La sposa giapponese

di Layla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: fuga dall'inferno. ***
Capitolo 2: *** 1) Calcio balila e poliziotti. ***
Capitolo 3: *** 2)Vicoli ciechi e proposte di matrimonio. ***
Capitolo 4: *** 3)Di' di sì, Giulietta. ***
Capitolo 5: *** 4) A ritmo di reggae ***
Capitolo 6: *** 5)Belle come fiori di sakura. ***
Capitolo 7: *** 6)Nella notte. ***
Capitolo 8: *** 7)Vivere ogni secondo. ***
Capitolo 9: *** 8)I miei sogni e la mia cittadinanza americana. ***
Capitolo 10: *** 9)La signora Preciado ***
Capitolo 11: *** 10)Vuoti a perdere ***
Capitolo 12: *** 11)Quella fiamma che ti brucia dentro. ***
Capitolo 13: *** 12)Salti senza rete di protezione. ***
Capitolo 14: *** 13)Circuiti del cuore fusi ***
Capitolo 15: *** 14) Nebbia in primavera ***
Capitolo 16: *** 15)Più pesante del cielo. ***
Capitolo 17: *** 16)La variabile impazzita. ***
Capitolo 18: *** 17)Passato e futuro ***
Capitolo 19: *** 18)Il sapore della felicità. ***
Capitolo 20: *** 19)Il vestito da diva. ***
Capitolo 21: *** 20)Le ombre del passato. ***
Capitolo 22: *** 21) Stelle che pensano ai dinosauri. ***
Capitolo 23: *** 22)La fine della guerra. ***
Capitolo 24: *** 23)Il giardino delle lucciole. ***
Capitolo 25: *** Epilogo: la sposa giapponese ***



Capitolo 1
*** Prologo: fuga dall'inferno. ***


Prologo: fuga dall'inferno.

 

Tamao p.o.v.

 
Il rumore ritmico delle macchine da cucire segna il tempo della mia prigionia e delle mie giornate.
Mi chiamo Tamao Ishida e da dieci anni lavoro come sarta in questo buco, insieme alle mie compagne di sventura. Sono per la maggior parte cinesi e comunico con loro a gesti, tanto basta, i nostri carcerieri non incoraggiano i rapporti tra di noi.
Ho venticinque anni e a quindici i miei genitori mi hanno venduta alla yakuza, erano povera gente che lavorava in compagna e si erano ritrovati il peso di una figlia primogenita. Volevano che mio fratello studiasse nelle migliori scuole del paese e hanno deciso di finanziarlo con la mia vendita.
Il giorno prima di quello che avrebbe dovuto essere il mio primo giorno di liceo mio padre è venuto nella mia misera camera e mi ha detto di dimenticarmi dell’istruzione, nonostante i miei buoni voti.
Avrei lavorato, avevano bisogno di soldi per mio fratello che era più importante di me e poteva farsi strada nel mondo più di una debole femmina.
“Scendi in cucina, Tamao.
C’è una persona che vuole vederti.”
Mi disse.
Io scesi con la mia nuova uniforme da liceale e trovai un uomo pieno di tatuaggi e cicatrici seduto al nostro tavolo con mia madre che teneva gli occhi bassi.
“Questo è il signor Fujimoto, da oggi è il tuo padrone e farai tutto quello che dice lui.
Presentati.”
“Io sono Ishida Tamao, piacere di conoscerla.”
Avevo detto velocemente abbassando la testa.
“Sai cucire a macchina?”
“Un po’, signore.”
“Beh, imparerai.
Domani fatti trovare con una valigia pronta e senza questa ridicola uniforme.”
“Sì, signore.”
“Adesso va via, la merce è buona.”
Io ero salita in camera mia, messo via la mia divisa con il cuore spezzato e preparato una valigia aiutata da mia madre. Il giorno dopo ero salita su di una macchina che mi aveva portato all’aeroporto, lì prendemmo un aereo che ci avrebbe portato a New York e vi arrivammo diverse ore dopo.
E così sono arrivata qui, la mia valigia è stata requisita, così come i pochi soldi che avevo e mi hanno dato la divisa. Un paio di calze, un vestito lungo fino alle ginocchia grigio e stinto, vecchie scarpe da tennis e una felpa pesante per l’inverno.
E ho iniziato a cucire e cucire per gli occidentali per venti ore al giorno, piangendo ogni notte fino ad addormentarmi, maledicendo la mia famiglia.
Oggi però sarà diverso, oggi scapperò.
Finito di cucire mi ritiro in silenzio nel mio letto, l’uomo ci controlla e ci chiude a chiave dentro lo stanzone. Io mi metto le scarpe, la felpa e una giacca di pelle difettata che avrei dovuto ricucire domani. Tiro fuori una forcina dalla mia crocchia e faccio saltare il lucchetto, l’uomo di guardia dorme e io corro veloce e silenziosa come il vento verso la stazione delle metro rabbrividendo per il freddo newyorchese.
Scendo i gradini più veloce che posso e salto su un vagone, dalla porta vedo due dei miei carcerieri scendere le scale. Io mi abbasso per non farmi vedere, ma è troppo tardi.
Alla stazione successiva cambio treno e così faccio anche in quella dopo, dribblandoli, spaventata come un animaletto. Alla fine scendo dal treno ed esco, sono davanti a un locale con un ampio parcheggio, decido di andare lì. Posso entrare in una macchina e riposare un attimo.
Comincio ad aprire tutte le macchine, ma sono tutte chiuse e sento delle voci che urlano in giapponese, il cuore mi sale in gola.
Non devono trovarmi o rischio di essere uccisa.
Alla fine mi ritrovo davanti a un grande pullman con scritto “Pierce The Veil” ed entro, mi metto in un punto da cui non posssono vedermi rannicchiata.
Ho il respiro corto e stringo con forza il mio logoro vestito.

 
Le voci si allontanano e la mia tensione inizia a calare e finisco per addormentarmi.
Vengo svegliata dal suono di voci maschili, ho quasi del tutto dimenticato l’inglese, ma credo si stiano chiedendo chi sono e perché sono qui.
Io apro gli occhi e mi trovo davanti a quattro ragazzi, due sono alti e pieni di tatuaggi, portano entrambi un cappellino, poi c’è un ragazzo più basso con i capelli castani lunghi fino alle spalle, infine uno leggermente più tarchiato con i capelli scuri irti.
Il mio sguardo si focalizza su di lui, ha qualcosa che mi attrae, forse il sorriso luminoso di chi sa reagire bene in qualsiasi situazione.
Il ragazzo con i capelli lunghi mi guarda negli occhi e mi chiede qualcosa.
“Io parla poco inglese.”
Articolo con fatica io, lui mi fa cenno di aspettare e poco dopo arriva una ragazza con gli occhiali, i capelli azzurri e viola, i dilatatori alle orecchie e parecchi tatuaggi.
“Ciao. Io sono Yukari, posso sapere il tuo nome?”
“Parli la mia lingua?”
“La parlo.”
“Mi chiamo Ishida Tamao.”
Lei mi sorride.
“Come mai sei qui?”
“Loro… loro mi stanno cercando e ho paura che mi trovino.”
“Loro chi?”
Io mi guardo attorno spaventata.
“La mia famiglia mi ha venduta alla yakuza a quindici anni, confeziono vestiti, ma sono scappata.
Stasera sono scappata e, visto che mi cercavano, mi sono infilata in questo pullman.”
“Capisco.”
“Voi chi siete?”
“Loro sono una band, si chiamano Pierce The Veil, io sono la loro merch girl.”
“Come si chiamano?”
Indica il ragazzo dai capelli lunghi.
“Vic Fuentes.”
Poi il ragazzo dal bel sorriso.
“Jaime Preciado.”
Il primo ragazzo alto, quello con il piercing sotto il labbro.
“Mike Fuentes.”
E infine il ragazzo con il piercing sotto l’occhio.
“Tony Perry.”
Io annuisco.
“Yukari-san, questo pullman si sta muovendo?”
“Sì, verso sud. Stiamo facendo un tour.”
Forse se mi unirò a loro, i miei nemici non mi troveranno.
Forse loro sono il mio unico mezzo verso la libertà.
Mi inchino profondamente verso la ragazza dai capelli azzurri.
“Yukari-san, ho un grande favore da chiederle.
Posso rimanere?
Se rimango forse quelli che mi cercano non mi troveranno.”
Lei sembra colpita dalla domanda.
“Io ne devo discutere con la band, non è una decisione che posso prendere da sola.”
Si alza in piedi e parla a lungo con  quattro ragazzi, le loro voci si alzano e si abbassano e gesticolano parecchio, il più scettico sembra il ragazzo con il piercing sotto il labbro. Il ragazzo dal bel sorriso interviene spesso e mi sembra a mia difesa, alla fine indicano Yukari-san e lei annuisce.
Torna di nuovo ad inginocchiarsi accanto a me.
“Tamao-chan, io e la band abbiamo parlato e abbiamo deciso che potrai rimanere, ma dovrai aiutarmi a vendere.”
“Va bene.”
Io mi volto verso il gruppetto.
“Arigatou, Vic-san, Mike-san, Tony-san, Jaime-san.”
“Ehm, prego.”
Mi rispondono in coro.
“Sarai stanca, fatti una doccia, cambiati e poi mangeremo qualcosa.”
Yukari mi accompagna in un piccolo bagno in cui posso lavarmi e mi lascia della biancheria e dei vestiti puliti. Io  ne approfitto e faccio una lunga doccia per togliermi di dosso la tensione e la paura e poi indosso quello che mi ha portato: un paio di jeans strappati e una maglietta della band. Pettino i miei lunghi capelli neri e li raggiungo in cucina.
Mi siedo al tavolo un po’ a disagio e aspetto. Poco dopo i ragazzi vengono serviti con quello che deve essere cibo messicano e io ricevo una pizza. Sono anni che non ne mangio una, perciò la divoro e scopro che ho ancora fame.
“Mangiavi abbastanza?”
Mi chiede premurosa Yukari.
“No, non molto. Ognuna di noi aveva diritto solo a un po’ di riso a pranzo e a cena.”
Fa scaldare un po’ di cibo messicano anche per me e io divoro anche quello, nonostante sia un po’ troppo piccante per me.
Finita la cena improvvisata i ragazzi si trasferiscono in quella che credo sia la zona relax, a me invece si chiudono gli occhi.
Vorrei aiutare Yukari, ma sono troppo stanca.
“Non devi aiutarmi, non sei obbligata.”
Mi dice sorridendo lei.
“La maggior parte di questa roba va in pattumiera, i ragazzi amano mangiare con le posate di platica.
Tu sei stanca e farai meglio a riposarti. Devi imparare un sacco di cose, tra cui l’inglese.”
Io annuisco, lei mi porta nella zona notte.
Ci sono due lettini a castello.
“In quello in basso ci dormo io, tu dormirai in quello più in alto, spero che per te non sarà un problema.”
Io scuoto la testa.
Lei mi consegna un pigiama.
“Grazie.”
“Prego. Appena sarà possibile ti compreremo dei vestiti e dovremo renderti meno riconoscibile.”
“Cosa vuoi fare, Yukari-san?”
“Via quel san, pensavo di tingerti i capelli. Basta solo che tu diventi bionda, non devi diventare come me se è questo che ti preoccupa.”
“Oh, grazie.”
“Buonanotte.”
“Buonanotte anche  te.”
Mi lascia da sola e io mi metto il pigiama e poi salgo la scaletta per arrivare al lettino più alto.
Mi sdraio sfinita, pensando che per me sta iniziando una nuova avventura e che non so come finirà.
Potrei metterli tutti nei guai e mi dispiacerebbe visto che sono stati tanto carini con me.
Questo vortice di pensieri mi porta dritta tra le braccia di Morfeo, consegnandomi a un sonno agitato e costellato da incubi in cui rivivo il mio passato.
Spero tanto che vada bene e di non mettere in pericolo nessuno, non me lo perdonerei mai.
Chissà come sarà la mia vita d’ora in poi?

 

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Capitolo 2
*** 1) Calcio balila e poliziotti. ***


1) Calcio balila e poliziotti.

 

Tamao p.o.v.

 

Sono passati alcuni mesi da quando sono capitata nel pullman dei Pierce The Veil.
Adesso parlo un inglese abbastanza buono e posso comunicare con i ragazzi. Vic è un comprensivo zio saggio che cerca sempre di aiutarmi in ogni modo, Mike si comporta da fratello maggiore e mi tratta molto gentilmente soprattutto da quando ha scoperto che so fare massaggi e che posso sciogliere la sua tensione con i miei sapienti tocchi.
Tony è sempre gentile, anche se è piuttosto timido e fa fatica a intavolare una conversazione, Jaime invece è un espansivo, mi tratta in modo molto caloroso e mi stringe spesso in abbracci da orso che mi mettono di buon umore.
È il mio preferito e adoro le sue fossette e il suo sorriso, così splendente che potrebbe illuminare il mondo al posto del sole, vorrei trovare anche io un ragazzo così o meglio vorrei lui, ma so che è impegnato e io non mi metto mai tra un ragazzo e la sua ragazza.
Spero che la mia cotta diminuisca fino a sparire, ma per ora non succede, così mi limito a spiarlo ogni tanto e – purtroppo – lui è anche quello con cui sono più gentile e ho paura che qualcuno faccia due più due e rovini il rapporto tra di noi rendendo vani i miei sforzi di trattarlo solo come un amico.
Mi sono appena alzata, sono la prima ad alzarmi e quindi a fare la doccia, entro nel bagno e mi guardo nello specchio. Una ragazza asiatica dai capelli biondi mi sorride incerta.
Yukari mi ha tinti i capelli il giorno dopo che sono arrivata e me li ha tagliati facendomi una frangia. In ogni caso mi lavo, indosso una maglietta rossa e un paio di jeans e mi dirigo in cucina.
Sono io quella che cucina la colazione per tutti.
Preparo uova e bacon per Mike, dei cereali per Tony, pancakes e latte al cacao per Jaime, un caffè forte per Yukari e dei muffins e del caffelatte per Vic.
Quando è tutto pronto corro a chiamarli, scuoto gentilmente Mike che grugnisce come suo solito e si gira dall’altra parte per poi saltare fuori dal letto non appena sente il profumo della colazione, ormai mi sono abituata a vedere il suo corpo seminudo uscire dalle coperte, ma ogni mattina gli urlo di coprirsi.
Poi scuoto Tony che mi sorride leggermente e mormora “arrivo”, non devo scuotere Vic – che è già sveglio e mi fa cenno che arriverà – poi scuoto vigorosamente il mio raggio di sole che dopo una potente ultima russata mi sorride e mugugna “buongiorno”, l’ultima è Yukari. La scuoto, lei sgrana gli occhi e sorride.
"Dio, non posso credere che sei tu a fare la colazione a questi animali adesso.”
Torno in cucina, Mike sta già mangiando in mutande, io mi preparo il mio the mentre gli altri prendono posto già vestiti.
“Mike, sei un cazzo di scostumato.
Mettiti qualcosa addosso per rispetto a Tamao.”
Lo sgrida ogni mattina Jaime.
“Zitto, Hime e pensa a quelle bombe chimiche che hai al posto dei piedi.”
Lui gli dà una pacca che lo fa quasi strozzare e che lo fa bestemmiare.
“Scusate, ho provato a educarlo, ma temo di avere fallito come fratello.”
Si scusa Vic.
“No, è lui che è dannatamente incorreggibile.”
Afferma decisa Yukari.
“Solo io sono grato a Tamao perché ogni mattina ci prepara la colazione?”
“No, Turtle lo siamo tutti.
Ripetete dopo di me “Grazie, Tamao.””
Questo è Vic.
“Grazie Tamao.”
“Prego. Sono io che vi sono grata per avermi tenuta, anche se questo vi causa problemi.”
“Tamao, l’uomo che ti sposerà sarà fortunato. Fai delle uova con il bacon divine.”
“Grazie, Mike.
Domani ti vestirai come gli altri.”
“Certo.”
Mi promette ogni mattina per poi dimenticarsene.
Mangiamo tutti insieme chiacchierando tranne Vic che legge pacificamente il giornale sull’ i-phone.
“Vic, fai il vecchio.”
“Sono il più vecchio, anche se sembro il più giovane.”
Finito di fare colazione io lavo le stoviglie mentre sento Yukari che sbraita per stabilire i turni della doccia.
Dopo un’ora torna la calma.
Tony si siede sul divano a guardare una replica mattutina delle tartarughe ninja, Vic si ritira a suonare la chitarra nel suo bunk e Jaime e Yukari iniziano una partita a FIFA. Mike si mette a suonare con la sua batteria portatile e io leggo per un’oretta dei libri che Yukari ha scelto per me, dice che sono per abituarmi gradualmente a parlare un inglese sempre più fluido.
Esattamente un’ora dopo Mike mi si avvicina con un’espressione da cucciolo.
"Mi faresti un massaggino alle spalle, per favore?
Non sono vecchio come Vic, ma ho anche io la mia età e dopo devo fare pratica con la batteria.”
Jaime e Yukari se la ridono, ma io lo accontento e gli massaggio le spalle fino a che i muscoli non si rilassano e non tornano in uno stato normale. Lui si rimette la maglietta e mi ringrazia con un sorriso abbagliante.
“Grazie, Tamao. Non so cosa farei senza di te.”
“Quello che facevi prima, ti lamentavi come un artritico.”
“Yukari, ma perché mi maltratti sempre?”
“Perché sfrutti la povera Tamao.
Oggi tocca a te fare il bucato, non imbucarti a telefonare ad Alysha.”
“Sicura? Non è il turno di Jaime?”
Lei mette in pausa il gioco e gli sventola sotto il naso il calendario con segnati i giorni di bucato, pulizia e altre faccende domestiche.
“Ok, vado vado.”
Si dirige verso il divano e i bunk e comincia a raccogliere i vestiti.
“Tony, oggi è il tuo turno di passare l’aspirapolvere.
Adesso vado a chiamare Vic, tocca a lui pulire il bagno.
Jaime, mi spiace. Non posso finire la partita, devo pulire la cucina.”
Va nei bunk e poi si dirige in cucina con piglio energico.
“Ci tratta in modo severo, ma ci vuole bene. Ci serve un mano energica, l’altra merchgirl finiva per far ridurre il pullman a un porcile perché non sapeva imporsi.
Ti va di imparare a giocare a FIFA, Tamao?”
“Cos’è?”
“Un videogioco sul calcio.”
Io mi gratto il mento, il nome mi ha risvegliato un ricordo.
“Lo str… Cioè Shinji-niichan, ci giocava spesso.”
“Puoi chiamarlo stronzo, non ci offendiamo.”
“Non è educato.”
“Cosa vuol dire nii-chan?”
“Fratellino, Jaime-kun.”
“E –kun?”
“È un o-ono- onor…”
“Onorifico.”
Annuisco.
“Sì, per maschi che consideri amici. In Giappone siamo molto formali, solo quando si conosce molto molto bene una persona ci si può permettere di togliere l’onorifico.”
“Perché lo chiami stronzo?”
“Oh, è una questione privata.”
“Perché non ci racconti la tua storia? Yukari ci ha detto veramente poco, solo che avevi bisogno di aiuto.”
Io mi mordo il labbro inferiore.
“Non è perché non mi fido di voi, ma perché potrebbe essere pericoloso. Ecco, perché Yukari ha insistito perché cambiassi look, ma ho il sospetto che presto dovrò affrontare il mio passato.
È un presentimento e spesso i miei presentimenti sono giusti, sono stata miko in un tempio per un po’.”
“Miko?”
“Sono delle aiutanti nei tempi shintoisti, come sailor mars.”
Lui capisce al volo e mi sorride.
“Dai, ti insegno a giocare a FIFA.”
“E sia.”
Gli sorrido e mi siedo accanto a lui, iniziando subito a imprecare perché di calcio e di videogiochi ci capisco poco o niente.

 

All’una Yukari esce dalla cucina sorridendo.
Controlla che Mike abbia fatto il bucato a dovere, annuisce a Tony per fargli capire che va bene come ha pulito la zona relax e poi va da Vic.
“Gente, ho preparato il pranzo.”
“Cosa hai preparato?”
“Burritos per tutti. Tamao, ti senti pronta per provare la cucina messicana?”
“Sì, certo. Non voglio che modifichiate le vostre abitudini per me.”
“Sei una brava ragazza.”
Raggiungiamo tutti il cucinino un po’stretto e iniziamo a mangiare, questi burritos sono un po’ piccanti, ma non sono male, la salsa wasabi è molto più piccante.
“Cosa te ne pare, Tamao?”
Mi chiede Jaime, io arrossisco leggermente.
“Sono buoni, Yukari sei un’ottima cuoca.”
“Sono passabile, ma loro ci hanno fatto l’abitudine.”
“Confermo.”
Esclama maligno Mike.
“Quelli di mia madre sono migliori.”
“La prossima volta la portiamo in tour con noi, che ne dici?”
Lui ammutolisce.
“No, meglio di no.
Direbbe che sono disordinato e poi non credo approverebbe quanto bevo e l’erba.”
“Allora accontentati dei miei burritos.”
Lui ride e annuisce.
“Yukari, sei un generale in gonnella, ma ti vogliamo bene.”
Dopo i burritos mangiamo un po’ di frutta  e poi una torta al cioccolato preconfezionata, poi la mia amica lava i piatti.
Siamo tutti e cinque nella zona relax e ci guardiamo negli occhi.
“Che si fa?”
“Vediamo un fim.”
Dice Vic, Mike e Tony fanno per aprire bocca, ma il leader li precede.
“Che non sia Star Wars o Harry Potter. Anzi, Tamao! Che ne dici di proporre tu qualcosa?”
Io divento rossa fino alla radice dei capelli.
“Io non saprei, forse è meglio che decidano Tony-kun o Mike-kun.”
“No, quelli hanno monopolizzato il lettore dvd ed è necessaria una pausa.”
“Io, ecco, vorrei vedere “Il mio vicino Totoro”, se ce l’avete.”
Vic controlla i dvd e scuote la testa.
“No, non c’è. Ma non preoccupati, adesso lo scarichiamo e lo mettiamo su una chiavetta, così intanto anche Yukari avrà finito.”
Vic si mette a lavorare sul suo pc e una mezzoretta dopo arriva con una chiavetta, nel frattempo anche la mia amica è uscita dalla cucina.
“Allora, che si vede?”
“Tamao ha proposto “Il mio vicino Totoro”, così l’ho appena scaricato.”
“Figo, finalmente qualcosa di diverso e poi è bellissimo, così poetico.”
Ci sediamo tutti, Vic infila la chiave nel televisore e poi traffica un po’ fino a farlo partire, quando inizia la canzoncina che apre il film inizio a cantarla senza pensarci.
Gli altri mi guardano un po’ stupiti, ma poi sorridono e si lasciano catturare dal film, dall’avventura delle due sorelle Satsuki e Mei, dall’apparizione di Totoro e dal gattobus.
Sono tutti presi bene e mi congratulo per avere scelto loro un film che donasse due ore di completo distacco dal mondo e spero di benessere.
“Hai ragione, Yukari. È davvero bellissimo.
Tamao, hai fatto davvero una buona scelta, penso che lo vedremo spesso.”
“Sono felice che vi sia piaciuto. Pensavo che l’avreste trovato troppo da bambini.”
Tony scuote la testa con gli occhi che luccicano.
“È come dice Yukari, è poetico.”
“Oh, grazie.”
Finito il film Vic richiama la truppa, dicendo che ha avuto un’idea per una nuova canzone e vuole svilupparla con loro. Yukari mi fa cenno di seguirla in cucina, come ogni giorno iniziamo le nostre lezioni di inglese, ma oggi nota che sono distratta.
Smette di controllare i miei esercizi e mi guarda negli occhi
“Chi ti piace?”
“Che?”
“Chi ti piace dei ragazzi?
Sei distratta come quando a una ragazza piace un ragazzo.”
“Sono tutti fidanzati.”
“Questo non impedisce a nessuno di prendersi una cotta per qualcuno.”
Io la guardo un po’ meglio.
“Anche a te piace qualcuno di loro, allora.”
“Sì.”
La risposta così semplice e spontanea mi lascia sorpresa.
“Chi?”
“Vic. Lo trovo un ragazzo molto maturo e misurato, comprensivo e fisicamente molto bello.”
“Ma ha una ragazza!”
“Questo non mi impedisce di amarlo. Tu chi ami?”
“Jaime. Il suo sorriso potrebbe illuminare il mondo al posto del sole.”
Dico con tono sognante.
“È sempre così positivo, fa sempre tornare il sorriso sulle labbra a tutti.”
“Effettivamente è un bravo ragazzo.”
“Non mi rimproveri?”
“So che non faresti nulla, ormai ho imparato a conoscerti.
Forza, riprendiamo con l’inglese.”
Finiamo la lezione, poi Yukari mi lascia un libro da leggere, lei invece accende il pc e si mette a cazzeggiare in internet. Dalla sala relax arriva un’alternanza di voci calme a voci litigiose.
“È normale?”
“Sì, non son mai d’accordo sulle canzoni, a volte sono davvero dei parti perché qualcuno si impunta su una certa cosa e qualcuno su un’altra, ma poi trovano un’intesa.”
Io continuo a leggere, fino a che Yukari chiude il portatile e si dirige in cucina, io la seguo.
“Vuoi che faccia io da mangiare al tuo posto?”
“No, tocca a me.
Beh, oggi faremo qualcosa di giapponese, yakisoba preconfezionati. Spero di non uccidere il tuo palato.”
Io rido.
“No, li faceva spesso anche mia madre.”
“Ottimo.”
Lei prende sei scatole in plastica e mette una pentola di acqua a bollire, apre le confezioni e toglie la bustina della salsa di soia.
Quando l’acqua bolle versa un po’ di acqua in ognuno dei contenitori, io apparecchio la tavola e  poi aspetto.
Tre minuti dopo toglie l’acqua in eccesso e mette la salsa di soia e chiama gli altri.
“Ragazzi, è pronto!”
Urla e le liti si sedano in un secondo, i quattro musicisti raggiungono la cucina e si mettono a tavola, Yukari serve loro un piatto di yakisoba.
“Buon appetito!”
Esclamiamo tutti insieme e poi iniziamo a mangiare, sono precotti, ma non sono male.
Mi piacciono.
Spariscono velocemente nelle bocche dei ragazzi, mangiano verdure e formaggi e poi un piccolo dolce. Yukari vorrebbe lavare i piatti, ma io insisto per farlo io. Mentre faccio scorrere la spugna su piatti e padelle sogno di me e Jaime e su come sarebbe bello stare insieme alla luce del sole, a come sarebbe bello se lui fosse un ragazzo libero.
Quando ho finito trovo i ragazzi intorno a un calcio balilla.
“E questo da dove spunta?”
Chiedo curiosa.
“Ne abbiamo uno pieghevole, a volte ci giochiamo. Abbiamo fatto le squadre, i fratelli Fuentes con Yukari e i non Fuentes con te. Ti va?”
“Sì.”
“Sai giocare?”
Io annuisco e mi metto al posto in cui posso manovrare il portiere, la partita comincia e non è facile. Yukari è un’attaccante e decisa per di più, Tony e Jaime hanno il loro bel da fare con lei, un paio di volte riesce a sfondare le difese e a provare a tirare in porta. Io però sono un buon portiere e le paro tutte e tue.
Mi sa che finirà per essere un derby al femminile.
Jaime e Tony attaccano, ma Vic è un osso duro come portiere e non li lascia passare, Yukari non molla e alla fine riesce a farmi un goal.
“Yeah! I Fuentes spaccano!”
La loro gioia dura poco perché Tony e Jaime riescono a infilare una doppietta spettacolare.
“Ah! Nemmeno il resto della band!”
La battaglia diventa sempre più serrata, Mike e Yukari non lasciano tregua, ma noi reggiamo.
“Forza, ragazzi! Ganbatte!”
Urlo io.
Tony e Jaime stanno sudando, ma alla fine riescono a fare di nuovo goal. Si vince quando si arriva a sette e dobbiamo tenere duro ancora per un po’.
Mike riesce a fregarmi, ma Tony ne infila ancora un altro.
Quattro.
Il calcio balilla balla e le imprecazioni si sprecano, volano allegramente per tutto il campo.
“Tony! Baka ne! Marca meglio Yukari-chan! Stava per fare goal!”
Lui annuisce e Jaime riesce a superare di nuovo le difese della squadra avversaria.
Cinque.
Poi tocca a me cedere alla furia della mia amica.
Mancano solo due goal e la frangia sudata inizia a darmi fastidio.
“Ganbatte, ganbatte!”
Urlo ai miei compagni di squadra.
Con un miracolo dei Kami Jaime e Tony riescono a sfondare le difese avversarie e ci abbracciamo per festeggiare. Il mio cuore inizia a battere forte quando Jaime mi stringe a sé, ho paura che lo sente e capisca i miei sentimenti.
Non deve succedere, non oserei mai farmi avanti e rompere un fidanzamento che dura da anni, sono troppo grata a loro per fargli questo.
Yukari, sudatissima anche lei, mi stringe la mano.
“Brava, Tamao.
Sei un portiere davvero terribile e l’incarnazione della perseveranza giapponese.”
“A proposito di giapponese.”
Mi chiede Jaime.
“Cosa significano baka e ganbatte?”
Yukari ride, io arrossisco.
“Baka, vuol dire “stupido” e ganbatte “forza, non mollare.”
“Povero, Tone.”
“Mi devo scusare con lui.”
Intanto che aspetto il mio turno per la doccia – visto che la squadra dei Fuentes ha perso gli abbiamo lasciato usare la doccia per primi e Vic è subito entrato, urlando che era il maggiore – mi avvicino a Tony.
“Tony-kun, volevo scusarmi con te.”
“Come mai?”
“Ti ho chiamato baka, significa “stupido.””
Lui ride.
“Non c’è problema, Tamao. Non devi essere sempre così composta, se ogni tanto perdi il controllo non succede niente.”
Lentamente arriva il mio turno, quando esco sono tutti a letto tranne Mike che sta facendo zapping alla tv.
“Sei un bravo portiere, nessuno aveva mai battuto Vic.”
“Ti ringrazio.”
“Ti va di fumare una sigarette con me?”
Io sorriso.
“Mi piacerebbe.”
Estraggo una sigaretta dal pacchetto e mi metto la giacca, fuori fa freddo e la temperatura nella stanza si raffredderà quando apriremo la finetra del pullman..
Ci accendiamo una sigaretta e guardiamo per un attimo il cielo.
“Sei felice qui con noi?”
“Sì, siete come la famiglia che non ho mai avuto.
E voi? Siete felici di avermi con voi?”
“Scherzi? Siamo felicissimi, ci vizi sempre con la colazione, mi fai i massaggi e cerchi sempre di tirarci su di morale.”
“Yokatta, ne!”
“Cosa significa?
"Meno male, ne sono felice.”
Lui sorride.
“Ti piace Hime-Time?”
“Sì, ma non voglio che lui lo sappia. È fidanzato.”
“Sei una brava ragazza, lui ti adora, comunque.
Ti vuole molto bene.”
“Noto che mi abbraccia spesso.”
“Vuol dire che gli vai a genio.”
“Davvero?”
“Certo, gli abbracci da orso li dà solo a chi vuole bene, come noi della band o i suoi amici.
Ti vuole molto bene, sei così minuta che fai venire voglia di essere protetta, non sei come Yukari.
Yukari è una tigre.”
“Lo so e le sono grata.”
“Anche noi. Peccato che Jaime sia fidanzato, sareste stati una bella coppia.”
“Mike-kun, non esagerare.”
“Dico sul serio.
Perché non mi prende mai nessuno sul serio?”
Io sorrido.
“Io ti credo.”
Continuiamo a parlare per un po’, poi finalmente andiamo a letto anche noi.
La mattina dopo mi sveglio, come di consueto, prima degli altri, faccio la doccia e vado in cucina. Sto per accendere il gas per cucinare le uova la bacon di Mike quando qualcuno bussa con vigore alla porta del bus adesso fermo per una pausa.
Incuriosita vado ad aprire e mi trovo davanti a due uomini vestiti di scuro.
“Chi siete?”
Chiedo leggermente spaventata.
“Ufficio immigrazione. È lei Tamao Ishida?”
“Sì, sono io.”
Rispondo con voce tremante.
Il mio cuore è finito in fondo ai piedi, ho paura.
Cosa devo fare?

 

Angolo di Layla

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia.

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Capitolo 3
*** 2)Vicoli ciechi e proposte di matrimonio. ***


2)Vicoli ciechi e proposte di matrimonio.

 
Tamao p.o.v.

 
Ci sono momenti che sono come piccole granate nascoste nella tua vita.
Sta andando tutto bene e poi, boom!, all’improvviso tutto diventa un disastro, esattamente come oggi.
Guardo questi due uomini vestiti in nero e con un’aria impassibile e mi sembrano due sinistri messaggeri del destino.
Mike si alza a sua vota e compare vestito accanto a me per la prima volta.
“Chi siete?”
Abbaia poco gentilmente.
“Ufficio immigrazione.”
Rispondono asciutti loro.
“I nostri documenti sono a posto, non capisco perché siate qui.”
“Infatti i documenti dei Pierce The Veil non ci interessano, sappiamo che siete a posto.
Messicani, sempre pronti a reagire male.”
“Forse perché ci accusate tutti a torto di essere clandestini.”
Nel frattempo anche gli altri arrivano svegliati dal  rumore.
“Non è la sede adatta per discutere di queste cose, noi vogliamo i documenti di Tamao Ishida.”
“Sì.”
Dico piano io e prendo le carte che mi riguardano e che ho faticosamente trafugato dalla mia prigionia, gliele consegno e loro iniziano a leggerle.
Il sopracciglio del primo si muove impercettibilmente.
“Questi documenti non sono in regola, signorina Ishida.
Lei ha tempo un mese per regolarizzarsi, se non ci riesce dovrà tornare in Giappone.
Buona giornata.”
I due se ne vanno e Vic mi conduce a sedere sul divano, nella mia testa vorticano pensieri confusi.
Chi li ha inviati qui?
Perché?
Qualcuno dell’entourage?
No, non ho problemi con nessuno e poi la risposta più logica mi colpisce con la violenza di uno schiaffo: sono stati loro, i miei carcerieri, a mandare questi uomini da me.
Se tornerò in Giappone potranno vendicarsi e perfino uccidermi, le mie mani si stringono a pugno. Sì, lo faranno: mi uccideranno e io non potrò più parlare né rivelare nulla su di loro.
“Tamao.”
Yukari appoggia gentilmente la sua mano sulla mia spalla.
“Ho preparato la colazione, vieni a mangiare.”
“Sì, dopo devo parlare ai ragazzi.”
“Di quella cosa? Pensi che sia arrivato il momento?”
Io annuisco decisa.
“Devono sapere, forse loro sono gli unici che mi possano salvare. Questi uomini non sono arrivati qui per caso, Yukari, sapevano dove e chi cercare. Qualcuno deve avergli fatto una soffiata.”
“Forse sì.”
Io mi alzo dal divano e con passo barcollante raggiungo la cucina, ho paura.
Ho una paura folle mista all’odio che provo per la mia famiglia che, invece di amarmi e proteggermi, mi ha venduta come se fossi un mobile o qualche altro oggetto di valore.
Mi siedo al mio posto e bevo il mio the in un silenzio surreale, nessuno ha qualcosa da dire, persino Jaime sembra zittito dall’enormità del problema.
Finito di fare colazione apro finalmente bocca.
“Ragazzi, devo dirvi alcune cose.”
Dico piano, con voce bassa e controllata.
Non devo lasciare che la paura vinca o sarebbe come darla vinta a loro, devo combattere come una leonessa per il mio futuro e per la mia vita.
“Va bene andiamo nella zona relax.”
Ci alziamo tutti in silenzio, composti come se stessimo andando a un funerale, il mio cuore batte veloce e sento che sto sudando contro la mia stessa volontà.
La mia mente può avere deciso di non avere paura, ma il mio corpo ne ha, eccome se ne ha!
Ci sediamo sui divani neri e io inizio nervosamente il mio discorso.
“Non posso tornare in Giappone.”
“Come mai?”
Il tono di Vic è serio.
“Ci sono delle cose che non vi ho detto, prima perché non sapevo dirle in inglese, poi perché avevo paura che potesse succedervi qualcosa.”
“Vai avanti.”
“I miei genitori mi hanno venduta a quindici anni alla yakuza, la mafia giapponese, per pagare gli studi di mio fratello. Loro mi hanno presa e portata qui, sapevo un po’ di inglese, ma per farmelo dimenticare mi hanno messo a lavorare con delle cinesi.
Non so il cinese, non potevo parlare con nessuno e ho dimenticato il poco inglese che sapevo. Sono stata qui dieci anni, lavorando in una sartoria clandestina.
Il giorno in cui mi avete trovato ero appena scappata e mi sono infilata in questo pullman perché mi stavano cercando, li avevo visti nel parcheggio.
Non volevo che mi trovassero, conosco un po’ di cose, avrei potuto denunciarli e sarebbe stato pericoloso per loro lasciarmi andare.
Loro mi volevano morta e quando mi avete accolta è stato come se mi aveste salvato la vita.
Adesso loro vogliono che io torni in Giappone, se riusciranno nel loro intento non penso di vivere a lungo, per i miei non esisto più e per loro sono una minaccia.”
“Yukari lo sapeva?”
“Sì. Scusate, ma non potevo dirvi della yakuza prima. Era davvero troppo pericoloso per voi e lo è anche adesso, se volete che me vada lo farò senza rancore. Non voglio che la vostre vite vengano messa in pericolo.”
“Tu non te ne vai da nessuna parte.”
Mi risponde Jaime duro.
“Non ho intenzione di mandarti là fuori a morire, adesso ci mettiamo intorno a un tavolo e pensiamo a una soluzione. Dobbiamo farti avere la carta verde, siete d’accordo, ragazzi?”
Annuiscono tutti.
“Certo, sei nostra amica adesso.”
Tony.
“E poi Yukari non ce lo perdonerebbe mai.”
Mike.
“E vogliamo sinceramente che tu stia bene.”
Vic.
“Grazie, ragazzi.”
Abbasso la testa per non fare vedere le lacrime che scendono, sono lacrime di felicità.
Dopo tanti anni sento un calore al cuore che non c’entra nulla con la temperatura esterna, è qualcosa che mai avrei creduto di provare ancora: è amore, è gioia.
È sapere che per qualcuno conti e che si preoccupa per te, che mette le tue priorità al primo posto e non te lo fa pesare perché gli viene naturale.
È amore, è amicizia, è famiglia.
Una famiglia come dovrebbe essere: un luogo in cui ti senti accettato e protetto e a cui poter tornare senza paura.
È un miracolo.

 
Vic è il più pratico del gruppo e decide di parlare al manager della situazione.
Lui viaggia su di un altro pullman, ma mi conosce e andiamo d’accordo anche se all’inizio era scettico sulla situazione: sosteneva che poteva essere un potenziale casino e forse non aveva tutti i torti.
Bussiamo al suo pullman e ci apre la sua segretaria, una donna bionda dall’aria severa.
“Buongiorno, Vic, signorina Ishida.”
“Ciao, Carrie. Vorremmo parlare con il grande capo.”
“Va bene.”
Poco dopo ci fa cenno di entrare nella sua zona relax, l’uomo ci guarda curioso.
“Buongiorno, Vic. Come mai qui?”
“Ci sono dei problemi e ho bisogno del tuo aiuto.”
Lui smette subito di sorridere e assume un’aria seria.
“Che genere di problemi?”
“L’Immigrazione è venuta per Tamao stamattina, se non si mette in regola entro un mese deve lasciare gli Stati Uniti.”
“Merda, e cosa vuoi che faccia, Vic?”
“Trovale un lavoro qualsiasi qui.”
“Non è così facile, devo sentire la Fearless e non so quanto saranno favorevoli ad assumere una clandestina.”
“Andiamo, capo.”
Lui sospira.
“Non possono assumere gente a caso, lo sai che i dipedenti sono sottoposti a delle regole e loro lo devono verificare. La prima è non vendere nulla.”
“Io non venderei nulla su di loro.”
“Lo so, ma loro no e non so se si fideranno della mia parola.”
“E della nostra?”
Lui sospira.
“Siete amici di Tamao, diranno che il vostro non è un giudizio obiettivo o qualcosa del genere e faranno indagini su di lei.
Cosa possono trovare?”
“Questo è tutto quello che ho.”
Gli do le mie carte.
“Non servono. Dicono che hai fatto un liceo in Giappone e ora lavori in un posto che è probabilmente clandestino e che non possiamo contattare.”
“No, non potete. È gestito dalla yakuza, la mafia giapponese, mi farebbero fuori.”
“Merda. Quindi non puoi nemmeno trovarti un lavoretto come cameriera o roba del genere?”
Io scuoto la testa.
“Io so e loro non possono lasciarmi viva. Se ottenessi un lavoro normale, non ci vorrebbe molto a mandarmi un killer all’uscita.”
“Qui di killer non ne arriveranno, non senza incontrare qualche difficoltà.”
“Lo so.”
“Quindi, immagino che io debba provarci o pianterete qualche grana.”
“Immagina bene, vogliamo tutti che Tamao rimanga.”
“Va bene. Lasciatemi il tempo di sistemare la cosa, ma mi ci vorrà almeno una settimana.”
“E se non andasse in porto?”
Lui rimane in silenzio per un lungo tempo, fin troppo per i miei gusti.
“Lei potrebbe rimanere incinta, se riuscisse a partorire il bambino qui, tramite il bambino potrebbe ottenere la cittadinanza oppure sposare qualcuno. Se sposi un americano ottieni la cittadinanza.”
“Se non dovesse funzionare, troveremo qualcuno di fidato.”
Lui sospira, ma non dice niente, noi usciamo.
Una folata di vento gelido ci investe, è una mattina di metà novembre e l’inverno è alle porte e bussa con insistenza anche al sud.
Io guardo Vic, ha un’espressione meditabonda.
“Avere quel lavoro sarà come vincere alla lotteria.”
“Lo so e non so cosa fare.”
“Intanto stai con noi, protetta, poi ci penseremo.”
Rientriamo nel pullman e tutti si accalcano attorno a noi per avere notizie, Jaime mi sembra il più preoccupato e – nonostante la brutta situazione – non posso che essere felice. Vic si lascia cadere sul divano di pelle nera e si porta la mano davanti al viso.
“Come è andata?”
La voce spiccia di Yukari rompe l’incantesimo, i suoi occhi scuri scrutano Vic come se lo volessero trapassare.
“Sarò onesto, non bene.”
“Cosa vuoi dire?”
“Dice che proverà a chiamare alla casa discografica per farle avere un lavoro, ma che sarà difficile che accettino. Prima devono fare delle indagini su di lei e capire se è degna di fiducia e non troveranno nulla, lei è vissuta da fantasma in questi dieci anni e non va bene.
Devono ritenerla una persona fidata e che non divulghi informazioni e altre cose, tu lo sai Yukari, sei stata assunta in modo regolare.”
“Lo so, ma lui non può farci nulla? Che ne so? Garantire per lei?”
“Dice che non si fiderebbero.”
“E di voi?”
Vic si gratta il mento con aria imbarazzata, tocca a me parlare questa volta.
“Ecco, avrebbero paura che io possa averli plagiati in qualche modo. Non è escluso che mi ritengano una specie di groupie.”
Mike diventa rosso dalla rabbia e fa per parlare, ma Yukari allunga una mano e lui si ferma in una posizione che sarebbe comica se non fossi sull’orlo della disperazione.
“Altre opzioni?”
“Che si faccia mettere incinta e partorisca qui o che sposi qualcuno.”
“Ma chi?
Non possiamo fidarci di nessuno, non credo che i nostri tecnici la difenderebbero se qualcuno tentasse di ucciderla.”
“Non fasciarti la testa prima di essertela rotta, Jaime. Forse la accetteranno qui come merchgirl o qualcosa del genere.”
Yukari tenta di calmarlo con il solo risultato di farlo arrabbiare ancora di più.
“Ma ce l’hai un cuore, Yidashi?
Potrebbe venire uccisa e tu mi dici di non preoccuparmi? Cosa dovrei fare?
Chiamare le pompe funebri e dirgli che tra un po’ avremo bisogno di una bara e magari anche un prete giapponese?”
Se ne va verso la zona notte sbattendo la porta, lasciando la mia amica di stucco ed è raro vederla senza parole.
“Io non volevo dire quello che ha detto Jaime, lo sapete, vero?
Non è che non sono preoccupata, ma non voglio dire che non funzionerà prima di aver provato a farla assumere dalla Fearless.”
“Lo sappiamo, Jaime è solo preoccupato e ha reagito come la testa calda che è quando si toccano i suoi affetti. Adesso ci penso io a lui.”
Vic si dirige dal suo amico e Tony va in cucina con Yukari che sembra piuttosto sconvolta da quella reazione, sento che le sta dicendo parole di consolazione.
Rimaniamo solo io e Mike.
“Ehi, sorellina.
Posso  farti un massaggio? Di solito li fai tu a me e voglio ricambiare il favore, se sbaglio o ti faccio male dimmelo.”
“Grazie, Mike. Sei un tesoro.”
Io volto la schiena verso di lui e alzo la maglia, lui tocca con un dito le cicatrici delle frustate.
“Chi te le ha fatte, sorellina?”
“Alcune me le ha fatte mio padre, quando si arrabbiava mi picchiava con la cintura, alcune me le hanno fatte loro se sbagliavo a fare qualcosa.”
Lo sento irrigidirsi.
“Vorrei poterli picchiare tutti e due, toccare un piccolo fiore come te!”
“Non sono un fiore, Mike. Al massimo un’erbaccia molto resistente.”
“L’erbaccia più bella del mondo.”
Con gentilezza inizia a massaggiarmi le spalle e sento che per istinto trova i miei punti di tensione e li scioglie con abilità. Io tiro un sospiro di sollievo.
“Tutto bene, Tamao?”
“Sì, non ti devi preoccupare.”
Continua a massaggiare per un po’, poi lo faccio smettere, sono sufficientemente rilassata.
“Va’ a provare, è più importante quello che perdere tempo con me.”
“Questo lascialo decidere a me, tu ti sei presa cura di me e io ora ho cercato di fare lo stesso con te.”
Poco dopo Vic torna dalla zona notte.
“Come sta Jaime?”
Gli chiedo nervosa.
“Arrabbiato, ma gli passerà. Ci tiene davvero a te, forse più di quello che è disposto ad ammettere.”
I suoi occhi scuri mi trapassano e sento che mi leggono fino in fondo all’anima, che tutti i miei segreti sono esposti al suo sguardo. A un certo punto abbasso gli occhi e mi concentro sul pavimento.
“Anche i tuoi sentimenti per lui sono forti.”
Dice senza aggiungere altro, poi si dirige verso la cucina e poco dopo esce con Yukari sostenuta da Tony.
“Cosa facciamo?”
“Guardiamo un film, abbiamo bisogno di calmarci.”
Annuiamo tutti, la proposta di Vic mi sembra la più sensata che si potesse fare.

 
Una settimana passa molto lentamente se aspetti qualcosa.
I minuti e le ore si allungano senza pietà in una routine priva di scosse, fatta di piccoli gesti che servono per tenere sotto controllo l’ansia che cresce come acqua pronta a sfondare una diga.
Sto aspettando la chiamata del manager dei ragazzi come se da quella dipendesse la vita ed è così, se non mi prenderanno io sarò peggio che morta.
Lo so che ho una sentenza di morte che mi pende sopra il capo, i ragazzi cercano di fare del loro meglio per tirarmi su, ma la tristezza non lascia mai il fondo dei miei occhi. Vi è annidata come un serpente pericoloso pronto a mordere chiunque gli si avvicini.
Non ce la faccio più ad andare avanti così, ogni tanto mi ritiro nel mio bunk e piango. È forse un crimine così orribile voler rimanere vivi?
È forse un crimine così orribile voler vivere una vita normale e non da schiava?
No, sono desideri legittimi, solo che per me non funziona così, io devo guadagnarmeli con le unghie e con i denti. Fiotti di odio verso la mia famiglia salgono ad avvelenarmi.
Non perdonerò mai mio padre per avermi venduta e per aver deciso che la vita di una donna valesse meno di quella di un uomo e non perdonerò mai mia madre per non essersi opposta.
Lo so che non era d’accordo, ma non ha mosso un dito: ha abbassato la testa e detto di sì, come sempre nella sua vita.
Hanno tentato di inculcarmi gli stessi principi, ma qualcosa deve essere andato storto, perché sono io che voglio decidere del mio destino, non un uomo al mio posto. Non lo permetterei nemmeno a Jaime, se mai dovesse esserci qualcosa tra di noi.
Ogni tanto lo scopro a guardarmi e non riesco a capire il senso di quelle occhiate, è come se in me vedesse qualcos’altro di diverso dall’amica, ma non capisco cosa.
Me lo dirà lui se lo riterrà opportuno.
Finalmente dopo giorni di ansia il manager ci convoca nel suo bus e già dalla faccia posso intuire quello che ci dirà. Ha un volto stanco e tirato e l’aria dispiaciuta.
“Allora?”
Chiede Vic, che mi ha accompagnato di nuovo.
“Vic, ho fatto del mio meglio per provare a convincerli. Sul serio, ho giocato qualsiasi carta potessi giocare, ma non c’è stato verso.
Non si fidano, pensano che sarà solo una grana e che sia meglio non assumerla.”
“Non mi hanno accettata?”
“No, Tamao.
Ho fatto tutto quello che era in mio potere, ho anche fatto presente che questa decisione rischiava di creare una casino con la band e compromettere i rapporti, ma non c’è stato verso.
Ci ho provato sul serio, ma non ho potuto fare nulla.”
“Io la ringrazio per averci provato.”
“Si rende conto che ha condannato questa ragazza a morte?”
La voce di Vic è bassa e mortifera.
“Proprio perché so i rischi che corre ho insistito molto, ma non c’è stato verso.
Vic, non sono il padre eterno, non posso fare miracoli. Non posso entrare nella testa dei mie capi e convincerli che Tamao è una ragazza adorabile, che non farebbe del male a una mosca e che è del tutto affidabile.
Loro non si fidano.”
Si asciuga il sudore dalla fronte con un fazzoletto e mi rivolge l’ennesimo sguardo dispiaciuto.
“Dovrete cercare altri modi, io ci ho provato.”
“Capisco. Si aspetti un po’di atteggiamenti poco accomodanti in futuro.”
“Victor, non reagire così!”
Il frontman smette di prestargli attenzione e guarda me.
“Andiamo, Tamao.”
Io lo seguo fuori dal pullman e quando l’aria fredda schiaffeggia il mio volto accendo una sigaretta e poi scoppio a piangere rannicchiandomi su me stessa, spaventata come una bambina.
Vic si siede accanto a me e mi passa un braccio attorno alle spalle mentre io butto fuori fumo e lacrime.
“Sono fottuta!”
Esclamo con la voce spezzata.
“Morta, andata!
Chiamate quelli delle pompe funebri, perché io non ci vado in Giappone. Preferisco morire che andare.”
“Tu non morirai affatto! Ti aiuteremo noi, abbi fiducia!”
Io finisco la mia sigaretta, poi lo seguo fino al pullman. Non c’è bisogno di dire nulla, la faccia seria di Vic e i segni delle mie lacrime parlano da soli.
“Non l’hanno accettata, vero?”
“No.”
La voce del messicano ha una nota funerea.
“Dobbiamo fare qualcosa!”
Esclama Mike, picchiando un pugno sul basso tavolinetto della sala relax.
“Non possiamo mandarla a morire!”
Aggiunge Tony con gli occhi colmi di ansia, Jaime invece non ha ancora alzato gli occhi dal tappetto, ha una stranissima espressione seria.
“So io come risolvere questa faccenda.”
Tutti lo guardiamo sorpresi, sorpresi dalla risolutezza del suo tono.
“E cosa conti di fare?
Fare irruzione alla Fearless Record e minacciarli?”
“Non essere stupido, Tony.
C’è un modo semplice per risolvere questa situazione.”
Mi guarda e io trattengo inconsciamente il fiato.
“Tamao, vuoi sposarmi?”
“Cosa?”
“Vuoi sposarmi?
Se mi sposi avrai la cittadinanza e potrai rimanere con noi, nemmeno la casa discografica oserebbe cacciare mia moglie dal tour.”
Io boccheggio un paio di volte.
“E Jessica?”
“Capirà. Possiamo sempre divorziare tra qualche anno e io posso sposare lei, sono sicura che capirà.”
Io no, sono sicura che si arrabbierà da morire e mollerà Jaime dandogli del bastardo per colpa mia, le donne non capiscono queste cose se sono coinvolte sentimentalmente con gli uomini che le fanno.
Io mi guardo attorno con lo sguardo dell’animale braccato.
Cosa devo fare?

Angolo di Layla

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia^^

Se ti piacciono gli Icon For Hire ho pubblicato una one shot dedicata a loro nella sezione Altri,  mi farebbe piacere che la leggessi^^

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Capitolo 4
*** 3)Di' di sì, Giulietta. ***


3)Di' di sì, Giulietta.

 
Tamao p.o.v.

 
Una ragazza dovrebbe essere felice se qualcuno le fa una proposta di matrimonio, è una cosa naturale, ma se la proposta fosse l’unico modo di rimanere negli Stati Uniti?
E venisse da un ragazzo che ti piace, ma che è già impegnato con un’altra?
Come dovrebbe reagire una ragazza?
“Jaime, non è così facile.
Jessica si arrabbierà e tu ti pentirai di averlo fatto.”
Dall’agitazione dimentico il –kun e mi guardo intorno cercando sostegno da parte dei ragazzi.
“Tamao ha ragione, Jessica si arrabbierà e la perderai. Non può sposare un tecnico?”
Chiede cauto Mike.
“Fuentes! Ma pensi che un tecnico la possa proteggere da qualcuno se venissero per farle del male?
Cosa è lei per un tecnico? Una sconosciuta e per me è un’amica.
Io la proteggerei meglio e poi ci sono le nostre guardie del corpo, è più difficile arrivare a noi che a un tecnico.
Vuoi che viva o che muoia?”
“Che domanda! Che viva!”
“Questo è l’unico modo e lo sapete tutti.”
Ci guardiamo tutti una seconda volta, smarriti.
Lo sappiamo tutti che Jessica non lo perdonerà mai e che non accetterà mai il nostro matrimonio, lo considererà un affronto, un tradimento, qualcosa di brutto che Jaime le ha fatto, una coltellata nella schiena.
Non è che voglia tornare a Tokyo, ma rimanere qui a queste condizioni – sacrificando la felicità di un amico – non mi piace. Guardo implorante Yukari, lei sa sempre come far ragionare tutti e prego sappia far ragionare anche Jaime.
“Jaime ha perfettamente ragione, è l’unica soluzione. A meno che ci sia qualcun altro di voi che voglia sposarla.”
“Yukari, non puoi appoggiare questa follia, lo sai che Tamao ha ragione.”
Le dice Vic.
“Questa follia è l’unico modo per tenerla viva, sono arrivati all’Immigrazione, quanto pensi che ci metteranno ad arrivare a un tecnico?
Voi siete quelli più protetti qui dentro.
Tamao.”
Mi guarda.
“Lo vuoi sposare?”
Io arrossisco e poi abbasso gli occhi.
“Sì, va bene. Lo sposerò.”
“Ottimo. Vic, comunicalo al manager, io mi informo su documenti.”
Si connette a suo portatile, Tony e Mike seguono Vic e io rimango sola con Jaime.
“Jaime-kun, sei davvero sicuro di quello che fai?
Cosa succederebbe se perdessi Jessica-san?”
“Avrò te e una parte di me non è affatto dispiaciuta. Mi sei piaciuta fin da quando ti abbiamo trovata rannicchiata nel nostro pullman, forse potrei persino innamorarmi di te a lungo andare.
Adesso la chiamo.”
Io rimango da sola, scioccata dalle sue parole.
Potrebbe davvero innamorarsi di me o è una frase fatta?
Io lo amo già, ma davvero potrei essere ricambiata?
Mi prendo la testa tra le mani perché mi sta per scoppiare: troppe emozioni, troppi pensieri, troppi se e perché.
La porta del pullman si spalanca con violenza e mi fa trasalire e anche Jaime si volta, la faccia distorta dalla rabbia.
“Va bene, se la pensi così e mi ritieni uno stronzo solo perché aiuto un’amica possiamo rompere, ma l’hai voluto tu, Jess, ricordatelo!”
Ringhia prima di chiudere la chiamata.
“Vi vuole il manager ed è meglio che venga anche tu Yukari.”
Jaime mi prende per mano e mi trascina fuori dal pullman, la mia amica ci segue a pochi passi di distanza, non ho mai visto lui così arrabbiato e mi dispiace che sia colpa mia.
Lo sapevo che questa proposta non avrebbe portato altro che guai, ma non potevo non accettarla e ne sono consapevole perché tutte le cose che ha detto Jaime sono vere.
Qui è l’unico posto dove sono davvero al sicuro.
La porta del pullman si apre e noi entriamo, il manager ci attende con la stessa faccia scura della settimana prima. Non penso sia felice della scelta di Jaime e che non la digerirà facilmente, ma gli toccherà farlo vista la determinazione del messicano.
“Jaime, fai sul serio?
Non è un impegno che si possa prendere così alla leggera.”
“Lo so e faccio sul serio.
Ho già chiamato Jess e mi ha lasciato, mi sono bruciato tutti i ponti alle spalle.”
L’uomo sospira.
“Beh,  non ho il potere di dirti chi sposare, facciamolo.”
Insieme a Yukari consultano il computer e fanno diverse chiamate, noi sediamo in un angolo, lui ha una mano stretta nella  mia.
“Ho paura.”
“Non devi averne, andrà tutto bene.”
Dopo quelle che sembrano ore di feroce contrattazione, il manager sorride e annuisce e  si annota qualcosa su un blocco degli appunti.
“Il comune di Miami ha deciso di sposarvi, siete i primi della lista di quel giorno. È un miracolo che sia riuscito a trovare qualcuno disponibile. È tra una settimana, quindi abbiamo un sacco di carte da compilare che ci arriveranno via fax e che dovremo consegnare prima del matrimonio.
Sceglietevi i testimoni e pensate al vestito.
Ma forse è meglio iniziare con la burocrazia.”
Iniziamo a compilare una serie infinita di carte e finiamo solo a metà pomeriggio quando siamo tutti sfiniti.
Per pranzo mangiamo una pizza e il manager si occupa  di cancellare due date e di riprogrammarle, allungando il tour.
Scrive un comunicato che fa firmare a tutta la band, che nel frattempo è arrivata sul pullman per vedere se fossimo ancora vivi o uccisi dall’ira funesta del manager.
Poi prenota due voli per Miami e si volta verso la band come un insegnante pronto a spiegare una lezione difficile a una classe particolarmente problematica.
“Allora, domani mattina alle sette avete un volo per Miami e ci dovete arrivare in condizioni decenti, perciò non bevete troppo e non fate cavolate.
A Miami dovremo compilare tanta carta e dovrete ridurre al minimo i preparativi per il matrimonio, perché non abbiamo tempo da perdere.
La luna di miele è spostata dopo il tour e nella tappa di Miami Jaime potrà dire, se vorrà, che è sposato.
Speriamo che non si arrabbino troppo, le interviste sono riservate a dopo la luna di miele.
Chi volete come testimoni?”
“Io mi prendo Vic e Tony.”
Esclama Jaime.
“Io Yukari-chan e Mike-kun.”
“Bene, perfetto.
Dopo il matrimonio sistemerò la faccenda con l’Immigrazione e tutto dovrebbe andare a posto, sei la moglie di un americano e potrai sicuramente rimanere qui e sarai protetta da chi ti dà la caccia.
Direi che ho fatto tutto quello che era in mio potere e mi sto cagando in mano perché non so se ai capoccioni della casa discografica piacerà che io abbia appoggiato questo matrimonio.”
“Che lei lo avesse appoggiato o meno l’avrei sposata lo stesso. La ringrazio per l’aiuto.”
“Di niente, cercate almeno di essere felici dopo che sarete sposati e non riempitemi subito il pullman di piccoli Preciado. Potete andare.”
Usciamo dal pullman e io ancora non ci credo che sposerò Jaime e che rimarrò qui, al sicuro, al suo fianco. È più di quanto potessi sperare. Le gambe mi cedono all’improvviso e se non fosse per la presa salda di Mike cadrei a terra.
“Tutto bene?”
“Sì, sono solo un po’ scossa.”
Lui ghigna.
“Ti riprenderai, dobbiamo festeggiare.”
“Ma il manager ha detto…”
“Di non esagerare, non di non festeggiare.”
Io sorrido debolmente, travolta dagli eventi e dalla piega che hanno preso.

 

Sul tavolinetto della zona relax ci sono bottiglie di birra, coca cola, piatti con patatine, burritos, tacos e del cibo cinese che Mike ha ordinato in grande abbondanza: riso alla cantonese, nuvole di drago, pollo alle mandorle, pollo all’arancia, involtini primavera, ravioli giganti ripieni.
Io guardo questo banchetto improvvisato con un’aria un po’ smarrita, come se non credessi che tutto questo sta succedendo davvero e non è un parto particolarmente elaborato della mia fantasia.
Forse tra cinque minuti mi sveglierò e scoprirò che sono ancora prigioniera a New York e che un’altra massacrante giornata passata a cucire mi aspetta.
“Non hai fame?”
Mi chiede Yukari che in mano un piatto con del riso alla cantonese e delle nuvolo di drago.
“No, è che mi sembra tutto assurdo, folle ecco.
Non riesco a credere che stia succedendo a me.”
“Beh, credici e mangia qualcosa.”
Prende un piatto e lo riempie con un misto di cose, poi me lo passa e io inizio a mangiare e mi guardo attorno: Mike si sta rollando una canna, Tony lo guarda interessato insieme a Jaime, Vic li guarda con un’aria di disperata e rassegnata disapprovazione e Yukari sta bevendo della birra.
Finito di mangiare, mi riempio il piatto con dell’altra roba, perché scopro di avere fame, la tensione mi aveva chiuso lo stomaco senza che me ne accorgessi.
Dopo aver finito anche quello Mike si siede accanto a me con la sua canna tra le mani, se la rigira vagamente a disagio.
“Tamao, senti, ti va di unirti a noi?”
Io annuisco, non ho mai provato una canna. Non so che gusto o effetti abbia, ma stasera voglio non essere me stessa per un attimo.
Si sediamo in cerchio attorno al tavolino e Mike l’accende e inala un tiro soddisfatto, poi la passa a Tony.
“Sempre roba buona, Fuentes?”
“Sempre.”
Poi la passa a Jaime.
"Dopotutto sono felice di sposarmi, sono un uomo casa e famiglia io.”
“See!”
Lo rimbecca Vic dopo aver fumato a sua volta.
“No, davvero. Mi piace la famiglia, mi piace avere l’idea di averne una, non è contro l’essere punk o cose del genere. Ma che poi non siamo manco punk.”
“Ma per niente, siete metalcore, credo, e va benissimo volere una famiglia. La famiglia è importante.”
Aggiunge Yukari.
“Ma a volte può ucciderti.”
Dico piano io.
“Io non credo che tua madre fosse stata d’accordo.”
“E allora perché non ha reagito?
Perché non mi ha protetto?”
“Io ti proteggerò sempre.”
Dice Jaime a voce a malapena udibile.
“Grazie.”
Continuiamo a fumare fino a che non è finita, poi Vic con un piglio autoritario che non gli ho mai visto fa sparecchiare i ragazzi, gli fa lavare i piatti e li manda a letto.
Nella stanza rimaniamo ancora una volta solo io e Jaime.
“Jaime, sei davvero convinto?
Non te ne pentirai, poi?”
Lui scuote la testa.
“Io faccio sempre le cose seguendo il cuore e non mi pento mai. Tu sei sicura?
Ti piaccio abbastanza da portare avanti questa messa in scena."
“Tu mi piaci più di quello che tu creda.”
Sussurro prima di andare nel mio bunk, sperando che domani non si ricordi nulla di quello che gli ho detto.
Mi infilo nel lettino sospirando, domani sarà una giornata lunga e difficile.
Alle quattro e mezza vengo svegliata da una gentile e assonnata Yukari.
“Bisogna fare i bagagli.”
Io raccolgo le mie poche cose e le metto in una valigia, i ragazzi fanno un gran trambusto alla ricerca di questo o di quell’altro.
Alle cinque il pullman si ferma nel parcheggio dell’aeroporto ed entriamo insieme al manager e alla segretaria, trascinandoci dietro i nostri bagagli. La struttura è grande, pulita e moderna, mi piace molto perché è in un certo senso accogliente, ti invita a cambiare vita.
Facciamo il check-in e ci sbarazziamo dei bagagli, poi entriamo nella zona duty-free e facciamo un breve giro per i negozi. Alle sei e mezza chiamano il nostro volo, mostriamo il biglietto alla hostess e finalmente saliamo sul velivolo. Io sono seduta tra Jaime e Mike che si mette immediatamente a dormire, la testa appoggiata al finestrino.
Jaime invece ha un’aria stanca, ma sorride lo stesso.
“Pronta per la grande avventura?”
“Prontissima, o almeno credo. È la prima volta che vado a sposarmi.”
“Anche io e sono eccitato e spaventato, ma so che sto facendo la cosa giusta.”
“Io me lo auguro, spero che non te ne pentirai tra un po’ di tempo e mi maledirai.”
“Non succederà, andrà bene, non ti lascerò nella merda. Mai.
Ricordatelo.”
“Sì, grazie, Jaime.”
“Di nulla.”
ll volo decolla tranquillamente e atterrà a Miami un’ora dopo, con gentilezza sveglio Mike che mugugna qualcosa, ma alla fine si alza. Prendiamo il bagaglio a mano e poi usciamo dall’aere, il sole è accecante, tanto che alzo una mano per proteggermi gli occhi.
Andiamo verso l’aeroporto, recuperiamo i bagagli e poi chiamiamo un taxi. Io guardo incantata il caos della grande città e mi dispiace quando la vettura si ferma davanti a un lussuoso hotel.
“Staremo qui?”
“Sì.”
Mi risponde semplicemente Jaime, mi scorta all’interno mentre un fattorino si occupa delle nostre valigie, il lusso della hall mi toglie il fiato. Non ho mai visto un posto del genere, ci sono pavimenti di marmo, lampadari di cristallo e quelle che sembrano comodissime poltroncine rosse di raso.
Casa mia era poverissima e il posto in cui ho vissuto in questi cinque anni era praticamente una topaia che dividevo anche con ragni, topi e ogni genere di insetto.
Rimango a bocca aperta e solo una leggera scossa di Jaime mi fa tornare in me, il manager ci sta tendendo la tessera magnetica di una camera.
“Visto che state per sposarvi dividerete la camera, io porto i documenti al comune di Miami. Per favore non uscite, di sicuro ci sarà altra carta da compilare.
In giornata, comunque, dovrebbero esserci le pubblicazioni e tra tre giorni vi sposerete. Jaime hai un abito elegante?”
Lui scuote la testa.
“I miei abiti eleganti sono a San Diego.”
“Te lo andrai a prendere e sono sicuro che Yukari sarà felice di accompagnarti a fare shopping.”
L’uomo se ne va e Jaime si dirige verso l’ascensore, io mi affretto a seguirlo sentendomi a disagio nella mia maglia e nei miei jeans senza nessuna pretesa.
“Kami, non sono mai stata in un luogo come questo.”
“Così lussuoso?”
“Esatto.”
“Se sei a disagio non ti devi preoccupare, lo sono anche io. Non mi sono ancora abituato.”
“Davvero?”
“Sì.”
Lui mi dona una dei suoi sorrisi splendenti mentre la porta dell’ascensore si apre su un elegante corridoio in parquet. Usciamo e Jaime cammina fino a una stanza, apre la porta e io mi trovo davanti a una grande stanza con due locali, con un letto ciascuno.
“Se non vuoi, io posso dormire in un letto e tu in un altro.”
Io non so cosa rispondere, una parte di me vorrebbe sapere cosa si prova a stare abbracciata al suo corpo, l’altra è troppo timida per chiederglielo.
“Ok, ci penserò.”
Inizio a disfare le valigie riponendo i miei abiti nel grande armadio della prima camera, rossa come una ragazzina.
Ho appena finito e sono seduta sul letto pensando se concedermi o meno un sonnellino quando il manager entra nella stanza.
“Buongiorno, ragazzi.
Altra carta da compilare, sono le ultime cose, poi avremo le benedette pubblicazioni.”
Io e Jaime compiliamo e firmiamo dove ci viene detto di firmare e compilare e poi l’uomo se ne va, lasciandoci di nuovo da soli.
Lui si sdraia sul grande letto matrimoniale della seconda camera, io esco in terrazza e mi fumo una sigaretta guardando il mare e chiedendomi quali saranno i risultati di questa follia.
Forse un matrimonio felice e strano, forse due estranei arrabbiati e legati da una promessa che non possono sciogliere se non dopo un certo periodo di tempo.
Io spero tanto che sia la prima, ma nessuno mi assicura che sarà invece la seconda.
Rientro e guardo Jaime che sembra così rilassato mentre fa zapping e lo invidio, forse lui è così perché è impulsivo e non si cura molto delle conseguenze delle sue azioni, io invece mi faccio mille pare e analizzo la situazione da ogni angolatura anche quelle impossibili o insensate.
“Ehi, Tamao. Ti va di venire qui?”
Mi tolgo le scarpe e salgo sul letto mettendomi vicino, ma non troppo a lui, il suo braccio scatta e mi trascina sul suo petto.
“Ti da fastidio?”
“No, va bene.
Tra poco ci sposeremo, no?”
“Sì. Ed è curioso come io mi senta stranamente libero, sono io che ho deciso di sposarmi e con chi, senza sentirmi obbligato dal fatto che il matrimonio deve essere per forza essere il risultato di una lunga relazione.”
“Non amavi la tua ragazza?”
“Sì, l’amavo e forse l’amo ancora.”
Rimane un attimo in silenzio.
“Solo che c’era una specie di routine tra di noi. Ci siamo conosciuti che andavamo al liceo, allora ero solo un ragazzino che suonava il basso come hobby e non aveva idea di cosa fare nella vita. Avevo la testa piena di musica e basta, non avevo piani B sufficientemente organizzati, i miei insegnanti me lo dicevano sempre.
Poi ho incontrato Tony e poi Vic e Mike e la mia vita è cambiata. Ci sono stati i cd registrati, i tour e lei mi aspettava sempre. Quando tornavo facevamo sempre le stesse cose, un po’ per rassicurare lei, un po’ per rassicurare me. Diciamo che mi piaceva avere un porto sicuro quando tornavo a casa, lei mi aveva conosciuto prima della fama e mi era rimasta accanto, nonostante i cambiamenti e i sacrifici che aveva dovuto sopportare, sentivo di doverle un po’ di routine.
Ma forse, alla lunga, senza nemmeno che me ne accorgessi la cosa mi aveva stancato, ma non riuscivo a dargli un taglio. Non sono un tipo coraggioso.”
Io faccio per ribattere che è molto coraggioso a sposare una ragazza che conosce appena solo per proteggerla, ma lui mi precede.
“Sono impulsivo, non coraggioso.
Ho scelto di sposarti perché sono impulsivo e le cose le faccio senza pensarci a sufficienza, non sono pentito però.
Mi va bene così.
Una parte di me spera che Jessica possa perdonarmi, ma l’altra sa che non lo farà mai, che le ho inferto una ferita abbastanza profonda.”
Il rumore della porta che si apre mi fa trasalire, Tony è entrato in camera e ci sta guardando con un misto di curiosità e timidezza.
“Volevo avvisarvi che è pronto il pranzo, non avevo idea di interrompere qualcosa.
Scusatemi.”
“Tartaruga scema, stavamo solo parlando.
Arriviamo subito.”
Io scendo dal letto e scappo in bagno, mi siedo sul water e mi prendo la testa tra le mani, sono talmente imbarazzata che rimarrei qui fino alla fine dell’eternità se non avessi l’Immigrazione alle calcagna.
Un lieve bussare mi distrae dai miei pensieri: è Tony.
“Scusa, Tamao. Non volevo metterti in imbarazzo.
Vieni a mangiare?”
Io mugugno qualcosa di indefinito.
“Su, non stavate facendo nulla di male. Sono solo io che ho fatto il cretino, scusami.”
“Va bene.”
Mi alzo dal water e lo seguo fuori dalla stanza di Jaime e poi giù fino alla sala da pranzo, che – se possibile- è ancora più lussuosa della hall. Mi fermo un attimo imbambolata, ma Tony mi fa cenno di muovermi e raggiungere il tavolo della band, in effetti sono tutti lì, manager compreso.
“Oggi pomeriggio dovrebbero mettere le pubblicazioni, tra tre giorni vi sposate.”
“Oh, wow! E dopo?"
"E dopo ti sistemerò con l’Immigrazione, essendo moglie di Jaime rimarrai e sarai a posto.
Mangiamo, ho una fame assurda, ho corso tutta la mattina per far muovere il culo a quei burocrati.”
“Mi dispiace di causarle tanto disagio.”
“Non ti devi preoccupare, sono il manager di quattro rockstar, sono abituato a questo e altro, per fortuna questi non hanno problemi con la giustizia.”
“Non parlare di noi come se non ci fossimo.”
Lo rimbecca divertito Vic.
“Ho detto a Erin, Alysha e Danielle di raggiungerci, ho fatto male?”
“L’hai già fatto, perché me lo chiedi adesso?”
L’uomo scuote la testa.
“Non c’è niente di male, comunque. Almeno ci sarà qualcuno al matrimonio.”
Yukari arriva con dell’insalata per me e poi un cameriere ci serve del riso ai funghi.
Wow! Da me i funghi sono un cibo raro, da mangiare nelle grandi occasioni, ma forse questa lo è.
È veramente ottimo e lo è anche il secondo, un arrosto superbo.
Finito il pranzo io e Jaime andiamo nella camera di Vic e ci guardiamo insieme un film, divertendoci molto.
È come avere degli amici o forse loro sono davvero miei amici.
Alle quattro qualcuno bussa alla camera: è il manager.
“Forza, venite!”
Ci incita nervoso.
“Cosa succede?”
Lui non dice nulla e prende una delle macchine dell’hotel, dicendo a Yukari di prenderne un’altra e il gruppo si divide. L’uomo guida veloce nel traffico di Miami, imprecano, sbuffando e suonando il clacson a più non posso.
Finalmente si ferma davanti a un edificio bianco dall’aria imponente e ci fa cenno di scendere, noi lo seguiamo e in una bacheca appena fuori dalla porta leggo qualcosa che mi fa mancare il fiato per un minuto.
Sono annunciate le nozze di Tamao Ishida e Jaime Alberto Preciado.
Succederà davvero e anche se non è proprio un matrimonio d’amore sono felice come non lo sono mai stata.
Nei miei occhi si accendono mille stelle e dubito che qualcuno le potrà spegnere tanto facilmente.

 

Angolo di Layla

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione, spero che ti piaccia^^

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Capitolo 5
*** 4) A ritmo di reggae ***


4) A ritmo di reggae

 
Tamao p.o.v.

 
E così mi sposo davvero, tra tre giorni sarò la signora Preciado.
Tamao Preciado suona benissimo alle mie orecchie.
Sono tutti in un silenzio stupito, Yukari è la prima a riprendersi e lancia un urlo, abbraccia me e Jaime e ci fa le sue congratulazioni.
Il suo gesto sembra risvegliare anche gli altri.
“Non avrei mai pensato che Jaime mi battesse sul tempo, dato che sono il più vecchio, ma complimenti, ragazzi.”
Esclama Vic stringendoci le mani.
“Ah, Hime-Time!! Tu e i tuoi piedi puzzolenti ce l’avete fatta a portare qualcuno all’altare!”
Mike ci abbraccia entrambi.
“I miei piedi non puzzano.”
“Seh, lo sappiamo tutti che dopo un po’ in tour diventano un problema.”
“Sono felice per voi, ragazzi.”
Tony è il più misurato, ma ci riserva un sorrisone che accende il suo volto di una luce speciale.
All’improvviso sento qualcosa di umido sulle guance, me le tocco e scopro che sono lacrime.
Dopo anni di lacrime amare sto piangendo di gioia, sono letteralmente sopraffatta da tutte queste emozioni positive che non so come gestirle.
“Ehi, ma stai piangendo!”
Nota stupito Jaime, io mi asciugo le lacrime che mi sono sfuggite.
“Sono lacrime di gioia, Jaime-kun. Sono davvero felice.
Davvero.
Sono felice.”
Sento il bisogno di ripeterlo tante volte per crederci sul serio anche io, non avrei mai creduto possibile che la felicità benedisse un po’ anche me.
“Oh, va tutto bene, allora.”
“Adesso cosa facciamo?”
“Domani si va a fare shopping, non avete i vestiti adatti.”
Sentenzia Yukari.
“Anche noi dobbiamo metterci eleganti?”
Chiede Vic.
“Sarebbe meglio.”
Lui sospira.
“Va bene. Domani si va a prendere un abito adatto, qualcosa di italiano magari.
Io mi occupo di loro, tu occupati di Tamao.”
“Agli ordini, zio Vic.”
Ride lei.
“Adesso andiamo a festeggiare con un aperitivo.”
“Non esagerate.”
È la debole risposta del manager.
“Venga anche lei, ha l’aria di uno che ne ha bisogno.”
“In effetti un bel prosecco italiano sarebbe gradito dopo questa giornata.”
“Non finirò mai di ringraziarla.”
Dico con voce umile.
“L’importante è che dopo questa faticaccia siate felici.”
“Lo spero anche io.”
Ci allontaniamo dal municipio di Miami e ce ne andiamo in un bar, ordinano tutti del prosecco, io rimango in silenzio.
“Tu non vuoi nulla, Tamao?”
Mi chiede Jaime.
“Non ho mai provato un prosecco, non so nemmeno come sia.”
“È buono, non ti devi preoccupare.”
Alla fine lo ordino anche io e mi viene portato un calice pieno di un liquido chiaro e frizzante.
“A Jaime e Tamao.”
Vic è il primo ad alzare il suo calice, tutti lo imitano e facciamo allegramente scontrare i bicchieri, per poi bere. È alcolico ovviamente, ma è buono e lo bevo volentieri.
Sorrido a Jaime che mi ricambia.
“Cosa farete dopo la fine del tour?
Andrete in viaggio di nozze?”
“Non lo so.”
“Venite a Londra da me e poi posso prestarvi per un po’ la mia casa vacanze a Brighton, vi piacerà.
Beh, a Tamao piacerà di sicuro.”
“Com’è?”
“Sorpresa, se lo sanno che gusto c’è ad andarci?”
“Ragionamento impeccabile.”
Commenta Mike.
Continuiamo a parlare per un po’, poi io decido che è arrivato il momento di una sigaretta e mi alzo dal tavolo. Esco e mi accendo l’agognata sigaretta, ancora stordita dagli eventi della giornata.
Poco dopo la porta del locale si apre e Yukari esce con una sigaretta dietro l’orecchio e un accendino in mano.
“Ciao, sono venuto a farti compagnia.”
“Grazie.”
Si accende la sua sigaretta e inala il primo tiro con piacere.
“Ah, fanno male alla salute, ma sono tanto buone.”
Poi mi guarda e mi sento nuda sotto il suo sguardo scuro, gli occhiali rendono ancora più grandi i suoi occhi.
“Tutto bene, Tamao?”
“Sono frastornata. Non mi aspettavo che avvenisse tutto così alla svelta, lo so che non c’è tempo da perdere e che abbiamo alle calcagna l’Immigrazione, ma lo stesso mi sento travolta dagli eventi.
Credo di amare Jaime, ma lui mi ama sul serio?
Voglio dire, lui mi ha detto che è un impulsivo, ma una volta che l’impulso verrà meno cosa succederà?
Si pentirà di avermi sposata?
Vorrà tornare da Jessica o vorrà rimanere con me?
Riuscirò a farlo innamorare almeno un pochino di me?”
“Lui non ti abbandonerà e se vorrà tornare da Jess lo farà dopo che si sarà assicurato che la tua cittadinanza sia valida. Non penso che tornerà da lei, comunque, lei non lo rivorrebbe.
Insomma, pensava di sposarlo e si vede soppiantare da una sconosciuta, scusa la definizione, nessuna donna vorrebbe tornare con un uomo che le fa un simile torto.
Puoi sempre provare a farlo innamorare di te, magari il vostro amore è stato deciso dal fato.”
“Non lo so.”
“Goditi il momento, non farti troppe domande. Dai il meglio di te e vedi come va a finire, non ha senso torturarsi su come andrà.
Sappi solo che lui non ti mollerà facilmente, credimi. Io lo conosco da molto tempo e, anche se è un impulsivo, sa quando non deve fare il coglione e questa è una di quelle volte.”
Io annuisco, poco dopo esce anche Mike.
“Ah, siete qui. Pensavo foste scappate, la vostra sigaretta è durata un’eternità.”
“No, stiamo arrivando.”
Rientriamo, Jaime mi sembra piuttosto preoccupato.
“Sto bene, Jaime-kun.”
Mi sento in dovere di dire e lui annuisce sollevato.
“Pensavo vi fosse successo qualcosa.”
“In pieno centro quando è affollatissimo? Impossibile, avresti sentito le urla.”
“Sì, Yukari avrebbe urlato come un’aquila.”
Ridacchia Vic.
“Un giorno mi ruberà il mestiere con i suoi acuti.”
Lei arrossisce.
“Non oserei mai.”
Vic ride e la vicenda è risolta.

 
Dopo la cena in hotel, i ragazzi vogliono uscire.
Mike ha già fatto una ricognizione e dice che c’è un locale sulla spiaggia in cui suonano raggae e che sarebbe figo andarci.
“Va bene.”
Finiscono per arrendersi tutti e la mia amica mi segue in camera di Jaime per vedere cosa posso indossare.
Proprio mentre siamo davanti all’armadio le squilla il cellulare e lei risponde.
“Pronto?”
Pausa.
“Ciao, Lee. Siamo a Miami, Jaime si sposa.”
Altra pausa.
“Con una ragazza di nome Tamao, è davvero una brava ragazza.
Ah, siete in Florida e volete raggiungerci?
Non c’è problema credo, si sposeranno tra tre giorni.
Venite vestiti eleganti, mi raccomando.
Allora ci vediamo tra tre giorni.”
Altra pausa.
“Certo che puoi chiamarmi anche prima per le indicazioni e il resto, scemo.
Ti voglio bene, Lee.”
Chiude la chiamata.
“È il mio amico Lee Malia, è il chitarrista dei Bring Me The Horizon, penso che ci saranno anche loro al tuo matrimonio.”
“Oh, figo.”
“Già, pensiamo al tuo vestito adesso.”
“Pensi che ai ragazzi andrà bene?”
Yukari mi rivolge un’occhiata curiosa.
“Sì, non penso faranno problemi, d’altronde hanno invitato anche le loro ragazze.”
“Vero, come sono?”
Le chiedo mentre fruga nel mio armadio.
“Simpatiche, non ti devi preoccupare.
Ah, eccolo qui!”
Esclama, mentre tira fuori un semplicissimo vestito rosso con delle spalline.
“Va bene.”
Mi cambio e indosso un paio di sandali che ho comprato qualche giorno fa su sua insistenza, poi lei sparisce a cambiarsi ed entra Jaime.
“Wow, stai benissimo!”
“Grazie, ci saranno altri invitati al nostro matrimonio.”
Dico esitante.
“Chi?
Lui sembra sorpreso.
“Amici di Yukari, i Bring Me The Horizon.”
“Va bene, sono tipi simpatici.”
Lui va in camera sua e poco dopo esce cambiato, pronto per uscire e divertirsi, mi prende per mano – causando un aumento del mio battito cardiaco – e andiamo nella hall.
Ci stanno tutti aspettando, Yukari indossa un abito viola e chiacchiera amabilmente con Tony.
“Ben arrivati.
Forza, andiamo.”
Mike fa in modo che tutti lo seguano fuori dall’hotel e chiama un paio di taxi, dato che il lungomare è distante da dove siamo noi.
Io salgo con Jaime e Tony, parliamo un po’ del tour e delle prossime date, poi il discorso scivola sul matrimonio, immagino sia inevitabile.
“Domani dovremo compare degli abiti eleganti.”
“Sì, o Yukari ci mangerà vivi.
Anche tu devi comprarlo Tamao.”
“Lo so e non so cosa scegliere.”
“Fatti guidare da Yukari, lei sa sempre tutto.
È una specie di generale in gonnella, saprà darti dei buoni consigli.”
“Lo spero, Tony-kun.
Le spose devono essere belle nel giorno del loro matrimonio.”
“Sarai bellissima.”
Aggiunge con calore Jaime, io mi mordo la lingua per non chiedergli se è ancora convinto di questa storia, non voglio stressarlo e passare per un’insicura cronica.
Abbiamo scelto liberamente o almeno lui lo ha fatto, io non gli ho fatto alcuna pressione. Se lui pensa che possa essere un cambiamento positivo nella sua vita, io non lo disturberò con le mie paranoie.
Mi piace come tutti parlino bene e siano affezionati a Yukari anche quando lei non è la tipica ragazza giapponese sottomessa, ma una tosta.
Il taxi si ferma e usciamo tutti e tre, trovandoci davanti a un gruppo di ragazze e ragazzine che si fiondano sui miei amici, loro sorridono, firmano autografi e scattano foto con loro.
“Chi è?”
Chiede curiosa una ragazzina asiatica indicandomi.
“Lo scoprirai presto.”
Le dice dolcemente Jaime, per poi prenderle i polsi, aggrottare le sopracciglia e disegnarci sopra una farfalla.
“A ogni taglio la farfalla muore, per ogni giorno che rimarrai pulita la farfalla sarà felice.”
Lei annuisce commossa, io le scrivo qualcosa in giapponese e le disegno una gru, lei lo legge e si illumina.
“Grazie mille.”
“Cosa le hai scritto?”
Mi chiede curioso Tony.
“Speranza.”
“Bello.”
Finalmente entriamo nel locale, Vic, Yukari e Mike sono già seduti con dei cocktail colorati decorati con della frutta, ce ne sono tre anche per noi.
“Scusate, c’erano delle fan.”
Si siedono, nel locale suonano una musica calma e rilassata.
“Bob Marley.”
Dico sottovoce.
“Lo conosci?”
“Era il cantante preferito di mia madre. Cosa sono questi?”
“La specialità della casa, il tuo è analcolico.”
Lo bevo e in effetti c’è del succo tropicale.
“Buono.”
“Le avete incontrate anche voi?”
“Certo.”
“Jaime ha disegnato una farfalla su una ragazza.”
“Il solito tenerone.”
Vic mi prende i polsi e solleva i braccialetti.
“Lo sapevo, tu sei forte.”
“Non come pensi. Ci ho pensato anche io tante volte, il suicidio sembrava l’unica via di fuga, è un miracolo che io ce l’abbia fatta a scappare.”
“Cosa succede a chi non ce la fa?”
“Vuoi davvero saperlo?”
Mike rimane un attimo in silenzio.
“Sì.”
“Vengono picchiate o uccise, il più delle volte picchiate a morte dopo essere state violentate.”
“È orribile.”
“Non pensarci, io sono qui.”
Beviamo tutti.
“Che bel posto.”
Mi guardo attorno per spezzare la tensione, le pareti sono dipinte di rosso, giallo, verde e una  è aperta su una grande terrazza, siamo seduti su vecchie scatole di sigari cubani.
“Mike ha fiuto.”
“Com’è la tua ragazza, Mike-kun?”
Lui estrae il cellulare e mi mostra una ragazza bionda, magra e bellissima.
“È una modella, si chiama Alysha e penso sia quella giusta, forse.”
“Finalmente lo ammette.”
Il tono di Vic è divertito.
“Con noi non l’avrebbe mai fatto, hai fatto un miracolo Tamao.”
Io arrossisco come Mike, che borbotta qualcosa contro suo fratello.
“E la tua ragazza, Vic-kun?”
Mi mostra una ragazza dai capelli rossicci.
“Si chiama Danielle e la amo, è sempre così paziente con me.”
“E tu, Tony-kun?”
Mi mostra l’immagine di una ragazza bruna.
“Si chiama Erin.”
Mi dice semplicemente, ma ha un sorriso che gli va da un orecchio all’altro, si vede che la ama.
Ho chiesto loro delle loro ragazze per farmi un’idea di come fossero e – a parte Alysha che mi intimorisce – sembrano tutte a posto.
“E i tuoi amici, Yukari?”
“Oh, loro.”
Mi mostra una foto in cui ci sono cinque ragazzi: uno alto, magrissimo, pieno di tatuaggi e con i capelli castani lunghi fino alle spalle.
"Lui è Oliver Sykes, ma puoi chiamarlo Oli.”
Poi c’è un ragazzo dai capelli corti e gli occhi chiari.
“Lui è Jordan Fish.”
Un ragazzo biondo con il ciuffo lungo.
“Matt Kean.”
Un ragazzo dai capelli castani lunghetti e tirati indietro, tatuato, con due dilatatori.
“Matt Nicholls.”
E poi un ragazzo basso, un po’ tarchiato, con il volto delicato e dei capelli lunghi fino alle spalle e un capellino di lana.
“E poi c’è Lee Malia, un orsacchiotto umano. È uno dei miei migliori amici.”
“Fighi.”
“Fanno un po’paura, ma sono le persone più buone del mondo. Solo Oli è un po’ lunatico, ma da quando si è sposato è un po’ meno sclerotico.”
Vic ride davanti alla mia espressione smarrita.
“Tamao, non ti devi preoccupare. È gente a posto, davvero.”
“Se sono amici di Yukari lo saranno.”
“Ecco, andiamo a ballare.”
Jaime mi prende per mano, al tavolo stanno litigando con chi dovrà ballare per prima Yukari.
La musica lenta ispira a stare vicini e io mi trovo stretta contro il petto di Jaime, la cosa mi fa molto piacere, amo il suo corpo, il che è una buona cosa, visto che dovrò sposarlo.
Ci muoviamo a tempo con la musica e sento che le mie preoccupazioni se ne vanno, lui mi fa quest’effetto e non so perché. Forse è quello che ti fa l’anima gemella o forse no, ma spero di sì.
Spero che un giorno ricambierà i sentimenti, è un tale mistero questo ragazzo!
Un mistero che mi intriga e che vorrei scoprire, meglio delle piramidi d’Egitto o della perduta Atlantide.
“Stai bene?”
Mi chiede Jaime.
“Sì, sto bene. Mi piace questo posto e poi il cocktail era davvero buono, grazie per viziarmi così.”
“Cerchiamo di farti abituare al nostro stile di vita, immagino che tu non sia mai uscita molto.”
“No, ma non voglio pensarci. Balliamo.”
Riprendiamo a ballare tranquillamente, poco dopo vediamo Mike ballare con Yukari, mentre Vic e Tony se ne stanno imbronciati al tavolo.
“Io devo andare in bagno.”
Il tono di Jaime è dispiaciuto.
“Vai, io inviterò Vic o Tony a ballare, mi sembrano dispiaciuti.”
“Va bene.”
Mi riaccompagna al tavolo e poi se ne va verso i bagni.
“Qualcuno vuole ballare con me?”
Tony e Vic si scambiano un’occhiata, poi è Tony ad alzarsi.
“Vengo io, il vecchietto aspetta Yukari.”
“Va bene.”
Torniamo in pista e lui mi tiene meno stretta rispetto a Jaime e cerca di stare quasi a distanza.
“Tutto bene, Tony-kun?”
“Sì, immagino di sì. Mi fa strano sapere che Jaime si sposerà con una ragazza che non sia Jessica.”
“Mi dispiace.”
“No, non è che tu non sia ok, è che è strano.”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“Tu ami Jaime?”
Mentire o dire la verità?
Ma a che scopo mentire?
Vivrò con questi ragazzi ancora per molto tempo e lentamente stanno diventando la mia seconda famiglia.
“Sì, lo amo. Lui non mi ama, però e lo so benissimo.”
“Magari con il tempo ti amerà.”
“Perché lo ha fatto?”
“Gli ricordi una sua cugina che è venuta qui per scappare da un brutto tipo con cui stava, ma è stata rimandata indietro e da allora non si hanno sue notizie, pensano tutti che sia morta.”
“Capisco.”
Dopo questa confessione passo la serata ballando con Jaime e con i ragazzi fino a quando Vic non fa sentire la sua autorità e dice che è arrivato il momento di andare in hotel.
Domani sarà una giornata stressante e bisogna essere riposati e poi Mike inizia a diventare alticcio, ha bevuto troppi cocktail.
Durante il viaggio di ritorno sale sullo stesso taxi di me e Jaime e non fa che rappare per tutto il tempo, innervosendo il taxista, che ho il sospetto si sia poi vendicato facendoci pagare un extra per la corsa.
“Mike, non devi bere così.”
“Jaime, zitto! Strascichi le parole.”
“Vero, ma mi so ancora controllare.”
“Vedremo stanotte.”
Jaime risponde con una gomitata allo sterno al batterista, io divento rossa come un peperone.
“Non dargli retta, è solo ubriaco.”
Saliamo alle nostre camere, Mike si allontana verso la sua ondeggiando, il passo di Jaime invece è ancora tranquillo, dritto come un fuso.
Apre la porta e mi fa cenno di entrare, io annuisco.
Sono un po’ nervosa, ma lui se ne va in bagno e io ne approfitto per uscire in terrazza a fumare. Il nostro albergo è in centro, ma la terrazza dà sul mare, che non è altro che una piatta distesa scura e vedo il movimento del lungomare.
Coppie, amici, solitari, qualche sparuta famigliola con bambino a seguito.
Passeggiano tutti, alcuni tranquillamente, altri gridando e schiamazzando, urla felici, urla tristi, c’è di tutto.
Dopo un’adolescenza passata nella campagna giapponese e poi chiusa in una topaia della grande mela sto finalmente vedendo il mondo e non mi dispiace.

Angolo di Layla

Grazie mille a Nico_Ackerman per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia.

Questa è Tamao.



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Questa è Yukari.



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Capitolo 6
*** 5)Belle come fiori di sakura. ***


5)Belle come fiori di sakura.

 
Tamao p.o.v.

 
Ci sono momenti decisamente imbarazzanti e questo è uno di questi.
Dove dormirò stanotte?
Con Jaime o da sola?
Lui si è già steso sul grande letto matrimoniale e sta guardando la televisione, io mi sdraio accanto a lui, nervosa. La tv trasmette una partita di calcio e lui la segue con interesse, io però ho una domanda che mi brucia sul fondo della gola, come un fuoco che non si riesce a spegnere.
“Jaime.”
“Sì, Tamao?”
“Perché lo fai?”
“Fai cosa?”
“Perché hai deciso di sposarmi?”
“Perché non volevo che tu morissi.”
“Mi conosci appena e potevo benissimo sposare uno dei tecnici.”
“Loro non sono protetti e non ti avrebbero prestato abbastanza attenzione.”
Io rimango un attimo in silenzio.
“Penso che un matrimonio – vero o finto – si debba basare sulla verità, quindi, per favore, potresti dirmi il vero motivo?”
“Pensi che ne sia uno?”
“Sì, credo di sì.”
Lui sospira e si muove a disagio sui cuscini, non ha molta voglia di parlare, ma credo che sappia che deve farlo per una sorta di correttezza nei miei confronti.
“Sì, ce n’è uno.
Avevo una cugina che si chiamava Rosa, abitava a Tijuana, aveva circa la mia età e gli ero molto affezionato. Un giorno iniziò a frequentare brutte compagnie e si fidanzò con un ragazzo che la picchiava.
Oh, lei lo negò per un sacco di tempo! Diceva sempre che era caduta e palle del genere, non riuscivamo a toglierla dall’influenza di quel bastardo, fino a che un giorno non esagerò.
La picchiò così tanto che rischiò di finire in coma, non poteva più ignorare il problema, ma non voleva denunciarlo. Aveva paura che l’avrebbe ammazzata, allora le dissi di venire da me, contavo di trovarle un lavoro e farla rimanere.
Non ci riuscimmo, non in tempo e quelli dell’Immigrazione ci piombarono addosso come falchi, quando di solito non sono così fiscali. Avevano avuto una soffiata da oltre il confine e sapevo chi era stato, lei non voleva andarsene, continuava a urlarlo.
Sputava pezzi della sua storia, mentre quelli la caricavano su una macchina che l’avrebbe riportata in Messico, non ascoltarono una parola.
Urlavo anche io e urlava mia madre, è un miracolo che non li abbia pestati, ma non servì a nulla, portarono via Rosa perché lei non era in regola.
Non potevano esistere eccezioni.
Non ho più saputo nulla di lei, nessuno ne ha più saputo nulla, probabilmente lui l’ha uccisa e sepolta nel deserto o qualcosa del genere.
Quando ho sentito la tua storia ho pensato che non potevo fare due volte lo stesso errore, questa volta sono ricco e famoso e non sono solo un ragazzino arrabbiato.
Questa volta posso fare la differenza e poi, non lo so, tu hai qualcosa negli occhi che mi ha spinto a non abbandonarti e a rischiare così tanto per te.
Non so cosa sia, un misto di forza e debolezza.
Ho letto nei tuoi occhi la determinazione a non tornare lì e sapevo che se non ci fosse stato un modo di rimanere negli Stati Uniti ti saresti uccisa. Eri stanca di essere sfruttata, volevi decidere tu del tuo destino e io non potevo permettere che tu facessi una cosa del genere.
Ucciderti, intendo, non se c’era un altro modo e c’è.
Io posso fare la differenza, nessuno mi ridarà mai indietro Rosa o punirà quel criminale, ma non lascerò che tu faccia la sua stessa fine.”
“Jaime, mi dispiace.”
Dico semplicemente, prendendogli una mano e accarezzandola.
“Mi dispiace per tua cugina, nessuna donna si merita di morire così e mi dispiace che quelli dell’Immigrazione non ti abbiano dato retta. È stato disumano.
Ti sono grata per avermi salvata e non so come farò a ripagare il mio debito."
“Stammi accanto, per adesso basta.”
“Tu non mi ami.”
“No, ma non mi piace stare solo.”
Ammette con fatica.
“La prima volta che ti ho visto ho pensato che eri davvero carina, anche se indossavi quel vecchio vestito e avevi i capelli bagnati come un pulcino.
Ho sentito qualcosa che mi spingeva verso di te.
Non ho mai tradito Jessica, le occasioni non mi sono mancate, ma forse era destino che finissimo insieme vista l’attrazione che ho provato per te.
So che non basta per l’amore, ma stiamo a vedere.
Si sono accorti tutti che per te io provo qualcosa, ma sono troppo buoni per venirmelo a dire e non so nemmeno io perché ti dica queste cose.
Forse perché si cerca di razionalizzare tutto.”
“Lo sai che finito il tempo necessario per rendere valido il mio matrimonio e non farmi togliere la cittadinanza potrai lasciarmi.”
“Lo so e non so cosa farò quando arriverà quel momento, quindi non pensiamoci.”
“Va bene.”
Lui si stiracchia e sbadiglia, la partita è finita e spegne la televisione, lasciando che il silenzio si spanda per la camera. Io mi alzo ed esco a fumare nervosa, il fumo era l’unica via di fuga che mi era concessa durante la mia prigionia e il vizio mi è rimasto.
Poco dopo anche Jaime mi raggiunge.
“Fa male.”
“La vita fa male, fa più male di cento di queste cose.”
Alzo la mano con la sigaretta.
“Perché la pensi così?
La vita può essere piena di cose belle.”
“Immagino di sì, ma al momento non riesco a concepire come. I miei mi hanno venduta a quindici anni, come si venderebbe una mucca, per far studiare quel cretino di Shinji, sono stata dieci anni prigioniera con ragazze che parlavano solo cinese e con la costante paura che il guardiano decidesse di violentare me la sera.
Al momento vedo tanto buio, solo da quando vi ho incontrato ho iniziato a pensare di nuovo che la vita potesse essere bella. Mi avete dato più affetto voi in un mese che i miei in quindici anni di vita, il che è buffo in modo, come si dice?”
Ci penso un attimo, pur avendo imparato abbastanza bene l’inglese ogni tanto qualche parola mi scappa.
“In modo tragico.”
Concludo
“Dei perfetti estranei mi hanno voluto più bene della mia famiglia biologica.”
“Aspetta di incontrare i miei, ti faranno sentire subito a casa.”
“O penseranno che sia un’approfittatrice.”
“Non lo faranno mai.”
Io spengo la mia sigaretta e gli sorrido in modo amaro.
“Amo la tua visione positiva e a volte un po’ingenua della vita.”
Lui appoggia le mani sulle mie spalle e mi spinge delicatamente dentro.
“Dormi con me?”
“Va bene.”
“Non ti toccherò, non farò nulla che tu non voglia, io non sono quel guardiano che tanto temevi.”
“Se ci provassi ti darei un calcio nei coglioni.”
“Eccola, la mia tigre.”
Ci sdraiamo sul letto, ognuno dalla sua parte del letto matrimoniale, ma mi sento sola.
“Jaime?”
Chiedo al buio.
“Dimmi.”
“Mi abbracceresti?
Mi sento sola.”
“Va bene.”
“Non mettere le mani in posti dove non devi.”
“Agli ordini.”
Rimango un attimo in silenzio.
“Jaime.”
“Dimmi.”
“Se dovessimo rimanere insieme, se in un universo parallelo ti innamorassi di me e mi vorresti sul serio come tua moglie potremmo risposarci con abiti tradizionali giapponesi?
Sogno le nozze in chimono da quando avevo cinque anni e mia cugina Yumi si è sposata, era così bella nel suo chimono.”
“Va bene.”
Dopo di che il sonno ci coglie abbracciati e per la prima volta mi sento al sicuro, come se nulla potesse toccarmi o ferirmi tra le sue braccia. Una sensazione che non avevo mai provato.
Per anni non ho sognato nulla nei miei brevi sonni tra un turno e l’altro, ma oggi sogno il mio matrimonio in stile giapponese con Jaime, ci sono i Pierce The Veil, altra gente che non conosco e gli amici di Yukari, lei è mano nella mano con quello che si chiama Lee.
A interrompere questo sogno arriva il rumore lontano del telefono, Jaime ha un sonno di pietra e quindi allungo io una mano per rispondere.
“Buongiorno, signorina.
Sono le otto, l’orario in cui mi è stato detto di svegliarvi.”
“La ringrazio infinitamente.”
Chiudo la chiamata e scuoto vigorosamente il mio finto ragazzo, che mi guarda con aria persa e gli occhi ancora semichiusi.
“Uhm?”
“Ha chiamato la sveglia dell’hotel, è ora di svegliarsi Jaime-kun.”
Lui si stropiccia gli occhi con le mani e sbadiglia.
“Scusa.”
“Niente, almeno so che hai una gola sana.”
“Sapresti riconoscere una gola sana da una malata?”
“No, è solo una battuta.”
“Inizio a capire le battute solo dopo aver fatto colazione, posso fare la doccia per primo?
Ci metto di meno.”
Io annuisco e lui esce dalle coperte offrendomi senza pudore una visione della sua schiena muscolosa e del suo fondoschiena. È massiccio, non magro come Mike.
Ciabatta verso il bagno, non prima di recuperare i vestiti, poi si chiude la porta alle spalle e sento l’acqua scorrere. Io vado verso l’armadio e scelgo di indossare un vestito rosso a grandi fiori bianchi tropicali, sarà più comodo quando dovrò provare i vestiti.
“Ottima scelta!”
Approva il messicano, sorprendendomi.
Indossa un paio di bermuda beige e una maglia verde, che immagino sia quella della nazionale messicana, ha i capelli ancora umidi.
“Beh, grazie.”
Entro nel bagno, mi faccio una doccia, indosso il vestito e mi trucco leggermente, lasciando liberi i miei capelli biondi.
Quando esco lui mi prende per mano e insieme lasciamo la camera, pronti ad andare a fare colazione insieme al resto della band.
Percorriamo insieme il corridoio e poi le scale, qualche ospite ci guarda con una strana espressione, quasi disgustata, sembra chiedersi cosa ci fanno due ragazzi come noi in un posto tanto di classe.
Jaime risponde sempre con il suo sorriso sereno, io abbasso gli occhi e mi guardo le unghie dei piedi che spuntano dai sandali neri.
Arriviamo nella sala da pranzo e raggiungiamo i nostri amici, che stanno già mangiando.
“Buongiorno!”
Saluta allegro Mike.
“La colazione non è la stessa se non sei tu a prepararla.”
“Immagino sarà migliore.”
“Nah, tutt’altro!”
Un cameriere si avvicina e ordiniamo due cappuccini e poi ci alziamo per andare per andare a prende le brioches e altre cose. Io prendo un po’ di burro e una delle piccole scatole di marmellata e un panino.
Jaime si riempie il vassoio con un po’ di tutto, al mattino ha sempre fame.
Devo impararlo, una brava moglie nota tutti questi dettagli senza importanza.
Torniamo al tavolo e mangiamo, Tony intanto mi fa le felicitazioni da parte di Erin e lo stesso fanno gli altri, a quanto pare hanno accettato tutte abbastanza bene la scomparsa di Jessica dalla scena.
Finita la colazione gli occhi di Yukari si accendono di una luce abbastanza maniacale.
“Molto bene, adesso io e Tamao andiamo a comprare l’abito. Voi andate a fare lo stesso e vedete di tornare con qualcosa di decente.”
“Agli ordini, generale.”
“Non sei spiritoso, Mike. Deve essere tutto perfetto o quasi e lo sai anche tu.”
Lui sbuffa.
“Non potrebbero sposarsi vestiti così?”
“Le spose nel giorno del matrimonio devono essere più belle possibile.”
Esclamo io.
“Come fiori di sakura.”
Completa la frase Yukari.
“Va bene, va bene!”
“Forza, ragazzi. Andiamo.”
Vic spinge tutti fuori e rimaniamo solo io e la mia amica.
“Pronta?”
“Oh, non lo so.”
“Troveremo un abito bellissimo, te lo giuro.”
“Va bene, mi fido.”
Usciamo dall’hotel, prendiamo un taxi e ci dirigiamo verso il centro, dove ci sono i negozi e le boutique più eleganti. È un posto leggermente intimidatorio, i prezzi sono alti e le vetrine sono eleganti e scintillanti, sapientemente decorate per far risaltare la merce.
Yukari guarda senza emozione apparente tutti questi negozi delle meraviglie, sembra assuefatta a tutto questo.
“Ma non ti piace nulla?”
“Non è questo, è che non ho ancora visto qualcosa che ti possa stare bene a mio parere.”
“Sembri abituata a tutto questo.”
“Più o meno, a fine tour vengo in uno di questi posti e mi compro un vestito elegante per farmi un regalo e per premiarmi per…”
Non finisce la frase perché un ragazzo le mette le mani davanti agli occhi, non è molto alto e ha dei capelli castani lunghi fino alle spalle, io ridacchio.
“Tamao, chi minchia è?
Non ridere, dimmi chi è.”
“Yukari, non mi riconosci?”
“Lee?”
La sua voce passa dall’arrabbiato allo stupito.
“Centro, Yukari.”
Lui le toglie le mani dagli occhi e lei lo abbraccia stretto.
“Cazzone, potevi annunciarti in un altro modo!
Mi hai fatto prendere un infarto!”
“Sono appena arrivato insieme agli altri dall’aeroporto.”
“Come stanno? E dove sono quei debosciati?”
“In hotel a riposarsi e non farti sentire da Oli mentre li chiami debosciati o potrebbe decidere che non lavoriamo abbastanza e metterci ai ferri.”
“Esagerato.”
“Non scherzo, cosa stavate facendo comunque?”
“Cercando l’araba fenice.”
“Ah ah. Divertente.”
Yukari alza gli occhi al cielo.
“Sto cercando un vestito per Tamao e uno per me.
A proposito… Tamao, lui è Lee Malia.”
Lui allunga una mano e io la stringo sorridendo.
“Ciao, sono felice di conoscerti.”
“Anche io, non pensavo che Jaime Preciado avrebbe mai messo la testa a posto.
E per il vestito, cosa ne dici di questo?”
Indica un vestito senza maniche piuttosto semplice che arriva sopra le ginocchia, è bianco con dei cerchi neri attorno allo scollo e una decorazione di cerchi neri e bianchi a mo’ di cintura appena sotto i fianchi.
È davvero bello.
“Oddio, è bellissimo!”
Esclamo felice, Yukari dà un’occhiata e annuisce e poi dà una pacca al suo amico.
“Lee, che colpo d’occhio! Complimenti!
Non resta che comprarlo, entriamo!”
Yukari apre la porta del negozio e noi due la seguiamo docili all’interno, immediatamente si fa avanti una commessa che ci sorride falsissima, disapprova palesemente i tatuaggi di Lee e della mia amica.
“Buongiorno, posso aiutarvi.”
“Sì, vorremmo acquistare un vestito.”
“Avete già un’idea precisa?”
“Sì.”
Yukari le indica l’abito bianco e con i particolari neri che c’è in vetrina, lei annuisce.
“Ottima scelta, sarebbe perfetto per un matrimonio.”
“Ci serve per quello infatti.”
Le sorride Yukari.
“Oh, a chi delle due serve.”
“A me.”
Per la prima volta faccio sentire la mia voce e la donna mi squadra in modo professionale, come per capire che taglia possa andarmi meglio.
“Aspettate un attimo.”
Poco dopo torna con un abito della mia taglia.
“La accompagno in camerino.”
Io la seguo nervosa e mi ritrovo in una grande stanza, illuminata da molti faretti, con un grande specchio e una tenda nera che lo separa dal resto del negozio. Lei mi porge il vestito e io la tiro.
Mi tolgo il mio vestitino da due soldi e mi metto quello scelto da Lee e quasi svengo, mi sta benissimo!
Sembro una di quelle idol che ammiravo da ragazzina!
“Tamao, sei pronta?”
Io apro la tenda e tutti e due mi guardano ammirati.
“Lee, che occhio! Le hai trovato il vestito perfetto.
Tamao, stai benissimo! Sembri una modella.”
“Sì, signorina le sta benissimo.”
“Bene, lo compriamo.
Adesso tocca a me.
Potrebbe farmi vedere i vestiti azzurro chiaro che avete?”
Io tiro di nuovo la tenda, mi tolgo il mio vestito dei sogni e mi rimetto quello di tutti i giorni, lo porgo alla commessa che lo mette da parte.
Ora si deve occupare di Yukari che scruta con occhio professionale ciò che le viene proposto, alla fine la sua attenzione viene attratta da un vestito di un azzurro pastello un po’ spento, senza maniche che scende largo come se fosse una maglia e poi si stringe in vita a mo’ di cintura per dare origine a una gonna a pieghe che arriva sopra il ginocchio. Non è molto scollato e sul bordo della scollatura luccicano tanti brillantini.
“È davvero bello.”
Le dico sorridendo.
“Sì, nana malefica. Dovresti provarlo.”
“Perché tu sei alto, eh Lee?”
“Stronza.”
Yukari ride e prende il vestito e si chiude in camerino anche lei.
“Da quanto conosci Yukari?”
“Da sempre, abbiamo fatto lo stesso liceo a Sheffield, poi lei si è trasferita a Londra con i suoi.”
“Wow.”
“Da giovane ti somigliava, poi ha scoperto le tinte e i tatuaggi ed è stata la fine.”
“Ha sempre avuto questo carattere?”
“Sempre.”
La tenda si tira e la mia amica esce, io e Lee alziamo i pollici in segno di approvazione.
“Stai benissimo, è perfetto per te.”
“Grazie mille.
Lee, hai bisogno di qualcosa?”
“No, Oli ha insistito per mettere nei vestiti di scena anche quelli del video di “Drown” e useremo quelli.”
“Sta bene.”
Yukari consegna il vestito alla commessa e paga entrambi, la donna li mette in una grande borsa e poi ce la consegna.
“Adesso mancano le scarpe.”
Entriamo un negozio e io compro un paio di decolté bianche non troppo alte e con la punta tonda, lei invece si compra un paio di scarpe argentate dal tacco a spillo vertiginoso, aperte davanti e con una decorazione floreale poco prima dell’apertura di leggero chiffon argentato.
Direi che abbiamo finito le nostre compere e ci meritiamo un gelato.
Camminiamo per il centro di Miami alla ricerca di una gelateria, Lee è carico di borse perché Yukari gliele ha scaricate in mano senza tante cerimonie.
“Schiavista.”
“Lo so che mi ami!”
Lui non dice niente, ma arrossisce.
Vuoi vedere che ha una cotta per Yukari e non glielo vuole dire?
“Stai ancora con la tua ragazza?”
“No, l’ho mollata. Voleva sposarmi e io non ero pronta, il matrimonio tra Oli e Hannah l’ha fatta prendere troppo bene.”
“Quando metterai la testa a posto?”
“Quando troverò la ragazza giusta.”
E ho il sospetto che sia Yukari, ma non dirò nulla. Non sono affari miei, ma mi piacerebbe parlarne con lui, senza suscitare la gelosia di Jaime.
“Ah, ecco una gelateria.”
Entriamo, prendiamo due coni e una granita alla fragola che la ragazza dai capelli azzurri porge a Lee.
“Mi ricordo ancora che preferisci le granite ai gelati.”
“Grazie, per essertelo ricordata.”
Si sorridono e in questo momento sono certa che lui provi qualcosa per lei.
Oh, non vedo l’ora di verificare se la mia ipotesi è giusta!
Sono un po’pettegola, ma credo che lei e Lee starebbero davvero bene insieme.
Sì, sarebbero proprio una bella coppia.

Angolo di Layla

E con questo ho introdotto la seconda coppia della storia, ta-dan! Grazie a Nico_Ackerman per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia.

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Capitolo 7
*** 6)Nella notte. ***


6)Nella notte.

 
Tamao p.o.v.

 
Tra due giorni mi sposo, è un matrimonio celebrato solo per farmi ottenere la cittadinanza americana e non farmi finire ammazzata dai miei aguzzini, ma intorno a me sono tutti felici come se fosse un vero matrimonio.
Io, Lee e Yukari torniamo in hotel e nella hall si sente del chiasso, un ragazzo alto, dai capelli castani lunghi fino alle spalle e pieno di tatuaggi sta trattenendo Vic per il collo e passa il pugno tra i capelli del mio amico scompigliandoglieli. Gli altri ridono insieme a un ragazzo dai corti capelli scuri, un ragazzo con il cappellino e i dilatatori alle orecchie e un ragazzo con i capelli corti biondo scuro, tranne per un ciuffo piuttosto lungo.
Lee alza una mano e lo smilzo molla Vic, noi ci dirigiamo verso di loro e mi accorgo che c’è anche una ragazza minuta con i capelli neri che le arrivano alle spalle, piena di tatuaggi.
“Ciao, Lee.
Generale Yukari, è sempre un piacere vederla.
Ciao…”
“Mi chiamo Tamao, piacere di conoscerti.”
Sorrido allo smilzo che mi studia in un modo imbarazzante.
“Oliver Sykes! Smetti di fare la radiografia alla mia ragazza!”
Urla Jaime.
“Calma, Preciado. È solo un interesse professionale, ti andrebbe di fare la modella per la mia linea di abbigliamento?”
Io lo guardo come se fosse matto.
“No, per il momento no. Preferirei godermi la compagnia di Jaime-kun.
Tu come ti chiami?”
“Oliver Sykes, chiamami pure Oli se vuoi.
Sono il proprietario della Drop Dead, una linea di abbigliamento alternativa e cantante dei Bring Me The Horizon.”
“Bene.”
Io guardo il resto del gruppo, la ragazza è la prima a farsi avanti.
“Io sono Hannah Sykes, sono la moglie di Oli, piacere di conoscerti.”
“Io sono Tamao Ishida, la futura moglie di Jaime.”
Poi  si avvicina il ragazzo con il cappellino che mi stringe la mano.
“Ciao, io sono Matt Nicholls, il batterista della band.”
“Piacere di conoscerti.”
Il ragazzo dai corti capelli scuri lo spinge via con una poco caritatevole spinta, ha gli occhi di un azzurro fantastico.
“Sono Jordan Fish, il tastierista e la voce secondaria.”
“Piacere.”
L’ultimo è il biondino.
“Io so Matt Kean, il bassista.”
“Piacere di conoscerti.”
Oli prende di nuovo la parola.
“Ora che ci siamo presentati perché non andiamo a mangiare?
Sto morendo di fame.”
“Ehi, piccolo dittatore! Lasciaci almeno depositare le borse e farci una doccia!
Ragazzi, avete preso tutto il necessario?”
Lo sguardo di Yukari si fissa su Vic.
“Sì.”
Saliamo nelle nostre camere, saluto Yukari e deposito le borse nel mio armadio, poi mi faccio una doccia e metto una maglietta con stampata sopra la bandiera britannica che mi lascia scoperta la pancia, un paio di shorts e di anfibi.
Mi lego i capelli in una comoda coda e scendo, gli altri sono ancora nella hall, quando ci avviamo verso la sala da pranzo Jaime mi passa con naturalezza un braccio attorno alle spalle.
Io sorrido, amo questi piccoli gesti e tenerezze.
Forse lo fa per rendere credibile la recita, ma una parte di me spera che lui provi dei sentimenti per me, qualcosa che forse un giorno, complice la vicinanza, si trasformi in amore.
Amami poco, ma amami a lungo.
Ci serviamo al buffet e poi ci sediamo al tavolo. Oli ci guarda e congiunge le lunghe dita sotto il mento, sorridendo sornione.
“Il tuo matrimonio mi giunge totalmente inaspettato Jaime, soprattutto con una ragazza che non sia Jess, dove hai incontrato questa meraviglia?”
“Sei curioso come una comare, Oli.
L’ho incontrata a un concerto comunque, era nella prima fila ed è stato un colpo di fulmine. L’ho fatta portare al tourbus e abbiamo iniziato a parlare e lei ha accettato di venire con me.
È stata la miglior decisione della mia vita, perché vivendo con lei mi sono accorto che la amavo moltissimo, al punto di volerla sposare.”
Spero che Oli si faccia bastare questo.
“Non ti facevo così romantico, Jaime.”
“Le persone sorprendono.”
“A che punto vuoi arrivare, Oli?”
La mia voce suona tagliente, appena addolcita dall’accento asiatico.
“Cosa vuoi dire?”
“Non so, sembra quasi che tu non creda che questo matrimonio sia celebrato per amore.”
Sulla tavolata cala il silenzio, Hannah e Yukari mi guardano stupite e Oli mi punta addosso i suoi occhi castani come se volesse scavarmi nell’anima. Io sostengo lo sguardo senza abbassare le palpebre nemmeno un momento, per quanto senta il bisogno di farlo.
“Penso che tu possa puntare ai soldi di Jaime.”
Dice infine.
“Non punto ai suoi soldi, non lo sto spennando.
Non sono vestita con capi d’alta classe, ma con roba dei grandi magazzini. Non me ne frega niente che sia ricco.”
Rispondo tagliente.
“Se non approvi me o il mio matrimonio non sei obbligato a venire.”
Adesso ho gli occhi di tutti addosso, non deve essere una cosa che succede spesso se suscita così tanto scandalo. Inaspettatamente il cantante sorride.
“Sei tosta, mi piace.
Non credo che ti interessino i soldi di Jaime e verrò al tuo matrimonio.”
“Va bene.”
Il mio tono è ancora rigido, ma la tensione si spezza lentamente e iniziamo a mangiare.
“Yukari, si vede che è una tua amica: ha il tuo stesso piglio.”
“Sì, non è da tutti zittirti, Oli.”
Ridono tutti e finalmente questa strana cena giunge al suo termine e io mi sento soddisfatta di me stessa: ho superato una prova da sola e l’ho fatto brillantemente.
Sono forte, se voglio.

 
Sto tranquillamente fumando una sigaretta nel giardino dell’hotel quando arrivano Oli, Mike e Yukari.
“Dai, Yukari! Usciamo a festeggiare!
Non capita tutti i giorni un matrimonio e poi abbiamo dei giorni liberi e c’è la band di Oli.”
La voce di Mike suona stranamente implorante.
“Abbiamo bisogno di riposare, domani ci saranno sicuramente particolari che andranno rifiniti. Tipo passare almeno da un fiorista, almeno uno straccio di bouquet lo deve avere Tamao.”
“Sì, ci sveglieremo presto, giuro!”
“E dai, Yukari! Fai respirare un po’ questi ragazzi e concedi loro una serata libera.”
“Siamo già usciti ieri sera, forse Tamao si sentirà a disagio. Non è una tipa da feste tutti i giorni.”
“Perché non glielo chiedi? È lì.”
Oli mi indica e io li saluto.
“Allora, Tamao. Ti va di uscire?”
“Beh, basta che non andiamo in un posto dove c’è troppo casino e che torniamo presto.
Sono stanca e un po’ nervosa al pensiero che tra due giorni mi sposo.”
“Oh, l’ansia passa. Te lo posso assicurare, ci sono passato anche io con Hannah.”
“Lo spero.”
“Fidati.”
Sorride.
“Ho vinto una mezza battaglia, Yidashi.”
“Ma si può sapere perché vi rivolgete tutti a me come se fossi un novello Hitler?
Non ho i baffi a spazzolino e gli ebrei non mi hanno fatto nulla.”
“I modi di fare e poi il Giappone era alleato con la Germania.”
“Bell’affare! Il paese ha perso la guerra!”
Esclamiamo in coro io e Yukari.
“Cos’è? Vi brucia ancora dopo tutto questo tempo.”
“Diciamo che i giapponesi sono molto attaccati alla nazione.”
Spiego io, Oli scuote la testa facendo sì che i suoi capelli gli coprano il volto.
“In ogni caso si esce a festeggiare, quindi entriamo.”
Io annuisco e spengo la mia sigaretta, poi seguo il trio dentro la hall dell’hotel dove c’è il resto della banda.
“Si va!”
Urla trionfante Oli, alzando le braccia come se avesse appena vinto una qualche medaglia alle olimpiadi.
“Io chiamo i taxi!”
Matt Nicholls tira fuori il suo smartphone dalla tasca dei jeans e digita un numero, poi parla un po’ e infine chiude la chiamata sorridendo.
“I taxi arrivano tra mezz’ora, prendiamo qualcosa al bar?”
“Io niente di alcolico, prendo dell’acqua all’amarena. Acqua naturale.”
Gli altri invece prendono tutti una birra.
E così stasera uscirò di nuovo, chissà se sarà divertente?
Spero di sì, in fondo le condizioni per passare una bella serata ci sono tutte. Ho con me i miei amici e tra due giorni mi sposo.
La cosa mi dà brividi di eccitazione mista a paura, ma secondo Oli è normale, gli altri nel frattempo bevono e ridono fino a che non arrivano i taxi. Io vengo stipata in uno con Yukari e Hannah.
“Ti sposi tra due giorni, come ti senti?”
Mi chiede gentilmente la mora.
“Non lo so. Ci sono momenti in cui sono euforica e altri in cui ho una paura folle e vorrei scappare, se potessi.”
“Non puoi?”
“Diciamo che ci sono dei buoni motivi per cui non sarebbe consigliabile che lo faccia.”
Sorride Yukari.
“Capisco. Beh, è normale comunque. Quando mi sono sposata con Oli la sera prima ho avuto una vera e propria crisi di panico, le mie amiche avevano noleggiato degli spogliarellisti e io piangevo tutte le mie lacrime in un liquore italiano di cui non mi ricordo il nome.
Ci siamo sposati in Italia.
Nel momento in cui l’ho visto aspettarmi all’altare tutte le paure sono sparite, succederà lo stesso anche a te. Tu e Jaime siete proprio una coppia carina.”
“Spero di aver convinto tuo marito della mia buona fede o potrebbe convincere il mio futuro marito che sposarmi non è la cosa migliore.”
Borbotto tetra.
“Ma no, non devi preoccuparti.”
“Dove stiamo andando?”
Chiede Yukari.
“Non ne ho idea, ha organizzato tutto Oli.”
“Il solito despota. Immagino ci sarà alcool a fiumi e ci farà ballare musica house solo per ricattarci.”
Hannah ride.
Il taxi si ferma e io raggiungo subito Jaime che mi prende per mano, gli altri si riuniscono attorno a noi  tranne il cantante dei Bring Me The Horizon che va dal buttafuori. I due discutono per un attimo, poi l’inglese ci fa cenno di raggiungerlo e noi superiamo la lunga fila di ragazzi e ragazze che aspettano di entrare suscitando un sacco di occhiatacce malevole.
“Oli, sei sempre il solito.
Sicuro di non avere tracce di sangue italiano? Sei terribilmente mafioso.”
“Sfrutto solo i benefici della sudata notorietà.”
Risponde angelico, facendo scuotere la testa alla mia amica dai capelli azzurri.
Entriamo e mi blocco per un attimo con gli occhi spalancati. Il locale è illuminato da luci azzurre, c’è un immenso bancone con dietro tutti gli alcolici possibili e immaginabili e un ancora più grande pista da ballo che emette una luce biancastra al neon, in fondo due ragazze in abiti succinti si agitano su due cubi blu elettrico. Matt Kean mi dà una spinta involontaria ed entro, ma la mia presa sulla mano di Jaime si fa più forte e divento rossa come un peperone.
Oli ci guida verso i divanetti blu elettrico che stanno tra la pista e il bancone, ci sediamo tutti, io sono l’unica che ha una posa rigida e composta come se stessi per partecipare alla cerimonia del the.
“Sykes, bastardo! Dove ci hai portato?”
Urla Yukari.
“In un posto dove ci si divertirà sicuramente.”
“Tu e i tuoi debosciati sicuramente, ma noi?”
Lui mi guarda e un sorrisetto si fa largo sul suo volto, non ho ancora capito se quel ragazzo mi piaccia o meno.
“Mai stata in un posto del genere?”
“No.”
“Verginella!”
“Teme, baka, bakayaro, ecchi!”
Urlo sbattendo il pugno sul tavolo, gli occhi che mandano fiamme.
“Non sai un cazzo della mia vita!
Come ti permetti di giudicare?
Chiudi quella cazzo di bocca, sarai anche famoso, ma questo non ti dà nessun diritto di giudicare.”
Mi alzo di scatto, afferro la borsa e mi allontano.
“Cosa mi ha detto di preciso?”
“Teme è un modo offensivo per rivolgersi a una persona, baka significa stupido, bakayaro stronzo, ecchi pervertito.”
La voce di Yukari mi arriva a una grande distanza insieme alle proteste di Jaime. Io cerco i cessi e trovo anche un’uscita di sicurezza aperta che dà su un vicolo deserto. Io mi accendo una sigaretta e cerco di far sbollire la rabbia. Una mano che mi stringe la pancia e una lama puntata al collo sono un ottimo modo.
In un secondo passo dalla rabbia alla paura.
Chi c’è?
Perché sono stata così stupida da allontanarmi da Jaime sapendo che ho la yakuza addosso?
“Chi s-sei?”
Chiedo con la voce che trema, il coltello penetra un po’ nella mia carne e ne esce qualche goccia di sangue.
“Lo sai chi siamo.
L’hai scampata, adesso ti sposerai con quel gaijin e sarai americana.”
Io deglutisco.
“Sei merce che non vale più un cazzo e di cui non possiamo più liberarci purtroppo.”
Fa una lunga pausa.
“Questo non significa che smetteremo di tenere un occhio su di te.
Se vai alla polizia e racconti qualcosa di noi, ammazzeremo davanti ai tuoi occhi il tuo maritino, la sua band di stronzi e la tua amica dai capelli azzurri.
Hai capito?”
Io annuisco.
“Allora stai attenta, non fare cose che non dovresti fare e tutto filerà liscio.”
La lama scivola via dal mio collo insieme alla presa sulla mia pancia. Frugando freneticamente nella mia borsa trovo le mie sigarette e ne accendo una con mani tremanti, ho una paura tremenda.
Pensavo forse di essere davvero al sicuro?
Con la yakuza non si scherza. MAI.
Il fumo mi esce a nuvolette irregolari, ma almeno mi regolarizza il respiro fino a farlo tornare quasi normale quando la sigaretta è ormai finita. La butto via e la spengo con il tacco dell’anfibio, poi mi tocco il collo, mi ritrovo la mano sporca di sangue.
Una lacrima scende lungo la mia guancia, poi mi volto e torno dentro. Raggiungo con fatica il tavolo e mi ritrovo gli occhi di tutti addosso per la sottile linea rossa che mi attraversa il collo.
Persino quell’Oli sembra sconvolto, Jaime si alza in piedi e mi passa subito un braccio attorno allo spalle, io mi lascio andare contro di lui.
“Voglio andare via.”
Sussurro con voce roca.
“Sì.”
Mi dice guardandomi, poi rivolge la sua attenzione agli altri.
“Noi ce ne andiamo.”
Il suo tono è secco.
“Cosa è successo?”
Chiede con una punta di paura nella voce il cantante inglese.
“Con te farò i conti dopo, Sykes.”
Risponde feroce Jaime.
Lascia i soldi per la sua consumazione e ce ne andiamo insieme, lui mi tiene la mano con forza, come se qualcuno potesse strapparmi via da lui.
Si mette quasi in mezzo alla strada e ferma un taxi, detta secco l’indirizzo del nostro albergo al taxista. Il silenzio nell’abitacolo è pesante, la tensione si taglia con il coltello.
L’unico rumore è quello della musica indiana che esce dallo stereo del taxi.
Arrivati all’hotel Jaime lo paga e poi saliamo in camera nostra, per prima cosa mi medica il taglio e poi lo benda.
“Domani dovrai portare una sciarpa.”
Borbotta, poi si siede sul letto con la testa tra le mani, io sono appoggiata alla parete davanti a lui, ma lentamente scivolo fino a toccare terra e tiro le gambe contro la pancia e nascondo la faccia nelle braccia appoggiate alle ginocchia.
“Cosa è successo, Tamao?”
 “Uno di loro mi ha trovata.”
La voce mi esce roca e rotta.
“Devi denunciarli.”
“NO!
Urlo alzando la testa.
“Perché?
Vuoi che ti uccidano la prossima volta?”
Il tono si alza leggermente.
“Tu non capisci, Jaime!”
“E allora aiutami a capire la tua omertà!”
Io prendo fiato.
“L’uomo di stasera è venuto a portarmi un messaggio: sono merce che non vale più un cazzo e di cui non possono liberarsi.”
“Non capisco.”
“Significa che mi lasciano andare, se mi rapissero o uccidessero voi scatenereste l’inferno e loro verrebbero trovati e arrestati.”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“E alle altre ragazze nella tua condizione non ci pensi?
Se li denunci saranno libere.”
“Il prezzo è troppo alto!”
Di nuovo l’occhiata incredula.
“Mi ha detto che se andrò alla polizia loro uccideranno te, i ragazzi e Yukari sotto i miei occhi e poi uccideranno me. Io non posso permettere che moriate per colpa mia, preferirei tagliarmi le vene stanotte che mettervi in pericolo!
Non posso denunciarli, perché se voi moriste non mi importerebbe se i kami mi perdonassero, io non mi perdonerei mai. Voi siete troppo importanti per morire per colpa mia!”
Scoppio a piangere, anche se il collo mi fa male a ogni movimento.
Jaime rimane un attimo in silenzio, poi lo sento alzarsi e si siede accanto a me e mi abbraccia.
“Lo farebbero davvero?”
“Sì, tu non la conosci quella gente! Per loro la vita delle persone non conta nulla.
Nulla!”
“Sei sicura che ti lasceranno in pace?”
“Abbastanza, ma sono disposta a correre il rischio perché se anche non dovessero farlo solo io sarei coinvolta e voi sareste salvi.
Se li denunciassi voi avreste una condanna di morte addosso.
No, Jaime. Non puoi chiedermi questo.”
“Ci vuoi così bene?”
“Siete quello più vicino a una famiglia che io abbia mai avuto e non posso permettere che i miei guai vi mettano in pericolo. Loro mi terranno d’occhio.”
“Va bene.”
Sospira infine.
“Va bene cosa?”
“Non denunciarli. Ti proteggeremo noi, faremo in modo che tu sia al sicuro.
Adesso però è ora che tu ti prenda una camomilla e vada a letto, sei emotivamente distrutta.”
Lui mi lascia andare solo per prendere il telefono che c’è su uno dei comodini e chiamare il servizio in camera per ordinare una camomilla. Io mi alzo e prendo una pashmina rossa dalla mia valigia e me la metto al collo, nasconde alla perfezione la benda.
Poco dopo qualcuno bussa discretamente alla nostra porta, una cameriera lascia un vassoio con sopra una tazza di camomilla e alcuni biscotti.
“Quando avrete finito mettetelo pure fuori dalla porta, qualcuno passerà a prenderlo.
Buonanotte.”
Io la zucchero e la bevo senza fare storie, mangio persino qualcuno dei biscotti. Mentre Jaime mette fuori il vassoio io fumo l’ultima sigaretta della serata e mi lavo i denti, poi mi spoglio e metto una delle maglie di Jaime come pigiama.
“Jaime.”
Lo chiamo piano.
“Cosa c’è, piccola?”
“Per favore, dormi con me?
Credo di averne bisogno.”
“Va bene.”
Mi dà un bacio sulla guancia, si spoglia fino a rimanere in intimo e maglietta, si lava i denti e mi raggiunge.
Mi abbraccia, io tiro un sospiro di sollievo e mi rilasso finalmente.
La serata è stata lunga, faticosa e spaventosa, decisamente troppo piena di emozioni.
Se non ci fosse stato lui non sarei riuscita a dormire e sarei stata perseguitata tutta notte dal ricordo del coltello puntato alla mia gola.
Kami, rabbrividisco al solo pensiero di quanto sia stata vicina alla morte e non è esattamente rilassante in vista di un matrimonio.
Ma Jaime c’è e io riesco a dormire e a rilasciare un po’ la tensione della giornata.
Kami, grazie per avermelo mandato.

Angolo di Layla.

Grazie a Nico_Ackerman per la recensione, spero che anche questo capitolo ti piaccia.

Ho solo qualche precisazione da fare, lo so che Hannah e Oli sono separati, ma quando ho iniziato a scrivere questa storia erano ancora una coopia unita e apparentemente bella. Ecco perché c'è Hannah e non c'è Alissa. Gaijin è un modo un po'spregiativo che i giapponesi usano per gli stranieri, specialment per gli occidentali, Kami significa dei e fa riferimento agli dei della religione giapponese, lo shintoismo.

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Capitolo 8
*** 7)Vivere ogni secondo. ***


7)Vivere ogni secondo.

 
Tamao p.o.v.

 
Il fatidico giorno è arrivato.
Yukari fa irruzione in camera nostra e spedisce d’autorità Jaime e il suo vestito in camera di Tony e poi mi intima di fare una doccia e di mettermi le creme che mi ha comprato.
“Obbedisco.”
Rispondo un po’ sarcastica e mi fiondo in bagno dove mi faccio una lunga doccia e mi cospargo il corpo di creme, poi mi metto la biancheria che mi ha comprato e che mi fa arrossire: delle mutandine e un reggiseno di pizzo nero.
Esco in accappatoio e lei mi fa indossare il vestito bianco e con quella strana cintura di cerchi disegnati, mi ammiro di nuovo nello specchio e mi trovo carina.
“Bellissima.
Adesso passiamo all’acconciatura e al trucco.”
Mi asciuga i capelli e li pettina in un’elegante chignon decorato da una piccola rosa blu.
“Come mai hai cacciato Jaime dalla stanza?”
“Una tradizione occidentale dice che porta male che lo sposo veda l’abito della sposa prima del matrimonio.”
Mi dice mentre traffica con la sua trousse alla ricerca di qualcosa.
“Davvero?”
“Ah ah.”
Mi mette uno strato di fondotinta molto chiaro anche sul collo per nascondere la ferita recente, un trucco con i colori oro e della terra sugli occhi e un leggero velo di lucidalabbra. Io non sono molto convinta, mi ricordo che al matrimonio di mia cugina le sue labbra erano dipinte di un vivace rosso.
“Yukari-chan, vorrei un trucco più giapponese.”
Lei, sospirando, mi toglie il lucidalabbra e l’ombretto e con tratti precisi mi contorna gli occhi di nero e poi d’oro e mi dipinge le labbra di rosso.
“Sei perfetta o quasi.”
Il suo volto si fa di una serietà quasi comica.
“Secondo una tradizione occidentale una sposa fortunata deve avere cinque cose: una cosa nuova, una vecchia, una prestata, una regalata e una blu.”
Dal nulla tira fuori un sacchetto, la prima cosa che estrae è un vecchio braccialetto di perle di gaietto nero in stile buddista.
“Questo lo avevi in una tasca dell’abito che indossavi la sera che sei arrivata, l’ho trovato quando l’ho lavato e ora te lo ridò perché è una cosa vecchia che simboleggia il passato che non si può dimenticare.”
Me lo metto al polso e lei estrae un’altra cosa dal sacchetto: una collana di perle nere.
“Questa invece è una cosa nuova, rappresenta la nuova vita che stai per iniziare.”
Indosso anche quella, poi lei mi porge un anellino a forma di tartaruga che porta sempre.
“Te lo regalo in segno del mio affetto e perché ti auguro una vita lunga con lui.”
Si toglie gli orecchini: un paio di pendenti a forma di tartaruga anche quelli.
“Questi te li presto, un altro segno di affetto e la cosa blu è la rosa: è un simbolo di sincerità e purezza della sposa.
Ora sei pronta, quando ti vengo a chiamare andremo.”
Io mi siedo sul letto e mi metto le scarpe bianche e prendo in mano il bouquet di rose bianche e azzurre e mi guardo allo specchio. Riflette l’immagine di una ragazza molto elegante e curata, ma con l’aria un po’ smarrita.
Sono davvero io quella bella ragazza?
Davvero posso essere così bella?
Dopo un po’ Yukari bussa ed esco, lei sta benissimo ne suo vestito azzurro chiarissimo e con i capelli raccolti in uno chignon, sembra anche più giovane perché ha rinunciato al solito trucco nero pesante per uno sui toni del color perla.
Saliamo su un taxi che ci porta al municipio di Miami e lì troviamo il resto del gruppo: i Pierce The Veil, i Bring Me The Horizon, Hannah e le tre fidanzate dei ragazzi.
Mi vengono tutti incontro festanti, che il giorno più importante della mia vita abbia inizio, mi dico vedendoli e sorridendo loro.
“Stai benissimo, a proposito io sono Alysha.”
Mi dice porgendomi la mano la bionda.
“Il vestito è davvero bello, io sono Erin.”
Mi dice la mora con un sorriso, a braccetto di Tony.
“Sì, sei favolosa, io sono Danielle.”
Finisce Danielle.
“Sì, sei davvero bellissima.”
Mi guarda ammirato Jaime, nei suoi occhi mi è sembrato di cogliere una scintilla di desiderio.
“Forza, entriamo!”
Esclama il manager e tutto il gruppo entra nel municipio di Miami, l’uomo ci guida fino a un saletta decorata con qualche fiore bianco con al centro un tavolo a cui è seduto un uomo.
Io e Jaime ci posizioniamo davanti a lui, insieme ai Pierce The Veil e a Yukari, i Bring Me The Horizon rimangono sul fondo della sala.
“Bene, iniziamo.”
Commenta asciutto l’uomo.
“Vuoi tu Jaime Alberto Preciado prendere la qui presente Tamao Ishida come tua consorte in salute e in malattia, nella buona e nella cattiva sorte?”
“Sì, lo voglio.”
“Bene. Vuoi tu, Tamao Ishida prendere il qui presente Jaime Alberto Preciado come tuo consorte in salute e in malattia, nella buona e nella cattiva sorte?”
“Sì, lo voglio.”
“Ottimo. Firmate qui.”
Ci indica uno spazio su un modulo e noi firmiamo.
“Qui firmino i testimoni.”
I ragazzi lo fanno docilmente.
“Potete scambiarvi gli anelli.”
Vic porge a Jaime una scatoletta di velluto nero e lui la apre, dentro ci sono due fedi d’oro. Una la prende lui e la infila sul mio indice con le mani che tremano, poi tocca a me prendere la fede e infilarla al dito di Jaime.
“In nome dell’autorità conferitami dallo stato della Florida vi dichiaro marito e moglie, questo è il vostro certificato di matrimonio.”
Il manager lo prende e lo infila in una cartelletta, poi usciamo salutati dalle urla dei nostri amici.
“Ragazzi, divertitevi. Io vado a portare i documenti all’immigrazione.
Verranno sicuramente a controllare in queste due settimane, ma ce la dovremmo fare.”
Ci dice con un’occhiata eloquente, se fingeremo bene non ci saranno problemi.
“È presto per andare a mangiare, cosa facciamo?”
Chiedo io spaesata.
“Io e Hannah abbiamo organizzato qualcosa in spieggia.”
Chiamiamo i taxi e ci facciamo portare alla spiaggia cittadina, Hannah e la mia amica entrano in un cancellino e notiamo che è stato montato un piccolo palco.
“Visto che abbiamo qui dei musicisti talentuosi abbiamo deciso che terranno un piccolo show per il vostro matrimonio.”
“Ecco, mi tocca lavorare anche nei giorni di festa. Schiavista come suo marito.”
Mugugna Matt che si toglie subito la giacca, la camicia e la cravatta, probabilmente è quello che suderà di più visto che suona la batteria.
I ragazzi prendono posto dietro ai loro strumenti e iniziano a suonare una melodia lenta, Jaime mi prende per mano e inizia a ballare con me quando Oli inizia a cantare.
“Come si chiama questa canzone?”
“Follow you.”
Poi in sincrono con la voce vellutata di Oli.
Cause I'm telling you, you're all I need
I promise you you're all I see
Cause I'm telling you, you're all I need
I'll never leave
So you can drag me through Hell
If it meant I could hold your hand
I will follow you cause I'm under your spell
And you can throw me to the flames
I will follow you, I will follow you

I miei occhi si fanno umidi e comincio a piangere, il suo volto diventa triste all’improvviso.
“Pensavo di farti una bella sorpresa, Tamao.”
“Sono lacrime di gioia, baka.”
Lui mi sorride e i ragazzi continuano a suonare.
È il più bel giorno della mia vita.

 

Verso mezzogiorno smettono e i Pierce The Veil li aiutano a mettere via le loro attrezzature caricandole su un pullman che poi se ne va, non prima che Matt si sia fatto una doccia e cambiato nel bagno del veicolo.
Gli altri non sono molto sudati, ma lui era in un bagno di sudore perché non si è risparmiato sulla sua batteria.
Prendiamo di nuovo un taxi e arriviamo in un ristorante italiano sicuramente c’è lo zampino di Yukari perché le sa quanto io e i ragazzi amiamo questo tipo di cibo.
Ci hanno riservato una sala decorata con delle rose bianche e ci sediamo al tavolo, Matt stona terribilmente con la sua maglia azzurro chiaro, i pantaloni color cachi e il cappellino e Yukari lo fulmina prima di sospirare sconsolata.
“Va bene, almeno è solo uno e ha suonato.”
La sento mormorare, poi a un suo cenno il cameriere ci porta gli antipasti: del pane tostato con sopra dei pezzettini di pomodoro e delle tartine con la salsa tonnata.
“Come si chiamano?”
Chiedo sottovoce a Jaime indicando il pane con i pomodori.
“Bruschette.”
Mi dice lui.
“Spero ti sarai ricordata che sono vegetariano.”
Bercia Oli rivolto alla mia amica.
“Sì, me ne sono ricordata. Per te c’è un menù speciale, Sykes.”
“Meglio.”
“Non so come faccia Hannah a sopportarti.”
“E io non so come facciate a mangiare carcasse.”
“Con la bocca, Oli, con la bocca.”
Lui sbuffa platealmente e divora una bruschetta, ignorando totalmente le tartine con la salsa tonnata.
“Perché non le mangia?”
“Ci sono pesci morti lì dentro.”
Mi dice sottovoce sua moglie, io lo guardo senza capirci molto, per me mangiare la carne è un lusso.
In ogni caso mangio qualche bruschetta e tartina e constato che sono davvero buone, le bruschette sembrano facili da preparare, potrei prepararle a mio marito e ai ragazzi qualche volta.
Mentre mangiamo il resto della tavolata discute di musica, concerti e tour.
“Yukari, non ti andrebbe di farmi da modella per la Drop Dead?”
“No, Oli. È da quando l’hai fondata che me lo chiedi e io ti dico di no.”
“Testarda, e tu, Tamao?”
“No, non mi piace mettermi in mostra.”
Rispondo rossa in viso.
Io modella? Ma scherziamo?
Il cantante sbuffa e mugugna qualcosa prima di mangiare l’ultima bruschetta e fregarla al suo amico Lee che rimane con la mano sospesa a mezz’aria.
Finiti gli antipasti arrivano i primi: lasagne per noi e della pasta con sopra della roba verde.
“Che cos’è?”
Chiede sospettoso lui.
“È una specialità genovese, si chiama pasta al pesto. Dentro c’è de basilico, aglio, pinoli, parmigiano, pecorino sardo, olio extra vergine.
Penso possa andare bene per un vegetariano come te, solo non potrai baciare Hannah per un po’, avrai un alito che uccide.”
“Meglio un alito assassino che mangiare una carcassa.”
“Giuro che se ti sento dire ancora una volta la parola carcassa ti infilzo questo coltello in una mano!”
Risponde irritata la ragazza dai capelli azzurri.
“Amore, hai ragione. Sei stato un po’ pesante sull’argomento.”
Oliver scuote i capelli mugugnando che quando le donne si alleano tra di loro non ce n’è per nessuno e inizia a mangiare la sua pasta.
“Le lasagne sono buone.”
Dico con gli occhi che brillano.
“Vero? Il cibo italiano è sempre squisito.”
“Sembra che tu non ne abbia mai mangiato prima.”
Interviene Matt Kean.
“Oh, la mia famiglia è molto tradizionalista. Abbiamo mangiato sempre e solo piatti giapponesi a casa e a scuola mi portavo l’o-bento.”
“Cosa è?”
“Un pranzo al sacco.”
“Ah, capisco. Beh, non ti sei persa nulla, il cibo delle mense scolastiche di solito fa schifo.
E come hanno preso il tuo matrimonio?”
“Io e loro non ci parliamo da diversi anni e non li ho nemmeno informati.”
Dico fredda, Matt K.capisce di aver toccato un argomento scomodo e non dice più nulla per mia fortuna.
Se sapessero cosa mi ha fatto la mia famiglia capirebbero il mio risentimento, ma meno persone sanno della mia storia meglio è.
Finisco di mangiare le mie lasagne e sorrido a Jaime che mi guarda preoccupato, voglio fargli capire che non sono sconvolta dal fatto che qualcuno abbia tirato in ballo i miei. Lui mi sorride come risposta e so che è tutto a posto.
Finite le lasagne il cameriere porta via i piatti e serve del riso ai funghi, per me anche quelli sono un cibo di lusso, li mangiavamo solo una volta all’anno con il nabe, di solito in autunno. Erano occasioni felici, allora pensavo ancora che dopotutto la mia famiglia non fosse poi così male.
Erano solo illusioni ovviamente, probabilmente il mio destino era già stato scritto da mio padre già a quei tempi. Guardo la mano con la fede e sorrido, è piccola e rovinata, ma mi sembra bella e il riso è buono, nemmeno Oli riesce a trovare qualcosa da criticare.
Finito anche quello è arrivato il turno dei secondi e l’atmosfera si fa in un attimo rovente, Oli sfoggia immediatamente il suo sorriso sarcastico.
“E io cosa mangio?”
Yukari alza gli occhi al cielo.
“Sykes, sei sempre nei miei pensieri. Hannah, scusa.
In ogni caso ho chiesto al cuoco di cucinarti del seitan al limone, questo non ti dovrebbe urtare.”
“Va bene.”
“Noi cosa mangiamo?”
“Scaloppine al limone.”
“Ok.”
I camerieri sparecchiano e vengono servite le nuove pietanze, sulla tavolata cala di nuovo il silenzio perché sono tutti intenti a mangiare, fortuna che Jaime non è vegetariano, mi scopro a pensare.
Non deve essere facile cucinare per uno che non mangia carne e tu magari la mangi.
Le scaloppine sono buone in ogni caso e sono felice di aver avuto un pranzo di nozze bellissimo, più di quanto mi aspettassi nei miei sogni. Spero che questo sia solo il primo matrimonio e che io e Jaime rinnoveremo le nostre promesse con i vestiti tradizionali giapponesi.
“Com’è il tuo seitan, Oli?”
Chiedo gentile.
“Non è cucinato benissimo, si vede che non sono abituati a cucinarlo.”
“Ringrazia che l’abbiano fatto, ho dovuto litigare un’ora con il cuoco per convincerlo a fartelo.
Adesso comunque arriva la torta. Jaime, Tamao, alzatevi! Dovete tagliare la prima fetta.”
Io mi alzo un po’ a disagio e raggiungo capotavola dove poco dopo portano una torta non troppo grande, che è un trionfo di panna e credo di cioccolato bianco, sopra ci sono due sposini che si tengono per mano.
“Beh, forza, sposini! Tagliate questa meraviglia!”
Ci incita Yukari, insieme prendiamo in mano il coltello e tagliamo la prima fetta sorridendo un po’ impacciati. Tutti ci fanno una foto con i loro smartphone e noi torniamo al nostro posto.
Yukari si alza in piedi con in mano un bicchiere di spumante.
“Vorrei dire due parole ai due sposini. Sarò breve, lo giuro, chi mi conosce sa che non sono capace di fare lunghi discorsi.”
Annuiscono tutti.
“Beh, quando Jaime ha portato Tamao sul pullman ho pensato che fosse impazzito. Non credevo fosse il tipo capace di mandare a monte una relazione lunga per una scopata, Tamao perdonami, ma poi mi sono dovuta ricredere. Jaime ama davvero Tamao e da quando sta con lei lo vedo veramente felice, perché ha qualcuno che lo ama accanto e non solo perché è il membro di una band famosa.
In quanto a Tamao è davvero un tesoro, molto gentile e carinissima con tutti, la tipica ragazza giapponese che sembra uscita da un manga.
Siamo diventate subito amiche e spero che lo rimarremo.
So che può sembrare un matrimonio affrettato, ma ehi!, si amano e spero che abbiano una vita lunga e felice insieme. Ho finito.”
Immediatamente si alza Tony.
“Ok, non sono un genio con le parole e parlo a nome della band.
Volevo solo dire che nemmeno noi credevamo molto in questa storia, ma questo prova che ci sbagliavamo, guardate dove siamo adesso!
Conosco Jaime da un sacco di tempo e non l’ho mai visto così felice, credo che Tamao sia proprio la ragazza adatta a lui e capisco la sua fretta di sposarla. Non se ne trovano molte come lei in giro e il nostro Hime-Time lo sa benissimo.
Auguriamo loro una vita lunga e felice e magari allietata da qualche mini Preciado, anche se non subito. Non siamo pronti a una schiera di nani che storpiano i detti comuni e che hanno armi di distruzione di massa al posto dei piedi.”
“Ehi, i miei piedi non hanno nulla che non vada!”
Urla Jaime.
“Dovreste provare a fare un tour con i suoi piedi!”
Risponde Mike, mentre i Bring Me The Horizon sono piegati in due dalle risate.
“E com’è, Tamao?”
Mi chiede Jordan con le lacrime agli occhi per il troppo ridere, quanto diavolo sono azzurri?
“Non posso dire nulla su mio marito.”
“Dai, non fare la timida! Dicci la tua!”
Mi incalza Matt Nicholls, io guardo Jaime.
“In effetti un po’ puzzano, Jaime-kun.”
“Ah, lo sapevo!”
Esclama trionfante il batterista della band di mio marito, che ha un’aria un po’ imbronciata.
Iniziamo a mangiare la torta – che è alla panna e al cioccolato bianco – e io gli stringo una mano sotto il tavolo, sorridendogli con aria di scuse.
Lui mi sorride di rimando, è andato tutto a posto. Non riesce proprio a stare arrabbiato ed è uno dei lati che amo di lui, forse perché mio padre era un colerico di prima categoria.
Sono sicura che andrà bene e che in qualche modo ce la faremo.
Me lo sento nelle ossa, forse senza saperlo sono inciampata nell’uomo che ha il mio filo rosso al polso.
Non me lo farò scappare.
Finito il pranzo gli amici di Yukari ci si avvicinano sorridendo.
“Beh, noi dobbiamo andare. Abbiamo una data tra un paio di giorni ed è piuttosto lontana da qui.
Vi auguriamo un lungo e felice matrimonio.”
Lee parla per tutti, anche per Oli che sembra un po’ scorbutico.
Ci scambiamo i contatti e degli abbracci e poi loro se ne vanno.
“Lo so che Oli sembra scorbutico, ma è una brava persona, Tamao.
Sul serio, si fa il culo per la band e per la sua linea di abbigliamento e da quando ha smesso con la droga è anche meno schizzato. Non è perfetto, ma nessuno lo è.”
“Capisco.”
“Adesso vi lasciamo da soli, di sicuro vorrete rimanere un po’ per conto vostro dopo tutto quello che è successo.”
Io e Jaime annuiamo, salutiamo i ragazzi e ci dirigiamo verso la nostra macchina e saliamo.
“Dove andiamo?”
“Mi piacerebbe andare al mare, mi piace proprio.”
“Va bene.”
Lui mette in moto sorridendo.
“Jaime, sei sicuro?
Sei felice?”
“Perché me lo chiedi?”
“Non voglio pesare sulla tua felicità, per me sarebbe intollerabile, tu e i ragazzi mi avete aiutato così tanto!
E poi…”
Prendo fiato.
“Io ti voglio davvero bene, anche se ci conosciamo da poco e per colpa mia hai dovuto lasciare la tua ragazza. Insomma, capirei se tu non mi volessi bene o ti sia pentito di questo gesto.”
“Non me ne sono affatto pentito e poi, standoti accanto in questo mese, mi sono accorto che con Jess era routine. Non so sarebbe valsa la pena di portare avanti un rapporto per inerzia.”
Io non dico più nulla e lascio che il silenzio cali su di noi, il dado è tratto e quello che sarà sarà. Se è destino che si innamori di me lo farà, altrimenti dopo il tempo necessario divorzieremo e io mi cercherò un altro ragazzo anche se adesso il mio cuore è occupato solo da lui.
Lui parcheggia e poi scende e mi apre la portiera, io gli sorrido riconoscente. Scendo dalla macchina e saliamo sul lungo nastro del lungomare. La gente ci guarda curiosa, qualche ragazzina ci addita sfacciatamente con il dito, forse hanno riconosciuto Jaime.
A un certo punto Jaime si ferma ed entra in un negozio, ne esce con due collanine: su una c’è attaccato un lucchetto, su un’altra la chiave.
Lui si mette quella con il lucchetto, poi mi mette quella con la chiave.
“Prenditi cura di me, in qualunque modo vada questa folle avventura.”
“Lo farò.”
Dico prendendo il ciondolo a forma di chiave nella mano e sorridendo.
“Vuoi fare sul serio.”
“Penso di sì, dammi un po’ di tempo e te lo saprò dire.”
Io annuisco, può prendersi tutto il tempo del mondo, io lo aspetterò.
Ho aspetterò dieci anni prima di essere libera, cosa vuoi che siano qualche mese?
Poco, quasi nulla.
Non gli farò fretta, gli lascerò i suoi tempi e sarò lì se avrà bisogno di me.
Cercherò di essere una brava moglie senza essere sottomessa, non sarò mai come mia madre.
Mai.
Nemmeno se dovesse andare bene, non lascerò il mio destino completamente nelle sue mani, devo pensare a qualcosa che mi renda autonoma.
Io so cucire, perché non sfruttare questo talento cucendo vestiti e vendendoli ai concerti dei ragazzi?
Devo parlarne con il manager.
La mia vita inizia adesso e la vivrò al meglio, da oggi questo sarà il mio motto.
Sorrido.

 

Angolo di Layla

Ringrazio Nico_Ackerman per la recesione, sono contenta che ti piaccia^^

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Capitolo 9
*** 8)I miei sogni e la mia cittadinanza americana. ***


8)I miei sogni e la mia cittadinanza americana.

 
Tamao p.o.v.

 
Il giorno dopo mi sveglio tra le braccia di Jaime lui russa leggermente con la bocca aperta, ma non mi dà fastidio. Lo trovo tenero, sembra un bambino.
Perdo lunghi minuti a contemplarlo e a pensare quanto quest’uomo meraviglioso rimarrà nella mia vita, giusto il tempo per non farmi cacciare dagli States o per sempre?
Le sue palpebre iniziano a tremare e poco dopo si sollevano, i suoi occhi sorridono nel vedermi e mi accarezza una guancia.
“Buongiorno, Tamao.”
“Buongiorno, Jaime.”
“Niente –kun?”
“Sei mio marito ormai.”
Sorrido io appoggiando la mia mano sulla sua, lui annuisce.
“Oggi pomeriggio partiamo, ma stamattina ho intenzione di farti una sorpresa.”
Io arrossisco.
“Me ne hai fatte fin troppe, mi avete organizzato un matrimonio bellissimo e non me lo meritavo.”
“Oh, zitta. La mia sorpresa durerà tutta la vita, peggio di un diamante.”
Io lo guardo curiosa, ma non faccio a tempo a rispondere che il telefono della camera suona e Jaime allunga il braccio per rispondere.
“Forza, è ora di andare.”
“Va bene.”
Scivolo fuori dal letto con un po’ di imbarazzo, indosso una delle sue magliette che lascia scoperte quasi tutte le mie gambe. Mi faccio una doccia e metto un paio di shorts di jeans sfilacciati sul bordo e una maglietta con la stampa della bandiera inglese. Mi trucco leggermente di nero e lascio libero il bagno per mio marito.
Lui esce poco dopo, indossa un paio di pantaloni a tre quarti neri e una maglia dello stesso colore con “Dead” scritto al centro, si mette un paio di ciabatte e io un paio di anfibi, poi – dopo che io ho preso la borsa – scendiamo nella sala da pranzo.
Ci siamo solo noi al tavolo dei Pierce The Veil, gli altri si staranno ancora riprendendo dalla serata passata per locali a festeggiare. Prendiamo il solito e Jaime controlla il suo smartphone.
“Non siamo passati inosservati a quanto pare. Parecchie fan e parecchi siti di gossip si chiedono chi sia la misteriosa giapponese bionda con cui sono stato visto.”
“E cosa vuoi fare?”
Gli chiedo incerta.
“A fine tour daremo la notizia del nostro matrimonio se a te e al nostro manager va bene.”
“Uhm, ok. Spero che le tue fan non diventino più temibili della yakuza.”
Lui ride e mangiamo tranquillamente, finito, lui chiama un taxi e mormora qualcosa al conducente.
“Jaime, dove stiamo andando?”
Gli chiedo un po’ preoccupata.
“Stai tranquilla, non voglio ammazzarti e poi seppellire il tuo cadavere.”
“Grazie, la cosa mi rassicura.”
Gli rispondo sarcastica, in ogni caso non riesco a cavargli una parola fino a quando la macchina si ferma.
Io scendo e mentre Jaime paga il taxista io rimango senza parole: siamo davanti allo studio di un tatuatore!
Io lo guardo confusa, vuole farsi un nuovo tatuaggio?
“Non capisco.”
“Ho deciso di regalarti un tatuaggio e so anche quale se sei d’accordo.”
Mi sono sempre piaciuti i tatuaggi, ma non ho mai pensato seriamente di farmene uno o i miei genitori mi avrebbero diseredata. Adesso loro non sono più un ostacolo, sono in un altro continente a far studiare il loro prezioso figlio maschio, potrei tatuarmi quello che mi pare.
“Sì, a cosa avevi pensato?”
“A quello che hai disegnato sul braccio di quella fan, la gru e la parola speranza.”
“In realtà significa longevità e buona fortuna, si usa soprattutto per augurare un anno felice o un matrimonio felice.
Arrossisco furiosamente.
“Vorrei aggiungerci dei fiori di sakura, è un segno di prosperità, ma indica anche che ogni vita è destinata a finire.”
“Oh, va bene.”
Entriamo nello studio e un uomo corpulento ci viene incontro e abbraccia Jaime, parlano un po’ e poi si voltano verso di me.
“Lui è Hector, un mio vecchio amico.
Digli cosa vuoi tatuarti e dove.”
“Uhm, okay.”
“Non avere paura, signora Preciado. Non mangio nessuno.”
“Va bene. Vorrei una gru giapponese, la parola giapponese per speranza – gliela scrivo io – e qualche fiore di sakura sull’esterno del braccio. Nella parte alta.”
Lui annuisce, prende il foglietto su cui ho scritto la parola e poi stampa una gru rappresentata in modo tradizionale giapponese e dei fiori di sakura.
Combina i tre elementi in un unico disegno e me lo mostra.
“Ti piace?”
“Sì.”
“Allora, va a sederti su quella sedia, io preparo gli strumenti.”
Io annuisco e faccio come dice.
Sistema quella che sembra una specie di penna gigantesca a cui sono collegati due contenitori per il colore. Trasferisce il disegno sulla pelle e poi mi guarda con fare paterno.
“Primo tatuaggio?”
Io annuisco. Lui traccia un piccolo tratto della scritta giapponese.
“Questo è il dolore che sentirai, pensi di poterlo sopportare?”
“Sì.”
È poco più che una puntura, fa molto più male farsi una ceretta alle gambe!
Inizia a lavorare fischiettando e cercando di farmi parlare per mettermi a mio agio, in un’ora e mezza finisce e mi fa ammirare il lavoro in uno specchio.
“Bellissimo!”
Dico con ammirazione.
“Adesso ti dico come curarlo. Per una settimana devi metterci questa crema due volte al giorno, tienilo coperto i primi giorni, poi puoi anche lasciarlo scoperto così si asciuga.”
“Va bene.”
Jaime lo paga e usciamo dal negozio.
“Come ti senti?”
“Come una che ha marcato un segno definitivo per lasciarsi alle spalle la sua vecchia vita, mi piace.
È un bella sensazione, come se potessi iniziare tutto da capo un’altra volta, come rinascere.”
Lui mi sorride e mi passa un braccio attorno alle spalle.
“Grazie, Jaime.”
“Figurati, solo per un tatuaggio?”
“Lo sai cosa significa.”
“Lo so e mi va bene.
Vai alla grande, piccola.”
Andiamo in farmacia e compriamo la crema, per ora il tatuaggio non è coperto, l’amico di Jaime mi ha messo il primo strato di crema.
Torniamo in albergo e troviamo i ragazzi nella hall, mi guardano tutti, concentrati sul mio tatuaggio.
“Davvero bello, Tamao! Adesso sei una di noi!”
La butta sul ridere Mike.
Io sorrido ancora un po’ impacciata.
Adesso sono davvero una di loro.

 
Al pomeriggio il pullman parte, i ragazzi si  mettono subito a giocare alla play, lasciando me e Yukari da sole.
“Ma il tatuaggio?”
Mi chiede curiosa lei, lo sa che le ragazze giapponesi sono reticenti a farsi tatuare.
“È stato un regalo di Jaime e ho deciso di non rifiutarlo. In questo modo ho messo un solco tra la mia vecchia me e la mia nuova me.”
“Mi pare giusto.”
“Senti, mi è venuta un’idea. Io so cucire, non potrei confezionare qualche vestito qui e poi venderlo ai concerti dei ragazzi?”
“È un’ottima idea, ma è impraticabile. Non hai una macchina da cucire o della stoffa e non c’è posto per metterle sul tourbus. Al prossimo tour puoi farlo, magari Tony ti sponsorizza anche.”
Io la guardo senza capire.
“Fino a qualche tempo fa aveva una linea di abbigliamento con un suo amico di nome Jaxin, adesso ne è uscito, ma potrebbe decidere di darti una mano.
Intanto puoi aiutarmi a vendere il merchandising di questi disgraziati.”
“Cosa dovrei sponsorizzare?”
La voce di Tony mi fa sobbalzare.
“No, niente. Non dare retta a Yukari, esagera sempre.”
Rispondo io, imbarazzata.
“Ma che! Tamao ha pensato che siccome sa cucire potrebbe confezionare degli abiti da vendere ai vostri concerti. Le ho detto che è impraticabile mettere stoffe e la macchina da cucire qui, ma che tu avresti potuto darle una mano.”
Lui si gratta la testa.
“Non so, mi serve un progetto più definitivo per decidere. Dei disegni tipo e magari un paio di abiti di prova… Potrebbe essere interessante tornare nel mondo della moda dopo Jaxin.”
“Tony, non ti devi sentire costretto! È solo un’idea di Yukari.
La strutturerò meglio quando sarò a San Diego.”
“Non mi sento costretto, tu fai le tue cose, poi chiamami.
Se mi piacciono, ti darò una mano. Il design sarebbe tutto in mano a te, io ti aiuterei nella gestione finanziaria e nelle pubbliche relazioni.”
Io annuisco rossa come un peperone, lui invece torna alla sua partita.
Io preparo del the verde e poi prendo un blocco da disegno e una matita comprati a Miami, batto la matita due volte sul foglio e la mordicchio concentrata. Poi piano piano inizia a scorrere sul foglio disegnando le forme di un abito da donna molto semplice e con uno scollo a cuore.
Non è il massimo, ma è da dieci anni che non disegno, devo riprendere confidenza con il mezzo e con il mondo della moda.
Contino a disegnare fino a che Yukari non mi avverte che è ora di cena, poi sbircia alcuni dei miei disegni.
“Sono carini, con un po’ di allenamento sono sicura che verranno fuori delle idee bomba.”
“Sono dieci anni che non disegno, devo riabituarmi.”
“Ganbatte!”
Mi batte una mano sulla spalla.
“Adesso però è ora di cena, burritos per tutti.”
Io mi stiracchio i muscoli indolenziti per essere rimasti a lungo in una posizione chinata e poi mi alzo e raggiungo il resto della ciurma.
“Ehi, signora Preciado! Cosa stavi facendo?”
Mi chiede curioso Vic.
“Disegnavo vestiti, vorrei confezionarli e venderli un giorno, ma per ora ho un tratto ancora un po’ incerto e idee un po’ banali. Alle medie disegnavo molto, un sacco di vestiti soprattutto, ma sono passati dieci anni.”
Rispondo con voce un po’ amara.
“Sono sicuro che ce la farai, dopo do un’occhiata ai tuoi disegni. Mi hai incuriosito.”
“Hai incuriosito anche me.”
“Jaime, non voglio pesare su di te. Voglio cercarmi di trovare anche io una fonte di reddito che mi renda abbastanza autonoma.”
Lui mi sorride.
“Così si fa, tigre.”
Io gli sorrido di rimando, credo che abbia capito le mie motivazioni, ma dopo ne parleremo a scanso di equivoci: tra moglie e marito non ci devono essere segreti.
Dopo cena, gli altri decidono di fare una partita a carte e lasciano me e Jaime da soli sul divano, lui mi tiene stretta a sé.
“Allora, cosa ha elaborato questo cervellino sempre in attività?”
Mi chiede curioso, scompigliandomi i capelli.
“Beh, visto che sono brava a cucire pensavo di creare una mia linea di abbigliamento e di venderla ai vostri concerti. Yukari ha detto dal prossimo tour, perché adesso sarebbe impossibile e Tony si è offerto di aiutarmi sotto l’aspetto finanziario e delle pubbliche relazioni.”
“Mi sembra una buona idea.”
“Oggi ho schizzato tutto il giorno, ma sono fuori forma e sono uscite solo delle cose pessime.”
“Fammi vedere.”
Io gli  porgo il mio album con gli schizzi e lui inizia a sfogliarlo e a guardare con attenzione i miei disegni.
“Non ci capisco molto, ma alcuni mi sembrano molto carini.
Dovresti andare avanti e non mollare.”
“Non mollerò, sono solo fuori allenamento. Devo solo ritrovare un po’di scioltezza nel tratto, questi disegni sono così rigidi.”
“La ritroverai.”
Mi dà un bacio sulle tempie che fa fermare per un attimo il mio cuore, quando fa così sembra che ci tenga davvero a me e che siamo sul serio marito e moglie. Certe volte nemmeno io riesco a distinguere la realtà dalla menzogna.
Mi sento così confusa!
So cosa provo per lui, ma non so se lui ricambia o fa così solo perché è naturalmente affettuoso o sente di dover mettere in scena davanti a tutti una commedia convincente.
“Cosa c’è, Tamao?”
“Non riesco a capire cosa provi per me. Quando mi hai baciato la tempia prima sembravamo davvero marito e moglie, ma non so se tu davvero senti qualcosa per me.”
“Forse non sono stato abbastanza esplicito in altre occasioni, ma sento una forte attrazione per te, attrazione fisica.”
“Eppure non mi forzi.”
“La situazione tra noi è strana, io voglio capire cosa provo di preciso per te prima di fare sesso con te, il che è piuttosto frustrante e non ci sto capendo nulla.
Come posso aver archiviato senza rimpianti una storia importante come quella con Jessica?
Voglio dire, dal giorno in cui l'ho chiamata e le ho detto che volevo sposarti per farti avere la cittadinanza americana non l’ho più sentita e nemmeno mi è venuto in mente di telefonarle.
Questo non succede per una ragazza che vuoi semplicemente portarti a letto, significa che ci deve essere sotto qualcosa di più profondo ed è questo che faccio fatica a capire.
Non sono mai stato una cima con i sentimenti, sono più il cazzone comico che fa ridere tutti, è Vic quello bravo nelle questioni di cuore.”
“Capisco. Quindi tu provi qualcosina per me?”
“Sì, inutile negarlo.
Non so quanto sia profonda e se abbia un futuro, ma c’è.
Tu?”
“Devo averti già detto che ti amo, in caso contrario, te lo ricordo: ti amo.
Ti amo dalla prima volta che ti ho visto, Jaime, ma questo non cambierà le cose e non chiarirà i tuoi sentimenti.”
“Aspettiamo, Tamao. Vediamo come va avanti tra di noi e forse questa confusione che provo se ne andrà e capirò cosa provo per te.
In ogni caso sei mia moglie e non ho intenzione di lasciarti, voglio appoggiarti in quello che farai, compresa la linea di abbigliamento.
Voglio che tu sia felice e credo che renderti autonoma ti renda anche felice.”
“Sì, non mi piace pesare sugli altri.”
Lui annuisce e mi dà un bacio a stampo, come posso non amarlo?

 

La mattina dopo veniamo svegliati tutti troppo presto da pesanti colpi alla porta del pullman.
Io sguscio fuori dall’abbraccio di Jaime e mi avvio verso la zona relax indossando solo una sua maglietta che mi fa da vestito insieme a Yukari che indossa una lunga maglia nera.
Ci guardiamo confuse, chi diavolo può essere a quest’ora?
Il manager?
Apriamo la porta e ci troviamo davanti ancora a quelli dell’Immigrazione, gli stessi uomini vestiti di nero dell’altra volta. Cosa vogliono?
Il manager ha sistemato la pratica e dice che è tutto a posto, ieri mi ha consegnato la tanto agognata cittadinanza americana.
“Cosa c’è?”
Chiede Yukari sulla difensiva.
“Siamo venuti a controllare la signorina Ishida.”
La mia amica porge loro la pratica e la cittadinanza, loro la controllano meticolosamente come aspettandosi di trovare qualche errore a cui appigliarsi.
“Sembra tutto a posto.
Leggiamo che si è recentemente sposata con Jaime Alberto Preciado, questo corrisponde a verità?”
“Sì, ci siamo sposati a Miami, come potrà leggere.”
Rispondo cauta, questi due mi fanno sentire come quando ero interrogata al liceo  e il professore non si risparmiava con le domande.
“Ed è un matrimonio vero?”
“Prego?”
“È un matrimonio vero, basato sull’amore – diciamo – o solo un modo per avere la cittadinanza?”
“Beh, indossa una maglia di Jaime ed è uscita dal suo bunk. Lei cosa dice?”
“Che vorrei accertarmi che la signorina non prenda in giro lo stato americano.”
Yukari lo fulmina.
“Jaime, vieni!”
Urla.
“E lei, signorina Yidashi? È a posto?”
“Non faccia il bruto con me! Ho sia la cittadinanza inglese che quella americana dalla nascita e ho un regolare contratto di lavoro con la Fearless Record. Vuole vedere?”
Lui annuisce e lei sparisce per un attimo per tornare poi insieme a Jaime che è a petto nudo e lancia occhiata incollerite ai due uomini.
Yukari porge i documenti e quelli li controllano.
“Tutto a posto.”
Dicono placidamente.
“Posso sapere cosa ci fate qui?
Tamao ha ottenuto la cittadinanza e non è più clandestina.”
“Siamo venuti a controllare che sia un matrimonio vero e non uno di convenienza.”
Lui stringe i pugni e poi mi prende per mano.
“Indossa una delle mie magliette e questa notte ha dormito nel mio bunk, come ha fatto da prima di sposarci. Vuole dei testimoni?”
“Sì.”
“Vic, Tony, Mike! Giù i culi dalle brande!”
Urla il bassista in un tono che gronda rabbia da ogni lettera.
I tre arrivano piuttosto confusi e rintronati.
“Cosa succede?
Cosa ci fanno loro qui?
I documenti sono a posto.”
“Vogliono controllare che sia un vero matrimonio e non uno di facciata, quindi dite loro dove ha dormito Tamao.”
“Ha dormito con Jaime.”
Risponde Vic e Tony e Mike confermano.
“Bene. Adesso sa che dormiamo insieme, le basta?
O vuole mettere una videocamera e guardarci mentre facciamo l’amore?”
“Non vedo il motivo di tanta ostilità, signor Preciado.”
“Le dice nulla il nome di Rosa Preciado, agente?”
“No.”
“Rosa era mia cugina, era scappata dal Messico perché il suo ragazzo la picchiava e minacciava di ucciderla. È venuta a stare un po’con la mia famiglia a San Diego, era al sicuro, si stava ambientando e presto avrebbe trovato lavoro, poi siete arrivati voi.
Rosa non aveva i documenti in regola e voi l’avete spedita in Messico, nonostante avessimo spiegato loro la sua situazione e quanto pericoloso fosse rimandarla a quella che voi avete definito casa.
Ve ne siete fregati che quel pazzo la potesse uccidere e sapete una cosa?
Dopo che voi l’avete riaccompagnata a Tijuana nessuno di noi ha più avuto notizie di lei, il che significa che quello psicopatico l’ha uccisa e sepolta da qualche parte nel deserto.
Per voi era solo un altro caso risolto, per la mia famiglia ha significato perdere una persona a cui volevamo bene e che aveva solo diciotto anni.
Ecco perché non siete esattamente le mie persone preferite sulla faccia della Terra.
Avete avuto le vostre prove, avete verificato che non è un matrimonio di facciata, adesso vi invito cortesemente a scendere da questo pullman prima che io perda la pazienza e decida di farvi pagare la morte di Rosa.”
I due si guardano.
“Con questo comportamento rischia una denuncia, signor Preciado.”
Vic appoggia una mano sulla spalla dell’amico e io stringo più forte la mano di Jaime.
“Non mi interessa, per me siete voi i responsabili della morte di Rosa.”
I due si guardano e poi annuiscono.
“Sembra tutto in regola, ce ne andiamo.”
Escono dal pullman e Jaime è finalmente libero di imprecare come vuole, insultando loro e le loro madri e dando consigli irripetibili alle suddette su come spendere il loro tempo invece di concepire due stronzi.
Io vado in cucina e comincio a preparare la colazione con gesti meccanici. Metto a friggere il bacon e le uova per Mike, verso del latte in un pentolino e lo metto sul gas, in un altro metto dell’acqua e poi armeggio con la caffettiera.  Poi verso l’impasto avanzato dei pancakes di ieri in una padella e comincio a preparare il primo.
Mentre cuoce preparo il cacao e i cereali.
Le prime a venire pronte sono le uova e il bacon di Mike, poi c’è caffè di Yukari che lo corregge con una dose di latte freddo e zucchero e si prende una brioche preconfezionata. Verso il latte in due ciotole, in una ci metto i cereali, nell’altra il cacao. Preparo sei pancakes e poi li porgo a Jaime, infine viene pronto il mio the. Mio marito ha già messo in tavola i biscotti per me.
“Grazie, Jaime.”
“E di che?
Scusa per l’interrogatorio che hai dovuto subire, non pensavo osassero farlo.”
Io gli appoggio una mano sul braccio.
“Va tutto bene, sono ancora qui.”
Lui addenta un pancakes con rabbia.
“Ehi, ragazzi! Quando volete annunciare a tutti il vostro matrimonio?”
Io guardo stranita la tartaruga.
“Alla fine del tour, durante l’ultima data. Perché?”
Lui mi porge il suo i-phone e noto che moltissime fans si chiedano chi sia io e fanno migliaia di congetture diverse.
“Alla fine del tour.”
La voce di Jaime è secca, ma ha una vena di dolcezza.
“Non vedo l’ora di svelare al mondo che meraviglia ho sposato.”
Io sorrido e penso che lo amo ogni giorno di più ed è una tortura non sapere se questo amore è ricambiato.
Così va la vita.

 

 Angolo di Layla.

Grazie mille a Nico_Ackerman per la recensione, come vedi ci sono dei momenti di tenerezza tra Jaime e Tamao e andand avanti ce ne aranno semprdi più^^

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** 9)La signora Preciado ***


9)La signora Preciado

 
Tamao p.o.v.

 
Due mesi dopo, a maggio, arriva la vigilia dell’ultima data del tour.
Sul pullman c’è un aria di festa da fine scuola, da dopo domani i ragazzi potranno tornare dalle loro famiglie e dalle loro ragazze. Solo io sono rosa dall’ansia, domani sera Jaime dirà a tutti di noi e ho paura, una paura che mi attanaglia le viscere e mi toglie l’appetito.
E se non piacessi alle fan?
E se mi accusassero di essere solo un’arrampicatrice sociale, una donnaccia?
I ragazzi stanno vedendo “Divergent” tutti insieme, io invece sono stesa nel bunk di Jaime con i crampi alla pancia, nonostante a cena abbia mangiato a malapena una ciotola di riso scondito.
È l’ansia che mi fa stare così male, era così anche a scuola e io trattengo a stento le lacrime, non voglio che qualcuno mi senta piangere e si preoccupi. Ho già faticato a mandare via Jaime e ad assicurargli che va tutto bene. In questi due mesi ci siamo avvicinati parecchio, abbiamo parlato delle nostre vite e delle nostre famiglie e in un paio di occasioni ci stavamo anche per baciare, ma non è successo.
All’ultimo interviene sempre qualcosa che ce lo impedisce: paura, incertezza e cose del genere.
Mi domando se pensi ancora a Jess, la sua foto dal portafoglio non l’ha tolta, ma forse è solo pigro e basta.
Un crampo più forte mi fa genere e la tenda del bunk si apre facendo fare capolino alla faccia di mio marito.
“Tamao, ma sei sicura di stare bene?”
“È solo un po’ di mal di pancia.”
“A me sembra un mal di pancia abbastanza forte.”
“Jaime, non ti devi preoccupare. Davvero.”
Lui si siede sul bunk accanto a me.
“Mi dici che hai?”
“È l’ansia. Domani annunceremo a tutti e ho paura e quindi mi viene mal di pancia, mi succedeva anche a scuola.”
“Ma perché hai paura?”
“E se non piacessi alle fan?
E se qualcuno mi accusasse di essere solo una zoccola, un’arrampicatrice sociale?
E poi c’è la tua famiglia, cosa diremo loro?”
“Che ci siamo sposati perché ci amiamo e poi non staremo molto da loro.
Te ne volevo parlare dopo, ma ormai l’argomento è uscito da solo. Yukari mi ha dato le chiavi del suo appartamento londinese e mi ha detto che se vogliamo possiamo fare lì parte della luna di miele, l’altra parte la faremmo a Brighton, i suoi hanno una casa vacanze lì e mi ha dato le chiavi anche di quella.
Dice che ti piacerà.”
Io alzo un sopracciglio.
“Lo fai perché devi o perché lo vuoi?”
“Voglio che tu sia felice.”
“Ma perché? Non mi ami nemmeno.”
“Questo non lo puoi sapere.”
Io gemo ancora.
“Cosa vuoi dire?”
“Che forse rimanendo da soli come marito e moglie capirò cosa provo per te e finalmente daremo senso a tutto questo.”
“Per te sono solo un problema.”
“No, Tamao, no!”
Lui inizia a spogliarsi e io striscio fuori dal lettino.
“Dove vai?”
“Ti lascio il tuo letto.”
“Per favore, non andartene. Vorrei che tu rimanessi.”
Lo guardo un po’ fredda.
“Ti piace avere un corpo femminile nel letto, vero?”
“Non è questo, mi piace avere il tuo corpo nel mio letto.”
Io arrossisco e lascio che lui mi attiri a sé, la mia schiena aderisce perfettamente al suo petto, le sue mani mi accarezzano la pancia con movimenti circolari. La mia mente può essere ancora indecisa se volerlo o meno nella mia vita, ma il mio corpo è sicuro: lo vuole.
I muscoli contratti che mi davano tanto dolore si sciolgono lentamente sotto il su tocco e inizio a sentirmi meglio.
“Io giuro che non ti capisco.”
Mormoro frustrata.
“Non capirmi, accettami e basta.
Sarò meglio di quello che credi.”
“Non voglio un matrimonio d’interesse.”
“Nemmeno io.”
Rimango un attimo in silenzio.
“Le tue parole non hanno senso.”
“Tamao, sto cercando con tutto me stesso di capire se provo solo attrazione per te o qualcosa di più e non è facile, il cuore dell’uomo è fatto di un terreno più duro da scavare.
Ci sono giorni in cui vorrei sbatterti al muro e scoparti, fregandomene della presenza dei ragazzi e altri in cui penso che un fiore così delicato come te andrebbe amato e ricoperto di attenzioni e la cosa mi fa piacere. Vorrei essere io quello che ti ricopre di attenzioni.
Vedi che è un casino? E avere loro attorno non mi aiuta, ma so che ti devo una risposta e te a darò.”
“Vorrei che tu mi amassi, solo questo.
È l’unico desiderio che chiedo agli dei, solo questo.”
Lui rimane in silenzio e io finisco per addormentarmi sfinita dall’ansia che ho accumulato durante la giornata, non vedo l’ora che tutto questo finisca.

 

Il giorno dopo scivolo via dall’abbraccio di mio marito e mi dirigo in cucina.
Preparo la colazione a tutti come al solito, il mio mal di pancia sembra essersi dileguato per ora e trovo una specie di conforto nei gesti di routine.
Il primo ad arrivare in cucina è Mike e come al solito è in mutande, ma ormai non gli dico più nulla, ci pensa Jaime a rimproverarlo.
“Mike, vestiti! Non voglio che mia moglie ti veda mezzo nudo.”
“Tua moglie mi ha visto mezzo nudo prima di te.”
Lui stringe gli occhi.
“Va bene, mi vesto.
Quante storie per una mutanda, manco fossi arrivato nudo!!”
“Mike, se lo avessi fatto avremmo avuto un problema. Tamao è mia moglie non voglio che vi veda mezzi nudi. Avete capito?”
Si rivolge anche agli altri due che alzano le mani.
“Jaime, non avrei mai creduto che tu potessi essere geloso.”
Lui non dice nulla e parte all’attacco dei suoi pancakes, io sono sempre più confusa e credo che Vic lo abbia capito.
Dopo colazione si ferma un attimo da me.
“Ma tu e Jaime avete davvero una relazione?”
“Non lo so, una specie. Lui dice che vuole capire cosa prova per me e che sta trattenendo la sua attrazione.”
“Credo che tu gli piaccia parecchio, ma avrà una guerra nel cervello perché con Jess ci è stato tanto.”
“Meraviglioso. Speriamo che la guerra non faccia morti e feriti.”
Borbotto io, poi scendo dal pullman e aiuto Yukari a sistemare la roba sulla bancarella del merchandising della band, c’è già gente e sono bersaglio di parecchie occhiate, alcune curiose altre chiaramente ostili.
Si chiedono chi sia e che relazione abbia con i ragazzi.
So che lo stanno facendo e ciò mi mette a disagio, così cerco di concentrarmi sulla merce e non pensare troppo, l’inferno vero e proprio si scatenerà stasera.
La mattina passa velocemente, durante il pranzo andiamo dove i ragazzi hanno fatto il soundcheck e mangiamo con loro, ovviamente messicano.
Finito il pranzo mi alzo e faccio per raggiungere la mia amica, ma Jaime mi ferma.
“Mi piacerebbe che tu assistessi alle prove.”
“Oh, va bene.”
Loro tornano ai loro strumenti e io cerco un angolo comodo per poterli ascoltare in pace, pensando che non l’ho mai fatto.
Suonano con energia una decina di canzoni, l’ultima si chiama “Hold on till may” e quando Vic canta “Darling, you’ll be okay”mi guarda come, come a dire che in qualche modo uscirò bene da questa storia e di non preoccuparmi eccessivamente.
Vorrei che fosse così facile, quando il cuore è in gioco non si riesce a stare calmi: si va in paranoia, ci si fa film mentali, si ha paura, si pensa che tutto è difficile e tante altre amenità.
Quando finiscono Jaime mi abbraccia.
“Allora come ti siamo sembrati?”
“Non so, credo che gli amici di Yukari siano più bravi.”
La sua mascella rischia di staccarsi.
“Scherzavo, Jaime. Siete bravissimi e mi siete piaciuti un sacco, stasera sarà un macello, ma almeno darete un buono spettacolo ai ragazzi che sono venuti a vedervi.
Lui mi sorride e io sorrido a mia volta.
“Preciado, lasciaci un attimo tua moglie!
Anche noi vogliamo i complimenti di Tamao!”
Jaime sbuffa.
“Mike, sei delicato come un treno deragliato.”
Lui mi lascia andare e io mi dirigo verso gli altri, Vic mi abbraccia, Tony mi sorride e Mike ha le mani sui fianchi come una madre pronta alla predica.
“Allora, quanto sono sexy da uno a dieci mentre suono la batteria?”
Jaime gli tira una delle ciabatte che indossa, ma l’altro la schiva.
“Pensavo dovessi giudicare la tua bravura alla batteria.”
“Quella è scontata.”
“Non ne sarei tanto sicura, Matt Nicholls mi sembra più bravo di te.”
Lui mi guarda sconvolto.
“Scherzi?”
“Mh, non lo so.”
Lui mi guarda con occhi imploranti adesso, nemmeno gli avessi dato un calcio nelle parti basse.
“Scherzo, baka! Certo che sei bravo per quel che ne capisco io.”
Lui sospira di sollievo.
“Non farmi più uno scherzo del genere, mi è venuto un colpo.
Se fosse stato vero avrei dovuto sfidare Matt a duello, ne andava del mio onore di batterista.”
“E come?
Duello tra bacchette?”
Divento rossa un secondo dopo quello che ho detto capendo l’implicito doppio senso.
“No, una gara di bravura.”
“E poi sono io la testa calda, eh?”
Lo canzona Jaime.
“Andiamo a mangiare?
Sto morendo di fame.”
Tony interrompe la conversazione, annuiamo tutti.
“Chiamo anche Yukari?”
“Sì, dai. Avrà bisogno di una pausa anche lei dopo aver badato tutta la mattina alla nostra bancarella.”
Le mando un messaggio e un quarto d’ora dopo ci raggiunge sudata e con i capelli scarmigliati.
“Mi hanno preso per il vostro addetto stampa!
Vogliono tutti sapere chi è la misteriosa ragazza giapponese che viaggia con noi!”
“Stasera avranno la risposta.”
È la risposta serafica di Jaime.
“Sì, ma è stressante dover rispondere un miliardo di volte alla stessa domanda!”
“Pazienta. Non ti farà male imparare a essere un pochino paziente.”
“Vi rendete conto che se non avessi avuto pazienza vi avrei fatti fuori tutti al primo tour?
Mike con le sue sbornie e le sue puttane.
Tony con i suoi mutismi e l’ossessione per Star Wars.
Jaime con il suo bizzarro umorismo, la sua tendenza a fare scherzi e i suoi piedi.
Vic con le sue sbornie tristi e le crisi esistenziali ogni due per tre!”
“E tu con la tua tendenza al comando, piccola Rommel!”
“Preferirei essere chiamata Yamashita, la “tigre della Malesia” che strappò Singapore agi inglesi.”
Risponde compunta lei.
“Va bene, Tigre della Malesia. Adesso andiamo a mangiare o Turtle ti mangerà, ha fame.”
Ci dirigiamo verso un chiosco dove vendono hamburger e ordiniamo tutti un ricco menù, c’è qualche fans e guardano tutti me.
“Jaime, mi guardano tutti.”
“Lo so, stasera sapranno tutto.”
“Così potranno linciarmi e i miei non mi hanno lasciato la katana di famiglia, ce l’ha quel cretino di Shinji che non sa nemmeno usarla.”
“Tu sai usare una katana?”
“Alle medie ero un asso nel kendo, visto che il kendo deriva dalle tecniche di combattimento con la katana una volta abituata al peso della spada potrei saperla maneggiare.”
“Cosa è il kendo?”
“Combattimenti con le spade di bambù o legno. Anche io lo so praticare e ho una katana di famiglia, ma è a Londra nel mio appartamento.”
“Per fortuna o stanotte ci avresti fatto a pezzi senza pensarci due volte.”
“Mike, sei il solito melodrammatico.”
Sospira lei.
“Sono solo sinceramente preoccupato, pensavo di avere due amiche calme e tranquille, dopotutto, e scopro che tutte e due sono delle samurai mancate.”
Ridono tutti.
“Sono certo che né Tamao né Yukari ci assassineranno nel sonno, adesso proviamo ancora un po’ e poi rilassiamoci in vista del concerto, sarà impegnativo.”
“Per colpa mia?”
Chiedo io.
“No, l’ultimo concerto è sempre impegnativo, cerchiamo di dare sempre il meglio di noi per lasciare il miglior ricordo possibile al nostro pubblico.”
“Vic, sei proprio un bravo ragazzo.”
Gli sorrido.
Ci alziamo e poi i ragazzi vanno verso il palco, mentre io e Yukari andiamo alla bancarella e le do una mano a vendere magliette e altre cose cercando di ignorare gli sguardi curiosi al limite dell’insolenza.
Io non ho fatto nulla di male, mi ripeto come un mantra.
Non ho sposato Jaime per i suoi soldi o la sua fama.
L’ho sposato perché dovevo rimanere negli USA e poi perché lo amo e questa non è una ragione secondaria. Voglio che sia felice con me, voglio che si innamori di me e che esca dal casino in cui l’ho involontariamente ficcato. Sono piombata nella sua vita senza chiedere permesso, come uno tsunami ho sconvolto le sue certezze e i suoi rapporti e non lo biasimerei se tra un po’ mi dovesse odiare.
Non lo biasimerei, ma non voglio che accada.
“Tamao, stai calma.
Andrà tutto bene, te lo assicuro.
Jaime si renderà conto di che perla sei e non si pentirà di averti sposata, non sei una rompicazzo con manie di controllo come me.”
Il suo tono è un po’ triste.
“Pensi che non troverai nessun ragazzo per questo?”
“Già.”
“Secondo me ti sbagli, qualcuno leggerà oltre a corazza e vedrà che ragazza dolce sei in realtà.”
“Lo spero.”
Abbasso la voce.
“E la cotta per il signor V. come va?”
“È sempre lì e non so come farla andare via, io prima o poi cederò e manderò a puttane tutto.”
“Non dire così.”
“Lo so che suono pessimista, ma mi conosco.
So che questa lingua non so tenerla a freno e dico sempre le cose sbagliate al momento o alla persona sbagliata. Quando Danielle è venuta al matrimonio sono stata male, avrei voluto che lui mi guardasse come guarda lei e non accadrà mai.”
Io rimango un attimo in silenzio mentre sistemo una pila di magliette, con un’idea che mi frulla in testa e che ho paura di esprimere per non offendere la mia amica.
“E Lee?”
“Lee, cosa?”
“Ci hai mai pensato a lui come tuo ragazzo?”
“No, lo conosco da così tanto tempo che sarebbe strano finirci insieme.”
“Beh, io ti consiglierei di iniziare a farlo.”
Rispondo sibillina.
Yukari non lo ha notato, ma io ho visto come Lee la guarda. La guarda allo stesso modo in cui Vic guarda Danielle, solo con tanta tristezza dentro perché lei non è la sua ragazza e forse non lo sarà mai.
“Ok?”
Continuiamo a vendere roba per tutto il pomeriggio, fino a quando è ora di cena e noi rientriamo nel tourbus, i ragazzi hanno tentato di cucinare delle pizze. Sono un po’ bruciacchiate, ma io apprezzo la volontà, non ce l’avrei fatta a mettermi ai fornelli adesso. Sono abbastanza stanca.
“Come è andata?”
Ci chiede Mike.
“Se ti stai domandando quanto ricco potresti diventare con il ricavato della vendita del merchandising potresti diventare discretamente ricco e stasera, per ringraziarci, potresti condividere con noi un po’ del tuo prezioso fumo, braccino corto.”
“Il fumo di prima qualità non te lo regalano!”
Risponde indignato lui, Yukari alza un sopracciglio.
“E va bene, Yamashita.”
“Fumo?”
Chiedo io confusa.
“Erba.”
Il mio sguardo rimane vacuo.
“Marihuana, Tamao.
Mike fuma marijuana e non condivide mai con nessuno, è come se avesse con sé del prezioso vino e non lo offrisse ai suoi amici.”
“Ma non fa male?”
“Se non ne fumi troppa, noooo!
Al massimo ti rilassi e ti godi una bella serata.”
Davanti alla mia occhiata scettica si affretta ad aggiungere: “Ma se non vuoi, non devi fumarla.”
“Jaime, credo che dovremmo discutere di questa cosa.”
Dico piano.
“Io non sapevo che tu fumassi marijuana.”
“Solo ogni tanto.”
“E se poi diventasse una droga più pesante?”
Lui mi appoggia una mano sulla coscia facendomi irrigidire per il contatto così intimo.
“Non succederà, fidati di me.
Anzi, perché stasera non ne provi un po’ anche tu?
Così vedi che non è pericolosa.”
Io storco un po’ il naso.
“Ci penserò.”
“Mi dispiace di aver combinato un casino!”
Esclama Yukari.
“Prima o poi sarebbe dovuto uscire.”
“Già.”
I ragazzi si dirigono ai camerini in attesa che tocchi a loro, prima suona una band di apertura e Yukari mi fa cenno di andare con loro.
“Ma non ti servirà una mano?”
“Me la caverò benissimo da sola, sono abituata.
Tu devi rimanere con loro per…quello che succederà dopo.”
Mi saluta con un cenno della mano e se ne va, io raggiungo i ragazzi sospirando, chissà in che modo Jaime ha deciso di dire la verità a tutti?
Mi siedo accanto a Jaime a disagio e mi guardo attorno, Vic fa dei vocalizzi che lo fanno sembrare un tizio in preda a una possessione demoniaca, Mike tiene il tempo con le bacchette picchiandole sulle ginocchia ossute, Tony si è sdraiato su un divano e dorme con espressione pacifica. Guardo Jaime, ha uno sguardo un po’ perso nel vuoto e ogni tanto guarda il cellulare.
“Vuoi una birra?”
Gli chiedo per rompere questa cappa di imbarazzo.
“No, ma dovrebbe esserci del the al limone nel frigo. Quello mi piacerebbe.”
Mi alzo e glielo porto.
“Tamao, non devi avere paura di quello che succederà dopo né dell’erba. Sono assennato se voglio.”
“È una droga, Jaime. È normale che io sia preoccupata, nella mia famiglia non era certo ammessa o nemmeno tollerata.”
“Capisco. Tu però non ti devi preoccupare.”
Passiamo le due ore che ci separano dal loro concerto guardando foto sul cellulare di mio marito, mi mostra tutta la sua famiglia: sua madre, suo padre, i nonni, i cugini.
Sembrano affiatati e molto uniti, chissà se mi accetteranno o penseranno, come Oli, che mi interessano solo i soldi di Jaime?
Due ore dopo un tecnico apre la porta.
“Pierce The Veil, tocca a voi.”
Vic smette con i vocalizzi e Mike di suonare le sue ginocchia, Jaime scuote Tony e insieme escono dalla stanza con me in coda. Il tecnico mi indica dove mettermi: è un angolo del palco da cui posso vedere i ragazzi senza che il pubblico veda me.
Vic saluta i suoi fan e poi attaccano subito con una canzone che si chiama “The Divine Zero”, poi proseguono alternando discorsi a canzoni.
Sono davvero bravi e non mi stupisce che il pubblico li ami , li amerei anche io se non mi avessero rubato l’adolescenza.
L’ultima canzone che suonano è “Hold on till may” poi Jaime si avvicina al microfono e il mio cuore aumenta i battiti: è arrivato il momento.
“Allora, ragazzi.”
Inizia con la sua voce tranquilla.
“Immagino vi sarete chiesti perché abbiamo annullato alcune date e chi sia la misteriosa biondina che ci accompagna sempre.”
Dal pubblico si leva un mormorio.
“Ecco, stasera ho intenzione di rispondervi. La misteriosa biondina si chiama Tamao Ishida, un applauso per Tamao.”
Io esco dal mio angolo ed alzo una mano a disagio.
“E il motivo per cui abbiamo annullato alcune date è che abbiamo usato quei giorni per una cosa davvero importante per me e che voglio condividere con voi per primi.”
Trattengono tutti il fiato.
“Io e Tamao ci siamo sposati.
Sì, potete chiamarla signora Preciado ora.”
Il pubblico urla soprattutto perché Jaime si avvicina a me e mi coinvolge in un bacio mozzafiato.
Sono felice, ma soprattutto mi chiedo: cosa significherà?
Avrò mai una risposta a questa domanda?

Angolo di Layla.

Grazie a Nico_Ackerman per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia,ridendo e scherzando siamo più o meno a metà della storia.

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Capitolo 11
*** 10)Vuoti a perdere ***


10)Vuoti a perdere

 
Yukari p.o.v.

 
Finalmente il tour è finito, non ne potevo più di vendere magliette, braccialetti e quant’altro.
Jaime deve avere fatto il suo annuncio perché verso la fine del concerto ho sentito un boato pauroso e non poteva che essere dato dalla notizia che lui è il primo Pierce The Veil che si sposa per di più con una perfetta sconosciuta.
Adesso però è finita, mi faccio una doccia e poi andrò al party dopo il concerto, Mike ha promesso di dividere la sua preziosa erba ed è un’occasione che non si può sprecare.
Entro nel pullman vuoto e trovo Tamao seduta su uno dei divani che guarda il nulla.
“Tutto bene?”
Le chiedo.
“Sì, sono solo un po’scossa e confusa. Jaime mi ha baciato.”
Io decido di non dirle nulla, ma sono felice per lei, pagherei perché Vic baciasse me e non  Danielle.
Mi faccio una doccia e mi metto un vestito della Drop Dead che mi ha regalato Oli, ci tiene che li metta, dopotutto è un buon amico.
Finito, guardo Tamao.
“Senti c’è un party in un hotel per festeggiare la fine del tour, non ha senso che tu stia qui a torturarti, quel che sarà sarà.”
“Dici?”
“Mia madre dice sempre che se sono rose fioriranno.”
“Forse hai ragione tu.”
Si alza in piedi, sembra davvero piccola e indifesa con quella maglietta rossa semplice che indossa, gli shorts e gli anfibi.
“Ti trucco.”
Le metto un trucco smockey nero e un rossetto rosso e mi sembra meno pallida ed emaciata di prima, io indosso i miei sandali con la zeppa, prendiamo entrambe la borsa e raggiungiamo la band e il resto della crew.
“Pensavo vi foste perse, andiamo!”
Ci esorta Mike, lui è quello che non vede l’ora di festeggiare e possibilmente di scopare.
Domani torna da Alysha e immagino abbia degli arretrati da riscuotere.
“Ricordati la promessa.”
Rispondo io.
“Si, Tigre della Malesia, ma adesso saliamo sui taxi.”
Io, Mike, Tamao e Jaime saliamo sul primo, non appena la porta si chiude il batterista si rilassa sul sedile.
“Complimenti, Jaime! Una rivelazione con il botto, quel bacio finale è stato fantastico, mi sono emozionato.”
Tamao diventa rossa come la maglietta che indossa.
“È mia moglie, posso baciarla in pubblico.”
“I fan come l’hanno presa?”
Intervengo io per salvare la mia amica.
“Oh, bene. Hanno tutti voluto una foto anche con lei, alcune le hanno fatto le congratulazioni.”
“Altre avrebbero voluto uccidermi volentieri.”
Mugugna tetra.
“Si abitueranno. Jaime era comunque quello più off-limits, sapevano tutti di Jess e non ha mai avuto groupie, chissà come fa.”
“Mike, se non stai zitto ti do una gomitata che ti spacca qualche costola!
Non hai nessuna considerazione per la povera Tamao?”
Gli chiedo, lui nota il colore ormai quasi violaceo della povera giapponese e ne rimane sorpreso.
“Oddio, scricciolo! Scusa, non volevo!”
“Non chiamarla scricciolo!”
Tuona Jaime.
“Perché no?”
“È mia moglie, non la tua e solo io posso darle soprannomi teneri, Fuentes.”
Il batterista ride.
“Ma lo sai che io e lei siamo solo amici, non te la ruberei mai.”
“E ti conviene o perderesti le mani.”
“La ami davvero.”
Sia Tamao che Jaime sobbalzano, cosa sia il loro rapporto non lo sanno di preciso nemmeno loro e Mike ha avuto il cattivo gusto di rigirare il dito nella piaga.
“Mike, cuciti la ciabatta. Davvero.”
Questa volta coglie il messaggio sul serio e non pronuncia più frasi imbarazzanti fino all’arrivo in hotel. 
Paghiamo il taxista ed entriamo nella hall, poco dopo arrivano tutti gli altri e saliamo tutti nella suite dell’ultimo piano in cui si terrà la festa.
La maggior parte della nostra crew e le ragazze dei ragazzi – tranne Danielle – sono già lì ad aspettarli, insieme a buona scorte di alcool e cibo. Io mi verso un bicchiere di birra e prendo un pezzo di pizza.
È davvero tutto buono e qualcuno ha messo del sushi per Tamao che ne prende un pezzo e lo addenta con gusto.
“Riempitevi i bicchieri, gente!”
Urla Vic.
Noi ubbidiamo al suo ordine e ci riempiamo tutti i bicchieri di birra e anche Tamao.
“Allora, volevo fare un discorsetto!
Questo tour è finito e volevo ringraziare tutti i tecnici e membri della crew che ci hanno permesso di renderlo memorabile!
Se abbiamo offerto uno spettacolo meraviglioso ai nostri fan lo dobbiamo a chi si è fatto il culo dietro le quinte!”
Applaudono tutti.
“Poi vorrei ringraziare Jaime, Tony e Mike per aver suonato ancora con me e avermi sopportato nelle mie crisi di nostalgia.”
Si levano delle risatine e le guance abbronzate di Vic diventano di un leggero colorito rosato.
“Vorrei anche ringraziare, il nostro generale Yamashita, la Tigre della Malesia dei Pierce The Veil, la nostra meravigliosamente dittatoriale Yukari.
Grazie per aver evitato di farci fare troppe cazzate e aver venduto più materiale possibile, sei la miglior merchgirl del mondo.”
Io alzo il mio bicchiere sorridendo e cercando di nascondere il rossore.
“E poi vorrei ringraziare Tamao per averci viziato con tante piccole coccole, soprattutto quella piaga di mio fratello Mike, e naturalmente Jaime.
Parlando di Jaime, vorrei fare le mie sentite congratulazioni al nostro neo sposo!
Spero che avrai un matrimonio lungo e felice in cui tanti Preciado con gli occhi a mandorla correranno in giro per casa vostra con il loro piccolo basso e la brutta abitudine di storpiare i detti comuni.
Sarebbero molto kawai, ho detto bene, Tamao?”
Lei annuisce rossa come un peperone.
“E adesso accendete quella cazzo di radio che si balla!”
Alziamo i bicchieri e brindiamo, poi qualcuno accende la radio e la musica martellante dei Cristal Castels riempie la stanza facendo venire voglia di ballare a tutti.
Io bevo un altro po’ di birra e poi mi metto a ballare con il tecnico di Mike, gli altri stanno ballando con le loro ragazze – anche Jaime e Tamao, che sembra apprezzare particolarmente il duo canadese – Vic invece è in un angolo con una birra in mano.
Mi libero educatamente del tizio con cui sto ballando e raggiungo Vic.
“Ehi, grande capo! Non balli?”
“Fammi finire la birra e arrivo!
Come ti sembra la coppia di novelli sposi?”
Io guardo Jaime e Tamao e sorrido.
“Li vedo bene. Lei lo ama e lui sembra innamorarsi lentamente di lei.
È buono, no?”
“Direi di sì.”
Appoggia la birra su di un mobile e mi prende per mano, dandomi una scarica elettrica.
“Balliamo, generale?”
“Sì, mio imperatore.”
Rispondo divertita.

 
Dopo un’ora di ballo scatenato Mike ci fa dei discreti segnali.
È arrivato il momento dell’erba e che Dio lo benedica.
Solo la band e le ragazze si riuniscono sulla terrazza, Alysha sembra ok con l’intera faccenda, ma Erin e Tamao non sembrano molto a loro agio, continuano a scambiarsi occhiate.
Conosco la posizione della mia amica e quella della ragazza di Tony, sono molto simili, entrambe hanno paura che dall’erba si passi a qualcosa di più pesante.
Non è scorretto come ragionamento in generale, ma non mi sembra questo il caso, Vic non lo permetterebbe mai, affezionato com’è al fratello.
“Allora, gente! Si comincia.”
Mike inizia a rollare una canna e ci sediamo in cerchio con Tamao ed Erin notevolmente a disagio, scommetto che preferirebbero essere dentro.
“Non siete obbligate a stare qui.”
Dico loro gentilmente, ma le mie parole vengono fraintese.
“Lo sappiamo che ti piace l’erba, Yukari, ma io vorrei evitare di trascinare a casa un Tony fatto.”
Sputa acida Erin.
“Penso la stessa cosa.”
“Ma la volete o no?”
Chiede Mike.
“Non più di una e lo stesso vale per te, Tony.”
Sibila la mora, il chitarrista annuisce.
“E tu, Tamao?”
“Io non sono nessuno per poter dire a Jaime quanto fumare, ma vorrei evitare che esagerasse.”
Vedo che è parecchio rigida.
“Cosa ci può essere di male?”
“Non mi piacciono le persone dipendenti da qualcosa! Mio padre era un alcolista praticamente e questa era la scusa per picchiare le donne di famiglia e ho visto dei miei compagni diventare dipendenti dalle pasticche ed essere violenti allo stesso modo con le loro ragazze.
Scusa se sono preoccupata.”
Jaime le stringe la mano.
“Non succederà, tesoro.
L’erba rilassa.”
“Se lo dici tu.”
Il tono è scettico.
“Davvero, Tamao! Non c’è nulla di cui preoccuparsi, io non picchio Alysha, vero, zuccherino?”
Lei annuisce.
Nessuno dice più nulla fino a che la canna è pronta e Mike dà il primo tiro soddisfatto e poi la passa al fratello.
“Questa è buona, ve lo giuro.”
Vic inala e annuisce.
“Buona, davvero. Forse, però dovresti davvero andarci piano.”
“Vic, è la prima canna decente che mi faccio da metà del tour.”
Tamao si irrigidisce.
“Non te le sei fatte per me, temevi casini con l’Immigrazione.”
Il Fuentes minore sembra colto in castagna perché apre e chiude la bocca un paio di volte senza spiccicare parola.
“Allora ho ragione.”
Il tono della mia amica è triste, si rannicchia ancora di più, io prendo la canna e fumo tranquilla, ma sotterraneamente inquieta per il tono che ha preso la conversazione.
Poi la passo a Tony che fa un breve tiro e la passa alla sua ragazza che ne fa uno ancora più breve, nemmeno stesse fumando veleno.
Poi è il turno di Jaime che fuma tranquillamente e infine tocca a Tamao che fa un tiro molto breve e rischia di soffocarsi, lui le batte gentilmente la mano sulla schiena, ma lei si libera del suo tocco e scappa dentro e giurerei che stesse piangendo.
Jaime la guarda sorpreso, ma non si muove.
“È tua moglie, non la insegui?”
Gli occhi di Erin lo trapassano come una spada.
“Non lo so, forse vuole stare da sola.”
“Stava piangendo, Jaime, Cristo!”
Lui sospira.
“Davvero?”
“Sì, sei proprio un tonto per non essertene accorto.
Lei non è Alysha o Yukari, lei è quella che chiamate con un po’ di disprezzo una brava ragazza. Una che le canne non se le fa e sentendo quello che ha raccontato non mi stupisce. Te la sei sposata, ora non puoi abbandonarla da sola in un momento in cui non sta bene.”
Lui esita ancora, immagino che non abbia ancora fatto chiarezza nel suo cuore.
“Jess non era così problematica.”
“E allora dovevi sposare Jess e non includere nel tuo mondo una che non ritieni sia alla tua altezza.”
Sul terrazzo cala un silenzio pesante, mentre la canna è ritornata a Mike.
“Ok, vado.”
“Meglio per te.”
Sibila ancora una volta la mora, io faccio fatica a capire questo discorso.
Non riesco a capire cosa ci sia di male ogni tanto a rilassarsi con una canna, non si diventa violenti o almeno credo, io non ho mai saputo che sia successo a qualcun che conosco, ma so anche che davvero Tamao non è come noi. Il suo passato è talmente pieno di brutte cose e di tradimenti che forse si aspetta che un giorno o l’altro la tradiremo e feriremo anche noi.
Questo pensiero non mi piace per niente.
Dopo che la prima canna è finita Erin fa alzare Tony.                                                                                                                                                                             “Ciao, a tutti. Noi andiamo a divertirci.”
Il ragazzo ci saluta portandosi una mano al cappellino e rientra nel locale sovraffollato.
“Erin non è favorevole all’erba, vero?”
Dice Alysha guardando la coppia allontanarsi.
“No, non molto.
Non che il suo ragionamento sia del tutto sbagliato, ma secondo me esagera.”
Lei annuisce.
“Tamao invece non sembra aver avuto una bella vita.”
“La vita non è stata generosa con lei e ha paura.”
“Non si fida nemmeno di suo marito?”
Io mi guardo le punte dei piedi soppesando mentalmente le parole da dirle.
“Lei è stata tradita dalla sua famiglia nel peggiore dei modi, quindi, ecco ha un po’ di problemi con la fiducia, anche con Jaime.
Ci stanno lavorando su, io credo che abbia paura di finire in una famiglia come la sua o di venire abbandonata e ferita. Sono paure difficili da estirpare.”
“Immagino di sì, ma sono certa che con Jaime ce la farà, lui è così carino con lei.”
Io annuisco brevemente, Mike intanto sta preparando la seconda canna scherzando con il fratello, litigano raramente quei due, sono proprio buoni fratelli.
Un po’ li invidio, io sono figlia unica e non conoscerò mai un legame del genere.
L’arrivo della seconda canna mi distrae da questi pensieri e io mi lascio andare alla pace chimica, sentendomi solo vagamente in colpa per l’illegalità della cosa.
In fondo che importa?

 
Alla fine della serata Mike e Alysha spariscono, hanno entrambi stampato in faccia un ghigno poco raccomandabile.
Scommetto qualsiasi cosa che adesso si chiuderanno in una camera a scopare come ricci, sono mesi che non si vedono e che Mike rifiuta le groupie. In questo tour ha detto almeno una volta al giorno che le sue palle stavano scoppiando.
È sempre stato un ragazzo fine ed elegante in grado di esprimere concetti triviali come se fossero di alta filosofia. Scoppio a ridere da sola all’assurdità della cosa, Vic mi guarda curioso e si siede accanto.
Brutta mossa, Fuentes!
Sei vicino a una Yukari con i freni inibitori molto abbassati e potresti scoprire cose che non ti piacerebbero, ma non lo sai.
“Come mai ti sei messa a ridere?”
“Ti ricordi quando Mike ha detto ameno una volta al giorno che gli scoppiavano le palle?”
Lui annuisce sospirando e mettendosi una mano sul volto, imbarazzato dalla poca finezza del fratellino.
“Io ci ho provato a crescerlo bene, ma non ho fatto miracoli.”
Mugugna.
“Ecco, ho pensato che dicesse quella frase in modo forbito come se stesse spiegando un difficile concetto di filosofia o teologia.”
Lui scoppia a ridere a sua volta.
“No, Mike non è il tipo.
Lavora più con le mani che con la testa.”
Io annuisco e mi ritrovo pericolosamente vicina a lui, il mio cuore inizia a battere più forte, come se volesse uscire dalla mia piccola cassa toracica.
Lo guardo negli occhi e i suoi castani sono diventati neri per via della scarsa luce, due pozze di dolce velluto nero che mi invitano ad avvicinarmi un po’ di più a lui per scoprire i loro misteri.
Affacciati a questo pozzo, Yukari.
Mi dicono e io li ascolto ipnotizzata, poi azzero la distanza tra me e lui e lo bacio, all’inizio è un lieve bacio a stampa, poi diventa famelico.
Non c’è amore da parte sua, solo voglia di sfogarsi perché sono mesi che non vede la sua donna e a un certo punto quando si perde il controllo vanno bene tutte.
Banali i motivi per cui si tradisce a volte, vero?
Lui però torna subito in sé e si stacca violentemente da me.
“Cosa stavamo facendo, Yukari?”
“Ci stavamo baciando.”
“Non possiamo…”
Io gli appoggio un dito sulle labbra morbide e carnose.
“Ti prego, non respingermi.
Io ti amo, ti amo da tanto tempo. Per una notte sii mio, te ne prego.
Solo una notte.”
Lui mi toglie delicatamente il dito dalle labbra.
“No, Yukari.
Mi dispiace, io non posso. Io amo Danielle e non posso farle questo.
Mi dispiace che tu sia innamorata di me, perché io per te non sento altro che una grande amicizia, nulla di più.”
Queste parole mi colpiscono come coltelli, fanno a pezzi il mio cuore, straziano le sue carni, le trasformano in taglienti pezzi di vetro che mi soffocano, mi uccidono.
Sento le lacrime scendere, senza dire una parola mi alzo e rientro nella stanza, ci sono meno persone rispetto a prima. Io rimango un attimo ferma, mi asciugo le lacrime e vedo che il tecnico di Vic è lì da solo, senza dirgli nulla mi avvicino, lo afferro per la nuca e lo bacio.
Lui rimane un attimo sorpreso, ma poi ci sta.
La sua bocca sa di whisky e di errore.
Per lui non sarò altro che la scopata conclusiva di questo tour, ma non mi importa, non ce la faccio a stare da sola stanotte.
Non quando sono stata a un millimetro dall’avere Vic nel mio letto.
Accidenti a lui e all’essere così irrealmente fedele!
Accidenti a me che mi sono innamorata di un ragazzo che non potrà mai essere mio!
Dicono che l’amore sia buono, ma per me in questo preciso istante è solo fonte di dolore, un dolore sordo e pulsante che mi avvelena l’anima.
Le sue mani vagano sul mio corpo, poi con un sorriso storto si stacca.
“Baby, andiamo in camera, il piano è tutto nostro.”
“Sì.”
Strascico io.
Ci dirigiamo verso una delle camere e il resto si fa confuso, immagino che sia stato dell’ordinario sesso.
La mattina dopo mi sveglio vicino a un ragazzo dai corti capelli castani, con un feroce mal di testa e un bisogno impellente di vomitare.
Mi trascino in bagno e vomito, poi mi pulisco la faccia, recupero i miei vestiti e me ne vado, voglio mettere distanza tra me e questo errore di merda.
Mentre sto scendendo in ascensore suona il cellulare, io rispondo: è Lee.
“Ehi, Yukari!”
La sua voce è pimpante.
“NON urlare, sono reduce da una brutta ubriacatura e non ho ancora preso nulla.
Come mai mi hai telefonato comunque?
Non che non sia felice di sentirti.”
“Volevo solo dirti che quest’estate siamo liberi e al momento siamo Sheffield, ma non appena farà abbastanza caldo andremo a Brighton.”
Io mi massaggio gli occhi.
“Hey, Lee. Ti scoccerebbe se venissi da te a Sheffield? Ho appena combinato la cazzata del secolo e ho bisogno di stare un po’ lontana dai Pierce The Veil.”
“Va bene. Ti aspetto.”
“Ti faccio sapere quando mi parte l’aereo, ma deve essere in giornata.
Grazie per tutto, sei un tesoro.”
“Di nulla, Yukari.
Ci vediamo presto.”
Chiudo la chiamata e attraverso l’atrio, salgo su un taxi e mi faccio portare al tourbus, inutile dire che sono già tutti pronti e fuori dal veicolo, sono io la ritardataria questa volta.
“Scusatemi.”
Dico stancamente.
“Non fa niente. Noi andiamo o perdiamo il volo, tu prendi il prossimo.”
Vic mi consegna freddamente il biglietto per San Diego.
“Voglio andare a Londra, mi farò cambiare la destinazione.
A proposito di Londra.”
Mi frugo la borsa e porgo un mazzo di chiavi a Jaime.
“Queste sono le chiavi del mio appartamento londinese, potreste trascorrere lì la vostra luna di miele, come stabilito. Io non sarò tra i piedi, vado a Sheffield.”
“Ok, grazie mille, Yukari.”
Ci salutiamo e mi abbracciano tutti tranne Vic che si allontana immediatamente nemmeno avessi una qualche malattia contagiosa.
Rimasta da sola inizio a preparare le valigie con un senso di malinconia che non avevo mai provato prima d’ora. Ho come l’impressione che questa sarà l’ultima volta che lo farò e che la mia dichiarazione a Vic ha segnato un solco invalicabile nella mia vita lavorativa e non.
Raccolto tutto chiamo un taxi e mi faccio portare all’aeroporto.
Le agognate vacanze sono iniziate, ma non sono felice nemmeno un po’.
Ho perso qualcosa di molto prezioso in questo tour: l’amicizia di Vic.
Quella non me la ridarà indietro nessuno, ma forse è così che va la vita.
Siamo destinati a perdere chi amiamo.


Angolo di Layla.

Grazie a Nico_Ackerman per la recensione. Le cose si sono messe male per Yukari, ma forse non tutto il male viene per nuocere.... Chissà.

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Capitolo 12
*** 11)Quella fiamma che ti brucia dentro. ***


11)Quella fiamma che ti brucia dentro.

 
Tamao p.o.v.

 
Il passato non ti abbandona mai.
Fedele come un’ombra ti segue e talvolta avvelena anche il presente e ti rende nemici gli amici, anche solo per un attimo.
Quando ho visto Mike rollarsi quella canna mi sono venute in mente tutte le volte che vedevo mio padre attaccato alla bottiglia di sake e sapevo che avrei finito per prenderle per qualche ragione.
Istintivamente mi irrigidisco, noto che anche Erin non è d’accordo con questa faccenda e dice a Tony di farsi solo una canna.
“E tu, Tamao?”
Mi chiede il batterista.
“Io non sono nessuno per poter dire a Jaime quanto fumare, ma vorrei evitare che esagerasse.”
Dico piuttosto formale, stringendo i pugni fino a farmi male
“Cosa ci può essere di male?”
“Non mi piacciono le persone dipendenti da qualcosa! Mio padre era un alcolista praticamente e questa era la scusa per picchiare le donne di famiglia e ho visto dei miei compagni diventare dipendenti dalle pasticche ed essere violenti allo stesso modo con le loro ragazze.
Scusa se sono preoccupata.”
Esplodo alla fine e Jaime mi stringe una mano.
“Non succederà, tesoro.
L’erba rilassa.”
“Se lo dici tu.”
Il mio tono è scettico, non ci credo molto, per me la droga è pericolosa.
“Davvero, Tamao! Non c’è nulla di cui preoccuparsi, io non picchio Alysha, vero, zuccherino?”
Lei annuisce, io rimango in silenzio e guardo quella dannata canna passare di mano in mano fino ad arrivare a me. La prendo in mano come se fosse una pericolosa bomba in procinto di esplodere e do un tiro, il sapore è totalmente diverso dalle sigarette e mi fa tossire e lacrimare gli occhi.
La passo a chi c’è seduto accanto a me e mi alzo di scatto sentendo le risate di qualcuno, mi giro velocemente per non far vedere che adesso le lacrime sono di umiliazione.
Attraverso la stanza in cui c’è un caldo soffocante e raggiungo a porta, respirando a pieni polmoni l’aria più fresca, poi prendo un ascensore che mi porta nell’atrio.
Lì ho un momento di confusione, dovrei prendere un taxi per andarmene e raggiungere il pullman dei Pierce The Veil, ma non so dove sia.
Mi prendo la testa tra le mani e gemo disperata.
Poco dopo sento dei passi dietro di me e qualcuno mi afferra gentilmente per il polso e mi fa girare verso di lui o lei. È Jaime.
“Dobbiamo parlare.”
Esordisce.
“Voglio andare al tour bus.”
Dico piatta.
“Parleremo lì.”
“Va bene.”
Dico, senza nessuna voglia di parlare in realtà.
Lui mi ha ferita ridendo di me e della mia goffaggine, non me lo sarei aspettata da lui, pensavo fosse una persona diversa, invece è solo uno stronzo come tutti.
“Sei arrabbiata?”
Io non rispondo.
“Lo prendo come un sì.
Tamao, abbi pazienza ancora un attimo poi chiariremo e spero di farti capire il mio punto di vista e farti passare la rabbia.”
Io mugugno qualcosa di incomprensibile ed esco con lui, l’aria fresca della notte è come uno schiaffo che mi riporta alla realtà: siamo al nostro primo litigio matrimoniale.
Jaime chiama un taxi e gli detta l’indirizzo, poi saliamo entrambi senza dirci una parola. Sono curiosa di sapere cosa vorrà dirmi e come giustificherà quello che è successo.
Molto curiosa.
Durante il tragitto nessuno dice nulla e in venti minuti siamo davanti al tour bus della band, adesso la zona è deserta quando fino a poco tempo fa brulicava di persone.
Guardo il cellulare, sono circa le tre di notte, forse anche le fan più irriducibili a quest’ora se ne sono andate. Io e Jaime saliamo sul mezzo, lui si lascia cadere sul divano, io rimango in piedi con le braccia conserte guardandolo in attesa che dica qualcosa.
Qualsiasi cosa.
“Mi dispiace per il tuo passato, non sapevo che tuo padre ti picchiasse.”
“Ci sono molte cose che non sai di me, ma immagino le scoprirai lungo il matrimonio.”
Dico piano.
“Sì, hai ragione.
Non devi preoccuparti per l’erba, è innocua.
Ti sembro forse diverso o violento?”
“Hai riso.”
“Cosa?”
Mi guarda senza capire.
“Quando mi sono mezza strozzata con quella merda hai riso, mi hai preso per il culo come gli altri.”
Dico dura.
“Io non volevo, solo che era… comico.”
“E come? Spiegami
Ti sembra divertente una persona che quasi si strozza con il fumo?
Scommesso che hai pensato che sono una stupida novellina e che la moglie di una rockstar dovrebbe essere abituata a queste cose e magari fumare anche lei come Alysha.”
“No, non ho pensato questo! Giuro!
Ho solo riso perché al momento mi sembrava divertente e ridevano tutti, non volevo offenderti.”
“Io non sono come voi.”
Dico guardando fuori dalla finestra.
“Forse dovrei andarmene.”
Lui  mi abbraccia da dietro.
“Non farlo, ti prego.”
“Perché no?
Il nostro non è un vero matrimonio, tu non mi ami. Mi hai sposato per farmi rimanere qui e te ne sono grata, ma non c’è amore tra noi o sì?
Perché un giorno mi dici che devi capire cosa provi per me e quello dopo mi baci davanti a una folla e qualche ora dopo ridi di me.
Non ci capisco più nulla, a volte mi sembra di conoscerti, altre volte ho l’impressione di conoscere solo una maschera.”
Lui rimane un attimo in silenzio, scompigliandosi i capelli mezzi bagnati, forse alla ricerca delle parola giuste per uscire da questa situazione.
“Tamao, quando ho detto che sono confuso non mentivo.
Sei piombata nella mia vita come un uragano e l’hai sconvolta e va bene, ma devo capire se provo amore o attrazione e per non farti soffrire mi trattengo.
Per il bacio, beh, ero carico per il concerto e sapevo che dovevo dare quell’annuncio. Quando l’ho fatto ho seguito l’istinto e ti ho baciato. Non mi è dispiaciuto per nulla, c’è chimica tra di noi, questo lo capisci?”
Io annuisco
Hai, il matrimonio non si basa solo sulla chimica, serve anche altro.”
“Lo so e per prima, mi dispiace.
Non avrei dovuto ridere, ma ho seguito la massa e ho fatto la figura del coglione.
Non penso che tu sia stupida o altro per non aver mai provato a fumare dell’erba, ora che so a tua storia famigliare e dei tuoi compagni di scuola capisco perché vuoi starci lontano.
Ma ti giuro che non è pericolosa.”
Io rimango in silenzio.
“Una canna ogni tanto, Jaime-kun.
Non di più e non voglio mai vederti ubriaco. Se lo fai non venire a casa, ma va da Vic o da qualcun altro e torna quando sei sobrio.”
“Va bene, lo capisco e lo accetto.
Non avere paura di me.”
“Se non mi darai ragione per farlo non lo farò.
Sono stanca di vivere nella paura.”
Lui annuisce.
“Adesso vieni qui.”
Mi siedo accanto a lui che mi passa un braccio attorno alle spalle e inizio ad accarezzarmi i capelli con dolcezza, lasciando qualche bacio sulla tempia.
Io mi stringo a lui e gli accarezzo il petto.
“Ti voglio bene, Jaime.
Non immagini quanto.”
“Io invece credo di saperlo benissimo, sennò non ti preoccuperesti così per me.”
Dopo esserci coccolati un po’, andiamo nel bunk.
Stasera siamo soli, gli altri sono tutti fuori a festeggiare e mi va bene così.

 
La mattina dopo siamo tutto schierati fuori dal pullman visto che i ragazzi avevano già preparato i bagagli la sera prima.
Vic mi sembra strano, pensieroso e Yukari  non si è ancora vista e persino un’estranea come me capisce che è strano.
Tony, Jaime e Mike parlottano tra di loro su questa strana assenza, ma Vic si tiene in disparte e la cosa mi stupisce. Cosa è successo ieri sera?
Finalmente un taxi si ferma fuori dal tourbus e ne esce una trafelata Yukari, ha un brutto colorito e sembra triste.
“Scusatemi.”
Dice con aria stanca.
“Non fa niente. Noi andiamo o perdiamo il volo, tu prendi il prossimo.”
Vic le consegna il biglietto aereo, ma sembra stranamente freddo con lei, di solito vanno molto più d’accordo.
“Voglio andare a Londra, mi farò cambiare la destinazione.
A proposito di Londra.”
La cosa mi giunge nuova e la guardo stupita – come tutti – ma lei non se ne accorge, è troppo impegnata a frugare la borsa. Alla fine porge un mazzo di chiave a Jaime
“Queste sono le chiavi del mio appartamento londinese, potreste trascorrere lì la vostra luna di miele, come stabilito. Io non sarò tra i piedi, vado a Sheffield.”
“Ok, grazie mille, Yukari.”
La salutiamo e lei ci abbraccia tutti con calore, tranne Vic che si allontana subito da lei come se le avesse fatto qualcosa.
Non so cosa sia successo, ma devo scoprirlo, Yukari sta male e Vic anche. Dopo le scriverò adesso dobbiamo caricare il taxi con le mie valigie e quelle di Jaime.
Andremo a Londra e quasi non ci credo, ho sempre desiderato andarci, nella mia camera da ragazzina avevo un poster di quella città attaccato a una delle pareti.
Forse i sogni ogni tanto si avverano.
Mi rilasso meglio sul sedile e poi guardo Jaime.
“Jaime.”
“Sì?”
“Secondo te è successo tra Vic-kun e Yukari-chan?
Lui è stato è strano tutto il tempo e quando si è trattato di abbracciarla, l’ha fatto solo lo stretto necessario.”
Lui si gratta la testa.
“Sì, Vic è strano.
Ieri sera quando è tornato dalla festa l’ho visto bersi alla russa quattro shots di vodka.”
“Alla russa?”
“In un sorso solo.”
Hai. Uhm, Vic-Kun non mi sembra il tipo capace di fare una cosa del genere, Mike-kun lo farebbe.”
Lui annuisce.
“È questo che è strano, poi oggi ha parlato pochissimo e non è da Yukari arrivare in ritardo.
Non so cosa sia successo tra quei due, ma deve essere successo sicuramente qualcosa.”
Io mi torturo un attimo il polsino che indosso.
“A Yukari-chan piace Vic-kun.”
“Questo spiegherebbe alcune cose.”
Io prendo in mano lo smartphone che mi hanno regalato il secondo giorno dopo il mio arrivo e scrivo alla mia amica chiedendola cosa sia successo.
“Ciao, Tamao.
Non mi va di parlarne, non per telefono almeno.
E poi tra poco dovrai spegnerlo perché sarai su un volo.
Facciamo che ci chiamiamo su Skype quando ci saremo sistemate?”
Mi risponde lei, io digito una risposta.
Hai. Teniamoci in contatto.”
“Certo. Voglio sapere tutto sulla tua luna di miele :p”
“Va bene XD!”
Metto via il cellulare e sospiro.
“Ti ha detto qualcosa?”
Io scuoto la testa.
“Dice che non vuole parlarne per telefono, di chiamarla su Skype quando saremo a Londra.
Lei va a Sheffield, conosce da tanto Lee-kun?”
Jaime ride e il suono pieno della sua risata mi fa subito stare meglio.
“Conosce Lee da quando andavano all’asilo, è stata presente alla fondazione dei Bring Me The Horizon e ha fatto per un po’ la merchgirl per loro.
Poi ha deciso che voleva vedere gli States ed è arrivata qui ed è diventata la nostra merchgirl, se vuoi saperla tutta credo proprio che Lee Malia abbia una cotta per lei che dura da anni, ma lei non se ne è mai accorta.”
“Lo so, l’ho notato.
È sempre così gentile con lei, spero che in questi mesi riesca a capire che forse Lee non è proprio da buttare via.”
“E io sono da buttare via?”
“Via senza un ripensamento.”
Dico seria poi scoppio a ridere.
“No, Jaime. Non sei da buttare via e se qualcuno lo facesse setaccerei tutte le discariche del mondo pur di ritrovarti.”
La macchina si ferma, segno che siamo arrivati all’aeroporto, e scendiamo. Il taxista ci aiuta a scaricare i bagagli e Jaime lo paga, poi aspettiamo gli altri.
Lentamente arrivano tutti, ci abbracciamo un’ultima volta, scambiandoci auguri e saluti.
“Ricordatevi la regola dei tre giorni!”
Urla Mike prima di sparire dentro l’aeroporto e dirigendosi verso le partenze nazionali, io guardo mio marito interrogativa.
“Che cos’è la regola dei tre giorni?”
“Oh, nulla.
Da sempre abbiamo deciso che dopo un tour non ci sentiremo per tre giorni in modo da non rovinare la nostra amicizia.”
Io sorrido, mi sembra bizzarra come regola, ma forse mette a dura prova i nervi di tutti e può rovinare un’amicizia stare sempre a contatto con i propri amici.
Facciamo il check-in, mangiamo qualcosa e compriamo qualcosa nell’area duty free, soprattutto sigarette per me, e poi quando chiamano il nostro volo ci dirigiamo verso il gate.
Superati i controlli di routine saliamo sull’aereo, non appena mi siedo su un comodo sedile blu di prima classe mi irrigidisco come se fosse fatto di spine.
In un attimo mi è tornata in mente la prima volta che sono salita su un aereo in compagnia dell’uomo disgustoso della yakuza che mi aveva acquistata dalla mia famiglia e che aveva la tendenza ad allungare un po’troppo le mani.
Non l’ho più rivisto da allora e non è riuscito a ottenere quello che voleva, ossia una notte di sesso con una minorenne vergine.
Jaime si accorge e mi stringe la mano, il calore che emana rilassa un pochino i miei muscoli.
“Tutto bene, Tamao?”
Mi chiede con la sua voce calma.
“Sì, solo che mi sono ricordata che la prima volta che ho preso un aereo sono stata sradicata dalla mia famiglia e dai miei amici.”
“Capisco. Adesso invece andiamo a rilassarci.”
Rilassarci per modo di dire, dovrò capire si mi ama come io amo lui e se avremo un futuro come coppia e non è la cosa più rilassante. Mette parecchia ansia, mi sembra di essere tornata al liceo quando dovevamo fare una verifica e sembrava che da essa dipendesse il tuo futuro.
Il sistema scolastico giapponese è terribile con i suoi alunni, mette loro addosso tanta pressione, se non si ha una media alta non si entra in università prestigiose e se non si entra in università prestigiose si vivrà una vita non conforme agli standard.
“Hai mai pensato di tornare in Giappone?”
La voce de bassista mi distoglie dai miei pensieri, io appoggio un dito sul mento.
“Sì, qualche volta, ma da turista.
Girare Tokyo, Kyoto, Hiroshima e altre grande città o attrazioni turistiche e poi tornare a casa pensando che il Giappone è un bel paese e blablabla.
Non so se vorrei viverci ancora e di sicuro non voglio più vedere la mia famiglia.”
Jaime non dice nulla, forse pensa che sia strano odiare la propria famiglia quando lui è molto affezionato alla sua.
“Cosa diranno i tuoi genitori?”
“Non ci voglio pensare, ecco perché sono voluto venire prima a Londra: per chiarirmi le idee.
Erano molto affezionati a Jess e immagino avessero pensato che ci saremmo sposati presto, invece ho scompigliato i loro piani.”
“Mi dispiace.”
“Non devi, a me va bene così.
Forse serviva una scossa del genere per capire che forse stare con Jess non era quello che volevo.”
“Non lo era?”
Lui rimane a lungo in silenzio mentre l’aereo decolla.
“Ci ho pensato fino a spaccarmi la testa e ho capito che era solo routine.
Una comoda routine in cui vivere e che mi dava sicurezza, ne abbiamo già parlato, ricordi?”
“Sì, e tu non eri sicuro se l’amavi ancora.”
“Non l’amo più, non si può costruire fin dall’inizio un matrimonio basato sulla routine.”
Io non riesco a trovare delle parole appropriate.
“Non c’è bisogno che tu dica nulla, Tamao.
Va bene così."
Io sorrido e mi rilasso contro il sedile cercando di non pensare a nulla e di godermi la sua vicinanza, sono sposata con l’uomo che amo e spero che i Kami mi permettano di avere il mio amore ricambiato.
E poi vedrò Londra e una scarica di adrenalina percorre il mio corpo, Londa è una delle mie città dei sogni, anche se non è nota per il bel clima, ma non mi importa nulla.
Devo ricordarmi di ringraziare i Kami per avermi ridato la libertà, un matrimonio e la possibilità di vedere nuove città in Europa.
Ho solo una domanda che mi assilla, riuscirò a far innamorare Jaime di me o per lui rimarrò solo una cara amica o peggio, un errore?
Beh, almeno ha ammesso che non ama Jess ed è qualcosa, la vita mi ha insegnato a essere paziente e sarà quello che farò e poi adesso sono un po’ preoccupata per Yukari.
Ho paura che si sia cacciata in qualche guaio con Vic.
“Credi che Yukari e Vic abbiano fatto sesso?”
Chiedo a Jaime, uscendo dalle mie elucubrazioni.
Lui si gratta la testa, guarda il grande orologio che porta al polso come se stesse calcolando il tempo per qualcosa, infine scuote la testa.
“No, Vic è tornato presto. Troppo presto da quando Mike mi ha scritto che avevano finito con l’erba.
Penso che gli abbia detto qualcosa e mi dispiace perché rischiamo di perdere una valida merchgirl, oltre che a un’amica.”
“Perché dici così?”
“Se gli avesse detto qualcosa dubito che lei vorrebbe venire ancora da noi dopo essere stata rifiutata e forse è per questo che è andata da Sheffield.”
“Non voglio che se ne vada, non voglio perdere la mia unica amica femmina.”
Lui mi stringe la mano.
“Lo so, ma forse sarebbe meglio per lei.
Sarebbe una sofferenza continua e una fonte di imbarazzo vedere Vic sempre e sapere che è di un’altra.”
Annuisco.
“Ho paura di fare la stessa fine.”
Dico a bassa voce.
“Cosa?”
“Nulla, Jaime.”
“No, dimmelo.”
“Per favore, no.”
Lui mi guarda dritto negli occhi, ma non ho voglia di dirgli la mia paura più segreta.
“Tamao, fidati di me.”
“Ho paura di fare la stessa fine.”
Dico a bassa voce con gli occhi puntati sulle nostre mani strette in grembo.
“Oh.”
“Ecco, perché non volevo dirtelo. Ti mette in imbarazzo e io non voglio, lo so che non mi ami.”
Il “e non mi amerai mai” rimane sospeso tra di noi, ma lui lo percepisce lo stesso.
“Mai dire mai, piccola.
Mai dire mai.”
Io sospiro.
Forse non è un caso che il destino mi abbia messa sulla sua strada o forse sì, mi ha dato solo un modo di liberarmi dalla mia schiavitù, non è detto che mi abbia dato anche l’amore.
Il mio ringraziamento ai Kami di poco prima mi sembra ipocrita, non è vero che gli sono poi così grata, sarei più grata se sapessi di essere amata dall’umo che mi stringe la mano.
Ma forse non si può ottenere tutto dalla vita e ci si deve accontentare o forse solo avere pazienza, ma è dura avere quando il cuore brucia per un certo sentimento.
La fiamma ti divora, consuma, esige il suo tributo e non si ferma mai.
Mai.
Sospiro di nuovo e guardo le nuvole che scorrono accanto a noi, quanto vorrei non avere pensieri o almeno non averne di negativi, ma sono debole.
Non ce la faccio a mantenere la positività per più di cinque minuti perché subito la fiamma si fa sentire con forza. Saranno mesi duri questi, tutt’altro che una vacanza e io devo farmi forza anche se mi sento così stanca.
Sospiro per la terza volta.
Riuscirò mai a essere pienamente felice senza qualcosa che mi turbi e mi dica che manca qualcosa?
Riuscirò mai a ricevere questo dono?
Spero di sì perché vivere in questo modo fa male certe volte, anche se nessun lo direbbe mai.
E mi disprezzo per aver imparato a fingere, ma uno deve vivere in qualche modo, no?

Angolo di Layla.

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia.

Hai in corsivo significa sì in giapponese

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Capitolo 13
*** 12)Salti senza rete di protezione. ***


12)Salti senza rete di protezione.

 
Tamao p.o.v.

 
Sono seduta su gradini della casa della mia infanzia.
Intorno a me ci sono solo campi e si sente il profumo dolce dell’erba appena tagliata, qualche lucciola si alza in volo pigramente.
Mi guardo e noto che indosso la mia divisa da studentessa liceale e ho i calzini flosci, come vuole la moda di Tokyo, anche se da noi è arrivata in ritardo, come tutto.
“Tamao.”
La voce di mia madre mi fa alzare e fronteggio la figura minuta che indossa un vecchio abito da casa a fiori.
“Come hai potuto?”
“Non ti capisco, madre.”
“Ti sei data in sposa a un uomo senza nemmeno consultare la tua famiglia, tuo padre è molto arrabbiato.”
Alla menzione del suo nome stringo i pugni e la mia espressione diventa dura.
“Sono una donna, madre.
Posso disporre della mia vita come voglio e non mi interessa se mio padre è arrabbiato con me, anche io sono arrabbiata con lui. Non lo perdonerò mai per avermi venduto e non perdonerò mai te per averlo permesso.”
Lei sospira.
“Una donna fa quello che il marito ritiene giusto.
I Kami ti puniranno per questa tua decisione, lui non ti amerà mai.”
Io inizio a urlare qualcosa, ma all’improvviso tutto inizia a diventare sfuocato e poi nero, mi ritrovo seduta vicino a Jaime ansante e sudata.
Lui mi guarda preoccupato.
“Tutto bene?”
“Solo un incubo.”
“Cosa hai sognato?”
Io abbasso gli occhi, non mi sembra una buona idea dirglielo.
“Niente di che.”
“Tamao, ti sei svegliata urlando.”
Io sospiro.
“Ho sognato di essere nella casa della mia infanzia, ho parlato con mia madre Mi ha fatto capire che ho disonorato la famiglia per essermi data in sposa a un uomo senza il loro consenso.
Ho risposto che potevo fare quello che volevo e che li odiavo.”
Rimango un attimo in silenzio.
“Lei mi ha detto che i Kami mi puniranno per questa decisione e tu non mi amerai mai.”
Sospira anche lui.
“Se i Kami non avessero voluto questa unione non ti avrebbero messa sul mio cammino, il tuo sogno è solo una proiezione della tua paura.”
Io annuisco, la sua spiegazione ha senso.
“Adesso allacciati la cintura, l’aereo sta per atterrare.”
Io faccio quello che mi dice  e poi aspetto che la sensazione di compressione al petto arrivi. È solo un attimo, ma ho sempre paura che duri per sempre.
Una volta atterrati recuperiamo il bagaglio a mano e scendiamo dall’aereo, entriamo in aeroporto e recuperiamo anche il resto dei nostri bagagli.
Jaime li impila su un carrello e comincia a spingerlo seguendo le indicazioni per gli arrivi internazionali.
“Sai qual è l’indirizzo della casa di Yukari?”
“Sì, me l’ha scritto su un biglietto.”
Lui si ferma e si fruga le tasche, dopo un po’ estrae un biglietto e me lo porge.
“Potresti tenerlo?
Dopo dovrò dirlo al taxista e non mi va di frugarmi le tasche come un disperato davanti a lui.
“Va bene.
Continuiamo a camminare e usciamo dall’aeroporto.
L’aria fresca mi riempie i polmoni come un balsamo, pur essendo primavera molto inoltrata fa ancora freschino qui. Il cielo è grigio e incombe pesantemente su di noi – ma non piove e forse non pioverà – le nubi corrono veloci nella loro pesantezza.
Jaime ferma un taxi e carichiamo i nostri bagagli.
“Dove vi porto, signori?”
Ci chiede il taxista con un pesante accento indiano, Jaime dice l’indirizzo ad alta voce e la macchina parte.
Chissà cosa succederà in questo soggiorno londinese?
Intanto guardo la città scorrere davanti al finestrino, incontriamo qualche autobus rosso a due piani e vedo il Tamigi scorrere lento e solenne, una striscia d’argento nella mattinata grigia.
Poi riconosco la sagoma del Big Ben e quella del London Eye, mi piacerebbe farci un giro sopra.
Finalmente la macchina si ferma in una zona residenziale poco lontana dal centro, Jaime e i taxista scaricano i bagagli.
“Tamao, controlla se c’è un portiere e chiedigli a quale piano è l’appartamento di Yukari.”
Hai.”
Apro il cancello con una leggera spinta – meravigliandomi  di come non sia chiuso a chiave – percorro il breve vialetto e salgo tre gradini, poi apro anche la porta dipinta di rosso.
Dentro c’è un atrio non troppo grande in cui sono un ascensore, le scale e una struttura con delle grandi finestre in vetro, dentro c’è una donna che sta facendo un cruciverba.
Busso con discrezione e la donna mi guarda curiosa.
“Buongiorno, posso aiutarla?”
Mi chiede gentilmente, lasciando perdere le sue parole crociate.
“Sì, vorrei sapere a che piano è l’appartamento degli Yidashi.”
“È un’amica di famiglia? Una parente?
Mi dispiace informarla che i signori si sono trasferiti a Sheffield qualche anno fa e ora l’appartamento è vuoto.”
“Sono un’amica di Yukari, la figlia.
Lei ha invitato me e mio marito a trascorrere qualche settimana nel suo appartamento londinese.”
Lei mi squadra ancora, indecisa se credermi o no.
“Mi lasci fare una telefonata, per cortesia.”
Io annuisco e aspetto.
Una decina di minuti più tardi torna da me.
“È tutto a posto. L’appartamento dei signori Yidashi è all’ultimo piano, buon soggiorno a Londra.”
“La ringrazio.”
Esco e trovo Jaime da solo, probabilmente ha già pagato il taxista e adesso mi sta aspettano per sapere per quanti piani dovrà trascinare le valigie.
“C’è l’ascensore e siamo fortunati perché sembra che l’appartamento sia all’ultimo piano.”
Lui annuisce prende un paio di valigie, io prendo il mio paio e insieme entriamo nella casa, la portinaia ci saluta. Con qualche difficoltà riusciamo a far stare noi e le valigie dentro all’ascensore e finalmente saliamo all’ultimo piano. Inizio a essere stanca, non mi dispiacerebbe fare una doccia e dormire per qualche ora.
L’ascensore si ferma e apriamo la porta con le chiavi che ci ha dato Yukari, non siamo preparati alla sorpresa che ci attende: l’appartamento è in stile giapponese con tanto di tatami per terra.
Sembra di entrare in un elegante appartamento tradizionale a Tokyo.
“Oddio.”
Esclama Jaime guardando il tatami, i mobili  in stile tradizionale, le porte scorrevoli e il kotatsu, nell’appartamento c’è un leggero profumo di fiori di ciliegio.
“Chi l’avrebbe mai detto che i genitori di Yukari avessero un appartamento simile?”
Chiude la porta alle sue spalle e poi porta le valigie nel salotto, io lo percorro e mi infilo in un corridoio, lì trovo tre stanze e il bagno – che è in stile occidentale, per fortuna – e controllo quale sia la matrimoniale.
È la più grande con un futon maestoso coperto da una copriletto nero a fantasia di fiori rossi e oro, roba rara e preziosa, i genitori della mia amica devono essere ricchi.
“Ma hai visto che casa assurda? C’è persino una katana in salotto!”
“Di che ti stupisci? Yukari l’aveva detto.
Uhm, se non fai il bravo ti affetto.”
Vado in salotto e prendo in mano la spada, il peso – intorno ai 20 kili – me la fa abbassare momentaneamente, poi la alzo. Sono allenata da anni di cucito e i muscoli delle braccia mi si sono irrobustiti e mi metto nella posizione di inizio combattimento.
Meno qualche fendente ricordandomi delle lezioni di kendo che lasciano Jaime senza fiato.
“Oh, cazzo! Non scherzi! La sai usare davvero!”
“Usare è un termine esagerato. Il kendo si fa con delle spade di bambù, questa spada pesa venti kili, so solo alcune mosse. Dovrei esercitarmi di più e assumere un istruttore magari.”
“Tamao, posa quella spada e dimentichiamoci del kendo e del resto.”
Mi dice con un brivido.
“Scemo, non ti faccio a fette davvero.
Ti amo troppo per farlo.”
Lui tira un plateale sospiro di sollievo, io rimetto la spada al suo posto. Sembra molto antica, forse i genitori di Yukari sono ricchi da generazioni.
“Faccio fatica a immaginarmi Yukari in chimono, ma immagino che ne abbia di bellissimi. La sua famiglia è molto ricca, io avevo cugina, Yumi, che mi passò il suo.
Era orribile, ma lo dovetti accettare perché i miei non potevano comprarmene uno, ma lo presero per Shinji.”
“I tuoi avevano il culto del figlio maschio?”
Hai! Volevano il meglio per lui e per me andava bene anche la merda.
È il passato, lasciamolo dove sta. Meglio per tutti.”
Dico decisa e lui annuisce.
Io e Jaime sistemiamo le nostre cose nella camera matrimoniale della casa e poi io mi faccio una doccia per togliermi le fatiche del viaggio. Mentre mi asciugo i capelli se la fa anche lui e la cosa mi mette un pochino in imbarazzo, pensando al corpo nudo oltre il vetro della cabina arrossisco furiosamente, ma poi mi dico che mi devo abituare.
Questo non mi impedisce di uscire dalla stanza con il phon in mano quando sento l’acqua finire di scendere, vado in camera mia e li continuò ad asciugare i miei lunghi capelli biondi.
Li controllo con sguardo critico e mi dico che hanno bisogno di essere ritinti, la ricrescita sta diventando evidente e non molto bella esteticamente.
Jaime non commenta la mia uscita, ma mi rivolge uno sguardo di scusa, come se sapesse di avere oltrepassato un po’ il limite, io gli sorrido.
È mio marito, devo abituarmi a queste cose, se mai lui mi amerà. La mia voce interiore è tremenda, non fa altro che ricordarmi questa cosa, sembra che ci provi gusto a farmi male e a fare eco alle parole di mia madre nel sogno.
“Va tutto bene, Tamao.”
Mi dice Jaime e io gli credo perché non posso fare a meno di farlo.
Lui e il suo sorriso tutto fossette mi fregano sempre e gli crederei anche se mi dicesse che la Terra è piatta o che è il sole che gira attorno alla Terra e non viceversa.
A mezzogiorno ordiniamo una pizza e la mangiamo parlando di cose leggere e ricordi piacevoli, i miei sono per la maggior parte scorribande nelle campagne giapponesi, i suoi sono legati alla band e ai suoi inizi.
Gli piace molto raccontare di quando i Pierce The Veil non erano ancora famosi ed erano una band come un’altra, gli brillano gli occhi e si anima. È un uomo felice di aver raggiunto un traguardo.
Chissà cosa farò io con la mia misera licenza media?
Forse dovrei pensare al futuro partendo dalla scuola, iscrivermi a un liceo e poi a un’università e non pensare subito alla mia linea di abbigliamento.
“Secondo te posso avere successo anche senza avere la licenza liceale con la mia linea di moda o devo pensare a fare l’uno e l’altro?”
Jaime si gratta la testa.
“Puoi pensare a uno e all’altro. Sai cucire e secondo Tony i tuoi disegni valgono qualcosa, hanno idee originali e lui se ne intende visto che ha avuto una linea di abbigliamento per un po’.”
“Forse dovrei iniziare a produrne qualcuno.”
“Forse, Tony ti aiuterà poi.”
“Non voglio essere mantenuta dai Pierce The Veil.”
“Se entrerà in società con te dividerà i guadagni e le perdite.”
Io annuisco, mi sembra una cosa sensata.
Devo utilizzare questo tempo non solo per fare innamorare Jaime di me, ma anche per crescere e maturare.
Per troppo tempo le mie ali sono rimaste forzatamente chiuse, è arrivato il momento di spiegarle e volare.

 

Dopo un sonnellino trascorso tra le braccia di mio marito decidiamo di fare un giro per Londra.
Per prima cosa andiamo al Big Ben e assistiamo al cambio della guardia, è affascinante vedere questi omini in uniforme rossa con un cappello nero alto e lungo camminare con marziale decisione e avvicendarsi nel proteggere Buckingham Palace.
Anche loro sembrano soddisfatti di quello che fanno, hanno uno scopo nella vita e si sentono orgogliosi di averlo, anche perché migliaia di turisti li fotografano entusiasti.
Io mi sento come una bambina al parco giochi, trabocco di felicità e curiosità per le cose nuove che vedrò, sono mano nella mano con Jaime e mi sembra naturale come respirare. Sembriamo davvero una coppia felice che si gode la sua luna di miele.
Dopo ci fermiamo in una sala da the e davanti a due tazze del liquido fumante ci sorridiamo a vicenda.
“Bello, vero?”
“Molto, non avrei mai pensato che l’avrei visto sul serio un giorno. Da ragazzina avevo un poster di Londra in camera da letto e volevo andarci, non pensavo sarebbe successo davvero.
Tu ci sei già stato?”
“Sì, ma non ho mai avuto il tempo di visitarla come turista. I tour non hanno molti tempi morti, giri il mondo, ma è come se non lo vedessi. Ti passa accanto, una città come un’altra mentre sei stanco e stordito da prove, concerti e feste dopo i concerti.
Hai visto anche tu com’è, vediamo di più il pullman o gli hotel che la città in cui siamo.”
“Sì, hai ragione. Anche io sono uscita poco dal tour bus.”
“Avevi le tue ragioni.
Sono felice di essere qui con te.”
“Anche io.”
“Sei molto bella, Tamao, e hai una grande forza di carattere.
Mi piacciono questi tuoi lati.”
“Un giorno arriverai ad amarli?”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“Penso proprio di sì, almeno così dice il mio cuore, il mio cervello cerca di tenermi a freno.”
“Spero di piacere anche al tuo cervello un giorno.”
Lui allunga le mani e stringe le mie.
“Succederà anche quello.”
Beviamo il nostro the in silenzio e poi usciamo, ributtandoci nel pomeriggio soleggiato e brulicante di persone, londinesi o semplici turisti come noi.
“Dove andiamo?”
Mi chiede Jaime.
“Al London Eye, voglio fare un giro e vedere Londra dall’alto.”
“Agli ordini, mia signora.”
Ci dirigiamo verso la grande ruota panoramica mano nella mano, tranquilli, quando sento qualcuno chiamare il mio nome.
“Tamao!”
Mi volto, irrigidita.
La voce è giovane, maschile e arrabbiata, quindi potenzialmente pericolosa.
Mi ritrovo davanti a un ragazzo più giovane di me di un paio d’anni con dei capelli neri e scompigliati e vestito con abiti della Drop Dead.
Shinji, mio fratello.
Jaime lo guarda senza capire, ma io l’ho riconosciuto subito e un senso di rabbia mi pervade: ecco la persona per cui ho dovuto rinunciare a vivere una vita normale.
“Cosa vuoi?”
Gli dico secca in giapponese.
“Non ti vergogni a girare mano nella mano con lui?”
“Non vedo perché dovrei, è mio marito.”
“Ci hai disonorati in tutto il Giappone, razza di lurida puttana!
Ti sei sposata senza il permesso di papà con questo gaijin, che fa un lavoro disonorevole!
Vergognati! Ora lo sa tutto il Giappone e papà non può uscire di casa, ti sei persino tinta i capelli come una ganguro!”
“Ci marcisse papà in casa e marcisci all’inferno anche tu, razza di stronzo egoista.
Per pagare la tua bella vita ho lavorato come una schiava per dieci anni, questo ragazzo e i suoi amici mi hanno salvato la vita e non me ne frega niente dell’onore della famiglia!”
La mia voce è dura, lui stringe i pugni e mi fulmina con un’occhiata.
“Mamma non ti ha insegnato niente, allora!
Devi portare rispetto a tuo fratello.”
“Mamma è solo la vittima consenziente di un modo di pensare sbagliato che vuole le donne sempre sottomesse agli uomini anche quando sono pezzi di merda. Io non ho intenzione di portare rispetto a te visto che non me ne hai portato per tutta la vita.”
“Stai zitta!”
“No!”
“Tamao, torna immediatamente a New York a compiere il tuo dovere!”
“Sono merce scaduta.”
“Hai disonorato papà di nuovo, chiedigli almeno scusa.”
Lo guardo come se fosse un alieno.
“E magari vuoi che divorzi da Jaime e mi suicidi per espiare i miei presunti peccati?”
“È quello che dovrebbe fare una donna a modo.”
“Scordatelo. Non mi separerò da Jaime e non mi suiciderò perché non ho commesso nessun peccato. Non mi scuserò con papà né mi metterò in contatto con lui, digli da parte mia che per me è morto.”
“Come osi?”
Fa per colpirmi con uno schiaffo, ma Jaime si mette in mezzo e gli prende il polso.
“Non osare toccare mia moglie, chi sei?”
“Sono suo fratello, gaijin. Non metterti in mezzo.”
Gli risponde lui in inglese.
“Chiunque tenti di picchiare Tamao, ha un problema con me e non me ne frega un cazzo del fatto che tu sia suo fratello. Tieni le mani a posto, chico.”
Shin ringhia, ma alla fine abbassa la mano.
“Dopo quello che hai detto ti ripudiamo, non fai più parte della famiglia Ishida.”
“Mi sta bene. Ti do un paio di consigli gratuiti: non trattare la tua ragazza come tratti me o ti ritroverai single a vita e non portare la roba della Drop Dead, se Oli sapesse che pezzo di merda sei te lo proibirebbe.”
“Lo conosci?”
Io ghigno.
“Noi cattive ragazze conosciamo un sacco di persone, era al mio matrimonio.”
“Puttana.”
Sibila con disprezzo, poi gira i tacchi e se ne va, Jaime lo segue con li occhi.
“È davvero tuo fratello?”
“Sì, si chiama Shinji.
È lui la causa della mia schiavitù, lui doveva studiare nelle migliori scuole del paese e dare lustro al cognome degli Ishida. Siamo sempre stati una famiglia di contadini e avere un figlio medico o avvocato sarebbe stato un motivo di riscatto, anche perché mio padre è sempre stato un mezzo alcolista.
Immagino che ce l’abbiano fatta se si trova a Londra, forse sta seguendo un master o forse studia qui, in Giappone è molto valutata l’esperienza all’estero, soprattutto perché i giapponesi hanno serie difficoltà a imparare l’inglese.”
“Tu sei l’eccezione che conferma la regola.”
Io arrossisco di piacere come sempre quando lui mi fa un qualche genere di complimento.
“Grazie per avermi difeso, per me significa molto.”
“Non voglio che qualcuno ti faccia del male e poi odio che picchia le donne.”
“Anche io, mio padre mi picchiava spesso, ma non parliamone più.”
“Cosa voleva tuo fratello?”
Io gli faccio un succinto riassunto della nostra penosa conversazione, Jaime sembra arrabbiato dopo.
“Quindi, siccome non vuoi farti sfruttare a vita sei da diseredare.”
“Esatto e poi mi sono sposata senza il consenso dei miei e anche questo è grave per loro, ma non per me.
A me non importa nulla del loro permesso, sono libera di fare quello che voglio e non accetterei comunque i loro consigli dopo quello che mi hanno fatto.”
Lui annuisce vigorosamente, comprensivo.
Credo che inizi a odiare anche lui la mia famiglia e fa bene, non è una bella famiglia, è un posto da cui scappare, una prigione.
Ora sono libera, penso, libera sul serio, come la gru sul mio braccio.
Jaime è  la mia speranza e con lui posso fare tutto, spero solo che non se ne vada.
“Dai, andiamo al London Eye.”
Mi dice sorridendo mio marito e io annuisco.
Sì, ho voglia di svagarmi dopo questo spiacevole incontro.
“Sì, va bene.”
Andiamo verso la ruota panoramica, Jaime prende due biglietti e mi impedisce di pagare il mio.
“Ehi, agli appuntamenti sono i ragazzi a pagare!”
“Lo so, ma sei mio marito.”
Lui alza un sopracciglio.
“C’è qualche differenza?”
Io non dico nulla e lo lascio fare, quando la ruota finisce il giro che sta facendo un uomo ci apre uno dei cubicoli e ci fa entrare.
“Non alzatevi in piedi durante il giro.”
Ci avverte gentilmente, noi annuiamo ed entriamo.
Ci sediamo, l’uomo chiude la porta e poi la ruota inizia a salire. Io ammiro entusiasta il panorama di Londra. La città con le sue tante abitazioni, il Big Ben, i ponti, Buckingham Palace, il Tamigi che scorre come un nastro d’argento.
È tutto meraviglioso, esattamente come l’avevo sognato a lungo nella mia cameretta in Giappone osservando il mio vecchio poster di Londra.
Jaime stringe gentilmente la mia mano e io sorrido.
La mia famiglia mi ha appena scomunicato, se dovesse andare male non ho un posto in cui tornare, ma forse non l’ho mai avuto e ogni mia azione è sempre stata un salto senza rete di protezione.
Forse sì, forse no.
Adesso sono libera ed è la prima volta da secoli, prima di oggi qualcuno aveva sempre deciso per me e la libertà mi piace.
Sospiro felice e Jaime mi guarda.
“Sei felice?”
“Sì, molto.
Grazie. Grazie a te so cosa si prova a essere liberi ed è meraviglioso.”
“Di niente. Voglio che tu sia felice.”
“Voglio essere felice  con te.”
Lui mi sorride e mi sembra di rinascere ed è la sensazione più bella del mondo, tutto è nuovo e pulito, il passato è stato lasciato alle spalle come una pericolosa scoria radioattiva.
Mi piace l’inizio della mia nuova vita.
Penso che per una volta mi potrà andare bene.
E la ruota continua a salire.

Angolo di Layla.

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione e buon Natale! Se vi va passate anche dalla mia one shot natalizia^^

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Capitolo 14
*** 13)Circuiti del cuore fusi ***


13)Circuiti del cuore fusi

 
Yukari p.o.v.

 
Il mio volo parte tre ore dopo quello dei ragazzi, la città di San Diego diventa mano a meno sempre più piccola e non mi è mai parsa tanto estranea come oggi.
Il mare, le case, i grattacieli, le strade, i paesaggi che conosco così bene hanno qualcosa che li rende diversi, io sospiro. Non sono loro a essere diversi, sono io.
Io e solo io.
Spinta dall’erba ho fatto la peggior cosa che potessi fare: dichiararmi a Vic e non dimenticherò tanto facilmente il suo sguardo sconvolto e la sua freddezza.
Mi porto le mani davanti al volto e singhiozzo, poi decido di berci su, piangere non servirebbe a nulla, non qui. Quando passa l’hostess prendo una lattina di birra tedesca bella tosta, voglio qualcosa di forte che mi mandi k.o. almeno per un po’, giusto per non pensare, giusto per non rivivere quei momenti.
Tamao aveva ragione, non è bene fumare erba, avrei dovuto darle retta, invece di fare la solita ribelle, ma d’altronde la fumo da quando avevo quindici anni e non mi era mai successo niente.
Ok, l’ho presa sottogamba, mi sono dimenticata che sotto erba tendo a parlare troppo e mi ci sono giocata il lavoro. Come potrei lavorare con i Pierce The Veil dopo ieri sera?
Bevo la mia birra, pensando che è amara come la vita.
Ne bevo altre due lattine prima di addormentarmi e stare disconnessa per tutto il volo che mi porta a Londra, solo quando siamo sopra la città un’hostess mi sveglia dicendomi che è arrivato il momento di allacciare le cinture.
Rivedrò Lee e il pensiero mi strappa un sorriso autentico.
Io e i Bring Me The Horizon siamo amici dai tempi dell’asilo, anche se mia madre ha sempre disapprovato che avessi solo amici maschi, quando hanno creato la band si è messa le mani nei capelli. Mia madre è una storica dell’arte, ha più familiarità con i quadri antichi che con la modernità. Mio padre invece è il primario di uno degli ospedali della città e ha consolato mia madre dicendo che la musica era un bell’hobby.
E mia madre si è calmata ed è arrivata a farsi piacere la loro musica, sconvolgendo buona parte dei suoi conoscenti quando la trovavano nel suo studio a scrivere articoli o saggi al ritmo del metalcore della band e delle urla di Oli.
Sarà bello rivedere i miei amici, anche se Tamao mi ha messo la pulce nell’orecchio sul fatto che Lee posa provare qualcosa per me. Penso che lo capirò in questo soggiorno e spero di non spezzare un cuore, ci tengo a lui.
A proposito di Tamao, dovrò chiamarla quando arrivo, gliel’ho promesso.
L’aereo atterra e Londra mi accoglie con una giornata di pioggia, nulla di strano in tutto ciò, abitando qui ci si può dimenticare che esiste una cosa chiamata sole e io ci ho studiato per un bel po’musica.
Come essere manager e tecnico del suono, pensavo di entrare a lavorare in una casa discografica, ma poi un soggiorno come ragazza alla pari negli Stati Uniti ha cambiato tutto.
Ho conosciuto i ragazzi e sono diventata la loro merchgirl, forse sarebbe stato meglio rimanere qui, dannata voglia di girare il mondo!
Il comandante annuncia che possiamo scendere dall’aereo, io prendo il mio bagaglio a mano, estraggo un ombrello dalla borsa e seguo il flusso dei passeggeri.
Scendo la scala e mi affretto verso il terminal, ritiro i miei bagagli e poi seguo le indicazioni per gli arrivi internazionali, finisco per ritrovarmi nella classica sala affollata di persone.
Sposto il peso da un piede all’altro e mi guardo intorno alla ricerca di Lee, finalmente scorgo un ragazzo non molto alto con il cappuccio nero della felpa alzato che fa dei deboli cenni nella mia direzione.
Sospirando di sollievo fendo la folla e lo raggiungo, appoggio le due valigie a terra e sorrido.
“Ciao, straniero.”
“La straniera sei tu, dovevi stare via sei mesi e invece ci sei rimasta un secolo.”
Dice divertito poi prende le mie valigie e le solleva senza sforzo, è sempre stato muscoloso lui, io invece ero la mingherlina della situazione.
“Quattro messicani mi hanno rapita.”
La mia voce ha un tono un po’amaro e lui se ne accorge.
“È successo qualcosa, Yukari?”
“Sì, ma non mi va di parlartene qui.”
Taglio corto io, lui annuisce e insieme usciamo.
Bentornata a Londra, Yukari.
“Dove hai parcheggiato la macchina, Malia?
Spero non in culo ai lupi, perché piove dannatamente forte.”
“Non so cosa ti sia successo, ma speravo ti avesse addolcito la lingua.
Sembravi più dolce al matrimonio di Jaime.”
“Quella era un’occasione speciale.”
“Hai l’alito di un vecchio alcolizzato.”
Io alzo le spalle.
“Avevo bisogno di dormire e questo è uno dei modi più veloci di farlo.”
“Un giorno mi dirai cosa ti è successo.”
“Davanti a una tazza di the e poi anche tu devi dirmi cosa ti è successo.
Kean si è fatto accidentalmente sfuggire che tu e Deni avete rotto, perché non me l’hai detto?”
“Vado a prendere la macchina.”
Si avventura sotto la pioggia, lasciandomi la terribile mezza impressione che c’entri io, spero che Deni non sia una ragazza vendicativa o dovrò difendermi a colpi di kendo, ammesso e non concesso che io trovi un bastone.
Poco dopo la macchina di Lee si ferma nella zona taxi, che è al riparo grazie a Dio, e io carico le mie valigie, poi entro alla svelta per non intralciare nessuno.
Partiamo sollevando tsunami di acqua, un temporale di quelli cattivi ci voleva per accogliermi in questa città di pazzi e di strani ricordi.
Lee infila nel lettore cd un cd dei Bring Me The Horizon.
“Sai qual è il più grande traguardo della band?”
“Uhm, no.”
“Non dirlo a Oli, ma è stato farci apprezzare da tua madre.”
Io scoppio a ridere.
“Okay, lo terrò a mente.”
E così la tensione è spezzata.
Sarebbe stata dura farsi un viaggio di tre ore di macchina in un completo e imbarazzato silenzio, Lee non è un gran chiacchierone di natura e se offeso si chiude in un mutismo assoluto.
“Quindi siamo single tutte e due.”
“Parrebbe di sì, non vedo l’ora di tornare a Sheffield.”
“Pensavo saresti andata a Londra a leccarti le ferite.”
Io mi rilasso contro il sedile.
“I miei amici sono a Sheffield e poi il mio appartamento a Londra è occupato, ho dato le chiavi a Jaime.”
Lui corruga la fronte.
“Come mai?”
“Per la luna di miele con Tamao, baka!”
“Certo. In realtà non mi sono sembrati innamorati al matrimonio, cioè lei era palesemente cotta, ma lui non sembrava ricambiare del tutto i suoi sentimenti.”
“In un certo senso hai ragione.”
“E allora perché si sono sposati?”
Rimango in silenzio per qualche minuto, valutando se dirgli o meno la verità, poi decido di sì. Lee è mio amico da una vita e posso fidarmi di lui.
“Ok, ti dirò. Tu devo giurare che non dirai nulla e nessuno, nemmeno alla tua band.”
“Ok, va bene.”
Prendo fiato.
“Dopo il concerto che la band ha tenuto a New York l’abbiamo trovata nel nostro tourbus, sporca e denutrita: era appena scappata da un laboratorio clandestino. Tamao cuciva vestiti tutto il giorno fino a che è riuscita a scappare. Me lo ha raccontato lei in giapponese perché quando l’abbiamo trovata parlava poco o niente l’inglese.
Abbiamo deciso di tenerla con noi perché era una ragazza in pericolo, di sicuro i proprietari del laboratorio la stavano cercando perché non poteva permettersi che qualcuna delle sue schiave scappasse o peggio ancora raccontasse tutto alle autorità.
Le ho insegnato l’inglese, tinto i capelli di biondo e abbiamo comprato dei vestiti. Lei si è innamorata quasi subito di Jaime, ma essendo lui fidanzato con Jess ha lasciato perdere, una brava ragazza non ruba i ragazzi delle altre e lei era stata allevata per essere una brava ragazza sottomessa.
Più o meno un mese dopo sono arrivati quelli dell’immigrazione, non era difficile immaginare chi ce li avesse mandati, e le hanno dato un mese di tempo per mettersi in regola o sarebbe stata espulsa dal paese.”
Lui annuisce.
“Perché non l’avete lasciata tornare in Giappone? Di sicuro ha una famiglia lì.”
Io rido senza allegria.
“Una famiglia che l’ha venduta a quindici anni come schiava!
Per lei è pericoloso tornare in Giapponese, l’avrebbero ammazzata senza tanti complimenti. Jaime ha deciso di sposarla perché odia quelli dell’Immigrazione, hanno rimandato in Messico una sua cugina, così il suo fidanzato psicopatico le ha fatto la pelle.
Si sono sposati per questo motivo, ma Tamao lo ama e Jaime è attratto da lei. Spero che in questa luna di miele lui capisca che la ama e che si mettano insieme sul serio. Sono davvero carini insieme.”
“Adesso capisco. È una storia complicata.”
“Abbastanza, ma ce la faranno. Ne sono sicura.”
 “Se lo dici tu.”
Sono tentata di chiedergli di Deni, ma decido di lasciare perdere, per lui deve essere un argomento doloroso, non è molto fortunato con le ragazze.
Alla fine la stanchezza ha la meglio su di me e mi addormento dopo un’ora scarsa di viaggio, cadendo in un sonno senza sogni.

 

Dopo un paio d’ore sento qualcuno scuotermi vigorosamente, apro gli occhi e metto a fuoco la sagoma di Matt Nicholls. Lo guardo sorpresa.
“Tu cosa ci fai qui?”
Balbetto.
“Pensavi davvero di arrivare a Sheffield ed evitare una festa al tuo arrivo?”
Mi chiede sornione.
Mi slaccio la cintura di sicurezza e scendo dalla macchina, ci sono proprio tutti: Matt e la sua ragazza Chloe, l’altro Matt, Oli e Hannah, Jordan e sua moglie Emma e – ovviamente – i miei genitori.
“La banda dove l’avete lasciata?”
Borbotto insonnolita, Lee ha detto a tutti del mio ritorno, non ha tralasciato nessuno.
“Tutti questi anni negli Stati Uniti non ti hanno resa più dolce.”
Commenta Oli.
“Parla quello dolce per antonomasia, devo farti l’elenco delle stronzate che hai fatto?”
“Non dire parolacce.”
Interviene quietamente mia madre Aisa.
“E bentornata nel Regno Unito, è bello vederti di tanto in tanto.”
Io non commento. Ha scelto poche parole, ma pungenti, in una sola frase mi ha ricordato che non mi sono fatta vedere molto negli ultimi anni.
“Scusa, sono stata impegnata.”
“Immagino di sì, adesso però recupereremo il tempo perduto.”
La guardo senza capire.
“Adesso usciamo a cena, poi ti lascio festeggiare e domani mi racconti tutto quello che è successo.”
Lancio un’occhiata disperata a mio padre Joe, ma lui scuote la testa, non posso evitare l’interrogatorio di mamma.
“Mannò, non ti voglio annoiare.
La vita in tour è molto noiosa, vero ragazzi?
Si fanno sempre le stesse cose e non si possono mai visitare le città per bene.”
“Al contrario. Oli mi ha detto che la vita in tour è molto interessante e possono succedere parecchie cose.”
Io fulmino il frontman dei Bring Me The Horizon per non avere tenuto la bocca chiusa, lui alza le spalle.
“Poi ho saputo che una tua amica si è sposata e vorrei sapere i particolari.”
Anche questo viene dalla boccaccia di Oliver, lui ha eletto mia madre a suo confessore sin da quando eravamo bambini ed è stata lei a dare il suo benestare al suo matrimonio, sospetto che il suo parere abbia contato più di quello della sua vera madre.
“Domani, Aisa. Adesso lascia che Lee e Yukari portino in casa le valigie.”
Io ne prendo un paio, lui prende le altre due e apre il cancellino pedonale della sua villa sulle colline di Sheffield, un bel posticino tranquillo di solito.
Non appena siamo in casa lo fulmino con una delle mie occhiatacce.
“Perché l’hai detto a tutti persino ai miei?”
“Io l’ho detto solo a Oli, veramente.”
“Perché non l’hai scritto sui muri di Sheffield?
Dirlo a Oli è come dirlo a tutti, lo sai che non sta mai zitto.”
“Yukari, non potevi schivarli per sempre.”
“Lo so, ma avrei potuto farlo fino a quando non mi sarei sentita pronta a parlare con loro, soprattutto con mia madre. Vorrà sapere tutto di Tamao e di Vic, pensi che non l’abbia capito che io avevo una cotta per lui?”
“Mi dispiace, Yukari.”
“Ormai è fatta. Scusa se sono stata brusca con te.”
“Come mai sono l’unico con cui ti scusi?”
“Non lo so, sarà la tua faccia da bonaccione, penso sia impossibile restare seriamente arrabbiati con te se tu guardi le persone con quegli occhioni blu da cucciolo.”
Lui arrossisce di botto.
“Io non guardo le persone con occhi da cucciolo!”
“Sì, che lo fai!
Lo fai da quando ti conosco e non te ne sei mai accorto, ma lasciamo perdere, ci aspettano.”
Taglio corto io.
“Ti odio quando fai così.”
“Così come?”
“Quando fai la stronza menefreghista, dovresti piangere ogni tanto, non ti farebbe male.”
Io abbasso gli occhi per seguire il disegno delle piastrelle.
“Tu invece dovresti smetterla di dire tutto quello che ti passa per la mente.”
Esco da casa sua a passo di marcia, colpita in un punto molto profondo, Lee non parla molto spesso ma – come mia madre – non lo fa invano, basta qualche parola e colpisce duramente.
Fuori c’è un’atmosfera di festa, i ragazzi chiacchierano tra di loro e con i mie genitori, mia madre sembra particolarmente orgogliosa di Oli e ha qualche buon motivo per esserlo: non solo lui ha smesso con la ketamina, ma si è anche sposato.
“Eccoci qui!”
Dico con la mia voce più falsa seguita da Lee, che cerca di adeguarsi senza troppo successo al mio sorriso, gli altri sembrano comunque non farci troppo caso. Salgono tutti in macchina e io e il mio amico finiamo per imitarli, anche se l’atmosfera non è delle migliori.
“Si può sapere perché diavolo ti sei arrabbiata?”
Io rimango chiusa nel suo mutismo e non gli rispondo.
“Ecco, che lo rifai. Perché tagli fuori tutti?”
Io continuo a rimanere in silenzio.
“Yukari, non sei più al liceo in un’ora di buco.
Non vinci nulla continuando a stare zitta, l’epoca del gioco del silenzio è finita.”
Io però continuo a tacere, l’epoca del gioco del silenzio non finirà mai per me. Io sarò sempre quella che si chiude in sé stessa se le cose vanno male, fa parte del mio carattere e della mia educazione.
Le ragazze non piangono se non è strettamente necessario, soprattutto non si piange per nessun ragazzo, perché nessun ragazzo è degno delle tue lacrime. A forza si sentirmelo dire mi si è inculcato dentro con forza.
Seguendo la macchina di Oli arriviamo fuori da una pizzeria che non urta la su sensibilità vegetariana, parcheggiamo e poi scendiamo dalla macchina. Sono di nuovo ributtata in un caos di voci allegre, pacche sulle spalle e gioia per il mio ritorno a cui mi sforzo di rispondere come meglio posso.
Entriamo e una cameriera gentile ci conduce al nostro tavolo, il locale è piccolo e carino. Ha le pareti dipinte di giallo tranne per un tromp l’oeil sull’ultima che rappresenta una visuale di un posto di mare tipicamente italiano. I tavoli sono semplici e decorati con delle linde tovaglie bianche e le piastrelle sono decorate con degli arabeschi verdi, gialli e blu.
Ci sediamo al nostro tavolo e ci vengono lasciati i menù, io inizio a sfogliarlo pur sapendo già cosa ordinerò: una semplice margherita doppio pomodoro.
“Carino questo posto, non mi ricordo di esserci mai stata. È nuovo?”
“L’hanno aperto due mesi dopo che te ne sei andata.”
Mi risponde Oli.
“La cucina è buona e ci vengo spesso.”
“Capito, deve essere davvero buona perché fai sempre un sacco di storie per ogni ristorante, Sykes.”
Lui sbuffa.
“Si può sapere perché sei così acida?”
“Non lo so, sarà il ciclo.”
“Oh, oh! Cadiamo nelle stronzate.”
“Oli non dire parolacce.”
Ripete mia madre.
“Scusa, Aisa.”
L’arrivo della cameriera per le ordinazioni ci salva dal riprendere questa conversazione, che Dio la benedica!
Io ordino la mia solita pizza, margherita con doppio pomodoro e Oli una pizza alle verdure senza pomodoro, mia madre una al prosciutto.
Mangiamo e tutti e due cercano di strapparmi qualche aneddoto sulla vita in tour, ma io non apro bocca, non mi va di parlare con nessuno dei due, che poi la vita in tour non è poi così interessante davvero.
Mangiamo il dolce e beviamo il caffè e poi sono lasciata nelle mani dei ragazzi, cosa diavolo avranno organizzato?
“Cosa devo aspettarmi?”
Chiedo con una punta di preoccupazione a Oli che sogghigna maligno.
“Oggi si va indietro nel tempo! Andremo nel primo locale in cui la band ha suonato.”
Io sgrano gli occhi.
Era un buco frequentato da metallari che quasi hanno pestato la band e da cui mi sono dovuta difendere con il kendo grazie alla collaborazione di un manico di scopa presente nel locale.
“Sei matto?
Ci faranno la pelle, ti ricordi come ci hanno conciati l’ultima volta?”
Lui ride come un matto,  ma non mi risponde, quando fa così lo prenderei a pugni!
“Sono sicuro che te la caverai a meraviglia, l’ultima volta il tuo numero con la scopa ha spaventato un po’ di uomini barbuti!”
“Oli! A volte sei terribile!”
“Sei sparita per anni e ci hai dato talmente poche notizie che una punizione te la meriti.”
“Oh certo! Sono sempre io quella che deve venire punita! Ne ho piene le scatole, me ne vado a casa!”
“Lee viene con noi.”
“Hanno inventato i taxi!”
Sputo acida e comincio a comporre un numero sul mio smartphone, ma lui mi ferma.
“Si può sapere cosa ti prende?”
“Vuoi proprio sapere cosa mi prende?
Mi sono dichiarata a Vic e lui mi ha respinto, perciò Sua Maestà Sykes mi scusi se non sono dell’umore giusto per festeggiare soprattutto in mezzo a un gruppo di gente che ci vorrà linciare non appena ci vedrà!”
Riprendo la mia chiamata e chiedo a un taxi di venirmi a prendere.
“È davvero successo?”
“No, mi piace inventare palle per stare al centro dell’attenzione.
Andate, per favore!”
Lui fa per aprire bocca, ma io lo anticipo con un urlo frustrato.
“Vai fuori dalle palle!”
Lui si allontana con Hannah, tutto il gruppo mi guarda e solo Jordan decide di disubbidire.
“Come mai non te ne vai?”
Gli chiedo.
“Non mi fido a lasciare una ragazza da sola la notte, starò qui con te finché non arriva il taxi.
In silenzio.”
Aggiunge anticipandomi, io annuisco.
Ben presto i ragazzi se ne vanno e rimane solo il tastierista che inizia a giocare con il telefonino, mentre io accendo una sigaretta e trattengo le lacrime.
La vettura ci mette un quarto d’ora e Jordan se ne va dopo che sono salita a bordo, detto al taxista l’indirizzo della casa di Lee.
“È ricca, signorina.”
“Nel caso se lo stia chiedendo i soldi non fanno la felicità.”
Lui tace sorpreso dal tono acido della mia risposta, non sono incline ai rapporti umani ultimamente e lui guida in silenzio per le strade della città in cui sono cresciuta.
Arriva alla villa di Lee, io lo pago e poi entro all’interno, non appena raggiungo il divano mi ci butto a peso morto e comincio a piangere le lacrime che ho trattenuto fino a ieri sera.
Singhiozzo come un animale ferito e lascio che le lacrime miste a trucco macchino uno dei cuscini di Lee, sono sicura che potrà ricomprarlo se le macchie non dovessero venire via. Non si può dire lo stesso del dolore che c’è nel mio cuore, è come una spina caparbiamente piantata lì che non vuole saperne di andarsene.
Continua a fare male a ogni lacrima, a ogni volta che rivivo lo sguardo disgustato di Vic, quello di un ragazzo che non vuole tradire la donna che ama. Io sono quella fuori posto, quella che deve pagare, non mi illudo di continuare a tenere il lavoro dopo la mia confessione.
Ho rovinato tutto con le mie mani per una stupida canna, non toccherò mai più dell’erba in vita mia, fa troppi danni e non ho ancora chiamato Tamao, ma onestamente non sono in grado di avere una conversazione con nessuno ora come ora. Sono troppo arrabbiata, umiliata e confusa.
E le lacrime continuano a cadere senza accennare a fermarsi, sono praticamente un rubinetto aperto che non si riesce a chiudere. Davvero Oli credeva che riuscissi a festeggiare il mio ritorno?
È solo una fuga per leccarmi in pace le ferite, niente di più.
Sono solo una codarda alla fine, quella della ragazza forte è solo una maschera che porto per ingannare gli altri e temo di esserci riuscita fin troppo bene.
Alla fine mi addormento stremata dalla mia crisi di pianto, in posizione fetale sul divano di casa Malia senza nemmeno coprirmi. Mi sveglio molte ore più tardi nel cuore della notte quando Lee apre la porta di casa e bestemmia perché inciampa nel portaombrelli, se conosco bene il signor Sykes li avrà fatti bere fino al limite del coma etilico.
“Lee?!”
Chiamo alzandomi e pulendomi il viso con un fazzoletto, la luce si accende e un barcollante Lee entra nella stanza.
“Ho bevuto troppo.”
Borbotta.
“Vedo.”
Dico asciutta.
“Sei ancora arrabbiata?”
Io scuoto la testa.
“Hai l’aria di uno che deve vomitare in cinque secondi, ti porto in bagno.”
Mi avvicino a lui e avvolgo uno dei suoi fianchi con le mie braccia, avvicinando pericolosamente i nostri volti.
“Sei bella, mi piaci da tanto tempo, Yukari.”
Biascica.
Io non so cosa dirgli, ma le parole sono inutili, subito dopo lui si attacca alle mie labbra investendomi con una zaffata di odore di birra.
Dovrei staccarmi da lui e non complicare le cose, ma io non so fare le cose ne modo giusto quindi quando lui forza le mie labbra con la lingua io glielo concedo e mi ritrovo coinvolta in un bacio mozzafiato.
Cosa diavolo significa?
Sento i circuiti del mio cervello fondersi e la confusione salire a onde.
Ho paura.

 

Angolo di Layla.

Grazie mille a Nico_Ackerman per la recensione e buon anno!

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Capitolo 15
*** 14) Nebbia in primavera ***


14) Nebbia in primavera

 
Yukari p.o.v.

 
Ci sono momenti in cui non sai bene cosa fare e questo è uno di questi.
Lee mi ha baciato e poi è corso in bagno a vomitare, io rimango per qualche minuto impalata in mezzo al salotto, poi corro in bagno anche io.
Trovo il chitarrista chino sulla tazza del cesso che sta vomitando la sua serata, io gli tengo la fronte e gli tiro indietro i capelli per evitare che si sporchino tutti di vomito.
Quando finisce tiro l’acqua, lo pulisco e poi lo porto nella sua stanza, vado per esclusione: la più vissuta e incasinata deve essere per forza la sua.
Lo metto a letto e poi me ne vado, voglio dormire in un’altra stanza.
“Yukari!”
Mi chiama lui con voce malferma, io mi volto.
“Sì, Lee?”
Cerco di rendere la mia voce il più normale possibile.
“Dormi con me.”
“Non so se sia una buona idea.”
Balbetto io.
“Terrò le mani a posto, te lo prometto.”
Io mi mordo le labbra ricordandomi del bacio di poco prima e di come mi sia piaciuto.
“Va bene, Lee.”
Torno sui miei passi e mi infilo nel suo letto, immediatamente lui mi attira a sé e si accuccia sul mio petto, io gli accarezzo i capelli senza dire nulla. Dopo pochi minuti il suo respiro diventa pesante, lui si è addormentato, io sono ancora confusa.
Confusa e stanca.
Non esattamente un bel mix di emozioni.
Cosa devo fare?
Come devo comportarmi?
Non ne ho la più pallida idea, ma immagino che la notte porti consiglio e che reagirò a seconda de comportamento di Lee. Se si ricorderà qualcosa parleremo, altrimenti farò finta di niente e aspetterò un momento più adatto.
Lui continua a dormire della grossa, beato lui.
Alla fine mi addormento anche io e precipito in un sonno pieno di sogni angosciosi che non ricordo molto al mattino, so solo che il posto accanto a me nel letto è vuoto, il che significa che Lee si è già alzato.
Mi alzo anche io e  mi faccio una doccia indossando poi abiti puliti.
Scendo al piano inferiore e lo trovo davanti a una tazza di caffè nero – che non gli piace particolarmente – e a un pacchetto di biscotti.
Per me invece c’è del caffelatte con dei pancakes e lo sciroppo d’acero.
“Grazie, Lee.”
“Di nulla.”
“Come va il mal di testa?”
Il suo volto è attraversato da una smorfia.
“Picchia duro, non vedo l’ora di finire questa robaccia e prendere un’aspirina e magari tornare a letto.”
“Beato te.”
Lui alza un sopracciglio.
“Io devo andare da mia madre.”
Chiarisco.
“Su, non esagerare. Tua madre è una donna adorabile e sono sicuro che non sarà poi così brutto come pensi.”
Io sbuffo pensando che mia madre ha tante cose succulente su cui buttarsi come un di branco di piranha davanti a un poveretto sanguinante sciaguratamente finito in acqua.
“Yukari, ieri ho fatto qualcosa di imbarazzante o cose del genere?
Perdo il controllo quando bevo.”
Io mi irrigidisco, forse sarebbe meglio mentire, ma non sarebbe giusto nei suoi confronti.
“Penso sia meglio parlarne al mio ritorno.”
“Quindi ho fatto qualcosa.”
Il suo tono è spaventato, io non riesco a dire nulla, nemmeno per consolarlo.
Cosa dovrei dirgli?
Che gli voglio bene?
Lui mi ama e non so nemmeno io quali siano i miei sentimenti verso di lui, se semplice amicizia o qualcosa di più. Sono stufa del destino che scompiglia continuamente le carte della mia vita, mi piacerebbe avere un po’ di pace e vedere come è.
Finisco la colazione e poi esco da villa Malia, la casa dei miei genitori non è molto distante e posso arrivarci a piedi, anche se vedere mia madre mi terrorizza.
Chissà cosa potrebbe dire, fare o pensare. Quella donna è imprevedibile ed è per questo che lei e Oli sono pappa e ciccia, sono le stesse strambe persone che non sai come prendere.
Mi guardo intorno durante la mia breve passeggiata, i giardini sono tutti fioriti e sono pieni di colori, festeggiano tutti la primavera tranne me.
Arrivo alla villetta dei mie e suono il campanello, subito il cancellino si apre e io entro camminando su di un sentierino di pietre che serpeggia in un giardino tipicamente giapponese, tra aceri e ciliegi.
Arrivo finalmente alla porta di una villetta tipicamente inglese, entro e trovo mio padre che legge il giornale sul divano poco prima di andare a lavorare.
“Ciao.”
Lo saluto, lui muove debolmente la testa.
“Dov’è la mamma?”
“Sono qui.”
Lei fa la sua comparsa indossando uno yukata bianco con dei disegni gialli.
“Caro, è ora di andare.”
Lui dà un’occhiata al giornale e annuisce.
Dà un bacio lieve a mia madre e uno a me, esattamente come quando vivevo in questa casa.
“Non strapazzarti troppo.”
lo rimprovera dolcemente mia madre.
“Farò del mio meglio, anche perché l’età sale e non sono più il giovanotto di un tempo.”
“Per me sarai sempre quel giovanotto.”
Lui sorride e se ne va lasciandomi da sola con mia madre, che porta in salotto due tazze di the verde e dei biscottini al burro.
“Allora…”
Comincia sedendosi elegantemente.
“Cosa mi racconti?”
“Ho appena finito di accompagnare la band in tour e sono stanca.”
“Come mai sei tornata a Sheffield? Di solito te ne torni a San Diego a riposare.”
“Quest’anno non ne avevo voglia.”
Bevo il primo sorso di the verde, è forte e dolce allo stesso tempo. Solo lei sa come farlo così, io non ci sono mai riuscita.
“Yukari, cosa è successo?”
“Deve essere per forza successo qualcosa?”
Lei alza un sopracciglio e beve a sua volta.
“Yukari, ti conosco. Quando fai così significa che è successo qualcosa, sei troppo simile a me per fregarmi.”
Io abbasso la testa, ha ragione.
“Diciamo che mi sono innamorata di un membro della band.”
“Lo sospettavo, è per questo che non volevi tornare a casa.
Io avrei fatto lo stesso se tuo padre avesse risieduto in un’altra città.”
“Il problema è che lui è già fidanzato con un’altra ragazza e sembra una cose seria.”
“Diamo un nome a questo ragazzo.”
“Dobbiamo proprio?”
“Sì, penso di sì, voglio sapere se le mie supposizioni sono esatte.”
“Va bene.”
Mi arrendo come sempre.
“Si tratta di Vic.”
Lei annuisce.
“Lo sospettavo.”
Io sono sorpresa, in base a cosa lo sospettava?
“Non fare quella faccia, non ci voleva molto a capire quale fosse quello che ti piacesse di più: Mike è troppo interessato alle ragazze e all’erba, avreste funzionato meglio come amici, Tony è fidanzato e troppo timido, Jaime è fidanzato e non mi sembrava il tuo tipo.
Sembri avere una predilezione per i tipi tormentati come Oli, mi chiedo ancora come mai non sia durata tra di voi.”
“Anche lui, come Mike, ama troppo le ragazze e mi ha messo più corna di quelle che potessi sopportare.”
Borbotto a mezza voce.
“E comunque non ha importanza, è sposato con Hannah ora.”
“Sì, quindi ti piace Vic.
E come mai sei scappata dalla band?”
Io arrossisco, posso parlare di canne con mia madre senza evitare una ramanzina?
“C’entra quel tuo vizietto di farti le canne?”
“Come fai a saperlo?”
“Una volta che eri un po’ troppo in aria hai lasciato il mozzicone di una di quelle cose insieme a quelle di sigaretta. Sono una storica dell’arte che vive principalmente nel passato, ma ciò non significa che io non sappia cosa accada nel presente.”
Fa una pausa.
“Comunque sono “felice” che sia solo erba, i giapponesi hanno una predilezione per le anfetamine, avevo uno zio che aveva iniziato con quella roba in guerra e poi non è più riuscito a smettere.”
“Ok. Beh, il gran casino è successo durante l’ultima sera del tour. Siamo andati a un party in un hotel, il che è abbastanza comune, Mike aveva dell’erba e come sempre l’ha divisa con la band, con me, Tamao, Erin, la ragazza di Tony e Alysha, quella di Mike.
Abbiamo fumato, poi Tamao se ne è andata perché non le piaceva l’erba e per come era stata trattata, Jaime l’ha seguita, poi se ne sono andati anche Tony ed Erin.
Poi se n’è andato anche Mike con la sua ragazza, ti lascio immaginare a fare cosa, e siamo rimasti solo io e Vic.”
Arrossisco, ma proseguo con il mio racconto.
“Ci siamo baciati e stavamo per fare altro, però lui si è fermato in tempo. L’ho scongiurato di andare avanti, gli ho detto che lo amavo e lo volevo mio almeno per una notte. Lui ha detto di no, che non poteva fare quello a Danielle, che la ama e se ne è andato.
La mattina dopo è stato piuttosto gelido con me, mi ha evitato come se avessi la peste, io comunque avevo deciso di venire da Lee per un po’ per leccarmi le ferite.”
Faccio un’altra pausa.
“Tamao dice che secondo lei Lee ha una cotta per me e forse ha ragione. Lui non ha voluto dirmi perché ha rotto con Deni e poi ieri sera…”
“Cosa è successo ieri sera?”
“Gli altri sono usciti a bere, io ho avuto una mezza scaramuccia con Oli perché non volevo andare a festeggiare e me ne sono andata a casa.
Ho pianto.”
Ammetto con una certa difficoltà, ma mia madre sorride.
“Ogni tanto le ragazze possono piangere, non c’è nulla di male.”
Sospira.
“Forse ho sbagliato a inculcarti troppo il principio che le ragazze forti non piangono, mi dispiace, tesoro.
È che ho visto mia madre piangere una vita intera per i tradimenti di mio padre e non volevo che tu facessi la stessa cosa, volevo che avessi la forza di cacciare a calci in culo un uomo come lui dalla tua vita.”
“Non è niente, mamma, ormai è andata come è andata.
In ogni caso, ieri sera Lee è arrivato a casa ubriaco e ci siamo baciati. Ha preso lui l’iniziativa, ma io non mi sono fatta da parte, anzi ho ricambiato con un certo piacere e adesso non so cosa fare.
Amo Vic o amo Lee?
Perché ho accettato di baciarlo?”
Mia madre rimane un attimo in silenzio e finisce il suo the, io la imito.
“Non hai mai pensato che quella per Vic fosse un’infatuazione?”
“No, credevo di essere sicura di amarlo, è per questo che non ci ho mai pensato.
Tamao mi ha detto più volte che secondo lei Lee mi ama, forse non ho mai voluto pensare a lui come ragazzo perché ero ancora cotta di Oli e dei ragazzi come lui.
Cosa devo fare, mamma?”
Lei si fa seria.
“Questo te lo può dire solo il tuo cuore, non io e non nessun altro.”
Io sospiro pensando che un goccio di sakè non mi farebbe male, anche se mezzogiorno è ancora lontano, perché nel mio cuore regna una tale confusione che a momenti non so come mi chiamo.

 
Esco dalla casa dei miei ancora più confusa di quando sono entrata.
Non so più quali siano con precisione i miei sentimenti, la sua insinuazione che forse ero solo infatuata di Vic ha trovato terreno fertile nel terreno della mia povera testa e si aggiunge ai mille dubbi sul perché io abbia ricambiato il bacio di Lee invece di allontanarlo gentilmente. Di sicuro non era perché era ubriaco, lui non diventa mi violento quando beve.
La spiegazione quindi mi sfugge e non va bene.
Mi fermo a un take-away cinese con aria abbastanza depressa, è ora di pranzo e ho deciso di presentarmi a casa di Lee con del cibo a mo’ di scusa.
Scusa per cosa non lo so, so solo che ordino due belle porzioni abbondanti di riso alla cantonese, involtini primavera, ravioli al vapore, nuvole di drago, pollo alle mandorle, fritto e all’arancia.
Ho preso cibo per un mezzo reggimento, ma almeno avremo da mangiare per un po’. Arrivo a casa sua carica di borse e sacchetti e mi accorgo che c’è una macchina parcheggiata che non è la sua, ha ospiti e spero non sia Deni, sarebbe terribilmente imbarazzante.
Suono il campanello e quando il cancellino si apre entro, attraverso il viale e apro la porta di casa sua.
“Ciao!”
Urlo.
“Ciao!”
Mi rispondono in coro due voci maschili, una è quella di Lee, l’altra è quella di Matt Nicholls e io tiro un sospiro di sollievo interiore.
Mi faccio vedere e sorridono tutti e due, occhieggiando le borse cariche che emanano un piacevole profumo di cibo cinese.
“Finalmente qualcuno che pensa alle vere necessità di un uomo, tipo il cibo.”
Io rido.
“È una fortuna che tu sia qui, Matt. Ho preso cibo per un esercito.”
“Penso che io e il signor Malia non avremo problemi a farlo scomparire nei nostri stomaci. Vero, Lee?”
Lui annuisce distratto e comincia a preparare la tavola, dopo cinque minuti stiamo mangiando tutti e tre chiacchierando di cose di poca importanza.
“Come mai sei qui, Matt?”
“Visita a un amico e poi abbiamo iniziato a parlare di qualche idea per nuove canzoni.”
“Avete preceduto Oli, wow!”
“Non proprio. Lui ci ha detto che era ora di iniziare a pensare qualcosa di nuovo e lo sai com’è quando fa così, significa che la pace è finita e bisogna iniziare a lavorare.”
“Sì, me lo ricordo.”
Rispondo portandomi alla bocca una cucchiaiata di riso alla cantonese.
“È stata una mattinata produttiva?”
“Non proprio. Abbiamo finito per giocare per la maggior parte del tempo.”
Con un gesto della mano mi indica i joystick sul divano.
“Ieri sera vi siete divertiti?”
“Non è stato male.”
Risponde cauto Matt.
“Avresti potuto venire anche tu.”
“Non ne avevo voglia.”
Rispondo alzando le spalle.
“Uhm, immagino sia stato meglio stare abbracciata al cuscino di Lee a piangere tutte le lacrime.”
Io lo guardo colpita a morte.
“Come lo sai, Nicholls?”
Articolo io con il fiato mozzo.
“Il mio cuscino preferito era macchiato di nero, che presumo sia matita nera, e visto che Lee non si trucca non potevi essere altro che tu.”
Mi irrigidisco.
“La prossima volta fatti i cazzi tuoi.”
“Si può sapere che hai?”
Mi chiede aspro il batterista.
“Torni e non vuoi nessuno, trovi tutti noi e non vedi l’ora di liberarti di noi, che cavolo hai?”
“Fatti miei.”
“No, sono anche fatti nostri visto che non ci meritiamo un tale trattamento.”
“Se Lee non lo avesse detto a tutti avreste avuto la Yukari che volevate.”
Il batterista mi fulmina.
“Non dare la colpa a Lee per il tuo umore di merda!”
Io stringo i pugni.
“Volevo stare da sola a leccarmi le ferite per un po’, non mi sembrava di avere chiesto la luna!”
“Cosa è successo?”
“Mi sono dichiarata a Vic e mi ha rifiutata, felice adesso?”
Lui mi guarda sorpreso.
“Ehm, no. Non sono molto felice.”
“Bene, perché non ho voglia di parlarne ancora, non adesso!”
Prendo un po’ di pollo all’arancia e comincio a mangiarlo con rabbia, come se mi avesse fatto un torto irreparabile.
“Yukari, mi dispiace.”
Io continuo a mangiare e lascio che la conversazione muoia tranquillamente al tavolo.
Dopo aver mangiato il gelato fritto e aperto i biscotti della fortuna i ragazzi si ritirano nella stanza-studio di Lee, io invece metto in frigo gli avanzi, pulisco e lavo i piatti.
Finite la faccende domestiche io mi ritiro in camera mia e svuoto le valigie mettendo ogni cosa al suo posto nell’armadio e nel bagno personale. Quando è tutto a posto mi butto sul letto e finisco per addormentarmi, sognando cose confuse e senza senso.
Mi sveglia il rumore della suoneria del mio cellulare, io bestemmio e cerco di rispondere in tempo, ma non ce la faccio. Inebetita guardo il mittente: è Tamao.
Avevo promesso di chiamarla, ma con tutto quello che è successo me ne sono dimenticata completamente, merda!
Ormai non ho più sonno e perciò accendo il mio portatile e accedo a Skype, sperando di trovare Jaime in linea e di poter parlare con la mia amica. Vic è in linea e provo un tuffo al cuore quando vedo il suo nome, anche perché ha cambiato la sua immagine profilo con una in cui appare sorridente con Danielle.
Ok, mi dico, la guerra è persa.
Controllo il resto dei miei contatti e noto che anche Jaime è in linea, così gli scrivo rapida un messaggio.
“Ciao, c’è Tamao?
Prima ha tentato di chiamarmi, ma stavo dormendo e non sono riuscita a rispondere.”
“Sì, c’è.
Te la passo, hai dimenticato l’educazione?
Non hai nemmeno chiesto come stiamo o come ci vanno le cose.”
“Scusa, non è un bel periodo.”
“Va bene, te la passo.”
Io aspetto qualche minuto e poi mi arriva un messaggio.
“Ciao, sono Tamao.
Come va?”
“Va. Possiamo videochiamarci, è ok?”
“Sì, ma non so come si fa.”
“Ti videochiamo io, devi solo accettare la chiamata, ok?”
“Ok.”
Io clicco sul tasto della videochiamata e aspetto, almeno avrò qualcuno con cui parlare.
Dopo qualche secondo si apre una videochiamata e vedo il volto di Tamao, non mi sembra particolarmente felice.
“Cosa è successo, Tamao?
Le cose con Jaime non vanno bene?”
“Al contrario, vanno benissimo.”
“Allora cosa c’è? Hai una faccia tiratissima.”
“Ho incontrato mio fratello e abbiamo litigato, dice che ho riempito di vergogna la mia famiglia con il comportamento e che dovrei divorziare da Jaime e altre stronzate simili, quando gli ho detto di no lui mi ha detto che ero diseredata o qualcosa del genere.
Come se mi importasse davvero, solo fa male sentirsi incompresi per l’ennesima volta.”
Smette di gesticolare all’improvviso e poi si lascia cadere sulla sedia sfinita.
“Tamao, lo so che fa male quello che ti è successo. Tuo fratello non aveva alcun diritto di dirti quelle cose né di ignorare la tua sofferenza ed essere egoista, ma è successo.
Non lo puoi cambiare, pensa che con questo dai l’addio definitivo a quella parte della tua vita, loro ci hanno messo una pietra sopra, perché spostarla?”
Tamao rimane in silenzio.
“Hai ragione, è giusto vederla così.”
Mi dice esitante.
“Oh, al diavolo! Hai ragione, perfettamente ragione.
Devo smetterla di permettere loro di rovinarmi la vita!”
“Brava.”
“Tu cosa mi racconti?”
“Beh, quando sono arrivata qui ho trovato il comitato di benvenuto al gran completo: i Bring me The Horizon e i miei genitori.”
“E non volevi?”
“Non mi sentivo pronta.”
“È per qualcosa che è successo alla festa.”
Io annuisco.
“Avevi ragione, non dovevo fumare quella roba: ho combinato un casino.
 Ho detto a Vic dei miei sentimenti e sono stata rifiutata in modo chiarissimo. Abbiamo iniziato a baciarci, poi lui è tornato in sé e mi ha detto che non poteva fare quello a Danielle.
Il resto lo sai.”
“Mi dispiace, Yukari.”
“Anche a me, non potrò tornare a lavorare da loro, sarebbe troppo imbarazzante.”
La sua faccia diventa disperata.
“Ehi, non smetteremo di essere amiche.”
“È successo qualcos’altro?”
“I ragazzi sono andati in un pub, io no. Quando Lee è tornato a casa era ubriaco e mi ha detto che gli piaccio e mi ha baciata. Io ho ricambiato, lui non si ricorda nulla.”
Sento un rumore alle mie spalle – come di qualcosa che cade – e mi volto, Lee è dietro di me e quello che è caduto è un bicchiere pieno di the.
“Tamao, devo andare. Ti richiamo.”
Mi alzo in piedi, il momento che temevo è arrivato.
Le spiegazioni non possono essere rimandate ulteriormente, che Dio me la mandi buona.

Angolo di layla.

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione e auguro buon anno a tutti :)

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Capitolo 16
*** 15)Più pesante del cielo. ***


15)Più pesante del cielo.

 
Yukari p.o.v.

 
Ci sono momenti in cui non sai bene cosa fare e questo è uno di questi.
Lee sta raccogliendo i cocci del bicchiere che ha appena lasciato cadere, io lo guardo come inebetita, poi mi riscuoto dal mio coma.
“Non raccoglierli a mani nude, rischi di tagliarti.”
Borbotto e vado a prendere scopa e paletta.
Li raccolgo tutti, mentre lui si affanna a pulire il the caduto sul pavimento con uno straccio, i capelli che gli coprono il volto, che sembra vagamente arrossito.
Quando abbiamo finito ci guardiamo in faccia a disagio, poi scendiamo tutti e due in cucina, io a buttare i cocci in pattumiera, lui a strizzare lo straccio.
“E così ti ho baciato.”
Esordisce  in tono incerto.
“Sì.”
Lui si siede.
“Credo che sia meglio dirti tutta la verità, ormai la frittata è fatta.”
Matt arriva in cucina e capisce al volo che non è aria, guarda sia me che Lee e annuisce.
“Buona fortuna, amico.”
Poi si eclissa e ci lascia di nuovo da soli.
“Che verità devi dirmi?”
Gli chiedo un po’ spaventata, anche se il mio cuore sa già la risposta, non si deve essere un genio per intuirla.
“Beh, ecco. Sì, mi sei sempre piaciuta, fin da quando eravamo ragazzini.”
“Hai sempre avuto una cotta per me?”
Gli chiedo stupita.
“Sì.”
“Ma tutte le ragazze che hai avuto?
Jennie e Deni?
Eri davvero cotto di Jennie, ti sei lasciato andare tantissimo dopo che vi siete lasciati.”
“Non nego che mi siano piaciute, ma non erano te.
Sì, mi sono lasciato andare tantissimo dopo Jennie e ho giurato di non avere storie serie, ma ci sei sempre stata tu in fondo al mio cuore. Sembravi così attaccata a Oli che ho pensato che ti piacesse.”
“Oli è sempre stato solo un amico, il fratello che non ho mai avuto, quando siamo stati insieme non funzionavamo.
Ma perché non ti sei fatto avanti prima?”
Lui abbassa gli occhi.
“Tu sei così carina, io invece ho la pancia e le orecchie a sventola.”
“Che sono bellissime.”
Lui arrossisce di botto e io lo imito, forse ho parlato un po’troppo, ma chi se ne importa.
“Ti piacciono davvero?”
“Sì, mi piacciono e non mi importa che tu abbia la pancia, secondo me sei bellissimo così.”
“Oh.”
Io sospiro.
“Ieri sera ho ricambiato il tuo bacio, ma non so cosa significhi.”
“Forse che ti piaccio anche io.”
“Forse, ma non lo so.
A me piaceva Vic fino a pochissimo tempo fa e sono parecchio confusa, non voglio darti false speranze, io ho bisogno di riflettere.”
Lui annuisce, ma sul suo volto è comparsa un’espressione di dolore che mi fa venire le lacrime agli occhi e infatti mi porto una mano ad essi.
“Mi dispiace, Lee. Io non voglio che tu soffra per me, ecco perché volevo aspettare a parlartene: per chiarirmi le idee.
Non volevo che tu sentissi la conversazione tra me e Tamao.”
Lui scuote la testa e se ne va, io lo seguo e vedo che va nello studio e Matt gli dà una pacca sulla schiena, il batterista mi guarda e io cerco di fargli capire di prendersi cura dell’amico.
Infelice come non mai me ne vado dalla casa di Lee e prendo il pullman che mi porta in centro, da lì vado alla Drop Dead sperando di incontrare Oli.
Entro nel negozio e saluto la commessa.
“Ciao, c’è Oli, per caso?”
Le chiedo, lei mi guarda sospettosa.
“Non posso dirle se c’è il signor Sykes, per via delle fan, lei potrebbe essere una di loro.”
“Non potresti fare un’eccezione?
Sono amica di Oli, mi chiamo Yukari Yidashi.”
“Non so se sarebbe consigliabile.”
Fortunatamente Oli esce da una porta – che presumibilmente conduce al retrobottega – e mi vede.
“Ehi, ciao, Yukari.
Come mai qui?”
“Volevo vederti, le hai addestrate bene le tue commesse, signor Sykes.”
Lui ride.
“Qui passano sempre un sacco di fans e non sempre ho tempo per dedicarmi a loro, quindi le mie commesse non le fanno passare.
Ellie, ti sei comportata benissimo. Yukari è una mia vecchia amica, un po’polemica.”
“Ehi!”
“È vero! Stavo andando allo Starbucks all’angolo, mi accompagni?”
“Va bene. Dopo devo parlarti di una cosa.”
“Va bene.”
Usciamo insieme, lui sorride e sembra di buon umore, spero non mi odi dopo che gli avrò detto che ho incasinato il cuore di uno dei suoi compagni di band. Lui è dedito in maniera quasi ossessiva ai Bring Me The Horizon, ma ormai quello che è fatto è fatto.
Ci avviamo verso la caffetteria, lui si prende un cappuccino e io faccio lo stesso, anche se non ho molta voglia di bere qualcosa che contiene caffè.
Mentre aspettiamo lui mi accenna qualcosa sulla nuova linea della Drop Dead, non dice mai molto perché gli piace fare il misterioso e io ho imparato a non forzarlo.
Quando le nostre ordinazioni sono pronte rientriamo nel retrobottega del negozio di Oli e saliamo verso gli uffici, andiamo nel suo e – dopo esserci seduti – beviamo i cappuccini che sono tornati a una temperatura in cu possono essere bevuti da un essere umano senza rischiare di ustionarsi.
“Allora, cosa ti tormenta?
Dopo ieri sera mi aspettavo che mi tenessi il muso per almeno una settimana.”
Io sospiro.
“È successo un casino, Oli.”
“Dimmi tutto.”
“Lee ieri sera è arrivato a casa ubriaco, mi ha detto che gli piacevo e mi ha baciata, io ho ricambiato.
Poi lui è andato a vomitare e abbiamo dormito insieme.
Non abbiamo fatto sesso, abbassa quel sopracciglio malizioso, Sykes!
Poi la mattina dopo lui si è alzato prima di me e non ricordava più nulla di quello che era successo, io non gli ho detto nulla.”
Lui annuisce.
“Avevo bisogno di tempo per chiarirmi le idee prima di affrontare l’argomento, perché ho ricambiato il suo bacio ed ero sobria.  Il problema è che lui mi ha sentito raccontarlo a Tamao, dopo che sono andata da mia madre.”
“E cosa è successo?”
“Mi ha confessato che è innamorato di me da una vita e che è stato persino geloso di te perché pensava che tu mi piacessi”
Lui non mostra di essere sorpreso e la cosa mi insospettisce.
“Tu lo sapevi?”
“Lee da ubriaco parla molto e poi non si ricorda più un cazzo la mattina dopo. Una sera che ci siamo ubriacati, un sacco di anni fa, mi ha detto che era cotto di te, ma che credeva che tu fossi interessata a me e quindi di trattarti bene.
E se te lo dice un Lee Malia a pugni chiusi, pronto a pestarti, non ci provi nemmeno a chiarire l’equivoco. Ha certe mani che fanno un male della madonna ed è più forte di me.
Da allora l’ho sempre tenuto d’occhio.
Sì, è stato con altre ragazze, ma quando entravi tu nella stanza si illuminava, si capiva che tu eri speciale per lui.
Tu come hai reagito alla sua confessione?”
“Gli ho detto che avevo bisogno di tempo per pensare e che non volevo farlo soffrire o dargli false speranze, non so cosa fare, Oli.
Sono confusa.
Vic mi piace ancora, ma ho baciato Lee e la cosa non mi è dispiaciuta.”
Mi prendo la testa tra le mani, dopo le parole di Oli la mia disperazione ha raggiunto nuovi livelli, come posso uscire da questa situazione senza ferire qualcuno?
“Hai solo bisogno di tempo per pensare e capire chi ti piace sul serio.”
“Ti pare una cosa facile?”
“Non ho detto che lo sia, ma è l’unica cosa che puoi fare, no?”
“E vivere a casa di Lee, intanto?
Non sarebbe doloroso per lui?”
Oli rimane in silenzio.
“Vedi quanto regge e se non va, torna dai tuoi.”
“Ottimo suggerimento. Spero di avere le idee chiare prima delle nostre vacanze a Brighton o rovinerò tutto a tutti.”
“Te le ricordi ancora?”
Io annuisco.
“Le facciamo ancora, è un rito molto carino da rispettare, anche se adesso che sono un uomo sposato non posso più scoparmi qualcuna nel bagno di qualche locale.”
“Ci mancherebbe altro, Hannah è davvero una brava ragazza.”
“Sì, hai ragione, ma stiamo divagando.”
“Uhm, hai ragione.”
Istintivamente estraggo una sigaretta dal pacchetto, ma Oli appoggia una mano sopra la mia.
“Qui non si fuma.”
“Va bene. Che cazzo faccio?”
“Torni a casa e vedi come va. Poi fai tutti quei ragionamenti contorti che fanno le ragazze quando sono nella tua situazione.
Ti dico solo una cosa: se davvero la tua cotta per Vic fosse stata amore non avresti baciato Lee, ma questa è solo la mia opinione, forse le cose sono diverse da come le vedo io.”
“Interessante punto di vista, adesso vado.
Ciao Oli e grazie.”
Esco da retrobottega della Dropdead e alzo gli occhi verso il cielo: è gravato di nuvole scure esattamente come la mia vita.

 
Mi è sempre piaciuta la casa di Lee, così isolata e pacifica, ma oggi non sono esattamente felice di tornarci.
Apro il cancello e quasi mi scontro con Matt che sta uscendo, direi che non è di buon umore, il che non è incoraggiante.
“Come sta Lee?”
“Male, si sente un idiota per averti baciato e fatto capire i suoi sentimenti.”
Io sospiro.
“Oh, Lee! Qui l’unica idiota sono io che non ho fatto attenzione a chi ascoltava le mie videochiamate!
Non volevo che lo scoprisse così.”
“Ma a te lui piace?”
L’onestà di Matt è quasi brutale.
“Non lo so, sono confusa. Sono scappata in Inghilterra perché Vic Fuentes mi ha rifiutato, non voglio usare Lee come chiodo scaccia chiodo né ferirlo.
Gli voglio bene, Matt, anche se a volte non lo dimostro!”
“Lo sappiamo che gli vuoi bene e che non è facile per te fare la ragazza dolce. Adesso vai, lui ti starà
sicuramente aspettando.”
Io annuisco ed entro in casa.
“C’è nessuno?”
Urlo.
“Io.”
Mi risponde una voce dal salotto e trovo Lee stravaccato sul divano con in mano una lattina di the al limone invece della consueta birra.
“Niente birra, oggi?”
“Ha già fatto abbastanza danni.”
Commenta amaro e a me si stinge il cuore. Perché la mia mia vita è sempre così incasinata?
“Mi dispiace, Lee.”
“Sono io che ho rovinato tutto.”
“No, Lee. Sei stato sincero e lo apprezzo, solo non volevo che tu venissi a sapere di … quello che è successo così.”
“Lo hai già detto.”
Io sospiro.
“Se avessi avuto il tempo di riflettere tu non saresti soffrendo così!”
Lui mi guarda con uno sguardo indecifrabile, ma che da tempo so cosa significa, non è convinto che qualcuno farebbe una certa cosa.
“Oh, sì! L’avrei fatto! Tu puoi non credermi, ma ti voglio davvero bene, sei una persona importante nella mia vita.”
“Sono felice di esserlo, ma sa tanto di “è meglio se rimaniamo amici” e…”
“No, Lee. Sono solo confusa.
Senti forse è meglio che me ne vada da qui e torni dai miei, qui non ti faccio bene.”
Lui si alza in piedi e mi abbraccia stretta, come se temesse che potessi svanire nell’aria.
“Io invece non voglio che tu te ne vada.”
Mi lascio andare nel suo abbraccio e lo cingo con le braccia.
“Ti farei solo soffrire.”
“Forse mi piace soffrire.”
“Lee...”
Sento le lacrime salirmi agli occhi.
“Lee, non va bene così.
Non voglio che tu soffra, non te lo meriti.”
“Ti prego, rimani.
Non voglio stare da solo, questa casa è grande abbastanza per avere ognuno i suoi spazi.
Ti prego.”
“Va bene, rimango.”
Lui mi lascia andare e torna al suo the, io vado a prendere una birra e mi siedo accanto a lui.
“Come è andata la giornata con Matt?”
“Mi ha stracciato due volte quando abbiamo giocato, ma abbiamo scritto qualcosa.
Mi ha detto che adesso andava da Chloe.”
“Com’è? Una brava ragazza?
Si sono messi insieme dopo che me ne sono andata e non so come sia.”
“È a posto e non opprime Matt il che forse è la cosa migliore, lo sai che ci tiene alla sua libertà.”
“Già.”
Ma intanto penso che tutti attorno a me stanno mettendo la testa a posto tranne me, Oli è sposato, Jordan pure e anche Jaime. Io invece sono bloccata in una situazione che sa di adolescenza lontano un miglio, una persona matura avrebbe già risolto tutto. O almeno questo è quello che mi dice la testa, il cuore parla un’altra lingua: mi dice di andarci cauta, che Lee non merita di soffrire a causa mia né con la tortura dell’attesa né fingendo un amore che non provo.
D’improvviso l’arioso salotto di villa Malia mi sembra stretto e mi alzo di scatto, esco nel cortile posteriore e mi siedo su una delle sdraio vicino alla piscina. Recupero un posacenere e mi accendo una sigaretta, nervosa come non mai.
Perché combino sempre pasticci e per di più non badando a cosa davvero piccole?
Se mi fossi trattenuta con Vic non sarei in questo casino, se avessi chiuso a chiave la porta mentre parlavo con Tamao Lee non starebbe soffrendo.
Che poi Lee mi piace?
Qualcosa nel mio cuore mi dice di sì, ma non sono del tutto convinta, ho paura che il mio cuore lo dica solo per fare chiodo scaccia chiodo con Vic e non posso permettermi che accada con lui.
Ci tengo davvero a Lee, è uno dei miei migliori amici, non voglio che stia male per me.
Sospiro infelice, dopo aver inalato un po’ di fumo, da qualsiasi parte la si guardi la situazione non è delle migliori. Rischio di perdere uno dei miei migliori amici se non sto attenta a come mi comporto.
Ottimo, Yukari!
Mi prendo la testa tra le mani e mi dico che dovrei andarmene da questa villa, ma ho appena promesso a Lee che non l‘avrei fatto.
I ricordi della sera prima tornano a farsi vivi, ho baciato Lee e mi è piaciuto, ma anche il bacio con Vic non è stato male. Forse è meglio smettere di fare paragoni, rischio di impazzire, e una Yukari pazza non serve a nessuno.
Continuo a fumare fino a che la sigaretta non è ridotta a un mozzicone e poi rientro dentro, Lee è ancora sul divano e non commenta la mia fuga. È sempre stato un ragazzo intelligente, a differenza mia che sono abbastanza impulsiva
“Cosa mangiamo?”
Chiedo per smorzare la tensione.
“Non lo so, a me va bene qualsiasi cosa.”
“Ok.”
Vado in cucina e controllo negli armadietti e trovo della pasta, controllo la quantità e noto con piacere che basta per due.
“Va bene se ti cucino della pasta?”
“Benissimo.”
Torno in cucina e metto una pentola d’acqua sul gas e controllo un’ultima volta la quantità di pasta, nel frigo trovo un vasetto di sugo di pomodoro che mi sembra abbastanza commestibile e ne verso un po’ in un pentolino. Metto anche quello sul gas e aspetto, una volta che l’acqua inizia a bollire verso la pasta e controllo che ore siano.
Torno in salotto e apparecchio il grande tavolo, tra poco si mangerà, cucinare è il minimo che io possa fare per lui: mi ospita in casa, nonostante non gli faccia bene, e non si lamenta nemmeno. È un sant’uomo e non credo di meritarmi un tale trattamento.
Non mi sono mai sentita peggio in vita mia, priva dei miei soliti punti di riferimento.
Torno in cucina e controllo la cottura della pasta immersa in una nebbia di pensieri negativi, arrabbiata con me stessa per i miei comportamenti ambigui.
Dico di volere il bene di Lee, ma gli faccio del male rimanendo qui, legata alla sua promessa.
Scolo la pasta e ne metto un po’ nel mio piatto e un po’ nel suo, poi verso il sugo e poi la porto in tavola.
“Lee, è pronto.”
“Arrivo.”
Si alza dal divano e lascia perdere il programma che stava guardando.
“Sembra buona.”
“Lo spero.”
Rimango ancora in silenzio.
“Lee, continuo a pensarci e mi dico che non va bene che io rimanga.”
“Yukari, ti prego, ne abbiamo già parlato. Non te ne andare, non voglio.”
“Lo so che non vuoi, ma penso di non farti bene.”
“Starei peggio se tu te ne andassi, finirei per darmi la colpa per averti perso.”
“Non mi perderesti se me ne dovessi andare.”
“Lo sai anche tu che non è vero.”
“Forse è stato uno sbaglio venire qui.”
Lui appoggia la forchetta che si stava portando alla bocca su piatto.
“Cosa vuoi dire?”
“Sono venuta qui per dimenticare Vic, ma forse sarebbe stato meglio se fossi andata al mio appartamento di San Diego a leccarmi le ferite senza coinvolgere nessuno.”
“Non hai sbagliato! Accidenti, a cosa servono gli amici sennò?”
“Ti ho costretto ad ammettere i tuoi sentimenti per me.”
“Ed è un bene! Non pensare che siano così deboli da svanire se non espressi.
Prima o poi l’avrei fatto, indipendentemente da quello che è successo ieri sera, l’alcool ha solo accelerato e cose.”
Io sospiro.
“Va bene, Lee.
Solo che mi sento come se ti facessi del male e odio questo sentimento.”
“Ci tieni a me?”
“Ovvio che sì.”
Lui annuisce e un piccolo sorriso sul suo volto paffuto.
Non so bene come interpretarlo e forse è meglio così, dopotutto.
Finiamo di mangiare e poi io lavo i piatti, so che di solito viene una donna delle pulizie e Lee non si occupa di queste faccende, ma io mi sento in dovere di farlo come forma di gratitudine.
Mi sta ospitando qui senza chiedermi nulla e probabilmente soffrendo, questo pensiero continua a ripresentarsi alla mia mente e inizio a credere che non mi faccia bene.
In ogni caso suona il telefono e Lee risponde, parla brevemente con qualcuno e chiude la chiamata.
“Oli, ci invita a casa sua a vedere un film.
È solo una scusa per mostrarci la sua nuova megatv.”
Io scoppio a ridere.
“Sì, film! Come se ci credessi! La verità è che vuole giocare con voi e io rimarrò con Hannah e le altre ragazze dei Bring Me The Horizon.”
“Non ti si può nascondere nulla.”
“Vi conosco da troppo tempo, vado a prepararmi.”
Salgo in camera mia e metto un paio di jeans strappati, una maglia della Drod Dead nera con scritto Dead in bianco e una felpa. Borsa e anfibi e sono pronta a uscire con Lee che sembra di buon umore, in macchina chiacchiera tutto il tempo di argomenti leggeri.
Arriviamo alla villa di Oli e noto che ci sono le macchine di tutti i componenti, Lee parcheggia e poi scendiamo, Hannah ci aspetta al cancello con aria contrita.
“Era solo una messa in scena…”
“Oli vuole giocare con i suoi amici un qualche nuovo gioco fighissimo su una mega tv?”
Lei spalanca gli occhi e mi guarda come se fossi una strega.
“Come fai a saperlo?”
“Li conosco da più tempo di te.”
Entriamo in casa e subito Lee va dai ragazzi lasciandomi in compagnia di Hannah, Chloe ed Emma.
Mi guardano tutte con una certa curiosità e rimpiango all’istante di essere venuta, di sicuro tutte e tre vogliono farmi un approfondito interrogatorio sul mio rapporto con Lee e io non sono pronta.
Chi diavolo mi salva da questa situazione?
All’improvviso l’idea di venire a casa di Oli non mi sembra più tanto innocente come mi sembrava a casa di Lee.
Indosso il mio miglior sorriso di circostanza e spero che vada tutto bene.
Non possono mangiarmi, no?

Angolo di Layla.

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione :)

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Capitolo 17
*** 16)La variabile impazzita. ***


16)La variabile impazzita.

 

Tamao p.o.v.

 
I giorni passano tranquilli qui a Londra.
Io e Jaime visitiamo tutto quello che la città ha da offrire ed è davvero tanto, il nostro rapporto sembra diventare ogni giorno più forte e più profondo. Abbiamo guadagnato una buona complicità e sembriamo davvero una coppia sposata. Inoltre ci siamo baciati ancora e un paio di volte siamo arrivati vicini a fare l’amore, non potrei chiedere di più.
Non ho fretta, ma questi piccoli passi avanti mi rendono felice.
È una tranquilla mattinata quando suona il campanello, Jaime è sotto la doccia quindi tocca a me aprire la porta dell’appartamento. Una coppia di mezza età mi squadra e io guardo la larga e lunga maglietta stampata con la fantasia della bandiera americana che indosso e mi rendo conto che è leggermente inadatta a ricevere qualcuno che non sia un amico.
Non riceviamo molte visite quindi non mi sono messa vestiti che fossero okay.
“Buongiorno, posso sapere i vostri nomi?”
Chiedo piuttosto educatamente.
“Siamo i signori Preciado. Lei è Maria e io sono Juan.”
Io sbianco.
“Oh, entrate.
Scusatemi per il tono formale della domanda, Jaime non mi ha detto che sareste arrivati. Ora vado a chiamarlo.”
Li faccio accomodare sul divano mentre il mio corpo si copre di sudore freddo, all’improvviso mi sembra di essere tornata agli esami delle medie.
“Volete qualcosa da bere? Da mangiare?”
“Un bicchiere d’acqua per me andrà benissimo, e tu caro?”
Mi risponde la signora Preciado.
“Una coca.”
“Arrivo.”
Sparisco in cucina, acchiappo al volo due bicchieri, in uno verso dell’acqua e nell’altro della coca, poi torno in salotto sorridendo.
“Ecco a voi, torno subito.”
Appoggio i bicchieri sul basso tavolino laccato di nero che è davanti al divano, poi vado in bagno, busso ed entro. Chiudo quasi immediatamente gli occhi, Jaime indossa solo un asciugamano, è una bella visuale, ma non posso annegare nella mia bava o saltargli addosso proprio adesso. Sarebbe terribilmente inappropriato.
“Jaime…”
“Sì, Tamao?”
“Di là ci sono i tuoi genitori.”
“Stai scherzando?”
Apro gli occhi e vedo che ha la bocca ridicolamente spalancata.
“No, sono seria.
Vedi di muoverti, io vado a cambiarmi. Non posso presentarmi a loro vestita così.”
Lui annuisce confuso, io esco dal bagno e vado in camera mia. Apro l’armadio e guardo i miei vestiti con un senso di nervosismo crescente, dicono che l’abito non fa il monaco, ma di sicuro fa una buona impressione.
Alla fine scelgo una vestito rosso un po’ hippie che mi arriva sotto le ginocchia e con le spalline, lo indosso, mi spazzolo i capelli, non sono truccata.
Mi chiedo se sia il caso di farlo, ma poi concludo che un aspetto naturale è più rassicurante per due persone che non mi conoscono e che sono state sorprese dal matrimonio di Jaime, come e più dei fans.
Probabilmente si aspettavano che Jaime li avvisasse, cosa che non ha fatto, e forse sono arrabbiati con lui e non posso dare loro torto.
Alla fine delle mie elucubrazioni torno in salotto e trovo Jaime e i suoi genitori immersi in una fitta conversazione in spagnolo, lingua che non capisco ancora, e non ho idea di cosa si stiano dicendo.
Spero solo che non stiano litigando, non mi va che lo facciano per colpa mia.
“Buongiorno.”
Mormoro intimidita.
“Vieni qui, Tamao.
Parliamo un po’, il vostro matrimonio ci ha sorpreso non poco vista la relazione di Jaime con Jess.”
Io eseguo e mi siedo sul divano che mi sembra un po’ stretto, tipo tribunale dell’Inquisizione, ed è in gioco la mia credibilità.
“Allora come hai conosciuto Jaime?”
Io lo guardo e lui in qualche modo mi fa capire di raccontare la storia che propiniamo a tutti: quella della fan fortunata.
“Beh, ero a un loro concerto, quello di New York, e alla fine dello show una guardia del corpo mi ha indicata e mi ha detto di venire con lui.
Non avevo idea del perché, sinceramente pensavo di avere fatto qualcosa di male e di avere offeso la band in qualche modo, invece lui mi ha scortata fino al backstage e al loro camerino.
Ho aspettato che finissero di fare la doccia e poi Jaime mi ha detto che mi aveva notata durante lo show e voleva trascorrere del tempo in mia compagnia.”
Arrossisco.
“Ci ha provato con me tutto il tempo, ma io ho resistito perché sapevo che aveva una ragazza e non volevo essere una groupie. Quando ci siamo lasciati ero piuttosto delusa perché non pensavo che uno dei miei idoli potesse essere un tale puttaniere.
Scusa, Jaime.”
Gli rivolgo un falso sorriso di scuse.
“Di nulla, Tamao. La prima volta che ci siamo incontrati sono stato davvero orribile con te.”
“Io non ti ho educato per essere così!”
Esclama la signora Preciado.
“Scusa, mamma.”
“E come mai ha cambiato idea?”
“Nei giorni seguenti  mi ha inondata di messaggi di scuse e di messaggi carini e mi ha invitato a seguire la sua band, ero piuttosto incerta, ma alla fine ho deciso di farlo.
Non me ne sono pentita, da quando ci siamo ritrovati è stato davvero gentile e carino con me e…
Insomma, ci siamo innamorati.
Non era previsto, immagino, ma è successo e lui ha lasciato Jess per correttezza.”
“E come mai vi siete sposati?”
“Il mio visto per rimanere negli Stati Uniti stava per scadere e abbiamo deciso tutto al momento, non volevamo separarci e sposarci sembrava la soluzione migliore.
Ci spiace di non avervi invitato, ma abbiamo deciso in fretta e furia e c’era praticamente solo la band al nostro matrimonio.”
I genitori di Jaime mi guardano in modo penetrante, come se non fossero del tutto convinti della mia storia e si aspettassero un qualche cedimento che rinforzi la loro teoria.
Se siano rimasti delusi dal fatto che non ho battuto ciglio mentre rifilavo loro la solita bugia lo hanno nascosto molto bene perché mi sorridono entrambi.
“Oh, così è stato un colpo di fulmine.”
“Sì, esattamente.”
“Interessante.”
È il commento scarno della signora Preciado.
“Non sapevo che Jaime credesse nei colpi di fulmine.”
E questo è il signor Preciado.
“Beh, le cose possono cambiare, papà.”
“Sì, immagino di sì, figliolo.”
Il tono è leggermente dubbioso.
“Volete fare un giro per Londra?
Scommetto che non l’avete mai visitata.”
“No, preferiremmo continuare a parlare e con te e Tamao.”
Che l’Inquisizione continui e spero sia un verdetto positivo.

 

Dicono che il tempo passi in fretta quando ci si diverta, io aggiungerei che succede lo stesso quando sei sotto il fuoco di fila delle domande dei genitori di tuo marito.
Hanno voluto sapere tutto su di me, sulla mia famiglia, su cosa ci facessi negli Stati Uniti e ho dovuto raccontare un po’ di bugie, credo che Jaime non si senta pronto a dire loro la verità e non so che torto dargli, non ho idea di come potrebbero reagire. Forse mi capirebbero o forse mi odierebbero e finirebbero per pensare che sto solo sfruttando la fama e i soldi del figlio per accaparrarmi un avvenire felice.
Le variabili sono tante se si considera la mia vera storia e come potrebbe essere accolta, sono fin troppe.
Forse in fase iniziale è meglio una bugia, si è sempre in tempo a smentirla e a spiegare pazientemente perché non si è optato subito per la verità.
In ogni caso arriva l’ora di pranzo e Jaime controlla l’orologio prima di parlare con i suoi genitori.
“Cosa ne dite di uscire a mangiare?
C’è un ottimo ristorante non lontano da qui.”
I due si guardano e poi annuiscono.
“Mi sembra una buona idea, abbiamo impedito a Tamao di cucinare per noi.”
Io sorrido debolmente mentre ci alziamo tutti dal divano.
Io recupero un paio di anfibi, la borsa e la giacca di pelle, poi esco insieme con Jaime e ai miei suoceri.
Lui è a capo del gruppetto, loro continuano a chiacchierare in spagnolo in tono tranquillo e pagherei oro per sapere cosa si stanno dicendo – devo convincere Jaime a insegnarmelo – e poi ci sono io a chiudere il corteo.
Camminiamo per un  po’ nel quartiere, poi finalmente l’insegna “Da Massimo” fa capolino, il locale è un delizioso ristorante italiano che alla sera funge anche da pizzeria.
Entriamo e il cameriere ci scorta sorridendo a un tavolo, poi ci lascia i menù, io mi immergo subito nella lettura per non dover sostenere ancora una conversazione.
In realtà ho già deciso, le lasagne della casa sono le più buone che io abbia mangiato e amo le loro scaloppine al limone.
Jaime invece parla con i suoi genitori, consigliando questo o quel piatto, loro annuiscono o fanno qualche domanda su che ingredienti siano usati.
Alla fine ordiniamo tutti le lasagne come primo, io ordino le scaloppine al limone, Jaime della carne ai ferri, la signora Preciado dell’arrosto e il signor Preciado scaloppine ai funghi.
“Venite spesso qui?”
Ci chiede Maria.
“Sì, abbastanza. È un buon posto con dell’ottimo cibo e del personale discreto.
Penso che abbiano capito chi siamo, ma non l’hanno ancora reso pubblico, visto che non ci sono fans fuori di qui.”
“Capisco. Come hanno reagito le fans?”
“Alcune bene, altre male. Non che mi aspettassi qualcosa di diverso.”
“Come è essere famosi?”
Io rimango senza parole per la domanda del signor Preciado.
“Non lo so, io non mi considero famosa.
Sono solo una ragazza come tante, è Jaime quello che ha talento e si merita la fama.”
“Non ti ha mai interessato la fama?”
Io scuoto le spalle.
La fama è stato l’ultimo dei miei pensieri anche perché nello stanzone dove ho trascorso gli ultimi dieci anni della mia vita era già un lusso pensare alla libertà, figurarsi alla fama.
“No, non mi è mai interessata. È solo un caso che Jaime sia famoso, non ho scelto di sposarlo per quel motivo.”
“Va bene.”
La mia risposta sembra averli convinti e io tiro un sospiro di sollievo, questa mattinata sta diventando lunga e insidiosa, sento che quei due mi tendono delle trappole ogni due per tre mascherate da domande innocenti.
Li capisco, ma è faticoso sostenere una conversazione del genere, vorrei che si fidassero di me, ma immagino ci vorrà un po’ perché sono piombata nella vita di loro figlio all’improvviso e ho scalzato Jess dal suo ruolo di compagna di Jaime.
Sono come una variabile impazzita nella vita tutto sommato ordinaria di loro figlio e devono capire se io sia un bene o no.
Il cameriere porta i piatti e cominciamo a mangiare.
“Ti piace, mamma?
E a te papà?”
Chiede premuroso Jaime..
“Sì, sono ottime.”
Rispondono tutti e due.
Un punto a nostro favore, il cibo è di loro gradimento.
Mangiamo in silenzio, un silenzio piuttosto imbarazzato.
No, siamo lontani dalla complicità delle vere famiglie, forse con Jess c’era, io guardo Jaime, lui mi lancia uno sguardo dispiaciuto. Probabilmente vorrebbe che la sua famiglia mia accettasse di più, ma non può forzare loro la mano, è una cosa che deve avvenire in modo naturale.
Il cameriere passa a prendere i piatti vuoti e inizia di nuovo il fuoco di fila delle domande.
“Cosa pensi di fare, Tamao?”
“In che senso?”
“Lavoro.”
“Ah, so cucire a macchina e disegnare. Mi piacerebbe iniziare una carriera nel campo della moda, iniziando magari a vendere su internet.”
“Ma davvero?”
“Sì, comprendo che sembri campato in aria o suoni strano che una ragazza sappia cucire a macchia di questi tempi, ma io sono giapponese. Mia madre mi ha insegnato a cucire, pensava potesse essermi utile nella mia vita e in un futuro matrimonio.”
“Capisco. Almeno qualcuno rammenderà i calzini e le magliette di Jaime.”
“Sì.”
Rispondo un po’ a disagio. Come mi considerano?
Non vedo l’ora di andarmene da qui e chiudermi nella nostra stanza a piangere, è ovvio che non piaccio ai suoi genitori e che molto probabilmente mi considerano una specie di arrampicatrice sociale.
Ho fallito l’esame e non so quanto potrò ripeterlo, che tristezza.
Ci portano anche i secondi e poi il dolce, a cui segue il caffè.
Finito quello mi alzo in piedi.
“Scusate, non mi sento molto bene.
Penso che andrò a casa, Jaime sarà felice di portarvi in giro per Londra.”
“Va bene.
Riposa, Tamao. Hai una bruta cera.”
“Grazie, signora Preciado.”
Prendo la mia giacca di pelle e la borsa e li lascio nel ristorante, l’aria ancora fresca di maggio è come un schiaffo in piena faccia che mi risveglia completamente dopo il caldo del ristorante.
Cammino a passo spedito verso casa, cercando di mantenere un’andatura eretta e non quella gobba di una perdente, ce la posso fare.
Attraverso il quartiere e finalmente arrivo a casa, saluto la portinaia e salgo le scale, poi apro la porta e me la richiudo alle spalle. Solo allora permetto alle mie lacrime di uscire e inondarmi il volto, mi appoggio alla porta e mi lasci scivolare fino ad arrivare a una posizione accovacciata contro il legno, il tatami che preme contro le mie gambe nude e i singhiozzi che sgorgano liberi.
Cosa ho fatto di male?
Perché non mi hanno accettato?
Cosa ho di sbagliato?
Perché ogni volta che c’è in ballo qualcosa di importante sbaglio?
Finirò per perdere anche Jaime a causa di questo?
Spero di no, non riuscirei a sopportarlo.
Mi alzo e barcollando raggiungo la nostra camera da letto e mi butto sul futon senza nessuna grazia e poi riprendo a piangere come una bambina spaventata, come avrei pianto nel lasciare il Giappone se mi fosse stato concesso.
Rivivo tutti i momento felici della mia relazione con Jaime e mi auguro di non doverli cancellare o dimenticare, voglio di più!
Voglio che ce ne siano altri e voglio che lui mi ami!
Alla fine mi addormento piangendo e sogno che lui se ne vada dicendo che non ne può più della commedia che abbaiamo inscenato, che lui si merita di più di una come me.
Una che lo ami, una come Jess, non una clandestina sposata in un momento di rabbia contro l’Immigrazione.
Probabilmente urlo perché qualcuno mi scuote e quando apro gli occhi vedo Jaime che mi guarda preoccupato.
“Tutto bene, Tamao?”
“È stato solo un incubo.
Dove sono i tuoi genitori?” 
“Sono in un albergo, hanno insistito per andare lì per non disturbarci.
Non sono riuscito a fermarli.”
“Oh, capisco.”
Borbotto insonnolita.
“Tamao, stai davvero bene?
Mia madre era piuttosto preoccupata per te, dicevi che avevi un cera orribile.”
“Sì, sto bene.”
“Ma hai qualcosa che non va.”
“Non sono riuscita a fare una buona impressione sui tuoi genitori, credo mi considerino una specie di arrampicatrice sociale che mira solo ai tuoi soldi.”
“A me hanno detto che più di tutto sembravi una ragazza spaventata.”
Io sospiro.
“Jaime, non credo ti direbbero quello che pensano se è quello che dico io.”
Lui scuote la testa.
“Me lo direbbero, sono due persone che non hanno peli sulla lingua. Quando ho mollato il lavoro per i Pierce The Veil mi hanno detto che stavo facendo una cazzata e non avevo alcuna garanzia che la band sfondasse e che avrei fatto meglio a tenermi il mio posto.”
“Oh.”
“Già, per fortuna si sono sbagliati.
Ma tu hai pianto.”
Nota i segni delle lacrime sulle mie guance.
“Sì, sono piuttosto emotiva e spaventata.”
“Spaventata da cosa?”
“Che loro ti convincano che io non sono adatta a te.”
“Non succederà, Tamao.
Non avere paura.”
Mi abbraccia e io mi lascio andare nel suo abbraccio pensando che amo il suo calore e che non vorrei mai lasciarlo andare o cederlo a un’altra. Jaime è mio e tale deve restare, non posso cederlo senza combattere, devo riuscire a farlo innamorare di me.
Ma come?
Non ho un fascino particolare, sono solo io, Tamao.
“Tamao…”
“Jaime…”
“Mi piaci tanto e credo che tu piaccia anche ai miei genitori.”
“Non mentire per addolcirmi la pillola.”
“Non sto mentendo, lo penso veramente, perché dovrei mentire?”
“Per rassicurarmi e non farmi preoccupare.”
“Non avrebbe senso, non lo farei mai.
Non mi piace mentire.”
“Davvero?”
“Sì, fidati di me. Ti fidi di me?”
“Sì.”
“E allora andrà tutto bene.”
Io annuisco e poi purtroppo ci stacchiamo, lui mi manca già.
“Jaime, ti amo.
Lo so che non mi ami, ma io…”
Lui mi bacia all’improvviso, senza nemmeno lasciarmi finire la frase, lasciandomi letteralmente senza parole.
“Che cosa significa?”
“Mi sto innamorando di te o almeno credo, la situazione è abbastanza complicata.”
“Lo so, mi dispiace di aver complicato la tua vita.”
“Io invece ne sono felice.”
Io sorrido, lui sorride e tutto sembra andare di nuovo bene, mi dimentico dei miei dubbi e delle mie paure.
Non mi importa di piacere o meno ai genitori di Jaime, mi importa di piacere solo a lui, perché se gli piacessi lui sarebbe disposto a difendermi contro tutti, me lo sento.
“Cosa ne dici? Ci facciamo un the?”
Io annuisco e andiamo in cucina, lui mette l’acqua sul gas e poi traffica negli armadietti alla ricerca delle bustine e poi delle tazze. Quando ha trovato tutte e due anche l’acqua è pronta e lui la versa nelle tazze, lasciando che il familiare profumo del the si faccia sentire nella cucina.
Io sorrido, ricordandomi quando prendevo il the con mia nonna, forse l’unico membro della famiglia per cui contassi qualcosa e che mi trattasse da essere umano: il giorno in cui è morta ho sofferto parecchio.  
Così va la vita.
“Domani i miei genitori ci hanno invitato a cena, per te va bene?”
Io annuisco, mi sento un po’ più sicura adesso.
Credo di potercela fare principalmente perché sento che Jaime è più vicino a me ora.
“Sicura, Tamao?”
“Sì, stai tranquillo. In qualche modo ce la farò.”
Gli sorrido e lui sembra in qualche modo rassicurato.
“Cosa ne dici di un po’di coccole?
Questa giornata è stata stressante.”
“Mi sembra un’ottima idea.”
Ci stendiamo sul divano e lui mi abbraccia e comincia ad accarezzarmi i capelli, io il petto beandomi della sua vicinanza, che possa essere una bugia non mi importa perché è una meravigliosa bugia se lo fosse.
Gli massaggio le spalle indolenzite e lui sospira nel mio abbraccio, sembra davvero felice o rilassato.
“Sono felice che tu sia qui, Tamao.”
“Anche io sono felice che tu sia qui.”
Rimaniamo così per quelle che potrebbero essere ore o forse per sempre, contenti e tranquilli, calmati dalla reciproca presenza.
Credo sia amore, lo spero con tutto il cuore.
Non sono mai stata così bene vicino a una persona, sono talmente felice che alla fine mi addormento con un sorriso sulle labbra.
Mi piace questa vita.

Angolo di Layla.

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione.

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Capitolo 18
*** 17)Passato e futuro ***


17)Passato e futuro

 
Tamao p.o.v.

 
Ci sono cene che sono cruciali e questa è una di queste: vedrò per la seconda volta i genitori di Jaime e voglio fare una bella figura a tutti i costi.
Sono in accappatoio davanti all’armadio e mi chiedo cosa posso mettere, ho persino pensato di mettermi un chimono – Yukari ne ha di molto belli – ma poi ho pensato che avrebbe accentuato il mio aspetto straniero ed estraneo. Devo solo trovare un abito carino e mi sembra un’impresa impossibile, mi sento un mostro, una ragazza brutta. Alla fine ne trovo uno nero senza maniche, con lo scollo a cuore e una fascia in vita, una gonna larga corta fino alle ginocchia davanti e lunga dietro.
Me lo metto e proprio in quel momento Jaime entra e mi fa un lungo applauso.
“Stai benissimo, sfigurerò davanti a te.”
Lui indossa solo un paio di jeans neri e io arrossisco.
“Sei tenera.”
“Sono solo stupida.”
Borbotto.
“No, sei tenera. Caso chiuso.”
“Va bene.”
Lui si mette una camicia bianca e sembra indeciso se mettersi o meno una cravatta, alla fine rinuncia.
“Dovrei metterla per fare onore al tuo vestito, ma le odio.
Odio quella sensazione di sentirsi compresso al collo, mi perdoni?”
“Che domanda assurda! Certo che ti perdono.
Pensi che piacerò ai tuoi genitori o penseranno che questo vestito sia eccessivo?”
“No, piacerai a loro e questo vestito è bellissimo.”
“Grazie, Jaime.”
“Di nulla.”
Lui scuote le spalle, mi piace come sia completamente a suo agio in una situazione imbarazzante come questa, forse perché gliene sono capitate di peggio nel corso della sua carriera.
“Non ti sembra strano tutto questo?”
“Cosa?”
“Presentare ai tuoi genitori una ragazza che è tua moglie, ma che allo stesso tempo non ami e che hai sposato solo per evitarle di tornare in Giappone.”
“Un po’, ma c’è di peggio.”
“Ti sei mai pentito di quello che hai fatto?”
“Mai e adesso andiamo.”
Io annuisco.
Indosso un paio di sandali, prendo una sciarpa e la borsa e sono pronta, lui invece si mette un paio di scarpe da tennis. Scendiamo e saliamo sulla macchina a noleggio, Jaime guida con tranquillità verso il centro di Londra fino a un piccolo ristorante che ha l’aria di essere immensamente costoso.
I genitori di Jaime ci aspettano fuori dal locale, noi parcheggiamo e li raggiungiamo, mi salutano con cordialità e non sembrano affatto pericolosi, solo una coppia di mezza età.
“Ciao, Jaime.
Ciao, Tamao.”
Ci abbracciano e poi guardano il ristorante.
“Non hai badato a spese.”
“Ci vediamo così poco che non mi è sembrato il caso.”
I due sorridono.
“Entriamo.”
Jaime ci precede e io vengo lasciata indietro con i suoi genitori.
“Bel vestito, Tamao.
Te l’ha preso Jaime?”
“No, l’ho trovato nei vestiti di Yukari, la proprietaria dell’appartamento in cui viviamo.”
“Mi sembra di avere già sentito questo nome.”
“È la merchgirl dei ragazzi, ma non so se lo sarà ancora.”
“È successo qualcosa?”
“Non so se ne posso parlare dato che non sono affari miei, ma quando Vic ha salutato tutti prima che partissimo è stato freddo con lei.”
I due annuiscono.
“Deve essere successo qualcosa, di solito Vic è un ragazzo molto cordiale.”
“Sì, mi piace molto.”
I due mi guardano e io mi rendo conto dell’implicito doppio senso.
“Come amico, nulla di più.”
“Sì, capisco.”
“Davvero, signora Preciado. Non ho pensato al doppio senso implicito, tra me e Vic non c’è nulla: solo amicizia. È stato molto buono con me.”
“Stai tranquilla, Tamao.
Ti crediamo, anche se so che a volte mia moglie può sembrare un po’ spaventosa.”
“Juan!”
“Su, non prendertela, Maria.”
Lei sospira e non dice nulla, spero di non essere stata la causa di un litigio tra loro due, la cosa mi dispiacerebbe alquanto, non voglio che ci siano guai a causa mia.
“Mamma, papà, Tamao?”
“Sì, Jaime?”
“La signorina ci mostrerà dove è il nostro tavolo, tutto bene?”
“Sì, tua madre faceva un po’ l’acida sul vestito di tua moglie e sulla sua amicizia con Vic.”
“Non è vero! Tuo padre è il solito esagerato.”
“Su, non litigate.”
Seguiamo Jaime e una giovane donna in una sala dal pavimento bianco e le pareti dello stesso colore decorati da neon azzurri e viola. Il nostro tavolo dà su una vetrata da cui si vede un giardino decorato con le lucine.
Ci sediamo tutti e la donna ci lascia i menù, io mi seppellisco nella lettura e cerco di non pensare alla situazione imbarazzante in cui sono. Dopo un’attenta lettura ed aver evitato i piatti che sembrano fighi, ma non lo sono – tipo le lumache note sotto l’affascinante nome di escargot – decido di prendere del riso ai fungi e quella che viene chiamata cotoletta imperiale.
La donna spunta di nuovo per ricevere le ordinazioni e poi siamo di nuovo lasciati con i genitori di Jaime.
“Come mai avete deciso di venire a Londra?”
“Non siamo riusciti ad andare in luna di miele a causa del tour e allora alla fine Yukari ci ha offerto di stare nel suo appartamento a Londra. Mi sembrava una buna idea per una luna di miele visto che Tamao voleva da sempre visitare questa città.”
“È vero, Tamao?”
“Sì, mi è sempre piaciuta Londra. In Giappone avevo un poster della città in camera.”
“Sei una ragazza fortunata allora.”
“Molto.”
“Mamma, ma perché metti sempre in dubbio quello che dice Tamao?”
“Non lo so, preoccupazione materna credo.
L’hai sposata, ma noi la conosciamo così poco.”
“Avrete tutto il tempo per conoscerla, credo che prima dell’autunno torneremo a  San Diego.”
“Passerete l’estate qui?”
“Qui e a Brighton. Ci vanno anche Yukari e i Bring Me The Horizon, sarà molto divertente e abbiamo bisogno di divertirci per scaricare lo stress.”
“Sì, immagino.
Non avrei mai detto che la tua passione ti avrebbe portato a un lavoro stressante, le vie del Signore sono infinite.”
“Mh, qualcosa del genere.”
Per la prima volta siamo in armonia e spero che possa durare a lungo, non mi piace essere la causa di una divisione in famiglia.
“Ti conviene riposarti perché in autunno dovrai presentare Tamao a tutti i parenti, inclusi quelli in Messico.
 Da quando hai annunciato a tutti che ti eri sposato con lei siamo stati tartassati da chiamate da tutti e non sapevamo che dire loro.”
“Mi dispiace di avervi messo in questa posizione, è che non sapevo come spiegare la presenza di Tamao, quello che Jess diceva in giro e quindi ho deciso di chiudere la questione così.
So che è stato piuttosto infantile, ma non è stato premeditato, non volevo incasinare nessuno.”
“Lo sappiamo, Jaime, ma è dura spiegarlo ai parenti.”
“Chi si è arrabbiato di più?”
“La nonna, dice che non gliel’hai fatta conoscere prima e che questo è grave perché sei il suo nipote preferito.”
“Mi dispiace.”
Mormoro io con gli occhi bassi.
“Non è colpa tua, è colpa dell’impulsività di Jaime. È sempre stato così anche da piccolo e con la band. Prima di suonare nei Pierce The Veil suonava in un’altra band con Tony, poi ha incontrato i fratelli Fuentes e ha deciso quasi su due piedi di mollare la vecchia band e suonare con loro.”
“Oh, è vero. Sei impulsivo.”
Lui si gratta la testa.
“Sì, lo sono e non mi pento.
Con la band è andata bene, meglio di quanto pensassi quando i Pierce The Veil si sono formati.
Non avrei mai pensato che avrei suonato davanti a stadi interi ed è successo.
Con Tamao è lo stesso, sta andando davvero bene.”
Io sorrido e sento che in qualche modo ha ragione, ce la stiamo cavando bene.
Dio, innamorati di me, Jaime.
Penso con tutta l’energia che ho, mandando una sorta di messaggio all’universo affinché mi accontenti, non voglio la Luna perché so che il suo posto è nel cielo a illuminare le anime che viaggiano ma non sono perse, vorrei solo lui.
Abbiamo un grande potenziale e lo sento vicino.
Adesso però sorrido e aspetto da mangiare, spendo che non si concluda come ieri, con me che scappo e piango.
Il cameriere arriva con i piatti e io guardo il mio riso ai funghi, sembra buonissimo.
“Buon appetito!”
Esclamo allegra.
“Buon appetito!”
Mi rispondo in coro Jaime e i suoi genitori.
Io inizio a mangiare di buon umore, in fondo finché hai del cibo nel piatto e un tetto sopra la testa va tutto bene.
Sul tavolo scende il silenzio, le conversazioni sono sostituite dal rumore delle forchette che grattano il piatto e dei rumori delle mascelle dei commensali.
Non c’è niente come del buon cibo per mettere d’accordo le persone e tacitare i vari malumori.
“Davvero buona.”
Commenta la signora Preciado riferendosi alla sua pasta allo scoglio.
“Sì, davvero.”
Le fa eco il marito
“Hai del buongusto, figliolo.”
“Grazie, mamma.”
Risponde Jaime con un sorriso che va da un orecchio all’altro, vuole davvero bene ai suoi genitori ed è ricambiato, un po’ lo invidio: vorrei che anche la mia famiglia fosse così invece siamo quattro persone che si odiano l’un l’altro per motivi più che validi.
Non si può avere tutto dalla vita, immagino.
Non ho una famiglia, ma posso costruirne una mia con Jaime.

 

La cena, complice il buon cibo e il fatto che sono un po’ più calma sul fatto che i genitori di mio marito non mi odino, è un successo.
Non sento la necessità di scappare via piangendo e tutto sommato sento di aver passato questo esame almeno con la sufficienza.
Adesso stiamo camminando lungo il Tamigi chiacchierando tranquillamente, i miei suoceri mi raccontano episodi dell’infanzia di Jaime e io cerco di raccontare qualcosa della mia. Ovviamente devo fare una selezione ed eliminare quelli in cui mio padre è violento e mia madre sottomessa.
Non mi sento ancora pronta a condividere questa parte della mia vita con loro, se le cose andranno come spero un giorno lo farò.
“Ehi, il London Eye!”
Urla Jaime.
“L’abbiamo visto, figliolo, è un po’difficile non vederlo.”
Risponde il signor Preciado.
“Non vi andrebbe di farci un giro, ieri non ci siamo andati.
Di notte dovrebbe essere ancora più figo con le luci che si riflettono sul fiume.”
“Perché no? Maria, potremmo fare i fidanzatini.”
“Non siamo un po’ vecchi per certe cose?”
Commenta la signora Preciado.
“Non si è mai vecchi per certe cose.”
“Immagino di sì e poi visto che siamo a Londra tanto vale farlo, a San Diego non potremmo.”
La decisione è presa e il nostro gruppetto si dirige verso la grande ruota panoramica, magistralmente illuminata, perfettamente integrata in una città che parla di passato con il suo racconto sul futuro.
Un futuro che parla di modernità, di vetro, plastica e metallo.
Jaime prende i biglietti e paga per tutti, anche se suo padre protesta dicendo che almeno quelli per sé e sua moglie vorrebbe pagarli lui.
“Non se ne parla, papà!
Già state pagando l’hotel quando avreste potuto stare da me.”
“Alle giovani coppie serve privacy non i suoceri in giro per casa.”
“Papà, state pagando per niente.”
“Oh, sta zitto!”
Finalmente arriva il nostro turno per salire e noi ci separiamo dai signori Preciado, c’è una cabina per ogni coppia. Sento un’emozione nuova salire lungo la mia spina dorsale: è eccitazione.
Tra poco io e Jaime saremo in uno spazio stretto, vicini, senza i suoi genitori, potremmo baciarci!
Sarebbe bellissimo se succedesse, sarebbe così romantico.
Sarebbe da coppia e anche se noi non lo siamo ancora del tutto, nulla mi impedisce di sperare che possa succedere. In fondo lo dice anche lui che si sta avvicinando sempre di più a me e forse sono più vicina al mio sogno di quanto creda.
Entriamo nella cabina e l’addetto la chiude, poco dopo inizia a salire e io mi perdo a osservare i riflessi delle luci che danzano sul fiume, è così bello.
All’improvviso Jaime mi stringe la mano e la mia attenzione è calamitata dai suoi occhi scuri, due pozzi profondi e morbidi come velluto, un cielo senza stelle, un eclisse da ammirare.
In un attimo le sue labbra sono sulle mie, è un bacio veloce, violento, passionale, come a rimarcare che sono sua, poi si calma e diventa dolce. Le mie labbra si schiudono per accogliere le sua lingua e insieme iniziamo la danza più antica del mondo, lui mi accarezza il volto e le spalle, io i suoi capelli.
Potrei baciarlo all’infinito e non stancarmi mai perché lo amo, forse più di me stessa e sono felice così.
La serata non potrebbe andare meglio, mi sento come dentro a un sogno e non voglio svegliarmi, voglio stare così per sempre.
Quando ci stacchiamo ci sorridiamo per un attimo e riprendiamo a baciarci, nemmeno dovessimo recuperare il tempo perduto!
La felicità mi invade piano, ma completamente, sono in pace con il mondo.
Alla fine del giro scendiamo con un sorriso che va un orecchio all’altro, Jaime ha il mio rossetto sulle sue labbra e i suoi genitori lo notano subito. Si sorridono complici, manca poco che si diano di gomito, sembrano felici.
“Ah, la gioventù!”
Esclama il signor Preciado.
“Ti ricordi quando lo facevamo noi alla ruota panoramica di San Diego.”
Lei annuisce, gli occhi persi in qualche lontano ricordo.
“Sì, me lo ricordo.
Era così bello, eravamo così giovani e a volte ho nostalgia di quei tempi.”
Lui le stringe teneramente la mano tra le sue.
“Ma anche adesso siamo felici, abbiamo due figli splendidi e una buona nuora. Magari tra qualche anno avremo anche dei nipoti.”
Io e Jaime ci guardiamo un attimo a disagio.
“Juan non esagerare, hai messo a disagio i ragazzi.
Sono appena sposati, forse ai figli non ci pensano ancora.”
Effettivamente è così, non avevo mai pensato a dei figli prima d’ora, forse perché a causa della vita che facevo prima sapevo che non ne avrei mai avuti. Stare tutto il giorno a cucire abiti non ti lascia tempo per la vita sociale, soprattutto se sei sorvegliata a vista da omoni giganteschi e armati.
“Hai ragione, Maria.
Scusate ragazzi.”
“Di niente, è ovvio che voi pensiate a dei figli, in fondo io ho trent’anni.”
Commenta Jaime.
Forse lui vuole dei figli e io gli sono d’ostacolo?
Forse pensava alla paternità con Jess e poi sono arrivata io a rompere le uova nel paniere?
Devo assolutamente chiederglielo quando saremo da soli, a casa, adesso ho un nuovo dubbio che mi assilla, avrò mai un momento di pace che duri?
Scomparirà mai la sensazione di essere un peso per lui?
Non lo so, forse quando e se mi dirà che mi ama e che il nostro matrimonio è diventato vero e non una farsa, a volte allegra a volte tragica.
I Preciado notano il mio disorientamento.
“Non avevate mai pensato o parlato di figli?”
Mi chiede gentile la madre di Jaime.
“No, e io non avevo mai pensato a essere madre. Sono così giovane…”
La mia voce sfuma in un tono sempre più spaesato tanto che lei finisce per sorridermi comprensiva.
“Non temere, anche io non pensavo ai figli nei primi tempi del mio matrimonio con Juan, sono arrivati con il tempo e con naturalezza. Prima Jaime e poi Chris.”
Io annuisco e cerco di mostrarmi meno confusa e spaventata, Jaime mi stringe la mano e questo mi spinge a sorridere, nonostante tutto: lui è la mia roccia.
“Beh, forse succederà così anche a noi. Vedremo, giusto, Jaime?”
“Giusto, Tamao.
Mamma, papà, dove volete andare?”
“Possiamo passeggiare semplicemente lungo il Tamigi, mi sembra molto animato come luogo.”
“Va bene.”
Insieme ci avviamo verso il lungoTamigi mano nella mano, chiacchierando di cose poco importanti, forse per dimenticare la figuraccia di poco prima in cui mi sono fatta cogliere impreparata su un argomento importante come i figli.
Alla fine i genitori di mio marito non sono poi così terribili come pensavo, forse li sto convincendo che sono la moglie giusta per loro figlio.
Spero tanto di sì, sarebbe bellissimo sentirsi accettata.
A dire il vero la band mi ha accettato, ma è completamente diverso ricevere l’approvazione dei genitori di tuo marito perché – in un certo senso – loro saranno la tua famiglia e nel mio caso l’unica famiglia dato che la mia mi ha diseredato.
Che serata lunga è questa!
“Com’è San Diego?”
“Molto bella, è una città sul mare molto vivace con un meraviglioso zoo, ti ci porterò.
Potremo chiedere anche a Tony ed Erin di venire, lui ama le tartarughe, ti racconterebbe vita, morte e miracoli e poi mi sembra che tu vada d’accordo con la ragazza di Tone.”
“Sì, è una brava ragazza.”
“Sono felice che andiate d’accordo.
Quando andremo in tour sarete una specie di grande famiglia, so che lei, Danielle e Alysha si vedono e organizzano uscite per le ragazze dei Pierce The Veil.”
“Figo.”
“Di cosa state parlando?”
“Del fatto che le ragazze si vedono quando noi siamo in tour e dello zoo di San Diego.”
“Ah, è molto bello! Jaime cercava sempre i dinosauri da piccolo, vero Juan?
Pensava che se ci avevano fatto un film da qualche parte dovessero esistere, non sapeva ancora degli effetti speciali.”
Io sorrido al commento della mamma di Hime, immaginandomelo bambino alla ricerca di animali immaginari, correndo per tutto lo zoo.
“E tu, Tamao?”
“Io cosa?”
“Il posto in cui sei vissuta.”
“Oh, certo. Sono vissuta nella campagna giapponese fino a che sono andata all’università di Tokyo e poi ho fatto uno scambio culturale con la Columbia University ed eccomi qui.”
“Com’è la campagna giapponese?”
“Molto zen, immagino che direbbero gli occidentali. Calma, poche macchine, ci sono ancora case tradizionali, l’unico rumore è quello delle macchine agricole e dei grilli.”
“A te piaceva?”
“In un certo sì, mi piaceva fare lunghe passeggiate e perdermi nei campi, ma non so se ci tornerei.”
“Beh, dopo aver visto la Grande Mela difficilmente si vuole tornare a casa o almeno così dicono, io non ci sono mai stata. Ho visto solo il Messico e San Diego.”
Io annuisco, più per cortesia che per altro, ho visto solo il lato peggiore di New York, quello squallido e degradato delle periferie, dei grandi stanzoni, sporchi, umidi, freddi, pieni di scarafaggi e uomini pronti a picchiarti se non fai costantemente il tuo lavoro.
Non una bella New York, non quella che vedono i turisti, non quella che consiglierei di vedere.
È solo un posto da dimenticare.
Dopo la lunga passeggiata, ci separiamo: i signori Preciado vanno in hotel e noi due torniamo a casa.
Jaime non molla la mia mano nemmeno per un secondo e non posso lamentarmi, mi piace come sensazione: mi fa sentire protetta e amata.
Forse dovrei persino ringraziare i miei suoceri, perché grazie a loro ci siamo avvicinati, come se avessimo bisogno solo di una piccola spinta esterna.
Saliamo in casa e non appena chiudiamo la porta iniziamo a baciarci con foga, due persone affamate una dell’altra. Le mani corrono sul corpo, i respiri si mischiano e diventano ansiti e gemiti, per la prima volta posso accarezzare i muscoli del petto di Jaime.
Lui mi prende in braccio come se fossi una sposa e si avvia verso la nostra camera da letto, i rumori dei passi gentilmente attutiti dalla paglia del tatami.
Mi appoggia sul letto e finalmente quello che ho sognato fin dalla prima volta che l’ho visto sta per succedere: stiamo per fare l’amore.
Il cuore sta per scoppiarmi per la felicità, ringrazio tutti i kami finché ho il controllo di me stessa poi mi lascio andare alle sensazioni.
Sono al settimo cielo e non desidero scendere per un bel po’.

Angolo di Layla

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione :)

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Capitolo 19
*** 18)Il sapore della felicità. ***


18)Il  sapore della felicità.

 
Tamao p.o.v.

 
Mi sveglio tra le braccia di Jaime sorridente e un po’ indolenzita.
Ieri sera abbiamo fatto l’amore e io ho perso la mia verginità, sono sulla mia nuvoletta personale e non voglio scendere.
Do un’occhiata alla sveglia e noto che segna le dieci, di solito a quest’ora ci svegliamo e decido di fargli una sorpresa. Gentilmente mi libero dalla presa delle sue braccia e poi mi metto le mie mutande e la sua maglia, poi me ne vado in cucina. Inizio a preparare i pancakes e metto sul gas il suo latte e l’acqua per il mio the.
Voglio sorprenderlo con una colazione a letto.
Quando tutti i pancakes sono pronti li metto su un piatto che poi appoggio su di un vassoio insieme al latte, al mio the e ai biscotti.
Cammino verso la camera da letto e trovo mio marito già sveglio e sorridente, meraviglioso!
“Buongiorno!”
Gli dico con il mio miglior sorriso.
“Buongiorno anche a te.
Mi hai portato la colazione a letto?"
Io annuisco, lui annusa l’aria come un cane.
“Latte con il cacao e pancakes.
Ah, Tamao! Ti amo!”
Io sorrido, ma dentro di me si affacciano un paio di domande, una su questa frase, l’altra sulla notte appena trascorsa.
Appoggio il vassoio sulla sua parte di letto e lui inizia a mangiare voracemente, io invece bevo il mio the con calma, pensierosa, inzuppandoci ogni tanto qualche biscotto.
Sono felice che lui abbia apprezzato la colazione, sembra un bambino il giorno di Natale, perfettamente soddisfatto dei regali che ha ricevuto. Io sono uno di quei regali o cosa?
Adesso sono abbastanza ansiosa, è ora di chiarire le cose una volta per tutte, non si può più rimandare perché stanotte ha cambiato tutto.
Finiamo di mangiare, io porto il vassoio con le tazze e i piatti in cucina e torno in camera da letto con un’espressione seria in volto.
“Cosa c’è, Tamao?”
“Dobbiamo parlare, Jaime.”
Mi siedo accanto a lui.
“Quando prima hai detto che mi ami lo hai fatto solo perché eri trasportato dall’entusiasmo per l’arrivo della colazione o perché lo pensavi davvero?
E cosa significa stanotte?
Hai deciso di fare sesso perché mi ami o solo perché avevi voglia e c’ero io?”
Lui annuisce e poi inaspettatamente sorride.
“Penso sia arrivato il momento di mettere le carte in tavola senza nascondermi dietro alla solita scusa che ho bisogno di tempo, l’ho usata fin troppo non credi?”
Io non so cosa dire.
“Sei libera di dire la verità, siamo marito e moglie e tra noi non devono esserci segreti.”
“Penso di sì, Jaime.
Io ti amo, ma questa non è una novità. Lo sai benissimo, solo che non ho voluto farti alcuna pressione, perché ti sono grata per avermi salvato la vita.”
“Ok, la verità, Tamao, è che ne abbiamo passate tante insieme.
In una situazione del genere due persone possono o innamorarsi o odiarsi.”
Io deglutisco, il cuore stretto in una morsa.
“Nel nostro caso io mi sono innamorato di te.
Dio, l’ho detto finalmente! Credevo che non sarei mai riuscito a dire queste parole perché mi sono dimostrato un codardo.
Ti amo, Tamao.
Ti amo perché sei tu. Sei dolce e timida, ma sai anche farti valere.
Sai gestire le situazioni, anche quelle difficili, sai essere ironica e dare risposte che sanno rimettere a posto le persone solo con un po’ di sana ironia.
Sei forte perché hai sopportato per tanti anni una vita inumana.
Credo di dover ringraziare i miei genitori perché la loro visita me l’ha fatto capire, sei stata gentilissima con loro e li hai conquistati.
Questo ha smosso qualcosa, ha portato a galla tutti i sentimenti che mi sforzavo di tenere nascosti perché un po’ mi faceva paura iniziare una nuova storia, lo ammetto.
Lo sai che sono sempre stato attratto da te, ma non ero sicuro che questo bastasse per iniziare una storia seria, ma ieri sera ho capito che ti amavo.
Non eri un’amica o una sorella come mi dicevo, ma una ragazza che amavo esattamente così come era.
È stato liberatorio, mi sono sentito bene e in pace con me stesso.
Ed è per questo che ho fatto l’amore con te, perché ti amo.
Mi ci è voluto un po’, ma alla fine l’ho capito.”
Io mi porto le mani alla bocca e scoppio a piangere.
“Tamao?”
“Sono lacrime di gioia, sono troppo felice.
Grazie, Jaime, grazie.
Ti amo anche io, ti amo più della mia stessa vita.
Ti avrei lasciato andare se tu avessi voluto perché il tuo benessere viene prima del mio.”
Lui si avvicina a me e mi abbraccia forte, poi mi bacia con passione e io sono felice perché so che mi ama.
Lo fa perché mi ama, non per altri motivi.
Potrei morire qui ed essere felice.
Ci stacchiamo e sorridiamo come due bambini e poi ci baciamo di nuovo, le nostre lingue che lottano per dominare le une sulle altre, le sue mani che corrono lungo la mia schiena, le mie che gli tirano leggermente i capelli nella foga del momento.
Continuiamo a baciarci e ad arretrare verso il letto, dove cadiamo e io mi ritrovo sul suo peto massiccio, che mi fa sentire a casa.
Lui mi bacia la mascella, poi scende verso il collo e succhia e lecca un punto che mi fa particolarmente gemere, io mi inarco e le nostre intimità vengono a contatto e per un attimo rimaniamo tutti e due senza fiato: tra di noi è passata una scossa elettrica di puro piacere.
“Tamao.”
Geme lui e riprende la sua discesa baciando le clavicole e la pelle vicino al bordo della sua maglia, dopo un po’ me la tolgo rivelando i miei seni nudi. Con gentilezza ribalta le posizioni e si mette sopra di me, prende un seno tra le mani, mentre bacia, lecca e succhia il capezzolo dell’altro.
“Jaime!”
Sospiro mentre dà un piccolo morso che mi fa alzare il bacino verso di lui, gemendo più forte e facendo scontrare di nuovo le nostre intimità.
Ci fermiamo un attimo per riprendere fiato, poi io salgo su di lui, gli baci e accarezzo il petto e poi scendo fino ai boxer. Mi ci vuole una sola occhiata per capire che sono di troppo e glieli tolgo, lui mi aiuta, muovendo le gambe scompostamente.
Lo guardo negli occhi e prendo in mano il suo membro, iniziando a muovermi su e giù, il suo volto si deforma per il piacere. Io sorrido e dopo un po’tolgo la mano e mi abbasso per continuare il lavoro con la bocca, ma lui mi ferma.
Mi adagia sul letto e mi toglie le mutandine, poi con un sorriso birichino, infila un dito nella mia intimità, facendomi gemere. Subito dopo la sua testa si posiziona tra le mie gambe e sento la sua lingua muoversi dentro di me, succhiando e leccando con abilità, mentre con il pollice mi tortura il clitoride.
Io gemo e ansimo, stringo le coperte con le mani e le gambe attorno alla sua testa.
Quando arrivo quasi al culmine del piacere lui si sposta e finalmente mi penetra con spinte lunghe e dolci, in cui ansiamo insieme.
Continuiamo così fino a raggiungere l’orgasmo insieme, i nostri nomi urlati nello stesso momento,
Anche questo è amore.

 
Alla fine rimaniamo abbracciati per quasi tutta la mattinata a raccontarci le cose più stupide di noi: come i gusti preferiti del gelato, aneddoti dell’infanzia e altro ancora.
È un momento magico che vorrei non finisse mai perché non mi era mai capitato di essere così in sintonia con un persona, Jaime sembra capirmi al volo e lo stesso succede per me.
È bello finire le frasi uno dell’altra o ridere nello stesso momento senza un perché.
È in attimi così che mi dimentico di non avere una famiglia alle spalle e di avere trascorso dieci anni della mia vita facendo un lavoro degradante, non pagato e rischioso.
Le urla di mio padre mentre picchiava la famiglia?
Si dimenticano.
Il dolore che provavo quando mi prendeva a cinghiate?
Si dimentica.
Il rumore ritmico della macchina da cucire?
Si dimentica.
Le punizioni dei miei carcerieri?
Si dimenticano.
La bolla beata di felicità si rompe con il suono del campanello, Jaime mi guarda perplesso, si mette un paio di pantaloni corti e va ad aprire la porta.
“Mamma, papà!”
Lo sento urlare poco dopo, a me viene un colpo al cuore.
Esco dal letto e mi rivesto alla velocità della luce, mi pettino alla bell’e meglio e raggiungo mio marito. I miei suoceri mi lanciano un’occhiata eloquente e io mi guardo, indosso una maglia di Hime e i miei capelli sono raccolti in un coda sbilenca.
Sembro o una profuga o una che ha appena finito di scopare e dato che non sono appena scesa da un barcone stracarico, da un camion o altri posti, è buona la seconda e loro lo hanno capito.
Arrossisco violentemente e tento di borbottare qualcosa, ma la voce mi tradisce e finisco per non dire nulla ed è meglio così, si sarebbe aggiunto imbarazzo all’imbarazzo.
“Ehm, buongiorno.”
“Ciao, Tamao.
Scusa se vi abbiamo disturbato, sappiamo che una giovane coppia ha le sue esigenze.”
Io divento ancora più rossa quasi viola.
“Volevamo dirvi che ci piacerebbe uscire con voi un’ultima volta, abbiamo prenotato un volo per domani mattina.”
La faccia di Jaime è sorpresa quanto la mia, non ci aspettavamo una cosa del genere.
“Come mai volete partire così presto?”
Chiede infine mio marito.
“Volevamo essere sicuri che il tuo matrimonio con Tamao fosse per amore e non per altre ragioni e ora siamo convinti che vi amate e non ci sembra il caso disturbare ulteriormente la vostra luna di miele.”
Noi due annuiamo, non troppo sorpresi dalla motivazione della loro visita.
In fondo ce l’aspettavamo, ci siamo sposati da un momento all’altro, senza dire nulla a nessuno, un po’ di perplessità era comprensibile.
Sono lieta di avere superato la prova, è una piccola vittoria.
“Ehm, capisco.
Dove vorreste andare?”
“Vorremmo andare a un ristorante giapponese per provare la cucina con cui Tamao è cresciuta.”
“Uhm, va bene.”
Vado a prendere l’elenco del telefono e cerco il numero del mio ristornate giapponese preferito, lo chiamo e prenoto un tavolo per quattro.
“Io vado a fare una doccia.”
Jaime si eclissa e mi lascia da sola con i miei suoceri, una situazione decisamente imbarazzante.
“Come sono le ragazze in chimono?”
“Uhm, immagino interessanti agli occhi degli occidentali.”
“Ne hai uno?”
“Beh, Yukari ne deve avere alcuni.”
“Ti andrebbe di indossarne uno?”
“Va bene.”
Accetto perplessa e quando Jaime esce dalla doccia me ne faccio una io e poi torno in camera e mi  metto a cercare tra i vestiti della mia amica.
Alla fine trovo uno yukata rosso scuro con disegni di sakura rosa chiaro e fucsia, con un obi di satin rosso brillante e ricamato a motivi floreali.
Io li indosso e alla fine la mia figura magra è valorizzata dal vestito e sta persino bene con i miei capelli biondi. Miracolo dei miracoli riesco a fare anche un fiocco praticamente perfetto sull’obi.
Sono pronta per l’ultima battaglia e mentre mi trucco per un attimo traccio due segni rossi tra le guance e gli occhi, come i pellirossa prima della guerra o la ragazza di Bastardi senza gloria mentre si prepara per la premiere che ammazzerà tutti i nazisti.
Sono pronta.

 
Il locale che ho scelto non è molto lontano da Buckingham Palace e all’esterno sembra una comune casa londinese, nulla che prepari il visitatore all’interno.
I proprietari lo hanno trasformato in una perfetta casa giapponese d’altri tempi con il tatami, il fusuma, i paravento con delicate decorazioni a motivi floreali e di gru.
Quando entriamo i genitori di Jaime trattengono il fiato sorpresi, una ragazza arriva subito a riceverci e io indico ai miei ospiti che devono togliersi le scarpe, loro eseguono senza fiatare.
“Buongiorno, benvenuti al Sakura!
Posso fare qualcosa per voi?”
“Vorremmo mangiare qui, ho prenotato un tavolo a nome Preciado.”
“Potreste attendere un attimo?
Devo solo controllare.”
“Certo.”
La ragazza in chimono se ne va e poi torna dopo qualche minuto.
“Eccomi, io sono Yukiko e sarò la vostra cameriera. Per qualsiasi problema rivolgetevi a me, ora vi accompagno al vostro tavolo, sarete affamati.”
Mh, sì.
Fare sesso mette fame.
Seguiamo la ragazza in una sala divisa da tanto separé per dare la giusta privaci ai clienti, noi prendiamo posto all’ultimo che è dotato di una finestra da cui si può ammirare il giardino interno, che è ovviamente in stile giapponese.
“È davvero un bel posto!”
Esclama colpita la signora Preciado.
“Sono felice che via stia piacendo, è uno dei miei ristoranti preferiti.”
Loro mi sorridono e leggono il menù, ma smettono subito.
“Tamao, ci affidiamo a te.”
“Va bene.”
Quando la ragazza ritorna per prendere le nostre ordinazioni io le dico di portare ramen come primo e una grigliata di carne come secondo. Lei annuisce e poco dopo torna con dell’acqua e della cherry cola per noi.
“Com’è il ramen?”
“Buono, è una zuppa con della pasta e della carne e anche del pesce.
Vi piacerà o almeno lo spero.”
Dico incerta, ma loro mi sorridono in modo rassicurante.
“Siamo sicuri che sarà buonissimo.”
Mi rispondono in modo incoraggiante, io spero che a loro piaccia, non dubito della bontà del cibo.
“Tu sai cucinare questo tipo di cibo?”
“Certo.”
È  il cibo che mangiavamo a casa, quello che preparava mia madre e che mi ha insegnato a cucinare.
Ha un sapore dolce amaro, perché se da un lato ripenso con piacere a quando mia madre trascorreva del tempo con me, dall’altra penso a quello che mi hanno fatto.
Mia madre può forse sembrare una vittima anche lei – e forse lo è – ma non la perdonerò facilmente per non essersi opposta a nessuna delle decisioni prese contro di me.
“Tamao?”
La voce di Jaime mi riporta alla realtà.
“Sì?”
“A cosa stavi pensando? Ti sei estraniata per un attimo.”
“Alla mia famiglia, mia madre mi ha insegnato a cucinare i piatti che mangerete e altri.”
“Capisco.”
Per fortuna lui non aggiunge altri commenti e spero che i miei suoceri non chiedano nulla sulla mia famiglia, cosa che fortunatamente accade, forse hanno intuito che c’è della ruggine tra di noi.
Non hanno nemmeno idea di cosa sia successo nella mia famiglia ed è meglio così.
La cameriera arriva con i ramen e non c’è molto spazio per le chiacchiere, sono tutti impegnati a cercare di usare correttamente le bacchette.
Dopo aver assaggiato qualche boccone entrambi i miei suoceri sorridono e anche Jaime ha un’espressione soddisfatta sebbene conosca già la cucina di questo ristorante.
“Sono davvero buoni questi ramen, potresti darmi la ricetta quando usciamo dal ristorante?
Vorrei cucinarli anche a casa, anche se dubito che useremo le bacchette per mangiarli là.”
Io sorrido.
“Certo, le darò la ricetta. Sono felice che le siano piaciuti.”
“Sì. Penso sia corretto cercare di conoscere le tue radici e poi vogli stupire le mie amiche con qualche nuova ricetta giapponese.”
“Smettetela di mangiare di cibo mentre mangiamo, godetevelo piuttosto.”
Borbotta il signor Preciado, facendomi ridacchiare.
“Va bene, caro.”
Risponde paziente Maria.
Continuiamo a mangiare e devo dire che adesso che la tensione si è sciolta posso godermi meglio i ramen e mi sembrano i migliori che io abbia mai mangiato.
Forse perché da dolci amari sono passati al sapore di un’altra piccola vittoria, se Maria vuole cercare di capire il mio mondo significa che mi ha accettato nel suo.
Finiamo i ramen, la cameriera porta via i piatti e i miei suoceri sembrano rilassarsi.
“Rimarrete a Londra tutto il tempo della luna di miele?”
“No, mamma.
Tra un paio di settimane andremo a Brighton, Yukari ha una casa vacanze lì e poi ha detto che ci raggiungerà con i Bring Me The  Horizon. Adesso è a Sheffield, ospite di Lee Malia se non sbaglio.”
“Sono bravi ragazzi questi tizi?”
“Sì, più o meno sì. Nessuno è perfetto.”
“Come mai Yukari non è tornata a San Diego?”
“Uhm, diciamo che ha litigato con Vic. La verità è che nessuno sa con precisione cosa sia successo, ma visto che lui è stato molto freddo con lei quando ci siamo salutati alla fine del tour abbiamo dedotto che ci siano state delle discussioni.”
“Capisco.”
La signora Preciado guarda me, forse pensa che io sappia qualcosa – e non si sbaglia – ma non tradirò la mia amica raccontando della sua cotta per Vic.
“Mi stava simpatica quella ragazza.”
Interviene Juan.
“Sapeva mettervi in riga ed è una qualità piuttosto rara in una ragazza. Mi dispiace sapere che probabilmente non sarete più affidati a una tale persona.”
“Papà, siamo tutti cresciuti ormai! Sappiamo badare a noi stessi!”
“Sì, ma avere un elemento forte aiuta sempre e rassicura i genitori.
Sarete anche cresciuti, ma per me rimarrai il ragazzino che deve essere protetto, anche se forse adesso questo compito non tocca a me, ma a qualcun altro.”
L’uomo fa un cenno nella mia direzione.
“Cercherò di fare del mio meglio per mettere in riga Jaime, non posso promettere nulla per gli altri perché non so andrò ancora in tour con loro. Non ne abbiamo ancora parlato e poi vorrei provare a lanciare una mia linea di abbigliamento.”
“Non sapevo ti interessassi di moda.”
“So cucire molto bene e vorrei sfruttare questa capacità.”
Ci ho messo dieci lunghi e sofferenti anni per perfezionarla.
“Beh, è un’ottima idea.”
La madre di Jaime mi sorride, sono lieta che approvi il mio piano per il futuro perché è dalla merda di un passato orribile che nascono fiori come questo.
La cameriera ci porta la carne e anche questo piatto viene apprezzato, finito il pranzo decido di lasciare a Jaime un po’ di tempo da trascorrere con i sui genitori senza me tra i piedi e me ne torno all’appartamento.
È un po’ che voglio parlare con Yukari e potrei chiamarla su Skype, così le mando un messaggio a cui lei risponde subito: può parlare con me.
Arrivo a casa e accendo il computer senza cambiarmi, la mia amica mi chiama subito e ha una faccia pallida e preoccupata. Che sia successo qualcosa?
“Ti sta bene il mio chimono.”
Mi dice con un mezzo sorriso.
“Scusa, non volevo usarlo, ma i genitori di Jaime mi hanno chiesto di indossarne uno.”
“Scherzavo, puoi mettere tutti i miei vestiti e non ci sono problemi.
I genitori di Jaime?”
“Sì, è qualche giorno che sono qui. Sono venuti a controllare che la loro nuora giapponese non sia una pazza, una fanatica o una interessata solo ai soldi.
Ho passato l’esame comunque.”
Mi accendo una sigaretta  e l’osservo ancora: ha una vistosa ricrescita nei capelli che ora sono di un pallido azzurro con qualche sfumatura lilla.
No, c’è decisamente qualcosa che non va. Non è da Yukari trascurare i suoi capelli in questo modo.
“Yukari, cosa è successo?
Da quando Lee ha interrotto la nostra conversazione non ti sei fatta più sentire e adesso ti ritrovo pallida e trascurata. Cosa è successo?”
Lei sospira e si accende una sigaretta a sua volta.
“Avevi ragione su Lee, ha una cotta per me, anzi mi ama proprio.
Quando ha interrotto la nostra conversazione mi ha confessato i suoi sentimenti, io sono confusa, non so di preciso cosa provo per lui. Siamo amici da talmente tanto tempo che non so se lui mi possa piacere come ragazzo.”
“Vivi ancora da lui?”
“Sì, ho cercato di andarmene per poter pensare in pace e con lucidità, ma lui me l’ha impedito.
Non potevo spezzargli così il cuore e sono rimasta, ma non so se sia la cosa giusta, forse gli sto solo facendo più male senza capire nulla dei miei sentimenti.”
“Anche io ho qualche dubbio sul rimanere, non puoi proprio andartene?”
“No, Tamao. Gli ho promesso che sarei rimasta e non posso venire meno a una promessa, non sarebbe corretto, non credi?”
“Hai ragione, ma tu cosa provi?”
“Un affetto profondissimo, ma non so se sia amore.
È tutto confuso, nella mia testa e nel mio cuore, non so cosa fare.”
“Credo che solo il tempo possa darti una risosta o almeno a me è successo così.”
“Sì, ma nel frattempo quanto soffrirà Lee? Lui non se le merita, è una delle poche persone che mi è stata sempre vicina.”
“A volte il dolore è necessario, non dico che sia una bella cosa, ma ogni tanto è così che va.”
Lei fa una smorfia poco convinta, so che detta come ho fatto io sembra una gran cazzata, ma è vero: io ne sono la prova vivente.
Ho aspettato e sofferto, ma poi ho avuto quello che volevo e spero che succeda lo stesso a Lee, lui mi sembra perfetto per Yukari.
Calmo e misurato almeno quanto lei è impulsiva.
Sono certa che sarebbero una bella coppia, ma come ho detto solo il tempo potrà darmi una risposta.
A me e a Yukari.

Angolo di Layla.

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione.

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Capitolo 20
*** 19)Il vestito da diva. ***


19)Il vestito da diva.

 

Yukari p.o.v

 
È passato un mese dalla dichiarazione di Lee ed è arrivata l’estate.
Questo mese è stato una specie di equilibrio tra lati positivi e negativi. I lati positivi sono stati il fatto che davvero la casa è abbastanza grande per avere ognuno i suoi spazi, sono uscita parecchio con gli altri Bring Me The Horizon, ho fatto amicizia con le loro ragazze e il fatto che il ricordo del bacio con Vic ha iniziato a sbiadire. Quelli negativi sono stati l’imbarazzo quando incontravo Lee in giro per casa, il non sapere cosa dirsi, la confusione sui miei sentimenti per lui e la sensazione di farlo soffrire.
Ho provato a chiedere di nuovo a Lee di potermi trasferire dai miei, ma lui ha reagito male, come una persona spaventata, e ho deciso di lasciar perdere. Non so perché mi voglia qui, ma probabilmente per lui è peggio che io me ne vada del fatto che io rimanga facendolo soffrire, forse pensa che un mio andarmene sia come rifiutare lui. Non è così e non sono riuscita a farglielo capire, ormai quello che è fatto è fatto.
Sto preparando le valigie, domani andremo nella sua casa a Brighton, al mare.
Tutti i ragazzi ne hanno una ed è una vecchia tradizione andarci ogni estate, un modo come un altro per cementificare la nostra amicizia.
Quest’anno verranno anche Tamao e Jaime che staranno a casa mia e io – di nuovo – a casa di Lee, facendo continuare questo dannato carosello. Mi chiedo se smetterà mai, se mai il mio cuore mi darà un responso su chi amo davvero o se rimarrò per sempre bloccata in questa situazione.
Sbuffo mentre metto via l’ennesimo vestito, forse dovei rimanere qui, ma nessuno accetterebbe questa soluzione: sono stata via troppo tempo per mancare a questo rito.
Beh, almeno vedrò Tamao.
Lei è felice adesso, Jaime corrisponde il suo amore, ma la cosa non mi sorprende: lui ha sempre avuto una grandissima attrazione per lei e gli serviva solo un po’ di tempo per accettare di esserne innamorato.
Che sia la stessa cosa per me?
Tamao ha detto così, ma chissà io forse sono l’eccezione che conferma la regola o forse sono come tutti gli altri ed è difficile accettarlo. Pensiamo sempre di essere unici, diversi, ma in realtà non ci comportiamo in modo differente dalla massa, ci piace pensare di essere un’eccezione per non massacrare il nostro io.
Se fossi come tutti gli altri in questo caso mi andrebbe bene, vorrebbe dire stare con Lee e mi scappa un sorriso all’idea di noi due mano nella mano a fare i fidanzatini.
È in momenti come questi che la mia confusione è massima, cosa significano questi pensieri?
Che lo amo?
Che sono attratta da lui?
Nessuna di queste cose?
Sono stanca di questa continua guerra nel mio cervello, non vedo l’ora che finisca, voglio solo un po’ di pace.
“Tutto a posto, Yukari?”
La voce di Matt Kean mi fa voltare.
Lui è appoggiato allo stipite della porta e mi guarda.
“Mh, sì. Perché?”
“Ti ho chiamato non so quante volte per chiederti se volevi mangiare una fetta di anguria con noi, ma non hai mai riposto.”
“Scusa, ero immersa nei miei pensieri.”
“Come va con Lee?”
“Bene, diciamo. È un po’ imbarazzante vivere qui dopo che si è dichiarato, ma lui non vuole che io me ne vada e non me la sento di contraddirlo, mi sento già abbastanza in colpa per aver creato questa situazione.
In ogni caso dovremo convivere anche a Brighton.”
“Non vai a casa tua?”
Io scuoto la testa mettendo l’ennesima maglietta in valigia.
“Ho dato le chiavi di casa mia a Jaime e Tamao.”
“Ah, vengono anche loro?”
“Aye.”
Lui fa una smorfia buffa.
“Qual è il problema?
Siete amici di Jaime e Tamao è una bravissima persona, l’hai visto anche tu.”
“Sì, ma questo è un rito tra di noi, loro non c’entrano.”
“Secondo questa logica né Hannah, né Emma, né Chloe dovrebbero venire allora.”
“È diverso.”
“Non si era parlato di una fetta di anguria?”
Chiedo io per sviare il discorso.
“Sì, certo. Ti stavamo aspettando in salotto.”
“Chi c’è?”
“Tutti. Jordan ha detto che deve fare un annuncio importante.”
“Riguarda la band?”
“Non credo.”
“Arrivo.”
Metto un vestito in valigia e poi seguo il bassista fino al piano inferiore, in salotto c’è la band al completo e le ragazze.
“Ciao.”
Saluto un po’ a disagio, la presenza di Lee mi fa sempre sentire colpevole.
“Bene, adesso che sei arrivata possiamo mangiare.”
Esclama allegramente Hannah, prendendo un piatto con tante fette di anguria e uscendo fuori, nella zona della piscina. Lo appoggia a un tavolo e prende una fetta, Oli e Matt N. si scambiano uno sguardo complice che non mi piace per niente.
Dopo aver mangiato la prima fetta iniziano a sputarsi a vicenda i semi del frutto, scatenando una vera e propria guerra che comprende anche lo scappare, sapevo che sarebbe finita così. Date un’anguria a quei due e scateneranno la terza guerra mondiale!
Nella foga della battaglia Emma rischia di cadere in piscina e solo l’intervento pronto di Lee lo impedisce, Jordan lancia un urlo selvaggio che impietrisce tutti, Oli e Matt N. deglutiscono  e ingoiano i semi che stavano per sparare.
“Cosa succede, Jordan?”
Gli chiede il cantante, incredulo per la reazione del tastierista.
“Dovete stare attenti a Emma, è incinta. Non vorrete uccidere il pesciolino prima ancora che entri nel grande acquario?”
Lo guardiamo tutti sconvolti, Emma incinta?
“Beh, ormai è andata.
L’annuncio che volevamo farvi è che sarò padre, Emma è incinta.”
Come da copione parte una selva di urla e tutti i ragazzi iniziano a dare pacche sulla spalla al povero Jordan, mentre Hannah e Chloe iniziano a domandare cose come ci si sente e che nome daranno al piccolo Fish.
“Complimenti, Emma.”
Sorrido io, lei mi sorride a sua volta.
“Grazie mille, Yukari.”
“Come ci si sente a sapere che dentro di te c’è un’altra vita?”
“È strano, ma bellissimo.
È il frutto dell’amore tra me e Jordan e sono troppo felice che ci sia, non ce lo aspettavamo, ma è stata la sorpresa migliore della nostra vita.”
“Immagino, sono felice per voi.”
“E tu, Yukari?”
“Quando rimarrò incinta?”
Domando perplessa.
“No, quando tu e Lee…”
“Non lo so.”
Mugugno a disagio, ma perché tutti finiscono per farmi sempre la stessa domanda?
È proprio necessario ricordarmelo sempre?
Lo so benissimo che c’è questa situazione e sto tentando di risolverla!
Forse a occhi estranei non sembra, ma è così.

 
Il giorno dopo Lee mi sveglia molto presto, la sveglia segna le cinque di mattina.
Io esco dalle lenzuola e lui arrossisce leggermente visto che indosso solo una maglia lunga come pigiama,  io la guardo e sospiro. Provo a coprirmi le gambe, ma con scarsi risultati.
“Mi dispiace.”
“Di che?
Sono io che non mi so controllare, come se non avessi mai visto le gambe di una ragazza.”
Il suo tono è amaro e mi fa male sentirlo così, darei un braccio per tornare indietro e chiudere la porta della mia camera quando lui ha sentito la conversazione tra me e Tamao.
A quest’ora starebbe soffrendo di meno e io potrei pensare con meno ansia, ma non si può tornare indietro solo cercare di affrontare le conseguenze del presente, anche se non è facile o ti fa soffrire.
“Va tutto bene, Lee.”
“Già, vieni che la colazione è pronta.”
Metto i pantaloncini che di solito indosso a casa e poi lo seguo al piano inferiore, in cucina c’è già il mio solito caffè con una brioches, lui ha il suo latte e cioccolato.
“Grazie, Lee.”
“Di niente. Non riuscivo a dormire e ho deciso di preparare la colazione.”
“Come mai?”
“Niente di che, non preoccuparti.”
“C’entro io?”
“Yukari, per favore lascia perdere.”
Io sospiro di nuovo.
“Va bene.”
Lo so che sono io la responsabile del fatto che dorma poco o male.
Visto che anche io ho problemi a dormire lo sento mentre cammina come un’anima in pena per la casa, cercando di non fare rumore ma finendo sempre per urtare qualcosa: non è molto coordinato, ma adoro anche questo lato di lui.
Bevo il mio caffè e salgo a cambiarmi indossando un vestito a fiori rossi senza spalline, non è della Drop Dead e Oli si lamenterà, ma a me piace molto.
Mi fa sentire una diva degli anni ’50 e ogni ragazza ha bisogno di sentirsi tale ogni tanto. Prendo le mie valigie e le porto al piano di sotto, Lee si fa scappare un microscopico sbuffo che mi fa ridacchiare.
“Perché diavolo voi ragazze vi portate dietro la casa quando dovete andare da qualche parte?”
“Metti che debba andare a una festa elegante o ci siano altre occasioni?
Meglio essere prevenute.”
“A Brighton ci sono dei negozi, non andiamo nel bel mezzo del Sahara.”
“Qual è il problema?
Le valigie le porta la macchina, non tu.”
“Ma ci staranno anche le mie?”
“Sì, non ti preoccuparti.”
“Se lo dici tu.”
Io sospiro.
“Non sono convinta che sia una buona idea che venga io, Lee.
Stiamo perdendo anche l’amicizia.”
“No, smettila con queste stronzate.
Ti prego, Yukari.”
“Ma tu stai male.”
“No, io sono quello di sempre.
Avrei commentato su quelle valigie anche se non fossi cotto di te, cazzo.
Non dare la colpa a tutte le cose che succedono alla mia dichiarazione.”
“Lee, lo so che non dormi.
Vuoi farti le poche vacanze che ti concedi da insonne?”
“E tu come lo sai?
Forse perché non dormi anche tu?
Potrei farti la stessa domanda.”
“Io non passo tutto il mio tempo sballottato da un posto all’altro del mondo.”
“No? E chi ha venduto la roba dei Pierce The Veil seguendoli in tour?
Il tuo clone?”
Io abbasso la testa e incasso il colpo.
“Ok, solo che sono preoccupata per te.”
“Non ci schianteremo in macchina, te lo prometto.”
“Non è questo, Lee.
Sono certa di non farti bene e non riesco a perdonarmelo.”
Abbasso di nuovo gli occhi, lui mi rialza la testa con un movimento brusco e io lo guardo sorpresa.
In un attimo le sue labbra sono sulle mie e io ricambio con la stessa passione che ci sta mettendo lui, la sua lingua chiede il permesso di entrare e io glielo concedo, così siamo catturati in una lotta per la dominanza, io sono vagamente consapevole di come abbia chiuso a doppia mandata la porta di casa e di come indietreggiamo verso il divano.
Ci stacchiamo solo per riprendere fiato e io gli salto in braccio allacciando stretta le mie gambe al suo bacino facendolo gemere. Continuiamo a baciarci fino a che arriviamo davanti al divano e lui mi fa stendere per raggiungermi subito e baciare la mia mascella e poi il collo, io lo inarco per facilitargli il lavoro e lui lecca e succhia lasciandomi un piccolo livido.
“Lee, dobbiamo partire.
Che diremo agli altri?”
Ansimo accarezzandogli i capelli.
“Che non è suonata la sveglia, qualcosa ci verrà in mente.”
“Con questo succhiotto?”
Lui mi appoggia un dito sulla bocca e mi guarda con gli occhi liquidi per il piacere.
“Sh. Lo so che lo vuoi anche tu, lo sento.”
“Oh, fanculo! Hai ragione!”
Gli do un altro bacio, ma breve, questa volta sono io a baciargli la mascella, il pomo d’Adamo e poi il collo.
“L’avessi saputo mi sarei fatto la barba.”
“La tua barba mi eccita, fai silenzio.”
Lui geme come risposta o forse perché anche io gli sto lasciando un succhiotto, le sue mani intanto trafficano con la cerniera del mio vestito, malferme e al terzo tentativo riesce a togliermelo e a farlo volare su una poltrona.
“Te lo volevo togliere da quando te lo sei messo.”
Io mi porto un braccio sui seni, perché un po’mi vergogno a farmi vedere mezza nuda da lui, ma Lee me lo sposta dolcemente.
“Sei bellissima, non nasconderti.”
Con gentilezza mi slaccia il reggiseno e inizia ad accarezzare un seno, mentre succhia il capezzolo di quell’altro facendomi gemere, non sapevo fosse così bravo!
Gli tolgo la maglietta e accarezzo il suo fisico un po’ morbido sorridendo, le sue mani intanto scendono sempre più in basso, verso il mio centro.
Ansimo violentemente quando sento un suo dito dentro di me.
“Sh.”
Mi zittisce con un bacio mentre inizia a muoverlo, dando inizio a un carosello di sensazioni piacevoli, il mio corpo lo asseconda nei movimenti, chiedendo implicitamente di più. Lui se ne accorge e mi toglie le mutandine e poi sorride sbilenco prima di portare la sua faccia al livello delle altre labbra e iniziare a succhiare e a leccare mentre con un dito mi tortura il clitoride. Io ormai gemo e ansimo solo, dicendo ogni tanto il suo nome come fosse una preghiera, mi sta portando lentamente all’orgasmo e lo sa.
Le ondate di piacere si fanno sempre più forti, le mie gambe iniziano a scalciare e con un gemito altissimo raggiungo l’orgasmo, è proprio bravo e il fatto che lo sia diventato sperimentando su un corpo che non sia il mio mi provoca una fitta di gelosia prima che il corpo si disconnetta.
Quando torno in me noto che adesso è nudo anche lui, con una bella erezione che ha bisogno di qualcuno che se ne prenda cura. Ribalto le posizioni e prendo il suo membro, facendo poi scorrere la mano su di esso.
“ ‘Kari, non ti fermare, ok?”
“Sh.”
Mi abbasso fino a prenderlo in bocca e lo sento tremare, mi appoggia una mano sulla testa e detta il ritmo.
Quando è prossimo all’orgasmo smetto, lui mi guarda senza capire, io alzo un sopracciglio e lui mi rivolge un sorriso birichino.
Ribaltiamo di nuovo le posizioni e lui entra finalmente in me con una spinta violenta e un po’rude che mi fa gemere di piacere e mi fa tirare un po’ i suoi capelli.
Lee rallenta il ritmo e intanto mi bacia con dolcezza, le sue mani mi accarezzano i seni, le mie invece accarezzano la sua schiena. Quando aumenta di nuovo il ritmo gliela graffio la schiena, ma a lui non sembra dare fastidio, ormai siamo sudati e ansati.
Un solo corpo e una sola anima, vicini all’orgasmo.
Un ultima spinta e raggiungiamo insieme il culmine e io vedo le stelle.
Non sono mai stata così bene con qualcuno, non ho mai sentito una connessione così profonda sia carnale che spirituale, lui intanto si è accasciato su di me, la testa tra le mie tette.
Quando fa per uscire da me lo fermo.
“Ti prego, stai così.
Lee, è stato meraviglioso.”
Gli accarezzo i capelli umidi e lo sento sorridere contro di me.
“Anche per me.”
“Adesso dormiamo, altrimenti ci schiantiamo davvero in macchina.”
“E gli altri?”
“Non si era parlato di una sveglia che non si era sentita?”
Lui ridacchia.
“Yukari, ti amo.”
“Un giorno te lo dirò anche io, adesso dormi, piccolo.”
Gli do un bacio in fronte, lui ci copre e poi abbracciati su un divano che forse è troppo stretto ci addormentiamo felici e soddisfatti.
Ci svegliamo dopo due ore di sonno e ci sorridiamo felici e insonnoliti, lui fa correre le sue dita tra i miei capelli.
“Buongiorno, principessa.”
“Ohayoo, ouji sama.”
Lui sorride ancora di più.
“Sono secoli che non parli in giapponese, come mi hai chiamato?
Maledetto inglese lardoso?”
Io gli do un pugnetto sulla spalla.
“Ti ho chiamato principe, scemo!”
“Oh, e come si dice principessa?”
“Ohime sama.”
“Allora mia Ohima sama, alziamoci e rifacciamo colazione, ci aspettano cinque ore di macchina.”
Si alza e si riveste, mentre io mi avvolgo un attimo nella coperta.
“Non spiare!”
“Inglese lardoso, nel caso non l’avessi capito mi piace il tuo corpo.”
“Grazie, di solito penso che piaccia perché sono un chitarrista famoso.”
Io sospiro.
“Lee, mi piacerebbe anche se fossi una persona comune. Adesso, vai in cucina che mi vesto.”
Per tutta risposta si siede su una delle poltrone del salotto e mi giarda rivestirmi con aria soddisfatta, facendomi sbuffare.
“Mi raccomando non ubbidirmi sempre.”
Lui mi fa una linguaccia e si alza in piedi.
Insieme facciamo una breve colazione, carichiamo le nostre valigie in macchina e poi partiamo.
Lee canticchia una vecchia canzone dei BMTH che sembra “Deathbeds”, io invece ho sonno, appoggio il viso alla sua spalla.
“Daisuki desu.”
Mormoro e poi chiudo gli occhi sorridendo.
Non credo passerà molto tempo da quando gli dirò “Ti amo” perché quello che è successo stamattina ha cambiato un po’ di cose e spazzato via dei dubbi.
Mi sveglio quando ormai siamo in prossimità di Brighton, di buon umore, il sole splende sulla vecchia Inghilterra e mi sembra un buon presagio.
“Buongiorno, principessa.”
“Buongiorno, mio principe.
Quanto manca al castello?”
“Una mezzoretta direi.”
“Ottimo.”
“Cosa diremo agli altri?”
“Penso che capiranno come sono andate le cose senza spiegare loro nulla, sono maestri del doppio senso.”
Lee ride di gusto.
“Sei pentita, Yukari?”
“Assolutamente no.”
Appoggio una mia mano sulla sua sulla leva del cambio.
“Bene.”
Rimaniamo in silenzio, tranquilli, Lee a un certo punto imbocca l’uscita per Brighton e così, di fatto, la nostra vacanza inizia.
Lee guida fino a dove abbiamo le nostre ville, un quartiere tranquillo che dà sul mare, l’ideale per rilassarsi e godersi un po’ di ozio. Non è comunque troppo lontano dal centro e dai suoi locali, cosicché ci si può anche divertire. Passiamo davanti a una serie di villette costruite all’inizio del novecento e dipinte con colori pastello, fino a che non scorgiamo la villa di Lee. Lui ferma la macchina, io scendo ad aprire e mi rovo davanti Oli che abita nella casa accanto alla nostra.
“Come mai siete in ritardo?
Vi siete persi il rendez-vous e vi giuro che non era in uno scantinato e non c’era nessun tedesco.”
Poi il suo sguardo cade sul mio foulard e sul suo volto si dipinge un ghigno molto divertito.
“Ho capito cosa stavate facendo, birichini!
Non potevate aspettare fino a Brighton?
Dicono che l’aria di mare ecciti, ma ci credo che il povero Lee non abbia resistito, il tuo vestito grida di essere tolto, Yukari.”
Io gli do una manata sulle spalle.
“Dai, Sykes! Spostati!”
“Na na na! Come è stato?
Il mio ragazzone è stato all’altezza della sua fama?
Quella cosa che i chitarristi fanno miracoli con le dita…”
“Sykes, voglio entrare a casa mia! Se non ti sposti ti metto sotto con la macchina!”
Bercia Lee.
“Comare Oli, mi sa che dovrai aspettare.”
Lui sbuffa, alza una man in segno di saluto e se ne va, io apro finalmente il cancello e Lee entra.
“Quel ragazzo è veramente pettegolo!”
Commenta appena fuori dalla macchina.
“Vuoi tenere tutto segreto?”
“No, ma non mi va nemmeno di dire a tutti come faccio sesso.
Sono affari miei, nostri, che ne pensi?”
Io prendo una valigia.
“Penso che tu abbia ragione.”
Iniziamo a portare le nostre cose in casa e io mi sento come rivitalizzata dall’aria del mare, mi sento bene come non accadeva da secoli.
Forse il mare e Lee sono la mia cura.

Angolo di Layla.

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione

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Capitolo 21
*** 20)Le ombre del passato. ***


20)Le ombre del passato.

 
Yukari p.o.v

 
Brighton mi è sempre piaciuta con le sue spiagge, i suoi moli, specialmente il Brighton Pier e la ruota panoramica.
Anche se è solo l’inizio di giugno si respira già un’aria estiva e di festa, mi piace anche la villa dei miei genitori, ma quest’anno se la godranno Jaime e Tamao e sono certa che la ameranno come la amo io.
Metto via i miei vestiti nella camera di Lee, lui fa lo stesso accanto a me, abbiamo deciso che dormiremo nello stesso letto visti i recenti sviluppi e la cosa non mi dispiace.
“Bello quel vestito!”
Commenta Lee vedendo un vestito verde stile impero.
“Spero per te che non ti venga voglia di strapparmelo di dosso, l’ho pagato un po’.”
Lui ride.
“Ho abbastanza soldi per ricomprartelo.”
“Sbruffone, dai quando sei diventato così sbruffone?”
Lui scuote le spalle.
“Sono stato troppo tempo con Oli.”
Io lo abbraccio da dietro e gli do un bacio sulla nuca.
“Adesso ti curo io.”
“Penso che questa medicina mi piacerà.”
“Ne sono certa.”
Finiamo di mettere via le nostre cose e ci accorgiamo che è arrivato mezzogiorno.
“Cosa facciamo, Lee?
Mangiamo qui o fuori?”
Il suo cellulare suona per l’arrivo di un messaggio che Lee mi mostra: Oli ci invita a un ristorante vegano che hanno appena aperto sul lungomare.
“Problema risolto, anche perché non avremmo potuto mangiare qui, il frigo è tragicamente vuoto.”
“Uhm, allora dopo pranzo tenteremo la strabiliante avventura di fare la spesa.”
“Fantastico, speravo proprio di fare una cosa del genere.”
“Mi dispiace, ma certi sacrifici sono necessari.”
Lui mi abbraccia e mi sorride.
“Penso che accetterò questo destino crudele se sarai con me.”
“Ci sarò.”

Ci facciamo una doccia, ci cambiamo e poi raggiungiamo a piedi la zona del lungomare, siamo gli ultimi ad arrivare, la compagnia è già tutta fuori dal locale. Le nostre mani sono intrecciate e a nessuno sfugge questo particolare.
“State insieme?”
Ci chiede Matt Kean.
“Non ancora, ma ci stiamo lavorando.”
Annuncio soddisfatta.
“No, è la fine del mio sogno segreto di stare con Lee.”
Fa finta di piagnucolare il bassista, io lo gelo con un’occhiataccia.
“Ehi, scherzavo. Non ho mai sognato di stare con Lee!
Tranquilla, non te lo rubo.”
“Meglio per te, Kean, o le tue preziose manine potrebbero finire tagliate e la tua promettente carriera di bassista stroncata.”
Lui sbianca.
“Con te non si scherza mai, vero, Yukari?”
“Raramente. Ciao, Tamao!
Va tutto bene tra di voi?”
“Alla grande.”
“Ottimo, entriamo?
Anche se qui si mangia solo cibo per capre ho fame.”
“Lo sai che sono vegano, Yukari.”
Mi dice severo Oli.
“Non me ne dimentico, chi ha organizzato il matrimonio di Tamao e si è fatta in quattro per soddisfare le esigenze alimentari del signorino?”
Lui sbuffa, io faccio per entrare, ma una mano su stringe sul mio polso.
Mi volto e mi accorgo che è quella di Matt Nicholls, io lo guardo senza capire, cosa vuole?
“Yukari, ti fumeresti una sigaretta con me?”
“Sì, certo.”
Entrano tutti e rimaniamo solo io e il batterista.
“Matt, cosa c’è che non va?”
“Nulla, se ti stai chiedendo se sono felice per voi, lo sono.
Lee si meritava una ragazza come te da tanto tempo, anzi si meritava te e basta perché ti ama.”
“Qual è il problema, allora?”
“Oggi ho visto una persona che non ti farà piacere incontrare.”
Io corrugo le sopracciglia, chi sarà mai?
Di sicuro non Vic visto che è a un oceano di distanza.
“Chi?”
“Jennie June.”
La sigaretta rischia di cadermi dalle mani, insieme a Deni è una delle ex storiche di Lee. Per la precisione è la ragazza che più lo ha fatto soffrire con i suoi continui tradimenti e le sue richieste di abbandonare la band, una stronzissima palla al piede.
“Cosa ci fa qui?”
“Non ne ho la più pallida idea.
Forse è qui per caso, forse per ritentarci con Lee, tu fa attenzione comunque.
Jennie non è il tipo di ragazza da sottovalutare.”
Io annuisco pensierosa.
“Grazie, Matt.”
“Di niente, non voglio che Lee soffra ancora per causa sua.”
“Hai ragione.”
Continuo a fumare la mia sigaretta molto preoccupata, non mi piace l’idea che quella tizia ci possa girare attorno, Lee ne soffrirebbe.
La finisco e butto il mozzicone nel posacenere, entro nel locale cercando di sembrare il più normale possibile, ma qualcosa deve tradire quanto sono agitata.
“Tutto bene, Yukari?”
“Sì, nulla che del buon cibo non possa curare.”
“Allora siamo nel posto giusto.”
Esclama Oli.
“Ho i miei dubbi, ma si fa quello che si può.”
“Come puoi mangiare degli animali innocenti senza nemmeno sentirti in colpa?”
“Perché ho fame?”
Lui scuote la testa, io mi siedo accanto a Lee e gli sorrido.
“Cosa offre il menù?”
“Insalata, qualcosa chiamato seitan e del tofu.”
“Vada per l’insalata, sembra la meno intimidatoria.”
“Sono d’accordo.”
Oli sbuffa e mugugna qualcosa di incomprensibile.
Quando arriva la cameriera io e Lee ordiniamo un’insalatona, anche se non basta minimamente a saziare la fame che abbiamo.
A volte è dura avere un amico vegano!

Finito il pranzo ci separiamo con la promessa di sentirci di nuovo per fare qualcosa stasera.
Non appena Oli è fuori dalla portata d’orecchio mi appendo al braccio di Lee.
“Per favore, portami a un Mac Donald. Sto morendo di fame.”
“Giuro che stavo per chiederti la stessa cosa! Ho una fame allucinante, non so come faccia Oli a resistere con una dieta del genere. Ci credo che è così magro, per me è denutrito.”
Io rido.
“Ma no, è solo abituato. Siamo noi che siamo due irrimediabili cannibali affamati di carcasse.”
“Due iene.”
“Si potrebbe anche dire così, ma adesso andiamo.”
Lo tiro verso la macchina, mi è sembrato di vedere una chioma castana familiare.
Lee entra in macchina e guida verso il nostro Mac preferito, sono lontani i tempi in cui ci veniva anche Oliver, forse anche questo fa parte della crescita.
Parcheggiamo e poi entriamo, ordiniamo due sostanziosi menù e dopo la consueta attesa, ci sediamo felici e contenti con due mega panini davanti.
Questo è quello che chiamo pranzo, sarà anche cibo spazzatura, pieno di merda e tutto il resto, ma almeno riempie. Non ti alzi affamato e con la voglia di andare in un altro ristorante a mangiare qualcosa, qui ti sazi.
“Cosa ti ha detto, Matt?”
“Uhm? Nulla di importante.”
“Sei sicura?”
“Sì, certo.”
“Ho l’impressione che tu mi stia mentendo.”
“Perché dovrei farlo?”
“Magari ti ha detto qualcosa di negativo su di noi e non vuoi offendermi.”
“Nah, non devi preoccupare.”
“Sarà…”
“Lee, dovresti preoccuparti di più del fatto che tra poco andremo a fare la spesa. Riuscirà una star del tuo calibro a fare una cosa così plebea?”
Lui ride come un matto.
“Non sono Oli, chi credi che faccia la spesa a casa?
Io e sono anche abbastanza bravo, mamma dice che me la cavo per essere un ragazzo.”
Gonfia le guance come un adorabile criceto per vantarsi, io gliele pizzico leggermente.
“Vedremo tra poco, Signore dei casalinghi.”
Lui mi sorride e riprendiamo a mangiare, grazie a Dio l’argomento Matt Nicholls è archiviato, non mi andava di dirgli di Jennie, anche se ho il sospetto che la vedremo in giro.
Finiamo di mangiare e andiamo al supermercato, è un posto abbastanza spartano per essere un posto di mare famoso come lo è Brighton.
Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo verso i carrelli, lui ne prende uno e io ci salto immediatamente dentro.
“No, Yukari! Non siamo più bambini, dai!”
Io gli faccio una linguaccia.
“Esci o non mi muovo di qui.”
Io mi accendo una sigaretta.
“Beh?!”
“Se non hai intenzione di muoverti tanto vale trascorrere il tempo in modo piacevole.”
Lui alza gli occhi al cielo.
“Sei impossibile, te lo hanno mai detto?”
“Qualche volta, ma io ti piaccio lo stesso no?”
“Ah, purtroppo sì. Non ci posso fare nulla.”
Io sorrido beata.
Pensavo di non divertirmi durante questa vacanza e invece sta succedendo, il merito è tutto del fatto che ho finalmente dato ai miei sentimenti la possibilità di uscire.
“Lee?”
“Ti voglio bene.”
“Anche io.”
Finisco la sigaretta e finalmente entriamo, qualcuno mi guarda male, io alzo le spalle e mi devo trattenere dall’alzare il medio per evitare che finisca in rissa.
Dopotutto sono una brava ragazza e noi non diamo mai inizio a una rissa, al massimo la facciamo finire.
Lee inizia a mettere le cose da comprare nel carrello con metodo, esattamente come fa quando deve suonare la sua chitarra.
“Sei davvero bravo, non scherzavi.”
“Perché avrei dovuto farlo?”
“Alcuni ragazzi si vantano solo per fare bella figura con le loro ragazze.”
“Ancora una volta, non sono Oli. Io non mi vanto, dico le cose solo se so farle altrimenti sto zitto. Sai che bella figura dire di saper fare questo e quello e poi dimostrare che non è vero alla prova pratica.”
“Hai ragione, se proprio un ragazzo posato. Non so se ti merito, casinista come sono.”
“Forse ci bilanciamo, come lo ying e lo yang.”
“Forse, anzi probabilmente hai ragione tu.”
Lui sorride e non dice nulla.
Sto bene in sua compagnia, non ho intenzione di farmelo togliere dalla prima vacca che passa per strada come Jennie.
Piano piano inizio a considerare Lee come mio ragazzo e io non voglio che qualcuno si prenda le mie cose o le mie persone.
Lui continua a inserire roba nel carrello e ben presto mi trovo circondata da latte, frutta verdura, carne, acqua e un sacco di altre cose. Ci sa davvero fare, ma è meglio non dirglielo, sembra che non creda in lui e non voglio che lo pensi.
“Yukari, esci! Non c’è più spazio per te e per il cibo.”
“Dai, Lee! Aspetta ancora un momento!”
Lui mi guarda e sospira e io guardo il cibo che ormai ha coperto le mie gambe.
“No, o tu o il cibo e ti voglio bene, ma scelgo il cibo.”
“Stronzo! Dai, lo posso tenere in mano.”
Lui alza gli occhi al cielo e mi schiaffa in mano una confezione da sei di birra.
“Ops! La capacità delle tue mani si è esaurita!”
“Va bene, Malia. Hai vinto.”
Appoggio la confezione di birra nel seggiolino dove di solito si mettono i bambini e poi cerco di liberare le mie gambe da quello che lui ha comprato. Ci riesco con un po’ di difficoltà, ma alla fine riesco  a scavalcare il carrello aiutata da Lee che mi tende una mano sorridendo.
“Pronti per la seconda parte della missione spesa?”
“Pronti!”
Mi fa eco lui.
“Lee!”
Jennie lo chiama, io la vedo, lui no – essendo di spalle – ma riconosce la voce e si irrigidisce.
“Lee!”
La sua bocca si tende in una linea dura e stringe i pugni, chiude gli occhi e si irrigidisce ancora di più, chiaramente non vuole voltarsi e vederla, ma lei non demorde.
“Lee!”
Alla fine, molto lentamente, si volta e la fronteggia.
“Ciao, Jennie.”
“Ehi, pensavo fossi diventato sordo! Non mi rispondevi.”
“Scusa, non ti avevo sentito, ero immerso nei miei pensiero.
Stavo facendo la spesa.”
Lei dà un’occhiata al carrello e ignora volutamente me che le riservo un sorriso di ghiaccio e il fuoco negli occhi. Le telegrafo che non è gradita e deve andarsene, lei fa finta di non captare questi messaggi e rimane ostinatamente dove è.
“Come ai vecchi tempi, sempre la stessa concentrazione.
Sono felice di rivederti.”
“Io non posso dire lo stesso, scusa devo andare.”
“Lee, cerca di passare sopra al passato.”
“Salutami e saluta anche Yukari, io devo andare.”
“Oh, certo.”
La zoccola fa finta di vedermi per la prima volta e mi sorride ipocrita.
“Ciao, Yukari!
Non ti avevo visto, da quanto tempo non ci vediamo!”
“Il tempo che è passato dal nostro ultimo incontro non è abbastanza per rendere piacevole questo.
Addio, Jennie.”
Le lancio un’occhiata in cui le faccio capire di stare lontano da Lee, ma lei mi riserva uno sguardo di ghiaccio in cui leggo la determinazione a riprenderselo.
Stronza!
Finiamo di fare la spesa in silenzio, Lee deve essere turbato da questo incontro, ma ho anche l’impressione che ci sia dell’altro e non capisco cosa.
Paghiamo e poi usciamo, nel parcheggio sto per aprire bocca, ma lui mi precede.
“Allora era questo…”
“Questo cosa?”
“Quello che ti ha detto Matt.”
“Perc…”
“Perché te lo sto chiedendo?
Perché non voglio che mi si nascondano le cose.”
Io sospiro.
“Sì, Matt mi ha detto questo e nessuno dei due te ne ha parlato perché non volevamo farti preoccupare.
Speravamo di evitare il fatto che tu incontrassi Jennie, nessuno voleva nasconderti nulla.”
“Davvero? Avreste dovuto dirmelo, Jennie era la mia ragazza, in fondo.”
“Lo so, lo sappiamo. Volevamo che tu non reagissi come stai reagendo ora per niente.
Avresti potuto non incontrarla mai.”
“Palle, e lo sapete anche voi.
Jennie è venuta a Brighton per una sola ragione e sono io.”
“Ok, mi dispiace Lee.
Non volevamo farti arrabbiare.”
Lui non dice nulla per un attimo.
“Carichiamo la spesa in macchina e andiamo a casa o si scioglieranno i surgelati.”
Lui inizia a mettere le borse nel baule, ma io lo fermo.
“Sei arrabbiato?”
“Sì.”
“E perché?”
“Odio che mi si menta.”
“L’abbiamo fatto per te, per favore credimi.”
“Va bene, ma la prossima volta non fatelo.”
Commenta burbero.
Fantastico, Jennie è già riuscita a fare i primi danni facendolo arrabbiare con me e Matt. Forse avremmo dovuto dirglielo, ma pensavamo solo di proteggerlo, non di ferirlo.
Sospiro di nuovo e lo aiuto a mettere via la spesa in silenzio, lui è davvero irritato e io darei oro per tornare indietro nel tempo e non avere mai saputo in anteprima che la vacca era in circolazione.
Almeno adesso forse la staremmo insultando insieme e non litigando per colpa sua, non voglio perdere Lee!
Devo parlargli e dirgli la verità, cioè che penso di amalo, ma qualcosa me lo impedisce, una sorta di paura irrazionale che lui in realtà non mi ami. Perché sta reagendo così per Jennie?
Ok, è stata la sua storia più travagliata, ma mi ha anche detto che mentre stava con lei pensava a me e allora perché questa rabbia e questo turbamento?
Forse lui non mi ama davvero.
“Yukari?”
“Sì?”
“Andiamo.”
“Sì, certo.”
Salgo in macchina e adesso nemmeno io ho tanta voglia di parlare, mi sento insicura su tutto e tutti.
E ho paura, una fottuta paura che non ho mai provato prima.
Sto per perdere Lee senza nemmeno averlo mai avuto?
Nemmeno in macchina parliamo e quando arriviamo a casa sua lui scarica la spesa senza dire molto e lo stesso avviene mentre la mettiamo via.
“Cosa vuoi stasera da mangiare?”
Gli chiedo infine giusto per spezzare questo silenzio.
"Quello che vuoi.”
Io alzo gli occhi al cielo, che risposta dei cazzo.
“Pasta? Carne?”
“A me va bene tutto.”
“Ok.”
Visto che sono appena le quattro di pomeriggio decido di uscire a fare una passeggiata, fumarmi qualche sigaretta e respirare un po’ di iodio, magari quando tornerò Lee non sarà più arrabbiato.
“Vado a farmi un giro.”
Annuncio con voce incolore.
“Ok, va bene.”
Esco e mi dirigo verso il lungomare, nonostante sia appena giugno è pieno di persone, gente che torna dalla spiaggia dopo essersi fatta un bagno, gente che gironzola come me. Io cammino un po’, poi mi siedo su una delle tante panchine e guardo il mare, dovrebbe essere un qualcosa di rilassante, ma dopo cinque minuti una figura torreggia su di me.
Io alzo gli occhi e mi trovo davanti Jennie.
“Cosa vuoi?”
Le chiedo seccata.
“Solo dirti che Lee è mio e me lo riprenderò.
Oh, certo! Crede di amare te, perché sei la ragazza che c’è sempre stata nel suo piccolo gruppo di amici, ma in realtà ama me. Magari ti ha persino detto che mentre stava con me pensava a me: tutte stronzate.
Ha sempre amato me e continua a farlo tuttora, se ti ha detto quelle cose è perché ha bisogno di qualcuno con cui scopare e non ha il coraggio di andare a puttane.”
Le sue parole sono come coltellate, ma io non lo do a vedere, mi alzo lentamente e la fronteggio.
“Adesso hai due scelte: o te ne vai immediatamente e in silenzio, oppure mi costringerai a prenderti a pugni e non voglio sporcarmi le mani con una merda come te.”
“Insulta pure, Yukari.
Ti è sempre venuto bene, ma dentro di te sai che è la verità.”
 Se ne va ridacchiando e io rimango tremante seduta su una cazzo di panchina, con le mani strette a pugno e goccioline di sudore che solcano la mia faccia.
Sono tutte cazzate, sputi di veleno di un serpente in forma umana, non le devo credere perché lei vuole che io le creda e le semplifichi il riprendersi Lee.
Ora non so cosa fare, non mi va più di passeggiare e non mi va di rivedere Lee, mi serve una terza opzione.
Prendo un respiro profondo e poi decido, andrò da Tamao, almeno con lei potrò parlare, una volta presa la decisione mi sento un pochino meglio.
Mi alzo dalla panchina e mi dirigo verso lo stesso quartiere residenziale in cui abitiamo io e Lee e raggiungo l’ultima casa in fondo alla via. È molto riconoscibile in mezzo alle villette vittoriane perché è una casa giapponese tradizionale.
Suono il campanello e aspetto.
“Chi è?”
Mi risponde Jaime.
“Sono Yukari.”
“Entra pure.”
Mi apre il cancello e io entro.
Sono sicura che adesso starò meglio, questa casa ha sempre avuto un effetto positivo su di me.
Sorrido.

Angolo di  Layla

Ringrazio Nico_Ackerman per le sue recensioni :)

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Capitolo 22
*** 21) Stelle che pensano ai dinosauri. ***


21) Stelle che pensano ai dinosauri.


Yukari p.o.v.

 
Il vialetto si snoda in un giardino giapponese con aceri rossi e statue tipiche.
Finalmente arrivo alla porta, salgo la piccola scala di legno e busso, Jaime mi apre sorridendo.
“Come mai sei qui?”
“Vorrei parlare con Tamao, se possibile.”
“Certo, è sul portico sul retro.”
Io sorrido, è uno dei miei ambienti preferiti.
Nelle case tradizionali spesso c’è un una terrazza-portico che dà sul giardino e questa è davvero speciale. Si affaccia direttamente in un laghetto.
E infatti trovo Tamao che beve una lattina di the con i piedi che sfiorano la superficie dell’acqua.
“Ciao, Yukari!”
Si volta sorridendo.
“Come mai sei qui?”
Io scuoto le spalle.
“Volevo solo parlare con te.”
Cerco di usare il tono più tranquillo che ho, ma qualcosa nella mi voce deve tradirmi perché Tamao corruga le sopracciglia e si alza.
“Tutto bene?”
“Non esattamente.”
“Lo sapevo.”
“Chiacchiere tra signore, me ne devo andare?”
“Come preferisci, Jaime.”
“Allora facciamo che porto tre birre.”
Sparisce dentro la casa e io emetto un sospiro pesante, emotivamente stanca e distrutta da quello che sarebbe dovuto essere il primo giorno di vacanza.
Jaime poco dopo torna con le birre e si siede sul portico insieme a noi, apriamo le lattine e il primo sorso di birra gelata raggiunge la gola. Bellissimo.
“Allora? Cosa succede?
Tu e Lee sembravate molto affiatati oggi.”
“Hai usato la parola giusta, Tamao.
Sembravamo.”
Dico amara.
“Cosa è successo?”
Mi chiede Jaime.
“Beh, avete presente che prima di andare a mangiare Matt Nicholls mi ha chiesto di fumare una sigaretta con lui?”
Annuiscono tutti.
“L’ha fatto per dirmi che Jennie June era a Brighton.”
“Chi è Jennie June?”
“L’ex storica di Lee, una vera stronza. L’ha tradito un sacco di volte e voleva che lasciasse la band.”
Spiega velocemente Jaime a Tamao.
“Abbiamo deciso tacitamente di non dirgli nulla per evitare che stesse male, dopotutto c’era la possibilità che non la incontrassimo mai, invece è successo.
Oggi eravamo al supermercato l’abbiamo incontrata e lei ha subito cominciato a fare la smorfiosa con lui che è stato freddo con lei. Il problema è arrivato dopo, Lee si è arrabbiato perché gli abbiamo mentito e ha iniziato a trattarmi piuttosto freddamente.
Ho deciso di farmi una passeggiata e ho incontrato Jennie che mi ha detto… Mi ha detto che Lee è innamorato di lei, è sempre stato innamorato di lei, anche adesso, e che se mi ha detto che pensava a me mentre stava con lei è una bugia.
Mi ha anche detto che io sono … sono solo una scopata, fatta perché non ha il coraggio di andare a puttane.
Io ho paura che abbia ragione, da quando l’ha incontrata ha cambiato atteggiamento verso di me, è come se qualcosa lo turbasse. E se Jennie avesse ragione?
E se amasse ancora lei?
Il fatto è che lei mi ha detto quella cosa di Lee che pensava a me quando stava con lei ed è la stessa cosa che mi ha detto lui.
Può essere un caso e se non lo fosse?”
“Yukari, conosco abbastanza Jennie June per sapere che è un serpente dalla lingua biforcuta che si inventa bugie per far soffrire le persone colpendole nel loro punto debole.
Ha capito che il tuo è Lee e di conseguenza si inventa palle per farti stare male, non le credere, lo dice solo per riprendersi Lee.”
“Ma perché lui ha cambiato atteggiamento da quando l’ha vista?
Non è che si è accorto che la ama?”
Jaime scuote la testa.
“Jennie è il punto debole di Lee, è la persona che l’ha fatto soffrire di più, è ovvio che stia male vedendola. Gli saranno venuti in mente i ricordi di quando stavano insieme e di come lei l’abbia fatto stare male, non credo sia ancora innamorato di lei.”
“Ok, Jaime. Tu cosa dici, Tamao?”
“Io penso che Jaime abbia ragione. Basta notare come ti guarda e ti ha sempre guardato per notare che gli piaci e che ti ama e poi i ragazzi non confessano tanto facilmente i loro sentimenti. Se l’ha fatto significa che è vero.”
Il mio cellulare si mette a suonare all’improvviso, io guardo il mittente ed è Lee.
“Pronto?”
“Ciao, Yukari. Dove sei?
È quasi ora di cena.”
Io do un’occhiata al cellulare di Tamao e noto che sono quasi le sette.
“Scusa, ero da Tamao e Jaime. Arrivo subito.”
“Hai incontrato qualcuno?”
“Cosa vuoi dire?”
Sento un sospiro dall’altra parte.
“Lo sai. Mi riferisco a Jennie.”
“Sì, l’ho incontrata e mi ha parlato.”
“Lo immaginavo. Potresti venire a casa per favore?
Ho ordinato dal cinese.”
“Ok, arrivo.”
Chiudo la chiamata e guardo i miei amici.
“Devo andare, ci vediamo in giro.”
“Va bene. Ciao, Yukari.”
Tamao mi abbraccia.
“Yukari non pensare a quello che ti ha detto Jennie, mi raccomando.”
Mi dice Jaime.
“Va bene.”
Con il cuore stretto dall’angoscia lascio la mia casa delle vacanze e mi dirigo verso quella di Lee. Mi hanno detto di non fidarmi di Jennie e in buona misura hanno ragione, ma la mia paura di perdere Lee non è svanita, temo che quella zoccola finirà per avere quello che vuole.
Arrivo alla casa che conosco bene, apro il cancello e poi la porta e subito un piacevole profumo di cibo raggiunge il mio naso, Lee ha effettivamente preso qualcosa al cinese.
Mi metto le ciabatte e poi vado verso la sala da pranzo, il tavolo è apparecchiato, ma Lee non c’è.
“Lee?”
Chiamo piano.
“Sono qui.”
Dice una voce dietro di me che mi fa spaventare, Lee ha in mano due lattine di birra e il viso in ombra.
“Ah, sei qui.
Mi hai fatto spaventare.”
“Scusa, non volevo.
Adesso è tutto pronto, vieni.”
“Ok.”
Lo seguo e ci sediamo entrambi al tavolo, io prendo un paio di ravioli e un po’ di riso alla cantonese, si parte dal primo a mangiare, no?
“Come mai eri da Tamao e Jaime?”
“Sono miei amici, ho fatto quattro chiacchiere, è la loro luna di miele ed ero anche un po’ curiosa.”
“Capisco. Avete parlato anche di Jennie?”
Io mi irrigidisco.
“Preferirei non parlare di questo argomento.”
“Io invece sono del parere contrario, l’hai incontrata, vero?”
“Sì.”
“Cosa ti ha detto?”
“Lee, è proprio necessario?”
Lui sospira.
“Lo so che non è piacevole, ma ho bisogno di sapere cosa ti ha detto per provare a rimediare ai danni.”
“Preferirei non parlarne, davvero.”
“Yukari…”
“Va bene, va bene. Se proprio ci tieni a rendere questa cena spiacevole te lo dirò.
Dice che sei suo e che ti riprenderà. Che credi di amarmi perché sono sempre stata l’unica ragazza nel tuo piccolo gruppo di amici e che magari credevi di amarmi quando stavi con lei, ma che sono tutte stronzate.
Tu hai sempre amato solo lei e che adesso mi dici queste cose solo perché hai bisogno di scopare e non hai le palle per andare a puttane.
Ecco, adesso sei felice?
Mi è passata la fame, vado a fumare.”
Mollo a metà il mio piatto ed esco per andare al mio solito angolo vicino alla piscina, è un lago dorato dagli ultimi raggi del sole. Mi accendo una sigaretta e aspiro la prima graffiante boccata, ricacciando indietro le lacrime.
Poco dopo la portafinestra si apre di nuovo ed esce anche Lee che si siede sulla sdraio vicino alla mia.
“Yukari, devi ascoltarmi.
Non devi credere a nulla di quello che dice Jennie. A nulla, mi hai capito?
È sempre stata gelosa di te, non ti ha mai sopportato e non vede l’ora di farti del male.
Non è vero che penso ancora a lei, non è vero che mi sono dichiarato per avere qualcuno con cui scopare e non è vero che voglio stare con te perché non ho il coraggio di andare a puttane.
Queste sono stronzate, tutto quello che dice lei sono stronzate e non le devi credere.
Non voglio tornare con lei, mi fa schifo.
Lei non mi ama, ama solo il Lee chitarrista famoso, non il ragazzo che sta dietro all’immagine della rockstar, ok?
Lei vuole distruggere il mio mondo, lei voleva che mollassi la band per stare con lei, lei è una stronza egoista e non va ascoltata, per favore, mi devi credere.”
Io rimango in silenzio continuando a fumare.
“Davvero preferisci credere a una ex piena di odio piuttosto che a me?”
“Il problema, Lee, è che non so più a chi credere.
È questo il problema, perché lei sarà anche un serpente a sonagli, ma non puoi negare di essere stato malissimo per lei e sono certa che sentimenti del genere non si possano dimenticare facilmente.”
“Yukari.”
“Lasciami fumare in pace.”
“Yukari, non permetterle di distruggere quello che si è creato tra di noi, ti prego.”
Detto questo lui rientra in casa lasciandomi piena di dubbi.
A chi devo credere?

 
La sera è scesa su Brighton con naturalezza.
Il sole si è fatto il suo bagnetto nel mare colorandolo di rosso, arancio e oro, poi nel cielo è rimasta solo una striscia verde acqua a commemorare il giorno e se ne è andata infine – vedova giornaliera – per lasciare spazio al manto scuro della notte trapuntato di stelle.
Lee è seduto sul divano a guardare la tv e io sto disegnando sul tavolo qualcosa che non riesce a prendere forma, continuo a cancellare e a mettere nuove righe sul foglio.
Alla fine il cellulare di Lee suona per l’arrivo di un messaggio che lui legge.
“È Nicholls. Chiede se ci va di uscire, a quanto pare hanno riaperto quel posto sul lungomare dove andavamo quando eravamo pischelli.”
“Il Jamaica? Quello con le specialità tropicali, la musica reggae e le casse usate come sedie?”
“Ah ah.”
Dentro di me si scatena una guerra, da una parte voglio andare, dall’altra l’idea di poter vedere Jennie di nuovo mi terrorizza.
Rimango in silenzio mordicchiando la matita e pensando a che fare.
“Allora? Che gli dico?”
“Io non esco, non me la sento.
Magari ci vado domani da sola, ma stasera no.”
“Che? Ma se eri quella a cui quel posto piaceva di più!”
“Lo so! Ma ho paura.”
“Di che? Di bere troppo rhum?”
Io sospiro e abbasso gli occhi.
“Di incontrare Jennie di nuovo, due volte in un giorno sarebbero troppo.”
Lui batte un pugno sul tavolo e impreca sottovoce contro la sua ex.
“Va bene. Adesso scrivo a Matt.”
Digita il messaggio e gli arriva subito la risposta.
“Ci si vede là alle dieci e mezza, vado a prepararmi.”
Sale in camera sua e immediatamente il mio cellulare inizia a suonare e manco a dirlo è Nicholls anche sul mio, io esco e rispondo mentre mi siedo su una delle solite sdraio.
“Qual è il problema, Yidashi?
Ho scelto quel posto perché sapevo che ti piaceva e perché speravo tu potessi tubare un pochino con Lee.”
“È successo un casino dubito che avremmo tubato.”
Rispondo con l’ennesimo sospiro di questa serata storta.
“Che casino è successo?”
“Sai che dovevano andare a fare la spesa?”
“Ah ah.”
“Abbiamo incontrato Jennie e lei ha fatto la gatta morta.”
“Merda.”
“Da lì ha capito che tu mi avevi detto che Jennie era in circolazione e si è arrabbiato perché gli abbiamo mentito. Dopo sono andata a farmi un giro e ho incontrato la vacca che mi ha sputato addosso veleno dicendo che Lee stava con me solo perché aveva bisogno di scopare e che amava lei.
Lee mi ha costretto a dirglielo e mi ha rassicurato dicendo di non credere a nulla di quello che dice lei.”
“Ma…”
Mi dice Matt.
“Sono confusa e ho paura che lei possa avere ragione. Lee ha reagito davvero male quando gli ho detto di Jennie.”
“Ma ti ha anche rassicurato.”
“Ed è esattamente perché sono confusa, mi sembra che tutto quello mi abbia detto possa non essere vero.”
“Il che è sbagliato, stai facendo il gioco di Jennie comportandoti così.”
“Forse hai ragione.”
“Allora vieni stasera.”
“No, non me la sento. Scusa, Matt.”
Lui sospira.
“Ok, Yukari. Promettimi almeno che non passerai la serata a piangere.”
“Va bene, divertitevi.”
“Sì, ciao.”
Chiudo la chiamata e mi sdraio sul divano, abbracciando il cuscino che Lee teneva in mano fino a poco tempo fa.
“Chi era al telefono?”
Mi domanda .
Io decido di dirgli la verità, mentire non è una buona politica, me lo ha insegnato la storia di Jennie.
“Matt Nicholls.”
“E cosa ti ha detto?”
“Di crederti e di venire stasera.”
“Ma tu non farai nessuna delle due cose, vero?”
“Non verrò stasera, ma può darsi che ti creda.”
“Venire a Brighton non è stata una buona idea.”
Commenta prima di andarsene.
No, non è stata affatto una buona idea, tutto sta cadendo a rotoli.
Doveva essere una vacanza rilassante, un modo per dimenticare del tutto Vic, e un’occasione per rinsaldare la nostra amicizia facendo qualcosa che facevamo in passato, ma non è stato così.
Era partita bene, potevo davvero tubare con Lee e dirgli che lo amo a un certo punto, invece si è messa in mezzo Jennie e tutte le carte sono state scompigliate.
Lee forse non la ama, ma lei non gli è indifferente, un’ombra è caduta su di lui da quando l’ha vista e non so a cosa sia dovuta.
Rabbia?
Nostalgia?
Capire che la ama ancora?
“No, non la ama. Non mi avrebbe detto quello che mi ha detto se la amasse ancora, ci tiene alla nostra amicizia.”
Dico ad alta voce nel silenzio della casa.
“Ti ha persino detto che mentre stava con me pensava a te: tutte stronzate.
Ha sempre amato me e continua a farlo tuttora, se ti ha detto quelle cose è perché ha bisogno di qualcuno con cui scopare e non ha il coraggio di andare a puttane”
Replica la voce dell’ex di Lee.
“Vattene, demone.
Vattene via, non ti renderò le cose facili.”
Mi alzo dal divano, vado al piano superiore e mi metto un costume da bagno.
È sera e c’è già buio, ma la piscina della casa è illuminata da dei faretti e ci sono delle luci esterne che aspettano solo di essere accese. Le accendo e poi mi tuffo nell’acqua, sembra di entrare in un iceberg sciolto, ma io faccio finta di nulla.
Riemergo e faccio un po’ il morto per abituarmi alla temperatura, intanto guardo le stelle, scintillano così lontane, così belle e così indifferenti ai problemi umani.
Alcune di loro sono già morte e forse negli ultimi istanti della loro vita pensavano ai problemi dei dinosauri, chi può saperlo.
Lee mi ama?
“Sì.”
Sembrano sussurrare lentamente loro.
È solo quel po’ di pioggia che serve per raggiungere l’arcobaleno, solo quello, presto andrà tutto bene di nuovo e Jennie sarà ancora solo un ricordo lontano.
Torno sott’acqua con la testa piena di pensieri contradditori e cerco conferma in questo blu illuminato a tratti dai faretti, che gli dona pozze azzurre.
Muovo lentamente le braccia aspettando di raggiungere quella calma che provo sempre quando nuoto ma stasera sembra essersene andata lontano.
Scoraggiata riemergo e guardo ancora un po’ le stelle, poi esco dalla piscina, mi avvolgo in un asciugamano e vado a farmi una doccia calda. Fatta quella e asciugati i capelli esco di nuovo a fumarmi una sigaretta, cosa posso fare adesso?
Forse la cosa migliore sarebbe uscire a fare una passeggiata, ma sono sicura che se dovessi farlo non resisterei alla tentazione di fare un salto al Jamaica e non so se mi piacerebbe vedere Jennie che ci prova con Lee. Senza contare che quella voce che mi dice che lui potrebbe accettare le sue avances diventerebbe più forte e io non voglio.
Sospirando torno dentro e do un’occhiata ai dvd di Lee e alla fine trovo quello de “Il mio vicino Totoro”, mi riporta alla mente la volta che l’ho visto con i Pierce The Veil e Tamao, ma non mi importa. È abbastanza poetico da distrarmi e Dio solo sa quando abbia bisogno di poesia e magia nella mia vita.
Inserisco il dvd e mi immergo nelle avventure di Satsuki e Mei, nei loro incontri con il misterioso fantasma Totoro e mi sento meglio.
Mi sento così bene che mi addormento durante la visione, che stupida.
Mi sveglio la mattina dopo, ma non sono sul divano, ma sul letto matrimoniale che divido con Lee, in pigiama e coperta amorevolmente.
Chi mi ha portato qui?
Deve essere stato lui,  non posso esserci arrivata da sola!
Tasto l’altra metà del letto, ma è vuota e fredda, come se non ci avesse dormito nessuno, mi volto e noto che in effetti è intatta. Lee mi ha portata a letto, ma non ha dormito qui, il cuore mi si stringe.
Perché?
E dove è adesso?
Mi metto le ciabatte e controllo la camera degli ospiti: completamente intatta, nemmeno qui ha dormito qualcuno.
Il mio cuore inizia a battere più veloce, sempre più preoccupato, dov’è Lee?
Scendo al piano inferiore e scorgo una figura informe sul divano, mi avvicino senza fare rumore e vedo lui che dorme avvolto in una coperta, il berretto grigio che porta sempre appoggiato sul basso tavolinetto che c’è lì vicino.
Mi perdo interi minuti a guardarlo, sembra un bambino, così indifeso e fragile.
Non voglio assolutamente perderlo né cederlo a Jennie, ma ho paura che dovrò farlo, perché stanotte pur avendomi portato a letto non è rimasto a dormire con me?
Perché ha scelto di dormire sul divano?
Forse ha la coscienza sporca?
Forse ha fatto qualcosa che non doveva stanotte?
Mi allontano silenziosa dal divano ed esco fuori con una sigaretta in mano e le lacrime che minacciano di uscire dagli occhi, un piccolo singhiozzo finisce per sfuggirmi, ma lui non lo sente per fortuna.
Fuori mi accendo la sigaretta e lascio che le lacrime scorrano sulle mie guance, ho una paura fottuta, paura di avere perso la mia occasione in questo mese in cui abbiamo vissuto insieme, ma – cavolo! – chi pensava che Jennie sarebbe tornata alla carica?
Penso nessuno, dopo Deni sembrava archiviata del tutto, il che purtroppo non è vero, il fattore ex si è ripresentato.
Cosa devo fare?
C’è una parte di me che mi suggerisce di scappare ora che Lee dorme, che il mio appartamento a Londra ora è libero e che non è il caso di farsi del male assistendo al ritorno di fiamma tra lui e la vacca; un’altra mi dice che così facendo gli spezzerei il cuore.
Ma il suo cuore è mai stato mio?
Si potrebbe davvero spezzare a causa mia?
Sono talmente presa nei miei pensieri che non mi accorgo che la mia sigaretta è ormai spenta fino a quando qualcuno non me la toglie di mano: Lee.
Io sobbalzo.
“Cosa ci fai qui?”
“Mi sono svegliato e sono salito a vedere se fossi sveglia anche tu, ma non c’eri e ti ho trovata qui.
Come mai quell’aria imbambolata?”
“Pensieri miei, entriamo a fare colazione?”
Lui annuisce perplesso.
Cammino come un’acrobata sul filo della normalità per evitare il disastro, spero di farcela.
Spero che Jennie non vinca, ormai sono certa di amarlo.

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Capitolo 23
*** 22)La fine della guerra. ***


22)La  fine della guerra.

 

Yukari p.o.v.

 
Ci ­sono giornate che iniziano in modo strano, come questa.
Io e Lee siamo insolitamente zitti a colazione, sembriamo tutti e due spaventati dall’eventualità che inizi una conversazione, probabilmente perché non sapremmo dove potrebbe finire e  non vogliamo che finisca per toccare argomenti sgraditi.
Alla fine sono io a prendere coraggio.
“Com’è andata ieri sera?”
“Oh, non male.
C’era la musica reggae che ti piace, quei drink tropicali e le casse come sedie, avresti dovuto venire anche tu o forse no. Forse è meglio che tu sia rimasta a casa.”
Io alzo un sopracciglio.
“Perché?”
“Hannah e Oli hanno litigato tutta la serata.”
“Come mai?”
Lui beve un sorso di caffè.
“Uhn, all’inizio della serata è arrivata al nostro tavolo una modella della Drop Dead che si chiama Alissa ad Hannah non è piaciuto molto, a quanto ho capito non è la prima volta che succede. Credo che lei abbia paura che Oli abbia una storia con questa Alissa.”
“Ah ah, Hannah ha ragione o è solo una paranoia?”
Lui scuote le spalle.
“Tutto può essere quando c’è di mezzo Oli Sykes.”
“E tu?”
“Io cosa?”
Finisco l’ultimo sorso del mio caffè.
“È spuntata Jennie?”
Lui si incupisce e già questo mi dà una risposta affermativa.
“Sì, è arrivata.”
“E?”
“Niente, Yukari. Puoi immaginare cosa sia successo, lei ci ha provato pesantemente con me.”
“Questo lo avevo immaginato, tu come hai reagito?”
“L’ho respinta, non mi interessa tornare con lei, è un danno con le gambe.”
“Ma la cosa non ti ha lasciato indifferente.”
“Eh?”
Mi guarda stupito.
“Se non ti avesse colpito in qualche modo avresti dormito con me, invece di limitarti a portarmi a letto e poi dormire sul divano.”
Lui non dice nulla.
“Lee?”
“Non so perché l’ho fatto, ok?
Mi dispiace, forse ero solo ubriaco e avevo paura di perdere il controllo.”
“Non mi pare ti sia dispiaciuto quando hai perso il controllo prima della partenza per Brighton.”
“E a te? A te è piaciuto?”
“Sì.”
Rispondo senza esitare nemmeno un secondo, guardandolo dritto negli occhi, poi mi alzo e fumo la seconda sigaretta della giornata, pensando che non è iniziata bene.
Cosa ha fatto di preciso Jennie ieri sera?
Qualcosa deve avere combinato se lui ha preferito non dormire con me, ma cosa?
Lui non me lo dirà di sicuro, così il mio cervello può divertirsi – si fa per dire – con le peggiori ipotesi: da un bacio, a una scopata nei cessi, o una confessione o chissà che altro.
Il mio cervello rischia di esplodere da un momento all’altro, così mi prendo la testa tra le mani.
“Tutto bene?”
Mi domanda Lee, che è uscito nel frattempo.
“E me lo chiedi?
Chissà cosa è successo ieri sera con Jennie.”
“Non è successo nulla, ti prego, credimi.
Io non voglio tornare con lei, non ne vale la pena.”
Il suono del cellulare impedisce che questo degeneri in una discussione seria, è Matt Kean.
“Pronto?”
“Ciao, Yukari! Noi adesso andiamo in spiaggia, voi cosa fate?”
“Arriviamo, adesso lo dico a Lee.
Ciao, Matt.”
Chiudo la chiamata.
“Chi era?”
“Matt Kean.”
“E cosa voleva? Cosa devi dirmi?”
“Che loro sono in spiaggia e vorrebbero che li raggiungessimo, io ho detto di sì.”
“Capisco, allora vado a prepararmi.”
“Sì, vado anche io.”
Il litigio per questa volta è stato evitato, per quanto tempo riusciremo ancora a farlo?
Mi sembra di sentire la risata odiosa di Jennie e vorrei ammazzarla, ma penso che non riuscirei a farlo passare per un suicidio o una morte accidentale.
Salgo al piano superiore, prendo un costume da bagno e vado in bagno a mettermelo, poi indosso un semplice paio di shorts e una maglietta. Preparo una borsa con le cose che potrebbero servirci con l’aiuto di Lee che sembra tornato cordiale, come se non avessimo mai discusso. Non riesco a capire questo comportamento, non riesco a capire come passi dall’essere turbato per qualcosa alla normalità più assoluta.
Devo assolutamente sapere cosa sia successo ieri sera e la band può dirmelo, escluso Oli che sarà sicuramente di cattivo umore.
Una volta che è tutto pronto usciamo e ci dirigiamo alla spiaggia dove andiamo di solito che dista un quarto d’ora di cammino che Lee riempie parlando di cazzate assecondato da me.
Arrivati Matt Nicholls ci viene incontro sventolando il suo cappello da pescatore.
“Dove eravate, dormiglioni?
Pensavamo voleste renderci zii!”
“Che dici? Io non sapevo nemmeno che dovevamo vederci questa mattina.”
“Lee non te lo ha detto?”
“No.”
Io lo guardo.
“Scusa, ero ubriaco. Me lo sono dimenticato.”
“Sempre il solito, Malia.”
Do un’occhiata al resto della banda e noto che manca Hannah, ci sono solo Emma e Chloe che chiacchierano tranquillamente.
Ci avviciniamo per prendere possesso delle nostre due sdraio e noto l’aria seccata di Oliver, che continua a guardare il cellulare e non si è nemmeno tolo le scarpe.
Forse dovrei parlargli, ma non saprei che dirgli, che lui flirti non è una novità. Ha sempre avuto questo vizio e di certo il matrimonio non poteva toglierglielo, spero solo che si sia limitato a fare lo scemo perché da quando sta con Hannah è davvero migliorato come persona. In fondo è grazie a lei che ha smesso con la ketamina.
In ogni caso non sono affari miei e non saprei che fare per sistemare le cose, non so nemmeno sistemare la mia storia con Lee.
In ogni caso il mio quasi ragazzo si toglie la maglietta e va verso l’oceano e ben presto anche gli altri lo seguono lasciandomi da sola.
Do un’occhiata a Oli, credo che alla fine dovrò parlare con lui che io lo voglia o meno.

 
Il sole è caldo, ma non troppo visto che siamo solo a giugno e non siamo in Italia o in qualche posto dal clima più mite. Io sono seduta sulla mia sdraio, Oli sulla sua, non si è ancora tolto le scarpe.
“Puoi togliertele.”
Dico per spezzare la tensione.
“Uhn?”
“Le scarpe, puoi togliertele, siamo in spiaggia.”
“Ah, giusto.”
Si toglie scarpe, calzini e la maglietta rimanendo solo in jeans senza perdere la sua aria pensosa e preoccupata.
“Cosa succede Oli?”
“Sarei io a dovertelo chiedere.”
“Se c’è qualcosa che non va puoi parlarmene almeno non andrò fuori di testa pensando ai miei problemi.”
“Jennie?”
Annuisco piano guardando verso il mare.
“Non riesco a capire cosa provi Lee per lei, è turbato da quando l’ha vista, non sembra più nemmeno lo stesso ragazzo che si è dichiarato a me.”
“Jennie è cancro, una tizia di cui liberarsi e Lee lo sa.”
“Tu come stai invece?”
“Male, le cose vanno male, Yukari.”
“Perché flirti?”
Lui sospira.
“Ecco un’altra che pensa che io la tradisca.”
Il commento è piuttosto amaro.
“Io non penso che tu la tradisca, penso che tu semplicemente possa aver flirtato con qualche ragazza, hai sempre avuto questo vizio. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
“A volte il lupo può perdere sia il pelo che il vizio se vuole, non sono io quello infedele anche se lei lo racconta a tutti i suoi amici.”
“Cosa vuoi dire?”
“Ok, io non sono perfetto, ma lei vive praticamente attaccata al culo di un tatuatore.”
“Eh?”
“È sempre con lui e ci va a letto, lei pensa che io non lo sappia, ma lo so.
Lo so e non ce la faccio più, lui non è un tizio a posto. È un violento, è uno che la tratta male, che la costringe, viene da me e chiede aiuto. Io litigo con questo tizio e poi finisce che lei ci va a letto lo stesso e a casa è sempre in crisi.
Non è mai bella abbastanza, vuole essere perfetta e non so per chi, io le dico che per me lei lo e già e non mi crede. È sotto il potere di quel tizio, te lo dico io.
È coperta di suoi tatuaggi e poi dice che è tutta colpa mia e altra merda di cui non mi va di parlare.”
“Mi dispiace, Oli.”
“Dispiace anche a me, non mi aspettavo un matrimonio perfetto, ma nemmeno questo.
Non so cosa fare, io la amo ancora.”
Rimango in silenzio, non so cosa dirgli.
Vorrei avere la bacchetta magica e sistemare tutte queste situazioni incasinate, ma non ce l’ho, sono solo io: Yukari, non una strega.

 
All’improvviso una secchiata d’acqua colpisce me e Oli facendoci sobbalzare e imprecare.
Un sogghignante Matt Nicholls mostra la sua faccia sovrastata da quell’assurdo cappello da pescatore o muratore.
“Che cazzo fai, Nicholls?”
Urla Oli.
“Volete venire a nuotare o volete continuare a confessarvi i reciproci peccati?
Quante ave maria deve dire Oli e quante Yukari?”
“Quanto sei coglione! Non sono un prete, una suora, una miko o qualsiasi altra stramaledetta  sacerdotessa!
Come se poi Oli si facesse confessare da un esponente di una qualsiasi religione!”
“Potresti fare la sacerdotessa, ce l’hai l’abilità di fare prediche.”
Se la ride il batterista, io e Oli sbuffiamo.
Il cantante rimane in jeans e non accenna ad andare verso il mare, io invece mi spoglio e rimango in costume e me ne vado con Matt.
Non appena siamo fuori dalla portata delle orecchie di Oli mi decido a parlare.
“È davvero così brutta la situazione con Hannah?”
“Sì, direi di sì.”
“Non lo sembrava quando sono arrivata.”
“È precipitata senza che nessuno se ne accorgesse, lei crede che lui la tradisca, lui sospetta lo stesso perché lei trascorre molto tempo con un suo amico tatuatore.
Non so cosa pensare, so solo che se una bomba deve scoppiare scoppierà, nonostante il tuo impegno per far sì che non succeda.”
Ha ragione, non possiamo fare altro che aspettare e stare accanto a Oli se dovesse finire male.
Chiacchierando arrivo fino alla battigia, lì il mio cuore si ferma per un attimo o due e poi riprende a battere: Jennie e Lee stanno parlando.
Sembrano andare molto d’accordo, lei sorride, lui pure seppure in modo impacciato, all’improvviso lei lo bacia.
Basta! Per me è troppo!
La mia bomba è scoppiata e non rimane altro che raccogliere i pezzi della mia vita e del mio cuore.
Mi volto e corro via, veloce come il vento, afferro la mia borsa da mare e poi esco dalla spiaggia a piedi nudi, incurante delle urla di Matt e di Lee.
Non sono mai stata una grande atleta, ma raggiungo la casa di Lee in pochissimo tempo, inizio a buttare rapidamente e a caso le mie cose nella valigia, impresa che non richiede molto tempo dato che non avevo ancora svuotato quella che avevo usato per venire qui.
Mi infilo un vestito rosso e un paio di ciabatte e poi trascino la valigia fuori casa e mi incammino verso la stazione. Voglio tornare a Londra al più presto, poi non so cosa farò: forse tornerò a Sheffield, forse me ne tornerò a San Diego. Adesso tra il vedere Vic e il vedere Lee preferisco la prima.
Arrivo alla stazione sudata e sconvolta, riposo un attimo sulle panchine che ci sono fuori e asciugo il sudore, infine entro e mi metto in coda alla biglietteria.
“Buongiorno, signorina. Desidera?”
Mi chiede l’impiegata.
“Vorrei un biglietto per il primo treno per Londra.”
“Sì, certo. Il prossimo arriverà tra un’ora.”
Stampa il biglietto e poi mi dice quanto costa, ritiro il biglietto e pago.
Fuori dalla biglietteria controllo il grande tabellone elettronico e cerco il mio treno, che parte al binario 5 ed è lì che mi dirigo.
Anche lì ci sono delle panchine e io mi siedo, la valigia accanto a me, mi accendo una sigaretta e finalmente mi concedo di scoppiare a piangere. Lacrime salate solcano le mie guance, il mio petto è squassato dai singhiozzi, è delusione cocente quella che sento, io ci credevo davvero in una possibile storia con Lee.
Io avevo creduto alla sua dichiarazione e pensavo di poter costruire un futuro insieme a lui, ma lui non mi ama, non mi ha mai amato. Jennie aveva ragione, nella sua testa e nel suo cuore c’è sempre stata solo lei e – Cristo! – fa male sapere che per un po’ di sesso ha mandato a fanculo un’amicizia che durava da anni.
Fa un male cane.
All’improvviso mi sembra di non conoscere più l’amico di una vita intera, di aver avuto a che fare con un estraneo che mi ha spezzato il cuore.
Mi accendo una sigaretta e aspetto mischiando lacrime e nicotina, spero che Lee sia felice d’ora in poi con Jennie.
Finalmente il mio treno arriva al binario, le persone scendono e io inizio a salire con la mia valigia in mano, una mano si stringe attorno al mio polso e mi blocca.
Chi diavolo è?
Mi volto e mi trovo faccia a faccia con Lee, la mia mano parte da sola e gli assesta uno schiaffo sonoro che gli fa voltare la faccia dall’altra parte.
“Lasciami andare.”
Ringhio.
“No.”
“Cosa vuoi?”
Urlo esasperata, facendo voltare parecchie teste verso di noi.
“Il mio cuore lo sei preso e il mio corpo anche, non c’è più nulla che possa darti. Va da Jennie, è quello che ha sempre voluto, no?”
“Quello che voglio è parlare con te, hai frainteso la situazione.”
“La scusa più antica del mondo.”
“Sì, probabile. In questo caso è la verità e vorrei che tu m lasciassi spiegare, poi potrai prendere il dannato treno e andare dove vuoi.”
“Lasciami andare, Lee. Se davvero una volta sei stato mio amico, lasciami andare.”
“Siccome sono ancora tuo amico non lo farò.”
Io sospiro stanca e ferita, non ho più la forza di oppormi.
“Va bene, Lee.”
Scendo dal predellino e mi siedo su una delle panchine, accendendomi l’ennesima sigaretta.
“Avanti, parla.”
“Quando sono arrivato all’oceano ho incontrato Jennie, sospetto che mi aspettasse, tipo predatore.”
Io sbuffo.
“Abbiamo iniziato a chiacchierare e lei ci provava pesantemente, non sapevo come liberarmi di lei.”
“E hai pensato bene di farlo baciandola, dandole quello che ti chiedeva.”
Lui scuote energicamente la testa.
“No, se si potesse berrei la candeggina per disinfettare dove le sue labbra di merda si sono posate sulle mie!
Cristo, stavo pensando a come togliermela dai piedi quando si è buttata su di me e mi ha baciato, io non ho nemmeno replicato, ero confuso, non capivo perché avesse interrotto così bruscamente il suo teatrino.
Poi ho visto una figura scappare e Matt che gridava il tuo nome e ho capito il perché, voleva ferirti, voleva che tu ti togliessi dai piedi, perché ha paura di te.
Ha capito che non ha chances, che tu mi piaci davvero e allora ha cercato di impedirti di stare con me. Sai, la storia del “se non posso averlo io, non lo avrà nemmeno lei” e direi che ci è riuscita.”
“Tu cosa hai fatto?”
“Uh?”
“Dopo tutti i tuoi ragionamenti filosofici cosa hai fatto?”
“Ho spinto via Jennie e l’h mandata a fanculo, poi sono venuto a cercarti. Prima a casa, ma non c’eri e mancava la tua roba, poi alla stazione dei pullman e infine qui.
Io ti amo, Yukari.
Per favore, credimi.”
La sua voce è disperata, io sospiro di nuovo.
“Ti amo anche io, Lee. Sì, alla fine ce l’hai fatta a farmi innamorare di te, ma non ti credo.”
Mi alzo dalla panchina, spengo la sigaretta, prendo la valigia e mi avvio verso il treno.
“Addio, Lee.
Spero sarai felice con Jennie o qualcun’altra.”
Salgo sul treno e con la coda degli occhi lo vedo abbassare il capo e piangere in silenzio, chiudo gli occhi e mi siedo sul primo sedile libero.
Do di nuovo sfogo alle mie lacrime e inizio a pensare.
Perché venire a cercarmi se ha riavuto Jennie?
Perché dirmi che mi ama se ha riavuto la ragazza che voleva?
Forse ha ragione lui, Jennie ha fatto quello che ha fatto per evitare che io mi mettesse con Lee perché è invidiosa di me e vuole farmi del male. Conoscendola, sarebbe capacissima di farlo, ama far soffrire a gente, amici o nemici non importa, lei è felice nel dolore.
Io gliela sto dando vinta andandomene e la cosa non mi piace per niente, ma ho paura nel buttarmi in questa storia con queste premesse.
Lee mi ama?
-Se non ti amasse non sarebbe venuto a supplicarti di non partire, ti avrebbe lasciato andare e basta.
E poi ha pianto, lo sai che è molto difficile che lui pianga, che altre prove vuoi?
Che si uccida per te?
Ti stai facendo guidare dall’orgoglio e questo non va bene,Yukari. –
Bercia la mia coscienza e ha fottutamente ragione.
Non posso permettere che Jennie l’abbia vinta, amo Lee e non posso lasciarmelo scappare!
Mi alzo di scatto e corro verso la porta, una alla volta si stanno chiudendo tutte perché il treno è in partenza, lancio la valigia sulla banchina e poi mi lancio anche io, cadendo sull’asfalto duro e ruvido.
Fa male, ma mi rialzo subito, mi accorgo che ho fatto appena in tempo perché il treno ha iniziato a muoversi, afferro la valigia e inizio a correre.
Via, verso l’uscita!
Mi faccio largo tra la folla fino a quando non arrivo alle scale che percorro alla velocità della luce, arrivo al grande atrio e mi guardo attorno: non c’è traccia di Lee, deve essere uscito.
Esco anche io e mi guardo attorno, c’è una folla di persone, macchine, motorini, taxi e persino il pullman, ma lui non c’è.
“Lee!”
Urlo, ma non ricevo risposta.
“Lee!”
Urlo di nuovo, ma nessuno risponde.
“Lee…”
Sussurro e poi mi lascio cadere in ginocchio, ricominciando a piangere per l’ennesima volta in questo giorno di merda. Una mano si posa gentilmente sulla mia spalla e io sussulto perché mi sembra di riconoscere questo tocco.
Alzo gli occhi e mi scontro con quelli blu di Lee, gli butto le braccia al collo e lo bacio come se non ci fosse domani, felice di averlo ritrovato.
Quando mi stacco da lui lo guardo e noto che ha gli occhi rossi.
“Ti amo, brutto stronzo.
Fammi pentire di questa decisione e ti farò patire le pene dell’inferno.”
“Non ho intenzione di farti pentire! Ti amo, zuccona!”
Ci baciamo ancora fino a che le proteste della gente perché blocchiamo il passaggio ci fanno spostare, Lee prende le mie valige e si dirige verso la sua macchina fischiettando.
Vicino troviamo Jennie, probabilmente vuole dire la sua, ma Lee non le lascia il tempo. Molla le mie valigie e mi bacia alzando un medio in direzione della sua ex che se ne va sibilando maledizioni e imprecazioni.
“E questa è risolta.”
Mormora sulle mie labbra.
“Più che risolta e mi piace come l’hai sistemata.”
“Vuoi un bis?”
“Perché no?”
Ci baciamo ancora e poi ridiamo.
Mi sento felice e senza alcun peso, leggera come l’aria, libera come il vento, potrei volare ora se ci provassi.
Saliamo in macchina e lui mette in moto, durante il viaggio cantiamo a squarciagola una canzone commerciale che sta trasmettendo la radio le mia mano stretta nella sua.
Arriviamo a casa sua e lui parcheggia nel vialetto d’entrata, io esco dalla macchina, lui all’improvviso mi prende in braccio come se fossi una sposa ed entra in casa sorridendo.
Immagino che adesso ci dimostreremo in altri modi che ci siamo mancati e siamo felici di essere di nuovo insieme e che Jennie è quello che è sempre stata: un fantasma del passato che non ha il potere di rovinarci il presente.
Sorrido felice, sentendo il cuore di Lee battere contro il mio orecchio, batte forte e veloce e sono io a fargli questo effetto, l’amica di sempre.
Sono al colmo della felicità, non credo di poter chiedere di più.
La porta si chiude e quello che succede dietro le porte chiuse non è affare di nessuno.

Angolo di Layla.

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione. Ci stiamo avvicinando alla fine di questa storia...

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Capitolo 24
*** 23)Il giardino delle lucciole. ***


23)Il giardino delle  lucciole.

 

Yukari p.o.v.

 
Non c’è niente di meglio che stare sdraiata tra le braccia del mio ragazzo tra le fresche lenzuola in una giornata estiva secondo me.
Ormai sarà quasi ora di pranzo e faremmo meglio ad accendere i cellulari, li abbiamo spenti per non essere disturbati dai ragazzi in certe attività, e ritornare rintracciabili nel mondo.
Io accendo il mio e Lee il suo, immediatamente si scatena un caos di messaggi non letti e chiamate perse, hanno chiamato tutti incluse mogli e fidanzate.
“Wow! Stai assente per un paio d’ore e il mondo intero ti cerca!”
Commento io.
“È febbre da gossip! Vogliono sapere se stiamo insieme o meno e se sei partita.
Immagino saranno anche preoccupati.”
In quel momento il cellulare di Lee inizia a suonare e lui me lo passa senza dire una parola, io guardo il mittente – Oli – e rispondo.
“Alla buon’ora, cazzone!
Pensavo di dover chiamare la polizia e poi le pompe funebri perché ti eri ammazzato dopo che Yukari ti aveva mollato. Bella mossa farti vedere baciare quella malattia venerea ambulante di Jennie invece di dire a Yukari che non la ami.
Dove cazzo sei e dove cazzo è la mia migliore amica?
Rispondi o vengo a casa tua e ti ammazzo!”
“Sono qui Oli, calmati.”
Rispondo con un sorrisino ironico che mi increspa il volto.
Quando Oli è agitato inizia a parlare a macchinetta e a minacciare di morte chiunque lo turbi o lo abbia fatto arrabbiare.
“Yukari?”
“Ah ah.”
“Dove diavolo sei, anzi dove diavolo siete?”
Ruggisce lui costringendomi ad allontanare il cellulare dalle orecchie, è bello essere rimasta qui.
“Siamo a casa di Lee.”
“E perché cazzo non ci avete avvisati?”
“Davvero non lo indovini, Oli?”
Lo sento sbuffare dall’altra parte.
“Conigli, non siete altro che conigli!
Noi andiamo a mangiare al bar della spiaggia, il solito, verrete?”
“Sì, verremo. Lasciaci il tempo di sistemarci.”
Chiudo la chiamata e scoppio a ridere.
“Oli stava dando i numeri, sembrava una mamma apprensiva.”
“Oli è una mamma apprensiva e molto severa per i membri della band, ci bacchetta se non facciamo bene  i compiti.”
Rido ancora.
“Gli ho detto che saremmo andati con loro al solito bar sulla spiaggia, quindi, a malincuore, dobbiamo lasciare questo letto così comodo e fresco.”
“Ah, che palle! Me lo dovevo aspettare comunque.”
Usciamo dal letto e ci facciamo una doccia, poi ci vestiamo e infine usciamo di casa mano nella mano e ci dirigiamo alla spiaggia chiacchierando.
Troviamo Oli e il resto della band fuori dal bar e ci scrutano tutti con aria apprensiva e l’attenzione di tutti si focalizza sulle nostre mani.
“Voi due avete risolto?”
“Sì.”
“E state insieme?”
“Beh, non ancora ufficialmente, ma sì.”
“Lee, non glielo hai ancora chiesto?”
Ride Matt Kean.
“No, prima ho dovuto convincerla che non ero uno stronzo che voleva solo scoparla e poi a farmi perdonare il bacio con Jennie. Rimedio subito, comunque.”
Si inginocchia e prende una delle mie mani fra le sue, facendomi arrossire come una ragazzina.
“Lee, smettila!”
“Sh! Non rovinare il momento.
Yukari, vuoi essere la mia ragazza?”
“Sì, lo voglio.
Adesso puoi alzarti? Ci stanno guardando tutti, pensano tu mi stia facendo una proposta di matrimonio!”
“E non ti piacerebbe sposartelo, generale Yamashita?”
“Sì!”
Poi mi metto una mano davanti alla bocca, magari l’ho spaventato, affrettando tanto i tempi.
“Ah, lo sapevo!”
Esclama Oli.
“Zitto, Sykes! Magari adesso Lee si è spaventato e non mi vuole nemmeno più come ragazza?
Perché diavolo mi hai fatto dire una cosa del genere all’inizio della nostra relazione?
Come se non sapessi che i ragazzi hanno paura del matrimonio!
Adesso…”
Non saprò mai cosa succederà adesso perché Lee mi bacia.
“Stai calma, non penso al matrimonio ora, ma se dovesse succedere la mia sposa deve essere una strana giapponese dai capelli azzurri e che indossa un chimono bianco.”
Io arrossisco e gli altri fischiano come dementi.
“Grazie mille.”
Entriamo nel bar e ci sediamo al nostro solito posto, ordiniamo tutti un panino tranne Oli che ordina un’insalata specificando chiaramente che non ci vuole tacchino, prosciutto o altra roba di derivazione animale, il solito vegano.
Mangiamo tranquillamente, nessuno fa cenno all’assenza di Hannah, ho l’impressione che dopotutto il loro matrimonio non sia solido come vogliono far credere e che mia madre abbia peso un abbaglio con lei, d’altronde nemmeno lei è infallibile.
“Stasera si va a ballare, siete dei nostri?”
Chiede Matt Nicholls.
“Negativo, stasera ho intenzione di godermi un po’ di tempo con la mia ragazza, magari in un ristornate a lume di candela e senza nessuno di voi attorno.”
“Che stronzo!”
“Vi voglio bene, ma – ehy! – io e Yukari dobbiamo anche far sviluppare la nostra relazione.”
“Se vuoi andare a ballare, vai. Non voglio esserti d’intralcio.”
Lee mi prende per mano e mi fissa negli occhi.
“Tutto quello che voglio fare stasera è andare in quel ristorante giapponese che ti piace tanto, mangiare tanto buon cibo e godermi una serata con te.”
Io sorrido come non ho mai sorriso mai.
“Va bene.”
“Siete diabetici!”
Esclama Oli, fingendosi schifato, quando il luccichio nei suoi occhi tradisce la sua felicità per noi.
Mi era mancata la mia famiglia inglese, sono felice che Vic mi abbia rifiutata perché se non fosse successo non avrei mai iniziato a guardare Lee in modo diverso dall’amico che è sempre stato e non sarei così felice.
“Sono felice di essere qui e vi ringrazio tutti per avermi accolto come un’amica e non come una stronza che per secoli non si è fatta sentire.”
“Ti vogliamo bene, Yukari.”
Mi dice semplicemente Matt Kean.
Già, è questa la chiave di tutto: volersi bene.

 

La sera è arrivata, fa meno caldo e io mi sto preparando per l’appuntamento con Lee, andremo in un ristorante giapponese quindi ho deciso di onorare le mie origini nipponiche indossando un corto yukata senza maniche bianco a fiori viola con un obi azzurro come i miei capelli.
Decido di non legare i capelli e di lasciarli sciolti, mi trucco gli occhi di nero e metto un rossetto rosso fuoco, sembro vagamente una ragazza tradizionale giapponese perché sono naturalmente pallida.
Metto tutto nella tipica borsa giapponese che è coordinata allo yukata e fatta dello stesso tessuto, è davvero piccola, ci stanno a malapena le sigarette, un accendino, il cellulare e un mini portafoglio.
Un discreto bussare mi distrae dai miei pensieri.
“Sì?”
“Yukari, sei pronta?”
“Metto le infradito e arrivo.”
Lo sento mormorare un confuso “infradito?” e poi apro la porta facendolo rimanere a bocca aperta e a occhi sgranati.
“Yukari, tu ti sei messa un chimono!”
“È uno yukata, un chimono estivo.”
“Che differenza fa? Tu sei splendida e io sembro un barbone, forse è meglio non uscire.”
Sospirando prendo un giornale musicale abbandonato sul mobile fuori dalla stanza e lo picchio sulla zucca del mio ragazzo.
“Beh?”
“Mi sembravi uno di quei flipper bloccati che hanno bisogno di una botta per ripartire.”
“Eh?”
“Sì, ho messo uno yukata. Non c’è bisogno di reagire così, io volevo solo vestirmi un po’ carina per te.”
Arrossisco di botto.
“Beh, missione riuscita!”
“Adesso possiamo andare?”
“Sì, andiamo.”
Sembra imbarazzato del suo sfogo di prima, ma Lee è così: ogni tanto ha delle crisi di timidezza di cui si vergogna poi.
Scendiamo al piano inferiore e lui prende le chiavi della macchina borbottando qualcosa che non capisco, forse quanto è stupito, non lo saprò mai.
Usciamo e saliamo in macchina, sta scendendo quella che si preannuncia una bella notte, il cielo è di verde acqua scuro e iniziano già ad accendersi le prime stelle nei punti in cui il blu si fa vivo.
Io sospiro e sorrido.
“Cosa c’è?”
“Niente, Lee. Solo penso che sia una bella notte e quasi non ci credo.
Stamattina mi sembrava di stare in mezzo a una tempesta e di annegare, da sola, senza che nessuno potesse aiutarmi o salvarmi e adesso sono qui con te felice.”
“Serve un po’ di tempesta prima di raggiungere il bel tempo e io non ho più intenzione di lasciarti andare.”
Mi stringe la mano e io sorrido.

 
Il ristorante di Lee è alla periferia di Brighton e dà sul mare.
È un luogo isolato, circondato da un grande giardino in stile giapponese con tanto di laghetto, la villa però è ottocentesca e invece di un portico c’è una grande finestra a bovindo.
“Ti assicuro che questo posto è meraviglioso!”
Entra e mi sembra di aver passato oltrepassato la soglia dello spazio e del tempo ed essere stata scaraventata nel Giappone antico. Il pavimento è di lucido legno e sulle pareti ci sono eleganti stampe a motivi floreali e di gru, la stanza è abbastanza grande e sul fondo si intravede una parete con una finestra circolare con decori di legno e un fusuma, la porta scorrevole in legno e carta tipicamente nipponica.
“Wow!”
“Vero? Vedrai il resto.”
Da dietro un paravento esce una donna in chimono che ci sorride.
“Posso aiutarvi?”
“Ho prenotato un tavolo per due a nome Malia.”
“Certo, seguitemi.”
La donna si dirige verso il fusuma lo apre e ci troviamo in un’ampia stanza con molti separé e un portico giapponese che dà sul mare.
Accidenti! Lee si è impegnato per darmi un appuntamento indimenticabile!
Arriviamo al nostro tavolo che è davanti al portico, ci sediamo, la vista del mare è incantevole e la brezza marina è piacevolmente rinfrescante.
“Spero che il tavolo sia di vostro gradimento.”
“Lo è.”
“Grazie mille, tra poco vi sarà portato da bere e l’occorrente per il nabe.”
Con un leggero inchino la donna se ne va lasciandoci da soli.
“Nabe?”
“Sì, so che ti piace e questo è uno dei pochi locali che lo fa.”
“Lee, ti amo!”
“Sì, ti amo anche io!”
Dice ridendo, poco dopo la cameriera arriva con dell’acqua, il fornello, la pentola piena di brodo dashi, a cui fa seguito il resto delle cose da cucinare: pollo, verdure e condimento.
“Buon divertimento.”
Ci dice con un sorriso prima di congedarsi.
“Come funziona questa roba?”
“Allora, prendi qualcosa con le bacchette e lo metti nella pentola, poi aspetti che cuocia.”
Lee guarda un po’sospettoso i due bastoncini di legno, come se non fosse certo di saperli usare correttamente.
“Vuoi che chieda alla cameriera uno spiedo o qualcos’altro?”
“Che? No! Ce la farò da solo.”
Con cautela prende qualche pezzo di pollo, di verdura e dei funghi e li mette tutti nella pentola d’argilla, io faccio lo stesso.
“Grazie, Lee.”
“Di niente, tesoro. Mi spieghi di preciso come mai ti piace questo cibo?”
“Uhm… Perché è un’occasione per stare insieme come famiglia o come gruppo di amici. È un piatto tipicamente invernale che crea un sentimento di cordialità, si cucina insieme, si chiacchera e ci si sente più vicini al prossimo. È per questo che mi piace.”
Gli rispondo sorridendo, poi tiro fuori la mia roba e lui fa lo stesso.
“Adesso?”
"Uhm, la mangi o se vuoi ci metti qualche salsa.”
Io verso un po’ di salsa di soia sul mio, lui assaggia il suo.
“Credo ci metterò un po’ di salsa di soia.”
“Non è buono?”
“No, lo è. Sento che manca qualcosa.”
Lui versa un po’ di salsa di soia e prende un altro boccone.
“Oh, sì! Adesso è perfetto!”
Mangiamo quello che abbiamo cotto e poi mettiamo altra roba nella pentola di terracotta.
“È buffo.”
“Cosa?”
“Questo è un piatto tipicamente invernale, noi lo mangiamo a Natale di solito.”
“Fai finta di essere in Australia.”
“Ottimo suggerimento. Sii sincero, ti piace il nabe o lo stai mangiando solo per farmi felice?”
“Devo dire che all’inizio ero un po’ scettico e che usare queste bacchette non è facile, ma hai ragione. È buono e crea una bella atmosfera. È bello cucinare insieme e cucinare quello che vuoi, almeno se fa schifo è colpa tua.”
Ridacchia come uno scemo.
“Come lo fate a Natale?”
“In un modo leggermente diverso. C’è anche dell’altra carne e se mio padre si sente ispirato ci mette anche del riso e del pesce e poi è lui che cucina.”
“Uh?”
“Non siamo noi che mettiamo quello che più ci piace nella pentola e poi lo cuociamo, è lui che decide cosa mettere e fa le porzioni. Ridendo e scherzando si chiama il signore del nabe e ha ragione, gli riesce sempre benissimo.”
“Mi piacerebbe assaggiarlo.”
Dice prima di mettersi in bocca una generosa porzione di pollo e verdure.
“Oh, succederà, stai tranquillo.
I miei vorranno conoscerti.”
“La cosa non mi sorprende, ma mi spaventa un po’, e se non gli piacessi?”
“Sii te stesso e andrà tutto bene.”
Lui annuisce.
“Anche i miei vorranno conoscerti, soprattutto mia madre, ogni tanto è così curiosa sulla mia vita da mettermi a disagio.”
Io rido imbarazzata.
“Speriamo di piacerle.”
“Basta che mi veda felice con te e non ci saranno problemi.
Ma perché stiamo parlando di cose spiacevoli davanti a del buon cibo?”
“Non lo so, sinceramente.
Cambiamo argomento?”
“Sono d’accordo.”
Annuisce lui.
Iniziamo a parlare del Giappone e di come l’abbiamo visitato in modo frettoloso e poco accurato durante i vari tour che abbiamo fatto, pressati come eravamo dal dover fare un concerto in una città diversa quasi ogni sera.
Alla fine decidiamo che durante le prossime vacanze lo visiteremo per bene, dando la giusta attenzione a ogni cosa, io potrò persino mostrargli il luogo d’origine dei miei antenati: un villaggio in campagna.
Ci sono andata una volta da piccola ed era solo un gruppo di vecchie case tradizionali in mezzo ai campi di riso, adesso sarà tutto cambiato immagino, anche se in fondo al cuore spero di no.
Tra una chiacchiera e l’altra finiamo tutto il cibo e nella pentola non c’è più brodo.
“Ah, è stata una bella mangiata!”
Commenta Lee.
“Vuoi anche il dolce?”
“Non dico mai di noi al dolce, Malia.”
Gli rispondo sorridendo.
Questo appuntamento sta andando alla grande, non pensavo sarebbe andato così bene dato che stamattina eravamo sull’orlo di lasciarci per sempre.
“Cosa mi consigli?”
“Eh?”
Chiedo confusa.
“Il dolce, cosa mi consigli, Yukari?”
“Ah, oh! Budino alla menta!”
“A cosa stavi pensando?”
“A niente di importante.”
“Dai, dimmelo.”
“Che questo appuntamento sta andando alla grande e non lo credevo possibile visto che stamattina ci stavamo per lasciare per sempre.”
Dico a voce bassa, rossa come un pomodoro, non mi piace che mi si becchi con il fianco scoperto.
“Magia del nabe?”
“Forse, dai pensiamo al dolce! La cameriera sta arrivando.”
La donna in chimono che ci aveva portato l’occorrente per il nabe torna per recuperare la pentola e i piatti.
“È stato di vostro gradimento?”
“Sì, molto. Era davvero ottimo.”
“Desiderate un dolce? Del caffè?”
“Vorremmo il dolce, c’è il budino alla menta?”
“Sì, certo. Ne porto due?”
“Sì, grazie.”
La donna finisce di sparecchiare e se ne va.
Poco dopo torna con due budini alla menta molto gelatinosi, sono molto buoni e li divoriamo nonostante tutto quello che abbiamo mangiato prima.
Prendiamo il caffè e un bicchierino di sakè, poi usciamo. Il giardino è invaso da piccole lucciole gialle che si librano sopra il terreno, non le vedevo da quando ero piccola, pensavo si fossero estinte.
Prendo una mano di Lee e gliele indico.
“Guarda, ci sono le lucciole!”
“Figo!”
I suoi occhi si illuminano.
“Non le vedevo da quando ero bambino, ne prendiamo qualcuna e la liberiamo a casa?”
“No.  Non hai mai visto “Una tomba per le lucciole”?
I protagonisti prendono delle lucciole, le portano nella caverna in cui vivono e le liberano, la mattina dopo le trovano tutte morte.
Godiamoci lo spettacolo adesso, intanto che sono vive e libere.”
Rimaniamo un attimo nel giardino, camminando lungo i sentieri e sentendoci un attimo fuori dal tempo in una dimensione dove la modernità non esiste solo la natura incontaminata.
Un quarto d’ora dopo usciamo dal giardino incantato e io mi accendo una sigaretta, scuotendo la testa, una lucciola vola via e torna verso la sua casa.
“Un giardino magico, chi l’avrebbe mai detto…”
“Già, a proposito di magia… Adesso ti porto in un posto che è magico per me, il mio posto segreto.”
Io mi illumino.
“Finalmente me lo mostri!”
“Come fai a sapere che ce l’ho?”
“Ogni tanto sparivi e ho ipotizzato che ce l’avessi.”
“Buona ipotesi.”
Saliamo in macchina e guidiamo per un paio di chilometri, poi ci fermiamo in una piazzola e Lee scende, io faccio lo stesso. Davanti a noi, mezzo nascosto da un albero c’è un sentierino.
“Fa attenzione, è un po’ accidentato. Usa la pila del cellulare.”
“Ok.”
Iniziamo a scendere il sentiero pietroso, io mi chiedo dove porti, a una radura? Al mare?
Continuiamo a scendere per un tempo che mi sembra infinito, poi finalmente la discesa finisce e mi trovo davanti a una piccola spiaggia che dà sul mare.
“Wow!”
Esclamo senza fiato.
La luna e le stelle si riflettono sul mare come se fosse un immenso specchio, è tutto così calmo e rilassante che sembra impossibile che una cittadina grande come Brighton sia a pochi chilometri di distanza.
“Forza, vieni.”
Mi tende una mano e poi mi fa sedere su una roccia piatta.
“Questo è il mio posto segreto e ho pensato di condividerlo con te, perché mi piacerebbe trascorrere un periodo abbastanza lungo con te. Diciamo che un giorno mi piacerebbe portarci i nostri figli e dire loro che questo è il posto in cui mamma e papà si sono dichiarati il loro amore.”
Due lacrime sfuggono al mio controllo, io le asciugo subito e sorrido.
“Sì, sarebbe una bella storia da raccontare loro.”
Mi avvicino al suo volto e lo bacio, lui ricambia e mi stringe a sé con forza.
“Ti amo, Yukari.
Voglio stare con te per sempre.”
“Ti amo, Lee.
Voglio la stessa cosa.”
Ci baciamo ancora e penso che queste promesse siano il migliore auspicio per l’inizio della nostra storia.
Sono sicura che davvero un giorno mostreremo ai nostri figli questo posto.

Angolo di Layla.

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione.  Siamo arrivati al penultimo capitolo, spero che questa storia vi sia piaciuta.

 

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Capitolo 25
*** Epilogo: la sposa giapponese ***


Epilogo: la sposa giapponese

 

Tamao p.o.v.

 

È passato più di un anno da quando sono scappata dalla mia prigione e ho incontrato Jaime per la prima volta.
Non avrei mai creduto che il nostro matrimonio falso si sarebbe trasformato in uno vero e che lui si innamorasse di me, invece è successo durante il viaggio di nozze a Londra e poi a Brighton.
L’Inghilterra ci ha fatto nascere e uniti come coppia ed è stato molto divertente trascorrere la parte al mare con Yukari, Lee e gli altri Bring Me The Horizon.
Al ritorno negli Stati Uniti ho conosciuto il resto della famiglia di Jaime, ma solo suo fratello Chris mi ha accettato, gli altri pensano che lui sia impazzito.
Lui ha mantenuto la promessa che ci eravamo fatti all’inizio del nostro falso matrimonio ossia che se fosse diventato uno vero ci saremmo sposati con il rito tradizionale giapponese. E così sono di nuovo in Giappone, a Tokyo per la precisione, per celebrarlo in uno dei templi della città.
I ciliegi sono in fiore ovunque e si sono stesi come un manto rosa sulla città, è uno dei momenti più propizi per celebrare un matrimonio secondo la tradizione giapponese, per questa ragione abbiamo deciso con ampissimo anticipo la data e prenotato o avremo rischiato di non trovare posto. I matrimoni tradizionali in Giappone avvengono secondo il rito shintoista, forma religiosa locale e parte integrante della cultura giapponese.
Essi avvengono in alcuni periodi dell'anno considerati più propizi come questo e, generalmente, la cerimonia si svolge nei jin-ga, i santuari, in alcuni casi la celebrazione può avvenire anche a casa dello sposo, ma visto che Jaime è americano non è il nostro caso.
I Pierce The Veil sono venuti con noi, comprese le loro famiglie, i Preciado, i Bring Me The Horizon, gli All Time Low, i Tonigt Alive gli Sleeping with Sirens e i Falling in Reverse, le loro ragazze e i genitori di Yukari.
I signori Yidashi si sono offerti di fare le veci dei miei, così saranno Joe e Aisa ad accompagnarmi all’altare.
Adesso però è arrivato il momento di smetterla con i ricordi e tornare al presente, Yukari mi sta stritolando nel mettermi il tradizionale abito bianco e rosso, lo «shiromuku ».
“Yukari, mi stai soffocando, cazzo!
Devo arrivare viva al matrimonio!”
“Non esagerare! Non è strettissimo!
E poi lo sai che la sposa deve essere…”
“Bellissima come un fiore di sakura e blabla, lo so, ma secondo me lo stai stringendo troppo!”
Lei sbuffa, indossa già un chimono nero con fantasia di fuori azzurri e viola, qualche filo argentato e un obi bianco i capelli raccolti in un elegante chignon, i miei invece sono stati tinti di nuovo di nero e sono acconciati in modo tradizionale, con tanto di fiori, pettini e fermargli.
All’improvviso la ragazza di Oli, Alissa, fa irruzione.
“Oh! Sei bellissima!”
Mi fa un sacco di foto, anche lei indossa un chimono, abbiamo deciso che le ragazze indosseranno tutte un chimono e i ragazzi uno smoking, tranne i PTV e i genitori e Lee che saranno tutti in chimono.
“Posso metterle su instagram?”
“A fine cerimonia, Ali.
Jaime non la deve vedere.”
Lei sbuffa.
“Credi a queste superstizioni?”
“Sì, ci credo decisamente. Voglio che il matrimonio di Tamao si svolga sotto i migliori auspici.”
La brasiliana sbuffa e poco dopo un Vic disperato fa irruzione nella camera.
“Abbiamo bisogno di aiuto! Non riusciamo a metterci i chimoni!”
“Ma non c’è mio padre con voi?”
Domanda incredula Yukari.
“Sì, ma si sta occupando di Jaime e del signor Preciado, tua madre delle ragazze e della signora Preciado e noi siamo nella merda.”
Lei alza gli occhi al cielo e si lascia sfuggire un imprecazione.
“Spiego un paio di cose ad Alissa e arrivo.”
Lui se ne va e Yukari guarda l’altra ragazza.
“Ascolta, io devo aiutare quei disgraziati, potresti truccare tu, Tamao?”
“Sim.”
Le due confabulano per un po’, poi Yukari se ne va ondeggiando elegantemente sui geta, i sandali tradizionali. Alissa inizia a stendere uniformemente il bianco su tutto il mio volto e sul collo, fino a che non è soddisfatta del risultato, poi prende un dell’eyeliner e delinea i miei occhi e infine con un pennello stende il rossetto di un rosso accesso come vuole la tradizione.
L’ultimo passo è mettere lo tsunokakushi, il tipico copricapo bianco circolare che sembra un accidenti di aureola.
Mi porge uno specchio e io scruto il mio riflesso: una bellissima ragazza con un’acconciatura tradizionale nascosta dallo tsunokakushi, gli occhi brillanti truccati di nero, la pelle bianca come porcellana e la bocca rossa, sembro una bambolina.
Una sposa bella come un fiore di sakura.
“Grazie, Alissa. Hai fatto un buon lavoro.”
“Yukari mi ha dato un buon incentivo per farlo, ma come mai non possiamo venire alla cerimonia vera e propria?”
Io prendo in mano il mio ventaglio e inizio a giochinare.
“Il matrimonio giapponese è diverso da quello occidentale, è un momento molto intimo a cui possono partecipare solo i familiari, i parenti più stretti e i testimoni.
Io non ho una famiglia e la famiglia di Yukari gentilmente sostituisce la mia, nessuno dei parenti stretti di Jaime è venuto venire e Lee, Yukari, Tony e Vic sono i testimoni, Mike fa parte dei parenti stretti.”
“Capisco, spero farete un sacco di foto, sono troppo curiosa di vedere come è un matrimonio giapponese”
“Dirò a Mike di farle.”
“Va bene, grazie.”
“In ogni caso non credo che Oli avrebbe partecipato a una cerimonia religiosa, soprattutto a un matrimonio, soprattutto visto come è finito il suo.”
Alissa sospira.
“Hai ragione, ci è rimasto davvero male, ma poi ha incontrato me.”
Sorride e sembra una bambina inconsapevole che possa esistere una cosa come il chiodo scaccia chiodo, meglio non dirglielo, che sogni finché può.
Yukari ritorna nella mia camera con la gentilezza di un uragano annunciata dal rumore dei geta.
“Ho dovuto vestire tre uomini adulti! Ma dimmi tu se è possibile!”
“Beh, se è successo…”
Lei sbuffa e mi guarda.
“Ottimo, Tamao. Stai splendendo, questo matrimonio parte sotto i migliori auspici.
Adesso io e i ragazzi andiamo al tempio, i miei genitori e Mike ti accompagneranno.”
Esce di nuovo dalla stanza lasciandomi da sola con Alissa, Io mi azzardo a dare un’altra occhiata nello specchio: Yukari ha ragione sono splendida.

 
L’hotel che abbiamo scelto non è tanto lontano dal tempio, quindi il viaggio è breve.
Io sono in un taxi con i signori Yidashi e Mike, il tassista non smette un attimo di farmi i complimenti su quanto sia carina come sposa e mi augura ogni bene per il mio matrimonio.
Arrivati al torii del tempio scendiamo e paghiamo il taxi, due sacerdoti e due miko ci aspettano sorridendo, i due uomini indossano i capi tradizionali: una veste bianca, un cappello di taffettà (eboshi) e uno scettro (shaku).
Le due attendenti, ossia le "miko", sono vestite con una giacca bianca decorata da fiori e l’ hakama (cioè una specie di gonna pantalone)rossa.
Il signor Yidashi apre un ombrello tradizionale giapponese rosso e lo porge a un altro aiutante vestito di nero e così il corteo inizia. Il sacerdote più anziano in testa, quello più giovane dietro, le due miko, io tra Aisa e Joe, l’attendente con l’ombrello dietro di noi coprire me e Mike dietro di noi.
“Hai paura, piccolina?”
Mi chiede il batterista.
“Un po’, ma mi passerà. Ho desiderato così tanto questo momento.
Adesso, silenzio. Questo momento è sacro.”
Arriviamo fino alle fontane poste fuori dal tempio dove Yukari, Lee, Tony, Vic, ci aspettano. I sacerdoti e le miko entrano noi invece abbiamo un rito da compiere.
Prima di dare avvio alla celebrazione, sia la coppia che tutti i partecipanti alla cerimonia, devono compiere il rito della purificazione con l'acqua che sgorga dalle fontane poste all'ingresso di ogni tempio ed è quello che facciamo. Successivamente si riforma il corteo: i genitori di Yukari davanti a me, l’attendente e i ragazzi dietro di lui.
Essendo il matrimonio un momento molto intimo, possono parteciparvi soltanto i familiari degli sposi, i parenti più stretti e i testimoni.
Io entro nella stanza dove si terrà la cerimonia e Jaime è già lì che mi aspetta, splendido nella sua giacca nera e nell’hakama grigio a righine nere, io sorrido timidamente prima di prendere posto accanto a lui al centro della stanza davanti al sacerdote, un signore di mezza età dall’aria benevola.
I testimoni (Yukari, Lee, Tony e Vic) si dispongono dietro di noi, seguiti dagli altri parenti (dal più anziano al più giovane).
Il sacerdote si inchina all’altare e annuncia alle divinità che un matrimonio avrà luogo, poi inizia una lunga e melodiosa litania di preghiere e benedizioni.
Il mio cuore inizia a palpitare, finalmente sarò davvero la sposa di Jaime, non solo per rimanere negli Stati Uniti, ma anche davanti agli dei in cui credo.
La musica tradizionale giapponese inizia a essere suonata, il rito del san-san-kudo sta per iniziare.
Il sacerdote prende la prima tazza di sakè – ce ne sono tre sull’altare insieme a frutta, sale e riso – e ce la porge, Jaime beve i primi tre piccoli sorsi, poi il sacerdote la passa a me per far sì che io beva a mia volta.
Il sacerdote annuisce e sorride e riprende con il rito, dopo un po’ ci porge un’altra tazza più piccola e sia io che Jaime beviamo i tradizionali tre sorsi.
L’uomo riprende a salmodiare e poi ci porge l’ultima tazza, quella più piccola, io e Jaime ci guardiamo negli occhi, i suoi sono pieni d’amore. Beva attentamente gli ultimi tre sorsi e io faccio lo stesso.
“Davanti alle divinità e agi uomini questa giovane coppia è unita nel vincolo del matrimonio.
Possano le benedizioni degli dei rendere la vostra vita lunga e piena di gioia.”
Il sacerdote guarda mio marito che annuisce.
“Io, Jaime Alberto Preciado, mi impegno ad amare la qui presente Tamao Ishida, di esserle fedele, di sostenerla nella buona e nella cattiva sorte. Mi impegno solennemente a essere un uomo a cui possa affidare la sua vita senza timore che io le faccia alcun male.”
Il sacerdote annuisce e una campanella suona limpida, è il mio turno.
“Io, Tamao Ishida, mi impegno ad amare il cui presente Jaime Alberto Preciado, di essergli fedele, di sostenerlo nella buona e nella cattiva sorte e di essere per lui una fonte di sollievo. Mi impegno solennemente a essere una donna a cui lui possa affidare la sua vita senza timore che io gli faccia alcun male e a cui possa mostrare il suo lato più debole senza paura di essere tradito.”
Secondo la tradizione per suggellare il matrimonio tra i propri figli, i genitori degli sposi bevono del sakè, che va a simboleggiare non solo l’unione tra i due, ma anche tra le due famiglie. Visto che i miei non sono presenti sono i signori Yidashi a bere il sakè insieme ai Preciado.
“E con questo la famiglia Preciado e la famiglia Yidashi diventano un’unica famiglia, pronta a sostenere i neo sposi nel duro percorso del matrimonio e della vita insieme.”
Esclama il signor Yidashi.
Concluso questo rituale i presenti seguono la nuova coppia, cioè noi, verso il santuario, un luogo molto appartato dove c’è il sacrario del dio e del fuoco che arde perennemente.
Qui facciamo l'offerta agli dei: io e Jaime, tenendo in mano un ramo di pianta sempreverde, ci inchiniamo due volte, battiamo due volte le mani e ci inchiniamo nuovamente.
Offriamo quindi i rami  e tre piccoli bastoncini alla divinità Kamisana per dimostrare la sincerità delle proprie intenzioni e come offerta simbolica.
Al termine di quest'ultimo rituale, possiamo finalmente lasciare il santuario e dare inizio ai festeggiamenti.
Nel cortile troviamo il resto degli invitati che ci abbracciano e mollano pacche sulla schiena di Jaime, le ragazze invece vogliono vedere i video della cerimonia.
Io prometto di mandarglieli via whatsapp non appena avrò quello che Mike ha girato.
Il giorno più bello della mia vita sta andando benissimo.

 
Il ristorante che abbiamo scelto è uno dei migliori ristoranti italiani di Tokyo.
Lo abbiamo scelto perché non tutti amano la cucina giapponese, ma con quella italiana si va sul sicuro e poi perché serve anche specialità vegane e Oli e la ragazza dei Tonigt Alive lo apprezzeranno.
Ci dirigiamo lì, una sala è solo per noi decorata in modo tradizionale, quando arriviamo i proprietari e le cameriere fanno i complimenti a me e a Jaime, poi ci scortano al nostro tavolo.
Ce ne sono diversi e quello degli sposi, dà su un giardino giapponese, con noi siedono i signori Preciado, Chris – il fratello minore di Jaime – i signori Yidashi, Yukari e Lee.
“Non avevo mai partecipato a un matrimonio del genere, è stata davvero una bella esperienza.”
Commenta il signor Preciado.
“Sì e siete una coppia così carina! Mi ricordate me e Juan il giorno del nostro matrimonio, anche se il nostro si è svolto in una chiesa cattolica.”
Juan annuisce e poi la sua attenzione si concentra sul menù.
“Primo: riso al radicchio, lasagne e pasta ai funghi.
Secondo: arrosto, spinacino e scaloppine ai funghi.
Ho già l’acquolina in bocca.”
“Papà, tu pensi troppo al cibo.”
“Forse, ma ho fame in questo momento.”
Jaime rimane un attimo in silenzio.
“Effettivamente ho fame anche io.”
“Tale padre, tale figlio. Sono sempre affamati, preparati, Tamao.”
Mi dice ridendo la madre di Jaime.
“Sono già preparata, ho cucinato per Jaime in questo anno. Lui ha imparato ad apprezzare il cibo giapponese e io quello messicano, lo so cucinare anche un po’, ma se sia buono o no lo lascio dire a lui.”
Lui mi stringe la mano.
“Cucina bene, cucina bene ed è modesta.
Sono un uomo fortunato.”
“Puoi ben dirlo, figliolo.
Avere una moglie che sappia cucinare è una benedizione e lo è anche una autonoma finanziariamente, la tua linea di vestiti va bene, vero Tamao?”
“Meglio di quanto credessi.”
“Ottimo, ottimo.”
Il cibo arriva e mette fine a tutte le conversazioni.
Il tris di primi è particolarmente apprezzato, anche dai vegani anche se non ho idea di cosa abbiano cucinato per loro e non lo voglio sapere. Rispetto la loro decisione – sebbene non la capisca – ma non sono curiosa sulla dieta che seguono.
Oggi voglio che le persone che sono qui siano felici come lo sono io, con la mano di Jaime stretta nella mia e il suo sorrido più bello rivolto a me. Un anno fa avrei detto che era impossibile, ma la vita può davvero prendere svolte impreviste e farti i regali più belli quando meno te lo aspetti.
Arrivano anche i secondi e spariscono anche loro, devo ricordarmi di fare i complimenti al cuoco, è tutto ottimo.
Adesso c’è silenzio, tra poco verrà portata la tradizionale torta ed è il momento dei discorsi, la cosa mi mette un po’ di angoscia.
Il primo ad alzarsi è il padre di Jaime.
“Un attimo di silenzio, prego. Vorrei dire due parole su questi due sposini.
La prima volta che io e Maria abbiamo visto Tamao pensavamo fosse un’arrampicatrice sociale che aveva in qualche modo aveva circuito Jaime. Un paio di giorni dopo la mia impressione si era ribaltata, Tamao amava e ama sul serio Jaime, Jaime aveva bisogno di una piccola spinta per capire che la ricambiava e l’ha avuta.
Questi due ragazzi sono una delle coppie più carine che io abbia mai visto e sono orgoglioso di avere Tamao come nuora, perché oltre a essere una brava ragazza è stata capace di rendere mio figlio felice come non lo avevo mai visto.
Auguro loro ogni bene e una lunga vita insieme.”
Tutti applaudono e si alza il signor Yidashi.
“Sarò molto breve, perché non mi piace sprecare del tempo in parole inutili quando i fatti parlano da sé.
Guardate Tamao e Jaime e capirete perché non c’è bisogno di tante parole, insieme splendono e la sposa è il fiore di sakura più bello che io abbia mai visto, nonché il più prezioso della vita di Jaime.
Ho conosciuto Tamao un anno fa all’incirca e l’ho subito trovata una ragazza deliziosa, quando lei ha chiesto a me e Aisa di sostituire la sua famiglia mi sono sentito onorato.
Possano le benedizioni degli dei essere su loro matrimonio, non sempre sarà una strada facile da percorrere, ma insieme vi sosterrete a vicenda.
Possa la felicità abitare la vostra casa.”
Io sorrido e mi asciugo una lacrima furtiva che è scesa a tradimento, il discorso del signor Yidashi mi ha davvero toccata.
Adesso è il turno di Yukari.
“Tamao è la migliore amica, la mia prima vera migliore amica.
Non posso che essere felice per lei in questo giorno e ringraziarla perché se lei non mo avesse fatto notare certe cose e detto certe parole a quest’ora non sarei con Lee, non sarei così felice.
Grazie, Tamao e che il tuo matrimonio sia felice, perché te lo meriti visto che sei una persona speciale.
Non è da tutti riuscire a rialzarsi e splendere dopo tutto quello che ti è successo.”
“Grazie a te, Yukari.”
Dico sottovoce, senza di lei i Pierce The Veil non mi avrebbero mai preso con loro e non avrei mai incontrato Jaime.
Ora è il turno di Vic.
“Non credo di avere molto da dire, conosco Jaime da molto tempo. Insieme abbiamo dato inizio a una band famosa e condiviso molte avventure.
Ho sempre saputo che Tamao era quella giusta per lui, sono felice che l’abbia capito anche lui.
Che il vostro sia un matrimonio felice e non abbiate fretta di rendermi davvero lo zio saggio della compagnia.”
Ridiamo tutti, poi si alza Tony.
“Anche io, come Vic, conosco Jaime da un sacco di temo, persino da prima che i Pierce The Veil si formassero. L’ho visto scivolare lentamente nella routine con la sua ex senza fare nulla, perché non sapevo come intervenire.
Grazie al cielo abbiamo incontrato Tamao e Jaime è rifiorito, come Vic ho sempre saputo che Tamao è quella giusta per lui e quindi auguro loro ogni bene.
Tante buone cose.”
l’ultimo ad alzarsi è Oli e onestamente non me lo aspettavo, guardo Jaime un po’ preoccupata, ma lui mi fa cenno di stare tranquilla.
“Allora… La prima  volta che ho visto Tamao non mi è piaciuta, mi sembrava una che volesse controllare Jaime, un’arrampicatrice sociale travestita da suora interessata solo al suo patrimonio.
Immagino di non essere piaciuto nemmeno a Tamao, perché quando voglio so essere davvero stronzo, vi chiederete perché sono qui.
La risposta è semplice, ho cambiato idea su Tamao. Questo anno non è stato facile per me, ho divorziato da Hannah, sono stato accusato di essere un violento, uno che picchia le donne, un mio caro amico è morto di cancro e ho avuto una laringite che mi ha impedito di sfogarmi cantando e Jaime e Tamao mi sono stati accanto come veri amici. Lei ha completamente dimenticato come l’avevo trattata e mi ha dato il suo supporto.
Dopo quello che è successo con Hannah non credo più molto nel matrimonio, ma auguro a queste due splendide persone il meglio che la vita possa loro riservare.
I discorsi sono finiti, potete tagliare la torta.”
Oli ha perfettamente ragione, è arrivato il momento di compiere il rito conclusivo del pranzo di nozze. La torta viene portata, in cima c’è una statua che rappresenta me e Jaime.
Ci viene dato in mano un coltello e con quello tagliamo insieme la prima fetta di torta, i camerieri tagliano quelle per il resto degli invitati.
Noi torniamo al nostro tavolo e quando tutti sono stati serviti iniziamo a mangiare, la torta è molto buona, il ripieno alla crema è delizioso.
Finito anche quello Oli e Jordan ci guidano in una stanza dove si può ballare e che abbiamo prenotato.
“Abbiamo scelto noi la playlist, preparatevi a muovere il culo.”
“Certo, Fish. Ti sembra facile muovere il culo con un chimono addosso?
Essere padre non ti ha reso più saggio!”
Lo rimbecca scherzosamente Yukari.
“A proposito, dov’è Elliot?”
“Emma lo ha portato in hotel ed è con lui.”
“Mi sarebbe piaciuto salutarla.”
Commento io.
“Oh, la saluterai domani.”
“Già.”
Entriamo nella stanza, Oli e Jordan corrono alla console e non appena sono entrati tutti gli invitati partono le note di “Strunk” dei Die Antwoord.
Jaime mi prende per mano e iniziamo a ballare.
“Forse è superfluo dirtelo dopo questa giornata, ma ti amo, Tamao.”
“Non è mai superfluo dirlo, grazie per avermi dato un matrimonio tradizionale giapponese, ti amo, Jaime.”
Ci baciamo.
La vita è una danza, una festa in cui tragedia e commedia si mescolano e che ti fa desiderare di essere morto a volte, ma ciò che la rende ancora meritevole di essere vissuta è la presenza delle persone che ami.
Adesso sono tutte qui e io sono pronta a ballare questa danza con loro, ci saranno ancora momenti brutti, ma ora so di poterli superare.
Che la mia vita abbia inizio e che non finisca tanto presto, voglio continuare a ballare con Jaime fino al giorno della mia morte e anche sul mio letto di morte vedrò lui.
Sia dato avvio alle danze, io non vedo l’ora di ballare e di vivere la mia vita al massimo insieme a lui.
Ci sorridiamo e so che adesso nulla potrà separarci.
La sposa giapponese ha trovato la sua pace nello sposo messicano.

 

Angolo di Layla.

Ringrazio Nico_Ackerman per avere seguito questa storia dall'inizio alla fine. Spero che questo finale ti piaccia.

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