Chi lo avrebbe mai detto...

di Cassie78
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Addii ***
Capitolo 3: *** É bello tornare ***
Capitolo 4: *** La gente cambia ***
Capitolo 5: *** Amici? ***
Capitolo 6: *** Chiamate inaspettate ***
Capitolo 7: *** Prime tentazioni ***
Capitolo 8: *** Un amico niente male ***
Capitolo 9: *** Conoscersi meglio ***
Capitolo 10: *** Gelosia? ***
Capitolo 11: *** Amici spagnoli ***
Capitolo 12: *** Promesse infrante ***
Capitolo 13: *** Azione e reazione ***
Capitolo 14: *** Amici? No, non più... ***
Capitolo 15: *** Sono incasinato ma... ***
Capitolo 16: *** Dichiarazioni ***
Capitolo 17: *** Il momento della veritá ***
Capitolo 18: *** Il ragazzo con la cicatrice ***
Capitolo 19: *** Minacce ***
Capitolo 20: *** Vivere nella paura... ***
Capitolo 21: *** Rabbia & Disperazione ***
Capitolo 22: *** Quando un cuore si ferma ***
Capitolo 23: *** I'm missing you so much... ***
Capitolo 24: *** Non è stato un incidente... ***
Capitolo 25: *** Broken Hearts ***
Capitolo 26: *** Spiegazioni ***
Capitolo 27: *** I stil love you baby ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il liceo.
Un mondo in cui la piccola società che ne fa parte si può descrivere come una piramide, composta da varie gerarchie.
È un luogo pericoloso.
O meglio lo è per alcuni.
Se fai parte degli strati più alti della piramide vuol dire che sei popolare, uno strafigo, un giocatore di football, una cheerleader....Insomma non hai problemi perché praticamente il mondo è tuo e tutti sono ai tuoi piedi.
In quel caso te la cavi molto bene.
...Ma questo non è il mio caso...
Non sono ne strafiga e ne tanto meno popolare, anzi si può dire che sono talmente poco appariscente che dopo due anni neanche i miei compagni di classe mi hanno notata.
Non sono sola sia chiaro, ho una migliore amica Annabeth ma entrambe siamo poco interessate alla popolarità.
Per quanto ci sforziamo di essere anonime, ci capita di essere vittime di scherzi e commenti da parte di quelli popolari. 
Ma non ci lamentiamo! C'è chi sta peggio!
Come il tizio che in questo momento si ritrova in mezzo al corridoio e a cui hanno abbassato i pantaloni mostrando le sue mutande. Con un gesto fulmineo il poveretto si rialzai i pantaloni e corre via tra le risate della squadra di football.
CHE BASTARDI!
Ma c'è sempre un re in cima a questa piramide, e quasi sempre è quella testa di cazzo del capitano della squadra, Travis Tatum....no non è un parente di Channing Tatum, anche se in molti lo pensiamo vista la sua bellezza.
Capelli scuri, occhi verdi e un fisico da modello. Si è decisamente un Dio.
Tanto bello quanto coglione.
È il suono della campanella a ridestare i presenti dalle risate che ancora aleggiano nel corridoio. Chiudo il mio armadietto e mi avvio verso l'aula di storia sospirando.
Mi sistemo in uno dei primi banchi come ogni secchiona che si rispetti e attendo che l'aula si riempia.
Ad entrare per ultimi sono Travis e il suo fidato braccio destro Jared che si sistemano in fondo.
Travis mi passa accanto guardandomi ma io lo ignoro, o almeno ci provo.
Sento una mano poggiarsi sulla mia schiena così mi voltò sapendo che si tratta di lui. 
Infatti mi ritrovo il suo sorriso smagliante davanti.
-Tatum- dico io scocciata girandomi verso la lavagna.
-Ryan- dice lui divertito.
-che vuoi?- chiedo io a denti stretti.
-perché sei sempre così scontrosa?-
-perché rispondi ad una mia domanda con una domanda?- chiedo io e guardandolo con un sorriso falsissimo.
-non volevo nulla solo salutarti- disse guardandomi dall'alto verso il basso.
-bene e ora lo hai fatto, quindi...- dissi io invitandolo con la mano ad andarsene.
Lui sorride e mi strizza l'occhio andandosene.
Il professore entra e inizia a spiegare....una noia mortale. 
Ma sembra che sia l'unica a pensarla così oggi viste le risate che sento alle mie spalle, al che dopo una buona manciata di minuti mi volto a guardare quale sia la fonte di tanto divertimento e trovo quindici occhi puntati su di me.
Sbianco all'improvviso.
-scusa Ryan puoi alzarti un attimo- sento dire al professore. Lo faccio e le risate aumentano.
Che diavolo succede?
-potresti girarti - continua. Eseguo l'ordine. Dopo poco sento qualcosa che viene strappato dalla mia maglietta e mi volto di scatto.
Il professore ha in mano un foglietto.
-chi è stato?- dice alzandolo. Così facendo leggo cosa c'é scritto..."sono un'appestata"...
Mi sale un senso di nausea e strappo il foglietto dalle mani del professore e lo prendo tra le mani sperando che non sia reale ma lo è.
Inizio a vederlo offuscato ma non perché sia un sogno, ma perché i miei occhi sono pieni di lacrime.
Alzo di scatto la testa e tra le tante paia di occhi ne trovo un paio verdi in particolare che mi guardano sorridendo divertito.
E poi ricordo la sua mano sulla mia schiena...
LO ODIO.
-professore avrei bisogno di un minuto- ma non sento neanche se mi ha permesso di andarmene perché esco dalla classe velocemente tra le risate degli altri.
Corro in bagno e mi appoggio con la schiena al muro mentre scoppio in un pianto che non è di dolore ma solo di rabbia. 
Il mio telefono vibra, è la mia migliore amica che mi avverte che la foto di me con il foglietto sulla schiena è già su internet.
Disperata mi accascio sul pavimento e inizio a piangere.
Sono Alexandra Ryan
E questa è la mia vita. 

Angolo autrice:
Ciao a tutti!! Ecco a voi il prologo di questa nuova storia. Un po' breve ma è giusto per dare l'inizio alle danze. Non mi dilungo in chiacchiere ma spero vivamente che il capitolo vi abbia incuriosito tanto da spingervi a leggere i prossimi.
Fatemi sapere cosa ne pensate! ;)
Ciao baci alla prossima

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Capitolo 2
*** Addii ***


Dopo giorni di risatine e commenti del tipo "ecco perché stai sempre sola" la situazione si era calmata e tutti avevano dimenticato quello che mi era successo.
Cose così sono all'ordine del giorno la gente non ci si sofferma più di tanto.
-Ryan- sento qualcuno chiamarmi per i corridoi. Mi volto e vedo che si tratta della professoressa di spagnolo.
-buongiorno, professoressa- dico io sorpresa.
-puoi raggiungermi in classe oggi pomeriggio ti dovrei chiedere un cosa.
-Emmm....ok a dopo- dissi io. Chissà di cosa voleva parlarmi.
Raggiunsi la mia migliore amica in mensa.
-ciao- dissi sedendomi difronte a lei.
-ehi che si dice?- chiese lei alzando lo sguardo su di me.
-la solita tristezza di vita- dissi poggiando svogliatamente il mento sul gomito.
-stanca?- 
-troppo, ho un sonno che neanche ti immagini.- dissi alzando gli occhi al cielo.
-dai ancora un mesetto e questa tortura sarà finita- cercò di consolarmi lei, così mi ritrovai a sorriderle grata di quel tentativo per tirarmi su il morale.

Bussai alla porta dell'aula ed entrai.
-oh eccoti qui Ryan- disse la professoressa.
-perché mi cercava?- chiesi avvicinandomi alla cattedra.
-ho un problema con uno studente che è abbastanza negato per la mia materia e tu sei la mia migliore allieva quindi ti volevi chiedere se potevi affiancarlo nello studio almeno fino al test di fine anno.- disse lei tranquillamente.
-Emmm...si certo! Di chi si tratta?- 
-ecco...-
-buongiorno professoressa scusi il ritardo- sentii una voce maschile alle mie spalle. Una voce che conoscevo abbastanza bene. Chiusi gli occhi pregando.
No ti prego non lui.
-oh Tatum eccoti finalmente, ti presento la persona che ti aiuterà a passare i test finali.- disse la professoressa indicandomi.
Io gli davo ancora le spalle, così strinsi i pugni, mi girai lentamente e subito incrociai il suo sorrisetto.
-ma tu guarda che sorpresa- disse lui guardandomi. Io incrociai le braccia al petto e lo guardai con lo sguardo più freddo che avevo.
-vi conoscete?- chiese la professoressa alternando lo sguardo tra me e lui come se stesse seguendo una partita di tennis.
-siamo vicini di casa- disse lui. Si, e il mio peggior incubo avrei voluto dire.
-sfortunatamente- dissi io fingendo un sorriso.
-così mi ferisci- disse portandosi una mano al cuore con fare teatrale e facendomi alzare gli occhi al cielo.
-bene allora sarà più facile per voi incontrarvi, buon pomeriggio- disse la professoressa tornando a guardare i fogli sulla cattedra. Era ovvio che ci voleva liquidare.
Io la guardai indignata, poi spostai lo sguardo su Travis, furente e mi avviai fuori dalla porta. Camminai spedita per il corridoio ma una mano mi bloccò per il polso.
-ehi a quando la prima lezione?- chiese lui. Io non mi voltai.
-quando ti pare!- dissi io scocciata e facendo per andarmene ma lui mi bloccò nuovamente.- ma che vuoi?- chiesi ormai esasperata.
-è evidente che ti sto sulle palle...
-ma va?- 
-perché hai accettato allora? non mi devi nulla- chiese serio.
-no infatti non ti devo niente e tantomeno favori! Se avessi saputo che eri tu non avrei mai accettato- dissi voltandomi e andandomene.
Questa volta la sua mano lasciò andare il mio polso senza alcuna resistenza.
Feci due passi ma poi mi bloccai, chiusi gli occhi e feci un respiro profondo.
-domani pomeriggio alle 16 da me, puntuale- dissi ma non attesi una sua risposta e andai via. Ero troppo buona.

Il campanello suonò così andai alla porta, feci un respiro profondo e aprii.
Davanti a me quegli occhi verdi bellissimi. Travis era bello come sempre, con quei jeans e la T-shirt bianca.
-ciao- disse lui con un sorrisetto che per la prima volta da quando lo conoscevo era solo quello, un semplice vero sorriso.
-ciao- dissi io, poi mi scostai e lo feci entrare. 
-bella casa- disse lui guardandosi intorno.
-grazie, tutto merito di mamma, l'ha arredata lei- dissi io sorridendo timidamente.-prego accomodati sul divano- aggiunsi indicando il divano -vuoi qualcosa da bere?- chiesi.
-un bicchiere d'acqua grazie- disse mentre si accomodava in salone. 
Io mi avviai verso la cucina a prendere il bicchiere d'acqua.
Quando tornai vidi che stava osservando delle foto sulla mensola.
-non sapevo facessi ginnastica artistica- disse lui dal nulla. Ah, ecco cosa stava guardando.
-facevo- dissi io poggiando il bicchiere sul tavolo. Lui si girò a guardarmi interrogativo.
-non ti piaceva- chiese
-al contrario, era la mia vita.- 
-e allora cosa è successo?- chiese lui interessato.
-io...ero ai nazionali, un anno fa. Era il mio turno alle parallele. Durante l'esercizio ho perso la presa e sono caduta. Sono stata in coma due mesi. Al mio risveglio mi dissero che non avrei più potuto praticare, la mia schiena era ridotta troppo male.- dissi ricordando quegli attimi terribili.
-mi dispiace, non lo sapevo- disse lui abbassando lo sguardo. Era dispiacere quello?
-diciamo che non abbiamo proprio un rapporto nel quale io racconto cose di me a te o viceversa. Diciamo si limita per lo più a...tu che prendi in giro me- dissi io avvicinandomi a lui.
Vidi le sue spalle irrigidirsi.
-vero- disse in un sussurro.
Avevo sperato in un "mi dispiace" oppure "scusa"... Ma nulla.
-mettiamoci a lavoro- dissi io tornando verso il divano.
Lui mi raggiunse e si sedette accanto a me.
Era ora di rimboccarsi le maniche.

Più passavamo tempo insieme più io mi ritrovavo a ricredermi ogni volta su di lui. Non era così male, certo era sempre un stronzo egocentrico senza alcuna possibilità di redenzione, ma quando era solo con me e non stava con quella massa di cavernicoli della squadra era diverso, più umano... E io non so perché mi ritrovavo inevitabilmente attratta da lui.
Una sabato mattina, quando avevamo ripetizione, si presentò alla mia porta con un largo anticipo. E per largo anticipo intendo un'ora e mezza e stavo ovviamente ancora dormendo, andai ad aprire assonnata, con i capelli arruffati e la mega camicia che usavo come pigiama. 
Un bello spettacolo no?! ....no scherzo, ero una cosa oscena.
Ma quanto pare invece lui pensava davvero che fosse un bello spettacolo perché non mi aveva mai guardata come quella volta, squadrandomi dalla testa ai piedi, con quello sguardo che mi aveva fatto sentire a disagio e non poco...
....-buongiorno dolcezza!- disse appena aprii la porta.
-oddio Travis sono le 7:30 di sabato mattina e noi ci dovevamo vedere alle 9!- dissi io passandomi una mano sulla faccia infastidita dal sole mattutino. Quando non sentii risposta vidi che era serio e che mi stava fissando con insistenza le gambe nude.-dimmi perché non dovrei ucciderti!- dissi io cercando di togliermi dall'imbarazzo.
-forse perché ho portato la colazione?- disse lui sorridendo alzando una mano in cui teneva due caffè della Sturbacks e una busta con le ciambelle.
-ok forse ti perdono- dissi io sorridendo e facendolo entrare.
Ci sedemmo al tavolo della cucina e iniziammo a mangiare chiacchierando tranquillamente fino a quando non mi accorsi che mi stava di nuovo fissando intensamente.
-perché mi fissi?- chiesi sorseggiando il caffè.
-sai non avevo mai notato quanto fossero belli i tuoi occhi- disse lui poggiandosi alla sedia. Io sorrisi timidamente arrossendo- soprattutto quando ridi. Sono dei bellissimi occhioni da cerbiatto, non li avevo mai notati con gli occhiali- aggiunse infine.
-si lo so, me lo dicono da quando sono piccola- dissi io abbassando lo sguardo.
-sembri Bambi- disse lui d'un tratto. Io lo guardai interrogativa.-si credo che da oggi in poi ti chiamerò così-
-ti prego, mi stai dando il nome di un cerbiatto della Disney?- chiesi io ridendo.
-perché no?! È dolce! Proprio come te- disse lui fissandomi intensamente e così feci anche io....


Un mese dopo...
Camminavo per i corridoi come un'anima in pena. Avevo finito prima i test e la professoressa mi aveva fatto uscire.
-ehi bambi- disse una voce maschile alle mie spalle. Io mi voltai trovandomi Travis davanti.
-ciao- dissi io sorridendo.-che ci fai i giro?- 
-niente sto smaltendo il nervosismo per il compito di spagnolo della prossima ora, dimmi buona fortuna!- disse lui ridendo e allargando le braccia.
-buona fortuna!- dissi io ridendo del suo nervosismo.
-ehi ma un bacio di incoraggiamento non me lo merito?- aggiunse avvicinandosi a me. Io alzai gli occhi al cielo, mi alzai in punta di piedi e gli lasciai un bacio sulla guancia prima di dargli le spalle e andarmene.
-non era questo che volevo- mi gridò lui dietro.
-accontentati!- gridai di rimando mentre sorridevo come una scema.

Tornai a casa devastata dopo una giornata come quella e mi buttai faccia in giù sul divano.
-tesoro come é andata?- chiese mio padre.
-bene ma sono distrutta- dissi con la faccia sul cuscino.
-ti devo dire una cosa?- aggiunse lui facendomi preoccupare così mi misi subito seduta esortandolo a proseguire con lo sguardo -ti ricordi che ti avevo parlato di quel progetto per il palazzo in Spagna, che sarebbe durato un anno?- io annuii- bene, hanno scelto me come architetto per dirigere i lavori- disse lui.
- ma è fantastico papà!- dissi io abbracciandolo.
-si, il problema è che dobbiamo trasferirci a Siviglia per un anno. Ho già parlato con la preside per i documenti da presentare alla nuova scuola. È solo un anno tesoro.- disse lui abbracciandomi.
-lo so- dissi io tristemente. Non che qui avessi chissà quanti amici o che mi trovassi benissimo a scuola ma...non so, ero triste.- quando dobbiamo partire?- chiesi io.
-tra una settimana- disse lui. Io mi limitai ad annuire.
Salii in camera mia e chiamai Annabeth per informarla della mia partenza, infondo sarebbe stata l'unica a dispiacersene, o no?...

Una settima dopo...
è incredibile la quantità di roba che è saltata fuori mentre svuotavo la mia stanza per fare gli scatoloni. Cose che credevo perse e invece erano nascoste da qualche parte. Non ero una persona ordinata, non lo ero mai stata, ma nel mio disordine io trovo sempre le mie cose.
Sono ordinata solo quando si tratta di cose a cui tengo tanto, e queste cose sono i trofei, le medaglie e i body di ginnastica artistica ai quali sto dedicando ben due scatoloni. Erano le cose più preziose che avevo e i ricordi più belli che conservavo.
Iniziai a piegare con cura i body e mi soffermai ad accarezzare il mio preferito, quello che portavo ai nazionali. Era bordeaux con dei delicati ricami blu.
Suonarono al campanello ma non ci diedi molto peso, poteva pensarci mia madre che era al piano di sotto ad aprire.
Dopo poco però sentii bussare alla porta della mia stanza.
Così andai ad aprirla e davanti a me c'era l'ultima persona che mi aspettavo di vedere.
-indovina?- chiese lui sorridente.
-cosa?- chiesi io curiosa.
-ho passato spagnolo- gridò lui, ma non mi diede il tempo di reagire perché mi ritrovai stretta dalle sue braccia in un abbraccio da togliere il fiato. Mi ritrovai sollevata da terra mentre mi faceva girare. 
Io invece scoppiai a ridere quando mi rimise a terra guardandomi intensamente negli occhi.
-sono contenta- dissi io con un filo di voce, troppo a disagio per quello sguardo stranamente intenso.
-é tutto merito tuo! Sei stata fantastica- disse lui sorridendo.
-anche tu non sei stato male- aggiunsi sorridendo. Poi una sua mano si posò sulla mia guancia.
-dovresti sorridere più spesso, hai un sorriso fantastico- disse improvvisamente serio. 
Era vicino, troppo vicino. E io mi sentivo a disagio, tremendamente.
Così mi schiarii la gola e mi sciolsi dal suo abbraccio.
Lui iniziò a guardarsi attorno nella mia stanza e una ruga perplessa si formò tra le sopracciglia.
-e questi scatoloni?- chiese lui.
-traslochiamo- dissi io come fosse evidente.
-ah cambiate casa! E dove andate?- chiese improvvisamente preoccupato.
-in realtà...cambiamo cittá- dissi io a disagio. Vidi la sorpresa sul suo volto.
-come in un'altra città? Dove?- chiese quasi in preda al panico. Ma perché se la prende tanto?
-a Siviglia in Spagna. Ci trasferiamo per il lavoro di mio padre- continuai io.
-in Spagna? Alex ma è in un altro continente! Quando pensavi di dirmelo?- non mi aveva mai chiamata Alex, solo Annabeth lo faceva.
-in realtà pensavo di non dirtelo affatto! Non pensavo ti importasse così tanto- dissi improvvisamente innervosita. Lui si passò una mano tra i capelli nervoso poi puntò di nuovo lo sguardo su di me.
-hai ragione. Di te non mi importa nulla!- mi disse freddo con i pugni stretti e la mascella serrata, poi aprì la porta e uscí sbattendosela alle spalle lasciandomi lì al centro della stanza, sola e con le lacrime che scendevano dai miei occhi e queste, erano davvero lacrime di dolore.


Angolo autrice:
Ciao a tutti!! Allora piaciuto questo secondo capitolo? Spero vivamente di si. 
Quanto di voi credono che Travis ci stesse provando? IOOO! Ahahahahah.
Vi starete chiedendo 'perché tutti questi salti temporali?' Un mese....una settimana... Bhe ve lo spiego subito. Diciamo che questo capitolo, insieme al prologo, sono ancora di introduzione a quella che è la vera e propria storia che inizierà dal prossimo capitolo, così ho pensato di andare abbastanza veloce. 
E ora a voi!!! Fatemi sapere cosa pensate di questo nuovo capitolo ;) e ringrazio chi ha recensito quello passato. Detto ciò, vi lascio. 
Al prossimo capitolo!!
Baci!

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Capitolo 3
*** É bello tornare ***


Sapete quella sensazione di nostalgia che si prova quando rivedi qualcosa o qualcuno dopo tanto tempo?
Bhe io no.
Per carità Chicago mi era mancata, era una bellissima città ed era casa mia, ma per il resto non c'era niente ad aspettarmi qui.
Ovviamente tranne la mia migliore amica che in questo momento si stava sbracciando per farsi notare da me con un cartello in mano con su scritto "bentornata Alex".
Sorrisi contenta e le corsi incontro abbracciandola forte. 
-Beth mi sei mancata tantissimo mi sembra passata una vita!- dissi io stringendola a me.
-mi sei mancata anche tu!- disse lei, poi si staccò e mi strinse le mani squadrandomi.-cazzo ma sei diventata una figa, non sembri neanche tu! La Spagna ti fa bene- constatò lei facendomi ridere.
-forse è la Spagna, o forse è che sono cresciuta, anzi SIAMO cresciute! Anche tu sei diventata bellissima- dissi io guardandola meglio.
-dai andiamo mi devi raccontare un po' di cose- disse lei prendendomi a braccetto mentre uscivamo dall'aeroporto.

Ero imbambolata a guardare la cittá che scorreva velocemente fuori dal finestrino della macchina di Beth. 
Io e la mia amica ci stavamo dirigendo verso casa, la mia vecchia casa.
-come mai non sei tornata con i tuoi a giugno?- chiese Beth distogliendomi dai miei pensieri.
-mamma voleva tornare prima a casa, sai per dare una pulita. Mi ha chiesto se volevo tornare con loro o restare a Siviglia ancora un po' a godermi le vacanze, e io ho deciso di restare lì ancora un mese.- spiegai io tranquillamente.
-no, tu volevi ritardare il più possibile il tuo ritorno- disse lei guardando la strada e ridendo.
-sai che lui non c'entra niente- dissi io scuotendo la testa, sapendo a cosa stava alludendo.
-se lo dici tu- disse lei fermandosi davanti a casa mia- comunque non vedo l'ora di vedere la sua faccia quando vedrà cosa sei diventata- aggiunse ridendo.
-dai scema! Non cambierà nulla, lo ha detto lui. Di me non gliene importa niente, miracolo se si ricorda chi sono- dissi io ricordando ancora con una fitta di dolore quelle parole.
La macchina si fermò davanti a quella che un tempo era casa mia. 
Scesi dalla macchina e feci il giro ritrovandomi a fissare la casa. Il mio sguardo poi si posò sulla casa affianco.
La casa di Travis.
-lui non c'è- disse Beth alle mie spalle.
-cosa?
-lui non c'è, è fuori, torna tra due giorni per l'inizio della scuola- disse lei affiancandomi, sorridendo.
-non mi interessa- dissi entrando in casa.- mamma, papà, sono arrivata!- gridai io.
-ciao tesoro! Piaciuta la sorpresa? Annabeth ha insistito tanto per venire a prenderti!- disse mia mamma venendomi incontro.
-Sisi molto contenta, vado a sistemare le cose nella mia stanza- dissi avviandomi su per le scale con le valige, aiutata da Beth.
Entrai in stanza e mi guardai intorno. Era vuota e le pareti bianche erano spoglie. C'era solo il letto e la scrivania.
-sai credo che dovrei riarredare la mia stanza- dissi io sapendo di avere la mia amica alle mie spalle.
-credo che tu abbia ragione- disse lei mettendomi una mano sulla spalla.
Scoppiammo a ridere.

-quanto mi era mancato uscire a cena con te- dissi io assaporando il mio hamburger.
-si anche se non ricordo che quando uscivamo i gruppi di ragazzi ci guardavano adoranti.- disse lei ammiccando in direzione di un gruppetto che ci guardava dal tavolo accanto al muro.
-eh si le cose sono cambiate!- dissi io scoppiando a ridere e scuotendo la testa per quel suo atteggiamento sfacciato che non era da lei.
-ma guarda chi c'è- disse una voce maschile che attirò la mia attenzione facendomi voltare. No...non lui...
Un ragazzo biondo niente male e muscoloso si stava avvicinando verso di noi.
-Jared- disse la mia migliore amica sorridendogli smagliante. Io la guardai malissimo.
-ciao bellissima- disse lui facendole l'occhiolino per poi voltarsi verso di me. Vidi la sua espressione perplessa che poi lasciò spazio alla sorpresa e a al completo stupore- Ryan?- chiese.
-ciao Jared come va?- chiesi cercando di sembrare sciolta il più possibile.
-dovrei chiederlo io a te, che diavolo ti è successo? Sei diventata uno schianto!- disse lui sorridendomi. Io arrossii impercettibilmente abbassando lo sguardo.
-ehi attento a come parli- disse Beth guardandolo male.
-tesoro sai che mi piaci solo tu!- disse lui abbassandosi a schioccarle un bacio sulle labbra. Io guardai la scena a bocca aperta. 
Mi ero decisamente persa qualcosa...
La mia amica vide la mia faccia che doveva essere a metá tra il sorpreso e il disgustato.
Fece una risatina timida guardandomi.
-te lo avrei detto stasera a cena, io e Jared stiamo insieme da qualche mese- disse lei sorridendo.
-cosa?- chiesi io sbalordita. Dovevo per forza aver capito male.
-cosa c'è di strano?- chiese Jared.
-ma che sei serio?- chiesi io- tu e il tuo amichetto ci sfottevate e tu- dissi indicando Beth- lo odiavi- 
- Bhe le cose cambiano- disse lei stringendosi nelle spalle.
-decisamente...non me lo sarei mai aspettato- dissi io appoggiandomi allo schienale cercando di assimilare la notizia.
-pensa io!- disse Jared prendendo una sedia da un altro tavolo e unendosi a noi- non pensavo di certo che sarei finito per innamorarmi di lei.- disse lui ridendo e indicando la mia amica.
-ehi dovrei essere io a dirlo! Ci hai, anzi ci avete reso la vita impossibile- aggiunse indignata Beth mentre indicava se stessa e poi me.
-lo so tesoro, ma ti ho già chiesto scusa- disse lui facendole gli occhi dolci e prendendole la mano.
-a me non l'hai chiesto- dissi con aria innocente alzando la mano mentre succhiavo la coca-cola dalla cannuccia.
Lui si voltò verso di me e mi sorrise inginocchiandosi con fare teatrale e facendo scoppiare a ridere me e la mia amica. 
-sono stato un coglione totale, non avrei mai dovuto sfotterti in quel modo. Ti prego perdonami- disse guardandomi negli occhi.
-che idiota! Va bene ti perdono- dissi ormai al limite delle lacrime per le troppe risate. Lui si alzò soddisfatto e si rimise seduto guardando Beth dolcemente.
-state bene insieme, approvo!- dissi io guardandoli. Dovevo ammetterlo erano teneri.
-a proposito di cambiamenti inaspettati, davvero, che ti é successo?- mi chiese Jared.
-sto per ritirare il mio perdono- dissi io imbronciata.
-eddai svelami il tuo segreto- continuó.
-sono cresciuta?- chiesi io rispondendo alla sua domanda come se fosse ovvio.
-si cavolo e anche molto bene. Gli occhialetti da intellettuale?- chiese lui 
-lenti a contatto- risposi io.
-quando Travis ti vedrà non ci crederà- disse Jared ridendo insieme a Beth.
-ma perché dite tutti la stessa cosa?- chiesi esasperata.
-no dico ma ti sei vista?- chiese la mia amica. Non risposi. Sapevo che ero cambiata ma non potevo che pensare che stessero esagerando.
-ragazzi so che sono cambiata, niente occhiali fisico più asciutto e cavoli vari, ma secondo me la state facendo più grande di quello che è. Insomma anche tu sei cambiata Beth, avete avuto solo l'impatto perché era un anno che non mi vedevate. Se mi aveste visto ogni giorno non avreste reagito così.- dissi io un tantinello esasperata. -e poi cavolo mi fate sentire un mostro che ha subito una metamorfosi- aggiunsi imbronciandomi come una bambina.
Loro mi fissarono per un momento seri , poi si guardarono e scoppiarono a ridere e non potei fare a meno di aggiungermi a loro.

Dopo un'ora e una chiacchierata che non mi sarei mai immaginata di avere torno a casa. Cavolo le cose sono cambiate e non poco. 
Non mi sarei mai immaginata di ritrovarmi a parlare AMICHEVOLMENTE  allo stesso tavolo con Jared e ne tantomeno che lui fosse il ragazzo della mia migliore amica.
Mi diressi silenziosamente in camera mia, fermandomi davanti allo specchio che era attaccato al muro. 
Avevano ragione, ero cambiata. I capelli castani erano lunghi e ondulati e gli occhi liberi da quegli orrendi occhiali che un tempo portavo. Ero più alta e più magra di prima grazie alle ore di corsa giornaliere. Decisamente in questo quadro giocava un fattore fondamentale la mia abbronzatura, che rendeva il tutto molto più affascinante.
Ma ero ancora convinta della mia idea, stavano esagerando.

POV. TRAVIS
Uscii dalla doccia allacciando i l'asciugamano in vita mentre con un altro mi strofinavo i capelli. Esausto mi sedetti sul letto.
Il cellulare vibrò sul comodino illuminando lo schermo con la foto di Jared.
-ehi amico che combini?- chiesi io rispondendo.
-ciao Trav, niente sono appena tornato a casa- disse lui pimpante.
-dove sei stato?
-con Beth e sai chi c'era con lei?- chiese come se non vedesse l'ora di dirmelo.
-no, chi c'era?- odiavo questi giochetti, sai che non lo so, perché chiedermelo.
-Alex- disse semplicemente lui. 
Un nome. 
Quel nome.
Io mi bloccai sul posto.
-è tornata?- chiesi cercando di sembrare disinteressato.
-si oggi pomeriggio-
-ah- dissi semplicemente io
-ah? Amico sai dire solo questo?
-cosa dovrei dire? Non ho altro da dire, non mi interessa- dissi nervoso.
-oh amico fidati, quando la vedrai non la penserai così. Non puoi immaginare cosa è diventata- disse lui ridendo dall'altra parte del telefono.
-che vuoi dire?- chiesi cercando di apparire ancora il meno interessato possibile.
-che se fossi stato quello di un tempo, single e scavezzacollo, le mie mani a quest'ora sarebbero state addosso a lei- disse lui...idiota come si permetteva? 
Era fortunato, perché se fosse stato davanti a me sarebbero state le MIE mani ad essere addosso a LUI. Ma ovviamente non nel modo in cui intendeva lui.
-è cambiata?- chiesi a denti stretti, per non trattarlo male.
-oh amico, non lo immagineresti neanche, vedere per credere!- continuò lui.
-sembra che tu abbia appena assistito a un miracolo! Non starai esagerando?- chiesi io prendendolo in giro cercando di smorzare la tensione.
-Trav mi conosci io non esagero mai! Non so se sia un miracolo ma ci è molto vicino. No dico ricordi la ragazza timida, bassetta, piatta e con gli occhiali?- chiese lui con un tono sempre più strabiliato.
-si- dissi annoiato. 
-Dimenticatela!- gridò lui per telefono. Io feci una smorfia.- vabbe io ti saluto. Notte Trav- disse 
-notte- dissi io di rimando chiudendo la chiamata.
Mi lasciai cadere sul letto a pancia in su e misi le mani dietro la testa chiudendo gli occhi.
Adesso ero curioso. Era un anno che non la vedevo e che tantomeno la sentivo. L'avevo trattata male quel giorno e mi pento di averle detto che di lei non mi importava niente perché cazzo, non era assolutamente vero. Io avevo iniziato a tenerci più di quanto volessi ammettere. Ma ero arrabbiato con lei e forse lo ero ancora. 
Da come l'aveva descritta Jared sembrava che un tempo fosse un mostro, invece no, lui non l'aveva vista come l'avevo vista io. Forse non era tutta questa bellezza ma ricordo di averla trovata carina e cavolo quegli occhi...mi mancavano.
E senza accorgermene stavo dormendo.


Angolo autrice:
Ciao a tutteeee!! Non picchiatemi! Probabilmente molte di voi si aspettavano il primo incontro tra Travis e Alex in questo capitolo, ma ho voluto tenere ancora un po' di suspance. Allora, pare che il brutto anatroccolo si sia trasformato in una specie di cigno ;) nel prossimo capitolo vedremo finalmente il primo incontro tra Travis e Alex quindi sono curiosa di sapere secondo voi, come reagirà Travis davanti alla nuova Alex? E lei, che cosa penserá rivedendolo? 
Detto ciò, vi chiedo di recensire questo capitolo e ringrazio ancora chi ha recensito i precedenti.
Baci :* 

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Capitolo 4
*** La gente cambia ***


POV. TRAVIS
L'ultimo anno di liceo...sará tosta, molto tosta....
Ma per un tipo come me non sarà difficile trovare un passatempo, una distrazione da tutta questa tensione.
Ad esempio la biondina tutta tette e culo che mi sta passando davanti in questo momento ammiccando.
-amico primo giorno di scuola, anzi primi cinque minuti, ed è già la terza ragazza che ti si vorrebbe fare- disse Jared al mio fianco dandomi una pacca sulla spalla.
-Bhe sai come si dice, chi dorme non piglia pesci, e io di pesci alla mia lista ne voglio aggiungere un bel po' quest'anno- dissi io sorridendo malizioso osservando i gruppetti di ragazze che arrivavano a flotte dal parcheggio.
-l'hai già vista?- chiese lui. Non c'era bisogno di dire alcun nome, sapevo a chi si riferiva.
-no, non ancora, sono tornato ieri sera tardi, la sua camera era accesa ma, non l'ho vista- dissi io con un tono piatto e indifferente.
-pare che...tu ti stia per rifare- disse semplicemente lui indicando una mini decappottabile grigio scuro metallizzata che entrava spedita nel parcheggio, parcheggiando poco distante dal punto in cui eravamo io e il mio amico.
Io guardai perplesso la macchina, non l'avevo mai vista in quel parcheggio... Ma poi nel momento in cui qualcuno scese da quella macchina realizzai a cosa si riferiva Jared.
Scese una ragazza dai lunghi capelli castani ondulati, non molto alta e con un fisico discreto, portava dei rayban neri, una semplicissima canotta bianca e dei jeans strappati moooolto aderenti che sembravano quasi una seconda pelle.
-Wow....- dissi io.
No, non poteva essere lei...
-chiudi la bocca amico, non è carino- disse Jared divertito, io mi voltai a fulminarlo con lo sguardo per poi riportare l'attenzione su quella ragazza che non stava attirando solo il mio sguardo ma anche di molte altre persone all'interno del parcheggio, ma lei sembrava non farci caso perché era troppo concentrata su dei fogli che aveva in mano.
Stava venendo nella nostra direzione, quando alzò lo sguardo e sorrise. 
Quel sorriso cavolo....era sempre lo stesso...non c'era più alcun dubbio, era LEI.
Si stava avvicinando sempre di più e io fui improvvisamente consapevole che quel sorriso non era per me, ma l'amico accanto a me e questo mi infastidì parecchio, soprattutto quando mi accorsi che anche Jared ricambiava...
Ma da quando?!

POV. ALEXANDRA
Una cosa che odio odio? Stare al centro dell'attenzione!
Tutti questi occhi puntati su di me mi mettono a disagio, ma un paio di occhi in particolare mi fanno tremare le gambe.  
Quando avevo iniziato a camminare verso Jared per salutarlo non mi ero resa subito conto che accanto a lui c'era Travis. Fui tentata di cambiare strada ma Jared ormai mi stava sorridendo così continuai a farlo anche io avvicinandomi a lui.
-non male come entrata in scena- disse Jared alzando la mano per darmi il cinque. Io glielo diedi e gli sorrisi ancora di più.
-ti prego stai zitto! È imbarazzante- dissi io alzandomi gli occhiali da sole e appuntandomeli sulla testa. 
Alla fine l'inevitabile accadde e smisi di sorridere.
I miei occhi incontravano i suoi che erano incollati su di me, all'inizio notai lo stupore ma fu solo per un secondo perché poi lo sguardo divenne freddo come il ghiaccio.
-ciao- dissi io mettendo nelle parole la stessa freddezza che c'era nei miei occhi.
-sei tornata- disse semplicemente lui. 
-a quanto pare- dissi io
I nostri sguardi e le nostre parole sembravano fare a gare a chi fosse più freddo.
-Bhe allora bentornata- disse lui sforzandosi di fare un sorriso che somigliò più ad una smorfia.
-grazie- ribattei per poi tornare a guardare Jared.- io vado che devo fare dei giri tra presidenza, segreteria e chi più ne ha più ne metta...a dopo- dissi avviandomi verso l'entrata della scuola.
Una volta dentro rimasi un attimo imbambolata ad osservare quei corridoi, quegli armadietti... Non era nostalgia la mia, anzi non volevo tornare a scuola, non mi era mancata per niente e tantomeno mi erano mancate le persone che la frequentavano
L'incontro con Travis non era stato come mi aspettavo, anche perché io non mi aspettavo un bel niente, ma inconsciamente avevo sperato in qualcosa di diverso come un segnale che gli ero mancata.
Ma dico Alex sei una cazzo di masochista! Ti dice che non gliene frega un cazzo di te e ti aspettavi un mi sei mancata?
Scossi la testa maledicendomi e mi incamminai verso la segreteria. 
Lì dietro al bancone c'era una signora anziana con degli occhiali da vista calati sul naso.
-buongiorno, sono Alexandra Ryan, dovrei firmare dei moduli per il rientro a scuola- dissi io sorridendo.
-anno a studiare all'estero?- chiese lei alzando lo sguardo su di me.
-no, lavoro di papà - risposi io mentre lei mi porgeva un modulo.
-firma qui e qui- disse lui facendo delle x accanto a due linee. Io presi la penna e firmai.
-Alex?- disse qualcuno alle mie spalle facendomi girare- Alex Ryan?- chiese di nuovo il ragazzo biondo e tutt'altro che brutto che era davanti a me. Io lo guardai perplessa non capendo chi fosse ma poi ebbi un flash...
-Cain? Cain Whith?- chiesi io sorpresa avvicinandomi ad abbracciarlo.
-Cavolo non me l'aspettavo! Quando sei tornata?- chiese staccandosi da me sorridendo.
-qualche giorno fa- dissi senza riuscire a smettere di sorridere- ma tu...da dove spuntano questi muscoli? Che fine ha fatto il ragazzo tutto ossa- chiesi io guardandolo.
-e che fine ha fatto la ragazza bassa e piatta?- chiese lui con un sorriso divertito.
-touchè- dissi io scoppiando a ridere.
-che lezione hai in prima ora?- chiese lui guardandomi.
-ho...- iniziai fissando la mia tabella delle ore- Matematica...matematica in prima ora il primo giorno? Ma siamo matti?-continuai io.
-ti fa piacere sapere che siamo in due allora?- chiese lui aprendomi la porta della segreteria.
-anche tu matematica?- chiesi io sorpresa uscendo. Lui annuì e insieme ci incamminammo verso l'aula parlando del più e del meno e ricordando i "vecchi" tempi in cui io ero oscena e lui uno scheletro umano in preda all'acne giovanile.
Stavamo ridendo con le lacrime agli occhi quando entrammo in classe, per fortuna il professore ancora non c'era ma smisi di ridere comunque perché i miei occhi trovarono subito quelli verdi di Travis che mi fissavano con freddezza e un'altra cosa che anche prima avevo notato ma solo ora avevo capito cosa fosse.
Rabbia.
Era arrabbiato con me?
Ma poi fece una cosa che mi mandò ancora di più in confusione. Mi sorrise maliziosamente.
Una mano mi toccò la spalla, distraendomi.
-ci sediamo lì ?- chiese Cain indicando, neanche a farlo apposta, i due banchi singoli davanti a quello di Travis. Erano gli unici due liberi, l'unica scelta era tra chi prendeva quale.
Ovviamente lui si sedette al primo, lasciando a me quello davanti a Travis. 
Ci avevo sperato.
Sospirai silenziosamente e contemplai la sedia dall'alto fino a quando una penna che picchiettò sullo schienale della sedia non entrò nel mio campo visivo. Spostai lo sguardo e mi accorsi che era stato Travis che mi mimò con la bocca 'siediti'.
Io lo feci sbuffando e poggia pesantemente le braccia sul banchetto ma poi sentii un sospiro sul collo e delle labbra che mi solleticarono l'orecchio.
-adesso siamo in classe insieme...Bambi- disse la voce calda di Travis soffiando l'ultima parola. Io trattenni il fiato e non solo perché era la prima volta dopo un anno che mi sentivo chiamare così da lui ma perché quella frase e quelle labbra a contatto col mio orecchio mi avevano scatenato mille brividi lungo la mia schiena.
Mi irrigidii e lui doveva averlo notato perché lo sentii ridere sommessamente. E allora mi voltai, fissandolo.
-tu hai qualche problema sai?- chiesi frustrata.
-e perché mai?- chiese lui poggiandosi allo schienale della sua sedi.
-prima a malapena mi dici ciao e adesso per te sono di nuovo Bambi?- gli chiesi cercando di non alzare la voce.
-ho deciso...che forse è meglio così- disse lui con quel sorrisetto spavaldo che tanto odiavo ma, prima che potessi  anche solo iniziare a chiedergli una spiegazione, entrò il professore , costringendomi a voltarmi.
Non ascoltai neanche una singola parola di quella lezione troppo distratta dallo sguardo insistente che sentivo su di me

La mensa è sempre stato il teatro di molti eventi spiacevoli, è più facile essere messi in imbarazzo quando si ha la possibilità di ritrovare nello stesso luogo tutta la scuola.
Io e Beth facemmo la fila e una volta preso da mangiare la seguii fra i tavoli.
Quando mi accorsi di dove era diretta mi bloccai.
-no, no e no! Assolutamente no!- dissi io infuriata.
-eddai Alex non fare la bambina, non mi puoi costringere a scegliere tra te e il mio ragazzo- disse lei facendo il labbruccio....Stronza.
-ma il tuo ragazzo è ok, è il suo BFF che mi fa incazzare- dissi a denti stretti guardandola male.
-abituati, come ho fatto io tempo fa, se prendi uno prendi l'altro. Ti prego!!- disse lei in tono supplichevole. 
Io sbuffai e la seguii verso il tavolo circolare su cui i due erano seduti. Travis mi dava le spalle mentre Jared, che era difronte a lui, ci sorrise vedendoci arrivare.
-ma tu guarda con chi abbiamo l'onore di pranzare oggi- disse Jared facendomi l'occhiolino. Subito Travis si voltò a guardarci e, non appena mi vide gli comparve quell'odioso sorrisetto sulla faccia.
Io imprecai tra i denti e alzai gli occhi cielo.
Beth si fiondò a salutare Jared mentre Travis guardandomi battè la mano sullo sgabello accanto a se. Io lo guardai malissimo ma, non vedendo altre opzioni, dovetti sedermi accanto a lui. 
Lanciai un'occhiata a Beth che si scambiava effusioni con Jared. Grazie per il supporto amica.
-mi stai fissando- constatai io dopo un po' continuando a non guardare Travis.
-no, ti stavo osservando, il che è diverso- disse lui poggiando il gomito sul tavolo e la guancia sul pugno.
-e perché mi stavi OSSERVANDO?- chiesi girandomi  verso di lui cercando di reggere il suo sguardo. 
-sei cambiata- disse lui.
-perspicace- 
-simpatica- disse lui in tono sarcastico- e come è andata a Siviglia?
-sbaglio o di me non ti importava niente?- chiesi freddamente. Vidi la sua mascella serrarsi e per la prima volta lo vidi in difficoltà. Ma fu solo per un secondo.
-la mia è solo curiosità - disse lui semplicemente tornando a guardare il suo cibo e così feci anche io.
-bene, bella città, gente simpatica...non male- dissi io mentre con la forchetta spostavo la salsa dalla carne. Prima che Travis potesse rispondere un'ochetta bionda gli si sedette sulle gambe attirando la sua attenzione.
-ciao Trav come va il primo giorno di scuola?- chiese sorridendogli e accarezzandogli la guancia.
-alla meraviglia grazie- disse lui sorridendole malizioso mentre le accarezzava la coscia lasciata scoperta dagli shorts inguinali. Mi stava salendo la nausea a quella vista, che schifo!
-senti che ne dici se ci vediamo più tardi...magari da soli- disse lei maliziosamente spostando la mano sui suoi addominali. Io alzai un sopracciglio perplessa e schifata. Ma che davvero?! Io mi spostai di uno sgabello arrivando vicino a Jared.
-si, perché no?!ci vediamo più tardi- disse lui mentre lei si alzava accarezzandogli il petto.
-fa sempre così?- chiesi io continuando a fissare Travis che aveva gli occhi incollati al culo della biondina.
-anche peggio- disse Jared a bassa voce. Io spalancai la bocca sempre più sotto shock e arrabbiata.
Travis finalmente si voltò di nuovo e guardò verso il posto che prima occupavo, ma non trovandomi, il suo sguardo scattò in alto fissandomi perplesso.
-perché sei lì?- chiese. E ora? Perché ero qui? Perché mi faceva schifo quello a Cui avevo appena assistito?
-per la visuale- dissi io...no aspetta che ho detto?- si sai da lì vicino non potevo godermi a pieno la scena- dissi io cercando di fingere divertimento.
-e ti se, goduta la scena?- chiese lui maliziosamente.
-sai, sei più perverso di quanto ricordassi!- dissi io scuotendo la testa con disappunto.
-grazie- disse lui sorridendo.
-allora Alex andiamo alla festa di inizio anno sulla spiaggia stasera vero?!- chiese la mia amica speranzosa. Io feci una smorfia perché SAPEVA che non ne avevo voglia eppure mi stava implorando con lo sguardo.
-e va bene...- dissi io sospirando. Mentre lei batteva le mani contenta come una bambina.
-ci divertiremo sicuramente- disse Jared mettendomi un braccio dietro le spalle e stritolandomi.-vero Travis?- 
Quest'ultimo annuì sorridendo. Già il famoso pacchetto prendi uno e in omaggio hai anche l'altro amico. Fantastico.

La festa era alle 20 ma ovviamente la mia amica si presento a casa mia alle 18 per i grandi preparativi.
Dopo una doccia e la piastra restava solo un unico grande dilemma, i vestiti.
All'inizio la scelta era shorts o vestito ma poi, consigliata da Beth, avevo optato per il vestito. Quindi ora la scelta si era "ristretta" a, quale vestito?
Ne stavo provando uno aderente nero con le bretelle che arrivava fino a metà coscia.
-sai che oggi sei stato il principale argomento di conversazione di tutta la scuola?- disse la mia amica mentre si truccava.
-ah si? E che dicevano?- chiesi io guardandomi allo specchio sempre più convinta che quello fosse il vestito adatto, non era elegante, anzi ed abbastanza informale.
-dicevano che sei cambiata tantissimo e sei decisamente più bella- disse lei guardandomi maliziosa- e sai cosa mi ha detto Jared?- continuò lei.
-no cosa?- chiesi distrattamente mentre mi infilavo le converse nere.
-che a quanto pare anche Travis è rimasto MOLTO colpito dalla nuova te- disse lei. Io alzai di scatto lo sguardo, avrei voluto chiederle cosa sapeva nel dettaglio ma dissi solo...
-ah si? Fa niente...- buttai lì prendendo il rimmel e l'eye-liner e avvicinandomi allo specchio.
-si certo- disse lei ridendo e scuotendo la testa.

Non era la prima festa in spiaggia a cui andavo, in Spagna mi era capitato spesso di andarci con i miei amici e mi ero anche divertita. 
Jared ci raggiunse subito sorridendoci e baciando Beth con trasporto, io mi staccai leggermente lasciandogli un po' di privacy.
Quando si staccarono Jared mi guardò sorridendo.
-ciao Alex- disse.
-ciao Jar- dissi sorridendo, poi mi guardai intorno -e la tua dolce metá?- 
-eccola- disse lui indicando la mia amica al suo fianco.
-non lei, parlo del tuo amico. Di solito dove sta uno sta l'altro- dissi io perplessa.
-oh no, alle feste lui preferisce una compagnia diversa, più femminile direi- disse lui indicando un punto alle mie spalle. Io mi voltai e vidi Travisino mezzo alla folla che si dimenava a ritmo di musica e una moretta tutta curva che gli si strusciava volgarmente addosso mentre lui le teneva le mani sul sedere.
Distolsi lo sguardo da quella vista riportandolo sulla coppietta davanti.
-andiamo a ballare- chiese Jared a entrambe. 
Avevo ancora un po' di buon senso così preferii lasciarli soli.
-o voi andate io ancora non ne ho voglia- dissi allontanandomi da li.
Avevo appena fatto due passi quando davanti a me si parò Cain sorridente.
-ehi- dissi io.
-ehi! Vieni a ballare con me? - disse lui prendendomi la mano.
Stavo per dirgli no ma mi aveva già trascinato tra la folla. Mi prese per i fianchi e mi avvicinò a se e iniziammo a muoverci insieme a ritmo di musica mentre io gli mettevo le mani dietro al collo. Ridemmo per un po'.
-ehi vado a prendermi una birra, la vuoi anche tu?- chiese staccandosi da me.
-si grazie- dissi sorridendo. Lui si allontanò lasciandomi lì mentre ancora mi muovevo a ritmo  di musica con alcune ragazze lì attorno.
Ma ad un tratto delle mani presero possessive i miei fianchi facendo aderire la mia schiena al petto muscoloso di qualcuno. Mi irrigidii istantaneamente e smisi di ballare non sapendo chi fosse. Sentii un soffio caldo sul mio collo e dei brividi di paura corrermi per la schiena. 
- non ti fermare Bambi-

Angolo autrice:
Ciao a tutte!! Questa volta non dirò nulla sul capitolo, lascio direttamente i commenti a voi. Cosa succederà nel prossimo capitolo secondo voi?
Mi raccomando recensite ;)

Baci :*

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Capitolo 5
*** Amici? ***


Nota: leggete l'angolo autrice alla fine del capitolo, ho messo le foto di come immagino che siano i personaggi della mia storia ;)

Sentii un soffio caldo sul mio collo e dei brividi di paura corrermi per la schiena. 
- non ti fermare Bambi- disse una voce roca e sensuale al mio orecchio. 
La SUA voce.
-fammi vedere cosa sai fare, se ne sei capace- aggiunse in tono di sfida. 
Ma io ero ancora troppo sotto shock per fare qualcosa o muovermi. Vedendo che non mi muovevo spostò una mano dal mio fianco e la mise sulla mia pancia delicatamente facendo aderire il suo bacino al mio sedere, e allora mi risvegliai.

Voleva vedere di cosa ero capace? Pensava che non fossi capace a muovermi? E va bene, sfida accolta!
Iniziai a muovermi il più sensualmente possibile con lui. 
Pensavo e speravo che una volta avuta la risposta da parte mia avrebbe allentato la presa su di me e se ne sarebbe andato, dopotutto aveva avuto quello che voleva...
Invece mi strinse ancora di più a se, come se i nostri corpi non fossero già abbastanza appiccicati.
Sentivo il suo respiro caldo sempre più vicino al mio collo e poi le sue labbra si posarono sulla mia pelle. 
Non so se per la sorpresa o per la sensazione delle sue labbra sulla mia pelle, ma non riuscii a trattenere un sospiro. 
Perché aveva questo effetto su di me?

Ma soprattutto...perché gli stavo permettendo di farmi questo?Avevo tanto criticato quella ragazza che gli si strusciava contro prima e io stavo facendo la stessa cosa! Certo, risultavo meno volgare di lei ma il principio era quello.

-niente male- sussurrò al mio orecchio e poi improvvisamente si staccò da me, privandomi del calore piacevole che il suo corpo emanava.
Mi voltai a cercarlo, ma di lui nessuna traccia, era sparito tra la folla. 
Quando mi girai di nuovo vidi Cain venirmi incontro sorridente con due bicchieri in mano.
Mi ero COMPLETAMENTE dimenticata di lui...maledetto Travis Tatum.
-ehi che hai?- chiese Cain.
-io? Niente perché?- chiesi cercando di fingere.
-Bho hai una faccia strana- disse lui osservandomi e porgendomi un bicchiere.
-no tranquillo, tutto a meraviglia- dissi sorridendo fintamente e bevendo un sorso di birra. Lui sembrò convincersi e ricominciammo a chiacchierare e ballare come poco prima.

Mi fece fare una giravolta e io risi di gusto quando, tenendomi saldamente, mi fece fare anche un casquet. Quando mi rialzai notai un paio di occhi verdi che mi osservavano dall'altra parte del falò, attraverso le fiamme del fuoco.
Era uno sguardo intenso e arrabbiato, quasi da brividi, ma decisi che forse era il caso di ignorarlo...per quanto fosse possibile.

POV.TRAVIS
sono un idiota, un completo idiota.
Che diavolo mi é saltato in mente?
É stato il suo vestito, sicuramente è stato quello! E poi come cavolo le è venuto in mente di mettersi un vestito così corto e aderente?

Ci sono ragazze il triplo più svestite di lei qui, idiota!

Ricordai quello che era successo poco prima, a come avevamo ballato e a come io mi ero inevitabilmente eccitato. 
Dio santo! Non sono un ragazzino, di solito non mi ci vuole così poco per stuzzicarmi, mi so controllare!
Non so che mi era preso quando mi ero avvicinato a lei, ma l'avevo vista lì, che si muoveva in quel modo,e non ho resistito.
E il suo odore...dio era qualcosa di spettacolare, inebriante e delizioso...
Poi avevo visto tornare quell'idiota di White e a malavoglia mi ero staccato da lei di scatto. 
Non mi aspettavo che mi venisse a cercare, ma rimasi deluso nel vedere che già si stava divertendo con un altro. Provai una sensazione strana allo stomaco, un misto di angoscia e rabbia, qualcosa che non avevo mai provato prima.

La moretta di prima, Sarah?...Bho non me lo ricordo.
Comunque lei si riavvicinò a me appiccicandomisi addosso. Io la ignorai continuando a guardare Alex.
-è la tua ragazza?- chiese lei guardando con astio la ragazza che stavo guardando io.
-no assolutamente no. Travis Tatum non ha una ragazza- dissi io spavaldo girandomi a guardarla e prendendola per la vita stringendola a me.
-allora che ne dici se ce ne andiamo da qui?- chiese lei maliziosa.
-dico che è un'idea fantastica- dissi sorridendole e facendo scendere la mia mano sul suo sedere. 
Poi la trascinai per una mano e la portai verso la mia macchina.

POV. ALEXANDRA
Era mezzanotte e mezza circa quando parcheggia la macchina davanti casa mia dopo aver accompagnato Beth a casa.

Spensi la macchina ma non scesi, restai seduta poggiando le mani sulle mie gambe mentre pensavo a cosa era successo con Travis quella sera.

Stupida Alex! Non ci devi pensare! Si fa tutte, è esattamente da lui il fatto che ci abbia provato.

Sospirai e alla fine uscii dall'auto, arrivai al portico e armeggia con la serratura per aprire la porta quando una risatina femminile attirò la mia attenzione.
Feci qualche passo indietro tanto da permettermi di vedere Travis e la moretta che avevo visto strusciarglisi contro al falò.
Era appena uscita da casa sua quindi bastava fare due più due...decisamente non avevano passato il tempo a giocare a carte.
Non so perché, ma una fitta dolorosa mi colpì al cuore.
Avrei voluto prendere quella moretta per i capelli e farla sbattere ripetutamente al muro fino a toglierle quel sorriso da oca dalla faccia.
Ok no...io non ero violenta, perché pensavo a queste cose?
E poi si baciarono, e io avrei tanto voluto non essermi fermata a fissarli...decisamente non era un bacio casto il loro.
Non resistetti, aprii la porta e mi avviai silenziosamente in camera mia e mi buttai sul letto chiudendo gli occhi.
Senza volerlo mi addormentai.

Il giorno dopo arrivai a scuola con un mal di testa fortissimo.
La mattina avevo avuto una nausea tremenda e solo il pensiero di mangiare qualcosa mi faceva rivoltare lo stomaco quindi non avevo fatto neanche colazione.
Mi trascinai per tutta la giornata da un'aula all'altra.
Al termine della terza ora mi avviai verso l'armadietto per prendere una pasticca per il mal di testa che tenevo di scorta lì dentro.
Vidi due mani poggiarsi sugli armadietti accanto al mio e il calore di un corpo vicino. Ero girata di spalle ma sapevo perfettamente chi era.
-buongiorno Bambi- sussurrò Travis con voce bassa e profonda al mio orecchio.
Io non risposi e continuai a trafficare con la roba nell'armadietto, trovai le pasticche, ne presi una e la ingerii bevendo un sorso dalla bottiglietta d'acqua.
-che hai? Non stai bene?- chiese lui preoccupato mentre io mi voltavo verso di lui con aria annoiata. Fui sorpresa di trovarlo a pochi centimetri dal mio viso. 
-non sono affari tuoi- dissi io fredda. Poi chiusi l'armadietto e feci per andarmene, ma lui mi prese con forza per il braccio e mi sbatte agli armadietti.
-che ti prende? Perché mi tratti così?- chiese quasi arrabbiato. Ma poi il suo sorrisetto comparve e una mano si alzò ad accarezzarmi la guancia- pensavo che dopo quel bel momento tra noi due al falò di ieri sera, le cose fossero cambiate- comtinuò lui.
-o no non ci provare neanche- dissi mettendogli una mano sul petto e allontanandolo- è stato talmente bello che poi ti sei scopato un'altra no? tesoro, lasciatelo dire, sei un tipetto volubile- dissi cercando di sembrare indifferente anche se dentro di me sentivo un fuoco. Troppo orgogliosa per dargliela vinta.
-come lo sai? Di Sarah dico- chiese lui perplesso e sorpreso.
-ma non mi dire ti ricordi il nome di chi ti porti a letto! Wow- dissi io ironica e falsamente ammirata.
-Bhe non mi sembra che tu sia stata da meno visto che dopo ti sei messa a ballare a quel modo con Cain l'idiota Whith- disse lui improvvisamente serio.
-non chiamarlo idiota- dissi io puntandogli un dito contro furiosa, anche se in realtà lo ero per tutto tranne che per il fatto che avesse dato quel soprannome a Cain.
-ehi non ti scaldare- disse lui alzando le mani. 
-senti lasciamo perdere!- Io scossi la testa e iniziai ad avviarmi verso la classe. Ma mi bloccai di colpo perché la testa aveva iniziato a girarmi pericolosamente e sentii l'equilibrio venire meno. Sbandai e mi poggiai con la mano agli armadietti mentre con l'altra mi tenevo le tempie.
-Bambi tutto ok?- chiese Travis dietro di me mentre mi metteva le mani sui fianchi per sorreggermi.
-si- dissi io.
-no non è vero! Sei pallida- disse lui.
-non è niente!- dissi io a denti stretti allontanandomi, ma dopo aver fatto due passi le gambe cedettero e aspettai l'impatto con il pavimento, che però non arrivò.
Due braccia forti mi strinsero forte la vita, l'ultima cosa che ricordo sono il suo sguardo preoccupato e la sua voce che grida il mio nome. 
Poi il buio.

Quando riaprii gli occhi la prima cosa che mi colpì fu il bianco accecante delle pareti della stanza, poi l'odore fastidiosissimo di disinfettante, classico degli ospedali.
Ma non ero in ospedale, ero nell'infermeria della scuola.
Un viso familiare e preoccupato entrò nella mia visuale.
-Bambi! Ti sei svegliata grazie al cielo!- disse lui sorridendomi sollevato. Fui improvvisamente consapevole della sua mano che stringeva la mia e non accennava a lasciarla, e forse neanche se ne era accorto.
Io mi misi seduta con difficoltà sotto lo sguardo attento di Travis.
-che è successo?- chiesi strizzando gli occhi.
-sei svenuta. E a tal proposito, non farlo mai più. Mi sono preoccupato- disse lui guardandomi negli occhi serio.
-ma non mi dire...-ribattei io sarcastica. Lui mi guardò malissimo ma non aggiunse altro perché la porta si aprì ed entró la dottoressa.
-ben sveglia! Come ti senti?- chiese lei avvicinandosi.

-Emmm...stordita- dissi io guardandola.
-hai avuto altri sintomi prima di svenire? Tipo nausea?- chiese ancora lei
-si, questa mattina perché?- dissi io non sapendo se era il caso di preoccuparsi o meno.
-quando hai avuto l'ultimo ciclo?- chiese ancora. Odiavo queste domande.
Aspetta! Il ciclo? La nausea?
Questa pensa che io sia incinta!
-lei pensa che io sia incinta?!- dissi io sorpresa dando voce ai miei pensieri. Lei si limitò ad annuire. 
Guardai Travis che a sua volta guardava me intensamente come a voler avere la smentita di quello che aveva appena sentito.
Io ci pensai su un minuto in preda al panico pensando a quella notte di un mese fa in Spagna... Ma poi mi ricordai una cosa e mi calmai.
-no, il ciclo mi è finito giusto l'altro giorno quindi lo escludo- dissi io tranquillizzando me stessa e la dottoressa, ma non Travis che ora aveva sostituito lo sguardo sorpreso con un cipiglio perplesso.
-bene allora misuriamo la pressione- disse la dottoressa avvolgendomi il macchinario attorno al braccio -mmmm...è bassa, forse sarebbe meglio se andassi a casa, puoi farti venire a prendere?- mi chiese lei. Io scossi la testa.
-no, i miei sono a lavoro, ma non c'è problema ho la macchina- dissi io alzandomi in piedi dal lettino su cui ero stesa ma ebbi un leggero giramento di testa.
-assolutamente no! Ti riporto io- disse Travis ad un tratto da un angolo della stanza.
-no grazie, posso fare da sola- dissi io guardandolo decisa.
-ascoltami bene- disse avvicinandosi a me- sei svenuta tra le mie braccia davanti ai miei occhi facendomi spaventare a morte, ora cazzo non rompere le palle e fatti accompagnare a casa!- disse con tono duro che non ammetteva repliche e la mia sicurezza andò a farsi fottere a causa di quelle parole che mi avevano spiazzata.
-va bene- acconsentii abbassando lo sguardo.
-allora vi faccio fare un permesso per uscire- disse la dottoressa uscendo dalla stanza e lasciandoci soli.
-non avresti dovuto, ma grazie- dissi io guardandolo, anche se mi costava ringraziarlo.
-non sarebbe da me non correre in soccorso di una bella ragazza!- disse lui sorridendo malizioso. Io lo guardai malissimo e mi avviai fuori dalla stanza alzando gli occhi al cielo.

La jeep di Travis era comodissima e la pelle dei sedili profumava. Erano 10 minuti che il silenzio aleggiava nell'abitacolo e stava diventando imbarazzante.
-posso farti una domanda?- chiese dal nulla lui.
-provaci, non garantisco la risposta- dissi guardando ancora davanti a me ma con la coda dell'occhio lo vidi irrigidirsi e stringere fortissimo il manubrio come se la domanda che stava per farmi lo spaventasse. Dovevo preoccuparmi?
-perché hai esitato quando la dottoressa ti ha chiesto se eri incinta?- chiese lui deglutendo. Si, decisamente dovevo preoccuparmi...Wow non me lo aspettavo.

-Emmm...perché stavo riflettendo?- risposi io buttandola li sperando che non indagasse oltre....e per mia fortuna non lo fece.

POV.TRAVIS
Avevo tante domande da farle, invece preferii restare zitto. Forse perché volevo evitare di sentire delle risposti che erano già abbastanza evidenti.
Quando la dottoressa le aveva chiesto se era incinta avevo pensato fosse impossibile, insomma diciamo che ero abbastanza convinto che fosse ancora vergine. Invece lei aveva esitato, e da li avevo capito tante cose.
Mi ero sentito dispiaciuto per chissà quale motivo.
Parcheggiai davanti casa mia e insieme scendemmo dalla Jeep. 
Lei si avvicinò a me quasi imbarazzata, con quel lieve rossore sulle guance.
-senti emmm...- disse strofinandosi indice e medio sulla fronte -io ho pensato ad una cosa- aggiunse fissandomi negli occhi.
-ecco questo mi preoccupa- dissi sorridendo anche se ero davvero molto preoccupato. Lei alzò gli occhi al cielo ma sorrise.
-dicevo, pensavo che magari potremmo darci una tregua, diventare amici- disse Alex sorridendomi. Io la guardai inarcando un sopracciglio così si affrettò ad aggiungere - Jared e Beth sono i nostri migliori amici e ci tengono al fatto che noi andiamo d'accordo quindi....facciamolo per loro. Che ne dici?- 
-si,perché no?!- dissi sorridendole. Allora il suo sorriso si allargò ancora di più e mi allungò una mano.
-amici?- chiese lei. Io guardai la sua mano piccola e delicata prima di decidere di stringerla.
-amici- confermai io. 
Ma non potei fare a meno di notare che quella decisione aveva lasciato un po' di amaro dentro di me.

Angolo autrice: 
Ciao a tutte!! Tra un giorno di vacanza e l'altro ce l'ho fatta ad aggiornare. Prima di passare al capitolo volevo dirvi che ho notato un calo delle recensioni nello scorso capitolo, forse perché mi avete viziato troppo nei capitoli precedenti ;) però ecco ci tenevo a sapere se era perché il capitolo non vi fosse piaciuto. 

Riguardo al capitolo di oggi che ne dite invece? Che ne pensate di questa nuova amicizia che sta nascendo? Durerá? 
ma prima di lasciarvi, vi faccio vedere le foto di come io immagino i personaggi.
Mi raccomando recensite e fatemi sapere se vi piace la mia scelta :)
Baci:*

Alex:Nina Dobrev

Travis: Robbie Amell

Jared: Alex Prettyfer

Annabeth: Ashley Benson

Cain: Paul Wesley

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Capitolo 6
*** Chiamate inaspettate ***


Sono i momenti in cui ti ritrovi coperta di vernice bianca e bordeaux dalla testa ai piedi che mi chiedo cosa cazzo mi frullava nella testa quando ho deciso di ridipingere da sola la mia stanza.
Ma chi me lo ha fatto fare dico io!
Mi porto una mano in testa.
No cazzo, anche nei capelli no!!
E poi, come se non potesse andare peggio, il campanello suonò.
Mi avviai frettolosamente per le scale a piedi scalzi aprendo la porta.
-chiunque tu sia non è un buon...- iniziai io ma non terminai la frase perché davanti a me sulla porta con il suo sorriso splendente c'era Travis che iniziò a squadrarmi dalla testa ai piedi divertito incrociando le braccia al petto.
-fammi indovinare! Non é un buon momento giusto?- chiese lui trattenendosi dal ridere -spero che quello sulla maglietta bianca non sia sangue!-
Io alzai un secondo l'angolo destro della bocca in un sorriso sarcastico.
-che diavolo stai combinando?- chiese poi entrando in casa mia.
-sto lavorando a maglia non si vede?- chiesi io chiudendo la porta.
-non fare la sarcastica con me Bambi- disse lui squadrandomi con le braccia incrociate e uno sguardo intimidatorio.
-sto riverniciando la mia stanza- ammisi in fine. Lui non rispose limitandosi ancora a fissarmi scettico così spazientita mi avviai su per le scale sapendo perfettamente che lui mi avrebbe seguita. 
Entrai dalla porta rimasta aperta avvicinandomi a un barattolo di vernice e spostandolo.
-perché non mi hai chiesto di aiutarti?- chiese lui alle mie spalle.
-perché mi piace fare le cose da sola- dissi voltandomi a guardarlo e subito mi irrigidii ricordando cosa mi aveva detto l'ultima volta che era stato lì un anno prima.
"non mi importa niente di te..."
Se mi avessero detto una settimana fa che io e Travis saremmo diventati amici avrei riso in faccia a chiunque, non solo perchè lo odiavo ma soprattutto perché lui non è tipo da avere amiche femmine. Insomma, è circondato da donne ma nessuna di loro  si può considerare AMICA.
Questo è il motivo per cui giustifico le voci che girano a scuola secondo cui io e Travis andiamo a letto insieme. È lecito per chi lo conosce anche solo di fama non credere che io e lui siamo solo amici.
Erano passati tre giorni da quando avevamo avviato questa amicizia e a scuola sembrava andare piuttosto bene, ridevamo e scherzavamo continuamente e lui si divertiva a punzecchiarmi.
Non so se lui sappia di queste voci, a me erano arrivate in modo molto diretto visto che una mia compagna di classe me lo aveva spudoratamente chiesto in faccia.
-senti miss.orgoglio, che ne dici se ti do una mano?- disse lui distraendomi dai miei pensieri.
-emmmm...se vuoi... una mano mi farebbe comodo- dissi io sorridente. Lui subito si chinò e prese un pennello con la vernice bianca.
-ti piace il rosa Bambi?- chiese lui osservando il colore delle pareti con un pizzico di derisione. Io cercai di ignorarlo.
-da piccola lo amavo, come ogni bambina che si rispetti, invece da un po' di anni lo odio- dissi passando il rullo con la vernice bordeaux sulla parete accanto a quella che Travis stava dipingendo di bianco.
-e come mai lo cambi solo ora? il colore delle pareti intendo- chiese lui curioso.
-i miei vecchi mobili si sono tutti rovinati, così ho preso la palla al balzo e ho deciso di riarredare tutta la stanza- spiegai io semplicemente con un'alzata di spalle.
-bordeaux...- disse lui più a se stesso che a me come se ci stesse pensando su- mi piace- disse poi lui sorridendomi.
-oh ma grazie avevo proprio bisogno della tua approvazione- dissi sarcastica. 
Sentii il pennello con la vernice scorrermi sul braccio e mi girai di scatto vedendo Travis tracciarmi una riga bianca.
-ehi- dissi io guardandolo malissimo.
-così impari a fare meno la spiritosa- disse lui continuando come se niente fosse a dipingere il muro.
Io allora indispettita intinsi il rullo nella vernice bordeaux e glielo passai su tutta la schiena, dai capelli sulla nuca fino a poco sopra il sedere.
Lui si immobilizzò e si voltò sconvolto.
-era una T-shirt di Armani...mossa del cazzo Bambi- disse lui guardandomi con uno strano luccichio meglio occhi. 
Non feci in tempo a preoccuparmi di quello sguardo che mi ritrovai sbattuta a terra, lui a cavalcioni su di me. Mi prese i polsi con entrambe le mani portandomeli sopra la testa, li unì e li trattenne con una sola mano mentre con l'altra riprendeva il pennello e iniziava a dipingermi la faccia.
La sua espressione seria aveva lasciato il posto alle risate e io non potei fare a meno che ridere con lui.
Ad un certo punto però si bloccò e così feci anche io ritrovandomi ad osservare l'intenso verde di quegli occhi che ora mi fissavano a due centimetri dal mio viso. 
Il mio respiro divenne accelerato mentre il mio cuore impazziva, ma poi quando fui convinta che l'inevitabile non si potesse evitare, Travis si alzò e si allontanò da me.
-dai Bambi muoviamoci, ma sta volta, ognuno resta nella sua parte- disse mentre io mi alzavo.
-si papà- dissi ricevendo una sua occhiataccia tornando al nostro lavoro.

Beth mi raggiunse la sera per la nostra serata cinema del fine settimana, portando con se una scorta immensa di schifezze.
-ehi tu non hai bisogno di rimorchiare, ma io si quindi vorrei riuscire a tenermi in forma!- dissi io sedendomi accanto a lei sul divano con i pop corn.
-ma tu hai già rimorchiato un ragazzo- disse lei con naturalezza.
-Sisi Cain ci prova con me lo so! Lo dicono tutti!- dissi io scocciata di dover parlare di questo argomento tutte le volte. 
-ah, Bhe allora sono due perché io parlavo di qualcun'altro- continuò.
-e chi?- chiesi sorpresa premendo Play
-Travis scema! Se ne sono accorti tutti tranne te- disse lei spiazzandomi. Io la guardai come fosse pazza.
-ma ti pare!- dissi io scettica.
-mi pare, mi pare - disse lei. Ma non ribattei preferendo continuare a vedere 'Avengers' che stava appena iniziando, anche se le sue parole mi avevano piacevolmente colpito, facendo insinuare in me un dubbio riguardo a quella sua affermazione. 

Quando lunedì tornai a scuola ero stranamente di buon umore, e Beth lo notò subito.
-ehi ma quel sorriso?- chiese lei dandomi una gomitata mentre mi accompagnava al mio armadietto.
-Bho non lo so questa mattina mi sono svegliata ed ero felice- dissi io alzando le spalle.
-allora forse è il momento giusto per dirti che ho perso la tua catenina- disse lei sorridente. Il sorriso mi si spense sostituito da un'occhiata omicida.
-tu hai perso cosa?- dissi alzando la voce e lei fece un passo indietro spaventata da quel mio scatto.
-ehi Alex!- sentii una voce alle mie spalle e vidi Cain raggiungermi.
-ehi ciao- risposi sorridendogli.
-oddio Cain non hai idea di quanto io sia felice di vederti , mi hai appena salvato la vita! Chiedimi qualunque cosa- disse Beth con fare teatrale mentre io la fulminavo con lo sguardo.
-posso avere un minuto con Alex?- chiese Cain timidamente.
-con molto piacere io vado adios- disse lei tutto d'un fiato correndo via da noi.
-che le hai fatto?- chiese Cain indicando con il pollice in punto alle sue spalle in cui Beth era scomparsa.
-io? É lei che ha perso la mia catenina d'argento- dissi io a denti stretti facendolo ridere. Non riuscii a tenere il broncio tanto a lungo così sorrisi anche io.
-come mai volevi parlarmi?- chiesi io curiosa.
-ecco, ti volevo chiedere, sei libera stasera?- chiese. Io annuii- allora ti andrebbe di venire a cena con me?- chiese passandosi una mano sulla nuca. Io sorrisi per la sua timidezza.
-certo perché no?!- risposi io di getto. Era un ragazzo carino e dolce, non mi dispiaceva affatto passare del tempo con lui.
-ok, allora ti passo a prendere alle 20- disse sorridendomi.
-ok, a dopo- e con questo mi avviai in classe.
Mi sedetti accanto alla mia migliore amica, che lo sarebbe stata ancora per poco.
-allora che voleva Cain?- chiese sorridendo maliziosa.
-nulla- risposi fredda.
-eddai Alex! Sono la tua migliore amica- fece lei lamentandosi.
-ex- dissi io.
-dai ti prego scusa! Non volevo perderla! Mi perdoni- chiese lei implorandomi con quegli occhioni da cucciola. Io sbuffai e annuii sconsolata mentre lei mi si buttava al collo dicendo ripetutamente grazie. Era inutile arrabbiarsi con lei, non riuscivo a restarci troppo a lungo.
-allora che voleva?- chiese ancora.
-mi ha invitata a cena stasera- ammisi io.
-e gli hai detto di si?- chiese entusiasta. Io annuii. -e brava la mia amica!- disse sorridendo soddisfatta.

Stavo camminando per la scuola diretta al prato dove avevo appuntamento con Beth, Jared e Travis. Eravamo diventati un bel gruppetto, decisamente il più improbabile, ma non mi lamentavo affatto.
Ad un certo punto due braccia forti mi si strinsero intorno alla vita sollevandomi da terra e facendomi girare. Io mi lasciai sfuggire dei gridolini.
-buongiorno Bambi!- disse la voce di Travis mentre mi rimetteva a terra schioccandomi un bacio sulla guancia. Io risi girandomi verso di lui e trovandomi davanti il suo bellissimo sorriso.
-come mai di buon umore?- chiesi io
-non lo so- disse lui alzando le spalle ma continuando a sorridere. Io alzai gli occhi al cielo incamminandomi fianco a fianco con lui verso il prato mentre ridevamo e scherzavamo.
Raggiungemmo gli altri e ci sedemmo a gambe incrociate sul prato e iniziammo a chiacchierare del più e del meno come facevamo sempre.
-allora dove ti porta Cain stasera?- chiese Beth ad un tratto. Io la guardai a bocca aperta.
-Cain?- chiese Travis accanto a me con un sopracciglio alzato.
-si, l'ha invitata a cena stasera, che carino!- disse lei sorridente prima che potessi rispondere io. Beth guardava Travis con un sorriso furbo mentre Jared lo guardava preoccupato.
Ma Travis non guardava nessuno dei due, stava guardando me, che invece guardavo in basso sulle mie mani. Ogni traccia del sorriso che c'era prima era sparita sostituita da un'espressione seria.
-non capisco dove sia il problema- ammisi io alzando lo sguardo su di lui.
-no infatti, non c'è nessun problema- disse lui freddamente alzandosi e andandosene.
Ma che diavolo...?
Non lo vidi più per tutto il giorno...

Dopo ore davanti all'armadio per scegliere cosa mettermi optai per un tubino nero e scarpe col tacco dello stesso colore. Mi truccai leggermente e mi sistemai i capelli. Ero pronta.
Il cellulare vibrò.
"Tra un minuto sono lì" diceva il messaggio di Cain.
Io presi la mia borsetta e uscii di casa salutando mamma e papà.
Scesi le scale del portico aspettando di veder arrivare la macchina di Cain. 
Sentii il rumore di passi sul marciapiede e così voltai la testa verso destra. 
Travis si fermò di botto accorgendosi di me e rimase lì a fissarmi intensamente con le labbra socchiuse mentre con lo sguardo faceva su e giù sul mio corpo. Io gli sorrisi andandogli incontro.
-allora che ne pensi? Mi raccomando non essere troppo crudele- dissi ridendo e facendo un giro su me stessa. Ma lui non rise, mi guardava ancora serio.
-sei bellissima- disse solo, lasciandomi spiazzata. Non c'era nessuna traccia di scherzo, era serio.
-che ci fai in giro?- chiesi riprendendomi.
-avevo bisogno di prendere aria- disse semplicemente lui mettendosi le mani in tasca. I fari di una macchina illuminarono la strada.- il tuo principe è arrivato- disse indicando con il mento la macchina alle mie spalle. Guardai oltre la mia spalla e vidi che aveva ragione. 
Quando mi rigirai verso Travis vidi che era triste, mi sembrava un'anima in pena.
Mi alzai in punta di piedi e gli lasciai un bacio sulla guancia sentendolo irrigidirsi, poi gli diedi le spalle e raggiunsi la macchina di Cain.

L'appuntamento andò benissimo, Cain mi aveva portata in un ristorante italiano buonissimo. Lui era stato dolcissimo e mi aveva trattata bene per tutto il tempo, non faceva altro che ripetermi quanto fossi bella. Mi aveva fatto sentire una principessa. Parlammo molto e il tempo volò. Quando mi accompagnò a casa mi baciò, fu un bacio approfondito e dolce allo stesso tempo. 
Prima di entrare in casa non potei fare a meno di notare che la macchina di Travis non c'era.
Arrivai in stanza e neanche il tempo di chiudere la porta che il mio telefono iniziò a squillare. Pensavo fosse Beth che voleva sapere dell'appuntamento ma non era così. Era un numero spagnolo, avevo riconosciuto il prefisso.
-pronto?- risposi io.
-hola Alex, sono Carmen!- disse una voce squillante dall'altra parte del telefono. 
-ehi come stai?- chiesi sorridendo. Carmen era stata la mia migliore amica in Spagna, mi aveva aiutato tanto.
-todo bien! Ti ho chiamato per dirci che mi manchi tanto! Y por eso, abbiamo deciso di venirti a trovare!- annunciò lei entusiasta.
-che bello! Quando?- chiesi io contenta.
-tra un mese- disse lei.
-Aspetta, 'abbiamo' chi?- chiesi improvvisamente consapevole del plurale che aveva usato.
-io e mio fratello Diego ovviamente!- rispose lei.
E improvvisamente il mio buon umore passò...


Angolo autrice:
Ciao a tutte!! qualcuno è geloso qui eh! Travis la gelosia fa male. Ma adesso è spuntato questo Diego. Chi sarà? secondo voi cosa avrà fatto ad Alex per farla rattristare alla notizia di vederlo?
Mi raccomando fatemi sapere che ne pensate del capitolo!! ;)
Alla prossima, baci :*

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Capitolo 7
*** Prime tentazioni ***


 Un mese prima...
La musica che pompava dalle casse era assordante, la puzza di fumo insopportabile e la massa di gente dentro la stanza opprimente.
Avevo sempre odiato le discoteche, luoghi troppo affollati per una tranquilla come me.
Ma questa volta era un'eccezione, i miei amici volevano portarmi fuori a ballare prima della mia partenza, di li a breve sarei tornata a Chicago e loro volevano fare una "festa d'addio". Non avevo saputo oppormi, sarebbe stata una delle mie ultime sere lì in Spagna e volevo divertirmi e lasciarmi andare.
La sera sarei andata a dormire a casa di Carmen quindi non mi preoccupai di non bere troppo per tornare a casa sobria.
Due cocktail e 5 shot dopo ero decisamente più che brilla e me ne resi conto mentre mi dimenavo senza vergogna in mezzo alla pista con Carmen e Pamela.
Quando rincasammo non si sa chi stava più fuori tra me, Carmen e suo fratello Diego. 
Decisamente Carmen visto che appena messo piede in casa era svenuta sul divano.
Diego mi sorreggeva tenendomi stretta al suo fianco. Feci per staccarmi diretta al bagno ma la sua presa era ancora salda su di me, e io troppo ubriaca per staccarmi. 
Mi alzai a guardarlo negli occhi anche se la mia vista era un po' appannata.
I suoi occhi mi guardavano con un'intensità mai vista prima, erano scuri e pieni di desiderio.
-Diego cosa...- ma non finii di parlare perché lui si avventò avidamente sulle mie labbra stringendomi a se. Io lì per li rimasi sorpresa ma poi risposi al bacio con altrettanta foga. Non sapevo cosa mi stava prendendo, era un ragazzo bellissimo e fantastico si, ma eravamo amici.
Iniziò a spingere e io indietreggiai nel corridoio buio della casa senza smettere di baciarlo. Senza accorgermene eravamo nella sua stanza e lui aveva chiuso a chiave la porta. 
Si riavvicinò a me.
-sono mesi che ti voglio- mi sussurrò lui sul collo. Tornò a baciarmi mentre con una mano abbassava la cerniera del mio vestito lasciandolo scivolare sul mio corpo prima che raggiungesse il pavimento lasciandomi in intimo. Io gli tolsi la maglietta prima che mi prendesse in braccio e mi adagiasse sul suo letto.
Che diavolo stavo facendo? Era tutto sbagliato! Maledetto alcol.

Quando la mattina dopo mi risvegliai avevo un terribile mal di testa e mi sentivo un po' indolenzita. Quando voltandomi vidi Diego dormire accanto a me fui improvvisamente consapevole di cosa era successo. Mi strofinai disperata la faccia con le mani continuando a ripetere NO.
Avevo fatto una cazzata, probabilmente la più grande della mia vita.
Addio al sogno di avere la mia prima volta con il ragazzo che amavo. Non solo Diego era un semplice amico che si, mi piaceva da quando ero arrivata, ma per cui effettivamente non provavo altro che affetto, ma della mia prima volta che immaginavo indimenticabile non ricordo nulla a causa di una sbronza colossale.
Grande Alex! Davvero forte!

Oggi...
Mi svegliai di soprassalto mettendomi a sedere sul letto.
Avevo sognato quella notte... 
Delle lacrime iniziarono a scendermi copiosamente dagli occhi e iniziai a singhiozzare versando tutte le lacrime che QUELLA mattina, dopo essermi resa conto della cazzata che avevo fatto, non avevo versato. 
Ma poi dopo la chiamata di Carmen quella sera il dolore e la tristezza erano tornati vivi insieme alla grande delusione che provavo verso me stessa e non ero riuscita a trattenere lo sfogo.
Lei non sapeva niente di me e suo fratello, quindi non poteva immaginare cosa avesse scatenato in me l'avermi annunciato il loro imminente arrivo. 
Non volevo rivederlo, ero partita poco dopo proprio per non vederlo ancora.
Come facile immaginare non riuscii a riaddormentarmi e la mattina, tra le lacrime e la notte insonne, i miei occhi erano il riflesso del mio malessere, rossi e cerchiati da occhiaie.
Decisi che non era il caso di irritarli ulteriormente mettendo le lenti a contatto, così contro voglia andai a scuola con gli occhiali da vista.
Al diavolo, quel giorno non mi fregava niente di essere impresentabile, con i capelli racconti in una coda alta, un aspetto orribile e gli occhiali. Ero troppo turbata per preoccuparmene.
Raggiunsi Jared e Beth che mi aspettavano accanto alla macchina di quest'ultima. Quando mi videro arrivare mi guardarono a bocca aperta.
-che diavolo ti è successo?- chiese Beth preoccupata.
-hai un aspetto orribile dolcezza- disse Jar con la sua innata finezza.
-vaffanculo- dissi facendogli il dito medio e facendolo ridere.
-tesoro che hai? Non stai bene? Ieri sera è andata male con Cain?- iniziò la mia amica preoccupata facendo domande a raffica.
-nono con Cain è andata bene- mi affrettai a rassicurarla.
-e allora cosa?- chiese guardando Jared. Io mi morsi il labbro non sapendo se dirlo o no.
-indovina chi ha deciso di venirmi a trovare tra un mese dalla Spagna?- chiesi io guardandola. Lei mi guardò interrogativa ma poi un lampo di consapevolezza passò sul suo viso.
-no, non ci credo- sussurrò lei incredula.
-già...la sorellina mi ha chiamato ieri sera perché ci teneva ad avvertirmi- dissi ironica.
-qualcuno mi spiega- disse Jared confuso guardando me e Beth.
-il ragazzo che le ha rubato la verginità mentre era sbronza viene qui- disse Beth guardandolo scocciata e indicando me con la mano.
-grazie per il tatto eh!- dissi io guardandola male incrociando le braccia al petto.
-ah- disse Jared semplicemente guardandomi con pietà.
-ti prego non fare quello sguardo, mi sento ancora più stupida- dissi io alzando gli occhi al cielo.
-quale sguardo?- chiese perplesso.
-quello da "oh poverina si è fatta sverginare mentre era sbronza"- dissi io alzando le braccia al cielo.
-chi si è fatta sverginare da sbronza?- disse una quarta voce. Travis si stava avvicinando a noi sorridente ma poi il suo sguardo si posò su di me e alzò un sopracciglio- che diavolo hai fatto Bambi?- chiese affiancandomi.
-il ragazzo che ha rubato la verginità di Alex da sbronza sta per prendere un volo dalla Spagna diretto qui- disse Jared. Io mi girai verso di lui e lo trucidai con lo sguardo -ehi io ho ripetuto testuali parole di Beth- disse lui alzando le braccia in segno di resa.
-aspetta fammi capire.- disse Travis in tono duro attirando la mia attenzione facendomi voltare verso di lui-questo tizio si è approfittato di te mentre eri ubriaca?-chiese lui furioso alzando il tono della voce.
-nono niente del genere!- mi affrettai a calmarlo- eravamo entrambi ubriachi, insomma è stata colpa di entrambi- aggiunsi. Ma la sua mandibola non accennava a rilassarsi.
-e allora perché sei così turbata?- chiese giustamente.
-perché non me la sento di vederlo- ammisi mordendomi il labbro.
-potevi dirgli di non venire- rispose Travis duramente.
-è la sorella a voler venire, lui la accompagna se no i genitori non l'avrebbero lasciata venire da sola- dissi esasperata. 
Per fortuna la campanella suonò e io mi avviai a passo spedito verso l'aula di Inglese congedandomi da tutti.

Odiavo l'ora d'educazione fisica. Strano detto da una che amava la ginnastica artistica vero? 
Forse perché odio la prof? O perché odio giocare a baseball o a basket? Cosa che ci fa fare ogni volta tra l'altro.
Ero negli spogliatoi a cambiarmi e a chiacchierare con Thea quando sentii delle risatine dal trio di ochette che facevano lezione con noi. 
Vidi la "reginetta" del gruppo, Trisha, nota zoccola del liceo, che parlava e si sventolava con la mano ridendo come se stesse raccontando qualcosa di 'pazzesco' della serie "oh mio dio è successo questo!" E cose varie...
Lo so lo so...origliare è sbagliato, ma non riuscii a non tendere le orecchie e ascoltare.
-ve lo giuro, l'ho incontrato ieri in discoteca. Poi mi ha ha portato a casa sua e ci abbiamo dato dentro- disse lei ridendo di gusto.
-che fortuna! Travis Tatum è proprio un figo!- disse una di loro con aria sognante.
Aspetta, Travis? Cosa? 
Una fitta di dolore mi colpì facendomi spalancare la bocca. Ma perché mi sentivo così? Sentii le lacrime pungermi gli occhi. Era andato a letto con quella! Ma perché mi dava così fastidio? 
Era Travis dopotutto!
Era più probabile dimostrare l'esistenza degli extraterrestri che trovare una ragazza in tutto il liceo che non si fosse fatto, a parte me e Beth.
Mi rivestii in fretta e mi diressi verso la mensa ma per la strada incontrai Cain.
Ci sorridemmo e lui mi venne incontro. Io ero estremamente a disagio.
Cosa eravamo ora? Amici che si frequentavano? 
-ehi- disse lui dandomi un leggero bacio sulle labbra.
-ehi come va?- chiesi
-bene tu? Sembri sconvolta oggi- disse lui osservandomi.
-si oggi faccio questo effetto- dissi esasperata.
-senti ti va se andiamo a mangiare un gelato oggi pomeriggio?- chiese sorridendomi.
-no scusa oggi no, non mi sento molto in forma. Si vede no?- dissi io dispiaciuta.
-ah ok, va bene sarà per la prossima volta. Ci sentiamo.- disse lui un po' triste andandosene dopo avermi dato un bacio sulla guancia.
Continuai a camminare cercando di ignorare la sensazione di malessere che provavo, un mix di tristezza, dolore e delusione, ma più di ogni cosa cercavo di ignorare che il fatto che la causa di quel senso di malessere fosse quello che avevo sentito prima negli spogliatoi.

Alla fine non pranzai, quel giorno avevo lo stomaco chiuso...
prima Diego, poi Travis...insomma un po' troppo per me in un solo giorno.
Nel pomeriggio ero arrivata arrivata un livello di nervosismo e tensione molto alti. Così feci l'unica cosa che facevo ogni volta che ero nervosa, o triste, o dovevo riflettere...insomma quasi sempre.
Presi il mio borsone, misi il body e salii in macchina. 
Il preside tempo fa, dopo l'incidente, mi aveva dato il permesso di usare la palestra della scuola quando volevo per allenarmi o sfogarmi. Era ben allestita con attrezzature di ginnastica artistica: trave, parallele, un ampio spazio per gli esercizi di corpo libero... Insomma un po' tutto il necessario.
Ci avevo messo tre mesi ad accettare la proposta del preside, e da allora andavo lì spesso per riflettere o sfogarmi, in ogni caso amavo allenarmi da sola.
La palestra era deserta come sempre a quell'ora, poggiai il borsone a terra e mi tolsi la felpa e gli shorts restando solo con il body blu e a piedi nudi raccogliendo i capelli in una coda alta. 
Presi il cellulare e lo attaccai al mini amplificatore che mi portavo dietro in quelle occasioni. Misi play su 'Midnight Caller' e mi lasciai andare avvicinandomi alla trave di legno. Poggiai entrambe le mani sopra e con una spinta delle gambe, contraendo addominali e glutei, salii in verticale sulla trave. Una volta sopra poggiai i piedi sulla trave e con un respiro profondo feci due ruote in avanti di seguito e poi, con un salto all'indietro mi ritrovai di nuovo in verticale aprendo le gambe in spaccata. Poggiai nuovamente i pedi, respirai a fondo guardando davanti a me presi la rincorsa e scesi dalla trave con un triplo avvitamento.
Attraversai lo spazio libero e mi avviai verso le parallele, presi i paramani e me li misi strofinandoli col gesso tra di loro. 
Iniziai un semplice esercizio passando da una parallela e l'altra, ci andavo sempre cauta visto che era con questo attrezzo che avevo rischiato la vita. Quando atterrai sorrisi soddisfatta.
Ma il sorriso durò poco perché sentii qualcuno applaudire. Mi voltai di scatto e vidi Travis avvicinarsi sorridendo.
-davvero niente male Bambi- disse ammirato.
-che ci fai qui?- chiesi sorpresa.
-avevo gli allenamenti di football con la squadra. Ero negli spogliatoi e ho sentito la musica, così sono venuto a vedere- disse lui raggiungendomi.
-da quanto eri lì a guardarmi?- chiesi spostando l'attenzione sui paramani levandomeli.
-più o meno da quando sei salita sulla trave- disse lui guardandomi intensamente.
Iniziò a squadrarmi dalla testa ai piedi e facendomi sentire a disagio, così gli diedi le spalle e camminai verso il telefono per bloccare la musica chinandomi a raccoglierlo.
Quando mi rialzai sentii due braccia forti stringermi la vita. Sussultai per la sorpresa.
-tu vuoi uccidermi vero?- chiese con voce roca e profonda, la sua guancia sinistra premuta contro la mia.
-a cosa ti riferisci?- chiesi deglutendo.
-al fatto che stai rischiando molto ad andare in giro davanti a me con questo body- disse lui sussurrando al mio orecchio in modo sensuale.
-e perché?- chiesi io incapace di dire molto altro.
-perché se potessi te lo strapperei di dosso...ORA- sussurrò lui, e io sentii di stare per morire.
Ebbi un tuffo al cuore e trattenni il fiato.
Dio, questo non doveva accadere, era tutto sbagliato!
Ma inaspettatamente fu lui a staccarsi e io mi voltai verso di lui sorpresa e sconvolta.
-ma siamo amici quindi non posso- disse lui improvvisamente serio, allontanandosi da me come se lo avessi scottato.
-già- dissi io con la gola secca assecondandolo.
-ci vediamo Bambi- disse con un sorriso tirato prima di darmi le spalle e andarsene con passo spedito, lasciandomi sola in preda a quelle tremila emozione che solo lui riusciva a darmi, emozioni che non capivo.


Angolo autrice:
Ciao a tutte!! Bhe che dire, svelato l'arcano riguardo chi fosse Diego... quante di voi vorrebbero un faccia a faccia tra lui e Travis ?
Pare che i nostri cari Alex e Travis stiano iniziando a provare qualcosa per l'altro ma o non lo capiscono, o si rifiutano di capirlo, in ogni caso il loro rapporto si sta evolvendo.
Che ne pensate di questo capitolo, piaciuto?
Ma prima di lasciarvi, vi do un piccolo SPOILER di un dialogo del prossimo capitolo:
"-TU non avresti dovuto vedermi in quel modo! Ma quel tizio...dio quel tizio ti aveva messo le mani addosso e io non ce l'ho fatta..."
Via alle ipotesi... Chi la dirá a chi? E cosa sará successo?....fatemi sapere ;)
Al prossimo capitolo!
Baci :*

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Capitolo 8
*** Un amico niente male ***


Era passata una settimana da quella volta in palestra. Non avevo raccontato nulla a Beth, era stato solo un caso isolato, non sarebbe successo mai più.
I giorni erano passati come se non fosse successo niente e lui continuava a comportarsi come se non avesse detto quelle cose.
Una parte di me ne era felice, l'altra triste per qualche strano motivo.
Ero a pranzo con Cain e ci stavamo divertendo ma poi disse quella frase...
-dobbiamo parlare- annunciò. Quanto la odio questa frase, sono sempre brutte notizie. Lo incitai a continuare con lo sguardo.-è un po' che usciamo insieme, e io mi trovo bene con te, mi piaci tantissimo. Quindi volevo chiederti se vorresti...si insomma...diventare la mia ragazza- chiese un po' impacciato. 
Io lo guardai a bocca aperta. E ora?
la verità..si decisamente gli dovevo almeno quella.
-emm...Cain io...io non lo so. Ma non perchè tu non mi piaccia o cose simili, anzi tu sei carino e mi fai sentire bene. Però sto attraversando un momento della mia vita in cui la stima che ho per me stessa è andata a farsi fottere a causa di innumerevoli scelte sbagliate che ho fatto e credo che finchè non inizio a piacermi io stessa non posso pensare ad una storia con qualcuno.- dissi con la voce più calma che riuscii a trovare in quel momento. Era la verità quella, e mi sembrava giusto dirgliela senza se e senza ma, e le cose non sarebbero cambiate fino a nuovo ordine.
-capisco, se non sei prima in pace con te stessa non puoi intraprendere una relazione con qualcun'altro- disse sorridendomi tristemente.
-quindi mi capisci?- chiesi io speranzosa.
-certo che si, ho lasciato la mia ex proprio per questo lo scorso anno quindi ti capisco perfettamente.- disse tranquillamente e io mi sentii sollevata.
-posso offrirti solo la mia amicizia per ora, ti basta?- chiesi io. Lui sollevò la testa guardandomi.
-è più di quanto sperassi- disse sorridendomi dolcemente. 
Forse sbagliavo a lasciarmi sfuggire un ragazzo del genere ma non mi sentivo pronta, o forse non con lui.

Ero stesa sul mio letto a pancia in giù a leggere 'mai per amore', un libro che Beth mi stava obbligando a leggere da giorni ma io non avevo mai trovato tempo per comprarlo, così alla fine me lo aveva prestato lei.
Non capivo perché fosse così ostinata nel farmelo leggere, quando le avevo posto la domanda lei mi aveva risposto con 'fidati, vedrai che alla fine del libro sarà tutto chiaro'... Ero ancora più confusa dopo quella che LEI aveva definito risposta.
Ero solo a pagina 10 e questa già sembrava la storia della mia vita, il bello della scuola che fa il bullo con la ragazza. Poi lei parte e se ne va a fare l'anno all'estero in Francia. 
L'unica differenza è che lei era carina anche prima di partire, io invece ero un mostro.
Il cellulare vibrò. Vidi che era un messaggio di Beth.
"stasera sei dei nostri?"
"for what?"
"io e i ragazzi stavamo pensando di fare un salto al Black Hole, sai no quel pub nuovo?"
"tu ti ricordi che sono in città da sole due settimane vero?"
"giusto. Comunque è carino, ci siamo andati qualche volta, non è male. Vieni vero?!"
"ok va bene, tanto non ho nulla da fare"
"perfetto, ci vediamo alle 20:30 li. Baci"
"baci"
posai il telefono accanto a me e tornai alla mia lettura, sempre più curiosa di sapere la fine di quella storia.

Alle 20:30 puntuale parcheggiai nel parcheggio del pub. Annabeth era un pessimo navigatore, come dava indicazioni stradali lei, non le dava nessuno. 
Insomma, io me l'ero portata dietro per non perdermi e alla fine ci eravamo perse comunque.
-e menomale che c'eri già venuta qui! abbiamo svoltato 3 volte alla strada sbagliata- dissi sbattendo furiosa la portiera della mia macchina.
-senti eh alla fine siamo arrivate e anche puntuali quindi non rompere- disse lei affiancandomi mentre ci incamminavamo verso l'entrata del locale.
-io fossi in te starei zitta, se non vuoi tornare a piedi dopo- la minacciai fulminandola con lo sguardo.
Entrammo e io rimasi piacevolmente sorpresa. Era un un bel pub, ben arredato, non molto grande ma abbastanza da contenere un bel gruppo di persone. Il bancone era sulla sinistra mentre sulla destra c'erano dei tavoli da biliardo.
Con lo sguardo cercai tra le persone sedute ai tavoli e subito intercettai i due ragazzi.
Io e Beth ci avviammo verso di loro.
-buonasera ragazze- disse Jared sorridendoci. Beth si chinò su di lui e gli lasciò un bacio sulle labbra mettendosi seduta accanto a lui.
Io mi sedetti salutando con un gesto della mano.
-e io non me lo merito un bacio?- chiese Travis guardandomi con quel sorrriso malizioso.
-no, sei un bambino cattivo- dissi io puntandogli il dito contro scherzosamente.
-eddai uno piccolino- disse indicandosi la guancia. Io alzai gli occhi al cielo e mi avvicinai titubante alla sua guancia. All'ultimo secondo lui girò il viso e, invece di baciare la sua guancia mi ritrovai a baciare le sue morbide labbra. Mi staccai subito spalancando gli occhi.
-brutto idiota, che ti è saltato in mente!- gli gridai io dandogli una botta sulla spalla.
-ehi calmati! è stato un semplice bacio a stampo, non te la prendere tanto Bambi- disse lui bloccandomi i polsi per evitare che continuassi a picchiarlo.
-cretino- dissi io sbuffando e strattonando le mani dalla sua presa.
Intanto Beth e Jared se la ridevano. Idioti anche loro!!

Dopo una mezz'oretta io ero di nuovo di buon umore e avevo già dimenticato quel bacio, o almeno facevo finta.
-amico c'è una ragazza al bar che ti sta mangiando con gli occhi- disse Jared a Travis indicando con il mento verso il bar.
Io e Travis ci voltammo insieme verso il bancone. 
E si! quella ragazza lo stava letteralmente divorando con lo sguardo! Era molto bella e terribilmente provocante.
Travis si rigirò verso il tavolo con un sorriso compiaciuto.
-niente male- disse sorseggiando l'ultimo goccio dalla bottiglia di birra, una volta finita la sbattè sul tavolo e si alzò in piedi.
-dove vai?- chiese Beth perplessa quanto me.
-a fare conquiste- disse con un'alzata di spalle dirigendosi verso la ragazza al bar. Col suo sguardo da seduttore si sedette accanto alla ragazza mettendo il gomito sul bancone. La ragazza sorrise timidamente abbassando lo sguardo.
Io mi voltai infastidita alzando gli occhi al cielo.
-Travis il conquistatore è in azione- disse Jared sorseggiando il suo drink- ah Alex, Beth mi ha detto che sei una campionessa con il biliardo- disse sorridendomi.
-me la cavo- dissi io sorridendo. Ok era abbastanza riduttivo visto che in realtà ero bravissima. Ne avevamo uno a casa nella sala hobbie e io e papà ci giocavamo da quando ero piccola.
-allora che ne dici di una partita? uno contro uno- disse lui indicando me e lui.
-ci sto- dissi alzandomi. Lui anche si alzò sorridendomi con sfida.
-Beth vieni?- chiesi io guardando la mia amica.
-no devo fare una chiamata a mio padre prima, vi raggiungo tra un po'- disse prendendo il telefono.
Io e Jared ci avviammo al bancone per prendere due birra e poi andammo ad uno dei quattro tavoli da biliardo.
Iniziammo a giocare una partita molto accesa spesso arrivando a picchiarci con la stecca, in modo scherzoso ovviamente. Dopo 10 minuti io ero decisamente in vantaggio e Jared si apprestava a mettere in buca una palla. Io mi appoggia con il mento alla stecca aspettando ma nel frattempo sentii un paio di occhi su di me, girai lo sguardo e vidi un ragazzo moro che mi guardava intensamente, o meglio, quando mi ero girata stava guardando il mio sedere, ma poi la sua attenzione si era spostata sul mio viso e mi aveva sorriso.
-no, cazzo non ci credo!- disse Jar imprecando e attirando la mia attenzione. Aveva mancato la palla e io scoppiai a ridere- senti due minuti di tregua, vado a vedere perchè Beth ancora non arriva e recupero un po' di dignità - disse lui alzando il pollice.
-vai, io ne approfitto per andare a chiamare mia madre fuori che qui non c'è campo- dissi prendendo la bottiglia di birra che avevo posato sul tavolo e ne bevvi un sorso incamminandomi verso l'uscita del locale. 
Paradossalmente fuori c'era ancora più chiasso che dentro, così decisi di infilarmi nel vicoletto isolato al lato del locale. Decisamente li c'era meno chiasso. 
Chiamai mia madre, che come tutte le madri che si rispettino, era a dir poco ansiosa. Le dissi che stavo bene, che la serata procedeva tranquillamente e che sarei tornata a casa tra un'oretta. 
Dopo tremila raccomandazioni da parte sua e altrettanti 'ciao' da parte mia, finalmente riuscii a chiudere la chiamata.
Quando mi voltai per tornare nel locale mi ritrovai il ragazzo di prima a due centimetri dal mio viso e sussultai per la paura.
-ciao- disse lui poggiandomi le mani sui fianchi.
-c..ciao- balbettai io. Il suo alito puzzava di alcol e questa cosa non prometteva nulla di buono. Iniziai a guardarmi intorno in cerca di qualcuno che fosse nei paraggi e a cui chiedere aiuto nel caso la situazione degenerasse, ma non vidi nessuno.
-che c'è dolcezza hai paura di me?- disse lui portando le sue mani sul mio sedere e spingendomi contro il muro con poco delicatezza. Ero in trappola.
-levami le mani di dosso- gli dissi cercando di allontanarlo da me, ma era troppo forte.
-tranquilla bambola, ci divertiamo- disse avventandosi sulle mie labbra.
Io chiusi gli occhi e serrai le labbra per impedirgli un qualsiasi accesso. 
Una mano andó al bottone dei miei jeans.
Il panico a quel punto mi invase, non c'era nessuno che mi potesse aiutare, ero spacciata. 
Scoppiai in lacrime.
-no ti prego per favore, ti prego no- inizia a supplicare mentre sentivo che abbassava la zip.
Ad un tratto però le sue mani non erano più su di me e neanche le sue labbra, così riaprii gli occhi. 
Vidi un Travis furioso sbattere il ragazzo contro il muro con una violenza che quasi temetti gli avesse rotto le ossa.
-brutto bastardo come ti sei permetto di metterle le mani addosso!- gli gridò contro Travis prendendolo per il colletto della polo sollevandolo da terra qualche centimetro.
-e tu chi sei?- chiese quell'altro ridendo beffardo.
-quello che ti gonfierà di botte se solo ti azzardi a guardarla ancora- continuò minaccioso. Poi lo lasciò di scatto e si avvicinò a me prendendomi il viso tra le mani.
-stai bene?- mi chiese preoccupato guardandomi. Io annuii e basta. 
Travis mi passò una braccio sui fianchi, mi strinse a se portandomi via di li. Ma dopo due passi qualcuno parlò.
-Ehi amico se volevi fartela anche tu bastava mettersi in fila!- gridò quel ragazzo. Non l'avesse mai fatto. Travis si bloccò si voltò e, come una furia, si avventò  su di lui prendendolo a calci e pugni.
Io mi avvicinai a Travis e gli misi una mano sul braccio cercando di calmarlo.
-Travis fermati- gridai ma lui non mi ascoltò, era furioso, non lo avevo mai visto così. In preda al panico scoppia in lacrime e corsi a cercare Jared. Quando lo vidi mi fiondai su di lui.
-Alex che succede?- chiese mentre lo trascinavo per un braccio.
-Travis...sta facendo a botte, aiutalo ti prego- dissi supplicandolo. Lui non se lo fece ripetere due volte e mi seguì insieme a Beth. 
Quando tornammo nel posto della rissa Jared si avvicinò subito a Travis, lo prese saldamente per le braccia e lo allontanò da quel ragazzo nonostante le proteste.
-Brutto coglione, dovevi approfittarne quando ti avevo risparmiato!- gridò Travis. Io mi avvicinai e mi misi davanti a lui prendendogli il viso tra le manie costringendolo a guardarmi. I suoi occhi incontrarono i miei e si addolcirono quasi subito.
-ti prego lascia perdere- gli dissi supplicandolo con lo sguardo. Lui mi guardò ancora poi improvvisamente se ne andò lasciandomi a bocca aperta e tra le lacrime.

Jared riaccompagnò Beth lasciandomi liberare di correre a casa a cercare Travis.
La sua macchina non era più al locale così sperai vivamente di trovarla parcheggiata davanti casa sua.
Per mia fortuna fu così, parcheggia in fretta e corsi alla porta di casa sua. I genitori erano fuori per lavoro quindi non dovetti preoccuparmi di svegliare nessuno tranne il diretto interessato.
Bussai, ma nessuno rispose. Provai di nuovo ma niente.
Feci un ultimo tentativo e finalmente Travis aprì quella dannatissima porta.
-Che ci fai qui?- chiese lui guardandomi freddo.
-Che ci faccio qui? CHE CI FACCIO QUI? STAI SCHERZANDO?!- gli gridai io contro lasciandolo sorpreso. Vedendolo che non reagiva entrai in casa spintonandolo fino ad arrivare in cucina.
-perché te ne sei andato in quel modo?- chiesi furiosa
-non dovresti essere qui- disse invece lui.
-perché te ne sei andato?- chiesi ancora. 
-perché non avrei dovuto? Non avrei sopportato il tuo sguardo che mi guardava come fossi un mostro un minuto di più!- mi urlò contro spiazzandomi.
-cosa?- chiesi io in un sussurro.
-TU non avresti dovuto vedermi in quel modo! Ma quel tizio...dio quel tizio ti aveva messo le mani addosso e stava per...-disse sbattendo i pugni sul tavolo di legno, facendomi sobbalzare- io non ce l'ho fatta. Non avresti dovuto vedere quel lato di me!- aggiunse disperato mettendosi le mani nei capelli e sedendosi sulla sedia -Ma non rimpiango di averlo quasi ucciso, se penso anche solo per un momento a quello che stava per farti tornerei lì a dargli il resto- concluse.
Io lo guardai sbalordita e mi inginocchiai davanti a lui.
-é per questo che te ne sei andato? Pensavi ti credessi un mostro?- chiesi. Lui alzò lo sguardo su di me annuendo. Io risi incredula -tu mi hai aiutata! Come potrei considerarti un mostro? Il mostro era quel bastardo.- dissi accarezzandogli una guancia. Lui mi guardò intensamente sorridendomi e coprì la mia mano con la sua.
La situazione si stava facendo troppo intima.
-meglio che vada- dissi alzandomi di scatto sotto il suo sguardo perplesso - si sta facendo tardi e domani c'è scuola.- aggiunsi chinandomi a depositargli un bacio sulla guancia e avviandomi alla porta. La aprii ma prima di andarmene mi voltai.
-sai, non sei affatto male come amico- dissi sorridendogli. Lui mi rivolse un sorriso timido ma allo stesso tempo triste e amaro. 
Poi uscii e mi chiusi la porta alle spalle.

Angolo autrice:
Ciao a tutte!! Che ne pensate di questo capitolo? :)
Non so voi ma il Travis geloso e super protettivo secondo me è il top!! ahahahah anche se sembra che Alex non abbia preso in considerazione l'ipotesi 'gelosia' vista la sua ultima battuta sull'amico niente male (che sembra non essere piaciuta molto al caro Travis...secondo voi perchè?) 
Prima di lasciarvi, come l'altra volta, DIALOGO SPOILER DAL PROSSIMO CAPITOLO:
"-...io credo che la situazione ti si sfuggita di mano"
mmmm...che ne pensate? secondo voi chi è a parlare?
A presto, baci:*

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Capitolo 9
*** Conoscersi meglio ***


Era settembre inoltrato, ma faceva comunque un caldo pazzesco. Io e Beth eravamo in camera mia a sventolarci con i fogli come fossimo due donne in menopausa.
-Basta non ce la faccio più, andiamo in piscina!- annunciò Beth esasperata alzandosi dalla sedia. Io la guardai perplessa.
-piscina?ora?- chiesi cercando di capire se il caldo non le avesse dato alla testa
-si! andiamo! me lo presti tu il costume vero?- chiese lei mettendosi le scarpe. Io non potei fare altro che  alzarmi, afferrare due costumi al volo con gli asciugamani e correrle dietro in macchina.
Questo perchè sono troppo buona.

-Odio ammetterlo ma hai avuto un'idea fantastica! si sta da Dio in acqua- dissi galleggiando e rilassandomi ad occhi chiusi.
-Si lo so sono forte! però ora esco dall'acqua, odio la pelle raggrinzita- disse lei issandosi sul bordo e uscendo- tu non vieni?- chiese guardandomi. 
Io mi avvicinai con due bracciate al bordo e scossi la testa appoggiando la testa al braccio. Chiusi gli occhi e mi rilassai cullata dal rumore dell'acqua che si infrangeva sul bordo. Era lo stesso effetto di quando ti metti la conchiglia all'orecchio e senti il rumore del mare.
Rilassante.
Stavo quasi per addormentarmi quando due braccia mi abbracciarono forte da dietro premendo il suo petto muscoloso alla mia schiena.
In un primo momento mi irrigidii e trattenni il fiato ma poi mi rilassai perché riconobbi quel tocco, e quel profumo...
-mi segui?- chiesi io espirando silenziosamente.
-non farti strane idee Bambi- disse lui poggiando il mento alla mia spalla.-l'unica persona che seguo e il mio migliore amico, ed é per colpa sua se sono qui- 
-ma non penso ti abbia detto di venire qui da me- dissi io sorridendo. Per fortuna non poteva vedermi in faccia.
-no, quello l'ho deciso da solo appena ti ho vista in acqua- ammise passando il naso sul mio collo avanti e indietro. Poi si fermò e inspirò profondamente.
-mi stai annusando, é un po' strano- dissi io ridendo nervosamente.
-hai un odore fantastico- disse allora lui facendo scorrere una mano delicatamente sul mio ventre mentre con l'altro braccio mi circondava i fianchi.
-era un complimento quello?- chiesi io girandomi nel suo abbraccio e trovandomi imprigionata tra il bordo e il suo corpo. I suoi occhi verdi catturarono i miei.
-certo che si- disse lui sfoderando il suo incredibile sguardo da seduttore e non potei trattenermi dal prenderlo in giro.
-o mio dio! Travis il playboy Tatum mi ha fatto un complimento- dissi portandomi le mani alla bocca in modo teatrale.
Lui si irrigidì e abbassò la testa tristemente e quasi ebbi il timore di averlo offeso.
QUASI ho detto...
Le sue braccia mi presero, mi sollevarono e poi un attimo dopo ero sott'acqua. 
Iniziai a dimenarmi e tornai in superficie.
Uscita dall'acqua iniziai a tossire e sputare  tutta l'acqua che avevo bevuto.
Sentii una risata familiare, mi voltai di scatto verso Travis e mi avvicinai a lui furente.
-brutta testa di cazzo- gridai iniziandolo a colpire ripetutamente sul petto mentre lui continuava a ridere. Inutile a dirlo, non sapevo se stava ridendo per il mio patetico tentativo di picchiarlo o perché le mie botte erano più simili al solletico per lui.
Mi infuriai ancora di più e gli diedi uno schiaffo forte tanto da farmi male alla mano.
Smise subito di ridere e mi guardò furente. Con la mano sinistra strinse il mio polso sinistro fermando la mia mano che era ancora a mezz'aria dopo lo schiaffo e con il braccio destro mi strinse la vita.
Mi sbattè contro il bordo della piscina e ebbi l'impressione di non essermi fatta male solo perché l'acqua aveva attutito la botta.
Eravamo di nuovo nella stessa posizione di prima solo che questa volta il suo corpo premeva completamente e con forza contro il mio.
-hai finito di picchiarmi?- chiese lui osservandomi. Io annuii non riuscendo a staccare gli occhi dai suoi.
Sentii la sua mano posarsi alla base della mia schiena e trattenni il respiro mentre la sentivo risalire piano fino a fermarsi al laccetto della fascia del costume.
Mi mostrò il suo sorrisetto malizioso e un secondo dopo il mio reggiseno galleggiava davanti a me. Alzai lo sguardo su di lui a bocca aperta.
-Ops- disse semplicemente per poi issarsi sul bordo e uscire dall'acqua senza guardarmi e lasciandomi sola in preda a non si sa quante emozioni.

POV.TRAVIS
Probabilmente ora mi odiava, anzi, probabilmente ora mi stava maledicendo.
Ok, sono stato un coglione, ma è stata la prima cosa che mi è venuta in mente per evitare che si accorgesse di quello che stava accadendo al mio corpo, per evitare che sentisse quanto la desideravo.
Mi incamminai verso il punto in cui avevo lasciato Jared e Beth e li vidi mentre ridevano e si baciavano. Il mio cervello fece tutto da solo e sostituì a Beth e Jared l'immagine di me con Alex tra le braccia mentre la baciavo.
Scossi la testa scacciando quel pensiero e tornai a camminare verso la coppietta felice.
-Beth fossi in te andrei a controllare la tua amichetta- dissi io sorridendo e indicando con il pollice la piscina alle mie spalle.
-che le hai fatto?- chiese lei guardandomi furiosa.
-affogata, e forse un tantinello umiliata- dissi io -ma credo sia ancora viva- mi affrettai ad aggiungere vedendo che stava per saltarmi addosso.
-torno subito- disse lei a denti stretti prima di avviarsi verso la piscina.
Io mi voltai a guardare Jared che se la rideva e lo guardai male.
-perché l'hai affogata?- chiese sorridendo.
-io...non lo so...mi ha chiamato playboy e mi sono incazzato.- dissi io alterato.
-e perché ti sei incazzato? Anche io ti chiamo così, anche Beth e tutta la scuola, eppure non ti ha mai dato fastidio- chiese lui perplesso.
-è che...detto da lei è diverso. Non mi piace che dica questo di me- dissi io allora.
-è diverso perché ti importa di quello che lei pensa di te- specificò Jared.
-no, lo sai, a me di quello che pensano gli altri non importa nulla- risposi convinto.
-infatti ho detto di quello che pensa LEI- continuò lui sottolineando il lei.
Io rimasi a pensarci un po' su valutando che effettivamente aveva ragione e non poco. 
Alex nel frattempo uscì dall'acqua aiutata dalla sua amica.
Si strizzò i capelli poi li scosse mettendosi le mani tra i capelli e io rimasi lì a fissarla incantato. Era forse la cose più bella che avessi mai visto, era perfetta e ora lo notavo coperta com'era solo dal costume color tiffany. Non aveva chissà quale fisico da modella, ma con quelle maledette curve al punto giusto, il corpo tonico e quella pelle liscia e perfetta era maledettamente attraente.
-Trav io credo che la situazione ti sia sfuggita di mano- disse Jared al mio fianco guardando dove guardavo io.
-che vuoi dire?- chiesi senza staccarle gli occhi di dosso.
-era iniziato tutto per divertimento, lo so, ti conosco, lo fai sempre con tutte le ragazze. Ma con lei...le cose ti stanno sfuggendo di mano- disse concludendo.
Io non ribattei, era abbastanza inutile farlo. E per dire cosa poi? Non è vero? Sarebbe stata una bugia che avrei detto a me stesso e al mio migliore amico. Sarei riuscito a mentire a me stesso ma a lui, no...
mi conosceva meglio di quanto conoscessi me stesso e forse, davvero, le cose mi stavano sfuggendo di mano.

POV.ALEXANDRA
Tornata dalla piscina mi ero buttata sotto la doccia per togliermi il sapore del cloro di dosso. Dopo aver cazziato quel coglione di Travis alla fine, per pura bontà del mio cuore, e per amore di Beth, avevo lasciato correre continuando in armonia la giornata ma senza rivolgere uno sguardo o una parola a Travis.
Dopo una lunga e rilassante doccia in vasca mi passai la crema idratante alla mandorla sul corpo, era la mia preferita, aveva un odore buonissimo. 
Mi stesi sul letto e presi il libro che ancora dovevo finire di leggere dal comodino.
Qualcuno bussò alla porta.
-si?- chiesi alzando gli occhi dal libro.
-ehi tesoro, tutto bene?- disse mia madre facendo capolino dalla porta.
-si, ma sono distrutta, la piscina è sfiancante- dissi sbuffando. Lei sorrise e si avvicinò sedendosi sul bordo del letto.
-tesoro io e tuo padre stasera non ci siamo a cena, tuo padre è stato invitato ad una cena di lavoro e io devo accompagnarlo- disse lei sorridendomi.
-no problem, starò bene a casa da sola, me la caverò- dissi sorridendole.
-probabilmente faremo abbastanza tardi quindi non ci aspettare sveglia- disse lei dandomi un bacio sulla fronte io annuii sorridendole e tornando alla lettura di quel libro.

Alla fine non lessi molto perché avevo gli occhi completamente rossi e stanchi per via della piscina che non riuscivo a leggere, anche se avrei voluto.
I miei erano andati via da un'oretta e io stavo decidendo cosa cenare. 
Alla fine optai per una semplicissima pasta al sugo. 
Non ero male come cuoca, una volta finito lavai i piatti con calma e mi diressi in salone pronta a vedere un film.
Passai in rassegna con il dito tutti i titoli dei DVD che erano nella libreria sopra la tv.
Ad un tratto però un dvd in particolare attirò la mia attenzione, era una confezione completamente nera con un etichetta con su scritto 'Ginnastica Artistica'.
Trattenni il fiato sapendo cosa fosse. 
Mio padre, negli anni, aveva fatto dei video più o meno lunghi di tutte le mie esibizioni e di alcuni allenamenti e poi li aveva uniti in un solo filmato.
Mi rigirai la confezione nella mano.
Ero decisamente masochista visto che decisi di aprire il lettore DVD e inserire il disco dentro.
La prima immagine mi ritraeva da piccola, circa 5 anni, sorridente e con un body rosa confetto, ricordavo perfettamente quel momento, era la mia prima lezione. 
Mi portai la mano davanti alla bocca mentre sentivo gli occhi già farsi lucidi.
"Guarda papà!" Gridò la piccola me facendo una ruota sul tappeto blu.
"Brava tesoro" gridò mio padre di rimando.
Le immagini si susseguirono veloci ma allo stesso momento lente...le mie prime cadute, le prime ferite, la mia squadra, la mia prima competizione, la mia prima volta sulla trave...mano a mano in terza persona rivivevo tutto quello che avevo vissuto, io che crescevo e diventavo sempre più brava. 
Poi arrivò quello che credo siano gli ultimi minuti del video: i nazionali di due anni fa.
L'inquadratura era in primo piano su di me.
"Pronta tesoro?" Disse la voce di mio padre fuori campo.
"Ovvio" avevo detto sorridendo.
"Fate tutte un sorriso in telecamera!" Disse ancora la voce di mio padre allargando l'inquadratura su tutto il gruppo e noi sorridenti avevamo fatto la linguaccia.
Poi lo scenario cambiò di nuovo inquadrando me, davanti alle parallele. Mi mossi fulminea, presi il telecomando e premetti pausa. 
A quel punto, nel silenzio della casa buia, si udivano solo i miei singhiozzi, mentre mi coprivo il viso con le mani, rannicchiandomi nel divano.
Dopo poco qualcuno bussò alla porta in modo insistente. Mi alzai controvoglia e andai ad aprire.
Davanti a me c'era Travis poggiato allo stipite.
-che ci fai qui?- chiesi asciugandomi le lacrime con la felpa.
-Bambi perché piangi?che diavolo è successo?- chiese lui preoccupato entrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle.
-niente- dissi io tirando su col naso. Lui allora si avvicinò subito a me e mi prese il viso tra le mani asciugandomi le lacrime con il pollice.
-dimmi che ti prende! Mi stai facendo preoccupare!- disse più deciso ma allo stesso tempo dolce. Io allora chiusi gli occhi strizzandoli.-Alex- continuò in tono serio. 
Io voltai semplicemente la testa verso il televisore in salotto e lui seguendo il mio sguardo vide l'immagine in pausa sul televisore. Lo sentii sospirare.
-perché lo stai vedendo?- chiese lui guardandomi negli occhi e continuandomi ad accarezzare le guance.
-io...io non lo so, era un filmino che aveva mio padre su tutti gli anni di ginnastica. Io non pensavo arrivassero a questo punto. L'ho bloccato- dissi singhiozzando.-io non ce la faccio a vederlo- ammisi infine. Fu un attimo e mi ritrovai schiacciata contro il suo petto, stretta tra le sue braccia e sentendomi meravigliosamente al sicuro mentre versavo tutte le lacrime che avevo. Lui continuava ad accarezzarmi i capelli e a sussurrarmi che andava tutto bene, che ora c'era lui con me.
Quando mi staccai lui era lì che mi guardava con dolcezza, mi portò fino al divano e si sedette accanto a me stringendomi forte al suo fianco e senza lasciare il mio sguardo.
-Bambi io credo che tu abbia bisogno di vederlo, per andare avanti- disse lui tranquillo.
-ma io non ci riesco- dissi di nuovo.
-e se ci fossi io con te?- chiese. Io ci pensai su, presi coraggio e alla fine annuii. Aveva ragione.
Prese il telecomando e prima di mettere play si girò a guardarmi, come a chiedermi il permesso, che ricevette subito.
Il video ripartì, furono i due minuti più lunghi della mia vita e poi vidi me stessa perdere la presa sulla trave e cadere rovinosamente al suolo, poi il filmato si interruppe bruscamente e lo schermo divenne grigio.
Fui vagamente consapevole che la stretta di Travis sul mio fianco era aumentata. Mi voltai a guardarlo trovando, angoscia, tristezza e preoccupazione nel suo sguardo.
-stai bene?- chiese.
-starò bene- ammisi io continuando a guardarlo.- non mi hai ancora detto perché sei qui?- chiesi cambiando argomento.
-volevo scusarmi, per oggi. Mi sono accorto che non lo avevo fatto- disse serio guardandomi intensamente. I nostri visi erano vicinissimi e le labbra a due centimetri di distanza e ci stavamo avvicinando sempre di più. Aspettai il contatto tra le nostre labbra ma non avvenne perché il cellulare trillò segnando l'arrivo di un messaggio, rompendo la magia di quel momento.
-Io credo sia ora di andare- disse Travis grattandosi la nuca e alzandosi ma non so perchè mi ritrovai a stringere il suo polso bloccandolo, lui si voltò a gurdarmi.
-ti va di restare qui a farmi compagni ancora un po'? magari con una buona cioccolata calda?- chiesi sorridendo.
-amo la cioccolata calda- disse lui sorridendomi e rimettendosi seduto accanto a me. 
Lo presi per un si.

POV.TRAVIS
Santo telefono che mi aveva fermato dal fare un'altra stronzata. Quegli occhi, quella bocca... dio questa ragazza è attraente anche stravolta dal pianto.
Mi risvegliai dai miei pensieri quando una tazza fumante passò davanti gli occhi e un odore di cioccolata mi arrivarono al naso.
-grazie- dissi sorridendole e prendendola in mano. Lei si sedette di nuovo accanto a me incrociando le gambe mentre ci osservavamo.
-ho appena realizzato che di te non so nulla, a parte quello che sanno tutti- disse lei sorridendomi mentre io mi irrigidivo.
-e quello che sanno tutti non ti basta?- chiesi serio soffiando sulla cioccolata.
-no- rispose lei senza esitazione.
-neanche io so molto di te- dissi cercando di farla desistere.
-si invece, sai il mio colore preferito- iniziò lei ma io la bloccai.
-non vuol dire nulla- dissi io ridendo.
-oh si invece, sarebbe già qualcosa- disse lei bevendo la cioccolata. 
-il blu- dissi io sospirando. Finchè era così poco, andava bene.
Lei allora mi spinse a continuare con la mano. Era dannatamente cocciuta.
Parlammo del più e del meno, sport, film preferiti, musica e tante altre cose facendo attenzione a sorvolare su quella che era la mia infanzia. NESSUNO tranne Jar ne era a conoscenza.
Ad un tratto il silenzio, Alex si era addormentata sulla mia spalla e io sorrisi nel guardarla. Il telecomando era accanto a me e lo guardai incerto prima di prendere una decisione. Lo presi e azionai 'play', il video partì. 
L'immagine di una piccola Alex sorridente comparve sullo schermo facendo sorridere anche me.

Alla fine del video guardai la ragazza accanto a me con un misto di tenerezza e dispiacere. Con quel video avevo capito quanto per lei fosse importante e fosse stato importante quello sport. Avevo invaso la sua privacy vedendolo ma non me ne pentivo, mi era servito a conoscerla meglio e a capirla.
Dopo poco la presi in braccio e, salendo le scale, la portai in camera sua. Lentamente scostai le coperte e la depositai sul materasso ricoprendola.
Le scostai una ciocca di capelli dalla fronte e la sentii mugolare, non potei fare a meno di sorridere. Era cosí tenera e io non potei fare a meno di notare che qualcosa mi si stava scatenando dentro, qualcosa di sconosciuto mai provato prima, qualcosa di intenso. 
-grazie Trav, di tutto- sussurrò lei nel sonno e io sentii il cuore riempirsi di gioia.
Mi avvicinai al suo viso e le depositai un bacio sulla guancia indugiando per qualche minuto e respirando il suo odore...mandorla e vaniglia.
Poi mi avviai verso la porta e uscii, sorridendo come un cretino.

Angolo autrice:
ehi ehi ehi!! eccomi di nuovo con un nuovo capitolo :)) allora che pensate? non trovate questa versione di Travis decisamente dolcissima? *-* non dovrei dirlo perchè sono di parte ma a me piace tantissimo! C'eravamo quasi, questo bacio stava per arrivare ma...maledetto telefono.
Secondo voi cosa nasconde il passato di Travis??
Ed ora vi lascio con il solito SPOILER:
"-Alex, Travis è il presidenza"
Cosa avrà fatto il nostro ragazzaccio per andare addirittura dal preside?
Baci, al prossimo capitolo :*

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Capitolo 10
*** Gelosia? ***


A matematica non sono mai stata un asso, come non lo ero in chimica...ma questa era un'altra storia, perché la chimica la odiavo. La matematica la tolleravo, alcune volte non era male, ma raramente la capivo alla prima spiegazione.
Ma in prima ora....era illegale. Mi faceva da ninna nanna.
Stranamente però da qualche settimana a questa parte le lezioni di matematica erano le più attese, e credo di sapere il perché.
C'era Travis.
Ecco perché ora camminavo velocemente come un leprotto per raggiungere il prima possibile l'aula.
C'erano solo altri due studenti all'interno perché la campanella non era ancora suonata. Sospirando mi sedetti al mio posto tirando fuori il quadernino e la penna e iniziai a scarabocchiare forme astratte mentre riflettevo su me e Travis, e su come avevo iniziato a sentirmi bene stando con lui.
-stai pensando a me Bambi?- disse una voce calda al mio orecchio facendomi sobbalzare. Ero talmente concentrata sui miei pensieri, che non mi ero accorta che era entrato in classe e si era seduto dietro di me. Mi voltai a guardarlo. 
Era bellissimo....ALEX! Riprenditi!
-si! Cioè, NO!- dissi io in preda alla confusione. Lui mi guardò con un sorrisetto compiaciuto.- togliti dalla faccia quel sorrisetto Travis- dissi puntandogli contro la penna e girandomi di nuovo davanti verso il professore che era appena entrato.
Cain entrò in quel momento raggiungendo il posto davanti a me e prima di sedersi mi sorrise calorosamente.
Dopo i primi due minuti di lezione, una penna picchiettò sulla mia spalla e io mi voltai verso Travis.
-che c'è?- chiesi sussurrando. Lui si sporse in avanti portandosi la penna sulle labbra. Dio quelle labbra...
-oggi sei bellissima con questo vestito- disse infine indicando il vestitino estivo color azzurro. Io avvampai in un attimo e, biascicando un grazie mi girai di nuovo verso la cattedra.
Inutile a dirlo, non sentii un' H di quella lezione...

Verso l'ora di pranzo mi avviai verso la mensa ma c'era qualcosa di strano quel giorno, gente che si sussurrava cose all'orecchio come un passaparola, altri  che mostravano lo schermo del telefono ai propri amici. 
Sembrava uno scoop abbastanza grosso per creare un tale movimento.
Ma che diavolo...?
Arrivata in mensa presi la mia solita insalata e mi diressi al tavolo, ma anche in quel momento notai qualcosa di strano: non solo gli occhi di più dei due terzi della mensa erano puntati su di, ma al nostro tavolo c'erano solo Jared e Beth, di Travis nessuna traccia.
E di solito lui é già li...
-ehi ragazzi, sapete per caso perché tutti mi fissano? E poi dov'è Travis?- chiesi sedendomi. Beth e Jared si scambiarono una lunga occhiata di intesa prima di guardarmi preoccupati. 
Non è un buon segno.
-non lo hai saputo?- chiese Beth
-cosa dovrei sapere?- chiesi ormai abbastanza preoccupata.
-Alex, Travis è in presidenza- disse la mia amica.
-in presidenza? E perché è lì?- chiesi stupita.
-ha picchiato un compagno di squadra negli spogliatoi- continuò Jared prendendo la parola. Beth mi passò il telefono mostrandomi la foto che ritraeva un Travis furioso sopra un altro ragazzo mentre lo prendeva a pugni.
-e perché diavolo lo avrebbe fatto?- chiesi sconcertata.
-per te- disse semplicemente lui guardandomi. 
Io mi ammutolii di colpo.

POV.TRAVIS
Mi tolsi la maglietta sudata presi l'asciugamano e iniziai ad asciugarmi mentre chiacchieravo delle solite cavolate con Jar, ma ad un certo punto qualcosa attirò la mia attenzione.
-no ma dico avete visto che culo che ha?- disse una voce dall'altra parte della parete di armadietti - 50 dollari che riesco a farmela prima del suono dell'ultima campanella- 
Si trattava di Mike  Miller, si poteva dire che era uno sciupafemmine quasi peggiore di me, solo che lui era uno squallido maiale, come si può dedurre dalle sue parole.
-amico, Ryan non abboccherá mai- disse un'altra voce.
Coooosa? Stavano parlando di Alex?
Serrai i pugni e continuai ad ascoltare.
-questo lo dici tu. L'hai vista con quel vestitino oggi? Avevo voglia di prenderla chiuderla nello sgabuzzino e sbattermela addosso al muro- comtinuò il coglione.
-Travis- disse Jared guardandomi preoccupato. Io ero ormai furente.
-allora scommessa andata?- chiese lui. Si alzò un coro di 'andata' in risposta. 
Io allora chiusi l'armadietto con forza fiondandomi come una furia dall'altra parte. Tutti si girarono a guardarmi perplessi, io individuai Mike e mi avventai su di lui sbattendolo contro gli armadietti.
-ritira la scommessa- ringhiai a denti stretti mentre lo tenevo intrappolato mettendogli un braccio al collo.
-ehi Tatum che ti prende hai paura che ti rovini la piazza?- chiese lui spavaldo. Io spinsi col braccio ancora di più.
-ritira questa cazzo di scommessa- ripetei minaccioso guardandolo negli occhi.
-no- rispose lui sfidandomi.
-risposta sbagliata- dissi a denti stretti prima di prenderlo per il collo e buttarlo a terra. Gli salii sopra per tenerlo fermo e iniziai a prenderlo a pugni una...due...tre volte.
Poi delle braccia mi presero allontanandomi da lui e facendomi riprendere il controllo di me stesso.
-ma sei impazzito stronzo?- disse Mike da terra mentre si puliva il sangue dal naso con il dorso della mano.
-stai alla larga da Alexandra Ryan coglione!- dissi io puntandogli il dito contro minacciosamente. 
-che succede qui?- chiese la voce severa dell'allenatore.
Sono fregato...

POV.ALEXANDRA
-ecco spiegato perché mi fissano tutti- dissi io finito il racconto di Jared.
-la voce si è sparsa quasi subito, non ho potuto impedirlo scusa- disse Jar mortificato.
-non è colpa tua, tranquillo. Solo, non avrebbe dovuto reagire così. Non fraintendetemi, gli sono grata che mi abbia difeso ma credo abbia esagerato, si è messo nei guai per me- dissi io scuotendo la testa.
-forse non ci siamo capiti, Travis non ha picchiato Mike per difenderti, ma perché gli hanno dato fastidio le parole di quel coglione- disse Jared come se stesse spiegando una cosa a una bambina.
E fu allora che capii le sue parole, Jared mi stava dicendo che Travis era stato geloso nei miei confronti. Sorrisi a quell'idea, ma poi tornai alla realtà, quella in cui lui era un playboy e la mia ipotesi era improbabile.

Cercai Travis per il resto della giornata, con scarsi risultati però.
Volevo parlargli, per dirgli neanche io sapevo cosa, ma dovevo vederlo.
Quando tornai a casa vidi che l sua macchina era parcheggiata lì così mi fiondai fuori dall'auto e andai verso la porta di casa sua.
Bussai e subito mi aprì la porta, sorpreso di vedermi. 
Io gli gettai le braccia al collo e, dopo un secondo di esitazione dovuto alla sorpresa, mi strinse a se come se temesse che potessi sparire.
-sei un coglione- dissi io sul suo collo. Lo sentii ridacchiare.
-lo prendo come un complimento- disse lui. Io mi scostai da lui ancora con le sue braccia avvolte attorno a me e lo guardai severamente.-deduco tu abbia saputo- disse improvvisamente serio.
-impossibile non saperlo visto che ne parla tutta la scuola- dissi alterata.-ti hanno punito?- chiesi preoccupata.
-sei in pensiero per me?- chiese compiaciuto. Io alzai un sopracciglio- ok, no me l'hanno fatta passare perché ho una condotta impeccabile e dei bei voti a scuola. Contenta?- chiese 
-poteva andarti peggio. Sei stato impulsivo!- dissi rimproverandolo e battendogli le mani sul petto. Lui abbassò lo sguardo triste così mi affrettai ad aggiungere -ma grazie, per avermi difeso- dissi avvicinandomi alla sua guancia e dandogli un bacio. 
Lui alzò di scatto la testa facendo incontrare i nostri sguardi a distanza ravvicinata.
-è la seconda volta che fai a botte per me, a cosa devo questo trattamento speciale- chiesi sorridendo e poggiando le mie mani sui suoi bicipiti muscolosi.
-forse perché sei speciale per me- disse lui serio guardandomi intensamente. Trattenni il fiato a quelle parole guardandolo.
-lo aggiungerò alla lista dei privilegi di essere amica di Travis Tatum- dissi sorridendo.
-amica, si- sussurró lui sorridendo e abbassando lo sguardo mentre scioglieva l'abbraccio di cui ero ancora prigioniera e metteva distanza tra i nostri corpi lasciandomi perplessa.
-io, devo andare, mamma mi avrà data per dispersa- dissi sorridendo e aprendo la porta -ah Travis ti sarei grata se la prossima volta evitassi di farti espellere o peggio, ammazzare, per colpa mia- aggiunsi scendendo le scale della veranda e facendogli spuntare un sorriso sincero, uno di quelli che amavo.
-farò del mio meglio- disse per poi chiudere la porta 

POV.TRAVIS
Nel pomeriggio Jared passò a casa mia per sapere come stavo.
Ma non lo sapevo nemmeno io come stavo.
-amico non hai un po' esagerato? Insomma gli hai rotto il naso- disse Jared posando i piedi sul tavolinetto davanti al divano.
-hai sentito anche tu quello che ha detto di Alex. Non ce l'ho fatta e sono scattato- dissi io prendendomi la testa tra le mani.
-so che hai seri problemi a contenere la rabbia, e visto il tuo passato non ti biasimo se sei così, ma quella non era solo rabbia, la tua era gelosia- disse Jared guardandomi.
-non sono geloso- dissi io convinto, o quasi.
-si che lo sei e non negarlo!- disse lui -ho visto come la guardi, non negare al tuo migliore amico che inizi a provare qualcosa per lei- aggiunse.
-io non lo nego- sbottai ad un tratto.
-e allora diglielo fratello!- disse lui di rimando come se la cosa fosse ovvia.
-si certo, per sentirmi dire che sono un amico fantastico?- chiesi sarcastico ripensando alla fitta di dolore che provavo ogni volta che Alex si riferiva a me e a lei come 'amici'
-ah allora è questo!- disse guardandomi come uno che la sapeva lunga- tu hai paura! Temi che l'unica ragazza di cui ti sia mai importato davvero sia anche l'unica a non volerti- disse lui. Io non ribattei riflettendo alle sue parole.
Dio, come aveva ragione!
-non so neanche io cosa voglio! Non ho le idee chiare- sbottai io alterato.
-come ti pare amico- disse Jared alzandosi e dandomi una pacca sulla spalla -ma sappi che è evidente che anche lei è cotta di te- e detto ciò andò verso la porta e uscì, lasciandomi solo a riflettere.


Angolo autrice: 
Ciao a tutte!! Ecco a voi il nuovo capitolo :))
Che ne pensate? Vi è piaciuto?
Ma quanto è carino Travis geloso e cuccioloso?! Qualcuna di voi penserà che Alex è poco sveglia a non capire le frecciatine di Travis, ma chi può darle torto? Insomma, lui ha la sua nomina, anche io sarei restia a credere che improvvisamente vuole solo me. Voi che fareste? 
Nel prossimo capitolo, ci saranno due new entry, di cui una molto attesa...e forse avete capito di cosa sto parlando. Posso anticiparvi che entrambi, a modo loro, romperanno gli equilibri che si erano creati.
Vi lascio con questo SPOILER:
"-quello vuole essere tutto tranne che amico tuo-"
Via alle ipotesi!
Baci :*

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Capitolo 11
*** Amici spagnoli ***


Ero un fascio di nervi.
Perché?
Bhe, quel giorno sarebbero arrivati Carmen e suo fratello, e io non ero ancora psicologicamente pronta.
A mensa ero talmente in trans che non mi accorsi che Beth mi stava richiamando.
-Bambi- disse allora Travis scuotendomi. Io mi risvegliai di soprassalto.
-che c'é?- chiesi io confusa.
-che hai si può sapere?- chiese Beth preoccupata e anche un po' infastidita. Odiava quando parlava e la gente non la ascoltava. 
-oggi arrivano Carmen e Diego- dissi semplicemente, sperando bastasse a spiegare il mio stato mentale.
-ah ecco cosa- disse Beth.-quanto hai detto che si fermano?-
-solo per il fine settimana, ripartono domenica sera- dissi io affranta.
-Bhe sono solo due giorni, ce la puoi fare- disse Jared dandomi una gomitata di incoraggiamento.
-a proposito, non siete salvi neanche voi- feci io tormentando la mia insalata con la forchetta ma senza mangiarla.
-che vuoi dire?- chiese Travis che era rimasto in silenzio fino a quel momento.
-Carmen vorrebbe conoscervi, sapete, le ho parlato di voi. Quindi pensavo che potevamo uscire tutti insieme sabato sera- dissi sperando non mi picchiassero per la richiesta.
In realtà Carmen era più interessata a Travis che all'intera brigata. 
Mi ero lasciata sfuggire che era un figo da paura e ora voleva conoscerlo a tutti i costi. Maledetta bocca!
-per me va bene- disse Beth dopo poco sorprendendomi.
-si anche per me!- disse anche Jared.
-amore devo andare a ritirare quella cosa in segreteria, mi accompagni?- chiese Beth guardando il suo ragazzo con occhi dolci che le annuì subito.
-a dopo ragazzi!- dissero in coro prima di andarsene.
Io mi voltai verso Travis che non aveva ancora risposto. Mi sembrava teso.
-e tu che ne dici? Ti va?- chiesi sorridendogli.
-si certo! Non vedo l'ora di fare la conoscenza di quello che é stato la tua prima volta- disse lui in tono sarcastico e con un sorriso tirato.
-scemo- dissi io dandogli scherzosamente una botta sulla spalla. 
La mensa si stava svuotando e lui stava per alzarsi e andarsene, ma io lo bloccai.
-Travis aspetta- dissi facendolo voltare verso di me- ho una cosa d chiederti, è un favore a dire il vero. Mi vergogno un po' a chiedertelo e sinceramente non so neanche perché lo sto facendo ma ho bisogno di tentare.- continuai sotto il suo sguardo attento.
-Bambi, puoi chiedermi qualsiasi cosa- disse Travis vedendo che stavo sproloquiando.
-con Carmen mi sono fatta sfuggire che non sei niente male d'aspetto- dissi abbassano lo sguardo sotto il suo sorrisetto compiaciuto -e diciamo che è il motivo principale per cui vuole conoscervi. É interessata a te. Lei è bellissima, la classica bellezza spagnola, è tremendamente sicura di se e ci sa maledettamente fare con i ragazzi quindi sarebbe il tuo tipo- dissi affranta.
-non capisco ancora qual'è il favore- ammise lui guardandomi confuso. 
-io...io voglio che tu non ci provi con lei. Vorrei che non finiste a letto insieme- conclusi tutto d'un fiato.
-tu mi stai chiedendo di tenere giù le zampe?- chiese lui con un sopracciglio inarcato.
-si, puoi promettermelo?- chiesi io speranzosa.
-dammi un buon motivo- disse lui avvicinandosi al mio viso.
-per me, fallo per me- dissi sperando che bastasse come motivo.
-perché per te è così importante che io non ci provi?- chiesi lui sorridendo malizioso mentre io mi raggelavo sul posto.
Bella domanda, non lo sapevo neanche io.
-ti darebbe fastidio?- chiese lui
-si- risposi io senza esitare. Mi aspettai di vedere quel maledetto sorrisetto compiaciuto ma niente. Era serio.
-ok, te lo prometto- disse lui rassicurandomi e io sospirai di sollievo.
-grazie- sospirai ridendo, poi mi alzai e andai verso l'uscita.

Erano dieci minuti buoni che aspettavo, ed erano altrettanti dieci minuti che mi torcevo le mani per il nervosismo.
Il volo era partito, Carmen me lo aveva scritto, ergo dovevano essere quasi arrivati e io ero lì come una cogliona all'aeroporto in preda a una crisi isterica.
-Alejandra!- gridò una voce femminile. Solo una ragazza poteva gridare in quel modo il mio nome in spagnolo. Alzai lo sguardo titubante e vidi venirmi incontro lei con la sua valigia fucsia. 
-Carmen!- dissi io mentre lei mi si buttava addosso stritolandomi. Io non potei che ricambiare quell'abbraccio. Mi era mancata. 
Quando ci staccammo guardai oltre la sua spalla e fu allora che il mio sorriso si affievolì fino a vacillare.
Diego era lì che ci guardava, anzi, che mi guardava e mi sorrideva mezzo imbarazzato. Era proprio un bel ragazzo, obiettivamente.  
Si avvicinò a me.
-ciao Alex- disse poggiandomi una mano sul fianco e dandomi un leggero bacio sulla guancia facendomi sussultare.
-ciao- dissi io ricambiando il sorriso. Lui mi stava guardando con quello sguardo intenso e io ero terribilmente in imbarazzo.
-vi dispiace se vado un attimo al bagno? Odio i bagni degli aerei ma non posso tenerla fino a casa- disse Carmen facendoci ridere mentre io le indicavo il bagno.
Solo quando se ne fu andata mi resi conto che io e Diego eravamo soli.
Fu lui a rompere il silenzio imbarazzante.
-Alex lo so che è difficile ora visto quello che è successo tra noi, ma che ne dici di tornare come prima, senza complicazioni ecco. Insomma non mi parli più e sei scappata dalla Spagna per non vedermi, e non negarlo perché lo so. Non era questo che volevo- disse lui sorridendomi. 
Ci pensai un po' su.
-si, si può fare- dissi sorridente fingendomi sicura, ma in realtà non lo ero affatto.
-ok- aggiunse prima che la sorella tornasse.

Il viaggio in macchina fu relativamente tranquillo, se non fosse stato per la parlantina insistente di Carmen che non riusciva a stare zitta e continuava a parlare dai sedili posteriori.
Io e Diego, che era seduto davanti accanto a me, ci guardammo disperati e poi scoppiammo a ridere sotto lo sguardo confuso di Carmen, che come se nulla fosse riprese a chiacchierare di non so cosa.
Parcheggiai davanti casa e scendemmo dalla macchina.
Dio, questa ragazza non aveva un interruttore? Stava ancora parlando.
-sorellina, sei logorroica e mi, anzi, ci hai fatto venire il mal di testa. Ora per favore, stai zitta!- disse Diego prendendola per le spalle e guardandola negli occhi mentre Carmen lo guardava indignata.
-complimenti per il tatto Diego- dissi io ridendo e poggiandogli una mano sulla spalla.
-qualcuno doveva pur dirglielo!- disse lui scompigliandomi i capelli con una mano, facendomi scoppiare a ridere. Era una cosa che faceva sempre prima.
Quando rialzai lo sguardo, oltre la staccionata che divideva le case, accanto alla sua Jeep, c'era Travis che ci fissava. Male aggiungerei. 
Oh oh...questo non buono.
Lo vidi spostare lo sguardo sulla mano che Diego teneva sulla sua mia spalla come se volesse tagliargliela. Io mi staccai di scatto avvicinandomi alla staccionata.
-ciao- dissi sorridendogli titubante. Lui mi osservò poi vidi una scintilla nei suoi occhi e un sorrisetto furbo fare capolino.
QUESTO era preoccupante, soprattutto quando mi piombò accanto.
Allungò un braccio oltre la staccionata e, con una mano sul mio fianco mi attirò a se stampandomi un bacio sulla guancia sotto lo sguardo sorpreso e sconcertato dei miei amici.
-ciao Bambi- disse sorridendomi.
-che diavolo stai facendo?- chiesi, non si era mai comportato così.
-Bhe non sono un cane quindi non mi sembrava il caso di farti la pipì addosso, questo sembrava meglio- sussurrò lui al mio orecchio.
-perché dovresti segnare il territorio?- chiesi perplessa.
-arrivaci da sola- disse muovendo a mala pena le labbra mentre si girava verso i miei amici -piacere, io sono Travis- disse allungando la mano.
Diego e Carmen lo guardarono, uno infastidito l'altra adorante.
-ah sei tu il famoso Travis! Piacere, sono Carmen- disse lei avvicinandosi con il suo sorriso più smagliante. Vidi Travis squadrarla dalla testa ai piedi con approvazione mentre le sorrideva. Io mi scostai dalla sua presa bruscamente, mi aveva fatto una promessa cazzo!
-ah si? Sono famoso non lo sapevo- disse lui sorridendole.
-si, Alejandra mi ha parlato di te. Sei molto meglio dal vivo!- disse lei senza vergogna mentre io la guardavo sbalordita per la sua schiettezza. Ma il ragazzo accanto a me sembrò apprezzare le sue parole, ovviamente.
-Bhe grazie!- disse lui ridendo.
-Diego- disse ad un tratto l'altro ragazzo mentre gli porgeva la mano. Travis lo guardò ancora poi gliela strinse e non sarei stata sorpresa se avesse stretto troppo forte. Dalla sguardo che si scambiarono sembravano sfidarsi.
-ragazzi perché non entrate a sistemare le valigie? Io vi raggiungo!- dissi io indicando le valigie accanto alla macchina. 
Carmen annuì subito mentre Diego ci mise un po' a smettere di guardare Travis.
Una volta soli mi voltai a guardare Travis il cui sorriso era scomparso lasciando il posto ad una faccia seria.
-che c'é?- chiesi infastidita.
-non mi sembravi tanto in difficoltà con lui. Che c'è? Avete fatto pace?- chiese ironico.
-abbiamo deciso di restare amici- dissi io incrociando le braccia al petto.
-quello vuole essere tutto tranne che amico tuo- disse lui indicando la porta.
-ma che diavolo dici?- chiesi alterata.
-ho visto come ti guarda! Quello non é uno sguardo da 'amici del cuore'- disse anche lui arrabbiato come me.
-dai ma ti senti? Sembri un fratello iperprotettivo!- dissi io ormai furiosa.
-non ci posso credere! Un FRATELLO iperprotettivo?- mi gridò dicendo la parola 'fratello' come se fosse l'insulto più brutto che potessi fargli- Sei proprio una stupida, davvero non ci arrivi?- continuò lui portandosi le mani tra i capelli.
-primo, non ti azzardare a chiamarmi stupida, secondo, che cosa ho detto di sbagliato?- chiesi alzando la voce.
-niente, lascia perdere, scusa- disse guardandomi ancora con la mascella contratta. Non volevo litigare con lui quindi non continuai volutamente il discorso.
-io credo che ora sia il caso che vada, prima che Carmen distrugga casa- dissi avviandomi verso le scale del portico -a domani- dissi salutandolo prima di entrare in casa.
-a domani- disse lui prima che chiudessi la porta.
Camminai fino alla cucina dove trovai Carmen e Diego intenti ad abbuffarsi con la torta al cioccolato che mia madre aveva cucinato, mentre lei li guardava sorridendo soddisfatta.
Io scoppiai a ridere a vedere quella scena e gli altri mi seguirono a ruota.
Dopo aver mangiato quella deliziosa torta al cioccolato gli feci sistemare le valige facendo sistemare Carmen nella mia stanza e Diego in quella degli ospiti accanto alla mia. Tra uno spostamento e l'altro sentii una mano prendermi il polso.
Mi voltai, trovando la faccia di Diego davanti alla mia.
-che c'è tra te e quel Travis?- chiese lui serio.
-nulla, siamo solo amici- dissi io sorridendo. Lui semplicemente annuì lasciandomi libera la mano mentre mi allontanavo per tornare in camera mia da Carmen.
La serata trascorse tranquillamente tra una risata e l'altra anche se ogni tanto sentivo lo sguardo di Diego che mi fissava con insistenza ma cercai di ignorarlo perché altrimenti non sarei riuscita a tollerarlo.

Per tutta la mattina li scarrozzai in giro per la cittá facendo da cicerone. Li portai al lago Michigan, Willis Tower e al Lincoln Park.
Tappa finale fu Michigan Avenue, la strada dello shopping, in cui io, Carmen e il povero Diego al seguito, passammo circa tre ore. 
Io e la mia amica stavamo cercando il vestito per quella sera, visto che dovevamo uscire con gli altri. Avevamo deciso di andare a ballare in una discoteca che conoscevano Jared e Travis, l'Oblivion. 
Beth aveva deciso il suo outfit la sera prima, si sarebbe messa dei pantaloncini a vita alta e dei tacchi.
Io invece non avevo idea di cosa scegliere. 
Io e Carmen provammo tremila cose. Dal vestito, agli shorts, alle gonne...
Lei sembrava aver trovato un vestito che le piaceva, era aderente, lungo fino a metà coscia, di pizzo bianco che risaltava sulla sua carnagione ambrata. Abbinato a tacchi neri molto alti.
Io invece, due tentativi dopo, sembravo aver trovato l'outfit perfetto: una gonna aderente nera a vita alta e un top corto bianco che lasciava intravedere una striscia di pancia, il tutto accompagnato da tacchi vertiginosi neri.
Per la gioia di Diego, verso le 17 facemmo finalmente ritorno a casa.
Feci una doccia veloce e asciugai i capelli al naturale lasciandoli mossi sulle spalle.
Misi un leggero trucco sugli occhi, giusto un po' di mascara, ma marcai le labbra con un rossetto rosso.
Ad opera finita si erano fatte le 20:30 ed era ora di andare.
La gonna aveva una vita propria, si alzava in continuazione nonostante io la abbassassi continuamente. 
Scendere le scale fu un'impresa ardua, davvero molto complicato.
Quando arrivai all'ultimo gradino alzai lo sguardo sospirando di sollievo per essere ancora viva e sorrisi.
Quando alzai lo sguardo trovai davanti a me quello di Diego, che scorreva sul mio corpo per poi soffermarsi nei miei occhi.
Sembrava mi volesse divorare e questa cosa non mi piaceva molto.
-estas muy bonita!- gridò Carmen che era accanto al fratello. 
-anche tu sei uno schianto- le dissi sorridendo- ora dobbiamo andare se no facciamo tardi- dissi passando accanto a Diego che mi fece l'occhiolino.

Certe volte mi chiedo se la gente usi la logica.
Seguite il mio ragionamento: Apri una discoteca molto grande, che può contenere molte persone, che guarda caso diventa anche un locale di successo molto frequentato....
Ma dico fateli dei cazzo di parcheggi in più no?!
Stavamo girando da cinque minuti senza trovare neanche uno spazietto.
-Sto perdendo la pazienza- ringhiai a denti stretti mentre stritolavo il volante.
-calma e sangue freddo- disse Diego battendo con la mano sulla mia coscia. 
Nulla di strano, se non l'avesse lasciata lì sulla mia gamba.
-eccolo!- gridò Carmen facendomi inchiodare di botto. Io mi girai a guardarla malissimo per avermi spaventata. Lei alzò le spalle come a scusarsi e indicò il posto.
-grazie a Dio!- dissi parcheggiando. Spensi il motore e scendemmo dalla macchina incamminandoci all'ingresso dove i ragazzi con Beth ci aspettavano.
La scritta 'OBLIVION' color giallo fluo risaltava sulla facciata completamente nera del locale. Ci misi un po' a trovare i miei amici tra tutti i gruppi di persone che aspettavano di poter entrare ma poi identificai la testa bionda di Beth e iniziai a camminare verso di loro seguita da Carmen e Diego.
-ehi ragazzi scusate il ritardo- dissi io salutandoli alzando una mano. Tutti e tre si voltarono contemporaneamente verso di me e i miei occhi si incontrarono con quelli verdi di Travis.
Subito il mio cuore impazzì. Proprio come Diego, anche lui osservò il mio corpo centimetro per centimetro con la bocca leggermente aperta. Ma, contrariamente al fastidio che avevo provato con Diego, lo sguardo di Travis mi piaceva.
Mi guardava come se fossi la cosa più bella del mondo. 
I suoi occhi ricchi di desiderio incontrarono i miei facendomi trattenere il fiato.
Dio, era bellissimo quella sera con quella camicia nera e quei capelli spettinati.
Non potevo sopportare oltre o gli sarei saltata addosso, così distolsi lo sguardo.
-questi sono Diego e Carmen! Ragazzi, loro sono Beth, Jared e Travis, che già conoscete- dissi facendo le presentazioni Carmen in men che non si dica era già attaccata come un koala al braccio di Travis, che però ancora fissava me.
-entriamo!- disse lei tirandogli il braccio per attirare la sua attenzione. 
Una mano si posò sul mio fianco facendomi sussultare, non ci misi molto a capire chi fosse...vista la faccia di Travis.
Diego mi strinse al suo fianco ed io, non so perché, non glielo impedii. Anzi, mi strinsi di più a lui guadagnandomi un'occhiataccia da Travis.
Stavo davvero tentando di farlo ingelosire?! Non so se ero più patetica o infantile...
Lui sembrò cogliere la mia sfida al volo e si voltò sorridente a guardare Carmen che pendeva dalle sue labbra, le mise un braccio intorno alle spalle attirandola a se.
Ma che davvero?!
Prevedo una serata movimentata...

Angolo autrice:
Hola a tutte! Che ne pensate, piaciuto il capitolo? 
Travis manterrà la promessa fatta ad Alex?
Secondo voi chi combinerá danni: Diego o Carmen?
Ecco a voi lo SPOILER dal prossimo capitolo:
"Avrei potuto cacciarlo, ma io VOLEVO quel contatto."
Detto ciò, vi lascio ai commenti ;)
Baci, a presto:*

Ps. Questi sono come io immagino Diego e Carmen.


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Capitolo 12
*** Promesse infrante ***


L'interno del locale era carino e ben arredato, per quanto potessi riuscire a vedere al buio. 
C'era molta gente e, da quel che potevo vedere, la metá di quelle persone era già bella che ubriaca.
Eravamo seduti ai divanetti bianchi e, tra un drink e una risata, la serata stava procedendo molto bene.
Avevo finalmente riacquistato la mia maturitá e avevo deciso che non era il caso di continuare quel giochetto tra me e Travis del 'chi stuzzica chi', insomma siamo abbastanza grandi per evitare certe cose.
-ragazzi non so voi ma ho voglia di ballare- disse Carmen ad un certo punto alzandosi in piedi, poi si voltò verso Travis- vieni con me?- chiese lei tendendogli la mano.
Lui fu titubante all'inizio poi le sorrise e annuì prendendole la mano e dirigendosi verso la pista.
Calma Alex, stai tranquilla, ti ha promesso che non ci sarebbe andato a letto e non lo farà! 
Tu ti fidi di lui! 
Stanno solo ballando....
Si certo, come se quello si può definire ballare e non 'scopare ma con i vestiti ancora addosso'!
Dovetti distogliere subito lo sguardo da loro o sarei andata lì a separarli.
-perché non andiamo anche noi?- chiese Beth alzandosi- sembriamo dei vecchi che non sanno divertirsi seduti qui- disse costringendo Jared ad alzarsi per poi trascinarlo, letteralmente, sulla pista
Io dal canto mio fui costretta da Diego ad alzare il culo da quel comodissimo divanetto. Ero molto restia a ballare con lui ma, quando i miei occhi si posarono nuovamente su Carmen e Travis, mi dissi 'perché no?!'
Mi alzai e mi lasciai trascinare in mezzo alla pista tra la massa di persone.
Mi prese tra le braccia iniziando a muoversi. 
Pensavo fosse solo una diceria quella che gli spagnoli, e via dicendo, hanno il ballo nel sangue, ma Diego ci sapeva davvero fare.
Muoveva i fianchi in una maniera per la quale molte ragazze avrebbero pagato per stare al mio posto.
Io però volevo essere ovunque tranne che tra le sue braccia, mi sembrava troppo sbagliato e strano, qualcosa di sconosciuto ma allo stesso tempo maledettamente familiare che mi fece risvegliare ricordi della notte che avevamo passato insieme due mesi prima.
-che hai?- chiese lui notando che ero meno sciolta di prima.
-niente, stavo solo pensando- dissi io scuotendo la testa come se la cosa non fosse importante.
-sai qual'é il modo migliore di non pensare?- chiese sorridendo.
-no quale?- mi informai curiosa.
-alcol! Anzi io vado a prendermi una birra, cosa ti porto?- chiese lui dandomi un buffetto sulla guancia.
-mmmm...io un Cuba Libre- dissi sorridendogli, era da un po' che non ne assaggiavo uno. Diego mi fece l'occhiolino e si avvicinò al bar lasciandomi li.
Passò mezzo secondo prima che qualcuno mi afferrasse per il braccio con davvero poca delicatezza facendomi voltare. 
In men che non si dica mi ritrovai tra le braccia forti di Travis che mi stringevano forte contro il suo petto facendomi ritrovare a un centimetro dalla sua bocca.
Il mio battito era aumentato e sperai non lo sentisse, vicini come eravamo.
-ti stai comportando male Bambi- disse lui con finto tono di rimprovero. Io alzai le sopracciglia come a dire 'ma dici a me?'-essi Bambi hai cercato di farmi ingelosire e ti strusci contro quel cretino- spiegò lui portando le sue mani sui miei fianchi.
-io non ho cercato di farti ingelosire!- dissi stizzita.
-ah no?- chiese lui sarcastico. Io lo fulminai con lo sguardo.
-e la tua compagna dove sta?- chiesi sorridendo falsamente.
-in bagno- rispose lui come se non gli importasse guardandosi intorno, poi spostò lo sguardo su di me -quindi balla con me Bambi- disse lui serio mentre faceva scontrare i nostri bacini. Trattenni il fiato per un momento ma poi iniziai a muovere i fianchi con lui a ritmo della musica, ma senza staccare gli occhi dai suoi.
Il fiato mi si fece corto mentre lui spostava il palmo della mano destra alla base della schiena facendomi aderire completamente a lui. 
Io gli allaccia le braccia al collo facendolo venire più vicino a me e lui si tuffò con il viso nell'incavo del mio collo.
I capelli mi si erano appiccicati alla pelle per via del caldo che mi stava facendo sudare. 
La nostra era una danza lenta e sensuale.
Stavo letteralmente andando a fuoco.
Era molto simile ad una tortura, eravamo vicinissima ma per me non lo eravamo abbastanza, e neanche per lui, visto che continuava a stringermi a se come se avesse paura che gli sfuggissi.
Una gocciolina di sudore scese sul mio collo e lui la leccò lentamente per poi baciare lo stesso punto.
Un gemito uscì dalla mia bocca mentre le gambe erano diventate molli. 
Lui doveva avermi sentito perché mi strinse il fianco con una mano, mentre l'altra arrivò all'orlo della gonna, che era risalita di molto per via dei nostri movimenti.
Mi sorprese quando una volta raggiunto l'orlo infilò la mano sotto, accarezzando la mia pelle nuda e facendomi rabbrividire.
Avrei potuto cacciarlo, ma io VOLEVO quel contatto.
I nostri fianchi continuavano a muoversi insieme, scontrandosi.
E fu allora che lo sentii. 
Mi voleva, sentivo quanto mi desiderava, e la consapevolezza di essere IO a fargli quell'effetto mi face sentire al settimo cielo.
Spostai le mie mani dal suo collo e le feci scorrere lentamente sulla sua schiena e lo sentii sospirare al mio orecchio.
-dio, sei bellissima stasera- sussurrò lui con voce roca accarezzando con le labbra il lobo del mio orecchio, le stesse labbra che dall'orecchio fece passare un paio di volte sullo zigomo avanti e indietro mentre la sua mano stava risalendo sotto la gonna, sollevandola sempre di più.
I nostri nasi si toccarono e le sue labbra sfiorarono le mie delicatamente. 
Quando aprí gli occhi il suo sguardo intenso sembrava dire 'ti voglio ora!' 
Ma poi guardò un punto alle mie spalle e si fermò di botto deglutendo furioso, staccò la mano dalla mia coscia e con un unico movimento abbassò la gonna facendola tornare ad una lunghezza accettabile.
-non mi va che lui faccia quello che ho fatto io, e questa gonna è decisamente troppo corta- sussurrò al mio orecchio per poi staccarsi arrabbiato da me e scomparire tra la folla.
Non capivo...avevo fatto qualcosa di sbagliato?
-ehi, ecco il tuo Cuba Libre- disse Diego alle mie spalle facendomi sobbalzare.
Mi voltai verso di lui guardandolo.
Sará forse perché lo aveva visto arrivare che Travis se ne é andato?
-grazie- dissi sorridendo e prendendo il mio drink. Ne bevvi più della metá in un solo sorso. 
Non giudicatemi, anche voi dopo quello che era appena successo vi sareste date all'alcol!
Non mi ero accorta che Diego si era avvicinato sempre di più e mi aveva messo una mano sul fianco guardandomi ardentemente.
-Diego che cosa...- ma non finii di parlare perché mi aveva attirato a se e mi stava baciando. Un bacio ricco di passione.
Non chiedetemi perché, forse ero sotto la nebbia dell'alcol o forse ero impazzita, ma ai miei occhi, non era lui che baciavo, ma un ragazzo dagli occhi verdi come smeraldi che non mi sarebbe affatto dispiaciuto baciare.
Fu per questo che lo strinsi a me e approfondii il bacio facendo incontrare le nostre lingue.
Solo quando ci staccammo per riprendere fiato mi accorsi che quegli occhi che mi guardavano non erano verdi, ma non feci in tempo a dire nulla.
-vieni, ti devo parlare- disse serio trascinandomi fuori dalla pista verso i bagni.
Ci fermammo nel corridoio e lui era di nuovo troppo vicino a me.
-di cosa dobbiamo parlare?- chiesi io col fiato corto.
-di noi due- disse serio.
-oh- dissi semplicemente io sorpresa.
-Alex io non so come o quando sia successo, probabilmente pochi mesi dopo che eri arrivata ma io...- disse frustrato- io mi sono innamorato di te!- concluse lui lasciandomi a bocca aperta.
-Diego io...- ma lui mi interruppe alzando le mani davanti a me.
-no, ti prego lasciamo finire. So che tu ti penti di quello che è successo tra noi due mesi fa, ma io no! La volevo da così tanto tempo che credo sia stata la notte più bella di tutta la mia vita- affermò lui prendendomi per le spalle.
Una sua frase riaffiorò nella mia mente 'ti voglio da mesi'... 
Ma elaborai qualcosa di peggiore nella mia testa...
-tu avevi detto di non ricordare nulla come me- affermai con gli occhi che iniziavano a pungermi per le lacrime. Lo vidi abbassare lo sguardo colpevole, e fu allora che capii- tu non eri ubriaco, sapevi perfettamente quello che stavi facendo-sussurrai io. Non era una domanda ma un dato di fatto -tu ti sei approfittato del fatto che non ci capissi un cazzo per portarmi a letto- gli gridai contro lasciando che le lacrime uscissero copiose dai miei occhi. Lui spalancò gli occhi alle mie parole e vidi che anche lui aveva gli occhi lucidi.
-mi dispiace, ti prego perdonami- disse lui avvicinandosi.
-non mi toccare!- ringhiai io facendo un passo indietro.
Lui sembrò ferito e sinceramente pentito.
-pensavo lo volessi anche tu, sapevo di piacerti- disse scrollando le spalle.
-si ma NON TI AMAVO cazzo! Era la mia prima volta!- gridai indicandolo furiosa.
-sono stato un coglione, perdonami. Ma tu non mi hai fermato e io non so cosa mi sia passato per la testa- disse lui passandosi le mani tra i capelli.
-ero ubriaca! Non sapevo quello che facevo!- gli gridai ormai al limite della sopportazione.-avresti dovuto dirmelo la mattina dopo-
-lo so scusami! Io non volevo perderti, ma alla fine ti ho persa comunque! Mi sono sentito una merda quando dal tuo sguardo ho letto quanto fossi pentita di quello che avevamo fatto. So che non mi ami, perché sei innamorata di Travis, ma ti prego non togliermi l'opportunitá di starti accanto come amico.- mi supplicò lui inginocchiandosi davanti a me. 
Dio, era disperato! Mi fece pena e io ero davvero troppo buona per sopportare che stesse così male.
-senti, quel che é fatto è fatto, mettiamoci una pietra sopra. È inutile che stiamo male entrambi per qualcosa che non si può cambiare ormai- dissi alla fine.
Ed era vero, io non volevo soffrire un minuto di più per quella storia e serbare rancore per Diego odiandolo a vita non mi avrebbe mai fatto voltare pagina.
Forse non la pensate come me, ma perdonarlo era l'unico modo per andare avanti.
-amici?- chiesi porgendogli la mano. Lui mi guardò speranzoso.
-amici- disse sorridendomi e stringendomi la mano.
-e non sono innamorata di Travis!- dissi puntandogli un dito contro come a minacciarlo. 
-se lo dici e tu!- disse scuotendo la testa sorridendo.
-dai andiamo, ho bisogno di un drink- dissi sorridendo.
-un altro? ti ricordo che devi guidare dopo- disse lui preoccupato.
-si papà- commentai divertita andando verso il bar. 
A metá strada vidi Beth e Jared tra la folla.
-aspetta, andiamo da loro!- dissi prendendo Diego per mano e deviando verso di loro, sgomitando tra la folla.
-ehi ragazzi- dissi sorridendo.
-ehi!- dissero loro in coro ma con molto poco entusiasmo.
-che vi prende?- chiesi io perplessa.
-nulla- dissero di nuovo in coro. 
Erano pessimi bugiardi.
Io incrociai le braccia al petto e li guardai con le sopracciglia inarcate.
-dov'è mia sorella?- chiese Diego affiancandomi.
-è buffo che tu lo chieda perché è proprio questo che stavamo per dirvi...ecco, lei...non c'è- disse Jared grattandosi la nuca.
-questo lo vedo, ma dov'è?- chiese Diego perplesso.
-se n'è andata- disse Beth.
-cosa?- esclamò rabbioso il ragazzo accanto a me.
-e Travis?- chiesi io perplessa. Avevo un brutto presentimento.
-Bhe ecco...se ne è andato anche lui- disse Jared poggiandosi il pugno sulla bocca.
Ok, avevo un BRUTTISSIMO presentimento.
-e dove è andato?- chiesi cercando di notare l'ovvio.
-sono andati via insieme- mi spiegò Beth guardandomi preoccupata.
-ah- dissi semplicemente abbassando lo sguardo. 
Ecco, questo era il mio bruttissimo presentimento.
E tanti cari saluti alla scommessa e alla mia fiducia per lui.
O forse i miei tanti cari saluti dovevo farli al mio cuore, che si stava spaccando in quel preciso istante.
-ehi, stai bene?- chiese Diego poggiandomi una mano sulla spalla.
-si certo! Perché non dovrei?- chiesi facendo il mio più finto sorriso.
-Bhe ecco io credevo che...- iniziò Diego ma lo fermai.
-te l'ho detto, non provo niente per lui!- dissi per poi voltarmi verso Beth e Jared
-non potrei mai amare una persona così- conclusi rabbiosa sull'orlo della lacrime.
Non stavo mentendo, non provavo niente per lui , non provavo niente per nessuno in quel momento. Era come se il mio cuore si fosse raffreddato o "anestetizzato", per non provare tutto il dolore che in quel momento rischiava di travolgermi.
Provavo solo rabbia.
Rabbia, perché mi sentivo tradita.
Rabbia, perché mi fidavo di lui.
Rabbia, perché nonostante tutto quello che potevo dire, io ero irrimediabilmente innamorata di lui.


ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutte!! Io penso mi andrò a nascondere per non rischiare il linciaggio. Lo so lo so, ve lì ho fatti avvicinare tanto e un secondo dopo ve li ho riallontanati, ma non picchiatemi!!
Secondo voi perché Travis si é comportato così? Cosa lo ha spinto a fare questa enorme cavolata?
Alex ha ammesso, almeno a se stessa, di amarlo. Ma cosa fará quando lo vedrà?
SPOILER dal prossimo capitolo:
"Che ha? Che diavolo le hai fatto stronzo?"
Mi raccomando fatemi sapere che ne pensate.
Baci, a presto :*

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Capitolo 13
*** Azione e reazione ***


POV.TRAVIS
Ero terribilmente fottuto, quella ragazza mi faceva un effetto mai provato.
Quando Jared mi aveva detto che era rimasta sola con quel Diego ho approfittato del fatto che Carmen mi avesse lasciato in pace ed ero corso a cercarla.
E poi l'avevo vista lì, a ballare con lui, con quella gonna davvero troppo corta che stava attirando sguardi di molti ragazzi accanto a lei.
Era magnifica quella sera, ed ero abbastanza convinto che lei NON  fosse consapevole dell'effetto che aveva sui ragazzi, ma soprattutto dell'effetto che aveva su di ME.
Quel fuori programma in pista non era nei miei piani ma per la prima volta nella mia vita le cose mi sembravano dannatamente giuste e perfette. 
Con lei stretta a me sentivo di stare al posto giusto e sentivo il bisogno di avere di più da lei. 
Ma poi aveva visto che il cretino si stava riavvicinando facendosi largo tra la folla di persone, e me ne sono andato.
Ma non l'ho persa d'occhio neanche un istante, per questo so perfettamente cosa successe qualche minuto dopo.
Vedere lui che la baciava mi aveva scatenato un moto di gelosia tale che dovetti trattenermi dall'andare lì e staccarglielo di dosso.
Ma, quello che non mi aspettavo, era che lei lo stringesse a se rispondendo al bacio, e questo mi procurò una fitta di dolore tale da costringermi a distogliere lo sguardo. Sentivo che gli occhi si stavano facendo lucidi, ma deglutendo ricacciai indietro le lacrime.
Travis Tatum non piange mai! Tanto meno per una ragazza...
Quando rialzai lo sguardo vidi che si allontanavano tra la folla, verso i bagni, e questo lasciava davvero poco all'immaginazione.
Ero arrabbiato ma allo stesso tempo terribilmente ferito.
Non mi era mai successo prima...
-ehi Travis! Eccoti finalmente! Ti cercavo!- disse la voce squillante di Carmen alle mie spalle. Io mi voltai verso di lei fissandola.-che ti prende?- chiese indietreggiando intimorita dal mio sguardo.
Stavo per prendere una decisione, sapevo che era quella sbagliata, ma in quel momento non me ne fregava un cazzo.
Mi avventai su di lei e la baciai stringendola a me. Lei rispose subito stringendomi forte a se.
-andiamo da me!- dissi prendendola per mano e avviandomi verso l'uscita.
-devo avvertire mio fratello- disse lei mentre la trascinavo via.
-è impegnato in questo momento, non lo disturberei- dissi io sarcastico. Per la strada incontrai Jar e Beth.- ragazzi, noi andiamo via!- annunciai.
-dove andate?- chiese Beth perplessa.
-a divertirci- le mimai io in risposta.
Ma non sentii la risposta perché uscii in fretta dal locale diretto a casa mia.

POV.ALEXANDRA.
Se mi facevo due calcoli erano più le volte che avevo sofferto per mano di Travis, rispetto a quelle in cui ero stata felice.
Ergo, più gli stavo lontana e meglio era per me, e stasera ne avevo avuto la certezza.
Aggiungiamo pure l'ennesima sofferenza alla lista.
-brindo, alla fiducia, che non esiste- biascicai alzando il bicchiere di vetro dal bancone.
-ok, adesso basta, hai bevuto troppo- disse Diego togliendomi di mano il bicchiere.
-ehi ma che fai? Sto benissimo- dissi cercando di riprenderlo.
-sei ubriaca Alex- disse lui arrabbiato.-andiamo, ti porto a casa- disse afferrandomi per il braccio e facendomi scendere dallo sgabello.
-e per cosa? Vuoi scoparmi come hai fatto in Spagna?- chiesi sarcastica strattonando il braccio dalla sua presa. Vidi il suo sguardo rabbuiarsi alle mie parole e sapevo di essere stata crudele ma l'alcol mi aveva tolto ogni freno.
-ok credo sia meglio se andiamo- disse poi riprendendomi saldamente per il braccio e portandomi fuori attraverso la folla.
Uscimmo dal locale e l'aria fredda mi colpì il viso.
Un senso di nausea mi risalì dallo stomaco mentre ci avvicinavamo alla mia macchina. Mi bloccai di botto e lui si girò a guardarmi prima infastidito e poi preoccupato.
-non mi sento molto bene- dissi portandomi una mano alla bocca.
-cazzo- disse lui avvolgendomi la vita con il braccio e trascinandomi di corsa fino alla macchina. Ormai nascosta tra le auto mi chinai e riversai a terra il contenuto del mio stomaco.
Diego mi teneva la fronte scostandomi i capelli dal viso.
-non sei obbligato a restare- dissi io tossendo. Dio, che vergogna!
-no, ma voglio- disse lui dolcemente accarezzandomi la schiena.
Tre minuti dopo, il mio stomaco sembrava avermi dato tregua.
-passata?- chiese lui. Io annuii pulendomi la bocca con un fazzoletto bagnato che mi stava passando Diego.
-grazie- dissi io sorridendogli.
-di nulla, vado ad avvertire Beth che ti riaccompagno a casa- disse dandomi un buffetto sulla guancia e rientrando nel locale mentre io mi appoggiavo al cofano della mia mini come se ne dipendesse la mia vita e, finalmente sola, cedetti alle lacrime.

-ehi bell'addormentata, svegliati siamo arrivati a casa- disse la voce dolce di Diego al mio orecchio. Io aprii gli occhi trovando il viso di Diego che mi sorrideva dall'alto.
Fu allora che mi accorsi che ero sdraiata sui sedili posteriori della mia macchina.
-mmm- dissi io lamentandomi mentre mi alzavo sui gomiti. Gira tutto...
-dai ti aiuto, metti un braccio intorno al mio collo- disse. Io lo feci e lui mi strinse la vita con un braccio, mentre passava l'altro sotto alle mie gambe.
Mi prese in braccio chiudendo la portiera con il piede.
Sentii una porta aprirsi ed ero già pronta a sorbirmi la ramanzina da mamma, o peggio, da papà.
Ma non era la porta di casa mia ad essersi aperta, bensì quella di Travis, dalla quale vidi uscire una sorridente Carmen mentre il padrone di casa si era appoggiato allo stipite della porta.
-nooo non è possibile- dissi io portandomi il palmo della mano sulla fronte, in segno di disperazione. Ma proprio ora doveva aprire quella porta? Sentii Diego ridacchiare e scuotere la testa mentre chiudeva la macchina con il telecomando. 
Lo avrei voluto picchiare, il suono della macchina che si chiedeva aveva sicuramente attirato l'attenzione di quei due!
E infatti...
-ehi fratellone!- disse Carmen con la sua voce acuta che in quel momento non tolleravo per via delle tempie che mi pulsavano a ogni suono un po' troppo sopra il limite del consentito per una persona nel mio stato.
-mmmm- mugolai lamentandomi mentre mi portavo la mano sinistra all'orecchio.
-oddio ma che le è successo?- chiese la voce di Carmen sempre più vicina.
-Carmen prendile le chiavi dalla borsa e vai a riempire la vasca, una bella doccia le fará bene- sentii dire a Diego mentre mi stringeva di più a se.
-che ha? Che diavolo le hai fatto stronzo?- gridò una voce rabbioso che identificai come quella di Travis. Infatti il suo viso teso entrò nella mia visuale.
-cosa le ho fatto io? Amico, dovresti farti un esame di coscienza!- ringhiò Diego.
-attento a quello che dici bastardo! Io non sono tuo amico- ribatté Travis guardando l'altro con sfida, poi abbassò lo sguardo su di me e si addolcì -ehi, come ti senti?- chiese lui accarezzandomi la fronte. 
Io mi scostai e mi strinsi ancora di più a Diego nascondendo la testa nell'incavo del suo collo.
-portami dentro- dissi supplicando Diego.
-Alex, lascia che ti aiuti- continuò Travis insistente.
-non mi occorre il tuo aiuto. Vattene Travis!- dissi dura continuando a fissare davanti a me, ma con la coda degli occhi lo vidi irrigidirsi e abbassare lo sguardo tristemente.
Lo avevo ferito evidentemente, ma al diavolo!
-si, vattene, hai già fatto abbastanza- lo rimbeccò Diego oltrepassandolo e avviandosi verso casa.
Dopo una lunga doccia crollai sul letto, sopraffatta da tutte le emozioni che provavo in quel momento.

Questa è stata decisamente la peggiore sbronza della mia vita, e nella mia vita ne ho prese solo tre, quindi posso considerarmi un'esperta...più o meno.
Comunque, ero stata una cretina, se pensavo che l'alcol potesse aiutarmi a non pensare.
Al contrario, i postumi mi ricordavano cosa mi aveva portato a bere tanto la sera prima.
Carmen entrò nella stanza seguita da Diego e mi depositò un asciugamano bagnato sulla testa.
Era stata gentilissima quella mattina e mi stava aiutando molto.
Nel caso ve lo steste chiedendo, no, non la odio.
Non ne trovo motivo!
Insomma, non era lei ad avermi promesso di non toccare Travis, lei non aveva tradito la mia fiducia.
Diego anche era stato dolcissimo prendendosi cura di me. Gli dovevo tanto, nonostante quello che mi aveva rivelato la sera prima.
-Alex, come ti senti?- chiese Carmen sedendosi accanto a me.
-come se avessi dato le testate al muro- dissi lamentandomi mentre mi mettevo seduta sul letto. Gira tutto, merda! -a che ora avete l'aereo?- chiesi sorseggiando il caffè che mi aveva portato su Diego.
-alle 16- disse lui che era rimasto in piedi.
-ragazzi mi dispiace avervi rovinato l'ultimo giorno qui. Potevamo andare in giro, invece dovete farmi da balia- dissi sbuffando dispiaciuta.
-tranquilla, noi siamo venuti qui per stare con te, ed è quello che stiamo facendo- disse Carmen accarezzandomi il ginocchio. 
Io le sorrisi grata per non farmi sentire un mostro.
-non credo sia il caso che ci accompagni all'aeroporto, non sei in forma per portare la macchina- disse Diego preoccupato.
-no tranquillo! Ce la faccio, davvero!- dissi io sicura delle mie parole.-che ne dite di un film?- chiesi io sorridendo.
-certo, perché no?! Abbiamo ancora quattro ore- disse Carmen sorridendo.
Poi uscimmo tutti e tre dalla mia camera e andammo in salotto.
Fare le scale fu un'impresa ardua visto che non riuscivo a trovare un fottuto equilibrio, ma raggiunsi indenne il divano.

Cinque ore dopo avevo lasciato i miei amici all'aeroporto dopo lunghi abbracci e baci. Mi fecero promettere di andarli a trovare in primavera e io non potei dirgli di no. 
Sulla strada del ritorno canticchiai 'up' che in quel momento passava alla radio.
Era un modo per tenermi impegnata, non volevo pensare, non ancora.
Ma le mie preghiere non furono esaudite, ovviamente.
Parcheggiai la macchina davanti casa e scesi dall'auto.
-Bambi!- disse Travis dal portico di casa sua.
-Cazzo!- dissi a denti stretti sbattendo la portiera e continuando a dargli le spalle.
-Bambi ti senti meglio?- chiese scendendo le scale del portico velocemente.
-si una meraviglia- dissi facendo scattare la serratura e avviandomi verso il portico di casa mia, ma senza guardarlo.
-ehi ferma! Che ti prende?- disse lui fermandomi per un braccio.
-niente- dissi fredda dandogli ancora le spalle.
-Bambi dobbiamo parlare- disse lui con una voce supplichevole
-non credo- risposi mentre le lacrime mi pizzicavano gli occhi.
-guardami Bambi- disse lui serio ma io non lo ascoltai -guardami Alex!- disse con tono imperativo strattonandomi per un braccio obbligandomi a voltarmi.
Quando i miei occhi incontrarono i suoi vidi che era turbato, ma capii anche che aveva notato i miei occhi lucidi e parlai prima che lo facesse lui.
-non voglio parlare, voglio solo andare a riposarmi- dissi io strattonando la presa dalla sua mano e, contrariamente a quanto mi aspettassi, non fu affatto difficile.
-Bambi io...- iniziò avvicinandosi.
-no- dissi alzando una mano e bloccandolo prima che continuasse -lasciami in pace oggi- continuai dandogli le spalle ed entrando in casa.
Non avrei sopportato quello sguardo da cucciolo bastonato un minuto di più.
Mi aveva ferito nel profondo, avrei perdonato qualunque cosa, ma questa no

Angolo autrice:
Buon pomeriggio a tutte!! Abbiamo capito, a inizio capitolo, che il nostro Travis non è andato a letto con Carmen perchè ha visto un bacio, ma perché PENSA di aver visto qualcos'altro. Ma questa non è affatto una giustificazione, o sbaglio?!
Abbiamo visto anche che Alex non è affatto intenzionata a perdonare Travis (come darle torto?!) e nel prossimo capitolo andrà anche peggio.
SPOILER dal prossimo capitolo:
"ma che diavolo fai, sei impazzito?"
Lascio a voi i commenti su questo nuovo capitolo.
Grazie mille per leggere la mia storia :))
Baci, alla prossima :*

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Capitolo 14
*** Amici? No, non più... ***


Nei seguenti due giorni a scuola evitai Travis come la peste e quando ero costretta ad incontrarlo lo ignoravo.
Ogni volta che mi incontrava mi chiedeva, anzi mi pregava, di parlare con lui.
Era molto ostinato e ormai me lo ritrovavo praticamente ovunque. Era più o meno lo stesso principio del 'vuoi una cosa e non la trovi, invece quando non la vuoi è sempre davanti a te.'
Ed era terribilmente fastidioso tutto ciò...
Ma si sa, l'inevitabile non si può evitare per molto, si può solo rimandare.
Un giorno camminavo per i corridoi diretta all'aula della lezione successiva.
Improvvisamente una mano afferrò il mio braccio strattonandomi e un attimo dopo mi ritrovai sbattuta contro il muro di una stanza buia.
Era la seconda aula di chimica, un posto raramente utilizzato e inutile, usato solo in caso due professori si accavallavano nella stessa ora, cosa che non era quasi mai successa.
Due occhi verdi erano puntati nei miei e due braccia forti poggiate al muro accanto al mio viso mi intrappolavano in una gabbia umana.
-ma che diavolo fai? Sei impazzito!- gli ringhiai contro furiosa per avermi fatto prendere un colpo.
-non vuoi parlarmi! Mi eviti! Perché?- chiese furioso. Quello sguardo era inquietante e dovetti deglutire prima di rispondere.
-hai detto bene, non voglio parlarti! - dissi cercando di spingerlo via.
-cazzo Bambi parlami!- gridò sbattendo il palmo della mano sul muro accanto alla mia testa e facendomi saltare dalla paura. Non lo avevo mai visto così furioso.
-non chiamarmi Bambi!- ringhiai furiosa come fosse un avvertimento e facendolo scostare da me perplesso. 
Non si aspettava questa reazione o le mie parole?
-che c'è di sbagliato? L'ho sempre fatto!- chiese lui a denti stretti.
-si ma eravamo amici quando lo facevi- dissi fredda incrociando le braccia al petto.
-ma di che diavolo parli? Noi siamo amici- disse come se la cosa fosse abbastanza ovvia e io fossi pazza. 
Forse lo ero davvero, ma non riuscivo più a distinguerò cosa fosse giusto e cosa no.
-no, non più- dissi con un groppo in gola. 
Dio no, non devo piangere ora...
-perché stai dicendo questo?- chiese facendo un passo indietro come se lo avessi ferito. Come ci si sente eh?!
-vedi, l'amicizia è basata su alcune cose... Come la fiducia. E io non ne ho in te, o almeno non più- dissi lasciando ricadere le braccia pesantemente lungo i fianchi.
-e da quando?- chiese in un misto di disperazione e incredulità.
-da quando l'hai persa andando a letto con Carmen- dissi rigida anche se la voce mi si incrinò pronunciando quelle parole. 
Lo vidi aprire la bocca sorpreso dalle mie parole, poi abbassò lo sguardo colpevole e dispiaciuto.
-Alex io...- iniziò, ma io lo bloccai di nuovo.
-no, non dire niente, in fondo ho sempre saputo che sarebbe finita così- dissi ormai incapace di frenare le lacrime che scendevano copiose sulle mie guance.
Non appena sentì il tremolio nella mia voce alzò di scatto la testa e fece per avvicinarsi a me, ma io indietreggiai scuotendo la testa e lui si bloccò con una mano alzata a mezz'aria, che fece riscendere lentamente.
Dalla leggera luce che filtrava dalle finestre vidi che anche lui aveva gli occhi lucidi, o forse me lo stavo immaginando. Non potevo credere che stesse piangendo veramente. Per me poi...
Mi avviai verso la porta passandogli accanto e afferrai la maniglia della porta, ma prima di girarla mi voltai.
-sai sono stata una stupida- iniziai, e lui si voltò verso di me tenendo sempre lo sguardo basso -per un momento ho davvero creduto che tra me e te...- dissi bloccandomi subito con un singhiozzo mentre la sua testa scattava su e puntava i suoi occhi su di me- ma mi sbagliavo. I ragazzi come te non hanno niente a che fare con ragazze come me, mi sono solo illusa che questa fosse un'eccezione- conclusi singhiozzando prima di girare la maniglia e uscire dall'aula nonostante i richiami di Travis.
L'unica cosa che sentii prima di svoltare l'angolo fu un ringhio e il suono di vetri rotti che rimbombarono nel silenzio del corridoio.

POV.TRAVIS
Cazzo io non piangevo mai, e ora invece mi ritrovavo ad asciugarmi una lacrima solitaria che mi scendeva sulla guancia, l'unica che non ero riuscito a trattenere.
-sai sono stata una stupida- disse la sua voce rotta dal pianto. Io mi voltai verso di lei a testa bassa, perché mi vergognavo troppo. La stavo facendo soffrire -per un momento ho davvero creduto che tra me e te...- e a quelle parole alzai la testa di scatto. Lo aveva detto davvero? Non ero solo io a provare qualcosa!- ma mi sbagliavo.- e con solo tre parole il mondo mi crollò addosso- persone come te non hanno niente a che fare con persone come ma, mi sono solo illusa che questa fosse un'eccezione.- e per lei, avrei fatto davvero tutte le eccezioni del mondo.
Prima che potessi fare qualsiasi cosa lei era uscita dalla porta.
-Alex- gridai cercando di richiamarla, ma lei stava già correndo via.
Mi avvicinai lentamente al banco pieno di provette di vetro e con tutta la violenza che era in me sbattei i pugni sul tavolo e con il braccio sbattei tutto a terra facendo andare le provette in mille pezzi.
Poi mi portai le mani tra i capelli e li strinsi fino a farmi male, come se volessi punirmi, e forse lo volevo davvero.
Ero un cazzone, avevo rovinato tutto e, dio...non potevo che odiarmi per aver allontanato la donna di cui mi stavo innamorando.

POV. BETH
Trigonometria era forse una delle materie che più odiavo, forse principalmente perché odiavo  il professore. 
L'odio era reciproco, quindi non mi sentivo in colpa per quel mio sentimento.
Il mio cellulare vibrò nella tasca segnalando l'arrivo del messaggio che tanto aspettavo.
"Sono in corridoio. Ti aspetto".
Diceva così il messaggio di Jared. 
Ora l'impresa sarebbe stata farmi uscire con una scusa.
-scusi, potrei andare un attimo in bagno?- chiesi educatamente e con un falsissimo sorriso. Si lo so, è la classica scusa, ma io sono una tipo abbastanza tradizionale.
-è proprio necessario?- mi chiese lui scocciato. Ma brutto stronzo...
-sa, problemi di donne...- spiegai io lasciando la frase in sospeso. 
Si si.... Anche questa è una scusa strausata, ma finchè funziona...
-va bene vai- disse lui alzando gli occhi al cielo.
Senza farmelo ripetere due volte sgattaiolai fuori dalla classe e guardai a destra e sinistra nel corridoio.
Lo vidi lì, poggiato al muro infondo al corridoio che guardava nella mia direzione.
Sorrisi andandogli incontro, mentre il suo volto si illuminava.
-ciao amore- dissi io allacciandogli le braccia al collo. Lui allora mi strinse a se coinvolgendomi in un bacio appassionato che mi lasciò senza parole.
-ciao- sussurrò sorridendo appena si staccò da me.
-a cosa devo questo bacio?- chiesi io maliziosa.
-al fatto che ti amo- disse lui guardandomi intensamente. Io lo guardai ancora, perché non riuscivo a smettere di ammirare la sua bellezza.-e tu mi ami?- chiese lui pizzicandomi il fianco.
-mmmm...non lo so sai...- dissi io ironica.
-coooosa?- chiese lui divertito e iniziando a farmi il solletico sui fianchi che, ahimè, era il mio punto sensibile.
-OkOk ti amo!- dissi ormai con le lacrime per le risate. Lui si fermò e io gli presi il viso tra le mani lasciandogli un sonoro bacio a stampo sulle labbra.
Ad un tratto un rumore di vetri rotti attirò la nostra attenzione facendoci staccare di colpo.
Avvertimmo dei passi correre veloci verso di noi e, quando mi sporsi dall'angolo per vedere chi fosse, fui investita dal corpo di Alex.
Non caddi solo perché Jared fu abbastanza veloce da sorreggere sia me che lei.
-o mio dio! Scusami Beth!- disse passandosi il dorso della mano sotto gli occhi. 
Il mascara colato era evidente.
Aveva pianto.
-ehi tesoro che è successo?- chiesi preoccupata.
-io e Travis abbiamo litigato di brutto- disse lei tra i singhiozzi.-ho perso le speranza, non ci sarà mai nulla- concluse. 
D'istinto la attirai a me e la abbraccia. Da sopra la sua spalla guardai Jared, che aveva lo sguardo preoccupato, probabilmente per il suo amico. 
Infatti, poco dopo, indicó con il pollice il punto alle sue spalle da cui era venuta Alex, e io annuii consolando ancora la mia migliore amica.

POV.JARED
Percorsi in fretta il corridoio cercando Travis.
Alla fine, arrivato al laboratorio di Chimica in fondo al corridoio, mi affaccia dalla porta aperta e ,nonostante il buio della stanza, vidi dei vetri rotti a terra accanto al tavolo.
Continuai a salire con lo sguardo e individuai la figura di Travis che mi dava le spalle.
Aveva le mani poggiate al tavolo, le braccia tese e la testa chinata in avanti.
-ehi amico- dissi avvicinandomi cautamente alla sua schiena rigida e gli poggiai una mano sulla spalla -stai bene?- chiesi.
-no, sto una merda- affermò lui voltandosi verso di me lentamente. Solo quando lo vidi in faccia capii quanto quella sua affermazione fosse vera. 
Quello sguardo non glielo avevo mai visto.
-sono riuscito a perderla prima di averla- disse scuotendo la testa e facendo un sorriso amaro- sono proprio un coglione- continuò passandosi le mani sul viso.
-se te lo dici da solo credo sia inutile che te lo ripeta anche io- dissi io ironicamente cercando di smorzare la situazione tesa. Ma lui non rise affatto. 
Era più grave di quello che credessi.
-Non voglio perderla- disse lui scuotendo la testa.
Cazzo, è innamorato...
-devi parlarle- dissi io infine. Lui mi guardó come fossi pazzo.
-si certo, come no. Peccato che lei non vuole parlarmi- disse sconsolato.
-e da quando a te importa di quello che dicono gli altri?- chiesi retorico -tu sei Travis Tatum, fai sempre di testa tua e non ascolti nessuno, perché dovresti cominciare ora?- 
-hai ragione. Le devo parlare, anche se non vorrá- disse lui dopo un po' annuendo.-grazie amico- disse lui sorridendomi leggermente e dandomi una pacca sulla spalla.
-naaaa, i grazie tienili per dopo che avrai parlato con Alex. Dai, andiamo- dissi dandogli due pacche sul braccio e avviandomi con lui verso l'uscita.
Mi manca quel coglione del mio migliore amico.


Angolo autrice:
Ciao a tutte care lettrici!! Eccomi qui con il nuovo capitolo! Sia Alex che Travis stanno soffrendo molto l'uno per l'altra, ma Alex non può perdonarlo così facilmente  e non sarebbe giusto. Mi confesso, in questo capitolo il comportamento di Alex é la copia perfetta di come io avrei reagito in una situazione del genere, i suoi sentimenti, le sue azioni... Insomma sono io ;) mi sembrava giusto informarvene.
Jared e Beth non sono teneri?! *-*
Vi dirò, credo che il prossimo capitolo vi piacerà...
SPOILER dal prossimo capitolo:
"No, questa volta non ti lascio andare!"
Con questo, passo la palla a voi e alle vostre recensioni ;)
Baci, alla prossima :*

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Capitolo 15
*** Sono incasinato ma... ***


Eravamo da poco entrati nel mese di dicembre e avevamo anche definitivamente detto addio al bel tempo, lasciando il posto al freddo e alla pioggia, che personalmente odiavo. Non ero mai stata un tipo da freddo, umidità e neve, ero più tipo da mare, sole e caldo.

In sintesi, l'inverno mi incupiva, l'unica consolazione era che Natale si stava avvicinando, e quindi anche le vacanze.

Era una settimana e mezza che mi comportavo da perfetta stronza.

Dovevo preoccuparmi del fatto che neanche mi sforzassi per apparire tale?

Vabbè, comunque, tornando a noi...

Ho trattato male Travis per una settimana, evitandolo ed ignorandolo con una freddezza che neanche pensavo mi appartenesse.

A pranzo non stavo con Beth, Jared e Travis, spesso non mangiavo proprio, o mangiavo da sola della frutta su una panchina in giardino. Beth più di una volta aveva provato a chiedermi se volevo compagnia, ma gli avevo risposto un NO categorico, e non perché non volessi stare con lei, che tra parentesi mi mancava, ma perché non le avrei mai fatto scegliere tra stare con me o con il suo ragazzo.

Una o due volte Cain mi aveva OBBLIGATO a pranzare in mensa con lui e il suo gruppo.

Erano persone con cui non avevo mai parlato ma che avevo scoperto essere una compagnia molto piacevole.

Ma in genere, se ci riuscivo, la mensa tendevo ad evitarla proprio.

Perché? Semplice! A causa di un paio di occhi verdi che sentivo costantemente su di me e che mi mettevano a disagio, oltre a urtarmi il sistema nervoso.

La campanella era appena suonata e nei corridoi regnava il caos, come ad ogni campanella.

Mi avviai verso il mio armadietto, misi la combinazione e buttai i libri dentro sbuffando sonoramente.

Presi il libro di Inglese e richiusi con troppa forza l'anta grigia voltandomi.

Ma mi paralizzai di botto. Davanti a me c'era Travis che mi guardava con uno sguardo dolorosamente triste.

-Alex dobbiamo parlare- disse lui supplicandomi con lo sguardo.

-io non credo proprio Tatum- risposi fredda.

-scusa che hai detto?- chiese lui irrigidendo la mascella. Non capivo se era arrabbiato o irritato, ma quel muscolo che guizzò sulla sua mandibola non prevedeva nulla di buono.

-che c'è? Ora sei anche sordo Tatum? Ho detto...- iniziai io ma non terminai.

-ho capito cosa hai detto! E non ti azzardare a ridirlo- ringhiò lui sbattendo violentemente il pugno contro l'armadietto e facendomi sobbalzare per lo spavento. Possibile che se la sia presa per avergli detto che è sordo? -non ti azzardare a chiamarmi per cognome! Sei fredda, distante, mi eviti come fossi un appestato e sono sempre più consapevole del fatto che ti sto perdendo. Ma cazzo, se mi chiami per cognome mi sembri terribilmente disgustata da me! E questo non lo posso sopportare!- disse rabbiosamente a due centimetri dalla mia faccia mentre io lo ascoltavo a bocca aperta -ti prego, non trattarmi da estraneo- disse in tono più dolce e con uno sguardo supplicante.

-ma tu lo sei- dissi semplicemente io e, mentre pronunciavo quelle parole, mi resi conto di quanto fossero vere. Ero stata per mesi accanto a qualcuno, senza sapere nulla di lui, a parte quello che sanno tutti.

E mi ero resa conto che non mi bastava...

Lo vidi irrigidirsi alle mie parole e io ne approfittai per allontanarmi e avviarmi verso la classe.

Lui non mi fermò.

 

Quando ritornai a casa la trovai vuota e buia. 

Vuota, perché i miei genitori erano partiti.

Il capo di mio padre aveva deciso di dargli un premio per il lavoro impeccabile che aveva svolto a Siviglia, così gli aveva regalato un soggiorno per due in un albergo di lusso/centro benessere fuori città per una settimana.

Erano stati restii a lasciarmi qui sola per tutto quel tempo, ma entrambi sapevano di potersi fidare e che me la sarei cavata. Così, dopo varie rassicurazioni da parte mie, avevano fatto i bagagli ed erano partiti quella mattina.

Buia perché il tempo fuori faceva schifo, il cielo era scuro e pieno di nuvole che preannunciavano un diluvio degno di essere paragonato a quello universale.

Seppi di aver avuto la giusta intuizione quando udii un tuono e subito dopo il ticchettio ravvicinato delle gocce di pioggia sulle finestre.

Avevo le mani e i piedi infreddoliti, così decisi di andarmi a fare una doccia calda.

Dopo una mezz'oretta ero asciutta e vestita con dei leggins pesanti neri, una mega felpa grigia senza lampo e i miei calzini pesanti. Ero decisamente al caldo ora.

Ma, non soddisfatta, presi la mia copertina di lana e mi accoccolai sul divano accendendo la tv e sorseggiando il tè caldo.

Sullo schermo completamente acceso apparve la scritta 'ASSENZA DI SEGNALE'...

Maledetto temporale!

Optai allora per un DVD, 'I pirati dei Caraibi' per la precisione.

Non avevo paura dei temporali, affatto. Solo che quando sei concentrata, non puoi evitare di sobbalzare per lo spavento se un tuono riecheggia nell'aria.

Tre tuoni dopo, però, sobbalzai per un rumore che non assomigliava decisamente a quello di un tuono.

Qualcuno stava bussando violentemente e ripetutamente alla mia porta.

Con il cuore in gola sbircia dalla finestra. 

Nonostante la pioggia che scivolava sui vetri riuscii a distinguere l'inconfondibile figura di Travis. 

E mi calmai....quasi.

Presi un respiro profondo e aprii la porta, ma non ero pronta per lo spettacolo che mi si presentò davanti.

Cazzo, quanto era bello! Completamente bagnato dalla testa ai pedi, con le goccioline che gli cadevano sul viso dai capelli corti, la maglietta bianca, ormai trasparente, completamente appiccicata ai suoi addominali, e quei jeans scuri ormai fradici.

-prima che tu mi chiuda la porta in faccia, si! Sono qui per parlarti, ma anche perché  ho bisogno del tuo aiuto- disse lui poggiando le mani ai due lati dello stipite della porta. Con quel gesto fece tendere tutti i muscoli del suo braccio e io fui costretta a distogliere lo sguardo.

-il mio aiuto?- chiesi alzando un sopracciglio.

-sono rimasto fuori casa e i miei tornano stasera tardi, sono zuppo e sto morendo di freddo. Ti prego fammi entrare- chiese lui con uno sguardo da cucciolo.

Non ero insensibile, non lo avrei mai lasciato lì fuori, per quanto lo odiassi...

Così mi feci da parte e lo feci entrare richiudendo la porta.

Lo guardai che tremava dal freddo.

-aspetta, ti porto un asciugamano e qualcosa di asciutto, non puoi stare con quella roba addosso- dissi incamminandomi verso le scale.

Tornai dopo poco con un asciugamano, una maglietta che avevo trovato in camera mia e dei pantaloni della tutta di mio padre.

-tieni- dissi porgendogli le cose -i pantaloni potrebbero starti un po' larghi, sono di papá- 

-tranquilla va benissimo così- mi disse sorridendomi.

-il bagno è lì- dissi indicando la porta in fondo al corridoio.

-grazie- disse lui guardandomi intensamente prima di avviarsi al bagno.

 

Riemerse dopo 10 minuti asciutto e cambiato, mentre io ero in cucina prendere un goccio d'acqua.

-non è un po' piccola questa maglietta per essere di tuo padre?- chiese perplesso lisciandosi la maglietta.

-non è di papá infatti- dissi io distrattamente aprendo la bottiglia d'acqua.

-e di chi è?- chiese ancora con una punta di curiositá nella voce.

-di Diego- continuai io versando l'acqua nel bicchiere.

-scusa e perché ce l'hai tu?- chiese quasi rabbioso facendomi voltare.

-mi piaceva e me l'ha regalata- dissi alzando le spalle disinvolta mentre sorseggiavo l'acqua.

-certo, ha voluto lasciarti un pezzo di se. Che romantico- disse lui ironico.

-come scusa?- chiesi sbattendo il bicchiere sul bancone di marmo.

-hai sentito bene! Lo odiavi tanto e poi te lo sei fatta nei bagni dell'Oblivion. A proposito complimenti! Che luogo romantico!- disse lui avvicinandosi sempre di più.

-scuuusami? Vieni a farmi la predica quando ti sei portato a letto la MIA amica nonostante mi avessi promesso di non farlo- gli gridai contro indicandolo furiosa -e poi, chi mi sarei scopata nei bagni del locale?- chiesi incredula.

-Diego! Ti ho visto, dopo averlo baciato appassionatamente vi siete avviati al bagno, magari per un po' più di privacy- continuò rabbioso ormai a pochi centimetri dal mio corpo.

-tu davvero pensi che io possa fare una cosa del genere?- chiesi furiosa indicandomi.

-non lo so, dimmelo tu!- disse lui alzando le mani.

-non mi sono fatta nessuno brutta testa di cazzo! E se anche fosse, non sono affari che ti riguardano- gli gridai contro prima di voltarmi e fare il giro del ripiano al centro della cucina. 

Ma dopo due passi una mano si serrò sul mio polso destro strattonandomi con violenza e facendomi voltare.

Mi ritrovai a sbattere contro il petto muscoloso di Travis mentre i suoi occhi verdi mi guardavano ardenti.

-no questa volta non ti lascio andare- disse con voce profonda.

E prima che potessi fare una qualsiasi cosa le sue labbra erano incollate alle mie, esigenti, mentre le sue mani strinsero i miei fianchi attirandomi a se.

Rimasi sbalordita per un momento ma poi quando sentii la sua lingua spingere per entrare dischiusi immediatamente le labbra e risposi al bacio con altrettanta foga.

Nel momento esatto in cui le nostre lingue si unirono la passione avvolse entrambi.

Allacciai le braccia dietro al suo collo stringendolo di più a me mentre lui premeva i palmi aperti sulla mia schiena accarezzandola su e giù.

Ci stavamo letteralmente divorando, sembravamo due che erano stati a lungo lontani dal proprio cibo preferito e ora ci si erano fiondati, famelici.

E in un certo verso era così, ci avevamo girato così tanto intorno che non aspettavamo altro, e ora le nostre attese erano state ripagate.

Affondai le dita tra i suoi capelli morbidi stringendoli, era una cosa che volevo fare da sempre e ore, ne avevo l'opportunità.

Le nostre labbra erano fuse e si muovevano insieme.

In palmo della mano sinistra di Travis premeva contro la parte bassa della schiena spingendo il mio bacino contro il suo, mentre l'altra mano era finita tra i miei capelli sciolti stringendoli forte, facendomi quasi male, ma poco me ne importava in quel momento.

Dio, lo volevo da morire.

In un secondo mi ritrovai spinta contro il muro con il corpo muscoloso di Travis schiacciato centimetro per centimetro sul mio.

Mi afferrò i polsi con entrambe le mani e me li inchiodò sopra la testa mentre con la bocca si spostava sul mio collo facendomi gemere.

Si spostò nuovamente sulla mia bocca mordendomi lentamente il labbro inferiore facendomi sospirare sonoramente.

Fece volontariamente scontrare i nostri fianchi, come se volesse farmi sapere quanto mi voleva e nel sentirlo dovetti chiudere gli occhi per contenermi.

Le mie mani accarezzavano la sua schiena e sentii chiaramente un suono roco risalire dalla sua gola.

Le sua mano si intrufolò sotto la felpa entrando in contatto con la pelle nuda della mia pancia, facendomi rabbrividire.

-tu non hai idea di guanto ti desidero- mi disse sfiorandomi il lobo con le sue labbra.

E fu allora che ripresi il controllo di me stessa.

Non potevo andare a letto con lui, non quando avevamo un discorso in sospeso.

Prima che la sua mano raggiungesse il gancetto del mio reggiseno spinsi con le mie mani sul suo petto, cercando di allontanarlo.

Lui allora si fermò subito e si distaccò di poco da me, guardandomi confuso.

-dobbiamo parlare- dissi allora seria. Ironico che io stessi usando la frase che tanto odiavo.

-o...okay- disse lui inspirando profondamente- dammi solo un minuto per riprendermi- disse lui alzando una mano verso di me indietreggiando di qualche passo. Mi morsi il labbro a disagio -e no eh! Così non sei utile- continuò allora frustrato passandosi una mano sulla faccia.

-che ho fatto?- chiesi perplessa.

-il labbro, non...non mordertelo.- disse avviandosi verso il divano.-di cosa vuoi parlare?- chiese sedendosi.

-voglio sapere perché- dissi semplicemente raggiungendolo.

-perché cosa?- chiese confuso.

-perché sei andato a letto con Carmen?- chiesi rabbrividendo a quelle parole.

-perché...non lo so nemmeno io perché- ammise abbassando la testa.

-che vuol dire che non lo sai?- chiesi alterata -per carità eh non mi sorprende che tu ci sia andato a letto, insomma vai a letto con tutte, e tanto meno mi sorprenderebbe se lo avessi fatto senza un motivo. Quindi cambiò la mia domanda: perché non hai mantenuto la promessa?- continuai furiosa.

-vuoi che ti dica la verità?- chiese balzando in piedi. Mi faceva quasi paura mentre mi sovrastava.

-S..si- bisbigliai intimorita.

-bene! La veritá è che l'ho fatto perché ero arrabbiato, ma che dico arrabbiato, ero furioso!! Ti ho visto che andavi con Diego verso i bagni e ho pensato che c'era solo un'opzione. E in quel momento, la rabbia ha preso il sopravvento- gridò lui a un centimetro dal mio naso.

-ma questo non ha senso! Perché dovresti esserti arrabbiato per una cosa del genere?- gli gridai contro confusa.

-Ero geloso cazzo!- sbottò lui lasciandomi senza parole- ma come cazzo fai a non capirlo?! Se ne sono accorti tutti tranne te!- continuò frustrato. Vedendo che lo guardavo confusa si passò le mani tra i capelli esasperato. Poi portò di nuovo lo sguardo su di me e mi fissò intensamente - ti avevo fatto una promessa, ho tradito la tua fiducia e per questo ti chiedo scusa. Ma sono un idiota, e dagli idioti non ci si può aspettare che facciano una qualche mossa intelligente. Sono un coglione, incasinato fino al collo che non ne fa mai una giusta e per questo non ti merita. Ma ti amo cazzo, e questa forse è l'unica cosa bella che mi sia successa in diciassette anni- concluse deglutendo. 

Aveva sganciato una bomba, lasciandomi lì come una cretina con la bocca aperta.

 

Angolo autrice:

Non uccidetemi per aver interrotto il capitolo ad un punto cruciale, ma il capitolo stava diventando troppo lungo e, lo ammetto, volevo creare un po' di suspance.

Che ne pensate della dichiarazione del nostro Travis? Alex cosa farà? Risponderá?

Bho chi lo sa...

SPOILER DAL PROSSIMO CAPITOLO:

"-se sapessi le cose che ho fatto, non ci penseresti due volte a lasciarmi-"

Lascio a voi i commenti su questo capitolo. 

Un bacione, a presto :*

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Capitolo 16
*** Dichiarazioni ***


Portò di nuovo lo sguardo su di me e mi fissò intensamente.

- ti avevo fatto una promessa, ho tradito la tua fiducia e per questo ti chiedo scusa. Ma sono un idiota, e dagli idioti non ci si può aspettare che facciano una qualche mossa intelligente. Sono un coglione, incasinato fino al collo che non ne fa mai una giusta e per questo non ti merita. Ma ti amo cazzo, e questa forse è l'unica cosa bella che mi sia successa in diciassette anni- concluse deglutendo. Aveva sganciato una bomba, lasciandomi lì come una cretina con la bocca aperta.

-ti prego, di qualcosa- mi supplicò lui con gli occhi lucidi. 

Ma continuai a non dire nulla, non riuscendo ad aprire bocca.

Semplicemente allacciai le braccia dietro il suo collo e lo spinsi verso di me, facendo unire le nostre bocche.

Lui subito mi strinse a se avvolgendo le sue braccia muscoloso intorno al mio corpo e ricambiando il bacio con urgenza e voracità.

Senza esitazione portai le mani all'orlo della sua T-shirt e la alzai. Mi sembrava di essere abbastanza veloce nei miei movimenti, ma forse per lui non lo ero abbastanza perché si staccò da me e si sfilò con impazienza la maglietta dalla testa, gettandola da qualche parte accanto al divano.

Io rimasi incantata a fissare il suo fisico. 

Alzai entrambe le mani, improvvisamente titubante. 

Ma poi, decisa, le poggiai sui suoi addominali e iniziai ad accarezzare la sua pelle liscia. Lui rabbrividì al mio tocco e lo vidi chiudere gli occhi come a volersi godere quel tocco ancora di più.

All'improvviso mi prese la mano destra e se la portò sul petto, all'altezza del cuore, e sentii quanto veloce e agitato fosse il suo battito.

Alzai di scatto la testa guardandolo a bocca aperta e vidi che il suo sguardo si era fatto più scuro, ricco di passione. Ero talmente concentrata su quello sguardo che non mi ero accorta che mi stava sfilando la felpa.

Rimasi solo con il reggiseno di pizzo color carne davanti a lui, che mi fissava a bocca aperta, inespressivo. E io cominciavo a sentirmi a disagio, forse non ero abbastanza bella per lui?

-perché mi fissi così?- chiesi cercando di coprirmi con le braccia, ma lui non me lo permise.

-perché sei bellissima- disse lui con voce roca, mettendomi le mani sulle guance.

E poi, le sue labbra furono di nuovo sulle mie, più dolci e delicate, mentre con le mani mi accarezzava la schiena nuda, mandandomi a fuoco.

Io lo strinsi a me approfondendo il bacio mentre le sue mani scendevano sotto le mie cosce, sollevandomi e costringendomi ad allacciare le gambe intorno ai sui fianchi. Gemetti quando i nostri bacini si scontrarono e sentii quanto mi desiderava.

Senza smettere di baciarmi iniziò a salire le scale, fino ad arrivare in camera mia.

Mi fece sdraiare sul letto e lui sopra di me si sorresse sui gomiti per non gravare con il peso su di me.

Percorse tutto il mio profilo con la mano destra, facendomi rabbrividire, fino ad arrivare all'elastico della tuta. Alzò lo sguardo su di me, guardandomi come a chiedermi il permesso. In risposta io annuii.

Lui, dal canto suo, non se lo fece ripetere due volte e, con lentezza, mi abbassò i pantaloni neri, fino a sfilarmeli completamente e buttandoli alle sue spalle.

-Bambi ma tu vuoi uccidermi?- chiese riferendosi alle mutandine di pizzo abbinate al reggiseno. Io risi divertita dalla sua faccia ma smisi subito, nell'istante in cui le sue labbra si poggiarono sotto il mio ombelico. 

Iniziò a depositare una scia di baci mentre risaliva, lungo la pancia, nell'incavo dei seni, sulla spalla, sul collo e infine tornò sulle mie labbra.

Con mani tremanti gli abbassai i pantaloni della tuta larga che portava.

-rilassati- sussurrò lui al mio orecchio. 

Facile parlare per lui.

Aveva avuto un sacco di ragazze, io solo uno e manco me lo ricordavo.

Alla fine però mi rilassai e lui mi aiutó scalciandoli via.

Mano a mano anche gli ultimi indumenti intimi finirono sul pavimento, ora eravamo nudi, pelle contro pelle.

Passammo circa dieci minuti ad accarezzarci e baciarci, poi lui si posizionò tra le mie gambe e io attesi chiedendo gli occhi.

Ma non successe nulla.

Così li riaprii, li puntai sul suo viso e notai un'espressione triste.

-che c'è?- chiesi accarezzandogli dolcemente la guancia ruvida per il leggero accenno di barba. Lui si strusciò contro la mia mano come un gatto.

-é che...avrei voluto essere io la tua prima volta- ammise lasciandomi di nuovo a bocca aperta.

-Bhe...puoi ancora esserlo- dissi accarezzandogli lo zigomo con il pollice.

-che vuoi dire?- chiese confuso.

-voglio dire, che io non ho avuto una prima vera volta. Insomma, neanche me la ricordo! TU puoi essere la mia prima vera volta- dissi io prendendogli il viso tra le mani e guardandolo dolcemente negli occhi. 

Lui sorrise dolcemente rivelando quelle adorabili fossette.

-si, mi va bene- disse baciandomi dolcemente.

Io mi avvicinai al suo orecchio decisa a dire quelle parole che sentivo fosse ora di dire.

-Io ti amo- gli sussurrai sfiorandogli con le labbra il lobo dell'orecchio.

Mi allontanai e tornai a guardarlo negli occhi dove vidi stupore e felicitá per le mie parole.

Si sistemò meglio tra le mie gambe e io chiusi di nuovo gli occhi.

-apri gli occhi Bambi, voglio guardarti negli occhi- mi ordinò lui dolcemente. 

Io allora li aprii e li puntai nel verde intenso dei suoi.

E un secondo dopo, lui entró in me.

Era una sensazione così bella e nuova per me che sentii il mio cuore impazzire sovrastato da sentimenti che provavo in quel momento.

Lui continuava a guardarmi negli occhi immobile, ma quando iniziò a muoversi non riuscii a mantenere il contatto e chiusi gli occhi per godermi a pieno quel momento.

Nel buio della stanza si udivano solo i nostri respiri e i nostri gemiti.

Travis poggiò la sua fronte alla mia, poi iniziò a baciarmi lo zigomo, il naso, le labbra, fino a scendere sul collo.

-sei bellissima- sussurrò con voce roca sul mio collo. Sentire il suo fiato caldo sulla mia pelle mi procurava ancora più brividi di quanti già non percorressero il mio corpo.

Travis aumentò il ritmo, ero vicina al limite e anche lui, lo sentivo da come si era irrigidito.

Quando arrivammo al culmine dissi il suo nome gettando la testa indietro e lui  si lasciò andare su di me, affondando la faccia nell'incavo del mio collo e respirando il profumo dei miei capelli mentre ancora cercavamo di riprendere fiato.

 

Quando mi svegliai, la prima cosa di cui mi accorsi, fu che ero completamente nuda.

La seconda cosa, era che due forti braccia muscolose mi stringevano da dietro.

Mi voltai di poco e vidi il volto rilassato di Travis. Sorrisi al ricordo della sera prima e di quanto dolce fosse stato lui dimostrandomi il suo amore in ogni carezza, in ogni bacio.

-se non la smetti di fissarmi con quello sguardo sognante, ti prendo di nuovo, ORA- disse Travis ancora con gli occhi chiusi. Io sobbalzai presa alla sprovvista.

-cretino- dissi io dandogli una botta sulla spalla, sgusciando dal suo abbraccio per alzarmi.

Mi ero appena seduta sul bordo portandomi dietro il lenzuolo, quando un braccio mi ancorò la vita ributtandomi sul letto.

Lui era sopra di me che sorrideva divertito tenendomi le mani ferme sopra la testa.

-buongiorno- disse chinandosi su di me a lasciarmi un leggero bacio sulle labbra.

-'giorno- dissi io sorridendogli.

-ho fame, che c'é per colazione?- chiese lui.

-ah ecco perché fai tanto il carino! Mi stai lisciando perché vuoi che ti faccia la colazione non perché ti ho fatto passare una notte di sesso incredibile!- dissi io prendendolo in giro. Ma lui non rise, anzi si avvicinò a guardarmi intensamente.

-stanotte, è stata la migliore della mia vita- disse lui serio. 

Io lo avvicinai a me e lo baciai con trasporto.

-ora è meglio che vado a preparare la colazione- dissi alzandomi e portandomi dietro il lenzuolo.

-non c'é bisogno che te lo porti dietro, non è niente che non abbia già visto- disse lui sorridendo maliziosamente. Mi stava sfidando con lo sguardo? Mi stava sfidando a togliermi il lenzuolo? E a giudicare dal suo sorriso, sapeva che non lo avrei fatto.

Ma si sbagliava, accolgo sempre una sfida.

Così tolsi la mano con la quale tenevo il lenzuolo sul petto e lo feci scivolare a terra.

Lo vidi sgranare gli occhi e aprire la bocca.

-che c'è? Non era roba che avevi già visto?- chiesi ironica sorridendo compiaciuta mente mi chinavo a raccogliere le mutandine, ma non trovando il reggiseno. Merda!

-é prima mattina, tu sei nuda davanti a me e il mio amico delle parti basse è già abbastanza sveglio. Ti consiglio di uscire da qui ORA, se non vuoi passare tutta la mattinata in camera- disse mettendosi seduto sul letto.

Decisi che, per quanto la sua proposta mi attirasse, era meglio filare via subito.

Facendo le scale infilai le mutandine e, una volta arrivata infondo, raccattai la maglietta che giaceva alla fine delle scale, quella che avevo prestato a Travis la sera prima. Mi copriva a mala pena il sedere, ma bastava per il momento.

Mi avviai in cucina per preparare dei pancake e del caffè. Adoravo cucinare con la musica, mi metteva allegria, soprattutto se era quella latino-americana . Così presi il cellulare e misi play su 'Limbo'.

Iniziai ad ondeggiare i fianchi a ritmo di musica canticchiando mentre giravo le frittelle sulla padella.

-ok, questa decisamente non era la scena che immaginavo di trovarmi davanti!- disse la voce divertita di Travis alle mie spalle facendomi sobbalzare.

Mi voltai di scatto e lo trovai che mi guardava appoggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate e a petto nudo, con solo i pantaloni grigi della tuta.

-piaciuto lo spettacolino?- chiesi io cercando di sdrammatizzare la figuraccia.

-non immagini neanche quanto sia stato eccitante vederti dimenare i fianchi in quel modo....sexy- disse lui guardandomi ardentemente.

Io divenni rossa in volto, tornando a guardare le frittelle. Mi allungai per aprire lo sportello della mensola sopra di me per prendere due piatti.

-ok, adesso è troppo!- disse lui con voce roca. Mi voltai di nuovo e me lo ritrovai a due centimetri dal naso. Mi mise le mani sui fianchi e, alzandomi, mi fece sedere sul mobile della cucina accanto ai fornelli, posizionandosi tra le mie gambe.

-che diavolo fai?- chiesi io sorpresa.

-mi stai provocando?- chiese lui malizioso mentre lo guardavo confusa -la maglietta ti si é alzata e...- iniziò lui, ma si bloccò guardando con odio la maglietta -e questa?- chiese indicandola mentre mi guardava con un sopracciglio alzato.

-é una maglietta?!- chiesi io come se la cosa fosse ovvia.

-levatela subito- disse lui serrando la mascella.

-ma perchè?- chiesi irritata.

-perché non voglio che porti roba con l'odore di un altro uomo. Ok? Voglio che tu abbia solo il mio!- disse guardandomi serio. E allora capii.

-ok ho capito, scusa- dissi dandogli un leggero bacio sulle labbra -ma non posso levarmela ora, sto cucinando.-

-ok, allora te la levo io- disse malizioso. Ma prima che potessi fare una qualsiasi cosa, lui mi aveva già sfilato la maglietta dalla testa.

Io lo guardai indignata, e lui mi fece l'occhiolino prima di chinarsi a baciare il mio collo.

Mi depositò un bacio umido, per poi continuare la sua discesa sulla scapola, lo sterno, sopra il seno scoperto. 

Io gemetti buttando la testa indietro e lui sospiró.

Si spinse ancora di più tra le mie gambe e sentii che non scherzava prima quando diceva che il suo amichetto era già sveglio.

Le sue labbra toccarono le mie in un bacio profondo e passionale mentre le sue mani vagavano sulla mia schiena.

Io portai le mie mani tra i suoi capelli morbidissimi e allacciai le gambe ai suoi fianchi, per spingerlo di più a me.

-in cucina?- chiese lui divertito.

-perché no- dissi io al suo orecchio.

Lo sentii ridere divertito.

 

Neanche a dirlo, le frittelle si erano bruciate e ci eravamo dovuti accontentare solo del caffè e del pane tostato con la marmellata.

Eravamo seduti sul divano, io ero sulle sue gambe.

Ci stavamo dando fastidio e facendo il solletico. Purtroppo aveva scoperto la notte prima che ero molto sensibile se mi si faceva il solletico sui fianchi. 

Inutile a dirlo, ci si stava divertendo. TROPPO.

Io invece avevo scoperto che amava i grattino lungo la colonna vertebrale, quindi mi divertivo a vederlo indifeso e in balia dei miei massaggi.

Mentre gli stavo passando le mani sulla schiena, mi ritrovai a percorrere un'altra linea. Era in rilievo sulla sua pelle. Sembrava...una cicatrice?

Lo guardai perplessa prima di guardare oltre la sua schiena e trovare quella linea frastagliata dove la pelle era di un rosa più acceso.

-quando te la sei fatta?- chiesi io perplessa. Lo vidi rattristarsi e abbassare la testa.

-anni fa- disse lui.

-come?- chiesi curiosa. Non ne parlava volentieri, si vedeva. Forse si trattava di un incidente.

-Alex io...non posso dirtelo. Non ancora- disse lui guardandomi negli occhi.

-perché? Tu puoi fidarti di me!- dissi supplicandolo.

-lo so-rispose serio e vidi nei suoi occhi che si fidava davvero.

-e allora perché?- chiesi esasperata.

-Alex io non posso. Ti basti sapere che prima ero un ragazzo diverso, ho fatto cazzate ben peggiori dell'andare a letto con ogni ragazza, o qualche sbronza. Ti ho appena avuta, non voglio perderti di nuovo- disse lui accarezzandomi una guancia.

-perché dovresti perdermi?- chiesi prendendogli il viso tra le mani.

-perché, se sapessi le cose che ho fatto, non ci penseresti due volte a lasciarmi- disse lui. E vidi la paura nei suoi occhi.

-niente di quello che dirai potrebbe mai farmi cambiare idea su di te!- dissi costringendolo a guardarmi- Travis io ti amo! E questo nessuno può cambiarlo- dissi io decisa. Un attimo dopo ero stretta a lui, il suo volto nell'incavo del mio collo.

Mi stringeva come se davvero avesse paura di perdermi da un momento all'altro, la stessa paura che gli lessi nei suoi occhi quando tornò a guardarmi.

Lo ammetto, iniziavo ad avere paura anche io, non sapendo se ero davvero pronta alle sue parole.

-ok va bene, tanto prima o poi lo avresti dovuto sapere- disse posizionandosi meglio sul divano mentre io mi sedevo accanto a lui pronta ad ascoltarlo.

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Holaaaa!! Che dite? Piaciuto il capitolo? Un po' troppo smielato o lo era al punto giusto?? Comunque, FINALMENTE é successo!! Quante aspettavano questo momento? È stato all'altezza delle vostre aspettative? Spero proprio di si.

Passando ad altro, quale sarà questo grande segreto che il nostro Travis si ostina a tenere segreto a tutti ma che sta per rivelare alla nostra Alex? Posso solo dirvi che le cose sono destinate a cambiare.

SPOILER dal prossimo capitolo:

"Quindi sei ancora in pericolo?!"

Detto ciò, baci, al prossimo capitolo :* 

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Capitolo 17
*** Il momento della veritá ***


POV.TRAVIS.
Ormai non si torna più indietro, devo dirle tutto.
Voglio dirle tutto.
Ma allo stesso tempo ho paura che mi lasci.
Ho capito di amarla e finalmente é mia, ma il pensiero ti poterla allontanare con le mie parole mi spaventa.
La guardo negli occhi, quei bellissimi occhi marroni da cerbiatto in cui mi perdo e che mi calmano in un secondo.
-ti ricordi che io non abitavo qui vero?- chiesi respirando a fondo.
-si, sei venuto qui quattro anni fa, poco prima che iniziasse scuola- disse lei pensierosa e confusa. Io la guardai, sorpreso che si ricordasse addirittura quando.
-esatto. Prima abitavo a New York con i miei, praticamente non li vedevo mai, erano sempre a lavoro e io ero abbandonato a me stesso. A scuola andavo male e avevo un comportamento abbastanza discutibile. Quando ho iniziato le medie feci la conoscenza di questo gruppo di ragazzi più grandi che stavano all'ultimo anno. Erano i bulletti della scuola, rispettati da tutti. Io li ammiravo, volevo essere come loro. Un giorno, mi avvicinarono, mi dissero che il mio atteggiamento gli piaceva e mi chiesero se volevo far parte del loro gruppo. Inutile a dirlo, accettai sul momento, tanta era la voglia di seguirli.- dissi scuotendo la testa al ricordo di quel giorno -mi fecero conoscere gli altri membri del gruppo, che scoprii essere numeroso. Il capo, Sam, era il fratello del ragazzo che mi aveva fatto entrare, Erik. Sam era molto più grande, era al terzo anno di liceo. Tutto mi sembrava normale all'inizio- 
-ma?- chiese lei intrecciando le dita alle mie. Io sorrisi a quella vista.
-MA scoprii che quello che credevo essere un semplice gruppo di ragazzi un po' troppo fuori dalle regole, era in realtà un gruppo di spacciatori ben organizzato. Erano i più famosi. Il loro giro si limitava alla fascia adolescenziale, tra medie e liceo, si servivano di agganci in varie scuole per poter spacciare indisturbati agli studenti. I ragazzi che fino a quel momento avevano spacciato nella mia scuola erano tutti in terza e sarebbero usciti di lì a poco, quindi gli serviva qualcuno che continuasse per loro. Così...- spiegai.
-così hanno scelto te- concluse lei al posto mio. Io annuii.
-io accettai, ero un bambino stupido che soffriva di solitudine, volevo solo essere accettato da qualcuno. Essere importante per qualcuno, sentirmi utile, e non quello straccio inutile che mi facevano sentire i miei. Per tre anni svolsi il lavoro per loro.- presi fiato prima di continuare. La guardai di nuovo per trovare la forza di continuare- Durante il terzo anno, un ragazzo della mia classe a cui spacciavo morì di overdose davanti ai miei occhi. Quella sera stessa, andai al capannone dove ci incontravamo ogni sera e annunciai di volermi ritirare. Inutile dire che non la presero bene, se facevo parte di loro mi potevano controllare, perché se cadevano loro cadevo anche io. Ma se mollavo, e con dei rimorsi di coscienza andavo a spifferare a tutti il loro giro, ci rimettevano solo loro. Avevano paura che parlassi e così volevano farmi tacere per sempre, se capisci che intendo- dissi abbassando lo sguardo, ma la sentii comunque trattenere il fiato -Sam ordinò a Erik di portarmi fuori e uccidermi. E così fece, mi portò fuori, lontano dagli sguardi di tutti, e mi puntò la pistola in mezzo alla fronte. Ma io non volevo morire, così mi ribellai, iniziammo a lottare fino a quando non sentimmo uno sparo. Mi allontanai di scatto aspettando di sentire un dolore lancinante, ma non accadde niente del genere. Non c'era dolore, non c'era sangue, o almeno, non c'era il mio. Erik si accasciò a terra, una chiazza rossa si stava espandendo sulla maglietta bianca, all'altezza del suo cuore.- conclusi chiudendo gli occhi prima che le lacrime uscissero.- l'ho ucciso- dissi infine senza avere il coraggio di guardare Alex negli occhi.
-no, no no no no! Non lo hai ucciso, non volevi, è stata legittima difesa! Lui stava per uccidere te!- disse lei prendendomi il volto tra le mani e costringendomi a guardarla. Quando lo feci non vidi giudizio nei suoi occhi, o orrore. Vidi solo amore.
-comunque, corsi via, arrivai a casa e raccontai tutto ai miei. Mi costrinsero ad andare alla polizia a denunciarli. Li in caserma mi dissero che erano sulle loro tracce da anni e che avevo fatto bene a confessare. Non mi misero in galera perché ero giovane e perché avevo confessato, ma finii nel programma protezione testimoni perché avevano paura che Sam potesse voler vendicare la morte del fratello. E ci provò, conficcandomi un coltello nella schiena, per questo la cicatrice. Io cercai di difendermi e lo costrinsi alla fuga facendogli un taglio sullo zigomo, probabilmente ora anche lui avrá un ricordino da parte mia. Comunque mi costrinsero a trasferirmi e cambiare cognome. Ed ora eccomi qui.- dissi concludendo la storia. La guardai negli occhi, per capire cosa pensava, ma non ci riuscii. -ti prego dimmi qualcosa- dissi pregandola con lo sguardo.
-Sam è ancora in giro?- chiese semplicemente. Non mi aspettavo questa domanda. Annuii - quindi sei ancora in pericolo?- chiese lei spaventata.
-tranquilla, non sa dove sono, non mi troverá mai- dissi io sorridendole per cercare di calmarmi.
Lei mi si gettò al collo, baciandomi e stringendomi a se. E io, dal canto mio, la circondai con le mie braccia inebriandomi del suo profumo rassicurante.
-ok, questa reazione non me la aspettavo- dissi io staccandola mal volentieri da me. Lei mi guardò con un sopracciglio alzato, probabilmente confusa dalla mia affermazione -una qualsiasi ragazza sarebbe stata spaventata o....schifata da me- dissi accarezzandole distrattamente la schiena.
-ma io non sono le altre ragazze- affermò lei irritata.
-si lo so, è per questo che mi sono innamorato di te- dissi sorridendole. Ed era vero.
Era così diversa dalle altre ragazze con cui ero abituato ad avere a che fare, che per me era stata una novitá sin da subito. 
Con lei non sapevo mai come comportarmi, cosa dire o cosa fare. Mi teneva testa, rendendomi la vita tutt'altro che facile.
Anzi, averla era stata la cosa più dura. E non osavo pensare a quanto avrei dovuto faticare ancora per tenermela.
La guardai negli occhi, quegli occhi dolcissimi, e mi dissi che ,qualunque fatica avessi dovuto passare, ne sarebbe valsa la pena se significava vedere quegli occhi e quel sorriso ogni giorno.

POV.ALEXANDRA.
Lo guardai.
Probabilmente avevo gli occhi a cuoricino come una ragazzina innamorata.
Ed era proprio così che mi sentivo.
Una ragazzina innamorata.
Non lo davo a vedere, ma il suo racconto mi aveva turbato.
Non perché ora avessi paura di lui, assolutamente no!
Ma perché pensare che lui aveva passato tutte quelle cose orribili mi rattristava.
Probabilmente la mia faccia esprimeva la mia tristezza, vista la domanda che mi fece Travis.
-ehi che ti prende? Ti prego non dirmi che hai cambiato idea sulla mia storia perché potrei...- ma io lo bloccai mettendogli la punta delle dita sulle labbra.
-no! Assolutamente no!- dissi io scuotendo la testa con convinzione -è solo che...pensavo- 
-a cosa?- chiese guardandomi curioso.
-alla tua storia, deve essere stato orribile per te, vivere tutto quello, essere quasi ucciso- dissi io abbassando tristemente lo sguardo.
-ehi, sei preoccupata per me Bambi?- chiese dolcemente alzandomi il mento con due dita. Io annuii lentamente. -non devi. Lo so, è brutto dirlo, ma me la sono cercata. Ho fatto delle brutte scelte e diciamo che ho lasciato praticamente la porta spalancata ai guai. Quindi non posso incolpare nessuno, se non me stesso.- ammise sorridendomi tristemente.
Io gli accarezzai il viso e mi chinai a baciarlo.
Era un ragazzo forte e coraggioso, e io ero orgogliosa di lui.
-lo sai che quando fai quegli occhi da cucciolo bastonato non so resisterti- dissi sorridendogli.
-ah si? Non mi è sembrato, visto che QUESTO SGUARDO- disse indicandosi il viso- è lo stesso con cui ti ho guardato nelle ultime settimana! E l'unica cosa che sei stata capace di fare è stata ignorarmi, respingermi e mandarmi a fanculo- concluse lui facendo l'offeso. Io scoppiai a ridere.
-ehi ero arrabbiata! Tu che avresti fatto se ti avessi promesso di non andare a letto con un tuo amico, ma alla fine ci fossi andata comunque?- chiesi io leggermente irritata.
-allora, primo, non ti avrei promesso niente, te lo avrei direttamente PROIBITO.- disse alzando il pollice davanti ai miei occhi- Secondo, lui a quest'ora sarebbe in ospedale con qualche frattura multipla e uno o due denti in meno.- concluse alzando anche l'indice.
-e io?- chiesi mordendomi il labbro.
-sinceramente? Non lo so...forse non riuscirei neanche a guardarti. Ma non per la promessa infranta, fanculo quella! Ma perché un ragazzo che non sono io ti aveva fatta sua, e non lo avrei accettato- disse guardandomi improvvisamente serio. Io trattenni il fiato guardando quegli occhi verdi bellissimi.
-già, probabilmente ti evitavo più per questo, che perché non avevi rispettato la promessa- dissi scuotendo la testa soprappensiero.
-allora ammetti che eri follemente gelosa di me?- chiese lui guardandomi con un sorriso furbo.
-solo se tu ammetti che lo sei stato anche tu- dissi io poggiando gli avambracci sullo schienale del divano e mordendomi il labbro.
Lo vidi deglutire e fissare intensamente il mio labbro.
-ma io pensavo fosse abbastanza evidente, a partire da quando sei uscita con Cain.- ammise lui. Io sorrisi abbassando lo sguardo soddisfatta. -allora mettiamo le cose in chiaro, sei a cavalcioni su di me con una semplice maglietta e degli slip. E già mi sto trattenendo. Ma se ti mordi il labbro con fare tenero, non rispondo di me.- mi soffiò sul viso con una voce roca e sensuale. 
E in effetti, avevo avvertito qualcosa premere contro il mio interno coscia, ma ora stava diventando sempre più evidente. Le mie guance andarono a fuoco mentre ridevo nervosamente.
-non ci credo che ancora ti imbarazzi nonostante tutto. È una cosa tenera.- disse dandomi un bacio sulla fronte. -e ,per quanto vorrei restare tutta la giornata qui con te, devo tornare a casa. Mia madre penserá che sono morto.- disse sollevandomi dalle sue gambe e depositandomi sul divano mentre si alzava.
-ci sentiamo dopo- dissi io sorridendogli incrociando le gambe.
-a dopo Bambi- disse chinandosi sulle mie labbra e lasciandomi un leggero bacio -ti amo- aggiunse guardandomi negli occhi.
-anche io- dissi di rimando vedendolo uscire dalla porta di casa mia.
Mi accarezzai le labbra e sorrisi come una cretina.
Dopo alcuni minuti di trans mi alzai di scatto fiondandomi per le scale, verso la mia stanza, doveva avevo lasciato il cellulare.
Lo afferrai e composi il numero di Beth.
Sarebbe stata una LUUUNGA chiamata che, ovviamente, si sarebbe conclusa con un suo 'te l'avevo detto'


ANGOLO AUTRICE:
Hola a tutte!! Eccomi con il nuovo capitolo, un po' breve lo ammetto ma era giusto per far capire a tutte la storia del nostro Travis. Storia un po' travagliata, e complicata. Forse molte non si aspettavano che la storia prendesse una svolta del genere, ma se non avessi inserito un INTOPPO, la storia sarebbe già bella che finita. Ma, visto che ho i tensione di continuarla ancora per un po' accontentarsi di un felice e contenti SUBITO non avrebbe funzionato. Siete d'accordo con me?? Comunque, tornando al capitolo, che ne pensate? 
SPOILER dal prossimo capitolo:
"-ti stuferai presto di un rapporto stabile, ti conosco-"
Detto ciò, al prossimo lunedì.
Baci :*

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Capitolo 18
*** Il ragazzo con la cicatrice ***


POV. JARED.
-sgancia i 50 dollari baby- dissi a Beth porgendole la mano. Lei la guardò, poi sbuffò infastidita. Mise una mano nella tasca posteriore dei jeans, estraendo un pezzo da 50, e me lo sbattè sul palmo della mano.
-non è giusto- disse lei mettendo il broncio e incrociando le braccia come una bimba. Era adorabile quando metteva il muso, soprattutto perchè arricciava quel suo nasino alla francese.
-oh si è giustissimo! Abbiamo scommesso e hai perso!- dissi sedendomi accanto a lei sul divano e stringendola a me.
-Alex mi deve 50 dollari- disse lei accomodandosi meglio tra le mie braccia, nonostante la resistenza iniziale.
-io lo sapevo tanto che non si sarebbero resistiti a lungo, solo tu ti ostinavi a dire che Alex non avrebbe ceduto facilmente- dissi parlando tra i suoi capelli e annusando il suo buonissimo profumo alla pesca.
-Bhe effettivamente, non ne ero proprio sicurissima- ammise lei guardandomi con quegli occhioni blu.
-e allora perché hai scommesso?- chiesi perplesso accarezzandole la guancia per scostarle un capello sfuggito dalla coda.
-perché speravo che Alex fosse più intelligente- ammise lei scuotendo la testa.
-ma perché? Sono felici! Li abbiamo sentiti entrambi, lei è contenta, 
Travis è al settimo cielo- affermai io. 
Travis mi aveva appena chiamato, giusto un secondo dopo che Alex aveva chiamato Beth, e mi aveva detto tutto. Lo avevo sentito davvero felice.
-lo so, e sono felice per loro! Ma quanto durerá? Insomma, so che sei il miglior amico di Travis, ma ammetterai che non è famoso per avere UNA ragazza. E se dovesse finire male? Io non voglio che Alex soffra- ammise lei abbassando lo sguardo sulle nostre dita intrecciate.
-hai ragione, ma proprio perché sono il suo migliore amico posso dirti che non l'ho mai visto così preso da una ragazza. La ama davvero, e non credo voglia perderla facendo qualche cazzata- dissi io alzandole il mento e costringendola a guardarmi.-in fondo anche io ero come lui, e ora ho te. E mi basti- lei mi guardò quasi commossa e poi la sua bocca si aprì in un sorriso a trentadue denti.
-ok mi hai convinta- disse avvicinandosi e facendo scontrare le nostre labbra.
-che ne dici se, con quei 50 dollari, ce ne andiamo a cena fuori?- chiesi sorridendole. Lei annuì felicissima, come una bambina che ha vinto delle caramelle.
Così uscimmo da casa mia mano nella mano, diretti alla nostra pizzeria preferita.

POV.ALEXANDRA
Inutile dire che lunedì a scuola, io e Travis eravamo già sulla bocca di tutti.
Avevamo attirato gli sguardi di tutta la scuola già dal nostro ingresso mano nella mano quella mattina. Tra la prima e la terza ora la notizia si era diffusa ed era ovunque. Sembrava lo scoop del secolo, e forse lo era, visto che ero la prima ragazza con cui stava Travis. Ma soprattutto, visti i nostri precedenti non tanto amichevoli, nessuno se lo sarebbe mai aspettato quindi...si, forse era una grande notizia.
Due terzi della popolazione femminile di tutto il liceo mi guardava con odio quando passavo per i corridoi e, difatti, quando mi ritrovavo a camminarci da sola, trovavo stranamente interessante fissare il pavimento bianco spostando la mi attenzione su di quello.
A pranzo non ne parliamo, tutti lanciavano sguardi al nostro tavolo, sussurrando qualcosa. E io ero tremendamente a disagio, tanto che lo stomaco mi si era chiuso.
-ehi Bambi che hai?- chiese Travis alzandomi il mento e costringendomi a spostare lo sguardo dal piatto ancora pieno ai suoi occhi. Sembrava preoccupato.
-niente- dissi cercando di essere credibile.
-non dirmi cazzate- mi ammonì lui inarcando le sopracciglia. Io sbuffai sonoramente.
-ci guardano tutti. Per non parlare degli sguardi omicidi che mi lanciano tutte le ragazze. Mi odiano tutte- confessai abbassando lo sguardo.
-e allora? Tu lasciali guardare! Non è odio, è invidia! Perché siamo la coppia più bella del liceo- disse lui sorridendomi malizioso prima di lasciarmi un dolce bacio a stampo. 
Io allora sorrisi, mi sentivo fortunata a stare con un ragazzo come lui.
-Bhe non so se siete la più bella, ma sicuramente siete la più impensabile- si intromise Jared stringendo il braccio intorno a una sorridente Beth. Io gli feci la linguaccia.
-ma stai zitto! Eravamo così improbabile che scommettendo a nostro favore hai intascato 50 dollari dalla tua ragazza!- disse Travis tirando un pezzo di pane al suo amico.
-scusa cosa?- chiesi perplessa guardando prima il mio ragazzo poi i nostri amici, ma soprattutto Beth che si stava stringendo nervosamente nelle spalle.
-oh tranquilla, io l'ho saputo solo perché Jared quando parla non ha filtri. Quindi é stato per puro caso- disse lui indicando i nostri amici- comunque, questi due amiconi hanno deciso di scommettere su quanto ci avremmo messo a finire a letto insieme- io mi voltai di scatto verso Travis guardandolo sbalordita- carini eh?!- concluse lui ironico.
Tornai a guardare i miei amici mezza arrabbiata mezza sorpresa.
-era solo per gioco- disse Beth sempre più a disagio.
-si un gioco! Ehi tesoro- dissi girandomi verso Trav e sorridendogli -perché non GIOCHIAMO anche noi e non scommettiamo su quante volte al giorno fanno sesso Beth e Jared?- chiesi guardando allusiva il mio ragazzo.
-si perché no?! - disse lui sorridendomi. Doveva aver capito il mio gioco.
-OkOk abbiamo capito l'antifona. Fatela finita- disse Jared mettendo le mani avanti.
Ma non feci in tempo a replicare perché una biondina si era avvicinata al nostro tavolo.
-ehi Travis- disse lei con un sorriso malizioso.
-ciao Charline- disse il mio ragazzo sorridendogli, un palese sorriso educato. Sapevo chi era. Non era UNA bionda, era LA bionda. La più popolare del liceo. Perché non avevo mai parlato di lei prima? Perché era appena tornata da un concorso per modelle che l'aveva tenuta occupata in un altro continente fino a qualche giorno fa. A quanto sapevo le era stato accordato un permesso, o non so cosa. 
Un dubbio, che non mi piaceva, iniziò a formarsi nella mia mente...più tardi  avrei trovato le mie risposte.
-volevo sapere se ti andava di vederci oggi pomeriggio, magari a casa mia. Come i vecchi tempi- disse lei maliziosa posando una mano sulla sua spalla con fare lascivo. Avrei voluto tagliargliela quella mano.
-mi dispiace deluderti Char, ma io sono già impegnato- disse lui cercando ancora di essere educato.
-ah si?- chiese lei ironica incrociando le braccia al petto. Ok, era troppo, dovevo intervenire.
-si, con me!- dissi io sorridendole falsamente. Poi, presa non so da cosa, mi spostai mettendomi a cavalcioni su Travis, il quale si irrigidì deglutendo. Mi chinai sul suo collo e iniziai a tracciare una scia di baci dal mento alla base del collo. Sentivo il suo respiro caldo farsi affannoso. Non so da dove era uscita tutta quella mia audacia, forse la gelosia stava avendo la meglio sulla timidezza...
Lui mi portò le mani sui fianchi e con uno uno scatto face scontrare il mio bacino col suo. Io spalancai gli occhi sorpresa. Impossibile che fosse già eccitato in quel modo per dei semplici baci sul collo. 
-che dici tesoro- dissi allontanandomi per guardarlo in quegli occhi che, come mi aspettavo, erano neri di desiderio -vieni da me stasera?ho casa libera- chiesi mordendomi il labbro inferiore.
-certo- disse lui sorridendomi malizioso. Aveva capito il mio gioco e lo stava reggendo.
-allora le voci erano vere! Stai con questa- disse Charline guardandomi con odio puro. Quasi schifata da me.
-si- rispose Travis subito, senza esitazione.
-ti stuferai presto di un rapporto stabile, ti conosco- insistette lei.
Ma brutta troia!
-non credo proprio. Quando provi una droga ne diventi dipendente e non si torna indietro- disse Travis sorridendomi. Ok, non era certo una cosa dolcissima quella che aveva detto, ma il senso di quella metafora lo era eccome.
-Bhe puoi sempre disintossicarti. Ti posso aiutare- continuò lei maliziosa.
Ok, ora è troppo. Feci per alzarmi dalle gambe di Travis e saltarle addosso ma la presa ferrea di lui sui miei fianchi mi impedì ogni mossa.
-frena tigre- mi sussurrò all'orecchio. Poi si voltò a guardare quella Stronza.-declino l'invito. Complimenti comunque per il coraggio che hai avuto a provarci. Ed ora...- disse lui lasciando in sospeso le parole ma continuando la frase con un gesto della mano che la esortava a levarsi dalle palle.
Lei lo guardò a bocca aperta, probabilmente non abituata ad un rifiuto, e poi girò sui tacchi e se ne andó stizzita.
-ma che puttana- disse Beth sbalordita dando voce ai miei pensieri. Io feci per ritornare seduta sulla mia sedia ma il mio ragazzo ancora mi teneva saldamente. Lo guardai perplessa con un sopracciglio alzato.
-e no Bambi, e ora questo come lo risolvo?- chiese lui indicandosi i gioielli di famiglia. Nonostante fossi seduta su di lui, vedevo quel leggero rigonfiamento dei jeans. Sorrisi divertita.
-non è un problema mio- dissi tornando seduta al mio posto con fare disinvolto, cercando di non scoppiare a ridere per la sua faccia. Mi guardava a bocca aperta.
-non é un problema tuo? Fino a prova contraria è colpa tua!- disse lui alterato.
Decisi di cambiare argomento e di togliermi ogni dubbio.
-ci andavi a letto?- chiesi senza guardarlo mentre facevo finta di cercare qualcosa in borsa.
-come scusa?- chiese lui confuso.
-con Char, ci andavi a letto?- chiesi spazientita buttando la borsa sul tavolo. Ero improvvisamente di umore nero.
-è successo un paio di volte lo scorso anno, ma cosa c'entra?- mi chiese lui confuso.
-niente- dissi alzandomi di scatto dalla sedia sotto il suo sguardo sbalordito.-mi chiedo solo con quante ragazze devo confrontarmi- affermai amaramente prima di afferrare la borsa e uscire velocemente dalla mensa.
Corsi nel corridoio, uscendo nel parcheggio e dirigendomi verso la macchina.
-Alex- sentii Travis gridare il mio nome, ma non mi voltai a guardarlo. Dopo un secondo, quando ero ormai accanto alla macchina, una mano strinse il mio polso strattonandole e costringendomi a voltarmi.
In men che non si dica mi ritrovai schiacciata tra la portiera della mia macchina e il suo corpo. I suoi occhi erano scuri, e non per il desiderio. Sembrava furioso.
-non ti azzardare cazzo, non ci provare neanche- ringhiò lui sbattendo la mano sulla portiera, al lato della mia testa.
-che avrei fatto ora?- gridai furiosa.
Ma non mi rispose, si avventò furiosamente sulle mie labbra e io risposi subito facendo scontrare le nostre lingue. Avrei voluto allontanarlo ma non ce la facevo, avevo una forza di volontà che faceva schifo.
Mi mise le mani sotto le cosce e mi sollevò facendomi allacciare le gambe ai suoi fianchi.
Premette ancora di più contro di me mentre mi baciava con passione e l'eccitazione arrivava a livelli troppo alti. 
Eravamo in un parcheggio cazzo! Non potevamo farlo li!
Come a leggermi nel pensiero, lui si staccò da me ripoggiandomi a terra e accostando la fronte alla mia.
-non provare mai più a paragonarti alle altre ragazze! MAI- disse lui sottolinenando il "mai"mentre mi incorniciava il viso con le sue mani, asciugando con i pollici le lacrime che non sapevo di star versando -le altre erano solo sesso. Ma non TU. Con te, per la prima volta ho fatto l'amore e, dio, spero di poterlo fare ancora per molti anni.- disse sorridendomi dolcemente. E io non potei fare altro che baciarlo perché quella era la cosa più bella che mi avesse mai detto e valeva più di mille ti amo.
Mi staccai prima che potessimo tornare a dare spettacolo.
-devo andare, devo fare la spesa- dissi facendo il giro della macchina e aprendo la portiera.
-vale ancora l'invito per stasera- chiese malizioso.
-ahahahah si- dissi entrando in macchina. Lo salutai con la mano attraverso il vetro e poi partii.

Odiavo e amavo fare la spesa. Da un lato, compravo quello che volevo, dall'altro, quello che volevo erano al 90% schifezze.
Ergo, mi facevo del male.
Mi aggirai per gli scaffali in cerca del pesto, che non trovavo.
Quando lo vidi mi sembrò un miraggio, qualcosa di irraggiungibile. 
Si, perché si trovava all'ultimo piano dello scaffale e col cazzo che ci arrivavo. 
Mi guardai intorno in cerca di aiuto, ma il reparto era vuoto.
Così cercai di allungarmi per arrivarci. Si, certo, come se i miracoli potessero avvenire...
Ma qualcuno non la pensava come me perché, MIRACOLOSAMENTE, una mano entrò nella mia visuale, afferrando il pesto e abbassandolo fino a ritrovarmelo davanti al naso.
Risalii con lo sguardo dalla mano, al braccio, fino al viso.
Era un ragazzo mooolto carino, mai visto in giro. Come ne sono sicura? Un tipo così non passa inosservato. 
Carnagione chiara, occhi blu come il mare, un accenno di barba e capelli chiari rasati. I tatuaggi gli ricoprivano gran parte delle braccia e qualcuno si poteva intravedere anche sul collo. Ben piazzato e muscoloso. Ma non erano i tatuaggi o i muscoli a dargli un'aria di figo, ma la cicatrice non molto evidente sullo zigomo sinistro. 
Lo rendeva misterioso e bello, decisamente bello. E mi stava sorridendo.
-ti serve questo?- chiese porgendomi ancora la scatoletta del pesto.
-S...si, grazie mille- balbettai io risvegliandomi e allungando la mano per afferrare la confezione.
-figurati, ti ho vista in difficoltà e sono corso ad aiutarti- disse con un'alzata di spalle.
-lo fai con tutte?- chiesi sorridendogli.
-no, solo con le belle ragazze- disse continuando a sorridermi e mostrandomi quei denti bianchissimi. Io arrossii abbassando lo sguardo.
-scusami, non mi sono presentato. Samuel- disse porgendomi la mano. 
-Alexandra- dissi stringendogli la mano -per gli amici Alex- conclusi sorridendo.
-bel nome.- disse continuando a sorridermi.- é stato un piacere conoscerti, spero di vederti in giro- disse lasciandomi la mano e allontanandosi.
-certo- dissi, per poi allontanarmi e tornare al mio giro.
Nonostante i bei modi e tutto il resto, avevo un brutto presentimento riguardo a quel ragazzo. Non so cosa, ma quella sensazione alla bocca dello stomaco faceva intendere solo una cosa.
GUAI

Angolo autrice:
Buon salve belle ragazze! Eccomi con il nuovo capitolo!!
Intanto VOLEVO SCUSARMI PERCHÉ VEDENDO SULLA PAGINA DELLE RECENSIONI MI SONO ACCORTA CHE NON HO RISPOSTO A QUELLE CHE MI AVETE SCRITTO NEL CAPITOLO 16 (il mio cellulare é impazzito e non ha inserito le risposte, PERDONO)
Tornando a questo capitolo...Piaciuto? Mi sono particolarmente divertita a scrivere la parte in mensa, lo scontro tra le due coppiette.
Devo essere sincera, questo è stato un capitolo abbastanza sofferto, ma ce l'ho fatta. Voi che che dite, ce l'ho fatta? ;)
Andiamo al finale, chi sará questo Samuel? Qualcuno lo ha capito?
SPOILER dal prossimo capitolo:
"-occhio per occhio, dente per dente-"
Baci, alla prossimaaa!! :*

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Capitolo 19
*** Minacce ***


POV.TRAVIS

Avete presente quando avete quello strano presentimento? Quello che non preannuncia niente di buono? Quando senti che sta per accadere qualcosa di brutto?

Ecco, io ho questo presentimento da quando sono tornato a casa da scuola.

Probabilmente sono solo paranoico, eppure questa volta il presentimento è davvero forte.

Verso le 16 ero seduto sul divano a vedere la televisione quando lo schermo dell'iPhone si illuminó iniziando a vibrare sul ripiano di vetro del tavolinetto davanti a me.

Lo fissai per un lungo istante, come se fosse l'oggetto più pericoloso di questo mondo, come se fosse una bomba, pronta ad esplodere ad un mio singolo tocco.

La scritta 'Sconosciuto' mi fece inarcare le sopracciglia perplesso mentre il brutto presentimento che mi aveva accompagnato per tutto il pomeriggio diventava molto più di una brutto sensazione.

Una consapevolezza.

Dopo minuti che mi sembrarono infiniti lo presi e feci scorrere il dito sul tasto rispondi.

-pronto?- chiesi cautamente portando il telefono all'orecchio.

-Ciao pivello- disse una voce maschile quasi derisoria e divertita. 

Io mi paralizzai, sia perché quel nomignolo dispregiativo mi era famigliare, sia perché avevo riconosciuto quella voce sprezzante.

-Sam- ringhiai io a bassa voce.

-è un piacere sentirti- ribatté Sam con quella voce sarcastica.

-mi piacerebbe poter dire lo stesso- risposi con voce roca.-come hai avuto il mio numero?- chiesi in tono arrabbiato serrando la mascella.

-calma pivello, dimentichi che ho amici ovunque. Affinché tu lo sappia, so dove ti trovi da circa due anni- continuò lui con tono calmo e naturale, minimamente toccato dai miei modi.

Io feci una risata amara.

-e perché sono ancora vivo?-chiesi ironico cercando di sembrare spavaldo- Ma, soprattutto, perché ti sei fatto vivo solo ora- continuai effettivamente curioso.

Non fraintendetemi, ci tengo alla mia pelle, ma il fatto di non essere già nell'altro mondo mi rendeva alquanto perplesso.

-oh, ma semplicemente perché aspettavo il momento giusto...- disse e io potei sentire attraverso il suo tono il sorrisetto che sicuramente ora aveva stampato sul volto.

-e cosa è cambiato per rendere QUESTO il momento giusto?- chiesi sarcastico.

-davvero non ci arrivi? Ti ricordavo più sveglio- commentò Sam.

-forse ti sei sempre sbagliato, o forse mi sono rincoglionito tutto insieme- ribattei io. 

Forse era meglio non farlo alterare, ma non riuscivo a farne a meno.

-sai, c'è una regola, nel nostro mondo fatto di criminalità. Una regola che vale sempre, sia se sei uno spacciatore, o un mafioso...si può dire che sia la regola somma. Ti ricordi qual'è?- chiese Sam tranquillo dall'altra parte del telefono.

-occhio per occhio, dente per dente- dissi io meccanicamente, ricordando che quello era stato il primo insegnamento datomi proprio da lui: "ricorda, se qualcuno ti fa qualcosa, restituiscigli ciò che ti è stato fatto nella stessa misura. Occhio per occhio, dente per dente"...

queste erano state le sue testuali parole.

-esatto- esclamò con enfasi e soddisfazione, come se avessi vinto un quiz televisivo.-vedi, TU hai ucciso mio fratello, una persona che amavo più di me stesso. Quindi mi sembrava il caso di restituirti il favore- continuò lascivo.

Un brivido di terrore mi attraversò la schiena. La piega che il discorso stava prendendo non mi piaceva. Per niente.

-non ti seguo- dissi io, fingendo un'indifferenza che non avevo.

-o, io invece credo proprio di si. Vedi, prima di uccidere te, volevo toglierti qualcuno che ami, farti soffrire, distruggerti, ucciderti prima mentalmente. Quando sono arrivato qui, due anni fa, mi sono scoraggiato. Non avevi nessuno a cui tenevi, andavi a letto con tutte e non avevi legami con nessuno. Stavo quasi per perdere le speranze. Poi, due mesi fa, arriva questa ragazza, che ti fa perdere la testa. E mi sono detto 'cazzo si, questa è la persona giusta'- concluse. 

E il mio mondo crollò in un solo istante, non sapevo neanche io cosa provavo, era un mix di rabbia, paura e disperazione. Ma, quando credevo che non potesse andare peggio, riprese a parlare...

-sai, è una ragazza davvero adorabile, la tua Alexandra- disse in un tono soddisfatto, velato da uno strato di minaccia.

-come cazzo sai il suo nome?- ringhiai io alzando la voce.

-ci siamo presentati! Non è ovvio?!- comunicò lui ridendo, ma io non stavo ridendo affatto.

-quando?- sibilai io.

-ma come? Non ti ha parlato dell'affascinante ragazzo che l'ha aiutata al supermercato? Questa cosa mi ferisce, pensavo di averla colpita- disse con fare teatrale mentre lo sentivo risucchiare l'aria dalla bocca come a imitare una fitta di dolore.

Ora era la rabbia a prevalere su di me, nient'altro. 

Non c'erano più argini.

Non mi sforzavo più di apparire calmo.

-se ti azzardi anche solo ad avvicinarti di nuovo a lei io...- ringhiai in tono di minaccia mentre stringevo i pugni. Ma lui mi interruppe.

-cosa fai? Mi uccidi? Forse non hai capito che non sei tu ma sono io a dettare le regole di questo gioco. Sai, l'intenzione iniziale era di farla fuori e poi fare fuori te. Ma ora che l'ho conosciuta, ucciderla e basta mi sembra uno spreco! Forse voglio divertirmici un po'...- annunciò lui lasciando la frase sospesa. Il sangue iniziò a ribollirmi nelle vene, perché sapevo perfettamente cosa intendeva per 'divertirsi'.

-Sam, non ti permetterò di avvicinarti a lei. Non me ne frega un cazzo se il gioco lo conduci tu, LEI non sará il tuo gioco! Dovrai passare sul mio cadavere!- gridai rabbioso alla cornetta.

Sentii una forte risata dall'altra parte del telefono.

-a presto pivello! Ah e ricorda, se ti azzardi ad avvertire la polizia, la tua ragazza è morta!- disse per poi attaccare il telefono lasciandomi paralizzato ad ascoltare il nulla.

Composi subito il numero di Alex, ma rispose la segreteria telefonica.

Uno...due...tre volte...

Strinsi forte il telefono e con un ringhio lo lancia con forza, fino a sentirlo scontrarsi sul muro e poi a terra, ormai ridotto in mille pezzi.

-no cazzo no!- dissi disperato portandomi le mani tra i capelli, stringendoli fino a farmi male. Ma, nonostante il dolore che mi stavo autoinfliggendo, non era per quello che calde lacrime stavano rigando le mie guance.

Mi sembrava fossero passati secoli quando udii il rumore di ruote sulla ghiaia del viottolo di casa e l'inconfondibile suono della mini di Alex che veniva chiusa.

Scattai verso la porta e la spalancai come una furia. Uscii sul portico e solo quando la vidi con i capelli raccolti con un mollettone in modo spettinato e le buste della spesa in mano, sana e salva, mi bloccai calmandomi e tirando un profondo respiro di sollievo. 

Lei alzò lo sguardo su di me e mi rivolse un grandissimo sorriso smagliante, ma che nel giro di un secondo, si spense sostituito da un'espressione preoccupata. Forse perché avevo ancora gli occhi rossi dal pianto o perché avevo provato a restituirle il sorriso ma ne era uscita una smorfia.

Sta di fatto che mollò le buste a terra e corse verso di me, ed io incontro a lei. 

Ci scontrammo e io la strinsi a me così forte che ebbi paura di farle male, ma Dio, quello era il contatto rassicurante di cui avevo bisogno ora.

Mi passò le dita tra i capelli e io, anche se solo per un minuto, mi sentii in paradiso, chiudendo gli occhi e beandomi di quel tocco.

 

POV.ALEXANDRA.

Solo una volta avevo visto Travis in quello stato pietoso, quel giorno in cui avevamo litigato nel laboratorio.

Ma neanche allora era ridotto così male come lo era in quel momento.

Capii che era successo qualcosa di brutto, non dalle lacrime secche che ancora gli bagnavano le guance o dal suo sguardo, ma da come mi stava abbracciando in quel momento. Con una tale urgenza che mi spaventò.

Mi staccai da lui e gli presi il viso tra le mani osservando preoccupata i suoi occhi rossi.

-che succede?- chiesi io dolcemente mentre lui mi stringeva i fianchi come a convincersi che io fossi reale, lì, davanti a lui.

-stai bene?- chiese lui invece che rispondermi.

-tu chiedi a me se sto bene? Dovrei essere io a chiedertelo!- dissi cercando di farlo ridere, ma niente.

-pensavo ti avesse fatto del male, pensavo...perché non rispondi a quel cazzo di telefono!- disse lui alzando la voce e scrutandomi con quegli occhi verdi tormentati.

-mi si è scaricato, tranquillo. Ma di chi diavolo stai parlando? Chi doveva farmi del male?- chiesi subito preoccupata, il modo in cui aveva formulato quella frase senza senso mi fece riflettere sul fatto che forse era impazzito, o magari era solo ubriaco...

-Sam- rispose semplicemente lui. Sam? Quel Sam che lo stava cercando per ucciderlo? Quel Sam che, ha detta sua, non lo avrebbe mai trovato?...forse era davvero ubriaco.

-Travis, Sam non sa dove sei. Come potrebbe, addirittura, avermi fatto del male!- dissi cercando di rassicurarlo. Lui si guardò in giro impaurito.

-vieni, forse è meglio parlarne dentro- disse prendendomi per mano, afferrando la spesa che era a terra e avviandosi in casa. Questa cosa mi preoccupava alquanto.

Posò le buste sul tavolo della cucina per poi avviarsi verso il divano.

-siediti- mi disse senza guardarmi. Io esegui l'ordine titubante mentre lui prese a camminare nervosamente avanti e indietro.

-mi ha trovato- disse semplicemente. E io mi gelai sul posto.

-cosa?- chiesi in un sussurro appena udibile.

-mi ha chiamato poco fa, mi ha detto che sono due anni che sa dove sono- disse senza guardarmi e continuando a camminare.

-come può essere? Insomma, se quello che voleva era ucciderti, dovresti già essere morto- dissi cercando di credere all'impossibilità di quello che stava avvenendo.

-é quello che gli ho chiesto anche io- disse lui strofinandosi le mani sul viso.

-e lui? Che ha detto? Lo hai visto? Ti ha fatto del male?- chiesi a raffica alzandomi di scatto in piedi e avvicinandomi a lui, poggiando una mano sul suo braccio per fermare la sua camminata isterica. Nonostante ciò, continuava a non guardarmi.

-no, mi ha solo chiamato- disse lui pizzicandosi l'attaccatura del naso con le due dita.

-e che ti ha detto?- chiesi sempre più nervosa, stavo per impazzire. Lui fece una risata amara e puntò lo sguardo triste nel mio.

-mi ha detto che aspettava che arrivasse qualcuno che amo, per ferirla e, di conseguenza, distruggere me- disse lui guardandomi negli occhi e prendendomi il viso tra le mani- e ha trovato il modo per distruggermi- sussurrò infine sul mio viso.

E allora capii che, definitivamente, si riferiva proprio a me.

-oggi hai incontrato un ragazzo al supermercato?- chiese lui con il suo sguardo indagatore. E ora che c'entrava?!

-si un ragazzo mi ha preso il pesto su una mensola- risposi perplessa.

Poi ebbi un flash, la cicatrice sullo zigomo...

-cazzo era lui! La cicatrice, aveva la cicatrice! Ha detto di chiamarsi...-ma mi bloccai rendendomi conto di una cosa- Samuel...Sam é un diminutivo. Sono stata una cogliona- dissi mettendomi le mani tra i capelli e iniziando a camminare come poco prima faceva lui. Come avevo fatto a non collegare le cose?

-ehi- disse Travis prendendomi il volto tra le manie guardandomi dolcemente- hai creduto quello che lui voleva farti credere. È sempre stato abile in questo. Non è colpa tua.- disse cercando di rassicurarmi.

Cazzo! Dovrei essere io a rassicurare lui! Che razza di fidanzata sono?!

-e ora che si fa?- chiesi io fingendomi calma.

-per adesso, la mia prioritá è tenerti al sicuro. Sarei sempre accanto a me, non posso perderti MAI di vista- disse risoluto mentre nei suoi occhi scorgevo una scintilla di rabbia.

-non hai intenzione di avvertire la polizia?- chiesi io sbalordita. Come poteva non chiedere aiuto? Sembrò combattuto se rispondermi o no. E io capii molte cose.

Sembrava un cucciolo sperduto ma, se un tempo con quella faccia lo avrei riempito di baci, ora volevo solo picchiarlo.

-ma che ti salta in mente? Devi avvertire la polizia!- gridai furiosa mentre lui sembrava particolarmente attento ad osservare i suoi piedi.

-non posso- sussurrò lui affranto.

-cosa? Perché?- chiesi sempre più sconvolta e furiosa.

-PERCHÈ mi ha detto che se avessi chiamato la polizia ti avrebbe fatto del male, e non sto parlando di un taglietto- disse lui alzando gli occhi lucidi su di me. E tutta la mia rabbia svanì solo incontrando quegli occhi verdi.

Allora lo strinsi a me e lui rispose immediatamente stritolandomi con le sue braccia e affondando il viso tra i miei capelli, respirando affondo.

-cosa facciamo ora?- sospirai contro il suo collo.

-non lo so, ma di una cosa sono sicurissimo.- disse scostandosi per guardarmi negli occhi -ti proteggerò, a qualunque costo- e la sicurezza con cui lo disse mi fece sentire al sicuro come mai prima d'ora.

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Buon pomeriggio a tutte care lettrici! Eccomi con il nuovo capitolo, un po' breve lo so ma mi sembrava giusto chiudere il capitolo con questo momento tra di loro.

Nel prossimo capitolo ci sará un salto temporale di una settima e vedremo come sono andate le cose, cosa fa Alex ma, soprattutto, come si comporterá il nostro Travis perché, io ve lo dico, almeno per ora scordatevi il Travis che avete imparato a conoscere. Capirete poi di cosa parlo nel prossimo capitolo ;)

Passiamo al capitolo, piaciuto?? 

COMPLIMENTI a tutte quelle che hanno indovinato chi fosse Samuel! È tornato e sembra che creerá non pochi problemi...

SPOILER dal prossimo capitolo:

"-Alex! Alex dove sei?!-"

Un bacione, alla prossima, e grazie di sostenermi sempre :* <3

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Capitolo 20
*** Vivere nella paura... ***


Era passata una settimana.
Travis si era trasferito da me, non scherzava quando diceva di non volermi perdere di vista neanche un secondo.
Era con me a scuola, a casa, ci mancava che mi seguisse anche in bagno.
Era continuamente teso, sussultava ad ogni rumore mettendosi ogni volta istintivamente davanti a me come a farmi scudo.
Ogni notte mi addormentavo stretta nel suo abbraccio possessivo.
Neanche la notte si rilassava e, anche se non lo diceva, sapevo che non dormiva da giorni e lo dimostravano gli occhi stanchi e le occhiaie. 
Io non potevo che essere preoccupata per lui nel vederlo stare così male. 
Ne avevo parlato anche con Jared giorni fa, che era preoccupato quanto me per la salute del suo amico.
Quella notte però, miracolosamente, si addormentò e io tirai un respiro di sollievo.
Contrariamente io non riuscivo a chiudere occhio. Ero troppo preoccupata per spegnere il cervello. Dovevo aiutarlo.
Guardai la sveglia accanto al comodino. Erano le 3:30 del mattino e io dovevo andare urgentemente al bagno.
Così, con molta attenzione mi liberai dalle sue braccia e mi chiusi in bagno.
Mi sciacquai il viso con l'acqua ghiacciata osservando il mio riflesso allo specchio.
-Alex! Alex dove sei?!- gridó Travis in tono allarmato da fuori la porta, così la spalancai subito preoccupata e lo trovai al centro della mia camera con i pugni serrati e la postura rigida mentre mi dava le spalle facendo vagare convulsamente lo sguardo nella stanza buia.
-ehi che succede?- chiesi avvicinandomi a lui. Il suo sguardo schizzò subito su di me.
Alla vista del suo volto teso, preoccupato e del suo sguardo perso quasi sussultai.
I suoi occhi avevano perso il luccichio di una volta.
Era un fantasma ormai e io soffrivo, perché stava letteralmente scivolando via dalle mie mani.
Mi avvicinai a lui cauta aspettando di vedere le sue spalle rigide rilassarsi, cosa che accadde solo quando le mie mani si poggiarono sulle sue guance. 
Chiuse gli occhi sospirando sollevato, prese la mia mano e se la portò sulle labbra baciandone la punta delle dita.
-Travis- lo richiamai ancora preoccupata. Lui riaprì gli occhi guardandomi con un misto di paura e preoccupazione.
-mi sono svegliato e non c'eri e io....sono andato fuori di testa- ammise quasi vergognandosi. Io lo guardai, come si guarda un bambino a cui si devono spiegare le cose.
-Trav non puoi continuare così, non puoi andare nel panico appena non mi vedi. Pensi che non veda in che stato sei. Non dormi più e a malapena mangi...ti stai distruggendo.- dissi io ormai al limite, non avrei accettato che si facesse del male un secondo di più -io ti capisco ma...-
-NO! No, tu non capisci. Io...io vivo nel costante terrore di perderti! Perdere te mi distruggerebbe e peggio ancora sapere che sarebbe colpa mia! Quindi no, non puoi capire quello che sto provando- disse lui serio irrigidendo la mascella mentre mi puntava il dito contro.
Io rimasi a guardarlo a bocca aperta e alla fine sospirai affranta vergognandomi per averlo criticato quando voleva proteggermi.
-io...scusa è che non posso vederti così. Te lo ripeto, mi fa male vedere mentre ti distruggi- ammisi guardando in basso. Ma lui mi alzò il mento costringendomi a guardarlo in quegli occhi verdi che amavo.
-e io ti ripeto, l'unica cosa che può distruggermi, è non averti nella mia vita- disse sicuro, e io non potei fare altro se non amarlo più di quanto già non facessi.
Mi alzai in punta di piedi e lo baciai, lui rispose delicatamente e con calma.
-ti amo- disse tra un bacio e l'altro.
-anche io- risposi sorridendogli -ma devi promettermi una cosa- dissi seria.
-cosa?- chiese diffidente. Io lo presi per mano e lo feci sedere sul letto accanto a me.
-devi farti una bella dormita- affermai.
-Bambi io...- iniziò lui, ma lo fermai subito.
-no, non mi interessa, ne hai bisogno. Almeno un paio d'ore di sonno le devi fare. Resterò sveglia io e ti chiamerò nel caso ci fossero problemi giuro.- dissi io disposta a tutto pur di convincerlo.
-come faccio a dirti di no se mi guardi con quegli occhioni- ammise infine sconfitto.
Io sorrisi sollevata e mi avvicinai alla spalliera, poggiandomici con la schiena ed incrociando le gambe.
-vieni qui- dissi indicando le mie gambe.
Lui non se lo fece ripetere due volte e si avvicinò poggiando la testa sulle mie gambe, accoccolandosi al mio fianco e stringendomi a se con il braccio destro.
Dopo poco si addormentò mentre io gli accarezzavo i capelli.

Il giorno seguente a scuola fu una noia mortale, e quasi sperai che succedesse qualcosa che movimentasse il tutto per evitare di addormentarmi.
Era l'ora di biologia e Beth era seduta accanto a me, e forse si stava annoiando più di me.
-ehi- bisbigliò lei riscuotendomi dal mio quasi-sonno. Io mi girai a guardarla esortandola a continuare con lo sguardo -che ha il tuo ragazzo?- chiese lei.
-in che senso?- chiesi confusa.
-ultimamente è sempre incazzato, risponde male a tutti e ti sta attaccato come una sanguisuga. É strano, che gli prende?- chiese lei. Io mi irrigidii subito.
Era sveglia la mia amica, ovvio che se ne fosse accorta, solo avrei preferito non me lo chiedesse, perché mentirle era una cosa che non volevo fare...
-non ne ho idea, forse sta facendo il fidanzato protettivo- dissi io buttandola sullo scherzo.
-no, Jared è un fidanzato protettivo! Travis è proprio un'altra cosa. Mi nascondi qualcosa?- chiese lei guardandomi dritta negli occhi mentre io iniziavo a sudare freddo.
-no- risposi il più sicura possibile. Per fortuna venni salvata dalla campanella.-andiamo a pranzo? I ragazzi ci aspettano- dissi alzandomi dalla sedia.
-si- disse lei scontenta. 
Ci avviammo in mensa.
-senti quando me lo dedichi un pomeriggio senza che Travis ti stia attaccato?- chiese lei di punto in bianco. Ecco e ora?
-non lo so quando vuoi- dissi io buttandola molto sul vago.
-allora domani pomeriggio shopping terapeutico tra amiche, e non accetto un no come risposta- disse lei serissima e io sapevo, che quando era così, era inutile provare a contraddirla. E Travis non sarebbe stato contento...
Entrammo in mensa e ci sedemmo ai tavoli in attesa dell'arrivo di Travis e Jared, i quali entrarono due minuti dopo di noi.
-buongiorno belle donzelle!- disse un Jared sorridente mentre si sedeva accanto alla sua ragazza.
-ehi- dissi a Travis che aveva stampato in faccia un sorriso tiratissimo.
-ehi- mi rispose chinandosi a darmi un leggero bacio sulle labbra.
-tutto bene?- chiesi. Lui si limitò ad annuire.
Oggi era di poche parole.
Mangiammo tranquillamente chiacchierando del più e del meno.
-ah Alex, io ho la macchina dal meccanico! Domani dobbiamo andare per forza con la tua!- disse Beth dal nulla. Io sbiancai, rimpiangendo di aver voluto qualcosa che movimentasse questa giornata di merda...
Travis si girò di scatto verso di me guardandomi serio e arrabbiato.
-domani?- chiese a denti stretti. Aprii la bocca per parlare ma Beth mi precedette.
- pomeriggio tra amiche. So che la ami ma lasciamelo un po' anche a me!- disse lei scherzando, ma lo sguardo omicida di Travis le fece perdere il sorriso.
Poi lui si girò verso di me.
-no- sibilò con convinzione.
-Travis non posso smettere di vivere la mia vita- cercai di spiegaregli dolcemente.
Beth mi era mancata in quei giorni, avevo bisogno di stare con lei almeno poche ore.
-no, non puoi andare con lei Alex!- disse risoluto lui.
-e tu chi sei per decidere con chi può uscire? Suo padre?- chiese Beth alzando la voce e attirando l'attenzione della mensa su di noi.
-sono il suo ragazzo ti basta?- rispose lui alterato.
-ragazzi ci guardano tutti potreste...- provò a dire Jared in modo pacifico ma fu interrotto da Beth.
-non hai il diritto di decidere per lei!- continuò Beth indignata.
-fatti i cazzi tuoi ok?- disse Travis minaccioso.
-ehi modera i toni Travis- disse Jared ormai alterato.
-sai perché sono contro Jared- disse l'amico esasperato.
-lo so, ed è per questo che non ti ho ancora picchiato per come stai trattando la mia ragazza!- concluse l'altro.
Io guardai Travis che aveva irrigidito la mascella, il quale, a sua volta, si girò a guardare me che ancora non avevo aperto bocca. Poi prese lo zaino e uscì furioso dalla mensa sotto gli occhi di tutti.
Io allora presi la mia borsa e lo seguii di corsa fuori.
-Travis- gridai prendendolo per un braccio. Lui si voltò a guardarmi nero di rabbia.
-perché? Perché cazzo non lo vuoi capire- gridò lui furioso facendomi indietreggiare. -ti ho detto che non ti devo perdere di vista neanche un secondo! Conosco quella gente e non scherza! Ti possono uccidere capisci?!- disse lui prima di dare un calcio al muro.
-Travis ti prego! Non posso continuare a vivere così, nella costante paura che possa succedermi qualcosa, perché alla fine non vivrei più. Quindi ti prego, capiscimi! Ho bisogno di 3 ore lontano da tutto ciò- dissi cercando che capisse almeno il mio punto di vista.
Lui ancora mi fissava negli occhi poi, sospirando afflitto, abbassò lo sguardo.
-non sono d'accordo ma....va bene- disse lui ovviamente contrario.
-grazie- dissi io sorridendogli.
-ma....dovrai tenere il cellulare sempre acceso ok?- ordinò lui.
-promesso- dissi prima di avvicinarmi a lui ed abbracciarlo.
 Lui mi strinse subito a se respirando il profumo dei miei capelli.
E lì, tra quelle braccia, mi sentii più al sicuro che mai.


Angolo autrice:
Perdono! Chiedo perdono per il ritardo, ma mi capirete (spero) se vi dico che non ho trovato un secondo di tempo nei giorni passati, visto che i miei professori avevano deciso di mettere interrogazioni e compiti concentrati tutti in una sola settimana.
Ergo, neanche un momentino per me.
Comunque, che ne pensate del capitolo? Travis é esageratamente apprensivo ma lo perdoniamo solo perché è giustificato. Alex vuole più libertà, capisce il pericolo che corre ma come dice "vivere nel terrore, non è vivere" quindi vorrebbe Vere più tempo per se stessa. Travis sta rischiando di allontanare molte persone che ama con questo suo comportamento, Jared ad esempio...ma la prossima potrebbe essere proprio Alex.
SPOILER dal prossimo capitolo:
"-pronto?-
-salve...c'è stato un grave incidente-"
Mmmmmmmmmm.....
Baci, alla prossima :*

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Capitolo 21
*** Rabbia & Disperazione ***


La luce scarseggiava dentro al camerino, e anche lo spazio per muoversi ad essere sincere.
-sei pronta?- chiese la voce di Beth dal camerino affianco.
-ci sono quasi- dissi con la voce incrinata dallo sforzo che stavo facendo per infilare quel tubino nero che stavo provando. -ok ci sono!- esultai sospirando.
Spostai la tenda rossa di velluto da una parte e uscii in equilibrio su quei vertiginosi tacchi e mi posizionai davanti allo specchio.
Accanto a me si posizionò la mia amica, con un vestito simile al mio ma avorio.
-sei un schianto!- dicemmo all'unisono guardandoci e poi scoppiando a ridere fino alle lacrime.
-ripetimi perché stiamo provando questi vestiti così eleganti- chiesi io lisciandomi il vestito sulle cosce nel tentativo di allungarlo un pochettino.
-perché fa sempre bene avere un vestito elegante nel proprio armadio...e poi perché è divertente- mi rispose lei voltandosi di spalle e guardandosi allo specchio.
Guardai la mia figura fasciata in quel vestito e non potei far a meno di innamorarmi di quell'abito. Mi stava davvero bene, esaltava le mie curve senza però risultare volgare.
-dovresti prenderlo- mi suggerì Beth vedendo probabilmente i miei occhi scintillare.
-non lo so, è troppo corto- dissi io facendo una smorfia.
-il tuo ragazzo non gradirebbe?- chiese lei con una punta acida. Credo odiasse Travis.
-no non credo- dissi affranta da quella verità.
-Bhe, allora compralo per lui, vedi poi come gli piacerá- disse lei maliziosa -del resto, anche io lo compro per Jared- aggiunse ammiccando.
-OkOk- dissi io ridendo davanti a quell'uragano che era la mia amica.

Alla fine comprammo quel vestito e ci dirigemmo da sturbucks per bere una buona cioccolata calda, di cui avevo davvero bisogno, visto il tempo. 
Era bello poter stare di nuovo con la mia amica.
Potrebbe essere considerato un pomeriggio fantastico se solo questa sensazione orribile se ne andasse.
Quale sensazione?
Avete presente quando senti degli occhi fissi su di te, quell'insopportabile sensazione che ti spinge a sentirti osservata?
Cercai di evitarla il più possibile ma alla fine mi voltai guardandomi intorno. 
Dall'altra parte del centro commerciale notai un ragazzo con gli occhiali da sole poggiato ad una colonna, un ragazzo con una cicatrice molto familiare.
Sbiancai di colpo iniziando a boccheggiare.
Sam...
Ma un secondo dopo, passato un gruppo di ragazze davanti a me, lui era scomparso talmente in fretta che pensai di essermelo immaginato.
-ehi tutto bene?- chiese Beth agitandomi una mano davanti agli occhi. Io allora mi risvegliai dal mio  stato confusionale e la guardai, ma senza davvero guardarla.
-si, certo andiamo- dissi riprendendo a camminare ed entrando nel bar.
Forse era il nervosismo, forse la paranoia, e forse stavo immaginando tutto.
-sai sei strana! Tu...e il tuo ragazzo...- disse la mia amica mentre ordinavamo la cioccolata.
-non è nulla, solo un momento difficile - dissi sperando non andasse oltre con le supposizioni.
-mi diresti se ci fosse qualcosa che non va vero?- chiese lei guardandomi profondamente negli occhi. 
Non volevo mentirle... Ma fui costretta...
-certo- dissi con un sorriso di circostanza.
-ok- disse poco convinta ma meno sospettosa di prima.
Mentirle era difficile per me, dovevo resistere.

-
"I never meant to break your heart. Now I won’t let this plane go down. I never meant to make you cry. I’ll do what it takes to make this fly" -cantò Beth a scuarciagola.
-"Oh, you gotta hold on. Hold on to what you are feeling. That feeling is the best thing, the best thing, alright"- risposi io mentre guidavo.
Eravamo in macchina e stavamo cantando 'Up', la nostra canzone preferita, mentre riaccompagnavo Beth a casa.
-siamo pronte per The Voice- disse Beth battendo le mani.
-si, proprio...- risposi ironica, scuotendo la testa sorridendo.
Parcheggiai davanti casa di Beth.
-sono contenta di questo pomeriggio- dissi io sorridendole.
-anche io, mi sono divertita moltissimo- disse lei- mi sei mancata- aggiunse abbracciandomi.
-lo so, scusa! anche tu mi sei mancata- dissi stringendola.
Dopo poco ci staccammo.
-ci sentiamo appena arrivi a casa- disse lei uscendo dalla mia macchina.
-ok a dopo- risposi di rimando vedendola entrare in casa.
Il mio cellulare squillò sul sedile accanto. 
Era un messaggio di Trav. Il millesimo di quel pomeriggio.
"Dove sei?"
"Sto tornando a casa, ho appena lasciato Beth"
"Ti aspetto da me. Ti amo."
"Ti amo"
Senza accorgermene stavo sorridendo come un'ebete.
Il ticchettio della pioggia sul parabrezza mi risvegliò e misi in moto la macchina lasciando il cellulare sul sedile.
Quella che era semplice pioggerella diventò un diluvio, ed io odiavo guidare con la pioggia.
Stavo guidando a velocità normale quando una macchina si affiancò alla mia, troppo vicina alla mia.
I vetri erano oscurati, ma pur volendo non avrei visto una ceppa con quella pioggia.
Ad un tratto la macchina diede una violenta botta alla fiancata destra della mia, ma riuscii a tenere il controllo dell'auto.
La paura stava crescendo in me, soprattutto dopo la seconda botta.
Ormai era certo, quel qualcuno, chiunque fosse, stava cercando di mandarmi fuori strada.
E riuscì nel suo intento quando alla terza botta la macchina slittò sull'asfalto bagnato e persi il controllo dell'auto che finì fuori strada.
Tutto divenne molto confuso, la macchina si ribaltò e mi ritrovai a testa in giù, i vetri si ruppero ferendomi sul viso, le orecchie presero a fischiare dolorosamente e la testa iniziò a farmi male, dovevo averla battuta in tutto quel trambusto. Qualcosa di caldo e liquido scorreva sulla mia gamba ma a malapena percepivo il mio corpo. 
Cercai di muovere una mano, ma non ci riuscii, eppure ero convinta di farlo.
La vista si fece offuscata mentre vedevo i fanali dell'altra auto allontanarsi nella notte a grande velocità, fino a scomparire.
E poi, il buio.

POV.TRAVIS.
Ero seduto al tavolo della cucina, lo sguardo perso fuori dalla finestra, un braccio teso sul tavolo mentre rigiravo il telefono facendolo picchiettare sul legno sempre su un angolo diverso.
Il pollice dell'altra mano era tra i miei denti mentre torturavo l'unghia e la mia gamba sembrava improvvisamente affetta da un tic nervoso che la spingeva a muoversi freneticamente sotto il tavolo.
-Travis, amico, ti prego, mi stai innervosendo- disse Jared alle mie spalle dove era intento a sorseggiare una birra accanto al frigo aperto.
-vorrei vedere te al mio posto- dissi serio guardandolo da sopra la mia spalla.
-amico, sinceramente, non vorrei starci al tuo posto! Perché è un posto di merda- disse sedendosi davanti a me. Riuscí a farmi scappare una risata.
-o ma grazie- dissi io ironico lasciando andare il mio telefono che sbattè sul tavolo.
-se mi fai finire...dicevo, è una posizione di merda MA se proprio mi ci devo infilare, allora si, probabilmente starei come te- disse abbandonando quella faccia da cazzone per cedere il posto ad una seria.
-non è facile per me- ammisi rilassandomi sfinito dalla tensione di quei giorni.
-lo so ma, Trav, Alex è preoccupata per te, IO sono preoccupato per te! Amico sei diventato l'ombra di te stesso, e la tua ragazza è la prima ad essersene accorta.-disse sporgendosi verso di me da sopra il tavolo.
-lo so Jar, ma non riesco a rilassarmi. Ci ho provato, mi sono anche rifugiato nelle sue braccia per qualche ora, per concedermi pace e tranquillità, una cosa che solo lei riesce a darmi. Ma non ci sono riuscito perché ho pensato che quelle braccia potrebbero non stringermi più un giorno. Io non voglio perderla...- confessai, anche se ormai la cosa era abbastanza ovvia -é l'unica cosa bella della mia vita, lo è da quando ci è entrata e non sto parlando di un mese fa ma...- ma lui mi bloccò.
-ma da quando avete iniziato ad essere amici un anno fa- continuò al mio posto spiazzandomi.
-tu come lo sai?- chiesi perplesso e sorpreso.
-oh amico andiamo! Ti conosco! Parlavi spesso di lei e quando lo facevi i tuoi occhi brillavano, sorridevi spesso...per non parlare poi di quando se ne è andata! Eri incazzato, facevi a botte con tutti e hai rotto persino quel trofeo di football a cui tenevi tanto tirandolo contro il muro dopo che ti aveva detto che sarebbe partita!!- disse lui portandomi alla memoria il periodo buio della mia vita dopo la partenza di Alex. Io ascoltai il mio amico con attenzione perché ero interessato a quello che avrebbe detto e perché probabilmente, da esterno, aveva capito più cose di quante ne avessi capite io fino ad allora. -andavi a letto con tutte e probabilmente non ti sarai neanche accorto che tutte quelle che ti facevi avevano capelli castani e occhioni marroni da "Bambi"- aggiunse lui facendo le virgolette sul nomignolo che usavo per Alex. Quello che disse mi colpì, perché era tutto vero, tremendamente vero, eppure non mi ero mai accorto di nulla.- provavi già qualcosa per lei allora.- concluse serio. Io lo guardai alla fine del suo lungo discorso e non potei far a meno di essere d'accordo con lui.
-si- ammisi scuotendo la testa e sorridendo al ricordo di quando mi faceva ripetizioni.
-come vedi ti conosco bene e per questo, so anche che c'è qualcosa di più che ti turba di questa storia- continuò lui portandosi la bottiglia alla bocca e bevendo la birra rimasta.
-non ti sfugge nulla eh- feci sarcastico poggiando entrambe le braccia sulla tavola.
-sono o non sono il tuo migliore amico?!- disse lui appoggiandosi allo schienale e stravaccandosi sulla sedia. Io risi scuotendo la testa.- avanti parla- mi esortò lui.
-io...io mi odio per quello che sto pensando- dissi strofinandomi le mani sul viso stanco.-ti ricordi cosa ha detto Sam? "Voglio divertirmi con lei"?- chiesi a denti stretti ripetendo quelle parole con difficoltà. Lui annuì serio.- c'è solo un modo in cui si vuole divertire con lei e io....Dio, io non voglio che la uccidano, ma, egoisticamente, preferire vederla morta che sapere che lui le ha messo le sue mani addosso, sarebbe peggio- dissi io furioso serrando la mascella, perché il solo pensiero che Sam possa toccare Alex mi faceva impazzire e incazzare.
Jared sospirò davanti a me.
-Bhe...Trav io non ti giudico per questo. Probabilmente anche io la penserei così. Però devi provare a rilassarti, insomma, non hai mai pensati che stai facendo il gioco di Sam? Magari è questo quello che lui vuole, destabilizzarti.- disse gesticolando.
Io ci riflettei due minuti e si, l'idea mi aveva sfiorato ma per un momento così breve che non mi ci ero neanche soffermato. Il suo discorso filava, soprattutto per una mente malata e contorta come quella di Sam.
-si potresti avere ragione- ammisi mentre mi strofinavo gli occhi chiusi con il pollice e l'indice.
-l'importante è che sai che non sei solo in questa cosa- continuò rassicurante.
-lo so, e non vi ringrazierò mai abbastanza- dissi io davvero grato.
-io lo faccio con "piacere", loro più per dovere...ma credo che gli faccia piacere aiutarti- disse cercando di sdrammatizzare col suo umorismo.
Stavo per aggiungere qualcosa ma il mio cellulare iniziò a squillare sul tavolo, sullo schermo apparve la foto e il nome di Alex così lo afferrai subito e risposi.
-pronto Alex- dissi frettolosamente.
-salve parlo con il signor Travis?- disse la voce seria e roca di un uomo. Qualcosa non andava. Mi raddrizzai sulla sedia.
-si sono io, ma lei che ci fa con il telefono della mia ragazza?- chiesi cauto e perplesso. La brutta sensazione che provavo in quel momento era indescrivibile e un brivido mi percorse la schiena.
-io...mi dispiace. C'è stato un grave incidente, la sua ragazza è andata fuori strada. La stanno portando in ospedale. Non voglio mentirle, è abbastanza grave- disse l'uomo con tono dispiaciuto. Fu come se un coltello mi avesse trafitto il cuore. Provai qualcosa che potrei definire disperazione, insieme a rabbia e molto altro. Sentii gli occhi pizzicare e appannarsi dalle lacrime mentre premeva il tasto per chiudere la chiamata. 
Strinsi forte il telefono.
-ehi Trav che succede?- chiese Jar preoccupato.
La vibrazione mi avvisò dell'arrivo di un messaggio da un numero sconosciuto.
Lo aprii velocemente e mi paralizzai davanti a quella foto.
Era Alex, fasciata in un tubino nero che si specchiava in un negozio.
La didascalia sotto riportava "era proprio sexy la tua ragazza con quel vestito così corto. Sam"
Con un ringhio animalesco lanciai il telefono addosso al muro con forza, di nuovo, ed uscii di corsa da casa seguito dal mio amico.


ANGOLO AUTRICE:
Non uccidetemi! Non insultatemi! Non picchiatemi! 
Ne avreste tutte le ragioni e non solo per il ritardo, ma per quello che è successo nel capitolo.
Alla fine la vittima dell'incidente è stata proprio Alex! Qualcuna di voi se l'aspettava?
Se la caverá? Travis come si comporterá?
MA, guardiamo il lato positivo di questa storia, abbiamo avuto una confessione da parte di Travis, il quale ha ammesso di provare già da tempo qualcosa per Alex. E soprattutto un grande GRAZIE A JARED che ci ha rivelato cosa é successo realmente al nostro ragazzo dopo la partenza di Alex.
Altra cosa, chi saranno questi ALTRI che aiutano Travis e Jared in questa storia?
SPOILER DAL PROSSIMO CAPITOLO:
"Un assordante biiiiip continuato attirò la mia attenzione mentre spostavo di scatto il mio sguardo sullo schermo accanto al letto. La linea dei battiti non era più un continuo sali scendi, ma una linea dritta."
Aspetto i vostri commenti.
Baci, a presto :*

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Capitolo 22
*** Quando un cuore si ferma ***



POV.TRAVIS
Guidai come un pazzo lungo le strade ancora bagnate mettendo a rischio consapevolmente la mia vita e quella di Jared seduto al mio fianco e che continuava ad intimarmi di rallentare.
Ma non lo ascoltai, anzi, premetti ancora di più il piede sull'acceleratore con lo sguardo furioso fisso sulla strada. 
Ogni muscolo del mio corpo era in tensione e stringevo il volante fino a farmi diventare le nocche bianche.
Non mi importava niente di nulla.
L'unica cosa che volevo era vederla, arrivare da lei il prima possibile.
L'unico mio pensiero era lei.
Per andare a scuola facevo quella strada e passavo davanti l'ospedale ogni mattina quindi ritenevo insensato e impossibile che quella stessa strada di cui la durata solitamente era non più di 15 minuti, ora mi sembrasse infinita.
Quando scorsi l'insegna bianca dell'ospedale entrai come un razzo nel parcheggio e parcheggia in un modo barbaro, ma non me ne curai.
Come non mi curai di controllare se avevo chiuso la macchina quando come un fulmine scesi ed entrai con irruenza nell'edificio.
Con il fiatone , come se avessi corso la maratona mi aggrappai al bancone delle informazioni.
Le mie condizioni dovevano aver spaventato la donna anziana che si trovava lì a tal punto da spingerla a pensare che potessi essere io quello ad aver bisogno di cure mediche. Aprì la bocca per parlare ma la bloccai con le mie parole.
-Alexandra Ryan, ha avuto un incidente in macchina e l'hanno portata qui!- dissi io di getto senza la minima educazione ma al diavolo, non me ne fregava nulla.
-si la stanno portando in sala operatoria- disse la donna controllando il foglio sul bancone. Io inorridii a quelle parole.
-Trav eccola!- disse Jared alle mie spalle. Io mi voltai di scatto come un pazzo gettando lo sguardo sull'ascensore che si era appena aperto e da cui stava uscendo una barella con sopra una ragazza con addosso un telo verde e una cuffia semitrasparente dello stesso colore.
Corsi verso di lei ma venni bloccato dagli infermieri che la trasportavano mentre altri due la portavano oltre le porte della sala operatoria.
-NO! LASCIATEMI ANDARE! DEVO VEDERLA, DEVO ANDARE DA LEI- iniziai a gridare rabbioso contro i due infermieri mentre dimenandomi cercavo di sfuggire dalla loro presa salda.
-calmati non puoi entrare! L'accesso è vitato!- disse il più stronzo dei due. Già dalla faccia mi stava sul cazzo, quando aprì la bocca ne ebbi la conferma. Lo guardai col mio migliore sguardo d'odio e vidi la sua faccia da cazzo vacillare per un momento.
-perché la devono operare?- chiesi io a denti stretti a quello che mi sembrava meno stronzo.
-devi chiedere al medico- rispose lui con sguardo calmo. Beato te!
-e dove sta questo fottuto medico?- ringhiai io.
-è quello lì- disse indicando un uomo dai capelli brizzolati diretto alla sala operatoria in cui era scomparsa Alex. Feci per avvicinarmi ma la presa dei due era ancora forte sulle mie spalle.
-e LASCIATEMI CAZZO!- gridai io sfuggendo dalla loro presa e avvicinandomi al dottore un attimo prima che entrasse in sala.
-dottore aspetti!- dissi io prendendolo per un braccio, lui si girò a guardarmi perplesso- la ragazza che sta per operare, che ha? Come sta?- chiesi io.
-posso parlare solo con i familiari- rispose lui dispiaciuto.
-la prego io sono il suo ragazzo!- dissi io disperato. E io non pregavo nessuno, pensate a che livello ero arrivato...
-mi dispiace- disse lui prima di spingere le ante ed entrare.
-maledizione!- dissi io furioso mentre tiravo un calcio al muro. Mi presi la testa fra le mani mentre sentivo gli occhi pizzicarmi dalle lacrime.
-dov'é? DOV'É ALEX?- disse un'acuta voce femminile interrotta dal pianto.
Alzai lo sguardo e vidi una testa bionda stretta tra le braccia del mio amico.
Era Beth. Da come tremava il suo corpo era scosso dai singhiozzi.
Mi avvicinai cautamente.
-ehi- dissi tirando su col naso e asciugandomi la lacrima solitaria sulla mia guancia.
La sua testa si alzò dalla spalla del mio amico puntando i suoi occhi blu pieni di lacrime su di me.
Mi prese alla sprovvista quando me la ritrovai stretta al collo a mio di koala. Poi realizzai che non dovevo affatto essere sorpreso, stavamo entrambi soffrendo per la stessa persona, una persona che amavamo entrambi.
Fu per questo che ricambiai l'abbraccio e la strinsi e a me lasciandomi andare in un pianto più silenzioso del suo.
-é tutta colpa mia! Mi aveva appena lasciata a casa quando è successo!- disse lei tra un singhiozzo e l'altro. Io guardai il mio amico che accarezzava tristemente i capelli della sua ragazzo.
-no non è colpa tua Beth, tu non c'entri niente- l'unico colpevole sono io...avrei voluto aggiungere.
Quando si staccò da me si accoccolò vicino al suo ragazzo cercando di calmarsi.
Ci sedemmo sulle sedie della sala d'attesa ad attendere notizie.
Dopo circa 20 minuti dalle vetrate dell'ingresso fecero la comparsa i genitori di Alex, la mamma era in lacrime e in preda al panico mentre chiedeva della figlia.
Avrei voluto alzarmi, andare da loro, ma non sapevano che stessi con loro figlia, io ero solo il vicino di casa che qualche volta li aveva aiutati e a cui in parte si erano affezionati vedendolo in giro per casa ogni sabato mattina per le ripetizioni.
-Marianne! Jack!- gridò Beth correndogli incontro.
-oh tesoro!- disse la donna abbracciandola -come sta Alex? Siamo tornati appena ci hanno chiamati!- disse lei mentre accarezzava i capelli della ragazza con mani tremanti.
-non ci hanno detto nulla, possono parlare solo con i parenti- disse Beth guardandoci. Si avvicinarono a noi che eravamo seduti.
-Travis- disse il padre con un sospiro stanco tendendomi la mano.
-salve signore- risposi io stringendogliela.-mi hanno detto solo che Alex è in sala operatoria, hanno dovuto operarla d'urgenza, non so altro.- dissi con sguardo dispiaciuto.
-oddio- disse la madre portandosi una mano sulla fronte mentre il marito cercava di calmarla. Ci sedemmo di nuovo tutti e iniziammo a raccontare loro come erano andati i fatti o, per lo meno, come credevamo fossero andate.
La versione ore ufficiale era "Alex é uscita fuori strada, l'asfalto era bagnato", ma la cosa non mi convinceva affatto.
Passò circa un'ora, un'ora in cui ognuno di noi era stato colpito da un tic nervoso: chi si mordeva le unghie, chi batteva i piedi... E poi c'ero io, che alternavo momenti seduto battendo il piede destro, a momenti in cui mi alzavo e camminavo avanti e indietro mordendomi le pellicine del pollice.
Ad un tratto però vidi un trambusto dentro la sala operatoria, medici e infermieri che entravano ed uscivano.
-che succede?- chiese il signor Jack alzandosi con me.
Mi scaraventai verso le porte e sbirciai dalla piccola vetrata.
E desiderai morire.
Il corpo inerme di Alex steso sul lettino che sobbalzava a causa delle scosse del defibrillatore, lo schermo accanto segnava assenza di battito...
Il panico si impossessò di me e davvero pensai che l'avevo persa, mentre il dolore per quella consapevolezza mi dilaniava.
Ma poi ci fu un'oscillazione, una leggera oscillazione a spezzare quella riga dritta, e poi un'altra e il suo cuore riprese a battere.
Mi lasciai scivolare contro il muro, mi presi la testa tra le mani ed iniziai a piangere perchè, dio, avevo davvero pensato di non vederla più.

Dopo altri 45 infernali minuti, il dottore uscì dalla sala operatoria avvicinandosi a noi che prontamente ci alzammo tutti in piedi.
-siete i genitori?- chiese il dottore a Jack e Marianne.
-si siamo noi! La prego ci dica come sta!- lo implorò la donna.
-la ragazza è arrivata qui in stato di incoscienza. Ha riportano numerose ferite e fratture, e un forte trauma cerebrale. Ma non è per questo che l'abbiamo operata. Nell'incidente deve aver sbattuto violentemente sul volante dell'auto, facendo incrinare le costole, se non la operavamo subito rischiava il perforamento del polmone destro- disse lui serio.
Io trasalii.
-o mio dio- disse Jack- e adesso come sta?- chiese apprensivo.
-ci sono state delle complicazioni durante l'operazione ma adesso la situazione è stabile ma non è ancora fuori pericolo. Tutto sta a vedere se riesce a passare la notte.- ammise dispiaciuto mentre io mi lasciavo cadere sulla sedia prima di porre la fatidica domanda.
-quando si sveglierà?- chiesi stringendo forte a pugno la mano. Dovevo sapere!
-non lo so, è sotto farmaci, non so quanto le ci vorrà- rispose scuotendo la testa.-la stanno portando ora nella sua camera.
-possiamo vederla?- chiese Beth di getto mentre stringeva la mano di Jared.
-si ma due alla volta, non di più- disse lui raccomandandosi.

Ovviamente i primi ad entrare furono i genitori che rimasero con la figlia circa venti minuti accarezzandola e parlandole, il dottore aveva detto che probabilmente li poteva sentire.
Dopo di loro, fu il turno di Beth che entrò da sola; Jared voleva lasciarle un po' di privacy.
L'ultimo ad entrare fui io. Quando entrai nella stanza non ero psicologicamente pronto a quella scena.
C'erano tubi ovunque, era collegata a così tante macchine che non persi neanche tempo per contarle.
Mi avvicinai lentamente al letto e mi sedetti sulla sedia lì affianco.
Le presi la mano e la guardai. Era bellissima, anche dopo l'operazione e tutto il resto, era bellissima.
I miei occhi si soffermarono sui lividi e le ferite e provai un moto di rabbia nei confronti di chi ne era la causa, poi però mi calmai portandomi la sua mano alle mie labbra, ispirandone il profumo.
Feci un piccolo sorriso.
-è bello per una volta essere io a dover dire TE LO AVEVO DETTO! Ora sai come ci si sente- dissi provando fare del sarcasmo, ma non convinvinsi neanche me stesso.
-amore mio ti devi svegliare! Mi manchi da morire- mormorai contro la sua pelle.
-non sai cosa ho provato quando ho ricevuto la chiamata in cui mi veniva detto che avevi avuto un'incidentale, per non parlare di quando poco fa ho pensato che fossi morta, quando ho visto che il tuo cuore non batteva più- dissi serio serrando la mascella e stringendo forte gli occhi per evitare di far scendere le lacrime che già avevano riempito i miei occhi. 
Mi pizzicai l'attaccatura del naso prima di tornare a guardarla.
-sai, credo che il tuo battito sia appena diventato la mia canzone preferita- ammisi facendo un sorriso amaro.
Rimasi a fissarla cercando di marcare a fuoco nella mia mente la sua immagine poi mi alzai e mi chinai su di lei dandole un leggero bacio a fior di labbra  e poi un'altro sulla fronte.
Un assordante biiiiip continuato attirò la mia attenzione mentre spostavo di scatto il mio sguardo sullo schermo accanto al letto. La linea dei battiti non era più un continuo sali scendi, ma una linea dritta.
Il cuore aveva smesso di battere di nuovo, proprio come il mio.


ANGOLO AUTRICE:
Ciao mie carissime lettrici!! Spero di esservi mancata e mi dispiace moltissimo per non essere riuscita ad aggiornare prima, spero di riprendere il giusto ritmo durante le vacanze di Natale.
Tornando al capitolo, piaciuto? Spero di si. Il nostro povero Travis è distrutto :( e come dargli torto poverino.
SPOILER dal prossimo capitolo:
"-Sei un coglione- disse una voce roca e molto familiare"
detto ciò non vedo l'ora di vedere le vostre opinioni, a presto spero.
Baci, alla prossima :*

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Capitolo 23
*** I'm missing you so much... ***


Il pavimento bianco era talmente lucido da riflettere la luce fredda della sala d'aspetto.
Quel riflesso era fastidiosamente accecante, eppure il pavimento era l'unica cosa su cui riuscivo a concentrarmi in quel momento e che mi aiutava a mantenere un certo controllo .
Avvertii la sedia accanto a me abbassarsi sotto il peso di qualcuno che sospirò.
-non pensavo che il pavimento dell'ospedale potesse suscitare il tuo interesse- disse Jared porgendomi una tazza di caffè.
-grazie- dissi io assente prendendo il bicchiere dalle sue mani e lanciandogli un'occhiata veloce.
-da quanto è che... stai fissando il pavimento?- chiese il mio amico sorseggiando un po' del suo caffè.
-10 minuti, un'ora...non lo so. Ho perso la cognizione del tempo...- dissi scuotendo la testa.
-sta bene ora Trav...- disse il mio amico poggiandomi una mano sulla spalla.
-si lo so, è solo che...- tentennai giocherellando distrattamente con il bordo del bicchiere.
-che hai avuto paura di perderla, di nuovo- affermò lui continuando al mio posto, pronunciando le parole che io non riuscivo a pensare, figurarsi pronunciare. Io alzai lentamente lo sguardo su di lui e annuii.
Erano passate circa tre ore da quando il cuore di Alex si era fermato per un tempo che a me era sembrato interminabile, e invece erano stati solo due minuti...
Due minuti in cui il panico mi aveva assalito e avevo già iniziato a pensare a che vita di merda sarebbe stata senza di lei...
Non mi ero neanche accorto di essere stato trascinato fuori dalla stanza e di star osservando i medici all'opera attraverso la vetrata, tanto ero sotto shock.
E poi...finalmente il suo cuore aveva ripreso a battere e io mi ero lasciato cadere lungo la parete sollevato.
-dovresti andare a casa amico- disse Jared al mio fianco in tono rassegnato. Io sospirai e mi lasciai cadere sullo schienale della sedia sorseggiando la bevanda che avevo in mano.
-no, è fuori discussione- affermai deciso guardandolo.
-sapevo avresti risposto così, ma dovevo almeno tentare- ammise abbassando lo sguardo sulle sue mani.
-Beth?- chiesi cercando di cambiare argomento.
-l'ho spedita a casa a farsi una doccia e una bella dormita, cosa che dovresti fare anche tu- mi riprese lui. Io scossi la testa quasi divertito.
Era impossibile fare fesso Jared; sviare una conversazione? INUTILE.
-non ho intenzione di muovermi da qui fino a quando la ragazza che amo non aprirà gli occhi- affermai battendo nervosamente il piede destro a terra.
-Trav, potrebbero volerci giorni...- provò a farmi ragionare, ma ero testardo.
-oppure ore Jar, non posso saperlo!- sbraitai io nervoso allargando platealmente le braccia, ma mi pentii subito per il mio scatto d'ira. Poggia il bicchiere sulla sedia vuota accanto a me e mi passai le mani sul viso.
-scusami, non sono molto in me ultimamente- ammisi più calmo prendendomi la testa tra le mani.
-amico non c'é bisogno di giustificarsi con me, so quello che stai passando- continuò Jared cercando di rassicurarmi -ma adesso sta bene, é fuori pericolo Travis- continuò lui.
-sono già due volte che me lo dici- sospirai io esausto.
-si, perché pare che tu non riesca a convincertene- affermò lui come fosse la cosa più ovvia del mondo.
-non è solo questo, è che...- iniziai io sollevando lo sguardo sulla porta chiusa della camera di Alex -è che è tutta colpa mia se lei è qui e non riesco a perdonarmelo- ammisi alla fine serrando gli occhi.
-tu non pensi che sia stato un incidente vero? Tu pensi che sia opera di Sam- disse Jared capendo il flusso dei miei pensieri. Non mi rimase che annuire.
-anche la polizia stessa non ci crede, come potrei crederci io?! Quando sono stati qui per parlare con i signori Ryan, gli agenti hanno detto che sulla strada c'erano due tracce di pneumatici diversi. Coincidenze? Io non credo- dissi poggiando i gomiti sulle ginocchia e piegandomi in avanti.
-credo che l'unica persona che possa dirci qualcosa, sia Alex stessa. Dobbiamo solo aspettare che si svegli- disse lui 
-ma va?! Grazie mr. Ovvietà non lo avrei mai detto!- feci sarcastico.
-non fare lo spiritoso con me, ti sto dando una mano!- replicò lui dandomi un pugno sul braccio e per la prima volta dopo due giorni risi di nuovo e mi sentii fortunato ad averlo come amico, anche se non dimostravo mai quanto gli fossi grato.
-credo che me l'andrò davvero a fare una doccia, mi sento terribilmente sporco- dissi alzandomi dalla sedia.
-non ci posso credere...- disse lui guardandomi dal basso divertito scuotendo la testa.
-non fare lo spiritoso! Vuoi venire o resti lì a sfottere?- chiesi fingendomi irritato ma cercando comunque di trattenere un sorriso.
-le paroline magiche...- disse lui invitandomi con la mano a parlare.
-per favore- dissi io sbuffando.
-no, non è "per favore", ma "hai sempre ragione"- disse Jared incrociando le braccia al petto. Io alzai gli occhi al cielo.
-fottiti- dissi io esasperato. Lui sollevò le sopracciglia in attesa e così lo dissi anche se mi costava- hai sempre ragione ora, per favore, potresti alzare il culo da quella cazzo di sedia e accompagnarmi a casa?!- affermai accompagnando le mie parole poco gentili con un gesto educato della mano che lo invitava a camminare.
Lui alzò le mani in segno di resa e mi precedette fuori dall'ospedale e io mi lasciai andare, senza farmi vedere, ad un sorriso.

Dopo due orette, pulito e sfamato, tornai in ospedale.
Quando entrai nella sala d'aspetto individuai la chioma scura della mamma di Alex.
Era sola e mi chiesi dove fosse suo marito. L'espressione sul volto che vedevo solo di profilo era di intensa preoccupazione e angoscia.
Titubante, mi avviai verso di lei.
Una volta accanto mi sedetti sulla sedia vuota e lei girò la testa verso di me con un sorriso dolce e immensamente triste.
Era una bella donna, ma sicuramente un tempo lo era stata molto di più.
Era la copia di Alex, la copia un po' più avanti con gli anni, e questo fece male...
Mi ritrovai a sorriderle a mia volta.
-ciao Travis- disse lei in tono gentile.
-salve signora Ryan- dissi io a mia volta.
-ti prego, dammi del tu, e chiamami pure Marianne- disse lei dandomi una pacca sul ginocchio -mi fa sentire meno vecchia-
-okay- dissi io un po' in imbarazzo -suo....TUO marito dov'è?- chiesi correggendomi inseguito alla sua occhiataccia.
-Jack è dovuto correre urgentemente a risolvere una questione di lavoro. Non voleva andarci ma...gli ho fatto capire che, adesso come adesso, il suo licenziamento non è esattamente quello che ci vuole- disse lei con tono pacato.
-giusto- ammisi io annuendo, poi la guardai serio- Alex come sta?- chiesi quasi impaurito dalla risposta. Marianne sospirò.
-ancora niente...sono tre giorni che è incosciente. I dottori dicono che è normale. Per ora mi concentro sul fatto che è stabile e non è peggiorata...- disse lei strofinandosi le mani sul viso evidentemente stanca, le occhiaie profonde ne erano la conferma.
Mi concentrai sulle sue parole: "non è peggiorata".... Si, ma nemmeno migliorata...
-tu la ami vero?- chiese ad un tratto Marianne cogliendomi alla sprovvista. La guardai stupito e imbarazzato, poi mi resi conto che non c'era nulla di cui sentirsi a disagio.
-si, più di qualunque cosa al mondo- risposi io sicuro guardandola in quegli occhi troppo simili a quelli della mia Bambi. Lei mi sorrise intenerita.
-lo so, ho visto cosa hai combinato qui in ospedale e come ne eri distrutto. Ma più di ogni cosa, lo vedo da come la guardi- disse lei mettendomi una mano sulla spalla.
-perché la guardo come se fosse la cosa più bella e preziosa di questo mondo?- tirai ad indovinare. Perché, onestamente, se pensavo a quello che poteva esprimere il mio sguardo quando la guardavo, indubbiamente avrei pensato a quello.
-no- disse lei sorridendomi e scuotendo la testa -conosco bene quello sguardo perché è lo stesso che ha lei quando ti guarda- aggiunse. Io rimasi sorpreso da quella parole, poi sorrisi felice. Ma un lampo di perplessitá mi colpì.
-scusi ma come fa a dirlo? Insomma, non è che ci abbia visti spesso insieme- chiesi curioso.
-ah no? Eppure se non ricordo male hai pranzato molte volte a casa nostra- disse lei con finta disinvoltura.
-si ma quello è stato prima di...- prima che partisse per Siviglia. E subito capii tutto 
-Alex mi amava già da prima che partiste?- chiesi speranzoso.
-lo eravate tutti e due, solo che eravate troppo stupidi per capirlo- disse lei quasi divertita mentre io la guardavo sorpreso.
-Bhe Wow, emmmmm....mi sembra un de ja vú. Ho avuto questa conversazione con Jared qualche giorno fa. Ma non pensavo che anche Alex...- dissi io lasciando intendere il seguito.
-oh caro, conosco mia figlia, era pazza di te già dall'inizio fidati! So anche che sentiva la tua mancanza quando siamo partiti...- mi confidò Marianne.
-non me lo ha mai detto! Dovrò farci una lunga chiacchierata quando...- feci una pausa deglutendo improvvisamente incerto -quando si sveglierà- conclusi. Lei mi sorrise rassicurante.
-va da lei- disse dopo un attimo di pausa. Io mi girai a guardarla come a chiedere "posso?", lei si limitò ad annuire rispondendo alla mia silenziosa domanda.
Sorridendole riconoscente mi alzai lisciandomi le mani sudate sui jeans scuri e mi avviai verso la porta.
La aprii titubante ed entrai nella stanza e guardai il letto dove giaceva la mia ragazza. Sembrava così calma e serena che sembrava stesse solo riposando. Il mio sguardo corse allo schermo accanto a lei che monitorava il battito cardiaco per rassicurarmi che lei fosse ancora viva, non mi fidavo solo del bip regolare, avevo bisogno di esserne sicuro.
Poi il mio sguardo tornò su Alex. 
Dio se era bella...
I lividi sul suo viso erano una macchia verde chiaro appena visibile e le ferite erano quasi rimarginate. 
Mi sedetti accanto a lei e sospirai.
-ehi Bambi...- dissi io prendendole la mano tra le mie -sai, ho appena avuto una conversazione interessante con tua madre. A quanto pare sostiene che tu fossi innamorata di me già prima di Siviglia e che addirittura ti sia terribilmente mancato. Quando aprirai quei bellissimi occhioni da cerbiatto credo che sarà una cosa di cui dobbiamo discutere.- affermai io sorridendo come un idiota.
-Ho avuto una conversazione simile con Jared, solo che il soggetto trattato ero io. Sai, mi sono reso conto che io...ero già innamorato di te! Dannazione, probabilmente avrei dovuto capirlo quando ho sclerato nel momento in cui mi hai detto che ti saresti trasferita. Mi ricordo ancora la rabbia e il dolore di quel giorno, mi sono terribilmente pentito delle parole che ti ho detto, perchè non erano vere e non le pensavo. Ma soprattutto me ne pento perchè in quell'anno, soprattutto nei primi mesi dopo la tua partenza, ho sentito terribilmente la tua mancanza, e non posso fare a meno di pensare che se non fossi stato così stronzo avremmo potuto almeno parlarci.- ammisi con un pizzico rimpianto. Poi abbassai lo sguardo dal suo viso perchè, nonostante sapevo non mi potesse vedere, non mi sentivo a mio agio a stare davanti a lei quando sentivo i miei occhi farsi lucidi.
-sai, non è difficile capire il motivo per cui io mi sia innamorato di te all'inizio. Ma davvero non capisco come una ragazza intelligente e stupenda come te abbia potuto innamorarsi di uno come me, ovviamente esclusa la bellezza straordinaria.- poi mi feci serio e continuai -io non ti merito...non ti ho mai meritato- ammisi tristemente squotendo la testa.
-sei un coglione- disse una voce roca e molto familiare. Pensai fosse un'allucinazione ma quando alzai di scatto la testa dalle nostre mani intrecciate trovai due splendidi occhi marroni a guardarmi e un sorriso malizioso e allo stesso tempo stanco rivolto a me. La guardai stupito non credendo ai miei occhi.
-personalmente...non credo...di essere molto attraente in questo momento...quindi deduco che non sia per quello che hai....la bocca spalancata- disse lei ironica non senza un certo sforzo. E in quel momento, accorgendomi anche della stretta della mano ricambiata, mi resi conto che non era una mia allucinazione. Era tutto vero.
Lei era sveglia!
Mi risvegliai dalla mia trans e scattai in avanti prendendole il viso tra le mani, facendo scontrare le nostre labbra in un bacio delicato. Dio, ero al settimo cielo!
Mi staccai da lei malvolentieri e posai la mia fronte sulla sua strizzando gli occhi per impedire alle lacrime di uscire, senza accorgermi che era troppo tardi.
-spero siano lacrime di gioia- disse lei accarezzandomi le guance sorridendo debolmente.
-Dio, se qui! non ci posso credere! Mi sei mancata terribilmente, stavo per impazzire- dissi guardandola attraverso lo sguardo offuscato dalle lacrime. Lei mi guardò teneramente.
-Non hai un bell'aspetto- disse lei squadrandomi da vicino e notando probabilmente le mie occhiaie. Io scoppiai a ridere perchè solo lei poteva pensare agli altri quando quella in pericolo era lei...
-disse colei che è sul un letto di ospedale- risposi io con ironia.
-sai, non sei affatto cortese...non si dicono certe cose ad una donna- disse lei imbronciata. Si vedeva che si sforzava a parlare e che, nonostante la sua parlantina, fosse visibilmente stanca.
-vado a chiamare il medico- dissi per poi dargli un bacio sulla testa e avvicinarmi alla porta.
-Trav- disse lei in un sussurro roco ma che io udii benissimo.
-si?- chiesi voltandomi e accorgendomi della sua faccia improvvisamente seria che mi spaventò.
-dobbiamo parlare di quello che è successo...- disse semplicemente eio mi irrigidii serrando la mascella e i pugni.
-dopo, ora le cose più importanti.- dissi sforzandomi di sorridere. Lei annuì sistemandosi più comodamente sul cuscino, mentre io uscivo chiudendomi la porta alle spalle.


ANGOLO AUTRICE:
perdonatemi per il mio enorme ritardo, giuro non mi è mai successo ma troppe cose insieme. Tra vacanze e studio è stato difficile trovare un momentino libero, ma appena chiuso il quadrimestre ho subito dedicato tre orette alla mia storia. Spero di non aver perso nessuna delle mie splendide lettrici durante l'attesa.
Riguardo al capitolo, effettivamente, per quanto ci siano state rivelazioni tra mamme chiacchierone e dichiarazioni varie, possiamo considerarlo un capitolo di passaggio.
Nel prossimo capitolo avremo una conversazione tra Travis e Alex, abbastanza toccante a mio parere e verso la fine del capitolo il nostro boy prenderà una decisione che probabilmente mi farà guadagnare degli insulti. Non avendo ancora scritto il capitolo non posso lasciarvi dei dialoghi spoiler quindi il mio SPOILER sarà quello che ho scritto sopra.
Mi raccomando recensite!
un bacio, e a presto :*

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Capitolo 24
*** Non è stato un incidente... ***


Come già detto in precedenza, ODIO stare al centro dell'attenzione.
Ed essere chiusi in una stanza con tre/quattro medici che ti guardano esaminandoti neanche fossi un raro caso patologico dovrebbe rientrare tra le situazioni da odiare, giusto?
Mi lascio andare al quinto sbuffo spazientito, o meglio, credo sia il quinto ma ho perso il conto di quanti ne ho fatti dal momento in cui i medici sono entrati nella mia stanza dopo che mi sono svegliata.
Per carità eh, fanno il loro lavoro, ma c'é qualcosa che mi infastidisce. 
Forse vorrei solo che mi lasciassero in pace a riposare visto che mi sento letteralmente a pezzi e spossata.
-la testa ti fa male?- chiese un medico dai capelli scuri che era chinato su di me ad tastare delicatamente la parte interessata.
-un po'- risposi io trattenendo un gemito di dolore, lui mi guardò storto e io sbuffai ancora -ok, un po' tanto- ammisi.
-come ti chiami?- chiese il dottore biondo che si trovava ai piedi del letto. Io lo guardai con un sopracciglio alzato.
-credo che il mio nome sia scritto sulla cartellina che tiene in mano- risposi io ironica ma lui non colse l'ironia. -Alexandra Ryan- risposi tornando seria.
-il nome completo- disse Mr. Simpatia.
-Alexandra Josephine Ryan- risposi con un certo astio, non solo per i modi poco carini del dottore, ma per l'odio che avevo per quel secondo nome...era terribile!
Con tutto il rispetto per la mia bisnonna eh, sia chiaro!
-nata il?- chiese il dottore continuando a guardare la cartellina
-25 maggio 1998- affermai. Ma che diavolo stava chiedendo?
-residente in?- chiese ancora.
-ma siete poliziotti o dottori? Tra un po' mi leggerà anche i miei diritti?- chiesi per metá infastidita.
-no! Sto cercando di capire se la tua testa funziona o meno- disse lui freddandomi con gli occhi di ghiaccio.
-ah- fu tutto quello che riuscii a dire, mortificata.
-comunque sembra che sia tutto apposto- disse il dottore moro con un sorriso gentile sulle labbra, sorriso che ricambiai.
Ecco che tipo di persona ci voleva al risveglio da un coma! 
Uno gentile e sorridente che ti faceva essere felice di esserti svegliata, non uno stronzo presuntuoso che ti fa pensare "meglio se torno a dormire".
-ti lasciamo riposare per un po'- continuò quest'ultimo uscendo dalla stanza  e lasciandomi sola.
Per quanto la presenza di quei dottori fosse sgradita, avrei preferito che non mi lasciassero sola.
Fui assalita da un insolito senso di panico, avevo paura di restare sola.
Non perchè avessi paura che qualcuno potesse farmi del male, ma perchè era la prima volta che restavo sola con la mia mente da dopo l'incidente e temevo cosa la mia testa si sarebbe messa a pensare o i ricordi che avrebbe elaborato...
Quella macchina mi è venuta addosso intenzionalmente, non era stato affatto un incidente.
Quella persona, chiunque si nascondesse dietro i vetri oscurati della macchina, voleva mandarmi fuori strada, e sì, forse questo un po' mi terrorizzava.
Bussarono alla porta e io sobbalzai voltandomi verso la porta.
Travis era lì, con una mano sul pomello della porta semiaperta e l'altra sullo stipite, e mi guardava perplesso con un sopracciglio inarcato.
Mi lasciai andare ad un sospiro di sollievo e ad un sorriso.
-ti ho spaventato?- chiese entrando e chiudendosi la porta alle spalle.
-no è solo che ero soprappensiero- dissi facendo un gesto vago della mano per minimizzare.
-e...a cosa pensavi?- domandò sedendosi accanto a me e prendendomi la mano.
-a quello che mi hai detto mentre "dormivo"- affermai facendo le virgolette con le dita.
-mi hai sentito?- chiese divertito. Io annuii e allora lui continuò- e cosa hai da dire?- 
-solo che mia madre ha un grande spirito di osservazione e una spiccata tendenza a non farsi i suoi cosiddetti bip- dissi leggermente divertita. 
Lui rise di gusto e dio, quanto mi era mancata quella risata. Anche prima dell'incidente la sentivo molto di rado, visto che era sempre troppo preoccupato. 
Quindi possiamo dire che fossi in una sorta di astinenza da un po'.
-dopo tutto il mio lungo discorso sdolcinato e da femminuccia, questa è l'unica cosa che riesci a dirmi?- chiese incredulo.
-e cosa vorresti che ti dicessi?- domandai prendendolo in giro.
-non lo so, qualcosa di più profondo e personale, non qualcosa che sia di dominio pubblico come il fatto che tua madre, come ogni madre che si rispetti, é un po' impicciona?- chiese retorico.-pensavo tipo a...- ma non lo feci finire.
-ti amo, ti ho sempre amato e sempre lo farò- affermai improvvisamente seria.
Lui mi guardò e mi sorrise dolcemente.
-esattamente quello che intendevo. E, per risponderti, posso dirti che credo di non aver fatto altro che amarti in questi due anni- mi disse prima di abbassare gli occhi. Quando lo rialzò, il suo sguardo era velato da una leggera malinconia.
-sei quasi morta due volte nell'arco di quarantott'ore. Sono stato vicino a perderti DUE volte e giuro, è qualcosa che non augurerei neanche al mio peggior nemico.
Quando il tuo cuore si è fermato ho pensato di impazzire! Nella mia vita non ho mai avuto così tanta paura e, per la prima volta, ho pensato a come sarebbe stata la mia vita senza di te...- disse lui mentre il mio cuore accelerava ad un ritmo velocissimo.
-non è stato un incidente vero?- chiese di punto in bianco.
Ed eccola! La fatidica domanda.
Io inspirai a fondo e strinsi gli occhi.
-Alex devi rispondermi!- disse a denti stretti stritolandomi la mano. Quel suo improvviso cambiamento d'umore, dal premuroso al minaccioso, mi spaventò facendomi sprofondare ancora di più nel cuscino nel tentativo di allontanarmi. 
Lui si accorse di aver esagerato ed espirando si passò una mano sul viso.
-scusami Bambi, é che HO BISOGNO di capire cosa è successo, veramente- disse supplicandomi con lo sguardo.
-io...no, non lo é stato- ammisi spostando lo sguardo sulle mani che stavo torturando. Lo sentii trattenere il respiro.
-che è successo?- chiese cauto e con un tono di voce freddo e distaccato.
-avevo appena accompagnato Beth a casa e stavo tornando. Stava piovendo ed era buio. Ad un certo punto un Suv con i vetri oscurati mi ha affiancato e ha iniziato a venirmi a dosso una, due, tre volte...alla fine sono finita fuori strada. Diciamo che la strada bagnata non è stata esattamente mia amica.- conclusi cercando di trattenere le lacrime. Sentivo la gola bruciarmi.
-decisamente non é stato un incidente- concluse lui come se la cosa non fosse già abbastanza ovvia.
-era tutto il giorno che avevo una sensazione strana, mi sentivo continuamente osservata- ammisi ripensando a quel pomeriggio al centro commerciale.
-lo so- disse lui -e avevi ragione- aggiunse guardando nel vuoto.
-cosa?- chiesi sorpresa e confusa.
-Sam. Ti ha seguita per tutto il pomeriggio, mi ha mandato una foto di te. Che provavi un tubino nero.- disse lui stringendo la mandibola e serrando i pugni, come se non fosse tanto il fatto che Sam mi seguiva a dargli fastidio, quanto il fatto che gli avesse mandato una mia foto. 
Poi mi ricordai di una cosa...
-l'ho visto, al centro commerciale- ammisi titubante, perché ero sicura che quella rivelazione non gli sarebbe piaciuta.
E infatti...
La sua testa scattò come una molla verso di me e il suo sguardo infuocato trovò il mio.
-COSA?- ringhiò.
-mi sembrava di averlo visto dietro una colonna- ripetei giocando con l'orlo della coperta verde.
-E NON TI È VENUTO IN MENTE DI CHIAMARMI E DIMELO?- urlò lui. Era furioso.
-io non pensavo fosse importante!- risposi leggermente alterata.
-ma che cazzo dici? Ti senti quando parli?- chiese lui sempre più arrabbiato.
-l'ho visto per un momento così breve che ho pensato di essermelo immaginata! Ho dato la colpa alla paranoia- dissi io iniziando a gesticolare.
-Bhe forse se avessi dato ascolto alla tua "paranoia" ora non saresti qui su questo letto- disse scattando in piedi e facendo le virgolette con le dita.
-sinceramente non ci avevo dato peso! Ora però ti devi dare una calmata!- gridai ormai al limite.
Lui si avvicinò di scatto a me sbattendo le mani sulle sbarre di metallo ai lati del letto e chinandosi fino ad arrivare a due centimetri dal mio viso.
-calmarmi? CALMARMI? SEI QUASI MORTA CAZZO! NON POSSO CALMARMI!- sibilò lui mentre il mio cuore impazziva.
E a quelle parole, non seppi che controbattere.
-tutto ok qui?- chiese una voce femminile sulla porta. Io e Travis ci voltammo di scatto e sulla porta trovammo mia madre.
-Sisi! Mai stata meglio!- dissi io sorridendo a mia madre che si stava avvicinando. Trav nel frattempo si era staccato dal letto e si stava avviando verso la porta.
Mia madre si chinò a baciarmi la fronte ma me ne accorsi a malapena, il mio sguardo era fisso sulla figura tesa e rigida del mio ragazzo.
Raggiunta la porta si voltò a guardarmi con uno sguardo, ancora arrabbiato si, ma pieno di tristezza che mi spezzò il cuore.
-vi lascio da sole.- e così dicendo uscì chiudendosi la porta alle spalle.

POV.TRAVIS
Uscii dalla porta trattenendo a stento la rabbia.
Attraversai il corridoio verso l'uscita del reparto quando il cellulare iniziò a vibrarmi nella tasca dei jeans. 
Mi fermai e lo tirai fuori accettando la chiamata senza vedere chi fosse.
-pronto- risposi spazientito.
-fiuuuuu- fischiò qualcuno dall'altro lato del telefono -ma che caratterino! Devi rivolgerti meglio di così a me- disse un uomo. 
Io mi raggelai riconoscendo la voce.
-brutto bastardo se ti trovo io giuro su Dio che ti...- iniziai ringhiando furioso.
-ehi ehi ehi calmati!- mi bloccò lui- deduco che tu sia abbastanza intelligente da aver capito che ci sono io dietro tutto. CUCÙ! Ci sei arrivato! A proposito come sta la tua ragazza?-chiese lui. Io strinsi i pugni per evitare di spaccare tutto.- sai inizialmente volevo fare in modo che morisse davvero, poi mi sono detto "si, Travis sarebbe distrutto, ma perché sprecare qualcosa di così prezioso che può essere riusato? Meglio lanciargli un semplice avvertimento per ora"- continuò facendomi incazzare sempre di più.
-e quale sarebbe la tua preziosa lezione?- chiesi a denti stretti ormai al limite.
-ma non è ovvio? Ricordarti chi è il più forte. Farti tenere a mente che io.vinco.SEMPRE- sibilò l'ultima parola come un serpente velenoso.
Come quello che era. Una creatura velenosa.
-tutto quello che tocchi si guasta. Tutto ciò che ami non è al sicuro. La tua ragazza non è al sicuro, e qual'è stata la sua colpa? Essere amata da te. Io al posto suo non vorrei essere la donna che ami perché finché sarà al tuo fianco, non sarà mai al sicuro.- e con queste ultime parole, chiese la conversazione, lasciandomi, lì in mezzo al corridoio di un ospedale, a riflettere tra la tristezza, il senso di colpa e la rabbia.
Le sue parole mi avevano fatto incazzare, ma avevano colpito il segno.
Alex non sarà mai al sicuro finchè Sam o chiunque altro saprá che la amo.
Quella conversazione mi aveva portato ad una conclusione, una soluzione alla quale inconsciamente ero arrivato da tempo.
Dovevo uscire della sua vita...


ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti!! Ce l'ho fatta finalmente. Scusate per l'attesa lunga e il capitolo troppo breve. 
Giuro con il prossimo mi farò perdonare.
Che dite, Travis é arrabbiato? Non sará facile per lui lasciarla, perché ormai é ovvio che lo farà. La vera domanda è, "Alex che fará?", capirá che é tutta una balla? O lui sará talmente tanto convincente da ingannarla? Che scusa userá Travis secondo voi?
La frase SPOILER con cui vi lascio é:
"Non posso fingere di essere qualcuno che non sono"
Detto ciò, al prossimo capitolo!
baci :*

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Capitolo 25
*** Broken Hearts ***


Casa dolce casa....
Non mi ero mai soffermata tanto su questa espressione diffusa che uno pronuncia quasi senza pensare quando si torna a casa.
Io stessa l'ho detta varie volte: al ritorno da scuola, da un viaggio, da una giornata stressante o orribile.
Ma non mi era mai sembrata così perfetta fino al momento in cui avevo rimesso piede in casa dopo essere uscita dall'ospedale.
Dopo quattro giorni di continue analisi e accertamenti ero tornata finalmente a casa e ora mi trovavo semi sdraiata sul divano a vedere la televisione come i precedenti due giorni.
In sintesi, se non si fosse capito, la mia vita dal ritorno a casa era l'espressione della  MONOTONIA e passavo il mio tempo tra divano, letto e cucina, stracoccolata  da mamma e amici.
Mamma ovviamente era iper tutto in quei giorni: iperprotettiva, iper dolce...
Insomma, si comportava da madre.
Beth veniva a trovarmi quasi ogni giorno dopo scuola per passare del tempo con me e aggiornarmi sugli ultimi gossip a scuola e, a causa dei suoi racconti, mi era venuta una strana e sconosciuta voglia di rimettere piede a scuola.
Anche a Diego e Carmen era arrivata la notizia del mio incidente e, nei numerosi messaggi che ci eravamo scambiati in quei giorni, Carmen mi aveva rivelato che aveva quasi dovuto legare il fratello per non farlo salire sul primo aereo che lo avrebbe portato fino a qui.
Jared non era mai passato ma si era rivelato comunque un buon amico scrivendomi e chiedendo a Beth notizie su di me. Lo avevo invitato a passare ogni tanto con Beth, ma aveva sempre declinato l'offerta ed ero abbastanza convinta che non lo facesse perché non volesse, ma per evitare la mia prevedibile e più che lecita domanda: "CHE CAZZO DI FINE HA FATTO IL TUO MIGLIORE AMICO?!"
Già perché in questo quadretto idilliaco mancava una persona, qualcuno che avrebbe dovuto essere il primo a venirmi a trovare e non lo aveva fatto.
Travis.
Da quel giorno in ospedale lo avevo visto solo una seconda volta...

4 giorni prima...
Dopo mesi, finalmente ero riuscita a finire quel libro che Beth mi aveva passato, "mai per amore", e avevo capito perché avesse insistito tanto affinché lo leggessi.
Quella era la storia di me e Trav, e ci scommetto la testa che aveva insistito affinché lo leggessi perché lei già sapeva come sarebbe finita, lo aveva fatto per "aprirmi gli occhi".
Come se lo avessi nominato, eccolo lì, sulla soglia della porta della mia stanza d'ospedale, sempre bello come un dio ma il suo viso....non so, non era quello di sempre, la sua espressione fredda, calcolata e distaccata non era da lui.
Io abbassai il libro sulle mie gambe e gli sorrisi.
-ehi ciao- dissi allegra.
-ciao- disse semplicemente. Nessun sorriso.
Non mi guardava, alternava il suo sguardo su ogni punto della stanza in maniera nervosa.
Guardava ovunque, tranne che verso di me...
Avanzò con le mani in tasca, altro simbolo di chiusura.
Qualcosa non andava.
-non sei passato in questi giorni, pensavo ce l'avessi ancora con me per la discussione dell'altro giorno- dissi io cercando di mantenere la calma.
-ho avuto da fare- ribatté lui incolore. 
-Qualcosa di meglio che sapere se la tua ragazza sta bene?- chiesi fredda, lui non rispose, così continuai -avresti potuto chiamarmi! Lo capisco che avevi da fare, ma una chiamata non costa nulla sai?!- 
-ti ho scritto- rispose semplicemente, mandandomi definitivamente in bestia.
-"ciao" e "come va?" È quello che ci si aspetta da un conoscente, non dal proprio ragazzo! Ci sono compagni di scuola che sono stati più espansivi e interessati di te!- gli gridai contro. 
Lo vidi serrare la mascella, e finalmente i suoi occhi puntarono su di me.
-ah si?! Bhe allora perché non ti fai coccolare da loro? Sono sicuro che a qualche ragazzo non dispiacerà fare le mie veci!- mi ringhiò lui contro.
-no davvero sei serio?! Non ci provare neanche a farti passare per la vittima! Non provare a cambiare discorso! Non contorcere le mie parole per mettermi in bocca cose che non ho detto!- possibile che fosse così idiota?
-non mi va di discutere!- sentenziò guardandomi truce, segno che la conversazione era finita lì -stai meglio?- chiese con un tono talmente scostante da entrare in collisione con l'interessamento espresso da quella domanda.
-mai stata meglio- risposi altezzosa incrociando le braccia al petto.-domani mi dimettono- aggiunsi.
-bene- rispose lui. Tutto qui?... Avrei voluto dirglielo ma mi limitai a fissarlo con gli occhi pieni di lacrime e il cuore spezzato per la delusione causata dalla sua indifferenza.
Strizzai gli occhi perché nonostante tutto e nonostante il dolore, l'orgoglio prevaleva e non gli avrei mai dato la soddisfazione di vedermi debole per causa sua.
Una lacrime traditrice scese dalla guancia ma me la asciugai subito.
Ero anche una persona tenace, che voleva sempre dare infinite possibilità agli altri nella speranza spesso vana che qualcuno cambiasse.
Per questo feci un ultimo tentativo.
-mi vieni a prendere domani?- chiesi guardando fuori dalla finestra.
Per un attimo ci fu il silenzio e si udì solo lo scrosciare della pioggia sul vetro mentre io incrociavo le dita stringendole sempre più nella speranza di un sì.
-no- fu invece la risposta secca, mi voltai di scatto a guardarlo e per un secondo vidi del dispiacere e della tristezza nel suo volto, ma passò così velocemente che potevo benissimo essermelo immaginato.
-no?- chiesi in un sussurro incredula.
-no, non posso, ho gli allenamenti con la squadra e la scuola- rispose lui senza guardarmi.
-la scuola? Davvero? Non te ne è mai importato!- chiesi come a dire "stai dicendo sul serio?!"
-non posso più fare assenze, ho sprecato troppo tempo qui nell'ultima settimana e sono mancato troppi giorni- spiegò freddo. 
-sprecato? Bhe scusami, ma non te l'ho chiesto io di farmi da balia mentre ero su un letto d'ospedale- gridai piena di collera.
-infatti- rispose lui in tono così basso che fu un miracolo udirlo.
-scusa?- chiesi sperando di aver capito male.
-niente devo andare- detto ciò si chinò a darmi un bacio sulla fronte per poi dirigersi verso la porta e andarsene.
-ma...- pronunciai un po' in ritardo e completamente scombussolata.
Perché si comportava in quel modo?
 
Oggi...
Da quel giorni non l'ho più visto, solo sporadici messaggi di circostanza, tanto per tenersi la coscienza pulita.
Ogni giorno aveva pronta una scusa diversa: allenamenti, compiti, uscite con Jared...tutti impegni inderogabili.
Bhe buono a sapersi, lo terrò a mente per il futuro, quando verrá a chiedermi qualcosa.
Qualcuno suonò alla porta e mi alzai per aprire.

Il ragazzo davanti a me non era proprio come quello che speravo, perché non era Travis, era Cain.
Restai a guardarlo per un tempo lunghissimo, sorpresa, prima di svegliarmi.
-ehi Cain, che sorpresa!- dissi io salutandolo con un abbraccio.
-l'intento era proprio quello di sorprenderti- disse lui ricambiando l'abbraccio. Avvertivo il sorriso nella sua voce.
-come mai sei qui?- chiesi staccandomi lentamente.
-ho saputo dell'incidente e volevo vedere con i miei occhi come stavi. E per portarti questi- rispose lui con un sorriso dolce mostrandomi una bustina di pescetti di liquirizia.
I miei occhi si illuminarono.
-o mio dio io ti adoro! Come facevi a saperlo?- chiesi con un mega sorriso afferrando il sacchetto trasparente.
-me ne hai parlato un giorno, a proposito del potere rilassante che hanno su di te- rispose infilandosi le mani in tasca.
-te lo ricordi?- chiesi, sorpresa che si ricordasse un così piccolo dettaglio.
-dovrebbero farmi un incantesimo per farmi scordare qualcosa che ti riguarda- rispose abbassando lo sguardo e arrossendo leggermente, come se si vergognasse ed io non potei fare a meno di sorridere per la sua tenerezza.
-ti va di... Emmm...farmi compagnia? Oggi Beth non può passare, mi salveresti da un pomeriggio noiosissimo- chiesi leggermente imbarazzata, ma sicura di quello che stavo facendo.
Lui mi guardò per un attimo, probabilmente valutando se fossi seria. Quasi mi aspettavo un no.
-certo! Mi farebbe molto piacere, oggi ho il pomeriggio libero- rispose sorridendo. 
Io sollevata gli sorrisi di rimando mentre mi facevo da parte per farlo passare.

Il pomeriggio era volato letteralmente, avevamo riso, chiacchierato, mangiato e visto Iron Man, facendo a gara a chi sapesse meglio i dialoghi a memoria, finendo anche lì per scoppiare a ridere ogni due secondi.
Era tempo che non mi sentivo così bene, che non ridevo così e che non mi sentivo libera da pensieri.
Mi ero quasi dimenticata del problema con Travis.
-senti ma il tuo ragazzo dove sta?- chiese Cain di punto in bianco durante il film.
Quasi infatti....
-non qui- risposi come se la cosa non fosse abbastanza ovvia mentre mi mettevo in bocca un cucchiaio di gelato.
-non per farmi i fatti tuoi ma ci sono un attimo rimasto quando mi hai detto che saresti stata sola, pensavo ti sarebbe stato attaccato 24 ore su 24- disse lui poggiando il cartone di gelato sul tavolinetto davanti a noi.
-evidentemente ha di meglio da fare- affermai con finta indifferenza continuando a guardare lo schermo senza guardarlo davvero.
-Bhe è un coglione- disse allora lui. Io mi voltai di scatto a guardarlo.
-cosa?- chiesi io mezza divertita da questo suo "eccesso" di volgarità. Di solito era sempre così posato, posso giurare di non averlo mai sentito dire parolacce.
-scusa è che...se tu fossi la mia ragazza non mi staccherei mai da te, men che meno in questo momento! Io non so lui cosa abbia da fare, ma manderei tutto a puttane per starti accanto. Per lo meno, dovrebbe essere così- spiegò lui. E fu in quell'istante che capii che non ero strana io a pensarle quelle cose, non ero io quella sbagliata, era Travis a non comportarsi adeguatamente e non aveva più diritto a nessuna attenuante. Non c'erano scusanti.
-si...lo so, dovrebbe- ammisi infine affranta per quella nuova consapevolezza.

POV. TRAVIS
La musica nelle orecchie...il sudore sulla fronte...il battito del cuore...i respiri affannosi....
Non so da quanto stessi correndo, so solo che ero partito con l'intenzione di sfogarmi ma che non aveva funzionato.
La rabbia e la frustrazione erano ancora lì.
Ma l'emozione più forte di tutte era la tristezza, che non mi abbandonava mai, che mi seguiva anche negli incubi la notte, che non mi faceva dormire.
Il cellulare mi vibrò nella fascia attaccata al braccio così rallentai e mi fermai.
Sapevo che era sbagliato, ma inconsciamente speravo fosse LEI, e non riuscii a trattenere la delusione quando vidi che il messaggio era di Jared.
"Incontro fissato per le 19 al Genny's. Puntuale"
Avrei dovuto sapere che non era lei.
Mi aveva tartassato di messaggi solo il primo giorno, poi aveva smesso, forse ci aveva rinunciato.
So che nonostante tutto, anche se non mi cercava, ci stava male. 
Perché ci stavo male anche io.
Dovevo lasciarla quel giorno in ospedale, l'intento iniziale era quello.
Ma non ce l'ho fatta, quegli occhi non me lo hanno permesso, e io non avevo abbastanza forza da lasciarla andare.
Stavo vivendo lontano da lei, spiandola in lontananza, sperando che stare separati rendesse tutto più facile, ma non era cambiato nulla.
Non sapevo se ce l'avrei fatta a lasciarla...
Alla fine non so come mi ritrovai di nuovo davanti a casa mia, e mi bloccai.
C'era una macchina davanti casa di Alex, una 500 nera che prima non c'era.
La porta si aprì all'improvviso ed io, da bravo codardo, mi nascosi dietro la mia macchina a spiare. 
Ma mi pentii subito di essermi nascosto perché quello che vidi mi fece raggelare.
Al principio udii solo il suono di due risate, di cui una era quella di Alex.
L'altra apparteneva ad un ragazzo e poco dopo ne scoprii il possessore.
Cain uscì in veranda con le mani nelle tasche e un sorriso trentadue denti sul volto.
Alex comparve subito dopo di lui poggiandosi con un fianco allo stipite della porta con le braccia incrociate, e la sua vista mi tolse il fiato.
Aveva i capelli raccolti con il mollettone in maniera morbida e alcune ciocche ribelli le ricadevano sul viso rilassato e su cui si apriva un sorriso radioso.
Fu quando mi resi conto di CHI era la causa del sorriso che serrai i pugni e strinsi la mandibola.
Che ci faceva quell'idiota a casa sua? Da quanto era lì? Cosa avevano fatto?
La gelosia mi accecò e dovetti trattenermi per non saltare fuori dal mio nascondiglio e ucciderlo, soprattutto quando lei si avvicinò a lui abbracciandolo e lui la strinse a se.
Dovrei esserci io li, a stringerla...

POV. ALEXANDRA
Guardai Cain allontanarsi con la sua macchina e con il sorriso ancora dipinto sul volto. Rientrai chiudendomi la porta alle spalle ma qualcosa me lo impedì.
Un piede con una scarpa da corsa si erano infilati tra lo stipite e la porta, impedendomi di chiuderla.
All'inizio fui assalita dal panico e cercai di fare forza per chiuderla, ma poi riconobbi la mano sulla porta e mollai la presa.
La porta si aprí con violenza sbattendo sul muro e fece il suo ingresso Travis, in tutto il suo splendore e la sua...incazzatura.
Perché, diavolo, quella si che era una faccia incazzata da far paura.
-ah, sei tu- dissi semplicemente io cercando di apparire calma.
-che ci faceva qui?- chiese lui avanzando verso di me minaccioso.
-non so di chi parli- feci finta di niente guardandolo.
-non fare la scema sai di chi parlo- disse chiudendo la porta mentre continuava a guardarmi.
Era tutto sudato e la felpa grigia ne era la prova, probabilmente era andato a correre.
-rispondi!- mi incitò lui.
-se avessi saputo che serviva un altro ragazzo per farti venire qui lo avrei fatto venire prima- risposi inviperita ignorando la sua domanda.
-Che ci faceva Cain qui?- chiese ancora spazientito dal mio silenzio.
-quello che avresti dovuto fare tu!- gli gridai contro esasperata. Lui fece un passo indietro e la sua sicurezza vacillò per un secondo.
Poi però la sua faccia tornò più nera di prima.
-ah si? Già mi hai sostituito? non ti facevo una tipo dai facili costumi, forse mi sbagliavo- fece lui con un sorriso diabolico che non gli avevo mai visto usare con me. 
Non ci vidi più e gli diedi uno schiaffo così forte da farmi male.
L'impatto gli fece voltare la testa di lato e rimase così, mentre il muscolo della sua mandibola guizzava dal nervoso.
Le lacrime scendevano ormai copiose sul mio viso e quando girò di nuovo la testa verso di me e vidi l'assoluta freddezza nel suo sguardo ebbi un tuffo al cuore.
Riuscii a formulare una sola frase.
-fuori da casa mia Travis, ora- dissi guardandolo  attraverso la cortina delle lacrime.
Lui rimase lì a guardarmi per un istante e poi uscì di casa sbattendo la porta.
Io mi accascia a terra a piangere, scossa dai singhiozzi e quasi non sentii il dolore che mi procuravano le costole ancora indolenzite.

Non cenai, ovviamente. Mi rintanai nella mia camera sotto le coperte e rimasi lì a pensare e, alla fine, stremata dalle lacrime, mi addormentai.
Mi svegliai di soprassalto, non so dopo quanto, a causa della suoneria del mio iphone.
Era Beth, risposi subito.
-pronto- dissi io con voce assonnata.
-ehi Alex stai bene?!- chiese lei con voce preoccupata.
-si, perché non dovrei?-chiesi perplessa.
-non hai ricevuto nessun messaggio dalla pagina gossip della scuola?- chiese lei facendomi allarmare all'improvviso.
-no, non ho controllato. Perché?- chiesi io. 
Sinceramente, la maggior parte dei messaggi che il sito mi inviava li ignoravo, non ero interessata al gossip ma non avevo avuto scelta, forse la soluzione sarebbe stata bloccare il numero. 
Avevamo a che fare con una specie di Gossip Girl che si divertiva delle disavventure altrui quindi tendevo a tenermene alla larga perché non trovavo piacere nei dispiaceri degli altri, ma stavolta non avevo davvero visto il messaggio e mi chiesi preoccupata di cosa si trattasse. 
-forse ti conviene controllare- ammise la mia amica cauta. Feci come mi disse, la misi in viva voce e cambia schermata. Effettivamente mi era arrivato un messaggio.
Lo aprii timorosa e...preferii non averlo fatto.
La frase a caratteri cubitali enunciava "ALCUNI AVEVANO SCOMMESSO SU QUANTO SAREBBE DURATA LA VITA DA MONOGAMO DI TRAVIS TATUM. È DURATA ABBASTANZA, MA NON TANTO A LUNGO. IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO. LA NOSTRA POVERA ALEX RYAN NON SENTE GIÀ IL PESO DELLE CORNA SULLA TESTA?" 
Il tutto accompagnato da una foto che ritraeva Travis avvinghiato ad una bionda mentre si davano da fare contro il muro di un locale.
Mi mancò il fiato e dovetti distogliere lo sguardo.
La nausea iniziò ad impossessarsi di me.
-Alex?- chiese Beth dal telefono, mi ero quasi scordata che fosse in attesa.
-si?- risposi con voce tremante.
-tutto ok?- chiese lei dolcemente.
-no, ma devo andare, ho bisogno di stare da sola- dissi io risoluta.
-okay, se ti serve sono qui tesoro- sapevo che avrebbe capito, lo faceva sempre.
-grazie a domani- dissi e chiusi in fretta la conversazione prima di correre al bagno e rigettare tutto quello che avevo nello stomaco.


ANGOLO AUTRICE:
Buonasera a tutte!!! Finalmente sono riuscita a trovare uno spiraglio di tempo libero per pubblicare questo capitolo. Mi è mancato tanto dedicarmi alla mia storia!
Passiamo al capitolo, ormai credo che l'inevitabile sia accaduto, ora bisogna solo vedere il confronto che ci sarà nel prossimo capitolo tra Alex e Travis.
Servirà tutto questo a tenere Sam alla larga da Alex?
Per il prossimo capitolo vi consiglio di tenere a mente il messaggio di Jared, che forse poteva sembrare un dettaglio inutile, ma invece servirà perché l'inizio del prossimo capitolo si svilupperà proprio da quel messaggio.
Quindi la mia domanda è, secondo voi cosa è successo durante il loro incontro? 
Detto ciò, vi saluto. 
Un bacione!!

PS. sono più che sicura di aver reso qualcuno molto felice con il ritorno di Cain ;))

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Capitolo 26
*** Spiegazioni ***


POV.TRAVIS

Mi toccai la guancia, chiusi gli occhi e sospirai poggiandomi con la testa allo schienale dell'auto.

Dopo quasi un'ora quello schiaffo ancora faceva male come se me lo avessero appena dato.

Sospirai di nuovo ricordando il suo sguardo furioso alle mie parole e le lacrime che erano pronte a scendere dopo che mi aveva dato lo schiaffo.

Vederla con Cain mi aveva mandato fuori di testa, ma non posso dire di non aver approfittato della situazione per allontanarla ancora di più da me.

Ci ero riuscito? Sicuramente si

Mi sentivo meglio? Assolutamente no

Tolsi la mano dalla guancia e scesi dalla macchina.

L'insegna luminescente del Genny's illuminava a giorno il parcheggio e, come sempre, il pub era strapieno di gente.

Entrai nel locale alle 19 spaccate e socchiusi gli occhi nel tentativo di trovare chi stavo cercando, nonostante la luce fioca del posto.

Individuai il gruppetto e subito mi avvicinai al tavolo dove erano seduti.

Avevano scelto non a caso il tavolo più isolato, lontano da orecchie e occhi indiscreti.

Jared mi salutò con una pacca sulla spalla mentre gli altri due uomini mi salutarono solo con un cenno del capo, sempre discreti in pubblico.

Hank e Tony erano sempre molto cauti e attenti a non dare nell'occhio quando sporadicamente ci vedevamo tutti insieme per questi incontri.

-lo avete rintracciato?- chiesi io speranzoso ai due uomini. Tony mi guardò dispiaciuto e bastò quello come risposta.

-come è possibile che VOI con i vostri mezzi non riusciate a trovare una persona!-sbottai irritato dalla situazione. Sam era scomparso nel nulla, non si era fatto più sentire. In casi normali sarebbe stata una cosa positiva, ma con lui tutto il contrario.

-non è così facile, è come se fosse un fantasma. Abbiamo fatto il possibile ma non credi che se fosse così facile lo avremmo già preso tempo fa?!- chiese retorico Hank guardandomi serio.

-si lo so scusate è che io...io non lo ritengo possibile. Insomma uno sbaglio dovrá pur farlo da un momento all'altro- chiesi lasciandomi andare pesantemente sulla sedia.

-fino ad ora non ne ha fatto neanche uno, è stato sempre molto attento.- si intromise Tony bevendo la sua birra.

Ci lasciammo tutti andare ad un sospiro sconsolato, Sam era introvabile, almeno che non fosse lui a voler essere trovato.

-e con Alex?- chiese Jared improvvisamente.

Mi ritrovai tre paia di occhi puntati addosso e mi gelai sul posto. Il bruciore alla guancia tornò a farsi sentire.

-non c'è nulla da dire- risposi freddo bevendo la mia birra.

-io dico di si. Hai QUELLA faccia, ed è capace solo lei di fartela venire- disse Jared indicandomi.

-cosa vuoi sentirmi dire eh? Che l'ho vista con Cain e ho scazzato? Che abbiamo litigato? Che mi sono beccato uno schiaffo?- dissi sbattendo il boccale di birra sul tavolo di legno.

-wow- disse Jared dopo un attimo di silenzio.

-si wow- ripetei io con una smorfia tornando ad annegare i dispiacere nell'alcol.

-questo complica le cose- disse Hank riflettendo.

-come prego?- chiesi io infastidito. Lui si guardò con Tony come se avessero entrambi capito qualcosa e fossero preoccupati.

-beh hai detto che vuoi lasciarla no?!- chiese Tony guardandomi. Io annuii cauto perché la piega che aveva preso la conversazione non mi piaceva affatto...

-ti sei mostrato geloso verso di lei, ergo le hai dimostrato di tenerci ancora- disse Hank come se stesse seguendo il filo di un ragionamento immaginario di cui non avevo ancora capito il punto finale.

Davanti alla mia faccia perplessa sospirarono esasperati.

-beh non ti sembrerebbe un po' strano se la persona che ti fa una scenata di gelosia ti lasciasse improvvisamente dicendoti che non ti ama più? Alex è una ragazza sveglia, non ci crederebbe mai e capirebbe che è tutta una finzione.- spiegò infine Tony come se fosse una cosa ovvia.

E allora capii.

-se la lasciassi la storia non reggerebbe- concluse Jared dando voce ai miei pensieri.

-cazzo...- ringhiai dandomi mentalmente dello stupido. Perché non ci avevo pensato prima? -devo trovare un modo, devo...- nervoso mi interruppi e mi passai le mani tra i capelli stringendoli forte.

-Trav...- provò a parlarmi Jared ma io lo bloccai.

-devo uscire dalla sua vita, il prima possibile.- sentenziai io deciso anche se dentro di me ero a pezzi.

-ok allora riflettiamo- fece Hank battendo le dita sul tavolo -potresti spingerla a lasciarti- propose guadagnandosi l'approvazione degli altri.

-no, ho provato a farmi odiare da lei ma niente- risposi ricordando la litigata di poco fa.

Mi aveva cacciato, poteva essere incazzata con me, ma di fatto non mi aveva mollato.

-beh forse non hai toccato i tasti giusti per spingerla ad odiarti- rispose Jared pensieroso.

-che intendi?- chiesi perplesso.

-beh, quando è stata l'unica volta in cui avete litigato di brutto? In cui lei aveva deciso di chiudere la vostra amicizia?- chiese lui sapendo bene che io ricordavo perfettamente a cosa alludeva.

-quando sono andato a letto con Carmen nonostante le avessi promesso di non farlo- dissi abbassando lo sguardo, vergognandomi al solo ricordo.

-e perché se l'era presa tanto?- chiese cercando di farmi arrivare al suo ragionamento.

-perché avevo tradito la sua fiducia?!- chiesi come se stessimo giocando ad un indovinello.

-BINGO!- gridò lui indicandomi.

-Sai, non sei affatto carino a ricordarmelo...- risposi imbronciato.

-no però abbiamo trovato la soluzione- disse lui. Fu allora che la mia mente elaborò tutto.

Dovevo tradire la sua fiducia, ancora...

-devo farmi vedere mentre sto con un'altra- dissi infine dopo vari ragionamenti.

-cosa?- chiesero Tony ed Hank confusi.

-ha senso, ti fai vedere mentre baci un'altra tradendo così la sua fiducia- disse Jared capendo alla perfezione il mio piano.

-non crederá alla storia che non la amo più, ma non dubito che crederá che io possa averla tradita cedendo con la prima che mi passava davanti. In fondo era quello che ero prima, un donnaiolo incallito, non sarà difficile convincerla che in realtà...non sono mai cambiato- dissi con voce incalore. 

Non potevo credere che stavo progettando di spezzare il cuore alla donna che amavo, ed anche il mio...

 

POV.ALEX

Una volta Mark Twain disse "dai a ogni giornata l'opportunità di essere la più bella della tua vita".

Teoricamente sarebbe facile fingere che ogni giorno potrebbe essere fantastico, praticamente la vita è una merda, tanto vale che lo accettiamo, quindi non sarà mai possibile che ogni giorno sarà migliore del precedente, probabilmente ogni giorno sarà PEGGIORE del precedente.

Di fatti, se una settimana fa stavo fisicamente da schifo perché ero in ospedale, ieri stavo malissimo per Travis e lo schiaffo.

E oggi? Peggio che mai...

Passata la nottata a piangere, l'unica cosa che non volevo era alzarmi per andare a scuola.

Ma DOVEVO, perché così avrei solo alimentato le voci di corridoio dandogliela vinta a tutti quei pettegoli che, ci avrei messo la mano sul fuoco, non si aspettavano la mia presenza oggi.

Non sarebbe mai successo.

Mi alzai a fatica, non mangiai e mi buttai in doccia.

L'acqua fredda mi fece bene.

Mi misi un paio di jeans e una felpa senza lampo che era più o meno il doppio di me.

Durante il tragitto in macchina pensavo a quando avrei visto Travis, e a cosa gli avrei detto...

Quando arrivai, neanche a dirlo, gli occhi di tutti si fissarono su di me. 

Ad ogni mio passo nel corridoio sentivo bisbigli alle mie spalle ed era irritante.

Stavo per scoppiare quando Beth mi corse incontro abbracciandomi.

Non disse nulla, mi abbracciò soltanto, ed era quella l'unica cosa di cui avevo bisogno.

Volevo sentire che lei c'era per me, che mi voleva bene, e l'adoravo per questo.

-come ti senti?- mi chiese staccandosi lentamente.

-sotto a un treno- risposi con un sorriso tirato, forzato e...falsissimo.

-non sembra- disse lei indicando il mio viso.

-non volevo dare a quegli avvoltoi quello che si aspettavano- risposi giocando con la tracolla della mia borsa.

-eccola la mia Alex- disse orgogliosa sorridendomi e facendo sorridere anche me.

Ma poi il sorriso le sparì dal volto mentre fissava qualcosa alle mie spalle. 

Sapevo già il perché ma quando mi voltai andò anche peggio...

Travis stava percorrendo il corridoio con un sorriso arrogante e una ragazza mora tutte tette attaccata al fianco. Che schifo, sarà stata del secondo anno...

Il mio cuore si spezzò definitivamente a quella vista.

-che stronzo- ringhiò Beth già pronta a scattare verso di lui.

La bloccai per un braccio.

-no faccio io- dissi guardandola e mettendo in quello sguardo abbastanza decisione da  indurla a non fare nulla. Lei annuí e si tirò indietro.

Guardai di nuovo Travis che si avvicinava, sospirai e mi avviai con tutta la sicurezza che avevo verso di lui.

Quando si accorse di me vidi qualcosa nel suo sguardo, ma durò così poco che non riuscii capirlo.

Mi parai davanti a loro e misi su la mia miglior faccia da poker.

Guardai lui con sguardo di fuoco, poi mi voltai verso la gallina attaccata a lui.

-devo parlargli in privato, puoi levarti di torno?- chiesi anche se in realtà era più un ordine velato. Volevo provare ad essere gentile.

-guarda che non é più solo roba tua, ti ha mollato- fece lei senza accennare a staccarsi.

Avevo detto che volevo essere gentile? Scherzavo!

-e tu non sei un po' piccola per aprire le gambe al primo che capita?- le chiesi io sorridendo -ARIA!- le intimai facendole cenno con la mano di andarsene.

Le risate si propagarono per il corridoio affollato e lei mi guardò oltraggiata prima di scostarsi e andarsene sculettando.

Finalmente una soddisfazione in questa giornata orribile...

Toranai a concentrarmi su Travis che mi guardava irritato.

-che vuoi?- chiese. Io lo guardai come a direi "sei serio?!", lui non reagì così lo presi per il polso e lo trascinai fino alla mensa, che in quel momento era vuota.

Una volta dentro mi girai a guardarlo furiosa.

-mi devi delle spiegazioni!- ringhiai furiosa.

-a che proposito?- chiese lui con aria arrogante. Io lo guardai incredula.

-Travis ieri sera stavi con un'altra, hai idea di cosa ho provato? Di che notte di merda ho passato? Di come sto tutt'ora ? E tutto ciò che hai il coraggio di dirmi è "che vuoi?"- gridai io spintonandolo. Lui non si mosse di un centimetro nè reagì.

-cosa vuoi che ti dica?- mi chiese impassibile.

-la verità! Cazzo, voglio delle spiegazioni! Perché l'hai fatto? Perché ti comporti così?- chiesi ormai sull'orlo delle lacrime.

-perché sono così, sono sempre stato così, a me piace avere tutte le donne a mia disposizione, ho pensato che sarei stato bene solo con te ma non sono il tipo da relazione- disse tranquillo, poi spalancò le braccia -la verità è che non mi bastavi- disse infine guardandomi con indifferenza, quegli occhi che tanto amavo erano freddi.

E con questo mi aveva definitivamente fatto a pezzi.

Trattenni il respiro.

-tu...tu mi avevi detto...erano tutte bugie?- chiesi con un filo di voce, stavo iniziando a singhiozzare. In un altro momento mi sarei preoccupata di non mostrarmi debole davanti a lui, ma ora non me ne fregava nulla.

-inizialmente le pensavo quelle cose, poi mi sono reso conto che non era così, eri solo una novità, un giocattolo nuovo. Ma prima o poi ti stufi del giocattolo nuovo- disse con una semplice alzata di spalle.

-quindi sono stata solo un gioco per te?!- chiesi sprezzante tra le lacrime.

Lui irrigidì la mascella.

-diciamo di si, mi dispiace di averla tirata tanto a lungo- detto ciò si voltò avviandosi verso la porta. Non poteva andarsene così, non con la convinzione di averla avuta vinta.

-sai, pensavo fossi cambiato, invece no. Quelli come te non cambieranno mai, sei rimasto lo stesso stronzo bastardo di cui non avrei mai potuto innamorarmi- gli gridai quella grandissima bugia con tutta la rabbia che avevo in corpo.

Si, perché quello era, una bugia, perché io lo amavo anche prima e nonostante tutto, ma volevo provare a ferirlo anche se sapevo che in realtà di quello che gli dicevo non gli importava nulla.

Lo vidi irrigidire le spalle e bloccarsi sulla porta alle mie parole e pensai, anzi sperai, che avrebbe detto o fatto qualcosa.

Invece niente, spinse le porta e uscì, lasciandomi solo a versare tutte le lacrime che ancora non avevo versato.

Quel ragazzo non era più il mio Travis, quello era il vecchio Travis, e io non c'entravo nulla con lui.

 

 

Angolo autrice: 

Scusate la lunga assenza, sono tornata! Mi dispiace ma non ho avuto tempo libero né per entrare su efp né per dedicarmi alla mia storia. Maggio è stato un mese pieno di impegni per me, ma per fortuna sono di nuovo qui tra voi.

Allora, abbiamo capito cosa è successo veramente con Travis, secondo voi ha fatto la cosa giusta?

Secondo voi come si comporterà di conseguenza Alex? Teniamo conto che è un tipetto orgoglioso e rancoroso...

DIALOGO SPOILER dal prossimo capitolo:

"-non dovresti bere così tanto-"

Secondo voi, chi lo dirá a chi?

Baci, a presto (questa volta davvero)

Cassie :*

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Capitolo 27
*** I stil love you baby ***


Gemelli: "...avrete una giornata ricca di positività. L'amore è nell'aria e la persona che amate vi sorprenderá." 

 

Molta gente legge l'oroscopo per sapere cosa aspettarsi dalla vita.

Ma qual'è il problema dell'astrologia? 

Che sono tutte cazzate...

Secondo il mio oroscopo giornaliero questa dovrebbe essere una bella giornata e, cosa ancora più importante, Travis dovrebbe in qualche modo sorprendermi...

Si, e gli asini dovrebbero volare...

No, decisamente il mio oroscopo non poteva essere più lontano dalla realtà.

Oggi sarebbe stata una giornata di merda, come la settimana precedente.

NON POTEVA DAVVERO ANDARE PEGGIO DI COSÍ.

Uscii di casa, mi infilai in macchina per andare a scuola e, ASPETTATE!...poteva eccome!!

Girai la chiave tre volte nel tentativo di accenderla prima di capire che non si sarebbe accesa.

Sbattei entrambe le mani sul volante, imprecando come una ragazza non dovrebbe fare.

Pensai di chiamare Beth, ma mi ricordai che era andata a dormire da Jared la sera prima, e lui aveva la moto quindi niente posto per me.

Mamma e papà erano già usciti.

Ancora seduta in macchina iniziai a scorrere sulla rubrica per avere un'illuminazione su chi chiamare, quando la SUA porta si aprì, e lui uscì, in tutto il suo splendore aggiungerei.

Si diresse alla sua macchina lanciando un veloce sguardo verso la porta di casa mia, poi salì e partì velocemente. 

Non credo mi avessi notato, ma molto probabilmente poteva anche avermi beatamente  ignorato.

Sospirai perché ancora faceva tutto un male cane.

Tornai a guardare il cellulare e un nome catturò la mia attenzione...Carmen.

Chissá come se la cavavano lei e Diego, forse potevo andarli a trovare! In fondo stavano per iniziare le vacanze e mi avrebbe fatto davvero bene cambiare aria.

Scossi la testa per concentrarmi su quello che al momento era davvero importante.

Sopra il nome di Carmen c'era quello di Cain.

Sorrisi e avviai la chiamata, la sua voce allegra mi raggiunse al secondo squillo.

- Ehi Alex! Tutto ok?- 

-si si tutto ok, solo che dovrei chiederti un favore enorme- dissi io grattandomi l'attaccatura dei capelli con l'indice e il medio.

-tra poco sono a scuola, potremmo parlarne di persona!- propose lui.

-ecco, no, è proprio questo il punto. La mia macchina mi ha abbandonato, potresti passarmi a prendere a casa e darmi un passaggio?- chiesi cauta aspettando la risposta. Ci fu un momento di silenzio carico di esitazione da parte sua e di attesa da parte mia.

Stavo per dirgli che non faceva nulla, che mi sarei presa un giorno di vacanza ma...

-certo si! Dammi 5 minuti e sono da te- detto ciò chiuse la chiamata lasciandomi li a venerarlo per avermi praticamente salvata.

Quando arrivò, 5 minuti dopo, mi accolse con il suo solito sorriso caloroso ed io, presa dall'entusiasmo, non potei fare a meno di sporgermi e lasciargli un sonoro bacio sulla guancia. 

Un gesto impulsivo che feci senza riflettere. Infatti se mi fossi fermata a pensare avrei potuto evitare il successivo momento di imbarazzo.

Lui arrossì e io mi ritirassi di scatto sistemandomi sul sedile per evitare altri danni.

-allora....la macchina ha sventolato bandiera bianca?!- chiese tentando di trattenere un sorriso.

-se ti azzardi a ridere giuro che ti ammazzo!- risposi girandomi verso di lui e puntandogli minacciosamente un dito contro.

-ehi ma che caratterino! ti sei svegliata male stamattina?- chiese alzando le mani e riabbassandole subito dopo per rimetterle sul volanante.

-è una settimana che mi sveglio male e mi addormento peggio- dissi io sbuffando e tornando a guardare dritto davanti a me.

-mi dispiace- affermò lui sincero. Sentivo il suo sguardo scorrermi addosso preoccupato.

-ti prego non farlo, non voglio la pietà di nessuno- affermai senza guardarlo. Odiavo lo sguardo compassionevole che la gente mi aveva rifilato nell'ultima settimana, non ne potevo più di essere compatita.

-ok va bene scusami, allora... parliamo di altro?!- propose lui cauto.

-di cosa vuoi parlare?- chiesi. Lui mi sembrò tentennare ma poi prese fiato e rispose.

-bhe...stasera dopo la partita di football Harris da una mega festa nella villa del paparino, una sorta di festa di fine semestre prima delle vacanze natalizie. Volevo chiederti se ti andava di venirci? pensavo che magari...ti farebbe bene distrarti un pochettino.- alle sue parole mi irrigidii impercettibilmente.

-Cain...io non so se è il caso che noi due...- iniziai io indicando me e lui con l'indice.

-o nono hai frainteso, non che non voglia ovviamente, ma so che dopo la storia con Travis non vorrai sentir parlare di amore per molto tempo quindi era solo una proposta da...amici. Che ne dici?- mi chiese lui. Io mi rilassai e lo guardai.

Io e lui amici? Perchè no?! In fondo mi faceva bene passare del tempo con lui e ultimamente mi era stato molto vicino.

E poi, parliamoci chiaro, mega festa in una villa privata significava alcol, e l'alcol, per una nel mio stato depressivo era un pericolosissimo/stupendo richiamo.

Avevo bisogno di non pensare per una sera.

-Va bene, allora accetto, tanto sarei dovuta andare alla partita a fare compagnia a Beth visto che il suo ragazzo gioca in squadra- dissi io sorridendo.

-perfetto allora! Aspetta...tu vai alla partita? Non credevo avresti voluto andarci, sai per via di...- iniziò lui ma io finii la frase al posto suo, tanto sembrava non aver voglia di continuarla.

-Perchè il mio ex è il capitano della squadra? Bhe non dovrò interagire con lui! Per mia fortuna sarà troppo occupato a correre per il campo con una palla sotto il braccio per notare me sugli spalti- o così speravo, ma non c'era bisogno di far capire a Cain che non ero poi così sicura come volevo far credere.

-ok- disse lui sorridendomi. Lanciò uno sguardo al cruscotto e il sorriso si spense- cazzo!-

-cosa?- chiesi spostando il mio sguardo dove era puntato il suo e... "cazzo" non rendeva l'idea.

-siamo in ritardo, arriveremo sicuramente dopo la campanella- disse lui spingendo di più sull'acceleratore.

-e abbiamo matematica in prima, il professor Stern non ama i ritardatari. Mi dispiace è colpa mia.- ammisi dispiaciuta.

-no tranquilla, sei un motivo valido per ricevere una bella strigliata- disse tranquillamente lui facendomi sorridere e arrossire.

 

Non  so come ma Cain riuscì a parcheggiare la macchina nel momento in cui suonò la campanella. 

Scendemmo in fretta e furia dalla macchina.

-dai andiamo!- disse Cain e, senza lasciarmi il tempo di pensare, mi prese per mano e si mise a correre, costringendomi a stargli dietro.

Tre corridoi dopo entrammo dentro l'aula con il fiatone. 

Il prof ancora non era lì per fortuna ma in compenso gli occhi dell'intera classe erano posati su di noi, e in particolare un paio di occhi verdi stavano osservando le nostre mani ancora intrecciate. 

Velocemente tolsi la mano da quello di Cain, ma non così in fretta da destare sospetti in lui.

Gli occhi di Travis allora risalirono e si piantarono con forza nei miei ed io trattenni il fiato. C'era qualcosa nel suo sguardo, anzi più di un qualcosa.

Vi lessi rabbia, tradimento, rimpianto e poi...boom, si erano rifatti freddi con una velocità impressionante e non vi lessi più nulla.

Il professore entrò ed io e Cain schizzammo ai nostri posti, mi sedetti senza prestare attenzione allo sguardo di Travis che continuò a perforarmi la schiena per tutta l'ora.

 

La giornata andò in maniera tristemente monotona e continuavo ad avere la sensazione che qualcuno mi stesse osservando. Ma non una sensazione calda come quando sentivo gli occhi di Travis su di me, piuttosto qualcosa "da brividi", come quella volta al centro commerciale.

Trasalii al ricordo di come era andata a finire quella volta, ed iniziai a guardarmi intorno nel cortile della scuola.

Una mano si posò sulla mia spalla e io mi voltai urlando per lo spavento.

Molti si girarono a guardarmi come fossi pazza mentre Beth, a cui apparteneva la mano, mi guardava come se l'avessi spaventata e mi parve infatti di averla vista sussultare davanti al mio grido.

Vedendo la mia amica e il suo ragazzo davanti a me tirai un sospiro di sollievo e mi tranquillizzai.

-Ehi tutto bene? Sembravi terrorizzata- constatò Jared con le sopracciglia corrugate.

-si si tutto ok solo...no è una sciocchezza- dissi io facendo un sorriso tirato. Non era il caso di farli preoccupare inutilmente solo perché io ero una pazza paranoica.

-solo cosa?- mi incitò Beth. Io sospirai.

-è che...non so, mi sento osservata, come se qualcuno mi stesso con gli occhi addosso e mi stesse spiando- vidi Jared irrigidirsi.-ma sono sicuramente paranoica, non è nulla- ammisi sorridendo per alleggerire la tensione.

-si...Emm io vado, ci vediamo alla partita- così dicendo baciò di fretta la sua ragazza e se ne andò con uno sguardo strano che mi lasciò perplessa.

-Allora, ci vieni alla festa stasera dopo la partita?- mi chiese Beth mentre ci incamminavamo verso la macchina.

-ah si, quasi dimenticavo. Ci andrò ma...non con te- dissi poggiando una mano sulla maniglia e l'altra sul tettuccio.

-e con chi vai?- chiese lei guardandomi sorpresa dall'altra parte della macchina.

-io Bhe...- iniziai infilandomi in macchina- con...Cain- conclusi.

-come scusa?- chiese lei chiudendo violentemente la portiera.

-io vado coooon...Cain- risposi sorridendo. Lei mi guardò stupita -che c'è? Non ho bestemmiato!- affermai io spazientita.

-lo so è solo che...non pensavo volessi farti coinvolgere nuovamente in una relazione- spiegó lei.

-o nono, usciamo solo da amici- mi affrettai a spiegare io.

-si, e lui lo sa?- chiese ironica mentre accendeva la macchina. Io non le risposi ma mi voltai verso di lei e feci uno di quei sorrisi alla "non sei simpatica".

-parlando di altro, dicono che sarà una festa coi fiocchi- disse lei.

-si lo so, ne parlavano tutti oggi, come fosse l'evento dell'anno- osservai io ricordando le ragazzine eccitate che parlavano di come si sarebbero vestite.

-È L'EVENTO DELL'ANNO! Stiamo parlando di una festa nella mega villa di Tom Harris, il più ricco figlio di papà di tutta la scuola e vice capitano della squadra di football! Ha invitato tutta la scuola e si parla di fiumi di alcol! È la festa più In che si sia vista- iniziò anche lei super eccitata.

-si adesso placati però- le dissi guardandola divertita.

-che ti metti?- chiese ignorandomi bellamente.

-non lo so- ammisi io noncurante.

-ovviamente non i jeans- commentò lei.

-e cosa? Si muore di freddo quindi le cose corte sono escluse- annunciai io irremovibile.

-esistono le calze tesoro- rispose semplicemente lei.

Io scossi la testa davanti a quell'uragano che era la mia migliore amica e iniziai seriamente a pensare a stasera.

 

POV.TRAVIS

Ero negli spogliatoi ad armeggiare con il mio armadietto, oggi aveva deciso che non aveva voglia di aprirsi.

Esasperato e al limite tirai un pugno fortissimo all'armadietto riuscendo ad ammaccarlo e a sbucciarmi le nocche.

Subito il dolore si propagò dalla mano al braccio e iniziai ad imprecare.

-che ti ha fatto quell'armadietto?- chiese Jared sbucando dalla fila di armadietti.

-l'armadietto ben poco- risposi portandomi il pugno alla bocca per cercare di levare il sangue che fuoriusciva dalla ferita.

-e allora...cosa ti ha portato a prendertela con l'armadietto?- chiese lui poggiandosi con la schiena all'armadietto.

-non lo so- risposi io brusco aprendo l'armadietto per prendere il disinfettante e le bende.

-mh-mh- fece lui con la bocca chiusa. Io allora richiusi l'armadietto con forza.

-OK VA BENE! forse potrei essere un po' innervosito per aver visto questa mattina Cain e Alex entrare insieme mano nella mano in classe- ammisi stringendo le labbra al ricordo di quella vista.

Dio avrei voluto staccargli la mano quando avevo visto il modo in cui stringeva quella di Alex.

-ah è per questo- disse Jared- bhe per quel che vale, erano insieme perchè lui questa mattina le ha dato un passaggio, visto che la macchina non le si è accesa- mi spiegò lui. Ricordavo di averla vista in macchina questa mattina ma avevo fatto finta di niente.

-comunque sono qui per dirti una cosa più importante- ricominciò Jar e io mi voltai verso di lui- prima ero con Alex, sembrava terrorizzata e si è spaventata quando Beth le ha toccato il braccio. Dice che si sentiva osservata ma che probabilmente è solo paranoia- concluse lui e io rabbrividii.

-o no, sicuramente non è paranoia- ammisi io pensando subito a Sam.

-ho pensato che volessi saperlo. Comunque adesso preparati capitano! Abbiamo una partita e la tua bella assisterà- mi spronò lui dandomi una pacca sulla spalla.

-verrà anche Alex?- chiesi sorpreso. Lui annuì e qualcosa nel mio cuore esplose.

Sapevo che sicuramente non era per me che veniva, ma almeno sarebbe stata li, e questo valeva abbastanza da spingermi a dare il massimo.

 

Le grida che venivano dagli spalti acclamavano a gran voce il mio nome, qualche ragazza gridava "Travis ti amo".

L'adrenalina era salita già nel momento in cui avevo messo piede in campo e la prima cosa che avevo fatto era cercarla tra la folla.

L'avevo trovata quasi subito e con mio stupore la sorpresi a guardarmi, rimasi imbambolato per un po' fino a quando lei non distolse lo sguardo che si era fatto  improvvisamente duro.

La partita andò alla grande. Segnai il touchdown finale che ci portò alla vittoria e mentre venivo sommerso dai miei compagni esultanti, riuscii a buttare uno sguardo in direzione di Alex e vidi le sue labbra stese all'insù in un sorriso involontario e non potei fare a meno di sorridere sempre di più.

Poi però Krystal, il capo cheerleader, mi saltò addosso baciandomi e non riuscii a staccarla da me se non dopo poco, ma era comunque troppo tardi perché quando rialzai lo sguardo, di Alex non c'era più traccia...

 

POV. ALEXANDRA

Maledetta me, non sarei dovuta andare lì.

E io che avevo avuto un tuffo al cuore pensando che mi avesse cercata tra gli spalti ogni volta che mi aveva guardato.

Bhe mi sa che mi ero proprio sbagliata, visto che poi aveva messo la lingua in bocca a quella.

Scesi di fretta le scale degli spalti e corsi via, per fortuna Beth era scesa in campo per raggiungere il ragazzo quindi non avevo dovuto dare spiegazioni a nessuno.

Cain era lì ad aspettarmi in macchina, salii e partimmo alla volta della mega villa insieme a tanti altri che insieme a noi stavano uscendo dal parcheggio.

Durante il viaggio riuscii a tranquillizzarmi e ad intraprendere una conversazione spensierata con lui.

La villa era davvero mega e la festa era davvero una GRANDE festa.

Entrammo e la maestosità di quella casa mi assalì, insieme alla musica assordante e alla poca luminosità che mi disorientava.

-vuoi qualcosa da bere?- chiese Cain al mio orecchio.

-si ti prego!- lo supplicai teatralmente io annuendo vigorosamente.

Lui rise e mi condusse verso la cucina, stappò due birre che erano nella vaschetta con il ghiaccio e me ne porse un altro.

Feci tintinnare la mia bottiglia con la sua e iniziai a bere.

-stai benissimo stasera- mi disse lui sorridendomi.

-grazie- feci io. Alla fine non avevo dato ascolto a Beth e mi ero messa un paio di jeans chiari a vita alta molto stretti e un top corto nero abbinato alle semplicissime decoltè nere. Faceva davvero troppo freddo per mettere altro, ma questo non sembrava aver frenato altre visto che ero la più vestita della sala.

Si sollevarono delle grida e la squadra di football fece il suo ingresso plateale, ogni giocatore con almeno un cheerleader attaccata e, udite udite, Travis ne aveva addirittura due, una per lato.

Che schifo...

Ripresi a bere e mi voltai a chiacchierare con Cain, ma con la coda dell'occhio vidi che i suoi occhi mi avevano trovato e mi stavano fissando.

Che fissasse quanto gli pare non mi interessava.

Fummo raggiunti da Jared e Beth e parlammo tranquillamente per un po'.

In breve tempo, tra un ballo e l'altro, avevo bevuto più di una birra e non solo quella.

Inutile dire il mio stato...non ero ubriaca ma solo molto molto su di giri. O così pensavo.

Stavo ballando con Cain, che si stava comportando da perfetto gentiluomo quella sera, quando notai Travis ballare indecentemente con una cheerleader. 

Avevo bisogno di bere...

-torno subito- dissi a Cain e mi allontanai barcollando sui tacchi.

Mi avvicinai al bancone in cucina e mi feci versare due shot di absolut e li buttai giù uno dopo l'altro rabbrividendo. Mi girava la testa.

Un corpo possente si appoggiò a me e due mani si poggiarono sul bancone entrando nel mio campo visivo.

Ero in una gabbia umana e, nonostante l'alcol, sapevo benissimo a chi apparteneva quel profumo.

-non dovresti bere così tanto- mi disse lui severo al mio orecchio.

Io sbiascicai qualcosa di simile a un "che ti importa?" Mentre i brividi mi scorrevano lungo la schiena.

Lui mi girò con poca delicatezza e mi risbattè sul piano della cucina, i suoi occhi erano fuoco e quasi mi spaventai.

Mi prese il mento con il pollice e l'indice e mi sollevò la testa osservandomi attentamente.

-sei completamente andata...- commentò duramente. 

Furiosa lo spinsi via e vidi la sorpresa nei suoi occhi.

-Voglio divertirmi ok? sono libera!- dissi spalancando le braccia e indietreggiando verso la folla che ballava, solo che dopo poco andai a sbattere contro qualcuno.

Mi voltai e mi trovai davanti un ragazzo molto carino che mi sorrideva ampiamente. Era un membro della squadra, lo avevo già visto.

-scusami, non ti avevo visto- dissi io con tono malizioso. L'alcol stava facendo TROPPO effetto.

-oh ma tranquilla...vuoi ballare con me?- disse circondandomi con un braccio la vita e stringendomi contro il suo corpo. Io sorrisi e acconsentii, ma solo perchè ero consapevole dello sguardo di Travis su di me.

Iniziammo a muoverci insieme al ritmo di musica, completamente appiccicati e le sue mani stavano pericolosamente scendendo verso il mio sedere.

-Sei bellissima- sbiascicò lui, sintomo che era ubriaco anche lui.

Non mi diede il tempo di rispondere perchè si chinò subito su di me e mi infilò la lingua in bocca e fu li che capii che era tutto sbagliato, in primis quel bacio. Per questo stavo per staccarmi, ma qualcuno mi precedette.

All'improvviso non sentii più né le mani sul mio sedere né il corpo di lui né la sua bocca. Il suo sguardo inizialmente irritato e disorientato si trasformò in puro terrore quando vide qualcosa alle mie spalle, anzi qualcuno.

-Miller, levale le mani di dosso e vattene se non vuoi che ti picchi di nuovo- ringhiò Travis alle mie spalle.

Il poveretto scappò con la coda tra le gambe e io iniziai a mordermi il labbro in attesa di ciò che sarebbe successo.

Una presa ferrea si serrò sul mio braccio e venni trascinata via fino a ritrovarmi in un corridoio buio e silenzioso. Venni sbattuta con la schiena al muro (di nuovo) e i miei polsi vennero trattenuti contro di esso.

-ma che cazzo fai? Ti spalmi addosso al primo che si mostra interessato?- chiese lui furioso.

-che fai ora mi giudichi? Tu?- chiesi ironica ridendo.-piuttosto tu che cazzo fai?-

-stavo cercando di evitare che tu facessi qualche cazzata, tipo ritrovarti in una di queste stanze con quel coglione di Miller- disse staccandosi da me di poco.

-Bhe chi ti dice che non volessi?- gli chiesi io solo con il gusto di stuzzicarlo.

-come fai a sapere cosa vuoi? Sei completamente ubriaca!- mi aggredì lui con un tono quasi di scherno.

-e a te che ti importa?!- sbottai furiosa.

-di te niente tranquilla, solo non voglio avere una ragazzina sulla coscienza!- mi urlò contro lui freddo. Io rabbrividii e indietreggiai colpita a fondo da quelle parole.

La testa prese a girarmi e capii che l'alcol mi stava davvero dando alla testa.

Le gambe mi cedettero e dovetti reggermi al muro per non cadere.

-Ehi Alex...ci sei?- mi chiese lui con voce improvvisamente dolce avvicinandosi e appoggiando una mano sul mio fianco.

-non mi toccare- dissi debolmente staccando la mano dal mio fianco.

-no tu non stai bene, basta, per stasera la festa finisce qui- detto ciò mi caricò in spalla e tutto si fece confuso. Uscimmo dalla portafinestra in cucina e ci ritrovammo in giardino. La nausea mi colpì improvvisamente, causa l'inadatta posizione.

Iniziai a tirare con forza l'orlo della felpa di Travis cercando di trasmettergli un messaggio visto che a parole non ci riuscivo.

Lui mi mise giù giusto in tempo perché mi voltassi verso il cespuglio vicino e rigettassi tutto l'alcol che avevo in corpo.

Dovevo smetterla di spingermi a questo punto, e soprattutto dovevo smetterla di farmi del male per un coglione come lui.

Fu solo dopo svariati minuti che mi resi conto della mano che mi accarezzava la schiena, di quella che mi teneva i capelli e della voce che dolcemente mi sussurrava all'orecchio che sarebbe andato tutto bene e che lui era li con me.

Quando finii mi sedetti a terra esausta.

-io ti odio- dissi infine tra le lacrime che non sapevo neanche stessero uscendo.

-lo so- disse lui serio guardandomi inginocchiato davanti a me.

Lui mi posò la sua felpa sulle spalle e poi mi prese in braccio alzandosi.

-ma ti amo da impazzire- sussurrai mentre scivolavo in uno stato di incoscienza.

-lo so piccola, lo so- rispose di nuovo lui sospirando, ma prima di chiudere gli occhi e sprofondare nel buio mi sembrò di sentirgli dire "anche io, e non sai quanto"

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Buonsalve a tutte!!! Finalmente sono riuscita a scrivere questo capitolo, mi dispiace per averci messo tanto ma almeno mi sono fatta perdonare regalandovi un capitolo lungo... O almeno spero di essermi fatta perdonare :)) e ancor più, spero che la lunghezza non lo abbia fatto risultare noioso

Allora che ne dite? Sembra che Travis non ce la faccia proprio a starle lontano e a non mettersi in mezzo quando c'è un altro ragazzo in gioco...(per chi non se lo ricordi Miller, il tipo con cui ha ballato Alex, è quello che Travis aveva picchiato negli spogliatoi per aver fatto dei commenti poco carini su di lei)

Secondo voi Alex ricorderà che è stato Travis ad aiutarla? E se non fosse, Travis glielo dirá?

Cosa non meno importante, sarà vero che Sam sta spiando Alex?

SPOILER DAL PROSSIMO CAPITOLO:

-"credi che sia scema? Non puoi raccontarmi cazzate quello sguardo non mente!"

Al prossimo capitolo!

Baci :*

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