Il capolavoro

di loveless_fairy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il capolavoro 01 ***
Capitolo 2: *** Il capolavoro 02 ***
Capitolo 3: *** Il capolavoro 03 ***
Capitolo 4: *** Il capolavoro 04 ***
Capitolo 5: *** Il capolavoro 05 - epilogo ***



Capitolo 1
*** Il capolavoro 01 ***


Pov Hanamichi. 

Non posso crederci! Che colpa ne ho io se i professori mi odiano? Appena entro in classe, la prima cosa che guardano sono i miei capelli rossi. Sono prevenuti! Ecco! Per questo non riesco ad avere tutte le sufficienze necessarie per restare in squadra! Non c’è altra spiegazione! Non è vero che passo il tempo a bighellonare con Yohei e gli altri! Non è neanche vero che, invece di studiare, guardo sempre i video su Mtv! E va bene! Magari qualcosa di vero c’è, ma ad un genio come me un’ora basta per fare tutti i compiti della giornata! Tanto il resto lo copio di Yoshiano, il secchione della classe! E quindi perché queste insufficienze? Per colpa dei prof. rischio di uscire dalla squadra! Però il preside, siccome sa che quest’anno vinceremo sicuramente il campionato nazionale, ha pensato di darci una seconda possibilità. Ma è proprio questo che non va! Ora ditemi voi se uno come me (l’ho già detto che sono un genio?) deve piegarsi ai voleri di quel grassone del preside! Io sono un basketman! Non una mammoletta! Non è da me fare una cosa del genere!
<< La vuoi piantare Hanamichi? E’ da quando abbiamo iniziato gli allenamenti che non fai che borbottare! Smettila! >>
Ecco! Sono un incompreso! Il Gori non riesce a capire le mie sofferenze!
<< Ma cosa ci sarà poi di così difficile nel creare qualcosa? In fondo si parla di arte! >>
Appunto!
<< Appunto Gori! Io sono il genio del basket, non posso essere pure il genio della pittura! >>
<< Ma chi ha parlato di pittura! Stiamo parlando di arte e l’arte non ha confini! Devi solo creare qualcosa di tuo, di artistico! >> continua il Gori incurante del mio dolore: << O sei fuori dalla squadra e dai campionati! >>
<< Cos’è? Il grande genio del basket non è all’altezza del compito? >> mi sbeffeggia Mitsui.
<< Baciapiselli stai zitto! Io sono un Genio e un genio non ha limiti! >>
<< Quindi, Genio, ora gioca e stai zitto! >>
Pure lui! Maledetto! L’algida kitsune fa pure lo spiritoso, ma ora mi sente!
<< Oi volpe! Tu che fai tanto lo spiritoso, non sai che anche tu dovrai creare qualcosa di artistico? Immagino già cosa farai: ti presenterai solo con una palla da basket! >>
<< Errore scimmia! Si da il caso che io sia bravissimo in educazione artistica! E’ l’unica materia, insieme all’inglese, che m’interessi! Per me sarà un giochetto da ragazzi passare l’esame! >>
Maledetto! Sempre a lui tutte le fortune! Ma perché non potevamo semplicemente studiare, magari con Harukina cara che dava lezioni private, e dare poi gli esami? Ma perché questo deve essere il dannatissimo anno dedicato all’arte? Se trovo chi ha avuto quest’idea… SBONK!
<< Ite Gori! Mi hai fatto male! >>
<< Mettiti subito a giocare, Sakuragi o dalla squadra ti butto fuori io, a calci! >>
Uff! Non c’è proprio nulla da fare! Il Genio dovrà affrontare nuovamente una terribile prova! Come dite? Che c’è di così terribile? Il fatto è che io… come dire… ehm… sono negato in fatto di arte! Non ditelo alla kitsune vi prego! Quando andavo all’asilo, mia madre evitava sempre di appendere i miei disegni sul frigo (usanza americana vista in tv), perché erano così brutti da spaventare le vicine che venivano a farle visita! Una volta la nonna, che poverina non ci vede bene, ha visto a terra un mio disegno, scivolato dalla presa della calamitina, ed è rimasta un’ora sul tavolo a tremare, pensando che fosse uno scarafaggio! Non sapete quanto tempo abbiamo dovuto impiegare per farla scendere dal tavolo, ci si era attaccata con le unghie! Ma che ci posso fare se non disegno bene? La mia ascesa artistica è stata una lunga discesa ripida e adesso sono così traumatizzato da non riuscire a prendere una matita in mano! Povero me che farò?

Abbiamo appena finito gli allenamenti. Il Megane mi si avvicina sorridendo:
<< Hanamichi l’arte è il nostro modo di rappresentare ciò che vediamo e che ci colpisce di più. E’ il nostro modo di catturare l’amore. Non deve essere per forza un quadro o una scultura… quelle sono forme artistiche antiche… hai mai sentito parlare di fotografie d’autore dichiarate dei veri e propri capolavori, delle opere d’arte? >>
Fotografie… ma certo! Mia madre è una fotografa naturalista, mi ha insegnato tutto sulle fotografie, la luce, lo sfondo, le inquadrature…. Posso sempre presentare una fotografia! Ma certo! Tutti si dovranno piegare al mio immenso genio!
Guardo di sbieco Rukawa che si sta vestendo… trema volpe! Il genio entra in azione! Anche tu dovrai finalmente ammettere che sono un Tensai!
Ringrazio velocemente il megane ed esco di corsa dagli spogliatoi e… ci rientro in fretta! Non mi ero ricordato di indossare solo l’asciugamano! Per fortuna che non c’erano quelle pazze delle mie ammiratrici! Come dite? Che significa che non è possibile che abbia delle ammiratrici? E invece ce le ho! Non sono tante (e pazze lasciatemelo dire) come quelle del volpino, ma fanno la loro figura! Per fortuna che non mi lanciano quei ridicoli slogan, però sono piuttosto sfegatate! Si sono persino tinte i capelli di rosso! Che idea! Eh sì! Il Tensai non poteva che avere fan geniali!

Corro come un pazzo verso casa e aprendo la porta per poco non la scardino! Trovo mia madre fuori dal laboratorio, ha in mano le ultime foto e controlla nei particolari ogni inquadratura!
<< Hana-kun tesoro! Come mai così presto a casa? >>
La faccio sedere e le fagocito addosso così tante parole che alla fine non ci capisce nulla!
<< Mamma mia figliolo! Sei un vulcano anche quando parli! Ora calmati e rispiegati! >>
E’ inutile! Sono un incompreso! Neanche la madre del genio riesce a capirmi al volo e quando le espongo la mia idea, maturata durante il tragitto per casa, mi rivolge uno sguardo torvo e mi liquida con un “scordatelo!” deciso e definitivo. Ma perché? Era un’idea degna del tensai! Quale idea? Allora era un semplicissimo patto: io promettevo di mettere in ordine la mia stanza e lei mi passava una delle sue foto! Geniale no? Ma forse avrei dovuto mettere ben altro in palio, che so… il giardino il sabato pomeriggio, la macchina la domenica…. Forse è meglio che non abbia accettato.
Vedo la mamma alzarsi dal divano, incurante del mio sguardo supplichevole. Sento chiudersi la porta del suo studio e dopo poco la sento riaprirsi e vedo mia madre con una macchina fotografica in mano, di quelle professionali con tanto di zoom o quello che è.
<< Questa è per te, il massimo dell’aiuto che posso darti. Le regole le conosci, buon lavoro! >> e se ne va canticchiando!
Ma ditemi voi se questo è mondo! Niente suggerimenti, niente dritte… niente di niente! Dovrò cavarmela tutta da solo! E ora che fotografo?
Passo buona parte della serata sul divano, abbracciato al cuscino a arrovellarmi il cervello sui possibili soggetti. Vediamo… bambini? Fanno sempre colpo, potrebbe essere un’idea, ma fuggono quando arrivo io, ho il potere di terrorizzare persino i bambini del vicinato!
Animali! E’ il secondo soggetto preferito da tutti! Vediamo… potrei fotografare dei cuccioli, già ma dove li trovo? Ora che ci penso la gatta della vicina ha avuto due gattini… uno rosso che non fa altro che cercare di uscire dalla cuccia e uno nero che dorme sempre… come Rukawa, insomma! Eh? E perché adesso questo pensiero su Rukawa? In effetti ce lo vedo amico dei gatti, così belli, indipendenti, aristocratici, affascinanti… come Ruk… ehm… di che stavo parlando? Ah sì! Dei gatti! Meglio lasciar perdere! Potrei scattare una foto a Takamiya quando andiamo al fast food… meglio di no… il soggetto non deve essere d’orrore…. E allora che cosa? Finalmente mia madre sembra avere pietà di me, perché si risiede vicino e mi sorride.
<< Vuoi farmi qualche domanda? >>
<< Come sai cosa fotografare? >>
<< Infatti non lo so. Vedi io giro sempre con la macchina fotografica, quando vedo qualcosa che mi colpisce allora cerco di catturarla, per averla sempre con me e poterla sempre ammirare. Ogni foto è un ricordo, un’emozione particolare… >>
<< Dici che dovrei andare in giro con una macchina fotografica e farmi guidare dall’istinto? >>
Lei annuisce e mi scompiglia i capelli con una mano e io sono orgoglioso di avere una mamma tensai!
Vado a letto molto presto stasera, perché domani, che non c’è scuola andrò in giro sin dal mattino a fare foto. Speriamo di trovare qualcosa d’interessante.

Mi sveglio con il traumatico rumore della sveglia che sembra impazzita. Ma che ore sono? Ah sì! Le quattro. Chiudo gli occhi, ma perché l’ho puntata così presto? Ma certo! La foto! Devo stracciare quella kitsune arrogante!
“Si da il caso che io sia bravissimo in educazione artistica! E’ l’unica materia, insieme all’inglese, che m’interessi! Per me sarà un giochetto da ragazzi passare l’esame!” mi sembra di sentirlo ancora! Quella stupida volpe con quella stupidissima e bellissima faccia inespressiva! Come? Bellissima faccia… meglio che mi alzi.
Scendo in cucina a fare colazione, la mamma deve ancora essere a letto… l’occhio mi cade sulla porta bianca del suo studio… magari è aperto e magari potrei entrarci… non per prendere in prestito una foto… così per farmi un’idea…
Idea inutile visto che mia madre ha avuto la prontezza di chiudere a chiave la porta! Tsé! Come se volessi fare chissà che!
Bevo velocemente il mio latte ed esco. La macchina fotografica e l’occorrente sono in una borsa preparata dalla mamma ieri sera. Fuori si sta proprio bene! E’ davvero piacevole…
Ok Hanamichi! Fatti coraggio e inizia la tua perlustrazione, anche se… avrei proprio voluto dormire oggi!

Non riesco a trovare nulla d’interessante! Mamma mi ha detto che bisogna farsi guidare dall’istinto e che ogni suo soggetto l’aveva immortalato perché gli infondeva un sentimento prepotente. Era stato come se il soggetto ritratto l’avesse richiamata a gran voce.
Con me per ora non è successo, ma in fondo sono solo le sei del mattino. Meglio fare una pausa. Sono nel campetto dove mi ritrovo solitamente per fare dei tiri e rimpiango di non aver portato la palla, almeno avrei potuto allenarmi!
Sento il rumore inconfondibile della palla che rimbalza sul terreno duro del campetto. Qualcuno sta giocando a basket. Mi nascondo dietro una siepe per vedere chi è e noto la mia nemesi: Rukawa! Ah! Ah! Si sta allenando in segreto per sconfiggere il genio del basket! Ed ecco che vengo folgorato da un’idea degna di un Tensai: lo fotografo! Perché? Semplice: stupido com’è (è o non è una baka kitsune?) farà di sicuro qualcosa di vergognoso e io lo fotograferò! E poi farò vedere la foto ad Harukina cara e lei…

-Haruko: oh! Hanamichi! Quello è proprio uno stupido. Rukawa non mi piace più! Hai visto cos’ha fatto in questa foto? Oh! Hanamichi! Tu sì che sei un genio! Mi piaci tanto!....-

Ma sì! Andrà proprio così e io potrò sempre accompagnarla a scuola e mangiare il bento che mi avrà preparato con tanto amore.

-Haruko: Hana caro, ho preparato il bento solo per te. Mi sono svegliata molto presto sai?-

Ma certo! Non può che andare così! Harukina cara! Presto quella stupida volpe non si metterà più in mezzo!

Bene! L’operazione “la volpe nel sacco” ha inizio! Trema Rukawa! Ora che ci penso potrei appendere dei manifesti in tutta la scuola… meglio di no o quelle sgallettate delle sue fan mi fanno la pelliccia!
Prendo la macchina fotografica e sistemo l’obiettivo. Aspetto che si rimetta in posizione e, quando ricomincia a giocare, inizio a scattare le foto. Non ne voglio molte, una, due, tre al massimo.
Lui scatta in avanti, smarca avversari invisibili, fa una finta e tira. Niente male per una schiappa. Poi riprende la palla al volo… naturalmente non è all’altezza del Tensai… si riavvicina a centro campo… si mette in posizione di difesa e, dopo aver palleggiato un paio di volte sul posto, riparte facendo un magnifico tiro da tre punti. Tsè! Quando imparerò a farli pure io sarò più bravo di questa mezza calzetta. Si avvicina alla panca dove ha appoggiato la sacca ed esce una bottiglia con l’acqua. Meglio fotografare tutto, magari ci si strozza con quell’acqua. Eh eh! Torna a fare qualche palleggio sul posto e poi si dirige con velocità verso il canestro e… salta. La luce del sole lo illumina, mettendo in risalto la figura slanciata che si appresta a fare uno slam dunk. Io non vorrei, ma non posso fare a meno di fotografarlo. Sembra un folletto, uno spirito burlone che scende dai cieli fino alla terra, poi plana lentamente e… e io non posso fare a meno di perdermi in quella visione, nascosto al mondo, a lui, da una misera siepe mal curata.

Quando se ne va sono le sette. Ripongo la mia macchina fotografica nella borsa e torno a casa. Non ho voglia di fare altre foto.
Vedo mia madre, fuori dallo studio, sorridermi contenta e chiedermi come è andata. Le mugugno qualcosa, poi lei prende la macchina fotografica ed esclama:
<< Caspita Hana! Hai finito un rullino da 36! >>
Cosa? Io avrei… cioè… io non posso averlo fatto! Ho scattato un intero rullino a quel… quel…. Cosa sta facendo mia madre?
<< Sviluppo io le foto, tu non sei ancora… >> ma non le faccio finire la frase che le strappo la macchina dalle mani e mi chiudo nello studio.
Accendo la piccola luce rossa, preparo l’ingranditore e i vari acidi per la stampa, il fissaggio e il lavaggio e mi concentro sulle foto. Passo il primo foglio, la futura foto, nell’ingranditore poi più volte nel liquido per la stampa, dopo lo passo in quello per il fissaggio e per il lavaggio e infine lo appendo. Dopo 4 ore, posso finalmente ammirare le mie foto. Mi ritrovo circondato da decine di volpi che m’ignorano e vivono nel loro mondo fatto di basket. C’è una volpe che si asciuga il sudore, una che palleggia concentrata, una che fa un tiro in sospensione, una che scarta un avversario… in sequenza vedo le immagini a rallentatore di una partita e m’immagino lì, a fermare Rukawa, a dribblare Rukawa ad impedirgli di tirare a canestro e… mi ritrovo geloso, geloso di una palla che riceve più attenzioni di me, uno stupido do’hao che non ha abbastanza talento da coinvolgerlo, da stupirlo. E infine quella foto, la più bella a mio avviso. Un angelo nero, dalle ali invisibili, che vola nel cielo, con in mano una palla…. E’ il mio capolavoro….
E ora come la mettiamo con Rukawa?

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Capitolo 2
*** Il capolavoro 02 ***


Pov Hanamichi 

E’ lunedì mattina e io non chiudo occhio da sabato. Mi sono arrovellato il cervello per trovare una soluzione, ma alla fine non ci sono riuscito. Sono andato in giro tutta la domenica e l’avrei fatto pure il sabato pomeriggio se non avessi avuto gli allenamenti. Cosa ho fatto, dite? Sono andato in giro con la macchina fotografica a scattare foto, a “immortalare il mondo” come dice mia madre. Ho fotografato marmocchi... volevo dire bambini... animali, anziani, nuvole, tramonti, albe... niente! Quando mi ritrovavo nel laboratorio ad ammirare le foto che si asciugavano appese al piccolo filo sopra i vari acidi, non potevo esimermi dal compararle a “quella” foto.
E ora che faccio? Magari è solo una cosa momentanea... forse sono solo rimasto colpito da quella foto, ma non è detto che non trovi un soggetto migliore.
<< Hana? Che hai? Hai la faccia di un cadavere! >> mi scuote con la solita delicatezza Yohei.
Siamo in terrazza all’ora di pranzo. Ci siamo seduti all’ombra e devo avere un aspetto pessimo, perché anche gli altri del gruppo sembrano preoccupati. In fondo sono in apprensione per me. Mi stanno vicini a loro modo. Sono dei veri amici, gli unici che possano comprendermi in profondità.
<< Di’ un po’... >> mi dice Okuso avvicinandosi: << Non è che ti ha scaricato pure Haruko? >>
Come non detto! Non ho il tempo di arrabbiarmi che sento pure gli altri intervenire:
<< Ma allora dobbiamo festeggiare! >> gli fa eco Noma.
<< Ma sì! E siamo già a 51! >> continua Takamiya: << Su con la vita Hanamichi! Come vedi non c’è limite al peggio! >> e cala su di me una pioggia di coriandoli, mentre un suono di trombette si espande nell’aria fresca del giorno. Ma dove cavolo le tengono?
Eh sì! Ho proprio dei buoni amici, penso mentre sento la vena sulla mia tempia pulsare nervosamente. Non vorrete che non li ripaghi per tutto l’affetto che mi dimostrano, no? E allora li stendo tutti con delle testate che spero si ricorderanno per molto tempo.
<< Hanamichi non credi di aver esagerato? >> mi chiede Yohei scendendo velocemente le scale dietro di me.
<< Che cosa? Ma li hai visti? >>
<< Hana! Hai tirato delle testate che avrebbero steso pure Rukawa! >>
Rukawa…. Perché il pensiero finisce sempre lì? Però effettivamente mi sa che ha ragione, così chiedo a Yohei di andare a controllare. Non vorrei finire in carcere così giovane!  

Ed ecco che, come se non bastasse, dalla sua classe, con la solita aria assonnata, esce l’origine di tutti i miei guai. Sento i sospiri estasiati delle sceme del fan club che lo guardano con gli occhi a cuore. Anche Haruko, probabilmente farebbe così, se fosse qui in questo momento. Che ci troveranno poi di così bello io non lo capisco. È un tipo normale, con i soliti capelli scuri a caschetto. Ma poi che razza di taglio ha? Io sono meglio di lui! Innanzitutto sono più affascinante e poi sono originale! Sono più alto, ho la pelle naturalmente abbronzata, i capelli rossi così esotici… mentre lui… guardatelo! Cammina fra la folla, assonnato. Lo sguardo spento, la pelle pallida… sembra una kitsune mummificata! Non è nulla di speciale, tranne quando gioca a basket. Allora si trasforma. Perde la sua aria fredda e scostante e s’impegna fino allo spasmo per vincere, per essere il migliore. I suoi occhi, di solito spenti, ardono come fuochi. È questo che mi piace in lui…. No! Aspettate! Cos’ho detto? Nulla vero? Meno male!

Chissà dove sta andando, ha il pranzo in mano…. Forse potrei seguirlo, per scattargli qualche foto…. Magari riesco a riprenderlo in atteggiamenti compromettenti…. Eh eh! Preparati kitsune! Alla fine riuscirò a scalfire quella maschera di marmo che ti trovi.

Pov Rukawa.

Uhm…. Oggi sono proprio di malumore! Sarà che la notte non riesco a dormire, fatto sta che il giorno mi sento un cartoccio. Ho sempre la sensazione di essere osservato. Saranno quelle esaltate del mio fan club? Spero proprio di no! Non vorrei che iniziassero a seguirmi pure a casa! Mi bastano gli sguardi adoranti che mi rivolgono a scuola! Come se a me interessassero! Io ho solo un sogno nella mia vita: diventare il migliore giocatore di basket del mondo. Il resto non conta e infatti non riesce a coinvolgermi. Per questo passo il mio tempo libero a dormire, non c’è nulla, infatti, che valga la pena di vedere. A parte gli allenamenti di basket e le lezioni d’inglese! Se voglio diventare un giocatore di basket degno di questo nome, devo andare a giocare in America, nell’NBA e per questo devo imparare la lingua inglese. È l’unica materia che mi coinvolga. Dimenticavo che c’è pure l’educazione artistica. Anche lì non vado niente male. Per parafrasare la frase di una certa scimmia urlatrice: io sono un Genio in tutto quello che faccio! Ma perché poi mi è venuto in mente Sakuragi? Ultimamente mi capita di pensarlo spesso, chissà poi perché….
È un giocatore pieno di talento, peccato che lo sprechi dandosi delle arie per far colpo sulla sorella del capitano. Quando fa così glielo darei io un bel colpo… in testa! Magari con un bel pallone di basket ben gonfiato! Ops! Questo veramente lo faccio sempre…. È che mi fa rabbia vederlo sprecare le sue energie per correre dietro quella lì, invece di allenarsi e diventare sempre più forte. Vorrei che diventasse talmente bravo da riuscire a sfidarmi in un one to one in cui non si sa ancora il vincitore. Dovrebbe allenarsi e ancora allenarsi. Non dovrebbe perdersi dietro le gonne che incontra. Ma forse sono io che sono “sbagliato”, che penso solo a giocare a basket e a null’altro. Forse dovrei trovarmi una ragazza o magari un ragazzo. Sono un tipo di ampie vedute e siccome non provo nulla per le ragazze, magari significa che mi piacciono i ragazzi, ma siccome non provo nulla neppure per i ragazzi, significa che devo ancora trovare la persona giusta? Maschio o femmina che sia? Mah!
Mi alzo dal banco bruscamente. Ma che razza di discorsi faccio? Devo solo pensare ad allenarmi!

Esco seguito dagli sguardi e dai sospiri delle tizie del mio fan club ed ecco che lo vedo. Ha il solito sguardo accigliato, quello che mi rivolge sempre e ormai non ci faccio neppure caso. Soffoco uno sbadiglio, mentre lo supero e penso alla reazione che avrebbe se fra quelle che sospirano sognanti ci fosse pure la sua “Harukina cara”. Sicuramente mi si getterebbe addosso per prendermi a pugni. Ma dico io: che colpa ne ho se quella mi viene dietro? Io non la conoscevo neppure prima di entrare nel club di basket e adesso mi resta comunque indifferente! Se ti piace perché non glielo dici e mi lasci in pace?

Eccola di nuovo! Quella fastidiosa sensazione di essere seguito. Chiunque sia, gli farò passare la voglia di infastidirmi con questi pedinamenti.

Pov Hanamichi.

Ma si può sapere dove sta andando? Sono dieci minuti che barcolla attorno alla scuola, dove vuole andare? In quella direzione c’è il boschetto di ciliegio…. Devo fare attenzione a non farmi scoprire, altrimenti come lo spiego alla volpe che, all’improvviso, mi piace seguirlo? Cosa gli risponderei se non so neppure io il perché? Alt! Io so perché! Voglio semplicemente fotografarlo in qualche momento imbarazzante, così da far vedere la foto a… a… ehm… merda! Come cavolo è che non mi viene il nome? Ma sì! Haruko! Già già! Così lei accetterà di uscire con me!
Uhm… vediamo… si è sistemato sotto un grande albero di ciliegio… e sta già dormendo? Ma dico io: chi cavolo è quel tizio che si addormenta a comando? Appena si è seduto e ha appoggiato la testa sul tronco dell’albero si è bello e addormentato! Quello ha qualcosa che non va.
Beh, ma siccome sta dormendo, non credo che si preoccuperà se gli faccio delle foto…. Tanto chi deve dirglielo? Però da qui non lo vedo bene e inoltre ho dimenticato l’obiettivo a casa e quindi devo avvicinarmi parecchio se voglio fargli una foto….
Di che mi preoccupo? In fondo sta dormendo, no? Basta mettersi ad una cinquina di metri e scattare la foto, magari però se mi avvicino di più…. Bene adesso sono abbastanza vicino e posso osservarlo attentamente. Certo che, insomma, non è poi una così brutta volpe. Quando dorme è carino... se qualcuno delle sue ammiratrici lo vedesse adesso sverrebbe sicuramente! Ha il busto appoggiato al tronco dell’albero e la testa reclinata verso sinistra. Gli occhi sono chiusi e l’espressione severa non cambia. La giacca dell’uniforme un po’ aperta… il vento che gli scompiglia i capelli… il respiro regolare… l’espressione a poco a poco rilassata…. È proprio…. Voglio vederlo da più vicino, ma non capisco il perché e voi non chiedetemelo!
Gli sfioro con un dito il contorno del viso e gli scosto la frangia lunga che mi impedisce di guardarlo bene. Bianco e nero. Luce e ombra. Notte e giorno. Come il contrasto fra la sua pelle e i suoi capelli. Come noi due insieme. Insieme….
Vorrei toccarlo di più, ma si sveglierebbe e mi prenderebbe sicuramente a pugni e dopo avrebbe la visione di un do’hao che rincara la dose prendendosi a calci. Perché io non capisco! Perché io non MI capisco! Perché diavolo sto facendo tutto questo? Perché mi ritrovo imbambolato di fronte al suo viso? Cos’è questa sensazione di tepore che mi avvolge? Perché vorrei baciarlo? Io? Vorrei baciarlo? Ora che ci penso… non vorrei fare altro, ma se lo facessi che accadrebbe?
Passo l’indice sulle sue labbra e le sento incredibilmente morbide…

Pov Kaede.

Che diavolo sta succedendo? Quando mi sono accorto di essere seguito, mi sono seduto all’ombra del mio albero preferito e ho fatto finta d’addormentarmi, aspettando che la mia vittima cadesse nella trappola. Volevo solo farla spaventare, in modo che la smettesse di seguirmi come un’ossessa. Ho fatto un profondo respiro e mi sono rilassato, aspettando. Sapevo che l’inopportuna inseguitrice non si sarebbe lasciata sfuggire quest’occasione e infatti l’ho sentita avvicinarsi. Quel che mi ha poco convinto sin dall’inizio è stato il rumore pesante dei passi, non proprio quelli di una ragazzina. Probabilmente si trattava di qualche innamorato deluso che trovava in me un perfetto capro espiatorio. Comunque fossero andate le cose, gli avrei fatto pentire la sua decisione di pedinarmi.
Però è successo qualcosa che mi ha preso alla sprovvista, qualcosa che non avevo calcolato e non avevo mai sentito.
Poco dopo aver chiuso gli occhi, come da piano, ho sentito questi “leggiadri” passi avanzare verso di me, facendosi strada attraverso il sottosuolo pieno di foglie e rami. L’ho sentita avanzare piano, fermandosi come per scrutare ogni mio movimento. L’ho sentita indugiare poco lontano da me e io mi divertivo, pensando alla reazione che avrebbe avuto… ma non era ancora quello il momento, quindi ho continuato a respirare regolarmente e la mia vittima si è avvicinata, sistemandosi di fronte a me. Sentivo il suo respiro sul mio viso, caldo e agitato. Un primo amore. Sicuramente per lei dovevo essere il primo amore, quello che si accarezza con gli occhi, quello che ti fa piangere la notte, quello che non capisci e che non vuoi capire. Un po’ mi dispiaceva….
Stavo per saltarle addosso, quando ho sentito qualcosa tracciare i contorni del mio viso. Avrei dovuto allontanarla da me con forza, perché io detesto essere toccato, ma… ma… il suo tocco era così dolce. Il suo dito sfiorava la mia pelle delicatamente e la mia pelle sembrava tesa, come non aspettasse altro da millenni, come se fosse stata creata apposta per quel momento. Quel tocco delicato, così simile al calore del fuoco vivo, mi trascinava in un vortice di sensazioni che non avevo mai provato. Volevo che quell’amabile tortura durasse per sempre, chiunque fosse il mio torturatore. E se fosse stata una delle ragazzine del mio fan club? Magari RU o KA o WA? E se fosse stata la sorella del capitano? Sakuragi mi avrebbe ucciso davvero questa volta. Sakuragi…. Dovevo mettere fine a questa farsa, quando ho sentito la sua mano accarezzare i capelli sulla mia fronte e spostarli e poi scendere ancora giù, sulle mie labbra. E, credetemi, ho fatto uno sforzo enorme per non aprire le labbra e catturare il suo dito. Io, l’uomo di ghiaccio per eccellenza, mi stavo sciogliendo solo a sentirmi accarezzato con timorosa dolcezza da qualcuno che neppure conoscevo.
Improvvisamente il calore che mi aveva inondato è scomparso, sostituito da un gelo conosciuto. Era ancora lì, vicino a me, lo sentivo, ma era indecisa. Forse voleva andare via. Magari era terrorizzata da una mia reazione, ma io volevo davvero che se n’andasse? Così per una volta ho smesso di pensare e mi sono lasciato guidare dall’istinto. Ho allungato un braccio e l’ho presa per le spalle, avvicinando le mie labbra alle sue. Solo un semplice tocco, in fin dei conti era il mio primo bacio e credo anche il suo perché l’ho sentita irrigidirsi e cercare di allontanarsi. Allora l’ho stretta meglio e l’ho ribaciata. In un primo momento è rimasta rigida, ma poi si è rilassata e… 

Pov Hanamichi. 

Sono morto e sono finito all’Inferno! Ho dato il mio primo bacio a Rukawa! E mi è pure piaciuto, ma questo non centra! Com’è successo? Com’è successo? Beh, dopo aver recuperato un po’ di raziocinio, mi stavo allontanando da quel posto maledetto che m’impediva di capire bene, quando ho visto alzarsi un braccio di Rukawa, al che ho detto: ora mi mena! Ma sì! Conoscete tutti la frase: non perdono che disturba il mio sonno! Ha mandato in infermeria Hotta e i suoi compari e persino qualche professore e siccome sentivo di essermelo meritato, ho chiuso gli occhi, immaginando la sua reazione. E lui che fa? Invece di mollarmi un pugno mi bacia! Beh in realtà è stato solo un tocco di labbra, ma il risultato non cambia! Mi ha baciato! E non una volta! Perché poi mi ha ribaciato e mi sono sentito in Paradiso! È difficile spiegarlo, ma era come assaggiare la prima fragola della stagione, che non hai mai il tempo di gustare fino in fondo, ma che ti lascia il desiderio di assaggiarne altre e altre ancora, all’infinito…. Solo che stavo baciando un ragazzo! Già di per sé era una tragedia, se poi ci mettete che il ragazzo in questione è niente di meno che Rukawa, allora diventa più che una tragedia! È la fine del mondo!
Oh Kami Sama! Io ho baciato Kaede Rukawa! Se lo sapessero quelle sgallettate delle sue fan mi farebbero la pelle!
E il fatto peggiore di questa storia è che mi è piaciuto! Il primo bacio mi ha lasciato interdetto ed è stato così improvviso che non sono neppure riuscito a capire cosa fosse accaduto, ma il secondo… il secondo l’ho visto eccome e non l’ho impedito, perché la verità è che quella foto mi ha sconvolto! È la mia maledizione! Da quel giorno non vedo che lui e quel che c’è stato io l’ho voluto, lo volevo.
Lui mi ha accarezzato le labbra con la lingua e io le ho socchiuse, lasciandogli la conduzione del bacio. Le nostre lingue si sono incontrate e accarezzate…. È stato un attimo eterno. Lui aveva gli occhi chiusi, le mani che stringevano le mie spalle e io, invece, lo guardavo e lo trovavo bellissimo e, in quell’istante, il bacio mi era piaciuto veramente. Mi ha fatto perdere il controllo di me e infatti mi sono ritrovato tra le sue braccia ad accarezzare il suo collo diafano con le mie mani di bronzo, a condividere il mio respiro con il suo…. Fino a che…

Pov Kaede.

L’avevo sentita rilassarsi fra le mie braccia o forse dovrei dire l’avevo sentito. Perché l’uniforme non era quella di una ragazza, ma a me non interessava. In fondo ero già preparato a quest’eventualità, ma mi chiedevo chi potesse essere…. Ho duellato con lui per il nostro secondo bacio e ho tremato sentendo il tocco leggero delle sue mani sul mio collo… che poteva interessarmi chi era? Però… se fosse stato qualcuno della squadra? Le spalle larghe non lasciavano dubbi: era qualcuno molto alto e dall’aspetto imponente…. Magari non era nessuno di questa scuola o forse… Oh Kami! Se fosse stato uno di terza, uno del “Mitsui anima ardente fan club” sarei morto! E se fosse stato Mitsui? Beh lui era da escludere poiché sta con Kogure. E il capitano Akagi? Al solo pensiero era nata nel profondo di me una sensazione di disgusto così forte da liberarmi da quella carezza e aprire gli occhi di scatto.
<< Sakuragi? >> 

Pov. Hanamichi. 

L’ho sento irrigidirsi sotto il mio tocco leggero. Kami sama! Ho sbagliato tutto! Forse stava solo sognando o magari stava immaginando di sognare una ragazza e io… ora…
Mi allontana con forza e apre gli occhi di scatto.
<< Sakuragi? >>
La sua voce è stupita e lo sarebbe pure la mia se, al risveglio da un sogno, vedessi il mio peggior nemico davanti a me e realizzassi di averlo bac… bacia… non riesco più neppure a pronunciare questa parola senza balbettare!
E ora cosa accadrà? Mi prenderà a pugni, perché io lo farei. Non ho il coraggio di guardarlo in faccia, così perdo tempo a sistemare la mia uniforme, poi mi faccio coraggio e alzo lo sguardo e…. Kuso! È proprio disgusto quello che leggo! Maledizione! Ho dato il mio primo bacio a qualcuno che prima mi odiava e ora avrà ancora più motivi per farlo….
Raccolgo in fretta la macchina fotografica e me ne vado. Ma non fuggo. No. Questo lo farebbe una ragazzina. Non io. Io sono il teppista più temuto di Kanagawa. Però è come se fuggissi, perché vorrei dirgli tante cose, perché vorrei scusarmi… perché vorrei capire… se mi odia… se solo gli sono indifferente… se. Ma prima devo capire io ed ho intenzione di farlo. Parola di Hanamichi Sakuragi, il Tensai per eccellenza!

Pov Kaede.

Sakuragi. Eppure non mi stupisco, anche se dovrei. Ho baciato un ragazzo e non uno qualsiasi, ma proprio lui, il mio peggior nemico, quello che in partita piuttosto che passarmi la palla si farebbe amputare un braccio. Quello che durante gli allenamenti mi grida il suo odio con tutto se stesso… quello che è innamorato della sorella del capitano! Kuso! E io gli ho strappato il suo primo bacio! Beh era anche il mio primo bacio, ma il mio era voluto. Io sapevo cosa volevo quando l’ho baciato, perché io volevo baciarlo! Lui probabilmente no, anzi sicuramente no! E io non posso fare a meno di sentirmi un verme, mentre lo vedo alzare lo sguardo con l’espressione più ferita che abbia mai visto…. Mi guarda e io non so che dire. Se lo sapessi glielo direi, anche una sciocchezza, ma non riesco a dire nulla. Riesco solo a ricambiare il suo sguardo, prima che lui prenda la sua macchina fotografica e se ne vada. Non scappa, ma fugge via lo stesso e forse è meglio così. Abbiamo entrambi qualcosa su cui riflettere. Perché anche lui lo voleva, lo sento! L’ho sentito nella dolcezza con cui mi ha accarezzato, nel desiderio con cui mi ha baciato…. E poi quella macchina fotografica accanto a noi. Una professionale. Che fosse lui la persona che ho percepito al parco? È lui la persona che mi seguiva? E perché la macchina fotografica? Maledizione! E ora che farò?
Una foglia mi cade fra i capelli…. È proprio strano l’amore… ti colpisce quando meno te lo aspetti, ritrovandolo nella persona che meno immagineresti. Non so se sia amore o cosa. Devo scoprirlo e lo scoprirò. Parola di Kaede Rukawa.

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Capitolo 3
*** Il capolavoro 03 ***


Pov Hanamichi 

Maledetto volpino! Perché sempre lui? Perché devo sempre trovarmelo davanti? Non bastava quello che era accaduto nel boschetto…. Come cosa era accaduto? Lo sapete bene! Io… cioè lui… insomma noi…. Beh peggio per voi! State più attenti la prossima volta! >.<
Stavo dicendo? Ah sì! Non solo sono costretto a vederlo per tutta la durata degli allenamenti, ma Ayako che cosa fa? Siccome dice che non sono bravo nei tiri da tre, chiede a Rukawa di aiutarmi dopo gli allenamenti e lui che fa? No dico: lui che fa? Accetta! Stramaledettissimo volpino! Che avrà in mente? Forse vorrà rinfacciarmi quello che è successo durante la pausa pranzo… o forse… Ma fra 1 e 10 quando sono idiota? 20000? Solo io potevo combinare un disastro del genere!
Sospiro rumorosamente. Forse è meglio smettere di pensare. Devo concentrarmi sugli allenamenti!
<< Allora Hanamichi, come va con il compito artistico? >> mi chiede sarcastico Mitsui, sogghignando divertito.
<< E il tuo? Cosa ti sta facendo Kogure? >>
Vedo il teppista diventare rosso e non so se sia dalla rabbia o dall’imbarazzo.
<< Guarda, razza di scimmia impedita, che sto creando da solo la mia scultura. >>
<< E’ vero, Hanamichi. Devi sapere che Sashi costruisce delle bellissime sculture con il ferro. È molto bravo. >> mi dice Kogure con fare orgoglioso.
Merda! Sono capitato in una squadra d’artisti! Ma non hanno fatto i conti con il genio sublime! Sbaraglierò la concorrenza e dovranno farmi tutti i complimenti.

Haruko: - Oh Hana! Sei stato bravissimo! Sono fiera di te!-
Mitchi- Hanamichi! Sei un genio non solo nel basket ma anche nel campo artistico!-
Stupida Kitsune: - Sakuragi m’inchino di fronte al tuo genio sublime.

Tutti s’inchineranno al mio genio sublime. Sarò osannato dalla critica e il mio nome passerà alla storia come il giocatore/artista, fino a quanto…
<< Ahia! Ayako mi hai fatto male. >> pigolo dopo una sventagliata di Ayako.
<< Hanamichi? Siamo qui per allenarci e non per perderci in sogni di gloria. Torna subito al lavoro e la stessa cosa vale pure per voi! >>
Mi dirigo al centro del campo e vedo la perfida kitsune parlottare con il capitano e Ayako. Ai due si aggiunge pure Kogure. Ayako gli espone l’oggetto di discussione. Vedo Kogure parlare con il Gori e allora mi volto verso Hisashi, intento a tirare da tre. Peccato che il suo sguardo sia rivolto da tutt’altra parte e sbaglia il canestro. Ghigno un po’ e lui si volta incavolato. Finalmente una bella scazzottata! Certo non sarà come con il volpino malefico, ma almeno potrò sfogarmi. Peccato che il Gori non la pensa come me e mi tira un pugno in testa.
<< Ahia Gori! >>
<< Hanamichi se la smettessi di fare il buffone potresti diventare un giocatore efficiente! Ascolta: Rukawa oggi deve terminare in tempo gli allenamenti. Deve comprare il necessario per il suo compito, perciò vi allenerete ADESSO nell’altro campo, da soli, mentre noi continueremo ad allenarci normalmente qui. >>
Cooooooooossssssssaaaaaaaaaa? Non può aver detto sul serio? Argh! Io speravo di svignarmela appena se ne fossero andati tutti! Calma! Meglio stare calmi. In fondo cosa è successo: *///* Dicevamo? Nulla! Non è successo assolutam…
<< Ehi idiota! Iniziamo che non ho tempo da perdere! >>
Meglio contare fino a dieci.
<< Allora? Ti sei addormentato, do’hao? >> mi guarda alzando il sopraciglio sinistro.
Meglio contare fino a cento.
<< Stupida volpe! Cosa credi? Io sono il Tensai e sarei capace di fare i tiri da tre anche ad occhi chiusi! >>
<< E magari dormendo! >>
<< Maledetta kitsune! Ma come ti permetti! >> faccio per saltargli addosso, ma la “dolce” voce del Gori mi blocca:
<< Lavora Sakuragi! >>
E detto questo, inizio a fare qualche palleggio. Ci vuole un po’ di riscaldamento, no? Che avete da guardare? Non mi sto allontanando apposta, sto solo palleggiando e riscaldandomi! Non vorrete che mi alleni a freddo… potrebbe venirmi uno strappo e poi come farebbe la squadra senza l’asso Sakuragi? Sarebbe persa, no?
<< Allora? Iniziamo o dobbiamo ancora perdere tempo? >> mi chiede la stupida volpe.
<< Come mai questa fretta, ghiacciolino? >> gli chiedo con sarcasmo, ma lui fa finta di non sentirmi.

Si sistema di fronte alla linea dei tre punti e tira, un canestro dopo l’altro. Per un attimo mi sembra di non essere lì, in palestra. La luce del sole si ritira su se stessa, portandosi dietro il calore. La palestra diventa più fredda e più piccola, illuminata da una debole luce rossa. Attorno a me l’odore intenso dei giocatori si trasforma in quello pungente degli acidi. E lo rivedo. Rivedo quel film fatto d’immagini fugaci e rubate dietro una siepe. Rivedo quella kitsune dispettosa mentre palleggia. La palla rimbalza lenta sulla pavimentazione del piccolo campetto nel parco. Il vento s’intrufola fra i capelli, scompigliando quelle ciocche seriche, come dita invisibili. Goccioline di sudore scivolano lungo il viso, con lentezza esasperata. Le vedo scivolare lungo i solchi naturali di quella duna bianca e infrangersi a terra. Ploc. Una dopo l’altra, come una breve pioggia primaverile. I muscoli tesi per lo sforzo, le ginocchia leggermente flesse e la palla che vola, vola fino ad incontrare il canestro che l’accoglie, come un abbraccio. E l’angelo atterra nuovamente, con leggerezza, come se non avesse mai fatto altro in vita sua. E come allora vengo circondato da mille volpi, mille volti concentrati, mille sguardi fugaci… mille Kaede Rukawa che vivono nel loro mondo fatto solo di basket e ancora una volta mi ritrovo ad invidiare quel mondo dorato di cui non faccio parte.

Rukawa si ferma. La palla è ancora stretta fra le mani e il suo sguardo fisso su di me. Vorrei sapere che cosa pensa e cosa vede quando mi guarda.
Mi osserva e io osservo lui e per un attimo non ci siamo che io e lui. Il campetto scompare e vengo invaso da una pioggia di petali rosa. Ciliegi… i ciliegi del boschetto. Rukawa abbassa lo sguardo e chiude gli occhi. Le ciglia lunghe s’incontrano, nascondendomi i suoi occhi blu.
Rukawa è seduto ai piedi di un grosso ciliegio, con le spalle appoggiate al tronco. Il respiro regolare abbassa e alza la stoffa leggera dell’uniforme scolastica. Le labbra sono arricciate nel solito apatico sorriso. Eppure io vorrei toccarlo, ora come prima. Vorrei toccare quella pelle bianca coma la neve che sembra voler inglobare l’oro della mia. Vorrei infrangere quella barriera d’insulti e far parte di quel mondo, anche adesso. Come posso provare emozioni così forti? Perché desidero così tanto sentire il gusto dolce delle sue labbra? Sono forse malato? Ho qualcosa che non va?

Nemmeno capisco cosa sta accadendo, sento solo il mio corpo tendersi avanti. Rukawa riapre gli occhi e mi guarda. Mi avvicino e si avvicina pure lui. Cosa voglio fare? Non lo so. Non lo capisco. So solo che voglio, desidero assolutamente toccarlo.
Sono passi lenti i miei, perché sento la mia volontà aggrapparsi a quel minimo di ragione che mi è rimasto, ma tutto sfuma quando vedo le sue labbra arricciarsi in un sorriso. Solo mio! Solo mio! La mia mente non sa ripetere altro. Quel sorriso è solo mio! Sono malato? In questo momento non lo so e non lo voglio sapere. Ho smesso di pensare. Allungo un braccio verso il suo viso. Rukawa s’immobilizza e nella pioggia di piccoli petali rosa mi avvicino ancora fino a che…
<< Sakuragi! Cosa credi di fare! >>
Akagi mi ferma stendendomi con un pugno nella testa. Finalmente recupero tutta la mia baldanza, recupero tutta la mia ragione.
<< Ahia Gori! Mi hai fatto male! >>
<< La volete smettere di litigare e menare le mani? >> continua Akagi: << E vai negli spogliatoi. Sei pallido. Non voglio che ti senta male. >>
Mi alzo e, senza neppure guardare la volpe, esco dalla palestra ed entro negli spogliatoi. Apro il rubinetto e metto la testa sotto il getto freddo dell’acqua. Devo capire. Devo capire. Ma cosa? Che Rukawa mi… piace? Mi piace davvero? No. Sono solamente influenzato da quelle maledettissime foto. Non avrei mai dovuto scattarle! Non avrei mai dovuto accettare quel compromesso.
<< Tutto bene Sakuragi? >>
<< Gori? >>
Akagi e Kogure sono negli spogliatoi. Akagi mi fa cenno di sedermi su una panca e loro si sistemano davanti a me.
<< Qualcosa non va Sakuragi? >> mi chiede Kogure.
Non ho il tempo di rispondere che Akagi continua:
<< E’ per il compito che ti è stato assegnato? È da un po’ che sei distante e distratto. >>
<< Se è per il compito possiamo darti una mano. Io e Take non siamo degli artisti, ma possiamo aiutarti in qualche maniera. >>
<< Ma il Genio non ha bisogno d’aiuto! Ho già il mio capolavoro! Quando lo presenterò dovrete tutti inginocchiarvi di fronte al mio genio assoluto. >> e mi metto a ridere, più per scacciare la tensione che perché lo senta davvero.
Il capitano e il vice sorridono e si alzano dalla panca. Akagi mi si avvicina e mi scompiglia i capelli.
<< Per fortuna non è nulla di serio. Ricorda Sakuragi: noi vinceremo il campionato e per farlo abbiamo bisogno di te! >>
<< Abbiamo chiesto a Sashi di insegnarti i tiri da tre. Quando stai con Rukawa perdi sempre la pazienza e finite per litigare. Su andiamo. >>
Ci resto un po’ male a dire il vero. Avrei preferito la kitsune come allenatore personale, ma Mitchi è molto più bravo e sono sicuro che imparerò di più. Soprattutto non correrò il rischio di perdere il contatto con me stesso stando con lui.

Torno in palestra. Tutti si stanno allenando. Ayako e Ryota allenano le matricole. Rukawa tira a canestro dall’altro lato del campo. Io e Mitchi torniamo nel campo vuoto.

<< Allora Hanamichi hai capito? >>
<< Certo che sì! Con chi credi di parlare Mitchi? >>
<< E allora perché continui a sbagliare, eh? E non chiamarmi Mitchi! >>
Dopo dieci minuti di allenamento io e Mitsui siamo già quasi alla rissa. Ci frena solo lo sguardo severo del Gori e la furia che scuote le sue membra in un lento tremolio.

Alla fine degli allenamenti sono esausto. Come se non bastasse Mitsui, è venuto pure il Gori ad insegnarmi i tiri da tre. Su 100 ne ho insaccati 10, ma miglioro. Considerando che non li ho mai provati me la cavo abbastanza bene. E dopo mezz’ora di tiri ecco la tortura dei fondamentali, così quando termino gli allenamenti, gli spogliatoi sono già vuoti, o meglio: quasi vuoti.
Mi guardo attorno e infatti noto subito che non sono propriamente solo. Rukawa si è addormentato sulla panca. Ha la divisa della scuola, quindi suppongo che si sia già fatto la doccia. Potrei svegliarlo, ma non lo faccio e mi fiondo sotto la il getto dell’acqua.
L’acqua è piacevolmente tiepida e mi accarezza la pelle, rilassando i muscoli tesi. Mi sento molto meglio adesso che posso rinfrescare le mie membra.
Quando esco dalla doccia, la volpe sta ancora dormendo. Si sveglia solamente quando ho finito di preparare la borsa. Mi guarda ancora assonnato. Il suo sguardo scivola addosso a me. Nonostante abbia ripreso a sistemarmi la giacca dell’uniforme, sento che mi scruta.
<< A cosa ti serve la macchina fotografica? >> mi chiede improvvisamente.
<< A te che frega? Mi serve per il compito. >> ma perché cavolo gli rispondo?
Lui annuisce come se avesse capito qualcosa che ancora ignoro.
<< Vuoi portare una foto? >>
<< Sì. Mia madre è una fotografa. >>
<< E cosa vuoi fotografare? Me? >>
Me lo domanda in contropiede e lì per lì non so che rispondere. Fortunatamente arriva Ayako.
<< Avete finito? Devo chiudere la palestra. Non è che stavate per fare a pugni? >>
La volpe sbadiglia e, spalle curve, esce dallo spogliatoio salutando con un “senpai” Ayako.
Esco dalla palestra chiacchierando con Ayako. Quando arriviamo al cancello, la volpe sta ancora togliendo la catena alla bici. È accovacciato a terra.
Ci guarda e monta sulla bici. Saluto Ayako davanti al cancello e m’incammino verso la direzione della volpe. Devo assolutamente scoprire cosa ha in mente di presentare per l’esame. Di sicuro nono sarà un capolavoro come il mio! Tsè! Geni come me ne nascono uno ogni secolo e questo ha già il suo Tensai. Fortunatamente ci metto poco a ritrovarlo. Facendo attenzione a non farmi scoprire, lo seguo a distanza. Pedala così lentamente che pure un bambino con il triciclo potrebbe sorpassarlo. Beh questo va a mio vantaggio. Così non dovrò stancarmi a rincorrerlo. Chissà poi perché va così piano… senza contare il fatto che la sua bicicletta sbanda paurosamente… vuoi vedere che sta dormendo? O____O. Quel ragazzo è impossibile! Ma come fa pure in bici? Non è normale! Però ad un certo punto si sveglia, lo capisco perché la bici torna a muoversi in linea retta e la velocità aumenta. Faccio un po’ di fatica a seguirlo. Oggi gli allenamenti mi hanno proprio stroncato.
Per un attimo lo perdo di vista. Lo vedo entrare nella zona commerciale. Faccio una breve corsa e lo vedo mentre sistema la bici negli appositi parcheggi. Sbadiglia ed entra in un negozio. Da qui non riesco a vederlo, così, con il solito stile da detective che mi contraddistingue, mi avvicino di soppiatto ancora di più, fino a pormi a qualche metro di distanza dal negozio.
Ehhhhhhhhhhhhhh? Che cosa ci fa in un negozio del genere? Vuoi vedere che… merda! Vuoi vedere che alla fine è davvero bravo in educazione artistica?

“Si da il caso che io sia bravissimo in educazione artistica! E’ l’unica materia, insieme all’inglese, che m’interessi! Per me sarà un giochetto da ragazzi passare l’esame!”

Stupido volpino! Qualsiasi cosa tu voglia fare, non sarà all’altezza della mia creazione. No potrai mai eguagliare la bellezza del mio angelo in volo. Distolgo la mente dall’ultimo mio pensiero e mi concentro su di lui.
Lo vedo parlare con il commesso che lo guarda sin troppo insistentemente, diciamo pure che se lo sta divorando! Si muove sicuro fra gli scaffali. Esamina la merce e controlla con attenzione tutto ciò che prende, rigirandolo fra le mani. Le sue lunghe dita bianche accarezzano tubi colorati, scivolando sulla superficie cilindrica. Sorride, come se stesse giocando a basket. Sorride soddisfatto, come quella volta al campetto. Si sofferma davanti ad uno scaffale in particolare. Si piega in avanti per prendere ciò che cerca. Lo seguo con lo sguardo mentre si rialza con lentezza, e non sono il solo ad osservarlo. Strofina sul palmo della mano quella superficie delicata, per saggiarne la morbidezza.
Alla fine sceglie ciò che gli serve e paga in fretta. Mi nascondo giusto in tempo dentro una libreria, fingendo attenzione verso il primo libro che trovo. Lo guardo andarsene, probabilmente a casa….
Cos’ha intenzione di fare?

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Capitolo 4
*** Il capolavoro 04 ***


Pov Hana.

Entro in casa travolgendo tutto quello che incontro. Sbatto la porta, cado a terra nel tentativo di togliermi le scarpe, inciampo nel gradino e per poco non finisco strangolato con il filo appeso nella camera oscura. Entro e chiudo la porta a chiave. Mia madre non è ancora rientrata, ma non vorrei lo facesse all’improvviso. Cosa ci faccio qui? Sinceramente non lo so. Forse pensare…

Le foto della volpe sono nascoste in un luogo segreto, dove gli artigli di mia madre non possono arrivare. Diciamo che mia madre è un po’… come dire… curiosa, diciamo pure ficcanaso e ha il fiuto di Sherlock Holmes, oltre che la faccia tosta di Ryota. Una volta l’ho beccata a leggere il diario segreto di mia sorella e mia ha detto che mi stavo sbagliando e che stava solamente spolverando le pagine -.-.
Quando mi ha chiesto cosa avrei presentato per il compito, io le ho risposto che avrei portato alla mostra la foto di una volpe e lei ha fatto una faccia strana, perché probabilmente si starà chiedendo dove abbia potuto trovare una volpe, in città. ^^

Tornando al compito artistico… ricapitolando: Hisashi porta una scultura, la Volpe farà un quadro, Ryota… che farà Ryo? Non glielo l’ho ancora chiesto. Dovrò indagare. Comunque adesso mi preme capire una cosa: come faccio a presentare la “foto” ai professori? Cosa dico? “Beh sapete mi piace fotografare il mio peggior nemico, perché in realtà ho capito…”. Capito cosa? No no. Questo è un discorso troooooppo lungo!
Torniamo al punto di base: io sono innamorato di Haruko- io odio Rukawa- io sbaraglierò tutti con il mio genio sublime- la volpe se ne andrà con la coda tra le gambe- io conquisterò Haruko-chan! Sììììììì! Adesso sì che va bene! Mi sento moooooooolto meglio!
Faccio un lungo sospiro e apro la porta.
<< Era ora che uscissi di lì! >>
<< Mamma! >> urlo come un isterico: << Mi hai fatto prendere un infarto! >>
Ma le sembra questo il modo di entrare in casa! >.< Quando me la sono trovata davanti per poco non ci sono rimasto secco!
<< L’infarto me l’hai quasi fatto prendere tu, brutto screanzato! >> mi dice rifilandomi un pugno in testa. Ma che è? E’ diventata una moda? << Sei entrato come un ciclone, per poco non ti sei spiaccicato atterra, sei entrato come una furia nella camera oscura, ti sei chiuso a chiave, hai iniziato a strepitare cose senza senso e dici a me che ti ho fatto venire un infarto? >>
Azz! Era a casa! E ora che le dico?
<< Che ci fai a casa così presto? >>
<< Non cambiare discorso ragazzino! >>
<< Io non cambio discorso! Tsè! >>
Incrocio le braccia al petto e riservo a mia madre uno di quegli sguardi omicidi che fanno spaventate tutte le bande di Kanagawa e lei che fa? Dico lei che fa? Si mette a ridere! -.- Non c’è più rispetto per i veri duri!
<< Allora… mi spieghi che hai? >>
<< Nulla, nulla! >> le dico facendole un segno con la mano e salendo le scale, ma poco prima di chiudermi la porta alle spalle, le sento dire:
<< Ha per caso a che fare con le foto che tieni chiuse nella cassettina dentro l’armadio sotto i maglioni? >>
Come un fulmine mi precipito all’armadio. Lo apro, prendo la cassettina e… è aperta! O__O Non ha avuto neppure la considerazione di chiuderla! Oh ma adesso mi sente! Eccome se mi sente! Ok Hanamichi! Se ne parli con il giudice verrai assolto per legittima difesa! Ma questo significa che… cavoli! Dovrò cucinare io per sempre! E ho solo sedici anni! ;___; Come faccio a diventare un gran basketman se non mi nutro accuratamente?
<< Allora? >>
<< Mamma! >> tuonò alzandomi e piazzandomi di fronte a lei: << Come hai fatto ad aprire la cassettina di sicurezza? Ci tengo tutti i miei segreti! >>
Mia madre fa una faccia scocciata. Alza lo sguardo al soffitto e sospira rumorosamente. Mi supera e va a sedersi sul letto, facendomi segno di mettermi accanto a lei.
<< Hana… >> ahia! Conosco quel tono: << Ti ho regalato io quella cassetta… >> mi dice accarezzandomi i capelli: << Pensi davvero… che non mi sia fatta una copia delle chiavi? >>
E me lo dice così, tutta tranquilla? Ma chi è mia madre? Il mago Udinì? >.<
<< Non fare quella faccia! È dovere di ogni madre tenere d’occhio il figlio e l’unico modo che ha è di frugare fra i suoi cassetti, leggere il diario, controllare quel che si nasconde sotto il letto… >>
Sono un uomo finito! Non mi resta che arrendermi al mio destino…. Secondo me mi darebbero le attenuanti del caso. Già mi vedo i giornali: “madre impicciona scompare improvvisamente! Accusato il figlio vittima del destino!”. Sono innocente! Giuro non sono stato io! Avrei taaaaaanto voluto ma non l’ho fatto! È pur sempre mia madre!
<< Hana! Si può sapere che cavolo stai dicendo? >>
Ehm… mi sono un po’ lasciato andare… ^^’’’
Mia madre sbuffa per la milionesima volta in cinque minuti, poi mi guarda in tralice, si alza e mi prende per un braccio e inizia a trascinarmi per tutta la casa, fino ad arrivare in cucina.
<< Mentre io torno a preparare la cena, tu mi parli delle foto, ok? A proposito… chi è quel bel ragazzo? Non è che me lo presenteresti? *///* >>

Pov Kaede

E’ mezz’ora che sono davanti a questa tela bianca e non so che dipingere. Mia madre dice sempre che bisogna chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dalle passioni e dalle emozioni. Uhm… e se dipingessi una bella palla da basket? Come dite? Troppo ripetitivo? Forse… ehi! Ma voi chi siete? è__é Vabbeh chi se ne frega!
Allora ricominciamo. Chiudiamo gli occhi. Rilassiamoci. Inspiriamo. Espiriamo. Inspiriamo. Espiriamo… ma perché parlo al plurale?
Ok! Adesso mi rilasso. Inspiro. Espiro. Inspiro. Espiro. La mia mente è libera… è vuota…. Cavoli ma non c’è proprio nulla! E che dipingo?

Allora Mitsui sta creando una scultura, sentivo oggi che se ne vantava con la testa rossa. Quella scimmia demente… a proposito… mi ha detto che sua madre è una famosa fotografa e che lui presenterà una foto. Chissà se è bravo…. Tsè! Se è bravo come gioca a basket… però se s’impegnasse potrebbe superarmi. Ma che dico? Non è mica una competizione la nostra! Dobbiamo solamente superare l’esame per restare in squadra. Però… però se per caso creasse qualcosa di bello… O_O mi pare quasi di sentirlo!

Sakuragi: << Hai visto baka kitsune? Non sono solo un genio del basket, ma sono anche un genio dell’arte! Inchinatevi al passaggio del Grande Tensai Universale! >>

No no! Meglio non rischiare! Devo fare qualcosa che stupisca tutti, il capitano, il coach, Ayako, Mitsui, Kogure… il deficiente rosso… Ryota…. A proposito: che sta presentando Ryota? ?_? Uhm… devo informarmi! Devo sbaragliare gli avversari, devo vincere ad ogni costo, devo prendere appunti! Auch! Quello è la matricola del Ryonan! >.<’’’
Vabbè bando alle ciance! È ora di lavorare, perciò… inspira ed espira. Inspira ed espira. Inspira ed…. Che diavolo di foto vuole presentare? E che ci faceva con la macchina fotografica nel boschetto? Forse voleva fare una foto artistica agli alberi di ciliegio, prima di incontrare me e… e niente! Non è successo nulla! Non ci siamo baciati e se è accaduto era un errore madornale, però… però mi è davvero piaciuto. Questo significa che le ragazze non mi piacciono? Significa che mi piacciono i ragazzi? O forse significa semplicemente che mi piace… lui?
Uhm… che scelta irrazionale! Con tutte le belle ragazze e i bei ragazzi che ci sono a Kanagawa dovrei proprio innamorarmi di lui? Naaaaaa! Impossibile! È del tutto irrazionale!

Analizziamo i fatti.

Hanamichi Sakuragi. Un colosso di quasi un metro e novanta. Muscoloso. Attaccabrighe a capo di una banda che terrorizza i teppisti della città. Teppista pure lui. Chiacchierone. Fanfarone. Rumoroso. Egocentrico. Esaltato…. Direi che è meglio fermarci qui con i difetti altrimenti perderei dei giorni a fare un elenco completo, anzi no! Me ne stavo scordando uno: innamorato della sorella del capitano. Ma che razza di difetto è? Oggi la mia mente non vuole proprio collaborare! Sceglie gli oggetti di discussione da sola e fa analisi senza senso. -.- Sto sindacalizzando per caso con la mia mente? No, vero? Immaginavo!
Allora torniamo al punto di partenza: Hanamichi Sakuragi. I difetti sono troppi perciò è meglio lasciarli stare per ora, non ho tutta la vita per dipingere il mio capolavoro. Analizziamo i pregi: ……………………………. Avrà pure qualche pregio questo ragazzo?! Vediamo……………. Ma sì! E’ alto! Però l’avevo già detto prima. Ha un bel corpo muscoloso e abbronzato. Che si faccia le lampade? No. Una volta ha detto che ha preso la carnagione bronzea da un suo nonno o qualcosa del genere. Capelli rossi che gli danno un aspetto esotico e strano per un giapponese… da chi li avrà presi? Due occhi di cioccolata… cioccolata? Ok! Il cervello ha smesso di funzionare. Inspirare ed espirare. Ispirare e respirare profondamente…. Qui finisce che mi addormento. -.-
Che stavo dicendo? Ah sì! Occhi di cioccolata… ma state sempre attenti voi? Proseguiamo. Sempre allegro. Sorridente. Ingenuo, forse anche fin troppo. Chiacchierone. Fanfarone. Ma non erano difetti? Mah! E poi… buon giocatore di basket che, se s’impegnasse di più, potrebbe mettermi in seria difficoltà, ma questo l’avevo già detto. Leale, ottimo amico… ecco. È un tipo che mi piacerebbe avere come amico. È il contrario di me. È una montagna d’allegria e gioia di vita. Adora scherzare. Ha una forza incredibile e… anche i suoi pregi sono molti, ma se qualcuno di voi osa fare la spia lo ammazzo mooooooolto lentamente.
Uffa! Questi pensieri non mi portano da nessuna parte, o meglio: da una sola, ma non mi serve in questo momento complicarmi la vita. Ma perché poi finisco sempre per pensare a quella scimmia rossa? Devo trovare un soggetto per il mio quadro e non continuare a pensare a quel do’hao di Hanamichi. Hanamichi? Da quando in qua lo chiamo per nome? Forse da oggi pomeriggio? Uhm…. Beh dopo quello che è successo dubito vorrà diventare mai mio amico. La verità è che non mi basterebbe la sua amicizia, vorrei qualcosa di più…. Un momento! Io non l’ho detto! Siete state voi a dirlo, non io! Io non voglio nulla da quella scimmia rossa. Nossignore! Niente! Neppure la sua pelle calda sotto il mio tocco, le sue labbra di fragola…. Cosa? Uhm… effettivamente mi sto mettendo nei guai da solo.
<< Ah! >> urlo come un isterico: << Mamma sei matta? >>

Mentre ero concentrato nei miei pensieri, mia madre mi ha fatto gentilmente venire un infarto appoggiando la sua mano sulla mia spalla! Non l’ho neppure sentita arrivare.
<< Scusa tesoro, ma è mezz’ora che ti guardo davanti a quella tela. È per il compito? >>
<< Hn. >>
<< Guarda che le parole non costano, perciò puoi usare tutte quelle che vuoi! >> mi dice sedendosi accanto a me.
<< Hn. >>
<< Sei irriducibile, sai? >> dice posandomi un bacio sulla fronte, cosa che io detesto, ma glielo lascio fare, l’omicidio di un genitore come lei porta sempre al carcere a vita: << A cosa stavi pensando? Sai avevi una faccia buffissima! Per un attimo ho creduto che avessi imparato a dormire seduto, in bilico sul letto, poi però… >>
<< Però… ? >>
<< Ho visto la tua faccia. La tua espressione andava da rabbia pura, a rassegnazione, ad esaltazione. Si può sapere a che stavi pensando? >>
Uhm… meglio lasciar perdere certi discorsi con mia madre. Non le posso certo dire che stavo pensando ad un compagno di squadra che ho baciato nella pausa pranzo e che mi pia… Stop! Riavvolgiamo il nastro! Dicevo che non posso dirgli che stavo pensando ad un mio compagno di squadra. Ecco! Così va più che bene!
<< Stavo cercando di mettere in pratica il tuo consiglio, ma… il risultato non è stato dei migliori. Per cui… >>
<< Non era un bel soggetto? >>
Di essere un bel soggetto era un bel soggetto.
Note: ho smesso di sindacalizzare con la mia mente e le sto facendo pensare quello che vuole.
Non posso dipingere Hanamichi. Come minimo mi ammazzerebbe di botte. E farebbe pure bene!
<< Non è questo… è che non posso dipingerlo. >>
<< Dimmi Kae… quando guardi questa tela bianca cosa vedi? >> mi dice e mi volta il viso verso la tela.
Cosa vedo? Le tela è bianca. Bianca come la neve. La neve è pura. Pura come… è inutile. Per quanti sforzi faccia il pensiero torna sempre lì. Da lui.
<< Mamma ho un pensiero che mi perseguita. >>
<< Bello o brutto? >>
<< Non lo so. >>
<< Come ti fa sentire questo pensiero Kaede? >> mi chiede guardandomi negli occhi.
Come mi fa stare? Bene. Non ho neppure bisogno di pensarci, ma non è questo il problema. Il vero problema è che non potrà mai avverarsi e per molteplici ragioni. È un ragazzo, è innamorato di qualcun altro e poi non so neppure io cosa vorrei veramente. Invidio quelli che dicono di essersi innamorati all’istante, perché io, in realtà, non so cosa provi. Non so se io sia innamorato di Hanamichi, anche se baciarlo mi è piaciuto e lo rifarei; anche se il suo pensiero mi mette allegria. Non è facile capire quello che provo. Per me non lo è stato mai. È un sentimento che devo analizzare e, ma questa è solo una sensazione, penso che questo quadro mi aiuterà a capire meglio me stesso e vedere ciò che forse mi rifiuto di percepire.
<< Ti fa stare bene, ma qualcosa ti frena…………. Sei innamorato Kae? >>
<< Non lo so. Forse, ma è qualcosa di complicato. >>
<< Sarà lei il soggetto del quadro, vero? >>
Annuisco: << Ma non sarà una lei. >>
Mia madre spalanca gli occhi. Fra noi il tempo si ferma. E se mia madre non capisse? E se mi considerasse un pervertito o chissà cosa? I miei genitori sono ciò che ho di più importante al mondo. Per loro sarei disposto a tutto, persino rinunciare ai miei sogni.
Lei assume quell’espressione che adoro. Socchiude gli occhi, fino a ridurli ad una piccola fessura blu e mi sorride.
<< Se è riuscito a scalfire la tua armatura di ghiaccio allora deve essere un bravo ragazzo davvero. Ede tu ti trovi a vivere un momento difficile della tua vita. Devi capire chi sei e cosa vuoi. Io e tuo padre, per quanto ti amiamo, non possiamo aiutarti, ma ti staremo vicino e qualsiasi risultato sarà >> mi dice indicandomi la tela bianca: << noi lo accetteremo. Per noi non cambia nulla. Sei e resterai il nostro piccolo Kaede. L’Amore è amore. Non ha connotazioni fisiche, pensieri fissi… non si sceglie chi amare. >>
Ho o non ho una mamma meravigliosa?
<< E papà? >>
<< Io e papà abbiamo sempre parlato di te. Non cambierà mai nulla. Promettimi solo una cosa. >> io annuisco e lei continua: << Promettimi che ce lo farai o ce la farai conoscere. >> annuisco nuovamente: << E dimmi che tipo è? Anzi no! Lo vedrò quando avrai finito…. Buon lavoro tesoro. >> ed esce dalla mia camera.
E io mi ritrovo nuovamente davanti alla tela bianca. Se vi appoggio la mia mano quasi non si nota la differenza. Mio padre dice sempre che sono troppo bianco e dovrei prendere un po’ di sole… di colore… e adesso ho finalmente capito. Ho trovato il mio sole e il colore.
Chiudo gli occhi. Non ho bisogno di rilassarmi e forse avevo solo bisogno di parlare.
Adesso vedo cosa voglio dipingere. So cosa voglio dipingere.
Apro gli occhi ed intingo il pennello nel colore. Il pennello trema un po’ di fronte alla tela. Sa che non potrà tornare indietro una volta accarezzata la sua superficie ruvida. E lo so pure io. Una volta iniziato non potrò tornare indietro e dovrò andare fino in fondo, qualsiasi cosa significhi e qualsiasi reazione susciterà.
Chiudo gli occhi con ancora il pennello fermo a mezz’aria. Rivedo la mia visione. Apro gli occhi e appoggio il pennello sulla tela e da quel momento danza da solo, scivolando sulla superficie come una ballerina su un palco completamente bianco.

Pov Hanamichi.

Anf… anf… anf…. Finalmente sono riuscito a liberarmi di mia madre! >.< Voleva una copia delle foto che avevo scattato!
Madre degenere! Ma com’è che tutti s’innamorano di quello? Ma cos’ha? La calamita? Io sono moooooooolto ma moooooooooooolto meglio! Però su una cosa mia madre aveva ragione: devo trovare un modo per accompagnare la foto. Non posso presentarla così! Devo trovare una cornice adatta e poi devo pure ingrandirla. Alla cornice penserò domani ormai, ma l’ingrandimento lo posso sempre fare adesso.
Prendo la mia scatolina. Socchiudo la porta quel tanto da vedere chi c’è nel corridoio. Bene! Via libera! Mi catapulto giù dalle scale e per poco non le salto tutte in una volta. Entro nel laboratorio e chiudo a chiave la porta. Ah! Devo pensare a trovare un posto sicuro alla scatolina…. Yohei! Perché non ci ho pensato prima? Gliela porto oggi stesso! Non vorrei che mia madre approfittasse del sacro sonno del genio per sgraffignare i negativi! Da Yohei dovrebbero essere al sicuro… dirò di tenerle lontane da quei disgraziati dell’armata!

<< Hana cosa c’è che non va? La foto è bellissima davvero… >>
<< Come cosa non va? Non hai visto chi ho fotografato? È Kaede Rukawa che non solo è un mio compagno di squadra, la baka kitsune, ma è anche un ragazzo! >>
<< E allora? Se ti piace così puoi dirglielo! >>

Ma una madre normale non potevo averla? ;_____; La fa facile lei: se ti piace diglielo! A parte il fatto che io non so ancora cosa provi davvero… dopo 50 rifiuti le capacità si offuscano… e poi non sono sicuro che quel che provo potrebbe piacermi.
Sistemo tutto l’occorrente, ma mi sento strano. Prima di iniziare allora prendo le foto e le sistemo accanto a me, appese a quel filo che ha visto la loro nascita. Di nuovo mille volpi che mi osservano e non mi vedono e stranamente adesso mi sento rilassato, sicuramente più tranquillo, ma non ho voglia di analizzare, per oggi ne ho abbastanza.
Una cosa però è certa: questa foto porterà chiarezza alla mia mente e al mio cuore. Quando tutto sarà finito finalmente capirò.
Sistemo l’ingranditore e ricomincio a lavorare al mio capolavoro.

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Capitolo 5
*** Il capolavoro 05 - epilogo ***


Giorno prima della mostra.

 

Pov Hana.

 

Se questa non si chiama sfiga allora io non mi chiamo Hanamichi Sakuragi, il Tensai! Come di che cosa parlo? Ricordate il compito artistico assegnatoci dal preside? Ok! Ho capito! Piccolo riassunto: per cominciare posso dire che, se in squadra siamo dei campioni di basket (beh certo gli altri non sono al mio livello, ma sono bravini comunque) nello studio non brilliamo alla stessa maniera. Per evitare di essere bocciati e lasciare così la squadra, avremmo dovuto affrontare gli esami “riparatori”, ma il preside ha avuto quella che, solo lui, ha definito un’idea geniale! Poiché questo è l’anno della cultura, il preside ci ha proposto di presentare qualcosa di, non meglio definito, artistico creato da noi. Al principio per me è stato un dramma -.-. Non sono molto bravo a disegnare (evitiamo di ricordare anche quegli eventi traumatici ;_;) infatti, figuriamoci a dipingere, e non sapevo cosa fare per passare quel benedettissimo esame. Ma poi mi è venuta un’idea degna di un Tensai! Dovete sapere che mia madre è una fotografa professionista e, sin da piccolo, ho convissuto con macchine fotografiche, rullini e camere oscure. Mia madre mi ha istruito perfettamente su questa via dell’arte, come la chiama lei e, posso dirlo con orgoglio, sono diventato piuttosto bravino. Beh diciamo pure che sono un genio pure in questo campo!

Il problema inizia in quel momento, quando, cioè, decido di presentare una fotografia. Come da buon fotografo che si fregi di tal nome, mi alzo la mattina per cercare di catturare il mio soggetto e, durante una perlustrazione, incontro la volpe! Ma sì: Kaede Rukawa, altrimenti detto il volpino o anche congelatore! Cosa stava facendo di mattina? Secondo voi? Infatti -.-, si stava allenando! Sperando di ritrarlo in qualche posa sconveniente inizio a fotografarlo. Solo al mio ritorno scopro che le tre foto scattate, in realtà, consistevano in un intero rullino da 36. Iniziate a ricordare adesso? Ecco… diciamo allora solamente che una di queste è diventata il mio “compito”. Naturalmente il volpino non lo sa (ed è sottinteso che non deve venirlo a sapere è_é!) e, dopo gli iniziali “fraintendimenti”, sono riuscito a tenermi alla larga da lui. Quali fraintendimenti? Beh… non è questo il punto! Parlavamo della mostra. Appunto: quale mostra? Beh l’obiettivo finale era, come detto, presentare qualcosa di “artistico”, qualcosa che, in teoria, doveva essere visto e valutato dal Preside, dall’allenatore Anzai e da alcuni componenti di una commissione nominata dalla prefettura scolastica. Noi, in segreto, abbiamo consegnato ognuno la nostra opera, senza mettere a conoscenza gli altri di cosa avessimo creato. Io, per esempio, so che Hisashi si è dedicato alla scultura in metallo, che il maledetto volpino ha presentato un quadro e che Ryota… cosa ha presentato Ryota? Ma sapete che non gliel’ho ancora chiesto? Bah! Non importa! Cosa dicevo? Allora, abbiamo presentato i nostri lavori, facendo ben attenzione a non farli vedere a nessuno altro, o almeno questo è quello che ho fatto io.

Qualche giorno fa il preside è entrato in palestra, seguito da tre persone. Ha chiacchierato con il mister e si è avvicinato per darmi la più brutta notizia di questo mondo. Ed è stato proprio subdolo! Infatti prima ha condito il discorso con i suoi complimenti per le opere presentate e l’impegno profuso, poi ci ha detto che tutti avevamo superato magnificamente gli esami e che… stavano allestendo una mostra con i nostri operati O.O! In quel momento si è sentito un tonfo: ero io che cadevo a terra stecchito! Ma voi avete idea di che significhi questo? TUTTI, e permettetemi di sottolineare TUTTI, vedranno che cosa ha immortalato! Secondo voi quanto ci staranno a capire che il soggetto è Kaede Rukawa? Se almeno non fossero stati invitati anche gli altri istituti!

Che cosa potevo fare?

Domani mattina si compierà la mia fine! Sono troppo giovane per morire e troppo legato alla mia terra per emigrare al Polo Sud!

Così stanotte mi è venuta l’idea geniale. Siccome non riuscivo a dormire, ho pensato di andarmi a fare una tazza di latte caldo e stravaccarmi davanti al divano. Alla tv facevano un vecchio film, di quelli in bianco e nero che io detesto, solo che stavolta l’ho guardato con attenzione. Parlava, infatti, di un furto in una casa privata. Ed è lì che mi è venuta l’idea: ruberò il quadro! Sono o non sono un Tensai? La scuola non ha sistemi di sicurezza e c’è solo un guardiano che sorveglia l’edificio fino alla mezzanotte, dopodiché rimane senza difese. Ed è allora che entrerà in azione il Tensai! Entrerò di soppiatto e ruberò la mia fotografia e… mentre ci sono darò un’occhiata ai lavori degli altri *-*!

 

Pov Ede.

 

Ora, se io fossi un tipo come Sakuragi che mostra, cioè, le sue emozioni palesemente e senza paura, in quel momento mi sarebbe certamente venuto un infarto. Ma dico io: una mostra? Come diavolo gli è venuta in mente l’idea di esporre i nostri lavori in una mostra? Argh! Devo fare qualcosa! Non posso permettere che qualcuno veda il quadro! Il soggetto è così chiaro che mi stupisco io stesso di averlo presentato! Sono stato un emerito idiota! Come ho potuto presentarlo al preside? Non avrei dovuto ascoltare il consiglio di mia madre. Avrei dovuto dipingere un gatto!

Cosa posso fare? Domani c’è la mostra e TUTTI, e permettetemi di sottolineare TUTTI, vedranno cosa, o meglio chi ho immortalato!

Sono un uomo morto!

Sakuragi vorrà sicuramente la mia testa su un piatto d’argento e Sendo… quell’odioso Sendo diventerà sicuramente MVP! Come perché? Perché io sarò costretto a migrare al Polo Nord (ammesso sempre che riesca a sopravvivere) e quindi sarà lui ad aggiudicarsi il premio come MVP!

E’ finita! Devo rassegnarmi!

<< Kaede? Va tutto bene? >>

<< Mamma! Quante volte ti ho detto di bussare prima di entrare? >>

<< Come bussare? >> mi guarda stravolta: << Ma se è mezz’ora che ti chiamo e busso! Mi ero preoccupata! Si può sapere che accade? >> si siede al mio fianco: << E’ la mostra di domani a preoccuparti? Pensi che quel ragazzo possa prenderla male? >>

Prenderla male? Chi? Sakuragi? E perché mai dovrebbe? Ma certo che sì! Quello come minimo stavolta mi ammazza -.-!

<< Non pensarci troppo su, Kacchan! Piuttosto hai saputo che la signora Tsukikage è stata rapinata? Le hanno svuotato l’appartamento! >>

E, mentre mia madre continua a raccontarmi i particolari del furto e la paura della signora Tsukikage, io non posso fare a meno di pensare ad una cosa… ho trovato la soluzione dei miei problemi! Ma come non avete capito? Cosa è successo alla povera signora Tsukikage? Le hanno rubato degli oggetti preziosi e cosa farò io? Cosa significa assicurare i malfattori alla giustizia! Non sono mica un supereroe (*-* NdA. Non ci pensare neppure >.< ! NdK. Ma staresti benissimo in calzamaglia! NdA. Scordatelo! NdK. Certo Kacchan! Sicuramente non ci scriverò una ff *-*… stanne certo! NdA. AIUTOOOOOOOOOOOO! NdK.)! Il mio piano è un altro: salvare me stesso! Come? Detto fatto! Stanotte entrerò a scuola di soppiatto e ruberò il quadro ^.^! Sono o non sono un genio?

Allora, vediamo… se non ricordo male il guardiano termina il suo giro di ricognizione intorno a mezzanotte e la scuola non ha sistemi di sicurezza. Bene! Aspetterò che il guardiano si sia allontanato dalla scuola ed entrerò di soppiatto nella palestra. La porta resta sempre aperta. Da lì arriverò fino all’aula magna e mi riprederò ciò che è mio! In fondo ho già superato l’esame e se dei ladri vogliono rubare la mia opera non è mica colpa mia, no? Inoltre dubito qualcuno potrebbe mai pensare a me! Ci sono decine e decine di possibili sospettate e io non sarò certamente incluso nella lista. Certo è anche vero che nessuna di loro sa della mostra, ma se qualcuna fosse venuto a saperlo e avesse cercato di tenere per sé il mio quadro? Certo nessuno sospetterà mai che a rubarlo sia stato io. E nel frattempo darò una sbirciata ai lavori degli altri *-*! C’è una cosa che ancora non ho capito… ma Ryota che cosa sta presentando?

 

Mezzanotte e dintorni presso l’Istituto Superiore Shohoku.

 

Kaede fu il primo ad arrivare. Ansioso di entrare presto in azione e cancellare le tracce del suo misfatto, era arrivato a scuola alle undici appena. Si era intrufolato nel giardino e si era sistemato sotto un albero, in posizione strategica, pronto ad entrare in azione.

Hanamichi, invece, era giunto un’ora dopo circa. Aveva cercato inutilmente di convincere l’armata a seguirlo, ma tutti erano fiduciosi delle sue scarse qualità artistiche e non volevano privarsi dell’occasione di ridere di lui il giorno dopo. Così era sgattaiolato fuori casa di nascosto, verso mezzanotte, e si era diretto direttamente a scuola. Aveva scavalcato il muretto di recinzione e si era diretto all’aula di scienza. Era stata la sua classe l’ultima ad utilizzarla e aveva fatto in modo di lasciare la finestra aperta. Con un po’ di fortuna sarebbe entrato da lì, in caso contrario poteva sempre entrare dalla palestra.

Vide il guardiano uscire dall’edificio e dirigersi al cancelletto. Sentì il rumore metallico distintamente, attese qualche minuto e provò a far scorrere la finestra. Bingo! Gli venne quasi da urlare, ma si controllò. Entrò di soppiatto, dopo aver lanciato un’occhiata in giro e richiuse la finestrella dopo essere entrato.

Kaede… beh di lui parleremo dopo.

Hanamichi pensò che, ad essere prudente, non rischiava nulla, quindi decise di controllare ogni corridoio in cui avanzava. Beh diciamo pure che la scuola, di notte, illuminata solamente da uno spicchio di luna, era un po’ tetra e spettrale. Avanza sobbalzando ad ogni rumore e continuando a ripetersi che “non esistono i fantasmi!”.

Arrivato davanti all’aula magna, attese qualche secondo prima di far scorrere la porta.

La stanza, fortunatamente, era piuttosto illuminata e quindi poteva anche evitare di usare la lampadina tascabile, che si era portato dietro da casa di Yohei nell’ultimo di convincerlo a seguirlo.

Avanzò lentamente, cercando di abituarsi alla pur sempre scarsa luminosità.

La stanza era stata arredata accuratamente. C’era pure uno striscione con il nome che il preside aveva scelto per la mostra. C’erano molti lavori (evidentemente lui e i ragazzi della squadra non erano stati gli unici a prendere insufficienze in quasi tutte le materie) e gli ci volle un po’ prima di capire, orientativamente, dove fossero stati sistemati quelli della squadra.

Beh, dato che ormai era lì, poteva pure dare un’occhiata alla concorrenza con la massima tranquillità.

Fece scivolare veloce l’occhio sui vari manufatti, ma non erano niente di che. Se avesse concorso con uno dei suoi “disegni”, commentò, si sarebbe evitato un prolungato mal di testa e, paragonato a ciò che aveva visto, avrebbe fatto comunque una buona figura.

Finalmente arrivò all’opera di Ryota. Che cos’era? Uhm… certo non vi era abbastanza luce e non poteva rischiare di attirare l’attenzione di qualcuno accendendo l’interruttore, però… gli sembravano dei fogli O_o. Che cosa aveva portato Ryota? Prese i fogli in mano, cercando di non sgualcirli. Sembravano note musicali. Che cavolo aveva presentato? Uno spartito musicale?

“Anche la musica è arte.”

Se non sbaglio era ciò che gli aveva detto quando era in crisi di ispirazione.

E chi lo avrebbe mai detto! Ryota un musicista! Nahhhhhh! Sicuramente aveva preso qualche spartito in qualche biblioteca, non c’era altra spiegazione! Avvicinò quei fogli alla finestra e guardò meglio alla luce della pallida luna.

<< Composizione… bla bla bla… per violino di Ryota Miyagi. >> lesse sbalordito.

Incapace di commentare si limitò a sistemare lo spartito dove l’aveva trovato e continuare a cercare.

Fu il turno di Hisashi. Beh la sua scultura era difficile da non vedere. Giganteggiava al centro della stanza ed era davvero imponente.

Sembrava, ma non avrebbe potuto dirlo bene, l’immagine di un uomo con le braccia legate sopra la testa, attorno al tronco di un albero, o qualcosa di simile. Il suo volto era velato di sofferenza, o comunque questo si evinceva dalla freccia che gli trafiggeva il torace. I capelli gli ricadevano sul viso, ma, pensò Hanamichi, quella statua non aveva solamente qualcosa di tremendamente sensuale ma anche di stranamente familiare. Doveva rappresentare il martirio di San Sebastiano, se i suoi ricordi religiosi non lo ingannavano. In quanto irlandese era stato educato, sin da piccolo, secondo i dettami cattolici-cristiani.

Si voltò allora a cercare l’opera del volpino, quando vide il suo capolavoro appeso al muro. La luce della luna, tenue, entrava dalla finestra e si appoggiava al muro in una lunga e dolce carezza. Il suo angelo nero sembrava essere pronto a spiccare il volo e tornare fra le creature angeliche, nel cielo, dal quale era fuggito, alla ricerca di un po’ di calore.

Era inutile! Per quanto cercasse di fuggire non poteva che restare affascinato ogni volta che il suo sguardo si posava sulla foto.

Scosse la testa, deciso ad eseguire il suo compito fino alla fine. Allungò le braccia per staccare la sua foto, quando qualcosa attirò la sua attenzione.

Accanto alla sua foto, illuminato dalla fioca luce, c’era un quadro.

<< Non… non è possibile… >>

La luce sembrava provenire dallo stesso quadro, tanto sembrava brillare, illuminato dai raggi d’oro di quel sole infuocato.

Lesse veloce il nome del pittore e per poco non cadde a terra svenuto.

Kaede Rukawa.

Quel nome cominciò a vorticargli in testa.

Kaede Rukawa.

Kaede Rukawa.

Kaede Rukawa.

Perché sempre lui, dannazione?!

Non sbagliava, né si era vantato, quando aveva detto d’essere bravo in educazione artistica. Quello era davvero un capolavoro e più lo guardava più non riusciva a farne a meno. Aveva qualcosa di magnetico, come la sua opera. Qualcosa di profondo, poco visibile e non riconducibile al soggetto immortalato. Qualcosa di così forte da mettere i brividi. Chissà se anche gli altri avrebbero provato, il giorno dopo, la stessa sensazione.

Continuò a guardare quel quadro, rapito, in contemplazione, dimentico di ogni altra cosa.

Il quadro rappresentava uno stupendo Dio Sole, Apollo, di cui non riusciva a distinguere però le fattezze, che si ergeva, solenne, su un carro d’oro, trainato da un candido e maestoso Pegaso. La bianca tunica veniva mossa dal vento e ondeggiava lenta e regale. Una cintola d’oro cingeva i suoi fianchi. L’indice della mano destra era puntato verso l’orizzonte, quasi a voler indicare il limite umano oltre al quale solo un Dio poteva addentrarsi, mentre quella sinistra teneva strette le briglie. Il cielo, di un candido celeste, accarezzava quel corpo divino quasi con riverenza, formando un’aura chiara che sprigionava da Febo. Il sole, dietro di lui, quasi impallidiva di fronte a cotanta bellezza e i suoi raggi d’oro puntavano sul Dio come un riflettore. E poi c’erano i capelli. Rossi e lunghi. Il vento vi si intrufolava allegramente, scompigliando la divina chioma. Erano lame infuocate, tizzoni che ardevano potenti, cinti sul capo da una corona d’alloro. Quel carro, bloccato in eterno nella sua risalita giornaliera al cielo, sembrava voler fuggire da quella prigione umana. Pegaso, magnifico destriero alato, sembrava prendere fuoco anch’egli e la sua maestosa eleganza diventava quasi divina, accarezzata dalla presenza del Dio.

Apollo, il più bello degli Dei.

Di lui si innamoravano ninfe e dee.

Lui, forse più umano delle altre genti divine, era il più potente e maestoso.

Lui che portava la vita, che sconfiggeva le tenebre e la morte.

Sakuragi rimase semplicemente inebetito, incapace di liberarsi da quella visione diurna in una notte illuminata solamente da una pallida e infelice luna.

 

Per un periodo che neppure lui avrebbe saputo dire, rimase fermo a fissare il quadro, incapace di muoversi. Più lo guardava, più gli sembrava che avesse qualcosa di lui, qualcosa che solo lui poteva riconoscere. Intimo e personale.

All’improvviso vide accendersi la luce del corridoio.

Guardò velocemente l’orologio. A quell’ora la guardia doveva già essere a casa. Che stesse facendo gli straordinari per la mostra? Nah! Chi potrebbe avere l’idea di rubare delle composizioni di studenti liceali? Ma certo! Magari erano quelle matte del fan club del volpino… sicuramente erano loro! Solo un idiota poteva entrare di soppiatto a scuola, per trafugare delle opere d’arte, e accendere tutte le luci. Comunque non poteva restare a pensarci su. I passi si stavano avvicinando e lui doveva trovare un luogo in cui nascondersi. Se l’avessero trovato a scuola a quell’ora di notte avrebbe rischiato una sospensione! Non poteva neppure uscire dalla porta perché sarebbe stato avvistato e neppure dalle finestre perché il rumore avrebbe attirato l’attenzione.

Si voltò velocemente per dare un’occhiata in giro e decise di nascondersi dietro cattedra sistemata sul palchetto allestito per la presentazione delle opere.

Quasi trattenne il respiro, quando sentì la porta scivolare.

Si fece coraggio e si spostò di lato per dare un’occhiata.

Possibile che fosse lui O.O?

Perché mai avrebbe dovuto intrufolarsi di notte a scuola e soprattutto… perché aveva acceso tutte le luci?

Insomma: perché era lì Kaede Rukawa?

 

Cosa era accaduto?

Come abbiamo detto Kaede era stato il primo ad arrivare, troppo in anticipo rispetto alla tabella di marcia ed era rimasto ad aspettare, dietro un albero, che la guardia se ne andasse.

Il problema era sorto dopo. Kaede Rukawa è un ragazzo parecchio ostinato, innamorato folle del basket. Per diventare campione dell’NBA, suo sogno da quando aveva iniziato a camminare, si allenava ogni momento disponibile, a cominciare dalla mattina presto, prima dell’inizio delle lezioni, per finire con l’allenamento post allenamento obbligatorio, sia a scuola che a casa, poco prima di cena. Risultato: tutto il tempo trascorso fuori dai campi di basket veniva utilizzato per recuperare le energie e rifarsi del sonno perduto. Ormai era diventato qualcosa al di fuori persino di se stesso e riusciva ad addormentarsi praticamente ovunque. E quella notte non fu un’eccezione.

Quella notte Kaede Rukawa si addormentò un attimo dopo essersi appoggiato all’albero. Non aveva sentito Hanamichi scavalcare il muro di recinzione, poco lontano, non lo aveva sentito sbraitare le sue solite idiozie sulla genialità del Tensai e non lo aveva visto neppure entrare di soppiatto a scuola, dall’aula di scienze. Figuriamoci poi se aveva visto il guardiano andarsene! Ma Kaede Rukawa non era uno sprovveduto! Lui, la matricolina d’oro, aveva già calcolato la sua letargia e aveva puntato la sveglia del suo cellulare, in modo che suonasse mezzora dopo la mezzanotte. Perché così tardi, direte? Semplicemente per essere più sicuri. Poiché non avrebbe avuto modo di assistere all’allontanamento del guardiano, puntare la sveglia mezzora dopo il suo abituale orario l’avrebbe messo al riparo da eventuali discrepanze.

Perfettamente in orario aveva aperto gli occhi, consapevole che qualcosa stesse suonando insistentemente. Aveva ricollegato quel fastidioso suono alla sveglia e, neanche chiedendosi perché mai quel giorno il sole tardasse ad alzarsi nel cielo, si era diretto verso quello che, secondo lui, doveva essere il suo armadio, ricevendo una colossale capocciata in piena fronte.

<< Merda! >> aveva esclamato, ancora pieno di sonno per urlare.

Si era guardato un attimo in giro, si era stiracchiato e, con passi lenti, si era diretto verso la palestra. Come immaginava, la porta era aperta. Aveva attraversato con sguardo basso il campetto, cercando di resistere alla tentazione di fare due tiri, ed era entrato a scuola.

Era buio, molto buio. Kaede non ha paura del buio, ma di capocciate ne aveva prese abbastanza quella sera e così aveva deciso di rendere più semplice la sua ricerca e furto del quadro compromettente. Aveva acceso le luci di tutti i corridoi attraverso i quali era passato e, con passi lenti e cadenzanti, nonché alternati a sbadigli così ampi da quasi risucchiarsi la mano, era infine giunto nel luogo del misfatto.

Aveva fatto scivolare la porta con delicatezza ed era entrato. Dopo essersi osservato in giro, si era scostato dalla porta per dare un’occhiata alle opere d’arte.

<< Uhm… e così Ryota ha portato uno spartito…. >> aveva commentato così la visione dell’opera di Ryota, senza alcuna sorpresa.

Poi era toccato all’opera di Mitsui e, il rossino non sapeva spiegarsi perché, aveva commentato con uno sghignazzo che gli aveva fatto venire i brividi e un: << Kogure-senpai… >>

<< E ora cerchiamo l’opera del Do’hao! Deve essere davvero brutta se ha rischiato un infarto quando si è parlato di mostra. >>

Hanamichi, che fino a quel momento era rimasto nascosto, per evitare di essere scoperto e dover spiegare come e perché fosse a scuola a quell’ora di notte, all’ultima affermazione del volpino aveva provato l’impulso di alzarsi e spaccargli la faccia. Cosa lo aveva fermato? Semplice: la stessa ragione del suo furto. Il ragionamento di Hanamichi era, pressappoco, questo: il volpino è sempre mezzo addormentato, persino quando è in bicicletta o sta a scuola; l’unica cosa che potrebbe svegliarlo sarebbe una palla da basket, ma qui non ce ne sono; se sono fortunato farà quel che deve fare e se ne andrà, senza neppure notare il mio ritratto, così sarò salvo. Questa era, più o meno, la sua idea. Perché poi anche la volpe artica fosse lì non sapeva spiegarselo, ma c’era e doveva sopportarlo.

Kaede trovò immediatamente ciò che stava cercando. Beh d’altronde la luce era accesa e il quadro capeggiava sulla parete dietro di lui. Si avvicinò all’opera da trafugare, quando i suoi occhi e la sua attenzione furono catturate da un altro quadro, o meglio una foto. Proprio accanto al suo Dio del Sole, c’era una magnifica foto. Sembrava quasi un angelo che spiccava il volo per tornare al cielo.

Cercò subito l’autore e quando lesse il nome di Sakuragi rimase per un solo attimo perplesso, attimo che costò all’autore, ancora nascosto, dieci anni di salute.

Quando aprì la bocca per dire qualcosa, fu spaventato dall’urlo di Sakuragi.

<< Si può sapere che cosa ci fai qui, volpe? >> urlò Hana uscendo dal suo nascondiglio, cercando di giocarsi il tutto per tutto.

<< Do’hao! Mi hai fatto prendere un infarto! Che cavolo ci fai tu qui!? >> domandò Kaede.

<< Te l’ho chiesto prima io e comunque sono qui, credo, per il tuo stesso motivo: portare via il mio operato. Poi qualcuno ha pensato bene di accendere tutte le luci della scuola e io, pensando fosse il guardiano di ritorno, mi sono nascosto. Ma dovevo immaginarlo che si trattasse di una stupida volpe addormentata! Ma volevi attirare l’attenzione della polizia? >>

Kaede perse in un attimo quel poco di colore che lo spavento gli aveva fatto acquisire e divenne mortalmente pallido. Per un attimo lo aveva dimenticato, ma se Hanamichi era venuto lì per il suo stesso motivo e, da quanto si evinceva dal suo racconto, si trovava lì da più tempo di lui, con ogni probabilità allora aveva visto il suo quadro.

<< Non è come pensi… >> quasi rantolò.

<< In che senso? >>

<< Il quadro… è vero che sei tu, ma non è come pensi. >>

<< Come? >>

Hanamichi, che stava guardando indignato la finestra, si rivoltò verso di lui e lo guardò stupefatto. Ci volle poco per capire di cosa stesse parlando e ricollegare le sue parole alla sensazione di familiarità che aveva provato non molto prima, osservando il Dio Apollo.

Si voltò lentamente e tornò a guardare il quadro.

Era proprio lui. Apollo, maestoso nella sua divinità, che si ergeva sul dorato carro del sole, aveva il suo volto, le sue sembianze ed era… era bellissimo. Così bello da essere doloroso. Ma possibile che fosse davvero lui? Lui, che si era sempre paragonato a quel vecchio disegno, che tanto aveva spaventato la nonna, quando era piccolo, non poteva essere quel maestoso e affascinante dio greco.

<< Io? Sono davvero io? >>

Kaede si morse il labbro inferiore e si diede dell’imbecille. Perché non ci aveva pensato prima? Quando era entrato la camera si trovava avvolta nell’oscurità, quindi Sakuragi aveva dato un’occhiata veloce a tutte le opere della mostra e poi si era messo a cercare la sua. Probabilmente non aveva neppure notato il suo quadro e, se anche lo avesse fatto, la scarsa visibilità gli aveva impedito di avere una visione totale dell’opera. In pratica: si era scavato la fossa da solo.

Rimase a guardare Hanamichi, cercando di capire le sue reazioni, ma il rosso lo spaventava. Continuava a fissare il suo quadro, senza espressione, senza emozioni di alcun tipo. A cosa stava pensando? Al modo migliore per ucciderlo? Probabile. Decise così di passare al contrattacco.

<< Non farti strane idee baka saru! Ho preso te da modello perché sei l’unica persona che conosca che abbia dei ridicoli capelli rossi! >>

Quella frase, seppure non veritiera, ebbe almeno la facoltà di far uscire Hanamichi dal suo stato di catalessi.

<< Si può sapere chi diavolo ti ha dato il permesso di dipingermi? >> urlò baldanzoso.

<< E a te? Chi ti ha dato il permesso di fotografarmi? >> rispose al rossino, che perse tutta la sua baldanza.

<< Non… non sei tu… >>

<< Ma credi che sia scemo? Si vede lontano un miglio che sono io il soggetto della foto! E’ per questo che mi seguivi ovunque con la macchina fotografica? >> lo incalzò Kaede, desideroso solo di scoprire finalmente la verità.

Il rossino si sentì messo alle strette e dovette faticare per non reagire come di consueto, causando la distruzione di tutta la mostra. In quel caso altro che punizione! Come minimo li avrebbero espulsi!

<< Senti volpe… >> provò a dire: << questo non è il posto… >> ma un rumore fece serpeggiare un brivido di terrore lungo le loro schiene.

Nel silenzio irreale della scuola, sentirono qualcuno parlare nel cortile. Doveva essere il guardiano, in compagnia probabilmente del poliziotto di quartiere, che non riusciva a spiegarsi come mai le luci fossero ancora accese.

<< Tutta colpa tua, stupida volpe! Hai acceso tutte le luci della scuola, bella genialata! >>

<< Non mi sembra questo il momento di recriminare, do’hao! >> lo, indispettito, zittì la volpe: << Dobbiamo uscire subito! >>

<< Andiamo! Ho lasciato aperta la finestra dell’aula di scienze, al piano di sotto. >>

<< Bravo do’hao! Se andiamo nell’aula di scienze ci ritroveremo davanti proprio i nostri inseguitori! Ma come sei furbo, complimenti! >>

<< Senti stupido volpino… >>

<< Non è questo il momento di iniziare una rissa! Andiamo in palestra. >>

<< E questo non è neppure il momento per giocare a basket! Ma pensi solo a quello? >>

<< Idiota! È dalla palestra che sono entrato! >>

<< Tsè! >>

Dopo questo felice scambio di opinioni, che si protrasse per alcuni minuti, i due decisero di lasciare in fretta l’aula magna. Passati davanti alla statua di Hisashi, Hanamichi, visto che c’era, decise di dargli un’occhiata veloce, per capire cosa si fosse perso prima, nella semi oscurità.

Non potè far a meno di spalancare gli occhi e restare a dir poco sorpreso. Kaede fu costretto a prenderlo per un braccio e trascinarselo al piano di sotto.

Quando furono giunti in palestra, si nascosero negli spogliatoi e attesero in silenzio che il guardiano se ne andasse.

<< Ma… ma… quello di prima… >>

<< Sì Hanamichi, è proprio il senpai Kogure! >>

Calò nuovamente il silenzio.

<< Ma… lo sa? >>

<< Che cosa? Che Mitsui è innamorato di lui o che questi l’abbia immortalato in una sua opera? >> ironizzò guardandolo di sottecchi: << Nel primo caso credo proprio di sì, visto che stanno assieme all’incirca da quando Mitsui è tornato in squadra, nel secondo caso credo proprio di no. L’altro giorno sentivo Kogure-senpai parlare con Ayako e dirle che non aveva idea di che cosa stesse preparando Hisashi, perché lui gli aveva proibito l’accesso al “laboratorio”. >>

Nuovamente silenzio.

Hanamichi analizzò l’insieme di parole espresse dal volpino e, qualsiasi fosse l’ordine in cui la sua mente cercava di sistemarle ed organizzarle, il senso restava sempre lo stesso.

<< Kogure e Mitsui stanno assieme? >> chiese sbalordito.

<< Perché? Qualcosa non va? Sei forse omofobo, do’hao? >>

Il rossino non notò la nota astiosa nella voce di Rukawa e, senza neppure pensarsi su, rispose:

<< Possibile che una persona seria e gentile come Kogure stia con quell’attaccabrighe, scorbutico e pure mezzo teppista, di Mitsui? Non riesco a crederci! >>

<< Allora… >> parlò Kaede titubante: << Non ti dà fastidio che i senpai… sì insomma che i senpai stiano assieme? >> chiese infine rivolgendo lo sguardo altrove.

<< No. In verità credo di aver sempre sospettato qualcosa e poi… >>

<< E poi… >> lo incalzò il volpino.

<< E poi nulla! >> ripeté il rossino.

Rukawa fece per replicare, quando sentirono chiaramente delle voci, che riconobbero come quelle del guardiano e del presunto poliziotto, passare poco distante.

<< Mi dispiace di averla disturbata per nulla. >> si scusò la voce misteriosa.

<< Ma no, agente! Lei ha solo fatto il suo lavoro! Sono io che sono da biasimare, semmai! Le confesso che quelle opere mi sono piaciute così tanto che sono rimasto nell’aula magna tutto il tempo e quando mi sono accorto dell’ora tarda, e mi sono ricordato di dover ancora fare il giro completo della scuola, sono uscito in fretta dall’aula e devo essermi dimenticato di spegnere la luce. Mi dispiace per l’inconveniente! >>

Li sentirono salutarsi al cancello ed allontanarsi.

Rimasero in ascolto per qualche minuto, poi decisero, di muto accordo, di uscire dalla scuola. Scavalcarono il muro di recinzione e rimasero a guardarsi in volto per qualche attimo, imbarazzati.

<< Beh… >> cominciò il rossino: << E’ ora di andare… >>

<< Già. >> continuò poco dopo: << Da che parte vai? >>

<< Verso il centro… >>

<< Ti accompagno. >>

Hanamichi non si chiese il perché di quella frase, né per quale motivo avesse avvertito una nota d’urgenza, solo decise di accettare la proposta del compagno e fare un tratto di strada assieme.

Intrapresero strade solitarie, rimanendo in silenzio.

<< Comunque non penso solo al basket. >> cominciò improvvisamente Rukawa.

Il parco, attraverso il quale stavano passando, era del tutto deserto. L’eco dei passi rimbombava nei tratti riparati dagli alberi e sembrava di camminare in un labirinto senza fine. Le luci, ormai spente, erano sostituite dall’argento della luna che rendeva tutto più romantico, pensava il volpino, lugubre e degno di sospetto, invece, pensava il rossino.

Hanamichi, nel sentire improvvisamente la voce del ragazzo esplodere al suo fianco, per poco non sussultò dalla sorpresa. Si era abituato a quel silenzio quasi forzato eppure accogliente. Il tono basso di Kaede, che normalmente non avrebbe neppure sentito, sospinto dal silenzio irreale di quel bosco di fiaba, era divenuto simile alla voce del tuono.

<< Come, scusa? >>

<< Quando eravamo a scuola hai detto che penso solo al basket. >>

<< Ah. >> finse interesse il rosso che, in verità, contava i metri che lo dividevano da casa.

Perché poi quella baka kitsune aveva deciso di tagliare per il parco?

<< Io non penso solo al basket… ultimamente c’è qualcosa che si è intrufolato nei miei pensieri e li brucia… non riesco a pensare ad altro. >>

Quel discorso diveniva sempre più strano ed Hanamichi, improvvisamente cosciente del suo nervosismo, affrettò inconsciamente il passo.

<< Sembra che tu stia scappando. >>

<< Eh? >> si bloccò il rossino.

<< Hai aumentato il passo, prima. >>

<< Ma quanto parli kitsune? >>

<< Sto finendo le mie scorte annuali, quindi stai zitto perché devo ancora dirti una cosa. >>

<< Parla! Sentiamo! >> sbuffò rassegnato la baka saru.

<< Riguarda quel che ho detto prima e… il quadro. Quel pensiero che ultimamente brucia la mia mente sei tu! >> non dovette neppure voltarsi per capirne la reazione, perché lo sentì irrigidirsi: << Non faccio altro che pensare a te e a quel che è accaduto al boschetto dei ciliegi. >>

<< Non… non è successo nulla! >>

<< Se quello tu lo chiami nulla…. Ti ricordo che ci siamo… >>

<< Non dirlo! >> lo bloccò Sakuragi, bloccandosi improvvisamente: << Non è successo nulla, hai capito? Quel che abbiamo fatto è stata una follia, come quando uno è ubriaco e si ritrova chissà dove chissà come! Siamo adolescenti e abbiamo avuto un periodo di confusione, tutto qui. >>

<< Vallo a dire al senpai Kogure e a Mitsui! >>

Sakuragi si sedette su una panca. Improvvisamente sentiva la testa pesante. Kaede si avvicinò ma non si sedette accanto a lui.

<< E’ diverso. Loro si amano, davvero. Noi invece? >>

<< Tu mi odi, Sakuragi? >>

Hanamichi scosse la testa, senza alzare lo sguardo. Era conscio del fatto che se avesse alzato lo sguardo per un attimo, per un solo veloce attimo, sarebbe stato perduto.

<< No. >> sospirò improvvisamente: << Non ti odio. Ma neppure ti amo. >>

<< Capisco. >>

Il rossino sentì distintamente il volpino sospirare e spostarsi alla sua sinistra. Sentì un calore profondo espandersi dal suo braccio e accarezzare tutto il suo corpo.

<< Io… io invece credo di essermi innamorato di te. A dire il vero… credo di esserlo sempre stato. Sono sempre stato invidioso della tua allegria e del calore che sapevi sprigionare e ho sempre desiderato essere tuo amico e solo adesso ho capito perché. >>

<< E suppongo che tutte le nostre liti fossero dichiarazioni d’amore. >> ironizzò Hanamichi.

<< No. Lo è il mio quadro. È stato dipingendo quell’Apollo dalla capigliatura di fuoco… >> disse passando una mano fra i suoi capelli: << … che mi sono accorto di essermi innamorato di te. >>

Hanamichi sollevò lo sguardo puntandolo su di lui. Kaede liberò i suoi capelli dalla stretta della sua mano, ma il rossino la bloccò fra le sue.

<< Io… io non so, Rukawa. Per me è tutto così confuso. Noi siamo ragazzi e questo dovrebbe essere sbagliato, eppure… mi fa stare bene, come non credevo neppure io. Da quando ho scattato quella foto mi sono ritrovato immerso in un mondo costituito solo da te. Non so se sono innamorato di te, però… possiamo provare a frequentarci e il resto… >>

<< Verrà da solo. >>

Kaede avvicinò il suo volto a quello del suo sole personale e assaporò nuovamente quei dolci petali di ciliegio. Quando riaprì gli occhi gli parve che tutto attorno a sé brillasse.

<< Ancora. >> sussurrò il rossino.

<< Ai tuoi ordini. * >> gli rispose Kaede, chinandosi nuovamente su di lui.

 

Qualche tempo dopo.

 

Hanamichi si svegliò presto, come ogni mattina si preparò con cura e salutò la madre. Uscì in fretta e si diresse al parco a grandi falcate.

Era l’ultimo giorno di scuola.

Seduto su una panchina del parco trovò Rukawa bello e addormentato. Le ragazzine che passavano davanti alle panchine tiravano lunghi sospiri estasiati. Se solo avessero saputo… come avrebbero reagito?

Si avvicinò veloce alla panchina e decise di svegliarlo, a modo suo, con un pugno in testa.

<< Ma come diavolo fai ad addormentarti ovunque? >>

<< Ieri sera abbiamo fatto troppo tardi, do’hao! Per questo oggi sono un po’ stanco. >>

<< See! E gli altri giorni? >>

Insieme si diressero verso lo Shohoku. Hanamichi, come sempre sorridente, canticchiava a mezza voce, al fianco di Rukawa, questi aveva smesso da tempo di andare a scuola in bici e sonnecchiava in piedi. Hanamichi non riusciva a spiegarsi come potesse esistere qualcuno capace di dormire persino quando camminava, eppure il volpino transgenico sembrava dotato di queste caratteristiche fuori dal comune.

<< La scuola sta finendo. >>

<< Hn? >>

<< Pensi che Kogure e Akagi resteranno ancora in squadra? >>

<< Credo che si dedicheranno agli studi, hanno degli esami da superare. >>

Ci fu un attimo di silenzio, scandito solamente dal calpestio delle scarpe sul cemento.

<< Hana? Non vanno mica in guerra, li vedremo ogni giorno e poi… Kiminobu sta con Hisashi… non andrà mica molto lontano. >>

<< Lo so. >> disse il rossino accennando un sorriso: << Però… è come se perdessi qualcosa di importante, qualcosa che non riavrò mai più. >>

<< E’ il tempo che passa… >> sospirò Kaede: << Fugge e non torna indietro, ma abbiamo sempre il futuro e tutta la luce che ci riserverà. >> **

<< E quella luce… sarà tutta solo per noi. >>

Hana allungò la mano verso quella di Kaede, la prese e la strinse forte. Ede, dapprima sorpreso, intrecciò le loro dita. La scuola era ancora lontana e il parco piuttosto esteso e pressoché deserto, potevano ancora stare così vicino.

<< Hana tu… >> provò a dire Kaede ma una voce conosciuta bloccò la domanda sul nascere.

<< Ehilà ragazzi! >> li chiamò il teppista.

<< Mitsui… >>

<< Mitchi… >>

Furono i saluti delle due quasi ex-matricole d’oro.

<< Come mai da queste parti? >> domandò il rossino: << Non è un po’ fuori mano questo parco per voi? >>

<< E’ vero, ma stavamo pensando di marinare la scuola. >> sorrise Hisashi.

<< Sashi… tu stavi pensando di marinare la scuola, io no! >> fece chiarezza il megane.

<< Ma Kimi-kun oggi è una così splendida giornata! È un peccato rinchiuderci a scuola ;_;. >>

<< Hisa… oggi è l’ultimo giorno prima delle vacanze estive e non possiamo mancare! Andremo a festeggiare dopo se vuoi… anzi… che ne direste divenire con noi? >>

Kimi non vide né la faccia da infarto che fece il teppista dietro di lui né i tentativi del medesimo ragazzo di convincere i compagni di squadra a non accettare. Sfortunatamente per lui Kaede, che avrebbe potuto aiutarlo in questa missione, era troppo addormentato per capire e Hanamichi, che non perdeva occasione per punzecchiare Hisashi, accettò volentieri l’invito del megane.

Finita la scuola, i quattro si trovarono davanti al cancello di scuola. Hisashi aveva cercato invano di convincere Kiminobu ad andarsene prima, in ogni maniera, ma, quel giorno, Kimi sembrava non ascoltare neppure la sua voce. Forse anche lui sentiva, pressante, l’arrivo dell’addio, pensò Hisashi e questo, infine, lo convinse ad abbandonare ogni piano di fuga.

 

<< Sapete a cosa stavo pensando? >> domandò improvvisamente Hanamichi, mentre la macchina, guidata da Hisashi, abbandonava la città per dirigersi verso il mare.

Subito dopo scuola, i quattro ragazzi si erano diretti verso casa di Mitsui. Per strada si erano fermati al supermercato, a comprare qualcosa da poter riscaldare sul fuoco del falò che avrebbero animato più tardi, sulla spiaggia.

Hanamichi e Kaede avevano telefonato alle rispettive famiglie una volta arrivati a casa di Hisashi e Kiminobu aveva sistemato tutto nella cesta dei pic-nic.

Poiché la scuola era terminata presto, quel giorno, avevano deciso di spostarsi più a nord, dove le spiagge erano più chiare e lo spettacolo, offerto dalla natura, entusiasmante.

<< Non ce ne frega niente, scimmia rossa! >>

<< Come ti permetti teppista! >>

<< Teppista a chi? … >>

<< Sashi? Perché non tieni le mani sul volante? >> chiese il megane preoccupato dall’irruenza del koibito. Purtroppo spesso gli capitava di agire prima di pensare e non voleva rischiare certo di finire all’ospedale.

<< A cosa stavi pensando Hanamichi? >>

<< Alla mostra. >>

Hisashi, che aveva intuito dove sarebbe giunto il discorso, si irrigidì e, per sviare l’attenzione di tutti, cercò di cambiare discorso. Kiminobu, invece, arrossì, come tutte le volte che, per un motivo o per l’altro, si finiva anche solo per nominare la suddetta mostra. Kaede ridacchiò cercando di non farsi accorgere, mentre Hanamichi, che non si era accorto di nulla, troppo preso dal paesaggio che scorreva lento dietro il finestrino, riprese a discorrere dei suoi ricordi, causando le ire, ben poco celate, del teppista.

<< Vi ricordate la faccia che fece Kogure-san? >>

Ecco, appunto! Fu quello che passò nella mente di Hisashi. Ma come fare a dimenticarlo?

 

Quel giorno aveva cercato in tutti i modi di impedire al suo ragazzo di andare a scuola, ma Kiminobu, particolarmente curioso e orgoglioso dell’opera del koibito, si era rifiutato categoricamente di cedere ai capricci dell’ex teppista. I tentativi si erano susseguiti per tutta la giornata, ma alla fine era stato costretto a capitolare. Aveva persino finto un malore ed era rimasto in infermeria, assistito naturalmente dal megane-kun, per metà mattino. Kogure, dal canto suo, iniziava ad intuire qualcosa, ma neppure la sua fervida immaginazione potè prepararlo alla sorpresa.

Quando Hisashi, Kaede, Hanamichi e Ryota furono chiamati sul palco, il tiratore da tre punti evitò accuratamente lo sguardo di Kiminobu. Purtroppo non gli era stato possibile evitare le “luci della ribalta” e aveva ascoltato tutto il discorso del preside a testa bassa.

Tutto sommato Kogure, comunque, la prese bene.

A causa della folla ebbe l’occasione di guardare l’opera da vicino solo quando lo sciame di studenti si era diluito.

<< Hi… Hisashi! >> era riuscito solo a dire, come commento.

Il viso rosso, gli occhi spalancati, il corpo tremante.

<< Sorpresa! >> disse Hisashi con voce tremante.

<< Sorpresa un corno! Ti rendi conto che l’hanno vista tutti? Quanto ci staranno a capire a chi ti sei ispirato e tutto il resto? >>

<< Se non urli magari non se ne accorgono ^^’’. >>

Kiminobu si portò la mano alla bocca e si voltò attorno spaventato.

<< Scusa Kimi! È che… non sapevo che il preside avrebbe fatto una mostra, così altisonante poi! Avrei voluto rappresentare qualcos’altro ma ogni volta che pensavo a cosa scolpire mi venivi in mente solo tu…. E poi sei così sensuale così! >>

<< Hisashi! >> era arrossito il megane.

 

<< Se ci penso… >> disse il megane guardando il fidanzato di sottecchi.

Si udì Hisashi tossire imbarazzato.

<< Beh Kogure-san io non mi preoccuperei più di tanto… si dice… si dice che ogni opera d’arte sia una dichiarazione d’amore… >> disse Hanamichi, mentre la sua mano, lenta scivolava su quella di Kaede.

Nessuno di loro disse nulla.

Hanamichi continuò a guardare fuori dal finestrino e Kaede, fintamente addormentato, si limitò a stringere quella calda mano.

Hisashi allungò una mano verso l’autoradio. E mentre il cielo, all’orizzonte, diventava sempre più chiaro e la città scompariva alle loro spalle, il piccolo abitacolo si colorò di musica e parole…

 

“I'm not a perfect person
As many things I wish I didn't do
But I continue learning
I never meant to do those things to you
And so I have to say before I go
That I just want you to know

 

I've found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is you

 

I'm sorry that I hurt you
It's something I must live with everyday
And all the pain I put you through
I wish that I could take it all away
And be the one who catches all your tears
Thats why i need you to hear

 

I've found a resaon for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is You

 

I'm not a perfect person
I never meant to do those things to you
And so I have to say before I go
That I just want you to know

 

I've found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
and the reason is you

 

I've found a reason to show
A side of me you didn't know
A reason for all that I do
And the reason is you”

 

 

Fine

 

Note finali: sembrerà strano terminare una storia con una canzone, ma le parole che ho inutilmente cercato in tutto questo tempo le ho trovate armonizzate meravigliosamente in questa armonia di musica e parole. Mi è sembrato che fosse la conclusione migliore.

Il testo appartiene agli Hoobastank e il titolo è, naturalmente, “The reason”.

 

 

* frase spudoramente rubata al film: “La storia fantastica” (che affascinante il garzone pirata *-*!)

** questa bellissima frase me l’ha detta la mia sorellina Tes ;_;! Mi ha commosso così tanto che ho voluto riportarla! Tvb sori!

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