Illegal Love.

di Horse_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** First Chapter. ***
Capitolo 3: *** Second Chapter. ***
Capitolo 4: *** Third Chapter. ***
Capitolo 5: *** Fourth Chapter. ***
Capitolo 6: *** Fifth Chapter. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


                    IllegaLove.



 
                                                                      << Sono stato innamorato. È doloroso, senza senso e sopravvalutato >>
                                                                                                                                              Damon Salvatore.                                                             


 



Prologue.
Grayson Gilbert si guardò attorno, spaesato. Si strinse ancor di più nel giubbotto blu scuro che indossava, mentre una mano lo spinse lungo il corridoio. Camminava, ma continuava a guardarsi attorno frenetico, perché l’unica cosa che voleva fare era scappare, andarsene di lì, ma sapeva perfettamente che lo avrebbero trovato, avrebbero fatto qualsiasi cosa per trovare lui e la sua famiglia. 

Tutto ad un tratto fu costretto a bloccarsi, per evitare di schiantarsi addosso a una delle guardie. Una delle due mormorò qualcosa all’altra e quest’ultima, dopo averlo guardato per qualche istante, entrò all’interno. Il tempo passò lentamente ed erano solo lui e la guardia, che lo teneva stretto, impedendogli così di scappare.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa per la sua famiglia, si sarebbe anche sacrificato per loro. La guardia uscì poco dopo, facendo cenno all’altra e all’uomo di entrare. Lo spinsero dentro, in modo da non fargli opporre resistenza. La prima cosa che vide Grayson, quando entrò, fu il volto dell’uomo che più odiava al mondo, quello stesso uomo che avrebbe potuto uccidere lui e la sua famiglia in un determinato istante. Lo sguardo che gli rivolse gli fece tremare le gambe, ma lo guardò comunque negli occhi, fingendo di non aver paura di lui, quando, in realtà, era tutto il contrario.

 

«Grayson Gilbert, dopo tanto tempo ci vediamo.» lo salutò la voce dell’uomo. Giuseppe Salvatore aveva all’incirca cinquant’anni, capelli sul castano chiaro e due occhi verdi, profondi e magnetici. Era seduto su una poltrona di pelle rossa, vestito di tutto punto, con entrambi i gomiti appoggiati sulla scrivania e il mento sul palmo delle mani. «Accomodati pure.»

 

Grayson scosse la testa, facendo intendere come preferisse rimanere in piedi -e come preferisse mantenere le distanze da lui.

 

«Suvvia, Gray, una volta avevamo un buon rapporto.»

 

Grayson deglutì amaramente, ma non si mosse di un passo. Rimase sempre lì, immobile, e dietro di lui le guardie facevano altrettanto.

 

«Va bene, ho capito. Non mi aspettavo qualcosa di meglio, sai?» gli domando l’uomo, facendo cenno alla guardia di riempire due bicchieri di bourbon. «Sai perché sei qui, Grayson? No? Devo spiegartelo io?»

 

Gli occhi di Giuseppe si accesero e un guizzo vendicativo vi passò. 

 

«Pagherò tutto, te l’ho promesso, Giuseppe.»

«Uhm? Da quanto tempo lo prometti, Gilbert?» gli domandò sprezzante l’uomo. «Oltre tutti i danni che hai combinato, c’è anche questo. Hai rischiato di far saltare tutto e per colpa tua abbiamo perso ingenti somme di denaro.»

«Te l’ho promesso, farò tutto il possibile per ripagarvi.» continuò l’uomo, passandosi una mano tra i capelli, agitato.

«Ormai ho smesso di credere alle tue promesse.»

«Questa volta sarà diverso. Ho abbastanza soldi per ripagare un quarto del denaro perso.»

«Un quarto?» rise Giuseppe, mentre bevve un sorso del liquido ambrato. «E il resto? Ci stanno ancora cercando, Gilbert, e abbiamo bisogno di quel denaro per coprire le nostre mosse.»

«Restituirò tutto, fino all’ultimo centesimo.» continuò lui, iniziando a sudare freddo.

 

Più di promettergli che avrebbe pagato, che cos’altro avrebbe potuto fare? Era evidente che lo volevano vivo, per il momento. Molto probabilmente lo avrebbero ucciso dopo, ma doveva fare di tutto per rimanere vivo e proteggere la sua famiglia.

Giuseppe fece per parlare di nuovo, ma l’ennesima guardia vestita di nero entrò all’interno della stanza. L’uomo si bloccò di fronte agli altri, mentre l’uomo dagli occhi verdi lo incenerì con lo sguardo, perché odiava essere interrotto.

 

«Signor Salvatore, mi scusi dell’interruzione, ma c’è vostro figlio alla porta. Ha detto che avrebbe dovuto prendere parte alla riunione.»

 

Un guizzo malvagio attraversò gli occhi del capo famiglia dei Salvatore, poi un sorriso gli affiorò sulle labbra. Batti le mani, divertito, poi annuì entusiasta.

 

«Fatelo entrare, certo, non aspettavo altro.» concluse l’uomo, facendo cenno alla guardia di uscire.

 

Grayson lo guardò per qualche istante spaesato, poi la sua attenzione fu catturata da un giovane. Il ragazzo entrò all’interno della stanza e tutti gli occhi furono sulla sua figura: era alto, capelli corvini, neri come il petrolio, occhi di un azzurro da far invidia ai ghiacciai, vestito interamente di nero. Si tolse gli occhiali da sole, sebbene fuori non ce ne fosse, e il nascondiglio fosse sotto terra e appoggiò il suo giubbotto di pelle su una poltrona, proprio accanto a Grayson. Lo scrutò per qualche istante, poi rivolse un cenno di saluto al padre.

 

«Ti presento mio figlio Damon. Damon, questo è Grayson Gilbert.»

 

Damon Salvatore sorrise divertito all’uomo e si sedette, rimanendo comunque in bilico, sulla scrivania di legno d’acero del padre, incrociando le braccia al petto e accavallando le gambe. I muscoli delle sue braccia si tesero e furono ben presto messi in risalto dal fatto che indossasse una maglia a maniche corte, anch’essa nera. 

Grayson guardò il ragazzo, ancora più spaventato. Non l’aveva mai visto, seppur fosse a conoscenza della prole di Giuseppe. Tutto quello che si stava chiedendo è perché Damon fosse lì.

 

«Dalla tua espressione deduco che la presenza di mio figlio non ti faccia molto piacere.» constatò Giuseppe, accendendosi un sigaro. Il ragazzo sghignazzò, per poi farsi passare un bicchiere di bourbon. «Ma non è un cattivo ragazzo, dopotutto.»

«Il piacere è mio, allora.» sussurrò Grayson.

«Il motivo della sua presenza è molto semplice, in realtà.» sospirò Giuseppe per poi portarsi alla bocca il sigaro. «E sarai costretto ad accettare. In caso contrario… Non penso ci sarà un caso contrario.»

«Ho già lavorato per voi, posso farlo di nuovo.» lo supplicò quasi Grayson.

«E’ divertente che tu sia arrivato a tal punto di supplicare. Eri una così brava persona una volta, ti ammiravo.» ridacchiò Giuseppe, mentre il figlio scuosse la testa ilare.

«Cosa volete che faccia?» domandò Grayson.

«Non vogliamo che lei faccia niente.» si intromise il ragazzo, parlando per la prima volta da quando era entrato. La sua voce profonda fece tremare leggermente l’uomo. «Credo che lei abbia provveduto sotto quel punto di vista.»

 

Giuseppe scuosse la testa, mentre Damon appoggiò il bicchiere, ormai vuoto, sul tavolo, accanto a se.

 

«A mio figlio piace fare molto l’enigmatico. Un modo per saldare il tuo debito c’è, a dir la verità.»

 

Gli occhi di Grayson quasi si illuminarono per la gioia, senza sapere che tra poco tutta quella gioia sarebbe finita in dramma.

 

«Damon è interessato a una cosa che ti appartiene.» continuò Giuseppe, godendosi le reazioni di Grayson.

«Non capisco. Vi ho dato qualsiasi cosa, ogni tipo di codice possibile.»

«Qualcosa ancora ti appartiene.» mormora il maggiore dei Salvatore.

 

Damon si alzò in piedi, in un movimento così repentino che fa sussultare Grayson. Si mise una mano in tasca e poi ne tirò fuori un pezzo di carta. Il capo famiglia dei Gilbert assottigliò gli occhi per capire meglio di cosa si trattasse.

Una foto.

 

«Io non ne sono d’accordo.» iniziò Giuseppe. «Ma se questo può far sotterrare l’ascia di guerra tra me e mio figlio mi trovo costretto ad accettare. Tu ti troverai costretto ad accettare.»

 

Quando Damon aprì interamente la foto e la mostrò a Grayson il cuore di quest’ultimo si fermò. L’uomo diventò pallido e cominciò a sudare freddo e il suo corpo iniziò a tremare.

Quella era la foto di sua figlia. 

 

«Graziosa ragazza, devo dire. Come si chiama, Elena

 

Grayson strinse la mani a pugno, così forte fino a farsi male. 

Perché volevano sua figlia? Che cosa aveva fatto di male?

 

«Cosa vi ha fatto? Lei non c’entra niente con tutto questo!» quasi lo urlò Grayson.

«Sua figlia non c’entra niente.» gli rispose Damon, con tono glaciale inclinando la testa di capo. «La trovo estremamente graziosa. L’ho osservata, sa? E’ di una bellezza rara e molto intelligente, devo dire.»

«Perché proprio lei? Puoi avere tutte le ragazze che vuoi, perché proprio lei?» sussurrò Grayson con gli occhi leggermente lucidi.

 

Era sua figlia, la sua bambina.

 

«Mi piacciono le sfide e questa è veramente allettante.» gli rispose Damon, con un’alzata di spalle. «Il suo debito, con la cessione di sua figlia, sarà concluso.»

«Vi darò tutto, la mia casa, i miei soldi, ma lasciate stare mia figlia, vi prego.» li implorò Grayson.

«Questo sta durando da troppo tempo, Gilbert, ed è ora di finirla. Elena sarà di Damon e il tuo debito verrà saldato.» concluse Giuseppe.

«Lei è solo una ragazzina!» urlò Grayson, per poi rivolgersi al ragazzo. «Quanti anni hai tu? Compirà diciotto anni tra due giorni.»

«Ventotto, signor Gilbert. Ci passiamo di dieci anni, ma l’età non mi preoccupa.» sorrise Damon ironico.

«Come potete rovinare la vita di una ragazzina? Ha bisogno della sua famiglia!» continuò Grayson.

«Diciotto anni mi sembrano abbastanza.» concluse Damon, per poi rimettersi gli occhiali da sole. «La ragazza trascorrerà altri due giorni con voi, dopo i suoi diciotto anni sarà di mia proprietà. La pratica di matrimonio è già avviata, basta solo la mia firma.»

«Matrimonio?» ringhiò Grayson.

«Sua figlia diventerà mia moglie, non ci sono dubbi.» rise Damon, di una risata amara. «Verrà trattata al meglio, questo glielo posso concedere.»

«Vi prego, tutto ma non lei, è solo-»

«E’ stato un piacere parlare con lei, signor Gilbert.» concluse Damon, impedendo all’uomo di continuare. «Ah, acqua in bocca con la graziosa Elena, voglio che sia una sorpresa.»

 

_________________________

Non dirò niente sul fatto di essere una brutta persona che sforna storie in continuazione, ma così è e così sarà. 
Sto cominciando ad avere un po' di tempo libero e niente... Mi è venuta l'ispirazione di fronte ad una pagina bianca. Si, dovevo scrivere qualche capitolo di qualche storia, ma boh, l'ispirazione è arrivata e ho lasciato correre.
Questo, ovviamente, è soltanto un prologo e mano a mano che la storia andrà avanti ci capirete di più, questo è soltanto un assaggio di quello che potrà essere. Grayson è il padre di Elena (ho voluto mantenerlo come tale) e si è indebitato -per quale motivo ancora non si sa- con i Salvatore. Giuseppe è un pezzo grosso, da come avrete capito, e, dopo tanti tentennamenti da parte del primo, lo mette alle strette. Qui compare Damon, suo figlio maggiore, con il quale, effettivamente, anche se non sembra, non è in buoni rapporti, ma, per cercare di farlo avvicinare alla sua parte, decide di regalargli Elena (lo so, è brutto dire regalare una persona, ma effettivamente è quello che fa), dalla quale Damon è rimasto piacevolmente colpito. La ragazza, ovviamente, è ignara di sto che sta accadendo, in maniera particolare del fatto che si troverà da un momento all'altro spostata con un uomo che non conosce, ma che uomo *^*
La sintesi sostanzialmente è questa, non c'è altro da aggiungere. Con l'arrivo delle state porterò avanti anche le altre storie :) Come sempre lasciatemi un parere, se vi va, per farmi sapere che cosa ne pensate di questa idea e se valga davvero la pena di svilupparla e portarla avanti.
Alla prossima, Horse_

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Capitolo 2
*** First Chapter. ***


                   IllegaLove.



First Chapter.

Elena è seduta sotto uno dei tanti pini che riempiono lo spazio verde del liceo. Ha i capelli raccolti in una crocchia disordinata, è seduta a gambe incrociate con il quaderno di trigonometria sulle gambe e il libro accanto e morde nervosamente una matita rossa. Non ci capisce nulla di quella dannata materia ed è l’unica in cui non ha voti estremamente alti. Non ha problemi in nessuna materia, visto i voti eccellenti, ma con trigonometria non c’è nulla da fare. E’ da una vita che combatte con quella materia e non vede l’ora di finire il suo ultimo anno, almeno non dovrà più farci i conti. 

Per di più la sta studiando il giorno del suo compleanno, del suo diciottesimo compleanno, ed è la cosa peggiore che potesse capitarle, ma è obbligata a farlo visto che domani ha verifica su quelle cose che a lei sembrano arabo antico. 

Non si accorge nemmeno dell’arrivo della sua bionda amica, Caroline, che le si avvicina di soppiatto insieme a Bonnie. Si accorge di loro non appena la bionda inizia a rimproverarla sul perché stesse studiando trigonometria invece di essere con loro per la pausa pranzo a discutere del vestito che avrebbe dovuto indossare quella stessa sera per neanche lei sapeva cosa.

 

“Perché dovrei discutere del vestito per questa sera?”- domanda ingenuamente, beccandosi uno sguardo omicida da parte di Caroline e uno compassionevole da Bonnie. -“Cosa c’è questa sera?”

“Terra chiama Elena! Tanti auguri, eh! Per la milionesima volta, aggiungo. E’ il tuo compleanno, è logico che tu questa sera debba uscire con noi.”- puntualizza la bionda.

“Non avevamo deciso di festeggiare sabato? Cioè tra due giorni?”- domanda la ragazza.

Sabato con tutti gli altri. E per tutti gli altri intendo come minimo 100 invitati! E’ il tuo diciottesimo compleanno, non il tuo cinquantesimo o quinto. Oggi, cioè giovedì, con noi. Io, tu, Bonnie, Matt, il tuo fidanzato, Tyler, Kay, Liv e Luke. A proposito di Matt… Avete organizzato qualcosa per questa sera?”- spara a raffica la bionda.

 

L’ultima parte di frase è sussurrata in modo malizioso ed Elena scuote la testa, leggermente imbarazzata. Lei e Matt ultimamente non vanno molto d’accordo. Lui non ha fatto nulla, è lei che sta prendendo le distanze. E’ ancora il suo fidanzato e lui non sospetta nulla, o quasi, ma ha troppe cose per la testa e sta cominciando a credere che Matt non sia quello giusto per lei. Da un giorno all’altro ha cominciato a parlare di famiglia, di matrimonio, di come avrebbero dovuto condividere lo stesso appartamento al college e tanto altro. Elena si è semplicemente resa conto di non esserne ancora pronta o forse, ancor più evidente, di come Matt non sia quello giusto per lei. Si sono messi insieme quasi per gioco, sospinti da Caroline, ed avevano da sempre formato una bella coppia. Bella ragazza lei, per giunta cheerleader e con ottimi voti, capitano e giocatore di football lui. Ed andava avanti così da tre anni e tutto questo la stava opprimendo. Lo sta capendo ora come l’ha capito un po’ di tempo fa, quando lui ha tentato di andare oltre e lei l’ha fermato, non sentendosi sicura e in qualche modo fuori posto.

Ma ci si può sentire fuori posto con la persona che si ama?

 

“Come no?”

“Caroline, lasciala stare. Non pressarla, farà quello che si sente.”- la ferma Bonnie.

 

Elena le rivolge uno sguardo pieno di gratitudine e annuisce al suo indirizzo.

 

“Si, ma rimane il fatto che questa sera debba festeggiare con noi.”- riprende Caroline, non ascoltando le parole dell’amica.

“Domani ho verifica di trigonometria, prima ora. E ho intenzione di passare la serata a studiare, almeno per oggi. Non posso andare male.”- cerca di farla ragionare Elena.

“Cosa sarà mai se per una volta ti andasse male un compito.”- la riprende Caroline. -“Hai la media altissima praticamente ovunque.”

“Ma non lì.”

“Non è tanto difficile, dai.”

“Caroline, tu non capisci niente di trigonometria.”- la riprende Bonnie scuotendo la testa divertita. -“E anche noi, visto che siamo nella stessa classe, abbiamo compito domani.”

“Proprio perché non capisco niente non la ritengo difficile. E’ una materia come un’altra, superflua. Io non la studio e lei non mi opprime, chiuso.”- ribatte la bionda con un’alzata di spalle, facendo ridacchiare le sue due amiche.

“Ecco, appunto. Davvero, Care, sabato sarò tutta per te, ma per questa sera passo.”- le dice Elena, sapendo perfettamente di essersi condannata a morte per quel sarò tutta per te.

 

L’avrebbe torturata tra piastre, trucchi, smalti, maschere di bellezza e vestiti. Non che non le piacessero quelle cose, è pur sempre una ragazza, ma Caroline esagerava. 

 

“Torneremo a casa presto, promesso. Massimo mezzanotte, così voi due avrete le vostre sei ore di sonno e sarete belle pimpanti e pronte per il compito. Possiamo studiare da me, vi va?”- continua Caroline.

 

Le due more si scambiamo un’occhiata tutta convinta, mentre la bionda continua a sorridere euforica. 

 

Studiare? Da te?”- domandano le ragazze all’unisono.

“E’ un dramma?”- domanda Caroline.

“Si che lo è.”- ribatte Bonnie. -“Non abbiamo mai studiato insieme perché non ci riusciremo.”

“Tu ed Elena una volta l’avete fatto.”- precisa Caroline.

Io ed Elena, appunto. Ogni motivo per te è buono per chiudere il libro.”- precisa Bonnie, mentre Elena ridacchia.

 

La ragazza, capendo ormai che non avrebbe studiato nulla in quei minuti, chiude e libri e li rimette sulla sua borsa a tracolla, poi si alza scrollandosi i pantaloni.

 

“Facciamo così… Torniamo dentro e mangiamo qualcosa, finiamo l’ultima ora di lezione e poi ognuna va a casa sua per studiare trigonometria o per stalkerare il profilo Tyler. E questa sera, per la gioia di Caroline, usciremo, ma torneremo ad un’ora decente in modo che domani mattina nessuna di noi sarà in coma.”- interviene la giovane Gilbert cercando un compromesso tra le due.

“Mi sembra un’ottima idea.”- conclude Bonnie.

“E’ un compromesso, questo?”- domanda Caroline scocciata, poi alza le mani in segno di resa. -“Come stalkerare il profilo di Tyler? Guardo solamente le sue foto, i suoi amici e i suoi post ogni tanto…”

 

Le due more la guardano scettiche.

 

“Okay… Forse più di ogni tanto… Ogni due giorni… Forse ogni giorno… Ogni dieci minuti… No, facciamo cinque e…”

“Abbiamo capito, si.”- ridacchia Elena, seguita da Bonnie.

 































 

                                                                    * * * 

 


























 

“Mamma! Papà! Sono a casa!”

 

Elena entra in casa togliendosi le scarpe e appoggia il giubbotto sull’appendi abiti. Entrambi non rispondono, l’unico ad accoglierla è Jeremy.

 

“Heilà diciottenne! Mamma è al lavoro, come al solito, e papà è uscito, dovrebbe tornare tra poco.”- l’avvisa il ragazzo per poi portarsi alla bocca dei popcorn.

“Non doveva tornare prima?”- domanda la ragazza.

“Si, ma l’hanno trattenuta qualche ora in più. Sarà qui prima di questa sera, sicuro.”- le dice Jeremy.

 

La ragazza annuisce e va verso il frigo, per poi aprirlo e prendere del succo. Se lo versa in un bicchiere e in pochi secondi lo svuota.

 

Lena… Senti… Papà non ti è sembrato strano in questi ultimi giorni?”- le domanda Jeremy sedendosi su una sedia.

Strano?

“Si, preoccupato. E’ come se ci fosse qualcosa che lo stesse tormentando.”- continua il giovane.

“A me sembra normale. Forse è un po’ stanco per il lavoro… Sicuramente sarà così…”- lo rassicura la ragazza. -“Per cosa dovrebbe essere preoccupato?”

“Non lo so… L’altra sera, mentre tu eri da Bonnie a studiare… Sono rientrato a casa e ho visto mamma in lacrime e papà stava facendo di tutto per trattenersi… Quando mi hanno visto hanno blaterato qualche scusa e sono corsi in camera…”- le spiega il ragazzo.

“Mamma stava piangendo?”- domanda la ragazza stranita. -“Che sia successo qualcosa di grave?”

“Non era gioia la loro… Magari è incinta… Non voglio avere un marmocchio in giro per casa.”- ribatte Jeremy.

“Anche tu eri un marmocchio, lo so perché ho dovuto sopportarti. E non si piange per una cosa del genere, un bambino è un dono. Mamma e papà si amano, ne sarebbero sicuramente felici e… Non penso, no.”- mormora la ragazza. -“Se qualcosa stesse andando male ce lo direbbero, no?”

 

Il ragazzo annuisce poco convinto ed Elena, dopo averlo guardato per qualche altro istante, afferra la sua borsa e si dirige in camera per studiare. 

E’ quello che fa nelle due ore successive: studia, prende qualche appunto, e tenta di risolvere invano qualche problema. Viene distratta da una porta che si apre e si volta all’istante. La prima cosa che fa suo padre, ancor prima di togliersi il cappotto, è abbracciare sua figlia, sussurrandole un Tanti auguri tra i capelli. Non aveva potuto vederla quella mattina stessa, ma le aveva comunque  lasciato un biglietto d’auguri, ma niente era paragonato ad averla lì.

 

“Grazie, papà.”- gli risponde la ragazza staccandosi leggermente da lui.

 

 

Grayson Gilbert non è mai stato un uomo troppo espansivo, ma ama i suoi figli e sua moglie sopra ogni cosa. Ed Elena è sempre stata la sua preferita, forse perché è la sua primogenita, forse perché è una femmina e si sa che i padri creano un rapporto più speciale con le figlie che con i figli. Non l’ha mai fatto pesare a Jeremy e lui non gliel’ha mai fatto notare, perché comunque non ha mai fatto distinzioni, solo che con Elena è molto più spontaneo.

 

“Questo è per te. Non sapevo che cosa prenderti. All’inizio ho pensato a dei vestiti, ma… Poi ci ho riflettuto e quello non è il mio campo, assolutamente.”- inizia l’uomo porgendole un pacchetto bianco con un nastro rosso a formare una ciocca. -“E’ semplice, ma spero possa piacerti lo stesso. Non volevo nemmeno cadere nel ridicolo, è pur sempre il tuo diciottesimo compleanno.”

 

La ragazza gli sorride grata poi, con lo stesso entusiasmo di una bambina di cinque anni, inizia a scartare il pacchetto, che si rivela essere una scatola blu con dentro qualcosa. Elena apre la scatoletta e rimane leggermente a bocca aperta, colpita dal regalo del padre. Non che non le comprasse nulla, ma questo è veramente molto semplice e davvero bellissimo. Una collana d’argento con un ciondolo a forma di quadrifoglio costellato da brillantini.

 

“E’ bellissima, papà, davvero…”- mormora la ragazza toccando la collana con un dito.

“Ti piace? Non è troppo scontata? Ovviamente è anche da parte di tua madre, diciamo che è stata lei ad avere l’illuminazione.”- le dice lui.

“Grazie ad entrambi, allora. Ovviamente ringrazierò la mamma quando tornerà dal lavoro.”- gli risponde la figlia, poi prende la collana tra le mani e la porge al padre. -“Mi aiuti a metterla?”

 

Il padre annuisce e le sposta i capelli dal collo. Le mette la collana e poi  rimette i capelli al loro posto sorridendo soddisfatto. La ragazza si guarda allo specchio e sorride, poi si volta verso il padre che sta guardando i suoi appunti.

 

“Trigonometria, uhm?”

“Già, domani ho il compito.”- le risponde la ragazza passandosi una mano tra i capelli. -“E dovrei proprio riprendere a studiare.”

“Una mano?”

“Sono un caso disperato, lasciamo perdere.”- mormora la ragazza sedendosi sulla sedia. -“Mi accontento anche di una C.”

 

Il padre le sorride, poi si volta per andarsene. La ragazza, però, prima di tornare a studiare, ha intenzione di domandargli qualcos’altro e ha a che vedere con quello che le ha detto Jeremy. Se c’è qualcosa che turba i loro genitori vuole saperlo per aiutarli. Se hanno problemi economici potrebbe iniziare a lavorare anche lei per riuscire ad arrotondare ad esempio.

 

“Papà, sei sicuro che vada tutto bene?”

 

La domanda di Elena fa ghiacciare Grayson sul posto. Il cuore dell’uomo inizia a battere ancora più velocemente, mentre mille scenari gli passano per la testa.

Che qualcuno di loro l’abbia avvicinata a scuola e le abbia detto qualcosa? 

L’uomo, dopo aver fatto un respiro profondo, si volta verso la ragazza, che lo sta scrutando leggermente preoccupata.

 

“Si… Perché?”

“E’ da qualche giorno che mi sembri strano. Tu e la mamma mi sembrate parecchio strani. Tutto qui.”- gli risponde Elena con un’alzata di spalle, capendo però che c’è qualcosa che non va.

“Strano? No, non c’è niente che non va.”

“Okay… Comunque questa sera esco con Caroline e Bonnie, insieme agli altri. Vogliono che vada con loro a festeggiare.”- lo avvisa Elena.

 

Grayson, se possibile, diventa ancora più bianco in volto di quanto non lo era prima. 

 

Questa sera?

“Si, papà. Questa sera. E’ il mio compleanno, ricordi? Lo so che avevamo deciso per sabato, ma… Caroline vuole festeggiare anche questa sera e sai quanto possa essere insistente su queste cose.”- gli risponde Elena sbuffando leggermente. -“Ma non farò tardi, promesso. Tornerò entro mezzanotte, così domani mattina sarò bella riposata.”

 

Grayson scuote la testa, tremando leggermente. Sua figlia non può uscire quella sera, non mentre sta organizzando un modo per portarla via di lì e per permetterle di abbandonare Mystic Falls e di mettersi in salvo, insieme a Jeremy e a Miranda. Quest’ultima sa di quello che sta accadendo, poiché Grayson gliel’ha spiegato, ma non sa quello che Grayson ha in mente di fare per tentare di nasconderle.

 

“Questa sera non puoi uscire.”

 

Elena sbatte le palpebre più volte sconvolta.

Perché non posso uscire? E’ quello che si domanda.

Suo padre non le ha mai detto di no. Non è una ragazzina viziata, ma non c’è nulla di male ad uscire con le sue amiche. L’ha sempre fatto, perché questa sera no? E’ anche vero che è il suo compleanno, ma è da un po’ di anni che non festeggia più con la sua famiglia alla sera, proprio per stare con le sue amiche.

 

“Come? Papà, è un’uscita innocua.”

“Questa sera non puoi uscire, Elena.”- gli risponde lui fermamente.

“E perché no? Se sei preoccupato per l’ora tornerò anche prima di mezzanotte, te lo prometto. Almeno un paio d’ore.”- lo supplica Elena.

 

L’uomo scuote per l’ennesima volta la testa. Non può permettere che sua figlia esca di casa e che qualcuno riesca a portargliela via prima ancora di aver tentato di metterla in salvo da loro.

 

“Ho detto no.”

“Ma perché? Che cosa c’è di male? Compio diciotto anni, papà, l’ho fatto anche l’anno scorso.”- ribatte Elena spazientita.

“Questa sera non uscirai, Elena, caso chiuso.”

“Ma dammi almeno una valida motivazione, papà.”

“Perché l’ho deciso io. Ti ho sempre detto di si, per una volta che ti dico di no non capisco perché tu ti debba lamentare.”- conclude Grayson avvicinandosi alla porta.

“Perché non c’è una ragione valida.”

“Non puoi, Elena.”

 

Grayson esce dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle, lasciando un’Elena sconvolta accanto allo specchio. 

Non si capacita del comportamento di suo padre. Poco prima era allegro, felice, poi quando gli ha chiesto di uscire ha subito cambiato atteggiamento vietandoglielo categoricamente senza una buona e valida motivazione. Che cos’ha fatto? Niente. 

Getta con stizza la penna che teneva tra le mani per terra, poi con rabbia afferra il cellulare scrivendo un messaggio a Caroline. La risposta della bionda ovviamente non si fa attendere.

 

 

 

 

Come tuo padre non ti fa uscire questa sera?

 

Non lo so. Mi ha solo detto che non posso uscire.

 

Che cos’hai combinato?

 

Niente, è questo il punto. Un minuto prima era felice e mi ha pure dato il mio regalo di compleanno. Un minuto dopo è diventato improvvisamente distante. Forse ha ragione Jeremy… C’è qualcosa che non va.

 

Tuo fratello dice sempre un sacco di cavolate, Lena. Non è che sia solo un po’ stanco?

 

E cosa c’entra con il fatto che non mi voglia far uscire?

 

Non lo so. Parlane con tua madre.

 

Non torna prima delle otto. 

 

E noi dobbiamo trovarci alle sette e mezza.

 

E mio padre non vuole farmi uscire. Ho provato a convincerlo in tutti i modi.

 

Non può obbligarti a rimanere chiusa in casa come una suora nel giorno del tuo diciottesimo compleanno!

 

 

Lo so.

 

Sono le quattro e mezza. Mezz’ora per farti i capelli e un’altra mezz’ora per truccarti. Mezz’ora per farti la manicure e la ceretta.

 

Le mie unghie sono apposto e la ceretta l’ho fatta ieri, se te lo ricordi. E poi cosa c’entra?

 

Fantastico, in un’ora dovremmo riuscire a fare tutto.

 

Tutto cosa?

 

Fatti una doccia. Ora. In questo momento. Now.

 

Continuo a non capire. E’ logico che mi faccio una doccia, Caroline.

 

Ora. 

 

Ti passo a prendere tra due ore. 

 

Caroline, non posso uscire.

 

Ma davvero? Ti passo a prendere tra due ore. Tuo padre non si accorgerà di niente.

 

Stai pianificando di farmi scappare di casa? Hai idea di quello che stai pensando?

 

Hai un’altra alternativa, sapientona? E’ logico che ci sto pensando.

Tanto mangiate sempre per le nove.

Ci troviamo alle sette e mezza.

 

E alle nove? Dovrò pur scendere per mangiare. 

 

Chiudi la porta a chiave e dì a tuo fratello che non scenderai per mangiare. Poi verrai con me.

 

Mio padre mi vedrà.

 

Perché sono l’unica intelligente qui? Per la finestra, genio.

 

Vuoi farmi trascorrere la sera del mio compleanno in ospedale? Tu sei pazza.

 

Suvvia, sei una cheerleader. Vuoi non saper scendere da un albero. Ovviamente non farlo con il vestito, non possiamo permettere che si rovini.

 

Non posso farlo, mi metteranno in punizione a vita. Salterò anche sabato.

 

Tuo padre ti perdonerà, sei sempre stata la sua cocca.

 

Era irremovibile, Care.

 

E tu digli che non c’era un motivo valido.

 

 

Avrebbe pagato gravemente quello che ha intenzione di fare. Elena lo sa bene. Ma vuole uscire con le sue amiche e suo padre vuole chiuderla in casa senza un motivo valido. Si sta comportando da bambina,  è consapevole anche di quello, ma si è sempre comportata bene e per una volta avrebbe seguito l’istinto. Certe ragazze facevano anche peggio. Sarebbe solo uscita senza il permesso dei suoi. Poi avrebbe cercato l’appoggio di sua madre per rabbonirla e convincerla a parlare con suo padre.

 

 

 

 

Mi hai convinta.





________________________

Buon pomeriggio a tutte :)
Eccomi qui con il primo capitolo assoluto di questa storia. Ringrazio subito le tre ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, lasciandomi meravigliosi pareri su cosa pensassero dell'inizio di questa storia, e anche tutte le ragazze che l'hanno inserita tra le varie liste e spero di ricevere altrettanto calore con il primo capitolo.
Capitolo incentrato interamente su Elena che mi è servito per gettare un po' le basi per la storia e di darvi un'idea sul suo personaggio. E' un po' l'Elena della prima stagione di TVD, giovane, spensierata (togliendo il capitolo della morte dei genitori), che ha come migliori amiche Bonnie e Caroline ed è ancora fidanzata con Matt. 
E' un capitolo introduttivo, dove non accade praticamente nulla, poichè le cose inizieranno a movimentarsi dal prossimo capitolo, a causa del comportamento di Elena. 
Grayson è il tipico padre amorevole; l'abbiamo intuito nello scorso capitolo e anche in questo, escludendo l'ultima parte. Lui sta organizzando qualcosa, per evitare che possa accadere quello che vogliono i Salvatore, ma Elena, non sapendo nulla, con quello che decide alla fine, gli mette i bastoni tra le ruote. Vedremo con il prossimo capitolo che cosa implicherà questa sua scelta ^^
Nel fine settimana aggiornerò anche le altre due storie (quelle sui Nian).
Alla prossima :3

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Capitolo 3
*** Second Chapter. ***


                    IllegaLove.





Second Chapter.

“Mi merito un premio Nobel per aver architettato tutto questo.”

 

Bonnie ed Elena scuotono la testa, mentre Caroline le fulmina con lo sguardo. Elena è riuscita ad uscire di casa senza farsi vedere e sentire e le tre si stanno dirigendo al Grill per festeggiare il compleanno della mora. Da una parte è felice Elena, perché può festeggiare il compleanno con tutti i suoi amici, ma d’altra parte è spaventata dall’idea di come reagirà suo padre una volta scoperto quello che ha fatto. E’ spaventata, ma non si sente in colpa. Il comportamento di suo padre è stato duro -orribile- e lei non ha fatto niente per scatenarlo. Si è comportata bene, preso bei voti a scuola, non beve, non fuma, non è incinta come alcune ragazze della sua età.

 

“Te lo darò se riuscirai a convincere mio padre a non chiudermi in casa per il resto dei miei giorni.”- ribatte Elena piccata.

“Suvvia, quell’uomo ti adora.”- ribatte Caroline parcheggiando la macchina.

 

Le tre escono dalla macchina della bionda e si dirigono verso il Grill, dove ad aspettarle ci sono Tyler e Matt.

 

“Ma ho anche disubbidito ad un suo ordine.”- sottolinea Elena.

Infondato, direi. Sarà stato solo stanco.”- continua Caroline.

“Che cos’hai combinato?”- domanda Matt alla sua fidanzata.

 

Elena alza gli occhi sul suo fidanzato e gli rivolge un sorriso parecchio tirato. Si sta preoccupando nuovamente per lei ed Elena non ne vuole parlare, non con lui almeno.

 

“Caroline l’ha solo aiutata a scappare di casa.”- sbuffa Bonnie aprendo la porta ed entrando all’interno del locale.

“Avete fatto cosa?”- domanda Tyler allibito.

“Suo padre non voleva farla uscire di casa nel giorno del suo diciottesimo compleanno, ragazzi. E abbiamo fatto in modo che lo facesse comunque.”- spiega Caroline prendendo posto sul tavolo.

 

 

A poco a poco anche gli altri si siedono. Matt vicino ad Elena e di fronte a loro Caroline, Tyler e Bonnie. La mora festeggiata guarda le sue due amiche che le chiedono scusa con lo sguardo. Preferiva stare vicino a loro, non a Matt. Non che lui le abbia fatto qualcosa, non sospetta nulla, ma Elena è stufa di tutta quella situazione e della loro storia.

 

“Tuo padre ti ucciderà.”

“Grazie Tyler, sempre molto di conforto.”- sbuffa Elena passandosi una mano tra i capelli.

“I capelli no!”- quasi lo urla Caroline. -“Mi sono impegnata per sistemarteli.”

Sei bellissima…”- le sussurra Matt all’orecchio.

 

Elena gli rivolge un sorriso che tenta di far sembrare il più spontaneo possibile, mentre Matt la guarda dubbioso per questo suo comportamento distaccato. 

 

“Però devo dire che è stato geniale.”- continua Tylerl, mentre Caroline annuisce soddisfatta. -“Che motivo ha per tenerti chiusa in casa?”

“Non lo so nemmeno io. E’ da un po’ di giorni che è strano. Lui e mia madre sono strani.”- sospira Elena.

Strani come?”- domanda Matt leggermente preoccupato.

“Non lo so… Jeremy ha detto che l’altra sera, quando è rientrato, ha trovato mia madre in lacrime e mio padre sul punto di liberare le sue. E sono strani. Si comportano come se dovesse succedere una catastrofe.”- spiega Elena.

“Siete troppo paranoici. Non sarà niente, vedrai.”- ribatte Caroline prendendo il menù e iniziando a sfogliarlo.

“Lo spero proprio.”- sospira Elena.

 

Iniziano a parlare del più e del meno e per un po’ Elena si dimentica di quello che ha fatto e di quello che può accadere. Ordinano quattro hamburger con patatine e un’insalata -per Caroline-, quattro coca-cole e un bicchiere d’acqua, sempre per la bionda.

 

“Sei troppo fissata con le diete.”- sospira Bonnie.

“Devo mantenermi in forma. Sono il capitano delle cheerleader, ricordalo.”- ribatte piccata Caroline.

“Certo, certo…”- borbotta Bonnie, mentre Elena sorride divertita.

 

Una mano di Matt si posa sulla sua gamba e la ragazza maschera una smorfia. 

Non sta facendo nulla di male, ma il suo tocco non è piacevole per lei. Semplicemente non si sente avvampare come una volta e ha cominciato a vederlo più come il tocco di un amico o di un fratello che come quello di un fidanzato. Due settimane fa erano a casa di Matt, da soli, e si stavano spingendo un po’ troppo oltre. Matt si stava spingendo un po’ troppo oltre, Elena lo stava solo assecondando sperando che si fermasse prima di varcare quella determinata soglia. Alla fine, nell’esatto momento in cui Matt aveva iniziato a spogliarla, Elena aveva deciso di fermarlo con la scusa che non si sentiva ancora pronta. A nulla sono valse le proteste del ragazzo sul fatto che stessero insieme da più di un anno e che lui provasse anche un’attrazione sessuale per lei, la sua fidanzata, ma Elena non aveva ceduto. E Matt aveva dato la colpa al fatto che fosse la prima volta anche per lei e che si sentisse spaventata di approfondire di più il loro rapporto e non era più tornato sul quel discorso. Elena gliene era stata grata.

Non era tanto la paura di essere ancora vergine, perché lo era, ma proprio il fatto di avere la prima volta con Matt. Si era sempre immaginata in un rapporto passionale, pieno d’amore e aspettava il momento con l’uomo per cui provava l’Amore, quello con la A maiuscola.

 

“Allora… Come va con il football?”- domanda Bonnie.

 

Bonnie ha capito la tensione della sua amica mora ed ha anche visto la mano di Matt sulla gamba di Elena. E’ a conoscenza di quello che sta affliggendo Elena nell’ultimo periodo e le dispiace per la sua migliore amica.

 

 

“Alla grande, puntiamo a vincere il titolo!”- esclama Tyler orgogliosamente.

“Frena, Ty. Le prospettive ci sono, ma non correre troppo.”- ridacchia Matt osservando l’amico.

“Stiamo andando alla grande e mancano solo quattro partite.”- gli ricorda Tyler.

“Siamo a pari punti con un’altra squadra.”- gli ricorda Matt.

“E dobbiamo giocarci anche contro. Facciamo il culo a quei trogloditi e vinciamo il titolo. Semplice.”- ribatte il ragazzo con un’alzata di spalle.

“Ecco, bravi. Voi vincete il titolo e noi facciamo il tifo, mi sembra un’ottima cosa.”- ribatte Caroline.

 

Alla fine arrivano le ordinazioni e i cinque iniziano a mangiare. Ogni tanto Caroline e Bonnie guardano Elena, per tentare di capire come se la sta passando. La ragazza sorride loro cercando di rassicurarle, mentre si sente sempre a meno agio e una strana sensazione la colpisce. Questa volta, però, non è colpa di Matt. E’ come un brutto presentimento ed è strano. Inoltre, cosa ancor più strana, si sente osservata da qualcuno -e non c’entrano Caroline e Bonnie o Matt-, da qualcuno di esterno. Si volta di lato e non vede nessuno, eppure quella sensazione continua a persistere.

 

“Pronti per il test di trigonometria di domani?”- domanda Matt e poi guarda la sua fidanzata. -“Come sei messa, Lena?”

 

La ragazza non gli risponde, troppo persa dai suoi pensieri. Si volta verso il ragazzo solo quando questo gliel’ha ripetuto altre due volte.

 

“Insomma.”- risponde la ragazza facendo una smorfia. -“Non bene, non ci capisco nulla.”

“E se non ci capisci nulla tu figurati noi…”- borbotta Tyler bevendo un sorso della bibita.

“Hey! Io non ho mai capito nulla di trigonometria.”- si difende la ragazza.

“Ma hai sempre capito più di noi, tranne Bonnie, lei non se la cava affatto male.”- le risponde Matt cercando di confortarla.

“Però me la cavo male su altre cose.”- sbuffa la Bennett.

“Comunque domani dobbiamo aiutarci, è uno degli ultimi test.”- continua Caroline. -“Se prendessi un’insufficienza correrei un grosso rischio.”

“Non dirlo a me.”- sbuffa Elena grattandosi la fronte. -“Mi accontento di una misera C.”

“Se prendo una C sabato, sebbene sia il tuo compleanno quello da dover festeggiare, pago io da bere, ve lo prometto.”- ribatte Tyler.

“Peccato che non prenderai mai una C, amico.”- lo rimbecca Matt.

“Se ci aiutiamo si.”- continua Tyler fulminando l’amico.

“Dobbiamo pregare, solo quello.”- ribatte Caroline guardando Tyler.

 

Elena si alza dalla panca e si liscia il vestito per qualche istante. 

 

“Dove vai?”- le domanda Matt.

“Esco a prendere un po’ d’aria.”- gli risponde la ragazza.

 

Matt, sotto il suo sguardo stupito, si alza anche lui.

 

“Ti accompagno.”- le dice per poi mimarle con le labbra un Ti devo parlare.

 

La ragazza annuisce e i due si allontanano dal tavolo, sotto lo sguardo sbigottito degli altri tre. E’ da tempo che hanno percepito dell’attrito tra i due, ma, giustamente, non hanno mai voluto mettersi in mezzo. Matt ed Elena sono la coppia più invidiata e quella considerata più perfetta, ma ai loro amici è evidente che ci sia qualcosa che non va. I due escono silenziosamente dal Mystic Grill, fermandosi a destra dell’entrata, in modo da far entrare le persone e parlare tranquillamente. 

I due rimangono per qualche minuto in silenzio, Elena si tortura il labbro inferiore con i denti e Matt si fissa le scarpe, come se fossero più importanti della loro conversazione.

Entrambi sanno di dover parlare, per chiarire che cosa c’è che non va. Non hanno fatto nulla di eclatante per dimostrarlo, ma entrambi, in modo particolare Matt, sanno che si sono irrimediabilmente allontanati, solo che il ragazzo non capisce perché.

 

“Dobbiamo parlare, non è così?”- domanda la ragazza decidendosi a rompere il ghiaccio.

“Dobbiamo si.”- conferma il ragazzo passandosi una mano tra i capelli, esausto. -“Che cosa ci sta succedendo? Ho fatto qualcosa di sbagliato?”

 

Elena sospira e scuote la testa contrariata. Non è lui il problema, è lei il problema.

Si sente inadatta a lui, ma non è lui il problema. E’ semplicemente lei che è cambiata, è cresciuta, ha cambiato visione della vita. E lui, d’altra parte, preme troppo sul loro futuro. Parla già del college, di come potrebbero condividere un appartamento insieme e a fare progetti anche su una loro futura famiglia. 

Elena si è immaginata moglie e madre, ma non è quello ciò che vuole. Non che in futuro non lo voglia essere, perché adora i bambini e ha sempre desiderato averne di propri, ma non è Matt l’uomo che ha immaginato al suo fianco.

 

“Tu non hai fatto niente, Matt.”- sospira la ragazza e trova finalmente il coraggio di guardarlo negli occhi. -“Sono io il problema.”

“Che cosa ti è successo, allora?”- le domanda il ragazzo.

“Non mi è successo niente, è solo-”

“C’è un altro, vero?”- le domanda Matt sorridendo amaramente. -“Avrei dovuto immaginarlo.”

“Cosa? NO.”- si affretta a chiarire la ragazza, scuotendo energicamente la testa. -“Non c’è nessuno, ho solo… Può essere sbagliato, brutto, ma… Non mi sento più come una volta quando sono con te.”

“Non sono abbastanza?”- domanda il ragazzo cercando di capire che cosa l’affligge.

“Tu sei abbastanza, Matt, forse non lo sono io. Sono io il problema, non tu. Ti voglio bene, Matt, davvero. Con te ho passato i momenti più belli di tutta la mia vita, ma ho capito che non sei tu quello giusto. Sarei solo egoista a tenerti con me. Vivresti male tu, non capendo i miei problemi, e vivrei male io.”- conclude la ragazza sospirando pesantemente.

 

Si sente un po’ più libera ora. E’ da settimane che si stava tormentando sull’andamento della loro storia e di come potesse risolverla, oppure concluderla, ed ora si sente libera, perché finalmente ha esternato tutto quello che prova ed ha concluso tutto.

 

“Mi sembrava che andasse tutto bene tra di noi…”- mormora il ragazzo abbattuto. -“Che non ci fossero problemi…”

“Andava tutto bene, Matt, certo che andava tutto bene e non c’erano problemi. Ma ho capito che non è la cosa giusta per te e né per me.”- continua la ragazza avvicinandosi al ragazzo.

 

Elena gli accarezza teneramente una guancia. Un gesto affettuoso, quello che si fa ad un amico, a un fratello, non al fidanzato.

 

“E’ la cosa giusta per noi, Matt. Cerca di capirlo. Fa male, fa male anche a me chiudere così, ma è la cosa giusta per entrambi. Sono sicura che troveremo entrambi l’amore, quello giusto, e questo sarà soltanto un piacevole ricordo della nostra giovinezza. Meriti una ragazza che ti ami e che sia pronta a costruire un futuro con te.”- gli dice.

 

Matt annuisce e capisce che ormai non può fare più niente per farle cambiare idea. La ama, la ama davvero, ma capisce che sia la cosa giusta lasciarla andare se lei non vuole più stare insieme a lui.

Non può obbligarla.

 

“Lo capisco e lo comprendo. Magari sarà difficile da accettare, ma va bene così. Io ti amo, Elena, e proprio perché ti amo capisco quale sia la scelta giusta da fare. Anche tu meriti un ragazzo che ti sappia amare, magari più di me, e che ti faccia sentire viva.”- le risponde Matt.

“Grazie, Matt, sono felice che tu abbia capito.”- gli sorride lei.

“Possiamo rimanere… Amici? Ci tento a te, Elena, e non sono disposto a perderti così.”- conclude il ragazzo.

“Ne sarei onorata. Anche io ci tengo a te e non voglio perderti. Sei un ragazzo dal cuore d’oro, Matt.”- annuisce la ragazza. 

 

Matt le sorride e annuisce, poi apre la porta. La tiene ferma ed invita la ragazza ad entrare.

 

“Preferisco rimanere qualche altro minuto qui. Ho davvero bisogno di quella boccata d’aria.”- gli dice Elena.

“Sei sicura?”- domanda lui.

“Sicura, entra e dì loro di non preoccuparsi.”- lo invita Elena.

 

Matt le rivolge un sorriso, poi entra all’interno del Mystic Grill chiudendosi la porta alle spalle. Elena, finalmente, può tirare un sospiro di sollievo che sa tanto da liberazione. Ha chiuso con il suo fidanzato, ormai ex, si sente libera, felice, ed entrambi sono stati d’accordo, più o meno, della scelta. 

E’ felice. L’unico ostacolo rimane suo padre, ma con lui ci farà i conti dopo. Sicuramente verrà messa in punizione, sebbene abbia diciotto anni, se lo merita. 

Ma riuscirà a superare anche quello, non è la fine del mondo. Sta per entrare, quando sente dei passi dietro di lei. Per uno strano motivo, che non conosce, il suo cuore inizia a battere veloce e la strana sensazione che ha sentito prima si fa ora più prepotente. 

 

Ho sempre detto che sei più bella dal vivo.”

 

I muscoli di Elena si tendono all’inverosimile sentendo la voce dietro di lei. Una voce forte, ferma, calda. La ragazza spera che sia un uomo ubriaco, tipico della cittadina, e che la lasci stare. Basta solo entrare all’interno del Grill ed è salva, non ha niente di cui preoccuparsi. 

Continua a ripetersi di non voltarsi e di entrare dentro, ma, vinta dalla curiosità, fa il primo errore. Si volta verso l’uomo e per qualche istante ne rimane abbagliata. E’ alto, perfino più alto di Matt, ed è completamente vestito di nero. Nero come la pece. Maglia nera, giacca di pelle nera, pantaloni e scarpe nere. Capelli neri. L’unica cosa che risalta, sotto la luce del lampione, sono i suoi occhi azzurri. Azzurri come il mare, azzurri come il cielo sereno. Rimane abbagliata soprattutto da loro, dai due occhi furbi e maliziosi che la scrutando divertiti e la guardano famelici.

 

“Faccio a tutte lo stesso effetto, lo so.”

 

Un’altra frase ed Elena capisce di dover andarsene, eppure le sue gambe non si muovono. L’uomo si avvicina a lei ed Elena si sposta di qualche millimetro all’indietro, ma continua a rimanere ferma lì.

 

Elena, Elena… Non devi essere spaventata…”- cantilena il ragazzo, mentre la ragazza sgrana gli occhi.

 

Come fa a sapere il suo nome?

 

Come fai a sapere il mio nome?

 

La voce le esce titubante, sebbene avesse voluto tenerla ferma.

 

“Tuo padre non te l’ha detto?”- domanda l’uomo divertito, poi, vedendo la ragazza immobile e confusa, scoppia a ridere di gusto, come non ha mai fatto da tempo. -“Ora si che la questione si prospetta divertente.”

 

Elena poi non capisce più nulla. L’unica cosa che ricorda è il ghigno dell’uomo di fronte a lei e poi il buio.

 

 

 

_______________________

 

Buon inizio settimana, eccomi qui con il secondo capitolo effettivo di questa storia.

E’ il continuo dell’altro capitolo e capiamo di come Elena si sia compromessa la vita da sola. Grayson, come letto nello scorso capitolo, aveva architettato qualcosa per portarla via da Mystic Falls e metterla al sicuro, ma Elena, non sapendo nulla, ha deciso di uscire ed è andata incontro alla sua fine. 

E’ un capitolo introduttivo, di cui, fondamentalmente la parte più importante è la fine. Capiamo il giro di amici di Elena e di come sia stata fidanzata con Matt e di come, anche, non si sentisse più attratta da lui. Elena è una ragazza indipendente, forte, ma ha comunque le sue debolezze.

Per ora non ne dimostra, ma più avanti impareremo a conoscerla meglio. 

La ciliegina sulla torta è Damon, sicuramente l’avete capito tutte. E’ andato a prenderla personalmente, per evitare intoppi, e dal prossimo capitolo vedremo la nuova vita di Elena. Elena, come sottolineato più volte, non sa nulla.

Ringrazio le tre ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, alla prossima :)

 

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Capitolo 4
*** Third Chapter. ***


                              IllegaLove.                                                   



                                                                             
 | Third Chapter |



Prima ancora di aprire gli occhi si tocca la testa. Le pulsa e questo le da fastidio. Che abbia bevuto così tanto da ubriacarsi?

Non può averlo fatto, ha un test da superare oggi. Non apre nemmeno gli occhi, si tira su di scatto, ma un attimo dopo se ne pente perché la testa pulsa ancora più di prima.

Si rimette giù e tutto gira un po’ di meno. Apre gli occhi, prima uno e poi l’altro e desidera non averlo mai fatto. Si trova in una stanza che non è sua. Lo capisce dalla posizione della finestra, dalle tende, dalla mancanza di pupazzi e coppe cheerleader, dal letto, dal pavimento.

Da tutto.

E il cuore inizia a batterle più veloce ora nel realizzare cos’è accaduto -e che cosa sta accadendo. Tutto quello che ricorda, prima di crollare, sono un paio di occhi azzurri e un sorriso malizioso. E poi il buio più totale, fino ad ora. 

 

“La bella addormentata si è svegliata, finalmente. Pensavo di averti uccisa a questo punto, sebbene ti abbia dato solo una bella dose di sonnifero.”

 

Ed è quella voce. La voce dell’uomo che ha incontrato vicino al Grill. Il sangue le si gela sulle vene ed ha troppa paura perfino per voltarsi indietro, per capire se è effettivamente lui. Non lo fa, rimane immobile. Prega solo che la uccida in fretta e che non le faccia del male e si ripete, come una mantra, di come avesse dovuto ascoltare suo padre e non uscire di casa e di come sia troppo giovane per morire in mano a un maniaco psicopatico. 

 

“Puoi voltarti, non ti mangio mica.”- continua l’uomo beffardo e si appoggia, elegantemente, sullo stipite della porta. -“Dico davvero, per ora farò il bravo.”

 

Elena continua a guardare fisso di fronte a se, senza nemmeno muovere un muscolo. Si dimentica quasi di respirare tanta è la paura. Non è mai stata lì, la camera è troppo elegante e tutto sembra costare migliaia di dollari lì dentro. 

E’ logico che mi abbia rapita, continua a ripetersi. 

Ma perché? 

E alla mente le saltano i peggiori scenari. Forse è lì per ucciderla velocemente, forse l’ha rapita per un riscatto, forse vuole violentarla e annegarla. L’ultimo pensiero le fa accapponare la pelle. 

 

“Forza, Elena, puoi anche girarti ora. La mia pazienza ha un limite.”

 

Parla di nuovo Damon e questa volta incrocia anche le braccia al petto, continuando però a guardare le spalle della ragazza. I capelli le ricadono morbidi sulla schiena, coperta da un grazioso vestitino. E’ bella, Damon l’ha sempre saputo, molto simile a lei. Il ragazzo fa schioccare la lingua contro il palato, scocciato dal comportamento della ragazzina.

 

Come fai a sapere il mio nome?

 

Elena ha tentato di rimanere fredda, impassibile, mentre dentro sta morendo di paura. L’uomo dietro di lei ridacchia divertito e si avvicina di qualche passo alla ragazza, rimanendo comunque a debita distanza. Non ha paura, ma non vuole nemmeno avvicinarsi troppo.

 

“Sai dire solo questo, Elena?”- domanda il ragazzo dai capelli corvini accattivante. -“O sai dire anche altro?”

Come fai a sapere il mio nome?”- ripete la ragazza, ignorando le parole dell’uomo.

“So un po’ di cose su di te, Elena.”- ribatte lui divertito dalla reazione della ragazza ogni qual volta pronuncia il suo nome. -“Ma, deduco, che tu non sappia niente di me. Te lo dirò, comunque, prima che tu possa diventare un disco rotto. Ti conosco e non è la prima volta che ci incontriamo.”

“Non ti ho mai visto.”

 

Damon sorride trionfante nel sentire parole diverse dal Come fai a sapere il mio nome?

 

“Io si, parecchie volte.”- continua Damon tirandosi su le maniche della camicia nera fino al gomito. -“Non considerarmi uno stalker, dovevo prima capire chi sei.”

 

Elena si volta di scatto infuriata e se ne pente l’attimo dopo. Si perde di nuovo ad osservare gli occhi azzurri magnetici dell’uomo e rimane sconvolta anche dalla sua faccia impassibile. E’ in grado di cambiare comportamento molto velocemente. Impassibile, fa battute, ridacchia e poi ritorna impassibile. Sembra quasi una statua.

Non può negare, però, di avere di fronte a lei un ragazzo affascinante.

 

“Non riesci proprio a staccarmi gli occhi di dosso, uhm?”- le domanda Damon incurvando leggermente le labbra, quasi a formare un sorriso.

“Se vuoi uccidermi fallo ora.”- ribatte la ragazza alzando di un tono la voce. -“Fa solo che sia indolore.”

“Ucciderti? E perché mai dovrei ucciderti?”- domanda l’uomo quasi curioso. 

“Mi hai rapita e sono qui. E tu sei lì. E sai chi sono. E’ ovvio che tu mi abbia seguita per un po’ per poi rapirmi e uccidermi.”

“Tu guardi troppi film, ragazzina.”- sospira teatralmente il ragazzo riportando il suo sguardo sulla ragazza. -“Una delle opzioni era quella, però, te ne do atto.”

 

E l’ultima parte della frase risulta più sadica di quanto Damon volesse, ma, vedendo la ragazza ancora più spaventata, se ne compiace.

 

“Comunque non ti ucciderò, se è questo che vuoi sapere.”- continua.

Vuoi torturarmi?”

“No, nemmeno quello, a meno che tu non mi obblighi a farlo.”- le risponde Damon.

“Allora portami a casa. Se è uno scherzo per il mio compleanno è stato bello, ma ora puoi portarmi a casa.”- continua la ragazza.

“Uh, giusto, non è ancora mezzanotte quindi tanti auguri, Elena.”- gli risponde il ragazzo dagli occhi azzurri muovendo mezzo passo verso di lei, facendola così sussultare. -“Casa tua la rivedrai solo con un binocolo, forse.”

 

E la ragazza sussulta per l’ennesima volta alle parole dell’uomo. Per qualche istante ha sperato, con tutto il cuore, che fosse uno scherzo, ma lì, con lei, non c’è nessuno, tranne il ragazzo -maniaco e psicopatico sicuramente- e i suoi amici, gli amici di una vita, non sono saltati fuori dal nulla gridando è uno scherzo. 

Sembra tutto così vero.

 

“E’ un incubo.”- ride istericamente Elena. -“E’ sicuramente uno scherzo o un incubo.”

“Mi piace come l’hai presa, pensavo saresti scappata da me urlando e piangendo. Ma hai ironia, mi piace.”

 

Ed Elena smette improvvisamente di ridere. Ora tutto quello che vuole fare è scappare urlando e piangendo, dando almeno all’uomo quella soddisfazione. Tutto quello che fa, invece, è continuare a rimanere immobile.

 

Chi diavolo sei tu? E come fai sapere chi sono io?”- gli ringhia contro Elena con rabbia.

“Ecco, ora mi piaci ancora di più. Troppo remissiva per i miei gusti e troppo lontana da come ti avevo immaginato e visto.”

“Cosa vuoi da me? Mi hai rapita per avere un riscatto?”

“I tuoi genitori non potrebbero pagarlo comunque. Sei tu il prezzo di quel riscatto. Nessuno ti verrà a prendere, Elena.”- conclude.

 

La ragazza si alza dal letto, diventando troppo scomodo, e fa mezzo passo verso di lui. E’ arrabbiata ed impaurita, ma il lato arrabbiato ha preso letteralmente il sopravvento.

 

“Stai mentendo e sei uno schifoso psicopatico!”

“Gattina, tira dentro le unghie. Fino a poco fa sembravi una statua e ora sei tutto il contrario. Sei forse bipolare?”

 

Prima ancora che Damon se ne renda conto Elena è già fuori dalla porta della stanza per tentare una via di fuga. Non appena mette piedi fuori dalla stanza rimane sbalordita da quello che si trova davanti. Si aspettava un appartamento, non un enorme casa a due piani.

 

“Ottimo tentativo, ma non hai via di scampo.”- parla Damon dietro di lei. -“Anche se avessi proseguito non saresti uscita comunque. Questa casa è piena di telecamere, la porta si apre solo con la mia impronta digitale e le finestre sono tutte sbarrate. Non hai nessuna possibilità di uscire da qui. Divertente, non trovi?”

 

E alla ragazza quasi cedono le gambe alla constatazione del ragazzo dietro di lei.

 

“Non sarà male vivere qui, te lo prometto. Ci sono tantissimi comfort e c’è anche la piscina in giardino.”- continua il ragazzo.

“Perché proprio me?”- gli domanda la ragazza con la voce incrinata, capendo ormai di non avere nessuna via di fuga. -“Se non vuoi uccidermi o un riscatto… Perché me?”

“Mi sono chiesto tante volte se sia giusto che i figli paghino per le colpe dei loro genitori, ma, vedendone il risultato, non posso che darmi una risposta positiva.”- le risponde il ragazzo, alludendo in parte alla sua domanda, ma non rispondendole del tutto. -“Avrai una nuova vita da ora in avanti, Elena.

 

Elena, infischiandose delle parole dell’uomo e sulla massima sicurezza della casa, corre giù per le scale, arrivando quasi a spaccarsi l’osso del collo, e si precipita verso la porta per tentare di aprirla, sotto lo sguardo divertito di Damon.

Le mani della ragazza corrono veloci verso la maniglia e provano in qualsiasi modo di aprirla, ma, per ragioni ovvie, risulta tutto inutile.

 

“Te l’avevo detto.”- tuona Damon scendendo elegantemente le scale. -“Funziona solo con la mia impronta digitale e, a meno che tu non mi stacchi un dito, potrai uscire quando lo voglio io. Ora fai la brava, ragazzina, vai in camera e rimani lì dentro, sto aspettando qualcuno.”

 

E l’ultima frase Damon la pronuncia in maniera tetra, tanto da far accapponare la ragazza davanti a lui.

 

“Lasciami andare, ti prego.

 

Damon sospira e scuote la testa, indicando ancora le scale alla ragazza.

 

“Mi pregerai per altre cose, Elena, ma ora fai come ti ho detto.”- tuona il ragazzo, ritornando impassibile.

Portami a casa…”- ripete di nuovo Elena, questa volta con la voce leggermente incrinata.

 

Ha tentato di essere forte, spavalda, ma ora, impaurita e preoccupata, tutte le sue barriere stanno crollando. Si sta rendendo sempre più conto di non essere dentro un sogno o un gioco, ma di come la realtà le si stia presentando davanti: è stata rapita e nessuno verrà a salvarla.

 

“Se non vuoi che ti rimetta a letto con un sonnifero o ti spedisca direttamente in cantina esegui il mio ordine e fila in camera.”

 

E vorrebbe ribattere con un Non sono una bambina, orribile psicopatico, ma gli occhi del ragazzo, prima spavaldi, divertiti e ogni tanto impassibili, diventano ghiaccio puro, freddi. E, se prima c’era tensione tra i due, più da parte della ragazza, ora l’aria ne è satura ed Elena capisce che il ragazzo non risulta più tanto divertito come prima. E il nervosismo di Damon sale. 

 

“Vai in camera, ora.”

 

Ed Elena, mentre Damon muove qualche passo verso di lei, ne fa qualche indietro. Dai gesti del ragazzo capisce che manterrà quanto le ha detto, così si trova costretta a voltarsi e a salire la scale, mentre l’uomo la segue con gli occhi.

 

“Posso almeno sapere il tuo nome?”- gli domanda Elena.

Damon.

“Bene, Damon, mi fai schifo.”

 

 






























 

                                                                       * * *

 
























 

 

“E’ già arrivata?”

 

Giuseppe Salvatore è seduto sulla poltrona di pelle, di fronte al figlio, ancora in piedi. Accanto al maggiore dei Salvatori ci sono due guardie del corpo e altre lo stanno aspettando fuori.

 

“E’ arrivata.”- gli risponde il ragazzo.

“Spero che ora smetterai di creare problemi.”- gli risponde l’uomo sorseggiando del bourbon dentro un bicchiere di vetro trasparente. Con un cenno del capo Giuseppe si fa passare dei documenti. -“Ecco i documenti.”

 

Damon si avvicina al padre e li prende, poi legge velocemente quello che c’è scritto.

 

“E’ tutto autentico.”- continua Giuseppe. -“Sei ufficialmente sposato.”

Di nuovo.

“Mi sembra che tu abbia voluto questo, no?”- gli domanda l’uomo.

“Sai quanto l’amassi.”- gli risponde duro Damon, mentre gli occhi gli si velano di tristezza. -“E quanto la ami ancora.”

“E’ una storia passata, Damon.”- gli risponde con altrettanta durezza l’uomo. -“Ora hai voluto Elena e ti terrai Elena.”

“L’ho voluta, è vero, perché era conveniente anche per te. Amerò solo una donna nella mia vita, questo lo sai.”- continua Damon.

“Sai bene che non è colpa mia se se n’è andata. Quindi non accusarmi di cose che non ho commesso.”- alza leggermente la voce Giuseppe.

“Si che lo è. E’ colpa tua e di quello che facciamo!”

“Quello che facciamo ti permette di vivere, ragazzo.”

“E quello che facciamo l’ha allontanata e tu l’hai permesso. Perché l’amore è una debolezza.”- gli urla contro Damon.

“Si, l’amore è una debolezza. Ed Elena spero sia solo un divertimento per te, te lo auguro, Damon. E’ un regalo che ti offro e a te sta bene.”- gli ricorda Giuseppe.

 

E se prima Damon era tranquillo -non era di buon umore, quello l’ha perso da tempo, ma era tranquillo-, ora non lo è più. E’ di pessimo umore.

 

“Mi sta bene perché mi hai praticamente obbligato. Ricordati quello che mi hai promesso una volta finito tutto questo.”- ribatte cupo Damon.

“Non te l’ho promesso, Damon, ho solo accennato al fatto che potrei farlo. Non sono un tipo da promesse, lo sai. Hai voluto una ragazza per poi distruggerla? Sei così tanto diverso da me, ragazzo?”- gli domanda Giuseppe.

 

Per la prima volta Damon non ribatte, abbassa soltanto lo sguardo sotto quello soddisfatto del padre. Suo padre è un mostro e gli sta rovinando la vita, come ha rovinato quella di sua madre e di suo fratello. E come ha rovinato quella dell’unica donna che abbia mai amato.

Giuseppe si alza dalla poltrona e fa cenno alle due guardie di avvicinarsi a lui.

 

“Spero che tu sappia sfruttare questo tempo insieme. E che il nostro rapporto possa fruttare.”- gli ricorda Giuseppe.

“A te interessano solo i soldi.”

“Soldi che ti permettono di avere tutti questi agi, ricordatelo.”- gli risponde Giuseppe per poi voltargli le spalle.

 

Due minuti dopo Damon rimane solo all’interno dell’enorme villa -escludendo Elena nella camera di sopra e dei domestici in giro per le camere.

L’uomo tira un pugno al muro, incurante del dolore. 

Suo padre, l’uomo che dovrebbe amarlo più di tutti, gli sta rovinando la vita e lui la sta rovinando ad una ragazza innocente, colpevole soltanto di essere figlia di Grayson.

 

 

 

___________________________________________________

 

Buon pomeriggio :)

Scusatemi per il ritardo, ma ho dovuto aggiornare anche le altre storie ed è estate e devo dedicare del tempo anche ad altro.

Capitolo dedicato a Damon ed Elena. Deluse? Contente?

E’ il continuo, ovviamente, dello scorso capitolo. Damon ha rapito Elena e l’ha portata nella sua maestosa villa. Elena che non sa ancora nulla del perché si trovi lì e non a casa sua, Mystic Falls, e che, invece di trovare risposte nel ragazzo, si confonde ancora di più delle idee, uscendone confusa e spaventata, molto spaventata. Damon è particolare, alternerà momenti di ilarità e momenti di freddezza perché ha subito una perdita che l’ha parecchio sconvolto -se sia morta o meno lo scoprirete più avanti. I due sono molto simili e ci metteranno un po’ per interagire come delle persone normali, ed è anche logico visto che Damon ha rapito Elena e questa si sente un animale in gabbia.
Per quanto il prologo vi abbia deppistate... Elena non è proprio l'ambizione di Damon. Damon ne è attratto, certo, ma è stato Giuseppe ad offrirgliela come un regalo di riappacificazione, nonostante tutti i problemi ci siano tra loro. 

Ringrazio le fantastiche tre ragazze che hanno recensito la storia e quelle che l’hanno inserita tra le preferite/ricordate/seguite, alla prossima :3

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Capitolo 5
*** Fourth Chapter. ***


                               IllegaLove.  

                                                                           | Fourth Chapter |





Elena continua a fissare le sbarre di fronte a se, come se queste potessero scomparire da un momento all’altro e darle una via di fuga. Si alza dal letto con stizza e si guarda attorno. E’ come se fosse chiusa in gabbia. Le finestre sono sbarrate e la porta è chiusa a chiave. Se fosse una strega molto probabilmente potrebbe utilizzare il water, ma, visto che non lo è, è confinata in quella stanza. 

Stanza bella, spaziosa, ma che non è la sua e non la sentirà mai sua. Il colore che predomina è il nero, con qualche accenno di rosso qua e là, per la maggior parte sulle coperte e sul tappeto. Al centro della camera c’è un enorme letto a baldacchino con cuscini e coperte rosse, un armadio, completamente vuoto, di colore nero, una scrivania nera con una sedia altrettanto nera e l’unica cosa che spicca, su questa, è un cuscino nero. C’è anche una libreria, o almeno ci assomiglia. Potrebbe esserlo, solo che non ci sono libri.

Zero.

Decide di andare alla porta, per vedere se Damon l’ha aperta, ma la trova ancora chiusa a chiave. Mette l’orecchio sulla porta, per capire se sta arrivando qualcuno o se gli ospiti se ne siano andati. Il nulla. Prima ha sentito delle urla e delle voci concitate, è riuscita a captare qualcosa, ma non ci ha capito poi molto. Una era sicuramente quella del suo aguzzino, l’altra di un uomo. Non un uomo giovane, era pesante e forte. Elena aspetta qualche secondo ancora in piedi accanto alla porta, come se questa potesse aprirsi da un momento all’altro e far sbucare fuori i suoi amici che urlano buon compleanno come se fosse uno scherzo, ma, più i minuti passano, più si rende conto di quello che le sta realmente accadendo e crolla sul pavimento ritrovandosi seduta. Si prende la testa tra le mani. Si accorge che non è più il suo compleanno e che quello che le sta accadendo non è uno scherzo, ma la cruda realtà.

E’ stata rapita da un pazzo e non sa nemmeno per che cosa. Nella sua vita non ha fatto niente di male. E’ sempre stata una ragazza modello, brava a scuola, buone amiche e persino una brava figlia e una brava sorella. Quello difficile è sempre stato suo fratello Jeremy. 

I suoi genitori erano sempre stati orgogliosi di lei e, molto probabilmente, non l’avrebbero più rivista.

Ha cercato di dimostrarsi il più forte possibile, ma ora, tutto quello che riesce a pensare, è solo al fatto di essere stata rapita.

Un singhiozzo la scuote e diventa il preludio di tanti.

 

































 

                                                                              * * *

 



































 

Damon si lascia cadere sul divano e si versa l’ennesimo bicchiere di bourbon. 

Sarebbe dovuto rimanere in Australia ed allontanarsi completamente dal mondo invece di tornare indietro. L’ha fatto per suo fratello, perché aveva bisogno di lui, e alla fine si è trovato in mezzo a cosa più grandi di lui. Nella vita aveva avuto tanto male, ma ne aveva fatto anche tanto.

E’ tornato per una promessa e ci spera, ma, in cuor suo, sa che suo padre non la manterrà. Si alza dal divano svogliato e va nel suo studio, nell’ala est della casa -studio dove solo lui può entrare e dove non fa entrare nessuno. Appoggia il bicchiere, ormai finito, sul tavolino di vetro di fronte alla scrivania, poi, dopo aver fatto il giro, si siede sulla poltrona di pelle nera. Apre il secondo cassetto alla sua sinistra e tira fuori alcune foto, foto che rappresentano i pochi momenti felici della sua vita.

Il viso di lei lo fa sorridere leggermente. Se n’è andata, è vero, ma Damon sa perché l’ha fatto e come suo padre c’entri in tutto questo. Se n’è andata portandosi via la parte più bella di lui, quella più pura, quella che lui avrebbe amato fino alla follia. 

Nell’esatto momento in cui richiude il cassetto la porta del suo studio si apre. Damon alza di scatto la testa pronto a fulminare chiunque abbia osato interromperlo e, soprattutto, entrare nel suo studio, ma, quando capisce chi è, il suo sguardo si ammorbidisce leggermente.

 

“Non dirmi che l’hai fatto.”

 

La voce del ragazzo esce insicura e forse speranzosa. Il giovane ragazzo si toglie la giacca e la lascia sulla sedia di mogano vicino alla libreria e scruta l’altro, dagli occhi azzurri, in attesa di qualche risposta.

 

“Quante volte ti ho detto che questo è il mio studio e che nessuno può entrarci?”- gli domanda Damon.

“Non sono nessuno.”- ribatte l’altro incrociando le braccia al petto. Damon lo osserva per qualche istante, poi scuote la testa. -“Non dirmi che hai ceduto al suo ricatto.”

“Sono qui ed è abbastanza ovvio che cos’ho fatto.”

 

Ha sempre avuto la vita facile suo fratello. Mentre Damon è stato obbligato fin da ragazzino ad immischiarsi negli affari del padre, macchiandosi indelebilmente la fedina penale, il suo fratellino ha sempre avuto vita facile. E’ sempre stato quello buono, gentile, intelligente e bravissimo a scuola. Lui si è potuto allontanare dallo schifo di famiglia in cui si trovava con la scusa dello studio, laureandosi in medicina con voti altissimi, mentre il maggiore è stato costretto vivere nell’ombra e, quando ha capito che era ora di andarsene, per il suo bene e quello di lei, Giuseppe aveva ben pensato di scatenare il putiferio rovinandogli la vita.

 

“Perché, Damon? Perché?”- gli domanda il fratello con voce flebile. 

“Solo perché tu hai una vita perfetta questo non significa che anche la mia lo sia.”- sottolinea tagliente il maggiore.

“Avrei potuto aiutarti!”- controbatte Stefan.

“Come? Ci sono io in mezzo a questo schifo, non tu.”- sottolinea il ragazzo dagli occhi cerulei. -“Perché sei qui?”

“Perché sei ancora in tempo per tornare indietro. Potremmo… Trovare una soluzione.”

 

L’ultima frase gli esce titubante e Stefan si maledice. Vuole aiutare veramente suo fratello, ma sa che da solo non potrebbe mai farcela. Non ci riuscirebbero neanche in due, ma vale la pena provare. Stefan sa quello che suo fratello ha passato e molto probabilmente passerà e si sente in colpa perché ogni cosa è ricaduta su Damon. 

Stefan ha solo avuto la fortuna di essere cocco di papà, molto più disciplinato del maggiore e di non aver scelto una donna malata.

 

“Non c’è nessuna soluzione. Ha detto che, dopo aver fatto determinate cose, mi lascerà libero.”

“Sai che non lo farà mai.”- ribatte Stefan. -“Andiamocene via, tu e io.”

“Io sono immischiato in questa cosa, non tu.”

“E io sto cercando di aiutarti, ma tu non lo vuoi. E’ così difficile?”- gli domanda Stefan.

“Si che lo è.”- gli risponde Damon alzandosi dalla sedia. -“Ti conviene andare a casa prima che possa tornare, non voglio che ti trovi qui.”

“Permettimi di parlarci, posso convincerlo.”- continua Stefan.

“A fare cosa?”- gli domanda Damon. -“Stef, va a casa.”

 

Stefan lo guarda per qualche altro secondo, poi gli da le spalle e, dopo aver afferrato la giacca, esce stizzito dallo studio del fratello maggiore. 

Gli da sui nervi.

 

“Signorino Stefan, vuole qualcosa?”- gli domanda la domestica sbucando dalla cucina facendolo trasalire.

“Non ce n’è bisogno, grazie Isabel.”- le risponde a tono Stefan.

 

Damon, intanto, segue il fratello e si ferma a qualche metro da lui appoggiato al muro.

 

“E’ meglio così, credimi, è meglio per tutti.”- gli dice.

“Potresti vivere felice e almeno rivedere lei, ma non vuoi farti aiutare, è questo il problema.”- ribatte Stefan.

“Perché so che un giorno la rivedrò. Ora è meglio che tu vada.”- gli risponde Damon.

 

L’occhio di Damon cade sulle carte lasciate sul tavolino e spera con tutto il cuore che suo fratello non le veda. Stefan sa tutto di Damon, o quasi. Per esempio non sa del matrimonio, praticamente illegale, a cui Damon è andato appena incontro. 

Ma Stefan nota quelle carte praticamente subito e, prima che il maggiore possa portargliele via, le ha già in mano.

 

“Non sono affari che ti riguardano, dammi quella carte, Stefan.”- ringhia Damon tentando di sottrargli i fogli.

 

Stefan intanto ha già captato le informazioni più importanti e, una volta realizzato il guaio in cui si è cacciato suo fratello, spalanca la bocca e le carte gli cadono dalle mani.

 

“Chi è Elena Gilbert?”- gli domanda tetro per poi correggersi. -“O forse dovrei dire Elena Salvatore?

“Non sono affari che ti riguardano, fratello.”- sbotta Damon raccogliendo le carte dal pavimento.

“Ho capito perché avevi fretta di mandarmi via e non era per papà.”- lo accusa Stefan. -“Che cosa diavolo stai combinando?”

“Ripeto, non sono affari tuoi.”

“Certo che lo sono. Chi è questa ragazza?”- tuona Stefan. -“Che cosa stai combinando? Sono carte per un matrimonio, Damon!”

“E’ una cosa tra me e Giuseppe, non tra me e te.”- ribatte il maggiore incrociando le braccia al petto. -“Fuori, Stefan. Non obbligarmi a mandarti fuori con la forza.”

“Non stai facendo altro che combinare casini. Spero non sia quello che sto pensando perché andrai a finire in guai molto grossi.”- tuona Stefan per poi chiudersi la porta della casa del fratello alle spalle.

 

Damon si passa una mano tra i capelli esausto. In un solo giorno ha dovuto incontrare una ragazza difficile, nonché sua moglie, suo padre e suo fratello. 

A ridestarlo dai suoi pensieri è una cameriera che lo avvisa di aver appena preparato la sua vasca. Damon, prima di chiudersi la porta del bagno alle spalle, si assicura, andando al piano di sopra, che la porta della camera della ragazza sia ancora chiusa a chiave.

Non sente nessun rumore all’interno. Pensa qualche istante su cosa fare, ma alla fine decide di dedicarsi al suo bagno.

 











































 

                                                                            * * *


































 

E’ mattina quando si sveglia. Lo capisce dalla poca luce che filtra dalla finestra sbarrata e dall’ora dell’orologio. Si accorge in un secondo momento di essersi addormentata per terra contro la porta. Si tira su in piede e si stiracchia e sente che le ossa le fanno male a causa della posizione scomoda in cui è dovuta stare. C’è il letto, ma alla fine è crollata lì. Si trova ancora in quella stanza dal giorno prima ed ha ancora addosso gli stessi vestiti. Si sente sporca ed ha assoluto bisogno di farsi una doccia, ma non sa con che cosa cambiarsi. Dentro l’armadio non c’è nulla e il suo aguzzino non si è degnato nemmeno di darle dei vestiti puliti, cosa di cui ha realmente bisogno. 

Non può nemmeno uscire dalla camera per chiedere almeno qualcosa, è costretta a rimanere lì senza poter fare nulla. Elena decide almeno di andare in bagno a risciacquarsi la faccia in modo da svegliarsi e avere pulita almeno quella. 

Lo stomaco comincia a brontolarle, visto che è da quasi un giorno che non mangia. E’ stata rapita, non le danno da mangiare -molto probabilmente perché l’uomo di casa si è dimenticato di lei pensa- e dei vestiti puliti. 

Sospira stancamente e si siede sul letto, unico posto comodo. Prende tra le mani il ciondolo che ha al collo, l’unica cosa che ha della sua famiglia. Lo guarda e sorride tristemente. Non li vede da quasi due giorni, ma è come se non li vedesse da molto più tempo. Sta quasi per chiudere nuovamente gli occhi perché, visto che non ha nulla da fare, l’unica cosa plausibile è dormire, quando la conversazione avuta al suo compleanno con suo padre le balza alla mente.

Suo padre, ricorda, sembrava molto preoccupato e ha continuato a ribadire che non l’avrebbe fatta uscire di casa, come se sospettasse qualcosa. Le ritornano alla mente anche le ultime conversazioni dei suoi genitori e le parole di Jeremy di come fosse preoccupato per loro e di come, secondo lui, ci fosse qualcosa in grado di turbarli.

E’ lì che Elena comincia a collegare un po’ di cose e una strana consapevolezza si fa strada in lei: la ragazza capisce che suo padre le abbia nascosto qualcosa. La ragazza non sa ancora che suo padre sa perfettamente che fine ha fatto, ma non può nemmeno appellarsi a qualcuno perché verrebbe ucciso e non può permettere che venga fatto del male anche a Miranda e a Jeremy, per quanto voglia salvare la figlia.

 

“Buongiorno raggio di sole.”

 

La voce di Damon le arriva chiara e improvvisa, tanto da farla sobbalzare sul posto. 

 

“Ho interrotto qualcosa?”- le domanda il maggiore dei Salvatore appoggiandosi allo stipite della porta. Il suo sguardo si fa curioso. -“Quello che cos’è? Non ci avevo fatto caso prima.”

 

Elena non gli risponde, si volta dall’altra parte. La ragazza ha capito che non vuole liberarla e che vuole solo farla innervosire, quindi ha deciso semplicemente di non rispondergli.

 

“Siamo ritornate a non parlare, vero?”- domanda Damon più a se stesso che a lei. -“Ma forse è meglio così, sai solo dirmi lasciami andare.

 

Damon vede la ragazza irrigidirsi ed Elena vorrebbe con tutto il cuore prenderlo a schiaffi, ma decide di non farlo perché comunque non risolverebbe nulla. Certo, si toglierebbe una gran bella soddisfazione, ma non risolverebbe comunque nulla se non farlo arrabbiare.

Si è già accorta di come sia bipolare e non vuole peggiorare la situazione.

 

“Okay, Elena, puoi anche non parlarmi, ma sei ancora in grado di ascoltarmi e vedere.”- la rimbecca Damon chiudendosi la porta alle spalle e tirando fuori da dietro alla schiena delle carte, quelle carte. -“Per cui ora mi ascolterai, anche perché non puoi fare altrimenti.”

 

Damon, con molta grazia, si siede sul letto della ragazza, ancora seduta, ma a qualche metro di distanza da lei. Il cuore di Elena batte all’impazzata a quella improvvisa vicinanza, un po’ per paura e un po’ perché si sente strana. L’uomo mette le carte sul letto e le spinge verso la ragazza, in modo che questa possa vederle. 

 

“Ecco, puoi leggere. Sai leggere, vero?”

 

Damon le sorride sghembo ed Elena stringe i denti. Da una parte non vuole leggere quelle carte, ma dall’altra sa che lui non se ne andrà se prima non leggerà quelle carte. Così inizia a leggere il primo foglio, ma, dopo poche righe il mondo le crolla addosso. Alza di scatto lo sguardo sull’uomo e questo le sorride divertito capendo lo stato d’animo della ragazza. 

Con il presente dichiaro l’unione in matrimonio tra Damon Salvatore ed Elena Gilbert, divenuta Elena Salvatore.

Le mani della ragazza iniziano a tremare mentre continua ad osservare quelle carte. Sono autentiche. O almeno lo sembrano.

E’ stata rapita ed ora si trova sposata con uno psicopatico?

 

“Credo che tu abbia capito che cosa sia appena successo.”- le dice Damon noncurante e tira fuori dalla tasca un sacchettino di velluto blu facendolo cadere sulle carte. -“Ora, questa cosa non piace né a me e né a te, ma, per comune convivenza”- e per volere di mio padre. - “dovremmo farlo. Le terremo solo in luoghi pubblici.”

 

Damon apre il sacchettino ed immerge la mano dentro, per poi tirarla fuori con due fedi d’oro. Gli occhi della ragazza si spalancano terrorizzati.

 

“Se tu ti comporterai bene lo farò anche io. Mi intrighi, ma allo stesso tempo il mio obiettivo non sei tu. Succederanno molte cose da ora in avanti, l’unica cosa ufficiale ora è che siamo sposati. Dovremmo fare un brindisi, no?”- le dice Damon porgendole una delle due fedi.

 

Elena rimane immobile. Non muove nemmeno un muscolo e non ha nessuna intenzione di prendere quella fede.

 

“Ricordati, se tu ti comporti bene lo farò anche io, intesi. L’unica cosa in cui non ti posso obbligare è indossarla qui. Quando parteciperemo agli eventi sarai obbligata a portarla e, ovviamente, farai qualsiasi cosa io ti dico. Quel giorno non è oggi, per cui”- Damon si alza dal letto e appoggia la vede sul tavolino accanto alla libreria vuota. -“puoi fare anche a meno di prenderla. ” 

 

Il silenzio cala sulla stanza e il respiro di Elena si fa sempre più affannoso. Vorrebbe non parlargli, ma deve sapere.

 

“Che cosa ti ho fatto? Qual è la mia colpa?”- esala la ragazza.

 

Damon la guarda negli occhi e ci legge terrore all’interno.

 

“L’unica tua colpa è essere figlia di tuo padre.

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Buon fine settimana a tutte :)

Perdonatemi per il ritardo, ma ultimamente sono stata molto impegnata ed è estate, quindi devo trovare del tempo per concentrarmi anche su altre cose.

Ringrazio le due ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e spero di trovare anche altri pareri, positivi e negativi sono sempre ben accetti. 

In questo capitolo viene introdotto anche il personaggio di Stefan. Per quanto i due siano fratelli hanno avuto stili di vita e destini completamente diversi. A Damon è toccata la parte brutta della vita ed è obbligato, per una serie di ragioni che verranno svelate, a lavorare per il padre che, da come avrete capito, fa tutto fuorché opere di bene, mentre Stefan ha potuto vivere la parte bella della vita, anche se comunque è legato anche allo schifo.

Stefan scopre quello che ha fatto il fratello, perché lui era a conoscenza di determinate cose, ma non del rapimento di Elena, e si infuria con il fratello. Sbucherà ancora e sarà molto importante sia per Elena e sia, alla fine, per Damon. 

Il rapporto tra Damon ed Elena è ancora conflittuale, ma sarà ancora per un po’ così, ma, d’altronde, non può essere diversamente. Damon ha rapito Elena per volere del padre e perché nutre un interesse per lei, ma la vede come una sfida e un mezzo, anche, per raggiungere quello che ha perso in passato (perché Damon ha un passato veramente travagliato), mentre Elena, giustamente, è terrorizzata. E’ stata rapita e vive nel costante terrore che le possa capitare qualcosa. Sta cominciando a collegare un po’ di cose e arriverà praticamente da sola alla verità e sulla doppia vita del padre. Damon, finalmente, le svela quello di cui si parla dal prologo, ovvero il matrimonio, e, ovviamente, ne rimane scandalizzata. La questione verrà tirata fuori altre volte.

Grazie ancora, alla prossima ^^

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Capitolo 6
*** Fifth Chapter. ***


                                             IllegaLove. 

                                                                                            | Fifth Chapter |


 

Stefan oltrepassa la soglia non degnandosi nemmeno di salutare la governante.

E’ troppo arrabbiato e deluso. Arrabbiato e deluso con suo padre e con suo fratello. 

Non riesce ancora a credere a quello che hanno fatto e stanno facendo ad una povera ragazza. 

La governante, dopo qualche secondo, si allontana dalla soglia e va a chiamare il suo padrone, il quale è dentro allo studio da quella mattina. Damon, non appena sente la porta aprirsi e rivelare la faccia scura della donna, capisce immediatamente che c’è qualcosa che non va a di come ci sia lo zampino di suo fratello. Sbuffando lascia scivolare la sedia all’indietro e si alza, per poi uscire dallo studio e andare verso il fratello, il quale, a sua volta, si stava dirigendo dal maggiore.

 

“Ma che problemi hai?”- domanda adirato il più piccolo al più grande. -“Dio, Damon, ero convinto fossi meglio di così.”

“Deduco che il paparino ti abbia spifferato qualcosa.”- gli risponde a tono Damon roteando gli occhi al cielo.

“Ti ho offerto così tante volte il mio aiuto e tu te ne esci così?”- gli chiede ancora Stefan. -“Che fine ha fatto mio fratello?”

“Sai bene che cosa sia successo.”- ribatte Damon incrociando le braccia al petto, mentre Stefan trema per la rabbia. 

Hai rapito una ragazza innocente!”- urla Stefan.

“Non l’ho rapita, la sto solo tenendo buona qui. Giuseppe l’ha fatto, ma quelli sono affari suoi, non miei.”- chiarisce il corvino.

“Per tenere buono te!”- ringhia Stefan. 

“E’ stato un accordo che andava bene ad entrambi. Io ho una donna e Giuseppe ha avuto quello che desiderava.”- conclude Damon.

“Ho visto una sua foto, Damon. E’ identica a lei.”- urla il minore portandosi entrambe le mani tra i capelli. -“Stessi capelli, stessi occhi, stessa altezza… Vuoi farti del male così?”

 

Damon serra le labbra facendole diventare una linea sottile. E’ vero, Elena gliela ricorda così tanto, ma non è solo per questo che ha acconsentito a farla rimanere a casa sua. 

Giuseppe ha preso Elena dal padre come pagamento dei suoi debiti e perché, sotto costante minaccia di fare del male alla figlia, l’uomo continuerà a fare il suo lavoro, e l’ha consegnata a Damon convinto di sanare gli antichi dissapori, ma il corvino ha accettato perché vuole che loro ritornino. 

 

“E l’hai pure sposata.”- conclude schifato il ragazzo dagli occhi verdi.

“Mi serve tener buono Giuseppe per alcune cose, che ora non ti dirò perché potresti spifferare tutto.”- ribatte Damon muovendo qualche passo verso il fratello. -“E lasciami in pace, non puoi mica salvare tutti.”

“Ti rendi conto di star rovinando la vita ad una povera ragazza?”- gli chiede Stefan muovendo qualche passo indietro.

“Oh, andiamo, Stef, quella ragazza può considerarsi fortunata. Hai idea di quello che capiterà alla sua famiglia?”- gli chiede Damon retorico, sapendo perfettamente che il fratello ha afferrato il concetto. -“Ha sempre fatto così. Usa le persone e poi, quando non gli servono più… Puf, sparite.”

 

E Stefan sa quanto il fratello abbia ragione, di come suo padre faccia scomparire dalla faccia della Terra quelle persone. Morti che sembrano casuali, incidenti, ma che in realtà non lo sono. Ed Elena può considerarsi fortunata sotto quel punto di vista, ma comunque non lo merita. Damon non lo vuole ammettere -non lo vuole ammettere a se stesso, figuriamoci ad alta voce o al fratello- ma è colpito da Elena e prova una profonda pena per lei, anche se si ostina a non considerarla. 

 

“Non lo merita comunque.”- conclude Stefan abbassando lo sguardo.

 

Damon fruga nella sua tasca e, una volta trovato quello che cerca, da al fratello la chiave della stanza di Elena.

 

“Da buon samaritano, quale sei, va’ da lei.”

 

Il maggiore si volta, dando le spalle al fratello, e si rintana nuovamente nel suo ufficio. Prima di sedersi e tornare a lavorare da un ultimo sguardo alla foto attaccata alla parete, che ritrai loro tre felici come non mai. Sospira pesantemente, poi continua con il suo lavoro.

 

Stefan, intanto, è già arrivato alla porta della camera della ragazza. Appoggia l’orecchio alla porta, per captare qualche rumore, poi, non sentendo niente, decide di infilare la chiave nella toppa e ad aprirla finalmente. Quello che si trova davanti lo spiazza leggermente. Elena è seduta sul letto, con la testa rivolta verso la finestra, con i capelli sciolti lungo la schiena, e con ancora i vestiti del suo rapimento. Non appena sente la porta aprirsi si alza di scatto in piedi e spalanca leggermente la bocca notando che l’intruso non è Damon, ma un ragazzo più giovane di lui. Muove qualche passo all’indietro, cercando di mettere ancora più distanza, mentre Stefan rimane immobile sulla soglia, ben capendo come la ragazza possa essere spaventata. 

 

“Non voglio farti del male.”- l’avvisa Stefan, con tono estremamente calmo e dolce, tanto che Elena, con solo quelle parole, si rilassa leggermente. -“Sono venuto qui per… Non so bene perché io sia qui, ma… Stai bene?”

 

E Stefan si maledici subito per la domanda estremamente stupida, perché come può stare bene quella ragazza?

E’ stata rapita da degli sconosciuti, è lontana dalla sua famiglia, e sembra non mangiare da giorni, o che comunque suo fratello non si sia preso affatto cura di lei. 

 

“Okay, domanda stupida.”- si scusa Stefan passandosi una mano tra i capelli. -“Credo che tu abbia bisogno di alcuni vestiti puliti e magari di qualcosa da mangiare, si, assolutamente.”

 

Elena abbassa lo sguardo, sentendosi in imbarazzo e anche profondamente umiliata. Non dal nuovo ragazzo comparso alla sua porta, ma del suo aguzzino. L’aveva rapita, l’aveva lasciata per due giorni chiusa in una stanza senza degnarsi nemmeno di portarle un cambio e qualcosa da mangiare. Un bicchiere d’acqua, aveva ricevuto un misero bicchiere d’acqua. L’unica cosa che era stata in grado di fare era una doccia, ma poi comunque era stata obbligata a mettersi gli stessi vestiti addosso, quindi non valeva più di tanto.

 

“Ti vado a prendere qualcosa, okay? Sono sicuro di riuscire a trovare qualcosa, magari una maglietta, dei pantaloni e anche della biancheria, poi qualcosa da mangiare.”- la rassicura il ragazzo.

 

Elena non gli risponde, gli sorride soltanto, mentre Stefan si chiude la porta alle spalle. La ragazza si rilassa completamente una volta rimasta sola e alterna lo sguardo dalla finestra alla porta. Porta che non è stata chiusa a chiave. 

Un pensiero le passa per la testa, quello di poter scappare e tentare di tornare a casa, anche se non sa bene dove si trova, ma non fa in tempo a muovere il primo passo che Stefan, di cui Elena non sa ancora il nome, è già di ritorno con una bottiglietta d’acqua nella mano destra e nell’altra dei pantaloni, una maglietta e della biancheria ripiegate. Damon gliene canterà di santa ragione, non appena si accorgerà a chi effettivamente appartiene quel vestiario, ma Stefan non avrebbe saputo cosa cercare altrimenti.

 

“Dovrebbero essere della tua taglia, in teoria.”- le dice Stefan appoggiando i vestiti sopra al letto. -“Li lascio qui, così puoi cambiarti con calma, e ti ho portato anche dell’acqua. Poi puoi pure venire giù a mangiare.”

 

Il respiro di Elena gli si mozza in gola. E’ rimasta chiusa lì dentro per più di due giorni perché Damon voleva che rimanesse lì, non può semplicemente scendere giù come se niente fosse.

Damon non l’ha mai nemmeno sfiorata, ma Elena ha paura perché le ha dato l’impressione di poter fare qualsiasi cosa per tenerla buona. 

 

“Lui… Lui non mi ha ma… Mai fatto scendere…”- balbetta Elena irrequieta.

 

Stefan rimane sorpreso dal tono della ragazza e il suo cuore si stringe in una morsa dolorosa nel vedere quanto sia terrorizzata.

Aveva cercato di essere forte, Elena, aveva cercato eccome, ma ora è semplicemente terrorizzata e vuole tornare dalla sua famiglia. 

 

“Ti ha per caso fatto del male?”- le domanda Stefan preoccupato avvicinandosi alla ragazza. 

 

Elena scatta subito all’indietro. Stefan non ha cattive intenzioni, ma Elena ha comunque paura, sebbene sente di potersi fidare. 

Il ragazzo alza le mani in segno di resa.

 

“Okay, scusa, mi allontano.”- le dice allontanandosi. -“Non ti ha fatto del male, vero?”

 

Damon è tante cose, ma Stefan sa che non farebbe mai del male ad una ragazza. Elena, infatti, scuote la testa.

 

“Non preoccuparti, puoi venire con me.”- la rassicura Stefan. -“Vado fuori, ti aspetto, tu puoi cambiarti con calma.”

 

Stefan guarda per l’ultima volta Elena, che gli sorride timida e riconoscente, poi esce dalla camera chiudendosi la porta alle spalle. La ragazza, nel frattempo, dopo aver guardato con bramosia i vestiti puliti, decide di farsi una doccia veloce, almeno per lavare il corpo, per poi indossare i vestiti. 

Damon, intanto, dopo aver finito di sistemare le ultime carte, non trovando Stefan da nessuna parte, si dirige al piano superiore, dove trova il fratello appoggiato con la schiena al muro fuori dalla camera di Elena.

 

“Sei ancora qui?”- gli domanda Damon scocciato.

“Quella ragazza è terrorizzata, Damon.”- sottolinea Stefan. -“Se vuoi usarla per i tuoi scopi almeno cerca di trattarla civilmente. Da quanto tempo è che non mangia?”

 

Damon, tra tutte le cose che ha avuto da fare e nella testa, si è dimenticato delle cose primarie. Si da mentalmente dello stupido e si ripromette di non farla morire di fame, visto che il suo intento non è ucciderla. 

Elena, nel frattempo, dopo essersi data una sistemata, appoggia la mano sulla maniglia e la spinge lentamente verso giù. La porta si apre ed entrambi i fratelli sussultano. La ragazza esce, intimorita e spaventata, ma quello che le fa saltare il cuore in gola è la vista di Damon, che, alla sua vista, cambia completamente espressione.

Il cuore del corvino rallenta di qualche battito, per poi iniziare a battere in modo frenetico alla vista della ragazza, pulita e con vestiti nuovi, che appartenevano a qualcun’altra. 

 

“Le hai dato i suoi vestiti?”- urla Damon al fratello, alternando lo sguardo dalla ragazza a lui. 

“Aveva bisogno di alcuni vestiti puliti, Damon. Non può rimanere a vita così.”- lo ammonisce Stefan, per nulla intimorito dello scatto del fratello. -“E lo sai meglio di me.”

“Sparite dalla mia vista, entrambi!”- tuona il corvino scagliando un pugno contro il muro.

 

Che fossero simili Damon lo sapeva, ma vedere Elena con i capelli sciolti e mossi, con gli stessi vestiti della donna che un tempo aveva amato, l’ha completamente destabilizzato. 

Stefan fa cenno ad Elena di seguirlo e deve sussurrarglielo anche affinché la ragazza si decida a seguirlo. Damon, invece, rimane solo con i suoi pensieri nel corridoio, aspettando invano qualcosa di cui nemmeno lui è a conoscenza.
































 

 

                                                                         * * *

 































 

“Non ti piacciono i pancake?”

 

La domanda di Stefan arriva ad Elena ovattata. Stefan, da gentiluomo, le ha preparato dei pancake, con del succo d’acero, e una spremuta per farla mangiare un po’. La ragazza, invece, dopo averlo ringraziato e mangiato qualche boccone a stento, si è semplicemente fermata. La situazione le sembra così surreale. E’ stata rapita, è rinchiusa in casa di uno sconosciuto, e un altro sconosciuto le ha dato dei vestiti puliti e le ha preparato anche da mangiare.

 

“Avresti voluto della cioccolata?”- le chiede Stefan, sperando che la ragazza gli risponda. -“Potrei rimediare.”

 

Il cibo non è il problema, per Elena, ma la situazione in cui è.

 

“Tu sembri… Diverso.”- esala Elena con gli occhi bassi, mentre gioca con il bordo della maglietta. -“Non sei come Damon.

“Siamo fratelli, ma siamo completamente opposti.”- le rivela Stefan sedendosi di fronte a lei, comunque a debita distanza perché non vuole forzare troppo la mano. Elena alza la testa di scatto e sgrana gli occhi perché non avrebbe mai immaginato che l’uomo di fronte a lei fosse il fratello dell’altro. Stefan si accorge di questo e lo ripete. -“Si, sono il fratello di Damon. Che stupido, non mi sono nemmeno presentato. Sono Stefan.

 

La ragazza annuisce leggermente, poi ritorna ad osservare il piatto.

 

“Tu sei Elena, no?”- continua Stefan e la ragazza annuisce. -“E’ un piacere conoscerti, anche se la situazione è parecchio difficile.

 

E tutti sanno di come sia complicata la vicenda. Stefan vorrebbe fare qualcosa per la ragazza, ma, purtroppo, sa di non poter fare nulla.

 

“Mi… Mi lascerai andare?”- gli chiede Elena con voce incrinata, mentre continua a torturare il bordo della maglietta. Gli occhi le si inumidiscono ed inizia a tremare leggermente. -“Io non… Non so perché sono qui e… Ti prego.

 

Alza la testa e i suoi occhi si incatenano a quelli verdi del ragazzo. Il cuore di Stefan si stringe in una morsa dolorosa, ma tutto quello che può fare è scuotere la testa, infrangendo così quello della ragazza.

 

“Per quanto vorrei farlo, non posso.”- le rivela il castano passandosi una mano tra i capelli, esausto. -“Non mi è permesso di farlo ed è forse un bene che tu sia qui.”

 

Stefan sospira pesantemente, ricordando la precedente conversazione fatta con il fratello e quello che Giuseppe fa a chi trasgredisce i suoi ordini. 

E Stefan ha capito che Elena è solo un metodo di ricatto, ma alla fine la famiglia Gilbert verrà comunque schiacciata come una mosca. Non possono più fare nulla.

 

“Tuo padre ha trasgredito agli ordini del mio e beh… Giuseppe è un uomo parecchio difficile.”- conclude Stefan.

 

Elena, ancora con gli occhi lucidi, si irrigidisce sul posto, ben consapevole di come il datore di lavoro di suo padre non si chiamasse Giuseppe, perché, appunto, non lo ha. Suo padre è un rispettabile lavoratore, ha una biblioteca di sua proprietà che gestisce con tutto l’amore possibile, l’amore di chi ama i libri e le storie legate ad essi. 

Chi è Giuseppe?

 

“Non capisco, mio padre… Lui… Giuseppe… Chi è?”- balbetta Elena spaventata, ma comunque tentando di capire che cosa stia succedendo.

 

Damon le ha affibbiato una sola colpa, ovvero quella di essere figlia di suo padre, ma non le ha detto o spiegato nient’altro. L’aveva semplicemente rinchiusa in camera, andandosene come se nulla fosse successo.

 

“Tuo padre non è un uomo pulito, Elena. Si è immischiato in affari che non lo riguardavano e tutto è diventato più grande di lui.”- le spiega Stefan lanciandole uno sguardo compassionevole. -“Si è riempito di debiti fino al collo e, come al solito, non è riuscito a restituire la somma di denaro. Quando si è trovato perso, letteralmente, ha tentato di far scoprire l’organizzazione di Giuseppe, ma lui se n’è accorto. Giuseppe è un uomo accecato dal denaro ed odia anche il minimo tradimento, peccato che quello di tuo padre sia stato enorme.”

“E io? E io… Cosa c’entro in tutto questo?”- gli chiede lieve, Elena. 

 

Suo padre non le ha mai parlato di questo. Non le ha mai parlato di debiti o altro. Lui ha sempre avuto il sorriso sulle labbra e nessuna preoccupazione e ha sempre amato immensamente la sua famiglia. 

E’ la verità quella che Stefan le sta dicendo? L’unica risposta che viene in mente ad Elena è , perché altrimenti avrebbero dovuto rapirla? E’ chiaramente una vendetta.

Ma cosa c’entra lei? E’ veramente diventata un oggetto di ricatto?

 

“Sono diventata un oggetto di ricatto?”- chiede ancora, portandosi entrambe le mani davanti alla bocca.

 

Stefan non le risponde, non perché non vuole, ma perché viene interrotto da Damon che irrompe nella cucina come una furia.

 

“Devi andare in camera, ora.”- ordina Damon ad Elena, puntandole contro i suoi occhi cerulei. La ragazza sente un brivido lungo la schiena che la fa sobbalzare leggermente. La mette in soggezione ed Elena non lo sopporta. -“Stefan, portala in camera.”

 

Stefan aggrotta le sopracciglia, non comprendendo l’urgenza del fratello. Il più piccolo ci arriva quando sente una voce particolarmente familiare giungergli alle orecchie e rabbrividisce.

 

“Eccola qui, Elena Gilbert. E’ un piacere rivederti dopo tutto questo tempo.”

 

Elena sente l’ennesimo brivido correrle lungo la schiena, anche se è differente da quello provato poco prima. Il primo è stato intenso, questo è stato di puro terrore. Non si volta nemmeno, perché ha già capito chi ha pronunciato quella frase, sebbene non abbia mai sentito quella voce.

Quello dietro di lei è Giuseppe Salvatore.

 

 

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Mi scuso per l’immenso ritardo, ma ho avuto un sacco di cose da fare e mi sono concentrata più su altre storie, ma ora sto buttando giù alcuni capitoli di questa, in modo da tirarmi avanti.

Capitolo poco movimentato, se non per la scena iniziale (l’arrivo di Stefan) e la parte finale (l’arrivo di Giuseppe).

Sono capitoli di passaggio, che mi servono per introdurre un po’ la storia e scavare nel passato dei personaggi, in maniera particolare di Damon, che ha un passato veramente molto travagliato.

Stefan, come già accennato, sarà veramente particolare e fungerà da appiglio per Elena più di qualche volta. Niente paura, niente Stelena o triangolo in mezzo, almeno per quanto riguarda Elena. I due costruiranno una bella e sana amicizia, niente di più.

Stefan è un personaggio particolare, ama il fratello e vuole aiutarlo, ma al tempo stesso si è tirato indietro dalla sua famiglia, almeno per quanto riguarda il padre, nei suoi affari. Damon ha una storia più particolare. Stiamo cominciando a capire di come Damon effettivamente abbia accettato di prendere con se Elena (anche se comunque ne è attratto, non lo nego) per qualcosa o qualcuno a cui aspira, ma pian piano emergerà anche qualche altro lato del suo carattere, non solo quello impassibile. Per esempio abbiamo visto di come convenga che Elena stia lì e di come sia più al sicuro rispetto a tutta la sua famiglia.

Elena, intanto, sta cominciando a ricollegare, grazie all’aiuto di Stefan (perchè Damon, come scritto, non le ha detto niente) e sta capendo del perché sia lì, anche se comunque il suo ruolo verrà delineato più avanti. 

L’ultima parte è il preludio di quello che accadrà nel capitolo successivo. Ringrazio le tre ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e mi scuso in particolar modo con loro per l’attesa.

Alla prossima ;)

 

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