Quello che i GF mi hanno fatto dimenticare

di BonnieBlake
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il concerto delle foglie gialle ***
Capitolo 2: *** Dormitori del Garden ***
Capitolo 3: *** Odio e Drinks ***



Capitolo 1
*** Il concerto delle foglie gialle ***


Anno II, dopo la guerra della strega

§ Capitolo 1 §

- Autunno –

Il Garden di Balamb era affollato come sempre. Selphie aveva organizzato una festa nel giardino della scuola. Aveva invitato qualche rock band e l’aveva chiamato “Concerto delle foglie gialle”. Gli studenti correvano entusiasti qua e là per preparare tutto per la serata.
Selphie era sul palco, con un taccuino in mano, scribacchiando e dando istruzioni a due ragazze su come appendere le tende in modo carino. Irvine amava le feste e aveva promesso di aiutarla, ma tutto quel correre e saltellare gli dava sui nervi. Era incaricato del bar, cosa che gli riusciva bene. Le studentesse passavano dall’attraente barista per fare due chiacchiere e scambiarsi pettegolezzi, di cui lui si mostrava molto interessato. Irvine ora sapeva che il pilota Bonnie della classe 3 usciva con l’esperto di gunblade della classe 2 John “Ifrid” McLean. Le sue amiche erano gelose, ma la sostenevano.
Irvine amava il gossip. Voleva sapere tutto di tutti. Sorrise strofinando uno strofinaccio sul bancone.
I capi del Garden sedevano a un tavolo del suo bar, ma lui non ci teneva a disturbarli per il momento e poi, parlavano sempre di noiosi argomenti di lavoro.
“Ci costerà troppo, Shu”, disse Quistis rivolta alla giovane amica.
“Ma dobbiamo farlo,” Rispose lei con fervore “dobbiamo allargare l’infermeria. C’è solo una dottoressa per tutti gli studenti e nessuna infermiera. Perché non abbiamo un’infermiera? Con tutti i nuovi studenti iscritti che abbiamo e le missioni di pace che abbiamo intrapreso intorno al mondo, i soldi basteranno. Cosa ne pensi, Comandante?”
“Non lo so, Shu. Sono stanco adesso, ma ci penserò, promesso. Adesso, se volete scusarmi, vado a fare una passeggiata in questo giardino che Selphie ha addobbato con tanta eleganza.” Squall Leonheart si alzò dal tavolo e si incamminò lungo il sentiero di pietra, fino al laghetto dei cigni. Una figura familiare stava in piedi davanti al laghetto, stringendosi nel suo impermeabile grigio. Sorrideva beffardo allo spettacolo di un raggiante Raijin che stava chinato sullo stagno e distribuiva pezzetti di pane ai cigni, entrambi totalmente incuranti del cartello intimidatorio scritto nella calligrafia di Selphie: “Non dategli da mangiare, mi raccomando!”
Squall aggrottò le sopracciglia e scosse la testa. Come poteva essere lì? Raijin notò la sua presenza e immediatamente si alzò in piedi, schiarendosi la gola, così che anche Seifer si girasse verso lo sbalordito Comandante.
“Felice di vederti, Squall.” Disse. Il suo sorriso beffardo si allargò.
“Sei qui.” Squall era più confuso che arrabbiato. In realtà non incolpava il ragazzo per la guerra. Era sotto l’influenza della strega, dopotutto e lui sapeva per esperienza quanto una strega potesse essere terrificante. In fondo, aveva convissuto con una di loro per qualche mese.
Seifer sembrava esattamente il solito idiota, ma in qualche strano modo, Squall si sentiva contento di vederlo dopo due anni, anche se sarebbe morto prima di lasciar trasparire un sorriso che potesse rivelarlielo.
“Così pare, Leonheart. Non hai niente da dire al tuo vecchio amico?” Squall lo guardò con la testa piegata da un lato, con sospetto.
“Hai un invito?” Raijin, a quel punto, si girò e si incamminò verso il bar, di fatto dileguandosi. Senza interrompere il contatto visivo con lui, Seifer si frugò in una tasca dell’impermeabile e tirò fuori un foglio di carta ripiegato. Lo porse a Squall, che continuava a fissarlo, incredulo. Cominciò a spiegare:
“Irvine ha scoperto che vivo a Dollet, tipo due mesi fa. Ci siamo incontrati, siamo usciti a bere e abbiamo parlato un po’. È un bravo ragazzo, mi ha mandato questo. Speravo di rivedere la gang.” Squall si massaggiò le tempie con le dita.
“Eri curioso?”
“Non hai bisogno di fare lo stronzo, Squall. Ce ne andiamo dopo la festa.”
“No! Voglio dire, non è che dovete per forza.” Squall non si sentiva per niente a suo agio, tuttavia si ricordò dei vari ammonimenti di Selphie, che gli ricordava spesso che doveva imparare ad essere più gentile, meno scontroso, eccetera. Avrebbe voluto veramente sapere come se la passava Seifer, solo che il disagio non passava, era una sorta di eccitazione mista a un’ansia pazzesca. Si sentiva di nuovo come il bambino che sfidava continuamente Seifer perché così, almeno doveva guardarlo e accorgersi di lui. Di nuovo, nonostante tutto si ricordò che doveva fare l’adulto. Era il Comandante e aveva delle responsabilità, adesso.
Scosse la testa e provò a sorridere.
“Abbiamo ancora il tuo dormitorio. Non lo vuole nessuno. Gli studenti dicono che è maledetto.”
Da Seifer venne un grugnito che rassomigliava a “speravo in un’offerta migliore”, ma Squall era troppo concentrato sui suoi pensieri per cogliere le parole.
“Senti, volevo vedere quel vecchio centro di addestramento dove ci allenavamo. Dato che non combatto da un sacco di tempo, mi servirà un partner.”
Squall tornò in sé e annuì una volta. “Andiamo.”
Camminarono fino al centro di addestramento fianco a fianco, senza dire nulla. Seifer lanciava occhiate intorno a sé per vedere se il Garden era ancora come se lo ricordava e alla fine decise che lo era. Ma non sapeva più di casa, ormai. Non riusciva più a sopportare la confusione, gli studenti urlanti che si rincorrevano. Ogni volta che lasciava Dollet, dopo un po’ cominciava a mancargli la pacifica spiaggia, specialmente in inverno, sulla quale passeggiava quasi ogni sera, in compagnia di Raijin o da solo. A Fujin non piaceva gironzolare senza uno scopo, invece. Lei aveva bisogno di un motivo per fare e cose. Ciondolare qua e là la innervosiva tanto che preferiva stare a casa a pulire, piuttosto, o ameno fare ‘qualcosa’. Seifer e Raijin si mantenevano facendo la guardia alla città. Erano gli sceriffi. Dato che l’esercito di Dollet era stato smantellato come condizione di pace alla fine della guerra, il loro servizio era molto apprezzato.
Gli avevano assegnato un ufficio nella piazza dell’Hotel e da lì partivano tutti i giorni per pattugliare le strade insieme. Le persone erano state accoglienti. Avevano smesso di incolpare Seifer molto tempo prima. Gli piaceva stare al bar fino a notte fonda, a giocare a Triple Triad con i vecchi della città. Baravano sempre e poi si prendevano a parolacce, ma la cosa lo divertiva e se erano dell’umore giusto, a volte si mettevano a raccontagli delle storie.
Seifer apprezzava i racconti delle loro vite. Tuttavia, a volte si ritrovava a chiedersi che fine avessero fatto i ragazzi del Garden di Balamb. Specialmente Squall, il suo antico rivale, che aveva appena rotto il silenzio, facendolo trasalire.
“Anche io non combatto da un sacco di tempo. Non ho ancora trovato nessuno che fosse abbastanza forte e non avessi paura di ferire in battaglia.” E aggiunse, quasi impercettibilmente: “eccetto Zell, forse.”
“Leonheart, è un modo carino per dire che ti sono mancato?”
Le guance di Squall avvamparono di rosso mentre cercava di assemblare una risposta. Seifer sorrise tra sé.
“È imbarazzante. Ti odiavo così tanto all’epoca. Pensavo che fossi un idiota fastidioso. Ma tu ci sei sempre stato e ora non ci sei più.”
“Mi sei mancato anche tu, Squall.” Il Comandante alzò gli occhi in quelli di Seifer.
Anche lui sembrava emozionato, Squall pensò che la sua espressione era carina. Cosa? Respinse quel pensiero scuotendo la testa e allungò il passo. Avevano raggiunto l’area pericolosa. Dei cartelli avvisavano di fare attenzione ai mostri e raccomandavano di fare junction prima di entrare nel centro d’addestramento. Comunque Seifer e Squall non ne avevano bisogno. Avevano raggiunto il livello 100 e potevano tirare giù un T-Rex con un colpo di spada. Squall fece junction a Diablos e mise “Incontri 0”, così poterono passeggiare fino all’area segreta senza finire in battaglia. Seifer notò che nell’antro buio non c’era nessuno. Gli studenti erano troppo impegnati con i preparativi della festa perché qualche coppietta decidesse di incontrarsi lì.
“Pare che siamo soli.” Disse Seifer. Si appoggiò alla ringhiera con i gomiti e sospirò.
“Hai ragione.” Squall invece si appoggiò con la schiena, poco lontano da lui.
“Allora, come vanno le cose?”
“Bene.”
“…”
“E a te?”
“La vita è ok. Da quando quella stronza è stata scacciata dalla mia mente sono stato bene. Non ti ho neanche ringraziato. Ero troppo orgoglioso, due anni fa, comunque.” Squall si sforzava di pensare a come rispondere. La conversazione non era mai stata il suo forte. Gli interessava troppo di sapere come se la passava il suo rivale per rovinare quel momento, perciò ci provò lo stesso. Nel frattempo, Seifer si accese una sigaretta e sbuffò una nuvoletta di fumo.
“Allora… cosa fai nella vita?”
Stupido, stupido. Potevo fare una domanda più banale? Penserà che sono un idiota.
“Sono uno sceriffo. Non succede mai niente a Dollet. Mai. Però, le passeggiate in città, un tetto sulla testa. Non è tanto male.”
“Non lo è” Squall tentò un’espressione facciale che poteva essere percepita come preoccupata o scontrosa, almeno per i suoi standard. Seifer scoppiò in una risatina e inalò altro fumol.
“Nah, la verità è che passo la vita a giocare d’azzardo con gli anziani del posto. Sono fottutamente inutile. Sto invecchiando precocemente.”
Quel commento strappò una risata genuina da Squall, qualcosa che Seifer non aveva creduto possibile per il ragazzo di ghiaccio. Rise con lui, si sentiva contento di quel cambiamento. Squall gli aveva fatto un’ottima impressione da quando l’aveva rivisto. I suoi occhi erano diversi da due anni prima e sembrava più abituato a ridere. Non che il suo look dark e i suoi modi scontrosi non lo attraessero prima. Lo desiderava da sempre. Adesso era solo diverso. Era malinconia per non essere stato lì a vedere il suo cambiamento.
“Hyne, ho fatto tanti di quegli errori nella mia vita, ma Squall, tu sei…”
Il ragazzo bruno aggrottò le sopracciglia: “Io sono… cosa?”
“Niente, stavo pensando ad alta voce.”
“Sono stato sempre qui a Balamb dopo la guerra. Dopo tre mesi di ‘oh, sono così felice’, Rinoa mi ha lasciato per andare a rinchiudersi nel palazzo della strega a Esthar. Se Artemisia tornasse in vita, di sicuro prenderebbe il controllo del suo corpo. Dice che le dispiace, ma si sente più sicura lì, e anche io credo che sia stata la cosa migliore. Però, fa male. Un pochino.”
“Hey, è la frase più lunga che abbia mai sentito da te.” Seifer gli toccò la spalla.
“Mi dispiace, amico.”
“Non fa niente. Mi stavo stancando di lei comunque. Non l’ho mai considerata l’altra parte del cielo.”
“Ma l’amavi?”
“Non mi sento triste. Troverò qualcuno perfetto per me, un giorno.” Squall rivolse lo sguardo al cielo. C’era un tramonto stupendo, quella sera, con nubi rosse che aleggiavano sul mare, che brillava in lontananza mentre il sole ci annegava dentro. Seifer inspirò profondamente l’aria salmastra, come a riempirsi i polmoni di tanta bellezza. Era tutto così perfetto, che forse avrebbe potuto anche condividere il suo piccolo segreto. Quello che aveva tenuto nascosto dentro per anni, contro il quale aveva combattuto una battaglia interiore con tutte le sue forze, e continuava a perdere contro se stesso. Forse, invece, non era una grande idea, anche se era dura continuare a ignorare quei sentimenti.
“Troverai la tua donna ideale, Squall. È solo questione di tempo.”
Squall sorrise debolmente e piantò gli occhi grigi in quelli di Seifer. Il ragazzo bruno era sempre stato invidioso del colore degli occhi del rivale. Verdeacqua, con qualcosa di dorato in mezzo. Anni fa, avrebbe sfidato quegli occhi per il motivo più stupido e insignificante, come se la sua vita dipendesse da quello. E probabilmente era così. Aveva bisogno di quei combattimenti più di ogni altra cosa, per sentirsi vivo.
In effetti, quando Seifer l’aveva abbandonato per unirsi alle forze della strega, il suo tradimento lo aveva lasciato talmente stordito, che era stato come se qualcuno gli scavasse un buco nel petto.
Non riusciva a spiegarsi l’ondata di sentimenti che lo travolse in quel momento. Era troppo per un asociale freddo e distante come lui. Era quasi come se… No, non poteva essere. E poi, non era il momento per lasciarsi trascinare via dai pensieri. Doveva rispondere qualcosa alle parole di Seifer, ma cosa?
“Non mi piacciono le donne. Rinoa era tipo… l’eccezione.”
I due ragazzi si guardavano intensamente negli occhi, il battito dei loro cuori accellerava, anticipando il momento in cui uno dei due si sarebbe avvicinato, mettendo fine per primo al suo dissidio interiore.
Seifer interruppe il contatto visivo e guardò dall’altra parte. Non posso, pensò. Devo sapere delle cose, prima.
“Quindi, hai detto che lei se n’è andata.”
“Sì.”
“E tu sei libero?”
“Molto.”
“Hyne, sei cambiato.” Squall sorrise abbassando gli occhi.
“…”
Seifer sospirò, arrossendo.
“Squall, potresti… considerare di… uscire con uno come me?”
“Mi stai offrendo la tua amicizia? Non sono – così - disperato!” Squall scherzò per alleggerire l’atmosfera, finché non sia accorse dell’espressione seria di Seifer e il suo sorriso si spense.
“Tutt’altro, Leonheart.”
Seifer approfittò del suo smarrimento per spingerlo contro la ringhiera e appoggiarsi contro di lui. Il cuore di Squall aveva preso a pompargli nelle orecchie, tanto che non sentiva più nulla. Sapeva cosa stava per succedere e non era preparato. Strizzò gli occhi, in attesa, ma non arrivava. Sentì il tocco leggero di una mano che gli accarezzava la guancia, invece. Le dita si intrecciarono ai capelli sulla sua nuca e il respiro caldo di Seifer gli faceva il solletico. Aprì gli occhi lentamente, lui sorrideva. Hyne, se era affascinante.
“Non voglio forzarti. Non voglio impormi su di te. Non so nemmeno cosa sto facendo. So che penserai che sono un idiota e probabilmente mi picchierai per questo ma devo confessarti- “
Squall lo zittì posandogli un dito sulle labbra. Con gli occhi luccicanti per l’emozione si sporse in avanti e lo baciò con passione. Seifer era sorpreso, ma non perse tempo a riflettere. Lo baciò a sua volta, prendendo il controllo; succhiando, mordicchiando e accarezzando con la lingua la bocca di uno dei suoi sogni proibiti. Squall Leonheart. Non riusciva a crederci. Si separarono per respirare dopo un tempo infinito. Squall, che stava ancora sorridendo, parlò per primo.
“Volevo farlo da quando ti ho visto vicino al laghetto.”
Seifer lo abbracciò stretto, per inalare il profumo dei suoi capelli.
“Io ho aspettato per anni che lo facessi.”
All’improvviso, entrambi sentivano il bisogno di più privacy. Raggiunsero i dormitori camminando mano nella mano.

Nota dell'autrice: Ho già la trama in mente ma veramente non so se continuare questa storia, per favore fatemi sapere cosa ne pensate, se secondo voi ne vale la pena la continuerò >.<

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Capitolo 2
*** Dormitori del Garden ***


Squall chiuse la porta dietro di loro e si tolse la giacca. La gettò sul bracciolo della poltrona e poi diede alcuni ordini vocali al computer, finché le luci della stanza si ridussero a una rilassante penombra.
Seifer era rimasto sulla soglia; osservava il lusso del dormitorio in cui Squall viveva adesso. Il bruno andò in cucina e prese due lattine di birra dal frigo. Tornando verso Seifer, che si stava liberando dell’impermeabile, gli porse la birra.

“Allora questa è la stanza riservata al Comandante.”
“È una suite deluxe. Ho insistito con Shu fino alla morte che non mi serviva, ma lei non ha voluto sentire ragioni.”
“Ha fatto bene.”
Squall si morse il labbro inferiore, lasciando scorrere sul corpo muscoloso di Seifer uno sguardo eccitato.
“…”
“Sembra che il comandante voglia ordinarmi di fare qualcosa. Naturalmente non potrei oppormi alla sua decisione. La tua autorità nei confini del Garden è assoluta, Comandante.” Mormorò Seifer, restituendogli lo sguardo e un sorriso malizioso. Squall si lasciò cadere sul divano e bevve un sorso dalla lattina.

“Non chiamarmi così anche tu. Sono stanco di venire sempre tirato in ballo e di dover risolvere i problemi degli altri. E poi, sono più un tipo da campo di battaglia che non da ufficio. Non volevo essere il Comandante.”
Seifer si sedette vicino a lui. Annuì distrattamente alle sue parole, mentre cominciava a baciare Squall sul collo.
“Lo so. Tu… hai bisogno di azione.” Sussurrò con voce carica di desiderio, mordicchiando il lobo del ragazzo più giovane.
“Sì, io…” Squall si fermò a metà della frase, sentendo le mani di Seifer che si facevano strada sotto la maglietta, ne afferrò una per farlo fermare. “Aspetta.”
“Che c’è?”
“Ci siamo appena rivisti, mi sento strano.”
“Non dire così. Ci conosciamo da sempre.”
“Non è quello… è che… Non lo faccio da un bel po’.”

Squall arrossì violentemente davanti al sorriso beffado di Seifer. Ecco cos’era: gli stava chiedendo di andarci piano. Seifer non sapeva nulla della sue esperienze passate, a parte quello che poteva immaginare con Rinoa. Nelle sue fantasie più segrete Squall era un pervertito ma non è che ne fosse così sicuro.

“Non è giusto, Leonheart. Ne hai bisogno.” Disse, baciandogli la cicatrice che gli tagliava la fronte, quella che gli aveva fatto lui, e rifletteva la sua, come un’immagine davanti allo specchio. Lasciò che Squall notasse il broncio sensuale che intendeva rompere i suoi dubbi. Gli diede il tempo di sentire il percorso lento della sua mano, che dall’ombelico gli risaliva verso un capezzolo e, strizzandolo leggermente, decise che aveva aspettato abbastanza.
Si sporse su di lui e imprigionò le sue labbra con un bacio focoso. Quando sentì che Squall cominciava a ricambiare il bacio, la sua mano scivolò di nuovo verso il basso, a indugiare sul cavallo dei pantaloni stretti, che si era gonfiato, come per magia. Seifer sorrise contro le sue labbra nel notarlo e Squall si ritrasse di nuovo.
“Aspetta… vai troppo veloce…”
“No, Squall, non dirmi di fermarmi, lo so che mi vuoi. Faremo a modo tuo. Prometto di non farti male.”
Nonostante tutto, Seifer si fermò a guardarlo. I loro sguardi si scambiavano promesse, mentre aspettava un suo cenno per proseguire. Squall deglutì.
“Mi fido di te.”
“Lasciati andare. Non devi stare in imbarazzo con me.”
Squall lo baciò per risposta e Seifer, mantenendo la promessa, ci andò piano. Passò dieci minuti buoni ad accarezzarlo da sopra i vestiti, baciarlo languidamente e farlo abituare al suo corpo. Anche se doveva ammettere di essere stato più volte sul punto di perdere la testa, non avrebbe mai voluto semplicemente spingere Squall sul letto e scopare. I sogni sono fatti per essere vissuti, non consumati. Era una cosa in cui lui credeva veramente.
Squall avendo vinto la sua diffidenza, era sempre più eccitato e cominciava anche a diventare impaziente. A discapito della sua stessa richiesta di andarci piano, montò a cavalcioni sulle gambe del biondo seduto sul divano. Prese a baciargli il collo, mentre le mani di Seifer scorrevano sui suoi fianchi nudi sotto la maglietta.
“Toglitela.”
Squall obbedì con mani tremanti e appena lo fece, le mani di Seifer si misero a tracciare sentieri incandescenti su ogni centimetro della sua pelle esposta. Il biondo lo attirò a sé per baciarlo dappertutto. La sua bocca che lo leccava e mordicchiava sui suoi punti più sensibili faceva sospirare Squall e fu sollevato in tutti i sensi quando sentì che Seifer si alzava dal divano. Gli cinse le gambe attorno ai fianchi per lasciarsi trasportare fino al letto. Appena la sua schiena toccò il materasso il ragazzo più grande gli si sdraiò sopra, baciandolo ancora e ancora. Squall era talmente perso nelle sensazioni piacevolissime che provava abbandonandosi alle cure di Seifer, che non aveva sentito la sirena dell’allarme.

Guardando Seifer dal basso gli chiese con gli occhi perché si fosse fermato.
“Qualcosa non va.”
Seifer si alzò dal letto e Squall controvoglia allungò una mano verso il comodino, verso il trasmettitore che squillava. Sullo schermo, Quistis con la frusta in pugno e un gruppo di SeeD che fronteggiavano un Ochu gigantesco sullo sfondo del giardino, proprio vicino al laghetto dei cigni, alcuni dei quali erano stati divorati. Non era un bello spettacolo.

“Squall, torna subito qui. Il giardino è stato invaso dai mostri. Abbiamo bisogno di supporto!”
“Ma che diavolo sta succedendo?”
“Non lo so, vieni subito! Ci serve tutta la forza possibile.”
Squall si alzò dal letto e si diresse verso l’ingresso, dove Seifer, che aveva già recuperato Hyperion si stava infilando l’impermeabile.
“Scusa.”
Seifer scosse la testa, sorrideva.
“E di che? Andiamo ad ammazzare qualche mostro, come ai vecchi tempi.”
Squall si rivestì in fretta e prese il gunblade, prima di seguire il ragazzo fuori dai dormitori.

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Capitolo 3
*** Odio e Drinks ***


Nel giardino c’era una gran confusione. Studenti che correvano da tutte le parti, SeeD con le armi sguainate che finivano gli ultimi mostriciattoli. Nessun G.F. era stato invocato. Squall e Seifer corsero verso il bar senza finire in battaglia, la situazione, a dire il vero, sembrava sotto controllo. Quistis venne loro incontro.

“Dov’eri, Squall? Ti ho cercato dappertutto.”
“In camera, ma che diavolo sta succedendo?”
“I mostri. Sono usciti dal centro di addestramento e ci hanno attaccati. Qualche idiota deve aver lasciato la porta aperta.”
Squall, sbiancato in faccia, guardò Seifer. Il biondo gli restituì solo un sorrisetto sfacciato e alzando le spalle si fece avanti per lui, dato che il Comandante non riusciva a spiccicare parola.
“Sarà stato qualche studente Quis. Si sa che approfittano di queste feste per andare nell’area segreta a pomiciare.”
“Non l’ho chiesto a te. Per fortuna c’erano molti SeeD che non hanno approfittato della licenza per restare a guardare il concerto. Selfie ha fatto un ottimo lavoro, non c’è che dire. La situazione si è risolta quasi subito.”
“Allora per quale motivo mi hai disturbato? Suonare addirittura l’allarme per una cosa che potevi risolvere da sola!”
Seifer gli mise una mano sul braccio.

“Questa è una scuola, ha ragione lei. Se succede qualcosa agli studenti tu ne sei responsabile.”
“Non volevo dire questo, Seifer.”

Quistis si portò le mani sui fianchi e scosse la testa. Era palese che odiava ancora Seifer perché parlando guardava solo Squall.

“Studenti… tre di loro sono rimasti feriti combattendo contro un Pyros. Sono stati portati in infermeria. Pensa che stavano lanciando magie di elemento fuoco e il mostro…”
“È esploso, ovvio.”
“Dai, Quis, anche tu avrai fatto qualche sciocchezza quando eri una studentessa.”
“No, Seifer, io no. Per questo sono diventata insegnante a diciassette anni.”
“E che insegnante! Ti ricordo che hai fallito con me.”
Quistis si sarebbe messa a sbraitare contro Seifer, se non fosse arrivato correndo Zell. Il biondo aveva i capelli imbrattati dei liquami dei mostri che aveva ucciso, indicò Seifer con la testa.
“Che ci fate insieme?”
Squall aprì la bocca per rispondere, ma Zell lo fermò.
“Non dirmelo.”
“Perché? Cosa immagini, gallinaccio?”
Zell diventò paonazzo. Si scrocchiò le nocche nel tentativo di resistere alla rabbia e non rispondere all’insulto con violenza.

“Dov’è Selfie?” chiese Squall, tentando di pacificare gli animi. In quel momento si sentì un fischio provenire da una delle casse del bar. Due studentesse che passavano di là si coprirono le orecchie. Pian piano, il giardino stava ritornando alla normalità, come se non fosse successo niente. I sorveglianti si stavano dando da fare per rimuovere i resti dei mostri. Almeno quello non era compito dei SeeD, pensò con disgusto Squall. Quistis indicò il palco.

“Sta cercando di fare partire il concerto.”
“Non è che finisce che dobbiamo di nuovo suonare noi?”
Quistis si strinse nelle spalle, ma Zell rispose al posto suo, sbuffando nervosamente.
“La band non sembrava troppo turbata.”
Continuava a lanciare a Seifer occhiate assassine. Squall decise di evitare la questione, almeno per il momento. Quello che faceva nella sua vita privata non erano affari suoi. Almeno non più.
Le prime note di chitarra si diffusero nell’aria, le luci si spensero per lasciare spazio a quelle stroboscopiche e la festa si animò. Gli studenti e i SeeD si erano radunati in gruppetti che chiacchieravano a ballavano. Anche il bar cominciava ad avere di nuovo clienti e quando il gruppetto raggiunse Irvine al bancone, Shu li stava già aspettando seduta su uno sgabello.
“Ho visto i centri che hai fatto col fucile da quaggiù, è stato impressionante.”
Shu, con i gomiti sul bancone era protesa verso di lui e Irvine aveva un sorriso seducente mentre si vantava delle sue prodezze.
Quistis si schiarì la voce e solo in quel momento i due sembrarono notare che era arrivato qualcuno.
“Oh, siete qui. Che baraonda è stata eh? Per fortuna che è andato tutto bene.”
“Sì, Irvine. A parte gli studenti feriti. Hai visto, Shu, che ci servono più letti in infermeria e più personale?”
“Va bene, ho capito. Devi farmi la ramanzina anche oggi? Sei proprio una… professoressa.”
Shu scoppiò a ridere. Zell si fece avanti, prese il suo bicchiere e lo annusò.
“È ubriaca. Non te la prendere Quistis.”
Seifer si strinse nelle spalle. “È normale, è una festa.”
Irvine sembrava sorpreso. Alzò una bottiglietta di birra per indicare Seifer.

“Che ci fa qui quell’idiota?”
“Usciamo insieme.” Squall spiegò, freddo. Percepì più che vedere Zell al suo fianco che si irrigidiva. Irvine muovendo la bottiglia come un aeroplanino versò il liquido in un bicchiere pulito, poi lo fece scivolare davanti a Seifer.
“Allora scusami, idiota. Offre la casa.”
“Anche lui dev’essere ubriaco.”
“Concessione carina da parte tua, Quis.”
“Non chiamarmi così!”
Irvine si sporse oltre il bancone per abbracciare Shu e attirarla a sé. Ridacchiarono insieme. Se Irvine aveva sparato in quelle condizioni, pensò Squall, gli avrebbe fatto lui una ramanzina più tardi.
“Infatti idiota è dire poco.” Ringhiò Zell. Shu ridacchiò più forte e Irvine, lasciandola andare, allargò le braccia.
Squall ne aveva abbastanza; stava per prendere Zell da parte, ma Seifer si mise in mezzo.
“Non preoccuparti, ci sono abituato.”

Irvine invitò tutti a sedersi a un tavolo e prese le loro ordinazioni.

Il concerto, a dispetto di quello che era successo, stava andando bene. Sotto il palco si era radunata una piccola folla che ondeggiava e ballava. I ragazzi e ragazze del comitato disciplinare giravano tra gli studenti per assicurarsi che i minorenni non bevessero alcol. Seifer con le gambe allungate per distanziarsi dal tavolo, guardava schifato Zell, che stava trangugiando un coctkail dopo l’altro e ogni tanto lo ricambiava con occhiate piene di odio. Quistis discuteva con Squall delle migliorie che avrebbero dovuto apportare al Garden. Shu li ascoltava con il mento appoggiato su una mano, in preda a un’inesorabile sonnolenza che ogni tanto le faceva crollare la testa. Allora si riscuoteva, apriva bene gli occhi e annuiva a Quistis, per darle l’impressione di stare ascoltando. Drink dopo drink, a Zell era venuta voglia di parlare e dato che nessun altro gli dava attenzione, si era messo a fare un monologo a Seifer. Dopo un po’, più per educazione che per interesse, l’altro si mise a rispondere. Dapprima a monosillabi, poi sempre più divertito dalla parlantina irriverente del ragazzo, aveva cominciato anche a fargli delle domande.

“Un bastardo, ecco cos’era. Sono come i mostri, sono dappertutto e saltano fuori solo per romperti le palle.”
Seifer abbozzò un sorriso. Irvine, che sembrava un po’ più sobrio di prima, li raggiunse con il vassoio, si caricò i bicchieri vuoti. Si chinò verso Seifer per sussurrargli nell’orecchio:
“Zell è appena stato lasciato dal milionesimo ragazzo.”
Sfortunatamente, le orecchie di Zell captarono il suo commento.
“Non era una buona scopata comunque.”

Dicendo così, guardò Squall direttamente negli occhi.Il bruno distolse lo sguardo, infastidito. Irvine lasciò altri due cocktail sul tavolino prima di tornare al bancone.
Squall ne prese uno alla cieca, sotto lo sguardo insistente di Zell, senza staccare gli occhi da Quistis che gli parlava, come se ne andasse della sua vita, lo sorseggiò, prima di passarlo casualmente a Seifer, sfiorandogli la mano.
Forse cercava di evitare la reazione che aveva appena provocato, ma Zell afferrò Seifer per un braccio per attirarlo più vicino a sé per indicargli Squall con un cenno della testa.
“Tu sei un uomo fortunato. Quella sì che è una scopata degna.”
Squall e Quistis si girarono verso di loro. Il Comandante fulminò Zell con lo sguardo, ma lui non se ne accorse neanche, perché continuò imperterrito: “Peccato per il suo carattere di merda.”
Squall si alzò di scatto rovesciando la sedia.

“Adesso basta! Sei ubriaco e volgare, non ti voglio sentire!”
Zell strinse la manica di Seifer più forte e si rivolse a Squall: “Guarda che io dico solo la verità, puttanella.”
“Parla per te, cocainomane!”
Shu, improvvisamente sveglia, si prese la testa tra le mani: “Eccoli che lo fanno di nuovo.”
Zell si alzò a sua volta, deglutì guardando Squall, poi si girò e corse via.

“Qualcuno dovrebbe andargli dietro?”
Si girarono tutti verso Seifer, come se avesse detto una cosa assurda.
“Ehi, stiamo parlando del gallinaccio. Non pensate che potrebbe fare qualcosa di stupido?”
Diamine, stava per andarci lui. Sembrava l’unico che si preoccupava per il ragazzo visibilmente intossicato dall’alcol. Squall sospirò.
“Ci vado io.”
 

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