True Love di KikiWhiteFly (/viewuser.php?uid=33036)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Iceberg ***
Capitolo 2: *** II. Mi manchi ***
Capitolo 3: *** III - Ritardi e discussioni ***
Capitolo 4: *** IV Capitolo - Incomprensioni ed equivoci ***
Capitolo 5: *** V - Voglia di crescere ***
Capitolo 1 *** I. Iceberg ***
True
Love
Alcune
piccole e doverose spiegazioni : Raccolta/Storia.
Sì, avete
capito bene. Ogni storia è collegata con la precedente, ma
al
contempo è una raccolta... non è una trama
intricata, al contrario
molto semplice, ma spero di non risultare banale. L'immagine
è
"Amore e Psiche". Adoro questa scultura, che oltre ad
essere stata costruita in modo perfetto ed impeccabile, rappresenta
il significato dell'amore *_*. Una delle mie opere preferite, in
assoluto.
I.
Iceberg
Canticchiava
allegra una canzoncina appena ascoltata alla radio, mentre scaldava
il caffè. O meglio: una macchinetta lo faceva per lei.
Stava
già fantasticando, quando due mani le cinsero la vita. Non
che non
l'apprezzasse - come sottrarsi a simili gesti? - ma alle sette di
mattina un infarto non era proprio auspicabile. Un dolce tepore
riscaldò le sue guance, quando si sentì
avviluppata in quello
strano abbraccio.
Sorrise
appena, troppo poco cosciente per dipingersi un volto espressivo e
gioioso; tutte le volte che guardava quegli occhi color miele
affondava in essi.
Afferrò
il viso di Hayama, stampando piccoli e innumerevoli baci attorno a
quella linea mai dritta, si deliziò ancora una volta del suo
odore,
affondò con la mano nei suoi capelli, si trovò
sottomessa ad una
forza più grande di lei.
"Io
fra poco dovrei andarmene Haya--"
Le
prese il mento, costringendola a fissarlo.
"Non
senza il mio permesso"
Tuonò
sarcastico.
Si lasciò trasportare, alzando un po' su le punte -
diamine, quanto era alto? - finché finì a
cavalcioni sul suo
corpo.
Riusciva
a sentire i pettorali ben scolpiti, il corpo tozzo e snello, un
fisico asciutto senza nessun difetto, completamente suo.
Quella
complicità nei loro sguardi, quella debole carne che si
concedeva
ogni volta, sperando forse di arrivare in paradiso molto prima della
morte; un gioco malizioso fra i due, un battito di cuori all'unisono,
il respiro decisamente intenso.
Erano
i medesimi adolescenti di un tempo: non si erano persi un sol
sguardo l'uno dell'altra, convincendosi che, forse, se avessero
distaccato gli occhi per un attimo si sarebbero lasciati. "Mmm...
E se restassi?"
Propose,
contando mentalmente le infinite opzioni. Sana lanciò uno
sguardo al
soffitto, cercando una risposta nell'aria: tuttavia la trovò
molto
prima nei suoi occhi.
"Potrei
sopportarlo"
Rispose
Akito, giocando con una ciocca ramata di capelli.
Ed
era in quel misero secondo che si era accorto che Sana era la sua
vita.
Fu
in quel momento che il suo corpo si mosse rapido, a destinazione
ignota; eppure non abbandonava la sua presa, non dopo averla persa
una volta. Sentì un oggetto duro e legnoso sotto di lei: il
tavolo
d'ebano della cucina su cui era adagiata fungeva da letto.
"Un
letto come tutti gli altri esseri umani no, eh?"
Domandò
sbuffando, mentre sentiva bottone dopo bottone essere slacciato.
Grugnì,
facendosi spazio. Le sue mani la bloccavano, non lasciandole via di
scampo; le sentì posarsi all'altezza delle spalle e si
sentì gelare
all'interno, improvvisamente.
I suoi occhi scavavano nel suo
corpo, quasi stesse facendo una lastra al suo corpo. Sana
cercò di
ostentare freddezza, ma dentro di sé l'imbarazzo la invadeva
tutta.
Si chiedeva se Hayama l'avesse mai osservata riposare,
nelle brevi ore che dividevano il giorno dalla notte. Gli occhi non
si facevano scrupoli a studiarla, attenti; parevano impassibili forse
– apparentemente - ma lei ci vedeva molto di più.
Akito
amava registrare l'immagine di Sana nei suoi occhi, poterla sognare
di notte, ricordarla di giorno, viverla in ogni cosa che faceva.
Allacciò
due mani dietro il collo, lasciandolo giocare e compiere piacevoli
sagome geometriche sul suo corpo; la sensazione che provava nel
sentire qualcosa di più grande
di lei venerare il suo corpo in
ogni forma e particolare era pressoché indescrivibile.
Lontani
dai rumori, dai suoni, dalle immagini che adesso si proiettavano
sfocate attorno a loro: preda soltanto del desiderio chiamato amore,
termine forse troppo melenso per i suoi gusti; squittiva, di tanto in
tanto, costretta a gemere a causa delle sue carezze decisamente
troppo avventate.
E
poi arrivò alle labbra, famelico.
Chiusero sincronizzati le
palpebre senza aspettare altro.
Toccava il suo palato, poi si
riconcentrava sulle pareti che costruivano la sua bocca: complici
ancora, uniti come sempre, amanti indissolubili.
Queste
mie labbra sono tue, Hayama.
"Devo...
Devo proprio andare"
Ansimò,
interrompendo quel piacere. Come se un ramo si fosse spezzato,
così
si rompeva quel circolo vizioso che li conduceva dritti all'inferno,
invece che alle porte del paradiso.
"Ti
vibra il cellulare"
Le
fece notare, indicandole il piccolo oggettino luminescente che adesso
entrava nel suo campo visivo. Prese di scatto l'apparecchio,
portandolo all'orecchio.
"Sana!
Sei ancora da Aya-chan?"
Era
la voce paterna e un po' alterata di Rei.
"S-Sì.
Certo che sono da Aya"
Affermò
convinta, mentre un piccolo gesto la fece ridere sguaiatamente.
"Shh"
Implorò
ad Akito, posandogli un dito sulle labbra.
"Mmm...
chissà perché è qui, allora!"
Sbiancò
improvvisamente, diventando cadaverica. "Ah... Ehm..." una
scusa convincente in così pochi secondi, era impossibile
trovarla.
"Ci dovrai molte spiegazioni" articolò, sempre con quel
timbro tremendamente familiare, quasi volesse imporle una punizione,
alla veneranda età di venti anni.
"Sì..."
terminò la chiamata.
"Sai
che sei la causa di tutti i miei mali, Hayama?"
Fece,
alzandosi e osservando la sua espressione affranta. Ma ora che ci
pensava... Che diavolo di ora era?
Si girò verso la parete
notando una piccola circonferenza, racchiusa in un vetro. Un anonimo
ticchettio suonava con insistenza ogni minuto, nel breve intervallo
di sessanta secondi.
"Le
nove! Dannazione!"
Camminò
in lungo e in largo, raccattando tutte le sue cose.
Si diede una
pettinata, mostrando un'aria quantomeno presentabile, i suoi acuti
tuonavano in ogni stanza, temeva di assomigliare ad una pazza, in
preda ad una crisi isterica.
"Hai
finito?"
Domandò
Akito, accendendosi quella – maledetta – sigaretta.
Ormai non ci
badava più; tossicchiò molto teatralmente,
allontanando quell'alone
grigio dalla sua vista e indossò il cappottino autunnale.
Si
guardò allo specchio, aggiustandosi le forcine tra i capelli
ed
esibendo un sorrisetto forzato.
"Allora
come sto?"
"Come
sempre"
Mormorò
lui, appoggiandosi alla parete. Fissò per un secondo quella
faccia
da schiaffi che si ritrovava.
Ah, quanto le sarebbe piaciuto
restare.
"Vale
a dire pazza, noiosa, isterica..."
Andò
avanti con la lista d'aggettivi, finché Akito non ne
elencò uno.
"Bellissima"
Mormorò,
lasciandola senza parole.
La bocca a mezz'aria, mentre cercava di
recuperare un po' di ossigeno. Girò la maniglia della porta,
sospirando per l'ultima volta.
"Ah"
"Dimenticato
qualcosa?"
Chiese Akito, con aria indifferente.
Si
avvicinò in modo cadenzato, gettandogli le braccia al collo.
L'urto
tra le loro bocche era qualcosa simile ad un iceberg che affondava.
Oscillò per alcuni secondi, ancora scossa; fu un distacco
lento e
difficile.
"No.
Tutto okay... Ciao!"
Esclamò,
sventolando la mano davanti i suoi occhi.
Era
stato bello sentire il suo respiro e poterlo vivere sulla sua pelle,
ancora lo avvertiva sulla nuda epidermide.
Fu un odore
incancellabile, come il tabacco sulle labbra.
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Capitolo 2 *** II. Mi manchi ***
II.
Mi manchi
Si
preparò a rincasare, ormai a pochi passi dalla sua
abitazione. Cosa
avrebbe detto a Rei?
D'altronde
Akito era colui che amava, era innegabile. L'aveva sempre saputo, da
quando era un'adolescente. Sospirò di resa, aprendo il
cancelletto.
Quasi
ebbe l'impressione che Rei stesse contando i suoi passi
poiché,
nell'istante stesso in cui aprì la maniglia, lui apparve
magicamente
dietro la soglia della porta.
“Ci
devi qualche spiegazione”
Enunciò,
dimostrandosi un padre fin troppo geloso.
Sana
vide sua madre poco più in là, beveva una tazza
di tè e reggeva in
mano qualche foglio, piuttosto distrattamente.
“Mh.
Mia figlia passa la notte dal suo pseudo-fidanzato. Hai preso proprio
tutto da tua madre, figlia mia!”
Esclamò
lei, ridacchiando. Rei le inveì subito contro, suggerendole
di
intervenire con disciplina – ma era un tentativo inutile, le
scelte
di Sana erano tali e andavano rispettate.
Sana
sperava in una reazione del genere da parte di sua madre, tuttavia
decise di esprimere il suo parere: “Non credo che Akito
voglia ciò
che io desidero. Ma va bene Rei, va bene mammina”
Affermò,
defilandosi rapidamente dal salottino e prendendo la direzione per
entrare nella sua camera. Sapeva bene che si prospettava una giornata
di intenso lavoro, forse questo l'avrebbe aiutata a distrarsi.
Infilò
un paio di cose nella borsa, poi si cambiò. Nel frattempo,
non
poteva fare a meno di pensare e ciò faceva maledettamente
male: la
ragione principale per cui non aveva rivelato nulla né a
Rei, né a
sua madre era sempre la stessa. Sapeva bene che Akito non voleva un
impegno serio, che la loro si poteva considerare una relazione
aperta, che, sì, in fondo si amavano alla follia ma non
erano così
folli da voler prendere un impegno così gravoso.
Sapevano
entrambi, però, che di relazione aperta non si poteva
parlare: lei
non riusciva a frequentare altri uomini – subito il senso di
colpa
le attanagliava lo stomaco – e lui respingeva tutte le altre
donne.
Esistevano
persone più malate di loro?
“Sana?”
Bussò
alla porta Rei, per la terza volta.
“Arrivo
subito!”
Esclamò
Sana, osservando i messaggi sul display del cellulare. Ne erano
arrivati ben due, non era rincasata nemmeno da dieci minuti; uno era
di Aya, si scusava immensamente per non aver tenuto in conto il suo
alibi. Sana rispose piuttosto vivacemente, rispondendole che in fondo
le aveva fatto un favore, non avrebbe più dovuto inventare
scuse nel
cuore della notte.
L'altro,
invece, arrivava da un destinatario ben noto. Si morse il labbro
inferiore con veemenza, Sana, lanciando il cellulare nella borsa e
seguendo a ruota Rei.
Mi
manchi...
“Akito,
ti consiglierei di smettere di bere. Domani mattina la testa ti
scoppierà”
Consigliò
saggiamente Tsuyoshi, grande estimatore della buona salute.
“Ha
risposto?”
Era
la decima volta che glielo chiedeva; Tsuyoshi controllò
nuovamente
il cellulare, un nano secondo, poi scosse con fermezza il capo.
Allora, Akito si versò un altro po' di sakè, poi
lo bevve tutto
d'un sorso.
“Non
potete continuare così”
Akito,
di tutta risposta, sbuffò. Sapeva benissimo che non poteva
andare
avanti così per tutta la vita: eppure, qualcosa gli diceva
che
avrebbe fatto meglio a lasciare tutto com'era. Perché
impegnarsi,
quando si poteva avere una relazione occasionale? Beh, sì,
fermo
restando che era sempre con la stessa donna e che ormai la cosa
andava avanti da quasi due anni, ma chi erano gli altri per tappare
le ali a quell'amore così poco convenzionale?
“Smettila.
Ti prego, le tue chiacchiere mi fanno venire mal di testa”
L'amico
restò per un buon minuto in silenzio, probabilmente la sua
ramanzina
Akito già se l'aspettava. Tsuyoshi era l'ultima persona al
mondo che
riusciva ad accettare una cosa così assurda, per il semplice
fatto
che quello non era il modo di portare avanti una relazione.
Lui,
abituato in romanticherie con Aya, non poteva assolutamente capire.
Allora, Akito si limitava ad ascoltarlo in silenzio, sapeva benissimo
che nessuno dei due avrebbe fatto marcia indietro.
“Rovinati,
allora”
Lo
tartagliò con quelle semplici parole. Prese il giaccone, se
lo
infilò rapidamente e lo salutò; se quello
significava che era
arrabbiato con lui, lo aveva recepito forte e chiaro.
Dopo
qualche minuto, la porta si aprì nuovamente.
“Dimenticato
qualcosa, Tsuyoshi?”
Sbuffò,
affondando la testa nel tavolo, colto improvvisamente da un mal di
testa più forte del solito.
“Hayama.
Cosa fai, bevi in mia assenza?”
Come
non riconoscere quel timbro di voce?
Sana
mise due mani sui fianchi, si avvicinò leggermente al suo
bicchiere
e annusò il bicchiere. Poi controllò la
bottiglia, ormai mezza
vuota, dopodiché gli lanciò un'occhiata fulminea.
“Leggi
i messaggi, Kurata”
Rispose
lui, piuttosto annebbiato dall'alcool. Sana rise, in modo teatrale,
per rispondergli di rimando.
“Lavoravo”
Lo
canzonò, sottraendogli bicchiere e liquore. Successivamente,
poggiò
le sue cose sul divano... Anche quella sera aveva intenzione di
restare e, sebbene Akito non l'avrebbe mai ammesso, la cosa non
poteva che renderlo felice. Almeno, aveva trovato un motivo per
smettere di bere.
“E
non avevi tempo, ovviamente”
Eluse
quella frecciatina, avevano già discusso di quella
questione. Non
metteva il lavoro al primo posto, ma era ciò che la rendeva
indipendente e libera, ciò che la entusiasmava e le riempiva
la
vita. Non tutte le persone avevano la possibilità di fare un
lavoro
che piacesse loro, non capiva perché lei, che era stata
così
fortunata, dovesse rinunciarvi.
“Sei
ubriaco”
Si
avvicinò nuovamente a lui, poi lo fece alzare. Come pensava,
stava
barcollando; fu con molta lentezza e infinita pazienza, che
riuscì a
farlo stendere sul divano.
Per
un attimo, le parve di essere tornata indietro di parecchi anni: ora
Akito sonnecchiava sulle sue ginocchia, mentre lei gli accarezzava il
capo, parlandogli. In verità, Akito era in dormiveglia,
parlava a
monosillabi e diceva delle cose incomprensibili.
“...
Manchi” sibilò,
guardandola per un momento negli occhi. “... Mi
manchi”
Erano
una pugnalata al cuore, quelle parole.
Sana
cercò di mantenere un tono di voce fermo, autoritario; poi,
quando
vide che i suoi occhi si stavano lentamente chiudendo e le sue labbra
smettevano di supplicarla, mormorò: “Anche tu,
amore.
Anche tu”
Si
addormentarono così: il capo di Sana chino sul suo cuore,
quasi
avesse bisogno di sentirlo battere ogni istante.
Allora,
eccomi ritornata XD
Sì,
ci sono ancora con questa fic *-*
La
fine della scuola è stata provvidenziale, mi ha permesso di
tornare
qui con tanta ispirazione!
Allora,
vi dico subito che la storia sarà di sei capitoli, non
eccessivamente lunghi. Mh, se avete letto avrete capito il problema,
diciamo che voglio presentare un aspetto dell'amore. Insomma, la fase
in cui dall'adolescenza si arriva all'età adulta:
è proprio quando
si cominciano a riconoscere alcune responsabilità.
Passando
alle recensioni, un grazie infinito a:
ryanforever:
grazie mille, *_*. Beh sì, è un amore un po'
complicato il loro –
quando mai non lo è stato, dirai tu XD – ed
è un equilibro un po'
precario. Diciamo che non è una storia ordinaria, provo
semplicemente a descrivere il passaggio dall'età
adolescenziale a
quella adulta :). Grazie mille, baci!
Aki96:
grazie mille! Ho aggiornato anche l'altra fic alla fine, per
quest'estate dovrei finire entrambe *_*. Bacione!
lady_free:
grazie mille : )... Beh, è iniziata come una storia senza
troppe
pretese, ma spero comunque di appassionarti alla vicenda. Un bacio!
Hermionex95:
ho aggiornato entrambe alla fine, cioè... era pure ora,
più che
altro XD. Grazie mille per averla apprezzata così tanto, un
bacio **
stefola93:
uh, grazie. Sì, Akito è parecchio passionale in
questa storia XD.
Baci e grazie mille per la recensione!
SunakoNakahara:
sì, diciamo che non è proprio qualcosa che divide
i due... Il mio
obbiettivo è tutt'altro: semplicemente quello di mostrare un
passaggio inevitabile nella vita. Comunque, grazie mille per la
recensione. Ah, ho aggiornato anche “Sposati... per
caso” XD. A
proposito, posso dirti una cosa? Hai un nick stupendo, è
quello
della protagonista di Perfect Girl Evolution, vero? *O* Me adora
quell'opera! Un bacione **.
jera:
ed eccomi qua, sì, ci sono ancora XD. Che ne pensi del nuovo
capitolo? Spero ti piaccia cara : ). Un bacio!
Soniuccia:
grazie mille cara **. Spero che anche questo secondo capitolo ti
abbia soddisfatta! Tutto bene comunque, adesso che è finita
la
scuola la mia ispirazione si è centuplicata XD.
Un
bacio, a presto! **
kikky:
sì, è meno incasinata... Anche se comunque
c'è un dilemma di
fondo, che descriverò ancora di più nei prossimi
capitoli ^^.
Grazie mille per la recensione, cara! Un bacio!
BabyDany94:
grazie mille, me ne è felice *-*. Spero che anche questo
capitolo ti
sia piaciuto!
Baci
^^
LATI87:
grazie mille, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo *^*. Un
bacio!
Trixina:
sì, sono stata sadica... Ma alla fine ce l'ho fatta, yeah!
XD Spero
ti sia piaciuto anche questo comunque, adesso che è finita
la scuola
dove riattivarmi molto più velocemente *_*.
Un
bacio!
E
grazie anche alle preferite e alle seguite!
Al
prossimo con: Ritardi e
discussioni
Kiki-chan
<3
|
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Capitolo 3 *** III - Ritardi e discussioni ***
III.
Ritardi e discussioni
Quel
giorno se ne andò ancor prima che lui si potesse svegliare,
doveva
assolutamente controllare una cosa. Erano appena le sette e mezza,
per la mattinata non aveva impegni ma aveva preferito assentarsi da
casa Hayama per cause di urgenza maggiore.
Era
piuttosto nervosa, le mani le tremavano e le ginocchia minacciavano
di cederle da un momento all'altro. La farmacia era a pochi passi da
lei, quella grande croce verde quasi la ipnotizzava e, a tratti, la
inquietava. Sana guardò in alto, poi in basso,
più precisamente
verso l'uscita, dove vedeva donne di una certa età tutte
sorridenti,
che tenevano strette le manine dei loro figli.
Non
poteva essere così terribile, no?
Inspirò
ed espirò un paio di volte, poi decise ad oltrepassare la
soglia.
Akito
si svegliò, piuttosto indolenzito. La testa era diventata un
enorme
mattone, il suo corpo un macigno gravoso, specialmente il suo stomaco
– provato dalla bevuta della sera prima.
I
postumi della sbornia si facevano sentire, presto sarebbe dovuto
correre in bagno e vomitare tutto ciò che aveva avuto il
coraggio di
scolarsi.
Tuttavia,
il primo pensiero corse a Sana: ovviamente, se n'era già
andata.
Sbuffò, piuttosto stremato, poi si passò una mano
tra i capelli,
facendo mente locale.
Anche
la vista ora era migliorata: tutto adesso quadrava alla perfezione,
il sole che filtrava dalle tapparelle della finestra non sembrava
nemmeno più così accecante. Provò ad
alzarsi, ma urtò contro il
tavolino di legno.
“Dannazione”
Imprecò.
Lo
sguardo andò direttamente ad una bustina di carta, nella
quale era
racchiuso un croissant alla crema – a giudicare dall'odore.
Akito
diede un morso, probabilmente grato per quella premura nei suoi
confronti.
Quasi
voleva farsi il caffè, ma notò che la caffettiera
era già dentro
il lavabo. Proprio accanto alla cucina, poco distante dai fornelli,
c'era una tazzina di caffè ripiena fino all'orlo,
probabilmente gli
era destinata.
Forse
aveva ragione suo padre, a ben pensarci: “Sana
sarebbe un'ottima
moglie, non la lasciar fuggire”.
Ovviamente
quella volta degradò le parole di suo padre, rispondendogli
anche in
malo modo – se ben rammentava.
Tuttavia,
per quanti difetti avesse, non poteva negarle certamente alcune
qualifiche che le erano destinate, a prescindere dalle sue opinioni
personali.
Bevve
il caffè tutto d'un sorso, sulle labbra gli era rimasto solo
l'amaro
retrogusto.
Il
lato dolce, l'aveva assaporato tutto lei. Come
sempre, d'altronde.
Cercò
di fare a meno di quelle associazioni, che d'altro canto gli
sovvenivano con ovvietà in mente; andò a farsi un
bagno
ristoratore, convinto di poterla vedere solo quando le tenebre
sarebbero calate.
Era
un po' come uno spettro, la loro relazione: la luce del sole
annullava i sentimenti, i ricordi, i gesti, gli atteggiamenti...
Mentre la notte li risvegliava, quasi le loro anime fossero destinate
ad incontrarsi tutti i giorni, alla medesima ora.
Anime,
spettri, angeli senza pudore... Cos'erano?
E
più Akito ci pensava, tanto più la risposta si
allontanava da lui.
“Sana-chan,
sei psicologicamente pronta?”
Domandò
Aya, che ormai teneva da due buoni minuti quell'oggettino tra le
mani. Sana scosse il capo con fermezza, l'amica la comprese a pieno.
Subito
dopo essere andata in farmacia, non avevo avuto il coraggio di
provare a fare una cosa simile da sola. Un po' perché era la
prima
volta, un po' perché temeva la risposta.
Allora
era corsa a casa di Aya e Tsuyoshi e, per fortuna, lui era uscito. Si
era gettata tra le braccia dell'amica, aveva vomitato una parola dopo
l'altra e le aveva chiesto di evitare di giudicare.
Aya,
come al solito, si era dimostrata davvero di buon cuore e si era resa
disponibile ad aiutarla. Insieme, erano andate in bagno e avevano
letto le istruzioni ad alta voce.
Passati
i fatidici minuti, Sana si accorse che la risposta forse non voleva
conoscerla.
“Ascoltami:
non c'è nulla di cui aver paura. Voglio dire, è
una cosa che capita
nella vita di ogni donna”
Disse
Aya, in un vano tentativo di convincimento.
“Non
è questo che mi preoccupa, davvero” la
rassicurò. “Ma io...
Come farò a dirlo ad Akito? Come potrà prendersi
un impegno così...
così!”
Non
si accorse nemmeno di aver stretto la gonna con troppa violenza,
così
tanto che le mani le tremavano convulsamente.
“Non
riusciamo nemmeno a stare insieme in maniera stabile...”
Sbuffò
infine, chinando il capo.
Aya
stavolta preferì non interferire, quasi per paura di
scalfire la sua
barriera di fragilità. Fu l'amica a parlare, dopo qualche
secondo di
assoluta quiete: “E' proprio come immaginavo, vero?”
A
quel punto, Aya non poté più redimersi dal dirle
la verità: fece
un cenno d'assenso con il capo, poi l'abbracciò.
Ascoltò
le sue lacrime, sentì i suoi silenzi. Sana prese lentamente
a
respirare, il suo cuore pompò nuovamente il sangue e il
resto
dell'apparato s'acquietò nuovamente.
Tsuyoshi
quella sera era terribilmente eccitato.
Gettò
con poca grazia le sue cose, poi corse ad abbracciare l'amico.
“Non
mi dire che hai bevuto anche tu, Tsuyoshi”
Si
limitò a dire Akito, rispondendo al suo abbraccio con una
sonora
pacca sulla spalla.
“Cosa
stai dicendo... Ti devo dare una bella notizia!”
esclamò, tutto
festoso. “Aya... Aya è incinta”
Sulle
prime, Akito rise. Una risata forse un po' isterica, ma conseguenza
più che altro di una notizia data con così poco
preavviso e una
così marcata eccitazione.
“Ne
sei sicuro?”
Fu
la prima domanda che gli sovvenne in mente.
“Sì.
Ho trovato un test di gravidanza... Positivo!
Ti rendi conto?”
Akito
non fece neppure in tempo ad esprimere la propria opinione, che
Tsuyoshi intervenne con milioni di commenti, forse stava già
pensando al nome – non si curò più di
sentirlo, ad un certo
punto, dopotutto certe gioie andavano condivise, c'era da
riconoscerglielo.
Nel
mentre facevano baldoria – o, più precisamente,
era l'amico a
farla – si sentirono alcuni passi, inconfondibili. Sulla
soglia
della porta apparve Sana, con un'espressione piuttosto cerea in volto
e gli occhi vagamente arrossati. Akito quasi mutò stato
d'animo nel
vederla, ma si auto convinse che fosse solo una sua impressione,
poiché Sana sorrideva come prima, faceva battutine
sarcastiche come
al solito e sembrava possedere i medesimi e abitudinari atteggiamenti
di una vita.
“Oh.
Temo di dovervi lasciare soli... Credo che andrò da
Aya”
Disse
Tsuyoshi, con un tono talmente eccitato che a primo impatto sembrava
euforico.
Salutò
entrambi con un gran sorriso, quando scomparve dietro la soglia
sembrò calare un silenzio di tomba, attutito solamente da
qualche
monosillabo spezzato.
“Hayama...
Ti dovrei dire una cosa”
Si
torturò le dita lei, con fare nervoso.
Ecco,
in quel momento Akito si sentì venire meno e quando Sana
aveva quel
tono di voce poteva dirsi anche spacciato. Pensò a come
sarebbe
stata la sua vita senza di lei, a quel punto, e non gli parve il caso
di poterla classificare nuovamente tale.
“Dillo.
Non inventare troppe scuse, Kurata... Non sai mentire. Non dire che
ti sei innamorata di un altro, perché non ti crederei. E non
usare
nemmeno quelle frasi melense... Non
siamo fatti per stare insieme”
non aveva il vezzo di parlare così tanto, ma quella era
un'occasione
propizia per dirle alcune cose, che proprio non riusciva a fermarsi.
“Beh, certo, sarebbe comico se tu fossi incinta o se dovessi
improvvisamente partire per le Hawaii per qualche mese. Sì,
penso
che questo sarebbe più facile da digerire”
Concluse.
Sana
lo guardò per qualche istante, poi rispose:
“Akito, non potrei mai
dirti che sono innamorata di un altro. Io ti amo, ma in un modo
davvero assurdo. Io ti amo anche se non riesco a capire in quale
universo viaggiano i nostri cuori... Ma, da qualche parte,
dev'esserci scritto ti amo. Non siamo fatti per stare insieme, hai
ragione. Nessuno lo direbbe, io non ci avrei scommesso neppure due
yen. E sì, sarebbe comico che io fossi incinta... Ma sai
cosa
sarebbe più comico? Se fosse vero”
E
fu a quel punto che Akito realizzò: la guardò
negli occhi,
chiedendole una risposta. Tuttavia, gli bastò un primo
sguardo per
spogliare la verità dalla sua mente.
“Ma...
Sai cos'altro è comico? Il fatto che tu lo abbia detto con
tanta
ovvietà, elencando questa cosa tra mille altre. Ed
è comico il
fatto che io abbia capito che tu non sei pronto”
“Sana”
Lei
lo fermò prima, puntandogli un dito contro. “No,
Akito. Tu sei
pronto per ubriacarti se io non mi faccio sentire un'intera
giornata... Sei pronto a fare l'amore con me, farmi ritardare a casa
e dirmi che ti manco. Sei pronto, sì”
Trattenne
le lacrime, la rabbia pian piano si stava placando e al suo posto si
stava sostituendo la delusione.
“Ma
io... Io forse non sono più pronta. Io sto
cambiando”
Si
sforzò di sorridergli, a denti stretti. Akito, di tutta
risposta, se
ne stava immobile, cereo, muto come una statua.
“Tu
non sei costretto a farlo, ma io devo. Io ti amo... Davvero”
Si
avvicinò, sfiorandogli la guancia.
Stavolta,
le lacrime si moltiplicarono e non poteva più fingere. Una
smorfia
di dolore deformò il suo volto perennemente allegro, voleva
solo
gettarsi sul primo guanciale e piangere.
“Lo
ricorderai, vero?”
Poi,
gli stampò un bacio sulla guancia. “... Anche
quando mi odierai,
lo ricorderai?”
Mormorò
sottovoce, ormai lacerata all'interno.
Si
defilò rapidamente, lasciando in quella casa solo i passi
dell'ormai
lontana felicità.
Akito
se ne restò fermo, inebetito, poi cadde a terra, quasi
cadaverico,
pensando tutta la notte.
~
Mh,
sì. Tsuyoshi crede che Aya sia incinta... Lei ancora non gli
ha
spiegato tutta l'occasione – perché non
c'è stato il tempo
materiale – e, insomma, avete capito l'eccitazione XD. Un po'
mi
dispiace smontarlo così, nel prossimo capitolo XD.
Comunque,
da qui si evolve la storia: spero di appassionarvi <3.
E
adesso...
Ringrazio
i commentatori *__* :
ale69:
oddio. Ti giuro, quando ho letto la tua recensione sono rimasta
piuttosto '*-*' per dirti XD. Grazie tantissimo, tutte le cose che mi
hai detto, sono... Bellissime, sì *-*. Diciamo che se
dovessi
commentare ogni cosa, starei qui fino a domattina, quindi ti
ringrazio sentitamente... Con la speranza di non deluderti, eh!
E
sì, ho aggiornato prestissimo perché sono tanto
ispirata da questa
fic *-*
Ho
già scritto l'ultimo capitolo, pensa ._.
Un
bacio e... grazie, ancora *__*
*faccina
inebetita*
ryanforever:
beh, sai, nelle mie storie preferisco affrontare temi abbastanza
seri... Non sono il tipo da “scriviamo dei giorni liceali di
Sana e
Akito”, mi piace di più la fase successiva, quando
si matura
veramente. Spero tanto che ti sia piaciuto anche questo capitolo, un
bacio e grazie mille per la recensione!
trixina:
sì, non me la sono dimenticata XD. Beh, io sono del parere
che per
amore si fa tutto... Akito beve per disperazione, perché
pensa a
quanto si stiano perdendo lui e Sana. Spero comunque che anche questo
capitolo ti sia piaciuto! Un bacione!
BabyDany94:
figurati, mi fa comunque piacere che tu sia passata :). Grazie
mille... E ora, la storia si evolve XD. Al prossimo, un bacio!
Al
prossimo con: “Incomprensioni
ed equivoci”
Poi,
già che ci sono, vi dico che a breve dovrei postare il
capitolo di
“Sposati... per caso!” in tarda serata o domani
<3.
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Capitolo 4 *** IV Capitolo - Incomprensioni ed equivoci ***
IV
Capitolo – Incomprensioni ed equivoci
Era circa una settimana che
non si vedevano, ma entrambi restavano sulla difensiva. Sana aveva
tante cose che le riempivano la giornata ma, per quante fossero, non
bastavano a distoglierla dal pensiero di Akito.
Alcuni giorni succedeva
che, senza volerlo, componeva il suo numero sul display del cellulare
– come se fosse stata la cosa più naturale di
questo mondo –
oppure, passeggiando, accadeva che passasse proprio davanti casa sua
e, quasi automaticamente, volesse citofonare. Poi, si ricordava che
non parlavano più ed ecco che una nuova inquietudine la
turbava
all'interno; in quel momento, invece, stava fissando con indifferenza
totale il poetico tramonto, soffermandosi sui colori più
aspri e
dando una rapida occhiata a quelli più chiari.
Sostò alcuni secondi lo
sguardo verso l'alto, finché sua madre non
l'affiancò.
«Preoccupazioni?»
Le mise una mano sulla
spalla, poi le accarezzò dolcemente la schiena.
«No...
Cioè, sì.
Non so quando dirglielo. Dopo quello che è
successo...»
Non riuscì ad andare
oltre, ma sua madre comprese perfettamente. Il capo di Sana
andò a
cercare conforto sul petto della donna; e, solo in quel momento, si
accorse che non aveva pianto ancora.
In quel momento diede via
libera a tutte le lacrime che aveva trattenuto, a tutte le occasioni
in cui avrebbe potuto mostrare la sua fragilità ma
optò per
l'orgoglio. Fu una lunga notte di lacrime, gli occhi le bruciarono
più e più volte, ma il cuore non smise mai di
battere con la stessa
intensità.
«Akito?»
Tsuyoshi entrò in punta di
piedi, quasi si fosse introdotto clandestinamente. Si
tranquillizzò
– per modo di dire – quando sentì un
mugugno affaticato da
tutt'altra parte della casa; corse nell'altra ala dell'abitazione e
lo trovò comodamente stravaccato a terra, con un'espressione
terribilmente stressata e due occhiaie da far spavento.
«Cosa... Non mi dire,
Sana!»
Tuonò sarcastico, memore
dei battibecchi ormai abituali tra i due.
«Zitto coglione. Stavolta
è finita... davvero.»
Akito si passò una mano
sul viso, sospirando più volte. Poi, quasi ignorando la sua
presenza, si voltò da tutt'altra parte, dandogli le spalle
in modo
poco cortese.
«Oh... Comunque, se ti
può
tirare su di morale, Aya non è incinta.»
Sbuffò avvilito il
ragazzo, dimenticatosi ormai dell'eccitazione e dell'entusiasmo della
precedente serata.
«Beh, certo... Lo è
Sana.»
Tsuyoshi inizialmente non
comprese il senso di quella frase; poi, cercando di far quadrare i
conti, la realtà gli apparve nuovamente sensata.
«E tu...»
«E io non sono tagliato
per certe cose. Per una serata che non sono stato attento...»
Akito iniziò a ciarlare
tra sé e sé, l'amico capì che in quel
momento stava solo
blaterando, cercava di sfogarsi con qualcuno e Tsuyoshi probabilmente
era uno dei pochi che riusciva a leggergli dentro.
«Akito»
«Che vuoi?»
Ignorò la sottile polemica
e continuò.
«Nessuno è tagliato,
come dici tu. Non lo sarai mai, in verità. Sarai sempre
scontroso e
austero, ti dirai che assomigli a tuo padre ad un certo punto della
tua vita e forse sarà davvero così e...»
«Diamine Tsuyoshi» il
ragazzo scattò in piedi, piuttosto piccato. «Per
quale diamine di
motivo sei la mia coscienza?»
Si dimenò, piuttosto
contrariato.
«Vai da lei, Akito. Vai,
sennò finisci con l'ammazzarti di questo passo»
Ridacchiò l'amico. Akito
allora s'infilò velocemente una felpa, diede una rapida
aggiustata
ai capelli e, non sapendo bene né cosa dire né
cosa fare, si
diresse all'ingresso.
«Tsuyoshi?»
«Mh?»
«Lei come sta?»
Ci pensò su qualche
istante il ragazzo, in seguito affermò: «Proprio
come te, testarda
ma innamorata. Non siete proprio fatti per stare insieme.»
Akito infilò le scarpe da
ginnastica, si voltò un nano secondo verso l'amico ed
esibì un
ghigno sardonico: «Ed è proprio per questo che non
riusciamo a
vivere separati.»
Poi corse il più
velocemente possibile, quasi avesse paura che Sana gli sfuggisse
dalle dita.
***
Dunque, vi dico subito che
il capitolo è volutamente
breve.
Il prossimo sarà molto
più
lungo, si scopriranno nuove cose e l'ho già scritto su fogli
di
carta ù_ù... Devo solo ricopiarlo al computer, ma
ho già in mente
tutto. Il prossimo, inoltre, sarà il penultimo e
chiuderà la
storia. Il sesto, invece, sarà una sorta di epilogo della
faccenda :
D.
Ecco perché vi tengo
“sulle spine” con questo XD.
Ringrazio infinitamente:
ryanforever:
sì,
ovviamente ci ha pensato Sana. Anche perché, allevare un
figlio è
una responsabilità... Sì, diciamo che Tsuyoshi se
ne farà una
ragione, in fondo lui e Aya hanno tutta la vita davanti u_u. Grazie
mille per la recensione, un bacio!
trixina:
no,
aspetta... Sana è vero che ci ha pensato, ma non vuole
abortire. Il
discorso finale che ha fatto ad Akito (per essere più
precisi:
“Anche quando mi odierai, lo ricorderai vero?”)
si
riferisce al fatto che Sana non rinuncerà alla
possibilità di
diventare madre, con o senza lui al suo fianco. Grazie mille, spero
seguirai ^^
Midao:
oddio,
leggere la tua recensione è stato un vero piacere *_*.
Il fatto che ti ha smosso
così tanto, mi ha onorata: il mio obbiettivo è
quello di
trasmettervi qualcosa, oltre che narrare la meravigliosa storia
d'amore tra Sana ed Akito, sapere di riuscirci mi emoziona *-*. Un
bacio, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Un'ulteriore ringraziamento
ai lettori, a chi inserisce questa storia tra i preferiti e chi nelle
seguite *_*... Grazie, davvero.
Kiki.
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Capitolo 5 *** V - Voglia di crescere ***
V
Capitolo – Voglia di crescere
Akito sostò per una buona
oretta fuori dall'abitazione Kurata, camminando avanti e indietro e
chiedendosi quale fosse il miglior modo per imbastire un discorso
sensato.
Si era letteralmente
catapultato fuori di casa infilando una felpa vecchia e larga, poi
aveva corso come un forsennato. Guardò per l'ennesima volta
in alto,
le luci nella camera di Sana erano ancora accese e ogni tanto
un'ombra a lui familiare s'intravedeva dietro le tende.
D'un tratto, i cancelli di
ferro si aprirono e Akito fu automaticamente introdotto all'interno;
camminò con le mani in tasca, con la ferma intenzione di
vedere solo
Sana, di voler parlare solo con lei.
Allorché si appostò
davanti davanti la sua finestra, mettendosi a sedere sull'erba umida.
In verità, Sana non si fece troppi scrupoli e si
affacciò al
balcone; Akito la vide coperta solo di una vestaglia di seta
–
vagamente scollata, ma niente affatto volgare – i capelli
armoniosamente ondulati le cadevano sulle spalle, fin sotto il seno,
l'espressione un po' stanca ma ugualmente godibile da quella
prospettiva.
«Hayama, ti rendi conto
che è mezzanotte?»
Sbuffò lei, con il suo
solito tono inviperito. Akito non le badò molto,
preferì optare per
un breve silenzio, durante il quale si guardarono intensamente.
Era come se gli occhi
volessero gridare, le labbra mordersi a vicenda –
finché entrambe
non si fossero saziate – e tutta la rabbia, l'amarezza,
l'ira,
dovessero essere respinte tutto d'un tratto.
«Non te l'ho detto spesso
ma... la vedevo una casa. Una casa... Noi.»
Borbottò, cercando di
evitare il suo sguardo. Sì, sarebbe stato imbarazzante dirle
certe
cose ma giunto a quel punto ne valeva la pena.
«Noi»
Si limitò a ribadire lei,
stupita.
«Sì. Le luci sempre
accese, la casa disastrata, mille impegni al giorno...»
In quel momento Sana
sorrise, immaginandosi lo scenario che le era appena stato descritto.
«Ho avuto un padre troppo
in ritardo. Non ho avuto una madre. Tu... non pote-»
«Io non ti devo chiedere
nulla, Hayama. Una famiglia non si chiede, si fa.»
Disse lei, in tutta
ovvietà.
Il ragazzo sapeva bene che
aveva ragione, non c'erano scusanti per il suo comportamento.
Abbassò
per un momento il capo, poi sospirò: «Allora... facciamola.»
Sana quasi si sentì venire
meno: davanti ai suoi occhi, Hayama le stava chiedendo di prendersi
seriamente un impegno e non le stava proponendo un contratto a
scadenza determinata, bensì un patto d'eterna alleanza, al
di là di
ogni scadenza.
«Tu... me lo stai
chiedendo davvero, Hayama? Io non so quanto resisteremo e...»
«E ci odieremo»
Precisò lui. «Io
già ti
odio da morire. Ma proprio perché ti odio, sono
ritornato.»
Leggere nella mente di
Hayama era sempre stata un'impresa ostica, ragion per cui dovette
interpretare quell'amorevole sentimento come una tacita dichiarazione
d'amore.
«Non ce la fai ad essere
un po' più romantico, eh?»
Ridacchiò tra sé e
sé,
afferrando il senso intrinseco delle sue parole.
«Mi dovrai prendere
così
come sono»
Sussurrò lui, in tono
decisamente più autoritario. Un secondo dopo, Sana gli
intimò di
aspettarlo e, l'attimo successivo, eccola uscire fuori di casa e
avanzare verso di lui.
Di tutta risposta, il
ragazzo si alzò, osservandola finalmente ad una spanna dal
suo
volto.
«Hayama...»
sospirò lei,
infreddolita. «Non ti prenderei mai diversamente, mai.
Perché
vedi... tu mi hai resa così. Se tu fossi stato diverso, io
non sarei
così stupidamente
innamorata.»
Concluse, arrossendo per
l'imbarazzo.
Hayama voleva quasi
bloccare le sue spalle, baciarla, stringerla a sé, ma ebbe
paura di
essere respinto e per quella volta si godette il suo sguardo.
«E poi... ti devo dire una
cosa.»
Il suo tono si fece
autoritario: ora le sue labbra si mordevano con veemenza, piuttosto
titubanti. «Io... non
sono incinta»
Sussurrò, in tono talmente
basso che ad Akito quasi non parve d'aver sentito bene.
«Kurata, andiamo. L'ho
superato...»
«No, ascolta Akito. I test
non sono sempre affidabili, quando sono andata dal dottore mi ha
detto che il mio ritardo era provocato dallo stress. Non
c'è...
nulla.
E, come se non bastasse, alcuni giorni dopo... beh, sì,
mi è arrivato il ciclo.»
Sana abbassò lo sguardo,
guardandosi le piante dei piedi.
Akito sentì scorrere nelle
vene un misto di sensazioni: non sapeva come definire quel qualcosa
che sostava sulla punta della lingua, oppure quel nodo allo stomaco.
Non era irritato, ma nemmeno felice.
Insomma si era messo
finalmente il cuore in pace, ammettendo a se stesso cosa voleva dalla
vita: in quel momento, invece, tutte le certezze parvero d'un tratto
crollate e l'unica cosa che davvero lo premeva era di chiederle per
quale motivo non glielo avesse detto prima.
«Ti ho deluso,
vero?»
Domandò lei, evitando di
alzare lo sguardo.
Akito non voleva certo
osannarla per non essere venuto al corrente di una simile cosa, ma
non si sentiva di rimbeccarla; prese con due dita il suo mento,
alzò
un po' il suo sguardo e fece sì che i loro occhi si
incontrassero.
«Akito...»
mormorò lei,
gli occhi appena un po' lucidi. «Tu...
non mi amavi così... Da quanto tempo?»
Ora,
senza volerlo, le guance si erano bagnate: non era tristezza o
rabbia, solamente commozione. D'altro canto, il ragazzo che aveva
sempre amato la stava guardando con occhi diversi, per la prima volta
tentava di trasmettere con lo sguardo quello che il cuore non avrebbe
mai avuto la facoltà di dire.
«Non
lo so... Davvero, non
lo so.»
Un
attimo dopo Sana sentì il capo di Hayama sulla sua spalla,
come se
tutto il peso della sofferenza in quel momento si fosse poggiato su
di lei. La rabbia ora si era placata, l'unica cosa che desideravano
ambedue era un po' di quiete.
Voglia
di star bene, divertirsi, ridere, amarsi, fare l'amore senza
scappare... Per quanto tutto ciò risultasse complicato in un
intrinseco quadro d'insieme, loro avrebbero provato a coronare quel
sogno. Quel mito,
spesso irraggiungibile, che a detta di tutti si chiamava amore.
«Hayama»
Trillò
Sana, attrezzandosi per preparare la cena.
«Uhm?»
Grugnì
lui, prestandole poca attenzione. La ragazza inarcò un
cipiglio, poi
afferrò il telecomando e spense la televisione; ora Akito
era
costretto a darle retta, volente o meno.
«Tu
dicevi sul serio, vero?»
Gli
chiese, sperando che lui rammentasse quello che le aveva detto.
«Kurata...»
Il
ragazzo la stava guardando negli occhi, paralizzandola con lo
sguardo. «... Ho poco senso dell'humour per
scherzare.»
Sana
ridacchiò poi si lasciò cadere indietro sul
divano, finendo
inevitabilmente sulle ginocchia di Akito. Il mestolo tra le mani, il
grembiule legato in vita e un'alta coda di cavallo per stare
più
comoda: a ben vedere assomigliava ad una mogliettina.
«Dimmi...
Quanto hai fame?»
Akito
le sfilò il mestolo di mano, lanciandolo alcuni metri
più in là.
«Tanta.»
Se
Sana era stata sempre un'ingenua a voler formulare certe domande
senza coglierne il sottile doppiosenso, Akito si era sempre rivelato
il solito intraprendente: ecco perché sulle prime non
realizzò cosa
volessero lasciar intendere i gesti del ragazzo. Poi, capendo dove
voleva andare a parare, lo lasciò fare... sì,
lasciò che le sue
labbra timbrassero sulla sua pelle l'odore del desiderio e il profumo
dell'amore.
«Guarda
che... di questo passo non ti ci vorrà molto per avere una
famiglia.»
Lo
avvertì lei, sentendosi d'un tratto parecchi centimetri
più in su
dal pavimento. Akito sorrise sghembo, sfilandole lentamente il
grembiule e ignorando la sottile polemica.
Prima
che varcassero la camera matrimoniale, le sussurrò solo una
cosa:
«Ben venga.»
In
penombra, Sana sorrise: era tutto così follemente
meraviglioso, che quasi stentava a credere che quella fosse la
realtà. Ovviamente, la realtà sarebbe stata meno assurda.
Ma, probabilmente, non così perfetta.
Fine.
Finish
*-*
Sì,
alla fine Sana non era incinta: in fondo qui loro hanno vent'anni,
tutta la vita davanti e... di queste cose non si è mai
sicuri
abbastanza u_ù. Ho deciso che come per “Sposati
per caso” anche
qui farò una Spin Off. Quindi, la fan fiction è
conclusa qui... Fra
qualche giorno posterò una spin off di questa fic *-*.
Tra
parentesi: probabilmente entro questa settimana devo partire, ma non
prima di aver concluso del tutto i miei progetti su Kodocha
e_é.
Domani aggiornerò “Sposati per caso”
agli interessati, poi
posterò una drabble – inerente ad un'iniziativa
u.u – e ben
presto vedrete le spin off.
Colgo
l'occasione per ringraziare:
ale69:
non so in quale altro modo ringraziarti per tutti i complimenti che
mi hai fatto... mi hanno commossa, semplicemente
ç_ç. Grazie, sei
stata una commentatrice favolosa ç-ç... E
sì, è finita, ma c'è
ancora lo Spin-Off. E chissà in futuro – si
intende: quando
concluderò le miellemila fan fiction in sospeso –
probabilmente
tornerò con un'altra long Sana/Akito **.
Un
bacio e grazie mille!
Midao:
oddio, grazie per tutti i complimenti e scusa se ti ho fatto stare in
ansia. Tsuyoshi sì, si è sovra eccitato, tipico
di lui esaltarsi
XD. Dici che non c'è stato nessuno che abbia rappresentato
la
coscienza di Akito come me? Ma grazie, me è seriamente
commossa ç_ç.
Avevo
una paura matta di andare OOC che non hai idea!
Grazie
mille, un bacio!
Ryanforever:
oddio, devo aver creato molta ansia nei miei lettori XD. In effetti
volevo una scena da suspense, sono felice di esserci riuscita *-*.
Sì, hai capito tutto... alla fine però Sana non
è incinta, lo
scopo di questa fic era quello di farli crescere, passare dalla fase
adolescenziale a quella adulta, anche se è stato un falso
allarme.
Tuttavia,
non era la gravidanza in sé lo scopo principale della storia
ci
tengo a ribadirlo. Sì, comunque, la mamma sa tutto
– gravidanza e
falso allarme – gli altri no. D'altronde, la mamma
è sempre la
mamma XD.
Grazie
mille e un bacione!
Ci
rivediamo con la Spin Off *-*
Kiki.
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