Love is our resistance di Cinzia N Spurce (/viewuser.php?uid=127674)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo incontro ***
Capitolo 2: *** Incrociare gli sguardi ***
Capitolo 3: *** Primo appuntamento ***
Capitolo 4: *** Primo bacio ***
Capitolo 5: *** Tenersi per mano ***
Capitolo 6: *** Farsi le coccole ***
Capitolo 7: *** Fare l'amore ***
Capitolo 8: *** Conoscere gli amici ***
Capitolo 1 *** Primo incontro ***
Note:
Questa raccolta partecipa alla challenge “Dieci
passi della tua OTP” indetta sul cosmic ocean e
sul forum di EFP da BuckyBear. La challenge riguarda un OTP e dieci
punti salienti della loro relazione. Io ho scelto, ovviamente, la
Gallavich. La storia dovrebbe essere postata una volta a settimana,
salvo cambiamenti; delle dieci tracce proposte ne ho pronte otto,
quindi non dovrei avere problemi a mantenere la puntualità,
ma avendo comunque un’indole da procrastinatrice seriale non
mi stupirei di nulla. Avverto che ci potrebbero ssere nelle successive
shot degli spoiler sulla sesta stagione. A dopo.
Primo
incontro
La prima
volta che Mickey nota quel ragazzino tutto lentiggini e sorrisi timidi
ha tredici anni e una sospensione per rissa, mentre quello segue il
fratello più grande in giro per il campetto.
Gallagher.
Sputa a
terra e prende la palla da baseball in mano per lanciarla a Iggy,
mentre quel ragazzetto dai capelli rossi comincia a ridere seguito a
ruota da suo fratello. Lip, il genietto di ‘sto
cazzo, pensa infastidito.
I
Gallagher gli danno fastidio, perché loro sono quello che i
Milkovich non saranno mai: uniti.
La vede,
la più grande, che segue a ruota i piccoli che strillano, e
la complicità che lega Lip e quel ragazzetto dai capelli
rossi che – Cristo Santo – gli
viene voglia di pestarlo solo per il gusto di togliergli quel sorriso
infantile dalla faccia.
Che
cazzo avrà, poi, da ridere, proprio non lo riesce a capire,
sono nel buco del culo del mondo, mica in un parco
divertimenti.
Mentre
continua a giocare con Iggy cerca di escludere quella vocetta acuta e
quella risata squillante che gli tormentano le orecchie in maniera
così fastidiosa. Come sia venuto fuori un simile soggetto,
in quella merda che è il South Side, proprio Mickey non se
lo spiega. Quell’ammasso di capelli rossi, pelle pallida e
lentiggini delicate non ha niente a che vedere con la durezza di quel
quartiere in cui hanno avuto la sfiga di nascere, quel ragazzino
creperà prima di arrivare all’adolescenza, pensa.
Mentre
la pallina gli sfugge dalla presa e Mickey impreca, perché
si incazza ogni dannata volta qualcosa non va come lui vorrebbe, vede
di sfuggita un braccio afferrare la pallina e il ragazzino avvicinarsi.
Vuole
ammazzarlo, Mickey.
Cosa lo
spinge a detestarlo così tanto non lo sa: forse è
l’insieme di tutte le cose che i Gallagher rappresentano per
lui che una famiglia non si ricorda nemmeno come dovrebbe essere, forse
è l’innocenza negli occhi di quel bambino che gli
sembra un sacrilegio in quel luogo che li ha trasformati tutti in
potenziali criminali da quattro soldi, forse è il fatto che
quell’innocenza vorrebbe togliergliela a suon di pugni, che
quell’ingenuità vorrebbe strappargliela via dalla
pelle, perché nemmeno la sua Mandy lo è
più, ingenua.
Prima
che quel piccoletto riesca a tendere il braccio lui sputa con rabbia:
«Dammi quella cazzo di pallina, Gallagher». Ian
gliela porge, in un gesto che ha il sapore della gentilezza e
dell’educazione che un tipo come Gallagher non dovrebbe
nemmeno conoscere.
Gliela
strappa via dalle mani, quella pallina, e vede gli occhi verdi di quel
moccioso fissi su di lui, privi di qualsiasi esitazione. Ha paura,
questo sì, ma il suo braccio resta teso in un chiaro segno
di sfida che Mickey proprio non riesce a sopportare.
Chi
cazzo è, quel Gallagher, per poterlo guardare con quegli
occhi?
Lo
spinge a terra, allora. Perché Mickey la gentilezza non sa
più che faccia abbia e lo vede comunque continuare a
guardarlo, adesso con gli occhi aggrottati dal fastidio.
Tutto
fa, quel maledetto ragazzino, tranne che mostrargli la paura.
È per questo che lo detesta, perché Mickey non sa
più chi cazzo è se non riesce a mettere paura
agli altri.
E allora
si volta e se ne va, lo lascia a terra quel bambino dai capelli rossi
mentre gli bruciano quegli occhi verdi sulle spalle, gliela incendiano
la schiena, di un’umiliazione che ha percepito solo lui, ma
che non riuscirà a dimenticare.
Fottuto
Gallagher.
Note
2.0: Dunque, la shot è una pre-serie che racconta
del primo incontro tra Mickey e Ian, essendo la natura del loro
rapporto la cosa che mi ha entusiasmato più di tutto, ho
cercato di mantenere i personaggi più IC possibili, spero di
esserci riuscita, ragion per cui non ho immaginato un incontro rose e
fiori.
Il
titolo della raccolta è un verso della canzone Resistance,
dei Muse.
A
presto, Cinzia N.
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Capitolo 2 *** Incrociare gli sguardi ***
Note:
Eccomi con
questo nuovo capitolo della raccolta “10
passi della tua OTP” indetta da
BuckyBear sul cosmic
ocean e sul forum di efp.
È
una flashfiction di 351 parole priva di pretese, ed è anche
un missing moment
dell’episodio 2x03 “Amori estivi”, spero
vi piaccia, buona lettura.
Incrociare
gli sguardi
È
il sole estivo, si ripete mentre scende quelle scale e si accorge della
presenza di Gallagher accanto a sua sorella, ed è qualcosa
che Mickey non ha
calcolato, durante quei mesi in cella. Scende come solo un Milkovich
può fare,
lasciando la galera con la promessa di rivedersi presto, mentre gli
occhi di
Ian sono ancora piantati lì, a distanza di quattro anni non
hanno smesso di
bruciargli dentro, come quella prima volta al campetto in cui lo hanno
fissato
e gli hanno scavato dentro un buco profondo miglia e miglia.
Ian
lo guarda ancora negli occhi con la stessa intensità, con la
stessa luccicante
sfida che, ha imparato, lo contraddistinguono. Alla fine il South side
ha
macchiato anche il piccolo Gallagher, nota quasi con amarezza.
Non
è più ingenuamente innocente, di innocente in
quegli occhi che lo stanno
seguendo passo passo, mentre avanza noncurante verso loro due, non
è rimasto
più nulla. Può scorgergli la malizia di tutte le
volte in cui se l’è scopato,
la voglia che avrebbe di scoparselo anche lì, lo vede,
mentre non riesce a
staccare il contatto con quegli occhi.
Lo
vede accennare un sorriso, il bastardo.
Glielo
sta dicendo che accadrà, mentre è a pochi metri
da loro, forse tre, glielo sta urlando.
Quello che Mickey non riesce a
vedere, però – o forse non vuole,
perché è una testa di cazzo priva di
qualsiasi perspicacia – è quanto gli è
mancato, perché leggergli anche la
sincera mancanza nello sguardo sarebbe troppo per lui, per il suo ego,
per
l’eredità che un Milkovich si porta addosso.
Che
se ne fa, uno come lui, della disarmante dolcezza che uno come
Gallagher gli sta
sussurrando con i suoi occhi in quel momento?
Niente! Uno come lui
non se ne fa un cazzo di niente.
E
allora gli sorride ma poi lo ignora, anche se sfuggirgli è
un po’ più difficile
adesso, quando con il suo sguardo Ian gli dice più di quel
che vorrebbe
sentirsi dire, di quel che pensa di potere mai avere in tutta la sua
vita, più
di quello che crede di poter meritare.
Il
suo sguardo lo ha già fottuto.
Note 2.0:
Dunque,
niente è una robetta cortissima di pochissime pretese sul
prompt “incrociare
gli sguardi”, non ho potuto fare altro che ambientarla come
missing moment dell’episodio
“Amori estivi” quando Mickey esce di prigione,
perché secondo me Mickey era già
bello che affossato in quel momento altro che storie.
Spero
vi sia piaciuta, a presto, Cinzia N.^^
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Capitolo 3 *** Primo appuntamento ***
Note: Salve a tutti,
mi scuso per il mancato aggiornamento di mercoledì, ma la
sessione estiva ha colpito anche me e quindi mi faccio perdonare in
questo sabato torrido (almeno dalle mie parti), con il terzo racconto
di questa raccolta. Voglio mettere bene in chiaro le cose, onde evitare
ritorsioni: IN
QUESTA ONESHOT SONO PRESENTI SPOILER DELLA SESTA STAGIONE,
è una oneshot ambientata nel futuro quindi fa riferimento a
un evento, piuttosto importante per il fandom ( chi ha visto la 6x01 sa!).
Quindi se non avete ancora visto la sesta stagione e non volete
spoilerarvi qualcosa non leggete! Fangirl avvisata, mezza salvata!
Come al solito: la storia partecipa alla challenge 10
passi della tua OTP, indetta da BuckyBear sul forum di EFP
e sul cosmic
ocean.
Primo
appuntamento
Fottuto
Gallagher, non può fare a meno di pensare mentre cerca di
fare il nodo a una
ridicola cravatta e guarda i suoi capelli indicibilmente orribili. Come
diavolo
ha fatto a farsi convincere a fare quell’emerita stronzata?
Si chiede
incredulo, lanciando sul letto quel maledetto pezzo di stoffa e
sbuffando in
maniera buffa.
Col
cazzo, che non lo sa, se lo ricorda fin troppo bene come è
riuscito a
convincerlo, quel bastardo.
«Mi devi un
appuntamento» gli dice mentre stringe l’erezione e
Mickey sussulta.
«Non ti devo un
cazzo, Gallagher» Ian lo prende alla sprovvista, leccando
parte del suo collo e
succhiandogli la carne tenera.
«Sì, che me lo
devi» scende a lasciare un bacio umido sul pomo
d’Adamo «lo avevamo detto,
quella notte»
Mickey sa
perfettamente a quale notte si riferisce, si è fatto otto
anni di galera per
quella fottutissima notte. Ha aspettato otto anni per quella sega da
dieci e
lode che Gallagher gli sta regalando, a causa di quella notte. Si
è aggrappato
a una promessa che aveva il sapore rancido e amaro di una bugia, per
otto
fottuti lunghissimi anni, a causa di quella notte.
Non la
dimenticherà mai, quella maledetta notte.
«Eravamo
ubriachi, Ian» sussurra guardandolo negli occhi. Ian si
allarga in un sorriso e
stringe la mano facendogli inarcare la schiena.
«Mi stai
dicendo che bastava corromperti con una bottiglia di Jack?»
«Coglione»
risponde Mickey con un respiro strozzato, mentre Ian rallenta il
movimento
della mano e si alza sulle ginocchia. Mickey impreca aprendo di poco
gli occhi
e fulminandolo.
«Fanculo
Gallagher, va bene. Tutto quello che vuoi. Tutto. Basta che
continui» e Ian non
se lo fa ripetere due volte, scivola con il corpo verso il basso per
trasformare la sega da dieci e lode in un pompino da dieci e lode.
«Cazzo» si fa
sfuggire Mickey dalle labbra mentre lo sente umido e lascivo tra le sue
gambe.
Maledetto
Gallagher, lo ha corrotto con un pompino, pensa seduto sul letto
decidendo che
la cravatta del cazzo non la metterà mai.
Quando
arriva al campo dove troppe volte, da ragazzini, sono stati insieme, lo
vede
vestito di tutto punto e non riesce a trattenere quelle parole:
«Il North Side
ti ha trasformato in una fighetta del cazzo»
Ian
scoppia in una risata fresca e si bea di quel suono che per anni ha
ricordato
sbiadito da quella merda che quel ragazzo si porta nella testa.
È
così diverso da quel ragazzino che si è ritrovato
in camera in quel giorno di
febbraio, così follemente coraggioso da sfidarlo.
Un
Gallagher
che sfidava un Milkovich.
Eppure
ha ancora negli occhi quella stessa determinazione che lo ha fatto
cadere, a
poco a poco, quel luccichio puro negli occhi e quella stessa dolcezza
che lo ha
disarmato tante di quelle volte da renderlo un manipolabile cazzone che
si fa
convincere ad andare in un bel ristorante a mangiare piatti da checche
per
recitare la parte della coppietta felice.
Ian
si avvicina e in questo è diametralmente opposto a quello
che era otto anni
prima, non chiede più, prende quel che può,
quando può, prima che la vita e la
malattia gli neghino ogni cosa. Lo bacia e lo stringe a sé e
quanto cazzo lo
ama Mickey nemmeno lo sa, non riesce più a quantificarlo, sa
solo che farebbe
di tutto per vedere di nuovo quel sorriso sulle sue labbra, per
vederglielo
sempre, si vestirebbe pure da donna, se questo servisse a farlo ridere
ogni
giorno, ad allontanare la malattia che di tanto in tanto torna a
gettare ombre
sulla sua vita, così come gli ha raccontato dopo
l’orgasmo di quella notte,
dopo otto anni, in cui si sono dovuti fare un riassunto delle loro
miserabili
vite a metà.
«Tu
sei sicuro di non voler andare a casa a scopare?» Mickey
comunque ci prova a
non farsi trascinare in quella tortura. Sente Ian ridere e sa che
quelle
continue insistenze non lo offendono.
«Voglio
cominciare dall’inizio, Mickey»
«Noi
abbiamo sempre cominciato dalla fine» gli sussurra
attirandolo di nuovo a sé,
perché non gli fa più paura poggiare le sue
labbra su quelle di Ian, non lo
terrorizza più, come quando era un ragazzino idiota.
È
l’unico modo, oggi, in cui sa dirgli ti amo.
Note 2.0: Ordunque
eccoci qui, con il primo appuntamento di questi due imbecilli. Non ho
immaginato nulla di romantico, stucchevole o mieloso, perché
Mickey e Ian non lo sono e da quel ch mi hanno fatto vedere non saranno
mai. Ho cercato di mantenerli il più IC possibile, tenendo
conto del fatto che sono trascorsi degli anni, che Ian e Mickey si sono
lasciati e in questa oneshot loro si sono già chiariti e
stanno ricominciando.
Spero che vi sia
piaciuta, a presto, Cinzia N.^^
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Capitolo 4 *** Primo bacio ***
Note: Dunque,
perdonatemi per
l'assenza di ieri, ma prima dell'ultima parte di esami per questa
sessione estiva ho deciso di concedermi una giornata al mare, quindi
l'aggiornamento è saltato, ma cerco di rifarmi oggi, dandovi
la quarta one shot. È un missing moment dell'episodio 3x05
"I peccati della mia badante".
Postilla:
La raccolta partecipa alla challenge " 10
passi della tua OTP" indetta da BuckyBear sul cosmic
ocean e sl forum di efp.
Primo
bacio
Quelle
parole gli sono rimaste incastrate dentro. Mickey non riesce proprio a
dimenticarle, le risente nelle orecchie la sera quando torna a casa e
stappa
una birra per cercare di mettere a tacere il proprio cervello e il
ricordo di
quella frase, quel pomeriggio.
Da
quando Ian gli è entrato così dentro? Non lo sa.
Però adesso c’è, tanto da non
lasciarlo in pace nemmeno quando non gli è più
intorno.
«Almeno
lui non
ha paura di baciarmi» i suoi occhi
lo hanno trafitto in quel momento e lui non è
riuscito più a sostenerli. In un altro momento lo avrebbe
preso a pugni per una
frase simile, ma ora, dopo non sa di preciso cosa – ma sa per
certo che
qualcosa c’è stato, dentro di lui, probabilmente
una rivoluzione –, sa
solo abbassare gli occhi e restare zitto, perché
quel ragazzino ha una fottuta ragione, Mickey
Milkovich ha paura.
È
ridicolo pensare che abbia paura di un bacio, anche se non è
quello in sé a
fargli paura, ma le implicazioni che avrebbe, il peso che comporterebbe
in quel
rapporto sempre più profondo con quel ragazzino.
Cristo, un
bacio è roba grossa.
Un
bacio è importante, più del sesso, più
di Ian che si spinge dentro di lui
guardandolo come se fosse l’unica cosa al mondo ad avere
importanza. Dargli un
bacio vorrebbe dire che lui, a Ian, ci tiene quasi quanto Ian tiene a
lui.
Mickey
di questo ha paura, l’ultimo bacio della sua vita lo ha dato
a sua madre prima
che morisse e lì ha capito che vedere andare via le persone
che ama fa un male
del diavolo, e forse se evita di legarsi può risparmiarselo
quel dolore che ha
sentito quando sua madre è morta, può evitare che
accada di nuovo.
Il
pensiero dei lineamenti delusi e amareggiati di Ian, però,
non lo abbandona
mentre stanno organizzando il furto alla villa di quel riccone che Ian
si
scopa. Il pensiero di quel vecchio che tocca Ian e che gli accarezza le
labbra
lo fa imbestialire, poi. Per questo lo ha preso a pugni, cercando di
tenere
quel maledetto ragazzino un po’ di più per
sé, eppure
lui non ha paura di baciarlo.
A
pensarci gli viene la nausea.
Quando
sono di fronte a quella casa, i suoi fratelli già fuori dal
furgone e Ian
concentrato sul pacchetto di sigarette, Mickey non ce la fa a non
pensare alle
sue labbra, al pensiero che Ian creda che lui abbia paura di quello
stupido
bacio, che poi è vero che ha paura, ma non vuole che Ian
pensi che la sua paura
sia più forte della sua volontà e allora rientra
sul furgone e lo prende alla
sprovvista, gli preme le labbra forte sulle sue, senza delicatezza,
pensa di
avergli addirittura sbattuto la testa contro il poggiatesta del
seggiolino.
Cristo,
è il suo primo bacio serio e lo sta pure dando di merda.
Quando
apre gli occhi e guarda di sfuggita il ragazzo mentre scende dal
furgone di corsa,
per raggiungere gli altri, vede Ian totalmente imbambolato, scosso da
quel
bacio e un sorriso lieve nasce sulle sue labbra, questa volta
è riuscito a
stupirlo.
Note 2.0: Non ho
molto da dire,
è il loro primo bacio ed è stato perfetto
così, per quel che mi riguarda, quindi non ho aggiunto
chissà cosa, solo qualche pensiero di Mickey.
A presto, Cinzia N.^^
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Capitolo 5 *** Tenersi per mano ***
Note: Salve a tutti
e ben ritrovati, eccomi con la quinta oneshot di questa
piccola raccolta. Siamo ufficialmente a metà, ci sono altre
cinque oneshot per chiudere questa breve e divertente esperienza sui
Gallavich. Questa oneshot è una sorta di continuazione della
terza "Primo appuntamento", ma è possibile leggerla
autonomamente. A vostro rischio e pericolo: RISCHIO SPOILER!
Fangirl avvisata, mezza salvata.
Postilla:
La raccolta partecipa alla challenge "10
passi della tua OTP" indetta da BukiBear sul cosmic ocean
e sul forum di EFP.
Tenersi
per mano
Quella
sensazione è del tutto strana per lui, ed è
sicuro di sembrare un completo
idiota, ingessato e impacciato, un po’ come quando gli diede
il loro primo,
disastroso, e per nulla memorabile bacio. Però qualcosa gli
è scattato dentro
quando fuori dal ristorante da fighette del cazzo, fermo davanti un
semaforo
rosso, vede Ian che ha dipinto sul volto un sorriso felice.
Pagherebbe
tutte le cene del mondo per poter vedere quel sorriso stampato sul suo
viso per
un lasso di tempo che non sia meno del per
sempre.
Per
tutto il tempo della cena hanno continuato a parlare di tutto e niente,
di
quanto Mickey sia stato meravigliosamente
bravo in galera, a non farsi beccare quando portava avanti le richieste
di
Svetlana per arrotondare, di quanto Ian si sia impegnato per riuscire a
trovare
un nuovo scopo nella vita, di quanto il poter stare su un ambulanza lo
renda vivo e così simile
a quel ragazzino che
voleva arruolarsi.
Ian
ha sempre avuto un debole per l’aiutare gli altri, per
ricoprire la parte
dell’eroe di turno.
Lo
ha fatto per Mandy, quando gli è stato accanto in tutti quei
loro momenti di
merda, voleva esserlo per il paese, voleva esserlo per i suoi fratelli
e ha
fatto di tutto per esserlo anche per lui, prima che il bipolarismo lo
rendesse
vittima di se stesso.
Mickey
capisce che sapere di potersi rendere utile scatena in Ian quella
spinta per
rimettersi al mondo nel giusto verso, lo ancora alla realtà,
gli dà la
possibilità di poter fare nuovamente l’eroe, ma
capisce anche che ogni giorno
combatte contro la paura di poter fare qualche stronzata, di poter
mandare
all’aria tutto, glielo legge negli occhi, perché
in otto anni comunque riesce
ancora a leggergli dentro come se non fosse passato nemmeno un giorno,
come se
quella fottuta merda non l’avesse colpito.
Allora
Mickey gli afferra una mano, è un gesto brusco, per niente
gentile, gliela
stringe e poi intrufola tra le sue un paio di dita per intrecciarle.
Ian lo
guarda stupito, Mickey ha avuto difficoltà a fare tutto
nella loro relazione.
Hanno dovuto affrontare tutto a piccolissimi passi, facendo spesso
metri
indietro per ogni centimetro in avanti. Mickey ha dovuto imparare che
esisteva
altro, oltre al sesso, per amare qualcuno.
E
adesso, con una determinazione che Ian può leggergli chiara
dentro quelle iridi
chiare, gli sta stringendo una mano per dirgli tutte quelle parole che
probabilmente Mickey non saprà dire mai.
Sono qui, per
te.
E
ogni parola che Ian gli legge nello sguardo fermo lo cura un
po’ da quel
terrore folle che lo accompagna ogni giorno, da mattina a sera.
Non me ne vado.
Sapere
che, comunque vada, Mickey sarà lì a fare da eroe
al suo lato più disperato, a
sorreggerlo anche quando la malattia gli farà desiderare la
morte, a
stringergli la mano per dirgli con quanta più fermezza
può “non sei
solo”, gli fa mancare un battito
per la commozione.
È
un attimo e Mickey gli lascia un bacio sulle labbra, che è
un po’ il riassunto
di tutto quello che non è mai stato in grado di dire a voce.
Sono
qui. Sono
con te.
Andrà bene,
adesso.
Note
2.0:
Ehhhhh niente, è finita la oneshot, non so perché
ma la vedo come la cosa più fluff che io abbia mai scritto e
mi piace un sacco.
A
presto, Cinzia N. ^^
|
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Capitolo 6 *** Farsi le coccole ***
Note:
Buongiorno a tutti e ben trovati. Mi scuso per il ritardo nel postarvi
questa one shot.
Come
da prassi: la sraccolta partecipa alla challenge "10
passi della tuaOTP" indetta da BuckyBear sul forum di EFP
e sul cosmic
ocean.
Farsi le coccole
Ci
sono sere in cui Ian non riesce a fare nulla, se non crogiolarsi nel
tepore
delle sue coperte, con la faccia affondata sul cuscino umido di lacrime
e la
sensazione che nulla andrà mai per il verso giusto. Quando
questo succede,
quando la fase depressiva della malattia prende il sopravvento e lui si
riduce
a una larva informe dentro quel letto, Mickey non sa fare altro che
sospirare e
guardarlo spegnersi, spegnendosi un po’ con lui.
Tutto
quella situazione di merda lo logora.
Sapere
di non potere fare nulla per il suo Ian lo distrugge, ogni giorno un
po’ di
più.
Lo
fa stare una merda sapere che ogni volta che la fase depressiva passa,
che ogni
volta che rientra in sé e si stabilizza con
l’aiuto dei medicinali, si fa
trascinare nel baratro del senso di colpa perché convinto di
essere un peso per
loro, soprattutto per lui.
Mickey
non se ne è mai andato, nemmeno quando Ian ha dato fuori di
matto e ha portato
via il bambino, nemmeno quando con lucida freddezza lo ha lasciato
dietro un
vetro, in carcere, guardando con occhi glaciali e disinteressati il suo
sguardo
incredulo e distrutto.
Mickey
lo ha aspettato per anni, caparbio e determinato, lo ha cercato, lo ha
visto immerso
in una vita che non conosceva, che avrebbe dovuto imparare a conoscere,
di nuovo.
Lo
ha sorpreso, chiedendogli quelle spiegazioni che non aveva avuto il
tempo di
chiedergli otto anni prima, domandandogli, con brutale schiettezza, se
davvero
di quell’Ian che ricordava non fosse rimasto nulla.
Anni
prima Mickey ha capito che per Ian sarebbe stato disposto anche a
cambiare ogni
singolo suo tratto caratteriale.
Ha
fatto coming out, per lui.
È
andato a uno stupido appuntamento, per lui.
Ha
capito cosa significa innamorarsi fino a non capire più
nulla, per lui.
Dopo
ogni suo attacco depressivo, quando Ian è
sull’orlo di una depressione che non
è dipesa dalla malattia in sé ma da una sua
reazione a essa, Mickey ha imparato
che
deve approcciarsi in maniera diversa a Ian. Ha capito che in quel
momento,
quel suo ragazzino dai capelli rossi e dai sorrisi timidi, è
così vulnerabile
da farsi ferire da ogni cosa. Allora Mickey semplicemente si sdraia
accanto a
lui e lo stringe forte, come se fosse un bambino in fasce da cullare,
da
rassicurare.
Comincia
a tempestargli le tempie di lievi baci, leggerissimi e casti. Gli
accarezza il
collo in maniera leggera, cercando di infondergli tutto quel calore
umano di
cui pensa abbia bisogno. Restano in quella posizione per ore intere,
con Mickey
fermo accanto a lui, la fronte appoggiata alla sua e il suo respiro che
si
infrange sul volto di Ian.
Mickey
capisce che il peggio è passato quando Ian alza il volto
verso di lui e lo
fissa dritto in quei suoi pozzi azzurri e stanchi, si sente stringere
da quel
ragazzo così distrutto e lo sente cercare conforto e rifugio
nell’incavo del
suo collo, strofinandogli contro il naso e le labbra, senza mai andare
oltre
quei gesti di pura gentilezza.
C’è
stato un periodo in cui entrambi pensavano che scopare avrebbe portato
via
tutto, dopo quei momenti particolarmente bui, ma con il passare del
tempo
Mickey ha capito che stringerlo lo avrebbe aiutato di più,
lo avrebbe riempito
di tutte quelle sicurezze che con ogni fase depressiva gli venivano a
mancare,
al posto di svuotarlo con del sesso disperato, allora stanno
lì, ad abbracciarsi
senza mai spingersi più in là. Gli accarezza il
capo, inspira il suo odore e il
suo cuore si convince del fatto che Ian ce l’ha fatta,
è vivo, è con lui. Ian
lo stringe come se Mickey lo ancorasse al mondo e continua a baciargli
il
collo, per capacitarsi del fatto che Mickey è ancora
lì, non l’ha lasciato
solo, non l’ha abbandonato.
Non
lo
abbandonerà mai.
Note
2.0: Niente
fluff per loro perché sono una persona cattiva e loro sono
la sofferenza, quindi pure per lo coccole gli ho messo in mezzo il
bipolarismo.
Anyway,
alla prossima Cinzia N. ^^
|
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Capitolo 7 *** Fare l'amore ***
Fare
l’amore
Ian
e Mickey non si sono mai soffermati più di tanto a dare un
peso al lato fisico
del loro rapporto, sarà perché il sesso
è il modo in cui hanno cominciato,
quando ancora si prendevano a pugni ma poi finivano contro una
qualsiasi parete
a spingersi l’uno contro l’altro per avere un
po’ di piacere. Sarà perché nel
South Side ci si è abituati a non darsi peso, a non darsi
importanza e allora
ci si concede come se niente fosse, come se il mondo potesse finire
giusto il
minuto dopo. Magari è perché è
così, tra alcol, droghe e reati vari ogni cosa
può cambiare in così poco tempo che ci si sente
in dovere di non risparmiarsi,
di darsi, di prendere ciò che il mondo ti offre senza
pensare che poi ci sarà
un futuro.
Sarà
perché lì, nel fottuto South Side, il futuro non
sanno nemmeno che cosa sia,
gliel’hanno tolto quando hanno avuto la sfiga di nascere in
quel posto di
merda, da quei genitori di merda, perché se sei del South
Side ci resti per
tutta la vita, la merda di quella piccola comunità te la
porti sempre nella testa.
Il
South Side vi ha macchiati tutti quanti, niente cambierà
questa regola di ferro.
Così
anche quando lo stringe a sé, brusco, per niente cauto, dopo
quegli otto
lunghissimi anni in cui è sopravvissuto grazie a una bugia
mormorata dietro a
un vetro, Mickey non dà peso al fatto che sarebbe meglio
chiedergli ancora una
volta quelle spiegazioni che di certo si merita, quello che lui non gli
ha mai
dato.
Lo
bacia arrabbiato, come se volesse fargli male, e forse lo vuole
davvero, allora
gli morde le labbra.
Lo senti quanto
male mi hai fatto? Sembra
volergli urlare, mentre gli stringe le braccia fino a lasciargli
lividi, mentre
Ian gli serra le mani sulla nuca per non farlo allontanare.
Quando
si staccano per riprendere fiato e Ian appoggia la fronte alla sua,
affannato e
con quegli occhi verdi che lo fissano socchiusi, Micky si sente come
tramortito
da una valanga di sensazioni che gli sono scoppiate nel cervello tutte
insieme.
Odio
e amore.
Dolore e
piacere.
Tristezza e
infinita felicità.
Mickey
non ha mai saputo dire a parole ciò che lo tormentava, ha
sempre e solo saputo
fare sesso, ha sempre e solo saputo usare le mani per comunicare, a
volte per
fare a pugni, a volte per procurare piacere. Ed è quello che
riesce a fare
anche in quel momento, lo spinge fino al muro, lo mette
all’angolo, gli tappa
la bocca con la propria e qualcosa gli incrina il petto, gli distrugge
ogni
briciola di autocontrollo che gli è rimasto.
Lo ama e lo
odia, fottuto Gallagher.
Non
ci vuole molto e finiscono per terra, privi di vestiti con Ian bloccato
sul
pavimento e Mickey arrabbiato più che mai. È la
prima volta in cui invertono i
ruoli, è la prima volta in cui Mickey entra dentro Ian e
senza guardarlo negli
occhi sembra dirgli, tramite le spinte più forti e le sue
mani che gli
stringono i polsi, che lo ama, che lo ha amato per tutto quel tempo
senza mai
vacillare, che lo amerà sempre, ma che gli ha fatto un male
del diavolo vederlo
andare via, che gli fa male adesso, vederlo lì arrendevole,
ansimante e supplicante.
Quando
Mickey rallenta e lascia liberi i polsi di Ian, lui si affretta a
circondargli
il volto con le mani, è una presa forte, lo costringe a
guardarlo negli occhi,
a respirare il suo respiro, a sentirlo fin dentro le ossa.
«Perdonami»
sussurra Ian strizzando gli occhi.
Mickey
lo bacia e stavolta non riesce a fargli male, stavolta sa solo dirgli
che va
bene così, anche con gli otto anni di dolore alle spalle.
Mi sei mancato.
E
Ian gli sussurra una litania di scuse che lo uccidono lentamente.
Ti amo. Dio,
quanto ti amo.
Pensa
mentre Ian lo stringe ancora a sé, come se volesse tenerlo
sempre lì, tra le
sue braccia, sempre lì per non lasciarlo andare mai.
Non te ne
andare.
Ed
è un singhiozzo sussurrato e urlato, sentito e rinnegato,
una supplica efficace
e logorante all’interno degli occhi chiari di Mickey.
È
la prima volta che Mickey è dentro Ian ed è la
prima volta che fanno l’amore.
Note: Non ho molto
da dire, è sempre ambientato in un ipotetico futuro dopo la
sesta stagione, quindi fopo l'uscita di prigione di Mickey, ma prima a
livello cronologico, di altre one-shot appartenenti a questa raccolta.
Questo sarebbe il loro primo incontro dopo quello strazio che
è la 6x01.
E niente, tutto qui,
spero vi piaccia.
A presto, Cinzia N.^^
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Capitolo 8 *** Conoscere gli amici ***
Note: Facciamo che
ormai non mi scusso nemmeno più per i ritardi, mancano
sempre le ultime due flash/one-shot, quando le scriverò? Non
ne ho la più pallida idea, la nona è iniziata, ma
ho avuto tanto di quelle cose da fare, di idee da sviluppare e di esami
da dare che pratcamente mi è sfuggito l'aggiornamento di
queesta raccolta.
Sorry, really sorry! Vi voglio bene comunque.
Ricordo sempre che potreste trovare qualche spoiler della sesta
stagione.
Conoscere
gli amici
Mickey
Milkovich non sa cosa significa avere degli amici.
Ci
sono sempre state persone che hanno avuto paura di lui, quelli con cui
ha
stretto degli affari e poi c’è stato Ian che tutto
è stato meno che un amico.
La sua unica amica, più o meno, è stata Mandy,
che gli ha più volte urlato in
preda alla rabbia quanto stupido fosse stato a lasciarlo andare, che si
è
seduta accanto a lui quando tutto sembrava crollare come un castello di
sabbia
in balia della marea, quando lui è andato via e lei ha
comunque trovato largo
per un pensiero a suo fratello dietro le sbarre.
Perciò
lì, a quel tavolo vagamente pulito, con il sapore della
Chicago bene che adesso
Ian frequenta, si sente fottutamente a disagio, nell’attesa
che arrivino quei
ragazzi che Ian muore dalla voglia di fargli conoscere,
perché: «Sono dei bravi
ragazzi, Mickey, e sono
meravigliosi.»
A
lui tutta quella meraviglia fa
venire
il mal di stomaco, non è abituato a dividere il rosso con
qualcun altro, non si
è ancora abituato a vederlo andare via a qualsiasi orario
del giorno e della
notte perché adesso ha un lavoro vero, rispettabile e
distinto, in cui è stato
accettato senza riserve, perché loro hanno conosciuto Ian,
senza bipolarismo,
Gallagher molesti, fidanzati pregiudicati o migliori amiche che fanno
le
escort. Loro conoscono solo Ian, diligente, rispettoso, divertente e dannatamente brillante.
Ma questo Mickey non gliel’ha mai detto, perché
lui e le
capacità comunicative vivono su due dimensioni diverse e
preferisce
comunicargli le cose a letto, mentre lo guarda andare in pezzi per poi
ricomporsi.
Mickey
ancora non ha capito perché Ian vuole far entrare in
collisione lui e i suoi
colleghi, i suoi
amici, che fanno
parte di due parti distinte della sua vita. Non ne comprende ancora il
senso,
l’importanza, ma lo ha visto supplicare e tenerci davvero e
non ha saputo dire
no.
Non
saprà mai dire
no.
Quando
arrivano li guarda sospettoso e diffidente, una reazione irrazionale
per il
contatto che loro hanno con Ian, come se quei tre potessero
portarglielo via,
un giorno di quelli.
Woody, Jun
e Rita.
Dividono
con lui il turno, le ore, le tensioni e la morte che spesso li
accompagna
sull’ambulanza.
Vede
Jun lasciargli un bacio sulla guancia sorridendo gentile, Rita gli
scompiglia i
capelli con fare materno e Woody gli dà una pacca sulla
spalla con fare
giocoso, in un gesto di complicità e amicizia che per un
attimo Mickey invidia.
Lui
non ha mai
avuto qualcuno che lo guardasse in quel modo.
La
ragazza si volta verso di lui e gli sorride dolce, piega delle labbra
che si
deforma presto in un ghigno potenzialmente malvagio:
«Allora… Mickey,
giusto?» il suo tono
tagliente lo fa sussultare. Quello non è un tono gentile,
è un tono da sadica
torturatrice seriale che prova piacere nell’infierire dolore
agli intrusi.
«Jun,
ti prego, lascialo in pace» la riprende Rita, il capo da quel
che ha capito dai
racconti di Ian, mentre il ragazzo ride di gusto alla vista della falsa
gentilezza condita da crudeltà che straripa dal tono
dell’amica.
«Voglio
solo sapere chi è questo… Mickey»
le
fa eco la ragazza indicandolo con una mano e sogghignando in maniera
perfida.
È
terrificante.
«Jun…»
cerca di riprenderla Ian.
«Shhh,
biscottino, voglio testarlo.»
«Da
quando ti fai chiamare biscottino?» domanda Mickey perplesso.
«Da
quando abbiamo capito che Jun è la reincarnazione di un
gerarca nazista
intrappolato nel ventunesimo secolo, impossibile da contraddire o
dominare»
risponde il ragazzo che ride ancora delle facce di Jun.
«No,
da quando avete compreso il mio essere immensamente
meravigliosa» lo rimbecca
lei.
Mickey
sta per rispondere quando il cameriere arriva a prendere le
ordinazioni, vede
tutti prendere dei cocktail analcolici e delle bibite e sente lo sbuffo
infastidito di Ian, condito però da un retrogusto di
tenerezza e gratitudine.
«Woody,
puoi anche bere della birra, la cosa non mi infastidisce»
dice Ian esasperato.
«Amico,
non mi va una birra.»
«Ma
se vivi di birra.»
«Allora
è giunto il momento di disintossicare il mio organismo e
dare una possibilità
ai cocktail analcolici alla frutta» conclude convincente.
«I
cocktail alla frutta sono buonissimi» dice Rita appoggiandolo.
«I
cocktail alla frutta sanno di sciroppo per la tosse» si
lascia sfuggire Mickey
che allo stesso modo degli altri, in maniera del tutto inconsapevole,
ha optato
per una bibita gassata in lattina.
Ian
libera una risata e Jun lo guarda esterrefatta, inarcando appena le
labbra, «Però
è simpatico» dice decisa, «al contrario dell’altro»
mormora tra i denti.
Rita
soffoca una risata e Woody trattiene un colpo di tosse per coprire
quelle
parole.
Mickey
la guarda esterrefatto bere qualcosa da una lattina e poi scoppia a
ridere
«Potresti essere simpatica anche tu, ragazza» dice
infine porgendole una mano
per stringergliela in maniera civile, e che fosse Mickey a fare il
primo passo
verso la civiltà, questo lascia di stucco Ian.
«Sono
Mickey Milkovich» continua guardandola negli occhi e la vede
prestare
attenzione, come una mamma chioccia preoccupata. «Conosco Ian
da anni e stavamo
insieme, tempo fa, poi…» non sa come continuare
per dire loro che si è fatto
otto anni di galera a causa della sorellastra pazza di Ian, quella
situazione
ha del grottesco.
«Poi
vi siete separati e ora vi siete incontrati di nuovo»
continua per lui Rita.
«Esatto!»
prosegue Mickey cercando di trovare e parole per dire qualcosa che lo
faccia
sembrare una brava persona agli occhi di quelli che sembrano essere
diventati a
tutti gli effetti la nuova quotidianità di Ian. Poi vede Jun
sorridergli
veramente, di quel sorriso dolce e tenero che aveva rivolto a Ian
appena
arrivata.
«Tratta
bene il nostro biscottino, Milkovich» e chiude quella
patetica e imbarazzante
conversazione, in quel modo, dopo uno buffo esasperato di Ian e un
Woody che
cerca di spezzare la tensione parlando di un nuovo film in uscita al
cinema.
Allora
Mickey capisce l’importanza di quell’incontro per
Ian, il far incontrare lui e
quella sua altra realtà fatta da amici, affetto e
complicità. Voleva che
conoscesse, capisse a comprendesse quei ragazzi che sono diventati squadra, amici
e famiglia, così
come lui è amante, compagno e famiglia.
Li
ha visti preoccuparsi per lui, prendersi cura di lui, accoglierlo e
riscaldarlo
in quel loro novo mondo, in maniera tanto diversa a quella a cui lui
è
abituato.
Mickey
capisce e ride, con loro.
Note 2.0: Dunque,
è collocata dopo le future!fic di questa raccolta, si sono
incontrati, chiariti e ora Ian gli fa conoscere i propri colleghi. Non
tiene conto della settima stagione, ma cita la sesta per quanto
riguarda la condanna di Mickey. I nomi dei colleghi di Ian sono presi
dal dodicesimo episodio di Shameless. E niente, spero vi piaccia.
A presto, Cinzia N. ^^
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