Piacere. Chiamatemi Ombra. L'assassina. (TITOLO PROVVISORIO) di Mary_loveloveManga (/viewuser.php?uid=57664)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. - Ombra. ***
Capitolo 2: *** Rapimento. - Brutta reazione ad un bacio. ***
Capitolo 3: *** Cene importanti. - Vecchi incontri. ***
Capitolo 4: *** Spiegazioni. - Sogna, Ombra... ***
Capitolo 5: *** Bigliettini. - Sei qui per... ***
Capitolo 6: *** Piani funzionanti. - Piccoli litigi. ***
Capitolo 7: *** Sogni. - Voglia di chiarimenti. ***
Capitolo 8: *** Dolore. - Richieste. ***
Capitolo 1 *** Prologo. - Ombra. ***
Eccomi qui con
un’altra e
nuovissima fan fiction.
Qui, vi avverto,
Kagome
non è la solita santarellina di sempre, anzi, diciamo che
santarellina non lo è
per niente. Però, dato che sono pazza, e dato che penso che
Kagome non sia un
angelo fatta persona, ho deciso di descriverla così. Come?
Beh… leggete. Naturalmente
è una Inuyasha/Kagome, per la gioia di molte. E per la mia
dato che, come
avrete capito molto bene, adoro questa coppia.
Dedico questa
storia,
interamente alla mia Kohai-chan Giulia (Giuly_chan su efp.) di cui sono
anche
beta-reader e con cui ho fatto un contatto efp ancora da sistemare
(Pazze_sempai e kohai).
Utilizzo questo
capitolo
per ringraziare tutte le persone che hanno commentato
l’ultimo capitolo di: “Tutto
si può dimenticare… tranne l’amore
vero…):
Fmi89: Ti ringrazio infinitamente
per i complimenti,
cono contenta che il finale ti sia piaciuto e che i sentimenti che ho
provato
di descrivere ti siano arrivati. Spero seguirai anche questa ff. ci
conto! Un bacione!
Kagome19: Ciao! Sono commossa.
Giuro. Perché se hai
commentato l’ultimo capitolo vuol dire che la storia ti
è piaciuta veramente e
ne sono davvero felice. Ti assicuro, e puoi anche chiedere in giro, che
sono
una bambina infantile, ma non riesco ad essere così quando
tratto di argomenti
importanti e, soprattutto, non riesco ad essere così quando
inizio a scrivere. È
più forte di me; non ci riesco. Ho provato ad esprimere in
parole quello che
potrebbe essere la vita agli occhi della protagonista, e sono lieta che
il
messaggio sia arrivato. Spero che, anche se non commenterai,
continuerai a
seguire le mie ff. ci terrei davvero molto! Un bacione e ancora grazie
per i
complimenti!
Le_montagnine: Sono pienamente
d’accordo con te, la vita non
sarà mai “tutta rose e fiori” ed in
effetti è più il contrario. Sono contenta
che il mio modo di scrivere ti sia piaciuto e ancora più
contenta del fatto che
tu abbia continuato a seguirmi e che il messaggio che ho provato a
mandare ti
sia arrivato. Spero che continuerai a seguire le mie storie! Ancora
grazie e un
bacio!
Vampire93: Sono contentissima che la
storia ti sia
piaciuta e che tu sia d’accordo con me. Poi, mettiamola
così : siamo due pazze!
Grazie per i complimenti e spero seguirai anche questa ff! un bacione!
Fania115: O//////////////O Hai esagerato!!! Quanti
complimenti! Io? Qualcosa
di magico? Sono altamente lusingata e, ti giuro, sono tutta rossa! Sono
veramente
felice che la storia ti sia piaciuta e spero vivamente che seguirai
anche
questa! Un bacione!
Rita14: sono contenta che la
storia ti sia piaciuta! Spero
seguirai anche questa! Un bacione!
Vale728: Grazie, anche se non sono
così matura come
pensi!! Sono felice che la storia di sia piaciuta e spero che manterrai
la
parola sul fatto che continuerai a seguire le mie ff! Ci tengo molto!
Un bacione!
La_mosca_bianca: Grazie mille! Sono
contenta che il finale ti
sia piaciuto! Spero che commenterai anche questa storia! Un bacione!
Achaori: Non sapevo tu avessi la
mia stessa età, e
sinceramente non me lo aspettavo. Sono veramente lieta che la storia ti
sia
piaciuta e spero continuerai a seguirmi perché ci tengo a
sapere come ne pensi.
Poi hai ragione, anche noi possiamo scrivere e come vedi sto
continuando a
farlo! Un bacione! E aspetto di vedere altri tuoi commenti!
Okkiverdi: Grazie, grazie, grazie!!
Sono felice che la
storia ti sia piaciuta! E voglio vedere i tuoi commenti anche in questa
ff,
okay? Un bacione!
Callistas: Bedda beddissimaaaaaa!!
Che commentone! Di la
verità, ti ho ispirato è? Hai detto:
“Perfetto, questa mi rompe sempre le
scatole facendomi addormentare, ora ripaghiamo con la stessa
moneta!” Peccato
che non hai considerato il fatto che ho adorato quel tuo commentone
kilometricooo! E sono anche saltata per la gioia! Comunque, siamo
seria. Lo sai
che dopo il tuo commento avevo le lacrime agli occhi? Sono contenta che
ti sia
piaciuto. Sono contenta che il mio messaggio ti sia arrivato. Sono
contenta che
la mia positività ti abbia aiutato. Sono contenta del tuo
pensiero su di me,
cioè del fatto che abbia le carte in regola per scrivere.
Sono contenta che tu
abbia seguito la storia fino alla fine e, soprattutto, sono contenta
che tu
abbia deciso di recensire l’ultimo capitolo. In effetti avevo
un po’ paura a
dire di essere così piccola, perché ho pensato
che molti non avrebbero più
commentato ed ho pensato che non potessimo più essere
“amiche di recensioni”. Perché
infondo io ti considero un’amica e ci sarei rimasta male se
tu non avessi più
commentato per la mia età. Comunque non voglio farti
addormentare. Spero che
seguirai anche questa mia storia! Besitones!!
Ora che ho finito i
ringraziamenti un’ultima cosa:
LEGGETE E
COMMENTATE!!
Bacioni! Mary!!
Prologo.
– Ombra.
Chiusa
in quelle quattro
pareti.
Chiusa
nella sua mente.
Dov’era
il suo spirito?
Esisteva
più?
Era
volato via, quando
anche lui se n’era andato?
Non
aveva resistito, era
crollata.
Si
era gettata a terra.
Aveva
pianto.
Pianto
un amore non
corrisposto.
Pianto
un desiderio
incontrollabile.
Pianto
un piccolo “no”.
Perché
la sua mente era
troppo fragile.
Troppo
facilmente si
sarebbe potuta spezzare.
Troppo
facilmente il suo
cuore, ogni volta, avrebbe potuto dire basta.
Ogni
sofferenza, ogni
debolezza.
Per
lei erano una fitta al
cuore.
Una
fitta che non si
poteva ricucire, una fitta che non poteva rimuovere.
Troppo,
troppo debole nei
confronti del mondo.
Troppo,
troppo piccola nel
pensiero per riuscire a ragionare.
Aveva
detto basta, aveva
reagito.
Si
era sfogata.
Poi
aveva ripreso in mano
la sua vita.
Quel
piccolo “no” le
sarebbe servito, avrebbe portato distruzione nei cuori degli altri.
Perché
quel piccolo “no”,
quella piccola stupida negazione le era stata data per il suo cuore.
Un
cuore troppo grande,
troppo buono.
L’aveva
tradita, aveva
approfittato della sua dolcezza, del suo amore.
Aveva
approfittato di lei,
per arrivare all’altra.
Bene,
era stato il primo ad
aver pagato.
Quel
piccolo “no” sarebbe
significato morte.
Troppo,
troppo era stufa
di servire gli altri.
Troppo,
troppo era stufa
della gente che si approfittava di lei.
Aveva
chiuso con il suo
passato, aveva chiuso con il suo futuro, aveva chiuso con il suo
presente.
Aveva
rafforzato la sua
mente, ora era forte.
Forte
per quanto una bugia
la si possa considerare così.
Però
non era riuscita
completamente nel suo intento.
Lei
uccideva: uccideva
solamente chi faceva del male.
Quindi
salvava: salvava
chi come lei aveva subito un torto.
Una
strana situazione.
Accusata
di omicidi,
effettivamente commessi.
Considerata
un’eroina per
i salvataggi compiuti.
A
lei stava bene così.
Nessuno
avrebbe più saputo
niente di lei.
Il
suo passato non
esisteva più.
Il
suo futuro non si
sarebbe più creato.
Il
presente era superfluo.
Era
viva finalmente.
Una
vita di dolore, di sofferenza.
Una
vita che ad alcuni
portava gioia.
Ad
alcuni portava morte.
Era
contenta.
Anche
se nessuno la
conosceva.
Tutti
ora sapevano di lei.
Tutti
la rispettavano.
Tutti
avevano paura.
Tutti
gioivano al suo
arrivo,
fino a che anche il loro
momento non sarebbe arrivato.
Sorrise,
un altro lavoro
compiuto.
Saltò
sul tetto e corse.
La
notte oscurava la sua
figura ed eliminava l’odore del sangue che gli era rimasto
addosso.
Raggiunse
la sua casa,
entrandovi dalla finestra.
Sfilò
la sua tuta
attillata nera e si infilò in doccia.
Si
strofinò forte, levando
le ultime tracce rosse che aveva sulla pelle chiara.
Quando
ebbe finito si
avvolse nell’asciugamano azzurro e tornò in camera.
Si
asciugò i lunghi
capelli corvini, poi si vestì, indossando semplicemente dei
jeans scuri e una
felpa verde militare, con una scritta sul petto. Legò i
capelli in una coda
bassa ed andò in cucina a prepararsi un caffè.
Mentre
la macchinetta
bolliva prese il telecomando e spinse il pulsante di accensione.
La
televisione mostrò delle
immagini raccapriccianti: un corpo praticamente squartato da artigli
affilati.
Naturalmente
immagini
orribili per tutti, tranne per l’autrice di quel misfatto.
Rise,
come se le fosse
stata appena raccontata una barzelletta.
Chiaramente
i poliziotti
già sapevano di chi fosse la colpa, peccato che non
sapessero come prenderla e
poi, insomma, aveva appena salvato un cittadino che stava per essere
ucciso!
La
chiamavano “l’ombra”
per il semplice fatto che non avessero idea di chi fosse.
Però
pensavano fosse una
donna, il perché rimaneva un mistero. Una semplice
intuizione.
Le
sue orecchiette canine
si mossero frenetiche, alla presenza di un nuovo rumore.
Poco
dopo il campanello
suonò, stava arrivando la pizza che aveva ordinato prima di
andare ad uccidere
quel tizio di cui neanche sapeva il nome.
Pazienza,
non tutti i
morti andavano ricordati.
Andò
ad aprire, trovandosi
di fronte, come prevedeva, il ragazzo che consegnava le pizze.
Pagò,
mentre lui,
purtroppo, iniziò a chiacchierare.
“Ha
visto signorina? Ha
visto? L’ombra ha colpito ancora!”
strillò euforico.
“Già,
ho visto…”
“Non
è eccezionale?!”
“Sì,
fantastico…”
“No,
non fantastico!
Magnifico! Lei è così…” e prese a
parlare all’infinito.
Si
massaggiò le tempie.
Perché
non poteva
ucciderlo, quel ragazzino petulante?
Sarebbe
stato troppo
rischioso?
“Non
trova,
signorina?” domandò
l’oggetto dei suoi
pensieri.
“Come?”
“Beh,
che…”
“Basta!
Basta! Ho capito,
va bene, arrivederci!” e
gli sbatté la
porta in faccia. L’altro, abbastanza offeso, girò
i tacchi andandosene, appena
vide qualcun’altro andò a parlarci. Fino a che il
povero infortunato non
scappava via.
La
mezzo demone
apparecchiò la tavola e si mise a mangiare, mentre sullo
schermo della TV,
rimasta accesa, passavano le immagini di un film giallo.
Li
trovava stupidi, ma
alla fine si divertiva a prendere in giro quegli idioti che facevano la
parte
dei poliziotti.
Quando
finì di mangiare
spense tutto, s’infilò il pigiama e di mise sotto
le coperte calde.
Chiuse
gli occhi pensando
a come avrebbe potuto uccidere la sua prossima vittima…
La
mattina dopo si svegliò
al suono della sveglia.
Si
alzò stiracchiandosi,
dopo entrò in bagno, si lavò e quando ebbe finito
indossò un tailleur nero,
mise ai piedi un paio di decolté dello stesso colore e dopo
passò al trucco.
Con il tratto leggero della matita ripassò il contorno degli
occhi color
cioccolato, coprì la pelle chiara con un po’ di
fard, evidenziò le labbra
abbastanza carnose con un rossetto rosso, infine si spruzzò
una goccia di
profumo. Pettinò i capelli, lasciandoli sciolti. Si mise una
collana ed un paio
di orecchini. Preparò la borsa, prese le chiavi di casa e
della macchina ed
uscì per andare a lavoro.
Faceva
la segretaria in
uno studio di avvocati. Rispondeva alle telefonate, sistemava le
cartelle,
fissava gli appuntamenti, seguiva gli ordini dei suoi capi e cose di
questo
genere.
Era
apprezzata come
lavoratrice, ma non considerata.
Se
questo prima avrebbe
potuto ucciderla, ora non gli importava, anche se sapeva che questa
fosse una
bugia.
Verso
le 18.00 staccò a
lavoro e tornò a casa.
Assottigliò
lo sguardo ed
accese la radio della polizia.
Intanto
si metteva la tuta
nera.
Era
il momento
dell’azione.
Appena
sentita una notizia
interessante spiccò il volo dalla finestra, la sera era
già calata, nessuno
l’avrebbe vista.
Sentì
in lontananza delle
sirene, la direzione era quella giusta.
Corse
più velocemente
saltando sui tetti, infilandosi nei vicoletti bui.
Sentì
l’auto della polizia
fermarsi. Incapaci.
L’avevano
perso.
Corse
da sola dietro la
macchina ed appena raggiunta una distanza possibile per spiccare un
salto,
atterrò sul tettuccio dell’auto che
rallentò per la botta.
Sorridendo
si avvicinò al
finestrino del guidatore e vi si sporse.
“Buonasera,
pronto a
perire? Piacere, sono Kagome. La donna che ti farà morire. O
se preferisci, chiamami Ombra.
Come fanno tutti.” disse
la ragazza ghignando.
Un
urlo agghiacciante si
sprigionò dalla gola dell’uomo al volante, che
perse il controllo del mezzo.
L’hanyou
alzò lo sguardo,
sarebbe caduto in un burrone, per quella sera non doveva sporcarsi le
mani.
Prese
un coltellino e
tagliò i fili dei freni, poi passò
dall’altra parte del veicolo, liberando la
ragazza che era stata rapita ed ora era svenuta.
La
prese in braccio, poi
scese dalla macchina con un salto elegante e prese in prestito il
telefono
della giovane. Compose il numero della polizia e quando
l’interlocutore rispose,
gli fece sentire il botto dell’auto che cadeva giù.
Lasciò
il cellulare acceso
accanto al corpo della ragazza, poi scappò via,
com’era venuta.
Mentre
stava tornando a
casa sviò la strada, non aveva ancora voglia di rientrare.
Si
diresse verso la scogliera,
a guardare il mare, all’ombra, com’era sempre stata.
Sentì
passi dietro di sé.
Non si girò. Non aveva paura.
“Chi
sei?” chiese
la ragazza.
“Non
ha importanza.” La
voce risuonava dolce, ma dura allo stesso
tempo. Alle narici della ragazza arrivò un odore virile,
quasi selvaggio. Le
piaceva, le metteva curiosità. Un’altra cosa che
sentiva era che non era umano
e non era demone. Era come lei: un mezzo demone cane. La cercava forse
per
questo?
“Allora
dimmi, cosa vuoi?”
“Voglio
te. Ho bisogno di
te, per un lavoro. Ombra.”
La
giovane entrò ancor più
nell’oscurità, così che potesse girarsi.
Quello
che aveva sentito
le aveva seccato le parole in gola.
Come
faceva a sapere chi
era?
Cosa
voleva da lei?
Lo
guardò e non si rese
più conto di niente.
Mai
nella sua vita aveva
visto niente di più bello.
Spalancò
gli occhi.
Cosa sarebbe successo?
|
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Capitolo 2 *** Rapimento. - Brutta reazione ad un bacio. ***
Eccomi di nuovo qui!
Chiedo
perdono per il ritardo, ma ho avuto da fare e ho dei problemini in
famiglia e
di salute. Nulla di grave. Solo un po’ di stress, per ora.
Sarà un capitolo
corto, vi avverto. Purtroppo i primi capitoli saranno corti, ma
tranquilli. Più
la storia andrà in là, più saranno
lunghi. Tranne qualche eccezione. Sono contentissima
che la storia sia piaciuta così tanto! Vi giuro, sono
commossa.
Innanzitutto: 10
persone l’hanno
messa tra preferiti!!! Fantastico! Davvero!
Poi: 7 commenti per
il
primo capitolo!!!
Sono saltata di
gioia,
seriamente!
Comunque ora i
dovuti
ringraziamenti. Come è giusto che sia.
Giuly_chan: Amore mioooooooooo!!! Non
sai quanto sono
contenta che ti sei iscritta ad efp! E poi, mi commenti anche? Ma
è stupendo! Allora,
piccola Kohai-chan… te l’ho dedicata
perché… sì. Lo ammetto. Ho una voglia
matta di ucciderti. Anzi, dissanguarti. Ma dato che purtroppo in questo
stato l’omicidio
è illegale, proietto i miei desideri nella storia. No, dai,
scherzo! (in parte…) Comunque,
ho voluto dedicartela perché sarebbe
stata la prima che avresti letto delle mie e per festeggiare la tua
nuova
entrata nel sito e la tua grande amicizia nei miei confronti ho deciso
di farti
un piccolo regalino, che spero vivamente ti stia piacendo. Grazie per
tutti i
complimenti ^_^!!! Anche se sono certa che tu, con un po’ di
lavoro, diventerai
molto più brava di me, anche perché non sono
tutto questo granché nello
scrivere. Ti ringrazio ancora per tutte le ispirazioni che la tua sola
presenza
mi fa venire e ti chiedo di rimanere sempre la mia piccola Kohai-chan!
(anche
se sei più grande di me!) Ti voglio bene! E spero di vedere
un tuo nuovo
commento al capitolo. Ti avverto che non posto finché non lo
vedo! Un bacione! Ciao
tesoro!!
Vale728: Ciaooooo!! Sono contenta
che l’inizio ti sia
piaciuto e spero ti piacerà anche questo capitolo, un
po’ corto… ma è
necessario! Grazie per il commento e spero continuerai a seguire la
storia! Un bacio!!
Rita14: Ciao! Grazie dei
complimenti^^!!! Sono contenta
che ti piaccia il mio modi di scrivere, grazie! Continua a seguirmi e a
commentare! Un bacio!!
Callistas: Bedda
beddissimaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!
Commenti anche questa? Ma che onore!!!!! Il mio voto in italiano? Un 8
pieno
che nel secondo quadrimestre potrebbe diventare 9. Va beh…
modestie a parte…
sono un mito, lo so! Dai, dai, si scherza! (forse…)
Comunque… cercherò di
aggiornare anche quella, ma quando mi è arrivata questa
ispirazione non sono
riuscita a fare a meno di scrivere questa storia. Un po’
contorta, in verità. Sarà
un amore strano… forse odio… forse solamente
amore strano. Poi capirai meglio,
soprattutto quando lo capirò io! Comunque se non dovessi
riuscire ad aggiornare
sarà più per problemi a casa…
è un po’ un brutto periodo… comunque si
va avanti
sorridendo e provando a reagire e a trovare la cosa positiva in tutto!
Ho imparato
che questo è il trucchetto per superare le situazioni
difficili e lo metto in
pratica. Ti ringrazio ancora per i complimenti^^!! Spero che
continuerai a
seguire la storia e mi scuso per il capitolo necessariamente corto. Al
prossimo
capitolo! Besitones!!
Fmi89: Ciaoooo!! Sono contenta di
vederti commentare
anche questa storia! E, soprattutto, sono contenta che ti piaccia e ti
intrighi. Scusa per il capitolo corto… ci vediamo al
prossimo! E mi raccomando,
continua a commentare! Un bacio!!
Vampire93: Ciaoooooooooooooo!!!! Ti
do ragione in piena
regola. Se dovessimo contare tutte le volte che Kagome dice InuYasha ci
staremmo fino a domani sera… certo, anche lui non scherza,
ma comunque lui
alterna: “Kagome!” e corre da Kagome,
“Kikyo!” e corre da Kikyo. Aaah, ma chi
li capisce i personaggi dei manga! Hanno tutta questa voglia di
parlare, ma
alla fine non risolvono mai niente. Comunque sono contenta che la
storia ti
piaccia e spero continuerai a commentare! Un bacionee!!!
Achaori: Ciaoooo! Non intendevo
dire che è strano che
una 14enne stia su efp. Anzi, io ne ho 12 e sono contenta di scrivere,
commentare e fare tutto quello che fanno gli altri. Solo che siamo in
poche ad
essere così piccole. Io fino ad ora conosco solo te,
Kaggy95, Giuly_chan che
sta in classe con me e basta. Comunque hai ragione, possiamo fare
ciò che
vogliamo! ^_^! Sono contenta che la storia ti sia piaciuta e
continuerai a
commentare sia questa, che l’altra. Un bacionee e scusa per
il capitolo corto. Ma
come ho già detto è necessario! Ciaoooo!!
Ora che ho
ringraziato
tutti e pregato i Kami perché ci siano così tanti
commenti anche in questo
capitolo, vi lascio, perché devo andare. Grazie ancora, e
ricordate:
LEGGETE
E COMMENTATE IN
TANTI!!!! Baci! Mary!
Rapimento.
– Brutta reazione
ad un bacio.
Si scroccò le dita.
Due omicidi in una notte.
La
polizia avrebbe avuto da lavorare.
Piegò leggermente in
avanti
la schiena; pronta ad attaccare.
Non sapeva cosa volesse quel
mezzo demone, ma non gli importava.
Sarebbe morto, semplice.
Un ringhio acuto si
sprigionò
dal fondo della sua gola.
L’altro rise, mettendole
ancor più rabbia.
“Non
c’è bisogno di scaldarsi
tanto, non voglio combattere.”
Disse con
quella voce stranamente attraente.
“Vattene, se non vuoi
perdere
la vita.”
Lui continuò a ridere;
questo
la fece scattare, poi ci ripensò.
Non poteva farsi vedere.
“Stavi per commettere un
errore, Ombra.” La
canzonò il mezzo
demone.
“Dimmi chi sei.” Più che parole,
un ringhiò uscì dalla sua
bocca, un altro.
“Sono come te. Ti basti
sapere questo.”
“Voglio sapere il tuo
nome.
Non mi interessa se sei un assassino o meno.”
“Che
c’è? Ti piace conoscere
chi vuoi uccidere?”
“Anche…” non riusciva a
controllarsi. Le sue orecchie
si muovevano frenetiche. Voleva attaccarlo. Ne sentiva il bisogno.
Sentiva che,
presto o tardi, avrebbe perso il controllo: era troppa la voglia di
sentire il
sapore del suo sangue, di vederlo fluire sotto i suoi artigli.
Quell’odore la
faceva impazzire. Un’altra parte del suo corpo le diceva
però di calmarsi.
Voleva vederlo meglio, anche se già nella penombra sembrava
bellissimo.
La ragazza fece un passo
indietro. Doveva stargli lontano. Se lo auto imponeva.
“Stai
scappando?” la
voce dell’hanyou le arrivò chiara alle
orecchie semi demoniache. Le costava ammettere che
quell’essere avesse detto la
verità.
Sì, stava scappando.
Stava
scappando per non rovinare anni di coperture. Se fosse rimasta, avrebbe
fatto
prima a consegnarsi alla polizia. Cosa che non aveva mai avuto
intenzione di
fare.
Però non
indietreggiò oltre,
non poteva dargliela vinta.
“Sarebbe inutile, mi
troveresti comunque.”
“Allora, ricapitoliamo la
tua
situazione: non puoi attaccarmi perché, nel caso in cui non
riuscissi ad
uccidermi o ci fosse qualcun altro qui, verresti vista. Non puoi
scappare
perché, giustamente, come hai detto tu, ti troverei
ugualmente. L’unica cosa
che ti rimane è ascoltarmi.”
Disse il
mezzo demone.
“Non è
esatto.” Lei
non poteva attaccarlo, ma lui poteva
attaccare lei.
L’unica cosa.
Come?
La ragazza rise, sparendo
nell’oscurità.
“Allora, hanyou, sei come
tutti gli altri mezzo demoni che conosco, oppure in quelle ossa un
po’ di forza
c’è?”
lo stuzzicò lei.
“Che cosa intendi
dire?”
“Vuoi solo parlarmi. La
natura di ogni mezzo demone è quella di attaccare, se
qualcuno non fa come
diciamo. È strano che tu ancora stia lì fermo a
voler parlare. Evidentemente ti
hanno comandato a bacchetta.”
“Stai attenta a cosa
dici…”
“Ed io che pensavo che i
mezzo demoni fossero liberi. Sei una vergogna. Farti comandare da
chissà chi…”
“Adesso basta!”
La ragazza vide dei lunghi
fili argentati passare per la zona illuminata e poi il buio. Lui era da
qualche
parte vicino a lei. Il problema era capire dove. Cercò di
guardarsi intorno, i
suoi occhi glielo permettevano, ma i movimenti veloci del mezzo demone
la
confondevano, fino a che non sentì l’aria fermarsi.
Respirò profondamente e
si
girò, il volto dell’hanyou a pochi millimetri dal
suo.
Arrossì, quando
sentì le sue
labbra baciarla passionalmente e le sue braccia forti spingerla verso
di lui.
Cercò di puntare le mani sul suo petto e scansarlo, ma quel
bacio le stava
levando la forza. Arrivò a pensare di rispondere, quando un
dolore al fianco la
riscosse dai suoi pensieri. Il ragazzo si staccò dalla bocca
di lei,
mostrandole una siringa.
Kagome non riusciva più
a
muoversi. Iniziava a sentire il suo corpo pesante, la testa le girava e
gli
occhi avevano l’impellente bisogno di chiudersi.
“C-cosa mi hai
fatto…
bastardo…” cercò
qualcosa su cui
appoggiarsi, quando sentì le braccia di prima sorreggerla.
“Diciamo che ho cercato
di
calmarti. Ti pensavo più forte. Farti battere da un semplice
bacio!” il
mezzo demone l’aiutava a camminare, anche
se sapeva che entro poco l’avrebbe dovuta prendere in braccio.
“M-mi hai drogato?!
Appena
riesco a muovermi io… io…” l’hanyou
sentì svanire la presa della ragazza sul suo corpo, pensando
che finalmente
fosse svenuta. La prese in braccio e, rimanendo nell’ombra,
la portò nella sua
macchina. La mise nel posto dei passeggeri e le allacciò la
cintura. Accarezzò
una ciocca di capelli che le copriva il viso fatto di porcellana e si
mise al
posto di guida.
Prossima meta: la base.
Aprì leggermente gli
occhi,
iniziandosi ad abituare alla luce. Stava scomoda. C’era
qualcosa che le tirava
la gamba e aveva la schiena a pezzi. Piano, piano iniziò a
ricordare i fatti
accaduti prima di svenire e si diede mentalmente della stupida. Farsi
battere
così facilmente! Lei che aveva ucciso centinaia di persone
negli ultimi anni!
Era caduta veramente in basso…
[però quel bacio non era
niente male… infondo sono una donna…]
Spalancò gli occhi. Come
poteva pensare delle sciocchezze del genere? La droga faceva brutti
effetti…
Si guardò intorno,
notando di
essere in una cella.
[la prigione? No… non
sembrava uno della polizia…]
Notò la catena
allacciata
sulla caviglia che la teneva legata al muro.
[neanche fossi un
animale…
che antipatici! Prima mi rapiscono e poi mi mettono anche in cella!]
Sbuffò e con un artiglio
tagliò di netto la catena. La forza, sparita la droga nel
sangue, era tornata e
per lei quelle catenine da quattro soldi erano facili da spezzare come
un pezzo
di carta.
Si alzò e si
appoggiò alle
sbarre. Provò a dargli un pugno, ma quelle non si piegarono.
[okay. Queste sono un tantino
più resistenti.]
Alzando lo sguardo notò
la
finestrella chiusa e… murata. No, non andava bene. Doveva
scappare. Osservando
il soffitto vide il condotto di areazione. Bingo!
Spiccò un salto e
buttò giù
il coperchio, prima di infilarvisi dentro. Cercando di fare il meno
rumore
possibile iniziò a gattonare, ma si fermò appena
sentì delle cose che non le
piacquero per niente.
“Scappata? Per il
condotto di
areazione? Possibile che non riesca a stare un secondo ferma? Dovrebbe
rimanere
costantemente incosciente. Se non mi servisse la ucciderei con le mie
mani!” la
stessa voce del ragazzo che
l’aveva rapita le arrivò alle orecchie. Voleva
ucciderla? Sarebbe morto prima.
“Cosa intende fare,
signore?”
un’altra voce sconosciuta le fece capire che, se avessero
iniziato a cercarla,
sarebbe stata spacciata. Doveva continuare ad avanzare.
“Setaccerò i
condotti… tanto
non riuscirà ad uscire. Dovrà per forza tornare a
terra e in ogni stanza ci
sono delle guardie. È spacciata.”
La ragazza sbuffò. Se
veramente non c’era via d’uscita e
l’avevano già vista in viso era inutile
continuare a scappare. Anche perché ancora non si sentiva in
grado di
combattere contro qualcuno. Buttò giù con calcio
il coperchio che affacciava
alla stanza da dove provenivano le voci e si calò agilmente
all’interno,
lasciando i due presenti a bocca aperta.
“Siete veramente
scortesi!
Legare una signorina ad un muro dopo averla rapita! Insomma! Almeno un
po’ di
educazione! Tu, nanerottolo, sparisci. Devo parlare con il mezzo
demone,
qui!” quello
che doveva essere un demone
di una specie sconosciuta e dal colore giallognolo, uscì
immediatamente dalla
stanza per paura di essere attaccato da quella bellissima giovane.
La hanyou incrociò le
braccia. “Mi spieghi cosa vuoi da me e, soprattutto, chi
diamine sei?”
Lui si mise a ridere,
facendola arrabbiare ancora di più. Per la seconda volta.
“Smettila di fare
l’idiota, o
non mi trattengo dal farti a fettine.”
“Ehi, ehi, stai calma.
Hai la
mania di uccidere tutti, tu.”
“Ho le mie buone ragioni.
Allora?”
“Beh…
semplicemente avevo
voglia di una bella ragazza. Così ti ho preso.”
Kagome scattò,
sbattendolo al
muro e stringendogli il collo con una mano. “Mi sta venendo
voglia di spezzarti
il collo. Forse riesci a dirmi cosa cavolo vuoi prima che ti uccida.
Che ne
dici?”
“Tsk!” l’altro ci mise
poco a ribaltare la
situazione: prese il braccio che lo stringeva e lo staccò da
lui con poca
difficoltà, glielo rigirò dietro la schiena,
spingendola verso il suo corpo e
iniziando a sussurrarle all’orecchio. “Sono
più forte di te, è inutile che ci
provi. Comunque ho bisogno di te per un lavoro. Anzi, beh, ho bisogno di Ombra.”
“Dato che sei molto
più forte
di me, perché dovrei uccidere qualcuno per te?”
“Oh, questo ti
verrà spiegato
in futuro.”
“Perfetto. E naturalmente
non
posso dire di no.”
“Giusto. Verrai portata
in
una camera tutta tua. È quasi un appartamentino. Spero ti
possa bastare. Ti ho
comprato dei vestiti che dovrebbero andarti bene. Ti ci
accompagnerà uno dei
miei dipendenti. Ti spiegherà meglio cosa puoi fare in
questo posto. Appena hai
bisogno di qualcosa chiamami.”
E le
diede un bacio sul collo.
“Come ti
chiami?”
“InuYasha. Mi chiamo
InuYasha, Kagome.”
“Come diavolo fai
a…”
“Diciamo solo che so
parecchie cose.” Le sussurrò
nell’orecchio canino. Poi alzò la testa, chiamando
ad alta voce il nanerottolo di prima. Lasciò andare la mezzo
demone che appena
libera iniziò a seguire il piccolo demone, ma appena vicina
alla porta si girò
e, con una velocità impressionante, diede ad InuYasha un
pugno in pieno
stomaco.
“Questo è per
il bacio di
prima. E non dire mai più di essere più forte di
me. Non lo sopporto.”
“P-perché
mai…”
chiese lui affannando e piegandosi per il
dolore.
“Perché non
è vero. Ciao,
ciao.” Ed uscì dalla stanza salutando con la
manina, mentre l’altro si appoggiò
alla scrivania, iniziando a ridere.
Sarebbe stata perfetta per quel lavoro.
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Capitolo 3 *** Cene importanti. - Vecchi incontri. ***
Cene
importanti. –
Vecchi incontri.
Seguiva il
nanerottolo per i vari corridoi di quella che sembrava
un’enorme abitazione
–abitazione signorile
– sotterranea.
Continuava a guardarsi intorno, ma non vedeva la minima presenza di
finestre.
Come si faceva a vivere lì?
Le pareti, di un
bel color crema, erano ricoperte di quadri di pittori molto importanti.
Molto
probabilmente erano stati rubati, ma questo non la scomponeva
più di tanto.
C’erano molti mobili antichi e pregiati e, attraverso le
porte accostate, notò
le enormi sale stranamente luminose, anche senza la presenza di alcuna
fonte di
luce.
Ci sarebbe stata
qualche informazione da chiedere.
Quando il piccolo
demone si fermò – aveva scoperto il suo nome: Haru
– davanti a una porta in
legno massiccio, non poté fare a meno di agitarsi. Adorava le cose belle.
Haru
spalancò la
porta e lei rimase a bocca aperta. Quella camera era semplicemente
fantastica.
Sembrava la casa
delle bambole, ma, anche se uccideva, era pur sempre una donna!
Le pareti rosate
erano allegre e le mettevano gioia.
Appena entrata si
ritrovò in un salottino con un divanetto a due posti con la
fodera verde chiaro
con dei fiorellini rosa qua e là, un mobile antico con sopra
la televisione –a
schermo piatto- e, accanto, appoggiato alla parete, un armadio dove
avrebbe
appoggiato alcune cianfrusaglie. Il pavimento in parquet era ricoperto
da un
tappeto persino marroncino, con qualche decorazione. Una lampada con il
gambo
in ferro decorato con un fiocco poco prima della postazione della
lampadina,
era posizionata accanto al divano e, addosso ad un’altra
parete, vi era una
libreria in mogano piena zeppa di libri: da quelli di letteratura,
storia e
geografia, a quelli di scienze e fisica. Dalla sala partivano tre
stanze e un
piccolo corridoio. Una delle stanze, la più vicina alla
porta d’ingresso,
rivelava una piccola cucina che andava sul giallino. Era fornita di
lavastoviglie, forno, microonde, un tavolo per quattro persone, una
piccola tv,
delle mensole, un frigorifero con freezer incorporato e tutti gli
accessori per
cucinare. Il pavimento, sempre in parquet, non era coperto da niente.
Un’altra
stanza rivelava uno sgabuzzino dove c’erano tutte le cose per
pulire e la
lavatrice. Cose che solamente le donne delle pulizie avrebbero usato
–come le
aveva detto subito Haru. La terza stanza rivelava un immenso
guardaroba,
contenente vestiti, scarpe, accessori, e, in più, un mobile
con uno specchio ed
una sedia accanto, dove erano posizionati tutti i trucchi. Il tutto
nuovo di
zecca. Non perse tempo a guardare i vestiti, non le importavano, anzi,
si
fiondò immediatamente nel piccolo corridoio ed
aprì la prima porta che si trovò
davanti, che scoprì essere il bagno. La tematica riprendeva
quella del salotto.
Il pavimento piastrellato era verdino e le pareti erano bianche con
tutte
decorazioni verdi ed alcune rosa. Un lavandino in ceramica bianca era
posizionato sopra un piccolo mobile in legno dove c’erano due
sportelli che
contenevano tutta la roba necessaria per il bagno. Sopra un piccolo
scalino la
camera continuava e c’erano il gabinetto e il
bidè. Accanto un piccolo
mobiletto con appoggiati sopra alcuni profumi –dato che il
resto era nel
guardaroba- e con un piccolo cassettino pieno di elastici, fasce e
mollette di
ogni genere. Finalmente, uscita dal servizio, si diresse verso
l’ultima camera
del corridoio: la sua camera.
Appena
salì sulla moquette azzurra e vide le pareti cremate la
dichiarò come di sua
proprietà. Al centro, con la spalliera attaccata alla
parete, c’era un letto a
baldacchino a due piazze con le tendine azzurrine che scendevano
giù e le
lenzuola blu chiaro. Accanto un armadio color crema contenente altri
abiti.
Appoggiata alla parete c’era una scrivania sempre color crema
con alcuni
cassettini e sopra un portagioie, un telefono, una piccola lampada ed
un
computer portatile. Attaccata alla parete, sopra la scrivania,
c’era una
piccola libreria in legno, vuota. L’avrebbe riempita lei con
i libri che
preferiva. Poi c’era un mobile in legno con sopra
un’altra televisione e, sopra
un altro piccolo mobile, uno stereo. Appoggiata al muro una
cassettiera,
contenente biancheria intima in un paio di cassetti e gli altri erano
vuoti: ci
avrebbe messo tutte le sue cose.
Si trattenne
dall’istinto di correre fuori dall’appartamentino
ed andare ad abbracciare
chiunque avesse costruito tutta quella meraviglia, ma si ricompose
immediatamente, iniziando a squadrare con sufficienza il povero Haru
che la
guardava pieno di paura.
“S-signorina…
spero cha la casa le piaccia. Come le mostrerò domani ci
sono anche delle
palestre, delle piscine, sale di lettura e molte altre cose: questa
è un po’
una città sotterranea. Ora si riposi, questa sera alle 20.00
precise ci sarà la
cena e il signor InuYasha desidera vedervi presente. Verso le 18.00
arriveranno
delle cameriere che vi aiuteranno a prepararvi. Per ora è
tutto. Sono le 15.00.
Ha tutto il tempo per riposarsi e fare ciò che vuole. Se non
vi dispiace io
andrei…” il piccolo demone si nascose dietro la
porta d’ingresso, sperando
vivamente che la ragazza lo facesse andare senza prima farlo a fette.
Come quelle
del padrone, i suoi artigli gli mettevano terrore, anche se il suo
aspetto era
molto gradevole.
“Puoi
andare. Non
ti voglio fra i piedi.”
“N-naturalmente,
signorina. A dopo.” E
scappò via.
Kagome
ridacchiò,
piacevolmente soddisfatta dell’effetto che aveva sul nanerottolo.
Si tuffò
–letteralmente- sul
morbido letto azzurro
e chiuse gli occhi, cercando di ricapitolare tutta la situazione: era
stata
rapita, chi fosse stato e per quale motivo l’avesse fatto
erano cose a lei
sconosciute; era stata legata ad un muro ed aveva provato a scappare
per il
condotto di areazione; ed ora era in una stanza fantastica in cerca di
qualcosa
da fare.
Sul bacio aveva
sorvolato. Cercava di reprimere quell’increscioso
incidente.
Scosse la testa,
cercando di non pensarci.
[però
è carino…]
I capelli color
della luna, gli occhi color topazio e le orecchiette canine argentate
l’avevano
fatta impazzire. Era difficile trovare in giro qualcuno come lei.
Certo, se questo qualcuno non l’avesse rapita e rinchiusa, forse ci avrebbe fatto un
pensierino sopra.
[no Kagome! Odio.
Odio e morte. È solamente questo che vuoi. Solo questo e
nient’altro.]
Sospirò,
mentre
la sua mente vagava.
Ed arrivava a lui.
Lui che
l’aveva
illusa. Aveva detto di amarla, ma voleva solo far ingelosire
l’altra.
*è finita.
Devi
sparire dalla mia vita.* le
aveva detto
duro.
*P-perché?
T-tu
mi ami… io ti amo!*
*Stupida! Sei
solo uno sciocco ibrido! Io non potrei mai stare veramente con una
mezzo
demone! Mi fa disgusto il solo guardarti! Solamente... avevo bisogno di
te!* e se
n’era andato. Lasciandola
sola.
Ibrido.
Quella parola
aveva iniziato a rimbombarle nella testa come un martello pneumatico.
Molti
l’avevano
sempre derisa per la sua natura.
L’avevano
disprezzata, usato il nome della sua razza come un insulto.
Ma ibrido…
mai,
mai aveva ricevuto umiliazione più grande.
E mai avrebbe
immaginato che sentirla pronunciare dall’uomo che amava
l’avrebbe fatta
soffrire così.
A ventuno anni
era una killer spietata in cerca di vendetta e non se ne vergognava.
A volte fa ridere
quanto una semplice parola possa provocare tali danni.
Lei non rideva:
non lo trovava divertente.
Aveva lasciato la
sua città natale. I suoi vecchi amici, i suoi genitori, la
sua casa, suo
fratello.
Lui sì che
le
voleva bene, anche se non come l’altra.
Comunque, a modo suo, le voleva davvero bene. Però aveva
lasciato anche lui ed
ora non poteva piangerci sopra. Anche perché di lacrime non
ne aveva più.
Decise di fare
una piccola dormita, anche se non ne aveva propriamente bisogno.
Abbracciò
il
cuscino e diede la buonanotte a qualcuno che, oramai, non era
più con lei…
Aprì la
porta
accostata ed entrò nella stanza senza fare rumore. Percorse
il piccolo
corridoio e la vide lì, su quel letto con le coperte
azzurre, con i capelli che
le coprivano leggermente il volto e lo sguardo sereno. Stringeva il
cuscino tra
le braccia, quasi a cercare protezione.
Sorrise e si
avvicinò a lei, le si sedette accanto ed iniziò
ad accarezzargli dolcemente la
guancia rosea. Poi vi posò le labbra, gustando la sua
essenza, il suo profumo.
La sentì
muoversi
e si staccò immediatamente, uscendo dalla stanza prima che
si svegliasse.
Tornò nel
suo
ufficio e si sedette alla scrivania. Squillò il telefono e
lui rispose: era la
sua segretaria.
“Signor
Taisho,
c’è il signor Kazana qui che vuole parlarle. Lo
faccio passare?” la voce era
gentile e dolce, come quella di una bambina.
“C’è
da
chiederlo?!” attaccò
bruscamente. Stava
con lei e si era quasi svegliata, ora era arrivato nello studio e
già lo
cercavano!
La porta si
spalancò ed un ragazzo di ventitré anni, con dei
capelli neri raccolti in un
codino e degli occhi color del mare, entrò nella stanza e si
sedette su una
sedia. “InuYasha! Allora? Ce l’hai vero?”
“Di cosa
stai
parlando?” l’hanyou faceva
l’indifferente, facendo finta di mettere in ordine
alcune carte.
“Lo sai
benissimo. Hai Ombra?”
“Certo che
sì.” Si
alzò ed aprì la porta. “Ora puoi
anche andare, Miroku. Ci vediamo questa sera a cena. Tranquillo,
ci sarà anche lei. Ciao.” E lo sbatté
letteralmente
fuori dalla camera.
Sbuffò e
tornò al
suo posto. Era stanco. Quella
giornata non era andata come sperato. Certo, aveva trovato la ragazza
perfetta
per quel lavoro, una ragazza che lo attirava come una calamita.
L’aveva portata
alla base e si era preso un pugno. Prevedeva che quella sera non
sarebbe stato
tutto propriamente tranquillo. Anzi, prevedeva che ci sarebbero stati
un po’ di
guai.
Si andò a
preparare per la cena, era tardi e non poteva ancora pensare al lavoro:
quella
serata sarebbe servita esclusivamente per conoscersi tutti.
Andò nella
sua
camera e si infilò uno smoking nero che metteva in risalto i
suoi pettorali. Lasciò
sciolti i capelli argentati e si mise i gemelli ai polsi della camicia
bianca.
Uscì dalla
stanza, per tornare nuovamente in ufficio, quando sentì un
urlo provenire dalla
camera di Kagome. Corse in quella direzione, stava per spalancare la
porta
quando…
“FERMO!!!”
dall’interno
la ragazza lo pregava di non entrare, dato che, con il suo udito fine,
l’aveva
sentito arrivare.
“Cosa
dannazione
succede?!” chiese il messo demone, preoccupato.
“Ma
signorina! Vestita
così sta benissimo! Su, non faccia storie!”
le voci delle cameriere gli arrivarono alle orecchie.
[possibile
che…
no, non ci credo!]
“Trovami
una
felpa ed un paio di jeans! Io non mi metto questa roba
addosso!”
[oh, non ci
credo! Tutto questo disastro per un vestito!]
“Senti…
adesso tu
ti tieni addosso quel vestito e non fai storie, okay?! Ci vediamo
questa sera. Ciao.” E
se ne tornò nel suo ufficio.
Quella giornata
stava iniziando a scocciarlo.
Entrò
nella
grande sala dove la cena sarebbe stata servita. Lì vide
tutti i suoi “collaboratori”,
che lo salutarono con un cenno del capo.
Gli si
avvicinò
un ragazzo sui venticinque anni ed iniziarono a parlare.
“Allora,
non mi
ancora detto chi è questa Ombra.”
“La
vedrai… ora…”
InuYasha spalancò gli occhi, andando contro
quella meravigliosa creatura.
Indossava un
lungo abito da sera blu, che scendeva fino a terra, con dei brillantini
sulla
gonna. Era sbracciato e indossava dei guanti neri a mezze dita che
arrivavano
poco più in su del gomito. La parte sopra era molto
attillata e le evidenziava
le forme generose che Madre Natura le aveva donato. I lunghi capelli
corvini
erano raccolti in un elegante chignon, tenuto con delle mollette
brillantinate.
Il trucco era leggero: la matita nera le evidenziava gli occhi color
cioccolato
e le labbra erano contornate dal rossetto rosso. Al collo una collana
di perle,
molto semplice.
Il ragazzo le
porse il braccio. Lei tintinnò un po’, poi lo
prese, sbuffando.
La portò
dagli altri
ospiti, ma prima le sussurrò nell’orecchio
“Sei stupenda, perché non volevi
vestirti così?”
“È
imbarazzante…”
“Dovrai
abituarti
a questa routine.” Continuò a camminare, fino a
fermarsi davanti ad alcuni
amici. “Lei è Ombra, o Kagome, come preferite
chiamarla. Kagome, loro sono
Miroku, Sango, Kagura e Bankotsu.”
“Piacere di
conoscervi…”
fece un sorriso
tirato, sperando di
andarsene presto da quel luogo.
“Piacere
nostro.” Miroku
le fece il baciamano. “Era da tanto
che vi aspettavamo. Non pensavo che una fanciulla così bella
potesse essere una…”
“Assassina?
Beh…
stili di vita.”
“La prende
come
una cosa così superficiale?”
“Certamente.”
“InuYasha.
Questa
ragazza mi piace!” Miroku
abbracciò la
mezzo demone, finendo poi con il palparle il fondoschiena. La ragazza
gli diede
uno schiaffo ed InuYasha l’accompagnò dagli altri
invitati, dopo aver
incenerito con uno sguardo l’amico.
Conobbe molte
persone. Persone che sicuramente, come pensava lei, servivano a questo lavoro per il quale l’avevano
rapita.
Sango, Miroku,
Kagura, Bankotsu, Koga, Ayame, Kikyo, Hojo, Kanna, Moryomaru,
Hakudoshi, Yura,
Rin e molti altri, sembravano persone eleganti, raffinate, cosa
potevano
centrare con una killer? Non riusciva a spiegarselo.
“Kagome,
devo
presentarti un’ultima persona. Lui è
Sesshomaru.” Ed
indicò il ragazzo di fronte a loro.
Un ragazzo di
venticinque anni, con i capelli argentati, gli occhi ambrati freddi e
sottili e
lo sguardo fiero da youkai.
La ragazza perse
un battito. Non poteva essere… lui…
“Sesshomaru…” lo chiamò quasi
sussurrando.
“Kagome,
oddio,
sei tu…” il
demone l’abbraccio di slancio,
non dandole neanche il tempo di dire una parola.
“Perché
sei
scappata così? Perché? Per andare a
fare… l’assassina?”
“Fratellone…
mi
sei mancato…”
la hanyou lo strinse forte
a sé, ripensando ai vecchi tempi.
Dopo poco si
staccarono, tutti gli ospiti nella sala li guardavano sbigottiti,
compreso
InuYasha.
“T-tua
sorella?”
chiese il messo demone, con gli occhi spalancati.
“Sì,
lei è mia
sorella Kagome.”
“Ma non
c’è
alcuna somiglianza!” una
voce irruppe
nella sala, era quella di Miroku.
“Beh
ecco…
durante la luna piena io… invece di diventare
un’umana come tutti i mezzo
demoni –naturalmente in giornate diverse, come forse alcuni
di voi sapranno- mi
trasformo in… un demone completo, ecco… e divento
uguale a lui.” Disse
indicando il fratello. “Sono un po’
particolare…”
[io lo sapevo. Ero certo che non sarebbe stata un
serata tranquilla!] i
pensieri di
InuYasha gli invadevano la mente. Non ci capiva più niente.
Fratelli?
Allora ecco
finito il capitolo!! L’ho fatto più lungo,
contente? Bene, bene, bene. Abbiamo scoperto
chi è il fratello di Kagome. Dite la verità, non
ve lo aspettavate, eh? Ora dobbiamo
scoprire chi è l’altra. Cioè, voi lo dovete
scoprire. Io lo so
già! Eheh… comunque, ci sono molte cose
misteriose che dovete scoprire e, spero
di riuscire ad aggiornare presto.
Ringrazio
INFINITAMENTE
per i 10 commenti, ma non posso ringraziare a dovere, perché
sono molto di
fretta. Perdonatemi. (X Callistas: hai scritto due commenti diversi,
sono tutti
e due per me? Perché non lo so… comunque grazie)
Ringrazio tanto anche le 16
persone che hanno messo la storia tra preferiti e semplicemente quelli
che
leggono! Grazie mille!! Ora scappo!
LEGGETE
E
COMMENTATE!!!! Un bacione! Mary!
|
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Capitolo 4 *** Spiegazioni. - Sogna, Ombra... ***
Ma
ciaoooooo!! Ragazzi! Avete
visto? Sto aggiornando presto, sarà per le minacce di morte
che mi fa la mia
Kohai-chan! Sì, la mia gelosona!!! Allora, le cose che
leggerete me le sono
inventate, in base a nomi veri del manga. Sarò lieta di
darvi delle spiegazioni
se non doveste capire qualcosa. Basterà chiedere e
sarò felice di spiegarvi.
Questo
è un capitolo
importante. Qui Kagome prenderà una decisione fondamentale
per lo sviluppo
della storia e dovrete stare attenti anche al comportamento di
InuYasha, alle
parole di Sesshomaru e insomma… in questo capitolo dovete
stare attenti! Ci
saranno cose che poi torneranno a galla, in maniere più o
meno dolorose. Dovete
stare al mio passo, perché con questo tempaccio, tutti
questi brutti problemi
che ho, con tutta la tristezza che aleggia sulle persone che stanno al
mio
fianco l’ispirazione va a mille!!! In questo periodo mi sto
deprimendo, per non
parlare dello stress, ma non fa niente, si prova a sorridere e si va
avanti.
Perché è così che funziona la vita: si
sorride, si esce vincitori. Perché
secondo me gli ostacoli non vanno abbattuti, ma vanno utilizzati.
Bisogna
collaborare, trovare la cosa positiva in tutto. Io sto una schifezza,
non dormo
la notte, mi prendono le crisi isteriche e potrei scoppiare a piangere
da un
momento all’altro, ma non mi abbatto. Dico come la penso, mi
do della stupida
per i miei sciocchi comportamenti da bambina, cammino a testa alta e
porto
avanti le mie idee, guardando le altre persone, leggendo dentro di
loro,
immedesimandomi nelle loro situazioni e cercando di capirli. Questo
è il mio
modo di superare le brutte situazioni e scrivere mi aiuta ancora di
più, per
cui datemi il vostro appoggio, mi renderete veramente molto felice.
Ringraziamenti:
Achaori: Ciaooo! Già,
Sesshomaru non è il fratello del
nostro InuYasha, ma di Kagome. Kikyo invece avrà una parte
che ancora non ho
ben definito nella storia, ma non posso dirti niente! E
l’altra… beh… in questo
capitolo sarà raffigurata come “lei”
ma… non posso dirti altro!! Devi leggere per scoprire! Spero
commenterai anche
questo capitolo!! Un bacio!!!
Rita14: Ciao! Grazie dei
complimenti! Hai visto che
sorpresa? Sesshomaru è il fratello di Kagome e
InuYasha… sarà veramente amore
quello che prova per lei? Chi lo sa… infondo è
tutto un mistero… comunque sì,
le sorprese non mancheranno e spero che gradirai anche questo capitolo!
Un
bacione!
Vale728: Grazie!! Sono contenta che
il capitolo ti sia
piaciuto! Grazie per i complimenti, mi rendono sempre molto felice!
Spero che
anche questo capitolo ti piacerà! Aspetto un tuo commento!
Un kiss!!
Monik: ciaooo cara! Sono tutta
rossa per
l’imbarazzo! Quanti complimenti!! Veramente, non credo di
meritarmeli tutti!
(qualcuno magari… eheh… viva me e la mia
modestia!) comunque
sono contenta che ti piaccia il mio
modo di scrivere e spero che commenterai anche questo capitolo! Un
bacione!
Callistas: BEDDA
BEDDISSIMAAAAAAAAA!!! Nuovo computer?
Quando l’ho letto ho perso un battito! Finalmente! Scommetto
che quando l’hai
ricevuto hai iniziato a saltare dalla gioia!! Io COSTRINGERò
io miei a
comprarmene uno, dato che puntualmente, quando sto per finire un
capitolo, c’è
mio padre che reclama il pc e ogni volta che poi me lo rilascia mi
rendo conto
che ha chiuso TUTTE le cartelle, naturalmente SENZA SALVARE e io devo riscrivere tutto
da capo! Ma
lasciamo perdere. Dato che mi sono fissata con il
“chan”, fino a che la mia
mente malata non si stuferà inizierò a chiamarti
bedda-chan o ca-chan, dato che
purtroppo non so il tuo vero nome! Comunque… quando hai
voglia di fumarti
qualcosa, vieni da me, perché vendo tutta roba genuina!
Ihih… l’idea di
Sesshomaru, che ha stupito tutte, non ho idea di come mi sia venuta.
Solo che
sento che tra lui e Kagome ci sia un rapporto speciale. Rispetto.
Quello sicuramente.
Lui non ha mai avuto l’intenzione di ucciderla e non
c’è mai andato vicino. Mentre
lei, ogni volta che c’è, non prova paura. Regge il
suo sguardo, non ha il
terrore di mettersi contro di lui e ha sempre un occhio di riguardo per
il
principe dei demoni. Ho solidificato questo rapporto, che forse ho
anche
inventato, in questo modo. Per il fatto del vestito… anche
quello, è uscito
così! Che ci posso fare… non è colpa
mia! E questo genio del male, prendendo
spunto dall’altro genio del male che c’è
nella tua mente, non ti dirà una
parola su chi possa essere l’altra!! Eheh… sono
crudele, lo so! Va beh,
ca-chan, ti lascio leggere prima che ti addormenti! Bestione
bedda-chan! Voglio
vedere uno dei tuoi commenti kilometrici, okay? Ciaooo!
Giuly_chan: Tesoro mioooooooooo!!!!!!!
Perdonami… non mi
uccidere, ma non avevo tempo! Sai anche tu che ultimamente non mi fermo
un
attimo! (davvero lo so? NdGiuly_chan)
[beh… sì, dovresti saperlo… NdMe]
Comunqueee! Dato che abbiamo un occhio di
riguardo per il mitico Sesshomaru… (solo uno?!) ho pensato
di poterlo sistemare
là, come fratello di Kaggy! E no, non mi caverai una parola
di bocca. Già sai
troppo! Ora leggi e poi mi fai un commento lungo, lungo! In quel caso
FORSE
potrei svelarti qualcosina… tu invece di minacciarmi, come
nello scorso
capitolo, SCRIVI! Sennò io come faccio a pubblicartela!?
Eh… ti devo proprio
insegnare tutto… dai scherzo amore! Comunque scrivi, okay?
Così poi
pubblichiamo anche la NOSTRA
storia! Un bacione gelosona miaaa!!! E voglio vedere il tuo commento
okay???!!!!! Ciaooooooo!!!
Ora
che ho ringraziato tutti,
vi lascio al capitolo che spero gradirete. Un bacio! Mary-chan!
LEGGETE
E COMMENTATE IN
TANTIIIIII!!!!
Spiegazioni.
– Sogna, Ombra…
“Potreste
spiegarci meglio?” Sango
si intromise nella conversazione,
facendo voce alla richiesta di tutti i presenti nella sala.
“Kagome
sarà felice di
spiegarvi tutto, direi di sederci.”
Sesshomaru fece accomodare la sorella a capo tavola, poi
prese posto,
come tutti gli altri.
“Beh
ecco… è una storia
lunga…” la
hanyou cercò di evitare il
discorso.
“Non
abbiamo problemi.”
[maledetto
InuYasha…] lo
maledì la mezzo demone.
“Allora…
la specie degli
youkai Inu è un po’ strana. Era una razza molto
forte, ma non vivevano molto a lungo.
Erano tutti… un po’
come me.” Spiegò
la ragazza.
“In
che senso?” chiese
Bankotsu.
“Erano
di carnagione
abbronzata, capelli neri, occhi color terra. Comunque, con
l’arrivo delle
guerre fra demoni, ci fu bisogno di qualche guida. Combatterono fra
loro per
decidere chi fossero i più forti, i più potenti.
Gli scelti vennero chiamati
demoni maggiori. Erano in pochi, ma erano i migliori. Con il passare
delle
generazioni il loro dna cambiò. I demoni maggiori
diventarono di pelle chiara,
quasi bianca, capelli color della luna ed occhi ambrati e, cosa molto
importante, vivevano
più a lungo.” Si
sistemò meglio il guanto, poi continuò.
“I demoni maggiori si accoppiavano solo
con demoni comuni.”
“Perché?”
domandò Ayame.
“Perché
non c’era attrazione
fisica tra demoni maggiori, e, se comunque ci fosse stata una minima
eccezione,
il loro potere era troppo e non poteva essere contenuto insieme nel
corpo di
loro figlio. Perciò non avrebbero potuto
accoppiarsi.”
“Capisco…”
“Allora,
mettiamo caso che
Tizio –demone maggiore- si accoppi con Gertrude
–demone comune. Tizio, unendosi
a Gertrude, le dona un po’ della sua forza, permettendole
così di vivere più a
lungo e di essere in grado di proteggere la progenie in qualunque
situazione.
Il frutto della loro congiunzione, loro figlio, prende la potenza di
entrambi i
genitori, diventando così più forte di
loro.”
“Cioè,
più i demoni maggiori
si riproducono, più diventano potenti?”
“Sì,
Koga. Dicevo, se Tizio,
invece, dovesse accoppiarsi con Giuseppina –donna normale- la
cosa cambierebbe.
Tizio le donerebbe più forza e Giuseppina, quando ce ne
sarebbe bisogno,
potrebbe trasformarsi in demone, per poi tornare umana a scampato
pericolo.
Loro figlio nascerebbe mezzo demone, ma con tratti da demone maggiore,
e la sua
potenza sarebbe minore di quella del padre, in questo caso. Ci sono
poche
eccezioni di hanyou diventati più potenti dei loro antenati.
Sicuramente ci
vuole molta forza di volontà ed esercizio. In
quest’epoca è praticamente
impossibile.”
“Quindi
se un demone maggiore
si accoppia con una donna, il figlio viene fuori come
InuYasha?” Miroku
diede una pacca sulla spalla del mezzo
demone che lo scansò immediatamente.
“Esatto.”
“Perché
allora tu, essendo la
sorellastra di un demone maggiore, non hai le loro
caratteristiche?”
“Beh,
Sango. È una cosa un
po’ complicata.”
“Spiega
lo stesso.”
“Mio
padre, un demone
maggiore molto potente di nome Seiichi Higurashi, fu costretto a
sposare
Fumiko, la madre di Sesshomaru. Dalla loro unione nacquero Sesshomaru
e…” Kagome
si fermò, quando le arrivò una
gomitata ben assestata da parte del fratello al suo fianco.
Quel
gesto non scappò ad
InuYasha, deciso nel chiedere spiegazioni più avanti.
“…
e nulla. Nacque Sesshomaru. Di
comune accordo, dopo aver procreato,
si separarono, non essendo innamorati l’uno
dell’altra. Mio padre, qualche anno
dopo, si innamorò perdutamente di una donna. Una
sacerdotessa molto potente di
nome Midoriko. La protettrice della Shikon no Tama. Una sfera in grado
di
aumentare la potenza di qualsiasi demone o essere umano dal cuore
macchiato
dall’odio. Anche lei si innamorò di lui, provando
per la prima volta una
sensazione di completezza. I suoi genitori, però, non
accettavano mio
papà…”
lo sguardo della ragazza si fece
malinconico, triste. “Così mamma, inventandosi di
cambiare città per tenere la
sfera più al sicuro, se ne andò con mio padre. Si
sposarono e quando di
congiunsero completamente, mio padre perse ancora più forza,
avendola già
donata alla precedente moglie. Mamma, però, non avendo
ricevuto abbastanza forza
da papà e a causa dai suoi poteri da miko, non
riuscì mai a trasformarsi in una
demone. I suoi poteri, in compenso, aumentarono. Mio padre sapeva della
possibilità che io non nascessi come un demone maggiore. Ma
non aveva
considerato la possibilità che io potessi nascere diversa. Un vero e proprio
ibrido.”
Gli
sguardi delle persone
nella sala si fecero tristi e compassionevoli. Kagome non sopportava
quegli
stupidi sguardi su di sé. Non ne aveva bisogno.
“Beh,
nacqui così. Strana. Mio
padre non ebbe il coraggio
di tornare dagli altri demoni maggiori. Una bambina con gli occhi color
terra,
i capelli corvini, come una yasha comune, e la carnagione quasi bianca,
come i
demoni maggiori. I miei poteri, poi, erano dimezzati, non riuscivo a
stare al
passo con mio padre, lui era troppo potente per me. Invece quelli di
mia madre
erano uguali, anzi, forse sono anche più forte. Una
vergogna, demone comune e,
fino a prova contraria, un autentico mostro.”
“P-perché?”
“La
pelle chiara non sta bene
con i capelli scuri, Rin. Fa paura ai bambini ed anche ai grandi. Una
cosa
anormale. Aggiungendosi al fatto di essere una mezzo demone, la cosa si
complica. Non sei ammessa nella tribù dei demoni, non sei
ammessa ai templi. La
mia figura fa paura. Comunque… c’è un
giorno del mese lunare in cui divento
anche io demone maggiore, al posto di diventare una comune umana.
Finita la
storia, se non vi dispiace io vado.”
E
si alzò, iniziando ad incamminarsi verso la porta.
“Aspetta!
Dove vai!” InuYasha
provò a fermarla.
“Non
ho fame, spero che non
ti dispiaccia.” Ed
oltrepassò l’uscio,
senza degnare nessuno di uno sguardo.
Tornò
nella sua camera e,
scocciata per aver dovuto ricordare, si infilò la sua tuta
nera che era stata
lavata nel pomeriggio dalle cameriere. Legò i capelli scuri
in una coda alta ed
infilò la testa fuori dall’appartamentino.
“HARU!!” chiamò, sperando per lui
che la sentisse.
Il
piccolo demone dal colore
giallastro corse verso di lei e, riprendendo fiato, chiese cosa volesse
di
tanto urgente. La hanyou lo prese per il colletto della tunica
marroncina che
indossava e lo sbatacchiò un po’. “Devo
uscire di qui e tu mi aiuterai.”
“Ma
io non posso!”
“Che
hai capito, lucertola!
Ragiona, se Ombra non si fa più vedere e neanche Kagome si
fa più vedere, i
dubbi sorgeranno! E poi, chi siete voi per impedirmi di fare il mio
lavoro?”
“Io
però…”
“Tu
niente! Devi farmi uscire
per… uffa, InuYasha vieni fuori.”
La
ragazza fece cadere il nanerottolo che sbatté a terra, per
poi andare a
nascondersi dietro ad un mobile nel corridoio.
InuYasha
uscì da dietro a una
porta con un sorrisetto diabolico stampato sulla faccia, cosa che fece
irritare
Kagome non poco.
“Potresti
evitare di fare
quella stupida faccia?”
la mezzo demone
sbuffò, prima di appoggiarsi alla parete.
“Ho
avuto la prova di essere
più forte di te! Ti potrei sconfiggere in un battere di
ciglia!”
“Ti
ho già detto di non
dirlo!” l’hanyou si avvicinò a lei,
ritrovandosi a pochi centimetri dal suo
viso.
“Non
lo devo dire perché sai
che è la verità, giusto?” le sussurrò
sulle labbra. Si avvicinò di più, socchiuse gli
occhi. Stava per baciarla e,
appena le loro labbra si sfiorarono, si ritrovò scaraventato
dall’altra parte
del corridoio. Si rialzò a fatica, maledicendola per la
botta, ma quando rialzò
lo sguardo si stupì. I capelli scuri della ragazza avevano
rotto l’elastico e
stavano crescendo di lunghezza e si stavano schiarendo, gli artigli si
allungarono, fino a conficcarsi nella carne bianca, le zanne le
sporgevano
dalle labbra carnose e mettevano paura, gli occhi, ormai completamente
del
colore del sangue erano affilati, in cerca di una preda.
[possibile
che il suo
autocontrollo sia così poco? E ora? Come la fermo?]
La
mezzo demone si lanciò
sopra ad InuYasha con un’agilità inaspettata, con
gli artigli gli graffio la
gola, ma fortunatamente lui riuscì a scappare alla sua
morsa.
“HARU!
Vai a chiamare
Sesshomaru! ORA!”
“S-subito padrone! Oddio… speriamo che Dio ce la
mandi buona… SIGNOR
SESSHOMARUUUUUUUUU!!!” e
corse via con
la coda fra le gambe.
Nel
frattempo Kagome continuava
a lanciare attacchi a raffica contro il povero hanyou che non sapeva
come
fermarla: non voleva farle del male.
La
ragazza, ormai
praticamente nel comportamento di un animale, azzannò la
spalla sinistra di lui
che, ringhiando per il dolore, la sbatté a terra con forza.
Lei si rialzò senza
neanche un graffio e lo prese per la gola imprigionandolo al muro.
Strinse con
forza, mozzandogli il respiro. Il sangue scarlatto usciva dal collo
della
vittima e ricadeva a terra, macchiando il pavimento lindo. Sorrise
sadica,
aumentando la presa. Lo baciò con passione, graffiandolo con
i canini affilati.
Lui spalancò gli occhi quando lei si staccò dalle
sue labbra. “Avevi così tanta
voglia di baciarmi… ti ho accontentato!”
non riusciva a parlare bene, in quelle sembianze al posto
delle parole,
le uscivano solamente dei ringhi. Solidificò la presa sulla
sua preda, intenta
a non lasciarsela scappare. Proprio come un bravo cacciatore. Il mezzo
demone
non riusciva più a respirare, le forze lo stavano
abbandonando e l’avvicinarsi
alla luna nuova –giorno in cui i suoi poteri demoniaci
sarebbero scomparsi- non
lo aiutava affatto. “Sei pronto a morire per mano
mia?” ghignò la
cacciatrice.
“Fermati,
Kagome. Non
ucciderlo.” Una
voce glaciale proveniva
dal corridoio illuminato dalle fioche lampade. Sesshomaru.
“Non
posso non ucciderlo.
Lui, il suo sangue, tutto attira la mia forza demoniaca, tutto attira
il demone
maggiore che c’è dentro di me!” un altro
ringhio, stavolta più acuto, si sprigionò dalla
gola della ragazza.
“Tu
non sei un demone
maggiore. Lascialo.”
“Ti
sembra facile! Tu e tutto
il tuo stupido autocontrollo! Io non sono come te! Io non sono come
voi! Per me
è più DIFFICILE!”
iniziava a dolerle la
testa, continuando così si sarebbe presto trasformata in un
vero e proprio
demone completo e in quel caso, anche l’ultimo briciolo di
autocontrollo che le
rimaneva sarebbe scomparso.
“Anche
per lei era più
difficile.”
“Lei era più forte!”
“È
solo una tua convinzione.
Tu hai poteri di cui nessuno è a conoscenza.”
“Poteri
mostruosi. Io sono un
mostro.”
“Anche
lei era un mostro, Kagome.”
“SMETTILA!
Smettila di
parlare di lei in questo modo! Lei era perfetta! Lei non era come me!
Io non
sarei mai potuta diventare come lei!”
si
portò le mani alle tempie. La testa le scoppiava, era in
procinto di esplodere.
Si accasciò a terra accanto a corpo dell’hanyou
che, finalmente libero, era
scivolato sul pavimento, contento di poter riprendere fiato. Sesshomaru
se ne
andò come era venuto e la mezzo demone si
appoggiò al corpo di InuYasha, che la
strinse forte, cercando di alleviarle il dolore.
Sentiva, era consapevole che entro poco
sarebbe svenuta. “Perdonami InuYasha…”
le ultime parole prima di chiudere gli occhi tra le
braccia del ragazzo
che poco prima era tra le sue grinfie.
Si
svegliò tra le calde
coperte azzurre. Cercava di ricordare cosa fosse successo, ma era tutto
inutile. Si stropicciò gli occhi, sedendosi sul bordo del
letto. Si accorse di
indossare un pigiama di seta. Chi glielo aveva messo?
Spalancò gli occhi,
quando nella mente iniziarono ad affiorarle le immagini dello scontro
tra lei e
il mezzo demone. Si girò di scatto quando sentì
dei rumori dietro di lei.
“I-InuYasha…”
“Buongiorno.” Lo vedeva tranquillo,
nessun segno di graffi
sulla pelle chiara.
“Allora…
ho sognato
tutto…” la
hanyou si rigirò, dando le
spalle al ragazzo, e prese a massaggiarsi la testa. Lui le si sedette
accanto,
mettendole il braccio intorno alle spalle.
“In
teoria… diciamo che la
pratica è andata un po’ diversamente.”
“In
che senso e, se non ti
dispiace, potresti evitare di toccarmi? Mi infastidisci.” Lui si scansò
ridendo, per poi dirigersi
verso l’uscita dell’appartamento.
“Nel
senso che devi viverlo
come un sogno, non è successo nulla di cui devi
preoccuparti. Dormi, Ombra, e sogna
solamente cose felici,
okay?” E
se ne andò, lasciandola stupita
per l’ennesima volta.
Ombra.
Ombra
era veramente parte di
lei?
Sì,
l’ombra della notte.
Lei, nella notte.
Ombra
era la sua parte
nascosta.
Ombra
era la crudeltà.
La
fame di sangue.
La
voglia di vendetta.
Il
demone maggiore.
La
sacerdotessa nera.
Il
suo desiderio di essere
forte.
Di
non soffrire.
Ombra
portava dolore, morte,
distruzione.
Ombra
portava fuori le cose
che albergavano nel suo cuore.
E
ora lei doveva essere
Ombra.
Basta
buoni modi.
Basta
scuse.
Basta
falsi sorrisi.
In
quel mondo sotterraneo,
lei doveva essere solamente Ombra.
Non
sarebbe stato difficile.
Perché Ombra era
solamente la vera lei.
Ragazziiiiii!!!
Bene, bene. Vi
è piaciuto il capitolo? Spero di sì! E
ora… chi è “lei”?
lei non è altri che l’altra. Ma chi è
veramente? Perché Sesshomaru
a quel comportamento? Perché Kagome ha quella reazione?
Perché InuYasha la
tratta in modo così, come possiamo dire, dolce? Questo lo
scopriremo solo
vivendo… sì, va beh. Si dice così per
dire! Voglio sapere le vostre idee, poi,
in futuro, scoprirete se ci avrete azzeccato o meno! Un bacione!!
Mary-chan!
|
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Capitolo 5 *** Bigliettini. - Sei qui per... ***
bigliettini. - sei qui per...
Eccomi qui, ragazzi! So
che
vi ho fatto aspettare, so che questo capitolo è corto e non
è succoso. È
solamente necessario per spiegare alcune cose ed introdurne altre. Poi
ho avuto
problemi con il computer, ho perso tutti i file, ho riscritto e mi sono
persa
anche quelli, ho scritto per l’ennesima volta e, dopo, sono
riuscita a
recuperare i vecchi file. Ho fatto un mix e questo è
ciò che è uscito. Per
farmi perdonare cercherò di aggiornare sia questa, che
l’altra ff entro questa
settimana. Ci sono già delle specie di bozze. Un
po’ su carta, un po’ sul pc,
un po’ sulla pennina, un po’ nella mia
testa… sarà dura, ma ci proverò. Anche
perché l’ispirazione (per l’altra storia
soprattutto) è meno di zero, in questo
periodo. Perciò devo rimettermi in carreggiata! Penso si
possa fare, dopo una
settimana a casa con la febbre passata a dormire! Voi mi aiutate con i
vostri
commentini, vero? Vero? vero?
Ringraziamenti:
Vale728: Ciaooo!!! Scusa
per
il ritardo… però ora sono qui! Era anche ora.
Comunque… Presto, o forse no,
avrai la risposta alle domande tramite la storia. Grazie per il
commento! Un
bacione!
Rita14:
Perché ti ha fatto
pena? Che motivo c’è? No, dai, effettivamente
anche a me dispiace per lei, ma è
necessario per la storia. Sono contenta che la storia del bacio ti sia
piaciuta
e ti ringrazio per i complimenti! Baci e al prossimo capitolo!
Callistas:
BEDDA-CHAAAAAAAAAAAAAAN!!!!
Non mi uccidere Bedda-chan! MBB-sama non voleva fare tutto questo
ritardo solo…
tra una cosa e l’altra… tu mi capisci, non
è vero? L’ispirazione ogni tanto fa
brutti scherzi! Le tue supposizioni… Mmh…
potrebbero avere un senso. Calcolando
che questa storia è un intreccio disastroso sì,
potrebbero averlo! Ma non ti
dico altro! Prima o poi capirai e scoprirai se avevi ragione o meno!
Ora ho un
pc decente anche se per averne uno tutto mio dovrò aspettare
ed avere una buona
pagella… quindi un 7 in
storia… quindi dovrò studiare! Però la
prof non la sopporto!! La farò uccidere
da Ombra, ho deciso! Poi come faccio
recuperare, però? Argh! Maledetta scuola! Vedi
perché sono una
spacciatrice?? Comunque, se mi paghi il doppio, vendo solo a te. *me
bastarda*
Ora ti lascio al capitolo! QUATTROCENTO QUATRILIARDI DI BESITONES!!
Ciao
Bedda-chan!!
Achaori: Ciaoooo!!! Sono
tornata! Sono tornata! Davvero ti chiami Giuseppina? *Achaori che
minaccia Mary
con un coltello in mano* Scusa,
scusa…
volevo dire Giusy! Forse potresti avere ragione…
forse… non te lo dico! Mi
spiace che tu abbia avuto difficoltà a capire, ma era molto
complicato da
spiegare ed io ho avuto difficoltà a scriverlo. Quindi
chiedo perdono! Questo è
un piccolo capitolo che, però, non spiegherà
molto su Kagome. Parla molto in
generale. Spero ti piacerà! Un bacione!
Giuly_chan:
Amoreeeeeeeeeeee!!!!
Ciaoooo!!! Scusa per i nomi. Ma non sapevo cosa inventarmi! Dovresti
riposarti
un po’, secondo me. Rilassati, prenditi una settimana di
vacanza da tutti gli
impegni che hai! E stai un po’ con la tua Sempai-chan, che in
questa settimana
gli sei mancata tanto! Grazie per i complimenti!! Un bacione!!
Monik: Ciaoooooo!!!
Cara!!! Grazie
dei complimenti!! Sono sempre graditi da parte tua! Spero che il
capitolo ti
piaccia! Ci sentiamo su msn! Un bacio!! Ciaooo!!!
Fine ringraziamenti.
Allora, ragazzi vi
lascio al
capitolo. Un bacio! Mary!
LEGGETE
E COMMENTATE!!!
Bigliettini.
– Sei qui per…
Sfilò
il pigiama di seta che
aveva indosso, che cadde in terra. Entrò nella cabina
doccia, girando la
manopola dell’acqua calda. Si rilassò a contatto
con l’acqua bollente, mentre
la mente vagava altrove.
Ormai
non capiva più nulla.
La sua vita era confusa, lei era confusa. Erano successe troppe cose in
poco
tempo e come tutto si stava evolvendo non le piaceva. La piega della
situazione
era sbagliata, secondo lei.
Si
era trasformata in
un’assassina.
All’inizio
ciò la disgustava,
ma era nel suo DNA. Non le importava più nulla della vita
altrui. Non la
considerava, come non considerava la sua. Se fosse morta, non le
sarebbe
importato affatto. Perché la sua vita era inutile.
A nessuno sarebbe importato niente, se non ci fosse più
stata. Perché in fondo
era la sua natura, e i mostri uccidono, portano terrore, non stanno
comunemente
tra la gente a ridere e scherzare. Questa realtà le era
entrata in testa fin da
bambina, quando si era ritrovata sola insieme a lei.
Forse questa era l’unica cosa che la consolava. Era con lei. Non era completamente sola. Anche lei era diversa. Non doveva aver paura
del mondo, si sarebbero spalleggiate, sempre e comunque. Insieme.
Dopo
quel che era successo
però, era cambiata. Le veniva difficile continuare a vivere.
Innamorandosi
lasciò alle
spalle il dolore, che tornò alla carica appena scoperto il
tradimento.
Aveva
dato al mondo ciò che
il mondo voleva.
Un mostro.
Lo
era diventata. Aveva
lottato tanto, in passato, per non esserlo, ma era veramente diventata
un
mostro. E questo, a volte, la spaventava.
Si
avvolse in un asciugamano
rosato. I capelli, appena strizzati, gocciolavano sul pavimento freddo.
Infilò
i piedi umidi nelle ciabatte ed andò in camera.
Aprì l’armadio ed indossò dei
jeans scoloriti e con qualche strappo. Sopra una felpa nera con una
scritta
bianca sul petto a maniche corte. Tornò in bagno e si
asciugò i morbidi capelli
corvini con il phon, prima di legarli in una coda di cavallo. Mentre
sistemava
il pigiama sotto il cuscino, qualcuno bussò alla porta.
“Avanti!” gridò. Si diresse
verso il salotto, dov’era appena entrato Sesshomaru.
“Sesshomaru.” Disse la hanyou a
mo’ di saluto.
“Devi
andartene.” Due
parole che la bloccarono in un attimo. Il
freddo con cui le aveva pronunciate, poi, l’aveva spiazzata.
“Perché?”
“Qui
il tuo autocontrollo
vacilla, devi andare via.” Spiegò il demone.
“L’hai
deciso tu? Beh, in
questo caso, mi spiace, ma rimango. Non sei tu che devi
decidere.”
“Non
ti voglio più vedere,
Kagome.”
“Mmh,
beh, copriti gli occhi
con una mano, allora.”
“Che
motivo hai per rimanere
qui? A cosa t’importa?”
“Prima
non mi interessava,
ora rimarrei qui solamente per farti dispetto.”
Lo squadrò con sufficienza, prima di
sorpassarlo e dirigersi verso
l’uscio dell’appartamento.
“Papà
ti ha cercato molto, in
questi anni.” Sussurrò
Sesshomaru, senza
voltarsi.
“Sappiamo
entrambi che non è
così. Lui mi odiava, come te.”
Lasciò la
stanza e percorse il corridoio, senza una meta precisa.
Si
ritrovò davanti alla porta
della sala della sera prima. La socchiuse e sbirciò dentro.
Vuota faceva un
altro effetto.
[tutte le cose,
quando sono vuote, fanno un altro effetto…]
Inspirò
il profumo di fresco
che aleggiava nell’aria. Ancora non aveva capito come potesse
entrare la luce
in un posto senza finestre, ma tutto era molto strano in quel periodo,
così ci
era passata sopra senza curarsene troppo.
“Signorina,
cerca
qualcosa?” la
presenza di qualcuno alle
sue spalle la costrinse a voltarsi. Era una ragazza in tailleur nero,
bionda e
con gli occhi azzurri.
“Dove
posso trovare
InuYasha?” chiese
senza troppi giri di
parole.
“Nel
suo ufficio.
L’accompagno.”
La
giovane la scortò fino ad
una porta, situata poco più avanti. Poi la lasciò
sola, andandosene senza dire
una parola. Aveva paura.
Spalancò
la porta senza
neanche bussare e lo trovò alla scrivania, vestito con dei
pantaloni ed una
camicia, intento a scribacchiare su alcune carte.
“Kagome!” esclamò, appena
la vide.
“Mi
devi spiegare perché
diavolo mi trovo qui. Chiedo troppo?”
“No,
no. Affatto.” la invitò
a sedersi, poi incrociò le braccia. “Bene. Vedi,
ci sono tre categorie di
killer. C’è la tua categoria, quella degli
assassini che si nascondono e
nessuno sa chi siano. C’è la categoria dei killer
privati, che lavorano da soli
e compiono, come possiamo dire, ‘omicidi a
domicilio’. Detti anche sicari. Poi
c’è la terza categoria. Quella delle agenzie
killer.” spiegò.
“Agenzie
killer?”
“Sì.
Ci sono molte agenzie.
Ognuna ha un proprio territorio. Un’agenzia non
può intralciare il territori di
un’altra. I sicari possono stare dove vogliono, ma se
esagerano con gli omicidi
vengono cacciati dal territorio o uccisi. Lo stesso vale per gli
assassini anonimi.”
“Ma
non è per uccidermi che
mi avete fatta venire, oppure l’avreste già
fatto.”
“Giusto.”,
annuì. “Devi
sapere che, un tempo, c’era un mezzo demone, Naraku, che
lavorava in
quest’agenzia. Un giorno se ne andò e ne
creò una propria, da sempre in contrasto
con la nostra. Ora sta intralciando il nostro territorio e ci sta
rubando
clienti importanti. In più, crediamo che abbia corrotto
alcuni nostri agenti.”
“Io
cosa c’entro in tutto
ciò?” chiese
Kagome.
“La
tua fama è tanta tra le
agenzie, sai? Naraku ti avrebbe avuta, prima o poi. Ti avrebbe fatta
diventare
sua alleata e ti avrebbe mandata come infiltrata. L’idea
l’abbiamo avuta prima
noi.” Sorrise,
soddisfatto di quella che
presumibilmente era stata una sua idea.
“Oh.
Ed io dovrei far finta
di stare al suo gioco, mentre sono veramente con voi e, quindi, faccio
quello
che dovrei fare per lui, solo contro di lui?”
“Sì,
con discorsi un po’ meno
contorti, ma è così.”
“Ah...
senti, per curiosità.
Pensi che io sia così stupita da accettare? Non so, ho forse
la faccia di
un’idiota? Tanto per saperlo, ecco.”
“No,
ma ti conviene rimanere
con noi.”
“Perché?
Sentiamo.”
“Perché
se ti lascio andare
ti prenderà lui. Per cui ti ucciderei, se tu non
accettassi.” La
guardò sorridendo.
“Finita
questa storia mi
lascerai andare e, naturalmente, tutto ciò mi
verrà pagato. E, in più, mi
lascerai fare i miei lavori da Ombra. Se accetti avrai la mia piena
fedeltà e a
Naraku chiederò solamente altri soldi. Ci stai?”
propose, poi gli porse la
mano.
“Va
bene.” E
lui la strinse.
La
ragazza era stesa sul
letto della propria camera e stava leggendo un libro. Aveva pranzato
con
InuYasha, Sango e Miroku, scoprendo, con qualche chiacchiera, che era
molto
conosciuta nell’ambiente e in tanti la cercavano per
comprarla.
Non
se lo aspettava.
Non
conosceva tutti quegli
schemi, quei programmi. Non se ne interessava.
Poi
la polizia si chiedeva il
perché di tutti quei morti nel mondo. Se solo avesse saputo
di tutte le agenzie
di quel genere che c’erano!
Aveva
anche scoperto, poi,
che la luce in casa arrivava da delle strane lampade che erano un
tutt’uno col
soffitto e l’aria fresca veniva portata dai condotti di
areazione, che la
prendevano dal “mondo di sopra”.
Tutto
perfettamente
programmato. Tutto.
Non
era il suo mondo, lo
sapeva. Era un mondo adatto a suo fratello, ma non a lei.
Era
libera, non le piacevano
quegli schemi.
Uccideva
chi voleva e non
prendeva ordini da nessuno, ma ora era con le spalle al muro.
Per
quanto non le
interessasse la sua vita, non aveva intenzione di farsi uccidere. Non
era
dignitoso. Un’assassina che viene uccisa? No, non ci voleva
neanche pensare!
Posò
lo sguardo sulla
scrivania e notò un bigliettino. Subito si alzò
per andare a vedere di cosa si
trattasse.
“‘Io non ti odio affatto, sorellina. Non dimenticarlo.’
Questo è di
Sesshomaru.” Prese
una penna e girò il
foglietto.
‘Non mi
piacciono le
bugie, fratellino. Anche se mi hai
abbracciato, non significa che non mi odi. Non fare il ruffiano.
Sappiamo tutti
e due qual è la verità.’
“HARU!” chiamò il
piccolo demone che, in un battito
d’ali, si trovò di fronte a lei.
“Cosa
c’è, signorina?”
chiese il nanerottolo, tremante dalla paura
per l’ultima volta.
“Consegna
questo a Sesshomaru.
E vedi di sbrigarti.”
“Sì,
signorina. Vado subito,
signorina.” E scappò via com’era venuto.
Lei
si stese nuovamente sul
letto ed accese la televisione. Fece un po’ di zapping sui
canali e, dopo pochi
minuti, la spense, perché non c’era niente di
interessante. Riprese il libro
ma, nel momento esatto in cui trovò la pagina, la strana
lucertola si era
nuovamente materializzata.
“Questo
è per lei, da parte
del signor Sesshomaru.” Disse, consegnandole il piccolo pezzo
di carta
stropicciato.
‘E dimmi
Kagome, qual è la
verità? La vorrei tanto sapere anch’io.’
Gettò
infuriata il biglietto nel
cestino, poi infuocò Haru con lo sguardo.
“Allora!
Sei ancora qui?!
Vattene!” gridò.
Il
piccoletto andò via
immediatamente e senza fare alcuna lamentela. Kagome entrò
in bagno e sbatté la
porta dietro di sé. Doveva
assolutamente
calmarsi.
Si
sentiva il lieve rumore di
passi fra i tetti.
Una
corsa, per raggiungere
qualcosa.
O qualcuno.
Un
grido.
Il
rumore di un colpo.
Quello
di un corpo che cade.
Un
debole grazie pronunciato
dalla ragazza salvata.
Altri
passi, per tornare
indietro, a casa.
Poco
dopo la sirene della
polizia.
Gli
urli stupiti di che
vedeva il corpo.
Le
maledizioni degli agenti
per non averla presa.
Il
bisbiglio dei giornalisti
che iniziavano ad arrivare.
Una
piccola risata
dall’assassina che, per l’ennesima volta, era
riuscita a scappare.
Un
uomo, nell’oscurità, che
aveva assistito a tutta la scena e presto sarebbe entrato in azione.
|
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Capitolo 6 *** Piani funzionanti. - Piccoli litigi. ***
Come
promesso, entro la
settimana, eccomi qui con un nuovo capitolo della nostra Ombra! Siete
contenti?
Spero di sì e spero di vedere tanti esiti positivi sul
capitolo. Mi sono
divertita a scriverlo, sarà che sono un po’ sadica
(forse troppo), ma mi sono
divertita! Non perché ci sia nulla di divertente, sia
chiaro, ma è stato
piacevole scriverlo e spero che per voi sia piacevole leggerlo!
Ringrazio infinitamente
tutte le persone che seguono la storia, chi commenta e chi
l’ha messa fra
preferiti. Anche se mi chiedo una cosa: perché è
tra i preferiti di 21 persone
e i commenti sono solamente 6? Fatevi sentire, gente! Non vi mangio
mica! Anzi,
mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate di questa storia contorta!
Spero di
vedere presto anche i vostri commenti! Ma ora passiamo ai
ringraziamenti [P.S.:
sono felicissima di riceverne così tanti, sono
contentissima! *me che saltella felice*]
:
Achaori: Ciao, carissima! Sono
strafelice di vedere un
tuo nuovo commento e ti ringrazio infinitamente per i complimenti^^! Su
Kagome…
forse ci hai azzeccato, forse no… chi lo sa. Comunque, non
è che il proprio
lavoro la disgusti molto. È solo una cosa un po’
complicata che si capirà
meglio, in futuro. Certamente avrebbe fatto volentieri un altro lavoro,
questo
è certo! XD Al prossimo capitolo!! Un bacione!
Vale728: Mia fida commentatrice,
sempre qui a
recensire ogni capitolo delle mie storie! Non sai come mi fai contenta!
Sono
felice che la storia ti stia piacendo e che, quindi, la trovi almeno un
po’ originale.
Grazie ancora! Un bacio! Al prossimo capitolo!
Rita14: Ciaoo!!! Sono felice che
lo scorso capitolo
ti sia piaciuto e cercherò di dare del mio meglio per
migliorarla sempre di
più! Spero di rivedere un tuo commento! Baci!
Monik: Carissimaaa!! Ma che
felicità! Sprizzo gioia
da tutti i pori! Non preoccuparti del piccolo ritardo. Io sono sempre e perennemente
in ritardo, in tutti i sensi, purtroppo! Grazie,
grazie dei complimenti! Mi fa sempre un immenso piacere riceverli da
te! O.O
Davvero mi ammiri? Non stai scherzando? Oddio, sto per avere un attacco
cardiaco, il mio cuore non reggerà a questa fantastica
notizia! Allora è
deciso, darò il mio meglio per soddisfarti, sempre di
più! Promesso! Ti voglio
bene anche io! Ci sentiamo su msn! Tanti baci, baci!!!
Giuly_chan:
Loveeeeeeeeeeeeeeeeeee!!! Sono tanto
dispiaciuta di quello che è successo, tu lo sai, vero? Ma
devi stare sempre su
e sorridermi, perché a vederti triste sto troppo male. Tu a
me devi sempre
sorridere, anche quando litighiamo o se dovessimo prenderci a pugni.
L’abbiamo
sempre detto, no? Ormai tra noi due non c’è
differenza, non ci sono segreti. Come
vedi, ti dico anche cose per cui potresti prendermi per pazza!
Perciò tu devi
sfogarti con me, hai capito? Anche se questo debba comportare il fatto
che mi
prenderai a schiaffi, mi urlerai dietro le parolacce, anche se io non
c’entro
niente. Perché questa è l’amicizia ed
io farei questo ed altro, per te. Ma
passiamo allo scorso capitolo: davvero ti è piaciuto? Ne
sono contentissima! Il
tuo giudizio è molto importante! Tranquilla, ti
insegnerò tutto quello che so e
diventerai molto migliore di me, ne sono sicura! Riposati e stai
attenta a non
sforzarti troppo, poi vedi che ti succede alla schiena e al ginocchio?
Un
bacione enorme! Aspetto un tuo prossimo commento!
Callistas: SCHIZZO-CHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!!!
Ma ciao! Tu
vuoi sapere troppe cose, cara mia! Mi domandi proprio ciò
che non ti posso
dire! Lei… lei… lei… tutto, in fondo,
gira intorno a questa lei. Io so chi è,
tu? Eheh… tu lo dovrai scoprire leggendo la storia e facendo
commentoni
chilometrici a ogni capitolo! L’infiltrato? Che sia Haru? Che
sia qualcun altro?
Quanto vorrei spifferarti tutto, ma devo mantenere il segreto
professionale! (O.o…)
Sesshomaru… beh, io ho un’ammirazione particolare
nei suoi confronti. E per me,
il suo rapporto con Kagome, come ti ho già detto,
è speciale. E in questa
storia anche, sarà così. Ci saranno eventi che lo
faranno emergere, altri che
lo distruggeranno. Prevedo che questa ff sarà lunga, credo
molto più lunga dell’altra,
cara mia. Per la mia fantasia… è solo sclero a
causa della mancanza di materia
prima (chiaramente la Nutella,
che proprio oggi my mother ha ricomprato.). Comunque mi è
balenata in testa
quell’idea e non ci ho pensato un attimo ad infilarla nella
trama,
naturalmente. Questo capitolo sarà pieno di colpi di scena.
Mi aspetto un
grande commentone da parte tua. Uno dei nostri soliti, insomma! Ti
mando un’infinità
di besitones! Ci sentiamo su msn, mamma^^!
Bene,
dopo aver ringraziato
tutti, vi lascio al capitolo, che mi auguro sia di vostro gradimento.
Baci!
Mary-chan!
LEGGETE
E COMMENTATE IN
TANTI!!!
Piani funzionanti.
– “Piccoli”
litigi.
Continuava a correre
imperterrita, ma non in direzione della casa sotterranea. Sapeva di
essere
seguita; se fosse tornata là, sicuramente tutto il piano
sarebbe andato a
rotoli.
Quando fu abbastanza lontana
dal centro della città, si fermò. Lì
nessuno l’avrebbe vista.
“Ora puoi anche venire
fuori.” comunicò
la ragazza.
Dall’oscurità
della notte
fuoriuscì un uomo dai capelli scuri e gli occhi castani,
coperto da un pesante
giubbotto. Si strofinava le mani cercando di tenerle calde e sistemava
i
riccioli corvini che, con il vento, gli finivano sul volto,
impedendogli la visuale.
Era uno stupido ningen
che avrebbe preferito di gran lunga starsene a casa a
dormire, invece di rincorrere un’assassina. Però
gli era stato ordinato dal suo
capo e doveva solamente stare zitto e ringraziare i Kami per aver avuto
quella
splendida occasione di spiccare sugli altri alla vista del presidente.
“Io so chi sei.” Pronunciò
quelle parole un po’ tremando. In
fondo lei era una killer professionista e lui… beh, lui lo
era solo in teoria.
Non aveva mai ucciso qualcuno. Piuttosto era portato per i lavori
d’ufficio. Compilare
e consegnare fogli era la sua specialità ed era anche per
questo che voleva
farsi notare. Continuare in eterno a svolgere quel compito patetico non l’avrebbe fatto
arrivare da nessuna parte.
“Oh, beh, ora che mi hai
fatto sapere questo dettaglio decisamente scontato, io cosa dovrei
fare? Darti
un bacio? Dirti che sei stato bravissimo? Spicciati, ho da
fare.” proferì
sbrigativa ed anche un po’ offesa. Era così poco
importante che mandavano un
insulso ragazzino a prelevarla? Questo era un colpo forte per il suo
orgoglio.
“N-no, io…
sono venuto qui
per portarti dal mio capo. Lui vuole vederti e mi ha mandato a
prenderti.” le
riferì il ragazzo, balbettando.
“E non poteva venire di
persona?”
“Il capo non si scomoda
mai,
per certe faccende. Ci sono i segretari proprio per questo.” spiegò lui.
“Perfetto. Allora andiamo
a
vedere chi è questo tizio.” Lo guardò e
sorrise.
Il piano stava andando come
previsto.
Era soddisfatto di se stesso.
Aveva avuto quella geniale idea ed aveva anticipato le mosse di Naraku,
per una
volta. La ragazza sarebbe tornata presto con loro, ma come infiltrata.
Una finta
infiltrata, chiaramente. Lei… già, lei.
Era strana, oppure l’unico strano
era lui, in tutta quella situazione. Non riusciva a capirla e,
purtroppo,
Sesshomaru non aveva intenzione di svelargli nulla del passato della
sorellina,
che adesso lavorava per lui. Gli sembrava strano, però, che
lo facesse
solamente per i soldi. Una come lei, che odia essere comandata da
qualcuno, che
non sopporta rimanere chiusa in una gabbia, possibile che lo facesse
solo per
qualche spicciolo? C’era qualcosa sotto che non gli tornava,
ma che avrebbe
scoperto presto.
Comunque gli piaceva. Eccome
se gli piaceva! Forse il fatto che fosse una mezzo demone come lui, o
il suo
strano aspetto, o quell’alone di mistero che le aleggiava
intorno, o la sua
storia che aveva scoperto solo per metà, o il suo stile di
vita, o
semplicemente lei, lo attirava molto. Ma sapeva che doveva pensare ad
altro, in
quel momento.
Bussò lievemente alla
porta,
da dove provenne un invito ad entrare. All’interno si trovava
un uomo seduto
alla scrivania. Un vecchio demone con pochi capelli grigi, tenuti in un
basso
codino, e gli occhi castani decisamente sporgenti, per poter anche solo
sembrare umani. Porse al ragazzo una mano scheletrica, che subito la
strinse,
in segno di saluto.
“Prego, figliolo,
accomodati.” L’uomo
lo invitò a sedersi
su una delle sedie di fronte a lui, dall’altro lato della
scrivania. Era un
vecchietto arzillo e, al contrario di quanto si potesse pensare dal suo
aspetto, ci stava ancora con la testa, anzi, stava forse anche troppo
bene.
“Presidente Totosai, sono
solamente venuto ad informarla che l’operazione sta andando
come previsto e che
dovremmo controllare il lavoro di Ombra, in questi giorni, per fingere
di
rapirla, come abbiamo già fatto.”
enunciò
InuYasha al suo superiore, gesticolando con le mani artigliate.
“Benissimo, ragazzo. Sono
fiero di te. Ero certo che mettendoti a capo
dell’organizzazione contro Naraku
avrei fatto una buona scelta. Vedi di continuare così il tuo
lavoro e potrai
diventare il mio braccio destro. Ma, siamo sicuri che la ragazza ci
presti
fede?” chiese.
“Non al cento per cento,
però
mi è sembrata sincera.”
rispose il mezzo
demone, ancora leggermente shockato dalla notizia. Vicepresidente.
Sarebbe stato il sogno di tutti, là dentro.
“Mi fido di te. Ora puoi
andare. Avrai tanto lavoro da svolgere.”
“Naturalmente.”
L’hanyou si
congedò e tornò
nel suo ufficio. In verità non aveva nulla a fare, se non
annoiarsi a non far
nulla, per l’appunto. Forse avrebbe potuto fare personalmente
qualche lavoretto
arretrato dell’agenzia. Sporcarsi un po’ le mani di
sangue non gli sarebbe
dispiaciuto, dopo tutto.
Era tornata la notte e lei,
dopo aver ascoltato per ore le stesso discorso che le aveva fatto
InuYasha ed
aver svolto il suo lavoro da Ombra, sperava ardentemente che la
venissero a
prendere in fretta, essendo stufa di tutta quella faccenda.
Aveva ucciso un uomo. Uno
stupratore. Non sopportava quelle persone. Riteneva che uccidere i
criminali
fosse più nobile del fare violenza sul corpo di una donna.
Lei mandava
solamente i delinquenti nel giusto posto per loro: l’inferno.
Ed anche se un giorno, forse non troppo lontano, dato i
rischi che correva, sarebbe finita in quel luogo insieme a loro, non le
importava. Era corretto che anche lei finisse lì. Non aveva
mai sperato che,
anche se in un certo senso faceva giustizia, sarebbe potuta finire in
paradiso.
Non aveva neanche intenzione di chiedere perdono a chiunque ci fosse
stato
lassù, in cielo. Aveva scelto di comportarsi
così, sarebbe stato da codardi
chiedere scusa. Sarebbe stato come essere pentiti di aver fatto quelle
cose. Se
prendi una decisione, non puoi pentirtene. È la vita che
scegli di fare, non ci
si può pentire di una vita.
[Equivale a non far valere
tutto ciò che si fa nella propria esistenza ed io, beh, io
non ho l’assoluta
intenzione di farlo.]
Sentì il rumore di gomme
che
frenano sull’asfalto bagnato dalla leggera pioggia che, poco
prima, era scesa.
Girò lentamente lo
sguardo
alla sua destra, notando una Mercedes nera malamente parcheggiata. Vide
InuYasha
scendere dall’auto e venirle incontro sorridendo. Era di buon
umore.
“Ci osservano,
vero?” sussurrò
poco prima di raggiungerla, convinto
che, con il suo udito sviluppato, lo potesse sentire. Cosa che
effettivamente
avvenne.
La ragazza annuì
impercettibilmente, prima di guardarlo fisso negli occhi e di
cominciare la sua
recita. “Chi sei?”
chiese, facendo finta
di non conoscerlo.
“Ho bisogno di te, per un
lavoro, Ombra.” Disse,
cercando di non
ridere. Dejavù. Quella
sensazione era
strana.
“Come fai a sapere chi
sono?”
“Non è
importante. Comunque devi
venire con me.”
“A cosa ti servo? E chi
sei?”
“Lo scoprirai
presto.”
“Beh, tanto non ho nulla
da
fare…”
Seguì il mezzo demone
fino
alla macchina e vi entrò, guardandolo ridere dal posto del
passeggero.
“Smettila di fare l’idiota e parti. È
l’ultima volta che faccio una cosa del
genere.”
“Guarda la cosa positiva:
questa volta non ti ho dovuto portare in braccio.” Continuava a ridere,
mentre iniziava a
prendere velocità con il mezzo.
“Già…”
“A ripensarci, ti sei
fatta
fregare come una pivellina!” e rideva.
“Ti pregherei di
smetterla…”
“Ti ho immobilizzata con
un
semplice bacio!” e rideva.
“Finiscila…”
“Sei rimasta
lì, immobile,
senza capirci più niente!” e rideva.
“HO DETTO
BASTA!” strillò
lei.
Il ragazzo la guardò,
improvvisamente serio. Riprese a guardare la strada, in silenzio.
Accese la
radio e l’impostò su una stazione musicale.
Il viaggio verso la base
continuò così, nel mutismo più assoluto
Qualcuno bussò alla
porta del
suo appartamento e lei, ignara di chi potesse essere, andò
ad aprire. Appena
spalancata la porta, si ritrovò a terra, con un labbro
sanguinante. “Ma che
diavolo…” alzò
il volto, vedendo davanti
a sé una ragazza, una yasha, in kimono, con i capelli neri
tenuti legati in uno
chignon rigido e gli occhi, di una particolare colorazione bordeaux,
puntati su
di lei, quasi a volerla infuocare.
“Kagura…”
“Vattene!” gridò la
demone, furiosa.
Kagome la squadrò, senza
capire il motivo di tanta ira. Si alzò, pulendosi il labbro
con indifferenza.
“Perché? Vuoi entrare? Se vuoi ti offro un
the.” Si
diresse in cucina e prese la teiera dalla
credenza. Teiera che cadde, per mano della ragazza appena entrata nella
stanza,
riducendosi in pezzi. “Dovrò chiedere ad InuYasha
di procurarmene un’altra.
Bene, se non vuoi il the, desideri altro?” le chiese, come se
niente fosse.
“Tu…
tu… smettila di
prendermi in giro!” Kagura le diede uno schiaffo, in preda ad
una crisi
isterica.
“Cosa vuoi da
me?” domandò
fredda la hanyou.
“Devi andartene da
qui.”
“Perché?”
“Devi stare lontana da
lui!” la
colpì nuovamente con un pugno,
facendola sbattere violentemente contro un mobile della cucina.
“Da lui?” si
rialzò in piedi,
tenendosi lo stomaco.
“Sì, non
fingere di non aver
capito!” la
donna la prese per i
capelli, lanciandola nel salotto.
“Non capisco a chi ti
riferisci.” Ricevette un calcio, poi un altro, senza
difendersi.
“Smettila di fare la
finta
tonta! Perché non mi attacchi? Eh? Perché non ti
trasformi, mostro!” continuava
ad attaccarla senza sosta e lei
non faceva niente per fermarla.
“Io non…
picchio le
donne…” sputò
del sangue che finì in
terra, sporcando il pavimento.
“Quanta bontà
d’animo!” la
prese per il colletto della camicia che indossava e la
sbatté fuori la porta
d’ingresso, addosso al muro del corridoio. Il piccolo Haru,
che stava passando
di lì proprio in quel momento, si spaventò,
vedendo la signorina in quelle
condizioni, e corse subito a chiamare InuYasha.
“Perché…
perché insisti
tanto?” respirava
a fatica e le doleva
tutto, ma non avrebbe alzato le mani su di lei.
“Tu, tu devi stare
lontana da
lui!” si
avventò sulla mezzo demone,
colpendola nuovamente.
“Lui… lui
chi!?”
“Devi stare lontana da
Sesshomaru… capito, mostro?”
le sussurrò
all’orecchio, prima di darle un pugno in volto.
“Ma lui…
è mio fratello!”
“Sai benissimo anche tu,
che
nella razza Inu, la vostra parentela non conta. Demone comune e demone
maggiore. Solo questo conta!” le diede un calcio,
incrinandole una costola.
“Lui è mio
fratello… e basta.
E poi, pensi veramente che, anche se fosse, mi allontanerei da lui
solamente
perché mi stai picchiando?”
“Basta! Tu devi stargli
lontano!” la alzò da terra, scaraventandola
più avanti.
“E poi… io non
sono una
demone comune… io sono un mostro, come hai detto
tu.”
“Zitta! Devi andartene da
qui!”
“No.” La yasha si
avventò su di lei, furiosa.
La tenne bloccata in terra
mentre, dal kimono, estraeva un coltello che subito le puntò
alla gola. “Devi
sparire.”
“Uccidimi. A me non
importa
nulla. Se pensi che questo possa aiutarti con mio fratello, fa pure. La
mia
vita non mi interessa.”
Kagura spalancò
gli occhi, non staccandosi però da lei e continuando a
spingere la sua arma
sulla gola della ragazza.
“Kagura. Ferma.” La yasha si
bloccò, sentendo la voce del suo
capo. Si alzò e gettò il coltello a terra,
lasciando la hanyou dolorante sul
pavimento.
Il mezzo demone prese Kagome
in braccio, che non riusciva a muoversi, mentre la demone iniziava ad
incamminarsi, senza degnare nessuno di uno sguardo.
“Stai bene?” chiese alla giovane, che
gemeva flebilmente
di dolore.
“Sono stata
meglio…”
sussurrò.
“Tu.” La donna si
fermò, rivolgendosi alla mezzo
demone. “Tu le somigli.”
“Somiglio a
chi?” riuscì a
dire, a stento.
“A tua sorella.”
“Non è
così. Era diversa da
me.”
“Non così
tanto come credi.
Siete simili. Solo che a lei piaceva vivere.”
Proferì, sorridendo.
“Ma tu... come
la…” cercò di
dire.
“Non sono cose che una
stupida come te ha il diritto di sapere. E non prenderti tutta questa
confidenza, mostro.”
“Tanto lo
scoprirò.” Mormorò
convinta.
“Probabile.”
Assentì,
andandosene.
Kagome rise lievemente, ma fu
costretta a fermarsi per un dolore lancinante all’addome.
“Mi porteresti a
letto? Mi riprenderò fra poco.”
Lui obbedì, non sapendo
cos’altro fare. Sapeva che sarebbe stato inutile convincerla
a fare qualsiasi
cura. Perciò non gli restava che fare ciò che gli
era stato chiesto e rimanerle
accanto, nella speranza che sarebbe veramente guarita presto. La
depositò sul
materasso e le si sedette accanto.
“Perché non ti
sei difesa?”
le domandò.
“Non picchio le
donne.”
“Non intendevo
picchiarla! Ma
almeno evitare che ti facesse tutto questo!”
“Ti stai
preoccupando?”
“Di te? Perché
dovrei?”
“Comunque, volevo vedere
dove
aveva intenzione di arrivare. Ah, devi procurarmi un’altra
teiera e farmi
pulire il pavimento. Lo pulirei io stessa, ma non riesco a
piegarmi.”
“Okay. Ma, posso sapere
chi è
tua sorella?” chiese
il ragazzo,
sperando in una risposta.
“Non prenderti tutta
questa
confidenza, chiaro? E adesso sparisci, non ho bisogno della
balia.” Lo cacciò
via la hanyou.
[più che altro
assomiglia a
Kagura…]
Lui si alzò, dirigendosi
verso la porta. Poi si fermò e si girò verso di
lei.
“Tanto lo
scoprirò, prima o
poi.” Disse
deciso.
“Probabile.”
Approvò. “Ma credo che il
‘poi’, in questo caso, sia
appropriato.”
“Vedremo.”
“Vedremo.” Ripeté, prima
di
chiudere gli occhi.
Lui se ne
andò, sorridendo.
Il litigio in macchina era superato. Anche se, sentiva ancora qualcosa
di
strano. Perché tutti quei misteri? Non riusciva a
spiegarselo. Ed anche se
sapeva che aveva altre priorità, non riusciva a non
pensarci. Quella ragazza
nascondeva qualcosa di grosso. Qualcosa che, a quanto pare, si
estendeva a più
membri dell’operazione. E lui avrebbe risolto il mistero, prima o poi.
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Capitolo 7 *** Sogni. - Voglia di chiarimenti. ***
Sono
qui con un nuovo
capitolo, ragazzi! Spero, in questo modo, di farvi felici, come voi
rendete
felice me con i vostri commenti^^!!! Allora, so che sono in ritardo, ma
vi
ripeto: io sono l’incarnazione
del
ritardo stesso. Do un appuntamento? Arrivo in ritardo. Sempre, sempre
in
ritardo! È una cosa orribile, lo so. Ci faccio i conti da
quando ho iniziato a
prepararmi da sola. Neanche a dire che faccio chissà che, ma
sono sempre in
ritardo. Ormai ci convivo! Comunque, torniamo alla storia. In questo
capitolo
si capiranno alcune cose… e capirete anche che…
dovete leggere per scoprirle! Ehehe…
Ringrazio
infinitamente le 23
persone che hanno messo la ff fra preferiti, chi semplicemente legge e
chi
commenta, cioè:
Callistas:
SCHIZZO-CHAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!!!
Non mi uccidere. So che è moltissimo che non mi faccio
sentire ma ho un po’
[molti] casini a casa che mi impediscono di fare parecchie cose.
Già è tanto
che sono riuscita a scrivere questo capitolo, calcolando che ho dovuto
scriverlo a penna e poi ricopiarlo sul computer, dato che non ho avuto
molto
tempo per starci. Per cui mi dispiace! Spero che presto potremmo
risentirci
regolarmente e, non preoccuparti, presto commenterò anche la
tua storia [a
proposito… capitolo fantastico^^!]. Ora passiamo a noi.
Allora, so che l’incontro
tra InuYasha e Kagome non è stato il massimo, ma: 1) non
avevo una buona idea
di come farlo e ho pensato di farlo molto tranquillo, calcolando che ci
mancava
poco che quei due si mettessero a ridere. 2) giustamente era
programmato e dato
che l’umano stupido che era andato a prelevare Kagome era, effettivamente, stupido, non si sarebbe
accorto di nulla. Per cui…
è andato così! Poi: giusto, Inu è un
po’ bastardo in questa ff, anche se credo
che, in una situazione simile, anche nella storia originale avrebbe
riso in
quel modo di Kagome non rendendosi conto di farla arrabbiare. E Kagome
ha
reagito come avrei reagito io, forse anche in maniera più
“dolce” XD!!! Kagura…
cacchio, Kagura è un personaggio che amo
incondizionatamente. Rischiare di
morire per conquistare la sua libertà, il cercare di non
dipendere da
nessuno. Un personaggio che indubbiamente stimo. Un personaggio che
è riuscito
ad affascinare anche il nostro freddo Sesshomaru, nel manga e
nell’anime. Un
personaggio fantastico, che nella storia avrà un ruolo
particolare. In questo
capitolo non apparirà, ma nei prossimi tornerà,
te l’assicuro. D’altronde: un
passo alla volta^^! Spero che anche questo capitolo ti
piacerà, Bedda-chan. E
spero di rivedere uno dei tuoi soliti commentoni giganteschi!
Un’infinità di besitones,
mamma!
Vale728:
Ciaooooooo!!! Grazie
dei complimenti! Sono contenta che la storia stia continuano a piacerti
e,
tranquilla, le cose saranno più chiare a mano a mano che i
capitoli
aumenteranno. In effetti dovrei decidermi a scrivere più
velocemente! Eheh… Spero
che anche questo capitolo ti piacerà! Un bacione!
Monik:
Ciauuuu!!! Carissima! Che
felicità vedere un altro tuo commento! Grazie dei
complimenti, sono sempre ben
accetti da te! Ecco qui il tuo tanto aspettato continuo! Io aspetto,
invece, un
altro tuo commento!! Un bacione!! Ciao, ciao! T.v.b.
Rita14:
Ciaoooo!!! Grazie,
sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Non sono
d’accordo con te
per Kagura: io adoro quel personaggio. E, come hai potuto notare, quel
comportamento era giustificato. Era sia per Sesshomaru, sia per
metterla alla
prova e vedere quanto assomigliasse alla sorella. Comunque in questo
capitolo
non riapparirà! Ringrazio ancora per i complimenti e spero
che anche questo
capitolo ti piacerà a che commenterai! Un bacione!!!
Giuly_chan:
LOVEEEEEEEEEEEEEEEE!!! In questo momento sono qui, ad aspettare come
una
broccola al telefono, con te che ti sei inventata una canzone da
mettermi per
aspettare in linea, mentre raccogli non so quante centinaia di perline
da
terra. Ti sembra una cosa normale? Per una coppia come la nostra, direi
proprio
di sì! Kagura… ma che amore quella ragazza! Io la
venero! E tu, chiaramente, lo
sai già! Sono felice che ti sia piaciuto lo scorso
capitolo… mi fa piacere
sapere che quello che ti scrivo ti piace. Mi fa sentire importante!
[non sono
normale… tralasciamo questo fatto! E SCUSA per il discorso
un po’ contorto!]
Posso farti nuovamente gli auguri? Sono felicissima di come sia finita
la
faccenda!! E sono felicissima del fatto che ora tu stia con il tuo
bellissimo
principe azzurro! [tralasciamo anche il fatto che ti chiama amoruccio
mio…
vah!] Ora ti lascio al capitolo!! E se non commenti, sai che succede,
no?! Un
bacione!!! Ciao, ciao Love-chan!
Achaori:
Ciaoooooo!!! Non
preoccuparti per i tre commenti! Io faccio pasticci peggiori tutti i
giorni! Ce
l’hanno tutti con Kagome: è vero. Ma,
d’altronde, è il punto chiave di
un’importantissima
operazione, la vogliono mettere un po’ alla prova.
Rin… Rin… lo scoprirai in
questo capitolo, mia cara! Non ti dico niente! Spero di rivedere un
altro tuo
commento!!! Ciao, ciao! KissKiss!
Ecco,
ora che ho ringraziato
tutti vi lascio al capitolo! Ci vediamo alla fine! Un bacio! Mary-chan
LEGGETE
E COMMENTATE IN
TANTI!!!
Sogni.
– Voglia di
chiarimenti.
“Kagome?
Kagome? Dove sei? È tardi, è ora di andare a
dormire!” una
voce dolce la chiamò.
Uscì
da dietro a un piccolo cespuglio, che era
riuscito a coprirla completamente, e si fece vedere
dall’elegante figura, che
l’aspettava sulle scale che portavano in casa, a braccia
incrociate. Si
avvicinò lentamente alla ragazza e le sorrise, chiedendo
scusa per il ritardo.
“Forza,
dobbiamo tornare dentro. Inizia a far freddo,
qui fuori.”
La
piccola si era sempre chiesta perché, mentre di
giorno fosse sempre allegra e gentile, di sera, la giovane che le stava
accanto, diventasse sempre fredda e rigida. Quasi sbrigativa, in ogni
cosa che
faceva. Non la voleva vicino e si chiudeva in camera ad un orario
insolito,
anche per lei che era ancora una bambina.
“Abbiamo
fatto tardi, maledizione…”
continuava a ripetere, suscitando confusione
nei pensieri della bimba che la seguiva timidamente, con lo sguardo
rivolto al
terreno.
Improvvisamente
si fermò, tenendosi la testa con le
mani e iniziando a strillare, quasi fosse posseduta dal demonio.
“Sorellina?
Sorellina, stai bene? Che ti succede?
Rispondimi!” Kagome
provava a scuotere
l’altra, la quale si dimenava in terra. Intanto il suo corpo,
lentamente, stava
cambiando forma.
“Kyoko!
Kyoko, che ti succede? Rispondimi!”
dagli occhi della cucciola hanyou iniziarono
a sgorgare lacrime di paura, mentre gli occhi della sorella diventarono
neri,
come la pece, gli artigli si allungarono a dismisura, i capelli, di
natura
argentati, diventarono scuri e le zanne fuoriuscirono dalla bocca,
andando a
graffiare le labbra rosse, che in quel momento erano blu, come se non
avesse
più aria nei polmoni e non riuscisse a respirare. La mezzo
demone finì in
terra, con un braccio sanguinante: la yasha, di fronte a lei,
l’aveva attaccata
senza un minimo di esitazione.
La
piccina non strillava, non faceva nulla. Piangeva,
ma solamente perché era preoccupata per la sorella.
Serrò
gli occhi, mentre vedeva nuovamente i suoi
artigli avvicinarsi. Era sicura, in quel momento, che stesse per
morire. Perire
per mano di sua sorella.
Aprì gli occhi e si
svegliò,
di soprassalto. Si sentiva sudata ed aveva il fiatone. Da quanto, non la sognava? Da tanto, forse troppo.
Erano passati tre giorni
dalla lite con Kagura ed era tornata stabile, come aveva preannunciato
giorni
prima. Ma cosa significava stabile, se ricominciava sognare quelle
scene?
Riappoggiò la testa sul
cuscino di piume e si mise su un lato, iniziando a respirare
regolarmente. Si
impose di non pensare a nulla e cercò assopirsi nuovamente,
ma Haru, entrato
rumorosamente nella stanza, la chiamò a gran voce,
ordinandole di alzarsi.
La ragazza si massaggiò
le
tempie, prima di uscire dalle coperte calde, che la tentavano di
cacciare il
piccolo demone fuori di casa e continuare a dormire tranquillamente.
Alzatasi, lo squadrò
dalla
testa ai piedi e, non degnandolo di un saluto, si chiuse nel bagno da
dove,
dopo una buona mezz’ora, uscì preparata.
Il nanetto, che era rimasto
ad aspettarla per tutto il tempo, le chiese, con una dolcezza
incredibile, se
avesse avuto voglia di seguirlo.
Kagome, stranita da quel
comportamento decisamente assurdo,
si
ritrovò a pensare che, probabilmente, l’avrebbero
dovuta convincere a fare
qualcosa e, in automatico, portò la sua mente ad InuYasha.
[Cosa avrà fatto, quel
baka!?]
Il minuscolo youkai la
scortò
fino alla porta dell’ufficio del mezzo demone che,
sicuramente, come pensava
Kagome, la stava aspettando con ansia.
Prima di entrare, la ragazza
si girò verso il demone che si era posizionato dietro di lei
e gli sorrise.
“Haru, posso fare un cosa, prima?” chiese.
“Natural…” non riuscì a
finire di parlare, che un pugno
lo scaraventò al muro, facendolo collassare in terra.
“Questo è per
avermi
svegliata in quel modo, idiota.”
lo
rimproverò la hanyou, prima di chiudersi la porta alle
spalle e lasciare il
povero infortunato disteso sul pavimento, a maledire il suo capo per
aver
rapito quella pazza ed averla
portata
lì. Un giorno, era certo, l’avrebbe ucciso, se
l’avesse fatta arrabbiare.
Il demone si rilassò
sulla
poltrona in pelle del suo studio e prese in mano la cornetta del
telefono,
poggiata sulla scrivania di fronte a lui. Compose un numero non
registrato
nella rubrica digitale e, dopo aver emesso un ghigno,
accostò l’apparecchio al
suo orecchio dall’udito fine.
“Sono io.” proferì, senza
dire il suo nome, sicuro che
l’avrebbe riconosciuto.
“Dimmi.”
sussurrò il suo
interlocutore, perfettamente a suo agio.
“Come sta andando? Cosa
fa,
la mezzo demone?” chiese.
“È caduta
nella trappola.
Come tutti. Pensano che tutto stia andando come previsto nei loro
piani. Non
sanno che avevamo già organizzato tutto.”
gli rispose allegro.
“Perfetto. Abbiamo
già vinto.
Continua a tenerli d’occhio, presto comincerà la
vendetta.”
“Esatto, Naraku.
Esatto.”
L’altro
attaccò – lo capì dal
continuo tu, tu, tu proveniente dal
ricevitore – e lui si sistemò meglio sul morbido
divanetto, mentre rideva,
immaginandosi cosa sarebbe successo di lì a poco.
Sarebbero tutti morti:
avrebbe ricevuto la sua vendetta.
L’Inu-youkai
osservò la
sorella, sedutagli di fianco, sbuffare e agitarsi in modo
incontenibile, sulla
sedia che presto sarebbe franata a terra per la mal distribuzione del
peso.
La guardava con occhi sottili
e leggermente irati. Come, come aveva potuto una ragazza
così, diventare
un’assassina? Com’era possibile che fosse diventata
come lui? Perché si erano
ritrovati così, in quella situazione, senza una via
d’uscita? Non poteva fare
più niente per lei, oramai. E si odiava, per questo. La sua
sorellina, quella
che rideva e giocava anche quando la chiamavano con orribili
dispregiativi,
quella che non si rendeva conto di cosa fosse la vita.
L’unica che non aveva
odiato per la sua natura di hanyou. Perché
le voleva bene.
Sapeva quanto quel
fatto l’avesse shockata, ma era
tornata normale, con il tempo. Era tornata felice, allegra. Poi era
scomparsa.
Scappata nella notte. La mattina di quello stesso giorno una nuova e
incredibile notizia era apparsa sui giornali di tutto il Giappone: un
pericoloso killer era in circolazione.
Sembrava si fosse sfogata,
quel giorno. Aveva eliminato sette malintenzionati con dei semplici
artigli e
le tracce di sangue erano dappertutto, nel vicolo stretto che era stato
il
luogo di morte delle vittime. Con il passare del tempo,
però, era diventata più
“ordinata”, nel
fare il suo lavoro. E
nessuno – nessuno!
– era mai riuscito
a prendere l’Ombra che si aggirava nei vicoli di notte e
uccideva, in ogni
modo, persone che facevano del male. Per alcuni era una salvatrice, per
alcuni
era solo un’assassina psicopatica. Ma non era
così: lei era cosciente di quello
che faceva. Ed era questo che lo spaventava di più.
“Credo che immaginiate in
motivo per il quale vi ho chiamato qui.” disse il mezzo
demone sorridendo,
dall’altro lato della pregiata scrivania. Teneva le mani
congiunte sotto il
mento e passava lo sguardo compiaciuto da lui a lei, da lei a lui.
I due non risposero; si
sentì
solamente il rumoroso sbuffare della ragazza, che aveva voglia di
scaraventare
quella scomoda sedia sul suo bel
faccino.
“Bene. Voglio che voi mi
riveliate questo mistero, o dovrò scoprirlo a modo mio.
Farei solo più fatica,
non credete?” continuò, senza badare agli sguardi
truci dei fratelli diretti
verso di lui.
“Non
c’è nessun mistero.”
proferì solennemente Sesshomaru, osservandolo con
superiorità.
“Ah, sì?
Perfetto. Ombra, tu, hai qualcosa
da dire?” le
chiese gentilmente.
“Non credo possa
interessarti, ciò che ho da dire. Non credo possa
interessarti quello che è
successo nella mia vita. Non credo possa interessarti chi sono
veramente, o chi
vorrei essere. Non credo possa
interessarti il motivo per il quale sono così, ora. Non
credo che io possa interessarti.
Credo solamente
che tu abbia bisogno dell’aiuto che ti sto dando e che,
finito tutto ciò,
uscirai dalla mia vita così come ne sei entrato. Quindi non
credo che tu abbia
bisogno di capire
qualcosa.” rispose la
ragazza, alzandosi dalla seggiola e dirigendosi verso la porta.
“Ma se proprio
hai così tanta voglia di scoprire un minimo della storia,
beh, allora aspetto
di vedere cosa farai, InuYasha.” proseguì, prima
di uscire dall’ufficio.
I due uomini, rimasti nella
stanza, erano nel silenzio più assoluto. Sesshomaru, non
avendo altro da dire,
decise di andar via, ma fu prontamente fermato dalle parole del mezzo
demone,
che gli chiedeva di parlare. Si sedette nuovamente e portò
il suo sguardo seccato
su di lui, che non si era fatto scoraggiare dal discorso della hanyou.
“Dimmi che cosa
è successo,
Sesshomaru.” gli ordinò, duro.
“Non è
successo niente.”
“Ci sono sempre dei
motivi
che spingono le persone a fare qualcosa. Soprattutto se questo qualcosa
è
uccidere. Pensiamo di stare bene, perché ci rendiamo conto
di quello che
facciamo. Ma in realtà siamo tutti malati psicologicamente.
E la cosa più grave
è rendercene conto. Nessuno di noi è sano. Certo,
c’è chi è più pazzo,
c’è chi
meno. Ma ognuno di noi ha avuto un motivo che lo spingesse a diventare
così. Anche
lei ne ha uno. E io voglio scoprirlo.”
“Quel’è
il motivo per cui
stai seduto su quella sedia, InuYasha? Perché sei a capo di
questa operazione?”
“Vuoi sapere il motivo
per
cui sono qui, eh? Uccidere da forza e una sensazione di potere. Vedere
un corpo
morto, un corpo a cui hai tolto la vita, ti da la sensazione di essere
migliore. Più forte. Io avevo bisogno di quella forza, per
la mia natura. Per
il mio essere a metà. E
quando vidi
un assassino, un giorno, uccidere un passante, decisi che lo avrei
fatto
anch’io. Che anch’io sarei diventato
così. Che anch’io avrei avuto quello
sguardo di vittoria sul volto. Ora sono qui, davanti a te.”
“Non credi che possa
essere
per il tuo stesso motivo?”
“No, lei nasconde
qualcosa.
Qualcosa che tu non mi dirai, chiaramente. Se ne avrai voglia, io
sarò qui.
Tanto lo scoprirò, Sesshomaru.”
“Purtroppo, so che
è vero.”
si alzò dalla sedia. “Io sono qui,
perché non sono riuscito a fare niente per
lei, InuYasha.” Girò la maniglia della porta.
“Lo so. L’ho
sempre saputo.”
L’hanyou lo vide sparire da dietro la porta, poi si
rilassò sulla sua
postazione. L’avrebbe scoperto a modo suo.
Gliel’avrebbe fatto dire. Ne era
certo.
Kagome tornò nella sua
stanza, decisa a fare qualcosa. Qualunque
cosa. Non poteva fare Ombra, perché era ancora
giorno e quel dannato sole
picchiava ancora. Non che avesse paura di essere scoperta, ma Ombra
agiva
solamente di notte e questa cosa non sarebbe cambiata solo
perché si annoiava
ed aveva bisogno di sfogarsi. Haru non era a portata di mano, quindi
non poteva
prendersela con lui. E neanche con InuYasha. Però…
Ripensò al sogno, fatto
quella notte. Perché ora ricominciava ad assillarla? Doveva
dimenticare. E lo
doveva fare una volta per tutte.
Bussarono leggermente alla
porta. Andò velocemente ad aprire, trovandosi davanti una
ragazza alta poco più
di lei, con sottili occhi color terra e lunghi capelli corvini, che
indossava
un semplice jeans con una camicetta.
“Tu sei Kikyo, se non
sbaglio.”
“Sì. Posso
entrare?” la donna
pronunciava ogni parola con freddezza. La proprietaria
dell’appartamento si
accostò allo stipite della porta, permettendo
così all’ospite di entrare in casa.
Le offrì una tazza di the e, dopo la risposta affermativa,
si accomodarono sul
divanetto, sorseggiando la bevanda calda.
“Posso chiederti il
motivo
per cui sei qui?” domandò la mezzo demone, posando
la tazza sull’apposito
piattino.
“Sono venuta a conoscere
meglio la “stella” del piano.” le rispose.
“Oh, beh, eccomi
qui!” disse
ironicamente.
“Spero tu abbia capito
l’importanza di questa operazione, Ombra.
E spero che tu non ci deluda.”
“Già…
sinceramente lo spero
anche io. In fondo devo solamente portarvi delle informazioni. Tutto
qui. Sarà un
giochetto da ragazzi.”
Kikyo si alzò, iniziando
ad
andare via. “Ti vorrei solo ricordare che qui non stiamo
parlando di uno
stupido bastardo da uccidere. È una cosa seria. Tienilo bene
a mente, Ombra.” sbatté
la porta e la lasciò sola, seduta sul divano.
Sbuffò, era
già stufa di
quelle persone che si permettevano di darle ordini e dirle che cosa
doveva
fare. Lei agiva da sola e liberamente, non le piaceva quel metodo. Era
lì
solamente perché ormai aveva dato la sua parola e non poteva
tirarsi indietro. E
poi… perché in fondo non voleva ancora lasciare
suo fratello, per quanto gli
costasse ammetterlo.
Sistemò le stoviglie nel
lavandino ed andò in camera sua a stendersi sul letto.
Si mise a guardare in alto e
ripensò a quando, una notte, aveva guardato le stelle
insieme a suo padre. L’unica
volta che erano rimasti insieme, l’unica volta che non
l’aveva allontanata. Perché?
Neanche se lo ricordava più. Forse
aveva avuto pena di una bambina nata con la povera sorte di diventare
un
mostro, forse aveva solamente avuto voglia di fare il padre.
Sinceramente non
le importava: quel ricordo, per lei, valeva più di mille
spiegazioni. Perché il
solo averlo vissuto, era l’importante. Non le importava il
come, il perché. Aveva
avuto un papà, per una
sera. L’aveva abbracciato, si era fatta coccolare come una
figlia. E questo le
scaldava il cuore. Quella sera aveva mostrato a
suo padre che forse sarebbe potuta essere come lui, che forse
avrebbe potuto essere al suo livello, un giorno. Aveva pregato, dentro
di sé. Lo
ricordava bene. Aveva pregato che non la lasciasse più. Che
l’accettasse, che l’aiutasse.
Il suo desiderio era andato in frantumi, la mattina dopo, quando lui
aveva
ricominciato a trattarla in quel modo superiore, senza rendersi conto
dei suoi
sentimenti. Dei sentimenti di una bambina che ha solo bisogno di
affetto e
comprensione. Una bambina che ha bisogno di essere aiutata per
affrontare il
mondo. Nulla più.
Il ricordo di quella notte,
però, anche dopo tutti i trattamenti orribili da parte del
genitore, la faceva
felice. Lui non aveva colpe, non aveva colpe se era nata in quel modo. Nessuno aveva colpe. Ma nessuno, oltre
lei, riusciva a capirlo.
Sorrise amaramente e chiuse
gli occhi. Era inutile continuare a pensarci. Oramai, niente sarebbe
più
cambiato.
Si
addormentò, senza rendersi
conto della presenza che le accarezzava dolcemente il volto e che, per
un
momento, aveva sfiorato le sue labbra con le proprie, per poi lasciarla
nuovamente sola, nel mondo dei sogni.
Eccomi
qui, di nuovo!
So che
molti si aspettavano
che questa sorella fosse un personaggio del manga o
dell’anime, ma, invece, è
un personaggio puramente inventato da me.
Ora
tutto sta nello scoprire
cosa sia successo a questa lei e il motivo per cui è
così.
Quali
saranno gli altri sogni
di Kagome? Cosa nascondono lei e Sesshomaru? E, più che
altro, con chi stava
parlando Naraku?
È tutto da
scoprire nei
prossimi capitoli! Spero di avervi incuriosito! Un bacione!!
Mary-chan
|
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Capitolo 8 *** Dolore. - Richieste. ***
Non mi uccidete! So che
è da
tantissimo che non aggiorno e mi dispiace! Ma ho avuto dei problemi,
mille cose
da fare e l’ispirazione non aveva intenzione di tornare. In
realtà è da un po’
che questo capitolo è pronto, ma non ero sicura di postarlo,
non sapendo quando
il seguente sarebbe potuto essere scritto. Penso che
l’ispirazione stia
tornando, però, quindi ho deciso di non farvi aspettare
oltre.
Questo è un
capitolo di
transizione ma, credo già nel prossimo, succederanno cose
interessanti e forse
ci saranno degli sviluppi fra i due protagonisti. So che li aspettate,
ma la
storia è complicata e loro non possono cadere subito
l’uno fra le braccia
dell’altra. Sono felicissima che comunque ci siano commenti e
la storia vi
piaccia!
Mi scuso ancora per il
ritardo
e spero di riuscire ad essere più veloce, la prossima volta.
Ed ora i ringraziamenti:
Achaori:
Ciaoooo!! Sono felice di vedere un altro tuo
commento! Già, la sorella non fa parte del manga. Un
po’ perché desideravo
creare la sorpresa, un po’ perché non riuscivo a
trovare un personaggio con le
caratteristiche adatte. Per cui… ho lasciato volare
l’immaginazione ed ecco il
risultato! Con Naraku… beh, se ti svelassi questo, ti
rovinerei l’intera
sorpresa! E non mi va! Perdonami! Kikyo… beh, potrebbe
essere lei, come
potrebbe non esserlo… chi lo sa! Un bacione e al prossimo
capitolo!
Rita14:
Ciaoo! Non devi chiedere scusa proprio a
nessuno! Sei impazzita?! Scusa tu se sono stata in qualche modo
maleducata, ma
evidentemente mi sono espressa male! I gusti sono gusti, per
carità! Chi sono
io per farti piacere qualcosa? Mi vorrei prendere a pizze, guarda.
Scusa
davvero se mi sono spiegata male! Volevo solo dirti che, comunque,
Kagura non
sarà un personaggio cattivo, proprio perché a me
piace come personaggio. Sarà
strano, certo, ma i suoi comportamenti sono giustificati! Comunque sono
contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e che anche tutta la
storia
continui a piacerti! Grazie ancora per i complimenti! Un bacione e al
prossimo
capitolo!
Monik:
Ciao Caraaaaa!! Scusa se non mi sono più
connessa ma, davvero, non ho più un secondo libero! Infatti
guarda in che tempi
aggiorno! Mi vergogno di me stessa per questi enormi
ritardi… Sono contenta che
il capitolo scorso ti sia piaciuto così tanto! Io mi sono
emozionata a leggere
il tuo commento! Lui sadico, lei con un destino orribile…
chissà che potrebbe
succedere! Io lo so solo per metà… devo ancora
elaborare un po’ di cose… sai,
vado un po’ a rilento! Grazie per i complimenti e spero che
anche questo capitolo
di piacerà! Ti voglio un mondo di bene e non vedo
l’ora di tornare a chattare
con te! Ciao, ciao e al prossimo aggiornamento!
Inukag4ever: Ciao! Che
felicità trovarti anche qui come
nuova lettrice! Mi riempie di gioia! Grazie per i complimenti! Sono
contenta di
ricevere pareri positivi sulla storia e sì, concordo con te,
se la sorella di
Kagome fosse stata un personaggio del manga sarebbe stato
già programmato ed io
avevo bisogno di un carattere diverso! Tra InuYasha e Kagome ci saranno
degli
sviluppi ma, essendo complicata la situazione, saranno complicati anche
quelli!
Del tipo “ci piace complicarci la vita”! Scusa per
il ritardo
dell’aggiornamento e spero che anche questo nuovo capitolo ti
piacerà! Un
bacione!
Callistas: Oddei…
SCHIZZO-CHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!!!
Ma come mi manchi! Basta, ti devo sentireeee!!! Con questi tuoi
commenti
stra-kilometrici mi fai sentire moltissimo la tua mancanza! Ma che ti
rispondo?
Che ti rispondo? Che ti rispondo? Io vorrei dirti tutto, ma rovinerei
la
sorpresa! E questa storia è tutto un misto di sorprese!
Kagome è molto
instabile e lei stessa non sa fino a quando la sua
precarietà mentale potrà
durare, Kagura è giustificata, poi si scopriranno tutti i
rapporti che ha con
la famiglia di Kaggy, Kikyo… forse non sarà
così bastarda come sembra… InuYasha
cerca di scoprire tutto per aiutarla, in un certo senso, ma lo fa nel
modo
sbagliato. Naraku parlava con chi? Sesshomaru cosa c’entra?
Mi spiace,
Bedda-chan, ma non posso proprio dirtelo! Spero di rivederti al
prossimo
capitolo! Cercherò di aggiornane prima e di connettermi su
msn! Voglio vedere
presto un’altra tua storia in rete! Un mondo di bestione,
mamma!
Giuly_chan: LOVEEEEEE! Ho dovuto
aspettare un’eternità
per il tuo commento, ma finalmente ce l’hai fatta!
È proprio vero che con te ci
vuole pazienza… COMUNQUE! Haru… Haru…
Haru… a me sta tanto simpatico quel
piccolo esserino che sta sempre fra le scatole! Mi ricorda tanto Jaken!
[anche perché
è ispirato a lui…] Perché a te sta
così antipatico? Cattiva! Però te l’ho
già
detto: non ti svelerò con chi parla Naraku! Accontentati
degli altri piccoli
spoiler! InuYasha cerca di scoprire tutto per aiutarla, in
fondo… certo, però,
lo fa nel modo sbagliato! Ma è proprio da lui, no? Spero che
anche questo
capitolo di piaccia! Un bacione! La tua Love-chan!
Ora che credo di aver
ringraziato tutti, vorrei ringraziare anche chi legge solamente, chi ha
inserito la storia fra preferiti e chi l’ha inserita fra
seguite! Grazie mille
e se volete farvi sentire con qualche commento, fate pure! Non mi
dispiacerebbe
affatto!
Adesso vi lascio al
capitolo!
Un bacione! Mary-chan!
LEGGETE
E COMMENTATE IN
TANTI!
Dolore.
– Richieste.
Dolore.
Le parole si spegnevano prima
di uscire dalle sue labbra.
Il respiro era irregolare.
Le mani tremavano
visibilmente.
Le labbra erano quasi blu,
come la vecchia felpa che indossava.
La morte lo stava avvolgendo.
Aveva sempre desiderato porre
fine alla sua vita in un altro modo: durante la notte. Senza
sofferenza, senza
tutti i peccati commessi che ti tornano in mente, senza vedere i volti
delle
persone care che hai tradito, che sai non potrai mai dimenticare.
Morire senza la
consapevolezza di perdere tutte le cose belle che hai sempre dato per
scontato.
Invece stava provando solamente dolore.
Stava morendo, e neanche la sua morte lo soddisfaceva. In fondo era un
ladro e
i ladri vogliono sempre di più, sempre di più.
Non era mai soddisfatto; mai.
Era per questo che stava perdendo la vita. La sua preziosa vita.
Già… preziosa.
Preziosa, sì, ma per chi, oltre che per lui? Forse era
meglio così, forse era
meglio che tornare a casa da sua moglie che sapeva tutto, ma stava
zitta. Forse
così le avrebbe regalato un vita migliore, solo perdendo la
sua. Ne sarebbe
stato capace? Sarebbe stato capace di convincersene fino
all’ultimo secondo che
gli rimaneva? No.
Le mani, apparentemente
delicate, ma dotate di quei lunghi artigli che avrebbero spaventato
chiunque,
si strinsero ancora intorno al suo collo che, per quanto robusto fosse,
stava
cedendo sotto quella morsa letale.
“P-perché?”
riuscì a
sussurrare l’uomo.
“Perché le
persone come te,
devono perire.”
“Ah…
è giusto. Anche tu,
allora…” pronunciare poche parole gli veniva
difficile, ma voleva parlare con
il suo assassino. Almeno sarebbe morto in
compagnia.
“Certo. Anch’io
un giorno
farò la tua fine, ma questo non cambia il fatto che stai per
morire.”
“Dimmi… dimmi
che non andrò
all’inferno, ti prego…”
“Secondo Dante, i ladri
finiscono all’inferno. Stanno tra i serpenti che li mordono,
trasformandoli a
loro volta in serpenti. A te questa pena non verrà
scontata.”
“I violenti contro il
prossimo finiranno… ah… finiranno immersi nel
sangue bollente e colpiti con
frecce dai Centauri…”
“No. Io finirò
immersa nel
ghiaccio.”
“I traditori…
perché…*”
le ultime parole che la voce grave della
vittima riuscì a pronunciare. L’uomo cadde in
terra, senza vita. Morto senza
esser stato confortato. Ma gli era solamente stata rivelata la
verità.
Ombra si alzò in piedi e
si
osservò le mani. Non erano macchiate di sangue, ma lei lo
vedeva lì. Il colore
scarlatto e l’odore di una sfumatura dolce, erano presenti in
quel vicolo,
erano visibili sulle sue mani. Scosse la testa, controllando nuovamente
gli
arti; niente. Se l’era solamente immaginato, anche se le
sembrava così reale.
Cominciò a correre verso
la
base, ripensando alla notte prima.
Flash back
Il corpo di un uomo, a cui
aveva appena tolto la vita, giaceva in terra, inerme. Un rivolo di
sangue
usciva dalle sue labbra, che ormai avevano perso la colorazione
naturale,
diventando di uno strano colore azzurro.
Un odore familiare dietro di
lei la portò a girarsi, scoprendo la figura di Naraku, che
l’aveva osservata
per tutto il tempo. Per alcuni minuti non parlarono: ognuno osservava
con
sguardo sufficiente l’altro, aspettando una parola. Il primo
a cedere fu il
demone, scoppiando in un attacco di ilarità. Lei lo
osservava ridere, non
emettendo alcun suono. Quell’uomo non le piaceva e, se non
fosse stata
costretta ad accettare quell’incarico, non avrebbe mai avuto
a che fare con uno
come lui. Anche se le doleva ammetterlo, la sua presenza la metteva in
soggezione e questo non le andava giù.
“Dimmi, allora. Come
procede?” riuscì a domandarle, quando ebbe finito
di ridere senza motivo.
Le si avvicinò,
accarezzandole i capelli corvini. Kagome non si scansò: un
passo falso avrebbe
potuto mandare a monte l’intera operazione ed era una cosa
che le sarebbe
costata cara. Lo sapeva bene. “Mi stanno affidando degli
incarichi per testare
la mia fiducia. Degli omicidi, niente di speciale. Per ora non so
molto. È
troppo presto.” rispose, sentendo la mano fredda dello youkai
posarsi sul suo
collo bianco, accarezzandolo.
“Sai chi potrebbe essere
a
capo dell’operazione?” chiese nuovamente,
guardandola negli occhi.
“Un certo InuYasha.
È lui che
si sta occupando di me.”
“InuYasha…
bene, bene.
Vedremo se sarà cresciuto, il novellino.”
sghignazzò, portando la mano sulle
labbra di lei, rosse come il sangue, e passando un dito sul contorno
della
bocca. “Fai bene il tuo lavoro, Ombra. Verrai ripagata bene,
lo sai.” Avvicinò
il suo viso a quello di lei e le soffiò le parole sul volto,
prima di
andarsene, lasciandola sola.
Il piano sembrava stesse
procedendo senza problemi. Appena avesse avuto delle notizie
interessanti da
riferire al mezzo demone, avrebbe lasciato l’incarico,
concludendo anche quello
con Naraku, e ripreso la sua vita. Vita.
La sua sicuramente non si poteva chiamare così.
Fine flash back
Quella notte, come previsto,
non si era presentato. Si sentiva un po’ meglio, sapendo di
non dover affrontare
quegli occhi rossi, puntati contro di lei, come avrebbe dovuto
affrontare,
entro poco, quelli dorati dell’hanyou. Voleva sapere di
più. Voleva
chiarimenti. E li voleva subito.
L’operazione procedeva
bene.
Presto Ombra avrebbe scoperto notizie interessanti da rivelargli e loro
avrebbero avuto in pugno Naraku, distruggendo lui e la sua agenzia. La
guerra
non era ancora ufficialmente aperta, ma sapeva bene che presto sarebbe
iniziata. O forse, in fondo, lo era già. Era tutto un gioco
d’astuzia: avrebbe
vinto chi sarebbe stato più furbo. Questione di clienti, di
agenzie, di
territorio. Il corpo a corpo, era sicuro, non ci sarebbe stato.
Troppo
rischioso,
pensò. Siamo tanti, sarebbe
ridicolo.
Purtroppo non poteva esserne
del tutto certo. Non poteva prevedere con troppa precisione il piano
del loro
avversario, ma sperava in bene. Per quanto quel
“bene” suonasse stonato, con
un’imminente guerra da combattere.
Nel frattempo cercavano di
tenersi stretti i clienti, soprattutto quelli più
importanti, proteggevano il
territorio, si tenevano in contatto con altre agenzie “amiche” da cui, volendo,
avrebbero potuto ricavarne alleati.
Stavano dando il tutto per tutto, per la riuscita del piano. Naraku
sarebbe
stato eliminato e nessuno avrebbe più intralciato il loro
lavoro.
Poi c’era lei.
Lei, lei, lei.
Quanto lo attirava? Quanto
bramava quelle labbra, ogni momento? Quanto sapeva che fosse sbagliato
– e rischioso –
quel sentimento?
Ne era consapevole. Lo
sapeva. Eppure il solo respirare l’aria che respirava lei lo
mandava in pura
estasi. Era impossibile, era complicato. Lui non sapeva quasi nulla di
lei e di
ciò che l’affliggeva. E poi… lei era
libera. Non sarebbe rimasta in
quell’agenzia. Non avrebbe abbandonato così il suo
lavoro, non avrebbe accantonato il
dolore in un angolo, per
rimanere lì. Non l’avrebbe mai fatto. Quando le
ordinava qualcosa, vedeva la
scintilla di rabbia nei suoi occhi color cioccolato. Così
dolci… e così spietati.
Non era amore, di questo ne
era certo. Non la conosceva, o almeno non tanto, non sapeva nulla di
lei e di
quello che provasse. Lo attirava, lo attirava come una calamita. Era
peggio di
una droga. Doveva resistere per non starle vicino, per non baciarla,
per non
abbracciarla ogni qual volta vedesse nei suoi occhi dolore, rabbia,
malinconia,
senso di colpa. Sempre,
perciò. Le
sembrava bellissima, particolare. In lei non vedeva il mostro che
vedevano
tutti, vedeva una creatura sublime, perfetta, unica. La pelle bianca e
diafana,
i capelli corvini, morbidi al tocco, le labbra rosse, il nasino piccolo
e
leggermente all’insù, gli occhi grandi e color
cioccolato fuso, il corpo
minuto, con le forme al posto giusto; gli davano l’aria di un
piccolo peluche –
bellissimo – da stringere
quando si
ha bisogno di conforto, di calore.
E lo attirava anche quando si
trasformava in una macchina di morte: la sua sensualità, i
suoi movimenti, le
zanne, gli artigli, anche il solo essere lei,
lo attraeva da impazzire. E, veramente, aveva paura di impazzire,
presto o
tardi.
Qualcuno bussò
flebilmente
alla porta del suo ufficio. Pochi secondi dopo una testa bionda
sbucò
dall’uscio.
“Signor Taisho, la
signorina
Kagome le chiede di riceverla. Dice che è una cosa
importante. Posso farla
entrare?” domandò con voce dolce, osservandolo in
cerca di una risposta, che le
fu data con un cenno del capo da parte del mezzo demone.
La segretaria sparì,
richiudendo la porta alle sue spalle, che poco dopo venne nuovamente
spalancata
dalla hanyou, venuta per parlargli.
La vide sedersi
silenziosamente sulla sedia posizionata davanti alla scrivania, mettere
le mani
sulla superficie levigata di essa e guardarlo negli occhi con fare
autoritario.
“Voglio
spiegazioni.” proferì
solennemente, guardandolo fisso negli occhi dorati.
“Di che tipo?”
“Cosa intendi fare per
incastrare Naraku, intendo.” Si passò una mano fra
i capelli, già stufa di
quella posizione. “Ho il diritto di saperlo, non
credi?”
“Io ho il diritto di
sapere
cosa mi nascondi, non credi?” le rispose a tono, sporgendosi
poco più avanti
sulla sedia girevole.
“No, non credo. Il lavoro
non
c’entra nulla con gli affari personali.”
esclamò, leggermente indignata. La
irritava il fatto che l’uomo che l’aveva rapita
volesse scoprire il suo passato.
Non era affar suo. Nessuno sapeva nulla e nessuno aveva il diritto, di
sapere
nulla. Perché con lui doveva essere diverso?
“No, se gli affari
personali
vanno poi ad influire nel risultato operativo.”
“Non capisco di cosa tu
stia
parlando. I miei affari personali non influiscono proprio su
nulla.”
“Ah, no? Bene, allora,
spero
non ti dispiacerà non sapere come ho in mente di incastrare
Naraku.” Sorrise
sghembo, intrecciando le dita sulla scrivania.
“Ti stai comportando da
bambino opportunista! Ho il diritto di sapere tutto!”
ringhiò, frustrata. In
quel momento desiderava mettergli le mani addosso e ucciderlo una volta
per
tutte. Iniziava a perdere il controllo e questo non andava affatto bene.
“Mi dispiace, ma non ho
intenzione di dirti niente, fino a che non mi svelerai il tuo segreto,
Ombra. O
forse il segreto è di Kagome? Chi lo
sa…”
“Bastardo…”
InuYasha prese in mano la
cornetta del telefono fisso, a pochi centimetri da lui, e compose il
numero
della segreteria. “Makoto? Sì, puoi far uscire
la… signorina Kagome.
Grazie.” Agganciò, prima di tornare a guardarla.
Era rimasta impassibile e furente in volto. “Sei ancora in
tempo per
raccontarmi tutto, se vuoi.” le disse, sorridendo.
“Neanche se fosse
l’ultima
cosa che faccio, InuYasha.” Si alzò dalla sedia
dirigendosi verso la porta,
dove la testa bionda di prima era spuntata di nuovo e la stava
aspettando.
“Bene, Kagome. Se dovessi
cambiare idea, sai dove trovarmi.”
La porta si chiuse emettendo
un forte rumore, a causa dello sbattere della mezzo demone, che cercava
di
sbollire la rabbia accumulata in pochi minuti. Quel ragazzo la faceva
dannare e
lo odiava profondamente. In pochi attimi le aveva rovinato una vita
già incline
allo sprofondamento. Troppi ricordi che aveva fatto fatica ad eliminare
stavano
tornando a galla. Troppi volti famigliari e troppe notizie nuove. Non
voleva,
non voleva tornare nell’oblio. Preferiva che la sua vita
sprofondasse, ma non
voleva rivivere il suo passato. La sua mente avrebbe ceduto. Forse anche troppo presto…
Aveva deciso: le avrebbe
parlato. Oramai era inutile far finta di niente e voleva arrivare fino
in fondo
alla questione.
Si era fatta spiegare dove
fosse la camera di Kagura e ora stava percorrendo il corridoio a grandi
falcate, respirando pesantemente. Era ancora infuriata con InuYasha e
le sue
manie di sapere tutto di tutti. Doveva calmarsi e, anche se era
consapevole del
fatto che quello non sarebbe stato il modo migliore per farlo, era
decisa
comunque ad andare dalla yasha. Doveva sapere di più. E
doveva farlo in fretta.
Oppure il suo passato sarebbe tornato nei suoi pensieri, forse anche
più violentemente
delle precedenti volte. E non poteva sopportarlo.
Oramai era decisa. Finito
quel lavoro, sarebbe partita. Non sapeva dove, ma l’avrebbe
fatto. Ci aveva già
pensato tante volte, però non aveva mai avuto la forza di
lasciare quel paese.
Era la sua casa. Lì aveva vissuto tante cose, le uniche cose
belle della sua
vita perduta. Non riusciva ad abbandonarle. Forse solamente
perché non riusciva
a lasciare indietro il passato, i ricordi. E faceva dannatamente male.
Rendersi
conto di vivere dietro ad una vita non più tua, comandata da
fili invisibili
che ti costringono ad agire a suon di disperazione, di dolore, di pazzia. Il suo corpo non avrebbe retto
ancora a lungo, come la sua mente.
Si ritrovò davanti alla
camera della donna. La porta spalancata la sorprese leggermente e, non
sapendo
se entrare o meno, tentennò un po’ davanti
all’entrata.
“Se hai paura di entrare,
non
dovevi presentarti, mostro.”
La voce
dura alle sue spalle la indusse a girare la testa di lato, ghignando.
Kagome
entrò sicura nell’appartamento, molto simile al
suo, se non per i colori che
tendevano al bordeaux, e si accomodò placidamente sul divano
di pelle al centro
del salotto, di una scura tinta di rosso. La guardò
sorridendo e Kagura, ancora
con lo sguardo duro, rimase in piedi di fronte a lei, squadrandola.
“Che cosa vuoi? Non mi
sembra
di averti mai invitato qui per un the, o sbaglio?” le chiese,
continuando a
guardarla.
“No. Ma mi è
sembrato più che
giusto che me lo offrissi, dopo avermi rotto la teiera. Non ti
pare?” rispose
la hanyou, sorridendo imperterrita.
La yasha, sempre dura in
volto, si diresse nella piccola cucina, mettendo a bollire
l’acqua per il the.
“Che cosa vuoi,
veramente?”
le domandò, continuando ad armeggiare con la teiera.
“Voglio parlare di lei.
Voglio
parlare di mia sorella.” proferì Kagome,
improvvisamente seria.
“Perché?”
“Perché…
perché ne ho
bisogno. Perché devo dimenticarla.”
“Pensi che sapere di
più ti
aiuterebbe a dimenticare?”
“No. Ma la mia mente non
ce
la fa più. Devo sapere, prima di impazzire per
sempre.”
Le due si guardarono negli
occhi, consapevoli.
Le due sorelle erano uguali,
per quanto fosse strano.
E ciò che era stato
riservato
per una, sarebbe stato riservato anche per la seconda.
E sarebbe stato
irrimediabile
e definitivo.
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