Mentre non c'eri

di Namielly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il sostituto ***
Capitolo 2: *** Che strano il tuo ragazzo ***
Capitolo 3: *** La prima volta che ti ho visto ***
Capitolo 4: *** Mento ***
Capitolo 5: *** Affoghiamo insieme ***
Capitolo 6: *** La mia battaglia ***
Capitolo 7: *** La tua famiglia sono io. ***
Capitolo 8: *** Moriremo insieme ***
Capitolo 9: *** Facciamo un brindisi ***
Capitolo 10: *** Memorie ***
Capitolo 11: *** Non dimenticarmi ***
Capitolo 12: *** Ho un così brutto sorriso? ***
Capitolo 13: *** I diversi modi di illudersi ***
Capitolo 14: *** Fuggi via da Malinconia. ***



Capitolo 1
*** Il sostituto ***


Nota: Ogni capitolo è molto breve, e racconta qualcosa. Diciamo che l'argomento attorno cui ruota tutto è il rapporto tra Naruto e Sasuke. Spero possa piacere: direi che è un esperimento. Cercherò di aggiornare ogni giorno.


“Mentre non c’eri”


Mentre non c’eri, hanno insistito per aggiungere un tizio nel team 7. Ho detto che non serve, che saresti tornato. Che ti avrei riportato sbrandellato a casa, se tu ti fossi opposto. Ma non mi hanno ascoltato.


Primo giorno
E’ entrato da poco nella nostra squadra. Non riesco a tollerarlo.
Quel Sai, vuole sostituire Sasuke?
Sasuke è insostituibile. Questa… Questa sua copia sbiadita e senz’anima, non è degna del ruolo che ricopre. Dove sei, Sasuke? Me lo chiedo spesso. Cosa fai? Tu… Tu mi pensi? Ogni tanto, spesso… Sempre? O solo di sfuggita?
O mi hai… Dimenticato? Mi hai dimenticato, teme?

Secondo giorno.
Sai mi ha preparato il cestino per il pranzo.
Sembra gentile.
Sembra vuoto.
Apro il mio cestino, ed è pieno di onigiri. Ne addento uno con cautela, fissando di sbieco Sai, con sospetto. Non posso fidarmi della copia sbavata e mal fatta di Sasuke.
…E’ buono. Molto buono.
Sai cerca solo di farsi accettare. Come sono stupido.
“Cos’è quel lucchetto che porti al collo?”
… Già, sono proprio un dobe… Neh, Saske?



Mentre non c’eri, mi sono reso conto che siamo le due facce opposte della stessa moneta.
Se una delle due manca, la moneta non ha alcun valore.



Terzo giorno.
Non gli rivolgo la parola da quando ha osato chiedermi del lucchetto.
A volte mi chiedo che cosa mi direbbe Sasuke, vedendomi.
Che mi diresti, eh, teme?
Che sono un rammollito?

Quarto giorno.
Sai non mi chiede cos’ho, ma cerca forzatamente di sorridermi. Vorrei essere come sempre, ma non ci riesco. Vorrei non farlo sentire così, ma non riesco a essere gentile con lui.
Vogliono sostituirti. Lui è il tuo sostituto. Non posso accettarlo.
Non c’era bisogno di farlo. Perché tornerai.
O sarò io a riportarti a casa

Quinto giorno.
Sai mi ha detto che è strano che io insegua Sasuke. Dice che non capisce, dice che se una persona fa una scelta, questa dev’essere rispettata. Ma io non posso…
Non posso lasciarti andare…
Non voglio.
Gli ho chiesto cosa potesse saperne lui, che non conosce nemmeno il significato della parola sentimento. Come può sapere quello che provo io?
Sakura è rimasta scioccata, io… Io non lo so. Non lo so come sto.
“Che ne sai tu, di genitori e fratelli… Sei sempre stato solo, quindi con quale diritto credi di potermi giudicare, eh?!”
… Oggi sembravo proprio te...


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Capitolo 2
*** Che strano il tuo ragazzo ***


Mentre non c'eri



Mentre non c’eri, hanno provato a sostituirti. E io questa cosa non riesco a digerirla, no.
Ma… Possono sostituirti come ninja, possono sostituirti nel team, ma… Pff. Non riesco nemmeno a dirlo.
…Se può consolarti, nel mio cuore nessuno può sostituirti.



Quindicesimo giorno.
Sai mi ha rifatto il cestino del pranzo. Stavolta sono riuscito a grugnire un grazie, e Sai mi ha sorriso raggiante.
Forse, non è poi così vuoto come credevo.
Siamo soli, Sakura è andata di corsa a prendere qualcosa da casa.
Mentre l’aspettiamo, mi chiede di nuovo del lucchetto. Mi pulsa la tempia: cazzo, è proprio tosto di comprendonio, ‘sto qui.
Ma sospiro. Decido di accennarglielo. Non so perché l’ho assecondato. Non lo so, ma forse volevo fargli capire perché, per me, lui è e sarà sempre il quarto membro del team 7.
“Io e Sasuke…” prendo un ampio respiro. “Non sei stupido. Non hai bisogno che te lo spieghi…”
“Scopate?” mi sento avvampare all’istante. Agito freneticamente le mani di fronte alla faccia.
“NO! No! E smetti di essere così volgare, dattebayo!” ho caldissimo. Mi fermo qualche attimo prima di continuare a parlare.
“Io e lui… Non siamo semplici amici. Non siamo fratelli. Non siamo nemmeno amanti. Non so cosa siamo, Sai, non chiedermi di catalogarci. So solo che, qualunque cosa siamo, io non riesco a farne a meno. Ci conosciamo da così tanto tempo… Qualcosa di grande ci unisce. E non ho intenzione di romperlo per un suo errore, per una sua scelta sbagliata.”
“Ma è la sua scelta, giusta o sbagliata che sia…” cerca di dirmi. Lo so che dice il vero.
Non voglio ascoltarlo.
“… Non mi importa quello che dici. Io lo riporterò a casa e torneremo in riva al lago insieme.”
Sakura arriva in tempo per interromperci.
E sono incredibilmente sollevato.
Credo di non volerne parlare…
Non voglio parlare della catena che mi tiene legato a te.

Sedicesimo giorno.
“Un po’ strano come regalo.” Mi accenna con un sorrisetto Sai. “Ma stiamo parlando di Sasuke-kun, immagino che non ci sia da stupirsi.”
Il suo tono è sempre così neutro… Mi vien voglia di prenderlo e scrollarlo per le spalle, forse potrei sentire la sua anima sbatacchiare, nascosta da qualche parte dentro quel suo gracile corpo. Ma in realtà, dubito ne abbia una.
“Di che stai parlando?”
“Della catena… Possessivo il tuo ragazzo, eh?”
Rimango imbambolato, pietrificato. Il vento mi scompiglia i capelli, e per qualche secondo ogni suono giunge ovattato al mio orecchio. Quando riesco a riprendermi dallo shock, riesco solo a balbettare:
“Non-non è il mio ragazzo!”
“Allora ho ragione.”
Mi sta sempre più sulle palle.
“… Sta zitto.”


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Capitolo 3
*** La prima volta che ti ho visto ***


Mentre non c'eri



Mentre non c’eri, ho spesso ricordato il nostro primo incontro. Quello vero. Quello in cui ti ho conosciuto davvero, in cui ti ho visto. Ho sempre creduto fossimo predestinati, che quel giorno fosse già scritto.
Sasuke… Io ti sto chiamando, nella mia mente… Evoco il tuo nome invano, sperando che tu possa udirmi.
Sono ancora là… In riva a quel lago…
Ad aspettarti.



5 anni prima.
Ti incontrai un giorno di 5 anni fa. In realtà, ti conoscevo già. A scuola eri sempre più bravo di me, e ti detestavo per questo.
Ero invidioso. Tutti ti amavano. Eri circondato dai bambini, e tutti volevano stare vicino a te. Speravano forse che li avresti colpiti un po’ con il tuo accecante e brillante futuro, ricoprendoli di luce.
Ma a te non importava, li ignoravi.
Ti disprezzavo per questo. Tu, così fortunato… Così idolatrato, rifiutavi un privilegio tanto grande.
Io, ero nell’angolo, sempre solo. Sempre odiato, bistrattato, messo da parte.
Io non ero Naruto.
Ero il mostro, la bestia, l’abominio, la Volpe a Nove Code. Ero solo questo.
Il giorno in cui ci conoscemmo davvero era assolato e abbastanza caldo, nonostante fossimo in pieno autunno. Stavo andando a giocare al parchetto vicino casa, quando ho sentito delle urla.
Mi feci cogliere dall’ansia, come sempre accade quando sento che qualcuno è in pericolo, e mi affrettai. Appena entrato nel parchetto, vidi dei bambini in cerchio che calciavano qualcosa a terra. Mi ci volle qualche secondo prima di riconoscere quel fagotto rannicchiato a terra. “Uchiha!” esclamai, e una furia cieca si prese possesso di me. I bambini si volsero verso di me, smettendo di malmenare Sasuke.
Strinsi forte i pugni.
“Lasciatelo stare.” Li guardavo deciso negli occhi, mentre l’adrenalina mi scorreva nelle vene e un leggero tremito rabbioso mi percorreva tutto il corpo. A quei tempi mi facevo cogliere troppo dalle emozioni. Ne perdevo quasi completamente il controllo, mi facevo travolgere e trascinare da esse.
Non so quanto li ho picchiati. Credo abbastanza da farli volatilizzare.
Dovevo fare davvero paura, pensandoci bene. Ero fuori di me.
Mi avvicinai preoccupato a Sasuke, piegandomi su di lui.
“Stai bene?” chiesi ansioso. Era pieno di escoriazioni e lividi, e l’occhio destro pareva si stesse gonfiando. Gli porsi una mano, volevo aiutarlo a rialzarli. Sasuke la scostò brusco.
“Non ho bisogno del tuo aiuto. Non ho bisogno di nessuno!” mi gridò in faccia, aveva gli occhi lucidi. Scappò via prima che potessi replicare, ma ostinato lo inseguì. Tra le strade di Konoha, sotto i portici, tra la gente, e nonostante gli chiedessi di fermarsi, lui non si girava.
Fu in quel frangente che capii.
“Povero bambino… Sono morti tutti quanti… Che disgrazia.” Sentii dire a una signora, la sua voce si udiva distintamente.
“Gli Uchiha sono sempre stati feccia… Pensavano di comandare solo loro! Se lo meritano.” Sbottò un uomo vedendo Sasuke passargli affianco.
“Piange, povero piccolo… Dev’essere davvero dura.” Dsse una ragazza, osservandolo compassionevole.
“Alcuni sostengono che abbia aiutato il fratello. Le apparenze ingannano!” le rimbrottò un’altra.
Capii che qualcosa di brutto doveva essere accaduto a Sasuke. Quelle voci mi riempirono di rancore e frustrazione. Dovevano smetterla.
La gente è cattiva, pensai.
A volte credo che molti si dimentichino di essere umani.
Quando finalmente si fermò, era in riva al lago. Lo raggiunsi correndo giù e rischiando di rompermi l’osso del collo, ero molto maldestro e scivolavo di continuo.
Mi affiancai a lui, ancora intero, e lo guardai in volto. Il suo sguardo era fisso sul cielo rossastro. Il sole stava tramontando. La luce aranciata del sole colpiva il suo volto lucido di lacrime, e i suoi occhi rilucevano rossi e le lacrime attaccate alle ciglia scintillavano.
Abbassai gli occhi sulle mie scarpe, desiderando poter fare qualcosa per lui. Ma non riuscivo a spiccicare una parola, così rimasi a contemplare l’acqua che per poco non raggiungeva i miei piedi.
“Scusa.” Sbottai d’un tratto. Sasuke si girò.
“Eh?” mi guardava attonito.
“Se ti ho… soccorso e tu… tu non volevi. Non volevo farti sentire triste.”
Mi sentivo afflitto. Il bambino non aveva inteso la cosa come la volevo io. Io desideravo solo aiutarlo, toglierlo dai guai.
“Non hai motivo di scusarti, dobe.”
Mi irrigidii, e all’istante scattai.
“Dobe a me! Dobe… Dobe sei tu! ‘tebayo!” strillai, diventando rosso per la collera.
Ricordo bene quel giorno… Tu, Sasuke?
“Pff…” soffiasti, e mi accennasti un sorriso… Ed era limpido, sincero.
Te lo ricordi, Sasuke? O è tra le cose che hai buttato via, nel tentativo di liberarti del nostro legame?
Tra tutti i ricordi e le foto insieme, hai buttato anche la mia chiave…
Vero?
Mi sento come se non potessi liberarmi da questa catena. Ma a dirti la verità, probabilmente in fondo nemmeno lo desidero.


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Capitolo 4
*** Mento ***



Mentre non c'eri

Nota: ci ho messo di più a postare questo capitolo perché desideravo inserire un mio disegno. Ma non mi riesce bene come vorrei; una volta che ci riuscirò, lo inserirò volentieri. Un bacio, buona lettura.



Mi chiamo Sasuke Uchiha, odio un sacco di cose e non me ne piace nessuna in particolare. Ma ho un’ambizione: riportare agli antichi fasti il mio clan e uccidere chi so io.
Se qualcuno sentisse il racconto del nostro primo incontro, direbbe che è stato il destino a farci incontrare. Ma io non credo affatto nel destino, non sono un bambino fantasioso come te, Naruto.
Il nostro incontro fu frutto del caso, come un caso è stato il nostro avvicinamento.
Sento una voce che mi chiama… Ma metto le mani sulle orecchie, e tiro avanti.



Io e Kabuto ci stiamo allenando. Sono nel covo di Orochimaru-sama, e cerco di apprendere quanto più posso sia dal mio nuovo Maestro che da Kabuto. A una prima occhiata, quest’ultimo l’avevo ritenuto un essere inutile, per niente degno della mia attenzione. Ma una volta che mi son trovato a fronteggiarlo, mi son dovuto ricredere.
Mi sono distratto, mi sono perso nei miei pensieri, e Kabuto pare approfittarne. Mi si abbatte contro, e in un attimo svanisce. Quando riappare dinnanzi a me, agita davanti ai miei occhi…
“Ridammela.” Sono gelido, e perentorio. Ma Kabuto scoppia a ridermi in faccia, smettendo di far volteggiare la catenella e stringendo il pendente tra le dita. Lo osserva infine, con occhio critico e luccicante, rigirandoselo tra le dita.
“Una chiave… Sarà mai la chiave del tuo glaciale cuore, Saske-kun?” mi fa beffardo, e io con rabbia mi slancio contro di lui, prendendo al volo la collana e rinfilandomela al collo.
Non ho idea del perché io l’abbia tenuta. Essa rappresenta l’intera essenza della mia debolezza, e dovrei liberarmene. Così come mi sono liberato del coprifronte, delle foto col team 7, del legame con la foglia… del legame con Naruto…
Eppure… Continuo a conservarla. Il più delle volte la tengo chiusa in un cofanetto che nascondo sotto il letto. Ma a volte, decido di mettermela. Forse sono colto dalla nostalgia?
Mi chiudo in camera mia, sbattendo rumorosamente la porta e strisciando lungo di essa sino a sedermi a terra. Affondo la testa tra le mani.
Sono Sasuke Uchiha, odio tante cose e non me ne piace nessuna in particolare…
Mento.
Sono un essere debole, e gracile. Ma vorrei, vorrei con tutte le mie forze…
Vorrei tanto non provare niente.
Invece credo… di non stare bene.
Un dolore sordo mi prende all’altezza del cuore, ma lo rifiuto. Mi sento quasi di impazzire, vorrei potermi salvare… Avere la forza di farlo. Invece so solo affondare sempre più giù. Sempre più in tutto questo nulla che mi sto costruendo attorno.
Vorrei tanto odiare tutto, e non essere affezionato a niente. A volte me lo ripeto talmente tante volte che me ne convinco io stesso: sono un essere freddo, senz’anima.
Ma poi, la notte mi sento sgretolare.
Vedo te, a terra, nella Valle dell’Epilogo, e mi sento morire.
Vedo Itachi, e i suoi occhi colmi di indifferenza, e mi sento sprofondare nella disperazione.
Vorrei tanto… Smettere… Di soffrire…
Prendo la collanina, strappandomela dal collo, con tanta forza da lasciarmi i segni. La butto con tutta la rabbia che provo contro il muro, e questa tintinna rumorosamente, ricadendo poi sul pavimento.
Silenzio. Per un attimo, mi sento svuotato, e navigo in questa sensazione di vuotezza, che è quasi un sollievo.
Ma d’un tratto mi faccio cogliere dal panico. Mi alzo di scatto, attraverso la stanza, e analizzo terrorizzato la chiave, rigirandomela tra le dita. E’ sana. Non è rotta, non ha nemmeno un segno.
Sento che sto per scoppiare.
Ma non riesco a piangere.

“Oggi compi 13 anni, dobe. Anche se non si direbbe, anche tu cresci.” Sento la mia sicurezza vacillare, quando vedo che stai aprendo quel piccolo pacchettino che ti ho donato. Tentenno, intimorito, e mi affretto a girarmi a svuotare lo zaino che porto durante gli allenamenti sul mio divano. Non so se voglio vedere o meno la tua reazione.
Sento il tintinnare della catena, e mi immobilizzo. Il silenzio è quasi assoluto. Col mio udito sviluppato, riesco a percepire le tue dita che percorrono la fredda superficie del lucchetto. Mi abbracci di slancio mentre sono ancora di spalle; sono sorpreso, paralizzato.
Mi sussurri all’orecchio: “Grazie, Sasuke…”
Io dal mio canto spero solo di non essere arrossito, o che non mi riesca a vedere in viso. Mi stacco in fretta, tentando di dissimulare il mio tormento, e cercando nel mio animo la mia compostezza perduta.
“Andiamo, dobe.” Dico con tono neutro, ma la mia voce trema e si ferma sull’ultima parola quando mi giro e vedo quella catena pendere dal tuo collo.
Tu arrossisci sotto il mio sguardo, e ti gratti la nuca imbarazzato.
“Beh, ecco, è il segno della nostra amicizia…” sembri giustificarti.
“… Del nostro legame.” Continuo, senza nemmeno accorgermene. E tu sorridi raggiante.
“Si, esatto! Che è come questa catena: qualunque cosa faremo, ci sarà sempre; si potrà scalfire, ma mai rompere. Neh, neh Saske?!” e mi batti forti e felici pacche sulle spalle, mentre io mi incammino brontolando.
Sei mio… penso, mentre ti osservo saltellare sin da Ichiraku.

Naruto…
Sento che mi chiami. So che mi stai cercando senza averti ancora visto.
Ma sono andato troppo avanti, non posso tornare indietro adesso.
Sono vicino alla mia vendetta. Spero di sentirmi meglio, dopo averla compiuta. Spero che questo peso se ne vada…
Ma non ne sono certo.

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Capitolo 5
*** Affoghiamo insieme ***


Mentre non c'eri



Mentre non c’eri, ti ho sognato.
Affondavi, giù, tra le acque di un mare nero. Cercavo di afferrarti, ma più nuotavo e mi sforzavo di raggiungerti, più andavi a fondo. Mi mancava l’aria, eppure continuavo disperatamente a nuotare verso di te.
Mi chiedo se tu sia felice, adesso che porti avanti la tua vendetta.
Mi chiedo se tu non stia annegando, come nel mio sogno.
E mi chiedo se anche io non stia rischiando di annegare, pur di salvarti…



1 anno e mezzo prima.
L’ero-sennin capì subito che la catena ci legava, non appena me la vide al collo la prima volta. La guardò con sguardo quasi disgustato, e io credetti fosse perché avesse frainteso. Insomma… Magari credeva che noi… Noi… Fossimo…
Pensai che non avrebbe mai potuto approvare una relazione… omosessuale, ecco. E l’idea che stesse pensando a me e te in questa ottica mi metteva a disagio.
“Maestro.” Esclamai “Volevo…” strinsi forte il mio lucchetto. Non lo feci di proposito.
Non riuscivo a guardarlo negli occhi, così buttai velocemente tutto fuori mentre ero di spalle, sulla soglia del bagno. Dovevo farmi la doccia, ci eravamo allenati tutto il giorno…
“Io non sono gay, non ho una relazione con Sasuke! E’ solo un segno della nostra amicizia!” sentivo molto caldo in viso. Probabilmente ero rosso, e difatti mi vergognavo come un ladro. Il mio Maestro non doveva pensare fossi frocio. Io non lo ero!
“Non l’ho mai pensato, e comunque anche se fossi gay non ci sarebbe nulla di male. Ho solo immaginato…” Mi girai appena, e con la coda dell’occhio osai spiare da sopra la mia spalla l’ero-sennin, che aveva un tono particolare, tra il tranquillo e lo sconsolato, e forse ci sentivo anche un pizzico di rimprovero. Stava rovistando nel suo borsone, e stava tirando fuori le sue cose: evidentemente anche lui voleva farsi la doccia.
Io ero mezzo nudo, con un asciugamano legato in vita, e uno appeso sulla spalla.
“… Ho immaginato che quella catena ti imprigionasse a lui.” Sospirò. “E’ come se lui ti avesse voluto incatenare a sé, con quel regalo…”
Ero paralizzato. Non sapevo nemmeno esattamente da cosa.
“E a volte penso che sia davvero così.”
A quelle parole non seppi davvero che replicare. E non seppi nemmeno reprimere il sorriso che sorse spontaneo sulle mie labbra.
Perché sorrido? Mi chiesi mentre l’acqua mi scorreva addosso.
Perché mi sento così… Felice?
Non riuscii a chiudere occhio, quella notte. Ascoltavo Jiraya russare nel letto vicino, e la mia mente non smetteva di blaterare.
Non avevo mai pensato che tu volessi POSSEDERMI con quel semplice regalo.
Portai il lucchetto all’altezza degli occhi, osservandolo per la millesima volta in dieci minuti.
Nella mia stupidità non avevo mai capito cosa davvero significasse. Mi avevi regalato una catena con la speranza che essa potesse legarmi davvero a te… Anche se era solo un oggetto.
Sembrava ci fossi riuscito.
Ho sempre odiato i finali inevitabili, cose come il destino, ciò su cui non si ha alcun controllo.
Ma d’un tratto, l’idea del destino mi parve anch’essa dolce; ciò che era per me inevitabile non rappresentava adesso una condanna, ma un dono.
Strinsi al petto la catena, col sorriso che riaffiorava ancora.
Non ero il solo a provare quelle cose.
Posso dirti un segreto?...
Anche io avrei tanto voluto legarti a me.

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Capitolo 6
*** La mia battaglia ***


Mentre non c'eri



Mentre non c’eri, ho tenuto fede alla promessa fattami.
Ti ho cercato.



Cento sessantottesimo giorno.
Forse sappiamo dove ti stai nascondendo. Per fortuna, il tuo covo sembra essere proprio al centro di una conca profonda tantissimi metri, dunque è facile controllarla dall’alto senza essere visti. Sono su un albero, approfittando delle sue fronde cariche di foglie, e scruto attentamente il precipizio sotto di me. Lo stesso fanno Sai e Sakura, poco distanti da me. Il Maestro Yamato sta poco più distante, ma al suolo, e sento il suo sguardo pungere sulla schiena. Lo ignoro volutamente, tenendo lo sguardo fisso sul tuo nascondiglio.
Infine, ti vedo.
Credo che il mio cuore sia partito, galoppa furiosamente e ho quasi il fiatone. Non posso fare a meno che sorridere mentre ti osservo. Ti sei vestito in maniera davvero eccentrica. Ma sono felice di vederti anche se sei più strano del solito, e magari ti spruzzerò un po’ di deodorante addosso per togliere la puzza di Orochimaru dal tuo corpo.
Sono certo che puzzi. Un essere del genere mi sa proprio di cattivo maleodorante.
“Ecco… Ti ho trovato, brutto stronzo.” Bisbiglio, senza riuscire a smettere di sorridere. Faccio per scattare in avanti e raggiungerti, quando la mano di Yamato mi ferma.
“No.” Dice secco. Io mi giro a fissarlo truce, mentre sento che Sai e Sakura ci stanno fissando.
“Che cosa no?” sbotto, e Yamato non toglie la sua mano dalla mia spalla. Anzi, il suo volto resta impassibile.
“E’ quasi un mese che cerchiamo ininterrottamente Sasuke. Adesso che lo abbiamo trovato, dobbiamo riposare altrimenti ti farà a polpette, Naruto. Il suo chakra è… davvero incredibile.”
Devo ammettere che aveva colpito anche me. Riesco a sentire la tua forza da quest’altezza.
Ti sei davvero dato da fare.
“Prendiamo Sasuke con la forza, e ce ne torniamo di corsa a Konoha.” Sono serio anch’io, e deciso, ma Yamato mi scoppia a ridere in faccia.
“E credi che Sasuke se ne starebbe buono buono mentre te lo carichi in spalla?... Sono giorni che non dormiamo, e nessuno di noi sarebbe capace di battere Orochimaru, Kabuto e il Sasuke che ti trovi davanti in queste condizioni. Una notte di riposo non ci farebbe male, e adesso che sappiamo che sono qui possiamo star più tranquilli.”
…Devo ammettere anche che gli occhi mi bruciano davvero moltissimo. Ma di certo non lo ammetto davanti a Yamato e agli altri. Sakura non parla, probabilmente anche lei è emozionata. Trema lievemente, in maniera quasi impercettibile, e non dà man forte al Maestro com’è solita fare quando voglio fare una pazzia. Fissa solo Sasuke che si allena con la spada poco più sotto, senza riuscire a proferir parola.
Così vicini… Così pochi metri mi separano da te, Saske.
“Sakura” e lei si gira verso di me. Il suo sguardo è perso, forse tra i suoi mille pensieri o forse velato dai troppi sentimenti improvvisi. “Sei con me?”
Yamato mi guarda torvo, mentre Sai sembra solo curioso. Sakura scuote stancamente il capo.
“Naruto, dobbiamo riposare prima.” Il suo tono sembra privo di emozioni, quasi fosse un automa. E forse è stata la sua visione stanca, rassegnata e vuota a convincermi a riposare.

Cento sessantottesimo giorno, sono forse le 23.00
Ascolto il respiro regolare del mio team, e il mio respiro stenta a unirsi al coro. Yamato ha costruito una casa di legno a qualche chilometro di distanza, per sicurezza aveva detto, e adesso siamo rintanati nei nostri rispettivi futon. Yamato ha lasciato una sua copia sul bordo del precipizio, per controllare i tuoi movimenti e quelli di Orochimaru. Mi ero offerto di farlo io, ma mi ha risposto che io dovevo essere completamente riposato, che lui era temprato da molti più anni di esperienza e che l’uso che faceva del suo chakra era ridotto al minimo indispensabile. Stavo protestando, quando ha continuato a parlare:
“Questa è la tua battaglia, Naruto. Devi essere in forze.” Devo dire che il Maestro sa ormai che tasti toccare per farmi calmare.
… Comunque, sarebbe stato bello se qualcuno avesse potuto spegnere i miei pensieri, e lasciar cadere la mia mente nell’oblio. Perché io da solo non ne sono affatto capace.
Sono fuori di me dall’eccitazione e dalla felicità. Non vedo l’ora di poterti mettere le mani addosso e fracassarti di botte. E con queste stesse identiche mani, riportarti di peso a casa.
Non ti avrei più lasciato solo col tuo peso e il tuo dolore.
E se proprio ti dovessi sentire soffocare, io ti donerei parte del mio respiro.
Sono pronto a condividere il tuo fardello, e a farmene carico anch’io. Insieme sarà più leggero.
Sorrido, e mi sento quasi al settimo cielo.
Sento dei singhiozzi, e il mio sorriso scema. Mi giro piano, con gli occhi schiusi lievemente, pronti a chiudersi laddove rischiassi di esser beccato.
Sakura mi dà le spalle, quindi non rischio di esser colto in flagrante, ma… le sue spalle sussultano, e i suoi singhiozzi sono mal trattenuti.
Sono confuso… Dovrebbe esser felice, perché piange? Come fa a non condividere la mia gioia?
Sasuke tornerà a casa, e tutto tornerà com’era prima… Allora, perché non se ne compiace?
I singhiozzi di Sakura mi cullano tristemente sino all’oblio dei sensi.

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Capitolo 7
*** La tua famiglia sono io. ***


Mentre non c'eri



Oggi, cento sessantanovesimo giorno.

La copia di Yamato ci ha riferito che Sasuke e Orochimaru non son usciti dal loro nascondiglio sotterraneo per tutta la notte. Tutto ciò è di buon auspicio: pare che nessuno dei due abbia sospettato del nostro arrivo. Il cuore mi batte forte, e ho il fiatone. Mi fa male lo stomaco, è come attorcigliato, ma è quasi un dolore piacevole.
Non saprei definirlo in altra maniera, non ho mai provato una simile sensazione tanto contrastante ed esaltante. Getto un’occhiata al mio team, di sbieco, e il mio sguardo indugia su Sakura. Ha gli occhi gonfi, e son sicuro che sia per il pianto. Al termine di questa battaglia, voglio chiederle il perché.
Perché piangeva, stanotte? Cosa la turbava, cosa pensava di tanto angosciante? Non riesco a capirlo. Io sono così felice di rivedere Sasuke…
Siamo davanti a una botola nera. Ci guardiamo tutti per un’ultima volta prima che io la faccia saltare in aria.
Una scalinata si protrae giù, sino a perdersi nel buio. Deglutisco, teso, e avanzo mettendomi in testa al gruppo. Una volta scesi, i miei occhi ci mettono qualche attimo prima di abituarsi al buio. Siamo in un lungo corridoio pieno di porte di cui non riesco a veder la fine: non c’è nemmeno una luce a rischiarare le tenebre.
“E’ davvero… Tetro.” Bisbiglio, e la mia voce fa eco, nonostante l’abbia tenuta bassa. Sai annuisce al mio fianco, mentre Yamato e Sakura non commentano. Non sento la voce di Sakura da ieri sera.
Cominciamo ad aprir porte di scatto, una dopo l’altra. Io corro più di tutti.
Non so quanto tempo ho passato ad aprir porte.
Gli altri son rimasti nettamente indietro… forse loro non stanno facendo come me. Forse loro non varcano gli usci col solo obiettivo di trovar Sasuke; ma anche cercar tracce e indizi, ed esercitano giustamente maggior cautela. Non so se il mio modo di comportarmi sia comprensibile o meno, ma smanio così tanto dalla voglia di prenderlo per il bavero e trascinarlo a casa che tutto il resto mi pare secondario.
Non sento più la voce di Yamato, nemmeno il suo eco raggiunge più il mio orecchio.
Apro di scatto l’ennesima porta che ormai avevo perso ogni speranza.
Mi ritrovo a perder fiato quando mi ritrovo davanti a Sasuke.
E’ in piedi, come se già sapesse di me e del fatto che lo stessi cercando, a nemmeno un metro di distanza da me. Lo stomaco mi sta facendo molto male.
“Sa…Suke…” ho la voce soffocata dall’emozione. Vorrei abbracciarlo, ma sento come se i miei piedi fossero diventati improvvisamente pesanti. Sono fermo, immobile, e lo fisso. Chissà se si nota troppo il mio petto che si alza e si abbassa veloce… Non vorrei si notasse, vorrei che non si vedesse cosa provoca in me rivederlo. Vorrei riuscire a controllare le mie emozioni, ma lo sa anche lui che non sono mai stato bravo a farlo.
“Naruto.” Il suo tono tranquillo mi riporta bruscamente alla realtà. Mi sento gonfio di rabbia, e non saprei dire nemmeno io perché.
“Torniamo a casa, Sasuke.” Sono gelido, perentorio. Ma lui mi accenna un sorriso privo di gioia, e scuote la testa.
“Non posso.” Mi sussurra semplicemente, prima di passarmi oltre e uscire nel corridoio. Lo afferro per un braccio, ma non si gira a fissarmi.
“Torniamo a casa, Sasuke.” Fisso determinato la sua nuca, ma lui non accenna il minimo movimento.
“No.” Il suo tono è talmente neutro da ghiacciarmi il sangue.
“Torniamo a casa…” la mia voce mi tradisce, tremando sull’ultima parola.
Sasuke sospira girandosi e liberando il suo braccio dalla mia stretta.
“Ti ho detto che non posso.”
“Sasuke… Torniamo… Ti aspettano tutti a Konoha…” la mia voce continua a tremare. Odio la mia emotività, mi colpisce anche laddove non lo desideri.
“Chi? La mia famiglia è stata sterminata. Se non hai una famiglia, non hai nessuno che ti aspetti.”
“Allora secondo questo tuo stupido ragionamento, io sarei la tua famiglia?! Perché io ti ho aspettato. Sempre. Da quando te ne sei andato tutto strafottente, o non ho fatto altro che sperare che saresti tornato a casa sulle tue gambe. E invece sono dovuto venire a cercarti io.” Credo di star alzando il tono, ma Sasuke resta gelido.
“Hai solo sprecato il tuo tempo.”
Afferro con decisione il lucchetto che pende dal mio collo, mettendoglielo davanti alla faccia.
“Ecco cosa significhi per me!” grido quasi ormai “Sei la mia famiglia, sei la persona più importante che abbia! E non ti lascerò buttare via la tua vita per inseguire una stupida vendetta! Non hai bisogno di uccidere Itachi!” abbasso gli occhi, stringendo la catena tra le dita “Se hai bisogno di un fratello, io ci sono.”
“Non ho bisogno di nessuno. Nè tantomeno di Itachi. Non sarò felice sino a che non vedrò il suo sangue tra le mie mani.” Il suo tono è duro, e sempre troppo freddo. Lo guardo negli occhi, ricercando il Sasuke che ricordo in quel labirinto oscuro, ma… Non riesco a trovarlo.
“Forse, quel lucchetto… Dovresti buttarlo.” Mi suggerisce. E mi sento distrutto. In silenzio, lo guardo torvo, e non stacco gli occhi da lui. Dopo un po’ il suo sospiro rompe il silenzio.
“Non vuoi? Beh… Fa’ come ti pare.” Mi passa a fianco, ma io lo afferro nuovamente.
“Perché me lo hai regalato?” Mi guarda, ma è come se non lo stesse facendo. Sembra perso chissà dove.
“Perché… ero debole.” La sua voce è strascicata. “Volevo ci fosse un legame tra noi, un simbolo di esso che ci unisse. Volevo avessi qualcosa di mio. E’ stato molto stupido da parte mia.”
Mentre non c’eri… Ho immaginato tante volte di rivederti…
“Sasuke… Anche io avrei tanto voluto aver qualcosa che ci legasse…”
E ho sempre pensato che saresti tornato insieme a me, che ti avrei convinto.
“Volevo regalarti una chiave che aprisse il mio lucchetto…”
Che sarei riuscito a salvarti da te stesso…
“Ma non me ne hai dato il tempo…”
Si avvicina a me, e prende la catena tra le mani. Mi accenna un sorriso, e stavolta vedo un’ombra di divertimento nei suoi occhi.
“Sei proprio un dobe. Credevi davvero che non ci avessi pensato già io?” mi si avvicina all’orecchio, e il suo alito caldo mi fa scendere un brivido lungo la schiena.
“La chiave ce l’ho io.” Indietreggia, e il suo sguardo sembra tornato vacuo, nero e impenetrabile.
“Torna a casa, Naruto. Per un uomo come me esiste solo la dannazione eterna. Non esiste pace, né paradiso; solo un lungo e atroce inferno. Tante volte ho pensato di porvi fine. Ma come quasi tutti gli esseri umani, sono solo un codardo. Non ci riuscirei. Dunque non mi resta che continuare a vivere e percorrere la vita che il mio caro fratello ha costruito per me. Che bravo, il mio fratellino… Preoccuparsi di darmi un obiettivo per andare avanti. In verità, non so se devo ringraziarlo. Il pensiero di vendicarmi mi ha tenuto in vita sino ad ora, altrimenti non avrei retto il peso dello sterminio del mio clan. Mi sarei ucciso, avrei trovato il modo anche se sono un vigliacco.
Non sai quante volte l’ho pensato, Naruto… Quante. Tu sei così diverso da me: sei sempre pieno di speranza, di vita, e anche quando eri disprezzato e odiato da tutti, tu fantasticavi di ribaltare la tua situazione e alla fine ti rialzavi, gonfio di fiducia.
Non sono forte. Non sono affatto forte. Voglio esserlo, ma sono solo una ragazzo che non sa che farsene della propria vita. Un debole, che non ha altro motivo per vivere se non quello di porre fine alla vita di quello stolto. Se me lo togliessi… cosa mi resterebbe?”
“Io…” sono senza parole. “Io… Io…” sento gli occhi bruciare forte, ma ricaccio indietro le lacrime. “Sasuke, io voglio che tu condivida il tuo peso con me. Ti aiuterò, non sarai mai più solo. Io ci sono… Ci sarò sempre. Sei tutto ciò di cui mi importa…”
“Non è vero. Non sono tutto… Non dire così.”
“Sasuke… Torniamo a casa…” sento le lacrime bagnarmi le guance, mentre protendo la mano verso Sasuke.
“… E’ troppo tardi.”
“Possiamo rimediare a tutto… Non è tardi, non è mai tardi!” urlo.
“Il tuo sogno… Non era quello di diventare Hokage?” le mie lacrime si fermano, e corrugo la fronte, pensieroso. Cosa c’entra?
“… Perché stai sprecando il tuo tempo per starmi dietro? D’ora in poi… impiega meglio il tuo tempo.”
“Io… non conosco modo migliore di impiegare il mio tempo… se non quello di passarlo insieme a te.”
Sasuke pare stupito da questa frase, e per un attimo balena sul suo volto un’espressione dolorosa, sofferente. Ma è solo un attimo.
“Devo andare.”
“Aspetta… Sasuke!” tutto comincia a farsi sfocato, e vedo una luce lontana. Cerco di protendermi verso di lui, ma la sua figura diventa nera, sbiadita.
“… Devo andare.”

... E invece...

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Capitolo 8
*** Moriremo insieme ***




Mentre non c'eri



Mentre non c’eri, mi sono chiesto che sarebbe accaduto, se avessero voluto ucciderti.
Di certo non ti avrei lasciato andare da solo.
Ti avrei fatto compagnia.


Trecentocinquantesimo giorno.
Corro. Corro, a perdifiato, sbatto contro la gente. Sento qualche protesta infervorata, ma non riesco a prestarvi attenzione.
“Abbiamo trovato Sasuke…”
L’edificio dell’Hokage si staglia alto e possente di fronte a me. La strada è più sgombra qui, e posso correre veloce e indisturbato.
“Si aggirava come un’anima in pena per Konoha, nemmeno ci ha guardati in faccia quando lo abbiamo accerchiato…”
Trovo la porta dell’ufficio dell’Hokage chiusa. Ma praticamente la sfondo con una spallata, piombandomi sulla porta con tutto il mio peso.
“Sembrava perso… Perso in sé stesso… Forse se ti vedesse, si riprenderebbe…”
“Tsunade-sama!” grido, senza alcun indugio “Dov’è Sasuke?”
“E’ nelle segrete… In attesa del nostro giudizio.”
Giudizio?...
“Che… Cosa vuoi dire?” il mio tono si è abbassato di diverse ottave. Non so se voglio sentire la risposta…
“Sasuke è un nukenin, un traditore. E come tale, deve essere posto a giudizio del popolo. Sarà il villaggio a decidere le sorti di Sasuke.”
“Non sarà necessario! Mi occuperò io di lui.”
“Naruto… E’ un traditore.” Mi ribadisce fermamente Tsunade. Ma io sto per scoppiare, lo sento. Mi sento gonfio di terrore e rabbia, e infatti mi ci vuole appena qualche secondo per sbroccare.
“Il popolo, come lo chiami tu, fa schifo! Non capirebbe un cazzo! Sasuke non lo conoscono, sanno solo che è un Uchiha! Avranno paura di lui, e lo riterranno pericoloso. Chissà quanta gente lo odia senza motivo, così come odiavano me! Come puoi affidarti a gente del genere?! Come puoi affidare SASUKE a loro?! Che di giudizio non ne hanno mai avuto!” Tremo di rabbia e frustrazione. Non odio il mio popolo, ma so che ha tanti limiti. So che non va oltre, so che non è capace di vedere oltre la corazza gelida e lo sharingan di Sasuke. Lo condannerebbero.
E io non posso permetterlo.
“E’ la mia decisione. Sasuke è un bambino dispotico, arrogante e insensibile. Ci ucciderebbe tutti quanti, se decidesse che ci frapponiamo tra lui e un suo obiettivo. Metti che un giorno se ne esce con un altro folle piano, e in questo piano noi siamo di troppo. Quanti scrupoli avrebbe? Era disposto a uccidere addirittura il suo migliore amico.”
Termina, indicandomi. Io stringo i pugni.
“Per quanto mi riguarda, Sasuke dovrebbe essere condannato per lo meno alla reclusione. Se non per sempre, almeno per molto, molto tempo. Dunque, chiederò al popolo se vogliono che Sasuke sia libero, o se vogliono che Sasuke sia recluso nelle segrete, o che Sasuke muoia. Ti sto dando un’opportunità.”
“Quale opportunità sarebbe, questa?” sbotto, e le volto le spalle. In appena un paio di minuti, sono dentro le segrete. Rallento, e cammino piano di fronte alle celle vuote. Occhieggio all’interno, e nel buio e l’umido, non scorgo Sasuke.
L'ho trovato. E’ seduto su un lettino, in una cella a metà corridoio. Ha una camicia di forza a contenergli il busto e le braccia.
Guarda il vuoto.
Il mio cuore batte all’impazzata. Deglutisco, prima di avvicinarmi alle sbarre. Stringo le dita attorno al metallo gelido, e resto ad osservarlo. Sembra davvero perso: guarda di fronte a sé il muro grigiastro, e sembra non avermi davvero notato.
“Sasuke?...” lo chiamo piano. Lui si gira lentamente, e fissa i suoi occhi vitrei su di me. Mi manca un battito.
“Cosa ti hanno fatto?...” chiedo, e la mia voce freme di collera e tristezza.
“Non mi hanno fatto niente.” La sua risposta diretta mi coglie di sorpresa. “Sono io… che ho fatto qualcosa.” Sussurra.
“Niente che non si possa perdonare.”
“Niente che io possa perdonarmi.” Sottolinea. “Ho sbagliato… Ho sbagliato tutto.”
“L’importante è che tu l’abbia compreso.” Sorrido, pensando si stia pentendo di esser fuggito.
Ma mi sbaglio.
“Ho sempre inseguito la mia vendetta. L’ho sempre cercata, sognata. Ho desiderato vedere scorrere il sangue di Itachi, e che scorresse a causa mia… Perché credevo che lui avesse ucciso i nostri genitori per puro sadismo. Non sono riuscito a capire…” La sua voce si spezza.
“Hai…” no… Non ce l’ho fatta. Non sono riuscito a salvare Sasuke da sé stesso? Lui… Ha…
“Hai ucciso Itachi?” non mi risponde. Vedo che gira la testa, in modo che io non possa vederlo in volto. Riesco a scorgere appena la sua guancia sinistra bagnata.
“No… Non è vero. Non è possibile.” Vedo il suo corpo scosso da tremiti e sussulti.
“Sono venuto a Konoha…” la sua voce è resa roca dal pianto “Perché sapevo… che mi avrebbe punito. Io me lo merito… Io merito di morire. Ho ucciso Itachi, quando lui ha sempre lottato per me. Ho ucciso mio fratello. Io lo amavo, Naruto. Me ne sono reso conto quando ormai era morto. Tanto più ami qualcuno, tanto più lo odi quando ti abbandona… E’ così. L’odio e l’amore sono così strettamente collegati… E io credevo m’avesse abbandonato. E l’odiavo per questo. Ma in realtà, in cuor mio, io rivolevo mio fratello.”
Sento di avere le guance bagnate. Le asciugo con rabbia.
“Io non ti ho mai odiato, eppure tu mi hai abbandonato.”
“Non senti il rancore nella tua voce, Naruto? Si che mi hai odiato.”
Forse un po’ ha ragione.
“Non essere egoista. Lascia che mi uccidano.” Sussurra Sasuke “Lascia che paghi per il male fatto a voi, e a Itachi.”
“Allora sarò per sempre un egoista, se questo significa salvarti. Non permetterò che ti facciano del male. Perché se te ne facessero, è come se ne facessero a me.”
“Sei proprio un idiota.”
“E tu sei un bastardo.”
Un sorrisetto compare sul suo volto, e per un attimo gli illumina un po’ il viso. Mi sento così sollevato adesso, dopo averlo visto.
“Ti salverò, oppure moriremo insieme.” Sorrido. So che lo farò.
Mi sorride di rimando, e questa volta, la sua espressione si raddolcisce.

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Capitolo 9
*** Facciamo un brindisi ***


Mentre non c'eri



Mentre non c’eri,
ho contato i secondi, i minuti, le ore, i giorni, le settimane, i mesi…
Gli anni…
Sperando sempre che quel secondo, quel minuto, quell’ora, quel giorno, quella settimana…
Quell’anno…
Fosse l’ultimo passato senza di te.
Adesso, posso smettere di contare.


“Con oggi sono 912 giorni che te ne sei andato. 365 che Sai ti ha sostituito. E 196 giorni son passati da quando ti ho scovato nel covo di Orochimaru.”
“E ti ho fottuto, come il pivello che sei.”
“Lo ammetto: sono sempre stato un pivello coi Genjustu.”
“Già…” sospira sogghignando Sasuke, mentre alza lo sguardo a osservare il soffitto grigio della sua cella. Sono a pochi centimetri da lui, e le sbarre son le uniche cose che ci dividono. La mia mano giace inerme poco distante dalla sua. Sasuke è troppo rilassato per notare che la mia trema.
In realtà, non l’ho mai visto così. Con le guance arrossate, un lieve sorriso sulle labbra e i capelli scompigliati. Lui, sempre perfetto, sempre rigido nella sua compostezza, si era lasciato andare all’alcool. Strano da pensare. Strano da vedere.
Questo pomeriggio ho preso una bottiglia di sakè, ho indossato una camicia e un pantalone beige, mi sono sistemato i capelli, sono passato dall’Hokage per parlare del referendum e del fatto che volessi che a Sasuke fosse tolta la camicia di forza, e infine sono andato dritto nelle segrete.
Assieme abbiamo aspettato la mezzanotte, dopodichè ho aperto la bottiglia e adesso ce la stiamo scolando.
L’indomani si paleserà la condanna di Sasuke, che dipenderà dall’esito del referendum.
Non so quanto ho sbraitato davanti a Tsunade, ma effettivamente non c’era altro modo se non tramite una votazione.
“Prepara il cappio anche per me, domani.” Ho esclamato gelido rivolto a Tsunade. Ho visto i suoi occhi inumidirsi, e me ne sono compiaciuto. Non credo me ne pentirò mai.
“Come…” la voce strascicata e bassa di Sasuke mi riscuote dai miei pensieri. Ha ancora gli occhi fissi a contemplare il soffitto gocciolante.
“Come vorrei, guardare le stelle… La luna… Un’ultima volta.”
“Non dire così, o distruggo mezza Konoha e ti porto via.” Non sono mai stato più serio di così. Sentirlo parlare in questa maniera mi fa desiderare di distruggere sto paesino schifoso e portarlo in salvo.
“Itachi non vorrebbe questo.” Mi sorride tenue Sasuke. Io sbuffo, mentre mi slaccio nervosamente i primi due bottoni della camicia. Comincio a sentir caldo.
“Chissene di Itachi.” Prendo i due bicchierini e li riempio nuovamente di sakè. Siamo entrambi seduti l’uno di fronte all’altro, con le gambe incrociate sul pavimento ghiacciato.
“Come sei… elegante, Naruto. E io faccio così schifo.” Dice, gettandosi un’occhiata sprezzante addosso. I suoi vestiti sono consumati, ma la sua pelle diafana e pulita si intravede meglio attraverso il tessuto leggero e bucherellato.
“Tu non fai mai schifo.” Mi lascio scappare. Mi getta un’occhiata di sbieco, ma entrambi ci affrettiamo a fissare con improvviso interesse il liquido nei nostri bicchieri. Agito piano il mio solo per cercare di intrattenere i miei pensieri, che cavalcano sempre un po’ troppo veloci.
“Non posso credere… che tu…” il suo tono suona imbarazzato, e io punto gli occhi, incuriosito, sul suo volto basso “Che tu abbia davvero contato tutti i giorni sino ad oggi.”
“Si invece.” Sorrido “E con oggi smetto.”
“Perché?” mi chiede, con occhi grandi di curiosità. Sembra più genuino adesso, sembra aver buttato giù un paio di maschere. Ciò mi fa solo felice.
“Perché oggi sarà o un nuovo inizio, o una fine.” C’è qualche minuto di silenzio, e Sasuke e io trangugiamo il nostro liquore. Lo sento bruciare lungo la gola, e aspetto paziente che mi ponga qualche altra domanda.
“Tu…” Come dicevo… “Tu vuoi davvero morire insieme a me?”
“Si, Sasuke. Se tu ci sei, io ci sono. Se tu non ci sei più, non ci sono più nemmeno io.” Rispondo semplicemente, mentre con mano tremante riempio nuovamente i bicchieri. Siamo a oltre metà bottiglia.
“Sei una delle persone più importanti della mia vita.” Mi bisbiglia, e per un intenso, lungo istante, i nostri occhi si incastrano e si intrecciano, si accarezzano quasi. Mi sento improvvisamente rigido, e il cuore martella, lo sento forte riverberarmi sin nelle orecchie.
“Tu sei la più importante in assoluto.” Replico piano, mentre la mia mano tremante scivola oltre le sbarre, sino ad annullare la distanza con la sua mano. Le mie dita bollenti e sudate, poggiano sulle sue, gelide e asciutte. Con quel contatto, Sasuke pare riscuotersi.
E l’idillio termina così com’è iniziato: la mia mano torna distante dalla sua e i nostri sguardi si staccano bruscamente.
“Ho bevuto troppo.” Si lamenta, strofinando una mano sul suo viso arrossato. Io mi sento ubriaco, ma non di alcool.
“Credo… di essere un completo disastro.” Dico, con una mezza risata incerta, mentre riempio per l’ennesima volta i bicchieri.
“Lo sei.” Mi ride in faccia Sasuke, mentre getta giù il suo sakè.
“Ah-ah. Divertente. No, dico sul serio.”
“Anche io dicevo sul serio.”
“Smettila, bastardo.”
“Oh-oh, l’idiota si sta facendo forte.”
“Sono un disastro perchè… Perché ho capito solo adesso, tra i fumi dell’alcool, che ti amo.”
Osservo Sasuke irrigidirsi. Il suo sguardo si indurisce, ma so che è per la paura.
“Secondo me sei ubriaco.”
“Non sono mai stato più emotivamente sobrio di così. I fumi del giudizio altrui, della coscienza, del cervello, non mi annebbiano più la mente. Jiraya una volta mi ha detto In vino veritas…”
“Devo ammettere che non ti ho mai sentito interloquire in questa maniera. Dio, Naruto, sei davvero…”
“Cosa? Incredibile? Fantastico? Sorprendente? Troppo sexy?”
“… Mi rimangio tutto ciò che ho detto.”
“Dai, teme. Dillo.”
“No, sei solo un idiota. Ho preso un abbaglio.”
Vorrei tanto sapere cosa voleva dire Sasuke… Ma non voglio restar tutta la notte a insistere.
Tra me e Sasuke, non so davvero chi la spunterebbe.
Cala il silenzio, e io sento la mascella che mi fa male. Non so esattamente da quanto tempo sorrido come un ebete, ma non riesco a farne a meno. Lo guardo, e riesco solo a sorridere.
Adesso che so, mi sento più leggero.
A quel punto, non so nemmeno perché, prendo la catena appesa al mio collo sfilandola da dentro la camicia e avvicino il lucchetto alle sbarre. Sasuke sorride appena, esce dalla sua maglietta sgualcita la chiave, e l’avvicina. Infine, la infila nel lucchetto, incastrandola. Gli fermo la mano prima che faccia scattare la serratura, stringendola forte. Non voglio che mi sfili la catena dal collo.
Non voglio liberarmi da questa catena…
Alza gli occhi su di me, e siamo vicini. Così vicini che sento il suo alito caldo sulle labbra. E credo che anche Sasuke senta il mio. Guardo le sue labbra sottili, ma dall’apparenza così morbide, e desidero solo baciarle. Con uno scatto, annullo la nostra distanza e lo bacio.
Il mio cuore sembra impazzito. Mi sento tremare, ho caldo… Ma ho anche freddo. Mi sento devastato da tutte queste sensazioni…
E’ che adesso so, so che l’ho desiderato così a lungo… E adesso, finalmente, posso. Finalmente posso baciarlo… Toccarlo…
Con le mani, lo stringo, lo accarezzo, cerco di toccare ogni centimetro di pelle disponibile mentre lui si abbandona a me, e sono felice quando lo sento fremere tanto quanto me. Le nostre lingue si incontrano mentre i nostri denti si scontrano; sono un po’ violento, ma spero che capisca. Che capisca quanto l’ho desiderato, e quanto l’ho aspettato, e quanto l’ho amato, negandolo anche a me stesso.
Gli mordo forte il labbro, e sento il sapore ferroso del sangue che, mischiato alla sua saliva, è un cocktail molto più inebriante di qualsiasi altro alcolico.
La luce della luna filtra attraverso la finestrella, illuminando il nostro bacio di luce placida.
Un bacio dolce-amaro: dolce come la passione che ci divora, amaro come la freddezza delle sbarre che divide il calore dei nostri corpi.

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Capitolo 10
*** Memorie ***


Mentre non c'eri



Mi sono detto spesso che la morte, per me, sarebbe solo una soluzione.
Ma quando ti guardo negli occhi, penso che varrebbe la pena vivere solo per rivederli ancora.


Tin.
La goccia cade dal soffitto, sino a infrangersi al suolo.
Tin.
E’ tutta la notte che ascolto l’acqua (o l’umido) gocciolare dal soffitto. Mi sembra quasi che la testa mi scoppi.
Tin.
Vorrei smettesse. Mi sta trapanando il cervello.
Tin.
Mi afferrano dalle braccia, e mi infilano la camicia di forza, in modo che non possa scappare. Anche se… Non lo desidero affatto. Non li guardo in volto, anche se mi pare di udire la voce di Shikamaru, alla mia sinistra. Le sue mani sono gentili, amichevoli, non stringe le dita sulla pelle.
L’altro, invece, sembra voglia perforarmi il braccio, per quanta forza sta impiegando. Forse teme da parte mia una qualche resistenza?
Chissà quanti hanno paura di me, nel villaggio.
Il pazzo, violento, fratello di Itachi Uchiha. Possessore dello sharingan, instabile, menefreghista. Un ragazzo segnato dal suo passato funesto, e che forse non è riuscito a reggere. Alcuni diranno che nessuno mi è stato vicino abbastanza, che m’hanno abbandonato a me stesso; altri sbraiteranno, dicendo che avevo amici fidati ed ero messo continuamente sul piedistallo.
Ma tutti saranno d’accordo su una cosa: sono pazzo, sono pericoloso. Lo so, non ho bisogno di sentirmelo dire.
Mi son lasciato trascinare stanotte dai miei sentimenti solo perché sapevo. Ho baciato Naruto, l’ho carezzato, stretto, con tutta la disperazione e passione che avevo in corpo, solo perché sapevo…
Oggi verrò condannato.
Chissà in che modo morirò.
Che metodo utilizzeranno? Una tecnica misteriosa, veloce e letale, o una che mi faccia soffrire le pene dell’inferno? O utilizzeranno i metodi tradizionali?
Sono davvero curioso di saperlo. Cappio? O magari quell’artefatto medievale, come si chiama… Ghigliottina, ecco! Chissà come sarebbe, studiarne una da vicino. Potrei forse riuscire a percepire l’odore dolciastro dei fiumi di sangue versati, o forse potrei addirittura vedere qualche capello incastrato nel legno, o nella lama. Mi racconterebbe di tutta la gente che ha massacrato. Affascinante.
Quasi mi sembra di sentirlo. Naruto. Che mi grida contro che sono proprio un coglione.
Che non sto pensando che oggi perderò la vita; che non sto dando alla mia esistenza alcun valore.
Sono stato messo al mondo, ma al mondo non so starci. Dimmelo tu, Naruto, come si fa.
Sento, senza vederlo, il cigolare triste della porta della mia cella, e il tintinnare delle chiavi nelle dita di uno dei due. Con lo sguardo sempre basso, la sento per l’ultima volta.
Tin.
Getto un’ultima occhiata alla mia tetra prigione, e dico silenziosamente addio a quella goccia che, nonostante mi abbia assillato tutto il tempo, mi ha fatto compagnia nella mia solitudine.
Mi aveva esasperato, fatto venir quasi voglia di gridare. Ma aveva occupato i miei pensieri, e impedito di riflettere lucidamente. Non voglio iniziare, adesso, a fare il resoconto della mia vita. So che non ne trarrei nulla di buono, nulla che mi inorgoglisca e mi faccia dire che ho vissuto una vita degna d’esser definita tale. E quasi rimpiango quella goccia, mentre esco alla luce accecante del sole, e la mia mente vaga come impazzita.
Gli occhi mi bruciano, nonostante non li abbia mai sollevati dal suolo.
La morte… cos’è, la morte? Per come la vedo io, si muore così come si nasce. Nel buio, nell’inconsapevolezza d’essere e, nel caso della morte, d’esser stati. Il nulla, la perdita del pensiero, della logica, del proprio corpo…
Ecco. Il niente. Questa è la morte, per me.
“Sasuke Uchiha, ultimo membro superstite del prestigioso clan Uchiha, nato nel Villaggio della Foglia e fuggito all’età di 13 anni, è chiamato oggi a pagare per i crimini commessi.
Si è alleato con un nemico del Villaggio, Orochimaru; ha ferito le nostre squadre di ricerca; ha fondato un gruppo criminale chiamato “Falco”; con esso, è andato alla ricerca del nukenin Itachi Uchiha; ucciso suddetto criminale, entra a far parte dell’Associazione Alba.
Uchiha Sasuke, neghi di aver commesso uno qualsiasi di questi reati?”
Non so chi stia parlando, e non mi interessa. Sto studiando con interesse il pavimento piastrellato in pietra, e annoiato ne osservo ogni imperfezione.
“No.” Rispondo atono.
“Uchiha Sasuke, la tua condanna sarà adeguata alla gravità delle tue azioni…”
Facciamola finita. Uccidetemi e basta. So che volete farlo.
“… Non avendo tu agito direttamente contro il Villaggio, e non avendo tu ucciso nessun nostro compaesano ma, anzi, avendo eliminato Orochimaru e Itachi Uchiha, due nemici del Villaggio, hai reso un servizio non indifferente al nostro paese…”
I miei occhi si allargano. Il mio sguardo si perde nel grigiore del pavimento.
“Dunque, la pena di morte, che solitamente viene riservata ai nukenin, a te verrà risparmiata.
Naruto Uzumaki, reso in fin di vita nella Valle dell’Epilogo da te, ha negato che tu volessi ucciderlo e ha affermato che fossi solo stravolto dalla recente ricomparsa di tuo fratello Itachi Uchiha. Che tu non ragionassi lucidamente, e che comunque hai avuto l’accortezza di lasciarlo in vita nonostante avresti potuto ucciderlo, se solo lo avessi voluto.
Questo ha comportato un importante cambiamento nelle tue accuse, che si son quindi limitate a quelle prima citate. Non avendo tu lenito alcun abitante o reso un torto al nostro Villaggio, la popolazione ha deciso di risparmiarti.”
Il silenzio è assordante. Sento il vento che soffia, che quasi sbuffa, e le fronde degli alberi fremere piano.
Nessun borbottio, nessun movimento, non si ode null’altro se non il sibilo del vento.
Non riesco ad alzare lo sguardo, adesso che vorrei farlo. Provo quasi un moto di… Vergogna.
Percepisco la gente attorno a me; i loro occhi puntati addosso, adesso, fanno più male di prima.
“A seguito di quanto esposto, il Villaggio si vede comunque impossibilitato a tralasciare le azioni da te compiute, in quanto evidenziano una chiara instabilità mentale e comportamentale.
Ma, durante la riunione svoltasi stamane, alla quale ha preso parte tutto il direttivo di Konoha, è stata proposta una soluzione.”
Non capisco cosa e come stia accadendo tutto questo.
“Dalla citata riunione, è emerso che tale instabilità è risultata in seguito allo sterminio del tuo clan, e agli eventi che poi ne son derivati.
Accettiamo, dunque, come alternativa alla prigione o al manicomio, la proposta fattaci da Kakashi Hatake riguardo all’eliminazione perpetua della tua memoria.”
Incredulo, alzo gli occhi e mi vedo avvicinare Shikamaru e un altro uomo (probabilmente lo stesso che mi aveva scortato sin fuori).
Cerco di scrollarmi le loro mani di dosso mentre con orrore cerco lo sguardo di Naruto tra la folla.
Non può volere questo.
“Non potete farlo!” urlo, mentre mi dimeno invano.
“Non potete farlo!” ripeto, mentre le porte si chiudono.

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Capitolo 11
*** Non dimenticarmi ***


Mentre non c'eri



Perché sono qui?
Beh… Sono qui, chiuso in una cella, a puzzare dal freddo e con le dita strette attorno alle sbarre, perché ho attaccato Kakashi durante la riunione di stamane.
Essendo io spiccio di natura, la riassumerei brevemente con:
“Quei grandissimi figli di buona donna avevano già deciso.” E ne sono assolutamente certo.
Sono arrivato là con Kakashi, proposte alla mano.
Era una sala abbastanza spoglia, con un grande tavolo circolare di legno lucido al centro; i consiglieri e i rappresentanti eletti dal villaggio stavano già seduti quando siamo arrivati.
Non avevo fatto caso all’espressione tormentata di Kakashi, scambiandola per preoccupazione. Ma era vera e propria pena, adesso la vedo con chiarezza. L’Hokage aveva iniziato riassumendo la storia di Sasuke, ciò che era avvenuto e come adesso fosse giunto a Konoha. Da lì era partita un’accesa discussione su che cosa farne di Sasuke.
Avevo una nausea fortissima, quasi mi veniva da vomitare al pensiero che stessero parlando della sua esistenza seduti a un tavolino, come fosse una questione come un’altra.
Alla fine, si era arrivati alla conclusione che Sasuke non dovesse morire, che fosse esagerato. (Mi sono sentito molto un avvocato. Sarebbe stato divertente… Se non fosse che si trattava della vita di Sasuke.)
Dunque, rimaneva la questione su come giostrarsi in quella situazione.

“Sasuke Uchiha è pericoloso, è un folle!” protesta un rappresentante del villaggio. “Non possiamo lasciarlo libero e rischiare che ammazzi qualcun altro. Oggi è toccato a Itachi e Orochimaru… E domani? A chi?”
“Tecnicamente è stato Itachi a uccidere Orochimaru…” sottolineo “Ma Sasuke non è pazzo! Non capite? Ha avuto un passato difficile, che lo ha molto plagiato… Ma Sasuke ha un animo buono, ed è un’ottima risorsa per il villaggio…”
“Chi opta per il manicomio?”
“NON POTETE FARLO!” grido, e le mani che stavano per alzarsi si piantano sul tavolo.
“Noi abbiamo delle proposte…” mi giro verso Kakashi, ma lui sembra perso nei suoi pensieri. Mi farfuglia un si a stento udibile, e cerca di allisciare il foglio che aveva accartocciato tra le dita. E’ davvero strano.
“La prima: Naruto sorveglia Sasuke ventiquattrore su ventiquattro. Senza lasciarlo mai libero.” Inizia a leggere Kakashi.
Nessuna mano si alza, ma vedo molti scambiarsi sguardi scettici.
“Avanti… Perché no?” chiedo con uno sbuffo.
“Perché LUI dovrebbe sorvegliare Sasuke? Lo vedo molto inadatto. Insomma, è troppo coinvolto…” protesta un consigliere.
“Allora fatelo fare a qualcun altro!” sbotto.
“A chi dovremmo chiedere di rischiare la vita? Nemmeno tra gli Anbu ci sono ninja talmente abili da eguagliare quell’Uchiha.” Risponde con tono quasi disgustato un rappresentante del popolo, calcando su quell’Uchiha.
“Non parlare con questo tono di Sasuke!” ringhio, ma Kakashi mi tiene stretto per la spalla e mi costringe a sedermi.
“Seconda: reprimere il Chakra di Sasuke.”
“Questa non sarebbe una cattiva idea…” sembra ponderare uno del consiglio, ma uno di fianco lo ferma.
“Noi non accettiamo che sia fatto un tale spreco.” Risponde prontamente.
“Che cosa…Che cosa vorresti dire?” chiedo, insospettito.
“Sasuke Uchiha è una fonte di Chakra immensa e un’ottima risorsa per il villaggio, come hai detto anche tu, Naruto. Ma… Se Sasuke continua a essere instabile come adesso, non è affatto un’ottima risorsa.”
“Si ma così non arriviamo da nessuna parte…” protesto, ma uno del consiglio indica con gesto gentile Kakashi.
“Kakashi… A te la parola.”
Silenzio. Io guardo Kakashi intensamente, senza capire che stia accadendo. Alla fine, parla.
“Io e i consiglieri abbiamo discusso molto su come fare con Sasuke Uchiha.” E qui la mia bocca si sta già spalancando per l’incredulità… Non me ne aveva parlato, questo stronzo.
“Ed è emerso che è ciò che è per via dei suoi ricordi nefasti. Se essi si togliessero, Sasuke avrebbe maggior giudizio.” Kakashi prende un profondo respiro. Io cerco di capire dove stia andando a parare.
“Esiste una tecnica, una tecnica antica, col quale è possibile cancellare i ricordi senza intaccare le capacità fisiche e psichiche dell’individuo, ovvero toccare solo i ricordi senza compromettere il resto. Sasuke saprebbe scrivere, leggere, saprebbe usare tutte le tecniche che adesso utilizza, senza sapere però come le abbia imparate…”
“Che cosa stai dicendo, Kakashi?” bisbiglio piano. Kakashi si zittisce, fissando il tavolo lucido.
“Avevamo detto di non uccidere Sasuke.” Continuo, guardandolo freddamente.
“Ma così non lo uccideremmo…” cerca di replicare un rappresentante, ma lo interrompo subito.
“Secondo voi, questo non sarebbe come ucciderlo? Cazzo, ditemelo voi cos’è allora!”
“Naruto…” mi rimbrotta l’Hokage, ma io mi giro indignato verso di lei.
“Cosa? COSA? Tu riesci a dire solo questo? Ti indispettisci per una parolaccia, e non ti indigni per questo?!” grido, alzandomi in piedi.
“Naruto, ti butto fuori se non la smetti.” Mi ringhia contro, e io per tutta risposta guardo sfrontatamente tutti i presenti.
“Sasuke sarebbe al vostro servizio anche adesso. Tanto è questo che volete, no?”
“Ma se voleva morire! Non farebbe assolutamente nulla per noi. Potrebbe addirittura ucciderci. Lo sa, QUELLO, che Itachi Uchiha ha rovinato la sua vita per il bene del villaggio. Potrebbe rivoltarcisi contro da un momento all’altro!...”
“Sasuke non lo farebbe mai!” protesto, ma la mia voce tentenna un po’.
“Il Sasuke di cui parli, non è mai esistito, Naruto! E’ solo nella tua testa!” mi grida contro Tsunade.
“Sasuke è un ragazzino stronzo e un po’ pazzo, si crede superiore a tutto e tutti e non se ne frega di nessuno all’infuori di sé stesso! E un po’ della sua follia e gran parte della sua stronzaggine svanirebbero se solo tu gli dessi la possibilità di ricominciare! Io non credo affatto sia una cattiva azione, anzi credo che Sasuke vivrebbe meglio senza il peso dei ricordi.” Il suo tono s’abbassa e si placa all'ultimo, e io sono impietrito. Come… Come può pensarla così?
Il Sasuke dei miei ricordi… Il mio Sasuke… Morirebbe per sempre.
“Smetti di fare l’egoista, Naruto.” Conclude lei, girandosi e guardando tutti i presenti.
“Chi opta per il si alzi la mano.” Tutti eccetto me alzano la mano, incluso Kakashi. Non mi fissa, e sembra scrutare vuotamente di fronte a sé. Non mi guarda forse perché sa già come lo guardo io.
“Traditore…” ringhio. Vorrei tanto prenderlo a pugni.
Stroppiarlo talmente tanto da lasciarlo a terra.
Stamattina abbiamo passato le 3 ore antecedenti all’incontro a discutere sulle proposte… E quel bastardo aveva già parlato con i consiglieri.
Lo afferro per il bavero, tirandomelo vicino al viso. Lui però continua a non fissarmi.
“GUARDAMI!” gli urlo in faccia “GUARDAMI, FIGLIO DI…”


Alla fine mi hanno separato di forza da Kakashi, e mi hanno trascinato nelle segrete dove si trovava anche Sasuke. Una volta arrivato, però, lui era stato già portato via.
Mi è stato raccontato da Tsunade che lì vengono reclusi i ninja più pericolosi in assoluto, e a quelle stanze sono state applicate delle tecniche che permettono di abbassare i livelli del chakra.
La stessa tecnica che avevo proposto di applicare su Sasuke.
Normalmente, con un rasengan, avrei sfondato il muro e sarei uscito. E invece…
Un solo pensiero continua a ronzarmi in testa, un solo pensiero mi tormenta e mi tiene ancora sveglio:
Sasuke si dimenticherà di me.
Strizzo forte gli occhi, mentre prego non so chi o cosa, ma prego, prego che la tecnica non vada a buon fine. O che qualcuno si ricreda. O che Sasuke scappi.
Non dimenticarmi… Chiedo ad occhi chiusi, appoggiando la testa alle fredde sbarre.
Ti prego, non dimenticarmi.

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Capitolo 12
*** Ho un così brutto sorriso? ***


Mentre non c'eri



Quando apro gli occhi, la luce del sole brucia moltissimo. Osservo la stanza in cui mi trovo con parsimonia, guardando ogni dettaglio con minuziosa attenzione. Il pulviscolo che aleggia nell’aria riluce grazie alla luce del sole, e mi sembra quasi una magia. Le coperte in cui sono avvolto sono di un bianco vivo, e accecante, e tutta la stanza è dello stesso colore, se non fosse per la testata del letto grigiastra e la piantina sul comodino. Chissà cos’è… Una pianta grassa, credo. Ci sono tante piccole bocche con denti appuntiti; dentro quelle bocche acuminate, il colore che si riesce a scorgere è un rosso cremisi, mentre esternamente sono di un verde acceso. Non so se sia davvero una pianta grassa, non credo di averne mai vista una. Eppure, è la prima cosa che mi è balenata in testa vedendola.
Lo stesso è accaduto con tutto ciò che mi circonda: la mia mente è terribilmente vuota, e famelica di informazioni, e nonostante sappia che tutte queste cose sono nuove… Riesce già a catalogarle.
Ho una strana sensazione, fastidiosa, che non mi lascia andare e che mi fa sentire a disagio; è come se qualcosa mi sfuggisse, e non riuscissi mai a coglierla. Come se avessi la risposta sulla punta della lingua, ma al contempo sia completamente fuori dalla mia portata.
La vuotezza in cui permane la mia mente mi fa sentire confuso, disorientato. Mi chiedo chi sono, mi guardo le mani e so di essere un umano, in una stanza forse d’ospedale (e qui un altro punto interrogativo… Non ho mai visto un ospedale), con una pianta grassa (spero… penso… credo…) come unica compagnia, e nessuna certezza. Vorrei tanto guardarmi allo specchio… Chissà come sono.
Chissà se sono biondo, o ho i capelli neri, chissà se ho il naso enorme o piccolo e carino, chissà se sono alto o basso… chissà se sono magro o grasso.
Un uomo entra nella stanza, e subito lo fisso incuriosito. Ma ho anche un po’ paura, perché non so chi sia e cosa voglia da me. Il mondo esterno fa paura, conosco solo questa stanza e il pensiero di un posto in cui sono solo e in cui tutto mi è sconosciuto mi crea angoscia. Mi irrigidisco, e guardo dritto negli occhi l’arrivato. In realtà… Nell’unico occhio scoperto.
L’altro è coperto da una fascia metallica con uno strano segno inciso su. Sembra quasi una lumaca. Anche se… Non posso esserne certo.
“Tu… Tu chi sei?” chiedo, cercando di impormi di stare calmo, anche se il mio respiro si è fatto affannoso.
“… Sono Kakashi Hatake.” Bisbiglia, col volto basso. Lo rialza, e mi guarda intensamente.
“… Ti starai chiedendo chi sei, e perché sei qui… e come.” Io annuisco energicamente, e nella foga i miei capelli balzano sul viso e in aria; vedo il sopracciglio dell’uomo alzarsi… Sembra divertito.
“Curioso. Vederti comportarti così spontaneamente è davvero curioso. Mi ricordi molto Naruto.”
“Naruto?” chiedo piano. “Chi è Naruto?”
“Un tuo amico che sicuramente verrà a trovarti presto.” Mi risponde, ma sento la sua voce vacillare.
“Comunque.” sembra riscuotersi “Tu sei Sasuke Uchiha, l’unico sopravvissuto del tuo clan. Sei un ninja di Konoha, questa città, e credo che da oggi farai parte di una squadra ninja molto particolare. I dettagli ti verranno forniti dall’Hokage.
Io sono incaricato di illustrarti ciò che è avvenuto e perché.” Sospira.
“Sasuke, tu eri un nukenin, ovvero un ninja traditore e come tale sei stato condannato alla rimozione totale della tua memoria. La rimozione è avvenuta tramite l’utilizzo dello sharingan, di cui sono possessore, e grazie ad una tecnica proibita. Ma, come sicuramente hai notato, riconosci praticamente tutto ciò che ti circonda nonostante sia la prima volta che le vedi… Sarà così per ogni cosa, sino a che non ci avrai fatto l’abitudine. La tua mente non ha cancellato ciò che ha imparato ma, anzi, le rimembra tutte: solo non conosce più dove tu le abbia acquisite, e come. Immagino sia difficile per te, adesso, capire cosa ti accada e cosa ti circondi… Posso dirti solo di fidarti del tuo istinto. Quello non sbaglia.”
Silenzio. Mi giro scetticamente a fissare la piantina nuovamente, poi mi rigiro verso Kakashi Hatake.
“Quindi…” mormoro lentamente “Quella pianta… è una pianta grassa?”
Kakashi sorride “Si, Sasuke.”
“Come anche questo è un letto…”
“Non vorrai chiedermi ogni singolo oggetto, spero” ridacchia nervosamente Kakashi, grattandosi la nuca. Sembra triste, nonostante rida non gli si illuminano gli occhi.
“Signor Hatake, perché sei triste?” chiedo, sinceramente curioso. L’uomo pare impietrirsi, e mi risponde dopo qualche attimo di silenzio.
“Cosa te lo fa pensare?”
“Ti sforzi di ridere e gli occhi non ridono con te… Cioè, l’occhio.” Mi correggo all’ultimo, accennando un sorriso timido nei suoi riguardi. A quel sorriso, Kakashi invece che rincuorarsi sembra rabbuiarsi ancor di più.
Sta per replicare, quando un enorme trambusto proveniente dall’esterno lo interrompe. Grida, esplosioni, passi veloci, e io tremo di paura, cercando di nascondermi dietro Kakashi, che fortunamente non nota questo mio spostamento e tiene gli occhi fissi sulla porta. D’un tratto si spalanca e ne entra un ragazzo scarmigliato e sudato, col fiatone e lo sguardo di chi avrebbe potuto uccidere qualcuno.
I suoi occhi incrociano i miei, e davanti a me avviene una trasformazione velocissima: da feroce, felino, il suo sguardo muta in tormento, paura e disperazione.
Nonostante tutto, quel cambiamento repentino mi rincuora e mi fa smettere di tremare di terrore. D’un tratto mi sento al sicuro, tranquillo. Tutta l’agitazione e l’ansia provata svaniscono in quel blu profondo e liquido.
“Sasuke…” lo dice come se la sua vita ne dipendesse. Mi sale un groppo in gola, e un’emozione fortissima mi pervade, che non so nemmeno descrivere. Vorrei all’improvviso chiedergli dove fosse, che cosa stesse aspettando, perché non era con me al mio risveglio, perché sta così male, ma non riesco a far uscir nulla se non un singhiozzo trattenuto mentre mi stringe possessivamente a sé.
“Sasuke…” ripete, mentre il suo volto è premuto contro la mia spalla. Io porto una mano tremante dietro la sua schiena, e non so far altro che dargli qualche pacca gentile. Mi sento raddolcito, strano. Non so nemmeno io come mi sento. Sento che voglio alleviare il suo tormento… anche se non lo conosco, lo vorrei tanto alleviare.
“Naruto.” Kakashi parla all’improvviso, e il ragazzo dagli occhi azzurro cielo si gira verso di lui di scatto, con furia. Rimane sempre vicinissimo a me, talmente tanto da poter sentire distintamente il suo odore, e tiene ancora una mano dietro alla mia schiena.
Quindi è lui… Naruto. C’è un silenzio pesante, quasi minaccioso, mentre Kakashi e Naruto si scrutano torvi. E per romperlo, decido di parlare.
“Il signor Hatake mi ha detto che tu eri mio amico, e che era solo questione di poco tempo e saresti venuto a trovarmi! Mi ha anche detto che mi chiamo Sasuke Uchiha e sono un ninja. Anche tu lo sei, Naruto?”
Naruto mi sta fissando con gli occhi spalancati. Sembra aver capito adesso qualcosa di sconvolgente, e mi guarda come se fossi qualcosa di spaventoso. Mi chiedo se sono così brutto, o che cosa abbia detto di così orribile da fargli strabuzzare gli occhi così tanto.
“Kakashi… Non starà dicendo sul serio.” Il suo tono è gelido.
“Voi.” Adesso la sua voce sta tremando di paura e rabbia. E’ roca, bassa. “VOI. Lo avete…” non riesce a terminare la frase, e si stampa una mano sulla bocca, una lacrima cola lenta dalla guancia sinistra. Gliela asciugo col dorso della mano, e il suo sguardo ceruleo si fissa sbigottito nel mio.
Siamo troppo vicini. I nostri volti sono distanti forse una quindicina di centimetri.
“Non piangere, Naruto. Adesso stiamo insieme. Andrà tutto bene.” Gli sorrido, ma sembra che io abbia sbagliato di nuovo. Naruto a quella vista scoppia a un pianto a dirotto, poggiando la fronte sulla mia spalla. Il suo corpo sussulta, e io cerco l’aiuto del signor Hatake, ma lui… non c’è più.
“Ho un così brutto sorriso?” chiedo incerto, ma Naruto non mi risponde.
Adesso mi stringe, e piange, e io non posso far altro che guardare la sua nuca scarmigliata e carezzare cautamente la sua schiena.


Ieri notte ti ho sfiorato le labbra; le labbra di Sasuke Uchiha, e mi è parsa un’impresa da campioni. Nemmeno diventare Hokage sembra tanto difficile a confronto, e la mia felicità ha raggiunto picchi che non credevo raggiungibili.
Poi, in un giorno, tutto è sfumato.
Non ci sei già più, mi sei di nuovo sfuggito via. La cosa che quasi mi uccide, è che adesso non ho un luogo dove raggiungerti, adesso non posso inseguirti. Tu non ci sei; ma anche adesso che stringo il tuo corpo vuoto, sto sperando nel tuo ritorno. Non so a quale strana speranza io mi debba aggrappare adesso, a quale malsana follia io debba stringermi.
Ma non posso fare a meno che continuare a sperare.
Perché in fondo a quegli occhi spaventati, tu ci sei. Dannazione, ci devi essere.
Ti tirerò fuori.
A qualsiasi costo.

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Capitolo 13
*** I diversi modi di illudersi ***


Mentre non c'eri



Sasuke mi ha chiesto se poteva stare da me.
Lui non me lo aveva mai chiesto.
Davanti a quel volto spaurito, imbarazzato, non ho saputo e potuto dir di no. In fondo, quegli occhi supplichevoli e impauriti sono quelli di Sasuke.
Quello non è Sasuke.
Una vocina in testa non fa altro che ripetermelo, ma la ignoro e mi sforzo di far finta di nulla. Il ragazzo che amo, e che so che ho sempre amato, è lui, solo che… Non proprio.
E’ difficile spiegarselo, difficile giustificarmelo. Forse non ci riuscirò mai.
Ho tentato di consolarmi, mentre lo conducevo silenziosamente sino a casa mia. Nel tragitto, camminavo lento e pensieroso di fronte a Sasuke, che mi seguiva poco dietro. Sentivo il suo sguardo pungere dietro la nuca, ma fingevo di non accorgermene.
Potevo creargli nuovi ricordi con me. Invece che pensare a quelli vecchi. A quelli andati, persi, fottuti.
Dio, se ci penso il cuore mi scoppia.
Una volta entrati in casa, sono scappato in bagno. Mi sono sciacquato la faccia e… sono ancora là. Che mi guardo vuotamente allo specchio, e mi chiedo cosa accidente fare e come comportarmi.
Sospiro sonoramente, e decido di uscire.
Sasuke è rimasto in piedi in salotto, e si sta torturando le mani. Sembra non sappia cosa fare, e con gli occhi mi chiede silenziosamente aiuto.
“Siediti.” Lo invito seccato, e Sasuke si siede sul divano all’istante. Non smette di muovere nervosamente le dita, intrecciarle e stringerle. Inizio a cucinare, mentre gli occhi di Sasuke mi studiano impudicamente, e con stizza sbatto le pentole sui fornelli.
Io lo ammazzo. Quello stronzo di Kakashi… io lo ammazzo.


“Sappiamo tutti che non possiamo permetterci di sbagliare.”
“Mi chiedo come faccia l’Hokage a non sospettare nulla.”
“E se sapesse?”
“Non credo sospetterebbe mai una cosa simile…”
“L’Uchiha è fondamentale. Dobbiamo tenerlo sotto controllo.”
“E con il mostro? Che si fa? Se ci scopre…”
“Non lo farà.”
“E Kakashi Hatake? Hai fatto… Quella cosa?”
“Si. Rilassatevi... E’ tutto sotto il nostro controllo.”


“Qui.” Dissi, mentre allargavo le braccia a indicare il paesaggio circostante “Ci siamo picchiati di santa ragione e… te ne sei andato”
“Picchiati?” mi chiede accigliato Sasuke “Credevo fossimo amici.”
“Si… ecco… diciamo che lo eravamo, ma non facevamo altro che litigare e darci addosso.”
“Perché?” mi chiede ancora Sasuke, e sembra sempre più confuso “Non ha senso! Se vuoi bene a qualcuno, non lo picchi.”
Il ragionamento non è nemmeno tanto sbagliato…
“Dovevo fermarti. Volevi… vendicare la morte del tuo clan. E io non volevo ti rovinassi la vita. Ma tu… eri tremendamente ostinato, e così… Ce ne siamo date un po’.”
“Tornando a noi!” esclamo, interrompendo appena in tempo Sasuke, che era già pronto per altre domande.
“Ti ricorda qualcosa questo posto?” chiedo, ma ho già capito che è un no. Lo osservo corrucciare la fronte, accarezzarsi il mento mentre analizza tutto intorno a sé. Infine, mi guarda dritto negli occhi e scuote il capo.
“No.”
Io Kakashi lo uccido. Quello stronzo, bastardo… Mi ha pugnalato alle spalle, e ha tolto i ricordi a Sasuke. Non posso perdonarlo. Fremo dalla voglia di mettergli le mani addosso.
“Vedrai che ti farò tornare la memoria…”
“Perché sei così egoista?” mi giro, e per un attimo rivedo l’altezzoso e freddo Sasuke Uchiha di un tempo. Sono senza fiato, e il cuore mi batte impazzito.
Proprio io dovevo innamorarmi di quel bastardo? Addirittura Sakura aveva lasciato perdere.
Invece io sono più testardo di un mulo. A volte trovo sia un pregio, altre volte penso che sia una vera e propria idiozia.
“Non sono egoista.” Mormoro piano, e lui è gelido.
“Nega l’evidenza, se vuoi. Ma io mi sono stancato di questi giochetti. Non mi parli di altro da giorni… Mi mostri foto, mi porti in posti dove siete stati, mi racconti aneddoti… Io non sono quel Sasuke dei tuoi ricordi. Io sono quello attuale, quello senza memoria e che sta cercando di costruirsi una vita da zero. E tu non mi sei affatto d’aiuto. Mi fai sentire fuori posto, a disagio. Eppure… Appena ti ho visto…” vedo i suoi occhi farsi più scuri, profondi, mentre li abbassa a fissare il terreno. Il suo tono si fa tremolante, intenso.
“Appena ti ho visto, ho sentito da subito qualcosa. Non so cosa fosse, ma è come se avessi sentito che ti appartenevo, e che tu mi appartenevi. Per questo ti ho voluto seguire, per questo ti ho chiesto di vivere un po’ con te finchè non mi fossi ambientato.”
Ho annullato la distanza che ci divideva.
“Perché con te mi sono sentito a casa…”
Afferro il suo volto tra le mani, sollevandolo, e vedo i suoi occhi allargarsi stupiti vedendomi così vicino.
“… Sasuke...” Sussurro, e i nostri fiati caldi si mescolano. Il respiro di Sasuke è accelerato, affannoso, probabilmente gemello del mio.
“Avrei voluto dirtelo tanto tempo fa, quando ce n’era il tempo…”
“Io sono qua, adesso.” Replica all’istante, e mi sento quasi troppo felice.
Quello non è Sasuke.

“Ti amo da morire.”
Sasuke mi sorride piano, e con sorpresa mi bacia.
Quello non è Sasuke.


Termino le mie pratiche in fretta. Non appena finito, mi muovo velocemente da un tetto a un altro, dirigendomi rapidamente verso casa. Una volta di fronte all’uscio, prendo un profondo e fremente respiro.
Tremo, in trepidazione, e la chiave non entra nella toppa. Cade a terra tintinnando, e io impreco con un sorrisetto eccitato e nervoso al contempo.
Non so nemmeno io cosa provare di fronte a questo inaspettato… Voluto… Desiderato ospite. Riesco finalmente ad aprire la porta ed entro piano, adesso esitante. Non so cosa dovrei provare precisamente, sono scombussolato, sconvolto, felice, ansioso…
Cosa dovrei provare con più forza?
Credo sia la felicità a prevalere. Mi sento come se potessi sfiorare il cielo con un dito, adesso che è finalmente qui. Corro nel salotto, il respiro affannato, adesso la paura mi sta divorando. E se non ci fosse più? Se fosse nuovamente svanito? Non potrei sopportare di vivere di nuovo da solo, adesso. Adesso che ho la sua compagnia, il suo sorriso, il suo profumo per casa… Ora che posso udire nuovamente la sua voce calda e dolce… Non potrei sopportare di restar nuovamente senza la sua presenza.
Mi sorride, il suo calore mi irradia il corpo, e la calma cala su di me repentina. Sorrido di rimando, e non so cos’altro fare. Ogni giorno è come se fosse la prima volta che la vedo.
Si… Lei, con i suoi capelli castani, i suoi occhi splendenti d’allegria e le sue guance rosee.
“Kakashi, bentornato.”
“… Ciao, Rin.”


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Capitolo 14
*** Fuggi via da Malinconia. ***


“Fuggi via da Malinconia.”


*Metti in valigia la collera,
e fuggi via da Malinconia.


Mi mancavi. Da morire. Dopo te non ho più amato.

O forse dovrei essere più preciso: ho amato, ma nessuno è stato mai come te. Ogni fibra del mio corpo e del mio essere era tuo, lo è sempre stato. Ho rifuggito altre storie, altre farse, altre commedie.

Sarebbero state solo una stupida replica, falsa e malfatta, del nostro amore.

Amore d’adolescenti, amore mai cresciuto, mai accudito, curato. Non ne abbiamo mai avuto modo.

Vederti, viverti, è un sogno. Mi sembra di aver trattenuto il respiro sino ad ora e di ritornare solo adesso a respirare, a grandi boccate, a pieni polmoni; aria che sa di vita, di te.

Sorrido a lavoro, pensando al tuo sorriso, alle tue mani, ai tuoi capelli che profumano di un profumo solo tuo, alla tua pelle bianca e liscia, alla dolcezza del tuo intero essere… la tua bell’anima.

Sei davvero ciò che ho sempre desiderato, non ho mai voluto nessun’altro all’infuori di te.

Ma il tuo sorriso adesso non sembra più così felice… Nel mio egoismo non vedevo la tua tristezza, il tuo tormento, la tua preoccupazione quando mi fissavi.

Ho sempre ignorato le tue parole, ma adesso mi rimbombano nella testa… Non riesco a togliermele.

“Tutto quello in cui credi… E’ solo una menzogna.” Ho fatto finta di non sentirti, ho continuato a insistere a… tener su quest’opera teatrale meravigliosa che, come ogni opera che si rispetti, ha una sua conclusione.

E come tutte le belle sceneggiature, anche la nostra è destinata a sfociare in tragedia.

Tanto compianto e angustiato amore, infine, dopo un periodo di felicità, scema in una miserevole fine.

La fine che dà senso a tutto, la fine che dà ai due tristi amanti il loro degno, crudele riscatto.

Ed oggi, dopo tutto quanto, dopo questi meravigliosi mesi che mi son stati concessi da Dio…

Io, adesso, devo dirti addio.



“Cosa vuoi, Kakashi?”

Sono mesi che Kakashi mi evita come fossi la peste… Sono mesi che Sasuke ha perso la memoria, mesi in cui non ho fatto altro che covare rabbia. Non riesco ad esser gentile con lui… La ferita brucia ancora, è viva, pulsa.

“Sasuke… Come sta?”

“Beh, alla grande, a parte che non ricorda un cazzo.”

“Ha fatto l’esame per diventare Jonin… Vero?” Kakashi è esitante, strano, mentre mi rivolge questa domanda.

“Si… L’ha passato a pieni voti. Sembra che abbia mantenuto ogni sua abilità… In ben poco tempo potrebbe diventare Anbu… E’ quello che desidera fare, da quel che mi ha accennato.”

Lo fisso di sottecchi, con cautela gemella alla sua. Qualcosa non va. Siamo nel suo ufficio. Lui è dietro la scrivania e il suo sguardo di rado incontra il mio; scatta da un lato all’altro e a volte s’abbassa sulle sue mani intrecciate, si tormenta le nocche. Il nervosismo aleggia in tutta la stanza, pesa, si fa sentire. All’inizio credevo fosse per come si era comportato nei miei confronti e in quelli di Sasuke, ma sento che non è così. C’è dell’altro.

E non mi piace.

“E’ quello che desidera fare lui… o quello che vuole qualcun altro?”

Sento la tempia pulsare, e sbotto, carico d’astio e risentimento.

“Se credi che sia io a convincerlo, non mi conosci proprio per un ca!...”

“No.” Mi interrompe. “Intendo qualcun altro.”

“Ma… a che Diavolo ti stai riferendo?...” mi sto sentendo pian piano agitare, non so da cosa. Un brutto presentimento si sta facendo strada dentro di me, un brutto presagio.

“Qualcuno vuole che Sasuke aiuti in un colpo di Stato. Lui non è l’unico a cui è stata tolta la memoria… Ma anche altri…”

Ma che…

“Che cosa significa?”

“Vogliono creare una squadra di uomini e donne che si sacrifichino per… Questo. Non so che progetti abbiano loro precisamente per Sasuke, ma credo che lui non morrebbe… Non subito, almeno. Lui terrebbe a bada te, la Volpe, dunque… Lo terrebbero in vita almeno sino a che non raggiungono l’apice, secondo il mio ragionamento.”

“… Quel giorno. Il giorno in cui siamo stati chiamati a decidere le sorti di Sasuke, loro… Mi hanno preso in disparte.” Kakashi sospira profondamente. “Mi hanno proposto… Un accordo. La memoria di Sasuke, in cambio della resurrezione di Rin.”

Spalanco la bocca, in pieno shock.

“Quindi… Rin adesso è viva?! Come?!”

“… Non proprio. E’ poco più palpabile e visibile di un fantasma. Lei non è qui e non è nemmeno nell’aldilà. E’ nel mezzo…” sospira nuovamente, prendendosi la testa tra le mani.

“… Sono stato debole, Naruto. Sono stato debole. Sapevo vagamente dei loro piani, ma… Sono stato sopraffatto… Dalla voglia di riaverla, qui. So… So che tu puoi capirmi.” La sua voce è soffocata, attutita dalle sue mani. Sento pian piano la mia rabbia scemare e annullarsi.

“Non volevano che tu sapessi. Non avresti mai concesso che Sasuke venisse usato.

Sei ancora in tempo.

Fuggi, Naruto. Prendi Sasuke e vattene, prima che sia troppo tardi. Metà Konoha è coinvolta in tutto questo, anche persone che tu… Non immagineresti. Non vale la pena rivivere un’ennesima Guerra… non vale la pena sacrificarsi per la stessa gente che avrebbe condannato Sasuke a morte… Anzi, che lo hanno condannato a morte. Ho sperato, per qualche attimo, che la gente sarebbe stata più clemente. Ho sperato per qualche minuscolo istante che avrebbero optato per una sua prigionia, o recupero.

Invece hanno scelto d’usarlo… Come un burattino senz’anima. Salvare proprio loro, che tanto hanno odiato e disprezzato due ragazzini con un destino crudele che nessuno dei due aveva potuto decidere, che hanno cambiato per sempre il loro modo di ragionare e vivere.

Hai ragione, quando dici che non meritano. E dopo quanto fatto a Sasuke… non meritano nulla.

So che alla fine deciderai da te… Ma Sasuke non sopravvivrebbe adesso che sai, adesso che non ha ancora riacquisito la totale dimestichezza con tutte le sue abilità. Perché, nonostante le possegga, tu sai che gli ci è voluto qualche tempo per ricordare precisamente come armeggiarle completamente… Questa tecnica è quanto di più intricato, maligno e schifoso abbia mai sentito.

Da parte mia… Non ho scusanti. La mia debolezza e il mio egoismo hanno inciso sia su Rin che su voi… Le persone che più amo... Rin vive una vita che non è vita, costretta tra quattro mura e consapevole di star vivendo una bellissima bugia. Non ho mai accettato la sua morte, non ho mai accettato il fatto di non aver potuto vivere la vita che sognavo con lei. Ero innamorato perso di Rin quando lei è morta. E poi ho danneggiato te… Ho danneggiato Sasuke… L’ho ucciso.

Un’altra persona che grava sulla mia coscienza.

Tutto per uno stupido barlume, falso, contorto, della vita che avrei potuto avere con Rin. Perdonami, Naruto.”

Silenzio accoglie le sue parole. Mi sento svuotato. Non saprei come altro definire quello che sento adesso.

Svuotato.

“Io… Adesso… Non ho altra scelta…” Sono costretto a fuggire. Sasuke dipende da me e non posso rischiare muoia per qualche mio stupido scatto eroico.

Mi sento… Impotente.

“Puoi ricominciare a vivere. Lontano da qui.”

Fai la valigia…

“Addio, Naruto.”

“Aspetta!” lo fermo, mentre s’alza frettolosamente, tremando.

“Tu… che fine farai?” Kakashi mi sorride.

“Non lo so, Naruto.”

“Vieni con noi, portati Rin. Vedremo cosa fare e come agire… anche per Konoha.” Gli propongo.

“… Si. Va bene.”

“Domani, all’alba. Ci troviamo sul punto più alto di Konoha.”

E fuggi via da Malinconia.



Rin svanisce sotto il mio sguardo, lentamente. Un ultimo, dolce, felice sorriso, le illumina il volto.

Mi dice “Arrivederci, amore mio.”

“Arrivederci, amore.” Riesco a dire prima che una spada affondi nel mio petto, trapassandomi da parte a parte.

Ci rivediamo nella prossima vita.



*Frase tratta dalla canzone "Goodbye Malinconia"

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