Love is our resistance

di Cinzia N Spurce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo incontro ***
Capitolo 2: *** Incrociare gli sguardi ***
Capitolo 3: *** Primo appuntamento ***
Capitolo 4: *** Primo bacio ***
Capitolo 5: *** Tenersi per mano ***
Capitolo 6: *** Farsi le coccole ***
Capitolo 7: *** Fare l'amore ***
Capitolo 8: *** Conoscere gli amici ***



Capitolo 1
*** Primo incontro ***


Note: Questa raccolta partecipa alla challenge “Dieci passi della tua OTP” indetta sul cosmic ocean e sul forum di EFP da BuckyBear. La challenge riguarda un OTP e dieci punti salienti della loro relazione. Io ho scelto, ovviamente, la Gallavich. La storia dovrebbe essere postata una volta a settimana, salvo cambiamenti; delle dieci tracce proposte ne ho pronte otto, quindi non dovrei avere problemi a mantenere la puntualità, ma avendo comunque un’indole da procrastinatrice seriale non mi stupirei di nulla. Avverto che ci potrebbero ssere nelle successive shot degli spoiler sulla sesta stagione. A dopo.
 

Primo incontro


La prima volta che Mickey nota quel ragazzino tutto lentiggini e sorrisi timidi ha tredici anni e una sospensione per rissa, mentre quello segue il fratello più grande in giro per il campetto.
Gallagher.
Sputa a terra e prende la palla da baseball in mano per lanciarla a Iggy, mentre quel ragazzetto dai capelli rossi comincia a ridere seguito a ruota da suo fratello. Lip, il genietto di ‘sto cazzo, pensa infastidito.
I Gallagher gli danno fastidio, perché loro sono quello che i Milkovich non saranno mai: uniti.
La vede, la più grande, che segue a ruota i piccoli che strillano, e la complicità che lega Lip e quel ragazzetto dai capelli rossi che – Cristo Santo – gli viene voglia di pestarlo solo per il gusto di togliergli quel sorriso infantile dalla faccia. 
Che cazzo avrà, poi, da ridere, proprio non lo riesce a capire, sono nel buco del culo del mondo, mica in un parco divertimenti. 
Mentre continua a giocare con Iggy cerca di escludere quella vocetta acuta e quella risata squillante che gli tormentano le orecchie in maniera così fastidiosa. Come sia venuto fuori un simile soggetto, in quella merda che è il South Side, proprio Mickey non se lo spiega. Quell’ammasso di capelli rossi, pelle pallida e lentiggini delicate non ha niente a che vedere con la durezza di quel quartiere in cui hanno avuto la sfiga di nascere, quel ragazzino creperà prima di arrivare all’adolescenza, pensa.
Mentre la pallina gli sfugge dalla presa e Mickey impreca, perché si incazza ogni dannata volta qualcosa non va come lui vorrebbe, vede di sfuggita un braccio afferrare la pallina e il ragazzino avvicinarsi.
Vuole ammazzarlo, Mickey. 
Cosa lo spinge a detestarlo così tanto non lo sa: forse è l’insieme di tutte le cose che i Gallagher rappresentano per lui che una famiglia non si ricorda nemmeno come dovrebbe essere, forse è l’innocenza negli occhi di quel bambino che gli sembra un sacrilegio in quel luogo che li ha trasformati tutti in potenziali criminali da quattro soldi, forse è il fatto che quell’innocenza vorrebbe togliergliela a suon di pugni, che quell’ingenuità vorrebbe strappargliela via dalla pelle, perché nemmeno la sua Mandy lo è più, ingenua.
Prima che quel piccoletto riesca a tendere il braccio lui sputa con rabbia: «Dammi quella cazzo di pallina, Gallagher». Ian gliela porge, in un gesto che ha il sapore della gentilezza e dell’educazione che un tipo come Gallagher non dovrebbe nemmeno conoscere. 
Gliela strappa via dalle mani, quella pallina, e vede gli occhi verdi di quel moccioso fissi su di lui, privi di qualsiasi esitazione. Ha paura, questo sì, ma il suo braccio resta teso in un chiaro segno di sfida che Mickey proprio non riesce a sopportare. 
Chi cazzo è, quel Gallagher, per poterlo guardare con quegli occhi?
Lo spinge a terra, allora. Perché Mickey la gentilezza non sa più che faccia abbia e lo vede comunque continuare a guardarlo, adesso con gli occhi aggrottati dal fastidio.
Tutto fa, quel maledetto ragazzino, tranne che mostrargli la paura. È per questo che lo detesta, perché Mickey non sa più chi cazzo è se non riesce a mettere paura agli altri.
E allora si volta e se ne va, lo lascia a terra quel bambino dai capelli rossi mentre gli bruciano quegli occhi verdi sulle spalle, gliela incendiano la schiena, di un’umiliazione che ha percepito solo lui, ma che non riuscirà a dimenticare.
Fottuto Gallagher.
 

Note 2.0: Dunque, la shot è una pre-serie che racconta del primo incontro tra Mickey e Ian, essendo la natura del loro rapporto la cosa che mi ha entusiasmato più di tutto, ho cercato di mantenere i personaggi più IC possibili, spero di esserci riuscita, ragion per cui non ho immaginato un incontro rose e fiori. 
Il titolo della raccolta è un verso della canzone Resistance, dei Muse. 
A presto, Cinzia N.

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Capitolo 2
*** Incrociare gli sguardi ***


Note: Eccomi con questo nuovo capitolo della raccolta “10 passi della tua OTP” indetta da BuckyBear sul cosmic ocean e sul forum di efp.
È una flashfiction di 351 parole priva di pretese, ed è anche un missing moment dell’episodio 2x03 “Amori estivi”, spero vi piaccia, buona lettura.



Incrociare gli sguardi

 

È il sole estivo, si ripete mentre scende quelle scale e si accorge della presenza di Gallagher accanto a sua sorella, ed è qualcosa che Mickey non ha calcolato, durante quei mesi in cella. Scende come solo un Milkovich può fare, lasciando la galera con la promessa di rivedersi presto, mentre gli occhi di Ian sono ancora piantati lì, a distanza di quattro anni non hanno smesso di bruciargli dentro, come quella prima volta al campetto in cui lo hanno fissato e gli hanno scavato dentro un buco profondo miglia e miglia.
Ian lo guarda ancora negli occhi con la stessa intensità, con la stessa luccicante sfida che, ha imparato, lo contraddistinguono. Alla fine il South side ha macchiato anche il piccolo Gallagher, nota quasi con amarezza.
Non è più ingenuamente innocente, di innocente in quegli occhi che lo stanno seguendo passo passo, mentre avanza noncurante verso loro due, non è rimasto più nulla. Può scorgergli la malizia di tutte le volte in cui se l’è scopato, la voglia che avrebbe di scoparselo anche lì, lo vede, mentre non riesce a staccare il contatto con quegli occhi.
Lo vede accennare un sorriso, il bastardo.
Glielo sta dicendo che accadrà, mentre è a pochi metri da loro, forse tre, glielo sta urlando. Quello che Mickey non riesce a vedere, però – o forse non vuole, perché è una testa di cazzo priva di qualsiasi perspicacia – è quanto gli è mancato, perché leggergli anche la sincera mancanza nello sguardo sarebbe troppo per lui, per il suo ego, per l’eredità che un Milkovich si porta addosso.
Che se ne fa, uno come lui, della disarmante dolcezza che uno come Gallagher gli sta sussurrando con i suoi occhi in quel momento?
Niente! Uno come lui non se ne fa un cazzo di niente.
E allora gli sorride ma poi lo ignora, anche se sfuggirgli è un po’ più difficile adesso, quando con il suo sguardo Ian gli dice più di quel che vorrebbe sentirsi dire, di quel che pensa di potere mai avere in tutta la sua vita, più di quello che crede di poter meritare.
Il suo sguardo lo ha già fottuto.

 

Note 2.0: Dunque, niente è una robetta cortissima di pochissime pretese sul prompt “incrociare gli sguardi”, non ho potuto fare altro che ambientarla come missing moment dell’episodio “Amori estivi” quando Mickey esce di prigione, perché secondo me Mickey era già bello che affossato in quel momento altro che storie.
Spero vi sia piaciuta, a presto, Cinzia N.^^

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Capitolo 3
*** Primo appuntamento ***


Note: Salve a tutti, mi scuso per il mancato aggiornamento di mercoledì, ma la sessione estiva ha colpito anche me e quindi mi faccio perdonare in questo sabato torrido (almeno dalle mie parti), con il terzo racconto di questa raccolta. Voglio mettere bene in chiaro le cose, onde evitare ritorsioni: IN QUESTA ONESHOT SONO PRESENTI SPOILER DELLA SESTA STAGIONE, è una oneshot ambientata nel futuro quindi fa riferimento a un evento, piuttosto importante per il fandom (chi ha visto la 6x01 sa!). Quindi se non avete ancora visto la sesta stagione e non volete spoilerarvi qualcosa non leggete! Fangirl avvisata, mezza salvata!
Come al solito: la storia partecipa alla challenge 10 passi della tua OTP, indetta da BuckyBear sul forum di EFP  e sul cosmic ocean.



Primo appuntamento


Fottuto Gallagher, non può fare a meno di pensare mentre cerca di fare il nodo a una ridicola cravatta e guarda i suoi capelli indicibilmente orribili. Come diavolo ha fatto a farsi convincere a fare quell’emerita stronzata? Si chiede incredulo, lanciando sul letto quel maledetto pezzo di stoffa e sbuffando in maniera buffa.
Col cazzo, che non lo sa, se lo ricorda fin troppo bene come è riuscito a convincerlo, quel bastardo.


«Mi devi un appuntamento» gli dice mentre stringe l’erezione e Mickey sussulta.
«Non ti devo un cazzo, Gallagher» Ian lo prende alla sprovvista, leccando parte del suo collo e succhiandogli la carne tenera.
«Sì, che me lo devi» scende a lasciare un bacio umido sul pomo d’Adamo «lo avevamo detto, quella notte»
Mickey sa perfettamente a quale notte si riferisce, si è fatto otto anni di galera per quella fottutissima notte. Ha aspettato otto anni per quella sega da dieci e lode che Gallagher gli sta regalando, a causa di quella notte. Si è aggrappato a una promessa che aveva il sapore rancido e amaro di una bugia, per otto fottuti lunghissimi anni, a causa di quella notte.
Non la dimenticherà mai, quella maledetta notte.
«Eravamo ubriachi, Ian» sussurra guardandolo negli occhi. Ian si allarga in un sorriso e stringe la mano facendogli inarcare la schiena.
«Mi stai dicendo che bastava corromperti con una bottiglia di Jack?»
«Coglione» risponde Mickey con un respiro strozzato, mentre Ian rallenta il movimento della mano e si alza sulle ginocchia. Mickey impreca aprendo di poco gli occhi e fulminandolo.
«Fanculo Gallagher, va bene. Tutto quello che vuoi. Tutto. Basta che continui» e Ian non se lo fa ripetere due volte, scivola con il corpo verso il basso per trasformare la sega da dieci e lode in un pompino da dieci e lode.
«Cazzo» si fa sfuggire Mickey dalle labbra mentre lo sente umido e lascivo tra le sue gambe.


Maledetto Gallagher, lo ha corrotto con un pompino, pensa seduto sul letto decidendo che la cravatta del cazzo non la metterà mai.
Quando arriva al campo dove troppe volte, da ragazzini, sono stati insieme, lo vede vestito di tutto punto e non riesce a trattenere quelle parole: «Il North Side ti ha trasformato in una fighetta del cazzo»
Ian scoppia in una risata fresca e si bea di quel suono che per anni ha ricordato sbiadito da quella merda che quel ragazzo si porta nella testa.
È così diverso da quel ragazzino che si è ritrovato in camera in quel giorno di febbraio, così follemente coraggioso da sfidarlo.

Un Gallagher che sfidava un Milkovich.
Eppure ha ancora negli occhi quella stessa determinazione che lo ha fatto cadere, a poco a poco, quel luccichio puro negli occhi e quella stessa dolcezza che lo ha disarmato tante di quelle volte da renderlo un manipolabile cazzone che si fa convincere ad andare in un bel ristorante a mangiare piatti da checche per recitare la parte della coppietta felice.
Ian si avvicina e in questo è diametralmente opposto a quello che era otto anni prima, non chiede più, prende quel che può, quando può, prima che la vita e la malattia gli neghino ogni cosa. Lo bacia e lo stringe a sé e quanto cazzo lo ama Mickey nemmeno lo sa, non riesce più a quantificarlo, sa solo che farebbe di tutto per vedere di nuovo quel sorriso sulle sue labbra, per vederglielo sempre, si vestirebbe pure da donna, se questo servisse a farlo ridere ogni giorno, ad allontanare la malattia che di tanto in tanto torna a gettare ombre sulla sua vita, così come gli ha raccontato dopo l’orgasmo di quella notte, dopo otto anni, in cui si sono dovuti fare un riassunto delle loro miserabili vite a metà.
«Tu sei sicuro di non voler andare a casa a scopare?» Mickey comunque ci prova a non farsi trascinare in quella tortura. Sente Ian ridere e sa che quelle continue insistenze non lo offendono.
«Voglio cominciare dall’inizio, Mickey»
«Noi abbiamo sempre cominciato dalla fine» gli sussurra attirandolo di nuovo a sé, perché non gli fa più paura poggiare le sue labbra su quelle di Ian, non lo terrorizza più, come quando era un ragazzino idiota.
È l’unico modo, oggi, in cui sa dirgli ti amo.



Note 2.0: Ordunque eccoci qui, con il primo appuntamento di questi due imbecilli. Non ho immaginato nulla di romantico, stucchevole o mieloso, perché Mickey e Ian non lo sono e da quel ch mi hanno fatto vedere non saranno mai. Ho cercato di mantenerli il più IC possibile, tenendo conto del fatto che sono trascorsi degli anni, che Ian e Mickey si sono lasciati e in questa oneshot loro si sono già chiariti e stanno ricominciando.
Spero che vi sia piaciuta, a presto, Cinzia N.^^

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Capitolo 4
*** Primo bacio ***


Note:  Dunque, perdonatemi per l'assenza di ieri, ma prima dell'ultima parte di esami per questa sessione estiva ho deciso di concedermi una giornata al mare, quindi l'aggiornamento è saltato, ma cerco di rifarmi oggi, dandovi la quarta one shot. È un missing moment dell'episodio 3x05 "I peccati della mia badante".
Postilla: La raccolta partecipa alla challenge "10 passi della tua OTP" indetta da BuckyBear sul cosmic ocean e sl forum di efp.



Primo bacio



Quelle parole gli sono rimaste incastrate dentro. Mickey non riesce proprio a dimenticarle, le risente nelle orecchie la sera quando torna a casa e stappa una birra per cercare di mettere a tacere il proprio cervello e il ricordo di quella frase, quel pomeriggio.
Da quando Ian gli è entrato così dentro? Non lo sa. Però adesso c’è, tanto da non lasciarlo in pace nemmeno quando non gli è più intorno.

«Almeno lui non ha paura di baciarmi» i suoi occhi lo hanno trafitto in quel momento e lui non è riuscito più a sostenerli. In un altro momento lo avrebbe preso a pugni per una frase simile, ma ora, dopo non sa di preciso cosa – ma sa per certo che qualcosa c’è stato, dentro di lui, probabilmente una rivoluzione –, sa solo abbassare gli occhi e restare zitto, perché quel ragazzino ha una fottuta ragione, Mickey Milkovich ha paura.
È ridicolo pensare che abbia paura di un bacio, anche se non è quello in sé a fargli paura, ma le implicazioni che avrebbe, il peso che comporterebbe in quel rapporto sempre più profondo con quel ragazzino.

Cristo, un bacio è roba grossa.
Un bacio è importante, più del sesso, più di Ian che si spinge dentro di lui guardandolo come se fosse l’unica cosa al mondo ad avere importanza. Dargli un bacio vorrebbe dire che lui, a Ian, ci tiene quasi quanto Ian tiene a lui.
Mickey di questo ha paura, l’ultimo bacio della sua vita lo ha dato a sua madre prima che morisse e lì ha capito che vedere andare via le persone che ama fa un male del diavolo, e forse se evita di legarsi può risparmiarselo quel dolore che ha sentito quando sua madre è morta, può evitare che accada di nuovo.
Il pensiero dei lineamenti delusi e amareggiati di Ian, però, non lo abbandona mentre stanno organizzando il furto alla villa di quel riccone che Ian si scopa. Il pensiero di quel vecchio che tocca Ian e che gli accarezza le labbra lo fa imbestialire, poi. Per questo lo ha preso a pugni, cercando di tenere quel maledetto ragazzino un po’ di più per sé, eppure lui non ha paura di baciarlo.
A pensarci gli viene la nausea.
Quando sono di fronte a quella casa, i suoi fratelli già fuori dal furgone e Ian concentrato sul pacchetto di sigarette, Mickey non ce la fa a non pensare alle sue labbra, al pensiero che Ian creda che lui abbia paura di quello stupido bacio, che poi è vero che ha paura, ma non vuole che Ian pensi che la sua paura sia più forte della sua volontà e allora rientra sul furgone e lo prende alla sprovvista, gli preme le labbra forte sulle sue, senza delicatezza, pensa di avergli addirittura sbattuto la testa contro il poggiatesta del seggiolino.
Cristo, è il suo primo bacio serio e lo sta pure dando di merda.
Quando apre gli occhi e guarda di sfuggita il ragazzo mentre scende dal furgone di corsa, per raggiungere gli altri, vede Ian totalmente imbambolato, scosso da quel bacio e un sorriso lieve nasce sulle sue labbra, questa volta è riuscito a stupirlo.




Note 2.0: Non ho molto da dire, è il loro primo bacio ed è stato perfetto così, per quel che mi riguarda, quindi non ho aggiunto chissà cosa, solo qualche pensiero di Mickey. 
A presto, Cinzia N.^^

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Capitolo 5
*** Tenersi per mano ***


Note: Salve a tutti e ben ritrovati, eccomi con  la quinta oneshot di questa piccola raccolta. Siamo ufficialmente a metà, ci sono altre cinque oneshot per chiudere questa breve e divertente esperienza sui Gallavich. Questa oneshot è una sorta di continuazione della terza "Primo appuntamento", ma è possibile leggerla autonomamente. A vostro rischio e pericolo: RISCHIO SPOILER! Fangirl avvisata, mezza salvata.
Postilla: La raccolta partecipa alla challenge "10 passi della tua OTP" indetta da BukiBear sul cosmic ocean e sul forum di EFP.


Tenersi per mano




Quella sensazione è del tutto strana per lui, ed è sicuro di sembrare un completo idiota, ingessato e impacciato, un po’ come quando gli diede il loro primo, disastroso, e per nulla memorabile bacio. Però qualcosa gli è scattato dentro quando fuori dal ristorante da fighette del cazzo, fermo davanti un semaforo rosso, vede Ian che ha dipinto sul volto un sorriso felice.
Pagherebbe tutte le cene del mondo per poter vedere quel sorriso stampato sul suo viso per un lasso di tempo che non sia meno del per sempre.
Per tutto il tempo della cena hanno continuato a parlare di tutto e niente, di quanto Mickey sia stato meravigliosamente bravo in galera, a non farsi beccare quando portava avanti le richieste di Svetlana per arrotondare, di quanto Ian si sia impegnato per riuscire a trovare un nuovo scopo nella vita, di quanto il poter stare su un ambulanza lo renda vivo e così simile a quel ragazzino che voleva arruolarsi.
Ian ha sempre avuto un debole per l’aiutare gli altri, per ricoprire la parte dell’eroe di turno.
Lo ha fatto per Mandy, quando gli è stato accanto in tutti quei loro momenti di merda, voleva esserlo per il paese, voleva esserlo per i suoi fratelli e ha fatto di tutto per esserlo anche per lui, prima che il bipolarismo lo rendesse vittima di se stesso.
Mickey capisce che sapere di potersi rendere utile scatena in Ian quella spinta per rimettersi al mondo nel giusto verso, lo ancora alla realtà, gli dà la possibilità di poter fare nuovamente l’eroe, ma capisce anche che ogni giorno combatte contro la paura di poter fare qualche stronzata, di poter mandare all’aria tutto, glielo legge negli occhi, perché in otto anni comunque riesce ancora a leggergli dentro come se non fosse passato nemmeno un giorno, come se quella fottuta merda non l’avesse colpito.
Allora Mickey gli afferra una mano, è un gesto brusco, per niente gentile, gliela stringe e poi intrufola tra le sue un paio di dita per intrecciarle. Ian lo guarda stupito, Mickey ha avuto difficoltà a fare tutto nella loro relazione. Hanno dovuto affrontare tutto a piccolissimi passi, facendo spesso metri indietro per ogni centimetro in avanti. Mickey ha dovuto imparare che esisteva altro, oltre al sesso, per amare qualcuno.
E adesso, con una determinazione che Ian può leggergli chiara dentro quelle iridi chiare, gli sta stringendo una mano per dirgli tutte quelle parole che probabilmente Mickey non saprà dire mai.

Sono qui, per te.
E ogni parola che Ian gli legge nello sguardo fermo lo cura un po’ da quel terrore folle che lo accompagna ogni giorno, da mattina a sera.
Non me ne vado.
Sapere che, comunque vada, Mickey sarà lì a fare da eroe al suo lato più disperato, a sorreggerlo anche quando la malattia gli farà desiderare la morte, a stringergli la mano per dirgli con quanta più fermezza può “non sei solo”, gli fa mancare un battito per la commozione.
È un attimo e Mickey gli lascia un bacio sulle labbra, che è un po’ il riassunto di tutto quello che non è mai stato in grado di dire a voce.

Sono qui. Sono con te.
Andrà bene, adesso.




Note 2.0: Ehhhhh niente, è finita la oneshot, non so perché ma la vedo come la cosa più fluff che io abbia mai scritto e mi piace un sacco.
A presto, Cinzia N. ^^

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Capitolo 6
*** Farsi le coccole ***


Note: Buongiorno a tutti e ben trovati. Mi scuso per il ritardo nel postarvi questa one shot.
Come da prassi: la sraccolta partecipa alla challenge "10 passi della tuaOTP" indetta da BuckyBear sul forum di EFP  e sul cosmic ocean.



Farsi le coccole

Ci sono sere in cui Ian non riesce a fare nulla, se non crogiolarsi nel tepore delle sue coperte, con la faccia affondata sul cuscino umido di lacrime e la sensazione che nulla andrà mai per il verso giusto. Quando questo succede, quando la fase depressiva della malattia prende il sopravvento e lui si riduce a una larva informe dentro quel letto, Mickey non sa fare altro che sospirare e guardarlo spegnersi, spegnendosi un po’ con lui.
Tutto quella situazione di merda lo logora.
Sapere di non potere fare nulla per il suo Ian lo distrugge, ogni giorno un po’ di più.
Lo fa stare una merda sapere che ogni volta che la fase depressiva passa, che ogni volta che rientra in sé e si stabilizza con l’aiuto dei medicinali, si fa trascinare nel baratro del senso di colpa perché convinto di essere un peso per loro, soprattutto per lui.
Mickey non se ne è mai andato, nemmeno quando Ian ha dato fuori di matto e ha portato via il bambino, nemmeno quando con lucida freddezza lo ha lasciato dietro un vetro, in carcere, guardando con occhi glaciali e disinteressati il suo sguardo incredulo e distrutto.
Mickey lo ha aspettato per anni, caparbio e determinato, lo ha cercato, lo ha visto immerso in una vita che non conosceva, che avrebbe dovuto imparare a conoscere, di nuovo.
Lo ha sorpreso, chiedendogli quelle spiegazioni che non aveva avuto il tempo di chiedergli otto anni prima, domandandogli, con brutale schiettezza, se davvero di quell’Ian che ricordava non fosse rimasto nulla.
Anni prima Mickey ha capito che per Ian sarebbe stato disposto anche a cambiare ogni singolo suo tratto caratteriale.
Ha fatto coming out, per lui.
È andato a uno stupido appuntamento, per lui.
Ha capito cosa significa innamorarsi fino a non capire più nulla, per lui.
Dopo ogni suo attacco depressivo, quando Ian è sull’orlo di una depressione che non è dipesa dalla malattia in sé ma da una sua reazione a essa, Mickey ha imparato che
deve approcciarsi in maniera diversa a Ian. Ha capito che in quel momento, quel suo ragazzino dai capelli rossi e dai sorrisi timidi, è così vulnerabile da farsi ferire da ogni cosa. Allora Mickey semplicemente si sdraia accanto a lui e lo stringe forte, come se fosse un bambino in fasce da cullare, da rassicurare.
Comincia a tempestargli le tempie di lievi baci, leggerissimi e casti. Gli accarezza il collo in maniera leggera, cercando di infondergli tutto quel calore umano di cui pensa abbia bisogno. Restano in quella posizione per ore intere, con Mickey fermo accanto a lui, la fronte appoggiata alla sua e il suo respiro che si infrange sul volto di Ian.
Mickey capisce che il peggio è passato quando Ian alza il volto verso di lui e lo fissa dritto in quei suoi pozzi azzurri e stanchi, si sente stringere da quel ragazzo così distrutto e lo sente cercare conforto e rifugio nell’incavo del suo collo, strofinandogli contro il naso e le labbra, senza mai andare oltre quei gesti di pura gentilezza.
C’è stato un periodo in cui entrambi pensavano che scopare avrebbe portato via tutto, dopo quei momenti particolarmente bui, ma con il passare del tempo Mickey ha capito che stringerlo lo avrebbe aiutato di più, lo avrebbe riempito di tutte quelle sicurezze che con ogni fase depressiva gli venivano a mancare, al posto di svuotarlo con del sesso disperato, allora stanno lì, ad abbracciarsi senza mai spingersi più in là. Gli accarezza il capo, inspira il suo odore e il suo cuore si convince del fatto che Ian ce l’ha fatta, è vivo, è con lui. Ian lo stringe come se Mickey lo ancorasse al mondo e continua a baciargli il collo, per capacitarsi del fatto che Mickey è ancora lì, non l’ha lasciato solo, non l’ha abbandonato.

Non lo abbandonerà mai.




Note 2.0: Niente fluff per loro perché sono una persona cattiva e loro sono la sofferenza, quindi pure per lo coccole gli ho messo in mezzo il bipolarismo.
Anyway, alla prossima Cinzia N. ^^

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Capitolo 7
*** Fare l'amore ***


Fare l’amore



Ian e Mickey non si sono mai soffermati più di tanto a dare un peso al lato fisico del loro rapporto, sarà perché il sesso è il modo in cui hanno cominciato, quando ancora si prendevano a pugni ma poi finivano contro una qualsiasi parete a spingersi l’uno contro l’altro per avere un po’ di piacere. Sarà perché nel South Side ci si è abituati a non darsi peso, a non darsi importanza e allora ci si concede come se niente fosse, come se il mondo potesse finire giusto il minuto dopo. Magari è perché è così, tra alcol, droghe e reati vari ogni cosa può cambiare in così poco tempo che ci si sente in dovere di non risparmiarsi, di darsi, di prendere ciò che il mondo ti offre senza pensare che poi ci sarà un futuro.
Sarà perché lì, nel fottuto South Side, il futuro non sanno nemmeno che cosa sia, gliel’hanno tolto quando hanno avuto la sfiga di nascere in quel posto di merda, da quei genitori di merda, perché se sei del South Side ci resti per tutta la vita, la merda di quella piccola comunità te la porti sempre nella testa.

Il South Side vi ha macchiati tutti quanti, niente cambierà questa regola di ferro.
Così anche quando lo stringe a sé, brusco, per niente cauto, dopo quegli otto lunghissimi anni in cui è sopravvissuto grazie a una bugia mormorata dietro a un vetro, Mickey non dà peso al fatto che sarebbe meglio chiedergli ancora una volta quelle spiegazioni che di certo si merita, quello che lui non gli ha mai dato.

Lo bacia arrabbiato, come se volesse fargli male, e forse lo vuole davvero, allora gli morde le labbra.

Lo senti quanto male mi hai fatto?
Sembra volergli urlare, mentre gli stringe le braccia fino a lasciargli lividi, mentre Ian gli serra le mani sulla nuca per non farlo allontanare.
Quando si staccano per riprendere fiato e Ian appoggia la fronte alla sua, affannato e con quegli occhi verdi che lo fissano socchiusi, Micky si sente come tramortito da una valanga di sensazioni che gli sono scoppiate nel cervello tutte insieme.

Odio e amore.
Dolore e piacere.

Tristezza e infinita felicità.

Mickey non ha mai saputo dire a parole ciò che lo tormentava, ha sempre e solo saputo fare sesso, ha sempre e solo saputo usare le mani per comunicare, a volte per fare a pugni, a volte per procurare piacere. Ed è quello che riesce a fare anche in quel momento, lo spinge fino al muro, lo mette all’angolo, gli tappa la bocca con la propria e qualcosa gli incrina il petto, gli distrugge ogni briciola di autocontrollo che gli è rimasto.

Lo ama e lo odia, fottuto Gallagher.

Non ci vuole molto e finiscono per terra, privi di vestiti con Ian bloccato sul pavimento e Mickey arrabbiato più che mai. È la prima volta in cui invertono i ruoli, è la prima volta in cui Mickey entra dentro Ian e senza guardarlo negli occhi sembra dirgli, tramite le spinte più forti e le sue mani che gli stringono i polsi, che lo ama, che lo ha amato per tutto quel tempo senza mai vacillare, che lo amerà sempre, ma che gli ha fatto un male del diavolo vederlo andare via, che gli fa male adesso, vederlo lì arrendevole, ansimante e supplicante.

Quando Mickey rallenta e lascia liberi i polsi di Ian, lui si affretta a circondargli il volto con le mani, è una presa forte, lo costringe a guardarlo negli occhi, a respirare il suo respiro, a sentirlo fin dentro le ossa.

«Perdonami» sussurra Ian strizzando gli occhi.

Mickey lo bacia e stavolta non riesce a fargli male, stavolta sa solo dirgli che va bene così, anche con gli otto anni di dolore alle spalle.

Mi sei mancato.

E Ian gli sussurra una litania di scuse che lo uccidono lentamente.

Ti amo. Dio, quanto ti amo.

Pensa mentre Ian lo stringe ancora a sé, come se volesse tenerlo sempre lì, tra le sue braccia, sempre lì per non lasciarlo andare mai.

Non te ne andare.

Ed è un singhiozzo sussurrato e urlato, sentito e rinnegato, una supplica efficace e logorante all’interno degli occhi chiari di Mickey.

È la prima volta che Mickey è dentro Ian ed è la prima volta che fanno l’amore.




Note: Non ho molto da dire, è sempre ambientato in un ipotetico futuro dopo la sesta stagione, quindi fopo l'uscita di prigione di Mickey, ma prima a livello cronologico, di altre one-shot appartenenti a questa raccolta. Questo sarebbe il loro primo incontro dopo quello strazio che è la 6x01.
E niente, tutto qui, spero vi piaccia.
A presto, Cinzia N.^^

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Capitolo 8
*** Conoscere gli amici ***


Note: Facciamo che ormai non mi scusso nemmeno più per i ritardi, mancano sempre le ultime due flash/one-shot, quando le scriverò? Non ne ho la più pallida idea, la nona è iniziata, ma ho avuto tanto di quelle cose da fare, di idee da sviluppare e di esami da dare che pratcamente mi è sfuggito l'aggiornamento di queesta raccolta.
Sorry, really sorry! Vi voglio bene comunque.
Ricordo sempre che potreste trovare qualche spoiler della sesta stagione.

 

Conoscere gli amici

 

Mickey Milkovich non sa cosa significa avere degli amici.
Ci sono sempre state persone che hanno avuto paura di lui, quelli con cui ha stretto degli affari e poi c’è stato Ian che tutto è stato meno che un amico. La sua unica amica, più o meno, è stata Mandy, che gli ha più volte urlato in preda alla rabbia quanto stupido fosse stato a lasciarlo andare, che si è seduta accanto a lui quando tutto sembrava crollare come un castello di sabbia in balia della marea, quando lui è andato via e lei ha comunque trovato largo per un pensiero a suo fratello dietro le sbarre.
Perciò lì, a quel tavolo vagamente pulito, con il sapore della Chicago bene che adesso Ian frequenta, si sente fottutamente a disagio, nell’attesa che arrivino quei ragazzi che Ian muore dalla voglia di fargli conoscere, perché: «Sono dei bravi ragazzi, Mickey, e sono meravigliosi.»
A lui tutta quella meraviglia fa venire il mal di stomaco, non è abituato a dividere il rosso con qualcun altro, non si è ancora abituato a vederlo andare via a qualsiasi orario del giorno e della notte perché adesso ha un lavoro vero, rispettabile e distinto, in cui è stato accettato senza riserve, perché loro hanno conosciuto Ian, senza bipolarismo, Gallagher molesti, fidanzati pregiudicati o migliori amiche che fanno le escort. Loro conoscono solo Ian, diligente, rispettoso, divertente e dannatamente brillante. Ma questo Mickey non gliel’ha mai detto, perché lui e le capacità comunicative vivono su due dimensioni diverse e preferisce comunicargli le cose a letto, mentre lo guarda andare in pezzi per poi ricomporsi.
Mickey ancora non ha capito perché Ian vuole far entrare in collisione lui e i suoi colleghi, i suoi amici, che fanno parte di due parti distinte della sua vita. Non ne comprende ancora il senso, l’importanza, ma lo ha visto supplicare e tenerci davvero e non ha saputo dire no.

Non saprà mai dire no.
Quando arrivano li guarda sospettoso e diffidente, una reazione irrazionale per il contatto che loro hanno con Ian, come se quei tre potessero portarglielo via, un giorno di quelli.
Woody, Jun e Rita.
Dividono con lui il turno, le ore, le tensioni e la morte che spesso li accompagna sull’ambulanza.
Vede Jun lasciargli un bacio sulla guancia sorridendo gentile, Rita gli scompiglia i capelli con fare materno e Woody gli dà una pacca sulla spalla con fare giocoso, in un gesto di complicità e amicizia che per un attimo Mickey invidia.

Lui non ha mai avuto qualcuno che lo guardasse in quel modo.
La ragazza si volta verso di lui e gli sorride dolce, piega delle labbra che si deforma presto in un ghigno potenzialmente malvagio: «Allora… Mickey, giusto?» il suo tono tagliente lo fa sussultare. Quello non è un tono gentile, è un tono da sadica torturatrice seriale che prova piacere nell’infierire dolore agli intrusi.
«Jun, ti prego, lascialo in pace» la riprende Rita, il capo da quel che ha capito dai racconti di Ian, mentre il ragazzo ride di gusto alla vista della falsa gentilezza condita da crudeltà che straripa dal tono dell’amica.
«Voglio solo sapere chi è questo… Mickey» le fa eco la ragazza indicandolo con una mano e sogghignando in maniera perfida.

È terrificante.
«Jun…» cerca di riprenderla Ian.
«Shhh, biscottino, voglio testarlo.»
«Da quando ti fai chiamare biscottino?» domanda Mickey perplesso.
«Da quando abbiamo capito che Jun è la reincarnazione di un gerarca nazista intrappolato nel ventunesimo secolo, impossibile da contraddire o dominare» risponde il ragazzo che ride ancora delle facce di Jun.
«No, da quando avete compreso il mio essere immensamente meravigliosa» lo rimbecca lei.
Mickey sta per rispondere quando il cameriere arriva a prendere le ordinazioni, vede tutti prendere dei cocktail analcolici e delle bibite e sente lo sbuffo infastidito di Ian, condito però da un retrogusto di tenerezza e gratitudine.
«Woody, puoi anche bere della birra, la cosa non mi infastidisce» dice Ian esasperato.
«Amico, non mi va una birra.»
«Ma se vivi di birra.»
«Allora è giunto il momento di disintossicare il mio organismo e dare una possibilità ai cocktail analcolici alla frutta» conclude convincente.
«I cocktail alla frutta sono buonissimi» dice Rita appoggiandolo.
«I cocktail alla frutta sanno di sciroppo per la tosse» si lascia sfuggire Mickey che allo stesso modo degli altri, in maniera del tutto inconsapevole, ha optato per una bibita gassata in lattina.
Ian libera una risata e Jun lo guarda esterrefatta, inarcando appena le labbra, «Però è simpatico» dice decisa, «al contrario dell’altro» mormora tra i denti.
Rita soffoca una risata e Woody trattiene un colpo di tosse per coprire quelle parole.
Mickey la guarda esterrefatto bere qualcosa da una lattina e poi scoppia a ridere «Potresti essere simpatica anche tu, ragazza» dice infine porgendole una mano per stringergliela in maniera civile, e che fosse Mickey a fare il primo passo verso la civiltà, questo lascia di stucco Ian.
«Sono Mickey Milkovich» continua guardandola negli occhi e la vede prestare attenzione, come una mamma chioccia preoccupata. «Conosco Ian da anni e stavamo insieme, tempo fa, poi…» non sa come continuare per dire loro che si è fatto otto anni di galera a causa della sorellastra pazza di Ian, quella situazione ha del grottesco.
«Poi vi siete separati e ora vi siete incontrati di nuovo» continua per lui Rita.
«Esatto!» prosegue Mickey cercando di trovare e parole per dire qualcosa che lo faccia sembrare una brava persona agli occhi di quelli che sembrano essere diventati a tutti gli effetti la nuova quotidianità di Ian. Poi vede Jun sorridergli veramente, di quel sorriso dolce e tenero che aveva rivolto a Ian appena arrivata.
«Tratta bene il nostro biscottino, Milkovich» e chiude quella patetica e imbarazzante conversazione, in quel modo, dopo uno buffo esasperato di Ian e un Woody che cerca di spezzare la tensione parlando di un nuovo film in uscita al cinema.
Allora Mickey capisce l’importanza di quell’incontro per Ian, il far incontrare lui e quella sua altra realtà fatta da amici, affetto e complicità. Voleva che conoscesse, capisse a comprendesse quei ragazzi che sono diventati squadra, amici e famiglia, così come lui è amante, compagno e famiglia.
Li ha visti preoccuparsi per lui, prendersi cura di lui, accoglierlo e riscaldarlo in quel loro novo mondo, in maniera tanto diversa a quella a cui lui è abituato.
Mickey capisce e ride, con loro.




Note 2.0: Dunque, è collocata dopo le future!fic di questa raccolta, si sono incontrati, chiariti e ora Ian gli fa conoscere i propri colleghi. Non tiene conto della settima stagione, ma cita la sesta per quanto riguarda la condanna di Mickey. I nomi dei colleghi di Ian sono presi dal dodicesimo episodio di Shameless. E niente, spero vi piaccia.
A presto, Cinzia N. ^^

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