Lovable Brothers

di fra_eater
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** smile ***
Capitolo 2: *** incontro ***
Capitolo 3: *** segreto ***
Capitolo 4: *** cura ***
Capitolo 5: *** ridere ***
Capitolo 6: *** Ricatto ***
Capitolo 7: *** ad occhi chiusi ***
Capitolo 8: *** senza chiedere il permesso ***
Capitolo 9: *** terrore ***
Capitolo 10: *** Inverno e Primavera ***



Capitolo 1
*** smile ***


“Non smettere mai di sorridere, nemmeno quando sei triste, perché non sai mai chi potrebbe innamorarsi del tuo sorriso.” 
 
Smile
 

Il sole caldo sul viso era un toccasana per i pirati di Cappello di Paglia  che non vedevano terra da giorni.
Il soffice manto erboso di quella sconosciuta isola primaverile accoglieva le loro membra stanche del tanto navigare. E proprio lei, la navigatrice, era quella che aveva gioito di più nell’avvistamento di terra da parte di Usopp, il cecchino.
Erano scesi tutti, esultanti. Quel posto incontaminato, in cui verdi prati e fiori colorati regnavano incontrastati poco lontani dalla spiaggia chiara, era un paradiso naturale, nessuno sembrava abitarci o, per lo meno, nessuno era nei pressi di quella parte dell’isola.
Nami aveva lasciato i suoi nakama per avventurarsi più dentro, alla ricerca di un luogo tranquillo e lontano dagli schiamazzi impossibili e insensati del capitano e degli altri.
“Dove vai, Nami-swan?” le aveva chiesto Sanji, sempre tanto premuroso, mentre offriva a Robin un cocktail di frutta.
“Faccio una passeggiata!” aveva risposto sorridendo e con un “Non preoccuparti” quando le avevano raccomandato di non allontanarsi troppo.
Si sedette a terra, stendendo un pannello colorato sul manto erboso, e passò una mano tra i fili d’erba distrattamente, scrutando pensosa il paesaggio rilassante di fronte a sé.
Ma la sua mente vagava nel tempo e nello spazio, giungendo a quell’isola ridente nell’East Blue, a quei volti allegri della sua infanzia, al profumo dei mandarini, al sorriso dolce e accattivante della sua adorata Bellemere.
Il vento si alzò, sollevandole piano i capelli, e lacrime forti affiorarono ai suoi occhi grandi.
Era una giornata come quella, il sole, il vento, tutto sembrava combaciare con il giorno in cui Bellemere era morta per dare a lei e a Nojiko la possibilità di vivere, perché non aveva voluto rinnegarle, perché le aveva considerate sue figlie anche se non avevano alcun legame di sangue.
Strinse le ginocchia al petto, divenendo preda dei tristi ricordi.
Improvvisamente sobbalzò, sentendo gelidi piccole unghie e una solleticante peluria sulla sua schiena.
Nami scattò in piedi, allontanandosi dal telo per vedere di che si trattasse e tirò un sospiro di sollievo nel vedere la faccia sorridente del suo stupido capitano con un coniglietto bianco scalciante stretto tra le mani.
La navigatrice si trattenne dal picchiarlo solo per non far del male al piccolo animaletto.
“Dove l’hai trovato?” chiese, accettandolo dalle sue mani e stringendolo delicatamente al petto.
Sentiva il cuore del piccoletto battere all’impazzata e gli accarezzava le lunghe orecchie per tranquillizzarlo.
“C’era una tana vicino alla nave” rispose Rufy “Guarda qui!” esclamò cacciando da dietro la schiena il suo amato cappello di paglia e mostrando quattro coniglietti identici al primo che fissavano i due umani intimoriti.
“Oh, che belli!” esclamò Nami, sorridendo allegra “Ma dovremmo lasciarli andare, non possiamo tenerli”
“Io li volevo mangiare!” disse Rufy, imbronciato.
Nami cominciò a picchiarlo “Come puoi voler mangiare delle creature così carine e innocenti?!?”
Per lo spavento, i piccoli coniglietti uscirono di corsa dal cappello.
“Hai visto?” esclamò Rufy “Li hai fatti scappare!”
Nami lo ignorò e mise a terra anche quello che aveva in braccio “Su, vai dai tuoi fratelli” lo incoraggiò.
Ma il coniglietto non si mosse, anzi, poco dopo ritornarono tutti indietro.
Nami sorrideva allegra, alle sue spalle, Rufy era altrettanto meravigliato.
“Come mai mi hai cercato?” chiese la ragazza dopo un po’, sempre con il sorriso.
Senza preavviso Rufy la prese per le spalle e la portò giù, costringendola a stendersi sul telo mentre i coniglietti saltellavano dentro e fuori dal cappello e si avvicinavano piano a loro.
“Ti avevo vista triste” rispose lui “E io ho promesso che non ti avrei mai fatto perdere il sorriso”
Prese un coniglietto e glielo mise sul capo, il piccolo animale scappò via per lasciare a Nami la visuale del volto di lui “Sei più bella quando sorridi!”
E Nami sorrise.
 E poi rise.
Rise talmente tanto che neanche lei sapeva perché, ma contagiò il suo capitano.
Rufy l’aveva nuovamente salvata, e questa volta non si trattava di pirati, questa volta l’aveva salvata da sé stessa.
 
Rufy la fissava sorridendo contagiato dalla risata cristallina di lei mentre sollevava uno dei piccoli animaletti pelosi in alto.
Aveva capito che qualcosa non andava. Il sorriso che aveva nello scendere dalla nave si era subito rabbuiato quando il vento le aveva scompigliato i corti capelli ramati.
Conosceva quello sguardo. Tristi ricordi facevano capolino nella sua mente.
Aveva lasciato Usopp e Chopper all’avventura quando aveva scorto lo zampettare di un coniglietto tra le fronde. L’aveva catturato e aveva scorto gli altri in una tana tra le rocce.
All’inizio aveva pensato di mangiarli, ma poi pensò che sarebbe stato meglio portarli da lei.
Ed aveva fatto bene.
Adorava quel sorriso.
 Ogni volta che lo vedeva, si innamorava nuovamente di lei.
                                                                     
                
 

 

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Capitolo 2
*** incontro ***


 "Quando ti chiedi cos'è l'amore, immagina due mani ardenti che si incontrano, due sguardi perduti l'uno nell'altro, due cuori che tremano di fronte all'immensità di un sentimento, 
e poche parole per rendere eterno un istante"
Alan Douar

 
Incontro
I corridoi poco illuminati del galeone risuonavano dei loro passi lesti. Koala seguiva la schiena coperta da lunghi capelli neri dell’uomo di fronte a lei.
Era stato insolito come quell’uomo si fosse presentato d’avanti alla sua casa, le avesse detto solamente “Sei disposta a cambiare il mondo?” e lei l’aveva seguito. Lei voleva cambiare il mondo.
Aveva cambiato la sua posizione, la sua mentalità di schiava a persona libera grazie a degli uomini-pesce e aveva sempre voluto ricambiare il favore, poiché non aveva mai perdonato la sua gente per aver brutalmente colpito il suo salvatore Fisher Tiger.
Quel giorno lei si era finalmente liberata dalle catene della schiavitù dei nobili mondiali per poi rendersi conto che la sua gente, la sua famiglia, era vittima di un’altra schiavitù : il razzismo.
Aveva taciuto la sua conoscenza del karate degli uomini-pesce ma non aveva mai smesso di allenarsi in segreto. E fu proprio mentre si allenava che quell’uomo dai lunghi capelli e con un tatuaggio sinistro sul volto la raggiunse “So chi sei” le disse “E ho visto quel che sai fare. Sei disposta a cambiare il mondo?”
E lei aveva accettato.
Aveva raggruppato le sue poche cose, salutato con ipocrita tristezza i suoi compaesani e lo aveva seguito su quel galeone.
“Dragon-kuun!”.
Un enorme omone con un volto tre volte più grande del suo corpo si piazzò d’avanti a loro.
L’enorme massa di ricci glicine su cui si posava una corona dorata attirò l’attenzione di Koala più del suo trucco.
“Scommetto che è lei la signorina del karate!” esclamò spalancando la bocca con il rossetto viola “La stai portando da Sabo-chan?”
“Se ti sente che lo chiami così ti uccide” mormorò l’uomo, poi si rivolse a Koala  “Resta un attimo con Iva”
E la ragazza annuì.
Emporio Ivankov scrutava allegramente la ragazzina che non era per niente intimorita, ormai troppo abituata ad avere a  che fare con gente bizzarra.
Dragon riapparve poco dopo, seguito da un ragazzo alto più o meno quanto lei e che indossava un cilindro blu con occhiali da aviatore.
“Koala” esclamò Dragon “Lui è Sabo e da oggi in avanti sarete compagni”
Sabo sollevò lo sguardo e rimase quasi folgorato dai grandi occhi scuri e dolci di lei. Nessun nome poteva mai essere così azzeccato per quegli occhi che ricordavano proprio la dolcezza di un koala.
Sabo allungò la mano e anche lei fece lo stesso.
Il tocco. La stretta. Gli sguardi che si incrociavano quando le loro dita combaciarono.
Sabo e Koala si sorrisero.
“Sabo” si presentò lui, con un breve inchino del capo.
“Koala” rispose lei addolcendo ancora di più il sorriso.
Mentre i due si scrutarono il tempo parve fermarsi. Si sorrisero a vicenda per un tempo a loro infinito.
I loro cuori tremavano per i loro sguardi che si perdevano uno in quello dell’altra.
In quel momento stava nascendo qualcosa di grande.
 

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Capitolo 3
*** segreto ***


Le cose che si sanno sono le cose normali, o le cose brutte, ma poi ci sono dei segreti, ed è lì che si va a nascondere la felicità.
Alessandro Baricco

Segreto 
“Insomma, Rufy!” esclami spazientita“Sto cercando di documentarmi!”
Ma non mi va di starti a sentire, anzi, per dispetto ti stringo ancora più forte, poggiando la guancia contro la tua spalla fino a sentire il contatto della stoffa ruvida della tua maglia contro la mia pelle.
Sbircio il tuo libro e mi indispettisce l’attenzione che tu dedichi a quelle cartine che a me sembrano tutte uguali.
 Non vedi che sono qui, dietro di te?
Voglio scendere dalla nave, voglio giocare con l’acqua salata anche se so che mi fa male.
 Tutti sono scesi in paese ed io sono rimasto qui perché Sanji ha minacciato di non darmi da mangiare se ti lascio sola.
Ma ammetto che questo contatto non mi dispiace. Sei più rilassata ora che siamo soli. Non mi scacci, non mi picchi. Sei troppo concentrata sul tuo prezioso libro.
Ti sei adagiata tra le mie gambe, con le mie braccia intorno alla tua pancia. Sento l’odore di mandarino provenire dai tuoi capelli. Un lieve accenno di profumo di muschio bianco dalla tua pelle.
Il tono della tua voce è altalenante: tutto ciò che è tecnico lo leggi con noia, svogliatezza. Non ti interessano le cifre, i metri quadrati. Ma ti esalti ogni volta che leggi qualcosa di nuovo, qualche nome strano, qualche particolare delle insenature o sugli estuari che io non capisco, ma che fanno tintinnare la tua voce ed immagino i tuoi occhi brillare come se si trovassero di fronte a una vetrina luminosa piena di gioielli.
Ti pieghi leggermente e io seguo i tuoi movimenti della schiena. Il tuo profumo al muschio entra direttamente nelle mie narici e la mia mente vaga ai tempi della mia infanzia quando, un giorno che avevo la febbre, Makino si era presa cura di me e aveva poggiato le sue mani delicate e profumate di muschio bianco, così simile al tuo, sulla mia fronte.
Lei, insieme a Dadan, è la figura più simile ad una madre che io abbia mai avuto o che riesco a ricordare. Le sue mani morbide sentivano la temperatura sulla mia fronte, i suoi occhi mi scrutavano preoccupati, i suoi sorrisi mi rassicuravano. Con lei mi sentivo amato.
Poi sono partito ed ho incontrato te. Tu sei completamente diversa da lei. Sei irascibile, avara, vendicativa, furba e a volte anche egoista.
Ma Makino non sarà mai bella come te.
Non avrà mai il tuo sorriso quando riapro gli occhi dopo una battaglia. Nei suoi occhi non leggerò mai le lacrime di sollievo e felicità nel sapere che tutto è andato per il verso giusto. Non vedrò mai le sue mani sporche di inchiostro accompagnate da un sorriso stanco ma soddisfatto.
Sento i muscoli della tua schiena irrigidirsi e capisco che ora il mio peso è di troppo. Mi sposto leggermente per permetterti di sistemarti al meglio e rimetto il viso sulla tua pelle calda e profumata.
Sei concentrata, vero? Non parlo, non voglio disturbarti più di quanto non stia già facendo.
Immagino il tuo volto contratto in una smorfia, la ruga della concentrazione sulla tua fronte. Il silenzio che alberga sulla nave è tutto per te, sta attento a non distrarti nel tuo studio attento.
La tua dedizione è ciò che ti ho sempre invidiato, quel che a me manca, quel che mi incanta di te.
Rompi la mia attenzione, facendomi sobbalzare, con la tua voce cristallina, allegra. Hai risolto l’inghippo? Hai capito dov’era il problema?
Sorrido contro la tua schiena. Sentire l’allegria con cui ricominci a leggere quei paragrafi per me noiosissimi  mi tranquillizza.
È bello il tuo sorriso, mi piace la tua risata.
Mi piace anche farti arrabbiare. È divertente vedere quella venuzza pulsare sul tuo volto e poi vederti sospirare dopo esserti arresa alla mia idiozia.
Lo sai cosa penso di te? Che mi completi.
Sei la parte del cervello che mi manca. La parte riflessiva, la parte astuta, la parte che vive con i piedi per terra.
I tuoi capelli mi solleticano il volto. Ma quanto ancora hai intenzione di studiare?
Comincio ad avere fame. E sonno.
Ma non voglio allontanarmi da te. Potrei distarti e  non voglio farlo.
Attenderò in silenzio che tu finisca. Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal suono della tua voce.
 
“Rufy, comici a pesare” Nami non può fare a  meno che piegare la schiena sotto il peso del ragazzo.
“Ma insomma!” esclama spazientita, rompendo nell’alzarsi la posizione che ormai avevano assunto da ore.
Rufy cade con un tonfo sul pavimento di legno, ma non si sveglia. Un russare sommesso giunge dal suo volto.
Nami sorride, scrollando il capo.
Sente i muscoli indolenziti per la prolungata immobilità, ma ignora il fastidio e si piega .
Prende il capo del ragazzo e lo poggia sulle sue ginocchia. Sembra così tenero, così innocente e indifeso.
Gli accarezza il volto, piano, attenta a non svegliarlo. Non  vuole rovinare questo momento.
I capelli neri sono morbidi al tatto. La cicatrice sotto l’occhio sinistro è una lieve imperfezione che armonizza il suo volto.
 La ragazza sorride e abbassa il capo per raggiungere il volto di lui e donarli un casto bacio sulle labbra.
 “Sei proprio un bambino” mormora sorridendo.
Le voci lontane annunciando l’arrivo degli altri. Nami riadagia il capo del ragazzo a terra e corre ad accoglierli.
Non si accorgerà mai del sorriso che increspò le sue labbra e del lieve rossore sulle guancie del ragazzo addormentato.  


 

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Capitolo 4
*** cura ***


"
perchè sei un essere speciale
ed io, avrò cura di te"

Franco Battiato 









Cura
 
“SABO , VIENI SUBITO QUI!” le urla di Koala si alzavano nella nave, riecheggiando incontrastate e accompagnate da occhiate confuse da chiunque le ascoltasse.
Il ragazzo in questione si calcò il cappello sul capo per sfuggire invano alle occhiate dei suoi compagni rivoluzionari mentre cercava di scappare dalla sua amica che gli correva dietro armata di termometro.
Peccato che, quando si trattava di prenderlo in giro, nessuno dei suoi compagni si comportava da tale, e, dato che Koala era una delle poche donne presenti tra i rivoluzionari ed anche una delle più pericolose, tutti cercavano di tenerla buona e presto Sabo si ritrovò catapultato nella stanza adibita ad infermeria con lei che ringraziava sorridendo i suoi compagni.
“Allora” esclamò portando le mani ai fianchi dello scamiciato rosa “apri un po’ la bocca”
Sabo dapprima tentò di rifiutarsi, ma appena lei lo prese per un braccio facendolo precipitare sul materasso, non poté non obbedire.
Due giorni prima Sabo era stato via per una missione della massima delicatezza, portare via i piani dittatoriali di un leader di una sciocca banda di terroristi di terz’ordine, ma che possedevano abbastanza cervello e risorse da poter mettere in ginocchio un piccolo regno. La missione era andata liscia come l’olio, ma al suo rientro il ragazzo fu sorpreso da un forte acquazzone, e, alla sua vista bagnato e infreddolito, Koala non riuscì a trattenersi dal fare la crocerossina.
Era riuscita a convincerlo a farsi un bagno caldo e a mangiare un intruglio che sapeva di tutto tranne che di brodo e poi  a farlo dormire seppellito da cuscini e coperte.
Una premura eccessiva per i suoi gusti.
Koala gli ficcò in bocca il termometro e gli posò una mano sulla fronte di lui e una sulla sua “Vediamo se hai la febbre” commentò mentre Sabo cercava di mettersi seduto e incrociava le braccia spazientito.
“Ma perché sei così apprensiva?! Così mi soffochi!”
Il viso severo di lei si addolcì in un sorriso nostalgico.
Gli accarezzò i capelli biondi, gesto che sorprese Sabo per l’estrema dolcezza e delicatezza.
“Perché ho sempre paura che possa succedere qualcosa alle persone a cui voglio bene”.
“Ma con gli altri non fai così!” sbottò il ragazzo. Non aveva mai visto Koala preparare i bagnoli di acqua fresca per Hack, oppure seguire Bunny Joe con il termometro in mano.
“Vuoi sapere il perché?” ripetè sorpresa “Perché sei un essere speciale” rispose con un sorriso “Ed io avrò cura di te”
Sabo arrossì violentemente per queste parole. Cos’era? Una dichiarazione? Cosa doveva rispondere? Koala, anche per me sei una persona speciale? Sentì le guancie ardergli e il cuore battergli all’impazzata per l’eccitazione e il turbamento del momento.
La fissò negli occhi, in quei grandi occhi scuri in cui si rispecchiava e vedeva il mondo. Vedeva le terre che lei aveva visto, la gente che l’aveva accolta e anche coloro che l’aveva umiliata e ridotta in schiavitù. Vide la sua forza nel rialzarsi, il suo spirito di sacrificio, la sua bellezza e il suo grande cuore.
Sabo rimase immobile mentre sentiva il proprio cuore scoppiare nel petto quando Koala si allungò per prendere una pezza dal comodino vicino e il suo seno sfiorò il suo braccio; sentì le guancie ardere quando il suo profumo gli raggiunse le narici per via del movimento della ragazza.
L’essere speciale non era lui, era lei. Aveva sofferto tanto nella sua vita e doveva essere lui ad aver cura di lei.
Tanto era immerso in questo desiderio che non si accorse del movimento repertino con cui Koala gli tolse il termometro dalla bocca.
Dopo una rapida occhiata, lo spinse nel letto e lo fasciò con quante più coperte riuscì a trovare. “38!” urlò battagliera e corse verso l’armadietto dei medicinali.
Sabo chiuse gli occhi, sprofondando nel guanciale, arrendendosi.
Koala era veramente esagerata con le cure, ma la amava anche per questo.

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Capitolo 5
*** ridere ***


due cose ci salvano nella vita: amare e ridere
Se ne avete una bene,
se le avete tutte e due siete invincibili
T.Tejpal

 
 
Ridere
“Eddai, Nami!”
La navigatrice correva per tutta la nave, seguita a ruota dal capitano ma a nessuno parve importare questo inseguimento forsennato e insensato, non era insolito vedere i due seguirsi anche se, la norma, era che fosse lei a correre infuriata dietro lui.
Nami roteava i corti capelli rossi facendo di tutto per non sentire il dolore ai muscoli delle gambe, ma lei sapeva che era inutile, era solo una questione di tempo prima che Rufy utilizzasse la sua arma segreta e, come se le avesse letto nel pensiero, il capitano dal cappello di paglia allungò le sua braccia, sfruttando il potere del suo frutto e stringendo la ragazza tra le sue mani e avvicinandola a sé con forza.
Nami cercò di divincolarsi e fece perdere l’equilibrio al ragazzo ed entrambi si ritrovarono a terra, l’uno sopra l’altra.
Rufy le regalò un enorme sorriso compiaciuto “Ti ho presa!” esclamò vittorioso “E adesso, dammela!”
“No” esclamò la ragazza,indispettita.
“Nami dammela, questo è un ordine”
“No!” ripetè lei, sapendo perfettamente che il ragazzo non l’avrebbe mai nemmeno toccata con un dito.
“Prenditela da solo!” lo sfidò apertamente.
E, come volevasi dimostrare, Rufy arrossì di colpo, imbarazzato da pensieri poco casti che, sebbene fosse sempre stato ingenuo, era pur sempre un uomo ed aveva imparato a capire i doppi sensi a furia di stare con quei due pervertiti di Franky e Brook.
Ma l’infantilità che lo caratterizzava prese la meglio sulla perversione “Eddaiiiiii!” urlò “Dammelaaa!”
Nami, sotto di lui, si mise sui gomiti “Altrimenti che fai?”chiese con aria di sfida.
Rufy ci pensò un attimo, poi le regalò un sorriso furbetto e le accarezzò il viso, cosa che fece preoccupare non poco la ragazza “Ti faccio il solletico!” urlò battagliero e cominciò a muovere velocemente le dita sul corpo della ragazza che si contorceva dalle risate.
“Basta, basta ti prego!”  Nami urlava, con le lacrime agli occhi.
Rufy si fermò “Allora?”
Nami scrollò il capo ed inserì una mano tra la scollatura, cacciando una piccola chiave argentata.
“Grrrazie!” urlò Rufy afferrando il suo tesoro e tenendolo stretto tra le dita affusolate.
“Sei veramente un infame” scherzò Nami quando il ragazzo si alzò da sopra di lei “Non puoi fare sempre così quando Sanji mi lascia la chiave della dispensa”
Rufy si fermò e la guardò un attimo, poi le prese il volto e le scoccò un bacio sulla guancia “Non farei niente senza di te”
“Sei proprio un bambino!” esclamò Nami ridendo e calcando il cappello in testa al suo amato.
 

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Capitolo 6
*** Ricatto ***


 
“Chi ti vuole bene conosce quattro cose di te: il dolore dietro al tuo sorriso, l’amore dietro alla tua rabbia, le ragioni del tuo silenzio … E dove soffri il solletico.” 
 RICATTO

“Sei proprio un bambino!”
Le urla di Koala riecheggiavano nella sede dei rivoluzionari correlate a un sonoro rumore di porte sbattute e un ragazzo che usciva furioso all’esterno dove la neve fredda copriva l’intero terreno.
“Che è successo?” la figura scura di Dragon si portò alle spalle della ragazza con i capelli ramati che si limitò a stringere le labbra “Quello è un idiota!” urlò e anche lei lasciò la stanza.
Passarono diverse ore prima che Sabo rientrasse senza giacca e completamente sudato; si era allenato nella neve per poter distendere i nervi e, non appena lo vide, il suo maestro e capo gli porse la stessa domanda che aveva fatto alla ragazza.
“Vuole venire in missione con me” rispose lui, secco  “Ma io le ho detto di no e lei mi ha dato dell’immaturo”
“Perché non vuoi che venga? Le sue capacità potrebbero rivelarsi utili in questa missione”
Sabo abbassò lo sguardo e lasciò la stanza, non dando alcuna spiegazione al suo superiore. Da lontano Koala aveva spiato la conversazione dei due e aveva un piano su come far parlare il suo compagno.
 
Sabo stava controllando i dettagli della missione. La piantina del locale dove si trovava il suo uomo era veramente ben sorvegliata se si escludeva una finestra del secondo piano che era del bagno.
Il suo scopo era rubare i piani per la conquista di una piccola isola del mare orientale. La casa era di un magnate che aveva sogni da dittatore megalomane e che stava tenendo una festa per sviare i sospetti del governo mondiale e per mettersi d’accordo con  i suoi sottoposti e per convincere facoltosi uomini d’affari ad unirsi al suo pano.
Stava studiando come raggiungere dal bagno alla sala principale quando sentì il respiro di Koala alle sue spalle.
“Che cosa vuoi?” le chiese, nascondendo la piantina con un braccio.
La ragazza passò dietro la sua schiena per passare dall’altro lato “Sono venuta a vedere cosa stavi facendo” disse “Ero molto curiosa. E poi volevo dirti che Dragon mi ha proposto una nuova missione”
Sabo alzò un sopracciglio “Che missione?”
“Infiltrarmi in Impel Down”
“Che cosa?!” il ragazzo si alzò, allarmato. Non poteva credere che Dragon volesse mandare Koala in una missione così pericolosa.
La ragazza si sedette sul tavolo, ridacchiando “Sto scherzando!” disse e lui si risedette, sbuffando ma più sereno.
Koala si avvicinò al suo orecchio “Sei preoccupato per me, vero?”
Sentendo il suo alito caldo sul collo e il suo seno premere contro la sua schiena, Sabo arrossì di colpo e si voltò per non farsi vedere,tenendo tra le mani un libro per controllare il suo tremore di imbarazzo.
Lei sorrise “Pensaci, Sabo, io un giorno andrò in missione da sola e in quella missione dovrò sedurre molti uomini, inserirmi nei loro letti solo per poter ottenere delle informazioni”
Lui serrò la mascella, tremando al solo pensiero.
“Ma tu potresti fare lo stesso?”
“Che vuoi dire?” chiese subito lui, lei sfregò il naso contro il suo orecchio “Sedurre donne, portarsele a letto solo per delle informazioni e poi tornare qui da tutti noi, tornare da me”
Aveva marcato la voce sulle ultime parole e furono proprio queste a mandarlo nel pallone. Koala aveva qualche pretesa? O meglio, aveva capito quel che lui provava per lei?
Non voleva portarla con sé in missione proprio perché, se fosse venuta, avrebbe dovuto sedurre qualche magnate e lui non avrebbe mai sopportato la vista di lei che faceva la gatta morta con qualche uomo di mezza età. Non avrebbe sopportato di vederla tra le braccia di nessuno.
Sobbalzò quando sentì le labbra di Koala sul suo collo.
“Ma sei pazza?” strillò, preso alla sprovvista.
Lei gli fece la linguaccia “Fammi venire con te”
Lui guardò dall’altro lato,rosso in viso e con il cuore a mille. Lei si avvicinò all’orecchio “Se mi fai venire giuro che non ti farò più quel che odi tanto”
“Che cosa?”
Il lampo di malvagità nei suoi occhi fece tremare Sabo che capì subito a cosa si riferisse, ma ormai era troppo tardi. La mano di Koala era scesa lungo la schiena entrando dal colletto della camicia e le dita si muovevano veloci provocando nel ragazzo spasmi di risate.
“Va bene, va bene. Vieni con me! Ma sarai la mia donna!” urlò il ragazzo, che non ne poteva più.
Koala rise e gli scoccò un bacio sulla guancia “Va bene, mio signore” ridacchiò prima di correre ad informare Dragon.
Sabo guardò la piantina e si vergognò della propria debolezza.
Koala sapeva proprio dove colpire.
Sorrise.
Ma almeno aveva accettato di essere sua.



Angolo dell'autrice:
se non sbaglio questo è il primo angolo dell'autrice che scrivo per questa raccolta. allora ne approfitto per ringraziare Soly Dea e Nami93_Calypso, HaLLy_989, Cam01,NAMI002, per aver recensito questi capitoli. devo dire che questo capitolo non mi entusisma tanto, ma lascio a voi la parola.
Grazie per seguire questa raccolta
un bacio
Fra

 

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Capitolo 7
*** ad occhi chiusi ***




“L’amore non sta nell’altro, ma dentro noi stessi. Siamo noi che lo risvegliamo.
Ma perché ciò accada, abbiamo bisogno dell’altro”
Paulo Coelho
 
Ad occhi chiusi
 
 
Rufy strinse gli occhi.
Era così presto per svegliarsi, eppure doveva. Il suo corpo e la sua mente erano svegli e sentiva un peso sul proprio petto e qualcosa che gli solleticava la guancia.
Aprì un occhio, lentamente, curioso di vedere cosa fosse quel fastidio che lo opprimeva.
La prima cosa che investì le sue iridi fu un acceso colore arancio che non capì a cosa appartenesse finché non riuscì a mettere a fuoco e il suono di un respiro sommesso non giunse alle sue orecchie e un odore famigliare raggiunse le narici.
Strabuzzò gli occhi, sorpreso nel riconoscere la sua navigatrice profondamente addormentata sul suo corpo.
Che era successo? Che ci faceva lì?
Si sforzò di ricordare.
Avevano fatto una festa la sera, niente che non fosse nella norma per lui e per i suoi pirati, e allora cosa era successo per potersi trovare in quella situazione?
Il sakè.
Avevano prelevato diverse botti dall’ultima isola che avevano visitato e tutti quanti ne avevano attinto i boccali. Quell’alcool trasparente, come acqua, non diede alcun effetto ai suoi bevitori per molto tempo, ma nessuno di loro sapeva dell’effetto tardivo e ne bevvero talmente tanto che anche Zoro, che ormai sapeva distinguere con un solo sorso se fosse di qualità o meno, era caduto addormentato.
E lui doveva aver fatto qualcosa, o forse era successo qualcosa che lo aveva portato in quella situazione.
Ci pensò su, rosso in viso. Qualsiasi cosa fosse successa, che avrebbe detto Nami al suo risveglio? Avrebbe dovuto scusarsi a priori? Oppure doveva solo chinare il capo e far finta che nulla fosse successo?
Nami si mosse nel sonno, sistemandosi meglio sul suo petto. Era ancora addormentata.
“Rufy”
L’unico sussurro tra le labbra della rossa.
 Un sorriso distese le labbra del capitano che portò le braccia intorno al corpo della sua amata, stringendola ancora di più a sé.
Qualsiasi cosa fosse successa, non aveva nulla di cui pentirsi.
 E di questo poteva esserne certo ad occhi chiusi.
 

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Capitolo 8
*** senza chiedere il permesso ***



Senza chiedere il permesso
 
La passione dovrebbe credersi irresistibile. Dovrebbe dimenticare ogni rispetto delle convenienze, ogni riguardo, e tutti i condizionamenti che tormentano le nature raffinate. Ma soprattutto, non dovrebbe mai chiedere il permesso, laddove deve far valere il proprio diritto.
 
Sabo si muoveva piano tra le lenzuola leggere, attento a non svegliare la ragazza che gli dormiva affianco con i capelli scomposti e arricciati sul cuscino.
Si sollevò lentamente sui gomiti, guardando i resti di quella notte passionale a cui difficilmente entrambi erano riusciti a resistere, tanto era stata forte la sua attrazione.
Le scarpe spaiate, la sua camicia sul tavolo, la gonna di Koala appesa alla maniglia della porta, il cilindro a terra vicino l’armadio senza più gli occhiali, finiti non si sa bene dove. Chissà che fine avessero fatto i suoi pantaloni? Si sforzò di cercarli con gli occhi, quando sentì un mugugno provenire dal suo fianco.
Koala si contorceva tra le lenzuola, tirandole al petto nudo e mostrando al sole il tatuaggio che portava sulla schiena.
Sabo sorrise mentre guardava la ragazza addormentata, intenerito dalla dolcezza di quella figura che gli dava le spalle, le stesse spalle che lui aveva accarezzato piano con i polpastrelli, per poi baciare ogni centimetro di pelle candida e colorata sul simbolo della sua libertà. Arrossì nel ricordare la sua audacia.
Se avessero scoperto tutto questo chissà che avrebbero detto Dragon e gli altri rivoluzionari? Non si erano mai spinti a tanto fino a quel momento, e lui era ancora incredulo di quello che era successo la sera prima.
Di ritorno dalla missione, sotto l’acqua battente che li aveva sorpresi e ridotti a due pulcini bagnati e arruffati, il nervoso che attanagliava le membra stanche e la loro voglia di accaparrarsi, di tirarsi i capelli per poter dare la colpa all’altro di quel che era accaduto, ben consci che ciò significava dover riconoscere anche le proprie di colpe.
Lei aveva sbagliato gli orari del treno, lui aveva sbagliato ad attaccar briga con quelle guardie solo perché convinto che avrebbero tagliato facilmente la corda.
Le scarpe immerse nel fango, i vestiti inzuppati, i capelli attaccati al volto e un nervoso che faceva tremare tutto il corpo unito al freddo dell’umidità che li era penetrata fin dentro le ossa.
Lasciarono entrambi le scarpe all’ingresso e andarono nella stanza di Sabo, la più lontana dagli altri alloggi,con il tacito accordo di urlarsi contro, di darsi le colpe per sfogare la propria frustrazione.
Non si ricordava bene chi avesse cominciato quella discussione; era stata una battuta, o meglio, una frecciatina di lei a far scattare il putiferio, a lanciare il fiammifero sulla miccia.
Si erano urlati contro, dandosi la colpa anche di problemi passati, pronti a mettere a nudo le loro anime e le loro rabbie represse e col senno di poi si accorse dell’enorme tensione sessuale che c’era tra loro in quel momento, a come la maggior parte delle accuse che si rivolgevano erano dovute a un comportamento geloso e possessivo che l’uno aveva nei confronti dell’altra e poi era successo: Koala si era avvicinata con l’intento di metterlo a tappeto usando il karate degli uomini pesce, per poi andare via lasciandolo solo e incapace di muoversi sul pavimento, e lui le aveva bloccato le braccia, ma nella colluttazione erano finiti entrambi a terra, con lei stesa su di lui. Gli abiti bagnati erano una sorta di velo scomodo che però tradiva una certa eccitazione dei loro corpi facilmente percepibile.
Era stato uno scambio di sguardi, un semplice scambio di sguardi che racchiudeva in sé un fiume di parole che l’orgoglio impediva ad entrambi di pronunciare, a provocare quel bacio che diede inizio a tutto ciò di cui solo le mura erano state le testimoni.
“La smetti di fissarmi?” la voce di Koala era impastata di sonno.
“Sei sveglia, allora” la canzonò il ragazzo passandogli una mano sulla schiena ed accarezzando il tatuaggio del sole su di essa.
Koala rise, divertita dal tocco leggero sulla sua pelle ancora calda.
Sabo si chinò su di lei, baciandole la spalla “Sei bellissima di prima mattina”.
“Non lo sono sempre?” chiese lei, alzando un sopracciglio e sorridendo divertita.
“Ma come siamo egocentriche!” la rimproverò, mettendole le mani sui fianchi nudi e cominciando a muovere le dita per costringerla a girarsi mentre si contorceva dalle risate.
Si fissarono dritti negli occhi, sorridendo imbarazzati nel vedersi nudi alla luce del sole e memori degli attimi di passione che aveva preso il comando delle loro azioni.
Koala si inumidì le labbra, abbassando lo sguardo “Tu…” sembrava incerta se continuare a parlare.
“Io, cosa?” la incitò il biondo, piegandosi su di lei e accarezzandole la guancia con il naso.
“Niente” rispose allontanando il volto.
Sabo si accigliò “Koala, parla!” ordinò. Non gli piaceva quello sguardo sottomesso che aveva assunto, non prometteva niente di buono.
Lei sollevò gli occhi, come un cucciolo che temeva una punizione “Sei sicuro che non abbiamo sbagliato? Ciò questo … quello… quello che abbiamo fatto questa notte, ti pare giusto? Oddio, che sto dicendo?” sembrava improvvisamente allarmata “Dimentica tutto!”
Sabo, dapprima sconcertato dalle parole senza senso di lei, sorrise intenerito dall’imbarazzo della sua compagna. Si piegò ancora di più, mordicchiandole piano il lobo dell’orecchio.
“Rifarei l’amore con te ogni giorno della mia vita” le sussurrò, ricevendo di buon grado il lungo bacio passionale con il quale gli rispose.
 

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Capitolo 9
*** terrore ***




 
Se sapessi che questa è l'ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti bacerei, e ti richiamerei per dartene ancora.
Se sapessi che questa è l'ultima volta che ascolterò la tua voce, registrerei ogni tua parola per poter riascoltarla una ed un'altra volta all'infinito.
Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti in cui ti vedo ti direi "ti amo" senza assumere, scioccamente, che lo sai di già.


(Gabriel Garcia Marquez)
Terrore
“Nami, guarda qui!”
Una nuova isola nasconde sempre nuovi tesori in qualsiasi forma essi siano, ma essi si presentano se qualcuno sa cercare nei posti giusti.
Rufy era sempre stato un bambino. Si lanciava a capofitto in tutto ciò che lo affascinava e lei come sua navigatrice, come sua nakama e  amica, lo seguiva silenziosamente, pronta ad ucciderlo qualora avesse fatto qualcuna delle sue solite sciocchezze che spesso li mettevano nei guai.
La voglia di esplorare del giovane e temuto pirata gli aveva portati in un piccolo negozio dell’usato, facendogli mettere il naso e brillare gli occhi per ogni oggetto strano e polveroso che trovava lunga il suo cammino.
“Cosa c’è?” chiese la ragazza avvicinandosi a lui che aveva il naso immerso in un baule vecchio e polveroso.
Rufy si alzò di scatto, trasportando con sé un mantello nero con le rifiniture dorate e le mostrine del medesimo colore.
Gli occhi del ragazzo brillavano come se avesse trovato il più grande tesoro del mondo. Provò a mettere l’indumento, ma le maniche erano troppo grandi per lui e quindi preferì metterlo solo sulle spalle.
“Come mi sta?”
Sembrava un bambino, un bambino ben determinato a fare bella figura.
La ragazza sorrise “Molto bene”.
“È un bell’articolo, non trova?”
Una vecchietta tarchiata e dalle guancie rossicce era corsa da loro “Non costa nemmeno molto”
“Dove posso trovare uno specchio, nonnina?”
“Proprio da quella parte,giovanotto!” esclamò, tirandoli una portentosa pacca sulla schiena, talmente forte che anche il ragazzo di gomma dovette piegarsi in due.
“Ha un aspetto famigliare” mormorò la rossa mentre il capitano si rimirava nello specchio, entusiasta.
“L’ha notato, eh? Lo dicevo io che lei ha l’aria di una a cui non sfugge nulla!”
La ragazza alzò un sopracciglio, la vecchietta le regalò un sorriso privo di un incisivo “Quel mantello è la perfetta riproduzione di quello del re dei pirati Gol D. Roger”
“Davvero?!?” Rufy era ancora più entusiasta di prima “Lo prendo! Lo prendo! Lo prendo!”
Vane erano state le proteste della ragazza e i suoi appelli a un buon senso che il capitano non sapeva nemmeno cosa fosse.
 
Rufy camminava con la schiena dritta, a grandi passi, il mantello svolazzante sulle spalle e i gomiti alti; Nami, dietro di lui, scrollava il capo, vergognandosi. Lei sperava che il ragazzo usasse un po’ di buon senso e che decidesse di passare inosservato, ma sapeva benissimo che sia le sue parole che i pugni che li aveva inferto erano stati vani.
Sbuffava, ormai rassegnata a seguire gli sguardi della gente incuriosita e divertita dall’aspetto grottesco del ragazzo che marciava trionfante con un mantello sulle spalle, fiero con le sue maniche svolazzanti e le rifiniture col filo d’oro come i bottoni e le mostrine.
Nami sollevò lo sguardo e guardò la schiena del suo capitano. Il tessuto nero e pesante oscillava ad ogni passo facendo danzare la frangia di entrambe le mostrine, la tesa del cappello di paglia poggiava sul collo alto e rigido, le braccia del ragazzo si intravedevano nel movimento oscillatorio.
La ragazza si ritrovò a sorridere a quella scena; nel complesso, il suo capitano, aveva un non so ché di imponente, di maestoso, quel mantello, per quanto si trattasse di una riproduzione, sembrava fosse stato cucito pensando a lui, tenendo ben nella mente l’aspetto imponente che ci si aspetta dal re dei pirati.
Il re dei pirati. Gol D. Roger.
Nami aveva sempre ammirato il suo capitano per come perseguisse il suo sogno, seguendo le orme di un uomo sconosciuto se non per il nome e per le gesta e per la morte con il sorriso.
Mentre camminava di fronte a lei, Nami non poteva far a meno di provare una morsa al cuore e cominciò improvvisamente a tremare. La sua mente vagava, correva veloce a un futuro in cui, dopo la conquista del proprio sogno, Rufy avrebbe percorso il sentiero che lo avrebbe portato al suo ultimo sorriso.
 Un re non merita la morte. Un pirata sì.
Si fermò. La polvere sulla strada si sollevava e lei era lì, incerta sul da farsi. Che avrebbe fatto quando sarebbe successo? Cosa avrebbe fatto il giorno in cui Rufy sarebbe stato condannato a morte?
Allungò una mano versi di lui, incapace di proferire parole e muoversi. Rufy avanzava, camminava incurante e Nami vide i suoi occhi annebbiarsi per le lacrime.
Quando sarebbe successo? Come sarebbe successo? E se fosse proprio quella l’ultima volta che vedeva il suo volto? Se quella fosse stata l’ultima volta che sentiva la sua risata contagiosa?
Si sentiva impotente. Lei era sempre stata protetta da Rufy, aveva sempre vissuto in un mondo rosato in cui, qualsiasi cosa le sarebbe successo, sapeva che lui sarebbe venuto a prenderla. Ma sei lui avesse avanzato ancora, lasciandola indietro, come poteva fare a salvarlo? Come poteva fare a salvarsi?
“Che fai lì impalata, Nami?”
La ragazza sollevò il volto e vide il suo capitano di fronte a sé che la fissava preoccupato. Si asciugò velocemente le lacrime “Niente, tranquillo.”
Lui la fissò per alcuni attimi, incerto se crederle o meno, ma la conosceva abbastanza per non fare altre domande e si voltò. E fu in quel momento che Nami prese la sua decisione: afferrò Rufy per la manica della giacca e quando lui si voltò lo afferrò per il bavero, spremendo le labbra contro le sue.
Non avrebbe vissuto con nessun rimpianto. Non avrebbe permesso al dolore per un futuro incerto di prendere il sopravvento su di sé, non avrebbe concesso alla paura di privarla dei momenti meravigliosi che avrebbe passato con lui. Voleva vivere al fianco di Rufy, voleva baciare quelle labbra ogni volta che ne aveva la possibilità, voleva dire ti amo senza porsi problemi sulle conseguenze, e fu quando sentì il ragazzo muovere le labbra per rispondere al suo bacio che Nami ricominciò a piangere, ma questa volta per la felicità.
 

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Capitolo 10
*** Inverno e Primavera ***


"L'essenziale è invisibile agli occhi"
(Antoine de Saint-Expèry)

 
Inverno e Primavera

Il cielo plumbeo rendeva tutto cupo, malinconico, e vedere nuvoloni neri di prima mattina fece corrucciare leggermente le labbra a Sabo.
Il rivoluzionario vagava per i corridoi spogli e silenziosi della sede con due tazze di thè fumante strette tra le mani, attento a non farle cadere anche se rischiava di ustionarsi.
Le porte che incontrava lungo il suo cammino erano tutte chiuse, non uno spiraglio ne usciva; nessuno sembrava voler mettere il naso fuori dalle proprie stanze con quel tempaccio e preferivano tenere tutto sigillato per mantenere quanto più possibile il calore.
I piedi del ragazzo erano nudi sul pavimento di legno, i suoi passi erano lenti per stare ben attento a non far cadere neanche un goccio del liquido ambrato.
Quell’aria invernale era come lui: cupa e mesta.
Spesso lo avevano definito solare, allegro, ma dentro di sé aveva un mare in tempesta dovuto (anche se lui non lo ammetteva- all’assenza dei suoi ricordi, a quel vuoto incolmabile che aveva lasciato un segno freddo come la neve.
La fievole luce che entrava dalle finestre prive di tende accompagnava i suoi passi strascinati fin alla porta da lui designata. Entrò senza bussare. Era socchiusa. La sua inquilina lo stava aspettando.
Koala stava sotto la pesante coperta che la copriva fin sopra il capo, a pancia sotto, contemplando le nubi scure pronte a scatenare la tempesta fuori dalla finestra.
Sabo si avvicinò piano,la ragazza non l’aveva sentito; ridacchiò e le avvicinò una tazza bollente alla guancia, facendola sobbalzare.
Vedendo la sua risata di scherno, Koala corrucciò le labbra “Scemo” mormorò, ma sollevò con un braccio il piumone per farlo entrare, afferrando una delle due ceramiche colorate contenente il thè profumato.
“Ti vanno bene i frutti rossi?” chiese dopo essersi adagiato al suo fianco e portato anche lui la coperta sul capo.
La ragazza annuì, aspirando avida l’aroma del liquido ambrato “È il mio preferito”.
Il sorriso che Koala gli regalò fece sciogliere un po’ di gelo che era sceso nel cuore di Sabo quella mattina.
Da quando era entrata nella sua vita, Koala era stata una ventata di primavera in quel mondo invernale che era la sua mente, la sua presenza era diventata essenziale anche solo per ricordarsi quotidianamente di sorridere, cosa che nei giorni più cupi, quando i pensieri erano più intensi, era impossibile.
Un fulmine squarciò il cielo, facendoli sobbalzare in alto.
“Che tempo di merda” affermò il ragazzo, incupendosi.
“Perché?”
Koala aveva piegato il capo, fissandola incuriosita.
“Non lo vedi?” Sabo non credeva che dovesse giustificare le sue frasi “Il cielo grigio, il freddo. Non possiamo uscire, non possiamo far nulla e la natura sembra in rivolta”
Koala si accucciò al suo fianco, le labbra protese in fuori e lo sguardo fisso sulla tempesta che si stava scatenando fuori.
“Io lo vedo come rinascita” esclamò con un risolino “La primavera è bella, ma per esserci deve prima arrivare l’inverno. Se non ci fosse il vento, il gelo non potremmo apprezzare il sole e il torpore delle belle giornate”
Poi lo guardò, spalancando gli occhi castani in un’espressione di pura felicità “Se non fosse per la pioggia tu ora non saresti qui!”
Furono attimi di stupore. Poi sorrise.
Sabo sorrise.
Lei era la primavera.
Koala era sempre stata la primavera nel suo animo cupo, era sempre stata colei che vedeva il buono in tutto.
Lei era ciò di cui aveva bisogno. Lei era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Si avvicinò a lei, chiudendo gli occhi per accogliere le sue labbra calde “Hai ragione” disse “L’essenziale è stare insieme”.




Angolo dell'autrice:
Dopo un tempo decisamente vergognoso, per vostra sfortuna sono ritornata!! Ho intenzione di recuperare portando a fine tutte le storie lasciate incompiute, ed ho iniziato proprio da questa raccolta, pubblicando l'ultimo capitolo delle storie romantiche dei due fratelli.
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito la raccolta, chi l'ha aggiunta tra i preferiti, i seguiti e le ricordate, chi ha recensito e anche chi si è solo fermato a leggere in modo sporadico.
Un grazie particolare va a Nami93_Calypso, per aver indetto questa challenge e avermi dato la giusta ispirazione con queste dolcissime immagini.
Grazie a tutti e alla prossima.
Fra_eater

 

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