Cuore di Guerriera

di SaintForever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Post

Prologo

 

/-----------------------------------------/

 

Corro. Corro lungo un precipizio. Scappo. Scappo senza voltarmi mai.

Il cielo palpitava come rosse fiamme.

Ero nuda e inerme. I rovi mi graffiavano la pelle, pietre aguzze mi foravano i piedi; ma io scappavo.

Improvvisamente la terra iniziò a tremare, ed io caddi. Scivolai nel baratro e con la mano ferita sostenni il mio corpo. Poi una voce, sempre la stessa. Sento sempre la stessa frase rimbombare nell’immenso.

“Tutto sta per compiersi…presto le predilette del Divino distruttore di uomini risorgeranno a nuova vita…il regno delle eterne sorelle sorgerà di nuovo…”

Poi caddi nel vuoto.

 

/-----------------------------------------/

 

Lo stesso sogno, ancora una volta.

Mi sveglio. Mi siedo sudata ed ansimante sul mio letto. Goccioline di sudore mi scivolano lungo la fronte, sul collo, fino a raggiungere la scollatura della mia veste da notte.

Guardo fuori dalla finestra: è ancora buio.

“Ancora quel sogno…starò forse diventando pazza?” penso.

Con un gesto brusco esco da sotto le coperte, ormai tutte spiegazzate e scomposte. Il pavimento è così freddo a contatto con i miei piedi nudi. La stanza è completamente buia, solo una lieve luce proviene dalla finestra spalancata. Il vento fresco smuove le tendine velate della camera e giungendo fino al mio corpo mi provoca un brivido lungo tutta la schiena lasciata nuda dalla veste.

Decido di andare a bere, quindi mi alzo dal letto e inizialmente il gelo del pavimento mi impedisce di sentire tutto il resto. Non curante di ciò muovo il primo passo. Un dolore lancinante al piede arriva come una scarica elettrica fino al mio cervello, facendomi perdere le forze. Stramazzo al suolo afferrandomi il piede con una mano. Improvvisamente sento qualcosa di caldo scorrere fra le mie dita. E poco dopo la stessa sensazione sulle braccia, le gambe e sul fianco destro.

Guardo la mia mano, ma col buio riesco solo a distinguere una sostanza scura e vischiosa. Una sgradevole intuizione si fa largo fra i miei pensieri, così istintivamente guardo il fianco: una chiazza scura si spande nella mia veste bianca. L’intuizione diventa certezza.

Sangue.

In preda al panico cerco l’interruttore del lume sul mio comodino. Accendo la luce e lo spettacolo che appare davanti ai miei occhi mi sconvolge.

Tagli profondi, graffi su tutto il mio corpo.

Scoppio a piangere, tremo, ansimo dal dolore.

-Aiutatemi!!Aiuto!!- urlo con tutta me stessa.

Intanto sento le forze venirmi a mancare…lentamente vedo confondersi le sagome tutto intorno a me.

L’ultima cosa chiara nella mia mente è il ricordo della porta che si spalanca e nel buio della mia mente…

-Pentesilea!!-

…la sua voce…

-Kanon…-

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Post

Tre mesi prima…

-Nonostante sia appena iniziato Aprile fa già un caldo pazzesco…proprio oggi dovevo venire a visitare la Valle dei templi accidenti a me...-

Sbuffo sonoramente facendo girare verso di me una coppia di anziani che dopo avermi lanciato un’occhiata strana continuano la loro visita dei templi.

Finisco quella che sarà la decima bottiglietta d’acqua in 3 ore di escursione passandomi poi una mano fra i capelli. Fa decisamente troppo caldo oggi, così decido di legarli in una coda di cavallo alla bene meglio.

Certo non sembro proprio una sventola di ragazza ma anche in tenuta da turista devo dire di non lasciare indifferenti i ragazzi. Ovviamente non potevo vestirmi diversamente per visitare Agrigento, specie poi in una giornata così calda.

Tutto sommato faccio la mia figura: sono una ragazza normale, non troppo alta per una ragazza di appena 19 anni, poi con i miei capelli castani, gli occhi azzurri e la pelle abbronzata direi che posso confondermi bene con le tipiche “ragazze mediterranee”.

Incurante degli sguardi delle persone continuo la mia incursione ammirando e, naturalmente, fotografando il tutto.

Mi fermo un po’ di più ad osservare il tempio della Concordia che, essendo quello conservato meglio, mi attirava di più.

Sono amante di tutto ciò che riguardi la mitologia o la storia come del resto lo erano i miei genitori visto che mi chiamarono Pentesilea. Ovviamente per gli amici sono sempre stata “Lea”. Sono anche un tipo che ama molto viaggiare e stare a contatto con la natura e con tutto ciò che è selvaggio. Per questo motivo cerco sempre di organizzare viaggi di questo genere.

Questa settimana sono arrivata in Sicilia, un paese davvero bello e simpatico oltre che ricco di storia. Naturalmente sono qui da sola, essendo orfana da ormai diverso tempo, non mi prendo la briga di invitare amici o parenti nei miei viaggi.

Senza rendermene conto mi sono persa nei miei pensieri osservando il tempio, tanto da non accorgermi di due uomini alquanto sospetti che si stavano avvicinando furtivamente a me.

Questi per l’appunto mi afferrano per le braccia e tappandomi la bocca mi trascinano con sé, ovviamente io inizio a dimenarmi.

“tu guarda che maniere…e meno male che questo era un bel paese” penso.

I due mi trascinarono dietro a due alti arbusti.

“ma come ho fatto a non notarli? certo due che ti girano con occhiali neri scuri e in divisa alla stile agenti di Matrix, con questo caldo poi, non dovrebbero passare inosservati”

Una volta dietro agli arbusti, nascosti da occhi indiscreti, uno dei due si leva con un gesto brusco gli occhiali da sole e girandosi verso l’altro uomo con un’espressione ironica dice:

- Sai Ioria, quando il grande sacerdote ha detto di essere discreti e furtivi non credo intendesse questa mascherata-

-Death, non polemizzare come tuo solito- risponde l’altro togliendosi gli occhiali da sole ma, a differenza dell’altro, parlò con tono pacato e calmo.

Ma tu guarda che situazione…

- Io non polemizzo! Commento solo il tuo modo assurdo di fare le cose, ci guardava mezza Sicilia!-

- Sai benissimo che è impossibile che ci stesse guardando mezza Sicilia…- ribatte sempre pacato Ioria.

Death si passò una mano sul volto con aria mista fra esasperazione e incredulità.

- ok… potevi lasciare fare a me però, visto che fra noi due sono quello che conosce meglio questo posto…-

Intanto io sempre più shockata dalla situazione non so se ridere o piangere.

-ahahahah- interrompo io con una risatina forzata.

I due si voltano verso di me alzando entrambi un sopracciglio.

- ora capisco, siamo su scherzi a parte! dov’è la telecamera?- chiedo io guardandomi a destra e sinistra con un sorriso da ebete stampato in volto.

-scusa come?- chiede Ioria.

- si dai, la telecamera…è uno scherzo vero?- dico io furbetta.

I due si guardano confusi, poi voltandosi verso di me:

-no-

-cosa volete? Derubarmi?-

-no-

-violentarmi?-

-no-

“e diamine non si batte un chiodo” penso.

- ok signori, è chiaro che non vi sentite bene, io purtroppo non sono del posto perciò non posso indicarvi un ospedale, perciò vogliate scusarmi…arrivederci- dico io correndo via a gambe levate.

Mentre corro mi guardo le spalle per vedere se i due mi stanno seguendo.

Quando penso di averli seminati vado a sbattere contro un corpo…o un macigno? La consistenza è uguale.

Cado poco elegantemente col sederino a terra e, mentre penso a maledizioni ed insulti per il macigno lì davanti a me, alzo lo sguardo per vedere contro chi ho sbattuto.

Sarà il caldo, la stanchezza o semplicemente il fatto che non ho mai visto un uomo così bello in vita mia, fatto sta che rimango a fissare la figura davanti a me in catalessi.

Bello? Ma che dico? Sarà una divinità spuntata dal cielo.

Questi intanto mi sta guardando. Io lo guardo. Lui mi guarda. Noi ci guardiamo.

Differenza sostanziale: io lo guardo in adorazione, lui mi guarda con un sopracciglio alzato.

Intanto dietro di me i due rompiscatole di prima mi hanno raggiunto.

- Milo…che ci fai qui?- dicono rivolti allo schianto di fronte a me.

Bingo! Questi tre si conoscono.

Non credevo che potesse cadermi dal cuore così velocemente questo ragazzo.

- E’ evidente che il grande sacerdote aveva dei dubbi sulla riuscita della vostra missione…- dice -...come è evidente che tanto torto non aveva…- conclude poi guardandomi.

-ok- dico io alzandomi –uno: si può sapere cosa diavolo volete da me? due: chi cavolo siete?- poi rivolgendomi ai due agenti di Matrix – e cosa più importante: ma voi due non sentite caldo?- chiedo schifata.

-per Zeus che peperino che è…- bisbiglia Death alzando gli occhi.

-non è questo il luogo per parlarne- dice Ioria.

-giusto!- approvo io – e nella considerazione che io non voglio parlarne vi saluto. Bye bye - aggiungo andandomene.

Proprio quando sto per andarmene, Milo –il figo per intenderci- mi afferra un braccio e con un sorriso che sembra lo abbiano scolpito gli angeli mi dice: -voglia scusarci signorina c’è una questione di estrema urgenza che la riguarda, perciò dobbiamo portarla ad Atene il più presto possibile, con il suo permesso-

“Mamma mia che galante…” penso.

Non so se in quel momento i miei occhi hanno veramente assunto la forma di due cuoricini, ad ogni modo decido di accettare.

Infondo non ho mai visto Atene ed è il mio sogno andarci da sempre.

Poco dopo ci dirigiamo in albergo per andare a ritirare le mie valigie ed io, prima di ogni cosa, ho fatto promettere loro che non appena saremmo saliti in aereo mi avrebbero dato delucidazioni sulla faccenda.

Continua…

Volevo ringraziare tutti per aver letto la mia fanfic, specialmente quelli che hanno commentato^^
Vedrò di aggiornare ad intervalli più brevi possibili anche perchè come potete vedere i capitoli non sono poi così lunghiXD
grassie a tutti e spero che questo chap vi piaccia =)
basetti^^

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Post

-certo la signorina non è proprio il tipo che viaggia leggero eh...- dice Death posando  l’ennesima valigia davanti la porta della camera d’albergo.

-ehi non sono poi così tante- rispondo io stizzita facendo sbucare dalla porta solo la testa.

Guardo le mie valigie. Insomma, tre valigie non sono poi così tante, o si?

Esco dalla camera e mi premuro di richiuderla a chiave.

-beh, andiamo?- propongo con un sorriso ai tre uomini davanti a me.

Scendiamo velocemente le scale  e, dopo aver restituito la chiave alla reception dell’albergo, usciamo in fretta per prendere il pullman che ci avrebbe portato fino all’aeroporto.

 

---------------------------------------------------------------------------------------

 

-allora signori,visto che non c’è nessuno nel pullman oltre all’autista, che ne dite di anticipare ad adesso un paio di spiegazioni?- dico io distogliendo lo sguardo dal finestrino del pullman.

Milo si volta verso di me e dopo essersi scambiato un’occhiata con gli altri due comincia:

-Pentesilea...-

-frena!- interrompo io.

-non mi hai nemmeno fatto cominciare!- constata lui spazientito.

-come conosci il mio nome? Ehi...mica siete della CIA? perché se è così io sono totalmente pulita eh, non ho mai rubato nulla, non ho commesso reati, non copiavo nemmeno i compiti in classe caspiterina!-

-insomma vuoi farci parlare?!- dicono all’unisono i due dietro .

-ok ok- acconsento io.

-Pentesilea...- ricomincia Milo.

-già detto, state diventando ripetitivi- sbuffo.

Death e Ioria mi lanciano uno sguardo truce.

-ok scusate-

-Pentesilea...se tu ti trovi con noi adesso è perché sei in pericolo...-

-oh si certo...- annuisco ironica.

-non stiamo scherzando sei....-

Non riuscì a finire la frase perchè il pullman frenò improvvisamente, come se fosse andato a sbattere contro qualcosa.

-ma che diamine...?- dico massaggiandomi la testa.

Io e gli altri ci alziamo dai nostri posti, dirigendoci all’alloggio dell’autista. Questi era semicosciente ed aveva un rivolo di sangue che gli scorreva lungo la tempia.

Ioria tenta di rianimarlo scuotendolo mentre io e gli altri due guardiamo fuori dal parabrezza semidistrutto  per vedere contro cosa avevamo sbattuto.

Sento uno strano rumore provenire da davanti a me prima che Milo mi trascini buttandoci tutti e quattro indietro. Cadiamo tutti a terra e ciò che vediamo lascia me terrorizzata e gi altri tre preoccupati. L’intero alloggio dell’autista era stato strappato via dal resto del mezzo e gettato via fuori strada.

Guardo con un misto di terrore e sconcerto l’autore di tutto questo:  un ragazzo, poteva avere poco più della mia età, vestito di un’armatura bronzea e lucente, dai capelli lunghi e neri e gli occhi di un azzurro straordinario. Lì per lì sarebbe stato un ragazzo molto affascinante anche nel suo bizzarro modo di vestire,ma il suo operato mi fece scartare subito ogni possibilità.

-vogliate scusarmi mia signora, non volevo spaventarvi- dice prodigandosi in un profondo inchino.

Io mi volto verso i miei nuovi “amici” poi rivolgendomi di nuovo al misterioso ragazzo mi indico con un dito.

Il ragazzo sorride –vogliate quindi seguirmi milady-

Milo e gli altri due intanto si sono alzati.

-temo che il tuo viaggio sia stato vano, demone, la signorina non ha alcuna intenzione di seguirti!- dice Milo ad alta voce ponendosi davanti a me.

-come osi tu, insetto insignificante, rivolgermi la parola?- dice quello sprezzante.

Non so cosa sia ma il ragazzo misterioso adesso è avvolto da uno strano bagliore  rosso, allunga la mano verso di noi, poi non so come ma dal suo dito scatta un raggio dello stesso colore dell’aura e...

Mi ritrovo distesa sull’asfalto, devo aver perso i sensi per alcuni secondi. Mi volto verso il pullman e con apprensione constato che è in fiamme semidistrutto.

Non trovo le forze di alzarmi, il sole mi acceca, finché non vedo un’ombra avvicinarsi a me.

Riesco a distinguerne il viso solo quando questi si china su di me. Sono confusa, inoltre credo di essere ferita, qualcosa di caldo scorre lungo le mie tempie, qualcosa che suppongo sia sangue.

Intanto il ragazzo allunga una mano verso di me ed  io terrorizzata con le poche forze che mi rimangono tento di allontanarla.

Questi con un gesto fulmineo mi afferra il braccio mentre con l’altra mano, allungando un dito, raccoglie quel rivolo di sangue.

-ogni goccia del tuo sangue è preziosa- mi sussurra.

-allontanati da lei!-

Sento la voce di Milo.

Il ragazzo si alza e sorride con malignità –voi scarafaggi siete più duri a morire di quanto pensavo...poco male, mi divertirò di più- dice, e di nuovo attorno a lui quell’aura rossa.

Intanto io ho recuperato un po’ di forze e, una volta alzata, guardo con sconcerto lo spettacolo che si presenta davanti a me: adesso anche Milo, Ioria e Death sono circondati da un’aura, solo che, differenza dell’altro, la loro è dorata.

Milo si volta verso Death e Ioria, annuisce.

Nei  minuti successivi  si può dire che non ho capito cosa sia successo, sarà che ho sbattuto la testa ma a malapena vedo i loro movimenti: un minuto sono in un posto poi spariscono e appaiono da tutt’altra parte.

Oddio sono pazza?!

Poi finalmente si fermano un po’: quelli che teoricamente dovrebbero proteggermi sono chinati su se stessi ansimanti,mentre il ragazzo misterioso è, se possibile, più fresco di prima.

-ah ah ah  -  ride malignamente –sarebbe dunque questa la vostra leggendaria forza?- domanda con scherno.

-taci, stolto! Un cavaliere può espandere il suo cosmo fino ai limiti estremi dell’universo, guardati da ciò demone!- ribatte Milo.

Cosmo?? Cavaliere?? Universo??

Ma che sono fanatici? O sto dentro ad un film?

A distogliermi dai miei pensieri ci pensa un rumore assordante: come il “tuuuu tuuuu” del telefono, solo che teoricamente quello non dovrebbe spaccarti i timpani.

Sia io che i tre “cavalieri” ci copriamo le orecchie, mentre l’altro guarda prima il cielo poi rivolgendosi ai cavalieri: -a quanto pare oggi è il vostro giorno fortunato, cavalieri- dice prima di schizzare via in cielo con una scia rossa.

I tre si voltando verso di me, Milo facendosi avanti e ponendo le mani di fronte a se mi dice –Pentesilea, calmati, adesso noi....-

-cosa diamine è successo? Cavalieri? Ma chi siete?Cosmo? Ma che cavolo è? Demone? Siete pazzi? Universo?  Siete alieni? E tu cosa...?-

SBAM...crollo a terra svenuta.

 

Continua....

 

 

Chiedo umilmente perdono per il ritardo ç_ç

Okok so di non aver dato molte delucidazioni in questo capitolo…anzi forse vi ho confuso ancora di più ^^’ ma fa tutto parte della storia tranquilli avrete spiegazioni a breve XD

Grazie di cuore a tutti voi che avete letto e recensito o solamente letto^^

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Post

“ahia che dolore…ma che cosa è successo?...non ricordo nulla accidenti…solo un gran mal di testa e…no un momento…ora ricordo…”

Mi alzo di soprassalto mentre tutto si fa più limpido ai miei occhi.

Mi trovo in un luogo molto affollato, c’è un gran via vai di persone armate di bagagli. È tutto illuminato dal momento che fuori è già buio, saranno le 8 di sera o qualcosa del genere, non ne sono sicura, c’è davvero brutto tempo. Strano, a quanto mi ricordo il tempo era buono, che cambiamento radicale.

“Quanto trambusto, ma dove sono?” mi chiedo finché la voce limpida di una signorina parla al megafono risuonando in tutta l’immensa sala.

TU TU

- L’aereo proveniente da Roma arriverà con un leggero ritardo a causa delle condizioni meteorologiche avverse, si informano quindi i signori che tutti i prossimi voli partiranno con un’ora di ritardo.-

“Ed io quando sono arrivata all’aeroporto?” mi chiedo mentre mi guardo attorno.

-ben tornata fra noi-

Sobbalzo e mi giro. “ah è quel figo, come si chiamava?….ah si Milo”

Mi porge un bicchiere d’acqua mentre io lo guardo un po’ sospettosa.

-tranquilla- mi dice sorridendo – è solo acqua-

-grazie- faccio un gran sorriso al bel ragazzo che intanto si siede nella panchina accanto a me.

Bevo tutto il liquido nel bicchiere, effettivamente avevo molta sete.

Stiamo in silenzio un paio di minuti, ascoltando il vocio della gente presente all’aeroporto.

-cosa mi è successo?- chiedo poi io, rompendo il silenzio che si faceva sempre più insopportabile.

-beh…premetto che non è stata una cosa voluta…- sembra imbarazzato -quasi…- aggiunge poi distogliendo lo sguardo.

- Milo…- intervengo seria – cosa mi è successo?- lo guardo con aria interrogativa ma sempre molto seria.

-beh…- ripete.

-Milo l’aereo parte con un po’ di ritardo, te lo dicevo che dovevamo usare mezzi più veloci-

Mi volto e vedo un ragazzo, un bel ragazzo, alto e atletico, dagli occhi azzurri e i capelli lunghi color dell’oceano. In altre circostanze quel colore mi sarebbe sembrato ridicolo, ma dovevo ammettere che a quel ragazzo donavano parecchio.

-si Kanon ne sono a conoscenza… comunque lei è Pentesilea, prima non avete avuto modo di…ehm…interagire- dice Milo indicandomi con lo sguardo.

Io mi alzo sorridente.

– piacere- sorrido -sono Pen…-

-so già chi sei- risponde lui freddo e distaccato.

“ma che modi!” penso.

-ehi cosa c’è azzurrino hai forse qualche problema con me?- ribatto io stizzita alzandomi di scatto e ponendo le mani sui fianchi.

-Pentesilea- interviene Milo ponendosi fra di noi – lui è Kanon, e tu prima sei svenuta perché lui…ecco…ti ha colpita…- dice imbarazzato, io sto per rispondergli per le rime ma –no calmati- mi frena Milo - sono sicuro che non voleva farlo…è stato un banalissimo errore…diglielo Kanon…- dice rivolgendosi speranzoso all’altro.

- tse…per favore Milo l’ho colpita perché stava diventando insopportabile! per Zeus non la smetteva di fare domande e sono sicuro che se non l’avessi colpita a quest’ora staremmo ancora lì a risponderle- dice con un ghigno, incrociando poi le mani al petto.

Sono furibonda, mai vista tanta insolenza!

-senti non so chi sei e nemmeno mi importa, ma non permetto a nessuno di parlarmi in questo modo mi sono spiegata azzurrino?- gli rispondo puntellando il suo petto con l’indice.

Lui abbassa lo sguardo e devo ammettere che i suoi occhi mi gelano il sangue.

Onestamente è molto inquietante: è molto più alto di me ed i suoi occhi così profondi visti da quaggiù mettono a dir poco in soggezione.

-ascolta mocciosetta- dice prendendomi per un braccio e scuotendomi – finché non arriviamo ad Atene qui le regole le dettiamo noi e farai bene ad avere un po’ più di rispetto-

Milo intanto guarda atterrito la scena senza avere il coraggio di intervenire.

-mi dispiace azzurrino- dico scrollandomi dalla sua presa in modo brusco -ma si dal caso che non ho alcuna intenzione di stare al vostro gioco e, per l’esattezza, al tuo di gioco!-

-forse non mi sono spiegato…- dice Kanon.

-no caro forse sono io che non mi sono spiegata- lo interrompo – non mi importa cosa pensi, cosa siete voi tutti ne cosa volete da me, perciò addio!-

Detto questo raccolgo lo zaino con le mie cose e faccio per andarmene.

-Pentesilea aspetta!- Milo mi corre dietro e si pone davanti a me bloccandomi.

-che vuoi?- chiedo brusca.

-senti, è vero quello che ti dicevo sul pullman questo pomeriggio, sei in serio pericolo e credo tu te ne sia resa conto oggi- dice posandomi una mano sulla spalla.

-mi rivolgerò alle autorità competenti per questo, grazie mille-

-non capisci Pentesilea, sei in pericolo e nessuno può proteggerti, solo noi-

-si certo- dico –beh, ci hai provato, addio- chiudo la conversazione superandolo.

Non so bene come ma in men che non si dica me lo ritrovo nuovamente davanti.

-Pentesilea ti prego…siamo noi…ad avere bisogno di te…- dice con lo sguardo supplichevole prostrandosi poi ai miei piedi.

Tempo record divento così rossa da sembrare un pomodoro.

-ehi, Milo? Che fai?- intanto molti dei presenti si erano voltati verso di noi –sei impazzito? Alzati! Ti prego si sono voltati tutti!- lo supplico.

Lui non mi risponde e continua a rimanere lì per terra.

-oh e va bene verrò con voi ma adesso alzati accidenti!- dico guardandomi attorno spazientita e imbarazzata più che mai.

Milo si alza e mi guarda con un sorriso dolce e irresistibile…

-grazie Pentesilea…-

-calma, chiariamo che lo faccio solo perché mi sei simpatico e non per lo scorbutico qui dietro eh- dico io indicando Kanon che intanto è dietro di me con le braccia conserte.

-d’accordo- ridacchia.

-altra cosa- aggiungo.

-dimmi…-

-ti prego chiamami Lea-

- e sia…Lea…- mamma mia il suo sorriso mi fa sciogliere come burro.

All’improvviso mi accorgo che mancano gli altri due amichetti di Milo.

-ma dove sono Death e Ioria?- chiedo a Milo guardandomi in giro.

-ah.beh…loro sono…andati a sbrigare delle cose ma ci raggiungeranno direttamente ad Atene sta tranquilla…- dice con aria rassicurante.

Sento che mi sta nascondendo qualcosa ma non ho voglia di chiedergli cosa, mi spiegherà un bel po’ di cose in aereo.

“È così gentile…e così carino poi” constato guardandolo meglio.

-non vorrei interrompere la vostra dolcissima conversazione- interviene Kanon che sembra, se possibile, più ombroso di prima – ma avremmo un aereo da prendere…-

Già so che con questo qui non andrò mai d’accordo…

 

Continua…

 

Chiedo perdono per il ritardo ma purtroppo i miei innumerevoli impegni non mi permettono di postare così velocemente come speravo =(

Vorrei ringraziare coloro che leggono la mia fanfic e in particolare ringrazio:

 

kikka_hiwatari, grazie dei tuoi complimenti, sono contenta che ti piaccia =) per la cronaca Kanon è anche il mio personaggio preferito XD spero ti sia piaciuto anche questo capitolo^^ besetti!!

 

Snow Fox, grazie mille dei consigli! Ho anche letto le tue fanfic e le trovo davvero molto belle anche perché scrivi molto bene, cercherò di seguire i tuoi consigli sperando di migliorare di capitolo in capitolo^^ baci!!!

 

SaintForever

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Eccomi qui! Dopo tempo immemore, spinta dalle vostre recensioni, ho deciso di riprendere questa storia, sperando di continuare anche l’altra in corso, tempo permettendo  -.-
Non sono sicura della frequenza con la quale aggiornerò ma abbiate fede, se l’ho ripresa dopo tutti questi anni...XD
Piccole note: mi rendo conto che lo stile della storia è un po’ cambiato, è inevitabile dal momento che io stessa sono cambiata, tuttavia ho cercato di mantenermi quanto più fedele possibile allo stile originario mantenendo quindi la prima persona per tutto il racconto (cosa per me molto complicata visto che preferisco i racconti da narratore esterno XD). Per esigenze tecniche potrà capitare più avanti che per alcune parti la storia sarà raccontata con la voce di qualche altro personaggio, quando Pentesilea non sarà presente per esempio.
Uhm... mi sembra di non aver altro da dire.
Ah si! Grazie a tutti voi che avete aspettato con impazienza di leggere la continuazione e grazie in anticipo a tutti gli eventuali nuovi lettori!! Me commossa davvero ç_ç

 
Cuore di Guerriera – Capitolo 4

Una volta lasciati i bagagli al check-in ci dirigiamo in fretta ai controlli del metal detector.
 Non so cosa mi abbia spinto a seguire quei due e ad ogni passo mi sento sempre più idiota per non essere ancora scappata via da quella situazione assurda. Insomma, ero bella tranquilla a visitare un parco archeologico e nel giro di 24 ore mi ritrovo in partenza per Atene con due perfetti sconosciuti. Ok, so i loro nomi, ma che altro? Come può bastarmi?
Eppure qualcosa dentro di me mi spinge ad andare. Non so bene cosa sia, me lo sento fin dentro lo stomaco: devo andare ad Atene.
Intenta come sono a rimuginare sui miei pensieri, mi accorgo solo troppo tardi di un palo in mezzo alla grande sala del gate.  Quando ormai la mia faccia è quasi premuta contro il cemento del pilastro
«Oh porc...»
Non faccio nemmeno in tempo ad imprecare che sento un forte strattone al braccio che mi trascina via da un lato.
«Di un po’ sei cieca? Guarda dove vai mocciosetta!» mi rimprovera Kanon stizzito.
Ecco perfetto! Ci mancava solo fare una figura del cavolo davanti l’uomo più detestabile della terra!
«Stavo sol...» tento di giustificarmi cercando di non apparire più idiota di quanto non sia già stata.
«Caspita...» mi interrompe «non credevo di averti colpita così forte, ma evidentemente hai riportato più danni del previsto» mi dice fingendosi preoccupato e con quel suo sorrisetto odioso. Dio! Quanto non lo sopporto!
«Senti maledetto idiota ero solo distratta, non l’ho visto, poi tu... bah!! Lascia perdere!» mi stringo lo zaino in spalla e senza perdermi in ulteriori discussioni allungo il passo dirigendomi verso l’uscita del nostro volo.
Eccolo qui!  Uscita 7.
Mi volto per dire ai due dietro di me che stanno già imbarcando ma questi sono rimasti ancora indietro e si stanno parlando. Non riesco a sentire da quella distanza ovviamente, ma una cosa è certa: le parole del belloccio Milo hanno dato parecchio fastidio a Kanon, il quale con un sonoro “Tsè” si allontana dal compagno per raggiungermi. Per l’appunto mi sorpassa facendo anche finta di non vedermi e supera per primo i controlli.
Milo dal canto suo fa in fretta a raggiungermi e con il suo solito savoir-faire mi poggia una mano sulla spalla.
«Andiamo?»
Non sarò mai in grado di resistere al suo sorriso, giuro!
Porgo alla signorina addetta ai controlli il mio documento. Questa lo apre e fa una smorfia di indecisione: si lo so, la foto sul documento è orribile, non sembro nemmeno io, ma chi è che ha una foto decente sul documento poi?!
Comunque evidentemente la signorina deve essere abituata a vederne di tutti i colori quindi chiude e mi restituisce il documento con un gran sorriso «Buon viaggio!» esclama.
 

Uffa!  I viaggi in aereo sono una vera palla! Fortunatamente il nostro durava solo due ore e una buona oretta era già passata. Sono seduta tra i due ragazzi che intanto dal decollo non hanno proferito parola, sai che pacchia...
Inizio a mangiare i salatini che qualche istante prima aveva portato la hostess. Vorrei tanto guardare fuori dal finestrino ma purtroppo Kanon si è voluto mettere proprio nel posto accanto ad esso e non voglio certo sporgermi su di lui per guardare fuori, non sia mai!
Devo cerare di ingannare il tempo o morirò di noia...
«Allora...non credete che sia il caso di raccontarmi qualcosa di voi?» sono insieme a loro da ieri, qualche spiegazione me la devono, caspiterina!
Kanon per tutta risposta si gira di più verso il finestrino. Okok, non vuoi parlare uomo duro, l’ho capito!
«Senti Lea adesso non è il momento giusto per parlare, sarebbe... ecco.. complicato. Una volta arrivati ad Atene ti sarà tutto più chiaro, vedrai»
Milo mi sorrider assicurante ma io non ho intenzione di stare ancora al loro gioco.
«No, adesso basta! Voglio delle spiegazioni, adesso! Chi diavolo siete?» probabilmente alzo un po’ troppo la voce perché la hostess si avvicina a noi chiedendo se è tutto in ordine.
Milo la congeda cordialmente, poi si rivolge a me.
«Ok d’accordo ti dirò qualcosa, ma per gli Dei parla piano!»
«Come se fosse possibile...» borbotta Kanon.
Gli lancio giusto un’occhiataccia prima di voltarmi a guardare Milo avida di sapere qualcosa.
«Dunque, lo so che quando te lo dirò tu non ci crederai... Noi siamo Gold Saint, cavalieri d’oro, vale a dire cavalieri della Dea Athena, per meglio dire della sua reincarnazione sulla terra. Noi la serviamo e proteggiamo,  e al contempo difendiamo la giustizia e la pace nel mondo»
«mpf...uhauauhauhauhauhauhahaha» questa è troppo divertente!! Scoppio a ridere, ho le lacrime agli occhi e mi fa male la pancia.
«Milo sei un mito!! Ahahahah! Potevi dirmelo prima senza tanti giri di parole no?» dico non smettendo di ridere.
«Non è esattamente la reazione che mi aspettavo» ammette Milo confuso.
«E perché? Dai è una cosa fighissima!»
«Si, certo, beh.. è una cosa alquanto seria» è evidente che Milo non sa se prendermi sul serio oppure no.
«Certo! Naturalmente! E devo ammettere che siete davvero fenomenali eh! Sembra quasi tutto vero!» ammetto sbalordita mangiando altri due salatini con ingordigia.
«Come sarebbe “sembra”?» Milo non ci sta capendo più nulla.
«Beh dai per essere un film è fatto davvero bene! Gli effetti speciali poi, wow!»
«Ma di che diamine stai parlando?!» sbotta Kanon riemergendo dal suo isolamento.
«Eddai potete finire al recita! Ho capito ormai! Voi due siete attori che recitano in un film, compresi quei due, i cosi, i Matrix insomma. Sono capitata nel mezzo di alcune riprese cinematografiche e il regista evidentemente ha apprezzato la mia performance e mi ha ingaggiato»
Non fa una piega!
«Che mi tocca sentire! Qui l’unico film te lo stai facendo in , mocciosa petulante! Sveglia! È tutto come ha detto Milo!» Kanon è un po’ troppo su di giri, che stia dicendo la verità?
Poco importa perché il dubbio improvvisamente si fa certezza nella mia mente e in men che non si dica rimango imbambolata con la bocca spalancata e un salatino nella mano in procinto di entrare in bocca. Non  proprio un bello spettacolo insomma.
 

Finalmente l’aereo atterra ad Atene. Non ho più spiccicato parola da quando mi hanno detto la “verità”. Insomma, quella che loro dicono essere la verità, a me sembrano tutte baggianate.
Ad ogni modo non so per quale assurda ragione ho deciso di assecondarli ancora un po’, sarà che ho riflettuto che ormai sono ad Atene, sarà che ho considerato che se volessero quei due mi costringerebbero in ogni caso e senza problemi vista la loro stazza, o forse semplicemente c’è qualcosa in loro che mi convince delle loro parole e mi spinge a fidarmi. Insomma non lo so, fatto sta che poco dopo mi ritrovo fuori dall’aeroporto di Atene, sotto un sole cocente, ad aspettare qualcuno di non meglio precisato.
«Dovrebbe essere qui fra poco»
Annuncia Milo con aria mistica, Kanon invece sembra infastidito dall’attesa. Questo qui è sempre più insopportabile.
Dopo un paio di minuti vediamo arrivare una macchina scura di lusso e con i finestrini scuri che si ferma proprio davanti a noi. Scende dalla vettura un tipo ben piazzato, sembrerebbe un soggetto affascinante almeno finché poi non ci si accorge che è un uomo sulla quarantina, completamente senza capelli e dai tratti orientali. Oltre a non essere per nulla affascinante è anche inquietante tutto vestito di nero.
«Siete in ritardo!» rimbecca subito i miei due accompagnatori senza degnarmi di uno sguardo. È visibilmente alterato, cosa che si evince dalla venuzza pulsante sulla sua tempia.
Wow ma qui è una gara a chi vince il premio “Mister Simpatia”!
«L’aereo ha ritardato» si giustifica Milo anche se senza ombra alcuna di dispiacere. Non mi è ben chiaro chi comanda qui...
«Muoviamoci, Lady Saori vi sta aspettando!»
Senza aggiungere altro ci fa cenno di salire in macchina. Non faccio alcuna domanda, anche perché ne avrei troppe al momento, e mi accomodo nella vettura. Milo si siede dietro insieme a me, mentre Kanon si accomoda davanti,  accanto all’omone che guida.
Guardo scorrere il paesaggio attraverso il finestrino dell’auto. Non ero mai stata in Grecia, mi ero ripromessa di andarci un giorno, certo non avrei mai pensato di andarci in queste... condizioni. Una volta usciti dalla città ci immettiamo in stradine in aperta campagna, è tutto così rurale che sembra quasi di stare in altri tempi. Non una casa, non un cartello. Un sobbalzo mi fa capire che non c’è nemmeno più l’asfalto sotto di noi. Stiamo percorrendo il resto del tragitto in una strada sterrata: ma dove diamine stiamo andando?!
Alla quarta volta che quella domanda mi assilla il cervello, la macchina si ferma improvvisamente. Mi guardo attorno: mah! Siamo in un posto più sperduto di prima. Siamo alle pendici di una montagna o qualcosa del genere. Niente case, niente persone.
«Eccoci» annuncia Milo con un sorriso.
Scendono tutti dalla macchina, io tentenno un po’ ma alla fine scendo continuando a guardarmi attorno con circospezione.
«Eccoci... dove? Esattamente» mi guardo a destra ed a sinistra velocemente, senza capire.
Kanon e l’altro tizio si dirigono in fretta verso una sorta di sentiero di montagna.
«Andiamo dai, seguici»
Mi dirigo verso il sentiero e iniziamo a salire. Mamma mia con questo caldo una salita non ci voleva! Faccio fatica a tenere il loro passo, sembra che a loro la fatica non li sfiori nemmeno.
«Ti serve una spinta?» chiede Kanon sfottendomi.
Mi sento come una scolara presa di mira dal bullo di turno, ma glielo piazzo io un cazzotto prima o poi!
Con un ringhio, poco femminile lo ammetto, mi costringo ad allungare il passo. Ho una dignità io!
Dopo una ventina di minuti di salita arriviamo ad una specie di spiazzo dove, indovinate un po’, non c’è nemmeno nulla!
I miei tre accompagnatori si fermano qualche metro davanti a me mentre io mi accomodo sfinita su una roccia dietro di loro.
«Dura ancora molto questa gita?!» sono ormai spazientita «è davvero un bellissimo panorama lo ammetto però la prossima volta mi fate una foto e me la inviate senza bisogno di farmi fare questa sfacchinata!»
Il panorama era davvero meraviglioso:  una gola non molto profonda sormontata da un monte ben più alto rispetto a dove eravamo arrivati.
«Lea, vieni qui..» Milo mi porge la mano invitandomi a raggiungerlo.
Ok, tanto ormai metro più, metro meno. E poi accade. Accade l’impossibile: mentre mi avvicino a Milo mi accorgo di stare attraversando come una barriera di energia o una roba simile. Cose da film insomma!
Davanti a me il panorama cambia improvvisamente: il luogo che prima era disabitato ora invece è tutt’altro. Mi sembra di trovarmi tra le rovine di un’antica città greca. Dall’alto intravedo quello che sembra un’antica arena, poi ancora case basse, costruzioni varie, colonne e poi lungo tutte le pendici del monte fino alla cima una serie di templi, enormi, collegati da lunghe scalinate. In cima poi un altro tempio, il più grande, con accanto un’enorme statua che, pur se molto distante, riconosco essere di Atena Nike. A qualcosa son servite le lezioni di arte antica.
Rimango a guardare lo spettacolo esterrefatta, il mio sguardo galoppa da un punto all’altro senza sosta cercando di capire cosa, come, quando, tutto.
«Benvenuta al Santuario» la voce di Milo arriva flebile alle mie orecchie, a stento sento la sua mano poggiarsi sulla mia spalla.
È mai possibile tutto questo?

 
Continua...
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
Rimango imbambolata a guardare quello spettacolo assurdamente inusuale per un tempo che non riesco a quantificare.
«Si, lo so. Non è possibile, vero?» dice Milo ridacchiando.
«Non stavate mentendo...» constato io in un bisbiglio. Forse cercavo di convincere più me stessa.
«Din din! E il premio per l’ovvietà va a Pentesilea!» non poteva mancare il commento sarcastico di Kanon, naturalmente.
Poco male, non ho nemmeno il tempo di arrabbiarmi che sento improvvisamente le forze mancarmi. Che sensazione strana, sono già svenuta altre volte in passato ma questa volta è diverso: è come se la mia coscienza venisse strappata con la forza dal mio corpo.
Improvvisamente tutto si fa buio intorno a me, l’ultima cosa che riesco a distinguere prima di perdere contatto con la realtà è Kanon sopra di me che con aria preoccupata mi chiama «Lea! Lea! Accidenti!»
Nahhh, mi sbaglio, la sua aria preoccupata non è assolutamente reale. Sarò già bellamente svenuta e questo sarà stato solo un sogno. Tutta quella sfacchinata, certo! Sarà un misero calo di zuccheri.
Il buio intorno a me si fa più fitto, fluttuo nel vuoto sentendo l’eco del mio respiro.
Vengo risucchiata in un vortice sotto di me e il buio svanisce lasciando il posto ad un panorama a me sconosciuto.
Sono in un bosco, i raggi rossi del tramonto filtrano attraverso i rami spogli degli alberi. Un forte odore di bruciato pizzica le mie narici. Un incendio.
Insieme all’odore di legna bruciata fa capolino un odore ben più fastidioso e... nauseante.
Non riesco a distinguerlo. Cammino lentamente avanti a me, guardandomi attorno, cercando di orientarmi.
Di nuovo uno dei miei sogni, ma così dannatamente reale. Inizia pervadere dentro di me un’ansia inspiegata, una sorta di sesto senso che mi dice che mi avverte di qualcosa di terribile.
Inciampo. Qualcosa scricchiola sotto il mio piede, guardo con riluttanza cosa sia e quello che vedo mi fa indietreggiare velocemente e cadere a terra.
Un corpo. Una donna mezza carbonizzata. Trattengo a stento i conati di vomito che si fanno sempre più insistenti nella mia gola.
«Mio Dio!» esclamo coprendomi la bocca con la mano.
Alzo lo sguardo, guardando oltre il cadavere. Scoppio in lacrime, i miei singhiozzi si confondono con il rumore delle fiamme.
Un accampamento in fiamme. Dappertutto decine e decine di corpi bruciati, sanguinanti, mutilati, semplicemente morti. Tutto intorno a me è morte.
 Noto solo ora i miei vestiti, sono così strani. Vesto di una sorta di armatura fatta di cuoio e oro. Senza avere il tempo di domandarmi il perché, sento qualcosa di vischioso sulle mie mani, sul mio corpo. Qualcosa gocciola dai miei capelli e scorre sul mio viso appannandomi la vista. Con le mani cerco di asciugarmi gli occhi e ciò che vedo sulle mie mani mescolato alle mie lacrime mi lascia senza respiro.
Sangue, sono letteralmente coperta di sangue. Nessuna ferita che lo giustifichi, un pensiero orribile si fa largo nella mia mente.  Non mi appartiene.
Una voce rimbomba nelle mie orecchie.
«La mia guerriera. Sono fiero di te, mia Pentesilea...»
Cado sulle ginocchia di nuovo in lacrime. Butto la testa indietro guardando il cielo rosso, rosso come il sangue e la mia bocca si spalanca in un urlo, un urlo feroce e indemoniato che non mi appartiene.
Sento le mie corde vocali bruciare per lo sforzo, la voce viene quasi a mancare.
 
 
Mi sveglio tutta sudata trasportando quell’urlo nella realtà. È stato solo un sogno, un sogno terribilmente reale. Cerco di controllare i tremori che investono ancora il mio corpo e mi stringo nella coperta sentendo un brivido gelato lungo la schiena.
Dove diamine sono?
Mi guardo attorno e vedo una stanza molto spartana dalle pareti di pietra bianchissima. Solo una lampada ad olio posta su quello che sembra un piccolo comodino di legno rischiara il buio della stanza.
La finestra è aperta e le piccole tendine in cotone svolazzano a ritmo del vento della sera.
In men che non si dica vedo spalancarsi la porta della stanza e fa capolino un uomo alto dagli strani capelli lilla lunghissimi e due strani punti rossi sulla fronte.
Nonostante l’aspetto bizzarro il suo viso dolce seppur distorto dall’evidente preoccupazione mi rassicura immediatamente riguardo le sue intenzioni. Dopotutto, uno sconosciuto era appena entrato vedendomi... ohmmmiodddio sono nuda!!
Solo in quel momento realizzo di essere completamente senza vestiti in un letto a casa di non so chi e con un perfetto sconosciuto nonché bizzarro davanti a me. Insomma il mio cervello deve funzionare ancora bene perché non ci metto molto a fare due più due!
Mi copro in fretta con la coperta del letto e sto per cacciare uno di quegli urli da film quando l’uomo davanti a me alza le mani in segno di scuse bloccando la mia reazione.
«Calmati! Calmati! Non ho cattive intenzioni te lo assicuro! Ho sentito un urlo e sono venuto a controllare che andasse tutto bene. Stai bene?» mi chiede con tono sinceramente preoccupato.
«S..si» balbetto io imbarazzata mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Oh, bene!» sospira lui rasserenato «Piacere, io sono Mur, Cavaliere dell’Ariete al servizio della dea Athena»
«Lea..»
«Si lo so bene chi sei» mi dice con un gran sorriso.
«Ah, bene. Che cosa è successo? Dove sono? Io... non riesco a ricordare nulla» dico prendendomi la testa fra le mani sforzandomi di ricordare qualcosa.
«Stai tranquilla, sei al Santuario di Athena e questa è la mia casa. Quando sei venuta qui stamattina sei improvvisamente svenuta. Abbiamo pensato fosse per lo shock ma improvvisamente hai iniziato ad avere le convulsioni e la febbre alta, le ancelle hanno dovuto, ecco, spogliarti per farti abbassare la temperatura» Mur sembra decisamente imbarazzato.
«Ah, ok le ancelle» pfui, almeno non è stato qualche maniaco! «comunque adesso inizio a ricordare...»
«Posso chiederti cosa è accaduto?»
«Solo un incubo, niente di importante. Ultimamente mi capita spesso, credo di avere problemi di digestione. Proverò con il Brioschi» rispondo facendo spallucce.
Mur rimane interdetto a guardarmi, poi si avvicina a me chiedendomi prima il permesso mi tasta la fronte.
«Mh, la febbre è scesa» dichiara «La dea Athena ha chiesto di vederti immediatamente non appena ti fossi ripresa»
Ma si può sapere perchè ha tutta questa fretta di incontrarmi?! Mamma mia è più insistente del recupero crediti! Comunque non è il caso di fare storie, in fondo pure io vorrei capire al più presto il motivo di questa gita, perché quello strano essere mi ha attaccato ad Agrigento, insomma tutta una serie di cose fuori dal mondo... e perché continuo a fare quei sogni...
Mi ritorna alla mente l’ultimo e di nuovo un brivido gelato mi scorre lungo la schiena. Mur se ne accorge infatti mi invita subito a vestirmi per non prendere un malanno.
«Ti vado a prendere qualcosa da mettere, i tuoi vestiti erano tutti fradici di sudore quando te li hanno levati»
«No aspetta non occorre, portatemi qui la mia valigia ho già tutto!» dico io prima che questi esca fuori dalla stanza. Ha fatto finta di non sentirmi.
Sbuffo chinandomi con la faccia sul materasso e riemergo non appena sento l’uomo rientrare nella stanza con un abito. Ma che è? Un peplo? Stiamo scherzando? Io non ci vado in giro vestita così, assolutamente! Manco nel Medioevo!
«Ecco qui, dovrebbe andarti bene» Mur sembra molto soddisfatto.
Mi dispiace dargli un dispiacere ma non ho intenzione di indossarlo! Mi appresto a dirglielo cercando una giustificazione convincente per non offendere la sua cortesia ma prima che possa farlo lui mi anticipa.
«Sai le cose qui al Santuario sono un po’ particolari, ci sono alcune formalità da rispettare, specialmente quando si è al cospetto della dea Athena. Il Gran Sacerdote è molto rigido in questo»
Splendido! Neanche per incontrare il Papa avrei dovuto fare tanto!
«D’accordo lo indosserò. Dammi cinque minuti» dico sconsolata e Mur per tutta risposta esce sorridente dalla stanza richiudendo la porta per darmi la giusta privacy.
Mi alzo dal letto riluttante nel lasciare la coperta che mi dava un po’ di calore, infatti il freddo della sera investe  subito il mio corpo facendomi venire la pelle d’oca.
Mi avvicino all’abito che Mur aveva lasciato sulla sedia vicino la porta e lo analizzo. È un peplo di puro lino bianco, ha una manica lunga e l’altra smanicata con la bretellina tenuta insieme da una sorta di spilla bronzea, il tutto completato da una cintura di cuoio allacciata sulla vita. Beh, di certo è fatto meglio di quello che una volta indossai per Carnevale!
Lo indosso in fretta cercando di metterlo nel modo corretto. I miei capelli sono un disastro, tutti arruffati per via del sonno inquieto. Cerco di aggiustarli pettinandoli un po’ con le mani. Meglio di questo proprio non riuscirò ad ottenere.
Rimpiango di non avere nemmeno il mio beauty case perché ho due occhiaie che mi fanno sembrare un panda, complice anche la matita sbavata sull’occhio. Potrei andare tranquillamente ad una festa di Halloween spacciandomi per una greca zombie.
Si, sono proprio affascinante! Poco male, in fondo non è che mi importi molto di fare colpo su Mur. Con questo pensiero esco dalla stanza.
Doh!!
Una volta uscita trovo davanti a me Mur in compagnia di quel bonazzo di Milo che mi guarda con il suo solito sorriso ammaliatore. Come lo vedo faccio subito per tornare in camera sperando che non mi abbia visto. Pensiero assurdo visto che mi stava guardando e infatti..
«Lea! Sono contento che ti sei ripresa»
Voglio morire, adesso! Ma non possiamo ripetere la scena con me che questa volta sembro umana?
No? Perfetto.
Mi giro sfoggiando un sorriso di circostanza.
«Ah Milo! Ciao! Anche tu qui, come sono felice di rivederti» il mio tono deve essere o molto carino o davvero molto stupido perché Milo ridacchia e si avvicina a me.
«Wow, caspita, quasi non ti riconoscevo, questo abito ti sta meravigliosamente»
Mh! È falsa galanteria, decisamente, ma che importa?  Molti uomini dovrebbero imparare da lui!
Il mio pensiero va automaticamente a Kanon, quel deficiente, e immagino la scena se al posto di Milo ci fosse stato lui. Mi pare già di sentirla la sua irritante risata di scherno.
Per l’appunto Kanon fa il suo ingresso ridendo a crepapelle.
«Come se il problema fosse il vestito! Ahahahah»
Stringo i pugni mentre sul mio viso si alternano vari colori: prima paonazzo per lo sconforto nel vedermelo di davanti, poi rosso per l’imbarazzo, poi ancora blu per la rabbia. Rimpiango che lo stile molto spartano della casa di Mur non mi permetta di avere nulla sotto mano per lanciarglielo.
«Non ascoltarlo, sta solo scherzando!» mi rassicura Milo «Per me stai benissimo» conclude prendendo la mia mano e baciandola.
 Quel gesto così inaspettato mi fa nuovamente arrossire ma al contempo mi fa dimenticare la rabbia nei confronti di Kanon il quale comunque si era inspiegabilmente zittito.
Ad interrompere quella scenetta ci pensa Mur che con tono pacato ci invita a raggiungere al più presto la loro Dea.
Detto fatto. Usciamo tutti e quattro dalla casa di Mur.
Lo spettacolo che mi si para davanti è anche più terrificante del mio sogno di poco prima.
Una interminabile rampa di scale sale fino alle pendici del monte, intervallata qua e là da molti templi, troppi.
Mi auguro vivamente che la residenza di Athena sia al primo di questi ma ovviamente non è così. Troppo facile. Almeno al secondo o al terzo. Ma no!
«Forza andiamo. Dobbiamo attraversare in fretta le dodici case. Gli altri stanno già aspettando al Tredicesimo Tempio» detto ciò i tre iniziano a salire.
Scale, scale scale! Solo scale ho visto qui! Per la miseria siamo nel ventunesimo secolo! Una funicolare no?
Sconsolata inizio a salire le scale, un gradino alla volta.
Questa sarà una lunga notte!
 
Continua...
 
Eccomi qui! Un altro capitoletto è andato! Spero che vi piaccia!!
A presto!

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