True Love

di KikiWhiteFly
(/viewuser.php?uid=33036)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Iceberg ***
Capitolo 2: *** II. Mi manchi ***
Capitolo 3: *** III - Ritardi e discussioni ***
Capitolo 4: *** IV Capitolo - Incomprensioni ed equivoci ***
Capitolo 5: *** V - Voglia di crescere ***



Capitolo 1
*** I. Iceberg ***



True Love



















Alcune piccole e doverose spiegazioni : Raccolta/Storia. Sì, avete capito bene. Ogni storia è collegata con la precedente, ma al contempo è una raccolta... non è una trama intricata, al contrario molto semplice, ma spero di non risultare banale. L'immagine è "Amore e Psiche". Adoro questa scultura, che oltre ad essere stata costruita in modo perfetto ed impeccabile, rappresenta il significato dell'amore *_*. Una delle mie opere preferite, in assoluto.



I. Iceberg




Canticchiava allegra una canzoncina appena ascoltata alla radio, mentre scaldava il caffè. O meglio: una macchinetta lo faceva per lei.

Stava già fantasticando, quando due mani le cinsero la vita. Non che non l'apprezzasse - come sottrarsi a simili gesti? - ma alle sette di mattina un infarto non era proprio auspicabile. Un dolce tepore riscaldò le sue guance, quando si sentì avviluppata in quello strano abbraccio.

Sorrise appena, troppo poco cosciente per dipingersi un volto espressivo e gioioso; tutte le volte che guardava quegli occhi color miele affondava in essi.

Afferrò il viso di Hayama, stampando piccoli e innumerevoli baci attorno a quella linea mai dritta, si deliziò ancora una volta del suo odore, affondò con la mano nei suoi capelli, si trovò sottomessa ad una forza più grande di lei.


"Io fra poco dovrei andarmene Haya--"


Le prese il mento, costringendola a fissarlo.

"Non senza il mio permesso"

Tuonò sarcastico.
Si lasciò trasportare, alzando un po' su le punte - diamine, quanto era alto? - finché finì a cavalcioni sul suo corpo.

Riusciva a sentire i pettorali ben scolpiti, il corpo tozzo e snello, un fisico asciutto senza nessun difetto, completamente suo.

Quella complicità nei loro sguardi, quella debole carne che si concedeva ogni volta, sperando forse di arrivare in paradiso molto prima della morte; un gioco malizioso fra i due, un battito di cuori all'unisono, il respiro decisamente intenso.

Erano i medesimi adolescenti di un tempo: non si erano persi un sol sguardo l'uno dell'altra, convincendosi che, forse, se avessero distaccato gli occhi per un attimo si sarebbero lasciati. "Mmm... E se restassi?"

Propose, contando mentalmente le infinite opzioni. Sana lanciò uno sguardo al soffitto, cercando una risposta nell'aria: tuttavia la trovò molto prima nei suoi occhi.

"Potrei sopportarlo"

Rispose Akito, giocando con una ciocca ramata di capelli.

Ed era in quel misero secondo che si era accorto che Sana era la sua vita.

Fu in quel momento che il suo corpo si mosse rapido, a destinazione ignota; eppure non abbandonava la sua presa, non dopo averla persa una volta. Sentì un oggetto duro e legnoso sotto di lei: il tavolo d'ebano della cucina su cui era adagiata fungeva da letto.

"Un letto come tutti gli altri esseri umani no, eh?"

Domandò sbuffando, mentre sentiva bottone dopo bottone essere slacciato.

Grugnì, facendosi spazio. Le sue mani la bloccavano, non lasciandole via di scampo; le sentì posarsi all'altezza delle spalle e si sentì gelare all'interno, improvvisamente.
I suoi occhi scavavano nel suo corpo, quasi stesse facendo una lastra al suo corpo. Sana cercò di ostentare freddezza, ma dentro di sé l'imbarazzo la invadeva tutta.
Si chiedeva se Hayama l'avesse mai osservata riposare, nelle brevi ore che dividevano il giorno dalla notte. Gli occhi non si facevano scrupoli a studiarla, attenti; parevano impassibili forse – apparentemente - ma lei ci vedeva molto di più.

Akito amava registrare l'immagine di Sana nei suoi occhi, poterla sognare di notte, ricordarla di giorno, viverla in ogni cosa che faceva.

Allacciò due mani dietro il collo, lasciandolo giocare e compiere piacevoli sagome geometriche sul suo corpo; la sensazione che provava nel sentire qualcosa di più grande
di lei venerare il suo corpo in ogni forma e particolare era pressoché indescrivibile.
Lontani dai rumori, dai suoni, dalle immagini che adesso si proiettavano sfocate attorno a loro: preda soltanto del desiderio chiamato amore, termine forse troppo melenso per i suoi gusti; squittiva, di tanto in tanto, costretta a gemere a causa delle sue carezze decisamente troppo avventate.

E poi arrivò alle labbra, famelico.
Chiusero sincronizzati le palpebre senza aspettare altro.
Toccava il suo palato, poi si riconcentrava sulle pareti che costruivano la sua bocca: complici ancora, uniti come sempre, amanti indissolubili.

Queste mie labbra sono tue, Hayama.


"Devo... Devo proprio andare"

Ansimò, interrompendo quel piacere. Come se un ramo si fosse spezzato, così si rompeva quel circolo vizioso che li conduceva dritti all'inferno, invece che alle porte del paradiso.


"Ti vibra il cellulare"

Le fece notare, indicandole il piccolo oggettino luminescente che adesso entrava nel suo campo visivo. Prese di scatto l'apparecchio, portandolo all'orecchio.


"Sana! Sei ancora da Aya-chan?"

Era la voce paterna e un po' alterata di Rei.

"S-Sì. Certo che sono da Aya"

Affermò convinta, mentre un piccolo gesto la fece ridere sguaiatamente.

"Shh"

Implorò ad Akito, posandogli un dito sulle labbra.

"Mmm... chissà perché è qui, allora!"

Sbiancò improvvisamente, diventando cadaverica. "Ah... Ehm..." una scusa convincente in così pochi secondi, era impossibile trovarla. "Ci dovrai molte spiegazioni" articolò, sempre con quel timbro tremendamente familiare, quasi volesse imporle una punizione, alla veneranda età di venti anni.

"Sì..." terminò la chiamata.



"Sai che sei la causa di tutti i miei mali, Hayama?"


Fece, alzandosi e osservando la sua espressione affranta. Ma ora che ci pensava... Che diavolo di ora era?
Si girò verso la parete notando una piccola circonferenza, racchiusa in un vetro. Un anonimo ticchettio suonava con insistenza ogni minuto, nel breve intervallo di sessanta secondi.

"Le nove! Dannazione!"


Camminò in lungo e in largo, raccattando tutte le sue cose.
Si diede una pettinata, mostrando un'aria quantomeno presentabile, i suoi acuti tuonavano in ogni stanza, temeva di assomigliare ad una pazza, in preda ad una crisi isterica.


"Hai finito?"

Domandò Akito, accendendosi quella – maledetta – sigaretta. Ormai non ci badava più; tossicchiò molto teatralmente, allontanando quell'alone grigio dalla sua vista e indossò il cappottino autunnale.

Si guardò allo specchio, aggiustandosi le forcine tra i capelli ed esibendo un sorrisetto forzato.

"Allora come sto?"


"Come sempre"

Mormorò lui, appoggiandosi alla parete. Fissò per un secondo quella faccia da schiaffi che si ritrovava.
Ah, quanto le sarebbe piaciuto restare.

"Vale a dire pazza, noiosa, isterica..."

Andò avanti con la lista d'aggettivi, finché Akito non ne elencò uno.

"Bellissima"


Mormorò, lasciandola senza parole.
La bocca a mezz'aria, mentre cercava di recuperare un po' di ossigeno. Girò la maniglia della porta, sospirando per l'ultima volta.


"Ah"


"Dimenticato qualcosa?"

Chiese Akito, con aria indifferente.


Si avvicinò in modo cadenzato, gettandogli le braccia al collo. L'urto tra le loro bocche era qualcosa simile ad un iceberg che affondava. Oscillò per alcuni secondi, ancora scossa; fu un distacco lento e difficile.

"No. Tutto okay... Ciao!"

Esclamò, sventolando la mano davanti i suoi occhi.

Era stato bello sentire il suo respiro e poterlo vivere sulla sua pelle, ancora lo avvertiva sulla nuda epidermide.
Fu un odore incancellabile, come il tabacco sulle labbra.



Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II. Mi manchi ***




II. Mi manchi



Si preparò a rincasare, ormai a pochi passi dalla sua abitazione. Cosa avrebbe detto a Rei?

D'altronde Akito era colui che amava, era innegabile. L'aveva sempre saputo, da quando era un'adolescente. Sospirò di resa, aprendo il cancelletto.

Quasi ebbe l'impressione che Rei stesse contando i suoi passi poiché, nell'istante stesso in cui aprì la maniglia, lui apparve magicamente dietro la soglia della porta.


Ci devi qualche spiegazione”

Enunciò, dimostrandosi un padre fin troppo geloso.

Sana vide sua madre poco più in là, beveva una tazza di tè e reggeva in mano qualche foglio, piuttosto distrattamente.

Mh. Mia figlia passa la notte dal suo pseudo-fidanzato. Hai preso proprio tutto da tua madre, figlia mia!”

Esclamò lei, ridacchiando. Rei le inveì subito contro, suggerendole di intervenire con disciplina – ma era un tentativo inutile, le scelte di Sana erano tali e andavano rispettate.

Sana sperava in una reazione del genere da parte di sua madre, tuttavia decise di esprimere il suo parere: “Non credo che Akito voglia ciò che io desidero. Ma va bene Rei, va bene mammina”

Affermò, defilandosi rapidamente dal salottino e prendendo la direzione per entrare nella sua camera. Sapeva bene che si prospettava una giornata di intenso lavoro, forse questo l'avrebbe aiutata a distrarsi.

Infilò un paio di cose nella borsa, poi si cambiò. Nel frattempo, non poteva fare a meno di pensare e ciò faceva maledettamente male: la ragione principale per cui non aveva rivelato nulla né a Rei, né a sua madre era sempre la stessa. Sapeva bene che Akito non voleva un impegno serio, che la loro si poteva considerare una relazione aperta, che, sì, in fondo si amavano alla follia ma non erano così folli da voler prendere un impegno così gravoso.

Sapevano entrambi, però, che di relazione aperta non si poteva parlare: lei non riusciva a frequentare altri uomini – subito il senso di colpa le attanagliava lo stomaco – e lui respingeva tutte le altre donne.

Esistevano persone più malate di loro?



Sana?”

Bussò alla porta Rei, per la terza volta.

Arrivo subito!”

Esclamò Sana, osservando i messaggi sul display del cellulare. Ne erano arrivati ben due, non era rincasata nemmeno da dieci minuti; uno era di Aya, si scusava immensamente per non aver tenuto in conto il suo alibi. Sana rispose piuttosto vivacemente, rispondendole che in fondo le aveva fatto un favore, non avrebbe più dovuto inventare scuse nel cuore della notte.

L'altro, invece, arrivava da un destinatario ben noto. Si morse il labbro inferiore con veemenza, Sana, lanciando il cellulare nella borsa e seguendo a ruota Rei.




Mi manchi...






Akito, ti consiglierei di smettere di bere. Domani mattina la testa ti scoppierà”

Consigliò saggiamente Tsuyoshi, grande estimatore della buona salute.

Ha risposto?”

Era la decima volta che glielo chiedeva; Tsuyoshi controllò nuovamente il cellulare, un nano secondo, poi scosse con fermezza il capo. Allora, Akito si versò un altro po' di sakè, poi lo bevve tutto d'un sorso.

Non potete continuare così”

Akito, di tutta risposta, sbuffò. Sapeva benissimo che non poteva andare avanti così per tutta la vita: eppure, qualcosa gli diceva che avrebbe fatto meglio a lasciare tutto com'era. Perché impegnarsi, quando si poteva avere una relazione occasionale? Beh, sì, fermo restando che era sempre con la stessa donna e che ormai la cosa andava avanti da quasi due anni, ma chi erano gli altri per tappare le ali a quell'amore così poco convenzionale?

Smettila. Ti prego, le tue chiacchiere mi fanno venire mal di testa”

L'amico restò per un buon minuto in silenzio, probabilmente la sua ramanzina Akito già se l'aspettava. Tsuyoshi era l'ultima persona al mondo che riusciva ad accettare una cosa così assurda, per il semplice fatto che quello non era il modo di portare avanti una relazione.

Lui, abituato in romanticherie con Aya, non poteva assolutamente capire. Allora, Akito si limitava ad ascoltarlo in silenzio, sapeva benissimo che nessuno dei due avrebbe fatto marcia indietro.

Rovinati, allora”

Lo tartagliò con quelle semplici parole. Prese il giaccone, se lo infilò rapidamente e lo salutò; se quello significava che era arrabbiato con lui, lo aveva recepito forte e chiaro.

Dopo qualche minuto, la porta si aprì nuovamente.

Dimenticato qualcosa, Tsuyoshi?”

Sbuffò, affondando la testa nel tavolo, colto improvvisamente da un mal di testa più forte del solito.



Hayama. Cosa fai, bevi in mia assenza?”

Come non riconoscere quel timbro di voce?

Sana mise due mani sui fianchi, si avvicinò leggermente al suo bicchiere e annusò il bicchiere. Poi controllò la bottiglia, ormai mezza vuota, dopodiché gli lanciò un'occhiata fulminea.

Leggi i messaggi, Kurata”

Rispose lui, piuttosto annebbiato dall'alcool. Sana rise, in modo teatrale, per rispondergli di rimando.

Lavoravo”

Lo canzonò, sottraendogli bicchiere e liquore. Successivamente, poggiò le sue cose sul divano... Anche quella sera aveva intenzione di restare e, sebbene Akito non l'avrebbe mai ammesso, la cosa non poteva che renderlo felice. Almeno, aveva trovato un motivo per smettere di bere.

E non avevi tempo, ovviamente”

Eluse quella frecciatina, avevano già discusso di quella questione. Non metteva il lavoro al primo posto, ma era ciò che la rendeva indipendente e libera, ciò che la entusiasmava e le riempiva la vita. Non tutte le persone avevano la possibilità di fare un lavoro che piacesse loro, non capiva perché lei, che era stata così fortunata, dovesse rinunciarvi.

Sei ubriaco”

Si avvicinò nuovamente a lui, poi lo fece alzare. Come pensava, stava barcollando; fu con molta lentezza e infinita pazienza, che riuscì a farlo stendere sul divano.

Per un attimo, le parve di essere tornata indietro di parecchi anni: ora Akito sonnecchiava sulle sue ginocchia, mentre lei gli accarezzava il capo, parlandogli. In verità, Akito era in dormiveglia, parlava a monosillabi e diceva delle cose incomprensibili.

... Manchi” sibilò, guardandola per un momento negli occhi. “... Mi manchi

Erano una pugnalata al cuore, quelle parole.

Sana cercò di mantenere un tono di voce fermo, autoritario; poi, quando vide che i suoi occhi si stavano lentamente chiudendo e le sue labbra smettevano di supplicarla, mormorò: “Anche tu, amore. Anche tu

Si addormentarono così: il capo di Sana chino sul suo cuore, quasi avesse bisogno di sentirlo battere ogni istante.




Allora, eccomi ritornata XD

Sì, ci sono ancora con questa fic *-*

La fine della scuola è stata provvidenziale, mi ha permesso di tornare qui con tanta ispirazione!

Allora, vi dico subito che la storia sarà di sei capitoli, non eccessivamente lunghi. Mh, se avete letto avrete capito il problema, diciamo che voglio presentare un aspetto dell'amore. Insomma, la fase in cui dall'adolescenza si arriva all'età adulta: è proprio quando si cominciano a riconoscere alcune responsabilità.


Passando alle recensioni, un grazie infinito a:


ryanforever: grazie mille, *_*. Beh sì, è un amore un po' complicato il loro – quando mai non lo è stato, dirai tu XD – ed è un equilibro un po' precario. Diciamo che non è una storia ordinaria, provo semplicemente a descrivere il passaggio dall'età adolescenziale a quella adulta :). Grazie mille, baci!

Aki96: grazie mille! Ho aggiornato anche l'altra fic alla fine, per quest'estate dovrei finire entrambe *_*. Bacione!

lady_free: grazie mille : )... Beh, è iniziata come una storia senza troppe pretese, ma spero comunque di appassionarti alla vicenda. Un bacio!

Hermionex95: ho aggiornato entrambe alla fine, cioè... era pure ora, più che altro XD. Grazie mille per averla apprezzata così tanto, un bacio **

stefola93: uh, grazie. Sì, Akito è parecchio passionale in questa storia XD. Baci e grazie mille per la recensione!

SunakoNakahara: sì, diciamo che non è proprio qualcosa che divide i due... Il mio obbiettivo è tutt'altro: semplicemente quello di mostrare un passaggio inevitabile nella vita. Comunque, grazie mille per la recensione. Ah, ho aggiornato anche “Sposati... per caso” XD. A proposito, posso dirti una cosa? Hai un nick stupendo, è quello della protagonista di Perfect Girl Evolution, vero? *O* Me adora quell'opera! Un bacione **.

jera: ed eccomi qua, sì, ci sono ancora XD. Che ne pensi del nuovo capitolo? Spero ti piaccia cara : ). Un bacio!

Soniuccia: grazie mille cara **. Spero che anche questo secondo capitolo ti abbia soddisfatta! Tutto bene comunque, adesso che è finita la scuola la mia ispirazione si è centuplicata XD.

Un bacio, a presto! **

kikky: sì, è meno incasinata... Anche se comunque c'è un dilemma di fondo, che descriverò ancora di più nei prossimi capitoli ^^. Grazie mille per la recensione, cara! Un bacio!

BabyDany94: grazie mille, me ne è felice *-*. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Baci ^^

LATI87: grazie mille, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo *^*. Un bacio!

Trixina: sì, sono stata sadica... Ma alla fine ce l'ho fatta, yeah! XD Spero ti sia piaciuto anche questo comunque, adesso che è finita la scuola dove riattivarmi molto più velocemente *_*.

Un bacio!

E grazie anche alle preferite e alle seguite!

Al prossimo con: Ritardi e discussioni


Kiki-chan <3


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III - Ritardi e discussioni ***





III. Ritardi e discussioni







Quel giorno se ne andò ancor prima che lui si potesse svegliare, doveva assolutamente controllare una cosa. Erano appena le sette e mezza, per la mattinata non aveva impegni ma aveva preferito assentarsi da casa Hayama per cause di urgenza maggiore.

Era piuttosto nervosa, le mani le tremavano e le ginocchia minacciavano di cederle da un momento all'altro. La farmacia era a pochi passi da lei, quella grande croce verde quasi la ipnotizzava e, a tratti, la inquietava. Sana guardò in alto, poi in basso, più precisamente verso l'uscita, dove vedeva donne di una certa età tutte sorridenti, che tenevano strette le manine dei loro figli.

Non poteva essere così terribile, no?

Inspirò ed espirò un paio di volte, poi decise ad oltrepassare la soglia.






Akito si svegliò, piuttosto indolenzito. La testa era diventata un enorme mattone, il suo corpo un macigno gravoso, specialmente il suo stomaco – provato dalla bevuta della sera prima.

I postumi della sbornia si facevano sentire, presto sarebbe dovuto correre in bagno e vomitare tutto ciò che aveva avuto il coraggio di scolarsi.

Tuttavia, il primo pensiero corse a Sana: ovviamente, se n'era già andata. Sbuffò, piuttosto stremato, poi si passò una mano tra i capelli, facendo mente locale.

Anche la vista ora era migliorata: tutto adesso quadrava alla perfezione, il sole che filtrava dalle tapparelle della finestra non sembrava nemmeno più così accecante. Provò ad alzarsi, ma urtò contro il tavolino di legno.

Dannazione”

Imprecò.

Lo sguardo andò direttamente ad una bustina di carta, nella quale era racchiuso un croissant alla crema – a giudicare dall'odore.

Akito diede un morso, probabilmente grato per quella premura nei suoi confronti.

Quasi voleva farsi il caffè, ma notò che la caffettiera era già dentro il lavabo. Proprio accanto alla cucina, poco distante dai fornelli, c'era una tazzina di caffè ripiena fino all'orlo, probabilmente gli era destinata.

Forse aveva ragione suo padre, a ben pensarci: “Sana sarebbe un'ottima moglie, non la lasciar fuggire”.

Ovviamente quella volta degradò le parole di suo padre, rispondendogli anche in malo modo – se ben rammentava.

Tuttavia, per quanti difetti avesse, non poteva negarle certamente alcune qualifiche che le erano destinate, a prescindere dalle sue opinioni personali.

Bevve il caffè tutto d'un sorso, sulle labbra gli era rimasto solo l'amaro retrogusto.

Il lato dolce, l'aveva assaporato tutto lei. Come sempre, d'altronde.

Cercò di fare a meno di quelle associazioni, che d'altro canto gli sovvenivano con ovvietà in mente; andò a farsi un bagno ristoratore, convinto di poterla vedere solo quando le tenebre sarebbero calate.

Era un po' come uno spettro, la loro relazione: la luce del sole annullava i sentimenti, i ricordi, i gesti, gli atteggiamenti... Mentre la notte li risvegliava, quasi le loro anime fossero destinate ad incontrarsi tutti i giorni, alla medesima ora.

Anime, spettri, angeli senza pudore... Cos'erano?

E più Akito ci pensava, tanto più la risposta si allontanava da lui.






Sana-chan, sei psicologicamente pronta?”

Domandò Aya, che ormai teneva da due buoni minuti quell'oggettino tra le mani. Sana scosse il capo con fermezza, l'amica la comprese a pieno.

Subito dopo essere andata in farmacia, non avevo avuto il coraggio di provare a fare una cosa simile da sola. Un po' perché era la prima volta, un po' perché temeva la risposta.

Allora era corsa a casa di Aya e Tsuyoshi e, per fortuna, lui era uscito. Si era gettata tra le braccia dell'amica, aveva vomitato una parola dopo l'altra e le aveva chiesto di evitare di giudicare.

Aya, come al solito, si era dimostrata davvero di buon cuore e si era resa disponibile ad aiutarla. Insieme, erano andate in bagno e avevano letto le istruzioni ad alta voce.

Passati i fatidici minuti, Sana si accorse che la risposta forse non voleva conoscerla.

Ascoltami: non c'è nulla di cui aver paura. Voglio dire, è una cosa che capita nella vita di ogni donna”

Disse Aya, in un vano tentativo di convincimento.

Non è questo che mi preoccupa, davvero” la rassicurò. “Ma io... Come farò a dirlo ad Akito? Come potrà prendersi un impegno così... così!”

Non si accorse nemmeno di aver stretto la gonna con troppa violenza, così tanto che le mani le tremavano convulsamente.

Non riusciamo nemmeno a stare insieme in maniera stabile...”

Sbuffò infine, chinando il capo.

Aya stavolta preferì non interferire, quasi per paura di scalfire la sua barriera di fragilità. Fu l'amica a parlare, dopo qualche secondo di assoluta quiete: “E' proprio come immaginavo, vero?”

A quel punto, Aya non poté più redimersi dal dirle la verità: fece un cenno d'assenso con il capo, poi l'abbracciò.

Ascoltò le sue lacrime, sentì i suoi silenzi. Sana prese lentamente a respirare, il suo cuore pompò nuovamente il sangue e il resto dell'apparato s'acquietò nuovamente.







Tsuyoshi quella sera era terribilmente eccitato.

Gettò con poca grazia le sue cose, poi corse ad abbracciare l'amico.

Non mi dire che hai bevuto anche tu, Tsuyoshi”

Si limitò a dire Akito, rispondendo al suo abbraccio con una sonora pacca sulla spalla.

Cosa stai dicendo... Ti devo dare una bella notizia!” esclamò, tutto festoso. “Aya... Aya è incinta”

Sulle prime, Akito rise. Una risata forse un po' isterica, ma conseguenza più che altro di una notizia data con così poco preavviso e una così marcata eccitazione.

Ne sei sicuro?”

Fu la prima domanda che gli sovvenne in mente.

Sì. Ho trovato un test di gravidanza... Positivo! Ti rendi conto?”

Akito non fece neppure in tempo ad esprimere la propria opinione, che Tsuyoshi intervenne con milioni di commenti, forse stava già pensando al nome – non si curò più di sentirlo, ad un certo punto, dopotutto certe gioie andavano condivise, c'era da riconoscerglielo.

Nel mentre facevano baldoria – o, più precisamente, era l'amico a farla – si sentirono alcuni passi, inconfondibili. Sulla soglia della porta apparve Sana, con un'espressione piuttosto cerea in volto e gli occhi vagamente arrossati. Akito quasi mutò stato d'animo nel vederla, ma si auto convinse che fosse solo una sua impressione, poiché Sana sorrideva come prima, faceva battutine sarcastiche come al solito e sembrava possedere i medesimi e abitudinari atteggiamenti di una vita.

Oh. Temo di dovervi lasciare soli... Credo che andrò da Aya”

Disse Tsuyoshi, con un tono talmente eccitato che a primo impatto sembrava euforico.

Salutò entrambi con un gran sorriso, quando scomparve dietro la soglia sembrò calare un silenzio di tomba, attutito solamente da qualche monosillabo spezzato.


Hayama... Ti dovrei dire una cosa”

Si torturò le dita lei, con fare nervoso.

Ecco, in quel momento Akito si sentì venire meno e quando Sana aveva quel tono di voce poteva dirsi anche spacciato. Pensò a come sarebbe stata la sua vita senza di lei, a quel punto, e non gli parve il caso di poterla classificare nuovamente tale.

Dillo. Non inventare troppe scuse, Kurata... Non sai mentire. Non dire che ti sei innamorata di un altro, perché non ti crederei. E non usare nemmeno quelle frasi melense... Non siamo fatti per stare insieme” non aveva il vezzo di parlare così tanto, ma quella era un'occasione propizia per dirle alcune cose, che proprio non riusciva a fermarsi. “Beh, certo, sarebbe comico se tu fossi incinta o se dovessi improvvisamente partire per le Hawaii per qualche mese. Sì, penso che questo sarebbe più facile da digerire”

Concluse.

Sana lo guardò per qualche istante, poi rispose: “Akito, non potrei mai dirti che sono innamorata di un altro. Io ti amo, ma in un modo davvero assurdo. Io ti amo anche se non riesco a capire in quale universo viaggiano i nostri cuori... Ma, da qualche parte, dev'esserci scritto ti amo. Non siamo fatti per stare insieme, hai ragione. Nessuno lo direbbe, io non ci avrei scommesso neppure due yen. E sì, sarebbe comico che io fossi incinta... Ma sai cosa sarebbe più comico? Se fosse vero”

E fu a quel punto che Akito realizzò: la guardò negli occhi, chiedendole una risposta. Tuttavia, gli bastò un primo sguardo per spogliare la verità dalla sua mente.

Ma... Sai cos'altro è comico? Il fatto che tu lo abbia detto con tanta ovvietà, elencando questa cosa tra mille altre. Ed è comico il fatto che io abbia capito che tu non sei pronto”

Sana”

Lei lo fermò prima, puntandogli un dito contro. “No, Akito. Tu sei pronto per ubriacarti se io non mi faccio sentire un'intera giornata... Sei pronto a fare l'amore con me, farmi ritardare a casa e dirmi che ti manco. Sei pronto, sì”

Trattenne le lacrime, la rabbia pian piano si stava placando e al suo posto si stava sostituendo la delusione.

Ma io... Io forse non sono più pronta. Io sto cambiando”

Si sforzò di sorridergli, a denti stretti. Akito, di tutta risposta, se ne stava immobile, cereo, muto come una statua.

Tu non sei costretto a farlo, ma io devo. Io ti amo... Davvero

Si avvicinò, sfiorandogli la guancia.

Stavolta, le lacrime si moltiplicarono e non poteva più fingere. Una smorfia di dolore deformò il suo volto perennemente allegro, voleva solo gettarsi sul primo guanciale e piangere.

Lo ricorderai, vero?”

Poi, gli stampò un bacio sulla guancia. “... Anche quando mi odierai, lo ricorderai?”

Mormorò sottovoce, ormai lacerata all'interno.

Si defilò rapidamente, lasciando in quella casa solo i passi dell'ormai lontana felicità.

Akito se ne restò fermo, inebetito, poi cadde a terra, quasi cadaverico, pensando tutta la notte.





~






Mh, sì. Tsuyoshi crede che Aya sia incinta... Lei ancora non gli ha spiegato tutta l'occasione – perché non c'è stato il tempo materiale – e, insomma, avete capito l'eccitazione XD. Un po' mi dispiace smontarlo così, nel prossimo capitolo XD.

Comunque, da qui si evolve la storia: spero di appassionarvi <3.

E adesso...


Ringrazio i commentatori *__* :



ale69: oddio. Ti giuro, quando ho letto la tua recensione sono rimasta piuttosto '*-*' per dirti XD. Grazie tantissimo, tutte le cose che mi hai detto, sono... Bellissime, sì *-*. Diciamo che se dovessi commentare ogni cosa, starei qui fino a domattina, quindi ti ringrazio sentitamente... Con la speranza di non deluderti, eh!

E sì, ho aggiornato prestissimo perché sono tanto ispirata da questa fic *-*

Ho già scritto l'ultimo capitolo, pensa ._.

Un bacio e... grazie, ancora *__*

*faccina inebetita*


ryanforever: beh, sai, nelle mie storie preferisco affrontare temi abbastanza seri... Non sono il tipo da “scriviamo dei giorni liceali di Sana e Akito”, mi piace di più la fase successiva, quando si matura veramente. Spero tanto che ti sia piaciuto anche questo capitolo, un bacio e grazie mille per la recensione!


trixina: sì, non me la sono dimenticata XD. Beh, io sono del parere che per amore si fa tutto... Akito beve per disperazione, perché pensa a quanto si stiano perdendo lui e Sana. Spero comunque che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione!


BabyDany94: figurati, mi fa comunque piacere che tu sia passata :). Grazie mille... E ora, la storia si evolve XD. Al prossimo, un bacio!




Al prossimo con: “Incomprensioni ed equivoci”

Poi, già che ci sono, vi dico che a breve dovrei postare il capitolo di “Sposati... per caso!” in tarda serata o domani <3.


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** IV Capitolo - Incomprensioni ed equivoci ***



IV Capitolo – Incomprensioni ed equivoci








Era circa una settimana che non si vedevano, ma entrambi restavano sulla difensiva. Sana aveva tante cose che le riempivano la giornata ma, per quante fossero, non bastavano a distoglierla dal pensiero di Akito.

Alcuni giorni succedeva che, senza volerlo, componeva il suo numero sul display del cellulare – come se fosse stata la cosa più naturale di questo mondo – oppure, passeggiando, accadeva che passasse proprio davanti casa sua e, quasi automaticamente, volesse citofonare. Poi, si ricordava che non parlavano più ed ecco che una nuova inquietudine la turbava all'interno; in quel momento, invece, stava fissando con indifferenza totale il poetico tramonto, soffermandosi sui colori più aspri e dando una rapida occhiata a quelli più chiari.

Sostò alcuni secondi lo sguardo verso l'alto, finché sua madre non l'affiancò.

«Preoccupazioni?»

Le mise una mano sulla spalla, poi le accarezzò dolcemente la schiena.

«No... Cioè, sì. Non so quando dirglielo. Dopo quello che è successo...»

Non riuscì ad andare oltre, ma sua madre comprese perfettamente. Il capo di Sana andò a cercare conforto sul petto della donna; e, solo in quel momento, si accorse che non aveva pianto ancora.

In quel momento diede via libera a tutte le lacrime che aveva trattenuto, a tutte le occasioni in cui avrebbe potuto mostrare la sua fragilità ma optò per l'orgoglio. Fu una lunga notte di lacrime, gli occhi le bruciarono più e più volte, ma il cuore non smise mai di battere con la stessa intensità.










«Akito?»

Tsuyoshi entrò in punta di piedi, quasi si fosse introdotto clandestinamente. Si tranquillizzò – per modo di dire – quando sentì un mugugno affaticato da tutt'altra parte della casa; corse nell'altra ala dell'abitazione e lo trovò comodamente stravaccato a terra, con un'espressione terribilmente stressata e due occhiaie da far spavento.

«Cosa... Non mi dire, Sana!»

Tuonò sarcastico, memore dei battibecchi ormai abituali tra i due.

«Zitto coglione. Stavolta è finita... davvero

Akito si passò una mano sul viso, sospirando più volte. Poi, quasi ignorando la sua presenza, si voltò da tutt'altra parte, dandogli le spalle in modo poco cortese.

«Oh... Comunque, se ti può tirare su di morale, Aya non è incinta.»

Sbuffò avvilito il ragazzo, dimenticatosi ormai dell'eccitazione e dell'entusiasmo della precedente serata.

«Beh, certo... Lo è Sana.»

Tsuyoshi inizialmente non comprese il senso di quella frase; poi, cercando di far quadrare i conti, la realtà gli apparve nuovamente sensata.

«E tu...»

«E io non sono tagliato per certe cose. Per una serata che non sono stato attento...»

Akito iniziò a ciarlare tra sé e sé, l'amico capì che in quel momento stava solo blaterando, cercava di sfogarsi con qualcuno e Tsuyoshi probabilmente era uno dei pochi che riusciva a leggergli dentro.

«Akito»

«Che vuoi?»

Ignorò la sottile polemica e continuò.

«Nessuno è tagliato, come dici tu. Non lo sarai mai, in verità. Sarai sempre scontroso e austero, ti dirai che assomigli a tuo padre ad un certo punto della tua vita e forse sarà davvero così e...»

«Diamine Tsuyoshi» il ragazzo scattò in piedi, piuttosto piccato. «Per quale diamine di motivo sei la mia coscienza?»

Si dimenò, piuttosto contrariato.

«Vai da lei, Akito. Vai, sennò finisci con l'ammazzarti di questo passo»

Ridacchiò l'amico. Akito allora s'infilò velocemente una felpa, diede una rapida aggiustata ai capelli e, non sapendo bene né cosa dire né cosa fare, si diresse all'ingresso.

«Tsuyoshi?»

«Mh?»

«Lei come sta?»

Ci pensò su qualche istante il ragazzo, in seguito affermò: «Proprio come te, testarda ma innamorata. Non siete proprio fatti per stare insieme.»

Akito infilò le scarpe da ginnastica, si voltò un nano secondo verso l'amico ed esibì un ghigno sardonico: «Ed è proprio per questo che non riusciamo a vivere separati.»

Poi corse il più velocemente possibile, quasi avesse paura che Sana gli sfuggisse dalle dita.





***





Dunque, vi dico subito che il capitolo è volutamente breve.

Il prossimo sarà molto più lungo, si scopriranno nuove cose e l'ho già scritto su fogli di carta ù_ù... Devo solo ricopiarlo al computer, ma ho già in mente tutto. Il prossimo, inoltre, sarà il penultimo e chiuderà la storia. Il sesto, invece, sarà una sorta di epilogo della faccenda : D.

Ecco perché vi tengo “sulle spine” con questo XD.

Ringrazio infinitamente:


ryanforever: sì, ovviamente ci ha pensato Sana. Anche perché, allevare un figlio è una responsabilità... Sì, diciamo che Tsuyoshi se ne farà una ragione, in fondo lui e Aya hanno tutta la vita davanti u_u. Grazie mille per la recensione, un bacio!


trixina: no, aspetta... Sana è vero che ci ha pensato, ma non vuole abortire. Il discorso finale che ha fatto ad Akito (per essere più precisi: “Anche quando mi odierai, lo ricorderai vero?”) si riferisce al fatto che Sana non rinuncerà alla possibilità di diventare madre, con o senza lui al suo fianco. Grazie mille, spero seguirai ^^


Midao: oddio, leggere la tua recensione è stato un vero piacere *_*.

Il fatto che ti ha smosso così tanto, mi ha onorata: il mio obbiettivo è quello di trasmettervi qualcosa, oltre che narrare la meravigliosa storia d'amore tra Sana ed Akito, sapere di riuscirci mi emoziona *-*. Un bacio, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!


Un'ulteriore ringraziamento ai lettori, a chi inserisce questa storia tra i preferiti e chi nelle seguite *_*... Grazie, davvero.


Kiki.



Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** V - Voglia di crescere ***


V Capitolo – Voglia di crescere











Akito sostò per una buona oretta fuori dall'abitazione Kurata, camminando avanti e indietro e chiedendosi quale fosse il miglior modo per imbastire un discorso sensato.

Si era letteralmente catapultato fuori di casa infilando una felpa vecchia e larga, poi aveva corso come un forsennato. Guardò per l'ennesima volta in alto, le luci nella camera di Sana erano ancora accese e ogni tanto un'ombra a lui familiare s'intravedeva dietro le tende.

D'un tratto, i cancelli di ferro si aprirono e Akito fu automaticamente introdotto all'interno; camminò con le mani in tasca, con la ferma intenzione di vedere solo Sana, di voler parlare solo con lei.

Allorché si appostò davanti davanti la sua finestra, mettendosi a sedere sull'erba umida. In verità, Sana non si fece troppi scrupoli e si affacciò al balcone; Akito la vide coperta solo di una vestaglia di seta – vagamente scollata, ma niente affatto volgare – i capelli armoniosamente ondulati le cadevano sulle spalle, fin sotto il seno, l'espressione un po' stanca ma ugualmente godibile da quella prospettiva.

«Hayama, ti rendi conto che è mezzanotte?»

Sbuffò lei, con il suo solito tono inviperito. Akito non le badò molto, preferì optare per un breve silenzio, durante il quale si guardarono intensamente.

Era come se gli occhi volessero gridare, le labbra mordersi a vicenda – finché entrambe non si fossero saziate – e tutta la rabbia, l'amarezza, l'ira, dovessero essere respinte tutto d'un tratto.

«Non te l'ho detto spesso ma... la vedevo una casa. Una casa... Noi

Borbottò, cercando di evitare il suo sguardo. Sì, sarebbe stato imbarazzante dirle certe cose ma giunto a quel punto ne valeva la pena.

«Noi»

Si limitò a ribadire lei, stupita.

«Sì. Le luci sempre accese, la casa disastrata, mille impegni al giorno...»

In quel momento Sana sorrise, immaginandosi lo scenario che le era appena stato descritto.

«Ho avuto un padre troppo in ritardo. Non ho avuto una madre. Tu... non pote-»

«Io non ti devo chiedere nulla, Hayama. Una famiglia non si chiede, si fa

Disse lei, in tutta ovvietà.

Il ragazzo sapeva bene che aveva ragione, non c'erano scusanti per il suo comportamento. Abbassò per un momento il capo, poi sospirò: «Allora... facciamola

Sana quasi si sentì venire meno: davanti ai suoi occhi, Hayama le stava chiedendo di prendersi seriamente un impegno e non le stava proponendo un contratto a scadenza determinata, bensì un patto d'eterna alleanza, al di là di ogni scadenza.

«Tu... me lo stai chiedendo davvero, Hayama? Io non so quanto resisteremo e...»

«E ci odieremo»

Precisò lui. «Io già ti odio da morire. Ma proprio perché ti odio, sono ritornato.»

Leggere nella mente di Hayama era sempre stata un'impresa ostica, ragion per cui dovette interpretare quell'amorevole sentimento come una tacita dichiarazione d'amore.

«Non ce la fai ad essere un po' più romantico, eh?»

Ridacchiò tra sé e sé, afferrando il senso intrinseco delle sue parole.

«Mi dovrai prendere così come sono»

Sussurrò lui, in tono decisamente più autoritario. Un secondo dopo, Sana gli intimò di aspettarlo e, l'attimo successivo, eccola uscire fuori di casa e avanzare verso di lui.

Di tutta risposta, il ragazzo si alzò, osservandola finalmente ad una spanna dal suo volto.

«Hayama...» sospirò lei, infreddolita. «Non ti prenderei mai diversamente, mai. Perché vedi... tu mi hai resa così. Se tu fossi stato diverso, io non sarei così stupidamente innamorata.»

Concluse, arrossendo per l'imbarazzo.

Hayama voleva quasi bloccare le sue spalle, baciarla, stringerla a sé, ma ebbe paura di essere respinto e per quella volta si godette il suo sguardo.



«E poi... ti devo dire una cosa.»

Il suo tono si fece autoritario: ora le sue labbra si mordevano con veemenza, piuttosto titubanti. «Io... non sono incinta»

Sussurrò, in tono talmente basso che ad Akito quasi non parve d'aver sentito bene.

«Kurata, andiamo. L'ho superato...»

«No, ascolta Akito. I test non sono sempre affidabili, quando sono andata dal dottore mi ha detto che il mio ritardo era provocato dallo stress. Non c'è... nulla. E, come se non bastasse, alcuni giorni dopo... beh, sì, mi è arrivato il ciclo.»

Sana abbassò lo sguardo, guardandosi le piante dei piedi.

Akito sentì scorrere nelle vene un misto di sensazioni: non sapeva come definire quel qualcosa che sostava sulla punta della lingua, oppure quel nodo allo stomaco. Non era irritato, ma nemmeno felice.

Insomma si era messo finalmente il cuore in pace, ammettendo a se stesso cosa voleva dalla vita: in quel momento, invece, tutte le certezze parvero d'un tratto crollate e l'unica cosa che davvero lo premeva era di chiederle per quale motivo non glielo avesse detto prima.

«Ti ho deluso, vero?»

Domandò lei, evitando di alzare lo sguardo.

Akito non voleva certo osannarla per non essere venuto al corrente di una simile cosa, ma non si sentiva di rimbeccarla; prese con due dita il suo mento, alzò un po' il suo sguardo e fece sì che i loro occhi si incontrassero.

«Akito...» mormorò lei, gli occhi appena un po' lucidi. «Tu... non mi amavi così... Da quanto tempo?»

Ora, senza volerlo, le guance si erano bagnate: non era tristezza o rabbia, solamente commozione. D'altro canto, il ragazzo che aveva sempre amato la stava guardando con occhi diversi, per la prima volta tentava di trasmettere con lo sguardo quello che il cuore non avrebbe mai avuto la facoltà di dire.

«Non lo so... Davvero, non lo so.»

Un attimo dopo Sana sentì il capo di Hayama sulla sua spalla, come se tutto il peso della sofferenza in quel momento si fosse poggiato su di lei. La rabbia ora si era placata, l'unica cosa che desideravano ambedue era un po' di quiete.

Voglia di star bene, divertirsi, ridere, amarsi, fare l'amore senza scappare... Per quanto tutto ciò risultasse complicato in un intrinseco quadro d'insieme, loro avrebbero provato a coronare quel sogno. Quel mito, spesso irraggiungibile, che a detta di tutti si chiamava amore.










«Hayama»

Trillò Sana, attrezzandosi per preparare la cena.

«Uhm?»

Grugnì lui, prestandole poca attenzione. La ragazza inarcò un cipiglio, poi afferrò il telecomando e spense la televisione; ora Akito era costretto a darle retta, volente o meno.

«Tu dicevi sul serio, vero

Gli chiese, sperando che lui rammentasse quello che le aveva detto.

«Kurata...»

Il ragazzo la stava guardando negli occhi, paralizzandola con lo sguardo. «... Ho poco senso dell'humour per scherzare.»

Sana ridacchiò poi si lasciò cadere indietro sul divano, finendo inevitabilmente sulle ginocchia di Akito. Il mestolo tra le mani, il grembiule legato in vita e un'alta coda di cavallo per stare più comoda: a ben vedere assomigliava ad una mogliettina.

«Dimmi... Quanto hai fame?»

Akito le sfilò il mestolo di mano, lanciandolo alcuni metri più in là.

«Tanta

Se Sana era stata sempre un'ingenua a voler formulare certe domande senza coglierne il sottile doppiosenso, Akito si era sempre rivelato il solito intraprendente: ecco perché sulle prime non realizzò cosa volessero lasciar intendere i gesti del ragazzo. Poi, capendo dove voleva andare a parare, lo lasciò fare... sì, lasciò che le sue labbra timbrassero sulla sua pelle l'odore del desiderio e il profumo dell'amore.

«Guarda che... di questo passo non ti ci vorrà molto per avere una famiglia.»

Lo avvertì lei, sentendosi d'un tratto parecchi centimetri più in su dal pavimento. Akito sorrise sghembo, sfilandole lentamente il grembiule e ignorando la sottile polemica.

Prima che varcassero la camera matrimoniale, le sussurrò solo una cosa: «Ben venga.»

In penombra, Sana sorrise: era tutto così follemente meraviglioso, che quasi stentava a credere che quella fosse la realtà. Ovviamente, la realtà sarebbe stata meno assurda. Ma, probabilmente, non così perfetta.





Fine.










Finish *-*

Sì, alla fine Sana non era incinta: in fondo qui loro hanno vent'anni, tutta la vita davanti e... di queste cose non si è mai sicuri abbastanza u_ù. Ho deciso che come per “Sposati per caso” anche qui farò una Spin Off. Quindi, la fan fiction è conclusa qui... Fra qualche giorno posterò una spin off di questa fic *-*.

Tra parentesi: probabilmente entro questa settimana devo partire, ma non prima di aver concluso del tutto i miei progetti su Kodocha e_é. Domani aggiornerò “Sposati per caso” agli interessati, poi posterò una drabble – inerente ad un'iniziativa u.u – e ben presto vedrete le spin off.

Colgo l'occasione per ringraziare:


ale69: non so in quale altro modo ringraziarti per tutti i complimenti che mi hai fatto... mi hanno commossa, semplicemente ç_ç. Grazie, sei stata una commentatrice favolosa ç-ç... E sì, è finita, ma c'è ancora lo Spin-Off. E chissà in futuro – si intende: quando concluderò le miellemila fan fiction in sospeso – probabilmente tornerò con un'altra long Sana/Akito **.

Un bacio e grazie mille!


Midao: oddio, grazie per tutti i complimenti e scusa se ti ho fatto stare in ansia. Tsuyoshi sì, si è sovra eccitato, tipico di lui esaltarsi XD. Dici che non c'è stato nessuno che abbia rappresentato la coscienza di Akito come me? Ma grazie, me è seriamente commossa ç_ç.

Avevo una paura matta di andare OOC che non hai idea!

Grazie mille, un bacio!


Ryanforever: oddio, devo aver creato molta ansia nei miei lettori XD. In effetti volevo una scena da suspense, sono felice di esserci riuscita *-*. Sì, hai capito tutto... alla fine però Sana non è incinta, lo scopo di questa fic era quello di farli crescere, passare dalla fase adolescenziale a quella adulta, anche se è stato un falso allarme.

Tuttavia, non era la gravidanza in sé lo scopo principale della storia ci tengo a ribadirlo. Sì, comunque, la mamma sa tutto – gravidanza e falso allarme – gli altri no. D'altronde, la mamma è sempre la mamma XD.

Grazie mille e un bacione!



Ci rivediamo con la Spin Off *-*

Kiki.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=355105