dagli eventi della
giornata.
Poco dopo la porta del locale si apre e Yukari esce con
una sigaretta dietro l’orecchio e un accendino in mano.
“Ciao, sono venuto a farti compagnia.”
“Grazie.”
Si accende la sua sigaretta e inala il primo tiro con piacere.
“Ah, fanno male alla salute, ma sono tanto buone.”
Poi mi guarda e mi sento nuda sotto il suo sguardo scuro, gli occhiali
rendono
ancora più grandi i suoi occhi.
“Tutto bene, Tamao?”
“Sono frastornata. Non mi aspettavo che avvenisse tutto
così alla svelta, lo so
che non c’è tempo da perdere e che abbiamo alle
calcagna l’Immigrazione, ma lo
stesso mi sento travolta dagli eventi.
Credo di amare Jaime, ma lui mi ama sul serio?
Voglio dire, lui mi ha detto che è un impulsivo, ma una
volta che l’impulso verrà meno cosa
succederà?
Si pentirà di avermi sposata?
Vorrà tornare da Jessica o vorrà rimanere con me?
Riuscirò a farlo innamorare almeno un pochino di
me?”
“Lui non ti abbandonerà e se vorrà
tornare da Jess lo farà dopo che si sarà
assicurato che la tua cittadinanza sia valida. Non penso che
tornerà da lei,
comunque, lei non lo rivorrebbe.
Insomma, pensava di sposarlo e si vede soppiantare da una
sconosciuta, scusa la definizione, nessuna donna vorrebbe tornare con
un uomo
che le fa un simile torto.
Puoi sempre provare a farlo innamorare di te, magari il
vostro amore è stato deciso dal fato.”
“Non lo so.”
“Goditi il momento, non farti troppe domande. Dai il meglio
di te e vedi come
va a finire, non ha senso torturarsi su come andrà.
Sappi solo che lui non ti mollerà facilmente, credimi. Io
lo conosco da molto tempo e, anche se è un impulsivo, sa
quando non deve fare
il coglione e questa è una di quelle volte.”
Io annuisco, poco dopo esce anche Mike.
“Ah, siete qui. Pensavo foste scappate, la vostra
sigaretta è durata
un’eternità.”
“No, stiamo arrivando.”
Rientriamo, Jaime mi sembra piuttosto preoccupato.
“Sto bene, Jaime-kun.”
Mi sento in dovere di dire e lui annuisce sollevato.
“Pensavo vi fosse successo qualcosa.”
“In pieno centro quando è affollatissimo?
Impossibile, avresti sentito le
urla.”
“Sì, Yukari avrebbe urlato come
un’aquila.”
Ridacchia Vic.
“Un giorno mi ruberà il mestiere con i suoi
acuti.”
Lei arrossisce.
“Non oserei mai.”
Vic ride e la vicenda è risolta.
Dopo la cena in hotel, i ragazzi vogliono uscire.
Mike ha già fatto una ricognizione e dice che
c’è un
locale sulla spiaggia in cui suonano raggae e che sarebbe figo andarci.
“Va bene.”
Finiscono per arrendersi tutti e la mia amica mi segue in camera di
Jaime per
vedere cosa posso indossare.
Proprio mentre siamo davanti all’armadio le squilla il
cellulare e lei risponde.
“Pronto?”
Pausa.
“Ciao, Lee. Siamo a Miami, Jaime si sposa.”
Altra pausa.
“Con una ragazza di nome Tamao, è davvero una
brava
ragazza.
Ah, siete in Florida e volete raggiungerci?
Non c’è problema credo, si sposeranno tra tre
giorni.
Venite vestiti eleganti, mi raccomando.
Allora ci vediamo tra tre giorni.”
Altra pausa.
“Certo che puoi chiamarmi anche prima per le indicazioni
e il resto, scemo.
Ti voglio bene, Lee.”
Chiude la chiamata.
“È il mio amico Lee Malia, è il
chitarrista dei Bring Me
The Horizon, penso che ci saranno anche loro al tuo
matrimonio.”
“Oh, figo.”
“Già, pensiamo al tuo vestito adesso.”
“Pensi che ai ragazzi andrà bene?”
Yukari mi rivolge un’occhiata curiosa.
“Sì, non penso faranno problemi,
d’altronde hanno
invitato anche le loro ragazze.”
“Vero, come sono?”
Le chiedo mentre fruga nel mio armadio.
“Simpatiche, non ti devi preoccupare.
Ah, eccolo qui!”
Esclama, mentre tira fuori un semplicissimo vestito rosso con delle
spalline.
“Va bene.”
Mi cambio e indosso un paio di sandali che ho comprato qualche giorno
fa su sua
insistenza, poi lei sparisce a cambiarsi ed entra Jaime.
“Wow, stai benissimo!”
“Grazie, ci saranno altri invitati al nostro
matrimonio.”
Dico esitante.
“Chi?
Lui sembra sorpreso.
“Amici di Yukari, i Bring Me The Horizon.”
“Va bene, sono tipi simpatici.”
Lui va in camera sua e poco dopo esce cambiato, pronto
per uscire e divertirsi, mi prende per mano – causando un
aumento del mio
battito cardiaco – e andiamo nella hall.
Ci stanno tutti aspettando, Yukari indossa un abito viola
e chiacchiera amabilmente con Tony.
“Ben arrivati.
Forza, andiamo.”
Mike fa in modo che tutti lo seguano fuori dall’hotel e
chiama un paio di taxi, dato che il lungomare è distante da
dove siamo noi.
Io salgo con Jaime e Tony, parliamo un po’ del tour e
delle prossime date, poi il discorso scivola sul matrimonio, immagino
sia
inevitabile.
“Domani dovremo compare degli abiti eleganti.”
“Sì, o Yukari
ci mangerà vivi.
Anche tu devi comprarlo Tamao.”
“Lo so e non so cosa scegliere.”
“Fatti guidare da Yukari, lei sa sempre tutto.
È una specie di generale in gonnella, saprà darti
dei
buoni consigli.”
“Lo spero, Tony-kun.
Le spose devono essere belle nel giorno del loro
matrimonio.”
“Sarai bellissima.”
Aggiunge con calore Jaime, io mi mordo la lingua per non chiedergli se
è ancora
convinto di questa storia, non voglio stressarlo e passare per
un’insicura
cronica.
Abbiamo scelto liberamente o almeno lui lo ha fatto, io
non gli ho fatto alcuna pressione. Se lui pensa che possa essere un
cambiamento
positivo nella sua vita, io non lo disturberò con le mie
paranoie.
Mi piace come tutti parlino bene e siano affezionati a
Yukari anche quando lei non è la tipica ragazza giapponese
sottomessa, ma una
tosta.
Il taxi si ferma e usciamo tutti e tre, trovandoci
davanti a un gruppo di ragazze e ragazzine che si fiondano sui miei
amici, loro
sorridono, firmano autografi e scattano foto con loro.
“Chi è?”
Chiede curiosa una ragazzina asiatica indicandomi.
“Lo scoprirai presto.”
Le dice dolcemente Jaime, per poi prenderle i polsi, aggrottare le
sopracciglia
e disegnarci sopra una farfalla.
“A ogni taglio la farfalla muore, per ogni giorno che
rimarrai pulita la farfalla sarà felice.”
Lei annuisce commossa, io le scrivo qualcosa in giapponese e le disegno
una
gru, lei lo legge e si illumina.
“Grazie mille.”
“Cosa le hai scritto?”
Mi chiede curioso Tony.
“Speranza.”
“Bello.”
Finalmente entriamo nel locale, Vic, Yukari e Mike sono già
seduti con dei
cocktail colorati decorati con della frutta, ce ne sono tre anche per
noi.
“Scusate, c’erano delle fan.”
Si siedono, nel locale suonano una musica calma e rilassata.
“Bob Marley.”
Dico sottovoce.
“Lo conosci?”
“Era il cantante preferito di mia madre. Cosa sono
questi?”
“La specialità della casa, il tuo è
analcolico.”
Lo bevo e in effetti c’è del succo tropicale.
“Buono.”
“Le avete incontrate anche voi?”
“Certo.”
“Jaime ha disegnato una farfalla su una ragazza.”
“Il solito tenerone.”
Vic mi prende i polsi e solleva i braccialetti.
“Lo sapevo, tu sei forte.”
“Non come pensi. Ci ho pensato anche io tante volte, il
suicidio sembrava
l’unica via di fuga, è un miracolo che io ce
l’abbia fatta a scappare.”
“Cosa succede a chi non ce la fa?”
“Vuoi davvero saperlo?”
Mike rimane un attimo in silenzio.
“Sì.”
“Vengono picchiate o uccise, il più delle volte
picchiate a morte dopo essere
state violentate.”
“È orribile.”
“Non pensarci, io sono qui.”
Beviamo tutti.
“Che bel posto.”
Mi guardo attorno per spezzare la tensione, le pareti sono dipinte di
rosso,
giallo, verde e una è
aperta su una
grande terrazza, siamo seduti su vecchie scatole di sigari cubani.
“Mike ha fiuto.”
“Com’è la tua ragazza,
Mike-kun?”
Lui estrae il cellulare e mi mostra una ragazza bionda, magra e
bellissima.
“È una modella, si chiama Alysha e penso sia
quella
giusta, forse.”
“Finalmente lo ammette.”
Il tono di Vic è divertito.
“Con noi non l’avrebbe mai fatto, hai fatto un
miracolo
Tamao.”
Io arrossisco come Mike, che borbotta qualcosa contro suo fratello.
“E la tua ragazza, Vic-kun?”
Mi mostra una ragazza dai capelli rossicci.
“Si chiama Danielle e la amo, è sempre
così paziente con
me.”
“E tu, Tony-kun?”
Mi mostra l’immagine di una ragazza bruna.
“Si chiama Erin.”
Mi dice semplicemente, ma ha un sorriso che gli va da un
orecchio all’altro, si vede che la ama.
Ho chiesto loro delle loro ragazze per farmi un’idea di
come fossero e – a parte Alysha che mi intimorisce
– sembrano tutte a posto.
“E i tuoi amici, Yukari?”
“Oh, loro.”
Mi mostra una foto in cui ci sono cinque ragazzi: uno alto, magrissimo,
pieno
di tatuaggi e con i capelli castani lunghi fino alle spalle.
"Lui è Oliver Sykes, ma puoi chiamarlo Oli.”
Poi c’è un ragazzo dai capelli corti e gli occhi
chiari.
“Lui è Jordan Fish.”
Un ragazzo biondo con il ciuffo lungo.
“Matt Kean.”
Un ragazzo dai capelli castani lunghetti e tirati indietro, tatuato,
con due
dilatatori.
“Matt Nicholls.”
E poi un ragazzo basso, un po’ tarchiato, con il volto
delicato e dei capelli
lunghi fino alle spalle e un capellino di lana.
“E poi c’è Lee Malia, un orsacchiotto
umano. È uno dei
miei migliori amici.”
“Fighi.”
“Fanno un po’paura, ma sono le persone
più buone del mondo. Solo Oli è un po’
lunatico, ma da quando si è sposato è un
po’ meno sclerotico.”
Vic ride davanti alla mia espressione smarrita.
“Tamao, non ti devi preoccupare. È gente a posto,
davvero.”
“Se sono amici di Yukari lo saranno.”
“Ecco, andiamo a ballare.”
Jaime mi prende per mano, al tavolo stanno litigando con chi
dovrà ballare per
prima Yukari.
La musica lenta ispira a stare vicini e io mi trovo
stretta contro il petto di Jaime, la cosa mi fa molto piacere, amo il
suo
corpo, il che è una buona cosa, visto che dovrò
sposarlo.
Ci muoviamo a tempo con la musica e sento che le mie
preoccupazioni se ne vanno, lui mi fa quest’effetto e non so
perché. Forse è
quello che ti fa l’anima gemella o forse no, ma spero di
sì.
Spero che un giorno ricambierà i sentimenti, è un
tale
mistero questo ragazzo!
Un mistero che mi intriga e che vorrei scoprire, meglio
delle piramidi d’Egitto o della perduta Atlantide.
“Stai bene?”
Mi chiede Jaime.
“Sì, sto bene. Mi piace questo posto e poi il
cocktail
era davvero buono, grazie per viziarmi così.”
“Cerchiamo di farti abituare al nostro stile di vita,
immagino che tu non sia
mai uscita molto.”
“No, ma non voglio pensarci. Balliamo.”
Riprendiamo a ballare tranquillamente, poco dopo vediamo Mike ballare
con
Yukari, mentre Vic e Tony se ne stanno imbronciati al tavolo.
“Io devo andare in bagno.”
Il tono di Jaime è dispiaciuto.
“Vai, io inviterò Vic o Tony a ballare, mi
sembrano
dispiaciuti.”
“Va bene.”
Mi riaccompagna al tavolo e poi se ne va verso i bagni.
“Qualcuno vuole ballare con me?”
Tony e Vic si scambiano un’occhiata, poi è Tony ad
alzarsi.
“Vengo io, il vecchietto aspetta Yukari.”
“Va bene.”
Torniamo in pista e lui mi tiene meno stretta rispetto a Jaime e cerca
di stare
quasi a distanza.
“Tutto bene, Tony-kun?”
“Sì, immagino di sì. Mi fa strano
sapere che Jaime si sposerà con una ragazza
che non sia Jessica.”
“Mi dispiace.”
“No, non è che tu non sia ok, è che
è strano.”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“Tu ami Jaime?”
Mentire o dire la verità?
Ma a che scopo mentire?
Vivrò con questi ragazzi ancora per molto tempo e
lentamente stanno diventando la mia seconda famiglia.
“Sì, lo amo. Lui non mi ama, però e lo
so benissimo.”
“Magari con il tempo ti amerà.”
“Perché lo ha fatto?”
“Gli ricordi una sua cugina che è venuta qui per
scappare da un brutto tipo con
cui stava, ma è stata rimandata indietro e da allora non si
hanno sue notizie,
pensano tutti che sia morta.”
“Capisco.”
Dopo questa confessione passo la serata ballando con Jaime e con i
ragazzi fino
a quando Vic non fa sentire la sua autorità e dice che
è arrivato il momento di
andare in hotel.
Domani sarà una giornata stressante e bisogna essere
riposati e poi Mike inizia a diventare alticcio, ha bevuto troppi
cocktail.
Durante il viaggio di ritorno sale sullo stesso taxi di
me e Jaime e non fa che rappare per tutto il tempo, innervosendo il
taxista,
che ho il sospetto si sia poi vendicato facendoci pagare un extra per
la corsa.
“Mike, non devi bere così.”
“Jaime, zitto! Strascichi le parole.”
“Vero, ma mi so ancora controllare.”
“Vedremo stanotte.”
Jaime risponde con una gomitata allo sterno al
batterista, io divento rossa come un peperone.
“Non dargli retta, è solo ubriaco.”
Saliamo alle nostre camere, Mike si allontana verso la sua ondeggiando,
il
passo di Jaime invece è ancora tranquillo, dritto come un
fuso.
Apre la porta e mi fa cenno di entrare, io annuisco.
Sono un po’ nervosa, ma lui se ne va in bagno e io ne
approfitto per uscire in terrazza a fumare. Il nostro albergo
è in centro, ma
la terrazza dà sul mare, che non è altro che una
piatta distesa scura e vedo il
movimento del lungomare.
Coppie, amici, solitari, qualche sparuta famigliola con
bambino a seguito.
Passeggiano tutti, alcuni tranquillamente, altri gridando
e schiamazzando, urla felici, urla tristi, c’è di
tutto.
Dopo un’adolescenza passata nella campagna giapponese e
poi chiusa in una topaia della grande mela sto finalmente vedendo il
mondo e
non mi dispiace.
Angolo di Layla
Grazie mille a Nico_Ackerman per
la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia.
Questa è Tamao.
Questa è Yukari.
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Capitolo 6 *** 5)Belle come fiori di sakura. ***
5)Belle come fiori di
sakura.
Tamao p.o.v.
Ci sono momenti decisamente imbarazzanti e questo è uno
di questi.
Dove dormirò stanotte?
Con Jaime o da sola?
Lui si è già steso sul grande letto matrimoniale
e sta
guardando la televisione, io mi sdraio accanto a lui, nervosa. La tv
trasmette
una partita di calcio e lui la segue con interesse, io però
ho una domanda che
mi brucia sul fondo della gola, come un fuoco che non si riesce a
spegnere.
“Jaime.”
“Sì, Tamao?”
“Perché lo fai?”
“Fai cosa?”
“Perché hai deciso di sposarmi?”
“Perché non volevo che tu morissi.”
“Mi conosci appena e potevo benissimo sposare uno dei
tecnici.”
“Loro non sono protetti e non ti avrebbero prestato
abbastanza attenzione.”
Io rimango un attimo in silenzio.
“Penso che un matrimonio – vero o finto –
si debba basare
sulla verità, quindi, per favore, potresti dirmi il vero
motivo?”
“Pensi che ne sia uno?”
“Sì, credo di sì.”
Lui sospira e si muove a disagio sui cuscini, non ha molta voglia di
parlare,
ma credo che sappia che deve farlo per una sorta di correttezza nei
miei
confronti.
“Sì, ce n’è uno.
Avevo una cugina che si chiamava Rosa, abitava a Tijuana,
aveva circa la mia età e gli ero molto affezionato. Un
giorno iniziò a
frequentare brutte compagnie e si fidanzò con un ragazzo che
la picchiava.
Oh, lei lo negò per un sacco di tempo! Diceva sempre che
era caduta e palle del genere, non riuscivamo a toglierla
dall’influenza di
quel bastardo, fino a che un giorno non esagerò.
La picchiò così tanto che rischiò di
finire in coma, non
poteva più ignorare il problema, ma non voleva denunciarlo.
Aveva paura che
l’avrebbe ammazzata, allora le dissi di venire da me, contavo
di trovarle un
lavoro e farla rimanere.
Non ci riuscimmo, non in tempo e quelli dell’Immigrazione
ci piombarono addosso come falchi, quando di solito non sono
così fiscali.
Avevano avuto una soffiata da oltre il confine e sapevo chi era stato,
lei non
voleva andarsene, continuava a urlarlo.
Sputava pezzi della sua storia, mentre quelli la
caricavano su una macchina che l’avrebbe riportata in
Messico, non ascoltarono
una parola.
Urlavo anche io e urlava mia madre, è un miracolo che non
li abbia pestati, ma non servì a nulla, portarono via Rosa
perché lei non era
in regola.
Non potevano esistere eccezioni.
Non ho più saputo nulla di lei, nessuno ne ha più
saputo
nulla, probabilmente lui l’ha uccisa e sepolta nel deserto o
qualcosa del
genere.
Quando ho sentito la tua storia ho pensato che non potevo
fare due volte lo stesso errore, questa volta sono ricco e famoso e non
sono
solo un ragazzino arrabbiato.
Questa volta posso fare la differenza e poi, non lo so,
tu hai qualcosa negli occhi che mi ha spinto a non abbandonarti e a
rischiare
così tanto per te.
Non so cosa sia, un misto di forza e debolezza.
Ho letto nei tuoi occhi la determinazione a non tornare
lì e sapevo che se non ci fosse stato un modo di rimanere
negli Stati Uniti ti
saresti uccisa. Eri stanca di essere sfruttata, volevi decidere tu del
tuo
destino e io non potevo permettere che tu facessi una cosa del genere.
Ucciderti, intendo, non se c’era un altro modo e
c’è.
Io posso fare la differenza, nessuno mi ridarà mai
indietro Rosa o punirà quel criminale, ma non
lascerò che tu faccia la sua
stessa fine.”
“Jaime, mi dispiace.”
Dico semplicemente, prendendogli una mano e accarezzandola.
“Mi dispiace per tua cugina, nessuna donna si merita di
morire così e mi dispiace che quelli
dell’Immigrazione non ti abbiano dato
retta. È stato disumano.
Ti sono grata per avermi salvata e non so come farò a
ripagare
il mio debito."
“Stammi accanto, per adesso basta.”
“Tu non mi ami.”
“No, ma non mi piace stare solo.”
Ammette con fatica.
“La prima volta che ti ho visto ho pensato che eri
davvero carina, anche se indossavi quel vecchio vestito e avevi i
capelli bagnati
come un pulcino.
Ho sentito qualcosa che mi spingeva verso di te.
Non ho mai tradito Jessica, le occasioni non mi sono
mancate, ma forse era destino che finissimo insieme vista
l’attrazione che ho
provato per te.
So che non basta per l’amore, ma stiamo a vedere.
Si sono accorti tutti che per te io provo qualcosa, ma
sono troppo buoni per venirmelo a dire e non so nemmeno io
perché ti dica
queste cose.
Forse perché si cerca di razionalizzare tutto.”
“Lo sai che finito il tempo necessario per rendere valido il
mio matrimonio e
non farmi togliere la cittadinanza potrai lasciarmi.”
“Lo so e non so cosa farò quando
arriverà quel momento, quindi non pensiamoci.”
“Va bene.”
Lui si stiracchia e sbadiglia, la partita è finita e
spegne la televisione, lasciando che il silenzio si spanda per la
camera. Io mi
alzo ed esco a fumare nervosa, il fumo era l’unica via di
fuga che mi era
concessa durante la mia prigionia e il vizio mi è rimasto.
Poco dopo anche Jaime mi raggiunge.
“Fa male.”
“La vita fa male, fa più male di cento di queste
cose.”
Alzo la mano con la sigaretta.
“Perché la pensi così?
La vita può essere piena di cose belle.”
“Immagino di sì, ma al momento non riesco a
concepire come. I miei mi hanno
venduta a quindici anni, come si venderebbe una mucca, per far studiare
quel
cretino di Shinji, sono stata dieci anni prigioniera con ragazze che
parlavano
solo cinese e con la costante paura che il guardiano decidesse di
violentare me
la sera.
Al momento vedo tanto buio, solo da quando vi ho
incontrato ho iniziato a pensare di nuovo che la vita potesse essere
bella. Mi
avete dato più affetto voi in un mese che i miei in quindici
anni di vita, il
che è buffo in modo, come si dice?”
Ci penso un attimo, pur avendo imparato abbastanza bene
l’inglese ogni tanto
qualche parola mi scappa.
“In modo tragico.”
Concludo
“Dei perfetti estranei mi hanno voluto più bene
della mia
famiglia biologica.”
“Aspetta di incontrare i miei, ti faranno sentire subito a
casa.”
“O penseranno che sia un’approfittatrice.”
“Non lo faranno mai.”
Io spengo la mia sigaretta e gli sorrido in modo amaro.
“Amo la tua visione positiva e a volte un
po’ingenua
della vita.”
Lui appoggia le mani sulle mie spalle e mi spinge delicatamente dentro.
“Dormi con me?”
“Va bene.”
“Non ti toccherò, non farò nulla che tu
non voglia, io non sono quel guardiano
che tanto temevi.”
“Se ci provassi ti darei un calcio nei coglioni.”
“Eccola, la mia tigre.”
Ci sdraiamo sul letto, ognuno dalla sua parte del letto matrimoniale,
ma mi
sento sola.
“Jaime?”
Chiedo al buio.
“Dimmi.”
“Mi abbracceresti?
Mi sento sola.”
“Va bene.”
“Non mettere le mani in posti dove non devi.”
“Agli ordini.”
Rimango un attimo in silenzio.
“Jaime.”
“Dimmi.”
“Se dovessimo rimanere insieme, se in un universo parallelo
ti innamorassi di
me e mi vorresti sul serio come tua moglie potremmo risposarci con
abiti
tradizionali giapponesi?
Sogno le nozze in chimono da quando avevo cinque anni e
mia cugina Yumi si è sposata, era così bella nel
suo chimono.”
“Va bene.”
Dopo di che il sonno ci coglie abbracciati e per la prima volta mi
sento al
sicuro, come se nulla potesse toccarmi o ferirmi tra le sue braccia.
Una
sensazione che non avevo mai provato.
Per anni non ho sognato nulla nei miei brevi sonni tra un
turno e l’altro, ma oggi sogno il mio matrimonio in stile
giapponese con Jaime,
ci sono i Pierce The Veil, altra gente che non conosco e gli amici di
Yukari,
lei è mano nella mano con quello che si chiama Lee.
A interrompere questo sogno arriva il rumore lontano del
telefono, Jaime ha un sonno di pietra e quindi allungo io una mano per
rispondere.
“Buongiorno, signorina.
Sono le otto, l’orario in cui mi è stato detto di
svegliarvi.”
“La ringrazio infinitamente.”
Chiudo la chiamata e scuoto vigorosamente il mio finto ragazzo, che mi
guarda
con aria persa e gli occhi ancora semichiusi.
“Uhm?”
“Ha chiamato la sveglia dell’hotel, è
ora di svegliarsi Jaime-kun.”
Lui si stropiccia gli occhi con le mani e sbadiglia.
“Scusa.”
“Niente, almeno so che hai una gola sana.”
“Sapresti riconoscere una gola sana da una malata?”
“No, è solo una battuta.”
“Inizio a capire le battute solo dopo aver fatto colazione,
posso fare la
doccia per primo?
Ci metto di meno.”
Io annuisco e lui esce dalle coperte offrendomi senza pudore una
visione della
sua schiena muscolosa e del suo fondoschiena. È massiccio,
non magro come Mike.
Ciabatta verso il bagno, non prima di recuperare i
vestiti, poi si chiude la porta alle spalle e sento l’acqua
scorrere. Io vado
verso l’armadio e scelgo di indossare un vestito rosso a
grandi fiori bianchi
tropicali, sarà più comodo quando
dovrò provare i vestiti.
“Ottima scelta!”
Approva il messicano, sorprendendomi.
Indossa un paio di bermuda beige e una maglia verde, che
immagino sia quella della nazionale messicana, ha i capelli ancora
umidi.
“Beh, grazie.”
Entro nel bagno, mi faccio una doccia, indosso il vestito e mi trucco
leggermente, lasciando liberi i miei capelli biondi.
Quando esco lui mi prende per mano e insieme lasciamo la
camera, pronti ad andare a fare colazione insieme al resto della band.
Percorriamo insieme il corridoio e poi le scale, qualche
ospite ci guarda con una strana espressione, quasi disgustata, sembra
chiedersi
cosa ci fanno due ragazzi come noi in un posto tanto di classe.
Jaime risponde sempre con il suo sorriso sereno, io
abbasso gli occhi e mi guardo le unghie dei piedi che spuntano dai
sandali
neri.
Arriviamo nella sala da pranzo e raggiungiamo i nostri
amici, che stanno già mangiando.
“Buongiorno!”
Saluta allegro Mike.
“La colazione non è la stessa se non sei tu a
prepararla.”
“Immagino sarà migliore.”
“Nah, tutt’altro!”
Un cameriere si avvicina e ordiniamo due cappuccini e poi ci alziamo
per andare
per andare a prende le brioches e altre cose. Io prendo un
po’ di burro e una
delle piccole scatole di marmellata e un panino.
Jaime si riempie il vassoio con un po’ di tutto, al
mattino ha sempre fame.
Devo impararlo, una brava moglie nota tutti questi
dettagli senza importanza.
Torniamo al tavolo e mangiamo, Tony intanto mi fa le
felicitazioni da parte di Erin e lo stesso fanno gli altri, a quanto
pare hanno
accettato tutte abbastanza bene la scomparsa di Jessica dalla scena.
Finita la colazione gli occhi di Yukari si accendono di
una luce abbastanza maniacale.
“Molto bene, adesso io e Tamao andiamo a comprare
l’abito. Voi andate a fare lo stesso e vedete di tornare con
qualcosa di
decente.”
“Agli ordini, generale.”
“Non sei spiritoso, Mike. Deve essere tutto perfetto o quasi
e lo sai anche
tu.”
Lui sbuffa.
“Non potrebbero sposarsi vestiti così?”
“Le spose nel giorno del matrimonio devono essere
più belle possibile.”
Esclamo io.
“Come fiori di sakura.”
Completa la frase Yukari.
“Va bene, va bene!”
“Forza, ragazzi. Andiamo.”
Vic spinge tutti fuori e rimaniamo solo io e la mia amica.
“Pronta?”
“Oh, non lo so.”
“Troveremo un abito bellissimo, te lo giuro.”
“Va bene, mi fido.”
Usciamo dall’hotel, prendiamo un taxi e ci dirigiamo verso il
centro, dove ci
sono i negozi e le boutique più eleganti. È un
posto leggermente intimidatorio,
i prezzi sono alti e le vetrine sono eleganti e scintillanti,
sapientemente
decorate per far risaltare la merce.
Yukari guarda senza emozione apparente tutti questi
negozi delle meraviglie, sembra assuefatta a tutto questo.
“Ma non ti piace nulla?”
“Non è questo, è che non ho ancora
visto qualcosa che ti possa stare bene a mio
parere.”
“Sembri abituata a tutto questo.”
“Più o meno, a fine tour vengo in uno di questi
posti e mi compro un vestito
elegante per farmi un regalo e per premiarmi per…”
Non finisce la frase perché un ragazzo le mette le mani
davanti agli occhi, non
è molto alto e ha dei capelli castani lunghi fino alle
spalle, io ridacchio.
“Tamao, chi minchia è?
Non ridere, dimmi chi è.”
“Yukari, non mi riconosci?”
“Lee?”
La sua voce passa dall’arrabbiato allo stupito.
“Centro, Yukari.”
Lui le toglie le mani dagli occhi e lei lo abbraccia
stretto.
“Cazzone, potevi annunciarti in un altro modo!
Mi hai fatto prendere un infarto!”
“Sono appena arrivato insieme agli altri
dall’aeroporto.”
“Come stanno? E dove sono quei debosciati?”
“In hotel a riposarsi e non farti sentire da Oli mentre li
chiami debosciati o
potrebbe decidere che non lavoriamo abbastanza e metterci ai
ferri.”
“Esagerato.”
“Non scherzo, cosa stavate facendo comunque?”
“Cercando l’araba fenice.”
“Ah ah. Divertente.”
Yukari alza gli occhi al cielo.
“Sto cercando un vestito per Tamao e uno per me.
A proposito… Tamao, lui è Lee Malia.”
Lui allunga una mano e io la stringo sorridendo.
“Ciao, sono felice di conoscerti.”
“Anche io, non pensavo che Jaime Preciado avrebbe mai messo
la testa a posto.
E per il vestito, cosa ne dici di questo?”
Indica un vestito senza maniche piuttosto semplice che arriva sopra le
ginocchia, è bianco con dei cerchi neri attorno allo scollo
e una decorazione
di cerchi neri e bianchi a mo’ di cintura appena sotto i
fianchi.
È davvero bello.
“Oddio, è bellissimo!”
Esclamo felice, Yukari dà un’occhiata e annuisce e
poi dà una pacca al suo
amico.
“Lee, che colpo d’occhio! Complimenti!
Non resta che comprarlo, entriamo!”
Yukari apre la porta del negozio e noi due la seguiamo
docili all’interno, immediatamente si fa avanti una commessa
che ci sorride
falsissima, disapprova palesemente i tatuaggi di Lee e della mia amica.
“Buongiorno, posso aiutarvi.”
“Sì, vorremmo acquistare un vestito.”
“Avete già un’idea precisa?”
“Sì.”
Yukari le indica l’abito bianco e con i particolari neri che
c’è in vetrina,
lei annuisce.
“Ottima scelta, sarebbe perfetto per un matrimonio.”
“Ci serve per quello infatti.”
Le sorride Yukari.
“Oh, a chi delle due serve.”
“A me.”
Per la prima volta faccio sentire la mia voce e la donna mi squadra in
modo
professionale, come per capire che taglia possa andarmi meglio.
“Aspettate un attimo.”
Poco dopo torna con un abito della mia taglia.
“La accompagno in camerino.”
Io la seguo nervosa e mi ritrovo in una grande stanza, illuminata da
molti
faretti, con un grande specchio e una tenda nera che lo separa dal
resto del
negozio. Lei mi porge il vestito e io la tiro.
Mi tolgo il mio vestitino da due soldi e mi metto quello
scelto da Lee e quasi svengo, mi sta benissimo!
Sembro una di quelle idol che ammiravo da ragazzina!
“Tamao, sei pronta?”
Io apro la tenda e tutti e due mi guardano ammirati.
“Lee, che occhio! Le hai trovato il vestito perfetto.
Tamao, stai benissimo! Sembri una modella.”
“Sì, signorina le sta benissimo.”
“Bene, lo compriamo.
Adesso tocca a me.
Potrebbe farmi vedere i vestiti azzurro chiaro che
avete?”
Io tiro di nuovo la tenda, mi tolgo il mio vestito dei
sogni e mi rimetto quello di tutti i giorni, lo porgo alla commessa che
lo
mette da parte.
Ora si deve occupare di Yukari che scruta con occhio
professionale ciò che le viene proposto, alla fine la sua
attenzione viene
attratta da un vestito di un azzurro pastello un po’ spento,
senza maniche che
scende largo come se fosse una maglia e poi si stringe in vita a
mo’ di cintura
per dare origine a una gonna a pieghe che arriva sopra il ginocchio.
Non è molto
scollato e sul bordo della scollatura luccicano tanti brillantini.
“È davvero bello.”
Le dico sorridendo.
“Sì, nana malefica. Dovresti provarlo.”
“Perché tu sei alto, eh Lee?”
“Stronza.”
Yukari ride e prende il vestito e si chiude in camerino anche lei.
“Da quanto conosci Yukari?”
“Da sempre, abbiamo fatto lo stesso liceo a Sheffield, poi
lei si è trasferita
a Londra con i suoi.”
“Wow.”
“Da giovane ti somigliava, poi ha scoperto le tinte e i
tatuaggi ed è stata la fine.”
“Ha sempre avuto questo carattere?”
“Sempre.”
La tenda si tira e la mia amica esce, io e Lee alziamo i pollici in
segno di
approvazione.
“Stai benissimo, è perfetto per te.”
“Grazie mille.
Lee, hai bisogno di qualcosa?”
“No, Oli ha insistito per mettere nei vestiti di scena anche
quelli del video
di “Drown” e useremo quelli.”
“Sta bene.”
Yukari consegna il vestito alla commessa e paga entrambi, la donna li
mette in
una grande borsa e poi ce la consegna.
“Adesso mancano le scarpe.”
Entriamo un negozio e io compro un paio di decolté
bianche non troppo alte e con la punta tonda, lei invece si compra un
paio di
scarpe argentate dal tacco a spillo vertiginoso, aperte davanti e con
una
decorazione floreale poco prima dell’apertura di leggero
chiffon argentato.
Direi che abbiamo finito le nostre compere e ci meritiamo
un gelato.
Camminiamo per il centro di Miami alla ricerca di una
gelateria, Lee è carico di borse perché Yukari
gliele ha scaricate in mano senza
tante cerimonie.
“Schiavista.”
“Lo so che mi ami!”
Lui non dice niente, ma arrossisce.
Vuoi vedere che ha una cotta per Yukari e non glielo
vuole dire?
“Stai ancora con la tua ragazza?”
“No, l’ho mollata. Voleva sposarmi e io non ero
pronta, il matrimonio tra Oli e
Hannah l’ha fatta prendere troppo bene.”
“Quando metterai la testa a posto?”
“Quando troverò la ragazza giusta.”
E ho il sospetto che sia Yukari, ma non dirò nulla. Non sono
affari miei, ma mi
piacerebbe parlarne con lui, senza suscitare la gelosia di Jaime.
“Ah, ecco una gelateria.”
Entriamo, prendiamo due coni e una granita alla fragola che la ragazza
dai
capelli azzurri porge a Lee.
“Mi ricordo ancora che preferisci le granite ai
gelati.”
“Grazie, per essertelo ricordata.”
Si sorridono e in questo momento sono certa che lui provi qualcosa per
lei.
Oh, non vedo l’ora di verificare se la mia ipotesi
è
giusta!
Sono un po’pettegola, ma credo che lei e Lee starebbero
davvero bene insieme.
Sì, sarebbero proprio una bella coppia.
Angolo di Layla
E con questo ho introdotto la
seconda coppia della storia, ta-dan! Grazie a Nico_Ackerman per la
recensione, spero che questo capitolo ti piaccia.
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Capitolo 7 *** 6)Nella notte. ***
6)Nella notte.
Tamao p.o.v.
Tra due giorni mi sposo, è un matrimonio celebrato solo
per farmi ottenere la cittadinanza americana e non farmi finire
ammazzata dai
miei aguzzini, ma intorno a me sono tutti felici come se fosse un vero
matrimonio.
Io, Lee e Yukari torniamo in hotel e nella hall si sente
del chiasso, un ragazzo alto, dai capelli castani lunghi fino alle
spalle e
pieno di tatuaggi sta trattenendo Vic per il collo e passa il pugno tra
i
capelli del mio amico scompigliandoglieli. Gli altri ridono insieme a
un
ragazzo dai corti capelli scuri, un ragazzo con il cappellino e i
dilatatori
alle orecchie e un ragazzo con i capelli corti biondo scuro, tranne per
un
ciuffo piuttosto lungo.
Lee alza una mano e lo smilzo molla Vic, noi ci dirigiamo
verso di loro e mi accorgo che c’è anche una
ragazza minuta con i capelli neri
che le arrivano alle spalle, piena di tatuaggi.
“Ciao, Lee.
Generale Yukari, è sempre un piacere vederla.
Ciao…”
“Mi chiamo Tamao, piacere di conoscerti.”
Sorrido allo smilzo che mi studia in un modo imbarazzante.
“Oliver Sykes! Smetti di fare la radiografia alla mia
ragazza!”
Urla Jaime.
“Calma, Preciado. È solo un interesse
professionale, ti
andrebbe di fare la modella per la mia linea di
abbigliamento?”
Io lo guardo come se fosse matto.
“No, per il momento no. Preferirei godermi la compagnia
di Jaime-kun.
Tu come ti chiami?”
“Oliver Sykes, chiamami pure Oli se vuoi.
Sono il proprietario della Drop Dead, una linea di
abbigliamento alternativa e cantante dei Bring Me The
Horizon.”
“Bene.”
Io guardo il resto del gruppo, la ragazza è la prima a farsi
avanti.
“Io sono Hannah Sykes, sono la moglie di Oli, piacere di
conoscerti.”
“Io sono Tamao Ishida, la futura moglie di Jaime.”
Poi si avvicina il
ragazzo con il cappellino che mi stringe la mano.
“Ciao, io sono Matt Nicholls, il batterista della
band.”
“Piacere di conoscerti.”
Il ragazzo dai corti capelli scuri lo spinge via con una
poco caritatevole spinta, ha gli occhi di un azzurro fantastico.
“Sono Jordan Fish, il tastierista e la voce
secondaria.”
“Piacere.”
L’ultimo è il biondino.
“Io so Matt Kean, il bassista.”
“Piacere di conoscerti.”
Oli prende di nuovo la parola.
“Ora che ci siamo presentati perché non andiamo a
mangiare?
Sto morendo di fame.”
“Ehi, piccolo dittatore! Lasciaci almeno depositare le borse
e farci una
doccia!
Ragazzi, avete preso tutto il necessario?”
Lo sguardo di Yukari si fissa su Vic.
“Sì.”
Saliamo nelle nostre camere, saluto Yukari e deposito le
borse nel mio armadio, poi mi faccio una doccia e metto una maglietta
con
stampata sopra la bandiera britannica che mi lascia scoperta la pancia,
un paio
di shorts e di anfibi.
Mi lego i capelli in una comoda coda e scendo, gli altri
sono ancora nella hall, quando ci avviamo verso la sala da pranzo Jaime
mi
passa con naturalezza un braccio attorno alle spalle.
Io sorrido, amo questi piccoli gesti e tenerezze.
Forse lo fa per rendere credibile la recita, ma una parte
di me spera che lui provi dei sentimenti per me, qualcosa che forse un
giorno,
complice la vicinanza, si trasformi in amore.
Amami poco, ma amami a lungo.
Ci serviamo al buffet e poi ci sediamo al tavolo. Oli ci
guarda e congiunge le lunghe dita sotto il mento, sorridendo sornione.
“Il tuo matrimonio mi giunge totalmente inaspettato
Jaime, soprattutto con una ragazza che non sia Jess, dove hai
incontrato questa
meraviglia?”
“Sei curioso come una comare, Oli.
L’ho incontrata a un concerto comunque, era nella prima
fila ed è stato un colpo di fulmine. L’ho fatta
portare al tourbus e abbiamo
iniziato a parlare e lei ha accettato di venire con me.
È stata la miglior decisione della mia vita,
perché
vivendo con lei mi sono accorto che la amavo moltissimo, al punto di
volerla
sposare.”
Spero che Oli si faccia bastare questo.
“Non ti facevo così romantico, Jaime.”
“Le persone sorprendono.”
“A che punto vuoi arrivare, Oli?”
La mia voce suona tagliente, appena addolcita dall’accento
asiatico.
“Cosa vuoi dire?”
“Non so, sembra quasi che tu non creda che questo matrimonio
sia celebrato per
amore.”
Sulla tavolata cala il silenzio, Hannah e Yukari mi guardano stupite e
Oli mi
punta addosso i suoi occhi castani come se volesse scavarmi
nell’anima. Io
sostengo lo sguardo senza abbassare le palpebre nemmeno un momento, per
quanto
senta il bisogno di farlo.
“Penso che tu possa puntare ai soldi di Jaime.”
Dice infine.
“Non punto ai suoi soldi, non lo sto spennando.
Non sono vestita con capi d’alta classe, ma con roba dei
grandi magazzini. Non me ne frega niente che sia ricco.”
Rispondo tagliente.
“Se non approvi me o il mio matrimonio non sei obbligato
a venire.”
Adesso ho gli occhi di tutti addosso, non deve essere una cosa che
succede
spesso se suscita così tanto scandalo. Inaspettatamente il
cantante sorride.
“Sei tosta, mi piace.
Non credo che ti interessino i soldi di Jaime e verrò al
tuo matrimonio.”
“Va bene.”
Il mio tono è ancora rigido, ma la tensione si spezza
lentamente e iniziamo a
mangiare.
“Yukari, si vede che è una tua amica: ha il tuo
stesso
piglio.”
“Sì, non è da tutti zittirti,
Oli.”
Ridono tutti e finalmente questa strana cena giunge al suo termine e io
mi
sento soddisfatta di me stessa: ho superato una prova da sola e
l’ho fatto
brillantemente.
Sono forte, se voglio.
Sto tranquillamente fumando una sigaretta nel giardino
dell’hotel quando arrivano Oli, Mike e Yukari.
“Dai, Yukari! Usciamo a festeggiare!
Non capita tutti i giorni un matrimonio e poi abbiamo dei giorni liberi
e c’è
la band di Oli.”
La voce di Mike suona stranamente implorante.
“Abbiamo bisogno di riposare, domani ci saranno
sicuramente particolari che andranno rifiniti. Tipo passare almeno da
un
fiorista, almeno uno straccio di bouquet lo deve avere Tamao.”
“Sì, ci sveglieremo presto, giuro!”
“E dai, Yukari! Fai respirare un po’ questi ragazzi
e concedi loro una serata
libera.”
“Siamo già usciti ieri sera, forse Tamao si
sentirà a disagio. Non è una tipa
da feste tutti i giorni.”
“Perché non glielo chiedi? È
lì.”
Oli mi indica e io li saluto.
“Allora, Tamao. Ti va di uscire?”
“Beh, basta che non andiamo in un posto dove
c’è troppo casino e che torniamo
presto.
Sono stanca e un po’ nervosa al pensiero che tra due
giorni mi sposo.”
“Oh, l’ansia passa. Te lo posso assicurare, ci sono
passato anche io con Hannah.”
“Lo spero.”
“Fidati.”
Sorride.
“Ho vinto una mezza battaglia, Yidashi.”
“Ma si può sapere perché vi rivolgete
tutti a me come se fossi un novello
Hitler?
Non ho i baffi a spazzolino e gli ebrei non mi hanno
fatto nulla.”
“I modi di fare e poi il Giappone era alleato con la
Germania.”
“Bell’affare! Il paese ha perso la
guerra!”
Esclamiamo in coro io e Yukari.
“Cos’è? Vi brucia ancora dopo tutto
questo tempo.”
“Diciamo che i giapponesi sono molto attaccati alla
nazione.”
Spiego io, Oli scuote la testa facendo sì che i suoi capelli
gli coprano il
volto.
“In ogni caso si esce a festeggiare, quindi
entriamo.”
Io annuisco e spengo la mia sigaretta, poi seguo il trio dentro la hall
dell’hotel dove c’è il resto della banda.
“Si va!”
Urla trionfante Oli, alzando le braccia come se avesse
appena vinto una qualche medaglia alle olimpiadi.
“Io chiamo i taxi!”
Matt Nicholls tira fuori il suo smartphone dalla tasca dei jeans e
digita un
numero, poi parla un po’ e infine chiude la chiamata
sorridendo.
“I taxi arrivano tra mezz’ora, prendiamo qualcosa
al
bar?”
“Io niente di alcolico, prendo dell’acqua
all’amarena. Acqua naturale.”
Gli altri invece prendono tutti una birra.
E così stasera uscirò di nuovo, chissà
se sarà
divertente?
Spero di sì, in fondo le condizioni per passare una bella
serata ci sono tutte. Ho con me i miei amici e tra due giorni mi sposo.
La cosa mi dà brividi di eccitazione mista a paura, ma
secondo Oli è normale, gli altri nel frattempo bevono e
ridono fino a che non
arrivano i taxi. Io vengo stipata in uno con Yukari e Hannah.
“Ti sposi tra due giorni, come ti senti?”
Mi chiede gentilmente la mora.
“Non lo so. Ci sono momenti in cui sono euforica e altri
in cui ho una paura folle e vorrei scappare, se potessi.”
“Non puoi?”
“Diciamo che ci sono dei buoni motivi per cui non sarebbe
consigliabile che lo
faccia.”
Sorride Yukari.
“Capisco. Beh, è normale comunque. Quando mi sono
sposata
con Oli la sera prima ho avuto una vera e propria crisi di panico, le
mie
amiche avevano noleggiato degli spogliarellisti e io piangevo tutte le
mie
lacrime in un liquore italiano di cui non mi ricordo il nome.
Ci siamo sposati in Italia.
Nel momento in cui l’ho visto aspettarmi all’altare
tutte
le paure sono sparite, succederà lo stesso anche a te. Tu e
Jaime siete proprio
una coppia carina.”
“Spero di aver convinto tuo marito della mia buona fede o
potrebbe convincere
il mio futuro marito che sposarmi non è la cosa
migliore.”
Borbotto tetra.
“Ma no, non devi preoccuparti.”
“Dove stiamo andando?”
Chiede Yukari.
“Non ne ho idea, ha organizzato tutto Oli.”
“Il solito despota. Immagino ci sarà alcool a fiumi e ci farà ballare
musica house solo per
ricattarci.”
Hannah ride.
Il taxi si ferma e io raggiungo subito Jaime che mi
prende per mano, gli altri si riuniscono attorno a noi
tranne il cantante dei Bring Me The Horizon
che va dal buttafuori. I due discutono per un attimo, poi
l’inglese ci fa cenno
di raggiungerlo e noi superiamo la lunga fila di ragazzi e ragazze che
aspettano di entrare suscitando un sacco di occhiatacce malevole.
“Oli, sei sempre il solito.
Sicuro di non avere tracce di sangue italiano? Sei
terribilmente mafioso.”
“Sfrutto solo i benefici della sudata
notorietà.”
Risponde angelico, facendo scuotere la testa alla mia amica dai capelli
azzurri.
Entriamo e mi blocco per un attimo con gli occhi
spalancati. Il locale è illuminato da luci azzurre,
c’è un immenso bancone con
dietro tutti gli alcolici possibili e immaginabili e un ancora
più grande pista
da ballo che emette una luce biancastra al neon, in fondo due ragazze
in abiti
succinti si agitano su due cubi blu elettrico. Matt Kean mi
dà una spinta
involontaria ed entro, ma la mia presa sulla mano di Jaime si fa
più forte e
divento rossa come un peperone.
Oli ci guida verso i divanetti blu elettrico che stanno
tra la pista e il bancone, ci sediamo tutti, io sono l’unica
che ha una posa
rigida e composta come se stessi per partecipare alla cerimonia del the.
“Sykes, bastardo! Dove ci hai portato?”
Urla Yukari.
“In un posto dove ci si divertirà
sicuramente.”
“Tu e i tuoi debosciati sicuramente, ma noi?”
Lui mi guarda e un sorrisetto si fa largo sul suo volto,
non ho ancora capito se quel ragazzo mi piaccia o meno.
“Mai stata in un posto del genere?”
“No.”
“Verginella!”
“Teme, baka, bakayaro, ecchi!”
Urlo sbattendo il pugno sul tavolo, gli occhi che mandano
fiamme.
“Non sai un cazzo della mia vita!
Come ti permetti di giudicare?
Chiudi quella cazzo di bocca, sarai anche famoso, ma
questo non ti dà nessun diritto di giudicare.”
Mi alzo di scatto, afferro la borsa e mi allontano.
“Cosa mi ha detto di preciso?”
“Teme è un modo offensivo per rivolgersi a una
persona,
baka significa stupido, bakayaro stronzo, ecchi pervertito.”
La voce di Yukari mi arriva a una grande distanza insieme alle proteste
di
Jaime. Io cerco i cessi e trovo anche un’uscita di sicurezza
aperta che dà su
un vicolo deserto. Io mi accendo una sigaretta e cerco di far sbollire
la
rabbia. Una mano che mi stringe la pancia e una lama puntata al collo
sono un
ottimo modo.
In un secondo passo dalla rabbia alla paura.
Chi c’è?
Perché sono stata così stupida da allontanarmi da
Jaime
sapendo che ho la yakuza addosso?
“Chi s-sei?”
Chiedo con la voce che trema, il coltello penetra un po’
nella mia carne e ne
esce qualche goccia di sangue.
“Lo sai chi siamo.
L’hai scampata, adesso ti sposerai con quel gaijin e
sarai americana.”
Io deglutisco.
“Sei merce che non vale più un cazzo e di cui non
possiamo più liberarci purtroppo.”
Fa una lunga pausa.
“Questo non significa che smetteremo di tenere un occhio
su di te.
Se vai alla polizia e racconti qualcosa di noi,
ammazzeremo davanti ai tuoi occhi il tuo maritino, la sua band di
stronzi e la
tua amica dai capelli azzurri.
Hai capito?”
Io annuisco.
“Allora stai attenta, non fare cose che non dovresti fare
e tutto filerà liscio.”
La lama scivola via dal mio collo insieme alla presa
sulla mia pancia. Frugando freneticamente nella mia borsa trovo le mie
sigarette e ne accendo una con mani tremanti, ho una paura tremenda.
Pensavo forse di essere davvero al sicuro?
Con la yakuza non si scherza. MAI.
Il fumo mi esce a nuvolette irregolari, ma almeno mi
regolarizza il respiro fino a farlo tornare quasi normale quando la
sigaretta è
ormai finita. La butto via e la spengo con il tacco
dell’anfibio, poi mi tocco
il collo, mi ritrovo la mano sporca di sangue.
Una lacrima scende lungo la mia guancia, poi mi volto e
torno dentro. Raggiungo con fatica il tavolo e mi ritrovo gli occhi di
tutti
addosso per la sottile linea rossa che mi attraversa il collo.
Persino quell’Oli sembra sconvolto, Jaime si alza in
piedi e mi passa subito un braccio attorno allo spalle, io mi lascio
andare
contro di lui.
“Voglio andare via.”
Sussurro con voce roca.
“Sì.”
Mi dice guardandomi, poi rivolge la sua attenzione agli
altri.
“Noi ce ne andiamo.”
Il suo tono è secco.
“Cosa è successo?”
Chiede con una punta di paura nella voce il cantante
inglese.
“Con te farò i conti dopo, Sykes.”
Risponde feroce Jaime.
Lascia i soldi per la sua consumazione e ce ne andiamo
insieme, lui mi tiene la mano con forza, come se qualcuno potesse
strapparmi
via da lui.
Si mette quasi in mezzo alla strada e ferma un taxi,
detta secco l’indirizzo del nostro albergo al taxista. Il
silenzio
nell’abitacolo è pesante, la tensione si taglia
con il coltello.
L’unico rumore è quello della musica indiana che
esce
dallo stereo del taxi.
Arrivati all’hotel Jaime lo paga e poi saliamo in camera
nostra, per prima cosa mi medica il taglio e poi lo benda.
“Domani dovrai portare una sciarpa.”
Borbotta, poi si siede sul letto con la testa tra le mani, io sono
appoggiata
alla parete davanti a lui, ma lentamente scivolo fino a toccare terra e
tiro le
gambe contro la pancia e nascondo la faccia nelle braccia appoggiate
alle
ginocchia.
“Cosa è successo, Tamao?”
“Uno di
loro mi ha trovata.”
La voce mi esce roca e rotta.
“Devi denunciarli.”
“NO!
Urlo alzando la testa.
“Perché?
Vuoi che ti uccidano la prossima volta?”
Il tono si alza leggermente.
“Tu non capisci, Jaime!”
“E allora aiutami a capire la tua
omertà!”
Io prendo fiato.
“L’uomo di stasera è venuto a portarmi
un messaggio: sono
merce che non vale più un cazzo e di cui non possono
liberarsi.”
“Non capisco.”
“Significa che mi lasciano andare, se mi rapissero o
uccidessero voi scatenereste l’inferno e loro verrebbero
trovati e arrestati.”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“E alle altre ragazze nella tua condizione non ci pensi?
Se li denunci saranno libere.”
“Il prezzo è troppo alto!”
Di nuovo l’occhiata incredula.
“Mi ha detto che se andrò alla polizia loro
uccideranno
te, i ragazzi e Yukari sotto i miei occhi e poi uccideranno me. Io non
posso
permettere che moriate per colpa mia, preferirei tagliarmi le vene
stanotte che
mettervi in pericolo!
Non posso denunciarli, perché se voi moriste non mi
importerebbe se i kami mi perdonassero, io non mi perdonerei mai. Voi
siete
troppo importanti per morire per colpa mia!”
Scoppio a piangere, anche se il collo mi fa male a ogni
movimento.
Jaime rimane un attimo in silenzio, poi lo sento alzarsi
e si siede accanto a me e mi abbraccia.
“Lo farebbero davvero?”
“Sì, tu non la conosci quella gente! Per loro la
vita delle persone non conta nulla.
Nulla!”
“Sei sicura che ti lasceranno in pace?”
“Abbastanza, ma sono disposta a correre il rischio
perché se anche non
dovessero farlo solo io sarei coinvolta e voi sareste salvi.
Se li denunciassi voi avreste una condanna di morte
addosso.
No, Jaime. Non puoi chiedermi questo.”
“Ci vuoi così bene?”
“Siete quello più vicino a una famiglia che io
abbia mai avuto e non posso
permettere che i miei guai vi mettano in pericolo. Loro mi terranno
d’occhio.”
“Va bene.”
Sospira infine.
“Va bene cosa?”
“Non denunciarli. Ti proteggeremo noi, faremo in modo che
tu sia al sicuro.
Adesso però è ora che tu ti prenda una camomilla
e vada a
letto, sei emotivamente distrutta.”
Lui mi lascia andare solo per prendere il telefono che
c’è su uno dei comodini
e chiamare il servizio in camera per ordinare una camomilla. Io mi alzo
e
prendo una pashmina rossa dalla mia valigia e me la metto al collo,
nasconde
alla perfezione la benda.
Poco dopo qualcuno bussa discretamente alla nostra porta,
una cameriera lascia un vassoio con sopra una tazza di camomilla e
alcuni
biscotti.
“Quando avrete finito mettetelo pure fuori dalla porta,
qualcuno passerà a prenderlo.
Buonanotte.”
Io la zucchero e la bevo senza fare storie, mangio persino qualcuno dei
biscotti. Mentre Jaime mette fuori il vassoio io fumo
l’ultima sigaretta della
serata e mi lavo i denti, poi mi spoglio e metto una delle maglie di
Jaime come
pigiama.
“Jaime.”
Lo chiamo piano.
“Cosa c’è, piccola?”
“Per favore, dormi con me?
Credo di averne bisogno.”
“Va bene.”
Mi dà un bacio sulla guancia, si spoglia fino a rimanere in
intimo e maglietta,
si lava i denti e mi raggiunge.
Mi abbraccia, io tiro un sospiro di sollievo e mi rilasso
finalmente.
La serata è stata lunga, faticosa e spaventosa,
decisamente troppo piena di emozioni.
Se non ci fosse stato lui non sarei riuscita a dormire e
sarei stata perseguitata tutta notte dal ricordo del coltello puntato
alla mia
gola.
Kami, rabbrividisco al solo pensiero di quanto sia stata
vicina alla morte e non è esattamente rilassante in vista di
un matrimonio.
Ma Jaime c’è e io riesco a dormire e a rilasciare
un po’
la tensione della giornata.
Kami, grazie per avermelo mandato.
Angolo di Layla.
Grazie a Nico_Ackerman
per la recensione, spero che anche questo capitolo ti piaccia.
Ho solo qualche precisazione da
fare, lo so che Hannah e Oli sono separati, ma quando ho iniziato a
scrivere questa storia erano ancora una coopia unita e apparentemente
bella. Ecco perché c'è Hannah e non
c'è Alissa. Gaijin è un modo un po'spregiativo
che i giapponesi usano per gli stranieri, specialment per gli
occidentali, Kami significa dei e fa riferimento agli dei della
religione giapponese, lo shintoismo.
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Capitolo 8 *** 7)Vivere ogni secondo. ***
7)Vivere ogni secondo.
Tamao p.o.v.
Il fatidico giorno è arrivato.
Yukari fa irruzione in camera nostra e spedisce
d’autorità Jaime e il suo vestito in camera di
Tony e poi mi intima di fare una
doccia e di mettermi le creme che mi ha comprato.
“Obbedisco.”
Rispondo un po’ sarcastica e mi fiondo in bagno dove mi
faccio una lunga doccia
e mi cospargo il corpo di creme, poi mi metto la biancheria che mi ha
comprato
e che mi fa arrossire: delle mutandine e un reggiseno di pizzo nero.
Esco in accappatoio e lei mi fa indossare il vestito
bianco e con quella strana cintura di cerchi disegnati, mi ammiro di
nuovo
nello specchio e mi trovo carina.
“Bellissima.
Adesso passiamo all’acconciatura e al trucco.”
Mi asciuga i capelli e li pettina in un’elegante chignon
decorato da una
piccola rosa blu.
“Come mai hai cacciato Jaime dalla stanza?”
“Una tradizione occidentale dice che porta male che lo sposo
veda l’abito della
sposa prima del matrimonio.”
Mi dice mentre traffica con la sua trousse alla ricerca
di qualcosa.
“Davvero?”
“Ah ah.”
Mi mette uno strato di fondotinta molto chiaro anche sul collo per
nascondere
la ferita recente, un trucco con i colori oro e della terra sugli occhi
e un
leggero velo di lucidalabbra. Io non sono molto convinta, mi ricordo
che al
matrimonio di mia cugina le sue labbra erano dipinte di un vivace rosso.
“Yukari-chan, vorrei un trucco più
giapponese.”
Lei, sospirando, mi toglie il lucidalabbra e l’ombretto e con
tratti precisi mi
contorna gli occhi di nero e poi d’oro e mi dipinge le labbra
di rosso.
“Sei perfetta o quasi.”
Il suo volto si fa di una serietà quasi comica.
“Secondo una tradizione occidentale una sposa fortunata
deve avere cinque cose: una cosa nuova, una vecchia, una prestata, una
regalata
e una blu.”
Dal nulla tira fuori un sacchetto, la prima cosa che
estrae è un vecchio braccialetto di perle di gaietto nero in
stile buddista.
“Questo lo avevi in una tasca dell’abito che
indossavi la
sera che sei arrivata, l’ho trovato quando l’ho
lavato e ora te lo ridò perché
è una cosa vecchia che simboleggia il passato che non si
può dimenticare.”
Me lo metto al polso e lei estrae un’altra cosa dal
sacchetto: una collana di
perle nere.
“Questa invece è una cosa nuova, rappresenta la
nuova
vita che stai per iniziare.”
Indosso anche quella, poi lei mi porge un anellino a forma di tartaruga
che
porta sempre.
“Te lo regalo in segno del mio affetto e perché ti
auguro
una vita lunga con lui.”
Si toglie gli orecchini: un paio di pendenti a forma di
tartaruga anche quelli.
“Questi te li presto, un altro segno di affetto e la cosa
blu è la rosa: è un simbolo di
sincerità e purezza della sposa.
Ora sei pronta, quando ti vengo a chiamare andremo.”
Io mi siedo sul letto e mi metto le scarpe bianche e prendo in mano il
bouquet
di rose bianche e azzurre e mi guardo allo specchio. Riflette
l’immagine di una
ragazza molto elegante e curata, ma con l’aria un
po’ smarrita.
Sono davvero io quella bella ragazza?
Davvero posso essere così bella?
Dopo un po’ Yukari bussa ed esco, lei sta benissimo ne
suo vestito azzurro chiarissimo e con i capelli raccolti in uno
chignon, sembra
anche più giovane perché ha rinunciato al solito
trucco nero pesante per uno
sui toni del color perla.
Saliamo su un taxi che ci porta al municipio di Miami e
lì troviamo il resto del gruppo: i Pierce The Veil, i Bring
Me The Horizon,
Hannah e le tre fidanzate dei ragazzi.
Mi vengono tutti incontro festanti, che il giorno più
importante della mia vita abbia inizio, mi dico vedendoli e sorridendo
loro.
“Stai benissimo, a proposito io sono Alysha.”
Mi dice porgendomi la mano la bionda.
“Il vestito è davvero bello, io sono
Erin.”
Mi dice la mora con un sorriso, a braccetto di Tony.
“Sì, sei favolosa, io sono Danielle.”
Finisce Danielle.
“Sì, sei davvero bellissima.”
Mi guarda ammirato Jaime, nei suoi occhi mi è sembrato di
cogliere una
scintilla di desiderio.
“Forza, entriamo!”
Esclama il manager e tutto il gruppo entra nel municipio di Miami,
l’uomo ci
guida fino a un saletta decorata con qualche fiore bianco con al centro
un
tavolo a cui è seduto un uomo.
Io e Jaime ci posizioniamo davanti a lui, insieme ai
Pierce The Veil e a Yukari, i Bring Me The Horizon rimangono sul fondo
della
sala.
“Bene, iniziamo.”
Commenta asciutto l’uomo.
“Vuoi tu Jaime Alberto Preciado prendere la qui presente
Tamao Ishida come tua consorte in salute e in malattia, nella buona e
nella
cattiva sorte?”
“Sì, lo voglio.”
“Bene. Vuoi tu, Tamao Ishida prendere il qui presente Jaime
Alberto Preciado
come tuo consorte in salute e in malattia, nella buona e nella cattiva
sorte?”
“Sì, lo voglio.”
“Ottimo. Firmate qui.”
Ci indica uno spazio su un modulo e noi firmiamo.
“Qui firmino i testimoni.”
I ragazzi lo fanno docilmente.
“Potete scambiarvi gli anelli.”
Vic porge a Jaime una scatoletta di velluto nero e lui la apre, dentro
ci sono
due fedi d’oro. Una la prende lui e la infila sul mio indice
con le mani che
tremano, poi tocca a me prendere la fede e infilarla al dito di Jaime.
“In nome dell’autorità conferitami dallo
stato della
Florida vi dichiaro marito e moglie, questo è il vostro
certificato di
matrimonio.”
Il manager lo prende e lo infila in una cartelletta, poi usciamo
salutati dalle
urla dei nostri amici.
“Ragazzi, divertitevi. Io vado a portare i documenti
all’immigrazione.
Verranno sicuramente a controllare in queste due
settimane, ma ce la dovremmo fare.”
Ci dice con un’occhiata eloquente, se fingeremo bene non ci
saranno problemi.
“È presto per andare a mangiare, cosa
facciamo?”
Chiedo io spaesata.
“Io e Hannah abbiamo organizzato qualcosa in
spieggia.”
Chiamiamo i taxi e ci facciamo portare alla spiaggia cittadina, Hannah
e la mia
amica entrano in un cancellino e notiamo che è stato montato
un piccolo palco.
“Visto che abbiamo qui dei musicisti talentuosi abbiamo
deciso che terranno un piccolo show per il vostro matrimonio.”
“Ecco, mi tocca lavorare anche nei giorni di festa.
Schiavista come suo
marito.”
Mugugna Matt che si toglie subito la giacca, la camicia e la cravatta,
probabilmente è quello che suderà di
più visto che suona la batteria.
I ragazzi prendono posto dietro ai loro strumenti e
iniziano a suonare una melodia lenta, Jaime mi prende per mano e inizia
a
ballare con me quando Oli inizia a cantare.
“Come si chiama questa canzone?”
“Follow you.”
Poi in sincrono con la voce vellutata di Oli.
“Cause
I'm telling you, you're all I need
I promise you you're all
I see
Cause I'm telling you,
you're all I need
I'll never leave
So you can drag me
through Hell
If it meant I could hold
your hand
I will follow you cause
I'm under your spell
And you can throw me to
the flames
I will follow you, I
will follow you”
I miei occhi si fanno umidi e comincio a piangere, il suo
volto diventa triste all’improvviso.
“Pensavo di farti una bella sorpresa, Tamao.”
“Sono lacrime di gioia, baka.”
Lui mi sorride e i ragazzi continuano a suonare.
È il più bel giorno della mia vita.
Verso mezzogiorno smettono e i
Pierce The Veil li aiutano
a mettere via le loro attrezzature caricandole su un pullman che poi se
ne va,
non prima che Matt si sia fatto una doccia e cambiato nel bagno del
veicolo.
Gli altri non sono molto sudati, ma lui era in un bagno
di sudore perché non si è risparmiato sulla sua
batteria.
Prendiamo di nuovo un taxi e arriviamo in un ristorante
italiano sicuramente c’è lo zampino di Yukari
perché le sa quanto io e i
ragazzi amiamo questo tipo di cibo.
Ci hanno riservato una sala decorata con delle rose
bianche e ci sediamo al tavolo, Matt stona terribilmente con la sua
maglia
azzurro chiaro, i pantaloni color cachi e il cappellino e Yukari lo
fulmina
prima di sospirare sconsolata.
“Va bene, almeno è solo uno e ha
suonato.”
La sento mormorare, poi a un suo cenno il cameriere ci porta gli
antipasti: del
pane tostato con sopra dei pezzettini di pomodoro e delle tartine con
la salsa
tonnata.
“Come si chiamano?”
Chiedo sottovoce a Jaime indicando il pane con i
pomodori.
“Bruschette.”
Mi dice lui.
“Spero ti sarai ricordata che sono vegetariano.”
Bercia Oli rivolto alla mia amica.
“Sì, me ne sono ricordata. Per te
c’è un menù speciale,
Sykes.”
“Meglio.”
“Non so come faccia Hannah a sopportarti.”
“E io non so come facciate a mangiare carcasse.”
“Con la bocca, Oli, con la bocca.”
Lui sbuffa platealmente e divora una bruschetta, ignorando totalmente
le
tartine con la salsa tonnata.
“Perché non le mangia?”
“Ci sono pesci morti lì dentro.”
Mi dice sottovoce sua moglie, io lo guardo senza capirci molto, per me
mangiare
la carne è un lusso.
In ogni caso mangio qualche bruschetta e tartina e
constato che sono davvero buone, le bruschette sembrano facili da
preparare,
potrei prepararle a mio marito e ai ragazzi qualche volta.
Mentre mangiamo il resto della tavolata discute di
musica, concerti e tour.
“Yukari, non ti andrebbe di farmi da modella per la Drop
Dead?”
“No, Oli. È da quando l’hai fondata che
me lo chiedi e io ti dico di no.”
“Testarda, e tu, Tamao?”
“No, non mi piace mettermi in mostra.”
Rispondo rossa in viso.
Io modella? Ma scherziamo?
Il cantante sbuffa e mugugna qualcosa prima di mangiare
l’ultima bruschetta e fregarla al suo amico Lee che rimane
con la mano sospesa
a mezz’aria.
Finiti gli antipasti arrivano i primi: lasagne per noi e
della pasta con sopra della roba verde.
“Che cos’è?”
Chiede sospettoso lui.
“È una specialità genovese, si chiama
pasta al pesto.
Dentro c’è de basilico, aglio, pinoli, parmigiano,
pecorino sardo, olio extra
vergine.
Penso possa andare bene per un vegetariano come te, solo
non potrai baciare Hannah per un po’, avrai un alito che
uccide.”
“Meglio un alito assassino che mangiare una
carcassa.”
“Giuro che se ti sento dire ancora una volta la parola
carcassa ti infilzo
questo coltello in una mano!”
Risponde irritata la ragazza dai capelli azzurri.
“Amore, hai ragione. Sei stato un po’ pesante
sull’argomento.”
Oliver scuote i capelli mugugnando che quando le donne si
alleano tra di loro non ce n’è per nessuno e
inizia a mangiare la sua pasta.
“Le lasagne sono buone.”
Dico con gli occhi che brillano.
“Vero? Il cibo italiano è sempre
squisito.”
“Sembra che tu non ne abbia mai mangiato prima.”
Interviene Matt Kean.
“Oh, la mia famiglia è molto tradizionalista.
Abbiamo
mangiato sempre e solo piatti giapponesi a casa e a scuola mi portavo
l’o-bento.”
“Cosa è?”
“Un pranzo al sacco.”
“Ah, capisco. Beh, non ti sei persa nulla, il cibo delle
mense scolastiche di
solito fa schifo.
E come hanno preso il tuo matrimonio?”
“Io e loro non ci parliamo da diversi anni e non li ho
nemmeno informati.”
Dico fredda, Matt K.capisce di aver toccato un argomento scomodo e non
dice più
nulla per mia fortuna.
Se sapessero cosa mi ha fatto la mia famiglia capirebbero
il mio risentimento, ma meno persone sanno della mia storia meglio
è.
Finisco di mangiare le mie lasagne e sorrido a Jaime che
mi guarda preoccupato, voglio fargli capire che non sono sconvolta dal
fatto
che qualcuno abbia tirato in ballo i miei. Lui mi sorride come risposta
e so
che è tutto a posto.
Finite le lasagne il cameriere porta via i piatti e serve
del riso ai funghi, per me anche quelli sono un cibo di lusso, li
mangiavamo
solo una volta all’anno con il nabe, di solito in autunno.
Erano occasioni
felici, allora pensavo ancora che dopotutto la mia famiglia non fosse
poi così
male.
Erano solo illusioni ovviamente, probabilmente il mio
destino era già stato scritto da mio padre già a
quei tempi. Guardo la mano con
la fede e sorrido, è piccola e rovinata, ma mi sembra bella
e il riso è buono,
nemmeno Oli riesce a trovare qualcosa da criticare.
Finito anche quello è arrivato il turno dei secondi e
l’atmosfera si fa in un attimo rovente, Oli sfoggia
immediatamente il suo
sorriso sarcastico.
“E io cosa mangio?”
Yukari alza gli occhi al cielo.
“Sykes, sei sempre nei miei pensieri. Hannah, scusa.
In ogni caso ho chiesto al cuoco di cucinarti del seitan
al limone, questo non ti dovrebbe urtare.”
“Va bene.”
“Noi cosa mangiamo?”
“Scaloppine al limone.”
“Ok.”
I camerieri sparecchiano e vengono servite le nuove pietanze, sulla
tavolata
cala di nuovo il silenzio perché sono tutti intenti a
mangiare, fortuna che
Jaime non è vegetariano, mi scopro a pensare.
Non deve essere facile cucinare per uno che non mangia
carne e tu magari la mangi.
Le scaloppine sono buone in ogni caso e sono felice di
aver avuto un pranzo di nozze bellissimo, più di quanto mi
aspettassi nei miei
sogni. Spero che questo sia solo il primo matrimonio e che io e Jaime
rinnoveremo le nostre promesse con i vestiti tradizionali giapponesi.
“Com’è il tuo seitan, Oli?”
Chiedo gentile.
“Non è cucinato benissimo, si vede che non sono
abituati
a cucinarlo.”
“Ringrazia che l’abbiano fatto, ho dovuto litigare
un’ora con il cuoco per
convincerlo a fartelo.
Adesso comunque arriva la torta. Jaime, Tamao, alzatevi!
Dovete tagliare la prima fetta.”
Io mi alzo un po’ a disagio e raggiungo capotavola dove poco
dopo portano una
torta non troppo grande, che è un trionfo di panna e credo
di cioccolato
bianco, sopra ci sono due sposini che si tengono per mano.
“Beh, forza, sposini! Tagliate questa meraviglia!”
Ci incita Yukari, insieme prendiamo in mano il coltello e tagliamo la
prima
fetta sorridendo un po’ impacciati. Tutti ci fanno una foto
con i loro
smartphone e noi torniamo al nostro posto.
Yukari si alza in piedi con in mano un bicchiere di
spumante.
“Vorrei dire due parole ai due sposini. Sarò
breve, lo
giuro, chi mi conosce sa che non sono capace di fare lunghi
discorsi.”
Annuiscono tutti.
“Beh, quando Jaime ha portato Tamao sul pullman ho
pensato che fosse impazzito. Non credevo fosse il tipo capace di
mandare a
monte una relazione lunga per una scopata, Tamao perdonami, ma poi mi
sono
dovuta ricredere. Jaime ama davvero Tamao e da quando sta con lei lo
vedo
veramente felice, perché ha qualcuno che lo ama accanto e
non solo perché è il
membro di una band famosa.
In quanto a Tamao è davvero un tesoro, molto gentile e
carinissima con tutti, la tipica ragazza giapponese che sembra uscita
da un
manga.
Siamo diventate subito amiche e spero che lo rimarremo.
So che può sembrare un matrimonio affrettato, ma ehi!, si
amano e spero che abbiano una vita lunga e felice insieme. Ho
finito.”
Immediatamente si alza Tony.
“Ok, non sono un genio con le parole e parlo a nome della
band.
Volevo solo dire che nemmeno noi credevamo molto in
questa storia, ma questo prova che ci sbagliavamo, guardate dove siamo
adesso!
Conosco Jaime da un sacco di tempo e non l’ho mai visto
così felice, credo che Tamao sia proprio la ragazza adatta a
lui e capisco la
sua fretta di sposarla. Non se ne trovano molte come lei in giro e il
nostro
Hime-Time lo sa benissimo.
Auguriamo loro una vita lunga e felice e magari allietata
da qualche mini Preciado, anche se non subito. Non siamo pronti a una
schiera
di nani che storpiano i detti comuni e che hanno armi di distruzione di
massa
al posto dei piedi.”
“Ehi, i miei piedi non hanno nulla che non vada!”
Urla Jaime.
“Dovreste provare a fare un tour con i suoi piedi!”
Risponde Mike, mentre i Bring Me The Horizon sono piegati in due dalle
risate.
“E com’è, Tamao?”
Mi chiede Jordan con le lacrime agli occhi per il troppo ridere, quanto
diavolo
sono azzurri?
“Non posso dire nulla su mio marito.”
“Dai, non fare la timida! Dicci la tua!”
Mi incalza Matt Nicholls, io guardo Jaime.
“In effetti un po’ puzzano, Jaime-kun.”
“Ah, lo sapevo!”
Esclama trionfante il batterista della band di mio marito, che ha
un’aria un po’
imbronciata.
Iniziamo a mangiare la torta – che è alla panna e
al
cioccolato bianco – e io gli stringo una mano sotto il
tavolo, sorridendogli
con aria di scuse.
Lui mi sorride di rimando, è andato tutto a posto. Non
riesce proprio a stare arrabbiato ed è uno dei lati che amo
di lui, forse perché
mio padre era un colerico di prima categoria.
Sono sicura che andrà bene e che in qualche modo ce la
faremo.
Me lo sento nelle ossa, forse senza saperlo sono
inciampata nell’uomo che ha il mio filo rosso al polso.
Non me lo farò scappare.
Finito il pranzo gli amici di Yukari ci si avvicinano
sorridendo.
“Beh, noi dobbiamo andare. Abbiamo una data tra un paio
di giorni ed è piuttosto lontana da qui.
Vi auguriamo un lungo e felice matrimonio.”
Lee parla per tutti, anche per Oli che sembra un po’
scorbutico.
Ci scambiamo i contatti e degli abbracci e poi loro se ne
vanno.
“Lo so che Oli sembra scorbutico, ma è una brava
persona,
Tamao.
Sul serio, si fa il culo per la band e per la sua linea
di abbigliamento e da quando ha smesso con la droga è anche
meno schizzato. Non
è perfetto, ma nessuno lo è.”
“Capisco.”
“Adesso vi lasciamo da soli, di sicuro vorrete rimanere un
po’ per conto vostro
dopo tutto quello che è successo.”
Io e Jaime annuiamo, salutiamo i ragazzi e ci dirigiamo verso la nostra
macchina e saliamo.
“Dove andiamo?”
“Mi piacerebbe andare al mare, mi piace proprio.”
“Va bene.”
Lui mette in moto sorridendo.
“Jaime, sei sicuro?
Sei felice?”
“Perché me lo chiedi?”
“Non voglio pesare sulla tua felicità, per me
sarebbe intollerabile, tu e i
ragazzi mi avete aiutato così tanto!
E poi…”
Prendo fiato.
“Io ti voglio davvero bene, anche se ci conosciamo da
poco e per colpa mia hai dovuto lasciare la tua ragazza. Insomma,
capirei se tu
non mi volessi bene o ti sia pentito di questo gesto.”
“Non me ne sono affatto pentito e poi, standoti accanto in
questo mese, mi sono
accorto che con Jess era routine. Non so sarebbe valsa la pena di
portare
avanti un rapporto per inerzia.”
Io non dico più nulla e lascio che il silenzio cali su di
noi, il dado è tratto
e quello che sarà sarà. Se è destino
che si innamori di me lo farà, altrimenti
dopo il tempo necessario divorzieremo e io mi cercherò un
altro ragazzo anche
se adesso il mio cuore è occupato solo da lui.
Lui parcheggia e poi scende e mi apre la portiera, io gli
sorrido riconoscente. Scendo dalla macchina e saliamo sul lungo nastro
del
lungomare. La gente ci guarda curiosa, qualche ragazzina ci addita
sfacciatamente con il dito, forse hanno riconosciuto Jaime.
A un certo punto Jaime si ferma ed entra in un negozio,
ne esce con due collanine: su una c’è attaccato un
lucchetto, su un’altra la
chiave.
Lui si mette quella con il lucchetto, poi mi mette quella
con la chiave.
“Prenditi cura di me, in qualunque modo vada questa folle
avventura.”
“Lo farò.”
Dico prendendo il ciondolo a forma di chiave nella mano e sorridendo.
“Vuoi fare sul serio.”
“Penso di sì, dammi un po’ di tempo e te
lo saprò dire.”
Io annuisco, può prendersi tutto il tempo del mondo, io lo
aspetterò.
Ho aspetterò dieci anni prima di essere libera, cosa vuoi
che siano qualche mese?
Poco, quasi nulla.
Non gli farò fretta, gli lascerò i suoi tempi e
sarò lì
se avrà bisogno di me.
Cercherò di essere una brava moglie senza essere
sottomessa, non sarò mai come mia madre.
Mai.
Nemmeno se dovesse andare bene, non lascerò il mio
destino completamente nelle sue mani, devo pensare a qualcosa che mi
renda
autonoma.
Io so cucire, perché non sfruttare questo talento cucendo
vestiti e vendendoli ai concerti dei ragazzi?
Devo parlarne con il manager.
La mia vita inizia adesso e la vivrò al meglio, da oggi
questo sarà il mio motto.
Sorrido.
Angolo di Layla
Ringrazio Nico_Ackerman
per la recesione, sono contenta che ti piaccia^^
|
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Capitolo 9 *** 8)I miei sogni e la mia cittadinanza americana. ***
8)I miei sogni e la mia
cittadinanza americana.
Tamao p.o.v.
Il giorno dopo mi sveglio tra le braccia di Jaime lui russa
leggermente con la bocca aperta, ma non mi dà fastidio. Lo
trovo tenero, sembra
un bambino.
Perdo lunghi minuti a contemplarlo e a pensare quanto
quest’uomo meraviglioso rimarrà nella mia vita,
giusto il tempo per non farmi
cacciare dagli States o per sempre?
Le sue palpebre iniziano a tremare e poco dopo si
sollevano, i suoi occhi sorridono nel vedermi e mi accarezza una
guancia.
“Buongiorno, Tamao.”
“Buongiorno, Jaime.”
“Niente –kun?”
“Sei mio marito ormai.”
Sorrido io appoggiando la mia mano sulla sua, lui annuisce.
“Oggi pomeriggio partiamo, ma stamattina ho intenzione di
farti una sorpresa.”
Io arrossisco.
“Me ne hai fatte fin troppe, mi avete organizzato un
matrimonio bellissimo e non me lo meritavo.”
“Oh, zitta. La mia sorpresa durerà tutta la vita,
peggio di un diamante.”
Io lo guardo curiosa, ma non faccio a tempo a rispondere che il
telefono della
camera suona e Jaime allunga il braccio per rispondere.
“Forza, è ora di andare.”
“Va bene.”
Scivolo fuori dal letto con un po’ di imbarazzo, indosso una
delle sue
magliette che lascia scoperte quasi tutte le mie gambe. Mi faccio una
doccia e
metto un paio di shorts di jeans sfilacciati sul bordo e una maglietta
con la
stampa della bandiera inglese. Mi trucco leggermente di nero e lascio
libero il
bagno per mio marito.
Lui esce poco dopo, indossa un paio di pantaloni a tre
quarti neri e una maglia dello stesso colore con
“Dead” scritto al centro, si
mette un paio di ciabatte e io un paio di anfibi, poi – dopo
che io ho preso la
borsa – scendiamo nella sala da pranzo.
Ci siamo solo noi al tavolo dei Pierce The Veil, gli
altri si staranno ancora riprendendo dalla serata passata per locali a
festeggiare. Prendiamo il solito e Jaime controlla il suo smartphone.
“Non siamo passati inosservati a quanto pare. Parecchie
fan e parecchi siti di gossip si chiedono chi sia la misteriosa
giapponese
bionda con cui sono stato visto.”
“E cosa vuoi fare?”
Gli chiedo incerta.
“A fine tour daremo la notizia del nostro matrimonio se a
te e al nostro manager va bene.”
“Uhm, ok. Spero che le tue fan non diventino più
temibili della yakuza.”
Lui ride e mangiamo tranquillamente, finito, lui chiama un taxi e
mormora
qualcosa al conducente.
“Jaime, dove stiamo andando?”
Gli chiedo un po’ preoccupata.
“Stai tranquilla, non voglio ammazzarti e poi seppellire
il tuo cadavere.”
“Grazie, la cosa mi rassicura.”
Gli rispondo sarcastica, in ogni caso non riesco a
cavargli una parola fino a quando la macchina si ferma.
Io scendo e mentre Jaime paga il taxista io rimango senza
parole: siamo davanti allo studio di un tatuatore!
Io lo guardo confusa, vuole farsi un nuovo tatuaggio?
“Non capisco.”
“Ho deciso di regalarti un tatuaggio e so anche quale se sei
d’accordo.”
Mi sono sempre piaciuti i tatuaggi, ma non ho mai pensato seriamente di
farmene
uno o i miei genitori mi avrebbero diseredata. Adesso loro non sono
più un
ostacolo, sono in un altro continente a far studiare il loro prezioso
figlio
maschio, potrei tatuarmi quello che mi pare.
“Sì, a cosa avevi pensato?”
“A quello che hai disegnato sul braccio di quella fan, la
gru e la parola speranza.”
“In realtà significa longevità e buona
fortuna, si usa
soprattutto per augurare un anno felice o un matrimonio felice.
Arrossisco furiosamente.
“Vorrei aggiungerci dei fiori di sakura, è un
segno di
prosperità, ma indica anche che ogni vita è
destinata a finire.”
“Oh, va bene.”
Entriamo nello studio e un uomo corpulento ci viene
incontro e abbraccia Jaime, parlano un po’ e poi si voltano
verso di me.
“Lui è Hector, un mio vecchio amico.
Digli cosa vuoi tatuarti e dove.”
“Uhm, okay.”
“Non avere paura, signora Preciado. Non mangio
nessuno.”
“Va bene. Vorrei una gru giapponese, la parola giapponese per
speranza – gliela
scrivo io – e qualche fiore di sakura sull’esterno
del braccio. Nella parte
alta.”
Lui annuisce, prende il foglietto su cui ho scritto la parola e poi
stampa una
gru rappresentata in modo tradizionale giapponese e dei fiori di sakura.
Combina i tre elementi in un unico disegno e me lo
mostra.
“Ti piace?”
“Sì.”
“Allora, va a sederti su quella sedia, io preparo gli
strumenti.”
Io annuisco e faccio come dice.
Sistema quella che sembra una specie di penna gigantesca
a cui sono collegati due contenitori per il colore. Trasferisce il
disegno
sulla pelle e poi mi guarda con fare paterno.
“Primo tatuaggio?”
Io annuisco. Lui traccia un piccolo tratto della
scritta giapponese.
“Questo è il dolore che sentirai, pensi di poterlo
sopportare?”
“Sì.”
È poco più che una puntura, fa molto
più male farsi una
ceretta alle gambe!
Inizia a lavorare fischiettando e cercando di farmi parlare per
mettermi a mio
agio, in un’ora e mezza finisce e mi fa ammirare il lavoro in
uno specchio.
“Bellissimo!”
Dico con ammirazione.
“Adesso ti dico come curarlo. Per una settimana devi
metterci questa crema due volte al giorno, tienilo coperto i primi
giorni, poi
puoi anche lasciarlo scoperto così si asciuga.”
“Va bene.”
Jaime lo paga e usciamo dal negozio.
“Come ti senti?”
“Come una che ha marcato un segno definitivo per lasciarsi
alle spalle la sua
vecchia vita, mi piace.
È un bella sensazione, come se potessi iniziare tutto da
capo un’altra volta, come rinascere.”
Lui mi sorride e mi passa un braccio attorno alle spalle.
“Grazie, Jaime.”
“Figurati, solo per un tatuaggio?”
“Lo sai cosa significa.”
“Lo so e mi va bene.
Vai alla grande, piccola.”
Andiamo in farmacia e compriamo la crema, per ora il tatuaggio non
è coperto,
l’amico di Jaime mi ha messo il primo strato di crema.
Torniamo in albergo e troviamo i ragazzi nella hall, mi
guardano tutti, concentrati sul mio tatuaggio.
“Davvero bello, Tamao! Adesso sei una di noi!”
La butta sul ridere Mike.
Io sorrido ancora un po’ impacciata.
Adesso sono davvero una di loro.
Al pomeriggio il pullman parte, i ragazzi si
mettono subito a giocare alla play, lasciando
me e Yukari da sole.
“Ma il tatuaggio?”
Mi chiede curiosa lei, lo sa che le ragazze giapponesi
sono reticenti a farsi tatuare.
“È stato un regalo di Jaime e ho deciso di non
rifiutarlo. In questo modo ho messo un solco tra la mia vecchia me e la
mia
nuova me.”
“Mi pare giusto.”
“Senti, mi è venuta un’idea. Io so
cucire, non potrei
confezionare qualche vestito qui e poi venderlo ai concerti dei
ragazzi?”
“È un’ottima idea, ma è
impraticabile. Non hai una
macchina da cucire o della stoffa e non c’è posto
per metterle sul tourbus. Al
prossimo tour puoi farlo, magari Tony ti sponsorizza anche.”
Io la guardo senza capire.
“Fino a qualche tempo fa aveva una linea di abbigliamento
con un suo amico di nome Jaxin, adesso ne è uscito, ma
potrebbe decidere di
darti una mano.
Intanto puoi aiutarmi a vendere il merchandising di
questi disgraziati.”
“Cosa dovrei sponsorizzare?”
La voce di Tony mi fa sobbalzare.
“No, niente. Non dare retta a Yukari, esagera
sempre.”
Rispondo io, imbarazzata.
“Ma che! Tamao ha pensato che siccome sa cucire potrebbe
confezionare degli abiti da vendere ai vostri concerti. Le ho detto che
è
impraticabile mettere stoffe e la macchina da cucire qui, ma che tu
avresti
potuto darle una mano.”
Lui si gratta la testa.
“Non so, mi serve un progetto più definitivo per
decidere. Dei disegni tipo e magari un paio di abiti di
prova… Potrebbe essere
interessante tornare nel mondo della moda dopo Jaxin.”
“Tony, non ti devi sentire costretto! È solo
un’idea di Yukari.
La strutturerò meglio quando sarò a San
Diego.”
“Non mi sento costretto, tu fai le tue cose, poi
chiamami.
Se mi piacciono, ti darò una mano. Il design sarebbe
tutto in mano a te, io ti aiuterei nella gestione finanziaria e nelle
pubbliche
relazioni.”
Io annuisco rossa come un peperone, lui invece torna alla sua partita.
Io preparo del the verde e poi prendo un blocco da
disegno e una matita comprati a Miami, batto la matita due volte sul
foglio e
la mordicchio concentrata. Poi piano piano inizia a scorrere sul foglio
disegnando le forme di un abito da donna molto semplice e con uno
scollo a
cuore.
Non è il massimo, ma è da dieci anni che non
disegno,
devo riprendere confidenza con il mezzo e con il mondo della moda.
Contino a disegnare fino a che Yukari non mi avverte che
è ora di cena, poi sbircia alcuni dei miei disegni.
“Sono carini, con un po’ di allenamento sono sicura
che
verranno fuori delle idee bomba.”
“Sono dieci anni che non disegno, devo riabituarmi.”
“Ganbatte!”
Mi batte una mano sulla spalla.
“Adesso però è ora di cena, burritos
per tutti.”
Io mi stiracchio i muscoli indolenziti per essere rimasti a lungo in
una
posizione chinata e poi mi alzo e raggiungo il resto della ciurma.
“Ehi, signora Preciado! Cosa stavi facendo?”
Mi chiede curioso Vic.
“Disegnavo vestiti, vorrei confezionarli e venderli un
giorno, ma per ora ho un tratto ancora un po’ incerto e idee
un po’ banali.
Alle medie disegnavo molto, un sacco di vestiti soprattutto, ma sono
passati
dieci anni.”
Rispondo con voce un po’ amara.
“Sono sicuro che ce la farai, dopo do un’occhiata
ai tuoi
disegni. Mi hai incuriosito.”
“Hai incuriosito anche me.”
“Jaime, non voglio pesare su di te. Voglio cercarmi di
trovare anche io una
fonte di reddito che mi renda abbastanza autonoma.”
Lui mi sorride.
“Così si fa, tigre.”
Io gli sorrido di rimando, credo che abbia capito le mie motivazioni,
ma dopo
ne parleremo a scanso di equivoci: tra moglie e marito non ci devono
essere
segreti.
Dopo cena, gli altri decidono di fare una partita a carte
e lasciano me e Jaime da soli sul divano, lui mi tiene stretta a
sé.
“Allora, cosa ha elaborato questo cervellino sempre in
attività?”
Mi chiede curioso, scompigliandomi i capelli.
“Beh, visto che sono brava a cucire pensavo di creare una
mia linea di abbigliamento e di venderla ai vostri concerti. Yukari ha
detto
dal prossimo tour, perché adesso sarebbe impossibile e Tony
si è offerto di
aiutarmi sotto l’aspetto finanziario e delle pubbliche
relazioni.”
“Mi sembra una buona idea.”
“Oggi ho schizzato tutto il giorno, ma sono fuori forma e
sono uscite solo
delle cose pessime.”
“Fammi vedere.”
Io gli porgo il mio
album con gli
schizzi e lui inizia a sfogliarlo e a guardare con attenzione i miei
disegni.
“Non ci capisco molto, ma alcuni mi sembrano molto
carini.
Dovresti andare avanti e non mollare.”
“Non mollerò, sono solo fuori allenamento. Devo
solo ritrovare un po’di
scioltezza nel tratto, questi disegni sono così
rigidi.”
“La ritroverai.”
Mi dà un bacio sulle tempie che fa fermare per un attimo il
mio cuore, quando
fa così sembra che ci tenga davvero a me e che siamo sul
serio marito e moglie.
Certe volte nemmeno io riesco a distinguere la realtà dalla
menzogna.
Mi sento così confusa!
So cosa provo per lui, ma non so se lui ricambia o fa così
solo perché è
naturalmente affettuoso o sente di dover mettere in scena davanti a
tutti una commedia convincente.
“Cosa c’è, Tamao?”
“Non riesco a capire cosa provi per me. Quando mi hai baciato
la tempia prima
sembravamo davvero marito e moglie, ma non so se tu davvero senti
qualcosa per
me.”
“Forse non sono stato abbastanza esplicito in altre
occasioni, ma sento una forte attrazione per te, attrazione
fisica.”
“Eppure non mi forzi.”
“La situazione tra noi è strana, io voglio capire
cosa provo di preciso per te
prima di fare sesso con te, il che è piuttosto frustrante e
non ci sto capendo
nulla.
Come posso aver archiviato senza rimpianti una storia
importante come quella con Jessica?
Voglio dire, dal giorno in cui l'ho chiamata e le ho
detto che volevo sposarti per farti avere la cittadinanza americana non
l’ho
più sentita e nemmeno mi è venuto in mente di
telefonarle.
Questo non succede per una ragazza che vuoi semplicemente
portarti a letto, significa che ci deve essere sotto qualcosa di
più profondo
ed è questo che faccio fatica a capire.
Non sono mai stato una cima con i sentimenti, sono più il
cazzone comico che fa ridere tutti, è Vic quello bravo nelle
questioni di
cuore.”
“Capisco. Quindi tu provi qualcosina per me?”
“Sì, inutile negarlo.
Non so quanto sia profonda e se abbia un futuro, ma
c’è.
Tu?”
“Devo averti già detto che ti amo, in caso
contrario, te
lo ricordo: ti amo.
Ti amo dalla prima volta che ti ho visto, Jaime, ma questo
non cambierà le cose e non chiarirà i tuoi
sentimenti.”
“Aspettiamo, Tamao. Vediamo come va avanti tra di noi e forse
questa confusione
che provo se ne andrà e capirò cosa provo per te.
In ogni caso sei mia moglie e non ho intenzione di
lasciarti, voglio appoggiarti in quello che farai, compresa la linea di
abbigliamento.
Voglio che tu sia felice e credo che renderti autonoma ti
renda anche felice.”
“Sì, non mi piace pesare sugli altri.”
Lui annuisce e mi dà un bacio a stampo, come posso non
amarlo?
La mattina dopo veniamo svegliati
tutti troppo presto da
pesanti colpi alla porta del pullman.
Io sguscio fuori dall’abbraccio di Jaime e mi avvio verso
la zona relax indossando solo una sua maglietta che mi fa da vestito
insieme a
Yukari che indossa una lunga maglia nera.
Ci guardiamo confuse, chi diavolo può essere a
quest’ora?
Il manager?
Apriamo la porta e ci troviamo davanti ancora a quelli
dell’Immigrazione, gli
stessi uomini vestiti di nero dell’altra volta. Cosa vogliono?
Il manager ha sistemato la pratica e dice che è tutto a
posto, ieri mi ha consegnato la tanto agognata cittadinanza americana.
“Cosa c’è?”
Chiede Yukari sulla difensiva.
“Siamo venuti a controllare la signorina Ishida.”
La mia amica porge loro la pratica e la cittadinanza, loro la
controllano
meticolosamente come aspettandosi di trovare qualche errore a cui
appigliarsi.
“Sembra tutto a posto.
Leggiamo che si è recentemente sposata con Jaime Alberto
Preciado, questo corrisponde a verità?”
“Sì, ci siamo sposati a Miami, come
potrà leggere.”
Rispondo cauta, questi due mi fanno sentire come quando ero interrogata
al
liceo e il
professore non si risparmiava
con le domande.
“Ed è un matrimonio vero?”
“Prego?”
“È un matrimonio vero, basato sull’amore
– diciamo – o
solo un modo per avere la cittadinanza?”
“Beh, indossa una maglia di Jaime ed è uscita dal
suo bunk. Lei cosa dice?”
“Che vorrei accertarmi che la signorina non prenda in giro lo
stato americano.”
Yukari lo fulmina.
“Jaime, vieni!”
Urla.
“E lei, signorina Yidashi? È a posto?”
“Non faccia il bruto con me! Ho sia la cittadinanza inglese
che quella
americana dalla nascita e ho un regolare contratto di lavoro con la
Fearless
Record. Vuole vedere?”
Lui annuisce e lei sparisce per un attimo per tornare poi
insieme a Jaime che è a petto nudo e lancia occhiata
incollerite ai due uomini.
Yukari porge i documenti e quelli li controllano.
“Tutto a posto.”
Dicono placidamente.
“Posso sapere cosa ci fate qui?
Tamao ha ottenuto la cittadinanza e non è più
clandestina.”
“Siamo venuti a controllare che sia un matrimonio vero e
non uno di convenienza.”
Lui stringe i pugni e poi mi prende per mano.
“Indossa una delle mie magliette e questa notte ha
dormito nel mio bunk, come ha fatto da prima di sposarci. Vuole dei
testimoni?”
“Sì.”
“Vic, Tony, Mike! Giù i culi dalle
brande!”
Urla il bassista in un tono che gronda rabbia da ogni
lettera.
I tre arrivano piuttosto confusi e rintronati.
“Cosa succede?
Cosa ci fanno loro qui?
I documenti sono a posto.”
“Vogliono controllare che sia un vero matrimonio e non uno di
facciata, quindi
dite loro dove ha dormito Tamao.”
“Ha dormito con Jaime.”
Risponde Vic e Tony e Mike confermano.
“Bene. Adesso sa che dormiamo insieme, le basta?
O vuole mettere una videocamera e guardarci mentre
facciamo l’amore?”
“Non vedo il motivo di tanta ostilità, signor
Preciado.”
“Le dice nulla il nome di Rosa Preciado, agente?”
“No.”
“Rosa era mia cugina, era scappata dal Messico
perché il suo ragazzo la
picchiava e minacciava di ucciderla. È venuta a stare un
po’con la mia famiglia
a San Diego, era al sicuro, si stava ambientando e presto avrebbe
trovato
lavoro, poi siete arrivati voi.
Rosa non aveva i documenti in regola e voi l’avete
spedita in Messico, nonostante avessimo spiegato loro la sua situazione
e
quanto pericoloso fosse rimandarla a quella che voi avete definito casa.
Ve ne siete fregati che quel pazzo la potesse uccidere e
sapete una cosa?
Dopo che voi l’avete riaccompagnata a Tijuana nessuno di
noi ha più avuto notizie di lei, il che significa che quello
psicopatico l’ha
uccisa e sepolta da qualche parte nel deserto.
Per voi era solo un altro caso risolto, per la mia
famiglia ha significato perdere una persona a cui volevamo bene e che
aveva
solo diciotto anni.
Ecco perché non siete esattamente le mie persone
preferite sulla faccia della Terra.
Avete avuto le vostre prove, avete verificato che non è
un matrimonio di facciata, adesso vi invito cortesemente a scendere da
questo
pullman prima che io perda la pazienza e decida di farvi pagare la
morte di
Rosa.”
I due si guardano.
“Con questo comportamento rischia una denuncia, signor
Preciado.”
Vic appoggia una mano sulla spalla dell’amico e io stringo
più forte la mano di
Jaime.
“Non mi interessa, per me siete voi i responsabili della
morte di Rosa.”
I due si guardano e poi annuiscono.
“Sembra tutto in regola, ce ne andiamo.”
Escono dal pullman e Jaime è finalmente libero di
imprecare come vuole, insultando loro e le loro madri e dando consigli
irripetibili alle suddette su come spendere il loro tempo invece di
concepire
due stronzi.
Io vado in cucina e comincio a preparare la colazione con
gesti meccanici. Metto a friggere il bacon e le uova per Mike, verso
del latte
in un pentolino e lo metto sul gas, in un altro metto
dell’acqua e poi armeggio
con la caffettiera. Poi
verso l’impasto
avanzato dei pancakes di ieri in una padella e comincio a preparare il
primo.
Mentre cuoce preparo il cacao e i cereali.
Le prime a venire pronte sono le uova e il bacon di Mike,
poi c’è caffè di Yukari che lo corregge
con una dose di latte freddo e zucchero
e si prende una brioche preconfezionata. Verso il latte in due ciotole,
in una
ci metto i cereali, nell’altra il cacao. Preparo sei pancakes
e poi li porgo a
Jaime, infine viene pronto il mio the. Mio marito ha già
messo in tavola i
biscotti per me.
“Grazie, Jaime.”
“E di che?
Scusa per l’interrogatorio che hai dovuto subire, non
pensavo osassero farlo.”
Io gli appoggio una mano sul braccio.
“Va tutto bene, sono ancora qui.”
Lui addenta un pancakes con rabbia.
“Ehi, ragazzi! Quando volete annunciare a tutti il vostro
matrimonio?”
Io guardo stranita la tartaruga.
“Alla fine del tour, durante l’ultima data.
Perché?”
Lui mi porge il suo i-phone e noto che moltissime fans si chiedano chi
sia io e
fanno migliaia di congetture diverse.
“Alla fine del tour.”
La voce di Jaime è secca, ma ha una vena di dolcezza.
“Non vedo l’ora di svelare al mondo che meraviglia
ho
sposato.”
Io sorrido e penso che lo amo ogni giorno di più ed
è una tortura non sapere se
questo amore è ricambiato.
Così va la vita.
Angolo di
Layla.
Grazie mille a Nico_Ackerman per
la recensione, come vedi ci sono dei momenti di tenerezza tra Jaime e
Tamao e andand avanti ce ne aranno semprdi più^^
|
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Capitolo 10 *** 9)La signora Preciado ***
9)La signora Preciado
Tamao p.o.v.
Due mesi dopo, a maggio, arriva la vigilia dell’ultima
data del tour.
Sul pullman c’è un aria di festa da fine scuola,
da dopo domani
i ragazzi potranno tornare dalle loro famiglie e dalle loro ragazze.
Solo io
sono rosa dall’ansia, domani sera Jaime dirà a
tutti di noi e ho paura, una
paura che mi attanaglia le viscere e mi toglie l’appetito.
E se non piacessi alle fan?
E se mi accusassero di essere solo un’arrampicatrice
sociale, una donnaccia?
I ragazzi stanno vedendo “Divergent” tutti insieme,
io
invece sono stesa nel bunk di Jaime con i crampi alla pancia,
nonostante a cena
abbia mangiato a malapena una ciotola di riso scondito.
È l’ansia che mi fa stare così male,
era così anche a
scuola e io trattengo a stento le lacrime, non voglio che qualcuno mi
senta
piangere e si preoccupi. Ho già faticato a mandare via Jaime
e ad assicurargli
che va tutto bene. In questi due mesi ci siamo avvicinati parecchio,
abbiamo
parlato delle nostre vite e delle nostre famiglie e in un paio di
occasioni ci
stavamo anche per baciare, ma non è successo.
All’ultimo interviene sempre qualcosa che ce lo
impedisce: paura, incertezza e cose del genere.
Mi domando se pensi ancora a Jess, la sua foto dal
portafoglio non l’ha tolta, ma forse è solo pigro
e basta.
Un crampo più forte mi fa genere e la tenda del bunk si
apre facendo fare capolino alla faccia di mio marito.
“Tamao, ma sei sicura di stare bene?”
“È solo un po’ di mal di
pancia.”
“A me sembra un mal di pancia abbastanza forte.”
“Jaime, non ti devi preoccupare. Davvero.”
Lui si siede sul bunk accanto a me.
“Mi dici che hai?”
“È l’ansia. Domani annunceremo a tutti e
ho paura e
quindi mi viene mal di pancia, mi succedeva anche a scuola.”
“Ma perché hai paura?”
“E se non piacessi alle fan?
E se qualcuno mi accusasse di essere solo una zoccola,
un’arrampicatrice sociale?
E poi c’è la tua famiglia, cosa diremo
loro?”
“Che ci siamo sposati perché ci amiamo e poi non
staremo molto da loro.
Te ne volevo parlare dopo, ma ormai l’argomento è
uscito
da solo. Yukari mi ha dato le chiavi del suo appartamento londinese e
mi ha
detto che se vogliamo possiamo fare lì parte della luna di
miele, l’altra parte
la faremmo a Brighton, i suoi hanno una casa vacanze lì e mi
ha dato le chiavi
anche di quella.
Dice che ti piacerà.”
Io alzo un sopracciglio.
“Lo fai perché devi o perché lo
vuoi?”
“Voglio che tu sia felice.”
“Ma perché? Non mi ami nemmeno.”
“Questo non lo puoi sapere.”
Io gemo ancora.
“Cosa vuoi dire?”
“Che forse rimanendo da soli come marito e moglie
capirò cosa provo per te e
finalmente daremo senso a tutto questo.”
“Per te sono solo un problema.”
“No, Tamao, no!”
Lui inizia a spogliarsi e io striscio fuori dal lettino.
“Dove vai?”
“Ti lascio il tuo letto.”
“Per favore, non andartene. Vorrei che tu
rimanessi.”
Lo guardo un po’ fredda.
“Ti piace avere un corpo femminile nel letto, vero?”
“Non è questo, mi piace avere il tuo corpo nel mio
letto.”
Io arrossisco e lascio che lui mi attiri a sé, la mia
schiena aderisce
perfettamente al suo petto, le sue mani mi accarezzano la pancia con
movimenti
circolari. La mia mente può essere ancora indecisa se
volerlo o meno nella mia
vita, ma il mio corpo è sicuro: lo vuole.
I muscoli contratti che mi davano tanto dolore si
sciolgono lentamente sotto il su tocco e inizio a sentirmi meglio.
“Io giuro che non ti capisco.”
Mormoro frustrata.
“Non capirmi, accettami e basta.
Sarò meglio di quello che credi.”
“Non voglio un matrimonio d’interesse.”
“Nemmeno io.”
Rimango un attimo in silenzio.
“Le tue parole non hanno senso.”
“Tamao, sto cercando con tutto me stesso di capire se provo
solo attrazione per
te o qualcosa di più e non è facile, il cuore
dell’uomo è fatto di un terreno
più duro da scavare.
Ci sono giorni in cui vorrei sbatterti al muro e
scoparti, fregandomene della presenza dei ragazzi e altri in cui penso
che un
fiore così delicato come te andrebbe amato e ricoperto di
attenzioni e la cosa
mi fa piacere. Vorrei essere io quello che ti ricopre di attenzioni.
Vedi che è un casino? E avere loro attorno non mi aiuta,
ma so che ti devo una risposta e te a darò.”
“Vorrei che tu mi amassi, solo questo.
È l’unico desiderio che chiedo agli dei, solo
questo.”
Lui rimane in silenzio e io finisco per addormentarmi
sfinita dall’ansia che ho accumulato durante la giornata, non
vedo l’ora che
tutto questo finisca.
Il giorno dopo scivolo via
dall’abbraccio di mio marito e
mi dirigo in cucina.
Preparo la colazione a tutti come al solito, il mio mal
di pancia sembra essersi dileguato per ora e trovo una specie di
conforto nei
gesti di routine.
Il primo ad arrivare in cucina è Mike e come al solito
è
in mutande, ma ormai non gli dico più nulla, ci pensa Jaime
a rimproverarlo.
“Mike, vestiti! Non voglio che mia moglie ti veda mezzo
nudo.”
“Tua moglie mi ha visto mezzo nudo prima di te.”
Lui stringe gli occhi.
“Va bene, mi vesto.
Quante storie per una mutanda, manco fossi arrivato
nudo!!”
“Mike, se lo avessi fatto avremmo avuto un problema.
Tamao è mia moglie non voglio che vi veda mezzi nudi. Avete
capito?”
Si rivolge anche agli altri due che alzano le mani.
“Jaime, non avrei mai creduto che tu potessi essere
geloso.”
Lui non dice nulla e parte all’attacco dei suoi pancakes, io
sono sempre più
confusa e credo che Vic lo abbia capito.
Dopo colazione si ferma un attimo da me.
“Ma tu e Jaime avete davvero una relazione?”
“Non lo so, una specie. Lui dice che vuole capire cosa
prova per me e che sta trattenendo la sua attrazione.”
“Credo che tu gli piaccia parecchio, ma avrà una
guerra nel cervello perché con
Jess ci è stato tanto.”
“Meraviglioso. Speriamo che la guerra non faccia morti e
feriti.”
Borbotto io, poi scendo dal pullman e aiuto Yukari a
sistemare la roba sulla bancarella del merchandising della band,
c’è già gente
e sono bersaglio di parecchie occhiate, alcune curiose altre
chiaramente
ostili.
Si chiedono chi sia e che relazione abbia con i ragazzi.
So che lo stanno facendo e ciò mi mette a disagio,
così
cerco di concentrarmi sulla merce e non pensare troppo,
l’inferno vero e
proprio si scatenerà stasera.
La mattina passa velocemente, durante il pranzo andiamo
dove i ragazzi hanno fatto il soundcheck e mangiamo con loro,
ovviamente
messicano.
Finito il pranzo mi alzo e faccio per raggiungere la mia
amica, ma Jaime mi ferma.
“Mi piacerebbe che tu assistessi alle prove.”
“Oh, va bene.”
Loro tornano ai loro strumenti e io cerco un angolo comodo per poterli
ascoltare in pace, pensando che non l’ho mai fatto.
Suonano con energia una decina di canzoni, l’ultima si
chiama “Hold on till may” e quando Vic canta
“Darling, you’ll be okay”mi guarda
come, come a dire che in qualche modo uscirò bene da questa
storia e di non
preoccuparmi eccessivamente.
Vorrei che fosse così facile, quando il cuore è
in gioco
non si riesce a stare calmi: si va in paranoia, ci si fa film mentali,
si ha
paura, si pensa che tutto è difficile e tante altre
amenità.
Quando finiscono Jaime mi abbraccia.
“Allora come ti siamo sembrati?”
“Non so, credo che gli amici di Yukari siano più
bravi.”
La sua mascella rischia di staccarsi.
“Scherzavo, Jaime. Siete bravissimi e mi siete piaciuti
un sacco, stasera sarà un macello, ma almeno darete un buono
spettacolo ai
ragazzi che sono venuti a vedervi.
Lui mi sorride e io sorrido a mia volta.
“Preciado, lasciaci un attimo tua moglie!
Anche noi vogliamo i complimenti di Tamao!”
Jaime sbuffa.
“Mike, sei delicato come un treno deragliato.”
Lui mi lascia andare e io mi dirigo verso gli altri, Vic mi abbraccia,
Tony mi
sorride e Mike ha le mani sui fianchi come una madre pronta alla
predica.
“Allora, quanto sono sexy da uno a dieci mentre suono la
batteria?”
Jaime gli tira una delle ciabatte che indossa, ma l’altro la
schiva.
“Pensavo dovessi giudicare la tua bravura alla
batteria.”
“Quella è scontata.”
“Non ne sarei tanto sicura, Matt Nicholls mi sembra
più bravo di te.”
Lui mi guarda sconvolto.
“Scherzi?”
“Mh, non lo so.”
Lui mi guarda con occhi imploranti adesso, nemmeno gli avessi dato un
calcio
nelle parti basse.
“Scherzo, baka! Certo che sei bravo per quel che ne
capisco io.”
Lui sospira di sollievo.
“Non farmi più uno scherzo del genere, mi
è venuto un
colpo.
Se fosse stato vero avrei dovuto sfidare Matt a duello,
ne andava del mio onore di batterista.”
“E come?
Duello tra bacchette?”
Divento rossa un secondo dopo quello che ho detto capendo
l’implicito doppio
senso.
“No, una gara di bravura.”
“E poi sono io la testa calda, eh?”
Lo canzona Jaime.
“Andiamo a mangiare?
Sto morendo di fame.”
Tony interrompe la conversazione, annuiamo tutti.
“Chiamo anche Yukari?”
“Sì, dai. Avrà bisogno di una pausa
anche lei dopo aver badato tutta la mattina
alla nostra bancarella.”
Le mando un messaggio e un quarto d’ora dopo ci raggiunge
sudata e con i
capelli scarmigliati.
“Mi hanno preso per il vostro addetto stampa!
Vogliono tutti sapere chi è la misteriosa ragazza
giapponese che viaggia con noi!”
“Stasera avranno la risposta.”
È la risposta serafica di Jaime.
“Sì, ma è stressante dover rispondere
un miliardo di
volte alla stessa domanda!”
“Pazienta. Non ti farà male imparare a essere un
pochino paziente.”
“Vi rendete conto che se non avessi avuto pazienza vi avrei
fatti fuori tutti
al primo tour?
Mike con le sue sbornie e le sue puttane.
Tony con i suoi mutismi e l’ossessione per Star Wars.
Jaime con il suo bizzarro umorismo, la sua tendenza a
fare scherzi e i suoi piedi.
Vic con le sue sbornie tristi e le crisi esistenziali
ogni due per tre!”
“E tu con la tua tendenza al comando, piccola
Rommel!”
“Preferirei essere chiamata Yamashita, la “tigre
della
Malesia” che strappò Singapore agi
inglesi.”
Risponde compunta lei.
“Va bene, Tigre della Malesia. Adesso andiamo a mangiare
o Turtle ti mangerà, ha fame.”
Ci dirigiamo verso un chiosco dove vendono hamburger e ordiniamo tutti
un ricco
menù, c’è qualche fans e guardano tutti
me.
“Jaime, mi guardano tutti.”
“Lo so, stasera sapranno tutto.”
“Così potranno linciarmi e i miei non mi hanno
lasciato la katana di famiglia,
ce l’ha quel cretino di Shinji che non sa nemmeno
usarla.”
“Tu sai usare una katana?”
“Alle medie ero un asso nel kendo, visto che il kendo deriva
dalle tecniche di
combattimento con la katana una volta abituata al peso della spada
potrei
saperla maneggiare.”
“Cosa è il kendo?”
“Combattimenti con le spade di bambù o legno.
Anche io lo
so praticare e ho una katana di famiglia, ma è a Londra nel
mio appartamento.”
“Per fortuna o stanotte ci avresti fatto a pezzi senza
pensarci due volte.”
“Mike, sei il solito melodrammatico.”
Sospira lei.
“Sono solo sinceramente preoccupato, pensavo di avere due
amiche calme e tranquille, dopotutto, e scopro che tutte e due sono
delle
samurai mancate.”
Ridono tutti.
“Sono certo che né Tamao né Yukari ci
assassineranno nel
sonno, adesso proviamo ancora un po’ e poi rilassiamoci in
vista del concerto,
sarà impegnativo.”
“Per colpa mia?”
Chiedo io.
“No, l’ultimo concerto è sempre
impegnativo, cerchiamo di dare sempre il meglio
di noi per lasciare il miglior ricordo possibile al nostro
pubblico.”
“Vic, sei proprio un bravo ragazzo.”
Gli sorrido.
Ci alziamo e poi i ragazzi vanno verso il palco, mentre
io e Yukari andiamo alla bancarella e le do una mano a vendere
magliette e
altre cose cercando di ignorare gli sguardi curiosi al limite
dell’insolenza.
Io non ho fatto nulla di male, mi ripeto come un mantra.
Non ho sposato Jaime per i suoi soldi o la sua fama.
L’ho sposato perché dovevo rimanere negli USA e
poi perché
lo amo e questa non è una ragione secondaria. Voglio che sia
felice con me,
voglio che si innamori di me e che esca dal casino in cui
l’ho
involontariamente ficcato. Sono piombata nella sua vita senza chiedere
permesso, come uno tsunami ho sconvolto le sue certezze e i suoi
rapporti e non
lo biasimerei se tra un po’ mi dovesse odiare.
Non lo biasimerei, ma non voglio che accada.
“Tamao, stai calma.
Andrà tutto bene, te lo assicuro.
Jaime si renderà conto di che perla sei e non si
pentirà
di averti sposata, non sei una rompicazzo con manie di controllo come
me.”
Il suo tono è un po’ triste.
“Pensi che non troverai nessun ragazzo per questo?”
“Già.”
“Secondo me ti sbagli, qualcuno leggerà oltre a
corazza e vedrà che ragazza
dolce sei in realtà.”
“Lo spero.”
Abbasso la voce.
“E la cotta per il signor V. come va?”
“È sempre lì e non so come farla andare
via, io prima o
poi cederò e manderò a puttane tutto.”
“Non dire così.”
“Lo so che suono pessimista, ma mi conosco.
So che questa lingua non so tenerla a freno e dico sempre
le cose sbagliate al momento o alla persona sbagliata. Quando Danielle
è venuta
al matrimonio sono stata male, avrei voluto che lui mi guardasse come
guarda
lei e non accadrà mai.”
Io rimango un attimo in silenzio mentre sistemo una pila di magliette,
con
un’idea che mi frulla in testa e che ho paura di esprimere
per non offendere la
mia amica.
“E Lee?”
“Lee, cosa?”
“Ci hai mai pensato a lui come tuo ragazzo?”
“No, lo conosco da così tanto tempo che sarebbe
strano finirci insieme.”
“Beh, io ti consiglierei di iniziare a farlo.”
Rispondo sibillina.
Yukari non lo ha notato, ma io ho visto come Lee la
guarda. La guarda allo stesso modo in cui Vic guarda Danielle, solo con
tanta
tristezza dentro perché lei non è la sua ragazza
e forse non lo sarà mai.
“Ok?”
Continuiamo a vendere roba per tutto il pomeriggio, fino a quando
è ora di cena
e noi rientriamo nel tourbus, i ragazzi hanno tentato di cucinare delle
pizze.
Sono un po’ bruciacchiate, ma io apprezzo la
volontà, non ce l’avrei fatta a
mettermi ai fornelli adesso. Sono abbastanza stanca.
“Come è andata?”
Ci chiede Mike.
“Se ti stai domandando quanto ricco potresti diventare
con il ricavato della vendita del merchandising potresti diventare
discretamente ricco e stasera, per ringraziarci, potresti condividere
con noi
un po’ del tuo prezioso fumo, braccino corto.”
“Il fumo di prima qualità non te lo
regalano!”
Risponde indignato lui, Yukari alza un sopracciglio.
“E va bene, Yamashita.”
“Fumo?”
Chiedo io confusa.
“Erba.”
Il mio sguardo rimane vacuo.
“Marihuana, Tamao.
Mike fuma marijuana e non condivide mai con nessuno, è
come se avesse con sé del prezioso vino e non lo offrisse ai
suoi amici.”
“Ma non fa male?”
“Se non ne fumi troppa, noooo!
Al massimo ti rilassi e ti godi una bella serata.”
Davanti alla mia occhiata scettica si affretta ad aggiungere:
“Ma se non vuoi,
non devi fumarla.”
“Jaime, credo che dovremmo discutere di questa
cosa.”
Dico piano.
“Io non sapevo che tu fumassi marijuana.”
“Solo ogni tanto.”
“E se poi diventasse una droga più
pesante?”
Lui mi appoggia una mano sulla coscia facendomi irrigidire per il
contatto così
intimo.
“Non succederà, fidati di me.
Anzi, perché stasera non ne provi un po’ anche tu?
Così vedi che non è pericolosa.”
Io storco un po’ il naso.
“Ci penserò.”
“Mi dispiace di aver combinato un casino!”
Esclama Yukari.
“Prima o poi sarebbe dovuto uscire.”
“Già.”
I ragazzi si dirigono ai camerini in attesa che tocchi a loro, prima
suona una
band di apertura e Yukari mi fa cenno di andare con loro.
“Ma non ti servirà una mano?”
“Me la caverò benissimo da sola, sono abituata.
Tu devi rimanere con loro per…quello che
succederà dopo.”
Mi saluta con un cenno della mano e se ne va, io raggiungo i ragazzi
sospirando, chissà in che modo Jaime ha deciso di dire la
verità a tutti?
Mi siedo accanto a Jaime a disagio e mi guardo attorno,
Vic fa dei vocalizzi che lo fanno sembrare un tizio in preda a una
possessione
demoniaca, Mike tiene il tempo con le bacchette picchiandole sulle
ginocchia
ossute, Tony si è sdraiato su un divano e dorme con
espressione pacifica.
Guardo Jaime, ha uno sguardo un po’ perso nel vuoto e ogni
tanto guarda il
cellulare.
“Vuoi una birra?”
Gli chiedo per rompere questa cappa di imbarazzo.
“No, ma dovrebbe esserci del the al limone nel frigo.
Quello mi piacerebbe.”
Mi alzo e glielo porto.
“Tamao, non devi avere paura di quello che
succederà dopo
né dell’erba. Sono assennato se voglio.”
“È una droga, Jaime. È normale che io
sia preoccupata,
nella mia famiglia non era certo ammessa o nemmeno tollerata.”
“Capisco. Tu però non ti devi
preoccupare.”
Passiamo le due ore che ci separano dal loro concerto
guardando foto sul cellulare di mio marito, mi mostra tutta la sua
famiglia: sua
madre, suo padre, i nonni, i cugini.
Sembrano affiatati e molto uniti, chissà se mi
accetteranno o penseranno, come Oli, che mi interessano solo i soldi di
Jaime?
Due ore dopo un tecnico apre la porta.
“Pierce The Veil, tocca a voi.”
Vic smette con i vocalizzi e Mike di suonare le sue ginocchia, Jaime
scuote
Tony e insieme escono dalla stanza con me in coda. Il tecnico mi indica
dove
mettermi: è un angolo del palco da cui posso vedere i
ragazzi senza che il
pubblico veda me.
Vic saluta i suoi fan e poi attaccano subito con una
canzone che si chiama “The Divine Zero”, poi
proseguono alternando discorsi a
canzoni.
Sono davvero bravi e non mi stupisce che il pubblico li
ami , li amerei anche io se non mi avessero rubato
l’adolescenza.
L’ultima canzone che suonano è “Hold on
till may” poi
Jaime si avvicina al microfono e il mio cuore aumenta i battiti:
è arrivato il
momento.
“Allora, ragazzi.”
Inizia con la sua voce tranquilla.
“Immagino vi sarete chiesti perché abbiamo
annullato
alcune date e chi sia la misteriosa biondina che ci accompagna
sempre.”
Dal pubblico si leva un mormorio.
“Ecco, stasera ho intenzione di rispondervi. La
misteriosa biondina si chiama Tamao Ishida, un applauso per
Tamao.”
Io esco dal mio angolo ed alzo una mano a disagio.
“E il motivo per cui abbiamo annullato alcune date
è che
abbiamo usato quei giorni per una cosa davvero importante per me e che
voglio
condividere con voi per primi.”
Trattengono tutti il fiato.
“Io e Tamao ci siamo sposati.
Sì, potete chiamarla signora Preciado ora.”
Il pubblico urla soprattutto perché Jaime si avvicina a me e
mi coinvolge in un
bacio mozzafiato.
Sono felice, ma soprattutto mi chiedo: cosa significherà?
Avrò mai una risposta a questa domanda?
Angolo di Layla.
Grazie a Nico_Ackerman per la
recensione, spero che questo capitolo ti piaccia,ridendo e scherzando
siamo più o meno a metà della storia.
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Capitolo 11 *** 10)Vuoti a perdere ***
10)Vuoti a perdere
Yukari p.o.v.
Finalmente il tour è finito, non ne potevo più di
vendere
magliette, braccialetti e quant’altro.
Jaime deve avere fatto il suo annuncio perché verso la
fine del concerto ho sentito un boato pauroso e non poteva che essere
dato
dalla notizia che lui è il primo Pierce The Veil che si
sposa per di più con
una perfetta sconosciuta.
Adesso però è finita, mi faccio una doccia e poi
andrò al
party dopo il concerto, Mike ha promesso di dividere la sua preziosa
erba ed è
un’occasione che non si può sprecare.
Entro nel pullman vuoto e trovo Tamao seduta su uno dei
divani che guarda il nulla.
“Tutto bene?”
Le chiedo.
“Sì, sono solo un po’scossa e confusa.
Jaime mi ha
baciato.”
Io decido di non dirle nulla, ma sono felice per lei, pagherei
perché Vic
baciasse me e non Danielle.
Mi faccio una doccia e mi metto un vestito della Drop
Dead che mi ha regalato Oli, ci tiene che li metta, dopotutto
è un buon amico.
Finito, guardo Tamao.
“Senti c’è un party in un hotel per
festeggiare la fine
del tour, non ha senso che tu stia qui a torturarti, quel che
sarà sarà.”
“Dici?”
“Mia madre dice sempre che se sono rose fioriranno.”
“Forse hai ragione tu.”
Si alza in piedi, sembra davvero piccola e indifesa con quella
maglietta rossa
semplice che indossa, gli shorts e gli anfibi.
“Ti trucco.”
Le metto un trucco smockey nero e un rossetto rosso e mi sembra meno
pallida ed
emaciata di prima, io indosso i miei sandali con la zeppa, prendiamo
entrambe
la borsa e raggiungiamo la band e il resto della crew.
“Pensavo vi foste perse, andiamo!”
Ci esorta Mike, lui è quello che non vede l’ora di
festeggiare e possibilmente di scopare.
Domani torna da Alysha e immagino abbia degli arretrati
da riscuotere.
“Ricordati la promessa.”
Rispondo io.
“Si, Tigre della Malesia, ma adesso saliamo sui
taxi.”
Io, Mike, Tamao e Jaime saliamo sul primo, non appena la
porta si chiude il batterista si rilassa sul sedile.
“Complimenti, Jaime! Una rivelazione con il botto, quel
bacio finale è stato fantastico, mi sono
emozionato.”
Tamao diventa rossa come la maglietta che indossa.
“È mia moglie, posso baciarla in
pubblico.”
“I fan come l’hanno presa?”
Intervengo io per salvare la mia amica.
“Oh, bene. Hanno tutti voluto una foto anche con lei,
alcune le hanno fatto le congratulazioni.”
“Altre avrebbero voluto uccidermi volentieri.”
Mugugna tetra.
“Si abitueranno. Jaime era comunque quello più
off-limits, sapevano tutti di Jess e non ha mai avuto groupie,
chissà come fa.”
“Mike, se non stai zitto ti do una gomitata che ti spacca
qualche costola!
Non hai nessuna considerazione per la povera Tamao?”
Gli chiedo, lui nota il colore ormai quasi violaceo della povera
giapponese e
ne rimane sorpreso.
“Oddio, scricciolo! Scusa, non volevo!”
“Non chiamarla scricciolo!”
Tuona Jaime.
“Perché no?”
“È mia moglie, non la tua e solo io posso darle
soprannomi teneri, Fuentes.”
Il batterista ride.
“Ma lo sai che io e lei siamo solo amici, non te la
ruberei mai.”
“E ti conviene o perderesti le mani.”
“La ami davvero.”
Sia Tamao che Jaime sobbalzano, cosa sia il loro rapporto non lo sanno
di
preciso nemmeno loro e Mike ha avuto il cattivo gusto di rigirare il
dito nella
piaga.
“Mike, cuciti la ciabatta. Davvero.”
Questa volta coglie il messaggio sul serio e non pronuncia
più frasi
imbarazzanti fino all’arrivo in hotel.
Paghiamo il taxista ed entriamo nella hall, poco dopo
arrivano tutti gli altri e saliamo tutti nella suite
dell’ultimo piano in cui
si terrà la festa.
La maggior parte della nostra crew e le ragazze dei
ragazzi – tranne Danielle – sono già
lì ad aspettarli, insieme a buona scorte
di alcool e cibo. Io mi verso un bicchiere di birra e prendo un pezzo
di pizza.
È davvero tutto buono e qualcuno ha messo del sushi per
Tamao che ne prende un pezzo e lo addenta con gusto.
“Riempitevi i bicchieri, gente!”
Urla Vic.
Noi ubbidiamo al suo ordine e ci riempiamo tutti i bicchieri di birra e
anche Tamao.
“Allora, volevo fare un discorsetto!
Questo tour è finito e volevo ringraziare tutti i tecnici e
membri della crew
che ci hanno permesso di renderlo memorabile!
Se abbiamo offerto uno spettacolo meraviglioso ai nostri
fan lo dobbiamo a chi si è fatto il culo dietro le
quinte!”
Applaudono tutti.
“Poi vorrei ringraziare Jaime, Tony e Mike per aver
suonato ancora con me e avermi sopportato nelle mie crisi di
nostalgia.”
Si levano delle risatine e le guance abbronzate di Vic diventano di un
leggero
colorito rosato.
“Vorrei anche ringraziare, il nostro generale Yamashita,
la Tigre della Malesia dei Pierce The Veil, la nostra meravigliosamente
dittatoriale Yukari.
Grazie per aver evitato di farci fare troppe cazzate e aver
venduto più materiale possibile, sei la miglior merchgirl
del mondo.”
Io alzo il mio bicchiere sorridendo e cercando di
nascondere il rossore.
“E poi vorrei ringraziare Tamao per averci viziato con
tante piccole coccole, soprattutto quella piaga di mio fratello Mike, e
naturalmente Jaime.
Parlando di Jaime, vorrei fare le mie sentite
congratulazioni al nostro neo sposo!
Spero che avrai un matrimonio lungo e felice in cui tanti
Preciado con gli occhi a mandorla correranno in giro per casa vostra
con il
loro piccolo basso e la brutta abitudine di storpiare i detti comuni.
Sarebbero molto kawai, ho detto bene, Tamao?”
Lei annuisce rossa come un peperone.
“E adesso accendete quella cazzo di radio che si
balla!”
Alziamo i bicchieri e brindiamo, poi qualcuno accende la radio e la
musica
martellante dei Cristal Castels riempie la stanza facendo venire voglia
di
ballare a tutti.
Io bevo un altro po’ di birra e poi mi metto a ballare
con il tecnico di Mike, gli altri stanno ballando con le loro ragazze
– anche
Jaime e Tamao, che sembra apprezzare particolarmente il duo canadese
– Vic
invece è in un angolo con una birra in mano.
Mi libero educatamente del tizio con cui sto ballando e
raggiungo Vic.
“Ehi, grande capo! Non balli?”
“Fammi finire la birra e arrivo!
Come ti sembra la coppia di novelli sposi?”
Io guardo Jaime e Tamao e sorrido.
“Li vedo bene. Lei lo ama e lui sembra innamorarsi
lentamente di lei.
È buono, no?”
“Direi di sì.”
Appoggia la birra su di un mobile e mi prende per mano, dandomi una
scarica
elettrica.
“Balliamo, generale?”
“Sì, mio imperatore.”
Rispondo divertita.
Dopo un’ora di ballo scatenato Mike ci fa dei discreti
segnali.
È arrivato il momento dell’erba e che Dio lo
benedica.
Solo la band e le ragazze si riuniscono sulla terrazza,
Alysha sembra ok con l’intera faccenda, ma Erin e Tamao non
sembrano molto a
loro agio, continuano a scambiarsi occhiate.
Conosco la posizione della mia amica e quella della
ragazza di Tony, sono molto simili, entrambe hanno paura che
dall’erba si passi
a qualcosa di più pesante.
Non è scorretto come ragionamento in generale, ma non mi
sembra questo il caso, Vic non lo permetterebbe mai, affezionato
com’è al
fratello.
“Allora, gente! Si comincia.”
Mike inizia a rollare una canna e ci sediamo in cerchio con Tamao ed
Erin
notevolmente a disagio, scommetto che preferirebbero essere dentro.
“Non siete obbligate a stare qui.”
Dico loro gentilmente, ma le mie parole vengono fraintese.
“Lo sappiamo che ti piace l’erba, Yukari, ma io
vorrei
evitare di trascinare a casa un Tony fatto.”
Sputa acida Erin.
“Penso la stessa cosa.”
“Ma la volete o no?”
Chiede Mike.
“Non più di una e lo stesso vale per te,
Tony.”
Sibila la mora, il chitarrista annuisce.
“E tu, Tamao?”
“Io non sono nessuno per poter dire a Jaime quanto fumare, ma
vorrei evitare
che esagerasse.”
Vedo che è parecchio rigida.
“Cosa ci può essere di male?”
“Non mi piacciono le persone dipendenti da qualcosa! Mio
padre era un alcolista
praticamente e questa era la scusa per picchiare le donne di famiglia e
ho
visto dei miei compagni diventare dipendenti dalle pasticche ed essere
violenti
allo stesso modo con le loro ragazze.
Scusa se sono preoccupata.”
Jaime le stringe la mano.
“Non succederà, tesoro.
L’erba rilassa.”
“Se lo dici tu.”
Il tono è scettico.
“Davvero, Tamao! Non c’è nulla di cui
preoccuparsi, io
non picchio Alysha, vero, zuccherino?”
Lei annuisce.
Nessuno dice più nulla fino a che la canna è
pronta e
Mike dà il primo tiro soddisfatto e poi la passa al fratello.
“Questa è buona, ve lo giuro.”
Vic inala e annuisce.
“Buona, davvero. Forse, però dovresti davvero
andarci
piano.”
“Vic, è la prima canna decente che mi faccio da
metà del tour.”
Tamao si irrigidisce.
“Non te le sei fatte per me, temevi casini con
l’Immigrazione.”
Il Fuentes minore sembra colto in castagna perché apre e
chiude la bocca un
paio di volte senza spiccicare parola.
“Allora ho ragione.”
Il tono della mia amica è triste, si rannicchia ancora di
più, io prendo la
canna e fumo tranquilla, ma sotterraneamente inquieta per il tono che
ha preso
la conversazione.
Poi la passo a Tony che fa un breve tiro e la passa alla
sua ragazza che ne fa uno ancora più breve, nemmeno stesse
fumando veleno.
Poi è il turno di Jaime che fuma tranquillamente e infine
tocca a Tamao che fa un tiro molto breve e rischia di soffocarsi, lui
le batte
gentilmente la mano sulla schiena, ma lei si libera del suo tocco e
scappa
dentro e giurerei che stesse piangendo.
Jaime la guarda sorpreso, ma non si muove.
“È tua moglie, non la insegui?”
Gli occhi di Erin lo trapassano come una spada.
“Non lo so, forse vuole stare da sola.”
“Stava piangendo, Jaime, Cristo!”
Lui sospira.
“Davvero?”
“Sì, sei proprio un tonto per non essertene
accorto.
Lei non è Alysha o Yukari, lei è quella che
chiamate con
un po’ di disprezzo una brava ragazza. Una che le canne non
se le fa e sentendo
quello che ha raccontato non mi stupisce. Te la sei sposata, ora non
puoi
abbandonarla da sola in un momento in cui non sta bene.”
Lui esita ancora, immagino che non abbia ancora fatto chiarezza nel suo
cuore.
“Jess non era così problematica.”
“E allora dovevi sposare Jess e non includere nel tuo mondo
una che non ritieni sia alla tua altezza.”
Sul terrazzo cala un silenzio pesante, mentre la canna è
ritornata a Mike.
“Ok, vado.”
“Meglio per te.”
Sibila ancora una volta la mora, io faccio fatica a capire questo
discorso.
Non riesco a capire cosa ci sia di male ogni tanto a
rilassarsi con una canna, non si diventa violenti o almeno credo, io
non ho mai
saputo che sia successo a qualcun che conosco, ma so anche che davvero
Tamao
non è come noi. Il suo passato è talmente pieno
di brutte cose e di tradimenti
che forse si aspetta che un giorno o l’altro la tradiremo e
feriremo anche noi.
Questo pensiero non mi piace per niente.
Dopo che la prima canna è finita Erin fa alzare Tony.
“Ciao, a tutti. Noi andiamo a
divertirci.”
Il ragazzo ci saluta portandosi una mano al cappellino e rientra nel
locale
sovraffollato.
“Erin non è favorevole all’erba,
vero?”
Dice Alysha guardando la coppia allontanarsi.
“No, non molto.
Non che il suo ragionamento sia del tutto sbagliato, ma
secondo me esagera.”
Lei annuisce.
“Tamao invece non sembra aver avuto una bella vita.”
“La vita non è stata generosa con lei e ha
paura.”
“Non si fida nemmeno di suo marito?”
Io mi guardo le punte dei piedi soppesando mentalmente le parole da
dirle.
“Lei è stata tradita dalla sua famiglia nel
peggiore dei
modi, quindi, ecco ha un po’ di problemi con la fiducia,
anche con Jaime.
Ci stanno lavorando su, io credo che abbia paura di
finire in una famiglia come la sua o di venire abbandonata e ferita.
Sono paure
difficili da estirpare.”
“Immagino di sì, ma sono certa che con Jaime ce la
farà,
lui è così carino con lei.”
Io annuisco brevemente, Mike intanto sta preparando la
seconda canna scherzando con il fratello, litigano raramente quei due,
sono
proprio buoni fratelli.
Un po’ li invidio, io sono figlia unica e non
conoscerò
mai un legame del genere.
L’arrivo della seconda canna mi distrae da questi
pensieri e io mi lascio andare alla pace chimica, sentendomi solo
vagamente in
colpa per l’illegalità della cosa.
In fondo che importa?
Alla fine della serata Mike e Alysha spariscono, hanno
entrambi stampato in faccia un ghigno poco raccomandabile.
Scommetto qualsiasi cosa che adesso si chiuderanno in una
camera a scopare come ricci, sono mesi che non si vedono e che Mike
rifiuta le
groupie. In questo tour ha detto almeno una volta al giorno che le sue
palle
stavano scoppiando.
È sempre stato un ragazzo fine ed elegante in grado di
esprimere concetti triviali come se fossero di alta filosofia. Scoppio
a ridere
da sola all’assurdità della cosa, Vic mi guarda
curioso e si siede accanto.
Brutta mossa, Fuentes!
Sei vicino a una Yukari con i freni inibitori molto
abbassati e potresti scoprire cose che non ti piacerebbero, ma non lo
sai.
“Come mai ti sei messa a ridere?”
“Ti ricordi quando Mike ha detto ameno una volta al giorno
che gli scoppiavano
le palle?”
Lui annuisce sospirando e mettendosi una mano sul volto,
imbarazzato dalla poca finezza del fratellino.
“Io ci ho provato a crescerlo bene, ma non ho fatto
miracoli.”
Mugugna.
“Ecco, ho pensato che dicesse quella frase in modo
forbito come se stesse spiegando un difficile concetto di filosofia o
teologia.”
Lui scoppia a ridere a sua volta.
“No, Mike non è il tipo.
Lavora più con le mani che con la testa.”
Io annuisco e mi ritrovo pericolosamente vicina a lui, il mio cuore
inizia a
battere più forte, come se volesse uscire dalla mia piccola
cassa toracica.
Lo guardo negli occhi e i suoi castani sono diventati
neri per via della scarsa luce, due pozze di dolce velluto nero che mi
invitano
ad avvicinarmi un po’ di più a lui per scoprire i
loro misteri.
Affacciati a questo pozzo, Yukari.
Mi dicono e io li ascolto ipnotizzata, poi azzero la
distanza tra me e lui e lo bacio, all’inizio è un
lieve bacio a stampa, poi
diventa famelico.
Non c’è amore da parte sua, solo voglia di
sfogarsi
perché sono mesi che non vede la sua donna e a un certo
punto quando si perde
il controllo vanno bene tutte.
Banali i motivi per cui si tradisce a volte, vero?
Lui però torna subito in sé e si stacca
violentemente da
me.
“Cosa stavamo facendo, Yukari?”
“Ci stavamo baciando.”
“Non possiamo…”
Io gli appoggio un dito sulle labbra morbide e carnose.
“Ti prego, non respingermi.
Io ti amo, ti amo da tanto tempo. Per una notte sii mio,
te ne prego.
Solo una notte.”
Lui mi toglie delicatamente il dito dalle labbra.
“No, Yukari.
Mi dispiace, io non posso. Io amo Danielle e non posso
farle questo.
Mi dispiace che tu sia innamorata di me, perché io per te
non sento altro che una grande amicizia, nulla di
più.”
Queste parole mi colpiscono come coltelli, fanno a pezzi
il mio cuore, straziano le sue carni, le trasformano in taglienti pezzi
di
vetro che mi soffocano, mi uccidono.
Sento le lacrime scendere, senza dire una parola mi alzo
e rientro nella stanza, ci sono meno persone rispetto a prima. Io
rimango un
attimo ferma, mi asciugo le lacrime e vedo che il tecnico di Vic
è lì da solo,
senza dirgli nulla mi avvicino, lo afferro per la nuca e lo bacio.
Lui rimane un attimo sorpreso, ma poi ci sta.
La sua bocca sa di whisky e di errore.
Per lui non sarò altro che la scopata conclusiva di
questo tour, ma non mi importa, non ce la faccio a stare da sola
stanotte.
Non quando sono stata a un millimetro dall’avere Vic nel
mio letto.
Accidenti a lui e all’essere così irrealmente
fedele!
Accidenti a me che mi sono innamorata di un ragazzo che non
potrà mai essere
mio!
Dicono che l’amore sia buono, ma per me in questo preciso
istante è solo fonte
di dolore, un dolore sordo e pulsante che mi avvelena l’anima.
Le sue mani vagano sul mio corpo, poi con un sorriso
storto si stacca.
“Baby, andiamo in camera, il piano è tutto
nostro.”
“Sì.”
Strascico io.
Ci dirigiamo verso una delle camere e il resto si fa
confuso, immagino che sia stato dell’ordinario sesso.
La mattina dopo mi sveglio vicino a un ragazzo dai corti
capelli castani, con un feroce mal di testa e un bisogno impellente di
vomitare.
Mi trascino in bagno e vomito, poi mi pulisco la faccia,
recupero i miei vestiti e me ne vado, voglio mettere distanza tra me e
questo
errore di merda.
Mentre sto scendendo in ascensore suona il cellulare, io
rispondo: è Lee.
“Ehi, Yukari!”
La sua voce è pimpante.
“NON urlare, sono reduce da una brutta ubriacatura e non
ho ancora preso nulla.
Come mai mi hai telefonato comunque?
Non che non sia felice di sentirti.”
“Volevo solo dirti che quest’estate siamo liberi e
al
momento siamo Sheffield, ma non appena farà abbastanza caldo
andremo a
Brighton.”
Io mi massaggio gli occhi.
“Hey, Lee. Ti scoccerebbe se venissi da te a Sheffield? Ho
appena combinato la cazzata del secolo e ho bisogno di stare un
po’ lontana dai
Pierce The Veil.”
“Va bene. Ti aspetto.”
“Ti faccio sapere quando mi parte l’aereo, ma deve
essere in giornata.
Grazie per tutto, sei un tesoro.”
“Di nulla, Yukari.
Ci vediamo presto.”
Chiudo la chiamata e attraverso l’atrio, salgo su un taxi e
mi faccio portare
al tourbus, inutile dire che sono già tutti pronti e fuori
dal veicolo, sono io
la ritardataria questa volta.
“Scusatemi.”
Dico stancamente.
“Non fa niente. Noi andiamo o perdiamo il volo, tu prendi
il prossimo.”
Vic mi consegna freddamente il biglietto per San Diego.
“Voglio andare a Londra, mi farò cambiare la
destinazione.
A proposito di Londra.”
Mi frugo la borsa e porgo un mazzo di chiavi a Jaime.
“Queste sono le chiavi del mio appartamento londinese,
potreste trascorrere lì la vostra luna di miele, come
stabilito. Io non sarò
tra i piedi, vado a Sheffield.”
“Ok, grazie mille, Yukari.”
Ci salutiamo e mi abbracciano tutti tranne Vic che si allontana
immediatamente
nemmeno avessi una qualche malattia contagiosa.
Rimasta da sola inizio a preparare le valigie con un
senso di malinconia che non avevo mai provato prima d’ora. Ho
come
l’impressione che questa sarà l’ultima
volta che lo farò e che la mia
dichiarazione a Vic ha segnato un solco invalicabile nella mia vita
lavorativa
e non.
Raccolto tutto chiamo un taxi e mi faccio portare
all’aeroporto.
Le agognate vacanze sono iniziate, ma non sono felice
nemmeno un po’.
Ho perso qualcosa di molto prezioso in questo tour:
l’amicizia di Vic.
Quella non me la ridarà indietro nessuno, ma forse
è così
che va la vita.
Siamo destinati a perdere chi amiamo.
Angolo di Layla.
Grazie a Nico_Ackerman per la recensione. Le cose si sono messe male
per Yukari, ma forse non tutto il male viene per nuocere....
Chissà.
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Capitolo 12 *** 11)Quella fiamma che ti brucia dentro. ***
11)Quella fiamma che ti
brucia dentro.
Tamao p.o.v.
Il passato non ti abbandona mai.
Fedele come un’ombra ti segue e talvolta avvelena anche
il presente e ti rende nemici gli amici, anche solo per un attimo.
Quando ho visto Mike rollarsi quella canna mi sono venute
in mente tutte le volte che vedevo mio padre attaccato alla bottiglia
di sake e
sapevo che avrei finito per prenderle per qualche ragione.
Istintivamente mi irrigidisco, noto che anche Erin non è
d’accordo con questa faccenda e dice a Tony di farsi solo una
canna.
“E tu, Tamao?”
Mi chiede il batterista.
“Io non sono nessuno per poter dire a Jaime quanto fumare, ma
vorrei evitare
che esagerasse.”
Dico piuttosto formale, stringendo i pugni fino a farmi male
“Cosa ci può essere di male?”
“Non mi piacciono le persone dipendenti da qualcosa! Mio
padre era un alcolista
praticamente e questa era la scusa per picchiare le donne di famiglia e
ho
visto dei miei compagni diventare dipendenti dalle pasticche ed essere
violenti
allo stesso modo con le loro ragazze.
Scusa se sono preoccupata.”
Esplodo alla fine e Jaime mi stringe una mano.
“Non succederà, tesoro.
L’erba rilassa.”
“Se lo dici tu.”
Il mio tono è scettico, non ci credo molto, per me la
droga è pericolosa.
“Davvero, Tamao! Non c’è nulla di cui
preoccuparsi, io
non picchio Alysha, vero, zuccherino?”
Lei annuisce, io rimango in silenzio e guardo quella dannata canna
passare di
mano in mano fino ad arrivare a me. La prendo in mano come se fosse una
pericolosa bomba in procinto di esplodere e do un tiro, il sapore
è totalmente
diverso dalle sigarette e mi fa tossire e lacrimare gli occhi.
La passo a chi c’è seduto accanto a me e mi alzo
di
scatto sentendo le risate di qualcuno, mi giro velocemente per non far
vedere
che adesso le lacrime sono di umiliazione.
Attraverso la stanza in cui c’è un caldo
soffocante e
raggiungo a porta, respirando a pieni polmoni l’aria
più fresca, poi prendo un
ascensore che mi porta nell’atrio.
Lì ho un momento di confusione, dovrei prendere un taxi
per andarmene e raggiungere il pullman dei Pierce The Veil, ma non so
dove sia.
Mi prendo la testa tra le mani e gemo disperata.
Poco dopo sento dei passi dietro di me e qualcuno mi
afferra gentilmente per il polso e mi fa girare verso di lui o lei.
È Jaime.
“Dobbiamo parlare.”
Esordisce.
“Voglio andare al tour bus.”
Dico piatta.
“Parleremo lì.”
“Va bene.”
Dico, senza nessuna voglia di parlare in realtà.
Lui mi ha ferita ridendo di me e della mia goffaggine,
non me lo sarei aspettata da lui, pensavo fosse una persona diversa,
invece è
solo uno stronzo come tutti.
“Sei arrabbiata?”
Io non rispondo.
“Lo prendo come un sì.
Tamao, abbi pazienza ancora un attimo poi chiariremo e
spero di farti capire il mio punto di vista e farti passare la
rabbia.”
Io mugugno qualcosa di incomprensibile ed esco con lui,
l’aria fresca della
notte è come uno schiaffo che mi riporta alla
realtà: siamo al nostro primo
litigio matrimoniale.
Jaime chiama un taxi e gli detta l’indirizzo, poi saliamo
entrambi senza dirci una parola. Sono curiosa di sapere cosa
vorrà dirmi e come
giustificherà quello che è successo.
Molto curiosa.
Durante il tragitto nessuno dice nulla e in venti minuti
siamo davanti al tour bus della band, adesso la zona è
deserta quando fino a
poco tempo fa brulicava di persone.
Guardo il cellulare, sono circa le tre di notte, forse
anche le fan più irriducibili a quest’ora se ne
sono andate. Io e Jaime saliamo sul mezzo, lui si
lascia cadere sul divano, io rimango in piedi con le braccia conserte
guardandolo in attesa che dica qualcosa.
Qualsiasi cosa.
“Mi dispiace per il tuo passato, non sapevo che tuo padre
ti picchiasse.”
“Ci sono molte cose che non sai di me, ma immagino le
scoprirai lungo il matrimonio.”
Dico piano.
“Sì, hai ragione.
Non devi preoccuparti per l’erba, è innocua.
Ti sembro forse diverso o violento?”
“Hai riso.”
“Cosa?”
Mi guarda senza capire.
“Quando mi sono mezza strozzata con quella merda hai
riso, mi hai preso per il culo come gli altri.”
Dico dura.
“Io non volevo, solo che era… comico.”
“E come? Spiegami
Ti sembra divertente una persona che quasi si strozza con
il fumo?
Scommesso che hai pensato che sono una stupida novellina
e che la moglie di una rockstar dovrebbe essere abituata a queste cose
e magari
fumare anche lei come Alysha.”
“No, non ho pensato questo! Giuro!
Ho solo riso perché al momento mi sembrava divertente e
ridevano tutti, non volevo offenderti.”
“Io non sono come voi.”
Dico guardando fuori dalla finestra.
“Forse dovrei andarmene.”
Lui mi abbraccia da
dietro.
“Non farlo, ti prego.”
“Perché no?
Il nostro non è un vero matrimonio, tu non mi ami. Mi hai
sposato per farmi rimanere qui e te ne sono grata, ma non
c’è amore tra noi o
sì?
Perché un giorno mi dici che devi capire cosa provi per
me e quello dopo mi baci davanti a una folla e qualche ora dopo ridi di
me.
Non ci capisco più nulla, a volte mi sembra di
conoscerti, altre volte ho l’impressione di conoscere solo
una maschera.”
Lui rimane un attimo in silenzio, scompigliandosi i
capelli mezzi bagnati, forse alla ricerca delle parola giuste per
uscire da
questa situazione.
“Tamao, quando ho detto che sono confuso non mentivo.
Sei piombata nella mia vita come un uragano e l’hai
sconvolta e va bene, ma devo capire se provo amore o attrazione e per
non farti
soffrire mi trattengo.
Per il bacio, beh, ero carico per il concerto e sapevo
che dovevo dare quell’annuncio. Quando l’ho fatto
ho seguito l’istinto e ti ho
baciato. Non mi è dispiaciuto per nulla,
c’è chimica tra di noi, questo lo
capisci?”
Io annuisco
“Hai,
il matrimonio non si basa solo sulla chimica, serve
anche altro.”
“Lo so e per prima, mi dispiace.
Non avrei dovuto ridere, ma ho seguito la massa e ho
fatto la figura del coglione.
Non penso che tu sia stupida o altro per non aver mai
provato a fumare dell’erba, ora che so a tua storia
famigliare e dei tuoi
compagni di scuola capisco perché vuoi starci lontano.
Ma ti giuro che non è pericolosa.”
Io rimango in silenzio.
“Una canna ogni tanto, Jaime-kun.
Non di più e non voglio mai vederti ubriaco. Se lo fai
non venire a casa, ma va da Vic o da qualcun altro e torna quando sei
sobrio.”
“Va bene, lo capisco e lo accetto.
Non avere paura di me.”
“Se non mi darai ragione per farlo non lo farò.
Sono stanca di vivere nella paura.”
Lui annuisce.
“Adesso vieni qui.”
Mi siedo accanto a lui che mi passa un braccio attorno alle spalle e
inizio ad
accarezzarmi i capelli con dolcezza, lasciando qualche bacio sulla
tempia.
Io mi stringo a lui e gli accarezzo il petto.
“Ti voglio bene, Jaime.
Non immagini quanto.”
“Io invece credo di saperlo benissimo, sennò non
ti preoccuperesti così per
me.”
Dopo esserci coccolati un po’, andiamo nel bunk.
Stasera siamo soli, gli altri sono tutti fuori a
festeggiare e mi va bene così.
La mattina dopo siamo tutto schierati fuori dal pullman
visto che i ragazzi avevano già preparato i bagagli la sera
prima.
Vic mi sembra strano, pensieroso e Yukari
non si è ancora vista e persino
un’estranea
come me capisce che è strano.
Tony, Jaime e Mike parlottano tra di loro su questa
strana assenza, ma Vic si tiene in disparte e la cosa mi stupisce. Cosa
è
successo ieri sera?
Finalmente un taxi si ferma fuori dal tourbus e ne esce
una trafelata Yukari, ha un brutto colorito e sembra triste.
“Scusatemi.”
Dice con aria stanca.
“Non fa niente. Noi andiamo o perdiamo il volo, tu prendi
il prossimo.”
Vic le consegna il biglietto aereo, ma sembra stranamente
freddo con lei, di solito vanno molto più
d’accordo.
“Voglio andare a Londra, mi farò cambiare la
destinazione.
A proposito di Londra.”
La cosa mi giunge nuova e la guardo stupita – come tutti
– ma lei non se ne
accorge, è troppo impegnata a frugare la borsa. Alla fine
porge un mazzo di
chiave a Jaime
“Queste sono le chiavi del mio appartamento londinese,
potreste trascorrere lì la vostra luna di miele, come
stabilito. Io non sarò
tra i piedi, vado a Sheffield.”
“Ok, grazie mille, Yukari.”
La salutiamo e lei ci abbraccia tutti con calore, tranne Vic che si
allontana
subito da lei come se le avesse fatto qualcosa.
Non so cosa sia successo, ma devo scoprirlo, Yukari sta
male e Vic anche. Dopo le scriverò adesso dobbiamo caricare
il taxi con le mie
valigie e quelle di Jaime.
Andremo a Londra e quasi non ci credo, ho sempre
desiderato andarci, nella mia camera da ragazzina avevo un poster di
quella
città attaccato a una delle pareti.
Forse i sogni ogni tanto si avverano.
Mi rilasso meglio sul sedile e poi guardo Jaime.
“Jaime.”
“Sì?”
“Secondo te è successo tra Vic-kun e Yukari-chan?
Lui è stato è strano tutto il tempo e quando si
è
trattato di abbracciarla, l’ha fatto solo lo stretto
necessario.”
Lui si gratta la testa.
“Sì, Vic è strano.
Ieri sera quando è tornato dalla festa l’ho visto
bersi
alla russa quattro shots di vodka.”
“Alla russa?”
“In un sorso solo.”
“Hai.
Uhm, Vic-Kun non mi sembra il tipo capace di fare
una cosa del genere, Mike-kun lo farebbe.”
Lui annuisce.
“È questo che è strano, poi oggi ha
parlato pochissimo e
non è da Yukari arrivare in ritardo.
Non so cosa sia successo tra quei due, ma deve essere
successo sicuramente qualcosa.”
Io mi torturo un attimo il polsino che indosso.
“A Yukari-chan piace Vic-kun.”
“Questo spiegherebbe alcune cose.”
Io prendo in mano lo smartphone che mi hanno regalato il secondo giorno
dopo il
mio arrivo e scrivo alla mia amica chiedendola cosa sia successo.
“Ciao, Tamao.
Non mi va di parlarne, non per telefono almeno.
E poi tra poco dovrai spegnerlo perché sarai su un volo.
Facciamo che ci chiamiamo su Skype quando ci saremo
sistemate?”
Mi risponde lei, io digito una risposta.
“Hai.
Teniamoci in contatto.”
“Certo. Voglio sapere tutto sulla tua luna di miele
:p”
“Va bene XD!”
Metto via il cellulare e sospiro.
“Ti ha detto qualcosa?”
Io scuoto la testa.
“Dice che non vuole parlarne per telefono, di chiamarla
su Skype quando saremo a Londra.
Lei va a Sheffield, conosce da tanto Lee-kun?”
Jaime ride e il suono pieno della sua risata mi fa subito stare meglio.
“Conosce Lee da quando andavano all’asilo, è stata presente
alla fondazione dei Bring Me
The Horizon e ha fatto per un po’ la merchgirl per loro.
Poi ha deciso che voleva vedere gli States ed è arrivata
qui ed è diventata la nostra merchgirl, se vuoi saperla
tutta credo proprio che
Lee Malia abbia una cotta per lei che dura da anni, ma lei non se ne
è mai
accorta.”
“Lo so, l’ho notato.
È sempre così gentile con lei, spero che in
questi mesi
riesca a capire che forse Lee non è proprio da buttare
via.”
“E io sono da buttare via?”
“Via senza un ripensamento.”
Dico seria poi scoppio a ridere.
“No, Jaime. Non sei da buttare via e se qualcuno lo
facesse setaccerei tutte le discariche del mondo pur di
ritrovarti.”
La macchina si ferma, segno che siamo arrivati all’aeroporto,
e scendiamo. Il
taxista ci aiuta a scaricare i bagagli e Jaime lo paga, poi aspettiamo
gli
altri.
Lentamente arrivano tutti, ci abbracciamo un’ultima
volta, scambiandoci auguri e saluti.
“Ricordatevi la regola dei tre giorni!”
Urla Mike prima di sparire dentro l’aeroporto e dirigendosi
verso le partenze
nazionali, io guardo mio marito interrogativa.
“Che cos’è la regola dei tre
giorni?”
“Oh, nulla.
Da sempre abbiamo deciso che dopo un tour non ci
sentiremo per tre giorni in modo da non rovinare la nostra
amicizia.”
Io sorrido, mi sembra bizzarra come regola, ma forse
mette a dura prova i nervi di tutti e può rovinare
un’amicizia stare sempre a
contatto con i propri amici.
Facciamo il check-in, mangiamo qualcosa e compriamo
qualcosa nell’area duty free, soprattutto sigarette per me, e
poi quando
chiamano il nostro volo ci dirigiamo verso il gate.
Superati i controlli di routine saliamo sull’aereo, non
appena mi siedo su un comodo sedile blu di prima classe mi irrigidisco
come se
fosse fatto di spine.
In un attimo mi è tornata in mente la prima volta che
sono salita su un aereo in compagnia dell’uomo disgustoso
della yakuza che mi
aveva acquistata dalla mia famiglia e che aveva la tendenza ad
allungare un
po’troppo le mani.
Non l’ho più rivisto da allora e non è
riuscito a
ottenere quello che voleva, ossia una notte di sesso con una minorenne
vergine.
Jaime si accorge e mi stringe la mano, il calore che
emana rilassa un pochino i miei muscoli.
“Tutto bene, Tamao?”
Mi chiede con la sua voce calma.
“Sì, solo che mi sono ricordata che la prima volta
che ho
preso un aereo sono stata sradicata dalla mia famiglia e dai miei
amici.”
“Capisco. Adesso invece andiamo a rilassarci.”
Rilassarci per modo di dire, dovrò capire si mi ama come
io amo lui e se avremo un futuro come coppia e non è la cosa
più rilassante.
Mette parecchia ansia, mi sembra di essere tornata al liceo quando
dovevamo
fare una verifica e sembrava che da essa dipendesse il tuo futuro.
Il sistema scolastico giapponese è terribile con i suoi
alunni, mette loro addosso tanta pressione, se non si ha una media alta
non si
entra in università prestigiose e se non si entra in
università prestigiose si
vivrà una vita non conforme agli standard.
“Hai mai pensato di tornare in Giappone?”
La voce de bassista mi distoglie dai miei pensieri, io appoggio un dito
sul
mento.
“Sì, qualche volta, ma da turista.
Girare Tokyo, Kyoto, Hiroshima e altre grande città o
attrazioni turistiche e poi tornare a casa pensando che il Giappone
è un bel
paese e blablabla.
Non so se vorrei viverci ancora e di sicuro non voglio
più vedere la mia famiglia.”
Jaime non dice nulla, forse pensa che sia strano odiare la propria
famiglia
quando lui è molto affezionato alla sua.
“Cosa diranno i tuoi genitori?”
“Non ci voglio pensare, ecco perché sono voluto
venire prima a Londra: per
chiarirmi le idee.
Erano molto affezionati a Jess e immagino avessero
pensato che ci saremmo sposati presto, invece ho scompigliato i loro
piani.”
“Mi dispiace.”
“Non devi, a me va bene così.
Forse serviva una scossa del genere per capire che forse
stare con Jess non era quello che volevo.”
“Non lo era?”
Lui rimane a lungo in silenzio mentre l’aereo decolla.
“Ci ho pensato fino a spaccarmi la testa e ho capito che
era solo routine.
Una comoda routine in cui vivere e che mi dava sicurezza,
ne abbiamo già parlato, ricordi?”
“Sì, e tu non eri sicuro se l’amavi
ancora.”
“Non l’amo più, non si può
costruire fin dall’inizio un matrimonio basato sulla
routine.”
Io non riesco a trovare delle parole appropriate.
“Non c’è bisogno che tu dica nulla,
Tamao.
Va bene così."
Io sorrido e mi rilasso contro il sedile cercando di non
pensare a nulla e di godermi la sua vicinanza, sono sposata con
l’uomo che amo
e spero che i Kami mi permettano di avere il mio amore ricambiato.
E poi vedrò Londra e una scarica di adrenalina percorre
il mio corpo, Londa è una delle mie città dei
sogni, anche se non è nota per il
bel clima, ma non mi importa nulla.
Devo ricordarmi di ringraziare i Kami per avermi ridato
la libertà, un matrimonio e la possibilità di
vedere nuove città in Europa.
Ho solo una domanda che mi assilla, riuscirò a far
innamorare Jaime di me o per lui rimarrò solo una cara amica
o peggio, un
errore?
Beh, almeno ha ammesso che non ama Jess ed è qualcosa, la
vita mi ha insegnato a essere paziente e sarà quello che
farò e poi adesso sono
un po’ preoccupata per Yukari.
Ho paura che si sia cacciata in qualche guaio con Vic.
“Credi che Yukari e Vic abbiano fatto sesso?”
Chiedo a Jaime, uscendo dalle mie elucubrazioni.
Lui si gratta la testa, guarda il grande orologio che
porta al polso come se stesse calcolando il tempo per qualcosa, infine
scuote
la testa.
“No, Vic è tornato presto. Troppo presto da quando
Mike
mi ha scritto che avevano finito con l’erba.
Penso che gli abbia detto qualcosa e mi dispiace perché
rischiamo di perdere una valida merchgirl, oltre che a
un’amica.”
“Perché dici così?”
“Se gli avesse detto qualcosa dubito che lei vorrebbe venire
ancora da noi dopo
essere stata rifiutata e forse è per questo che è
andata da Sheffield.”
“Non voglio che se ne vada, non voglio perdere la mia unica
amica femmina.”
Lui mi stringe la mano.
“Lo so, ma forse sarebbe meglio per lei.
Sarebbe una sofferenza continua e una fonte di imbarazzo
vedere Vic sempre e sapere che è di
un’altra.”
Annuisco.
“Ho paura di fare la stessa fine.”
Dico a bassa voce.
“Cosa?”
“Nulla, Jaime.”
“No, dimmelo.”
“Per favore, no.”
Lui mi guarda dritto negli occhi, ma non ho voglia di dirgli la mia
paura più
segreta.
“Tamao, fidati di me.”
“Ho paura di fare la stessa fine.”
Dico a bassa voce con gli occhi puntati sulle nostre mani
strette in grembo.
“Oh.”
“Ecco, perché non volevo dirtelo. Ti mette in
imbarazzo e io non voglio, lo so
che non mi ami.”
Il “e non mi amerai mai” rimane sospeso tra di noi,
ma lui lo percepisce lo
stesso.
“Mai dire mai, piccola.
Mai dire mai.”
Io sospiro.
Forse non è un caso che il destino mi abbia messa sulla
sua strada o forse sì, mi ha dato solo un modo di liberarmi
dalla mia
schiavitù, non è detto che mi abbia dato anche
l’amore.
Il mio ringraziamento ai Kami di poco prima mi sembra
ipocrita, non è vero che gli sono poi così grata,
sarei più grata se sapessi di
essere amata dall’umo che mi stringe la mano.
Ma forse non si può ottenere tutto dalla vita e ci si
deve accontentare o forse solo avere pazienza, ma è dura
avere quando il cuore
brucia per un certo sentimento.
La fiamma ti divora, consuma, esige il suo tributo e non
si ferma mai.
Mai.
Sospiro di nuovo e guardo le nuvole che scorrono accanto
a noi, quanto vorrei non avere pensieri o almeno non averne di
negativi, ma
sono debole.
Non ce la faccio a mantenere la positività per
più di
cinque minuti perché subito la fiamma si fa sentire con
forza. Saranno mesi
duri questi, tutt’altro che una vacanza e io devo farmi forza
anche se mi sento
così stanca.
Sospiro per la terza volta.
Riuscirò mai a essere pienamente felice senza qualcosa
che mi turbi e mi dica che manca qualcosa?
Riuscirò mai a ricevere questo dono?
Spero di sì perché vivere in questo modo fa male
certe
volte, anche se nessun lo direbbe mai.
E mi disprezzo per aver imparato a fingere, ma uno deve
vivere in qualche modo, no?
Angolo di Layla.
Ringrazio Nico_Ackerman per la
recensione, spero che questo capitolo ti piaccia.
Hai in corsivo significa
sì in giapponese
|
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Capitolo 13 *** 12)Salti senza rete di protezione. ***
12)Salti senza rete di
protezione.
Tamao p.o.v.
Sono seduta su gradini della casa della mia infanzia.
Intorno a me ci sono solo campi e si sente il profumo
dolce dell’erba appena tagliata, qualche lucciola si alza in
volo pigramente.
Mi guardo e noto che indosso la mia divisa da studentessa
liceale e ho i calzini flosci, come vuole la moda di Tokyo, anche se da
noi è
arrivata in ritardo, come tutto.
“Tamao.”
La voce di mia madre mi fa alzare e fronteggio la figura minuta che
indossa un
vecchio abito da casa a fiori.
“Come hai potuto?”
“Non ti capisco, madre.”
“Ti sei data in sposa a un uomo senza nemmeno consultare
la tua famiglia, tuo padre è molto arrabbiato.”
Alla menzione del suo nome stringo i pugni e la mia
espressione diventa dura.
“Sono una donna, madre.
Posso disporre della mia vita come voglio e non mi
interessa se mio padre è arrabbiato con me, anche io sono
arrabbiata con lui.
Non lo perdonerò mai per avermi venduto e non
perdonerò mai te per averlo
permesso.”
Lei sospira.
“Una donna fa quello che il marito ritiene giusto.
I Kami ti puniranno per questa tua decisione, lui non ti
amerà mai.”
Io inizio a urlare qualcosa, ma all’improvviso tutto inizia a
diventare
sfuocato e poi nero, mi ritrovo seduta vicino a Jaime ansante e sudata.
Lui mi guarda preoccupato.
“Tutto bene?”
“Solo un incubo.”
“Cosa hai sognato?”
Io abbasso gli occhi, non mi sembra una buona idea dirglielo.
“Niente di che.”
“Tamao, ti sei svegliata urlando.”
Io sospiro.
“Ho sognato di essere nella casa della mia infanzia, ho
parlato con mia madre Mi ha fatto capire che ho disonorato la famiglia
per
essermi data in sposa a un uomo senza il loro consenso.
Ho risposto che potevo fare quello che volevo e che li
odiavo.”
Rimango un attimo in silenzio.
“Lei mi ha detto che i Kami mi puniranno per questa
decisione e tu non mi amerai mai.”
Sospira anche lui.
“Se i Kami non avessero voluto questa unione non ti
avrebbero messa sul mio cammino, il tuo sogno è solo una
proiezione della tua
paura.”
Io annuisco, la sua spiegazione ha senso.
“Adesso allacciati la cintura, l’aereo sta per
atterrare.”
Io faccio quello che mi dice e
poi aspetto che la sensazione di
compressione al petto arrivi. È solo un attimo, ma ho sempre
paura che duri per
sempre.
Una volta atterrati recuperiamo il bagaglio a mano e
scendiamo dall’aereo, entriamo in aeroporto e recuperiamo
anche il resto dei
nostri bagagli.
Jaime li impila su un carrello e comincia a spingerlo
seguendo le indicazioni per gli arrivi internazionali.
“Sai qual è l’indirizzo della casa di
Yukari?”
“Sì, me l’ha scritto su un
biglietto.”
Lui si ferma e si fruga le tasche, dopo un po’ estrae un
biglietto e me lo
porge.
“Potresti tenerlo?
Dopo dovrò dirlo al taxista e non mi va di frugarmi le
tasche come un disperato davanti a lui.
“Va bene.
Continuiamo a camminare e usciamo dall’aeroporto.
L’aria fresca mi riempie i polmoni come un balsamo, pur
essendo primavera molto inoltrata fa ancora freschino qui. Il cielo
è grigio e
incombe pesantemente su di noi – ma non piove e forse non
pioverà – le nubi
corrono veloci nella loro pesantezza.
Jaime ferma un taxi e carichiamo i nostri bagagli.
“Dove vi porto, signori?”
Ci chiede il taxista con un pesante accento indiano, Jaime dice
l’indirizzo ad
alta voce e la macchina parte.
Chissà cosa succederà in questo soggiorno
londinese?
Intanto guardo la città scorrere davanti al finestrino,
incontriamo qualche autobus rosso a due piani e vedo il Tamigi scorrere
lento e
solenne, una striscia d’argento nella mattinata grigia.
Poi riconosco la sagoma del Big Ben e quella del London
Eye, mi piacerebbe farci un giro sopra.
Finalmente la macchina si ferma in una zona residenziale
poco lontana dal centro, Jaime e i taxista scaricano i bagagli.
“Tamao, controlla se c’è un portiere e
chiedigli a quale
piano è l’appartamento di Yukari.”
“Hai.”
Apro il cancello con una leggera spinta – meravigliandomi di come non sia chiuso a
chiave – percorro il
breve vialetto e salgo tre gradini, poi apro anche la porta dipinta di
rosso.
Dentro c’è un atrio non troppo grande in cui sono
un
ascensore, le scale e una struttura con delle grandi finestre in vetro,
dentro
c’è una donna che sta facendo un cruciverba.
Busso con discrezione e la donna mi guarda curiosa.
“Buongiorno, posso aiutarla?”
Mi chiede gentilmente, lasciando perdere le sue parole
crociate.
“Sì, vorrei sapere a che piano è
l’appartamento degli
Yidashi.”
“È un’amica di famiglia? Una parente?
Mi dispiace informarla che i signori si sono trasferiti a
Sheffield qualche anno fa e ora l’appartamento è
vuoto.”
“Sono un’amica di Yukari, la figlia.
Lei ha invitato me e mio marito a trascorrere qualche
settimana nel suo appartamento londinese.”
Lei mi squadra ancora, indecisa se credermi o no.
“Mi lasci fare una telefonata, per cortesia.”
Io annuisco e aspetto.
Una decina di minuti più tardi torna da me.
“È tutto a posto. L’appartamento dei
signori Yidashi è
all’ultimo piano, buon soggiorno a Londra.”
“La ringrazio.”
Esco e trovo Jaime da solo, probabilmente ha già pagato
il taxista e adesso mi sta aspettano per sapere per quanti piani
dovrà
trascinare le valigie.
“C’è l’ascensore e siamo
fortunati perché sembra che
l’appartamento sia all’ultimo piano.”
Lui annuisce prende un paio di valigie, io prendo il mio paio e insieme
entriamo nella casa, la portinaia ci saluta. Con qualche
difficoltà riusciamo a
far stare noi e le valigie dentro all’ascensore e finalmente
saliamo all’ultimo
piano. Inizio a essere stanca, non mi dispiacerebbe fare una doccia e
dormire
per qualche ora.
L’ascensore si ferma e apriamo la porta con le chiavi che
ci ha dato Yukari, non siamo preparati alla sorpresa che ci attende:
l’appartamento è in stile giapponese con tanto di
tatami per terra.
Sembra di entrare in un elegante appartamento
tradizionale a Tokyo.
“Oddio.”
Esclama Jaime guardando il tatami, i mobili
in stile tradizionale, le porte scorrevoli e il kotatsu,
nell’appartamento c’è un leggero profumo
di fiori di ciliegio.
“Chi l’avrebbe mai detto che i genitori di Yukari
avessero un appartamento simile?”
Chiude la porta alle sue spalle e poi porta le valigie nel salotto, io
lo
percorro e mi infilo in un corridoio, lì trovo tre stanze e
il bagno – che è in
stile occidentale, per fortuna – e controllo quale sia la
matrimoniale.
È la più grande con un futon maestoso coperto da
una
copriletto nero a fantasia di fiori rossi e oro, roba rara e preziosa,
i
genitori della mia amica devono essere ricchi.
“Ma hai visto che casa assurda? C’è
persino una katana in
salotto!”
“Di che ti stupisci? Yukari l’aveva detto.
Uhm, se non fai il bravo ti affetto.”
Vado in salotto e prendo in mano la spada, il peso – intorno
ai 20 kili – me la
fa abbassare momentaneamente, poi la alzo. Sono allenata da anni di
cucito e i
muscoli delle braccia mi si sono irrobustiti e mi metto nella posizione
di
inizio combattimento.
Meno qualche fendente ricordandomi delle lezioni di kendo
che lasciano Jaime senza fiato.
“Oh, cazzo! Non scherzi! La sai usare davvero!”
“Usare è un termine esagerato. Il kendo si fa con
delle
spade di bambù, questa spada pesa venti kili, so solo alcune
mosse. Dovrei
esercitarmi di più e assumere un istruttore
magari.”
“Tamao, posa quella spada e dimentichiamoci del kendo e del
resto.”
Mi dice con un brivido.
“Scemo, non ti faccio a fette davvero.
Ti amo troppo per farlo.”
Lui tira un plateale sospiro
di sollievo, io rimetto la spada al suo posto. Sembra molto antica,
forse i
genitori di Yukari sono ricchi da generazioni.
“Faccio fatica a immaginarmi Yukari in chimono, ma
immagino che ne abbia di bellissimi. La sua famiglia è molto
ricca, io avevo
cugina, Yumi, che mi passò il suo.
Era orribile, ma lo dovetti accettare perché i miei non
potevano comprarmene uno, ma lo presero per Shinji.”
“I tuoi avevano il culto del figlio maschio?”
“Hai!
Volevano il meglio per lui e per me andava bene anche la merda.
È il passato, lasciamolo dove sta. Meglio per
tutti.”
Dico decisa e lui annuisce.
Io e Jaime sistemiamo le nostre cose nella camera
matrimoniale della casa e poi io mi faccio una doccia per togliermi le
fatiche
del viaggio. Mentre mi asciugo i capelli se la fa anche lui e la cosa
mi mette
un pochino in imbarazzo, pensando al corpo nudo oltre il vetro della
cabina
arrossisco furiosamente, ma poi mi dico che mi devo abituare.
Questo non mi impedisce di uscire dalla stanza con il
phon in mano quando sento l’acqua finire di scendere, vado in
camera mia e li
continuò ad asciugare i miei lunghi capelli biondi.
Li controllo con sguardo critico e mi dico che hanno
bisogno di essere ritinti, la ricrescita sta diventando evidente e non
molto
bella esteticamente.
Jaime non commenta la mia uscita, ma mi rivolge uno
sguardo di scusa, come se sapesse di avere oltrepassato un
po’ il limite, io
gli sorrido.
È mio marito, devo abituarmi a queste cose, se mai lui mi
amerà. La mia voce interiore è tremenda, non fa
altro che ricordarmi questa
cosa, sembra che ci provi gusto a farmi male e a fare eco alle parole
di mia
madre nel sogno.
“Va tutto bene, Tamao.”
Mi dice Jaime e io gli credo perché non posso fare a meno
di farlo.
Lui e il suo sorriso tutto fossette mi fregano sempre e
gli crederei anche se mi dicesse che la Terra è piatta o che
è il sole che gira
attorno alla Terra e non viceversa.
A mezzogiorno ordiniamo una pizza e la mangiamo parlando
di cose leggere e ricordi piacevoli, i miei sono per la maggior parte
scorribande
nelle campagne giapponesi, i suoi sono legati alla band e ai suoi inizi.
Gli piace molto raccontare di quando i Pierce The Veil
non erano ancora famosi ed erano una band come un’altra, gli
brillano gli occhi
e si anima. È un uomo felice di aver raggiunto un traguardo.
Chissà cosa farò io con la mia misera licenza
media?
Forse dovrei pensare al futuro partendo dalla scuola,
iscrivermi a un liceo e poi a un’università e non
pensare subito alla mia linea
di abbigliamento.
“Secondo te posso avere successo anche senza avere la
licenza liceale con la mia linea di moda o devo pensare a fare
l’uno e
l’altro?”
Jaime si gratta la testa.
“Puoi pensare a uno e all’altro. Sai cucire e
secondo
Tony i tuoi disegni valgono qualcosa, hanno idee originali e lui se ne
intende
visto che ha avuto una linea di abbigliamento per un
po’.”
“Forse dovrei iniziare a produrne qualcuno.”
“Forse, Tony ti aiuterà poi.”
“Non voglio essere mantenuta dai Pierce The Veil.”
“Se entrerà in società con te
dividerà i guadagni e le
perdite.”
Io annuisco, mi sembra una cosa sensata.
Devo utilizzare questo tempo non solo per fare innamorare
Jaime di me, ma anche per crescere e maturare.
Per troppo tempo le mie ali sono rimaste forzatamente
chiuse, è arrivato il momento di spiegarle e volare.
Dopo un sonnellino trascorso tra
le braccia di mio marito
decidiamo di fare un giro per Londra.
Per prima cosa andiamo al Big Ben e assistiamo al cambio
della guardia, è affascinante vedere questi omini in
uniforme rossa con un
cappello nero alto e lungo camminare con marziale decisione e
avvicendarsi nel
proteggere Buckingham Palace.
Anche loro sembrano soddisfatti di quello che fanno,
hanno uno scopo nella vita e si sentono orgogliosi di averlo, anche
perché
migliaia di turisti li fotografano entusiasti.
Io mi sento come una bambina al parco giochi, trabocco di
felicità e curiosità per le cose nuove che
vedrò, sono mano nella mano con
Jaime e mi sembra naturale come respirare. Sembriamo davvero una coppia
felice
che si gode la sua luna di miele.
Dopo ci fermiamo in una sala da the e davanti a due tazze
del liquido fumante ci sorridiamo a vicenda.
“Bello, vero?”
“Molto, non avrei mai pensato che l’avrei visto sul
serio un giorno. Da
ragazzina avevo un poster di Londra in camera da letto e volevo
andarci, non
pensavo sarebbe successo davvero.
Tu ci sei già stato?”
“Sì, ma non ho mai avuto il tempo di visitarla
come
turista. I tour non hanno molti tempi morti, giri il mondo, ma
è come se non lo
vedessi. Ti passa accanto, una città come un’altra
mentre sei stanco e stordito
da prove, concerti e feste dopo i concerti.
Hai visto anche tu com’è, vediamo di
più il pullman o gli
hotel che la città in cui siamo.”
“Sì, hai ragione. Anche io sono uscita poco dal
tour bus.”
“Avevi le tue ragioni.
Sono felice di essere qui con te.”
“Anche io.”
“Sei molto bella, Tamao, e hai una grande forza di
carattere.
Mi piacciono questi tuoi lati.”
“Un giorno arriverai ad amarli?”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“Penso proprio di sì, almeno così dice
il mio cuore, il mio
cervello cerca di tenermi a freno.”
“Spero di piacere anche al tuo cervello un giorno.”
Lui allunga le mani e stringe le mie.
“Succederà anche quello.”
Beviamo il nostro the in silenzio e poi usciamo, ributtandoci nel
pomeriggio
soleggiato e brulicante di persone, londinesi o semplici turisti come
noi.
“Dove andiamo?”
Mi chiede Jaime.
“Al London Eye, voglio fare un giro e vedere Londra
dall’alto.”
“Agli ordini, mia signora.”
Ci dirigiamo verso la grande ruota panoramica mano nella mano,
tranquilli,
quando sento qualcuno chiamare il mio nome.
“Tamao!”
Mi volto, irrigidita.
La voce è giovane, maschile e arrabbiata, quindi
potenzialmente pericolosa.
Mi ritrovo davanti a un ragazzo più giovane di me di un
paio d’anni con dei capelli neri e scompigliati e vestito con
abiti della Drop
Dead.
Shinji, mio fratello.
Jaime lo guarda senza capire, ma io l’ho riconosciuto
subito e un senso di rabbia mi pervade: ecco la persona per cui ho
dovuto
rinunciare a vivere una vita normale.
“Cosa vuoi?”
Gli dico secca in giapponese.
“Non ti vergogni a girare mano nella mano con lui?”
“Non vedo perché dovrei, è mio
marito.”
“Ci hai disonorati in tutto il Giappone, razza di lurida
puttana!
Ti sei sposata senza il permesso di papà con questo
gaijin, che fa un lavoro disonorevole!
Vergognati! Ora lo sa tutto il Giappone e papà non
può
uscire di casa, ti sei persino tinta i capelli come una
ganguro!”
“Ci marcisse papà in casa e marcisci
all’inferno anche
tu, razza di stronzo egoista.
Per pagare la tua bella vita ho lavorato come una schiava
per dieci anni, questo ragazzo e i suoi amici mi hanno salvato la vita
e non me
ne frega niente dell’onore della famiglia!”
La mia voce è dura, lui stringe i pugni e mi fulmina con
un’occhiata.
“Mamma non ti ha insegnato niente, allora!
Devi portare rispetto a tuo fratello.”
“Mamma è solo la vittima consenziente di un modo
di pensare sbagliato che vuole
le donne sempre sottomesse agli uomini anche quando sono pezzi di
merda. Io non
ho intenzione di portare rispetto a te visto che non me ne hai portato
per
tutta la vita.”
“Stai zitta!”
“No!”
“Tamao, torna immediatamente a New York a compiere il tuo
dovere!”
“Sono merce scaduta.”
“Hai disonorato papà di nuovo, chiedigli almeno
scusa.”
Lo guardo come se fosse un alieno.
“E magari vuoi che divorzi da Jaime e mi suicidi per
espiare i miei presunti peccati?”
“È quello che dovrebbe fare una donna a
modo.”
“Scordatelo. Non mi separerò da Jaime e non mi
suiciderò perché non ho commesso
nessun peccato. Non mi scuserò con papà
né mi metterò in contatto con lui, digli
da parte mia che per me è morto.”
“Come osi?”
Fa per colpirmi con uno schiaffo, ma Jaime si mette in mezzo e gli
prende il
polso.
“Non osare toccare mia moglie, chi sei?”
“Sono suo fratello, gaijin. Non metterti in mezzo.”
Gli risponde lui in inglese.
“Chiunque tenti di picchiare Tamao, ha un problema con me
e non me ne frega un cazzo del fatto che tu sia suo fratello. Tieni le
mani a
posto, chico.”
Shin ringhia, ma alla fine abbassa la mano.
“Dopo quello che hai detto ti ripudiamo, non fai
più
parte della famiglia Ishida.”
“Mi sta bene. Ti do un paio di consigli gratuiti: non
trattare la tua ragazza come tratti me o ti ritroverai single a vita e
non
portare la roba della Drop Dead, se Oli sapesse che pezzo di merda sei
te lo
proibirebbe.”
“Lo conosci?”
Io ghigno.
“Noi cattive ragazze conosciamo un sacco di persone, era
al mio matrimonio.”
“Puttana.”
Sibila con disprezzo, poi gira i tacchi e se ne va, Jaime lo segue con
li
occhi.
“È davvero tuo fratello?”
“Sì, si chiama Shinji.
È lui la causa della mia schiavitù, lui doveva
studiare
nelle migliori scuole del paese e dare lustro al cognome degli Ishida.
Siamo
sempre stati una famiglia di contadini e avere un figlio medico o
avvocato
sarebbe stato un motivo di riscatto, anche perché mio padre
è sempre stato un
mezzo alcolista.
Immagino che ce l’abbiano fatta se si trova a Londra,
forse sta seguendo un master o forse studia qui, in Giappone
è molto valutata
l’esperienza all’estero, soprattutto
perché i giapponesi hanno serie difficoltà
a imparare l’inglese.”
“Tu sei l’eccezione che conferma la
regola.”
Io arrossisco di piacere come sempre quando lui mi fa un qualche genere
di
complimento.
“Grazie per avermi difeso, per me significa molto.”
“Non voglio che qualcuno ti faccia del male e poi odio che
picchia le donne.”
“Anche io, mio padre mi picchiava spesso, ma non
parliamone più.”
“Cosa voleva tuo fratello?”
Io gli faccio un succinto riassunto della nostra penosa conversazione,
Jaime
sembra arrabbiato dopo.
“Quindi, siccome non vuoi farti sfruttare a vita sei da
diseredare.”
“Esatto e poi mi sono sposata senza il consenso dei miei e
anche questo è grave
per loro, ma non per me.
A me non importa nulla del loro permesso, sono libera di
fare quello che voglio e non accetterei comunque i loro consigli dopo
quello che
mi hanno fatto.”
Lui annuisce vigorosamente, comprensivo.
Credo che inizi a odiare anche lui la mia famiglia e fa
bene, non è una bella famiglia, è un posto da cui
scappare, una prigione.
Ora sono libera, penso, libera sul serio, come la gru sul
mio braccio.
Jaime è la
mia
speranza e con lui posso fare tutto, spero solo che non se ne vada.
“Dai, andiamo al London Eye.”
Mi dice sorridendo mio marito e io annuisco.
Sì, ho voglia di svagarmi dopo questo spiacevole
incontro.
“Sì, va bene.”
Andiamo verso la ruota panoramica, Jaime prende due biglietti e mi
impedisce di
pagare il mio.
“Ehi, agli appuntamenti sono i ragazzi a pagare!”
“Lo so, ma sei mio marito.”
Lui alza un sopracciglio.
“C’è qualche differenza?”
Io non dico nulla e lo lascio fare, quando la ruota finisce il giro che
sta
facendo un uomo ci apre uno dei cubicoli e ci fa entrare.
“Non alzatevi in piedi durante il giro.”
Ci avverte gentilmente, noi annuiamo ed entriamo.
Ci sediamo, l’uomo chiude la porta e poi la ruota inizia
a salire. Io ammiro entusiasta il panorama di Londra. La
città con le sue tante
abitazioni, il Big Ben, i ponti, Buckingham Palace, il Tamigi che
scorre come
un nastro d’argento.
È tutto meraviglioso, esattamente come l’avevo
sognato a
lungo nella mia cameretta in Giappone osservando il mio vecchio poster
di
Londra.
Jaime stringe gentilmente la mia mano e io sorrido.
La mia famiglia mi ha appena scomunicato, se dovesse
andare male non ho un posto in cui tornare, ma forse non l’ho
mai avuto e ogni
mia azione è sempre stata un salto senza rete di protezione.
Forse sì, forse no.
Adesso sono libera ed è la prima volta da secoli, prima
di oggi qualcuno aveva sempre deciso per me e la libertà mi
piace.
Sospiro felice e Jaime mi guarda.
“Sei felice?”
“Sì, molto.
Grazie. Grazie a te so cosa si prova a essere liberi ed è
meraviglioso.”
“Di niente. Voglio che tu sia felice.”
“Voglio essere felice con
te.”
Lui mi sorride e mi sembra di rinascere ed è la sensazione
più bella del mondo,
tutto è nuovo e pulito, il passato è stato
lasciato alle spalle come una
pericolosa scoria radioattiva.
Mi piace l’inizio della mia nuova vita.
Penso che per una volta mi potrà andare bene.
E la ruota continua a salire.
Angolo di Layla.
Ringrazio Nico_Ackerman per la
recensione e buon Natale! Se vi va passate anche dalla mia one shot
natalizia^^
|
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Capitolo 14 *** 13)Circuiti del cuore fusi ***
13)Circuiti del cuore fusi
Yukari p.o.v.
Il mio volo parte tre ore dopo quello dei ragazzi, la
città di San Diego diventa mano a meno sempre più
piccola e non mi è mai parsa
tanto estranea come oggi.
Il mare, le case, i grattacieli, le strade, i paesaggi
che conosco così bene hanno qualcosa che li rende diversi,
io sospiro. Non sono
loro a essere diversi, sono io.
Io e solo io.
Spinta dall’erba ho fatto la peggior cosa che potessi
fare: dichiararmi a Vic e non dimenticherò tanto facilmente
il suo sguardo
sconvolto e la sua freddezza.
Mi porto le mani davanti al volto e singhiozzo, poi
decido di berci su, piangere non servirebbe a nulla, non qui. Quando
passa
l’hostess prendo una lattina di birra tedesca bella tosta,
voglio qualcosa di
forte che mi mandi k.o. almeno per un po’, giusto per non
pensare, giusto per
non rivivere quei momenti.
Tamao aveva ragione, non è bene fumare erba, avrei dovuto
darle retta, invece di fare la solita ribelle, ma d’altronde
la fumo da quando
avevo quindici anni e non mi era mai successo niente.
Ok, l’ho presa sottogamba, mi sono dimenticata che sotto
erba tendo a parlare troppo e mi ci sono giocata il lavoro. Come potrei
lavorare con i Pierce The Veil dopo ieri sera?
Bevo la mia birra, pensando che è amara come la vita.
Ne bevo altre due lattine prima di addormentarmi e stare
disconnessa per tutto il volo che mi porta a Londra, solo quando siamo
sopra la
città un’hostess mi sveglia dicendomi che
è arrivato il momento di allacciare
le cinture.
Rivedrò Lee e il pensiero mi strappa un sorriso
autentico.
Io e i Bring Me The Horizon siamo amici dai tempi
dell’asilo, anche se mia madre ha sempre disapprovato che
avessi solo amici
maschi, quando hanno creato la band si è messa le mani nei
capelli. Mia madre è
una storica dell’arte, ha più
familiarità con i quadri antichi che con la
modernità. Mio padre invece è il primario di uno
degli ospedali della città e
ha consolato mia madre dicendo che la musica era un
bell’hobby.
E mia madre si è calmata ed è arrivata a farsi
piacere la
loro musica, sconvolgendo buona parte dei suoi conoscenti quando la
trovavano nel
suo studio a scrivere articoli o saggi al ritmo del metalcore della
band e
delle urla di Oli.
Sarà bello rivedere i miei amici, anche se Tamao mi ha
messo la pulce nell’orecchio sul fatto che Lee posa provare
qualcosa per me.
Penso che lo capirò in questo soggiorno e spero di non
spezzare un cuore, ci
tengo a lui.
A proposito di Tamao, dovrò chiamarla quando arrivo,
gliel’ho promesso.
L’aereo atterra e Londra mi accoglie con una giornata di
pioggia, nulla di strano in tutto ciò, abitando qui ci si
può dimenticare che
esiste una cosa chiamata sole e io ci ho studiato per un bel
po’musica.
Come essere manager e tecnico del suono, pensavo di
entrare a lavorare in una casa discografica, ma poi un soggiorno come
ragazza alla
pari negli Stati Uniti ha cambiato tutto.
Ho conosciuto i ragazzi e sono diventata la loro
merchgirl, forse sarebbe stato meglio rimanere qui, dannata voglia di
girare il
mondo!
Il comandante annuncia che possiamo scendere dall’aereo,
io prendo il mio bagaglio a mano, estraggo un ombrello dalla borsa e
seguo il
flusso dei passeggeri.
Scendo la scala e mi affretto verso il terminal, ritiro i
miei bagagli e poi seguo le indicazioni per gli arrivi internazionali,
finisco
per ritrovarmi nella classica sala affollata di persone.
Sposto il peso da un piede all’altro e mi guardo intorno
alla ricerca di Lee, finalmente scorgo un ragazzo non molto alto con il
cappuccio nero della felpa alzato che fa dei deboli cenni nella mia
direzione.
Sospirando di sollievo fendo la folla e lo raggiungo,
appoggio le due valigie a terra e sorrido.
“Ciao, straniero.”
“La straniera sei tu, dovevi stare via sei mesi e invece ci
sei rimasta un
secolo.”
Dice divertito poi prende le mie valigie e le solleva
senza sforzo, è sempre stato muscoloso lui, io invece ero la
mingherlina della
situazione.
“Quattro messicani mi hanno rapita.”
La mia voce ha un tono un po’amaro e lui se ne accorge.
“È successo qualcosa, Yukari?”
“Sì, ma non mi va di parlartene qui.”
Taglio corto io, lui annuisce e insieme usciamo.
Bentornata a Londra, Yukari.
“Dove hai parcheggiato la macchina, Malia?
Spero non in culo ai lupi, perché piove dannatamente
forte.”
“Non so cosa ti sia successo, ma speravo ti avesse addolcito
la lingua.
Sembravi più dolce al matrimonio di Jaime.”
“Quella era un’occasione speciale.”
“Hai l’alito di un vecchio alcolizzato.”
Io alzo le spalle.
“Avevo bisogno di dormire e questo è uno dei modi
più
veloci di farlo.”
“Un giorno mi dirai cosa ti è successo.”
“Davanti a una tazza di the e poi anche tu devi dirmi cosa ti
è successo.
Kean si è fatto accidentalmente sfuggire che tu e Deni
avete rotto, perché non me l’hai detto?”
“Vado a prendere la macchina.”
Si avventura sotto la pioggia, lasciandomi la terribile mezza
impressione che
c’entri io, spero che Deni non sia una ragazza vendicativa o
dovrò difendermi a
colpi di kendo, ammesso e non concesso che io trovi un bastone.
Poco dopo la macchina di Lee si ferma nella zona taxi,
che è al riparo grazie a Dio, e io carico le mie valigie,
poi entro alla svelta
per non intralciare nessuno.
Partiamo sollevando tsunami di acqua, un temporale di
quelli cattivi ci voleva per accogliermi in questa città di
pazzi e di strani
ricordi.
Lee infila nel lettore cd un cd dei Bring Me The Horizon.
“Sai qual è il più grande traguardo
della band?”
“Uhm, no.”
“Non dirlo a Oli, ma è stato farci apprezzare da
tua madre.”
Io scoppio a ridere.
“Okay, lo terrò a mente.”
E così la tensione è spezzata.
Sarebbe stata dura farsi un viaggio di tre ore di
macchina in un completo e imbarazzato silenzio, Lee non è un
gran chiacchierone
di natura e se offeso si chiude in un mutismo assoluto.
“Quindi siamo single tutte e due.”
“Parrebbe di sì, non vedo l’ora di
tornare a Sheffield.”
“Pensavo saresti andata a Londra a leccarti le
ferite.”
Io mi rilasso contro il sedile.
“I miei amici sono a Sheffield e poi il mio appartamento
a Londra è occupato, ho dato le chiavi a Jaime.”
Lui corruga la fronte.
“Come mai?”
“Per la luna di miele con Tamao, baka!”
“Certo. In realtà non mi sono sembrati innamorati
al
matrimonio, cioè lei era palesemente cotta, ma lui non
sembrava ricambiare del
tutto i suoi sentimenti.”
“In un certo senso hai ragione.”
“E allora perché si sono sposati?”
Rimango in silenzio per qualche minuto, valutando se dirgli o meno la
verità,
poi decido di sì. Lee è mio amico da una vita e
posso fidarmi di lui.
“Ok, ti dirò. Tu devo giurare che non dirai nulla
e
nessuno, nemmeno alla tua band.”
“Ok, va bene.”
Prendo fiato.
“Dopo il concerto che la band ha tenuto a New York
l’abbiamo trovata nel nostro tourbus, sporca e denutrita: era
appena scappata
da un laboratorio clandestino. Tamao cuciva vestiti tutto il giorno
fino a che
è riuscita a scappare. Me lo ha raccontato lei in giapponese
perché quando
l’abbiamo trovata parlava poco o niente l’inglese.
Abbiamo deciso di tenerla con noi perché era una ragazza
in pericolo, di sicuro i proprietari del laboratorio la stavano
cercando perché
non poteva permettersi che qualcuna delle sue schiave scappasse o
peggio ancora
raccontasse tutto alle autorità.
Le ho insegnato l’inglese, tinto i capelli di biondo e
abbiamo comprato dei vestiti. Lei si è innamorata quasi
subito di Jaime, ma
essendo lui fidanzato con Jess ha lasciato perdere, una brava ragazza
non ruba
i ragazzi delle altre e lei era stata allevata per essere una brava
ragazza
sottomessa.
Più o meno un mese dopo sono arrivati quelli
dell’immigrazione, non era difficile immaginare chi ce li
avesse mandati, e le
hanno dato un mese di tempo per mettersi in regola o sarebbe stata
espulsa dal paese.”
Lui annuisce.
“Perché non l’avete lasciata tornare in
Giappone? Di
sicuro ha una famiglia lì.”
Io rido senza allegria.
“Una famiglia che l’ha venduta a quindici anni come
schiava!
Per lei è pericoloso tornare in Giapponese,
l’avrebbero
ammazzata senza tanti complimenti. Jaime ha deciso di sposarla
perché odia
quelli dell’Immigrazione, hanno rimandato in Messico una sua
cugina, così il suo
fidanzato psicopatico le ha fatto la pelle.
Si sono sposati per questo motivo, ma Tamao lo ama e
Jaime è attratto da lei. Spero che in questa luna di miele
lui capisca che la
ama e che si mettano insieme sul serio. Sono davvero carini
insieme.”
“Adesso capisco. È una storia
complicata.”
“Abbastanza, ma ce la faranno. Ne sono sicura.”
“Se lo
dici tu.”
Sono tentata di chiedergli di Deni, ma decido di lasciare
perdere, per lui deve essere un argomento doloroso, non è
molto fortunato con
le ragazze.
Alla fine la stanchezza ha la meglio su di me e mi
addormento dopo un’ora scarsa di viaggio, cadendo in un sonno
senza sogni.
Dopo un paio d’ore sento
qualcuno scuotermi
vigorosamente, apro gli occhi e metto a fuoco la sagoma di Matt
Nicholls. Lo
guardo sorpresa.
“Tu cosa ci fai qui?”
Balbetto.
“Pensavi davvero di arrivare a Sheffield ed evitare una
festa al tuo arrivo?”
Mi chiede sornione.
Mi slaccio la cintura di sicurezza e scendo dalla
macchina, ci sono proprio tutti: Matt e la sua ragazza Chloe,
l’altro Matt, Oli
e Hannah, Jordan e sua moglie Emma e – ovviamente –
i miei genitori.
“La banda dove l’avete lasciata?”
Borbotto insonnolita, Lee ha detto a tutti del mio ritorno, non ha
tralasciato
nessuno.
“Tutti questi anni negli Stati Uniti non ti hanno resa
più dolce.”
Commenta Oli.
“Parla quello dolce per antonomasia, devo farti
l’elenco
delle stronzate che hai fatto?”
“Non dire parolacce.”
Interviene quietamente mia madre Aisa.
“E bentornata nel Regno Unito, è bello vederti di
tanto
in tanto.”
Io non commento. Ha scelto poche parole, ma pungenti, in una sola frase
mi ha
ricordato che non mi sono fatta vedere molto negli ultimi anni.
“Scusa, sono stata impegnata.”
“Immagino di sì, adesso però
recupereremo il tempo perduto.”
La guardo senza capire.
“Adesso usciamo a cena, poi ti lascio festeggiare e
domani mi racconti tutto quello che è successo.”
Lancio un’occhiata disperata a mio padre Joe, ma lui scuote
la testa, non posso
evitare l’interrogatorio di mamma.
“Mannò, non ti voglio annoiare.
La vita in tour è molto noiosa, vero ragazzi?
Si fanno sempre le stesse cose e non si possono mai
visitare le città per bene.”
“Al contrario. Oli mi ha detto che la vita in tour
è molto interessante e
possono succedere parecchie cose.”
Io fulmino il frontman dei Bring Me The Horizon per non
avere tenuto la bocca chiusa, lui alza le spalle.
“Poi ho saputo che una tua amica si è sposata e
vorrei
sapere i particolari.”
Anche questo viene dalla boccaccia di Oliver, lui ha eletto mia madre a
suo
confessore sin da quando eravamo bambini ed è stata lei a
dare il suo benestare
al suo matrimonio, sospetto che il suo parere abbia contato
più di quello della
sua vera madre.
“Domani, Aisa. Adesso lascia che Lee e Yukari portino in
casa le valigie.”
Io ne prendo un paio, lui prende le altre due e apre il cancellino
pedonale
della sua villa sulle colline di Sheffield, un bel posticino tranquillo
di solito.
Non appena siamo in casa lo fulmino con una delle mie
occhiatacce.
“Perché l’hai detto a tutti persino ai
miei?”
“Io l’ho detto solo a Oli, veramente.”
“Perché non l’hai scritto sui muri di
Sheffield?
Dirlo a Oli è come dirlo a tutti, lo sai che non sta mai
zitto.”
“Yukari, non potevi schivarli per sempre.”
“Lo so, ma avrei potuto farlo fino a quando non mi sarei
sentita pronta a parlare con loro, soprattutto con mia madre.
Vorrà sapere
tutto di Tamao e di Vic, pensi che non l’abbia capito che io
avevo una cotta
per lui?”
“Mi dispiace, Yukari.”
“Ormai è fatta. Scusa se sono stata brusca con
te.”
“Come mai sono l’unico con cui ti scusi?”
“Non lo so, sarà la tua faccia da bonaccione,
penso sia impossibile restare
seriamente arrabbiati con te se tu guardi le persone con quegli
occhioni blu da
cucciolo.”
Lui arrossisce di botto.
“Io non guardo le persone con occhi da cucciolo!”
“Sì, che lo fai!
Lo fai da quando ti conosco e non te ne sei mai accorto,
ma lasciamo perdere, ci aspettano.”
Taglio corto io.
“Ti odio quando fai così.”
“Così come?”
“Quando fai la stronza menefreghista, dovresti piangere ogni
tanto, non ti
farebbe male.”
Io abbasso gli occhi per seguire il disegno delle
piastrelle.
“Tu invece dovresti smetterla di dire tutto quello che ti
passa per la mente.”
Esco da casa sua a passo di marcia, colpita in un punto molto profondo,
Lee non
parla molto spesso ma – come mia madre – non lo fa
invano, basta qualche parola
e colpisce duramente.
Fuori c’è un’atmosfera di festa, i
ragazzi chiacchierano
tra di loro e con i mie genitori, mia madre sembra particolarmente
orgogliosa
di Oli e ha qualche buon motivo per esserlo: non solo lui ha smesso con
la
ketamina, ma si è anche sposato.
“Eccoci qui!”
Dico con la mia voce più falsa seguita da Lee, che cerca
di adeguarsi senza troppo successo al mio sorriso, gli altri sembrano
comunque
non farci troppo caso. Salgono tutti in macchina e io e il mio amico
finiamo
per imitarli, anche se l’atmosfera non è delle
migliori.
“Si può sapere perché diavolo ti sei
arrabbiata?”
Io rimango chiusa nel suo mutismo e non gli rispondo.
“Ecco, che lo rifai. Perché tagli fuori
tutti?”
Io continuo a rimanere in silenzio.
“Yukari, non sei più al liceo in un’ora
di buco.
Non vinci nulla continuando a stare zitta, l’epoca del gioco
del silenzio è finita.”
Io però continuo a tacere, l’epoca del gioco del
silenzio
non finirà mai per me. Io sarò sempre quella che
si chiude in sé stessa se le
cose vanno male, fa parte del mio carattere e della mia educazione.
Le ragazze non piangono se non è strettamente necessario,
soprattutto non si piange per nessun ragazzo, perché nessun
ragazzo è degno
delle tue lacrime. A forza si sentirmelo dire mi si è
inculcato dentro con
forza.
Seguendo la macchina di Oli arriviamo fuori da una
pizzeria che non urta la su sensibilità vegetariana,
parcheggiamo e poi
scendiamo dalla macchina. Sono di nuovo ributtata in un caos di voci
allegre,
pacche sulle spalle e gioia per il mio ritorno a cui mi sforzo di
rispondere
come meglio posso.
Entriamo e una cameriera gentile ci conduce al nostro
tavolo, il locale è piccolo e carino. Ha le pareti dipinte
di giallo tranne per
un tromp l’oeil sull’ultima che rappresenta una
visuale di un posto di mare
tipicamente italiano. I tavoli sono semplici e decorati con delle linde
tovaglie bianche e le piastrelle sono decorate con degli arabeschi
verdi,
gialli e blu.
Ci sediamo al nostro tavolo e ci vengono lasciati i menù,
io inizio a sfogliarlo pur sapendo già cosa
ordinerò: una semplice margherita
doppio pomodoro.
“Carino questo posto, non mi ricordo di esserci mai
stata. È nuovo?”
“L’hanno aperto due mesi dopo che te ne sei
andata.”
Mi risponde Oli.
“La cucina è buona e ci vengo spesso.”
“Capito, deve essere davvero buona perché fai
sempre un sacco di storie per
ogni ristorante, Sykes.”
Lui sbuffa.
“Si può sapere perché sei
così acida?”
“Non lo so, sarà il ciclo.”
“Oh, oh! Cadiamo nelle stronzate.”
“Oli non dire parolacce.”
Ripete mia madre.
“Scusa, Aisa.”
L’arrivo della cameriera per le ordinazioni ci salva dal
riprendere questa
conversazione, che Dio la benedica!
Io ordino la mia solita pizza, margherita con doppio
pomodoro e Oli una pizza alle verdure senza pomodoro, mia madre una al
prosciutto.
Mangiamo e tutti e due cercano di strapparmi qualche
aneddoto sulla vita in tour, ma io non apro bocca, non mi va di parlare
con
nessuno dei due, che poi la vita in tour non è poi
così interessante davvero.
Mangiamo il dolce e beviamo il caffè e poi sono lasciata
nelle mani dei ragazzi, cosa diavolo avranno organizzato?
“Cosa devo aspettarmi?”
Chiedo con una punta di preoccupazione a Oli che sogghigna maligno.
“Oggi si va indietro nel tempo! Andremo nel primo locale
in cui la band ha suonato.”
Io sgrano gli occhi.
Era un buco frequentato da metallari che quasi hanno
pestato la band e da cui mi sono dovuta difendere con il kendo grazie
alla
collaborazione di un manico di scopa presente nel locale.
“Sei matto?
Ci faranno la pelle, ti ricordi come ci hanno conciati
l’ultima volta?”
Lui ride come un matto, ma
non mi
risponde, quando fa così lo prenderei a pugni!
“Sono sicuro che te la caverai a meraviglia,
l’ultima
volta il tuo numero con la scopa ha spaventato un po’ di
uomini barbuti!”
“Oli! A volte sei terribile!”
“Sei sparita per anni e ci hai dato talmente poche
notizie che una punizione te la meriti.”
“Oh certo! Sono sempre io quella che deve venire punita! Ne
ho piene le
scatole, me ne vado a casa!”
“Lee viene con noi.”
“Hanno inventato i taxi!”
Sputo acida e comincio a comporre un numero sul mio
smartphone, ma lui mi ferma.
“Si può sapere cosa ti prende?”
“Vuoi proprio sapere cosa mi prende?
Mi sono dichiarata a Vic e lui mi ha respinto, perciò Sua
Maestà Sykes mi scusi se non sono dell’umore
giusto per festeggiare soprattutto in
mezzo a un gruppo di gente che ci vorrà linciare non appena
ci vedrà!”
Riprendo la mia chiamata e chiedo a un taxi di venirmi a prendere.
“È davvero successo?”
“No, mi piace inventare palle per stare al centro
dell’attenzione.
Andate, per favore!”
Lui fa per aprire bocca, ma io lo anticipo con un urlo
frustrato.
“Vai fuori dalle palle!”
Lui si allontana con Hannah, tutto il gruppo mi guarda e solo Jordan
decide di
disubbidire.
“Come mai non te ne vai?”
Gli chiedo.
“Non mi fido a lasciare una ragazza da sola la notte,
starò qui con te finché non arriva il taxi.
In silenzio.”
Aggiunge anticipandomi, io annuisco.
Ben presto i ragazzi se ne vanno e rimane solo il
tastierista che inizia a giocare con il telefonino, mentre io accendo
una
sigaretta e trattengo le lacrime.
La vettura ci mette un quarto d’ora e Jordan se ne va dopo
che sono salita a bordo, detto al taxista l’indirizzo della
casa di Lee.
“È ricca, signorina.”
“Nel caso se lo stia chiedendo i soldi non fanno la
felicità.”
Lui tace sorpreso dal tono acido della mia risposta, non sono incline
ai
rapporti umani ultimamente e lui guida in silenzio per le strade della
città in
cui sono cresciuta.
Arriva alla villa di Lee, io lo pago e poi entro
all’interno, non appena raggiungo il divano mi ci butto a
peso morto e comincio
a piangere le lacrime che ho trattenuto fino a ieri sera.
Singhiozzo come un animale ferito e lascio che le lacrime
miste a trucco macchino uno dei cuscini di Lee, sono sicura che
potrà
ricomprarlo se le macchie non dovessero venire via. Non si
può dire lo stesso
del dolore che c’è nel mio cuore, è
come una spina caparbiamente piantata lì
che non vuole saperne di andarsene.
Continua a fare male a ogni lacrima, a ogni volta che
rivivo lo sguardo disgustato di Vic, quello di un ragazzo che non vuole
tradire
la donna che ama. Io sono quella fuori posto, quella che deve pagare,
non mi
illudo di continuare a tenere il lavoro dopo la mia confessione.
Ho rovinato tutto con le mie mani per una stupida canna,
non toccherò mai più dell’erba in vita
mia, fa troppi danni e non ho ancora
chiamato Tamao, ma onestamente non sono in grado di avere una
conversazione con
nessuno ora come ora. Sono troppo arrabbiata, umiliata e confusa.
E le lacrime continuano a cadere senza accennare a
fermarsi, sono praticamente un rubinetto aperto che non si riesce a
chiudere.
Davvero Oli credeva che riuscissi a festeggiare il mio ritorno?
È solo una fuga per leccarmi in pace le ferite, niente di
più.
Sono solo una codarda alla fine, quella della ragazza forte
è solo una maschera
che porto per ingannare gli altri e temo di esserci riuscita fin troppo
bene.
Alla fine mi addormento stremata dalla mia crisi di
pianto, in posizione fetale sul divano di casa Malia senza nemmeno
coprirmi. Mi
sveglio molte ore più tardi nel cuore della notte quando Lee
apre la porta di
casa e bestemmia perché inciampa nel portaombrelli, se
conosco bene il signor
Sykes li avrà fatti bere fino al limite del coma etilico.
“Lee?!”
Chiamo alzandomi e pulendomi il viso con un fazzoletto,
la luce si accende e un barcollante Lee entra nella stanza.
“Ho bevuto troppo.”
Borbotta.
“Vedo.”
Dico asciutta.
“Sei ancora arrabbiata?”
Io scuoto la testa.
“Hai l’aria di uno che deve vomitare in cinque
secondi,
ti porto in bagno.”
Mi avvicino a lui e avvolgo uno dei suoi fianchi con le
mie braccia, avvicinando pericolosamente i nostri volti.
“Sei bella, mi piaci da tanto tempo, Yukari.”
Biascica.
Io non so cosa dirgli, ma le parole sono inutili, subito
dopo lui si attacca alle mie labbra investendomi con una zaffata di
odore di
birra.
Dovrei staccarmi da lui e non complicare le cose, ma io
non so fare le cose ne modo giusto quindi quando lui forza le mie
labbra con la
lingua io glielo concedo e mi ritrovo coinvolta in un bacio mozzafiato.
Cosa diavolo significa?
Sento i circuiti del mio cervello fondersi e la
confusione salire a onde.
Ho paura.
Angolo di Layla.
Grazie mille a Nico_Ackerman per la recensione e buon anno!
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Capitolo 15 *** 14) Nebbia in primavera ***
14) Nebbia in primavera
Yukari p.o.v.
Ci sono momenti in cui non sai bene cosa fare e questo è
uno di questi.
Lee mi ha baciato e poi è corso in bagno a vomitare, io
rimango per qualche minuto impalata in mezzo al salotto, poi corro in
bagno
anche io.
Trovo il chitarrista chino sulla tazza del cesso che sta
vomitando la sua serata, io gli tengo la fronte e gli tiro indietro i
capelli
per evitare che si sporchino tutti di vomito.
Quando finisce tiro l’acqua, lo pulisco e poi lo porto
nella sua stanza, vado per esclusione: la più vissuta e
incasinata deve essere
per forza la sua.
Lo metto a letto e poi me ne vado, voglio dormire in
un’altra stanza.
“Yukari!”
Mi chiama lui con voce malferma, io mi volto.
“Sì, Lee?”
Cerco di rendere la mia voce il più normale possibile.
“Dormi con me.”
“Non so se sia una buona idea.”
Balbetto io.
“Terrò le mani a posto, te lo prometto.”
Io mi mordo le labbra ricordandomi del bacio di poco prima e di come mi
sia
piaciuto.
“Va bene, Lee.”
Torno sui miei passi e mi infilo nel suo letto,
immediatamente lui mi attira a sé e si accuccia sul mio
petto, io gli accarezzo
i capelli senza dire nulla. Dopo pochi minuti il suo respiro diventa
pesante,
lui si è addormentato, io sono ancora confusa.
Confusa e stanca.
Non esattamente un bel mix di emozioni.
Cosa devo fare?
Come devo comportarmi?
Non ne ho la più pallida idea, ma immagino che la notte
porti consiglio e che reagirò a seconda de comportamento di
Lee. Se si
ricorderà qualcosa parleremo, altrimenti farò
finta di niente e aspetterò un
momento più adatto.
Lui continua a dormire della grossa, beato lui.
Alla fine mi addormento anche io e precipito in un sonno
pieno di sogni angosciosi che non ricordo molto al mattino, so solo che
il
posto accanto a me nel letto è vuoto, il che significa che
Lee si è già alzato.
Mi alzo anche io e
mi faccio una doccia indossando poi abiti puliti.
Scendo al piano inferiore e lo trovo davanti a una tazza
di caffè nero – che non gli piace particolarmente
– e a un pacchetto di
biscotti.
Per me invece c’è del caffelatte con dei pancakes
e lo
sciroppo d’acero.
“Grazie, Lee.”
“Di nulla.”
“Come va il mal di testa?”
Il suo volto è attraversato da una smorfia.
“Picchia duro, non vedo l’ora di finire questa
robaccia e
prendere un’aspirina e magari tornare a letto.”
“Beato te.”
Lui alza un sopracciglio.
“Io devo andare da mia madre.”
Chiarisco.
“Su, non esagerare. Tua madre è una donna
adorabile e
sono sicuro che non sarà poi così brutto come
pensi.”
Io sbuffo pensando che mia madre ha tante cose succulente su cui
buttarsi come
un di branco di piranha davanti a un poveretto sanguinante
sciaguratamente
finito in acqua.
“Yukari, ieri ho fatto qualcosa di imbarazzante o cose
del genere?
Perdo il controllo quando bevo.”
Io mi irrigidisco, forse sarebbe meglio mentire, ma non sarebbe giusto
nei suoi
confronti.
“Penso sia meglio parlarne al mio ritorno.”
“Quindi ho fatto qualcosa.”
Il suo tono è spaventato, io non riesco a dire nulla,
nemmeno per consolarlo.
Cosa dovrei dirgli?
Che gli voglio bene?
Lui mi ama e non so nemmeno io quali siano i miei
sentimenti verso di lui, se semplice amicizia o qualcosa di
più. Sono stufa del
destino che scompiglia continuamente le carte della mia vita, mi
piacerebbe
avere un po’ di pace e vedere come è.
Finisco la colazione e poi esco da villa Malia, la casa
dei miei genitori non è molto distante e posso arrivarci a
piedi, anche se
vedere mia madre mi terrorizza.
Chissà cosa potrebbe dire, fare o pensare. Quella donna
è
imprevedibile ed è per questo che lei e Oli sono pappa e
ciccia, sono le stesse
strambe persone che non sai come prendere.
Mi guardo intorno durante la mia breve passeggiata, i
giardini sono tutti fioriti e sono pieni di colori, festeggiano tutti
la
primavera tranne me.
Arrivo alla villetta dei mie e suono il campanello,
subito il cancellino si apre e io entro camminando su di un sentierino
di
pietre che serpeggia in un giardino tipicamente giapponese, tra aceri
e ciliegi.
Arrivo finalmente alla porta di una villetta tipicamente
inglese, entro e trovo mio padre che legge il giornale sul divano poco
prima di
andare a lavorare.
“Ciao.”
Lo saluto, lui muove debolmente la testa.
“Dov’è la mamma?”
“Sono qui.”
Lei fa la sua comparsa indossando uno yukata bianco con
dei disegni gialli.
“Caro, è ora di andare.”
Lui dà un’occhiata al giornale e annuisce.
Dà un bacio lieve a mia madre e uno a me, esattamente
come quando vivevo in questa casa.
“Non strapazzarti troppo.”
lo rimprovera dolcemente mia madre.
“Farò del mio meglio, anche perché
l’età sale e non sono
più il giovanotto di un tempo.”
“Per me sarai sempre quel giovanotto.”
Lui sorride e se ne va lasciandomi da sola con mia madre,
che porta in salotto due tazze di the verde e dei biscottini al burro.
“Allora…”
Comincia sedendosi elegantemente.
“Cosa mi racconti?”
“Ho appena finito di accompagnare la band in tour e sono
stanca.”
“Come mai sei tornata a Sheffield? Di solito te ne torni
a San Diego a riposare.”
“Quest’anno non ne avevo voglia.”
Bevo il primo sorso di the verde, è forte e dolce allo
stesso tempo. Solo lei
sa come farlo così, io non ci sono mai riuscita.
“Yukari, cosa è successo?”
“Deve essere per forza successo qualcosa?”
Lei alza un sopracciglio e beve a sua volta.
“Yukari, ti conosco. Quando fai così significa che
è successo
qualcosa, sei troppo simile a me per fregarmi.”
Io abbasso la testa, ha ragione.
“Diciamo che mi sono innamorata di un membro della
band.”
“Lo sospettavo, è per questo che non volevi
tornare a casa.
Io avrei fatto lo stesso se tuo padre avesse risieduto in
un’altra città.”
“Il problema è che lui è già
fidanzato con un’altra
ragazza e sembra una cose seria.”
“Diamo un nome a questo ragazzo.”
“Dobbiamo proprio?”
“Sì, penso di sì, voglio sapere se le
mie supposizioni
sono esatte.”
“Va bene.”
Mi arrendo come sempre.
“Si tratta di Vic.”
Lei annuisce.
“Lo sospettavo.”
Io sono sorpresa, in base a cosa lo sospettava?
“Non fare quella faccia, non ci voleva molto a capire quale
fosse quello che ti
piacesse di più: Mike è troppo interessato alle
ragazze e all’erba, avreste
funzionato meglio come amici, Tony è fidanzato e troppo
timido, Jaime è
fidanzato e non mi sembrava il tuo tipo.
Sembri avere una predilezione per i tipi tormentati come
Oli, mi chiedo ancora come mai non sia durata tra di voi.”
“Anche lui, come Mike, ama troppo le ragazze e mi ha messo
più corna di quelle
che potessi sopportare.”
Borbotto a mezza voce.
“E comunque non ha importanza, è sposato con
Hannah ora.”
“Sì, quindi ti piace Vic.
E come mai sei scappata dalla band?”
Io arrossisco, posso parlare di canne con mia madre senza
evitare una ramanzina?
“C’entra quel tuo vizietto di farti le
canne?”
“Come fai a saperlo?”
“Una volta che eri un po’ troppo in aria hai
lasciato il mozzicone di una di
quelle cose insieme a quelle di sigaretta. Sono una storica
dell’arte che vive
principalmente nel passato, ma ciò non significa che io non
sappia cosa accada
nel presente.”
Fa una pausa.
“Comunque sono “felice” che sia solo
erba, i giapponesi
hanno una predilezione per le anfetamine, avevo uno zio che aveva
iniziato con
quella roba in guerra e poi non è più riuscito a
smettere.”
“Ok. Beh, il gran casino è successo durante
l’ultima sera del tour. Siamo
andati a un party in un hotel, il che è abbastanza comune,
Mike aveva dell’erba
e come sempre l’ha divisa con la band, con me, Tamao, Erin,
la ragazza di Tony
e Alysha, quella di Mike.
Abbiamo fumato, poi Tamao se ne è andata perché
non le
piaceva l’erba e per come era stata trattata, Jaime
l’ha seguita, poi se ne sono
andati anche Tony ed Erin.
Poi se n’è andato anche Mike con la sua ragazza,
ti
lascio immaginare a fare cosa, e siamo rimasti solo io e Vic.”
Arrossisco, ma proseguo con il mio racconto.
“Ci siamo baciati e stavamo per fare altro, però
lui si è
fermato in tempo. L’ho scongiurato di andare avanti, gli ho
detto che lo amavo e lo volevo
mio almeno per una notte. Lui ha detto di no, che non poteva fare
quello a
Danielle, che la ama e se ne è andato.
La mattina dopo è stato piuttosto gelido con me, mi ha
evitato come se avessi la peste, io comunque avevo deciso di venire da
Lee per
un po’ per leccarmi le ferite.”
Faccio un’altra pausa.
“Tamao dice che secondo lei Lee ha una cotta per me e
forse ha ragione. Lui non ha voluto dirmi perché ha rotto
con Deni e poi ieri
sera…”
“Cosa è successo ieri sera?”
“Gli altri sono usciti a bere, io ho avuto una mezza
scaramuccia con Oli perché non volevo andare a festeggiare e
me ne sono andata
a casa.
Ho pianto.”
Ammetto con una certa difficoltà, ma mia madre sorride.
“Ogni tanto le ragazze possono piangere, non
c’è nulla di
male.”
Sospira.
“Forse ho sbagliato a inculcarti troppo il principio che
le ragazze forti non piangono, mi dispiace, tesoro.
È che ho visto mia madre piangere una vita intera per i
tradimenti di mio padre e non volevo che tu facessi la stessa cosa,
volevo che
avessi la forza di cacciare a calci in culo un uomo come lui dalla tua
vita.”
“Non è niente, mamma, ormai è andata
come è andata.
In ogni caso, ieri sera Lee è arrivato a casa ubriaco e
ci siamo baciati. Ha preso lui l’iniziativa, ma io non mi
sono fatta da parte,
anzi ho ricambiato con un certo piacere e adesso non so cosa fare.
Amo Vic o amo Lee?
Perché ho accettato di baciarlo?”
Mia madre rimane un attimo in silenzio e finisce il suo
the, io la imito.
“Non hai mai pensato che quella per Vic fosse
un’infatuazione?”
“No, credevo di essere sicura di amarlo, è per
questo che non ci ho mai
pensato.
Tamao mi ha detto più volte che secondo lei Lee mi ama,
forse non ho mai voluto pensare a lui come ragazzo perché
ero ancora cotta di
Oli e dei ragazzi come lui.
Cosa devo fare, mamma?”
Lei si fa seria.
“Questo te lo può dire solo il tuo cuore, non io e
non
nessun altro.”
Io sospiro pensando che un goccio di sakè non mi farebbe
male, anche se
mezzogiorno è ancora lontano, perché nel mio
cuore regna una tale confusione
che a momenti non so come mi chiamo.
Esco dalla casa dei miei ancora più confusa di quando
sono entrata.
Non so più quali siano con precisione i miei sentimenti,
la sua insinuazione che forse ero solo infatuata di Vic ha trovato
terreno
fertile nel terreno della mia povera testa e si aggiunge ai mille dubbi
sul
perché io abbia ricambiato il bacio di Lee invece di
allontanarlo gentilmente.
Di sicuro non era perché era ubriaco, lui non diventa mi
violento quando beve.
La spiegazione quindi mi sfugge e non va bene.
Mi fermo a un take-away cinese con aria abbastanza
depressa, è ora di pranzo e ho deciso di presentarmi a casa
di Lee con del cibo
a mo’ di scusa.
Scusa per cosa non lo so, so solo che ordino due belle
porzioni abbondanti di riso alla cantonese, involtini primavera,
ravioli al
vapore, nuvole di drago, pollo alle mandorle, fritto e
all’arancia.
Ho preso cibo per un mezzo reggimento, ma almeno avremo
da mangiare per un po’. Arrivo a casa sua carica di borse e
sacchetti e mi
accorgo che c’è una macchina parcheggiata che non
è la sua, ha ospiti e spero
non sia Deni, sarebbe terribilmente imbarazzante.
Suono il campanello e quando il cancellino si apre entro,
attraverso il viale e apro la porta di casa sua.
“Ciao!”
Urlo.
“Ciao!”
Mi rispondono in coro due voci maschili, una è quella di
Lee, l’altra è quella
di Matt Nicholls e io tiro un sospiro di sollievo interiore.
Mi faccio vedere e sorridono tutti e due, occhieggiando
le borse cariche che emanano un piacevole profumo di cibo cinese.
“Finalmente qualcuno che pensa alle vere necessità
di un
uomo, tipo il cibo.”
Io rido.
“È una fortuna che tu sia qui, Matt. Ho preso cibo
per un
esercito.”
“Penso che io e il signor Malia non avremo problemi a farlo
scomparire nei nostri stomaci. Vero, Lee?”
Lui annuisce distratto e comincia a preparare la tavola,
dopo cinque minuti stiamo mangiando tutti e tre chiacchierando di cose
di poca
importanza.
“Come mai sei qui, Matt?”
“Visita a un amico e poi abbiamo iniziato a parlare di
qualche idea per nuove canzoni.”
“Avete preceduto Oli, wow!”
“Non proprio. Lui ci ha detto che era ora di iniziare a
pensare qualcosa di nuovo e lo sai com’è quando fa
così, significa che la pace
è finita e bisogna iniziare a lavorare.”
“Sì, me lo ricordo.”
Rispondo portandomi alla bocca una cucchiaiata di riso alla cantonese.
“È stata una mattinata produttiva?”
“Non proprio. Abbiamo finito per giocare per la maggior
parte del tempo.”
Con un gesto della mano mi indica i joystick sul divano.
“Ieri sera vi siete divertiti?”
“Non è stato male.”
Risponde cauto Matt.
“Avresti potuto venire anche tu.”
“Non ne avevo voglia.”
Rispondo alzando le spalle.
“Uhm, immagino sia stato meglio stare abbracciata al
cuscino di Lee a piangere tutte le lacrime.”
Io lo guardo colpita a morte.
“Come lo sai, Nicholls?”
Articolo io con il fiato mozzo.
“Il mio cuscino preferito era macchiato di nero, che
presumo sia matita nera, e visto che Lee non si trucca non potevi
essere altro
che tu.”
Mi irrigidisco.
“La prossima volta fatti i cazzi tuoi.”
“Si può sapere che hai?”
Mi chiede aspro il batterista.
“Torni e non vuoi nessuno, trovi tutti noi e non vedi
l’ora di liberarti di noi, che cavolo hai?”
“Fatti miei.”
“No, sono anche fatti nostri visto che non ci meritiamo un
tale trattamento.”
“Se Lee non lo avesse detto a tutti avreste avuto la Yukari
che volevate.”
Il batterista mi fulmina.
“Non dare la colpa a Lee per il tuo umore di merda!”
Io stringo i pugni.
“Volevo stare da sola a leccarmi le ferite per un
po’,
non mi sembrava di avere chiesto la luna!”
“Cosa è successo?”
“Mi sono dichiarata a Vic e mi ha rifiutata, felice
adesso?”
Lui mi guarda sorpreso.
“Ehm, no. Non sono molto felice.”
“Bene, perché non ho voglia di parlarne ancora,
non adesso!”
Prendo un po’ di pollo all’arancia e comincio a
mangiarlo
con rabbia, come se mi avesse fatto un torto irreparabile.
“Yukari, mi dispiace.”
Io continuo a mangiare e lascio che la conversazione muoia
tranquillamente al
tavolo.
Dopo aver mangiato il gelato fritto e aperto i biscotti
della fortuna i ragazzi si ritirano nella stanza-studio di Lee, io
invece metto
in frigo gli avanzi, pulisco e lavo i piatti.
Finite la faccende domestiche io mi ritiro in camera mia
e svuoto le valigie mettendo ogni cosa al suo posto
nell’armadio e nel bagno
personale. Quando è tutto a posto mi butto sul letto e
finisco per
addormentarmi, sognando cose confuse e senza senso.
Mi sveglia il rumore della suoneria del mio cellulare, io
bestemmio e cerco di rispondere in tempo, ma non ce la faccio.
Inebetita guardo
il mittente: è Tamao.
Avevo promesso di chiamarla, ma con tutto quello che è
successo me ne sono dimenticata completamente, merda!
Ormai non ho più sonno e perciò accendo il mio
portatile
e accedo a Skype, sperando di trovare Jaime in linea e di poter parlare
con la
mia amica. Vic è in linea e provo un tuffo al cuore quando
vedo il suo nome,
anche perché ha cambiato la sua immagine profilo con una in
cui appare
sorridente con Danielle.
Ok, mi dico, la guerra è persa.
Controllo il resto dei miei contatti e noto che anche
Jaime è in linea, così gli scrivo rapida un
messaggio.
“Ciao, c’è Tamao?
Prima ha tentato di chiamarmi, ma stavo dormendo e non
sono riuscita a rispondere.”
“Sì, c’è.
Te la passo, hai dimenticato l’educazione?
Non hai nemmeno chiesto come stiamo o come ci vanno le
cose.”
“Scusa, non è un bel periodo.”
“Va bene, te la passo.”
Io aspetto qualche minuto e poi mi arriva un messaggio.
“Ciao, sono Tamao.
Come va?”
“Va. Possiamo videochiamarci, è ok?”
“Sì, ma non so come si fa.”
“Ti videochiamo io, devi solo accettare la chiamata,
ok?”
“Ok.”
Io clicco sul tasto della videochiamata e aspetto, almeno
avrò qualcuno con cui
parlare.
Dopo qualche secondo si apre una videochiamata e vedo il
volto di Tamao, non mi sembra particolarmente felice.
“Cosa è successo, Tamao?
Le cose con Jaime non vanno bene?”
“Al contrario, vanno benissimo.”
“Allora cosa c’è? Hai una faccia
tiratissima.”
“Ho incontrato mio fratello e abbiamo litigato, dice che ho
riempito di
vergogna la mia famiglia con il comportamento e che dovrei divorziare
da Jaime
e altre stronzate simili, quando gli ho detto di no lui mi ha detto che
ero
diseredata o qualcosa del genere.
Come se mi importasse davvero, solo fa male sentirsi
incompresi per l’ennesima volta.”
Smette di gesticolare all’improvviso e poi si lascia cadere
sulla sedia
sfinita.
“Tamao, lo so che fa male quello che ti è
successo. Tuo
fratello non aveva alcun diritto di dirti quelle cose né di
ignorare la tua
sofferenza ed essere egoista, ma è successo.
Non lo puoi cambiare, pensa che con questo dai l’addio
definitivo a quella parte della tua vita, loro ci hanno messo una
pietra sopra,
perché spostarla?”
Tamao rimane in silenzio.
“Hai ragione, è giusto vederla
così.”
Mi dice esitante.
“Oh, al diavolo! Hai ragione, perfettamente ragione.
Devo smetterla di permettere loro di rovinarmi la vita!”
“Brava.”
“Tu cosa mi racconti?”
“Beh, quando sono arrivata qui ho trovato il comitato di
benvenuto al gran
completo: i Bring me The Horizon e i miei genitori.”
“E non volevi?”
“Non mi sentivo pronta.”
“È per qualcosa che è successo alla
festa.”
Io annuisco.
“Avevi ragione, non dovevo fumare quella roba: ho
combinato un casino.
Ho detto a Vic dei
miei sentimenti e sono stata rifiutata in modo chiarissimo. Abbiamo
iniziato a
baciarci, poi lui è tornato in sé e mi ha detto
che non poteva fare quello a Danielle.
Il resto lo sai.”
“Mi dispiace, Yukari.”
“Anche a me, non potrò tornare a lavorare da loro,
sarebbe troppo imbarazzante.”
La sua faccia diventa disperata.
“Ehi, non smetteremo di essere amiche.”
“È successo qualcos’altro?”
“I ragazzi sono andati in un pub, io no. Quando Lee
è tornato a casa era
ubriaco e mi ha detto che gli piaccio e mi ha baciata. Io ho
ricambiato, lui
non si ricorda nulla.”
Sento un rumore alle mie spalle – come di qualcosa che
cade – e mi volto, Lee è dietro di me e quello che
è caduto è un bicchiere
pieno di the.
“Tamao, devo andare. Ti richiamo.”
Mi alzo in piedi, il momento che temevo è arrivato.
Le spiegazioni non possono essere rimandate
ulteriormente, che Dio me la mandi buona.
Angolo di layla.
Ringrazio Nico_Ackerman per la
recensione e auguro buon anno a tutti :)
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Capitolo 16 *** 15)Più pesante del cielo. ***
15)Più pesante
del cielo.
Yukari p.o.v.
Ci sono momenti in cui non sai bene cosa fare e questo è
uno di questi.
Lee sta raccogliendo i cocci del bicchiere che ha appena
lasciato cadere, io lo guardo come inebetita, poi mi riscuoto dal mio
coma.
“Non raccoglierli a mani nude, rischi di tagliarti.”
Borbotto e vado a prendere scopa e paletta.
Li raccolgo tutti, mentre lui si affanna a pulire il the
caduto sul pavimento con uno straccio, i capelli che gli coprono il
volto, che
sembra vagamente arrossito.
Quando abbiamo finito ci guardiamo in faccia a disagio,
poi scendiamo tutti e due in cucina, io a buttare i cocci in
pattumiera, lui a
strizzare lo straccio.
“E così ti ho baciato.”
Esordisce in tono
incerto.
“Sì.”
Lui si siede.
“Credo che sia meglio dirti tutta la verità, ormai
la
frittata è fatta.”
Matt arriva in cucina e capisce al volo che non è aria,
guarda sia me che Lee e annuisce.
“Buona fortuna, amico.”
Poi si eclissa e ci lascia di nuovo da soli.
“Che verità devi dirmi?”
Gli chiedo un po’ spaventata, anche se il mio cuore sa
già la risposta, non si
deve essere un genio per intuirla.
“Beh, ecco. Sì, mi sei sempre piaciuta, fin da
quando
eravamo ragazzini.”
“Hai sempre avuto una cotta per me?”
Gli chiedo stupita.
“Sì.”
“Ma tutte le ragazze che hai avuto?
Jennie e Deni?
Eri davvero cotto di Jennie, ti sei lasciato andare
tantissimo dopo che vi siete lasciati.”
“Non nego che mi siano piaciute, ma non erano te.
Sì, mi sono lasciato andare tantissimo dopo Jennie e ho
giurato di non avere storie serie, ma ci sei sempre stata tu in fondo
al mio
cuore. Sembravi così attaccata a Oli che ho pensato che ti
piacesse.”
“Oli è sempre stato solo un amico, il fratello che
non ho mai avuto, quando siamo stati insieme non funzionavamo.
Ma perché non ti sei fatto avanti prima?”
Lui abbassa gli occhi.
“Tu sei così carina, io invece ho la pancia e le
orecchie
a sventola.”
“Che sono bellissime.”
Lui arrossisce di botto e io lo imito, forse ho parlato un
po’troppo, ma chi se
ne importa.
“Ti piacciono davvero?”
“Sì, mi piacciono e non mi importa che tu abbia la
pancia, secondo me sei bellissimo così.”
“Oh.”
Io sospiro.
“Ieri sera ho ricambiato il tuo bacio, ma non so cosa
significhi.”
“Forse che ti piaccio anche io.”
“Forse, ma non lo so.
A me piaceva Vic fino a pochissimo tempo fa e sono
parecchio confusa, non voglio darti false speranze, io ho bisogno di
riflettere.”
Lui annuisce, ma sul suo volto è comparsa
un’espressione di dolore che mi fa
venire le lacrime agli occhi e infatti mi porto una mano ad essi.
“Mi dispiace, Lee. Io non voglio che tu soffra per me,
ecco perché volevo aspettare a parlartene: per chiarirmi le
idee.
Non volevo che tu sentissi la conversazione tra me e
Tamao.”
Lui scuote la testa e se ne va, io lo seguo e vedo che va
nello studio e Matt gli dà una pacca sulla schiena, il
batterista mi guarda e
io cerco di fargli capire di prendersi cura dell’amico.
Infelice come non mai me ne vado dalla casa di Lee e
prendo il pullman che mi porta in centro, da lì vado alla
Drop Dead sperando di
incontrare Oli.
Entro nel negozio e saluto la commessa.
“Ciao, c’è Oli, per caso?”
Le chiedo, lei mi guarda sospettosa.
“Non posso dirle se c’è il signor Sykes,
per via delle
fan, lei potrebbe essere una di loro.”
“Non potresti fare un’eccezione?
Sono amica di Oli, mi chiamo Yukari Yidashi.”
“Non so se sarebbe consigliabile.”
Fortunatamente Oli esce da una porta – che presumibilmente
conduce al
retrobottega – e mi vede.
“Ehi, ciao, Yukari.
Come mai qui?”
“Volevo vederti, le hai addestrate bene le tue commesse,
signor Sykes.”
Lui ride.
“Qui passano sempre un sacco di fans e non sempre ho
tempo per dedicarmi a loro, quindi le mie commesse non le fanno passare.
Ellie, ti sei comportata benissimo. Yukari è una mia
vecchia amica, un po’polemica.”
“Ehi!”
“È vero! Stavo andando allo Starbucks
all’angolo, mi
accompagni?”
“Va bene. Dopo devo parlarti di una cosa.”
“Va bene.”
Usciamo insieme, lui sorride e sembra di buon umore, spero non mi odi
dopo che
gli avrò detto che ho incasinato il cuore di uno dei suoi
compagni di band. Lui
è dedito in maniera quasi ossessiva ai Bring Me The Horizon,
ma ormai quello
che è fatto è fatto.
Ci avviamo verso la caffetteria, lui si prende un
cappuccino e io faccio lo stesso, anche se non ho molta voglia di bere
qualcosa
che contiene caffè.
Mentre aspettiamo lui mi accenna qualcosa sulla nuova
linea della Drop Dead, non dice mai molto perché gli piace
fare il misterioso e
io ho imparato a non forzarlo.
Quando le nostre ordinazioni sono pronte rientriamo nel
retrobottega del negozio di Oli e saliamo verso gli uffici, andiamo nel
suo e –
dopo esserci seduti – beviamo i cappuccini che sono tornati a
una temperatura
in cu possono essere bevuti da un essere umano senza rischiare di
ustionarsi.
“Allora, cosa ti tormenta?
Dopo ieri sera mi aspettavo che mi tenessi il muso per
almeno una settimana.”
Io sospiro.
“È successo un casino, Oli.”
“Dimmi tutto.”
“Lee ieri sera è arrivato a casa ubriaco, mi ha
detto che gli piacevo e mi ha
baciata, io ho ricambiato.
Poi lui è andato a vomitare e abbiamo dormito insieme.
Non abbiamo fatto sesso, abbassa quel sopracciglio
malizioso, Sykes!
Poi la mattina dopo lui si è alzato prima di me e non
ricordava più nulla di quello che era successo, io non gli
ho detto nulla.”
Lui annuisce.
“Avevo bisogno di tempo per chiarirmi le idee prima di
affrontare l’argomento, perché ho ricambiato il
suo bacio ed ero sobria. Il
problema è che lui mi ha sentito
raccontarlo a Tamao, dopo che sono andata da mia madre.”
“E cosa è successo?”
“Mi ha confessato che è innamorato di me da una
vita e che è stato persino
geloso di te perché pensava che tu mi piacessi”
Lui non mostra di essere sorpreso e la cosa mi insospettisce.
“Tu lo sapevi?”
“Lee da ubriaco parla molto e poi non si ricorda
più un cazzo la mattina dopo.
Una sera che ci siamo ubriacati, un sacco di anni fa, mi ha detto che
era cotto
di te, ma che credeva che tu fossi interessata a me e quindi di
trattarti bene.
E se te lo dice un Lee Malia a pugni chiusi, pronto a
pestarti, non ci provi nemmeno a chiarire l’equivoco. Ha
certe mani che fanno
un male della madonna ed è più forte di me.
Da allora l’ho sempre tenuto d’occhio.
Sì, è stato con altre ragazze, ma quando entravi
tu nella
stanza si illuminava, si capiva che tu eri speciale per lui.
Tu come hai reagito alla sua confessione?”
“Gli ho detto che avevo bisogno di tempo per pensare e
che non volevo farlo soffrire o dargli false speranze, non so cosa
fare, Oli.
Sono confusa.
Vic mi piace ancora, ma ho baciato Lee e la cosa non mi è
dispiaciuta.”
Mi prendo la testa tra le mani, dopo le parole di Oli la
mia disperazione ha raggiunto nuovi livelli, come posso uscire da
questa
situazione senza ferire qualcuno?
“Hai solo bisogno di tempo per pensare e capire chi ti
piace sul serio.”
“Ti pare una cosa facile?”
“Non ho detto che lo sia, ma è l’unica
cosa che puoi
fare, no?”
“E vivere a casa di Lee, intanto?
Non sarebbe doloroso per lui?”
Oli rimane in silenzio.
“Vedi quanto regge e se non va, torna dai tuoi.”
“Ottimo suggerimento. Spero di avere le idee chiare prima
delle nostre vacanze
a Brighton o rovinerò tutto a tutti.”
“Te le ricordi ancora?”
Io annuisco.
“Le facciamo ancora, è un rito molto carino da
rispettare,
anche se adesso che sono un uomo sposato non posso più
scoparmi qualcuna nel
bagno di qualche locale.”
“Ci mancherebbe altro, Hannah è davvero una brava
ragazza.”
“Sì, hai ragione, ma stiamo divagando.”
“Uhm, hai ragione.”
Istintivamente estraggo una sigaretta dal pacchetto, ma
Oli appoggia una mano sopra la mia.
“Qui non si fuma.”
“Va bene. Che cazzo faccio?”
“Torni a casa e vedi come va. Poi fai tutti quei ragionamenti
contorti che
fanno le ragazze quando sono nella tua situazione.
Ti dico solo una cosa: se davvero la tua cotta per Vic
fosse stata amore non avresti baciato Lee, ma questa è solo
la mia opinione,
forse le cose sono diverse da come le vedo io.”
“Interessante punto di vista, adesso vado.
Ciao Oli e grazie.”
Esco da retrobottega della Dropdead e alzo gli occhi verso il cielo:
è gravato
di nuvole scure esattamente come la mia vita.
Mi è sempre piaciuta la casa di Lee, così isolata
e
pacifica, ma oggi non sono esattamente felice di tornarci.
Apro il cancello e quasi mi scontro con Matt che sta
uscendo, direi che non è di buon umore, il che non
è incoraggiante.
“Come sta Lee?”
“Male, si sente un idiota per averti baciato e fatto capire i
suoi sentimenti.”
Io sospiro.
“Oh, Lee! Qui l’unica idiota sono io che non ho
fatto
attenzione a chi ascoltava le mie videochiamate!
Non volevo che lo scoprisse così.”
“Ma a te lui piace?”
L’onestà di Matt è quasi brutale.
“Non lo so, sono confusa. Sono scappata in Inghilterra
perché Vic Fuentes mi ha rifiutato, non voglio usare Lee
come chiodo scaccia
chiodo né ferirlo.
Gli voglio bene, Matt, anche se a volte non lo dimostro!”
“Lo sappiamo che gli vuoi bene e che non è facile
per te fare la ragazza dolce.
Adesso vai, lui ti starà
sicuramente aspettando.”
Io annuisco ed entro in casa.
“C’è nessuno?”
Urlo.
“Io.”
Mi risponde una voce dal salotto e trovo Lee stravaccato
sul divano con in mano una lattina di the al limone invece della
consueta
birra.
“Niente birra, oggi?”
“Ha già fatto abbastanza danni.”
Commenta amaro e a me si stinge il cuore. Perché la mia
mia vita è sempre così incasinata?
“Mi dispiace, Lee.”
“Sono io che ho rovinato tutto.”
“No, Lee. Sei stato sincero e lo apprezzo, solo non volevo
che tu venissi a
sapere di … quello che è successo
così.”
“Lo hai già detto.”
Io sospiro.
“Se avessi avuto il tempo di riflettere tu non saresti
soffrendo così!”
Lui mi guarda con uno sguardo indecifrabile, ma che da
tempo so cosa significa, non è convinto che qualcuno farebbe
una certa cosa.
“Oh, sì! L’avrei fatto! Tu puoi non
credermi, ma ti
voglio davvero bene, sei una persona importante nella mia
vita.”
“Sono felice di esserlo, ma sa tanto di
“è meglio se
rimaniamo amici” e…”
“No, Lee. Sono solo confusa.
Senti forse è meglio che me ne vada da qui e torni dai
miei, qui non ti faccio bene.”
Lui si alza in piedi e mi abbraccia stretta, come se temesse che
potessi
svanire nell’aria.
“Io invece non voglio che tu te ne vada.”
Mi lascio andare nel suo abbraccio e lo cingo con le braccia.
“Ti farei solo soffrire.”
“Forse mi piace soffrire.”
“Lee...”
Sento le lacrime salirmi agli occhi.
“Lee, non va bene così.
Non voglio che tu soffra, non te lo meriti.”
“Ti prego, rimani.
Non voglio stare da solo, questa casa è grande abbastanza
per avere ognuno i suoi spazi.
Ti prego.”
“Va bene, rimango.”
Lui mi lascia andare e torna al suo the, io vado a prendere una birra e
mi
siedo accanto a lui.
“Come è andata la giornata con Matt?”
“Mi ha stracciato due volte quando abbiamo giocato, ma
abbiamo scritto qualcosa.
Mi ha detto che adesso andava da Chloe.”
“Com’è? Una brava ragazza?
Si sono messi insieme dopo che me ne sono andata e non so
come sia.”
“È a posto e non opprime Matt il che forse
è la cosa
migliore, lo sai che ci tiene alla sua libertà.”
“Già.”
Ma intanto penso che tutti attorno a me stanno mettendo
la testa a posto tranne me, Oli è sposato, Jordan pure e
anche Jaime. Io invece
sono bloccata in una situazione che sa di adolescenza lontano un
miglio, una
persona matura avrebbe già risolto tutto. O almeno questo
è quello che mi dice
la testa, il cuore parla un’altra lingua: mi dice di andarci
cauta, che Lee non
merita di soffrire a causa mia né con la tortura
dell’attesa né fingendo un amore
che non provo.
D’improvviso l’arioso salotto di villa Malia mi
sembra
stretto e mi alzo di scatto, esco nel cortile posteriore e mi siedo su
una delle
sdraio vicino alla piscina. Recupero un posacenere e mi accendo una
sigaretta,
nervosa come non mai.
Perché combino sempre pasticci e per di più non
badando a
cosa davvero piccole?
Se mi fossi trattenuta con Vic non sarei in questo
casino, se avessi chiuso a chiave la porta mentre parlavo con Tamao Lee
non
starebbe soffrendo.
Che poi Lee mi piace?
Qualcosa nel mio cuore mi dice di sì, ma non sono del
tutto convinta, ho paura che il mio cuore lo dica solo per fare chiodo
scaccia
chiodo con Vic e non posso permettermi che accada con lui.
Ci tengo davvero a Lee, è uno dei miei migliori amici,
non voglio che stia male per me.
Sospiro infelice, dopo aver inalato un po’ di fumo, da
qualsiasi parte la si guardi la situazione non è delle
migliori. Rischio di perdere
uno dei miei migliori amici se non sto attenta a come mi comporto.
Ottimo, Yukari!
Mi prendo la testa tra le mani e mi dico che dovrei
andarmene da questa villa, ma ho appena promesso a Lee che non
l‘avrei fatto.
I ricordi della sera prima tornano a farsi vivi, ho
baciato Lee e mi è piaciuto, ma anche il bacio con Vic non
è stato male. Forse
è meglio smettere di fare paragoni, rischio di impazzire, e
una Yukari pazza
non serve a nessuno.
Continuo a fumare fino a che la sigaretta non è ridotta a
un mozzicone e poi rientro dentro, Lee è ancora sul divano e
non commenta la
mia fuga. È sempre stato un ragazzo intelligente, a
differenza mia che sono
abbastanza impulsiva
“Cosa mangiamo?”
Chiedo per smorzare la tensione.
“Non lo so, a me va bene qualsiasi cosa.”
“Ok.”
Vado in cucina e controllo negli armadietti e trovo della pasta,
controllo la
quantità e noto con piacere che basta per due.
“Va bene se ti cucino della pasta?”
“Benissimo.”
Torno in cucina e metto una pentola d’acqua sul gas e
controllo un’ultima volta la quantità di pasta,
nel frigo trovo un vasetto di
sugo di pomodoro che mi sembra abbastanza commestibile e ne verso un
po’ in un
pentolino. Metto anche quello sul gas e aspetto, una volta che
l’acqua inizia a
bollire verso la pasta e controllo che ore siano.
Torno in salotto e apparecchio il grande tavolo, tra poco
si mangerà, cucinare è il minimo che io possa
fare per lui: mi ospita in casa,
nonostante non gli faccia bene, e non si lamenta nemmeno. È
un sant’uomo e non
credo di meritarmi un tale trattamento.
Non mi sono mai sentita peggio in vita mia, priva dei
miei soliti punti di riferimento.
Torno in cucina e controllo la cottura della pasta
immersa in una nebbia di pensieri negativi, arrabbiata con me stessa
per i miei
comportamenti ambigui.
Dico di volere il bene di Lee, ma gli faccio del male
rimanendo qui, legata alla sua promessa.
Scolo la pasta e ne metto un po’ nel mio piatto e un
po’
nel suo, poi verso il sugo e poi la porto in tavola.
“Lee, è pronto.”
“Arrivo.”
Si alza dal divano e lascia perdere il programma che stava guardando.
“Sembra buona.”
“Lo spero.”
Rimango ancora in silenzio.
“Lee, continuo a pensarci e mi dico che non va bene che
io rimanga.”
“Yukari, ti prego, ne abbiamo già parlato. Non te
ne andare, non voglio.”
“Lo so che non vuoi, ma penso di non farti bene.”
“Starei peggio se tu te ne andassi, finirei per darmi la
colpa per averti
perso.”
“Non mi perderesti se me ne dovessi andare.”
“Lo sai anche tu che non è vero.”
“Forse è stato uno sbaglio venire qui.”
Lui appoggia la forchetta che si stava portando alla bocca su piatto.
“Cosa vuoi dire?”
“Sono venuta qui per dimenticare Vic, ma forse sarebbe stato
meglio se fossi
andata al mio appartamento di San Diego a leccarmi le ferite senza
coinvolgere
nessuno.”
“Non hai sbagliato! Accidenti, a cosa servono gli amici
sennò?”
“Ti ho costretto ad ammettere i tuoi sentimenti per
me.”
“Ed è un bene! Non pensare che siano
così deboli da
svanire se non espressi.
Prima o poi l’avrei fatto, indipendentemente da quello
che è successo ieri sera, l’alcool ha solo
accelerato e cose.”
Io sospiro.
“Va bene, Lee.
Solo che mi sento come se ti facessi del male e odio
questo sentimento.”
“Ci tieni a me?”
“Ovvio che sì.”
Lui annuisce e un piccolo sorriso sul suo volto paffuto.
Non so bene come interpretarlo e forse è meglio
così,
dopotutto.
Finiamo di mangiare e poi io lavo i piatti, so che di
solito viene una donna delle pulizie e Lee non si occupa di queste
faccende, ma
io mi sento in dovere di farlo come forma di gratitudine.
Mi sta ospitando qui senza chiedermi nulla e
probabilmente soffrendo, questo pensiero continua a ripresentarsi alla
mia
mente e inizio a credere che non mi faccia bene.
In ogni caso suona il telefono e Lee risponde, parla
brevemente con qualcuno e chiude la chiamata.
“Oli, ci invita a casa sua a vedere un film.
È solo una scusa per mostrarci la sua nuova
megatv.”
Io scoppio a ridere.
“Sì, film! Come se ci credessi! La
verità è che vuole
giocare con voi e io rimarrò con Hannah e le altre ragazze
dei Bring Me The
Horizon.”
“Non ti si può nascondere nulla.”
“Vi conosco da troppo tempo, vado a prepararmi.”
Salgo in camera mia e metto un paio di jeans strappati, una maglia
della Drod
Dead nera con scritto Dead in bianco e una felpa. Borsa e anfibi e sono
pronta
a uscire con Lee che sembra di buon umore, in macchina chiacchiera
tutto il
tempo di argomenti leggeri.
Arriviamo alla villa di Oli e noto che ci sono le
macchine di tutti i componenti, Lee parcheggia e poi scendiamo, Hannah
ci
aspetta al cancello con aria contrita.
“Era solo una messa in scena…”
“Oli vuole giocare con i suoi amici un qualche nuovo
gioco fighissimo su una mega tv?”
Lei spalanca gli occhi e mi guarda come se fossi una strega.
“Come fai a saperlo?”
“Li conosco da più tempo di te.”
Entriamo in casa e subito Lee va dai ragazzi lasciandomi
in compagnia di Hannah, Chloe ed Emma.
Mi guardano tutte con una certa curiosità e rimpiango
all’istante di essere venuta, di sicuro tutte e tre vogliono
farmi un
approfondito interrogatorio sul mio rapporto con Lee e io non sono
pronta.
Chi diavolo mi salva da questa situazione?
All’improvviso l’idea di venire a casa di Oli non
mi
sembra più tanto innocente come mi sembrava a casa di Lee.
Indosso il mio miglior sorriso di circostanza e spero che
vada tutto bene.
Non possono mangiarmi, no?
Angolo di Layla.
Ringrazio Nico_Ackerman per la
recensione :)
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Capitolo 17 *** 16)La variabile impazzita. ***
16)La variabile impazzita.
Tamao p.o.v.
I giorni passano tranquilli qui a Londra.
Io e Jaime visitiamo tutto quello che la città ha da
offrire ed è davvero tanto, il nostro rapporto sembra
diventare ogni giorno più
forte e più profondo. Abbiamo guadagnato una buona
complicità e sembriamo
davvero una coppia sposata. Inoltre ci siamo baciati ancora e un paio
di volte
siamo arrivati vicini a fare l’amore, non potrei chiedere di
più.
Non ho fretta, ma questi piccoli passi avanti mi rendono
felice.
È una tranquilla mattinata quando suona il campanello,
Jaime è sotto la doccia quindi tocca a me aprire la porta
dell’appartamento.
Una coppia di mezza età mi squadra e io guardo la larga e
lunga maglietta
stampata con la fantasia della bandiera americana che indosso e mi
rendo conto
che è leggermente inadatta a ricevere qualcuno che non sia
un amico.
Non riceviamo molte visite quindi non mi sono messa
vestiti che fossero okay.
“Buongiorno, posso sapere i vostri nomi?”
Chiedo piuttosto educatamente.
“Siamo i signori Preciado. Lei è Maria e io sono
Juan.”
Io sbianco.
“Oh, entrate.
Scusatemi per il tono formale della domanda, Jaime non mi
ha detto che sareste arrivati. Ora vado a chiamarlo.”
Li faccio accomodare sul divano mentre il mio corpo si copre di sudore
freddo,
all’improvviso mi sembra di essere tornata agli esami delle
medie.
“Volete qualcosa da bere? Da mangiare?”
“Un bicchiere d’acqua per me andrà
benissimo, e tu caro?”
Mi risponde la signora Preciado.
“Una coca.”
“Arrivo.”
Sparisco in cucina, acchiappo al volo due bicchieri, in uno verso
dell’acqua e
nell’altro della coca, poi torno in salotto sorridendo.
“Ecco a voi, torno subito.”
Appoggio i bicchieri sul basso tavolino laccato di nero che
è davanti al
divano, poi vado in bagno, busso ed entro. Chiudo quasi immediatamente
gli
occhi, Jaime indossa solo un asciugamano, è una bella
visuale, ma non posso
annegare nella mia bava o saltargli addosso proprio adesso. Sarebbe
terribilmente inappropriato.
“Jaime…”
“Sì, Tamao?”
“Di là ci sono i tuoi genitori.”
“Stai scherzando?”
Apro gli occhi e vedo che ha la bocca ridicolamente spalancata.
“No, sono seria.
Vedi di muoverti, io vado a cambiarmi. Non posso
presentarmi a loro vestita così.”
Lui annuisce confuso, io esco dal bagno e vado in camera
mia. Apro l’armadio e guardo i miei vestiti con un senso di
nervosismo
crescente, dicono che l’abito non fa il monaco, ma di sicuro
fa una buona
impressione.
Alla fine scelgo una vestito rosso un po’ hippie che mi
arriva sotto le ginocchia e con le spalline, lo indosso, mi spazzolo i
capelli,
non sono truccata.
Mi chiedo se sia il caso di farlo, ma poi concludo che un
aspetto naturale è più rassicurante per due
persone che non mi conoscono e che
sono state sorprese dal matrimonio di Jaime, come e più dei
fans.
Probabilmente si aspettavano che Jaime li avvisasse, cosa
che non ha fatto, e forse sono arrabbiati con lui e non posso dare loro
torto.
Alla fine delle mie elucubrazioni torno in salotto e
trovo Jaime e i suoi genitori immersi in una fitta conversazione in
spagnolo,
lingua che non capisco ancora, e non ho idea di cosa si stiano dicendo.
Spero solo che non stiano litigando, non mi va che lo
facciano per colpa mia.
“Buongiorno.”
Mormoro intimidita.
“Vieni qui, Tamao.
Parliamo un po’, il vostro matrimonio ci ha sorpreso non
poco vista la relazione di Jaime con Jess.”
Io eseguo e mi siedo sul divano che mi sembra un po’
stretto, tipo tribunale dell’Inquisizione, ed è in
gioco la mia credibilità.
“Allora come hai conosciuto Jaime?”
Io lo guardo e lui in qualche modo mi fa capire di
raccontare la storia che propiniamo a tutti: quella della fan fortunata.
“Beh, ero a un loro concerto, quello di New York, e alla
fine dello show una guardia del corpo mi ha indicata e mi ha detto di
venire
con lui.
Non avevo idea del perché, sinceramente pensavo di avere
fatto qualcosa di male e di avere offeso la band in qualche modo,
invece lui mi
ha scortata fino al backstage e al loro camerino.
Ho aspettato che finissero di fare la doccia e poi Jaime
mi ha detto che mi aveva notata durante lo show e voleva trascorrere
del tempo
in mia compagnia.”
Arrossisco.
“Ci ha provato con me tutto il tempo, ma io ho resistito
perché sapevo che aveva una ragazza e non volevo essere una
groupie. Quando ci
siamo lasciati ero piuttosto delusa perché non pensavo che
uno dei miei idoli
potesse essere un tale puttaniere.
Scusa, Jaime.”
Gli rivolgo un falso sorriso di scuse.
“Di nulla, Tamao. La prima volta che ci siamo incontrati
sono stato davvero orribile con te.”
“Io non ti ho educato per essere così!”
Esclama la signora Preciado.
“Scusa, mamma.”
“E come mai ha cambiato idea?”
“Nei giorni seguenti
mi ha inondata di messaggi di scuse e di messaggi carini e
mi ha invitato a
seguire la sua band, ero piuttosto incerta, ma alla fine ho deciso di
farlo.
Non me ne sono pentita, da quando ci siamo ritrovati è
stato davvero gentile e
carino con me e…
Insomma, ci siamo innamorati.
Non era previsto, immagino, ma è successo e lui ha
lasciato Jess per correttezza.”
“E come mai vi siete sposati?”
“Il mio visto per rimanere negli Stati Uniti stava per
scadere e abbiamo deciso
tutto al momento, non volevamo separarci e sposarci sembrava la
soluzione
migliore.
Ci spiace di non avervi invitato, ma abbiamo deciso in
fretta e furia e c’era praticamente solo la band al nostro
matrimonio.”
I genitori di Jaime mi guardano in modo penetrante, come se non fossero
del
tutto convinti della mia storia e si aspettassero un qualche cedimento
che
rinforzi la loro teoria.
Se siano rimasti delusi dal fatto che non ho battuto
ciglio mentre rifilavo loro la solita bugia lo hanno nascosto molto
bene perché
mi sorridono entrambi.
“Oh, così è stato un colpo di
fulmine.”
“Sì, esattamente.”
“Interessante.”
È il commento scarno della signora Preciado.
“Non sapevo che Jaime credesse nei colpi di
fulmine.”
E questo è il signor Preciado.
“Beh, le cose possono cambiare, papà.”
“Sì, immagino di sì,
figliolo.”
Il tono è leggermente dubbioso.
“Volete fare un giro per Londra?
Scommetto che non l’avete mai visitata.”
“No, preferiremmo continuare a parlare e con te e
Tamao.”
Che l’Inquisizione continui e spero sia un verdetto positivo.
Dicono che il tempo passi in
fretta quando ci si diverta,
io aggiungerei che succede lo stesso quando sei sotto il fuoco di fila
delle
domande dei genitori di tuo marito.
Hanno voluto sapere tutto su di me, sulla mia famiglia, su
cosa ci facessi negli Stati Uniti e ho dovuto raccontare un
po’ di bugie, credo
che Jaime non si senta pronto a dire loro la verità e non so
che torto dargli,
non ho idea di come potrebbero reagire. Forse mi capirebbero o forse mi
odierebbero
e finirebbero per pensare che sto solo sfruttando la fama e i soldi del
figlio
per accaparrarmi un avvenire felice.
Le variabili sono tante se si considera la mia vera
storia e come potrebbe essere accolta, sono fin troppe.
Forse in fase iniziale è meglio una bugia, si è
sempre in
tempo a smentirla e a spiegare pazientemente perché non si
è optato subito per
la verità.
In ogni caso arriva l’ora di pranzo e Jaime controlla
l’orologio prima di parlare con i suoi genitori.
“Cosa ne dite di uscire a mangiare?
C’è un ottimo ristorante non lontano da
qui.”
I due si guardano e poi annuiscono.
“Mi sembra una buona idea, abbiamo impedito a Tamao di
cucinare per noi.”
Io sorrido debolmente mentre ci alziamo tutti dal divano.
Io recupero un paio di anfibi, la borsa e la giacca di
pelle, poi esco insieme con Jaime e ai miei suoceri.
Lui è a capo del gruppetto, loro continuano a
chiacchierare in spagnolo in tono tranquillo e pagherei oro per sapere
cosa si
stanno dicendo – devo convincere Jaime a insegnarmelo
– e poi ci sono
io a chiudere il corteo.
Camminiamo per un
po’ nel quartiere, poi finalmente
l’insegna “Da Massimo” fa capolino, il
locale è un delizioso ristorante italiano che alla sera
funge anche da
pizzeria.
Entriamo e il cameriere ci scorta sorridendo a un tavolo,
poi ci lascia i menù, io mi immergo subito nella lettura per
non dover
sostenere ancora una conversazione.
In realtà ho già deciso, le lasagne della casa
sono le
più buone che io abbia mangiato e amo le loro scaloppine al
limone.
Jaime invece parla con i suoi genitori, consigliando
questo o quel piatto, loro annuiscono o fanno qualche domanda su che
ingredienti siano usati.
Alla fine ordiniamo tutti le lasagne come primo, io
ordino le scaloppine al limone, Jaime della carne ai ferri, la signora
Preciado
dell’arrosto e il signor Preciado scaloppine ai funghi.
“Venite spesso qui?”
Ci chiede Maria.
“Sì, abbastanza. È un buon posto con
dell’ottimo cibo e
del personale discreto.
Penso che abbiano capito chi siamo, ma non l’hanno ancora
reso pubblico, visto che non ci sono fans fuori di qui.”
“Capisco. Come hanno reagito le fans?”
“Alcune bene, altre male. Non che mi aspettassi qualcosa
di diverso.”
“Come è essere famosi?”
Io rimango senza parole per la domanda del signor Preciado.
“Non lo so, io non mi considero famosa.
Sono solo una ragazza come tante, è Jaime quello che ha
talento e si merita la fama.”
“Non ti ha mai interessato la fama?”
Io scuoto le spalle.
La fama è stato l’ultimo dei miei pensieri anche
perché
nello stanzone dove ho trascorso gli ultimi dieci anni della mia vita
era già
un lusso pensare alla libertà, figurarsi alla fama.
“No, non mi è mai interessata. È solo
un caso che Jaime
sia famoso, non ho scelto di sposarlo per quel motivo.”
“Va bene.”
La mia risposta sembra averli convinti e io tiro un sospiro di
sollievo, questa
mattinata sta diventando lunga e insidiosa, sento che quei due mi
tendono delle
trappole ogni due per tre mascherate da domande innocenti.
Li capisco, ma è faticoso sostenere una conversazione del
genere, vorrei che si fidassero di me, ma immagino ci vorrà
un po’ perché sono
piombata nella vita di loro figlio all’improvviso e ho
scalzato Jess dal suo
ruolo di compagna di Jaime.
Sono come una variabile impazzita nella vita tutto
sommato ordinaria di loro figlio e devono capire se io sia un bene o no.
Il cameriere porta i piatti e cominciamo a mangiare.
“Ti piace, mamma?
E a te papà?”
Chiede premuroso Jaime..
“Sì, sono ottime.”
Rispondono tutti e due.
Un punto a nostro favore, il cibo è di loro gradimento.
Mangiamo in silenzio, un silenzio piuttosto imbarazzato.
No, siamo lontani dalla complicità delle vere famiglie,
forse con Jess c’era, io guardo Jaime, lui mi lancia uno
sguardo dispiaciuto.
Probabilmente vorrebbe che la sua famiglia mia accettasse di
più, ma non può
forzare loro la mano, è una cosa che deve avvenire in modo
naturale.
Il cameriere passa a prendere i piatti vuoti e inizia di
nuovo il fuoco di fila delle domande.
“Cosa pensi di fare, Tamao?”
“In che senso?”
“Lavoro.”
“Ah, so cucire a macchina e disegnare. Mi piacerebbe
iniziare una carriera nel campo della moda, iniziando magari a vendere
su
internet.”
“Ma davvero?”
“Sì, comprendo che sembri campato in aria o suoni
strano che una ragazza sappia
cucire a macchia di questi tempi, ma io sono giapponese. Mia madre mi
ha
insegnato a cucire, pensava potesse essermi utile nella mia vita e in
un futuro
matrimonio.”
“Capisco. Almeno qualcuno rammenderà i calzini e
le
magliette di Jaime.”
“Sì.”
Rispondo un po’ a disagio. Come mi considerano?
Non vedo l’ora di andarmene da qui e chiudermi nella
nostra stanza a piangere, è ovvio che non piaccio ai suoi
genitori e che molto
probabilmente mi considerano una specie di arrampicatrice sociale.
Ho fallito l’esame e non so quanto potrò
ripeterlo, che
tristezza.
Ci portano anche i secondi e poi il dolce, a cui segue il
caffè.
Finito quello mi alzo in piedi.
“Scusate, non mi sento molto bene.
Penso che andrò a casa, Jaime sarà felice di
portarvi in
giro per Londra.”
“Va bene.
Riposa, Tamao. Hai una bruta cera.”
“Grazie, signora Preciado.”
Prendo la mia giacca di pelle e la borsa e li lascio nel
ristorante, l’aria ancora fresca di maggio è come
un schiaffo in piena faccia
che mi risveglia completamente dopo il caldo del ristorante.
Cammino a passo spedito verso casa, cercando di mantenere
un’andatura eretta e non quella gobba di una perdente, ce la
posso fare.
Attraverso il quartiere e finalmente arrivo a casa,
saluto la portinaia e salgo le scale, poi apro la porta e me la
richiudo alle
spalle. Solo allora permetto alle mie lacrime di uscire e inondarmi il
volto,
mi appoggio alla porta e mi lasci scivolare fino ad arrivare a una
posizione
accovacciata contro il legno, il tatami che preme contro le mie gambe
nude e i
singhiozzi che sgorgano liberi.
Cosa ho fatto di male?
Perché non mi hanno accettato?
Cosa ho di sbagliato?
Perché ogni volta che c’è in ballo
qualcosa di importante
sbaglio?
Finirò per perdere anche Jaime a causa di questo?
Spero di no, non riuscirei a sopportarlo.
Mi alzo e barcollando raggiungo la nostra camera da letto
e mi butto sul futon senza nessuna grazia e poi riprendo a piangere
come una
bambina spaventata, come avrei pianto nel lasciare il Giappone se mi
fosse
stato concesso.
Rivivo tutti i momento felici della mia relazione con
Jaime e mi auguro di non doverli cancellare o dimenticare, voglio di
più!
Voglio che ce ne siano altri e voglio che lui mi ami!
Alla fine mi addormento piangendo e sogno che lui se ne
vada dicendo che non ne può più della commedia
che abbaiamo inscenato, che lui
si merita di più di una come me.
Una che lo ami, una come Jess, non una clandestina
sposata in un momento di rabbia contro l’Immigrazione.
Probabilmente urlo perché qualcuno mi scuote e quando
apro gli occhi vedo Jaime che mi guarda preoccupato.
“Tutto bene, Tamao?”
“È stato solo un incubo.
Dove sono i tuoi genitori?”
“Sono in un albergo, hanno insistito per andare lì
per
non disturbarci.
Non sono riuscito a fermarli.”
“Oh, capisco.”
Borbotto insonnolita.
“Tamao, stai davvero bene?
Mia madre era piuttosto preoccupata per te, dicevi che
avevi un cera orribile.”
“Sì, sto bene.”
“Ma hai qualcosa che non va.”
“Non sono riuscita a fare una buona impressione sui tuoi
genitori, credo mi considerino una specie di arrampicatrice sociale che
mira
solo ai tuoi soldi.”
“A me hanno detto che più di tutto sembravi una
ragazza spaventata.”
Io sospiro.
“Jaime, non credo ti direbbero quello che pensano se
è
quello che dico io.”
Lui scuote la testa.
“Me lo direbbero, sono due persone che non hanno peli
sulla lingua. Quando ho mollato il lavoro per i Pierce The Veil mi
hanno detto
che stavo facendo una cazzata e non avevo alcuna garanzia che la band
sfondasse
e che avrei fatto meglio a tenermi il mio posto.”
“Oh.”
“Già, per fortuna si sono sbagliati.
Ma tu hai pianto.”
Nota i segni delle lacrime sulle mie guance.
“Sì, sono piuttosto emotiva e
spaventata.”
“Spaventata da cosa?”
“Che loro ti convincano che io non sono adatta a
te.”
“Non succederà, Tamao.
Non avere paura.”
Mi abbraccia e io mi lascio andare nel suo abbraccio pensando che amo
il suo
calore e che non vorrei mai lasciarlo andare o cederlo a
un’altra. Jaime è mio
e tale deve restare, non posso cederlo senza combattere, devo riuscire
a farlo innamorare
di me.
Ma come?
Non ho un fascino particolare, sono solo io, Tamao.
“Tamao…”
“Jaime…”
“Mi piaci tanto e credo che tu piaccia anche ai miei
genitori.”
“Non mentire per addolcirmi la pillola.”
“Non sto mentendo, lo penso veramente, perché
dovrei mentire?”
“Per rassicurarmi e non farmi preoccupare.”
“Non avrebbe senso, non lo farei mai.
Non mi piace mentire.”
“Davvero?”
“Sì, fidati di me. Ti fidi di me?”
“Sì.”
“E allora andrà tutto bene.”
Io annuisco e poi purtroppo ci stacchiamo, lui mi manca già.
“Jaime, ti amo.
Lo so che non mi ami, ma io…”
Lui mi bacia all’improvviso, senza nemmeno lasciarmi finire
la frase,
lasciandomi letteralmente senza parole.
“Che cosa significa?”
“Mi sto innamorando di te o almeno credo, la situazione
è abbastanza
complicata.”
“Lo so, mi dispiace di aver complicato la tua vita.”
“Io invece ne sono felice.”
Io sorrido, lui sorride e tutto sembra andare di nuovo
bene, mi dimentico dei miei dubbi e delle mie paure.
Non mi importa di piacere o meno ai genitori di Jaime, mi
importa di piacere solo a lui, perché se gli piacessi lui
sarebbe disposto a
difendermi contro tutti, me lo sento.
“Cosa ne dici? Ci facciamo un the?”
Io annuisco e andiamo in cucina, lui mette l’acqua sul gas e
poi traffica negli
armadietti alla ricerca delle bustine e poi delle tazze. Quando ha
trovato
tutte e due anche l’acqua è pronta e lui la versa
nelle tazze, lasciando che il
familiare profumo del the si faccia sentire nella cucina.
Io sorrido, ricordandomi quando prendevo il the con mia
nonna, forse l’unico membro della famiglia per cui contassi
qualcosa e che mi
trattasse da essere umano: il giorno in cui è morta ho
sofferto parecchio.
Così va la vita.
“Domani i miei genitori ci hanno invitato a cena, per te
va bene?”
Io annuisco, mi sento un po’ più sicura adesso.
Credo di potercela fare principalmente perché sento che
Jaime è più vicino a me ora.
“Sicura, Tamao?”
“Sì, stai tranquillo. In qualche modo ce la
farò.”
Gli sorrido e lui sembra in qualche modo rassicurato.
“Cosa ne dici di un po’di coccole?
Questa giornata è stata stressante.”
“Mi sembra un’ottima idea.”
Ci stendiamo sul divano e lui mi abbraccia e comincia ad
accarezzarmi i capelli, io il petto beandomi della sua vicinanza, che
possa
essere una bugia non mi importa perché è una
meravigliosa bugia se lo fosse.
Gli massaggio le spalle indolenzite e lui sospira nel mio
abbraccio, sembra davvero felice o rilassato.
“Sono felice che tu sia qui, Tamao.”
“Anche io sono felice che tu sia qui.”
Rimaniamo così per quelle che potrebbero essere ore o
forse per sempre, contenti e tranquilli, calmati dalla reciproca
presenza.
Credo sia amore, lo spero con tutto il cuore.
Non sono mai stata così bene vicino a una persona, sono
talmente felice che alla fine mi addormento con un sorriso sulle labbra.
Mi piace questa vita.
Angolo di Layla.
Ringrazio Nico_Ackerman per la
recensione.
|
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Capitolo 18 *** 17)Passato e futuro ***
17)Passato e futuro
Tamao p.o.v.
Ci sono cene che sono cruciali e questa è una di queste:
vedrò per la seconda volta i genitori di Jaime e voglio fare
una bella figura a
tutti i costi.
Sono in accappatoio davanti all’armadio e mi chiedo cosa
posso mettere, ho persino pensato di mettermi un chimono –
Yukari ne ha di
molto belli – ma poi ho pensato che avrebbe accentuato il mio
aspetto straniero
ed estraneo. Devo solo trovare un abito carino e mi sembra
un’impresa
impossibile, mi sento un mostro, una ragazza brutta. Alla fine ne trovo
uno
nero senza maniche, con lo scollo a cuore e una fascia in vita, una
gonna larga
corta fino alle ginocchia davanti e lunga dietro.
Me lo metto e proprio in quel momento Jaime entra e mi fa
un lungo applauso.
“Stai benissimo, sfigurerò davanti a te.”
Lui indossa solo un paio di jeans neri e io arrossisco.
“Sei tenera.”
“Sono solo stupida.”
Borbotto.
“No, sei tenera. Caso chiuso.”
“Va bene.”
Lui si mette una camicia bianca e sembra indeciso se mettersi o meno
una
cravatta, alla fine rinuncia.
“Dovrei metterla per fare onore al tuo vestito, ma le
odio.
Odio quella sensazione di sentirsi compresso al collo, mi
perdoni?”
“Che domanda assurda! Certo che ti perdono.
Pensi che piacerò ai tuoi genitori o penseranno che
questo vestito sia eccessivo?”
“No, piacerai a loro e questo vestito è
bellissimo.”
“Grazie, Jaime.”
“Di nulla.”
Lui scuote le spalle, mi piace come sia completamente a suo agio in una
situazione imbarazzante come questa, forse perché gliene
sono capitate di
peggio nel corso della sua carriera.
“Non ti sembra strano tutto questo?”
“Cosa?”
“Presentare ai tuoi genitori una ragazza che è tua
moglie, ma che allo stesso tempo non ami e che hai sposato solo per
evitarle di
tornare in Giappone.”
“Un po’, ma c’è di
peggio.”
“Ti sei mai pentito di quello che hai fatto?”
“Mai e adesso andiamo.”
Io annuisco.
Indosso un paio di sandali, prendo una sciarpa e la borsa
e sono pronta, lui invece si mette un paio di scarpe da tennis.
Scendiamo e
saliamo sulla macchina a noleggio, Jaime guida con
tranquillità verso il centro
di Londra fino a un piccolo ristorante che ha l’aria di
essere immensamente
costoso.
I genitori di Jaime ci aspettano fuori dal locale, noi
parcheggiamo e li raggiungiamo, mi salutano con cordialità e
non sembrano
affatto pericolosi, solo una coppia di mezza età.
“Ciao, Jaime.
Ciao, Tamao.”
Ci abbracciano e poi guardano il ristorante.
“Non hai badato a spese.”
“Ci vediamo così poco che non mi è
sembrato il caso.”
I due sorridono.
“Entriamo.”
Jaime ci precede e io vengo lasciata indietro con i suoi genitori.
“Bel vestito, Tamao.
Te l’ha preso Jaime?”
“No, l’ho trovato nei vestiti di Yukari, la
proprietaria dell’appartamento in
cui viviamo.”
“Mi sembra di avere già sentito questo
nome.”
“È la merchgirl dei ragazzi, ma non so se lo
sarà
ancora.”
“È successo qualcosa?”
“Non so se ne posso parlare dato che non sono affari
miei, ma quando Vic ha salutato tutti prima che partissimo è
stato freddo con
lei.”
I due annuiscono.
“Deve essere successo qualcosa, di solito Vic è un
ragazzo molto cordiale.”
“Sì, mi piace molto.”
I due mi guardano e io mi rendo conto dell’implicito doppio
senso.
“Come amico, nulla di più.”
“Sì, capisco.”
“Davvero, signora Preciado. Non ho pensato al doppio
senso implicito, tra me e Vic non c’è nulla: solo
amicizia. È stato molto buono
con me.”
“Stai tranquilla, Tamao.
Ti crediamo, anche se so che a volte mia moglie può
sembrare un po’ spaventosa.”
“Juan!”
“Su, non prendertela, Maria.”
Lei sospira e non dice nulla, spero di non essere stata la causa di un
litigio
tra loro due, la cosa mi dispiacerebbe alquanto, non voglio che ci
siano guai a
causa mia.
“Mamma, papà, Tamao?”
“Sì, Jaime?”
“La signorina ci mostrerà dove è il
nostro tavolo, tutto
bene?”
“Sì, tua madre faceva un po’
l’acida sul vestito di tua moglie e sulla sua
amicizia con Vic.”
“Non è vero! Tuo padre è il solito
esagerato.”
“Su, non litigate.”
Seguiamo Jaime e una giovane donna in una sala dal
pavimento bianco e le pareti dello stesso colore decorati da neon
azzurri e
viola. Il nostro tavolo dà su una vetrata da cui si vede un
giardino decorato
con le lucine.
Ci sediamo tutti e la donna ci lascia i menù, io mi
seppellisco nella lettura e cerco di non pensare alla situazione
imbarazzante
in cui sono. Dopo un’attenta lettura ed aver evitato i piatti
che sembrano
fighi, ma non lo sono – tipo le lumache note sotto
l’affascinante nome di
escargot – decido di prendere del riso ai fungi e quella che
viene chiamata
cotoletta imperiale.
La donna spunta di nuovo per ricevere le ordinazioni e
poi siamo di nuovo lasciati con i genitori di Jaime.
“Come mai avete deciso di venire a Londra?”
“Non siamo riusciti ad andare in luna di miele a causa
del tour e allora alla fine Yukari ci ha offerto di stare nel suo
appartamento
a Londra. Mi sembrava una buna idea per una luna di miele visto che
Tamao
voleva da sempre visitare questa città.”
“È vero, Tamao?”
“Sì, mi è sempre piaciuta Londra. In
Giappone avevo un poster della città in
camera.”
“Sei una ragazza fortunata allora.”
“Molto.”
“Mamma, ma perché metti sempre in dubbio quello
che dice
Tamao?”
“Non lo so, preoccupazione materna credo.
L’hai sposata, ma noi la conosciamo così
poco.”
“Avrete tutto il tempo per conoscerla, credo che prima
dell’autunno torneremo a
San Diego.”
“Passerete l’estate qui?”
“Qui e a Brighton. Ci vanno anche Yukari e i Bring Me The
Horizon, sarà molto divertente e abbiamo bisogno di
divertirci per scaricare lo
stress.”
“Sì, immagino.
Non avrei mai detto che la tua passione ti avrebbe
portato a un lavoro stressante, le vie del Signore sono
infinite.”
“Mh, qualcosa del genere.”
Per la prima volta siamo in armonia e spero che possa
durare a lungo, non mi piace essere la causa di una divisione in
famiglia.
“Ti conviene riposarti perché in autunno dovrai
presentare Tamao a tutti i parenti, inclusi quelli in Messico.
Da quando hai annunciato a tutti che ti eri sposato con
lei siamo stati tartassati da chiamate da tutti e non sapevamo che dire
loro.”
“Mi dispiace di avervi messo in questa posizione,
è che non sapevo come
spiegare la presenza di Tamao, quello che Jess diceva in giro e quindi
ho
deciso di chiudere la questione così.
So che è stato piuttosto infantile, ma non è
stato
premeditato, non volevo incasinare nessuno.”
“Lo sappiamo, Jaime, ma è dura spiegarlo ai
parenti.”
“Chi si è arrabbiato di più?”
“La nonna, dice che non gliel’hai fatta conoscere
prima e che questo è grave
perché sei il suo nipote preferito.”
“Mi dispiace.”
Mormoro io con gli occhi bassi.
“Non è colpa tua, è colpa
dell’impulsività di Jaime. È
sempre stato così anche da piccolo e con la band. Prima di
suonare nei Pierce
The Veil suonava in un’altra band con Tony, poi ha incontrato
i fratelli
Fuentes e ha deciso quasi su due piedi di mollare la vecchia band e
suonare con
loro.”
“Oh, è vero. Sei impulsivo.”
Lui si gratta la testa.
“Sì, lo sono e non mi pento.
Con la band è andata bene, meglio di quanto pensassi
quando i Pierce The Veil si sono formati.
Non avrei mai pensato che avrei suonato davanti a stadi
interi ed è successo.
Con Tamao è lo stesso, sta andando davvero bene.”
Io sorrido e sento che in qualche modo ha ragione, ce la stiamo cavando
bene.
Dio, innamorati di me, Jaime.
Penso con tutta l’energia che ho, mandando una sorta di
messaggio all’universo affinché mi accontenti, non
voglio la Luna perché so che
il suo posto è nel cielo a illuminare le anime che viaggiano
ma non sono perse,
vorrei solo lui.
Abbiamo un grande potenziale e lo sento vicino.
Adesso però sorrido e aspetto da mangiare, spendo che non
si concluda come ieri, con me che scappo e piango.
Il cameriere arriva con i piatti e io guardo il mio riso
ai funghi, sembra buonissimo.
“Buon appetito!”
Esclamo allegra.
“Buon appetito!”
Mi rispondo in coro Jaime e i suoi genitori.
Io inizio a mangiare di buon umore, in fondo finché hai
del cibo nel piatto e un tetto sopra la testa va tutto bene.
Sul tavolo scende il silenzio, le conversazioni sono
sostituite dal rumore delle forchette che grattano il piatto e dei
rumori delle
mascelle dei commensali.
Non c’è niente come del buon cibo per mettere
d’accordo
le persone e tacitare i vari malumori.
“Davvero buona.”
Commenta la signora Preciado riferendosi alla sua pasta allo scoglio.
“Sì, davvero.”
Le fa eco il marito
“Hai del buongusto, figliolo.”
“Grazie, mamma.”
Risponde Jaime con un sorriso che va da un orecchio
all’altro, vuole davvero
bene ai suoi genitori ed è ricambiato, un po’ lo
invidio: vorrei che anche la
mia famiglia fosse così invece siamo quattro persone che si
odiano l’un l’altro
per motivi più che validi.
Non si può avere tutto dalla vita, immagino.
Non ho una famiglia, ma posso costruirne una mia con
Jaime.
La cena, complice il buon cibo e
il fatto che sono un po’
più calma sul fatto che i genitori di mio marito non mi
odino, è un successo.
Non sento la necessità di scappare via piangendo e tutto
sommato sento di aver passato questo esame almeno con la sufficienza.
Adesso stiamo camminando lungo il Tamigi chiacchierando
tranquillamente, i miei suoceri mi raccontano episodi
dell’infanzia di Jaime e
io cerco di raccontare qualcosa della mia. Ovviamente devo fare una
selezione
ed eliminare quelli in cui mio padre è violento e mia madre
sottomessa.
Non mi sento ancora pronta a condividere questa parte
della mia vita con loro, se le cose andranno come spero un giorno lo
farò.
“Ehi, il London Eye!”
Urla Jaime.
“L’abbiamo visto, figliolo, è un
po’difficile non
vederlo.”
Risponde il signor Preciado.
“Non vi andrebbe di farci un giro, ieri non ci siamo
andati.
Di notte dovrebbe essere ancora più figo con le luci che
si riflettono sul fiume.”
“Perché no? Maria, potremmo fare i
fidanzatini.”
“Non siamo un po’ vecchi per certe cose?”
Commenta la signora Preciado.
“Non si è mai vecchi per certe cose.”
“Immagino di sì e poi visto che siamo a Londra
tanto vale farlo, a San Diego
non potremmo.”
La decisione è presa e il nostro gruppetto si dirige verso
la grande ruota
panoramica, magistralmente illuminata, perfettamente integrata in una
città che
parla di passato con il suo racconto sul futuro.
Un futuro che parla di modernità, di vetro, plastica e
metallo.
Jaime prende i biglietti e paga per tutti, anche se suo
padre protesta dicendo che almeno quelli per sé e sua moglie
vorrebbe pagarli
lui.
“Non se ne parla, papà!
Già state pagando l’hotel quando avreste potuto
stare da
me.”
“Alle giovani coppie serve privacy non i suoceri in giro
per casa.”
“Papà, state pagando per niente.”
“Oh, sta zitto!”
Finalmente arriva il nostro turno per salire e noi ci
separiamo dai signori Preciado, c’è una cabina per
ogni coppia. Sento
un’emozione nuova salire lungo la mia spina dorsale:
è eccitazione.
Tra poco io e Jaime saremo in uno spazio stretto, vicini,
senza i suoi genitori, potremmo baciarci!
Sarebbe bellissimo se succedesse, sarebbe così romantico.
Sarebbe da coppia e anche se noi non lo siamo ancora del
tutto, nulla mi impedisce di sperare che possa succedere. In fondo lo
dice
anche lui che si sta avvicinando sempre di più a me e forse
sono più vicina al
mio sogno di quanto creda.
Entriamo nella cabina e l’addetto la chiude, poco dopo
inizia a salire e io mi perdo a osservare i riflessi delle luci che
danzano sul
fiume, è così bello.
All’improvviso Jaime mi stringe la mano e la mia
attenzione è calamitata dai suoi occhi scuri, due pozzi
profondi e morbidi come
velluto, un cielo senza stelle, un eclisse da ammirare.
In un attimo le sue labbra sono sulle mie, è un bacio
veloce, violento, passionale, come a rimarcare che sono sua, poi si
calma e
diventa dolce. Le mie labbra si schiudono per accogliere le sua lingua
e
insieme iniziamo la danza più antica del mondo, lui mi
accarezza il volto e le
spalle, io i suoi capelli.
Potrei baciarlo all’infinito e non stancarmi mai
perché
lo amo, forse più di me stessa e sono felice così.
La serata non potrebbe andare meglio, mi sento come
dentro a un sogno e non voglio svegliarmi, voglio stare così
per sempre.
Quando ci stacchiamo ci sorridiamo per un attimo e riprendiamo
a baciarci, nemmeno dovessimo recuperare il tempo perduto!
La felicità mi invade piano, ma completamente, sono in
pace con il mondo.
Alla fine del giro scendiamo con un sorriso che va un
orecchio all’altro, Jaime ha il mio rossetto sulle sue labbra
e i suoi genitori
lo notano subito. Si sorridono complici, manca poco che si diano di
gomito,
sembrano felici.
“Ah, la gioventù!”
Esclama il signor Preciado.
“Ti ricordi quando lo facevamo noi alla ruota panoramica
di San Diego.”
Lei annuisce, gli occhi persi in qualche lontano ricordo.
“Sì, me lo ricordo.
Era così bello, eravamo così giovani e a volte ho
nostalgia di quei tempi.”
Lui le stringe teneramente la mano tra le sue.
“Ma anche adesso siamo felici, abbiamo due figli
splendidi e una buona nuora. Magari tra qualche anno avremo anche dei
nipoti.”
Io e Jaime ci guardiamo un attimo a disagio.
“Juan non esagerare, hai messo a disagio i ragazzi.
Sono appena sposati, forse ai figli non ci pensano
ancora.”
Effettivamente è così, non avevo mai pensato a
dei figli
prima d’ora, forse perché a causa della vita che
facevo prima sapevo che non ne
avrei mai avuti. Stare tutto il giorno a cucire abiti non ti lascia
tempo per
la vita sociale, soprattutto se sei sorvegliata a vista da omoni
giganteschi e
armati.
“Hai ragione, Maria.
Scusate ragazzi.”
“Di niente, è ovvio che voi pensiate a dei figli,
in fondo io ho trent’anni.”
Commenta Jaime.
Forse lui vuole dei figli e io gli sono d’ostacolo?
Forse pensava alla paternità con Jess e poi sono arrivata
io a rompere le uova nel paniere?
Devo assolutamente chiederglielo quando saremo da soli, a
casa, adesso ho un nuovo dubbio che mi assilla, avrò mai un
momento di pace che
duri?
Scomparirà mai la sensazione di essere un peso per lui?
Non lo so, forse quando e se mi dirà che mi ama e che il
nostro matrimonio è diventato vero e non una farsa, a volte
allegra a volte
tragica.
I Preciado notano il mio disorientamento.
“Non avevate mai pensato o parlato di figli?”
Mi chiede gentile la madre di Jaime.
“No, e io non avevo mai pensato a essere madre. Sono
così
giovane…”
La mia voce sfuma in un tono sempre più spaesato tanto che
lei finisce per
sorridermi comprensiva.
“Non temere, anche io non pensavo ai figli nei primi
tempi del mio matrimonio con Juan, sono arrivati con il tempo e con
naturalezza. Prima Jaime e poi Chris.”
Io annuisco e cerco di mostrarmi meno confusa e
spaventata, Jaime mi stringe la mano e questo mi spinge a sorridere,
nonostante
tutto: lui è la mia roccia.
“Beh, forse succederà così anche a noi.
Vedremo, giusto,
Jaime?”
“Giusto, Tamao.
Mamma, papà, dove volete andare?”
“Possiamo passeggiare semplicemente lungo il Tamigi, mi
sembra molto animato
come luogo.”
“Va bene.”
Insieme ci avviamo verso il lungoTamigi mano nella mano, chiacchierando
di cose
poco importanti, forse per dimenticare la figuraccia di poco prima in
cui mi
sono fatta cogliere impreparata su un argomento importante come i figli.
Alla fine i genitori di mio marito non sono poi così
terribili come pensavo, forse li sto convincendo che sono la moglie
giusta per
loro figlio.
Spero tanto di sì, sarebbe bellissimo sentirsi accettata.
A dire il vero la
band mi ha accettato, ma è completamente diverso ricevere
l’approvazione dei
genitori di tuo marito perché – in un certo senso
– loro saranno la tua famiglia
e nel mio caso l’unica famiglia dato che la mia mi ha
diseredato.
Che serata lunga è questa!
“Com’è San Diego?”
“Molto bella, è una città sul mare
molto vivace con un
meraviglioso zoo, ti ci porterò.
Potremo chiedere anche a Tony ed Erin di venire, lui ama
le tartarughe, ti racconterebbe vita, morte e miracoli e poi mi sembra
che tu
vada d’accordo con la ragazza di Tone.”
“Sì, è una brava ragazza.”
“Sono felice che andiate d’accordo.
Quando andremo in tour sarete una specie di grande
famiglia, so che lei, Danielle e Alysha si vedono e organizzano uscite
per le
ragazze dei Pierce The Veil.”
“Figo.”
“Di cosa state parlando?”
“Del fatto che le ragazze si vedono quando noi siamo in
tour e dello zoo di San Diego.”
“Ah, è molto bello! Jaime cercava sempre i
dinosauri da piccolo, vero Juan?
Pensava che se ci avevano fatto un film da qualche parte
dovessero esistere, non sapeva ancora degli effetti speciali.”
Io sorrido al commento della mamma di Hime, immaginandomelo bambino
alla
ricerca di animali immaginari, correndo per tutto lo zoo.
“E tu, Tamao?”
“Io cosa?”
“Il posto in cui sei vissuta.”
“Oh, certo. Sono vissuta nella campagna giapponese fino a che
sono andata
all’università di Tokyo e poi ho fatto uno scambio
culturale con la Columbia
University ed eccomi qui.”
“Com’è la campagna giapponese?”
“Molto zen, immagino che direbbero gli occidentali. Calma,
poche macchine, ci sono
ancora case tradizionali, l’unico rumore è quello
delle macchine agricole e dei
grilli.”
“A te piaceva?”
“In un certo sì, mi piaceva fare lunghe
passeggiate e perdermi nei campi, ma
non so se ci tornerei.”
“Beh, dopo aver visto la Grande Mela difficilmente si vuole
tornare a casa o
almeno così dicono, io non ci sono mai stata. Ho visto solo
il Messico e San
Diego.”
Io annuisco, più per cortesia che per altro, ho visto solo
il lato peggiore di
New York, quello squallido e degradato delle periferie, dei grandi
stanzoni,
sporchi, umidi, freddi, pieni di scarafaggi e uomini pronti a
picchiarti se non
fai costantemente il tuo lavoro.
Non una bella New York, non quella che vedono i turisti,
non quella che consiglierei di vedere.
È solo un posto da dimenticare.
Dopo la lunga passeggiata, ci separiamo: i signori
Preciado vanno in hotel e noi due torniamo a casa.
Jaime non molla la mia mano nemmeno per un secondo e non
posso lamentarmi, mi piace come sensazione: mi fa sentire protetta e
amata.
Forse dovrei persino ringraziare i miei suoceri, perché
grazie a loro ci siamo avvicinati, come se avessimo bisogno solo di una
piccola
spinta esterna.
Saliamo in casa e non appena chiudiamo la porta iniziamo
a baciarci con foga, due persone affamate una dell’altra. Le
mani corrono sul
corpo, i respiri si mischiano e diventano ansiti e gemiti, per la prima
volta
posso accarezzare i muscoli del petto di Jaime.
Lui mi prende in braccio come se fossi una sposa e si
avvia verso la nostra camera da letto, i rumori dei passi gentilmente
attutiti
dalla paglia del tatami.
Mi appoggia sul letto e finalmente quello che ho sognato
fin dalla prima volta che l’ho visto sta per succedere:
stiamo per fare
l’amore.
Il cuore sta per scoppiarmi per la felicità, ringrazio
tutti i kami finché ho il controllo di me stessa poi mi
lascio andare alle
sensazioni.
Sono al settimo cielo e non desidero scendere per un bel
po’.
Angolo di Layla
Ringrazio Nico_Ackerman per la
recensione :)
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Capitolo 19 *** 18)Il sapore della felicità. ***
18)Il sapore
della felicità.
Tamao p.o.v.
Mi sveglio tra le braccia di Jaime sorridente e un po’
indolenzita.
Ieri sera abbiamo fatto l’amore e io ho perso la mia
verginità, sono sulla mia nuvoletta personale e non voglio
scendere.
Do un’occhiata alla sveglia e noto che segna le dieci, di
solito a quest’ora ci svegliamo e decido di fargli una
sorpresa. Gentilmente mi
libero dalla presa delle sue braccia e poi mi metto le mie mutande e la
sua
maglia, poi me ne vado in cucina. Inizio a preparare i pancakes e metto
sul gas
il suo latte e l’acqua per il mio the.
Voglio sorprenderlo con una colazione a letto.
Quando tutti i pancakes sono pronti li metto su un piatto
che poi appoggio su di un vassoio insieme al latte, al mio the e ai
biscotti.
Cammino verso la camera da letto e trovo mio marito già
sveglio e sorridente, meraviglioso!
“Buongiorno!”
Gli dico con il mio miglior sorriso.
“Buongiorno anche a te.
Mi hai portato la colazione a letto?"
Io annuisco, lui annusa l’aria come un cane.
“Latte con il cacao e pancakes.
Ah, Tamao! Ti amo!”
Io sorrido, ma dentro di me si affacciano un paio di
domande, una su questa frase, l’altra sulla notte appena
trascorsa.
Appoggio il vassoio sulla sua parte di letto e lui inizia
a mangiare voracemente, io invece bevo il mio the con calma,
pensierosa,
inzuppandoci ogni tanto qualche biscotto.
Sono felice che lui abbia apprezzato la colazione, sembra
un bambino il giorno di Natale, perfettamente soddisfatto dei regali
che ha
ricevuto. Io sono uno di quei regali o cosa?
Adesso sono abbastanza ansiosa, è ora di chiarire le cose
una volta per tutte, non si può più rimandare
perché stanotte ha cambiato
tutto.
Finiamo di mangiare, io porto il vassoio con le tazze e i
piatti in cucina e torno in camera da letto con
un’espressione seria in volto.
“Cosa c’è, Tamao?”
“Dobbiamo parlare, Jaime.”
Mi siedo accanto a lui.
“Quando prima hai detto che mi ami lo hai fatto solo
perché eri trasportato dall’entusiasmo per
l’arrivo della colazione o perché lo
pensavi davvero?
E cosa significa stanotte?
Hai deciso di fare sesso perché mi ami o solo
perché
avevi voglia e c’ero io?”
Lui annuisce e poi inaspettatamente sorride.
“Penso sia arrivato il momento di mettere le carte in
tavola senza nascondermi dietro alla solita scusa che ho bisogno di
tempo, l’ho
usata fin troppo non credi?”
Io non so cosa dire.
“Sei libera di dire la verità, siamo marito e
moglie e
tra noi non devono esserci segreti.”
“Penso di sì, Jaime.
Io ti amo, ma questa non è una novità. Lo sai
benissimo,
solo che non ho voluto farti alcuna pressione, perché ti
sono grata per avermi
salvato la vita.”
“Ok, la verità, Tamao, è che ne abbiamo
passate tante insieme.
In una situazione del genere due persone possono o
innamorarsi o odiarsi.”
Io deglutisco, il cuore stretto in una morsa.
“Nel nostro caso io mi sono innamorato di te.
Dio, l’ho detto finalmente! Credevo che non sarei mai
riuscito a dire queste parole perché mi sono dimostrato un
codardo.
Ti amo, Tamao.
Ti amo perché sei tu. Sei dolce e timida, ma sai anche
farti valere.
Sai gestire le situazioni, anche quelle difficili, sai
essere ironica e dare risposte che sanno rimettere a posto le persone
solo con
un po’ di sana ironia.
Sei forte perché hai sopportato per tanti anni una vita
inumana.
Credo di dover ringraziare i miei genitori perché la loro
visita me l’ha fatto capire, sei stata gentilissima con loro
e li hai
conquistati.
Questo ha smosso qualcosa, ha portato a galla tutti i
sentimenti che mi sforzavo di tenere nascosti perché un
po’ mi faceva paura
iniziare una nuova storia, lo ammetto.
Lo sai che sono sempre stato attratto da te, ma non ero
sicuro che questo bastasse per iniziare una storia seria, ma ieri sera
ho
capito che ti amavo.
Non eri un’amica o una sorella come mi dicevo, ma una
ragazza che amavo esattamente così come era.
È stato liberatorio, mi sono sentito bene e in pace con
me stesso.
Ed è per questo che ho fatto l’amore con te,
perché ti
amo.
Mi ci è voluto un po’, ma alla fine l’ho
capito.”
Io mi porto le mani alla bocca e scoppio a piangere.
“Tamao?”
“Sono lacrime di gioia, sono troppo felice.
Grazie, Jaime, grazie.
Ti amo anche io, ti amo più della mia stessa vita.
Ti avrei lasciato andare se tu avessi voluto perché il
tuo benessere viene prima del mio.”
Lui si avvicina a me e mi abbraccia forte, poi mi bacia con passione e
io sono
felice perché so che mi ama.
Lo fa perché mi ama, non per altri motivi.
Potrei morire qui ed essere felice.
Ci stacchiamo e sorridiamo come due bambini e poi ci
baciamo di nuovo, le nostre lingue che lottano per dominare le une
sulle altre,
le sue mani che corrono lungo la mia schiena, le mie che gli tirano
leggermente
i capelli nella foga del momento.
Continuiamo a baciarci e ad arretrare verso il letto,
dove cadiamo e io mi ritrovo sul suo peto massiccio, che mi fa sentire
a casa.
Lui mi bacia la mascella, poi scende verso il collo e
succhia e lecca un punto che mi fa particolarmente gemere, io mi inarco
e le
nostre intimità vengono a contatto e per un attimo rimaniamo
tutti e due senza
fiato: tra di noi è passata una scossa elettrica di puro
piacere.
“Tamao.”
Geme lui e riprende la sua discesa baciando le clavicole e la pelle
vicino al
bordo della sua maglia, dopo un po’ me la tolgo rivelando i
miei seni nudi. Con
gentilezza ribalta le posizioni e si mette sopra di me, prende un seno
tra le
mani, mentre bacia, lecca e succhia il capezzolo dell’altro.
“Jaime!”
Sospiro mentre dà un piccolo morso che mi fa alzare il
bacino verso di lui, gemendo più forte e facendo scontrare
di nuovo le nostre
intimità.
Ci fermiamo un attimo per riprendere fiato, poi io salgo
su di lui, gli baci e accarezzo il petto e poi scendo fino ai boxer. Mi
ci
vuole una sola occhiata per capire che sono di troppo e glieli tolgo,
lui mi
aiuta, muovendo le gambe scompostamente.
Lo guardo negli occhi e prendo in mano il suo membro,
iniziando a muovermi su e giù, il suo volto si deforma per
il piacere. Io
sorrido e dopo un po’tolgo la mano e mi abbasso per
continuare il lavoro con la
bocca, ma lui mi ferma.
Mi adagia sul letto e mi toglie le mutandine, poi con un
sorriso birichino, infila un dito nella mia intimità,
facendomi gemere. Subito
dopo la sua testa si posiziona tra le mie gambe e sento la sua lingua
muoversi
dentro di me, succhiando e leccando con abilità, mentre con
il pollice mi
tortura il clitoride.
Io gemo e ansimo, stringo le coperte con le mani e le
gambe attorno alla sua testa.
Quando arrivo quasi al culmine del piacere lui si sposta
e finalmente mi penetra con spinte lunghe e dolci, in cui ansiamo
insieme.
Continuiamo così fino a raggiungere l’orgasmo
insieme, i
nostri nomi urlati nello stesso momento,
Anche questo è amore.
Alla fine rimaniamo abbracciati per quasi tutta la
mattinata a raccontarci le cose più stupide di noi: come i
gusti preferiti del
gelato, aneddoti dell’infanzia e altro ancora.
È un momento magico che vorrei non finisse mai
perché non
mi era mai capitato di essere così in sintonia con un
persona, Jaime sembra
capirmi al volo e lo stesso succede per me.
È bello finire le frasi uno dell’altra o ridere
nello
stesso momento senza un perché.
È in attimi così che mi dimentico di non avere
una
famiglia alle spalle e di avere trascorso dieci anni della mia vita
facendo un
lavoro degradante, non pagato e rischioso.
Le urla di mio padre mentre picchiava la famiglia?
Si dimenticano.
Il dolore che provavo quando mi prendeva a cinghiate?
Si dimentica.
Il rumore ritmico della macchina da cucire?
Si dimentica.
Le punizioni dei miei carcerieri?
Si dimenticano.
La bolla beata di felicità si rompe con il suono del
campanello, Jaime mi guarda perplesso, si mette un paio di pantaloni
corti e va
ad aprire la porta.
“Mamma, papà!”
Lo sento urlare poco dopo, a me viene un colpo al cuore.
Esco dal letto e mi rivesto alla velocità della luce, mi
pettino alla bell’e meglio e raggiungo mio marito. I miei
suoceri mi lanciano
un’occhiata eloquente e io mi guardo, indosso una maglia di
Hime e i miei
capelli sono raccolti in un coda sbilenca.
Sembro o una profuga o una che ha appena finito di
scopare e dato che non sono appena scesa da un barcone stracarico, da
un camion
o altri posti, è buona la seconda e loro lo hanno capito.
Arrossisco violentemente e tento di borbottare qualcosa,
ma la voce mi tradisce e finisco per non dire nulla ed è
meglio così, si
sarebbe aggiunto imbarazzo all’imbarazzo.
“Ehm, buongiorno.”
“Ciao, Tamao.
Scusa se vi abbiamo disturbato, sappiamo che una giovane
coppia ha le sue esigenze.”
Io divento ancora più rossa quasi viola.
“Volevamo dirvi che ci piacerebbe uscire con voi
un’ultima volta, abbiamo prenotato un volo per domani
mattina.”
La faccia di Jaime è sorpresa quanto la mia, non ci
aspettavamo una cosa del genere.
“Come mai volete partire così presto?”
Chiede infine mio marito.
“Volevamo essere sicuri che il tuo matrimonio con Tamao
fosse per amore e non per altre ragioni e ora siamo convinti che vi
amate e non
ci sembra il caso disturbare ulteriormente la vostra luna di
miele.”
Noi due annuiamo, non troppo sorpresi dalla motivazione
della loro visita.
In fondo ce l’aspettavamo, ci siamo sposati da un momento
all’altro, senza dire nulla a nessuno, un po’ di
perplessità era comprensibile.
Sono lieta di avere superato la prova, è una piccola
vittoria.
“Ehm, capisco.
Dove vorreste andare?”
“Vorremmo andare a un ristorante giapponese per provare la
cucina con cui Tamao
è cresciuta.”
“Uhm, va bene.”
Vado a prendere l’elenco del telefono e cerco il numero del
mio ristornate
giapponese preferito, lo chiamo e prenoto un tavolo per quattro.
“Io vado a fare una doccia.”
Jaime si eclissa e mi lascia da sola con i miei suoceri, una situazione
decisamente imbarazzante.
“Come sono le ragazze in chimono?”
“Uhm, immagino interessanti agli occhi degli
occidentali.”
“Ne hai uno?”
“Beh, Yukari ne deve avere alcuni.”
“Ti andrebbe di indossarne uno?”
“Va bene.”
Accetto perplessa e quando Jaime esce dalla doccia me ne faccio una io
e poi
torno in camera e mi metto
a cercare tra
i vestiti della mia amica.
Alla fine trovo uno yukata rosso scuro con disegni di
sakura rosa chiaro e fucsia, con un obi di satin rosso brillante e
ricamato a
motivi floreali.
Io li indosso e alla fine la mia figura magra è
valorizzata dal vestito e sta persino bene con i miei capelli biondi.
Miracolo
dei miracoli riesco a fare anche un fiocco praticamente perfetto
sull’obi.
Sono pronta per l’ultima battaglia e mentre mi trucco per
un attimo traccio due segni rossi tra le guance e gli occhi, come i
pellirossa
prima della guerra o la ragazza di Bastardi senza gloria mentre si
prepara per
la premiere che ammazzerà tutti i nazisti.
Sono pronta.
Il locale che ho
scelto non è molto lontano da Buckingham Palace e
all’esterno sembra una comune
casa londinese, nulla che prepari il visitatore all’interno.
I proprietari lo hanno trasformato in una perfetta casa
giapponese d’altri tempi con il tatami, il fusuma, i
paravento con delicate
decorazioni a motivi floreali e di gru.
Quando entriamo i genitori di Jaime trattengono il fiato
sorpresi, una ragazza arriva subito a riceverci e io indico ai miei
ospiti che
devono togliersi le scarpe, loro eseguono senza fiatare.
“Buongiorno, benvenuti al Sakura!
Posso fare qualcosa per voi?”
“Vorremmo mangiare qui, ho prenotato un tavolo a nome
Preciado.”
“Potreste attendere un attimo?
Devo solo controllare.”
“Certo.”
La ragazza in chimono se ne va e poi torna dopo qualche
minuto.
“Eccomi, io sono Yukiko e sarò la vostra
cameriera. Per
qualsiasi problema rivolgetevi a me, ora vi accompagno al vostro
tavolo, sarete
affamati.”
Mh, sì.
Fare sesso mette fame.
Seguiamo la ragazza in una sala divisa da tanto separé
per dare la giusta privaci ai clienti, noi prendiamo posto
all’ultimo che è
dotato di una finestra da cui si può ammirare il giardino
interno, che è
ovviamente in stile giapponese.
“È davvero un bel posto!”
Esclama colpita la signora Preciado.
“Sono felice che via stia piacendo, è uno dei miei
ristoranti preferiti.”
Loro mi sorridono e leggono il
menù, ma
smettono subito.
“Tamao, ci affidiamo a te.”
“Va bene.”
Quando la ragazza ritorna per prendere le nostre
ordinazioni io le dico di portare ramen come primo e una grigliata di
carne
come secondo. Lei annuisce e poco dopo torna con dell’acqua e
della cherry cola
per noi.
“Com’è il ramen?”
“Buono, è una zuppa con della pasta e della carne
e anche
del pesce.
Vi piacerà o almeno lo spero.”
Dico incerta, ma loro mi sorridono in modo rassicurante.
“Siamo sicuri che sarà buonissimo.”
Mi rispondono in modo incoraggiante, io spero che a loro
piaccia, non dubito della bontà del cibo.
“Tu sai cucinare questo tipo di cibo?”
“Certo.”
È il
cibo che
mangiavamo a casa, quello che preparava mia madre e che mi ha insegnato
a
cucinare.
Ha un sapore dolce amaro, perché se da un lato ripenso
con piacere a quando mia madre trascorreva del tempo con me,
dall’altra penso a quello
che mi hanno fatto.
Mia madre può forse sembrare una vittima anche lei
– e
forse lo è – ma non la perdonerò
facilmente per non essersi opposta a nessuna
delle decisioni prese contro di me.
“Tamao?”
La voce di Jaime mi riporta alla realtà.
“Sì?”
“A cosa stavi pensando? Ti sei estraniata per un
attimo.”
“Alla mia famiglia, mia madre mi ha insegnato a cucinare i
piatti che mangerete
e altri.”
“Capisco.”
Per fortuna lui non aggiunge altri commenti e spero che i miei suoceri
non
chiedano nulla sulla mia famiglia, cosa che fortunatamente accade,
forse hanno
intuito che c’è della ruggine tra di noi.
Non hanno nemmeno idea di cosa sia successo nella mia
famiglia ed è meglio così.
La cameriera arriva con i ramen e non c’è molto
spazio
per le chiacchiere, sono tutti impegnati a cercare di usare
correttamente le
bacchette.
Dopo aver assaggiato qualche boccone entrambi i miei
suoceri sorridono e anche Jaime ha un’espressione soddisfatta
sebbene conosca
già la cucina di questo ristorante.
“Sono davvero buoni questi ramen, potresti darmi la
ricetta quando usciamo dal ristorante?
Vorrei cucinarli anche a casa, anche se dubito che
useremo le bacchette per mangiarli là.”
Io sorrido.
“Certo, le darò la ricetta. Sono felice che le
siano
piaciuti.”
“Sì. Penso sia corretto cercare di conoscere le
tue radici e poi vogli stupire
le mie amiche con qualche nuova ricetta giapponese.”
“Smettetela di mangiare di cibo mentre mangiamo,
godetevelo piuttosto.”
Borbotta il signor Preciado, facendomi ridacchiare.
“Va bene, caro.”
Risponde paziente Maria.
Continuiamo a mangiare e devo dire che adesso che la
tensione si è sciolta posso godermi meglio i ramen e mi
sembrano i migliori che
io abbia mai mangiato.
Forse perché da dolci amari sono passati al sapore di
un’altra piccola vittoria, se Maria vuole cercare di capire
il mio mondo
significa che mi ha accettato nel suo.
Finiamo i ramen, la cameriera porta via i piatti e i miei
suoceri sembrano rilassarsi.
“Rimarrete a Londra tutto il tempo della luna di
miele?”
“No, mamma.
Tra un paio di settimane andremo a Brighton, Yukari ha
una casa vacanze lì e poi ha detto che ci
raggiungerà con i Bring Me The
Horizon. Adesso è a Sheffield, ospite di Lee
Malia se non sbaglio.”
“Sono bravi ragazzi questi tizi?”
“Sì, più o meno sì. Nessuno
è perfetto.”
“Come mai Yukari non è tornata a San
Diego?”
“Uhm, diciamo che ha litigato con Vic. La verità
è che nessuno sa con
precisione cosa sia successo, ma visto che lui è stato molto
freddo con lei
quando ci siamo salutati alla fine del tour abbiamo dedotto che ci
siano state
delle discussioni.”
“Capisco.”
La signora Preciado guarda me, forse pensa che io sappia qualcosa
– e non si
sbaglia – ma non tradirò la mia amica raccontando
della sua cotta per Vic.
“Mi stava simpatica quella ragazza.”
Interviene Juan.
“Sapeva mettervi in riga ed è una
qualità piuttosto rara
in una ragazza. Mi dispiace sapere che probabilmente non sarete
più affidati a
una tale persona.”
“Papà, siamo tutti cresciuti ormai! Sappiamo
badare a noi
stessi!”
“Sì, ma avere un elemento forte aiuta sempre e
rassicura i genitori.
Sarete anche cresciuti, ma per me rimarrai il ragazzino
che deve essere protetto, anche se forse adesso questo compito non
tocca a me,
ma a qualcun altro.”
L’uomo fa un cenno nella mia direzione.
“Cercherò di fare del mio meglio per mettere in
riga
Jaime, non posso promettere nulla per gli altri perché non
so andrò ancora in
tour con loro. Non ne abbiamo ancora parlato e poi vorrei provare a
lanciare
una mia linea di abbigliamento.”
“Non sapevo ti interessassi di moda.”
“So cucire molto bene e vorrei sfruttare questa
capacità.”
Ci ho messo dieci lunghi e sofferenti anni per perfezionarla.
“Beh, è un’ottima idea.”
La madre di Jaime mi sorride, sono lieta che approvi il
mio piano per il futuro perché è dalla merda di
un passato orribile che nascono
fiori come questo.
La cameriera ci porta la carne e anche questo piatto
viene apprezzato, finito il pranzo decido di lasciare a Jaime un
po’ di tempo
da trascorrere con i sui genitori senza me tra i piedi e me ne torno
all’appartamento.
È un po’ che voglio parlare con Yukari e potrei
chiamarla
su Skype, così le mando un messaggio a cui lei risponde
subito: può parlare con
me.
Arrivo a casa e accendo il computer senza cambiarmi, la
mia amica mi chiama subito e ha una faccia pallida e preoccupata. Che
sia
successo qualcosa?
“Ti sta bene il mio chimono.”
Mi dice con un mezzo sorriso.
“Scusa, non volevo usarlo, ma i genitori di Jaime mi hanno
chiesto di indossarne uno.”
“Scherzavo, puoi mettere tutti i miei vestiti e non ci sono
problemi.
I genitori di Jaime?”
“Sì, è qualche giorno che sono qui.
Sono venuti a controllare che la loro nuora
giapponese non sia una pazza, una fanatica o una interessata solo ai
soldi.
Ho passato l’esame comunque.”
Mi accendo una sigaretta e
l’osservo
ancora: ha una vistosa ricrescita nei capelli che ora sono di un
pallido
azzurro con qualche sfumatura lilla.
No, c’è decisamente qualcosa che non va. Non
è da Yukari
trascurare i suoi capelli in questo modo.
“Yukari, cosa è successo?
Da quando Lee ha interrotto la nostra conversazione non
ti sei fatta più sentire e adesso ti ritrovo pallida e
trascurata. Cosa è
successo?”
Lei sospira e si accende una sigaretta a sua volta.
“Avevi ragione su Lee, ha una cotta per me, anzi mi ama
proprio.
Quando ha interrotto la nostra conversazione mi ha
confessato i suoi sentimenti, io sono confusa, non so di preciso cosa
provo per
lui. Siamo amici da talmente tanto tempo che non so se lui mi possa
piacere
come ragazzo.”
“Vivi ancora da lui?”
“Sì, ho cercato di andarmene per poter pensare in
pace e con lucidità, ma lui
me l’ha impedito.
Non potevo spezzargli così il cuore e sono rimasta, ma
non so se sia la cosa giusta, forse gli sto solo facendo più
male senza capire
nulla dei miei sentimenti.”
“Anche io ho qualche dubbio sul rimanere, non puoi
proprio andartene?”
“No, Tamao. Gli ho promesso che sarei rimasta e non posso
venire meno a una
promessa, non sarebbe corretto, non credi?”
“Hai ragione, ma tu cosa provi?”
“Un affetto profondissimo, ma non so se sia amore.
È tutto confuso, nella mia testa e nel mio cuore, non so
cosa fare.”
“Credo che solo il tempo possa darti una risosta o almeno a
me è successo
così.”
“Sì, ma nel frattempo quanto soffrirà
Lee? Lui non se le
merita, è una delle poche persone che mi è stata
sempre vicina.”
“A volte il dolore è necessario, non dico che sia
una bella cosa, ma ogni tanto
è così che va.”
Lei fa una smorfia poco convinta, so che detta come ho fatto io sembra
una gran
cazzata, ma è vero: io ne sono la prova vivente.
Ho aspettato e sofferto, ma poi ho avuto quello che
volevo e spero che succeda lo stesso a Lee, lui mi sembra perfetto per
Yukari.
Calmo e misurato almeno quanto lei è impulsiva.
Sono certa che sarebbero una bella coppia, ma come ho
detto solo il tempo potrà darmi una risposta.
A me e a Yukari.
Angolo di Layla.
Ringrazio Nico_Ackerman per la
recensione.
|
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Capitolo 20 *** 19)Il vestito da diva. ***
19)Il vestito da diva.
Yukari p.o.v
È passato un mese dalla dichiarazione di Lee ed è
arrivata l’estate.
Questo mese è stato una specie di equilibrio tra lati
positivi e negativi. I lati positivi sono stati il fatto che davvero la
casa è
abbastanza grande per avere ognuno i suoi spazi, sono uscita parecchio
con gli
altri Bring Me The Horizon, ho fatto amicizia con le loro ragazze e il
fatto
che il ricordo del bacio con Vic ha iniziato a sbiadire. Quelli
negativi sono
stati l’imbarazzo quando incontravo Lee in giro per casa, il
non sapere cosa
dirsi, la confusione sui miei sentimenti per lui e la sensazione di
farlo
soffrire.
Ho provato a chiedere di nuovo a Lee di potermi
trasferire dai miei, ma lui ha reagito male, come una persona
spaventata, e ho
deciso di lasciar perdere. Non so perché mi voglia qui, ma
probabilmente per
lui è peggio che io me ne vada del fatto che io rimanga
facendolo soffrire,
forse pensa che un mio andarmene sia come rifiutare lui. Non
è così e non sono
riuscita a farglielo capire, ormai quello che è fatto
è fatto.
Sto preparando le valigie, domani andremo nella sua casa
a Brighton, al mare.
Tutti i ragazzi ne hanno una ed è una vecchia tradizione
andarci ogni estate, un modo come un altro per cementificare la nostra
amicizia.
Quest’anno verranno anche Tamao e Jaime che staranno a
casa mia e io – di nuovo – a casa di Lee, facendo
continuare questo dannato
carosello. Mi chiedo se smetterà mai, se mai il mio cuore mi
darà un responso
su chi amo davvero o se rimarrò per sempre bloccata in
questa situazione.
Sbuffo mentre metto via l’ennesimo vestito, forse dovei
rimanere qui, ma nessuno accetterebbe questa soluzione: sono stata via
troppo
tempo per mancare a questo rito.
Beh, almeno vedrò Tamao.
Lei è felice adesso, Jaime corrisponde il suo amore, ma
la cosa non mi sorprende: lui ha sempre avuto una grandissima
attrazione per
lei e gli serviva solo un po’ di tempo per accettare di
esserne innamorato.
Che sia la stessa cosa per me?
Tamao ha detto così, ma chissà io forse sono
l’eccezione
che conferma la regola o forse sono come tutti gli altri ed
è difficile
accettarlo. Pensiamo sempre di essere unici, diversi, ma in
realtà non ci
comportiamo in modo differente dalla massa, ci piace pensare di essere
un’eccezione per non massacrare il nostro io.
Se fossi come tutti gli altri in questo caso mi andrebbe
bene, vorrebbe dire stare con Lee e mi scappa un sorriso
all’idea di noi due
mano nella mano a fare i fidanzatini.
È in momenti come questi che la mia confusione è
massima,
cosa significano questi pensieri?
Che lo amo?
Che sono attratta da lui?
Nessuna di queste cose?
Sono stanca di questa continua guerra nel mio cervello,
non vedo l’ora che finisca, voglio solo un po’ di
pace.
“Tutto a posto, Yukari?”
La voce di Matt Kean mi fa voltare.
Lui è appoggiato allo stipite della porta e mi guarda.
“Mh, sì. Perché?”
“Ti ho chiamato non so quante volte per chiederti se volevi
mangiare una fetta
di anguria con noi, ma non hai mai riposto.”
“Scusa, ero immersa nei miei pensieri.”
“Come va con Lee?”
“Bene, diciamo. È un po’ imbarazzante
vivere qui dopo che si è dichiarato, ma
lui non vuole che io me ne vada e non me la sento di contraddirlo, mi
sento già
abbastanza in colpa per aver creato questa situazione.
In ogni caso dovremo convivere anche a Brighton.”
“Non vai a casa tua?”
Io scuoto la testa mettendo l’ennesima maglietta in valigia.
“Ho dato le chiavi di casa mia a Jaime e Tamao.”
“Ah, vengono anche loro?”
“Aye.”
Lui fa una smorfia buffa.
“Qual è il problema?
Siete amici di Jaime e Tamao è una bravissima persona,
l’hai visto anche tu.”
“Sì, ma questo è un rito tra di noi,
loro non c’entrano.”
“Secondo questa logica né Hannah, né
Emma, né Chloe dovrebbero venire allora.”
“È diverso.”
“Non si era parlato di una fetta di anguria?”
Chiedo io per sviare il discorso.
“Sì, certo. Ti stavamo aspettando in
salotto.”
“Chi c’è?”
“Tutti. Jordan ha detto che deve fare un annuncio
importante.”
“Riguarda la band?”
“Non credo.”
“Arrivo.”
Metto un vestito in valigia e poi seguo il bassista fino al piano
inferiore, in
salotto c’è la band al completo e le ragazze.
“Ciao.”
Saluto un po’ a disagio, la presenza di Lee mi fa sempre
sentire colpevole.
“Bene, adesso che sei arrivata possiamo mangiare.”
Esclama allegramente Hannah, prendendo un piatto con
tante fette di anguria e uscendo fuori, nella zona della piscina. Lo
appoggia a
un tavolo e prende una fetta, Oli e Matt N. si scambiano uno sguardo
complice
che non mi piace per niente.
Dopo aver mangiato la prima fetta iniziano a sputarsi a
vicenda i semi del frutto, scatenando una vera e propria guerra che
comprende
anche lo scappare, sapevo che sarebbe finita così. Date
un’anguria a quei due e
scateneranno la terza guerra mondiale!
Nella foga della battaglia Emma rischia di cadere in piscina e solo
l’intervento pronto di Lee lo impedisce, Jordan lancia un
urlo selvaggio che
impietrisce tutti, Oli e Matt N. deglutiscono
e ingoiano i semi che stavano per sparare.
“Cosa succede, Jordan?”
Gli chiede il cantante, incredulo per la reazione del tastierista.
“Dovete stare attenti a Emma, è incinta. Non
vorrete
uccidere il pesciolino prima ancora che entri nel grande
acquario?”
Lo guardiamo tutti sconvolti, Emma incinta?
“Beh, ormai è andata.
L’annuncio che volevamo farvi è che
sarò padre, Emma è
incinta.”
Come da copione parte una selva di urla e tutti i ragazzi iniziano a
dare
pacche sulla spalla al povero Jordan, mentre Hannah e Chloe iniziano a
domandare cose come ci si sente e che nome daranno al piccolo Fish.
“Complimenti, Emma.”
Sorrido io, lei mi sorride a sua volta.
“Grazie mille, Yukari.”
“Come ci si sente a sapere che dentro di te
c’è un’altra vita?”
“È strano, ma bellissimo.
È il frutto dell’amore tra me e Jordan e sono
troppo
felice che ci sia, non ce lo aspettavamo, ma è stata la
sorpresa migliore della
nostra vita.”
“Immagino, sono felice per voi.”
“E tu, Yukari?”
“Quando rimarrò incinta?”
Domando perplessa.
“No, quando tu e Lee…”
“Non lo so.”
Mugugno a disagio, ma perché tutti finiscono per farmi
sempre la stessa domanda?
È proprio necessario ricordarmelo sempre?
Lo so benissimo che c’è questa situazione e sto
tentando
di risolverla!
Forse a occhi estranei non sembra, ma è così.
Il giorno dopo Lee mi sveglia molto presto, la sveglia
segna le cinque di mattina.
Io esco dalle lenzuola e lui arrossisce leggermente visto
che indosso solo una maglia lunga come pigiama,
io la guardo e sospiro. Provo a coprirmi le gambe, ma con
scarsi
risultati.
“Mi dispiace.”
“Di che?
Sono io che non mi so controllare, come se non avessi mai
visto le gambe di una ragazza.”
Il suo tono è amaro e mi fa male sentirlo così,
darei un
braccio per tornare indietro e chiudere la porta della mia camera
quando lui ha
sentito la conversazione tra me e Tamao.
A quest’ora starebbe soffrendo di meno e io potrei
pensare con meno ansia, ma non si può tornare indietro solo
cercare di
affrontare le conseguenze del presente, anche se non è
facile o ti fa soffrire.
“Va tutto bene, Lee.”
“Già, vieni che la colazione è
pronta.”
Metto i pantaloncini che di solito indosso a casa e poi
lo seguo al piano inferiore, in cucina c’è
già il mio solito caffè con una
brioches, lui ha il suo latte e cioccolato.
“Grazie, Lee.”
“Di niente. Non riuscivo a dormire e ho deciso di preparare
la colazione.”
“Come mai?”
“Niente di che, non preoccuparti.”
“C’entro io?”
“Yukari, per favore lascia perdere.”
Io sospiro di nuovo.
“Va bene.”
Lo so che sono io la responsabile del fatto che dorma
poco o male.
Visto che anche io ho problemi a dormire lo sento mentre
cammina come un’anima in pena per la casa, cercando di non
fare rumore ma
finendo sempre per urtare qualcosa: non è molto coordinato,
ma adoro anche
questo lato di lui.
Bevo il mio caffè e salgo a cambiarmi indossando un
vestito a fiori rossi senza spalline, non è della Drop Dead
e Oli si lamenterà,
ma a me piace molto.
Mi fa sentire una diva degli anni ’50 e ogni ragazza ha
bisogno di sentirsi tale ogni tanto. Prendo le mie valigie e le porto
al piano
di sotto, Lee si fa scappare un microscopico sbuffo che mi fa
ridacchiare.
“Perché diavolo voi ragazze vi portate dietro la
casa
quando dovete andare da qualche parte?”
“Metti che debba andare a una festa elegante o ci siano altre
occasioni?
Meglio essere prevenute.”
“A Brighton ci sono dei negozi, non andiamo nel bel mezzo
del Sahara.”
“Qual è il problema?
Le valigie le porta la macchina, non tu.”
“Ma ci staranno anche le mie?”
“Sì, non ti preoccuparti.”
“Se lo dici tu.”
Io sospiro.
“Non sono convinta che sia una buona idea che venga io,
Lee.
Stiamo perdendo anche l’amicizia.”
“No, smettila con queste stronzate.
Ti prego, Yukari.”
“Ma tu stai male.”
“No, io sono quello di sempre.
Avrei commentato su quelle valigie anche se non fossi
cotto di te, cazzo.
Non dare la colpa a tutte le cose che succedono alla mia
dichiarazione.”
“Lee, lo so che non dormi.
Vuoi farti le poche vacanze che ti concedi da insonne?”
“E tu come lo sai?
Forse perché non dormi anche tu?
Potrei farti la stessa domanda.”
“Io non passo tutto il mio tempo sballottato da un posto
all’altro del mondo.”
“No? E chi ha venduto la roba dei Pierce The Veil seguendoli
in tour?
Il tuo clone?”
Io abbasso la testa e incasso il colpo.
“Ok, solo che sono preoccupata per te.”
“Non ci schianteremo in macchina, te lo prometto.”
“Non è questo, Lee.
Sono certa di non farti bene e non riesco a
perdonarmelo.”
Abbasso di nuovo gli occhi, lui mi rialza la testa con un
movimento brusco e io lo guardo sorpresa.
In un attimo le sue labbra sono sulle mie e io ricambio
con la stessa passione che ci sta mettendo lui, la sua lingua chiede il
permesso di entrare e io glielo concedo, così siamo
catturati in una lotta per
la dominanza, io sono vagamente consapevole di come abbia chiuso a
doppia
mandata la porta di casa e di come indietreggiamo verso il divano.
Ci stacchiamo solo per riprendere fiato e io gli salto in
braccio allacciando stretta le mie gambe al suo bacino facendolo
gemere.
Continuiamo a baciarci fino a che arriviamo davanti al divano e lui mi
fa
stendere per raggiungermi subito e baciare la mia mascella e poi il
collo, io
lo inarco per facilitargli il lavoro e lui lecca e succhia lasciandomi
un
piccolo livido.
“Lee, dobbiamo partire.
Che diremo agli altri?”
Ansimo accarezzandogli i capelli.
“Che non è suonata la sveglia, qualcosa ci
verrà in
mente.”
“Con questo succhiotto?”
Lui mi appoggia un dito sulla bocca e mi guarda con gli occhi liquidi
per il
piacere.
“Sh. Lo so che lo vuoi anche tu, lo sento.”
“Oh, fanculo! Hai ragione!”
Gli do un altro bacio, ma breve, questa volta sono io a
baciargli la mascella, il pomo d’Adamo e poi il collo.
“L’avessi saputo mi sarei fatto la barba.”
“La tua barba mi eccita, fai silenzio.”
Lui geme come risposta o forse perché anche io gli sto
lasciando un succhiotto, le sue mani intanto trafficano con la cerniera
del mio
vestito, malferme e al terzo tentativo riesce a togliermelo e a farlo
volare su
una poltrona.
“Te lo volevo togliere da quando te lo sei messo.”
Io mi porto un braccio sui seni, perché un po’mi
vergogno
a farmi vedere mezza nuda da lui, ma Lee me lo sposta dolcemente.
“Sei bellissima, non nasconderti.”
Con gentilezza mi slaccia il reggiseno e inizia ad
accarezzare un seno, mentre succhia il capezzolo di
quell’altro facendomi
gemere, non sapevo fosse così bravo!
Gli tolgo la maglietta e accarezzo il suo fisico un po’
morbido sorridendo, le sue mani intanto scendono sempre più
in basso, verso il
mio centro.
Ansimo violentemente quando sento un suo dito dentro di
me.
“Sh.”
Mi zittisce con un bacio mentre inizia a muoverlo, dando
inizio a un carosello di sensazioni piacevoli, il mio corpo lo
asseconda nei
movimenti, chiedendo implicitamente di più. Lui se ne
accorge e mi toglie le
mutandine e poi sorride sbilenco prima di portare la sua faccia al
livello delle
altre labbra e iniziare a succhiare e a leccare mentre con un dito mi
tortura
il clitoride. Io ormai gemo e ansimo solo, dicendo ogni tanto il suo
nome come
fosse una preghiera, mi sta portando lentamente all’orgasmo e
lo sa.
Le ondate di piacere si fanno sempre più forti, le mie
gambe iniziano a scalciare e con un gemito altissimo raggiungo
l’orgasmo, è
proprio bravo e il fatto che lo sia diventato sperimentando su un corpo
che non
sia il mio mi provoca una fitta di gelosia prima che il corpo si
disconnetta.
Quando torno in me noto che adesso è nudo anche lui, con
una bella erezione che ha bisogno di qualcuno che se ne prenda cura.
Ribalto le
posizioni e prendo il suo membro, facendo poi scorrere la mano su di
esso.
“ ‘Kari, non ti fermare, ok?”
“Sh.”
Mi abbasso fino a prenderlo in bocca e lo sento tremare,
mi appoggia una mano sulla testa e detta il ritmo.
Quando è prossimo all’orgasmo smetto, lui mi
guarda senza capire, io alzo un
sopracciglio e lui mi rivolge un sorriso birichino.
Ribaltiamo di nuovo le posizioni e lui entra finalmente
in me con una spinta violenta e un po’rude che mi fa gemere
di piacere e mi fa
tirare un po’ i suoi capelli.
Lee rallenta il ritmo e intanto mi bacia con dolcezza, le
sue mani mi accarezzano i seni, le mie invece accarezzano la sua
schiena.
Quando aumenta di nuovo il ritmo gliela graffio la schiena, ma a lui
non sembra
dare fastidio, ormai siamo sudati e ansati.
Un solo corpo e una sola anima, vicini all’orgasmo.
Un ultima spinta e raggiungiamo insieme il culmine e io
vedo le stelle.
Non sono mai stata così bene con qualcuno, non ho mai
sentito una connessione così profonda sia carnale che
spirituale, lui intanto
si è accasciato su di me, la testa tra le mie tette.
Quando fa per uscire da me lo fermo.
“Ti prego, stai così.
Lee, è stato meraviglioso.”
Gli accarezzo i capelli umidi e lo sento sorridere contro
di me.
“Anche per me.”
“Adesso dormiamo, altrimenti ci schiantiamo davvero in
macchina.”
“E gli altri?”
“Non si era parlato di una sveglia che non si era
sentita?”
Lui ridacchia.
“Yukari, ti amo.”
“Un giorno te lo dirò anche io, adesso dormi,
piccolo.”
Gli do un bacio in fronte, lui ci copre e poi abbracciati su un divano
che
forse è troppo stretto ci addormentiamo felici e soddisfatti.
Ci svegliamo dopo due ore di sonno e ci sorridiamo felici
e insonnoliti, lui fa correre le sue dita tra i miei capelli.
“Buongiorno, principessa.”
“Ohayoo, ouji
sama.”
Lui sorride ancora di più.
“Sono secoli che non parli in
giapponese, come mi hai chiamato?
Maledetto inglese lardoso?”
Io gli do un pugnetto sulla spalla.
“Ti ho chiamato principe,
scemo!”
“Oh, e come si dice
principessa?”
“Ohime sama.”
“Allora mia Ohima sama, alziamoci e rifacciamo colazione, ci
aspettano cinque
ore di macchina.”
Si alza e si riveste, mentre
io mi avvolgo un attimo nella coperta.
“Non spiare!”
“Inglese lardoso, nel caso non
l’avessi capito mi piace il tuo corpo.”
“Grazie, di solito penso che
piaccia perché sono un chitarrista famoso.”
Io sospiro.
“Lee, mi piacerebbe anche se
fossi una persona comune. Adesso, vai in cucina che mi vesto.”
Per tutta risposta si siede su
una delle poltrone del salotto e mi giarda rivestirmi con aria
soddisfatta,
facendomi sbuffare.
“Mi raccomando non ubbidirmi
sempre.”
Lui mi fa una linguaccia e si
alza in piedi.
Insieme facciamo una breve
colazione, carichiamo le nostre valigie in macchina e poi partiamo.
Lee canticchia una vecchia
canzone dei BMTH che sembra “Deathbeds”, io invece
ho sonno, appoggio il viso
alla sua spalla.
“Daisuki desu.”
Mormoro e poi chiudo gli occhi
sorridendo.
Non credo passerà molto tempo
da quando gli dirò “Ti amo”
perché quello che è successo stamattina ha
cambiato
un po’ di cose e spazzato via dei dubbi.
Mi sveglio quando ormai siamo
in prossimità di Brighton, di buon umore, il sole splende
sulla vecchia Inghilterra
e mi sembra un buon presagio.
“Buongiorno, principessa.”
“Buongiorno, mio principe.
Quanto manca al castello?”
“Una mezzoretta direi.”
“Ottimo.”
“Cosa diremo agli altri?”
“Penso che capiranno come sono
andate le cose senza spiegare loro nulla, sono maestri del doppio
senso.”
Lee ride di gusto.
“Sei pentita, Yukari?”
“Assolutamente no.”
Appoggio una mia mano sulla sua sulla leva del cambio.
“Bene.”
Rimaniamo in silenzio,
tranquilli, Lee a un certo punto imbocca l’uscita per
Brighton e così, di fatto,
la nostra vacanza inizia.
Lee guida fino a dove abbiamo
le nostre ville, un quartiere tranquillo che dà sul mare,
l’ideale per
rilassarsi e godersi un po’ di ozio. Non è
comunque troppo lontano dal centro e
dai suoi locali, cosicché ci si può anche
divertire. Passiamo davanti a una
serie di villette costruite all’inizio del novecento e
dipinte con colori
pastello, fino a che non scorgiamo la villa di Lee. Lui ferma la
macchina, io
scendo ad aprire e mi rovo davanti Oli che abita nella casa accanto
alla nostra.
“Come mai siete in ritardo?
Vi siete persi il rendez-vous
e vi giuro che non era in uno scantinato e non c’era nessun
tedesco.”
Poi il suo sguardo cade sul
mio foulard e sul suo volto si dipinge un ghigno molto divertito.
“Ho capito cosa stavate facendo,
birichini!
Non potevate aspettare fino a
Brighton?
Dicono che l’aria di mare
ecciti, ma ci credo che il povero Lee non abbia resistito, il tuo
vestito grida
di essere tolto, Yukari.”
Io gli do una manata sulle
spalle.
“Dai, Sykes! Spostati!”
“Na na na! Come è stato?
Il mio ragazzone è stato
all’altezza della sua fama?
Quella cosa che i chitarristi
fanno miracoli con le dita…”
“Sykes, voglio entrare a casa
mia! Se non ti sposti ti metto sotto con la macchina!”
Bercia Lee.
“Comare Oli, mi sa che dovrai
aspettare.”
Lui sbuffa, alza una man in
segno di saluto e se ne va, io apro finalmente il cancello e Lee entra.
“Quel ragazzo è veramente
pettegolo!”
Commenta appena fuori dalla
macchina.
“Vuoi tenere tutto segreto?”
“No, ma non mi va nemmeno di dire a tutti come faccio sesso.
Sono affari miei, nostri, che
ne pensi?”
Io prendo una valigia.
“Penso che tu abbia ragione.”
Iniziamo a portare le nostre cose in casa e io mi sento come
rivitalizzata
dall’aria del mare, mi sento bene come non accadeva da secoli.
Forse il mare e Lee sono la
mia cura.
Angolo di Layla.
Ringrazio Nico_Ackerman per la
recensione
|
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Capitolo 21 *** 20)Le ombre del passato. ***
20)Le ombre del passato.
Yukari p.o.v
Brighton mi è sempre piaciuta
con le sue spiagge, i suoi moli, specialmente il Brighton Pier e la
ruota
panoramica.
Anche se è solo l’inizio di
giugno si respira già un’aria estiva e di festa,
mi piace anche la villa dei
miei genitori, ma quest’anno se la godranno Jaime e Tamao e
sono certa che la
ameranno come la amo io.
Metto via i miei vestiti nella
camera di Lee, lui fa lo stesso accanto a me, abbiamo deciso che
dormiremo
nello stesso letto visti i recenti sviluppi e la cosa non mi dispiace.
“Bello quel vestito!”
Commenta Lee vedendo un vestito verde stile impero.
“Spero per te che non ti venga
voglia di strapparmelo di dosso, l’ho pagato un
po’.”
Lui ride.
“Ho abbastanza soldi per
ricomprartelo.”
“Sbruffone, dai quando sei
diventato così sbruffone?”
Lui scuote le spalle.
“Sono stato troppo tempo con
Oli.”
Io lo abbraccio da dietro e gli do un bacio sulla nuca.
“Adesso ti curo io.”
“Penso che questa medicina mi piacerà.”
“Ne sono certa.”
Finiamo di mettere via le nostre cose e ci accorgiamo che è
arrivato
mezzogiorno.
“Cosa facciamo, Lee?
Mangiamo qui o fuori?”
Il suo cellulare suona per
l’arrivo di un messaggio che Lee mi mostra: Oli ci invita a
un ristorante
vegano che hanno appena aperto sul lungomare.
“Problema risolto, anche
perché non avremmo potuto mangiare qui, il frigo
è tragicamente vuoto.”
“Uhm, allora dopo pranzo tenteremo la strabiliante avventura
di fare la spesa.”
“Fantastico, speravo proprio di fare una cosa del
genere.”
“Mi dispiace, ma certi sacrifici sono necessari.”
Lui mi abbraccia e mi sorride.
“Penso che accetterò questo
destino crudele se sarai con me.”
“Ci sarò.”
Ci facciamo una doccia, ci cambiamo e poi raggiungiamo a piedi la zona
del
lungomare, siamo gli ultimi ad arrivare, la compagnia è
già tutta fuori dal
locale. Le nostre mani sono intrecciate e a nessuno sfugge questo
particolare.
“State insieme?”
Ci chiede Matt Kean.
“Non ancora, ma ci stiamo lavorando.”
Annuncio soddisfatta.
“No, è la fine del mio sogno segreto di stare con
Lee.”
Fa finta di piagnucolare il bassista, io lo gelo con
un’occhiataccia.
“Ehi, scherzavo. Non ho mai sognato di stare con Lee!
Tranquilla, non te lo rubo.”
“Meglio per te, Kean, o le tue preziose manine potrebbero
finire tagliate e la
tua promettente carriera di bassista stroncata.”
Lui sbianca.
“Con te non si scherza mai, vero, Yukari?”
“Raramente. Ciao, Tamao!
Va tutto bene tra di voi?”
“Alla grande.”
“Ottimo, entriamo?
Anche se qui si mangia solo cibo per capre ho fame.”
“Lo sai che sono vegano, Yukari.”
Mi dice severo Oli.
“Non me ne dimentico, chi ha organizzato il matrimonio di
Tamao e si è fatta in quattro per soddisfare le esigenze
alimentari del
signorino?”
Lui sbuffa, io faccio per entrare, ma una mano su stringe
sul mio polso.
Mi volto e mi accorgo che è quella di Matt Nicholls, io
lo guardo senza capire, cosa vuole?
“Yukari, ti fumeresti una sigaretta con me?”
“Sì, certo.”
Entrano tutti e rimaniamo solo io e il batterista.
“Matt, cosa c’è che non va?”
“Nulla, se ti stai chiedendo se sono felice per voi, lo
sono.
Lee si meritava una ragazza come te da tanto tempo, anzi
si meritava te e basta perché ti ama.”
“Qual è il problema, allora?”
“Oggi ho visto una persona che non ti farà piacere
incontrare.”
Io corrugo le sopracciglia, chi sarà mai?
Di sicuro non Vic visto che è a un oceano di distanza.
“Chi?”
“Jennie June.”
La sigaretta rischia di cadermi dalle mani, insieme a
Deni è una delle ex storiche di Lee. Per la precisione
è la ragazza che più lo
ha fatto soffrire con i suoi continui tradimenti e le sue richieste di
abbandonare la band, una stronzissima palla al piede.
“Cosa ci fa qui?”
“Non ne ho la più pallida idea.
Forse è qui per caso, forse per ritentarci con Lee, tu fa
attenzione comunque.
Jennie non è il tipo di ragazza da sottovalutare.”
Io annuisco pensierosa.
“Grazie, Matt.”
“Di niente, non voglio che Lee soffra ancora per causa
sua.”
“Hai ragione.”
Continuo a fumare la mia sigaretta molto preoccupata, non
mi piace l’idea che quella tizia ci possa girare attorno, Lee
ne soffrirebbe.
La finisco e butto il mozzicone nel posacenere, entro nel
locale cercando di sembrare il più normale possibile, ma
qualcosa deve tradire
quanto sono agitata.
“Tutto bene, Yukari?”
“Sì, nulla che del buon cibo non possa
curare.”
“Allora siamo nel posto giusto.”
Esclama Oli.
“Ho i miei dubbi, ma si fa quello che si
può.”
“Come puoi mangiare degli animali innocenti senza nemmeno
sentirti in colpa?”
“Perché ho fame?”
Lui scuote la testa, io mi siedo accanto a Lee e gli sorrido.
“Cosa offre il menù?”
“Insalata, qualcosa chiamato seitan e del tofu.”
“Vada per l’insalata, sembra la meno
intimidatoria.”
“Sono d’accordo.”
Oli sbuffa e mugugna qualcosa di incomprensibile.
Quando arriva la cameriera io e Lee ordiniamo
un’insalatona, anche se non basta minimamente a saziare la
fame che abbiamo.
A volte è dura avere un amico vegano!
Finito il pranzo ci separiamo con
la promessa di sentirci
di nuovo per fare qualcosa stasera.
Non appena Oli è fuori dalla portata d’orecchio mi
appendo al braccio di Lee.
“Per favore, portami a un Mac Donald. Sto morendo di
fame.”
“Giuro che stavo per chiederti la stessa cosa! Ho una
fame allucinante, non so come faccia Oli a resistere con una dieta del
genere.
Ci credo che è così magro, per me è
denutrito.”
Io rido.
“Ma no, è solo abituato. Siamo noi che siamo due
irrimediabili cannibali affamati di carcasse.”
“Due iene.”
“Si potrebbe anche dire così, ma adesso
andiamo.”
Lo tiro verso la macchina, mi è sembrato di vedere una
chioma castana familiare.
Lee entra in macchina e guida verso il nostro Mac
preferito, sono lontani i tempi in cui ci veniva anche Oliver, forse
anche
questo fa parte della crescita.
Parcheggiamo e poi entriamo, ordiniamo due sostanziosi
menù e dopo la consueta attesa, ci sediamo felici e contenti
con due mega panini
davanti.
Questo è quello che chiamo pranzo, sarà anche
cibo
spazzatura, pieno di merda e tutto il resto, ma almeno riempie. Non ti
alzi
affamato e con la voglia di andare in un altro ristorante a mangiare
qualcosa,
qui ti sazi.
“Cosa ti ha detto, Matt?”
“Uhm? Nulla di importante.”
“Sei sicura?”
“Sì, certo.”
“Ho l’impressione che tu mi stia
mentendo.”
“Perché dovrei farlo?”
“Magari ti ha detto qualcosa di negativo su di noi e non vuoi
offendermi.”
“Nah, non devi preoccupare.”
“Sarà…”
“Lee, dovresti preoccuparti di più del fatto che
tra poco andremo a fare la
spesa. Riuscirà una star del tuo calibro a fare una cosa
così plebea?”
Lui ride come un matto.
“Non sono Oli, chi credi che faccia la spesa a casa?
Io e sono anche abbastanza bravo, mamma dice che me la
cavo per essere un ragazzo.”
Gonfia le guance come un adorabile criceto per vantarsi, io gliele
pizzico
leggermente.
“Vedremo tra poco, Signore dei casalinghi.”
Lui mi sorride e riprendiamo a mangiare, grazie a Dio
l’argomento Matt Nicholls è archiviato, non mi
andava di dirgli di Jennie,
anche se ho il sospetto che la vedremo in giro.
Finiamo di mangiare e andiamo al supermercato, è un posto
abbastanza spartano per essere un posto di mare famoso come lo
è Brighton.
Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo verso i carrelli,
lui ne prende uno e io ci salto immediatamente dentro.
“No, Yukari! Non siamo più bambini, dai!”
Io gli faccio una linguaccia.
“Esci o non mi muovo di qui.”
Io mi accendo una sigaretta.
“Beh?!”
“Se non hai intenzione di muoverti tanto vale trascorrere
il tempo in modo piacevole.”
Lui alza gli occhi al cielo.
“Sei impossibile, te lo hanno mai detto?”
“Qualche volta, ma io ti piaccio lo stesso no?”
“Ah, purtroppo sì. Non ci posso fare
nulla.”
Io sorrido beata.
Pensavo di non divertirmi durante questa vacanza e invece
sta succedendo, il merito è tutto del fatto che ho
finalmente dato ai miei
sentimenti la possibilità di uscire.
“Lee?”
“Ti voglio bene.”
“Anche io.”
Finisco la sigaretta e finalmente entriamo, qualcuno mi guarda male, io
alzo le
spalle e mi devo trattenere dall’alzare il medio per evitare
che finisca in
rissa.
Dopotutto sono una brava ragazza e noi non diamo mai
inizio a una rissa, al massimo la facciamo finire.
Lee inizia a mettere le cose da comprare nel carrello con
metodo, esattamente come fa quando deve suonare la sua chitarra.
“Sei davvero bravo, non scherzavi.”
“Perché avrei dovuto farlo?”
“Alcuni ragazzi si vantano solo per fare bella figura con le
loro ragazze.”
“Ancora una volta, non sono Oli. Io non mi vanto, dico le
cose solo se so farle
altrimenti sto zitto. Sai che bella figura dire di saper fare questo e
quello e
poi dimostrare che non è vero alla prova pratica.”
“Hai ragione, se proprio un ragazzo posato. Non so se ti
merito, casinista come
sono.”
“Forse ci bilanciamo, come lo ying e lo yang.”
“Forse, anzi probabilmente hai ragione tu.”
Lui sorride e non dice nulla.
Sto bene in sua compagnia, non ho intenzione di farmelo
togliere dalla prima vacca che passa per strada come Jennie.
Piano piano inizio a considerare Lee come mio ragazzo e
io non voglio che qualcuno si prenda le mie cose o le mie persone.
Lui continua a inserire roba nel carrello e ben presto mi
trovo circondata da latte, frutta verdura, carne, acqua e un sacco di
altre
cose. Ci sa davvero fare, ma è meglio non dirglielo, sembra
che non creda in
lui e non voglio che lo pensi.
“Yukari, esci! Non c’è più
spazio per te e per il cibo.”
“Dai, Lee! Aspetta ancora un momento!”
Lui mi guarda e sospira e io guardo il cibo che ormai ha
coperto le mie gambe.
“No, o tu o il cibo e ti voglio bene, ma scelgo il
cibo.”
“Stronzo! Dai, lo posso tenere in mano.”
Lui alza gli occhi al cielo e mi schiaffa in mano una
confezione da sei di birra.
“Ops! La capacità delle tue mani si è
esaurita!”
“Va bene, Malia. Hai vinto.”
Appoggio la confezione di birra nel seggiolino dove di solito si
mettono i
bambini e poi cerco di liberare le mie gambe da quello che lui ha
comprato. Ci
riesco con un po’ di difficoltà, ma alla fine
riesco a scavalcare
il carrello aiutata da Lee che
mi tende una mano sorridendo.
“Pronti per la seconda parte della missione spesa?”
“Pronti!”
Mi fa eco lui.
“Lee!”
Jennie lo chiama, io la vedo, lui no – essendo di spalle
– ma riconosce la voce
e si irrigidisce.
“Lee!”
La sua bocca si tende in una linea dura e stringe i
pugni, chiude gli occhi e si irrigidisce ancora di più,
chiaramente non vuole
voltarsi e vederla, ma lei non demorde.
“Lee!”
Alla fine, molto lentamente, si volta e la fronteggia.
“Ciao, Jennie.”
“Ehi, pensavo fossi diventato sordo! Non mi
rispondevi.”
“Scusa, non ti avevo sentito, ero immerso nei miei pensiero.
Stavo facendo la spesa.”
Lei dà un’occhiata al carrello e ignora
volutamente me
che le riservo un sorriso di ghiaccio e il fuoco negli occhi. Le
telegrafo che
non è gradita e deve andarsene, lei fa finta di non captare
questi messaggi e
rimane ostinatamente dove è.
“Come ai vecchi tempi, sempre la stessa concentrazione.
Sono felice di rivederti.”
“Io non posso dire lo stesso, scusa devo andare.”
“Lee, cerca di passare sopra al passato.”
“Salutami e saluta anche Yukari, io devo andare.”
“Oh, certo.”
La zoccola fa finta di vedermi per la prima volta e mi sorride ipocrita.
“Ciao, Yukari!
Non ti avevo visto, da quanto tempo non ci vediamo!”
“Il tempo che è passato dal nostro ultimo incontro
non è abbastanza per rendere
piacevole questo.
Addio, Jennie.”
Le lancio un’occhiata in cui le faccio capire di stare
lontano da Lee, ma lei
mi riserva uno sguardo di ghiaccio in cui leggo la determinazione a
riprenderselo.
Stronza!
Finiamo di fare la spesa in silenzio, Lee deve essere
turbato da questo incontro, ma ho anche l’impressione che ci
sia dell’altro e
non capisco cosa.
Paghiamo e poi usciamo, nel parcheggio sto per aprire
bocca, ma lui mi precede.
“Allora era questo…”
“Questo cosa?”
“Quello che ti ha detto Matt.”
“Perc…”
“Perché te lo sto chiedendo?
Perché non voglio che mi si nascondano le cose.”
Io sospiro.
“Sì, Matt mi ha detto questo e nessuno dei due te
ne ha
parlato perché non volevamo farti preoccupare.
Speravamo di evitare il fatto che tu incontrassi Jennie,
nessuno voleva nasconderti nulla.”
“Davvero? Avreste dovuto dirmelo, Jennie era la mia ragazza,
in fondo.”
“Lo so, lo sappiamo. Volevamo che tu non reagissi come stai
reagendo ora per
niente.
Avresti potuto non incontrarla mai.”
“Palle, e lo sapete anche voi.
Jennie è venuta a Brighton per una sola ragione e sono
io.”
“Ok, mi dispiace Lee.
Non volevamo farti arrabbiare.”
Lui non dice nulla per un attimo.
“Carichiamo la spesa in macchina e andiamo a casa o si
scioglieranno i surgelati.”
Lui inizia a mettere le borse nel baule, ma io lo fermo.
“Sei arrabbiato?”
“Sì.”
“E perché?”
“Odio che mi si menta.”
“L’abbiamo fatto per te, per favore
credimi.”
“Va bene, ma la prossima volta non fatelo.”
Commenta burbero.
Fantastico, Jennie è già riuscita a fare i primi
danni
facendolo arrabbiare con me e Matt. Forse avremmo dovuto dirglielo, ma
pensavamo solo di proteggerlo, non di ferirlo.
Sospiro di nuovo e lo aiuto a mettere via la spesa in
silenzio, lui è davvero irritato e io darei oro per tornare
indietro nel tempo
e non avere mai saputo in anteprima che la vacca era in circolazione.
Almeno adesso forse la staremmo insultando insieme e non
litigando per colpa sua, non voglio perdere Lee!
Devo parlargli e dirgli la verità, cioè che penso
di
amalo, ma qualcosa me lo impedisce, una sorta di paura irrazionale che
lui in
realtà non mi ami. Perché sta reagendo
così per Jennie?
Ok, è stata la sua storia più travagliata, ma mi
ha anche
detto che mentre stava con lei pensava a me e allora perché
questa rabbia e
questo turbamento?
Forse lui non mi ama davvero.
“Yukari?”
“Sì?”
“Andiamo.”
“Sì, certo.”
Salgo in macchina e adesso nemmeno io ho tanta voglia di
parlare, mi sento insicura su tutto e tutti.
E ho paura, una fottuta paura che non ho mai provato
prima.
Sto per perdere Lee senza nemmeno averlo mai avuto?
Nemmeno in macchina parliamo e quando arriviamo a casa
sua lui scarica la spesa senza dire molto e lo stesso avviene mentre la
mettiamo via.
“Cosa vuoi stasera da mangiare?”
Gli chiedo infine giusto per spezzare questo silenzio.
"Quello che vuoi.”
Io alzo gli occhi al cielo, che risposta dei cazzo.
“Pasta? Carne?”
“A me va bene tutto.”
“Ok.”
Visto che sono appena le quattro di pomeriggio decido di
uscire a fare una passeggiata, fumarmi qualche sigaretta e respirare un
po’ di
iodio, magari quando tornerò Lee non sarà
più arrabbiato.
“Vado a farmi un giro.”
Annuncio con voce incolore.
“Ok, va bene.”
Esco e mi dirigo verso il lungomare, nonostante sia appena giugno
è pieno di
persone, gente che torna dalla spiaggia dopo essersi fatta un bagno,
gente che
gironzola come me. Io cammino un po’, poi mi siedo su una
delle tante panchine e
guardo il mare, dovrebbe essere un qualcosa di rilassante, ma dopo
cinque
minuti una figura torreggia su di me.
Io alzo gli occhi e mi trovo davanti Jennie.
“Cosa vuoi?”
Le chiedo seccata.
“Solo dirti che Lee è mio e me lo
riprenderò.
Oh, certo! Crede di amare te, perché sei la ragazza che
c’è sempre stata nel suo piccolo gruppo di amici,
ma in realtà ama me. Magari
ti ha persino detto che mentre stava con me pensava a me: tutte
stronzate.
Ha sempre amato me e continua a farlo tuttora, se ti ha
detto quelle cose è perché ha bisogno di qualcuno
con cui scopare e non ha il
coraggio di andare a puttane.”
Le sue parole sono come coltellate, ma io non lo do a
vedere, mi alzo lentamente e la fronteggio.
“Adesso hai due scelte: o te ne vai immediatamente e in
silenzio, oppure mi costringerai a prenderti a pugni e non voglio
sporcarmi le
mani con una merda come te.”
“Insulta pure, Yukari.
Ti è sempre venuto bene, ma dentro di te sai che
è la
verità.”
Se ne va
ridacchiando e io rimango
tremante seduta su una cazzo di panchina, con le mani strette a pugno e
goccioline di sudore che solcano la mia faccia.
Sono tutte cazzate, sputi di veleno di un serpente in
forma umana, non le devo credere perché lei vuole che io le
creda e le
semplifichi il riprendersi Lee.
Ora non so cosa fare, non mi va più di passeggiare e non
mi va di rivedere Lee, mi serve una terza opzione.
Prendo un respiro profondo e poi decido, andrò da Tamao,
almeno con lei potrò parlare, una volta presa la decisione
mi sento un pochino
meglio.
Mi alzo dalla panchina e mi dirigo verso lo stesso
quartiere residenziale in cui abitiamo io e Lee e raggiungo
l’ultima casa in
fondo alla via. È molto riconoscibile in mezzo alle villette
vittoriane perché
è una casa giapponese tradizionale.
Suono il campanello e aspetto.
“Chi è?”
Mi risponde Jaime.
“Sono Yukari.”
“Entra pure.”
Mi apre il cancello e io entro.
Sono sicura che adesso starò meglio, questa casa ha
sempre avuto un effetto positivo su di me.
Sorrido.
Angolo di Layla
Ringrazio Nico_Ackerman per le sue recensioni :)
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Capitolo 22 *** 21) Stelle che pensano ai dinosauri. ***
21)
Stelle che pensano ai dinosauri.
Yukari p.o.v.
Il vialetto si snoda in un giardino giapponese con aceri
rossi e statue tipiche.
Finalmente arrivo alla porta, salgo la piccola scala di
legno e busso, Jaime mi apre sorridendo.
“Come mai sei qui?”
“Vorrei parlare con Tamao, se possibile.”
“Certo, è sul portico sul retro.”
Io sorrido, è uno dei miei ambienti preferiti.
Nelle case tradizionali spesso c’è un una
terrazza-portico
che dà sul giardino e questa è davvero speciale.
Si affaccia direttamente in un
laghetto.
E infatti trovo Tamao che beve una lattina di the con i
piedi che sfiorano la superficie dell’acqua.
“Ciao, Yukari!”
Si volta sorridendo.
“Come mai sei qui?”
Io scuoto le spalle.
“Volevo solo parlare con te.”
Cerco di usare il tono più tranquillo che ho, ma qualcosa
nella mi voce deve
tradirmi perché Tamao corruga le sopracciglia e si alza.
“Tutto bene?”
“Non esattamente.”
“Lo sapevo.”
“Chiacchiere tra signore, me ne devo andare?”
“Come preferisci, Jaime.”
“Allora facciamo che porto tre birre.”
Sparisce dentro la casa e io emetto un sospiro pesante, emotivamente
stanca e
distrutta da quello che sarebbe dovuto essere il primo giorno di
vacanza.
Jaime poco dopo torna con le birre e si siede sul portico
insieme a noi, apriamo le lattine e il primo sorso di birra gelata
raggiunge la
gola. Bellissimo.
“Allora? Cosa succede?
Tu e Lee sembravate molto affiatati oggi.”
“Hai usato la parola giusta, Tamao.
Sembravamo.”
Dico amara.
“Cosa è successo?”
Mi chiede Jaime.
“Beh, avete presente che prima di andare a mangiare Matt
Nicholls mi ha chiesto di fumare una sigaretta con lui?”
Annuiscono tutti.
“L’ha fatto per dirmi che Jennie June era a
Brighton.”
“Chi è Jennie June?”
“L’ex storica di Lee, una vera stronza.
L’ha tradito un sacco di volte e voleva
che lasciasse la band.”
Spiega velocemente Jaime a Tamao.
“Abbiamo deciso tacitamente di non dirgli nulla per
evitare che stesse male, dopotutto c’era la
possibilità che non la incontrassimo
mai, invece è successo.
Oggi eravamo al supermercato l’abbiamo incontrata e lei
ha subito cominciato a fare la smorfiosa con lui che è stato
freddo con lei. Il
problema è arrivato dopo, Lee si è arrabbiato
perché gli abbiamo mentito e ha
iniziato a trattarmi piuttosto freddamente.
Ho deciso di farmi una passeggiata e ho incontrato Jennie
che mi ha detto… Mi ha detto che Lee è innamorato
di lei, è sempre stato
innamorato di lei, anche adesso, e che se mi ha detto che pensava a me
mentre
stava con lei è una bugia.
Mi ha anche detto che io sono … sono solo una scopata,
fatta perché non ha il coraggio di andare a puttane.
Io ho paura che abbia ragione, da quando l’ha incontrata
ha cambiato atteggiamento verso di me, è come se qualcosa lo
turbasse. E se
Jennie avesse ragione?
E se amasse ancora lei?
Il fatto è che lei mi ha detto quella cosa di Lee che
pensava a me quando stava con lei ed è la stessa cosa che mi
ha detto lui.
Può essere un caso e se non lo fosse?”
“Yukari, conosco abbastanza Jennie June per sapere che
è
un serpente dalla lingua biforcuta che si inventa bugie per far
soffrire le
persone colpendole nel loro punto debole.
Ha capito che il tuo è Lee e di conseguenza si inventa
palle per farti stare male, non le credere, lo dice solo per
riprendersi Lee.”
“Ma perché lui ha cambiato atteggiamento da quando
l’ha
vista?
Non è che si è accorto che la ama?”
Jaime scuote la testa.
“Jennie è il punto debole di Lee, è la
persona che l’ha
fatto soffrire di più, è ovvio che stia male
vedendola. Gli saranno venuti in
mente i ricordi di quando stavano insieme e di come lei
l’abbia fatto stare
male, non credo sia ancora innamorato di lei.”
“Ok, Jaime. Tu cosa dici, Tamao?”
“Io penso che Jaime abbia ragione. Basta notare come ti
guarda e ti ha sempre guardato per notare che gli piaci e che ti ama e
poi i
ragazzi non confessano tanto facilmente i loro sentimenti. Se
l’ha fatto
significa che è vero.”
Il mio cellulare si mette a suonare all’improvviso, io
guardo il mittente ed è Lee.
“Pronto?”
“Ciao, Yukari. Dove sei?
È quasi ora di cena.”
Io do un’occhiata al cellulare di Tamao e noto che sono quasi
le sette.
“Scusa, ero da Tamao e Jaime. Arrivo subito.”
“Hai incontrato qualcuno?”
“Cosa vuoi dire?”
Sento un sospiro dall’altra parte.
“Lo sai. Mi riferisco a Jennie.”
“Sì, l’ho incontrata e mi ha
parlato.”
“Lo immaginavo. Potresti venire a casa per favore?
Ho ordinato dal cinese.”
“Ok, arrivo.”
Chiudo la chiamata e guardo i miei amici.
“Devo andare, ci vediamo in giro.”
“Va bene. Ciao, Yukari.”
Tamao mi abbraccia.
“Yukari non pensare a quello che ti ha detto Jennie, mi
raccomando.”
Mi dice Jaime.
“Va bene.”
Con il cuore stretto dall’angoscia lascio la mia casa
delle vacanze e mi dirigo verso quella di Lee. Mi hanno detto di non
fidarmi di
Jennie e in buona misura hanno ragione, ma la mia paura di perdere Lee
non è
svanita, temo che quella zoccola finirà per avere quello che
vuole.
Arrivo alla casa che conosco bene, apro il cancello e poi
la porta e subito un piacevole profumo di cibo raggiunge il mio naso,
Lee ha
effettivamente preso qualcosa al cinese.
Mi metto le ciabatte e poi vado verso la sala da pranzo,
il tavolo è apparecchiato, ma Lee non
c’è.
“Lee?”
Chiamo piano.
“Sono qui.”
Dice una voce dietro di me che mi fa spaventare, Lee ha in mano due
lattine di
birra e il viso in ombra.
“Ah, sei qui.
Mi hai fatto spaventare.”
“Scusa, non volevo.
Adesso è tutto pronto, vieni.”
“Ok.”
Lo seguo e ci sediamo entrambi al tavolo, io prendo un paio di ravioli
e un po’
di riso alla cantonese, si parte dal primo a mangiare, no?
“Come mai eri da Tamao e Jaime?”
“Sono miei amici, ho fatto quattro chiacchiere, è
la loro luna di miele ed ero
anche un po’ curiosa.”
“Capisco. Avete parlato anche di Jennie?”
Io mi irrigidisco.
“Preferirei non parlare di questo argomento.”
“Io invece sono del parere contrario, l’hai
incontrata, vero?”
“Sì.”
“Cosa ti ha detto?”
“Lee, è proprio necessario?”
Lui sospira.
“Lo so che non è piacevole, ma ho bisogno di
sapere cosa
ti ha detto per provare a rimediare ai danni.”
“Preferirei non parlarne, davvero.”
“Yukari…”
“Va bene, va bene. Se proprio ci tieni a rendere questa cena
spiacevole te lo
dirò.
Dice che sei suo e che ti riprenderà. Che credi di amarmi
perché sono sempre stata l’unica ragazza nel tuo
piccolo gruppo di amici e che
magari credevi di amarmi quando stavi con lei, ma che sono tutte
stronzate.
Tu hai sempre amato solo lei e che adesso mi dici queste
cose solo perché hai bisogno di scopare e non hai le palle
per andare a
puttane.
Ecco, adesso sei felice?
Mi è passata la fame, vado a fumare.”
Mollo a metà il mio piatto ed esco per andare al mio solito
angolo vicino alla
piscina, è un lago dorato dagli ultimi raggi del sole. Mi
accendo una sigaretta
e aspiro la prima graffiante boccata, ricacciando indietro le lacrime.
Poco dopo la portafinestra si apre di nuovo ed esce anche
Lee che si siede sulla sdraio vicino alla mia.
“Yukari, devi ascoltarmi.
Non devi credere a nulla di quello che dice Jennie. A
nulla, mi hai capito?
È sempre stata gelosa di te, non ti ha mai sopportato e
non vede l’ora di farti del male.
Non è vero che penso ancora a lei, non è vero che
mi sono
dichiarato per avere qualcuno con cui scopare e non è vero
che voglio stare con
te perché non ho il coraggio di andare a puttane.
Queste sono stronzate, tutto quello che dice lei sono stronzate
e non le devi credere.
Non voglio tornare con lei, mi fa schifo.
Lei non mi ama, ama solo il Lee chitarrista famoso, non
il ragazzo che sta dietro all’immagine della rockstar, ok?
Lei vuole distruggere il mio mondo, lei voleva che
mollassi la band per stare con lei, lei è una stronza
egoista e non va
ascoltata, per favore, mi devi credere.”
Io rimango in silenzio continuando a fumare.
“Davvero preferisci credere a una ex piena di odio
piuttosto che a me?”
“Il problema, Lee, è che non so più a
chi credere.
È questo il problema, perché lei sarà
anche un serpente a
sonagli, ma non puoi negare di essere stato malissimo per lei e sono
certa che
sentimenti del genere non si possano dimenticare facilmente.”
“Yukari.”
“Lasciami fumare in pace.”
“Yukari, non permetterle di distruggere quello che si
è
creato tra di noi, ti prego.”
Detto questo lui rientra in casa lasciandomi piena di dubbi.
A chi devo credere?
La sera è scesa su Brighton con naturalezza.
Il sole si è fatto il suo bagnetto nel mare colorandolo
di rosso, arancio e oro, poi nel cielo è rimasta solo una
striscia verde acqua
a commemorare il giorno e se ne è andata infine –
vedova giornaliera – per
lasciare spazio al manto scuro della notte trapuntato di stelle.
Lee è seduto sul divano a guardare la tv e io sto
disegnando sul tavolo qualcosa che non riesce a prendere forma,
continuo a
cancellare e a mettere nuove righe sul foglio.
Alla fine il cellulare di Lee suona per l’arrivo di un
messaggio che lui legge.
“È Nicholls. Chiede se ci va di uscire, a quanto
pare
hanno riaperto quel posto sul lungomare dove andavamo quando eravamo
pischelli.”
“Il Jamaica? Quello con le specialità tropicali,
la musica reggae e le casse
usate come sedie?”
“Ah ah.”
Dentro di me si scatena una guerra, da una parte voglio andare,
dall’altra
l’idea di poter vedere Jennie di nuovo mi terrorizza.
Rimango in silenzio mordicchiando la matita e pensando a
che fare.
“Allora? Che gli dico?”
“Io non esco, non me la sento.
Magari ci vado domani da sola, ma stasera no.”
“Che? Ma se eri quella a cui quel posto piaceva di
più!”
“Lo so! Ma ho paura.”
“Di che? Di bere troppo rhum?”
Io sospiro e abbasso gli occhi.
“Di incontrare Jennie di nuovo, due volte in un giorno
sarebbero troppo.”
Lui batte un pugno sul tavolo e impreca sottovoce contro la sua ex.
“Va bene. Adesso scrivo a Matt.”
Digita il messaggio e gli arriva subito la risposta.
“Ci si vede là alle dieci e mezza, vado a
prepararmi.”
Sale in camera sua e immediatamente il mio cellulare inizia a suonare e
manco a
dirlo è Nicholls anche sul mio, io esco e rispondo mentre mi
siedo su una delle
solite sdraio.
“Qual è il problema, Yidashi?
Ho scelto quel posto perché sapevo che ti piaceva e
perché speravo tu
potessi tubare un pochino con Lee.”
“È successo un casino dubito che avremmo
tubato.”
Rispondo con l’ennesimo sospiro di questa serata storta.
“Che casino è successo?”
“Sai che dovevano andare a fare la spesa?”
“Ah ah.”
“Abbiamo incontrato Jennie e lei ha fatto la gatta
morta.”
“Merda.”
“Da lì ha capito che tu mi avevi detto che Jennie
era in circolazione e si è
arrabbiato perché gli abbiamo mentito. Dopo sono andata a
farmi un giro e ho
incontrato la vacca che mi ha sputato addosso veleno dicendo che Lee
stava con
me solo perché aveva bisogno di scopare e che amava lei.
Lee mi ha costretto a dirglielo e mi ha rassicurato
dicendo di non credere a nulla di quello che dice lei.”
“Ma…”
Mi dice Matt.
“Sono confusa e ho paura che lei possa avere ragione. Lee
ha reagito davvero male quando gli ho detto di Jennie.”
“Ma ti ha anche rassicurato.”
“Ed è esattamente perché sono confusa,
mi sembra che tutto quello mi abbia
detto possa non essere vero.”
“Il che è sbagliato, stai facendo il gioco di
Jennie
comportandoti così.”
“Forse hai ragione.”
“Allora vieni stasera.”
“No, non me la sento. Scusa, Matt.”
Lui sospira.
“Ok, Yukari. Promettimi almeno che non passerai la serata
a piangere.”
“Va bene, divertitevi.”
“Sì, ciao.”
Chiudo la chiamata e mi sdraio sul divano, abbracciando
il cuscino che Lee teneva in mano fino a poco tempo fa.
“Chi era al telefono?”
Mi domanda .
Io decido di dirgli la verità, mentire non è una
buona
politica, me lo ha insegnato la storia di Jennie.
“Matt Nicholls.”
“E cosa ti ha detto?”
“Di crederti e di venire stasera.”
“Ma tu non farai nessuna delle due cose, vero?”
“Non verrò stasera, ma può darsi che ti
creda.”
“Venire a Brighton non è stata una buona
idea.”
Commenta prima di andarsene.
No, non è stata affatto una buona idea, tutto sta cadendo
a rotoli.
Doveva essere una vacanza rilassante, un modo per
dimenticare del tutto Vic, e un’occasione per rinsaldare la
nostra amicizia
facendo qualcosa che facevamo in passato, ma non è stato
così.
Era partita bene, potevo davvero tubare con Lee e dirgli
che lo amo a un certo punto, invece si è messa in mezzo
Jennie e tutte le carte
sono state scompigliate.
Lee forse non la ama, ma lei non gli è indifferente,
un’ombra è caduta su di lui da quando
l’ha vista e non so a cosa sia dovuta.
Rabbia?
Nostalgia?
Capire che la ama ancora?
“No, non la ama. Non mi avrebbe detto quello che mi ha
detto se la amasse ancora, ci tiene alla nostra amicizia.”
Dico ad alta voce nel silenzio della casa.
“Ti ha persino detto che mentre stava con me pensava a te:
tutte stronzate.
Ha sempre amato me e continua a farlo tuttora, se ti ha
detto quelle cose è perché ha bisogno di qualcuno
con cui scopare e non ha il
coraggio di andare a puttane”
Replica la voce dell’ex di Lee.
“Vattene, demone.
Vattene via, non ti renderò le cose facili.”
Mi alzo dal divano, vado al piano superiore e mi metto un costume da
bagno.
È sera e c’è già buio, ma la
piscina della casa è
illuminata da dei faretti e ci sono delle luci esterne che aspettano
solo di
essere accese. Le accendo e poi mi tuffo nell’acqua, sembra
di entrare in un
iceberg sciolto, ma io faccio finta di nulla.
Riemergo e faccio un po’ il morto per abituarmi alla
temperatura, intanto guardo le stelle, scintillano così
lontane, così belle e
così indifferenti ai problemi umani.
Alcune di loro sono già morte e forse negli ultimi
istanti della loro vita pensavano ai problemi dei dinosauri, chi
può saperlo.
Lee mi ama?
“Sì.”
Sembrano sussurrare lentamente loro.
È solo quel po’ di pioggia che serve per
raggiungere
l’arcobaleno, solo quello, presto andrà tutto bene
di nuovo e Jennie sarà
ancora solo un ricordo lontano.
Torno sott’acqua con la testa piena di pensieri
contradditori e cerco conferma in questo blu illuminato a tratti dai
faretti,
che gli dona pozze azzurre.
Muovo lentamente le braccia aspettando di raggiungere
quella calma che provo sempre quando nuoto ma stasera sembra essersene
andata lontano.
Scoraggiata riemergo e guardo ancora un po’ le stelle,
poi esco dalla piscina, mi avvolgo in un asciugamano e vado a farmi una
doccia
calda. Fatta quella e asciugati i capelli esco di nuovo a fumarmi una
sigaretta,
cosa posso fare adesso?
Forse la cosa migliore sarebbe uscire a fare una
passeggiata, ma sono sicura che se dovessi farlo non resisterei alla
tentazione
di fare un salto al Jamaica e non so se mi piacerebbe vedere Jennie che
ci
prova con Lee. Senza contare che quella voce che mi dice che lui
potrebbe
accettare le sue avances diventerebbe più forte e io non
voglio.
Sospirando torno dentro e do un’occhiata ai dvd di Lee e
alla fine trovo quello de “Il mio vicino Totoro”,
mi riporta alla mente la
volta che l’ho visto con i Pierce The Veil e Tamao, ma non mi
importa. È
abbastanza poetico da distrarmi e Dio solo sa quando abbia bisogno di
poesia e
magia nella mia vita.
Inserisco il dvd e mi immergo nelle avventure di Satsuki
e Mei, nei loro incontri con il misterioso fantasma Totoro e mi sento
meglio.
Mi sento così bene
che mi addormento durante la visione, che stupida.
Mi sveglio la mattina dopo, ma non sono sul divano, ma
sul letto matrimoniale che divido con Lee, in pigiama e coperta
amorevolmente.
Chi mi ha portato qui?
Deve essere stato lui,
non posso esserci arrivata da sola!
Tasto l’altra metà del letto, ma è
vuota e fredda, come
se non ci avesse dormito nessuno, mi volto e noto che in effetti
è intatta. Lee
mi ha portata a letto, ma non ha dormito qui, il cuore mi si stringe.
Perché?
E dove è adesso?
Mi metto le ciabatte e controllo la camera degli ospiti:
completamente intatta, nemmeno qui ha dormito qualcuno.
Il mio cuore inizia a battere più veloce, sempre
più
preoccupato, dov’è Lee?
Scendo al piano inferiore e scorgo una figura informe sul
divano, mi avvicino senza fare rumore e vedo lui che dorme avvolto in
una
coperta, il berretto grigio che porta sempre appoggiato sul basso
tavolinetto
che c’è lì vicino.
Mi perdo interi minuti a guardarlo, sembra un bambino,
così indifeso e fragile.
Non voglio assolutamente perderlo né cederlo a Jennie, ma
ho paura che dovrò farlo, perché stanotte pur
avendomi portato a letto non è
rimasto a dormire con me?
Perché ha scelto di dormire sul divano?
Forse ha la coscienza sporca?
Forse ha fatto qualcosa che non doveva stanotte?
Mi allontano silenziosa dal divano ed esco fuori con una
sigaretta in mano e le lacrime che minacciano di uscire dagli occhi, un
piccolo
singhiozzo finisce per sfuggirmi, ma lui non lo sente per fortuna.
Fuori mi accendo la sigaretta e lascio che le lacrime
scorrano sulle mie guance, ho una paura fottuta, paura di avere perso
la mia
occasione in questo mese in cui abbiamo vissuto insieme, ma –
cavolo! – chi
pensava che Jennie sarebbe tornata alla carica?
Penso nessuno, dopo Deni sembrava archiviata del tutto,
il che purtroppo non è vero, il fattore ex si è
ripresentato.
Cosa devo fare?
C’è una parte di me che mi suggerisce di scappare
ora che
Lee dorme, che il mio appartamento a Londra ora è libero e
che non è il caso di
farsi del male assistendo al ritorno di fiamma tra lui e la vacca;
un’altra mi
dice che così facendo gli spezzerei il cuore.
Ma il suo cuore è mai stato mio?
Si potrebbe davvero spezzare a causa mia?
Sono talmente presa nei miei pensieri che non mi accorgo
che la mia sigaretta è ormai spenta fino a quando qualcuno
non me la toglie di
mano: Lee.
Io sobbalzo.
“Cosa ci fai qui?”
“Mi sono svegliato e sono salito a vedere se fossi sveglia
anche tu, ma non
c’eri e ti ho trovata qui.
Come mai quell’aria imbambolata?”
“Pensieri miei, entriamo a fare colazione?”
Lui annuisce perplesso.
Cammino come un’acrobata sul filo della normalità
per
evitare il disastro, spero di farcela.
Spero che Jennie non vinca, ormai sono certa di amarlo.
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Capitolo 23 *** 22)La fine della guerra. ***
22)La
fine della guerra.
Yukari p.o.v.
Ci sono giornate che iniziano in modo strano, come
questa.
Io e Lee siamo insolitamente zitti a colazione, sembriamo
tutti e due spaventati dall’eventualità che inizi
una conversazione,
probabilmente perché non sapremmo dove potrebbe finire e non vogliamo che finisca
per toccare
argomenti sgraditi.
Alla fine sono io a prendere coraggio.
“Com’è andata ieri sera?”
“Oh, non male.
C’era la musica reggae che ti piace, quei drink tropicali
e le casse come sedie, avresti dovuto venire anche tu o forse no. Forse
è
meglio che tu sia rimasta a casa.”
Io alzo un sopracciglio.
“Perché?”
“Hannah e Oli hanno litigato tutta la serata.”
“Come mai?”
Lui beve un sorso di caffè.
“Uhn, all’inizio della serata è arrivata
al nostro tavolo
una modella della Drop Dead che si chiama Alissa ad Hannah non
è piaciuto
molto, a quanto ho capito non è la prima volta che succede.
Credo che lei abbia
paura che Oli abbia una storia con questa Alissa.”
“Ah ah, Hannah ha ragione o è solo una
paranoia?”
Lui scuote le spalle.
“Tutto può essere quando c’è
di mezzo Oli Sykes.”
“E tu?”
“Io cosa?”
Finisco l’ultimo sorso del mio caffè.
“È spuntata Jennie?”
Lui si incupisce e già questo mi dà una risposta
affermativa.
“Sì, è arrivata.”
“E?”
“Niente, Yukari. Puoi immaginare cosa sia successo, lei ci ha
provato
pesantemente con me.”
“Questo lo avevo immaginato, tu come hai reagito?”
“L’ho respinta, non mi interessa tornare con lei,
è un danno con le gambe.”
“Ma la cosa non ti ha lasciato indifferente.”
“Eh?”
Mi guarda stupito.
“Se non ti avesse colpito in qualche modo avresti dormito
con me, invece di limitarti a portarmi a letto e poi dormire sul
divano.”
Lui non dice nulla.
“Lee?”
“Non so perché l’ho fatto, ok?
Mi dispiace, forse ero solo ubriaco e avevo paura di
perdere il controllo.”
“Non mi pare ti sia dispiaciuto quando hai perso il controllo
prima della
partenza per Brighton.”
“E a te? A te è piaciuto?”
“Sì.”
Rispondo senza esitare nemmeno un secondo, guardandolo dritto negli
occhi, poi
mi alzo e fumo la seconda sigaretta della giornata, pensando che non
è iniziata
bene.
Cosa ha fatto di preciso Jennie ieri sera?
Qualcosa deve avere combinato se lui ha preferito non
dormire con me, ma cosa?
Lui non me lo dirà di sicuro, così il mio
cervello può
divertirsi – si fa per dire – con le peggiori
ipotesi: da un bacio, a una
scopata nei cessi, o una confessione o chissà che altro.
Il mio cervello rischia di esplodere da un momento
all’altro, così mi prendo la testa tra le mani.
“Tutto bene?”
Mi domanda Lee, che è uscito nel frattempo.
“E me lo chiedi?
Chissà cosa è successo ieri sera con
Jennie.”
“Non è successo nulla, ti prego, credimi.
Io non voglio tornare con lei, non ne vale la pena.”
Il suono del cellulare impedisce che questo degeneri in
una discussione seria, è Matt Kean.
“Pronto?”
“Ciao, Yukari! Noi adesso andiamo in spiaggia, voi cosa
fate?”
“Arriviamo, adesso lo dico a Lee.
Ciao, Matt.”
Chiudo la chiamata.
“Chi era?”
“Matt Kean.”
“E cosa voleva? Cosa devi dirmi?”
“Che loro sono in spiaggia e vorrebbero che li
raggiungessimo, io ho detto di
sì.”
“Capisco, allora vado a prepararmi.”
“Sì, vado anche io.”
Il litigio per questa volta è stato evitato, per quanto
tempo riusciremo ancora
a farlo?
Mi sembra di sentire la risata odiosa di Jennie e vorrei
ammazzarla, ma penso che non riuscirei a farlo passare per un suicidio
o una
morte accidentale.
Salgo al piano superiore, prendo un costume da bagno e
vado in bagno a mettermelo, poi indosso un semplice paio di shorts e
una
maglietta. Preparo una borsa con le cose che potrebbero servirci con
l’aiuto di
Lee che sembra tornato cordiale, come se non avessimo mai discusso. Non
riesco
a capire questo comportamento, non riesco a capire come passi
dall’essere
turbato per qualcosa alla normalità più assoluta.
Devo assolutamente sapere cosa sia successo ieri sera e
la band può dirmelo, escluso Oli che sarà
sicuramente di cattivo umore.
Una volta che è tutto pronto usciamo e ci dirigiamo alla
spiaggia dove andiamo di solito che dista un quarto d’ora di
cammino che Lee
riempie parlando di cazzate assecondato da me.
Arrivati Matt Nicholls ci viene incontro sventolando il
suo cappello da pescatore.
“Dove eravate, dormiglioni?
Pensavamo voleste renderci zii!”
“Che dici? Io non sapevo nemmeno che dovevamo vederci
questa mattina.”
“Lee non te lo ha detto?”
“No.”
Io lo guardo.
“Scusa, ero ubriaco. Me lo sono dimenticato.”
“Sempre il solito, Malia.”
Do un’occhiata al resto della banda e noto che manca Hannah,
ci sono solo Emma
e Chloe che chiacchierano tranquillamente.
Ci avviciniamo per prendere possesso delle nostre due
sdraio e noto l’aria seccata di Oliver, che continua a
guardare il cellulare e
non si è nemmeno tolo le scarpe.
Forse dovrei parlargli, ma non saprei che dirgli, che lui
flirti non è una novità. Ha sempre avuto questo
vizio e di certo il matrimonio
non poteva toglierglielo, spero solo che si sia limitato a fare lo
scemo perché
da quando sta con Hannah è davvero migliorato come persona.
In fondo è grazie a
lei che ha smesso con la ketamina.
In ogni caso non sono affari miei e non saprei che fare
per sistemare le cose, non so nemmeno sistemare la mia storia con Lee.
In ogni caso il mio quasi ragazzo si toglie la maglietta
e va verso l’oceano e ben presto anche gli altri lo seguono
lasciandomi da
sola.
Do un’occhiata a Oli, credo che alla fine dovrò
parlare
con lui che io lo voglia o meno.
Il sole è caldo, ma non troppo visto che siamo solo a
giugno e non siamo in Italia o in qualche posto dal clima
più mite. Io sono
seduta sulla mia sdraio, Oli sulla sua, non si è ancora
tolto le scarpe.
“Puoi togliertele.”
Dico per spezzare la tensione.
“Uhn?”
“Le scarpe, puoi togliertele, siamo in spiaggia.”
“Ah, giusto.”
Si toglie scarpe, calzini e la maglietta rimanendo solo in jeans senza
perdere
la sua aria pensosa e preoccupata.
“Cosa succede Oli?”
“Sarei io a dovertelo chiedere.”
“Se c’è qualcosa che non va puoi
parlarmene almeno non andrò fuori di testa
pensando ai miei problemi.”
“Jennie?”
Annuisco piano guardando verso il mare.
“Non riesco a capire cosa provi Lee per lei, è
turbato da
quando l’ha vista, non sembra più nemmeno lo
stesso ragazzo che si è dichiarato
a me.”
“Jennie è cancro, una tizia di cui liberarsi e Lee
lo sa.”
“Tu come stai invece?”
“Male, le cose vanno male, Yukari.”
“Perché flirti?”
Lui sospira.
“Ecco un’altra che pensa che io la
tradisca.”
Il commento è piuttosto amaro.
“Io non penso che tu la tradisca, penso che tu
semplicemente possa aver flirtato con qualche ragazza, hai sempre avuto
questo
vizio. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
“A volte il lupo può perdere sia il pelo che il
vizio se
vuole, non sono io quello infedele anche se lei lo racconta a tutti i
suoi
amici.”
“Cosa vuoi dire?”
“Ok, io non sono perfetto, ma lei vive praticamente
attaccata al culo di un tatuatore.”
“Eh?”
“È sempre con lui e ci va a letto, lei pensa che
io non
lo sappia, ma lo so.
Lo so e non ce la faccio più, lui non è un tizio
a posto.
È un violento, è uno che la tratta male, che la
costringe, viene da me e chiede
aiuto. Io litigo con questo tizio e poi finisce che lei ci va a letto
lo stesso
e a casa è sempre in crisi.
Non è mai bella abbastanza, vuole essere perfetta e non
so per chi, io le dico che per me lei lo e già e non mi
crede. È sotto il
potere di quel tizio, te lo dico io.
È coperta di suoi tatuaggi e poi dice che è tutta
colpa mia
e altra merda di cui non mi va di parlare.”
“Mi dispiace, Oli.”
“Dispiace anche a me, non mi aspettavo un matrimonio
perfetto, ma nemmeno
questo.
Non so cosa fare, io la amo ancora.”
Rimango in silenzio, non so cosa dirgli.
Vorrei avere la bacchetta magica e sistemare tutte queste
situazioni incasinate, ma non ce l’ho, sono solo io: Yukari,
non una strega.
All’improvviso una secchiata d’acqua colpisce me e
Oli
facendoci sobbalzare e imprecare.
Un sogghignante Matt Nicholls mostra la sua faccia sovrastata
da quell’assurdo cappello da pescatore o muratore.
“Che cazzo fai, Nicholls?”
Urla Oli.
“Volete venire a nuotare o volete continuare a
confessarvi i reciproci peccati?
Quante ave maria deve dire Oli e quante Yukari?”
“Quanto sei coglione! Non sono un prete, una suora, una
miko o qualsiasi altra stramaledetta
sacerdotessa!
Come se poi Oli si facesse confessare da un esponente di
una qualsiasi religione!”
“Potresti fare la sacerdotessa, ce l’hai
l’abilità di
fare prediche.”
Se la ride il batterista, io e Oli sbuffiamo.
Il cantante rimane in jeans e non accenna ad andare verso
il mare, io invece mi spoglio e rimango in costume e me ne vado con
Matt.
Non appena siamo fuori dalla portata delle orecchie di
Oli mi decido a parlare.
“È davvero così brutta la situazione
con Hannah?”
“Sì, direi di sì.”
“Non lo sembrava quando sono arrivata.”
“È precipitata senza che nessuno se ne accorgesse,
lei
crede che lui la tradisca, lui sospetta lo stesso perché lei
trascorre molto
tempo con un suo amico tatuatore.
Non so cosa pensare, so solo che se una bomba deve
scoppiare scoppierà, nonostante il tuo impegno per far
sì che non succeda.”
Ha ragione, non possiamo fare altro che aspettare e stare
accanto a Oli se dovesse finire male.
Chiacchierando arrivo fino alla battigia, lì il mio cuore
si ferma per un attimo o due e poi riprende a battere: Jennie e Lee
stanno
parlando.
Sembrano andare molto d’accordo, lei sorride, lui pure
seppure in modo
impacciato, all’improvviso lei lo bacia.
Basta! Per me è troppo!
La mia bomba è scoppiata e non rimane altro che raccogliere
i pezzi della mia
vita e del mio cuore.
Mi volto e corro via, veloce come il vento, afferro la
mia borsa da mare e poi esco dalla spiaggia a piedi nudi, incurante
delle urla
di Matt e di Lee.
Non sono mai stata una grande atleta, ma raggiungo la
casa di Lee in pochissimo tempo, inizio a buttare rapidamente e a caso
le mie
cose nella valigia, impresa che non richiede molto tempo dato che non
avevo
ancora svuotato quella che avevo usato per venire qui.
Mi infilo un vestito rosso e un paio di ciabatte e poi
trascino la valigia fuori casa e mi incammino verso la stazione. Voglio
tornare
a Londra al più presto, poi non so cosa farò:
forse tornerò a Sheffield, forse
me ne tornerò a San Diego. Adesso tra il vedere Vic e il
vedere Lee preferisco
la prima.
Arrivo alla stazione sudata e sconvolta, riposo un attimo
sulle panchine che ci sono fuori e asciugo il sudore, infine entro e mi
metto
in coda alla biglietteria.
“Buongiorno, signorina. Desidera?”
Mi chiede l’impiegata.
“Vorrei un biglietto per il primo treno per Londra.”
“Sì, certo. Il prossimo arriverà tra
un’ora.”
Stampa il biglietto e poi mi dice quanto costa, ritiro il biglietto e
pago.
Fuori dalla biglietteria controllo il grande tabellone
elettronico e cerco il mio treno, che parte al binario 5 ed
è lì che mi dirigo.
Anche lì ci sono delle panchine e io mi siedo, la valigia
accanto a me, mi accendo una sigaretta e finalmente mi concedo di
scoppiare a
piangere. Lacrime salate solcano le mie guance, il mio petto
è squassato dai
singhiozzi, è delusione cocente quella che sento, io ci
credevo davvero in una
possibile storia con Lee.
Io avevo creduto alla sua dichiarazione e pensavo di
poter costruire un futuro insieme a lui, ma lui non mi ama, non mi ha
mai amato.
Jennie aveva ragione, nella sua testa e nel suo cuore
c’è sempre stata solo lei
e – Cristo! – fa male sapere che per un
po’ di sesso ha mandato a fanculo
un’amicizia che durava da anni.
Fa un male cane.
All’improvviso mi sembra di non conoscere più
l’amico di
una vita intera, di aver avuto a che fare con un estraneo che mi ha
spezzato il
cuore.
Mi accendo una sigaretta e aspetto mischiando lacrime e
nicotina, spero che Lee sia felice d’ora in poi con Jennie.
Finalmente il mio treno arriva al binario, le persone
scendono e io inizio a salire con la mia valigia in mano, una mano si
stringe
attorno al mio polso e mi blocca.
Chi diavolo è?
Mi volto e mi trovo faccia a faccia con Lee, la mia mano
parte da sola e gli assesta uno schiaffo sonoro che gli fa voltare la
faccia
dall’altra parte.
“Lasciami andare.”
Ringhio.
“No.”
“Cosa vuoi?”
Urlo esasperata, facendo voltare parecchie teste verso di noi.
“Il mio cuore lo sei preso e il mio corpo anche, non
c’è
più nulla che possa darti. Va da Jennie, è quello
che ha sempre voluto, no?”
“Quello che voglio è parlare con te, hai frainteso
la situazione.”
“La scusa più antica del mondo.”
“Sì, probabile. In questo caso è la
verità e vorrei che tu m lasciassi
spiegare, poi potrai prendere il dannato treno e andare dove
vuoi.”
“Lasciami andare, Lee. Se davvero una volta sei stato mio
amico, lasciami andare.”
“Siccome sono ancora tuo amico non lo
farò.”
Io sospiro stanca e ferita, non ho più la forza di
oppormi.
“Va bene, Lee.”
Scendo dal predellino e mi siedo su una delle panchine, accendendomi
l’ennesima
sigaretta.
“Avanti, parla.”
“Quando sono arrivato all’oceano ho incontrato
Jennie, sospetto che mi
aspettasse, tipo predatore.”
Io sbuffo.
“Abbiamo iniziato a chiacchierare e lei ci provava
pesantemente, non sapevo come liberarmi di lei.”
“E hai pensato bene di farlo baciandola, dandole quello che
ti chiedeva.”
Lui scuote energicamente la testa.
“No, se si potesse berrei la candeggina per disinfettare
dove le sue labbra di merda si sono posate sulle mie!
Cristo, stavo pensando a come togliermela dai piedi
quando si è buttata su di me e mi ha baciato, io non ho
nemmeno replicato, ero
confuso, non capivo perché avesse interrotto così
bruscamente il suo teatrino.
Poi ho visto una figura scappare e Matt che gridava il
tuo nome e ho capito il perché, voleva ferirti, voleva che
tu ti togliessi dai
piedi, perché ha paura di te.
Ha capito che non ha chances, che tu mi piaci davvero e
allora ha cercato di impedirti di stare con me. Sai, la storia del
“se non
posso averlo io, non lo avrà nemmeno lei” e direi
che ci è riuscita.”
“Tu cosa hai fatto?”
“Uh?”
“Dopo tutti i tuoi ragionamenti filosofici cosa hai
fatto?”
“Ho spinto via Jennie e l’h mandata a fanculo, poi
sono venuto a cercarti.
Prima a casa, ma non c’eri e mancava la tua roba, poi alla
stazione dei pullman
e infine qui.
Io ti amo, Yukari.
Per favore, credimi.”
La sua voce è disperata, io sospiro di nuovo.
“Ti amo anche io, Lee. Sì, alla fine ce
l’hai fatta a
farmi innamorare di te, ma non ti credo.”
Mi alzo dalla panchina, spengo la sigaretta, prendo la valigia e mi
avvio verso
il treno.
“Addio, Lee.
Spero sarai felice con Jennie o qualcun’altra.”
Salgo sul treno e con la coda degli occhi lo vedo abbassare il capo e
piangere
in silenzio, chiudo gli occhi e mi siedo sul primo sedile libero.
Do di nuovo sfogo alle mie lacrime e inizio a pensare.
Perché venire a cercarmi se ha riavuto Jennie?
Perché dirmi che mi ama se ha riavuto la ragazza che
voleva?
Forse ha ragione lui, Jennie ha fatto quello che ha fatto
per evitare che io mi mettesse con Lee perché è
invidiosa di me e vuole farmi
del male. Conoscendola, sarebbe capacissima di farlo, ama far soffrire
a gente,
amici o nemici non importa, lei è felice nel dolore.
Io gliela sto dando vinta andandomene e la cosa non mi
piace per niente, ma ho paura nel buttarmi in questa storia con queste
premesse.
Lee mi ama?
-Se non ti amasse non
sarebbe venuto a supplicarti di non
partire, ti avrebbe lasciato andare e basta.
E poi ha pianto, lo sai
che è molto difficile che lui
pianga, che altre prove vuoi?
Che si uccida per te?
Ti stai facendo guidare
dall’orgoglio e questo non va
bene,Yukari. –
Bercia la mia coscienza e ha fottutamente ragione.
Non posso permettere che Jennie l’abbia vinta, amo Lee e
non posso lasciarmelo scappare!
Mi alzo di scatto e corro verso la porta, una alla volta
si stanno chiudendo tutte perché il treno è in
partenza, lancio la valigia
sulla banchina e poi mi lancio anche io, cadendo sull’asfalto
duro e ruvido.
Fa male, ma mi rialzo subito, mi accorgo che ho fatto
appena in tempo perché il treno ha iniziato a muoversi,
afferro la valigia e
inizio a correre.
Via, verso l’uscita!
Mi faccio largo tra la folla fino a quando non arrivo
alle scale che percorro alla velocità della luce, arrivo al
grande atrio e mi
guardo attorno: non c’è traccia di Lee, deve
essere uscito.
Esco anche io e mi guardo attorno, c’è una folla
di
persone, macchine, motorini, taxi e persino il pullman, ma lui non
c’è.
“Lee!”
Urlo, ma non ricevo risposta.
“Lee!”
Urlo di nuovo, ma nessuno risponde.
“Lee…”
Sussurro e poi mi lascio cadere in ginocchio, ricominciando a piangere
per
l’ennesima volta in questo giorno di merda. Una mano si posa
gentilmente sulla
mia spalla e io sussulto perché mi sembra di riconoscere
questo tocco.
Alzo gli occhi e mi scontro con quelli blu di Lee, gli
butto le braccia al collo e lo bacio come se non ci fosse domani,
felice di
averlo ritrovato.
Quando mi stacco da lui lo guardo e noto che ha gli occhi
rossi.
“Ti amo, brutto stronzo.
Fammi pentire di questa decisione e ti farò patire le
pene dell’inferno.”
“Non ho intenzione di farti pentire! Ti amo,
zuccona!”
Ci baciamo ancora fino a che le proteste della gente
perché blocchiamo il passaggio ci fanno spostare, Lee prende
le mie valige e si
dirige verso la sua macchina fischiettando.
Vicino troviamo Jennie, probabilmente vuole dire la sua,
ma Lee non le lascia il tempo. Molla le mie valigie e mi bacia alzando
un medio
in direzione della sua ex che se ne va sibilando maledizioni e
imprecazioni.
“E questa è risolta.”
Mormora sulle mie labbra.
“Più che risolta e mi piace come l’hai
sistemata.”
“Vuoi un bis?”
“Perché no?”
Ci baciamo ancora e poi ridiamo.
Mi sento felice e senza alcun peso, leggera come l’aria,
libera come il vento, potrei volare ora se ci provassi.
Saliamo in macchina e lui mette in moto, durante il
viaggio cantiamo a squarciagola una canzone commerciale che sta
trasmettendo la
radio le mia mano stretta nella sua.
Arriviamo a casa sua e lui parcheggia nel vialetto
d’entrata, io esco dalla macchina, lui
all’improvviso mi prende in braccio come
se fossi una sposa ed entra in casa sorridendo.
Immagino che adesso ci dimostreremo in altri modi che ci
siamo mancati e siamo felici di essere di nuovo insieme e che Jennie
è quello
che è sempre stata: un fantasma del passato che non ha il
potere di rovinarci
il presente.
Sorrido felice, sentendo il cuore di Lee battere contro
il mio orecchio, batte forte e veloce e sono io a fargli questo
effetto,
l’amica di sempre.
Sono al colmo della felicità, non credo di poter chiedere
di più.
La porta si chiude e quello che succede dietro le porte
chiuse non è affare di nessuno.
Angolo di Layla.
Ringrazio Nico_Ackerman per la
recensione. Ci stiamo avvicinando alla fine di questa storia...
|
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Capitolo 24 *** 23)Il giardino delle lucciole. ***
23)Il giardino delle
lucciole.
Yukari p.o.v.
Non c’è niente di meglio che stare sdraiata tra le
braccia del mio ragazzo tra le fresche lenzuola in una giornata estiva
secondo
me.
Ormai sarà quasi ora di pranzo e faremmo meglio ad
accendere i cellulari, li abbiamo spenti per non essere disturbati dai
ragazzi
in certe attività, e ritornare rintracciabili nel mondo.
Io accendo il mio e Lee il suo, immediatamente si scatena
un caos di messaggi non letti e chiamate perse, hanno chiamato tutti
incluse
mogli e fidanzate.
“Wow! Stai assente per un paio d’ore e il mondo
intero ti
cerca!”
Commento io.
“È febbre da gossip! Vogliono sapere se stiamo
insieme o
meno e se sei partita.
Immagino saranno anche preoccupati.”
In quel momento il cellulare di Lee inizia a suonare e lui me lo passa
senza
dire una parola, io guardo il mittente – Oli – e
rispondo.
“Alla buon’ora, cazzone!
Pensavo di dover chiamare la polizia e poi le pompe
funebri perché ti eri ammazzato dopo che Yukari ti aveva
mollato. Bella mossa
farti vedere baciare quella malattia venerea ambulante di Jennie invece
di dire
a Yukari che non la ami.
Dove cazzo sei e dove cazzo è la mia migliore amica?
Rispondi o vengo a casa tua e ti ammazzo!”
“Sono qui Oli, calmati.”
Rispondo con un sorrisino ironico che mi increspa il volto.
Quando Oli è agitato inizia a parlare a macchinetta e a
minacciare di morte chiunque lo turbi o lo abbia fatto arrabbiare.
“Yukari?”
“Ah ah.”
“Dove diavolo sei, anzi dove diavolo siete?”
Ruggisce lui costringendomi ad allontanare il cellulare dalle orecchie,
è bello
essere rimasta qui.
“Siamo a casa di Lee.”
“E perché cazzo non ci avete avvisati?”
“Davvero non lo indovini, Oli?”
Lo sento sbuffare dall’altra parte.
“Conigli, non siete altro che conigli!
Noi andiamo a mangiare al bar della spiaggia, il solito,
verrete?”
“Sì, verremo. Lasciaci il tempo di
sistemarci.”
Chiudo la chiamata e scoppio a ridere.
“Oli stava dando i numeri, sembrava una mamma
apprensiva.”
“Oli è una mamma apprensiva e molto severa per i
membri della band, ci
bacchetta se non facciamo bene i
compiti.”
Rido ancora.
“Gli ho detto che saremmo andati con loro al solito bar
sulla spiaggia, quindi, a malincuore, dobbiamo lasciare questo letto
così
comodo e fresco.”
“Ah, che palle! Me lo dovevo aspettare comunque.”
Usciamo dal letto e ci facciamo una doccia, poi ci vestiamo e infine
usciamo di
casa mano nella mano e ci dirigiamo alla spiaggia chiacchierando.
Troviamo Oli e il resto della band fuori dal bar e ci
scrutano tutti con aria apprensiva e l’attenzione di tutti si
focalizza sulle
nostre mani.
“Voi due avete risolto?”
“Sì.”
“E state insieme?”
“Beh, non ancora ufficialmente, ma sì.”
“Lee, non glielo hai ancora chiesto?”
Ride Matt Kean.
“No, prima ho dovuto convincerla che non ero uno stronzo
che voleva solo scoparla e poi a farmi perdonare il bacio con Jennie.
Rimedio
subito, comunque.”
Si inginocchia e prende una delle mie mani fra le sue,
facendomi arrossire come una ragazzina.
“Lee, smettila!”
“Sh! Non rovinare il momento.
Yukari, vuoi essere la mia ragazza?”
“Sì, lo voglio.
Adesso puoi alzarti? Ci stanno guardando tutti, pensano
tu mi stia facendo una proposta di matrimonio!”
“E non ti piacerebbe sposartelo, generale
Yamashita?”
“Sì!”
Poi mi metto una mano davanti alla bocca, magari l’ho
spaventato, affrettando
tanto i tempi.
“Ah, lo sapevo!”
Esclama Oli.
“Zitto, Sykes! Magari adesso Lee si è spaventato e
non mi
vuole nemmeno più come ragazza?
Perché diavolo mi hai fatto dire una cosa del genere
all’inizio della nostra relazione?
Come se non sapessi che i ragazzi hanno paura del
matrimonio!
Adesso…”
Non saprò mai cosa succederà adesso
perché Lee mi bacia.
“Stai calma, non penso al matrimonio ora, ma se dovesse
succedere la mia sposa deve essere una strana giapponese dai capelli
azzurri e
che indossa un chimono bianco.”
Io arrossisco e gli altri fischiano come dementi.
“Grazie mille.”
Entriamo nel bar e ci sediamo al nostro solito posto, ordiniamo tutti
un panino
tranne Oli che ordina un’insalata specificando chiaramente
che non ci vuole
tacchino, prosciutto o altra roba di derivazione animale, il solito
vegano.
Mangiamo tranquillamente, nessuno fa cenno all’assenza di
Hannah, ho l’impressione che dopotutto il loro matrimonio non
sia solido come
vogliono far credere e che mia madre abbia peso un abbaglio con lei,
d’altronde
nemmeno lei è infallibile.
“Stasera si va a ballare, siete dei nostri?”
Chiede Matt Nicholls.
“Negativo, stasera ho intenzione di godermi un po’
di
tempo con la mia ragazza, magari in un ristornate a lume di candela e
senza
nessuno di voi attorno.”
“Che stronzo!”
“Vi voglio bene, ma – ehy! – io e Yukari
dobbiamo anche
far sviluppare la nostra relazione.”
“Se vuoi andare a ballare, vai. Non voglio esserti
d’intralcio.”
Lee mi prende per mano e mi fissa negli occhi.
“Tutto quello che voglio fare stasera è andare in
quel
ristorante giapponese che ti piace tanto, mangiare tanto buon cibo e
godermi
una serata con te.”
Io sorrido come non ho mai sorriso mai.
“Va bene.”
“Siete diabetici!”
Esclama Oli, fingendosi schifato, quando il luccichio nei
suoi occhi tradisce la sua felicità per noi.
Mi era mancata la mia famiglia inglese, sono felice che
Vic mi abbia rifiutata perché se non fosse successo non
avrei mai iniziato a
guardare Lee in modo diverso dall’amico che è
sempre stato e non sarei così
felice.
“Sono felice di essere qui e vi ringrazio tutti per
avermi accolto come un’amica e non come una stronza che per
secoli non si è
fatta sentire.”
“Ti vogliamo bene, Yukari.”
Mi dice semplicemente Matt Kean.
Già, è questa la chiave di tutto: volersi bene.
La sera è arrivata, fa
meno caldo e io mi sto preparando
per l’appuntamento con Lee, andremo in un ristorante
giapponese quindi ho
deciso di onorare le mie origini nipponiche indossando un corto yukata
senza
maniche bianco a fiori viola con un obi azzurro come i miei capelli.
Decido di non legare i capelli e di lasciarli sciolti, mi
trucco gli occhi di nero e metto un rossetto rosso fuoco, sembro
vagamente una
ragazza tradizionale giapponese perché sono naturalmente
pallida.
Metto tutto nella tipica borsa giapponese che è
coordinata allo yukata e fatta dello stesso tessuto, è
davvero piccola, ci
stanno a malapena le sigarette, un accendino, il cellulare e un mini
portafoglio.
Un discreto bussare mi distrae dai miei pensieri.
“Sì?”
“Yukari, sei pronta?”
“Metto le infradito e arrivo.”
Lo sento mormorare un confuso “infradito?” e poi
apro la porta facendolo
rimanere a bocca aperta e a occhi sgranati.
“Yukari, tu ti sei messa un chimono!”
“È uno yukata, un chimono estivo.”
“Che differenza fa? Tu sei splendida e io sembro un barbone,
forse è meglio non
uscire.”
Sospirando prendo un giornale musicale abbandonato sul mobile fuori
dalla
stanza e lo picchio sulla zucca del mio ragazzo.
“Beh?”
“Mi sembravi uno di quei flipper bloccati che hanno bisogno
di una botta per
ripartire.”
“Eh?”
“Sì, ho messo uno yukata. Non
c’è bisogno di reagire così, io volevo
solo
vestirmi un po’ carina per te.”
Arrossisco di botto.
“Beh, missione riuscita!”
“Adesso possiamo andare?”
“Sì, andiamo.”
Sembra imbarazzato del suo sfogo di prima, ma Lee è
così: ogni tanto ha delle
crisi di timidezza di cui si vergogna poi.
Scendiamo al piano inferiore e lui prende le chiavi della
macchina borbottando qualcosa che non capisco, forse quanto
è stupito, non lo
saprò mai.
Usciamo e saliamo in macchina, sta scendendo quella che
si preannuncia una bella notte, il cielo è di verde acqua
scuro e iniziano già
ad accendersi le prime stelle nei punti in cui il blu si fa vivo.
Io sospiro e sorrido.
“Cosa c’è?”
“Niente, Lee. Solo penso che sia una bella notte e quasi
non ci credo.
Stamattina mi sembrava di stare in mezzo a una tempesta e
di annegare, da sola, senza che nessuno potesse aiutarmi o salvarmi e
adesso
sono qui con te felice.”
“Serve un po’ di tempesta prima di raggiungere il
bel
tempo e io non ho più intenzione di lasciarti
andare.”
Mi stringe la mano e io sorrido.
Il ristorante di Lee è alla periferia di Brighton e
dà
sul mare.
È un luogo isolato, circondato da un grande giardino in
stile giapponese con tanto di laghetto, la villa però
è ottocentesca e invece
di un portico c’è una grande finestra a bovindo.
“Ti assicuro che questo posto è
meraviglioso!”
Entra e mi sembra di aver passato oltrepassato la soglia
dello spazio e del tempo ed essere stata scaraventata nel Giappone
antico. Il
pavimento è di lucido legno e sulle pareti ci sono eleganti
stampe a motivi
floreali e di gru, la stanza è abbastanza grande e sul fondo
si intravede una
parete con una finestra circolare con decori di legno e un fusuma, la
porta
scorrevole in legno e carta tipicamente nipponica.
“Wow!”
“Vero? Vedrai il resto.”
Da dietro un paravento esce una donna in chimono che ci
sorride.
“Posso aiutarvi?”
“Ho prenotato un tavolo per due a nome Malia.”
“Certo, seguitemi.”
La donna si dirige verso il fusuma lo apre e ci troviamo in
un’ampia stanza con
molti separé e un portico giapponese che dà sul
mare.
Accidenti! Lee si è impegnato per darmi un appuntamento
indimenticabile!
Arriviamo al nostro tavolo che è davanti al portico, ci
sediamo,
la vista del mare è incantevole e la brezza marina
è piacevolmente
rinfrescante.
“Spero che il tavolo sia di vostro gradimento.”
“Lo è.”
“Grazie mille, tra poco vi sarà portato da bere e
l’occorrente per il nabe.”
Con un leggero inchino la donna se ne va lasciandoci da soli.
“Nabe?”
“Sì, so che ti piace e questo è uno dei
pochi locali che lo fa.”
“Lee, ti amo!”
“Sì, ti amo anche io!”
Dice ridendo, poco dopo la cameriera arriva con dell’acqua,
il fornello, la
pentola piena di brodo dashi, a cui fa seguito il resto delle cose da
cucinare:
pollo, verdure e condimento.
“Buon divertimento.”
Ci dice con un sorriso prima di congedarsi.
“Come funziona questa roba?”
“Allora, prendi qualcosa con le bacchette e lo metti nella
pentola, poi aspetti
che cuocia.”
Lee guarda un po’sospettoso i due bastoncini di legno, come
se non fosse certo
di saperli usare correttamente.
“Vuoi che chieda alla cameriera uno spiedo o
qualcos’altro?”
“Che? No! Ce la farò da solo.”
Con cautela prende qualche pezzo di pollo, di verdura e dei funghi e li
mette
tutti nella pentola d’argilla, io faccio lo stesso.
“Grazie, Lee.”
“Di niente, tesoro. Mi spieghi di preciso come mai ti piace
questo cibo?”
“Uhm… Perché è
un’occasione per stare insieme come famiglia o come gruppo di
amici. È un piatto tipicamente invernale che crea un
sentimento di cordialità,
si cucina insieme, si chiacchera e ci si sente più vicini al
prossimo. È per
questo che mi piace.”
Gli rispondo sorridendo, poi tiro fuori la mia roba e lui fa lo stesso.
“Adesso?”
"Uhm, la mangi o se vuoi ci metti qualche salsa.”
Io verso un po’ di salsa di soia sul mio, lui assaggia il
suo.
“Credo ci metterò un po’ di salsa di
soia.”
“Non è buono?”
“No, lo è. Sento che manca qualcosa.”
Lui versa un po’ di salsa di soia e prende un altro boccone.
“Oh, sì! Adesso è perfetto!”
Mangiamo quello che abbiamo cotto e poi mettiamo altra roba nella
pentola di
terracotta.
“È buffo.”
“Cosa?”
“Questo è un piatto tipicamente invernale, noi lo
mangiamo a Natale di solito.”
“Fai finta di essere in Australia.”
“Ottimo suggerimento. Sii sincero, ti piace il nabe o lo stai
mangiando solo
per farmi felice?”
“Devo dire che all’inizio ero un po’
scettico e che usare queste bacchette non
è facile, ma hai ragione. È buono e crea una
bella atmosfera. È bello cucinare
insieme e cucinare quello che vuoi, almeno se fa schifo è
colpa tua.”
Ridacchia come uno scemo.
“Come lo fate a Natale?”
“In un modo leggermente diverso. C’è
anche dell’altra
carne e se mio padre si sente ispirato ci mette anche del riso e del
pesce e
poi è lui che cucina.”
“Uh?”
“Non siamo noi che mettiamo quello che più ci
piace nella pentola e poi lo
cuociamo, è lui che decide cosa mettere e fa le porzioni.
Ridendo e scherzando
si chiama il signore del nabe e ha ragione, gli riesce sempre
benissimo.”
“Mi piacerebbe assaggiarlo.”
Dice prima di mettersi in bocca una generosa porzione di pollo e
verdure.
“Oh, succederà, stai tranquillo.
I miei vorranno conoscerti.”
“La cosa non mi sorprende, ma mi spaventa un po’, e
se non gli piacessi?”
“Sii te stesso e andrà tutto bene.”
Lui annuisce.
“Anche i miei vorranno conoscerti, soprattutto mia madre,
ogni tanto è così curiosa sulla mia vita da
mettermi a disagio.”
Io rido imbarazzata.
“Speriamo di piacerle.”
“Basta che mi veda felice con te e non ci saranno
problemi.
Ma perché stiamo parlando di cose spiacevoli davanti a
del buon cibo?”
“Non lo so, sinceramente.
Cambiamo argomento?”
“Sono d’accordo.”
Annuisce lui.
Iniziamo a parlare del Giappone e di come l’abbiamo
visitato in modo frettoloso e poco accurato durante i vari tour che
abbiamo
fatto, pressati come eravamo dal dover fare un concerto in una
città diversa
quasi ogni sera.
Alla fine decidiamo che durante le prossime vacanze lo
visiteremo per bene, dando la giusta attenzione a ogni cosa, io
potrò persino
mostrargli il luogo d’origine dei miei antenati: un villaggio
in campagna.
Ci sono andata una volta da piccola ed era solo un gruppo
di vecchie case tradizionali in mezzo ai campi di riso, adesso
sarà tutto
cambiato immagino, anche se in fondo al cuore spero di no.
Tra una chiacchiera e l’altra finiamo tutto il cibo e
nella pentola non c’è più brodo.
“Ah, è stata una bella mangiata!”
Commenta Lee.
“Vuoi anche il dolce?”
“Non dico mai di noi al dolce, Malia.”
Gli rispondo sorridendo.
Questo appuntamento sta andando alla grande, non pensavo
sarebbe andato così bene dato che stamattina eravamo
sull’orlo di lasciarci per
sempre.
“Cosa mi consigli?”
“Eh?”
Chiedo confusa.
“Il dolce, cosa mi consigli, Yukari?”
“Ah, oh! Budino alla menta!”
“A cosa stavi pensando?”
“A niente di importante.”
“Dai, dimmelo.”
“Che questo appuntamento sta andando alla grande e non lo
credevo possibile
visto che stamattina ci stavamo per lasciare per sempre.”
Dico a voce bassa, rossa come un pomodoro, non mi piace che mi si
becchi con il
fianco scoperto.
“Magia del nabe?”
“Forse, dai pensiamo al dolce! La cameriera sta
arrivando.”
La donna in chimono che ci aveva portato l’occorrente per il
nabe torna per
recuperare la pentola e i piatti.
“È stato di vostro gradimento?”
“Sì, molto. Era davvero ottimo.”
“Desiderate un dolce? Del caffè?”
“Vorremmo il dolce, c’è il budino alla
menta?”
“Sì, certo. Ne porto due?”
“Sì, grazie.”
La donna finisce di sparecchiare e se ne va.
Poco dopo torna con due budini alla menta molto
gelatinosi, sono molto buoni e li divoriamo nonostante tutto quello che
abbiamo
mangiato prima.
Prendiamo il caffè e un bicchierino di sakè, poi
usciamo.
Il giardino è invaso da piccole lucciole gialle che si
librano sopra il terreno,
non le vedevo da quando ero piccola, pensavo si fossero estinte.
Prendo una mano di Lee e gliele indico.
“Guarda, ci sono le lucciole!”
“Figo!”
I suoi occhi si illuminano.
“Non le vedevo da quando ero bambino, ne prendiamo
qualcuna e la liberiamo a casa?”
“No. Non
hai mai visto “Una tomba per le
lucciole”?
I protagonisti prendono delle lucciole, le portano nella
caverna in cui vivono e le liberano, la mattina dopo le trovano tutte
morte.
Godiamoci lo spettacolo adesso, intanto che sono vive e
libere.”
Rimaniamo un attimo nel giardino, camminando lungo i sentieri e
sentendoci un
attimo fuori dal tempo in una dimensione dove la modernità
non esiste solo la
natura incontaminata.
Un quarto d’ora dopo usciamo dal giardino incantato e io mi
accendo una sigaretta, scuotendo la testa, una lucciola vola via e
torna verso
la sua casa.
“Un giardino magico, chi l’avrebbe mai
detto…”
“Già, a proposito di magia… Adesso ti
porto in un posto che è magico per me, il
mio posto segreto.”
Io mi illumino.
“Finalmente me lo mostri!”
“Come fai a sapere che ce l’ho?”
“Ogni tanto sparivi e ho ipotizzato che ce
l’avessi.”
“Buona ipotesi.”
Saliamo in macchina e guidiamo per un paio di chilometri, poi ci
fermiamo in
una piazzola e Lee scende, io faccio lo stesso. Davanti a noi, mezzo
nascosto
da un albero c’è un sentierino.
“Fa attenzione, è un po’ accidentato.
Usa la pila del
cellulare.”
“Ok.”
Iniziamo a scendere il sentiero pietroso, io mi chiedo
dove porti, a una radura? Al mare?
Continuiamo a scendere per un tempo che mi sembra
infinito, poi finalmente la discesa finisce e mi trovo davanti a una
piccola
spiaggia che dà sul mare.
“Wow!”
Esclamo senza fiato.
La luna e le stelle si riflettono sul mare come se fosse
un immenso specchio, è tutto così calmo e
rilassante che sembra impossibile che
una cittadina grande come Brighton sia a pochi chilometri di distanza.
“Forza, vieni.”
Mi tende una mano e poi mi fa sedere su una roccia piatta.
“Questo è il mio posto segreto e ho pensato di
condividerlo con te, perché mi piacerebbe trascorrere un
periodo abbastanza
lungo con te. Diciamo che un giorno mi piacerebbe portarci i nostri
figli e
dire loro che questo è il posto in cui mamma e
papà si sono dichiarati il loro
amore.”
Due lacrime sfuggono al mio controllo, io le asciugo subito e sorrido.
“Sì, sarebbe una bella storia da raccontare
loro.”
Mi avvicino al suo volto e lo bacio, lui ricambia e mi stringe a
sé con forza.
“Ti amo, Yukari.
Voglio stare con te per sempre.”
“Ti amo, Lee.
Voglio la stessa cosa.”
Ci baciamo ancora e penso che queste promesse siano il
migliore auspicio per l’inizio della nostra storia.
Sono sicura che davvero un giorno mostreremo ai nostri
figli questo posto.
Angolo di Layla.
Ringrazio Nico_Ackerman per la
recensione. Siamo arrivati al penultimo capitolo, spero che
questa storia vi sia piaciuta.
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Capitolo 25 *** Epilogo: la sposa giapponese ***
Epilogo: la sposa
giapponese
Tamao p.o.v.
È passato
più di un anno da quando sono scappata dalla
mia prigione e ho incontrato Jaime per la prima volta.
Non avrei mai creduto che il nostro matrimonio falso si
sarebbe trasformato in uno vero e che lui si innamorasse di me, invece
è
successo durante il viaggio di nozze a Londra e poi a Brighton.
L’Inghilterra ci ha fatto nascere e uniti come coppia ed
è stato molto divertente trascorrere la parte al mare con
Yukari, Lee e gli
altri Bring Me The Horizon.
Al ritorno negli Stati Uniti ho conosciuto il resto della
famiglia di Jaime, ma solo suo fratello Chris mi ha accettato, gli
altri
pensano che lui sia impazzito.
Lui ha mantenuto la promessa che ci eravamo fatti
all’inizio del nostro falso matrimonio ossia che se fosse
diventato uno vero ci
saremmo sposati con il rito tradizionale giapponese. E così
sono di nuovo in
Giappone, a Tokyo per la precisione, per celebrarlo in uno dei templi
della
città.
I ciliegi sono in fiore ovunque e si sono stesi come un
manto rosa sulla città, è uno dei momenti
più propizi per celebrare un matrimonio secondo la
tradizione
giapponese, per questa ragione abbiamo deciso con ampissimo anticipo la
data e
prenotato o avremo rischiato di non trovare posto. I matrimoni
tradizionali in
Giappone avvengono secondo il rito shintoista, forma religiosa locale e
parte
integrante della cultura giapponese.
Essi avvengono in alcuni periodi dell'anno considerati
più propizi come questo e, generalmente, la cerimonia si
svolge nei jin-ga, i santuari, in
alcuni casi la celebrazione può avvenire anche a casa dello
sposo, ma visto
che Jaime è americano non è il nostro caso.
I Pierce The Veil sono venuti con noi, comprese le loro
famiglie, i Preciado, i Bring Me The Horizon, gli All Time Low, i
Tonigt Alive
gli Sleeping with Sirens e i Falling in Reverse, le loro ragazze e i
genitori
di Yukari.
I signori Yidashi si sono offerti di fare le veci dei
miei, così saranno Joe e Aisa ad accompagnarmi
all’altare.
Adesso però è arrivato il momento di smetterla
con i
ricordi e tornare al presente, Yukari mi sta stritolando nel mettermi
il
tradizionale abito bianco e rosso, lo «shiromuku ».
“Yukari, mi stai soffocando, cazzo!
Devo arrivare viva al matrimonio!”
“Non esagerare! Non è strettissimo!
E poi lo sai che la sposa deve essere…”
“Bellissima come un fiore di sakura e blabla, lo so, ma
secondo me lo stai stringendo
troppo!”
Lei sbuffa, indossa già un chimono nero con fantasia di
fuori azzurri e viola,
qualche filo argentato e un obi bianco i capelli raccolti in un
elegante
chignon, i miei invece sono stati tinti di nuovo di nero e sono
acconciati in
modo tradizionale, con tanto di fiori, pettini e fermargli.
All’improvviso la ragazza di Oli, Alissa, fa irruzione.
“Oh! Sei bellissima!”
Mi fa un sacco di foto, anche lei indossa un chimono,
abbiamo deciso che le ragazze indosseranno tutte un chimono e i ragazzi
uno
smoking, tranne i PTV e i genitori e Lee che saranno tutti in chimono.
“Posso metterle su instagram?”
“A fine cerimonia, Ali.
Jaime non la deve vedere.”
Lei sbuffa.
“Credi a queste superstizioni?”
“Sì, ci credo decisamente. Voglio che il
matrimonio di Tamao si svolga sotto i
migliori auspici.”
La brasiliana sbuffa e poco dopo un Vic disperato fa irruzione nella
camera.
“Abbiamo bisogno di aiuto! Non riusciamo a metterci i
chimoni!”
“Ma non c’è mio padre con voi?”
Domanda incredula Yukari.
“Sì, ma si sta occupando di Jaime e del signor
Preciado,
tua madre delle ragazze e della signora Preciado e noi siamo nella
merda.”
Lei alza gli occhi al cielo e si lascia sfuggire un imprecazione.
“Spiego un paio di cose ad Alissa e arrivo.”
Lui se ne va e Yukari guarda l’altra ragazza.
“Ascolta, io devo aiutare quei disgraziati, potresti
truccare tu, Tamao?”
“Sim.”
Le due confabulano per un po’, poi Yukari se ne va
ondeggiando elegantemente
sui geta, i sandali tradizionali. Alissa inizia a stendere
uniformemente il bianco
su tutto il mio volto e sul collo, fino a che non è
soddisfatta del risultato,
poi prende un dell’eyeliner e delinea i miei occhi e infine
con un pennello
stende il rossetto di un rosso accesso come vuole la tradizione.
L’ultimo passo è mettere lo tsunokakushi, il
tipico
copricapo bianco circolare che sembra un accidenti di aureola.
Mi porge uno specchio e io scruto il mio riflesso: una
bellissima ragazza con un’acconciatura tradizionale nascosta
dallo
tsunokakushi, gli occhi brillanti truccati di nero, la pelle bianca
come
porcellana e la bocca rossa, sembro una bambolina.
Una sposa bella come un fiore di sakura.
“Grazie, Alissa. Hai fatto un buon lavoro.”
“Yukari mi ha dato un buon incentivo per farlo, ma come mai
non possiamo venire
alla cerimonia vera e propria?”
Io prendo in mano il mio ventaglio e inizio a giochinare.
“Il matrimonio giapponese è diverso da quello
occidentale, è un momento molto intimo a cui possono
partecipare solo i
familiari, i parenti più stretti e i testimoni.
Io non ho una famiglia e la famiglia di Yukari
gentilmente sostituisce la mia, nessuno dei parenti stretti di Jaime
è venuto
venire e Lee, Yukari, Tony e Vic sono i testimoni, Mike fa parte dei
parenti
stretti.”
“Capisco, spero farete un sacco di foto, sono troppo curiosa
di vedere come è
un matrimonio giapponese”
“Dirò a Mike di farle.”
“Va bene, grazie.”
“In ogni caso non credo che Oli avrebbe partecipato a una
cerimonia religiosa,
soprattutto a un matrimonio, soprattutto visto come è finito
il suo.”
Alissa sospira.
“Hai ragione, ci è rimasto davvero male, ma poi ha
incontrato me.”
Sorride e sembra una bambina inconsapevole che possa esistere una cosa
come il
chiodo scaccia chiodo, meglio non dirglielo, che sogni
finché può.
Yukari ritorna nella mia camera con la gentilezza di un uragano
annunciata dal
rumore dei geta.
“Ho dovuto vestire tre uomini adulti! Ma dimmi tu se
è
possibile!”
“Beh, se è successo…”
Lei sbuffa e mi guarda.
“Ottimo, Tamao. Stai splendendo, questo matrimonio parte
sotto i migliori auspici.
Adesso io e i ragazzi andiamo al tempio, i miei genitori
e Mike ti accompagneranno.”
Esce di nuovo dalla stanza lasciandomi da sola con Alissa, Io mi
azzardo a dare
un’altra occhiata nello specchio: Yukari ha ragione sono
splendida.
L’hotel che abbiamo scelto non è tanto lontano dal
tempio, quindi il viaggio è breve.
Io sono in un taxi con i signori Yidashi e Mike, il
tassista non smette un attimo di farmi i complimenti su quanto sia
carina come
sposa e mi augura ogni bene per il mio matrimonio.
Arrivati al torii del tempio scendiamo e paghiamo il
taxi, due sacerdoti e due miko ci aspettano sorridendo, i due uomini
indossano
i capi tradizionali: una veste bianca, un cappello di
taffettà (eboshi) e uno
scettro (shaku).
Le due attendenti, ossia le "miko", sono vestite
con una giacca bianca decorata da fiori e l’ hakama
(cioè una specie di gonna
pantalone)rossa.
Il signor Yidashi apre un ombrello tradizionale
giapponese rosso e lo porge a un altro aiutante vestito di nero e
così il
corteo inizia. Il sacerdote più anziano in testa, quello
più giovane dietro, le
due miko, io tra Aisa e Joe, l’attendente con
l’ombrello dietro di noi coprire
me e Mike dietro di noi.
“Hai paura, piccolina?”
Mi chiede il batterista.
“Un po’, ma mi passerà. Ho desiderato
così tanto questo
momento.
Adesso, silenzio. Questo momento è sacro.”
Arriviamo fino alle fontane poste fuori dal tempio dove
Yukari, Lee, Tony, Vic, ci aspettano. I sacerdoti e le miko entrano noi
invece
abbiamo un rito da compiere.
Prima di dare avvio alla celebrazione, sia la coppia che
tutti i partecipanti alla cerimonia, devono compiere il rito della
purificazione con l'acqua che sgorga dalle fontane poste
all'ingresso di ogni tempio ed è quello che facciamo.
Successivamente si
riforma il corteo: i genitori di Yukari davanti a me,
l’attendente e i ragazzi
dietro di lui.
Essendo il matrimonio un momento molto intimo, possono
parteciparvi soltanto i familiari degli sposi, i parenti più
stretti e i
testimoni.
Io entro nella stanza dove si terrà la cerimonia e Jaime
è già lì che mi aspetta, splendido
nella sua giacca nera e nell’hakama grigio a
righine nere, io sorrido timidamente prima di prendere posto accanto a
lui al
centro della stanza davanti al sacerdote, un signore di mezza
età dall’aria
benevola.
I testimoni (Yukari, Lee, Tony e Vic) si dispongono
dietro di noi, seguiti dagli altri parenti (dal più anziano
al più giovane).
Il sacerdote si inchina all’altare e annuncia alle
divinità che un matrimonio avrà luogo, poi inizia
una lunga e melodiosa litania
di preghiere e benedizioni.
Il mio cuore inizia a palpitare, finalmente sarò davvero
la sposa di Jaime, non solo per rimanere negli Stati Uniti, ma anche
davanti
agli dei in cui credo.
La musica tradizionale giapponese inizia a essere
suonata, il rito del san-san-kudo sta per iniziare.
Il sacerdote prende la prima tazza di sakè – ce ne
sono
tre sull’altare insieme a frutta, sale e riso – e
ce la porge, Jaime beve i
primi tre piccoli sorsi, poi il sacerdote la passa a me per far
sì che io beva
a mia volta.
Il sacerdote annuisce e sorride e riprende con il rito,
dopo un po’ ci porge un’altra tazza più
piccola e sia io che Jaime beviamo i
tradizionali tre sorsi.
L’uomo riprende a salmodiare e poi ci porge
l’ultima
tazza, quella più piccola, io e Jaime ci guardiamo negli
occhi, i suoi sono
pieni d’amore. Beva attentamente gli ultimi tre sorsi e io
faccio lo stesso.
“Davanti alle divinità e agi uomini questa giovane
coppia
è unita nel vincolo del matrimonio.
Possano le benedizioni degli dei rendere la vostra vita
lunga e piena di gioia.”
Il sacerdote guarda mio marito che annuisce.
“Io, Jaime Alberto Preciado, mi impegno ad amare la qui
presente Tamao Ishida, di esserle fedele, di sostenerla nella buona e
nella
cattiva sorte. Mi impegno solennemente a essere un uomo a cui possa
affidare la
sua vita senza timore che io le faccia alcun male.”
Il sacerdote annuisce e una campanella suona limpida, è
il mio turno.
“Io, Tamao Ishida, mi impegno ad amare il cui presente
Jaime Alberto Preciado, di essergli fedele, di sostenerlo nella buona e
nella
cattiva sorte e di essere per lui una fonte di sollievo. Mi impegno
solennemente a essere una donna a cui lui possa affidare la sua vita
senza
timore che io gli faccia alcun male e a cui possa mostrare il suo lato
più
debole senza paura di essere tradito.”
Secondo la tradizione per suggellare il matrimonio tra i
propri figli, i genitori degli sposi bevono del sakè, che va
a simboleggiare
non solo l’unione tra i due, ma anche tra le due famiglie.
Visto che i miei non
sono presenti sono i signori Yidashi a bere il sakè insieme
ai Preciado.
“E con questo la famiglia Preciado e la famiglia Yidashi
diventano un’unica famiglia, pronta a sostenere i neo sposi
nel duro percorso
del matrimonio e della vita insieme.”
Esclama il signor Yidashi.
Concluso questo rituale i presenti seguono la nuova
coppia, cioè noi, verso il santuario, un luogo molto
appartato dove c’è il
sacrario del dio e del fuoco che arde perennemente.
Qui facciamo l'offerta agli dei: io e Jaime, tenendo in
mano un ramo di pianta sempreverde, ci inchiniamo due volte, battiamo
due volte
le mani e ci inchiniamo nuovamente.
Offriamo quindi i rami e
tre piccoli bastoncini alla divinità
Kamisana per dimostrare la sincerità delle proprie
intenzioni e come offerta
simbolica.
Al termine di quest'ultimo rituale, possiamo finalmente
lasciare il santuario e dare inizio ai festeggiamenti.
Nel cortile troviamo il resto degli invitati che ci
abbracciano e mollano pacche sulla schiena di Jaime, le ragazze invece
vogliono
vedere i video della cerimonia.
Io prometto di mandarglieli via whatsapp non appena avrò
quello che Mike ha girato.
Il giorno più bello della mia vita sta andando benissimo.
Il ristorante che abbiamo scelto è uno dei migliori
ristoranti italiani di Tokyo.
Lo abbiamo scelto perché non tutti amano la cucina
giapponese, ma con quella italiana si va sul sicuro e poi
perché serve anche
specialità vegane e Oli e la ragazza dei Tonigt Alive lo
apprezzeranno.
Ci dirigiamo lì, una sala è solo per noi decorata
in modo
tradizionale, quando arriviamo i proprietari e le cameriere fanno i
complimenti
a me e a Jaime, poi ci scortano al nostro tavolo.
Ce ne sono diversi e quello degli sposi, dà su un
giardino giapponese, con noi siedono i signori Preciado, Chris
– il fratello
minore di Jaime – i signori Yidashi, Yukari e Lee.
“Non avevo mai partecipato a un matrimonio del genere,
è
stata davvero una bella esperienza.”
Commenta il signor Preciado.
“Sì e siete una coppia così carina! Mi
ricordate me e
Juan il giorno del nostro matrimonio, anche se il nostro si
è svolto in una
chiesa cattolica.”
Juan annuisce e poi la sua attenzione si concentra sul menù.
“Primo: riso al radicchio, lasagne e pasta ai funghi.
Secondo: arrosto, spinacino e scaloppine ai funghi.
Ho già l’acquolina in bocca.”
“Papà, tu pensi troppo al cibo.”
“Forse, ma ho fame in questo momento.”
Jaime rimane un attimo in silenzio.
“Effettivamente ho fame anche io.”
“Tale padre, tale figlio. Sono sempre affamati, preparati,
Tamao.”
Mi dice ridendo la madre di Jaime.
“Sono già preparata, ho cucinato per Jaime in
questo
anno. Lui ha imparato ad apprezzare il cibo giapponese e io quello
messicano,
lo so cucinare anche un po’, ma se sia buono o no lo lascio
dire a lui.”
Lui mi stringe la mano.
“Cucina bene, cucina bene ed è modesta.
Sono un uomo fortunato.”
“Puoi ben dirlo, figliolo.
Avere una moglie che sappia cucinare è una benedizione e
lo è anche una autonoma finanziariamente, la tua linea di
vestiti va bene, vero
Tamao?”
“Meglio di quanto credessi.”
“Ottimo, ottimo.”
Il cibo arriva e mette fine a tutte le conversazioni.
Il tris di primi è particolarmente apprezzato, anche dai
vegani anche se non ho idea di cosa abbiano cucinato per loro e non lo
voglio
sapere. Rispetto la loro decisione – sebbene non la capisca
– ma non sono
curiosa sulla dieta che seguono.
Oggi voglio che le persone che sono qui siano felici come
lo sono io, con la mano di Jaime stretta nella mia e il suo sorrido
più bello
rivolto a me. Un anno fa avrei detto che era impossibile, ma la vita
può
davvero prendere svolte impreviste e farti i regali più
belli quando meno te lo
aspetti.
Arrivano anche i secondi e spariscono anche loro, devo
ricordarmi di fare i complimenti al cuoco, è tutto ottimo.
Adesso c’è silenzio, tra poco verrà
portata la
tradizionale torta ed è il momento dei discorsi, la cosa mi
mette un po’ di
angoscia.
Il primo ad alzarsi è il padre di Jaime.
“Un attimo di silenzio, prego. Vorrei dire due parole su
questi due sposini.
La prima volta che io e Maria abbiamo visto Tamao
pensavamo fosse un’arrampicatrice sociale che aveva in
qualche modo aveva
circuito Jaime. Un paio di giorni dopo la mia impressione si era
ribaltata,
Tamao amava e ama sul serio Jaime, Jaime aveva bisogno di una piccola
spinta
per capire che la ricambiava e l’ha avuta.
Questi due ragazzi sono una delle coppie più carine che
io abbia mai visto e sono orgoglioso di avere Tamao come nuora,
perché oltre a
essere una brava ragazza è stata capace di rendere mio
figlio felice come non
lo avevo mai visto.
Auguro loro ogni bene e una lunga vita insieme.”
Tutti applaudono e si alza il signor Yidashi.
“Sarò molto breve, perché non mi piace
sprecare del tempo
in parole inutili quando i fatti parlano da sé.
Guardate Tamao e Jaime e capirete perché non
c’è bisogno
di tante parole, insieme splendono e la sposa è il fiore di
sakura più bello
che io abbia mai visto, nonché il più prezioso
della vita di Jaime.
Ho conosciuto Tamao un anno fa all’incirca e l’ho
subito
trovata una ragazza deliziosa, quando lei ha chiesto a me e Aisa di
sostituire
la sua famiglia mi sono sentito onorato.
Possano le benedizioni degli dei essere su loro
matrimonio, non sempre sarà una strada facile da percorrere,
ma insieme
vi sosterrete a vicenda.
Possa la felicità abitare la vostra casa.”
Io sorrido e mi asciugo una lacrima furtiva che è scesa a
tradimento, il discorso del signor Yidashi mi ha davvero toccata.
Adesso è il turno di Yukari.
“Tamao è la migliore amica, la mia prima vera
migliore
amica.
Non posso che essere felice per lei in questo giorno e
ringraziarla perché se lei non mo avesse fatto notare certe
cose e detto certe
parole a quest’ora non sarei con Lee, non sarei
così felice.
Grazie, Tamao e che il tuo matrimonio sia felice, perché
te lo meriti visto che sei una persona speciale.
Non è da tutti riuscire a rialzarsi e splendere dopo
tutto quello che ti è successo.”
“Grazie a te, Yukari.”
Dico sottovoce, senza di lei i Pierce The Veil non mi
avrebbero mai preso con loro e non avrei mai incontrato Jaime.
Ora è il turno di Vic.
“Non credo di avere molto da dire, conosco Jaime da molto
tempo. Insieme abbiamo dato inizio a una band famosa e condiviso molte
avventure.
Ho sempre saputo che Tamao era quella giusta per lui,
sono felice che l’abbia capito anche lui.
Che il vostro sia un matrimonio felice e non abbiate
fretta di rendermi davvero lo zio saggio della compagnia.”
Ridiamo tutti, poi si alza Tony.
“Anche io, come Vic, conosco Jaime da un sacco di temo,
persino da prima che i Pierce The Veil si formassero. L’ho
visto scivolare
lentamente nella routine con la sua ex senza fare nulla,
perché non sapevo come
intervenire.
Grazie al cielo abbiamo incontrato Tamao e Jaime è
rifiorito, come Vic ho sempre saputo che Tamao è quella
giusta per lui e quindi
auguro loro ogni bene.
Tante buone cose.”
l’ultimo ad alzarsi è Oli e onestamente non me lo
aspettavo, guardo Jaime un
po’ preoccupata, ma lui mi fa cenno di stare tranquilla.
“Allora… La prima
volta che ho visto Tamao non mi è piaciuta, mi
sembrava una che volesse
controllare Jaime, un’arrampicatrice sociale travestita da
suora interessata
solo al suo patrimonio.
Immagino di non essere piaciuto nemmeno a Tamao, perché
quando voglio so essere davvero stronzo, vi chiederete
perché sono qui.
La risposta è semplice, ho cambiato idea su Tamao. Questo
anno non è stato facile per me, ho divorziato da Hannah,
sono stato accusato di
essere un violento, uno che picchia le donne, un mio caro amico
è morto di
cancro e ho avuto una laringite che mi ha impedito di sfogarmi cantando
e Jaime
e Tamao mi sono stati accanto come veri amici. Lei ha completamente
dimenticato
come l’avevo trattata e mi ha dato il suo supporto.
Dopo quello che è successo con Hannah non credo
più molto
nel matrimonio, ma auguro a queste due splendide persone il meglio che
la vita
possa loro riservare.
I discorsi sono finiti, potete tagliare la torta.”
Oli ha perfettamente ragione, è arrivato il momento di
compiere il rito conclusivo del pranzo di nozze. La torta viene
portata, in
cima c’è una statua che rappresenta me e Jaime.
Ci viene dato in mano un coltello e con quello tagliamo
insieme la prima fetta di torta, i camerieri tagliano quelle per il
resto degli
invitati.
Noi torniamo al nostro tavolo e quando tutti sono stati
serviti iniziamo a mangiare, la torta è molto buona, il
ripieno alla crema è
delizioso.
Finito anche quello Oli e Jordan ci guidano in una stanza
dove si può ballare e che abbiamo prenotato.
“Abbiamo scelto noi la playlist, preparatevi a muovere il
culo.”
“Certo, Fish. Ti sembra facile muovere il culo con un chimono
addosso?
Essere padre non ti ha reso più saggio!”
Lo rimbecca scherzosamente Yukari.
“A proposito, dov’è Elliot?”
“Emma lo ha portato in hotel ed è con
lui.”
“Mi sarebbe piaciuto salutarla.”
Commento io.
“Oh, la saluterai domani.”
“Già.”
Entriamo nella stanza, Oli e Jordan corrono alla console e non appena
sono
entrati tutti gli invitati partono le note di
“Strunk” dei Die Antwoord.
Jaime mi prende per mano e iniziamo a ballare.
“Forse è superfluo dirtelo dopo questa giornata,
ma ti
amo, Tamao.”
“Non è mai superfluo dirlo, grazie per avermi dato
un matrimonio tradizionale
giapponese, ti amo, Jaime.”
Ci baciamo.
La vita è una danza, una festa in cui tragedia e commedia
si mescolano e che ti fa desiderare di essere morto a volte, ma
ciò che la
rende ancora meritevole di essere vissuta è la presenza
delle persone che ami.
Adesso sono tutte qui e io sono pronta a ballare questa
danza con loro, ci saranno ancora momenti brutti, ma ora so di poterli
superare.
Che la mia vita abbia inizio e che non finisca tanto
presto, voglio continuare a ballare con Jaime fino al giorno della mia
morte e
anche sul mio letto di morte vedrò lui.
Sia dato avvio alle danze, io non vedo l’ora di ballare e
di vivere la mia vita al massimo insieme a lui.
Ci sorridiamo e so che adesso nulla potrà separarci.
La sposa giapponese ha trovato la sua pace nello sposo
messicano.
Angolo di Layla.
Ringrazio Nico_Ackerman
per avere seguito questa storia dall'inizio alla fine. Spero che questo
finale ti piaccia.
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