Angel Heart

di FunnyYoungMe
(/viewuser.php?uid=888098)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First impressions ***
Capitolo 2: *** Awakening ***
Capitolo 3: *** Look into your eyes ***



Capitolo 1
*** First impressions ***


More thoughtful and warmer than anyone you comfort me gently.

When you warmly hug me endlessly like a young child, I want to lean on you.

 

Nessuno mi aveva mai detto che amare significasse soffrire. Ma non ero neanche a conoscenza del fatto che tra due persone potesse nascere qualcosa di più profondo della semplice amicizia.


“Heenim, come va?”, domandò il leader guardando il moro.

“Tutto bene… Solo un po’ nervoso visto che domani è il grande giorno”, rispose Heechul schiacciando nervosamente i pulsanti del joystick.

Leeteuk non gli credette e si sedette di fianco a lui sul divano; c'erano solo loro due nell'appartamento, visto che gli altri avevano tutti le loro attività. Gli mise un braccio attorno alle spalle e gli rivolse un sorriso radioso, di quelli per i quali le fan avrebbero ucciso chiunque.

“Lo sai che puoi dirmi tutto…”

E Heechul lo sapeva bene ciò. Jungsoo era stato l'unico ad averlo visto crollare il giorno in cui Hangeng se n'era andato. Era stato quello che l'aveva stanato in camera sua, sul letto dell'ex membro, avvolto nelle coperte che piangeva. Era colui che l'aveva abbracciato, senza proferire parola, facendogli sentire che non era solo.

Ma quello che Heechul stava per fare era una prova che avrebbe dovuto affrontare da solo, come aveva già fatto Kangin. Qualcosa che sarebbe toccato pian piano a tutti gli altri ragazzi e che un po’ lo spaventava: il servizio militare.

“Ne sono a conoscenza Jungsoo-ah”, rispose il ragazzo mettendo pausa al videogioco e girandosi verso l'altro.

Ecco, magari avrebbe potuto evitare di farlo, visto che davanti alle fossette del maggiore il suo cuore aveva perso un battito. Come cavolo farò senza questo sorriso davanti a me tutto il giorno?, pensò Heechul.

“Mi mancano già i tuoi capelli, Heenim.”

“Me li farò crescere ancora e quando tornerò, potrai scompigliarmi i capelli come hai fatto…” cominciò a dire il moro prima di ricordarsi quando era stata l'ultima volta che l'altro aveva compiuto quel gesto: dopo il concerto a Beijing, dove aveva pianto davanti alle fan, nella loro stanza d'albergo.

“Come ho fatto…?”

“Niente, ho sbagliato”, rispose imbarazzato il minore. Non poteva di certo dirgli che si ricordava ancora quel gesto!

Leeteuk non cercò di scavare più a fondo e semplicemente abbracciò il ragazzo. Gli era molto difficile ammettere, almeno a se stesso, che Heechul gli sarebbe mancato, e anche tanto.

Non sapeva spiegarsi il perché di quell'affetto che provava per il moro, né capiva come mai, da quando Hangeng se n'era andato, aveva l'impulso di stare sempre vicino a Heechul. L'unica cosa di cui era certo, era che non voleva più vederlo piangere e che averlo tra le braccia era la cosa più meravigliosa che ci fosse al mondo.

“Jungsoo-ah, al mio ritorno dovrò dirti una cosa.”

“Non puoi dirmela ora?”

“No! Devo… Devo prima pensare a come dirlo.”

“... Non vorrai lasciare il gruppo anche tu!”

Heechul alzò gli occhi verso l'amico e gli diede uno scappellotto. “Come puoi anche solo pensare ad una cosa del genere?!”

Leeteuk sorrise e gli diede una pacca sulla spalla. “Scusa, non era mia intenzione, ma le tue parole mi stavano seriamente preoccupando.”

“Tsk, ti fidi poco di me, Leeteuk”, ribatté l'altro, sapendo che non gli piaceva essere chiamato così quando non erano nelle vesti di Hallyu Star.

“Yah! Accetto il fatto che non mi chiami hyung né che usi onorifici con me, ma non mi piace mi chiamiate così quando siamo soli e senza telecamere in giro!”, strillò il leader incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.

“Sei serio, Jungsoo-ah? Il broncio? Alla tua età? Neanche fossi Wookie o Sungmin…”, scherzò il moro.

“Il bue che dice cornuto all'asino!”, fu l'unica risposta del maggiore. Era l'unico a sapere del lato nascosto di Heechul: sapeva essere maledettamente carino quando voleva.

 

Your heart is so pretty, you're a gift come down from the sky, you're my own dazzling nice angel.

I don't need anything, I'll protect you only. You're my own nice angel.

 

La mattina dopo, Heechul si svegliò con qualcosa di caldo che premeva contro la sua schiena e quando si girò per controllare cosa fosse, sorrise vedendo che si trattava di Jungsoo che, a quanto pareva, era sgattaiolato nella sua stanza durante la notte.

Il ragazzo approfittò di quei minuti per contemplare il volto del leader che, anche nel sonno, sorrideva. Tutto in lui esprimeva riposo, gioia, casa e il raggio di sole che entrava dalla finestra rendeva i suoi capelli ancor più biondi e Heechul, nonostante fosse ateo, pensò che davvero Leeteuk fosse un angelo. Il suo angelo, mandato per proteggere il suo cuore da sentimenti che voleva cancellare, dall'odio che provava verso se stesso per essersi mostrato debole davanti ad un uomo che lo aveva abbandonato e alle amate ELF.

Dopo alcuni istanti di pura beatitudine trascorsi ad ammirare l'altro, Heechul passò una mano tra le ciocche morbide di Jungsoo, soddisfacendo l'irrefrenabile voglia che l'aveva colpito poco prima.

“It's not an END but an AND”, biascicò il biondo ancora con gli occhi chiusi ma allargando il sorriso.

“Me lo prometti?”, domandò insicuro l'altro.

“L'ho già promesso, ma lo farò sempre, solo per te.”

E non ci fu bisogno di altre parole quella mattina. Heechul si era convinto che, una volta tornato, avrebbe confessato tutto al leader e che quel periodo gli sarebbe servito per mettere alla prova il suo affetto. Jungsoo, invece, quando aveva sentito su di sé il dolce tocco del compagno, aveva cominciato a provare dentro di sé qualcosa di strano. Il suo cuore era come impazzito e aveva preso a battere all'impazzata, e non sapeva neanche spiegarsi il perché. Ammetteva di sentirsi strano ogni volta che si trovava nelle vicinanze dell’altro, ma aveva sempre ritenuto il tutto puro affetto fraterno, come quello che provava anche per gli altri Super Junior, anche se con loro i palmi delle mani non gli sudavano né gli mancava il fiato.

Mi mancherà davvero tanto, il mio quasi gemello… E se penso che anche io dovrò andare a prestare servizio, mi viene male; come potrò lasciarlo solo di nuovo? E non solo lui, ma anche gli altri ragazzi?, pensò Leeteuk mentre con la coda dell’occhio vide l’amico raccogliere le sue cose per andare a lavarsi. Però un po’ di silenzio non guasterà al dormitorio, continuò, nascondendo un sorrisino che velava la tristezza profonda che provava al pensiero dei prossimi due anni senza la diva del gruppo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Awakening ***


I remember the day we first met. My chest was trembling, I was unable to speak, oh baby.

The most wonderful appearance that no one has ever seen. I want to give it all to you only.

 

Era passato circa un anno da quando Heechul aveva cominciato la coscrizione. Un anno dall'ultima notte che Leeteuk e il ragazzo avevano dormito insieme. Non che la Diva non tornasse al dormitorio ogni tanto, ma aveva sempre evitato di condividere le lenzuola con il maggiore.

All'inizio Jungsoo non ci aveva fatto caso, ma più i giorni passavano, e più lui sentiva la mancanza del ragazzo. Era arrivato a sognarlo tutte le sere. Erano sogni tranquilli, per nulla strani, ma che si ripetevano continuamente e gli facevano rivivere alcuni momenti passati con il suo migliore amico.

Come la volta, dopo due anni da quando si erano incontrati, in cui Leeteuk si era reso conto di non sapere quasi nulla riguardo Heechul. Per lui era solo uno dei tanti trainee che sarebbero potuti finire in un gruppo insieme a lui. Lo considerava un ragazzo spocchioso, vanitoso, egocentrico e senza peli sulla lingua; il suo opposto. Quando erano finiti nei Super Junior, aveva sperato che il progetto di rotazione venisse mantenuto, e quindi che i membri venissero cambiati. Desiderio andato in frantumi quando confermarono la formazione definitiva del gruppo.

Non appena gli avevano dato la notizia, Leeteuk aveva deciso che sarebbe diventato il miglior leader nell'industria dell'intrattenimento, per cui avrebbe dovuto cambiare il proprio atteggiamento nei confronti dei suoi dongsaeng. Ovviamente, data la loro estrema diversità, Heechul e Jungsoo non erano riusciti a trovare una convivenza pacifica. Nonostante spesso condividessero il letto, erano arrivati a picchiarsi, colpendo senza volerlo il maknae che aveva cercato di separarli. Ma almeno, dopo aver passato alcuni giorni senza rivolgersi la parola, si erano chiesti scusa.

Era strana la loro amicizia perché era nata dall'odio, e solo da quando se ne era andato Hangeng, i due avevano cominciato ad avvicinarsi. Le notti passate in camera insieme le avevano sempre tenute nascoste agli altri, e anche tra di loro quando la mattina arrivava.

Se a Jungsoo fosse stato chiesto di mettere un nome a quello che provava per Heechul, senza ombra di dubbio avrebbe detto amore. Ma non era neanche certo di quanto fosse profondo, visto che lui amava anche la sua famiglia e gli altri ragazzi dei Super Junior. Certo, doveva essere molto forte, se continuava a mancargli nonostante lo vedesse più spesso di quanto aveva pensato, e soprattutto molto innocente, data la sua incapacità di etichettare la loro relazione.

E ora, a distanza di un anno, sarebbe andato a servire il suo Paese anche lui, perciò le possibilità di vedersi con Heechul sarebbero diminuite drasticamente e ciò lo spaventava immensamente.

“Come farò? Io… non posso stare senza vederlo per tutto questo tempo, impazzirei!”, pensò Leeteuk mentre sistemava le ultime cose dentro la sua borsa.

I suoi dongsaeng erano andati nel suo appartamento per salutarlo e lui era felicissimo di vederli. Gli sarebbero mancati tantissimo, soprattutto quello che lui considerava suo migliore amico.

“Hyung… devi dimostrare a tutti che sei un leader nato!”, esordì il maknae prima di stringerlo in un abbraccio troppo forte.

“E tu non devi dare problemi ai tuoi hyung, neanche a Yesung, intesi?”

Kyuhyun sorrise soltanto, limitandosi a staccarsi dal maggiore e correre al fianco del suo ragazzo.

“Parole vane, Jungsoo-ah”, commentò Yesung mentre stringeva il maknae. “Sai che senza darci fastidio potrebbe morire.”

“Ce la caveremo qui, tranquillo. Tu pensa a non rattristarti troppo per la nostalgia, chiaro?”, tentò di rassicurarlo Shindong.

“Mangia tanto e prenditi cura di te stesso e della tua salute!”

Leeteuk sorrise alle parole dell’eternal maknae e gli arruffò i capelli, sperando di alleviare la tensione che lo stava affliggendo in quel momento. Quello che gli stavano dicendo era tutto ciò che voleva sentirsi dire… ma da un'altra persona.

Quando i ragazzi andarono via, dopo aver festeggiato fino a tardi, lasciandolo solo coi suoi pensieri, Jungsoo si concesse uno sfogo e cominciò a piangere. Non sapeva cosa gli facesse più male, se il fatto che sarebbe andato via per due anni o che Heechul non si fosse degnato di farsi vivo quel giorno, incoraggiandolo che tutto sarebbe andato bene.

Proprio quando si stava ormai abbandonando al sonno, bussarono alla sua porta. Leeteuk non sapeva chi potesse essere, visto che erano le undici di sera, i ragazzi erano già andati e la sua famiglia l'avrebbe vista il giorno dopo prima di entrare nel campo militare. E mentre pensava chi potesse essere, un nome catturò la sua attenzione.

“No, non può essere lui… È troppo tardi”, pensò mentre si dirigeva verso l'ingresso.

Al solo pensiero del moro al di là della porta, le sue mani cominciarono a sudare e il cuore prese a battere più forte.

“Ma anche se fosse lui… Come mai sono così nervoso?”, si domandava mentre posizionava la mano sulla maniglia e la girava.

Non appena aprì la porta, si trovò davanti Heechul, che gli sorrideva e lo guardava con dolcezza. Jungsoo strabuzzò gli occhi e cercò di pronunciare qualche parola, ma il suo cervello sembrava essersi bloccato sulla figura dell'altro, così come su quella sensazione di felicità che lo aveva pervaso fin nel profondo del suo cuore. Non poteva negare che la comparsa improvvisa dell’amico lo avesse lasciato indifferente, anzi, sentiva che da un momento all’altro le gambe sarebbero potute cedergli, per cui si aggrappò alla maniglia, usandola come punto d’appoggio.

“Prima di sprecare del tempo prezioso a rispondere alle tue domande inutili, ti dico subito che oggi sono stato a casa a visitare la mia famiglia e sarei anche venuto prima con i ragazzi, ma era da un bel po' di tempo che non ci andavo”, esordì Heechul, guardando come il leader cercava di ricomporsi.

“Oh, davvero? E… perché sei qui?”

“Perché domani non sono in congedo e volevo salutarti”, rispose il moro, guardando la distanza tra lui e l'amico, notando che era ancora sull'uscio.

Jungsoo si rese conto dello sguardo dell'altro e si fece da parte, lasciandolo entrare in casa. Era veramente sorpreso che Heechul fosse lì, soprattutto al vederlo andare in camera come se quella fosse casa sua.

“No ma, fai pure con comodo, Heenim”, commentò Leeteuk sarcasticamente, alzando gli occhi al cielo mentre chiudeva la porta a chiave e raggiungeva l'altro nella sua stanza.

“Oh, grazie”, replicò Heechul sorridendo ampiamente, sdraiandosi sul letto e incrociando le braccia sotto la testa. Jungsoo rimase fermo sulla porta, con le braccia al petto e uno sguardo che esprimeva la sua incredulità. “Be’, hai intenzione di rimanere lì tutta la notte? Cioè, lo so che sono una bellezza, ma perdere il sonno solo per guardare me mi sembra un po' troppo.”

Leeteuk emise un verso di stizza e, spenta la luce, andò a sdraiarsi accanto all'amico. Da una parte ringraziava mentalmente sua madre per avergli consigliato di comprarsi un letto matrimoniale, dall'altra avrebbe preferito avere la scusa per dormire stretti.

“Sai, mi mancava dormire insieme”, commentò Heechul, prendendogli la mano e studiando le loro dita intrecciate.

Il leader guardò le loro mani e sorrise, sentendo le guance accaldarsi. Strinse la presa e ringraziò che ci fosse buio, altrimenti l'altro avrebbe visto il sorriso ebete che aveva stampato in viso e le gote rosse.

“Jungsoo-ah, buonanotte”, mormorò il moro.

Leeteuk non rispose, non perché non volesse, quanto perché non riusciva a dire quello che avrebbe voluto; sia il suo cervello che il suo cuore stavano giocando a scacchi con i suoi sentimenti, il primo ricordandogli che lui e Heechul erano amici, il secondo facendogli desiderare di piacere all'altro. Alla fine, sentendo il respiro regolare dell'amico, si rilassò e chiuse anche lui gli occhi, sperando di riuscire a dormire.

Quella notte, dormirono di nuovo insieme, ognuno perso in sogni diversi che però riflettevano i loro sentimenti più nascosti. Heechul sognava il giorno in cui Leeteuk avrebbe finito la coscrizione e lui finalmente si sarebbe dichiarato. Jungsoo, invece, stava sognando la prima volta in cui aveva conosciuto realmente Heechul; il giorno in cui aveva capito che l'altro era un uomo come lui, con un cuore capace di amare e di soffrire: il giorno del concerto a Beijing. E mentre dormiva, Leeteuk pensava ad una sola cosa: quanto gli sarebbe piaciuto che quel cuore appartenesse a lui, che la partita di scacchi la vincesse il cuore, e non la mente.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Look into your eyes ***


Chorus.
 
Tell me your little secrets, whispers hidden quietly under the moonlight.
Lean your small shoulders on me. Like the night which the starlights stroked, I'll embrace you.
 
I sink into your gaze, you shake me, unable to get out. Only look at me, you are my angel Angel.
 
Jungsoo era tornato e Heechul non poteva che esserne contento. Dal primo all'ultimo dei Super Junior erano felici per il ritorno del leader, anche se Kyuhyun era restio a dimostrarlo, visto che Jongwoon stava facendo il servizio militare. Il maggiore, invece, era al settimo cielo per essere tornato dai suoi dongsaeng e dalla persona che aveva occupato i suoi pensieri in qualunque momento della giornata durante quei mesi di leva.
Jungsoo, nel periodo che era stato via, nonostante avesse visitato il dormitorio e visto Heechul, non aveva fatto nessuna avance all'altro, anche se aveva capito ormai che l'altro gli piaceva più che come semplice amico.
Heechul, invece, aveva risentito della lontananza fisica e aveva cominciato a pensare che al maggiore lui non piacesse. Ciononostante, anche se era convinto di quello, era ancora deciso a dichiararsi, perché voleva togliersi quel peso dal cuore. Sperava che il leader lo rifiutasse con tatto e mantenesse il rapporto, senza porre fine alla loro amicizia.
La sera del ritorno del maggiore, i ragazzi uscirono tutti insieme a cena e nonostante i manager li avessero ammoniti sul bere, a fine serata erano tutti piuttosto brilli, ad eccezione di Jungsoo e Heechul. Non che non avessero bevuto, ma avevano evitato di ubriacarsi, altrimenti, una volta tornati al dormitorio, non avrebbero potuto affrontare il discorso che entrambi si erano preparati.
In quegli anni, molte cose erano cambiate, loro stessi erano cresciuti e gli si erano ampliati gli orizzonti, soprattutto perché lontani dai riflettori. Avevano avuto modo di riflettere a fondo i loro sentimenti, ciò che provavano l’uno alla presenza e in assenza dell’altro. Quello che entrambi avevano sperimentato insieme era un senso di completezza, tramutatosi poi in vuoto, in mancanza di una parte importante della loro vita. Erano pronti a fare un passo in avanti e vedere dove la strada che stavano per intraprendere li avrebbe portati.
Quando entrarono nel dormitorio, con l'aiuto dei manager che erano andati a prenderli per evitare incidenti, i due maggiori si assicurarono che i loro dongsaeng fossero tutti a letto prima di sedersi in salotto, uno di fronte all'altro. Rimasero a fissarsi, ognuno talmente immerso nei propri pensieri da non rendersi conto che erano nella stessa posizione da dieci minuti e che nessuno dei due aveva parlato.
“Finalmente siamo soli” spezzò il silenzio Jungsoo, stanco di quella atmosfera tetra che era calata su di loro, evitando di guardare negli occhi l'altro.
“Già”, riuscì a mormorare il castano mentre osservava di sottecchi il leader. Ora o mai più, pensò prima di schiarirsi la voce.
“Jungsoo-ah…”
“Mh?”, rispose Leeteuk puntando gli occhi sul suo compagno e sorridendo lievemente quando lo vide con gli occhi chiusi, le mani strette a pugno sulle ginocchia e le guance rosate.
“So che sarà difficile da accettare e che probabilmente ti disgusterà, ma…”, alzò lo sguardo e incrociò quello del suo hyung, che lo osservava con un sorrisino sulle labbra e gli occhi che brillavano. Prese un respiro profondo prima di parlare nuovamente. “Mi piaci più che come un amico”, bisbigliò abbassando il capo.
Se avesse potuto, Heechul si sarebbe scavato una fossa per nascondersi dall'altro. Non era da lui comportarsi così, come una ragazzina alle prese con la prima cotta che non ha un briciolo di autostima e non crede nelle proprie qualità.
“Scusa ma, puoi ripetere? Sai, credo che gli anni si stiano facendo sentire”, disse il maggiore, cercando di fare sciogliere l'altro, dato che sembrava teso quanto la corda di un violino.
“Tu…”, Heechul si morse il labbro inferiore e sviò lo sguardo, puntandolo sulla televisione alla sua sinistra. “Mi piaci.”
Leeteuk sbarrò gli occhi. Non credeva alle sue orecchie. Non poteva piacere a Heechul, almeno non come un uomo ama una donna. Sì, erano amici, sapevano tutto dell'altro e si sentivano a proprio agio da soli. Ma Jungsoo non era Hangeng, non poteva aver fatto sbriciolare il muro che Heechul aveva costruito attorno al suo cuore.
“Anche tu mi piaci, Heenim.”
“No, non hai capito hyung”, disse Heechul spazientito, tornando a guardare l'altro. “Tu mi piaci come a un uomo piace una donna, d'accordo? Non posso dire sia amore, ma non è neanche una cotta. In questi anni in cui siamo stati lontani, ho vagliato tutto ciò che provavo per te e sono giunto alla conclusione che sia un sentimento abbastanza forte.”
Leeteuk non poteva credere alle proprie orecchie. Aveva davvero la possibilità di stare insieme a Heechul? Era troppo bello per essere vero perché in fondo voleva che l'altro fosse il suo ragazzo. Il maggiore fece per aprire bocca, ma Heechul lo batté sul tempo alzandosi per sedersi di fianco a lui, prendendogli le mani e accarezzandole.
Quel semplice contatto, il primo dopo tanto tempo, gli scaldò la pelle e la sentì anche pizzicare. Il suo cuore prese a battere all'impazzata e Leeteuk ebbe paura che i palmi cominciassero a sudargli.
“So che potresti sentirti a disagio e non riuscire più a guardarmi, però sappi che spero tu mi consideri ancora un amico”, mormorò Heechul, guardandolo negli occhi con talmente tanta intensità che si sentì sul punto di sciogliersi.
Jungsoo sorrise, ricambiando la stretta e cogliendo di sorpresa il minore. “Niente potrà portarmi ad odiarti. A meno che tu faccia qualche scemenza che porti il mio cuore a spezzarsi”, ammise, tenendo tono e sguardo seri.
È così dolce, così… angelico, pensò il castano, non riuscendo ad ascoltare cosa l'altro gli avesse detto. Per cui, quando il maggiore lo abbracciò, Heechul spalancò gli occhi e la bocca, colto di sorpresa dall'azione.
“Se mi avessi detto queste cose tre anni fa, non ti avrei risposto nulla. Anzi, avrei fatto di tutto per ignorarti”, ammise il leader, stringendo forte la presa e sorridendo contro il collo dell'altro. “Heenim, è proprio vero che tutti vengono ammaliati da te.”
Il minore portò le mani dietro il corpo dell’altro, premendo contro la sua schiena per sentirlo più vicino a sé, più in contatto con il suo cuore. Che Jungsoo lo avesse accettato e che ricambiasse pure i suoi sentimenti, lo avevano reso una persona estremamente felice.
“Mi sembri troppo una ragazzina in questo momento…”, disse scherzoso Jungsoo prima di far sdraiare Heechul sul divano e accomodarsi di fianco a lui, circondandogli il corpo con le braccia e distendendo una gamba sopra quelle dell'altro.
“Ehi, sono un uomo. Sono più intraprendente di molti dei ragazzi che ci sono al mondo. Sei tu che mandi in pappa il mio cervello… E anche le tue fossette c’entrano!”, ammise il più piccolo, cercando di dargli le spalle per evitare il suo sguardo.
“Ehi, voglio vederti.”
Heechul lo ignorò e continuò a fissare davanti a sé, dove c’era la televisione. Se si fosse girato, era sicuro avrebbe potuto baciarlo e non pensava fosse il momento giusto.
Il leader posò le mani sulla spalla del compagno e lo voltò verso di sé, sorridendogli vittorioso.
Jungsoo vide gli occhi di Heechul, pieni d'affetto per lui, e si sentì a casa. Era stato un periodo difficile per lui, dopo che suo padre aveva ucciso i suoi genitori e poi si era tolto la vita. Era innegabile che soffrisse di depressione, però quello che lo stava facendo andare avanti erano non solo sua madre e sua sorella, ma anche il pensiero che Heechul era lì per lui, era suo amico e non avrebbe permesso che cadesse in un baratro di sofferenza profonda.
Il leader strinse tra le sue braccia Heechul e gli fece appoggiare la testa sul suo petto. Mentre gli disegnava dei ghirigori sulla schiena, il più piccolo sorrideva beato e si ripeteva in testa, come se fosse un mantra, che era molto fortunato ad avere una persona dal cuore così grande al suo fianco.
“Al primo che ride, tra quei dementi dei nostri dongsaeng, lo stendo”, commentò il minore, pregustando già di vendicarsi di uno degli sventurati.
“Lo so a cosa stai pensando e temo anche che dovrò fermarti”, mormorò il maggiore in risposta.
Il minore sorrise e si accomodò tra le braccia del maggiore, facendo attenzione a lasciargli quanto più spazio possibile in quello angusto del divano.
“Sei proprio un angelo”, commentò poco dopo, quando cominciava a chiudere gli occhi per la stanchezza.
Jungsoo sorrise e gli baciò la fronte. “No. Tu sei l'angelo che mi sta salvando da me stesso.”
Non ricevette risposta. Il minore si era addormentato e a lui non rimase altro da fare che guardare la creatura che aveva tra le braccia, sentendosi la persona più fortunata al mondo per avere una persona così speciale come Heechul con cui condividere la vita. Avrebbe fatto di tutto perché la loro relazione non finisse mai, qualunque essa fosse: fratelli, amici… amanti.

Vi giuro: sto per finire! Manca una sola strofa ed è finita.
Comunque... SONO FINALMENTE TORNATA (anche se so che molte di voi vorranno ammazzarmi per la assenza di 6 mesi; chiedo umilmente venia *china il capo*).
Spero vi piaccia e, come al solito, che mi facciate sapere che ne pensate. 
Alla prossima :-*

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3551131