Piacere. Chiamatemi Ombra. L'assassina. (TITOLO PROVVISORIO)

di Mary_loveloveManga
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. - Ombra. ***
Capitolo 2: *** Rapimento. - Brutta reazione ad un bacio. ***
Capitolo 3: *** Cene importanti. - Vecchi incontri. ***
Capitolo 4: *** Spiegazioni. - Sogna, Ombra... ***
Capitolo 5: *** Bigliettini. - Sei qui per... ***
Capitolo 6: *** Piani funzionanti. - Piccoli litigi. ***
Capitolo 7: *** Sogni. - Voglia di chiarimenti. ***
Capitolo 8: *** Dolore. - Richieste. ***



Capitolo 1
*** Prologo. - Ombra. ***


Eccomi qui con un’altra e nuovissima fan fiction.

Qui, vi avverto, Kagome non è la solita santarellina di sempre, anzi, diciamo che santarellina non lo è per niente. Però, dato che sono pazza, e dato che penso che Kagome non sia un angelo fatta persona, ho deciso di descriverla così. Come? Beh… leggete. Naturalmente è una Inuyasha/Kagome, per la gioia di molte. E per la mia dato che, come avrete capito molto bene, adoro questa coppia.

Dedico questa storia, interamente alla mia Kohai-chan Giulia (Giuly_chan su efp.) di cui sono anche beta-reader e con cui ho fatto un contatto efp ancora da sistemare (Pazze_sempai e kohai).

Utilizzo questo capitolo per ringraziare tutte le persone che hanno commentato l’ultimo capitolo di: “Tutto si può dimenticare… tranne l’amore vero…):

 

Fmi89:  Ti ringrazio infinitamente per i complimenti, cono contenta che il finale ti sia piaciuto e che i sentimenti che ho provato di descrivere ti siano arrivati. Spero seguirai anche questa ff. ci conto! Un bacione!

 

Kagome19:  Ciao! Sono commossa. Giuro. Perché se hai commentato l’ultimo capitolo vuol dire che la storia ti è piaciuta veramente e ne sono davvero felice. Ti assicuro, e puoi anche chiedere in giro, che sono una bambina infantile, ma non riesco ad essere così quando tratto di argomenti importanti e, soprattutto, non riesco ad essere così quando inizio a scrivere. È più forte di me; non ci riesco. Ho provato ad esprimere in parole quello che potrebbe essere la vita agli occhi della protagonista, e sono lieta che il messaggio sia arrivato. Spero che, anche se non commenterai, continuerai a seguire le mie ff. ci terrei davvero molto! Un bacione e ancora grazie per i complimenti!

 

Le_montagnine:  Sono pienamente d’accordo con te, la vita non sarà mai “tutta rose e fiori” ed in effetti è più il contrario. Sono contenta che il mio modo di scrivere ti sia piaciuto e ancora più contenta del fatto che tu abbia continuato a seguirmi e che il messaggio che ho provato a mandare ti sia arrivato. Spero che continuerai a seguire le mie storie! Ancora grazie e un bacio!

 

Vampire93:  Sono contentissima che la storia ti sia piaciuta e che tu sia d’accordo con me. Poi, mettiamola così : siamo due pazze! Grazie per i complimenti e spero seguirai anche questa ff! un bacione!

 

Fania115:  O//////////////O  Hai esagerato!!! Quanti complimenti! Io? Qualcosa di magico? Sono altamente lusingata e, ti giuro, sono tutta rossa! Sono veramente felice che la storia ti sia piaciuta e spero vivamente che seguirai anche questa! Un bacione!

 

Rita14:  sono contenta che la storia ti sia piaciuta! Spero seguirai anche questa! Un bacione!

 

Vale728:  Grazie, anche se non sono così matura come pensi!! Sono felice che la storia di sia piaciuta e spero che manterrai la parola sul fatto che continuerai a seguire le mie ff! Ci tengo molto! Un bacione!

 

La_mosca_bianca:  Grazie mille! Sono contenta che il finale ti sia piaciuto! Spero che commenterai anche questa storia! Un bacione!

 

Achaori:  Non sapevo tu avessi la mia stessa età, e sinceramente non me lo aspettavo. Sono veramente lieta che la storia ti sia piaciuta e spero continuerai a seguirmi perché ci tengo a sapere come ne pensi. Poi hai ragione, anche noi possiamo scrivere e come vedi sto continuando a farlo! Un bacione! E aspetto di vedere altri tuoi commenti!

 

Okkiverdi:  Grazie, grazie, grazie!! Sono felice che la storia ti sia piaciuta! E voglio vedere i tuoi commenti anche in questa ff, okay? Un bacione!

 

Callistas:  Bedda beddissimaaaaaa!! Che commentone! Di la verità, ti ho ispirato è? Hai detto: “Perfetto, questa mi rompe sempre le scatole facendomi addormentare, ora ripaghiamo con la stessa moneta!” Peccato che non hai considerato il fatto che ho adorato quel tuo commentone kilometricooo! E sono anche saltata per la gioia! Comunque, siamo seria. Lo sai che dopo il tuo commento avevo le lacrime agli occhi? Sono contenta che ti sia piaciuto. Sono contenta che il mio messaggio ti sia arrivato. Sono contenta che la mia positività ti abbia aiutato. Sono contenta del tuo pensiero su di me, cioè del fatto che abbia le carte in regola per scrivere. Sono contenta che tu abbia seguito la storia fino alla fine e, soprattutto, sono contenta che tu abbia deciso di recensire l’ultimo capitolo. In effetti avevo un po’ paura a dire di essere così piccola, perché ho pensato che molti non avrebbero più commentato ed ho pensato che non potessimo più essere “amiche di recensioni”. Perché infondo io ti considero un’amica e ci sarei rimasta male se tu non avessi più commentato per la mia età. Comunque non voglio farti addormentare. Spero che seguirai anche questa mia storia! Besitones!!

 

Ora che ho finito i ringraziamenti un’ultima cosa:

LEGGETE E COMMENTATE!! Bacioni! Mary!!

 

 

 

 

 

Prologo. – Ombra.

 

 

 

 

 

Chiusa in quelle quattro pareti.

Chiusa nella sua mente.

Dov’era il suo spirito?

Esisteva più?

Era volato via, quando anche lui se n’era andato?

Non aveva resistito, era crollata.

Si era gettata a terra.

Aveva pianto.

Pianto un amore non corrisposto.

Pianto un desiderio incontrollabile.

Pianto un piccolo “no”.

Perché la sua mente era troppo fragile.

Troppo facilmente si sarebbe potuta spezzare.

Troppo facilmente il suo cuore, ogni volta, avrebbe potuto dire basta.

Ogni sofferenza, ogni debolezza.

Per lei erano una fitta al cuore.

Una fitta che non si poteva ricucire, una fitta che non poteva rimuovere.

Troppo, troppo debole nei confronti del mondo.

Troppo, troppo piccola nel pensiero per riuscire a ragionare.

Aveva detto basta, aveva reagito.

Si era sfogata.

Poi aveva ripreso in mano la sua vita.

Quel piccolo “no” le sarebbe servito, avrebbe portato distruzione nei cuori degli altri.

Perché quel piccolo “no”, quella piccola stupida negazione le era stata data per il suo cuore.

Un cuore troppo grande, troppo buono.

L’aveva tradita, aveva approfittato della sua dolcezza, del suo amore.

Aveva approfittato di lei, per arrivare all’altra.

Bene, era stato il primo ad aver pagato.

Quel piccolo “no” sarebbe significato morte.

Troppo, troppo era stufa di servire gli altri.

Troppo, troppo era stufa della gente che si approfittava di lei.

Aveva chiuso con il suo passato, aveva chiuso con il suo futuro, aveva chiuso con il suo presente.

Aveva rafforzato la sua mente, ora era forte.

Forte per quanto una bugia la si possa considerare così.

Però non era riuscita completamente nel suo intento.

Lei uccideva: uccideva solamente chi faceva del male.

Quindi salvava: salvava chi come lei aveva subito un torto.

Una strana situazione.

Accusata di omicidi, effettivamente commessi.

Considerata un’eroina per i salvataggi compiuti.

A lei stava bene così.

Nessuno avrebbe più saputo niente di lei.

Il suo passato non esisteva più.

Il suo futuro non si sarebbe più creato.

Il presente era superfluo.

Era viva finalmente.

Una vita di dolore, di sofferenza.

Una vita che ad alcuni portava gioia.

Ad alcuni portava morte.

Era contenta.

Anche se nessuno la conosceva.

Tutti ora sapevano di lei.

Tutti la rispettavano.

Tutti avevano paura.

Tutti gioivano al suo arrivo,

fino a che anche il loro momento non sarebbe arrivato.

 

 

 

Sorrise, un altro lavoro compiuto.

Saltò sul tetto e corse.

La notte oscurava la sua figura ed eliminava l’odore del sangue che gli era rimasto addosso.

Raggiunse la sua casa, entrandovi dalla finestra.

Sfilò la sua tuta attillata nera e si infilò in doccia.

Si strofinò forte, levando le ultime tracce rosse che aveva sulla pelle chiara.

Quando ebbe finito si avvolse nell’asciugamano azzurro e tornò in camera.

Si asciugò i lunghi capelli corvini, poi si vestì, indossando semplicemente dei jeans scuri e una felpa verde militare, con una scritta sul petto. Legò i capelli in una coda bassa ed andò in cucina a prepararsi un caffè.

Mentre la macchinetta bolliva prese il telecomando e spinse il pulsante di accensione.

La televisione mostrò delle immagini raccapriccianti: un corpo praticamente squartato da artigli affilati.

Naturalmente immagini orribili per tutti, tranne per l’autrice di quel misfatto.

Rise, come se le fosse stata appena raccontata una barzelletta.

Chiaramente i poliziotti già sapevano di chi fosse la colpa, peccato che non sapessero come prenderla e poi, insomma, aveva appena salvato un cittadino che stava per essere ucciso!

La chiamavano “l’ombra” per il semplice fatto che non avessero idea di chi fosse.

Però pensavano fosse una donna, il perché rimaneva un mistero. Una semplice intuizione.

Le sue orecchiette canine si mossero frenetiche, alla presenza di un nuovo rumore.

Poco dopo il campanello suonò, stava arrivando la pizza che aveva ordinato prima di andare ad uccidere quel tizio di cui neanche sapeva il nome.

Pazienza, non tutti i morti andavano ricordati.

Andò ad aprire, trovandosi di fronte, come prevedeva, il ragazzo che consegnava le pizze.

Pagò, mentre lui, purtroppo, iniziò a chiacchierare.

“Ha visto signorina? Ha visto? L’ombra ha colpito ancora!”  strillò euforico.

“Già, ho visto…”

“Non è eccezionale?!”

“Sì, fantastico…

“No, non fantastico! Magnifico! Lei è così…”  e prese a parlare all’infinito.

Si massaggiò le tempie.

Perché non poteva ucciderlo, quel ragazzino petulante?

Sarebbe stato troppo rischioso?

“Non trova, signorina?”  domandò l’oggetto dei suoi pensieri.

“Come?”

“Beh, che…”

“Basta! Basta! Ho capito, va bene, arrivederci!”  e gli sbatté la porta in faccia. L’altro, abbastanza offeso, girò i tacchi andandosene, appena vide qualcun’altro andò a parlarci. Fino a che il povero infortunato non scappava via.

La mezzo demone apparecchiò la tavola e si mise a mangiare, mentre sullo schermo della TV, rimasta accesa, passavano le immagini di un film giallo.

Li trovava stupidi, ma alla fine si divertiva a prendere in giro quegli idioti che facevano la parte dei poliziotti.

Quando finì di mangiare spense tutto, s’infilò il pigiama e di mise sotto le coperte calde.

Chiuse gli occhi pensando a come avrebbe potuto uccidere la sua prossima vittima…

 

La mattina dopo si svegliò al suono della sveglia.

Si alzò stiracchiandosi, dopo entrò in bagno, si lavò e quando ebbe finito indossò un tailleur nero, mise ai piedi un paio di decolté dello stesso colore e dopo passò al trucco. Con il tratto leggero della matita ripassò il contorno degli occhi color cioccolato, coprì la pelle chiara con un po’ di fard, evidenziò le labbra abbastanza carnose con un rossetto rosso, infine si spruzzò una goccia di profumo. Pettinò i capelli, lasciandoli sciolti. Si mise una collana ed un paio di orecchini. Preparò la borsa, prese le chiavi di casa e della macchina ed uscì per andare a lavoro.

Faceva la segretaria in uno studio di avvocati. Rispondeva alle telefonate, sistemava le cartelle, fissava gli appuntamenti, seguiva gli ordini dei suoi capi e cose di questo genere.

Era apprezzata come lavoratrice, ma non considerata.

Se questo prima avrebbe potuto ucciderla, ora non gli importava, anche se sapeva che questa fosse una bugia.

Verso le 18.00 staccò a lavoro e tornò a casa.

Assottigliò lo sguardo ed accese la radio della polizia.

Intanto si metteva la tuta nera.

Era il momento dell’azione.

Appena sentita una notizia interessante spiccò il volo dalla finestra, la sera era già calata, nessuno l’avrebbe vista.

Sentì in lontananza delle sirene, la direzione era quella giusta.

Corse più velocemente saltando sui tetti, infilandosi nei vicoletti bui.

Sentì l’auto della polizia fermarsi. Incapaci.

L’avevano perso.

Corse da sola dietro la macchina ed appena raggiunta una distanza possibile per spiccare un salto, atterrò sul tettuccio dell’auto che rallentò per la botta.

Sorridendo si avvicinò al finestrino del guidatore e vi si sporse.

“Buonasera, pronto a perire? Piacere, sono Kagome. La donna che ti farà morire. O se preferisci, chiamami Ombra. Come fanno tutti.”  disse la ragazza ghignando.

Un urlo agghiacciante si sprigionò dalla gola dell’uomo al volante, che perse il controllo del mezzo.

L’hanyou alzò lo sguardo, sarebbe caduto in un burrone, per quella sera non doveva sporcarsi le mani.

Prese un coltellino e tagliò i fili dei freni, poi passò dall’altra parte del veicolo, liberando la ragazza che era stata rapita ed ora era svenuta.

La prese in braccio, poi scese dalla macchina con un salto elegante e prese in prestito il telefono della giovane. Compose il numero della polizia e quando l’interlocutore rispose, gli fece sentire il botto dell’auto che cadeva giù.

Lasciò il cellulare acceso accanto al corpo della ragazza, poi scappò via, com’era venuta.

Mentre stava tornando a casa sviò la strada, non aveva ancora voglia di rientrare.

Si diresse verso la scogliera, a guardare il mare, all’ombra, com’era sempre stata.

Sentì passi dietro di sé. Non si girò. Non aveva paura.

“Chi sei?”  chiese la ragazza.

“Non ha importanza.”  La voce risuonava dolce, ma dura allo stesso tempo. Alle narici della ragazza arrivò un odore virile, quasi selvaggio. Le piaceva, le metteva curiosità. Un’altra cosa che sentiva era che non era umano e non era demone. Era come lei: un mezzo demone cane. La cercava forse per questo?

“Allora dimmi, cosa vuoi?”

“Voglio te. Ho bisogno di te, per un lavoro. Ombra.” 

La giovane entrò ancor più nell’oscurità, così che potesse girarsi.

Quello che aveva sentito le aveva seccato le parole in gola.

Come faceva a sapere chi era?

Cosa voleva da lei?

Lo guardò e non si rese più conto di niente.

Mai nella sua vita aveva visto niente di più bello.

Spalancò gli occhi.

Cosa sarebbe successo?

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Capitolo 2
*** Rapimento. - Brutta reazione ad un bacio. ***


Eccomi di nuovo qui! Chiedo perdono per il ritardo, ma ho avuto da fare e ho dei problemini in famiglia e di salute. Nulla di grave. Solo un po’ di stress, per ora. Sarà un capitolo corto, vi avverto. Purtroppo i primi capitoli saranno corti, ma tranquilli. Più la storia andrà in là, più saranno lunghi. Tranne qualche eccezione. Sono contentissima che la storia sia piaciuta così tanto! Vi giuro, sono commossa.

Innanzitutto: 10 persone l’hanno messa tra preferiti!!! Fantastico! Davvero!

Poi: 7 commenti per il primo capitolo!!!

Sono saltata di gioia, seriamente!

Comunque ora i dovuti ringraziamenti. Come è giusto che sia.

 

Giuly_chan:  Amore mioooooooooo!!! Non sai quanto sono contenta che ti sei iscritta ad efp! E poi, mi commenti anche? Ma è stupendo! Allora, piccola Kohai-chan… te l’ho dedicata perché… sì. Lo ammetto. Ho una voglia matta di ucciderti. Anzi, dissanguarti. Ma dato che purtroppo in questo stato l’omicidio è illegale, proietto i miei desideri nella storia. No, dai, scherzo! (in parte…)  Comunque, ho voluto dedicartela perché sarebbe stata la prima che avresti letto delle mie e per festeggiare la tua nuova entrata nel sito e la tua grande amicizia nei miei confronti ho deciso di farti un piccolo regalino, che spero vivamente ti stia piacendo. Grazie per tutti i complimenti ^_^!!! Anche se sono certa che tu, con un po’ di lavoro, diventerai molto più brava di me, anche perché non sono tutto questo granché nello scrivere. Ti ringrazio ancora per tutte le ispirazioni che la tua sola presenza mi fa venire e ti chiedo di rimanere sempre la mia piccola Kohai-chan! (anche se sei più grande di me!) Ti voglio bene! E spero di vedere un tuo nuovo commento al capitolo. Ti avverto che non posto finché non lo vedo! Un bacione! Ciao tesoro!!

 

Vale728:  Ciaooooo!! Sono contenta che l’inizio ti sia piaciuto e spero ti piacerà anche questo capitolo, un po’ corto… ma è necessario! Grazie per il commento e spero continuerai a seguire la storia! Un bacio!!

 

Rita14:  Ciao! Grazie dei complimenti^^!!! Sono contenta che ti piaccia il mio modi di scrivere, grazie! Continua a seguirmi e a commentare! Un bacio!!

 

Callistas:  Bedda beddissimaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!! Commenti anche questa? Ma che onore!!!!! Il mio voto in italiano? Un 8 pieno che nel secondo quadrimestre potrebbe diventare 9. Va beh… modestie a parte… sono un mito, lo so! Dai, dai, si scherza! (forse…) Comunque… cercherò di aggiornare anche quella, ma quando mi è arrivata questa ispirazione non sono riuscita a fare a meno di scrivere questa storia. Un po’ contorta, in verità. Sarà un amore strano… forse odio… forse solamente amore strano. Poi capirai meglio, soprattutto quando lo capirò io! Comunque se non dovessi riuscire ad aggiornare sarà più per problemi a casa… è un po’ un brutto periodo… comunque si va avanti sorridendo e provando a reagire e a trovare la cosa positiva in tutto! Ho imparato che questo è il trucchetto per superare le situazioni difficili e lo metto in pratica. Ti ringrazio ancora per i complimenti^^!! Spero che continuerai a seguire la storia e mi scuso per il capitolo necessariamente corto. Al prossimo capitolo! Besitones!!

 

Fmi89:  Ciaoooo!! Sono contenta di vederti commentare anche questa storia! E, soprattutto, sono contenta che ti piaccia e ti intrighi. Scusa per il capitolo corto… ci vediamo al prossimo! E mi raccomando, continua a commentare! Un bacio!!

 

Vampire93:  Ciaoooooooooooooo!!!! Ti do ragione in piena regola. Se dovessimo contare tutte le volte che Kagome dice InuYasha ci staremmo fino a domani sera… certo, anche lui non scherza, ma comunque lui alterna: “Kagome!” e corre da Kagome, “Kikyo!” e corre da Kikyo. Aaah, ma chi li capisce i personaggi dei manga! Hanno tutta questa voglia di parlare, ma alla fine non risolvono mai niente. Comunque sono contenta che la storia ti piaccia e spero continuerai a commentare! Un bacionee!!!

 

Achaori:  Ciaoooo! Non intendevo dire che è strano che una 14enne stia su efp. Anzi, io ne ho 12 e sono contenta di scrivere, commentare e fare tutto quello che fanno gli altri. Solo che siamo in poche ad essere così piccole. Io fino ad ora conosco solo te, Kaggy95, Giuly_chan che sta in classe con me e basta. Comunque hai ragione, possiamo fare ciò che vogliamo! ^_^! Sono contenta che la storia ti sia piaciuta e continuerai a commentare sia questa, che l’altra. Un bacionee e scusa per il capitolo corto. Ma come ho già detto è necessario! Ciaoooo!!

 

 

Ora che ho ringraziato tutti e pregato i Kami perché ci siano così tanti commenti anche in questo capitolo, vi lascio, perché devo andare. Grazie ancora, e ricordate:

LEGGETE E COMMENTATE IN TANTI!!!! Baci! Mary!

 

 

 

 

 

Rapimento. – Brutta reazione ad un bacio.

 

 

 

 

 

Si scroccò le dita.

Due omicidi in una notte.

La polizia avrebbe avuto da lavorare.

Piegò leggermente in avanti la schiena; pronta ad attaccare.

Non sapeva cosa volesse quel mezzo demone, ma non gli importava.

Sarebbe morto, semplice.

Un ringhio acuto si sprigionò dal fondo della sua gola.

L’altro rise, mettendole ancor più rabbia.

“Non c’è bisogno di scaldarsi tanto, non voglio combattere.”  Disse con quella voce stranamente attraente.

“Vattene, se non vuoi perdere la vita.”

Lui continuò a ridere; questo la fece scattare, poi ci ripensò.

Non poteva farsi vedere.

“Stavi per commettere un errore, Ombra.”  La canzonò il mezzo demone.

“Dimmi chi sei.”  Più che parole, un ringhiò uscì dalla sua bocca, un altro.

“Sono come te. Ti basti sapere questo.”

“Voglio sapere il tuo nome. Non mi interessa se sei un assassino o meno.”

“Che c’è? Ti piace conoscere chi vuoi uccidere?”

“Anche…”  non riusciva a controllarsi. Le sue orecchie si muovevano frenetiche. Voleva attaccarlo. Ne sentiva il bisogno. Sentiva che, presto o tardi, avrebbe perso il controllo: era troppa la voglia di sentire il sapore del suo sangue, di vederlo fluire sotto i suoi artigli. Quell’odore la faceva impazzire. Un’altra parte del suo corpo le diceva però di calmarsi. Voleva vederlo meglio, anche se già nella penombra sembrava bellissimo.

La ragazza fece un passo indietro. Doveva stargli lontano. Se lo auto imponeva.

“Stai scappando?”  la voce dell’hanyou le arrivò chiara alle orecchie semi demoniache. Le costava ammettere che quell’essere avesse detto la verità.

Sì, stava scappando. Stava scappando per non rovinare anni di coperture. Se fosse rimasta, avrebbe fatto prima a consegnarsi alla polizia. Cosa che non aveva mai avuto intenzione di fare.

Però non indietreggiò oltre, non poteva dargliela vinta.

“Sarebbe inutile, mi troveresti comunque.”

“Allora, ricapitoliamo la tua situazione: non puoi attaccarmi perché, nel caso in cui non riuscissi ad uccidermi o ci fosse qualcun altro qui, verresti vista. Non puoi scappare perché, giustamente, come hai detto tu, ti troverei ugualmente. L’unica cosa che ti rimane è ascoltarmi.”  Disse il mezzo demone.

“Non è esatto.”  Lei non poteva attaccarlo, ma lui poteva attaccare lei.

L’unica cosa.

Come?

La ragazza rise, sparendo nell’oscurità.

“Allora, hanyou, sei come tutti gli altri mezzo demoni che conosco, oppure in quelle ossa un po’ di forza c’è?”  lo stuzzicò lei.

“Che cosa intendi dire?”

“Vuoi solo parlarmi. La natura di ogni mezzo demone è quella di attaccare, se qualcuno non fa come diciamo. È strano che tu ancora stia lì fermo a voler parlare. Evidentemente ti hanno comandato a bacchetta.”

“Stai attenta a cosa dici…” 

“Ed io che pensavo che i mezzo demoni fossero liberi. Sei una vergogna. Farti comandare da chissà chi…”

“Adesso basta!” 

La ragazza vide dei lunghi fili argentati passare per la zona illuminata e poi il buio. Lui era da qualche parte vicino a lei. Il problema era capire dove. Cercò di guardarsi intorno, i suoi occhi glielo permettevano, ma i movimenti veloci del mezzo demone la confondevano, fino a che non sentì l’aria fermarsi.

Respirò profondamente e si girò, il volto dell’hanyou a pochi millimetri dal suo.

Arrossì, quando sentì le sue labbra baciarla passionalmente e le sue braccia forti spingerla verso di lui. Cercò di puntare le mani sul suo petto e scansarlo, ma quel bacio le stava levando la forza. Arrivò a pensare di rispondere, quando un dolore al fianco la riscosse dai suoi pensieri. Il ragazzo si staccò dalla bocca di lei, mostrandole una siringa.

Kagome non riusciva più a muoversi. Iniziava a sentire il suo corpo pesante, la testa le girava e gli occhi avevano l’impellente bisogno di chiudersi.

“C-cosa mi hai fatto… bastardo…”  cercò qualcosa su cui appoggiarsi, quando sentì le braccia di prima sorreggerla.

“Diciamo che ho cercato di calmarti. Ti pensavo più forte. Farti battere da un semplice bacio!”  il mezzo demone l’aiutava a camminare, anche se sapeva che entro poco l’avrebbe dovuta prendere in braccio.

“M-mi hai drogato?! Appena riesco a muovermi io… io…”  l’hanyou sentì svanire la presa della ragazza sul suo corpo, pensando che finalmente fosse svenuta. La prese in braccio e, rimanendo nell’ombra, la portò nella sua macchina. La mise nel posto dei passeggeri e le allacciò la cintura. Accarezzò una ciocca di capelli che le copriva il viso fatto di porcellana e si mise al posto di guida.

Prossima meta: la base.

 

 

Aprì leggermente gli occhi, iniziandosi ad abituare alla luce. Stava scomoda. C’era qualcosa che le tirava la gamba e aveva la schiena a pezzi. Piano, piano iniziò a ricordare i fatti accaduti prima di svenire e si diede mentalmente della stupida. Farsi battere così facilmente! Lei che aveva ucciso centinaia di persone negli ultimi anni! Era caduta veramente in basso…

[però quel bacio non era niente male… infondo sono una donna…]

Spalancò gli occhi. Come poteva pensare delle sciocchezze del genere? La droga faceva brutti effetti…

Si guardò intorno, notando di essere in una cella.

[la prigione? No… non sembrava uno della polizia…]

Notò la catena allacciata sulla caviglia che la teneva legata al muro.

[neanche fossi un animale… che antipatici! Prima mi rapiscono e poi mi mettono anche in cella!]

Sbuffò e con un artiglio tagliò di netto la catena. La forza, sparita la droga nel sangue, era tornata e per lei quelle catenine da quattro soldi erano facili da spezzare come un pezzo di carta.

Si alzò e si appoggiò alle sbarre. Provò a dargli un pugno, ma quelle non si piegarono.

[okay. Queste sono un tantino più resistenti.]

Alzando lo sguardo notò la finestrella chiusa e… murata. No, non andava bene. Doveva scappare. Osservando il soffitto vide il condotto di areazione. Bingo!

Spiccò un salto e buttò giù il coperchio, prima di infilarvisi dentro. Cercando di fare il meno rumore possibile iniziò a gattonare, ma si fermò appena sentì delle cose che non le piacquero per niente.

“Scappata? Per il condotto di areazione? Possibile che non riesca a stare un secondo ferma? Dovrebbe rimanere costantemente incosciente. Se non mi servisse la ucciderei con le mie mani!”  la stessa voce del ragazzo che l’aveva rapita le arrivò alle orecchie. Voleva ucciderla? Sarebbe morto prima.

“Cosa intende fare, signore?” un’altra voce sconosciuta le fece capire che, se avessero iniziato a cercarla, sarebbe stata spacciata. Doveva continuare ad avanzare.

“Setaccerò i condotti… tanto non riuscirà ad uscire. Dovrà per forza tornare a terra e in ogni stanza ci sono delle guardie. È spacciata.”

La ragazza sbuffò. Se veramente non c’era via d’uscita e l’avevano già vista in viso era inutile continuare a scappare. Anche perché ancora non si sentiva in grado di combattere contro qualcuno. Buttò giù con calcio il coperchio che affacciava alla stanza da dove provenivano le voci e si calò agilmente all’interno, lasciando i due presenti a bocca aperta.

“Siete veramente scortesi! Legare una signorina ad un muro dopo averla rapita! Insomma! Almeno un po’ di educazione! Tu, nanerottolo, sparisci. Devo parlare con il mezzo demone, qui!”  quello che doveva essere un demone di una specie sconosciuta e dal colore giallognolo, uscì immediatamente dalla stanza per paura di essere attaccato da quella bellissima giovane.

La hanyou incrociò le braccia. “Mi spieghi cosa vuoi da me e, soprattutto, chi diamine sei?”

Lui si mise a ridere, facendola arrabbiare ancora di più. Per la seconda volta.

“Smettila di fare l’idiota, o non mi trattengo dal farti a fettine.”

“Ehi, ehi, stai calma. Hai la mania di uccidere tutti, tu.”

“Ho le mie buone ragioni. Allora?”

“Beh… semplicemente avevo voglia di una bella ragazza. Così ti ho preso.”

Kagome scattò, sbattendolo al muro e stringendogli il collo con una mano. “Mi sta venendo voglia di spezzarti il collo. Forse riesci a dirmi cosa cavolo vuoi prima che ti uccida. Che ne dici?”

“Tsk!”  l’altro ci mise poco a ribaltare la situazione: prese il braccio che lo stringeva e lo staccò da lui con poca difficoltà, glielo rigirò dietro la schiena, spingendola verso il suo corpo e iniziando a sussurrarle all’orecchio. “Sono più forte di te, è inutile che ci provi. Comunque ho bisogno di te per un lavoro. Anzi, beh, ho bisogno di Ombra.”

“Dato che sei molto più forte di me, perché dovrei uccidere qualcuno per te?”

“Oh, questo ti verrà spiegato in futuro.”

“Perfetto. E naturalmente non posso dire di no.”

“Giusto. Verrai portata in una camera tutta tua. È quasi un appartamentino. Spero ti possa bastare. Ti ho comprato dei vestiti che dovrebbero andarti bene. Ti ci accompagnerà uno dei miei dipendenti. Ti spiegherà meglio cosa puoi fare in questo posto. Appena hai bisogno di qualcosa chiamami.”  E le diede un bacio sul collo.

“Come ti chiami?”

“InuYasha. Mi chiamo InuYasha, Kagome.”

“Come diavolo fai a…”

“Diciamo solo che so parecchie cose.” Le sussurrò nell’orecchio canino. Poi alzò la testa, chiamando ad alta voce il nanerottolo di prima. Lasciò andare la mezzo demone che appena libera iniziò a seguire il piccolo demone, ma appena vicina alla porta si girò e, con una velocità impressionante, diede ad InuYasha un pugno in pieno stomaco.

“Questo è per il bacio di prima. E non dire mai più di essere più forte di me. Non lo sopporto.”

“P-perché mai…”   chiese lui affannando e piegandosi per il dolore.

“Perché non è vero. Ciao, ciao.” Ed uscì dalla stanza salutando con la manina, mentre l’altro si appoggiò alla scrivania, iniziando a ridere.

Sarebbe stata perfetta per quel lavoro.

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Capitolo 3
*** Cene importanti. - Vecchi incontri. ***


Cene importanti. – Vecchi incontri.

 



Seguiva il nanerottolo per i vari corridoi di quella che sembrava un’enorme abitazione –abitazione  signorile – sotterranea. Continuava a guardarsi intorno, ma non vedeva la minima presenza di finestre. Come si faceva a vivere lì?

Le pareti, di un bel color crema, erano ricoperte di quadri di pittori molto importanti. Molto probabilmente erano stati rubati, ma questo non la scomponeva più di tanto. C’erano molti mobili antichi e pregiati e, attraverso le porte accostate, notò le enormi sale stranamente luminose, anche senza la presenza di alcuna fonte di luce.

Ci sarebbe stata qualche informazione da chiedere.

Quando il piccolo demone si fermò – aveva scoperto il suo nome: Haru – davanti a una porta in legno massiccio, non poté fare a meno di agitarsi. Adorava le cose belle.

Haru spalancò la porta e lei rimase a bocca aperta. Quella camera era semplicemente fantastica.

Sembrava la casa delle bambole, ma, anche se uccideva, era pur sempre una donna!

Le pareti rosate erano allegre e le mettevano gioia.

Appena entrata si ritrovò in un salottino con un divanetto a due posti con la fodera verde chiaro con dei fiorellini rosa qua e là, un mobile antico con sopra la televisione –a schermo piatto- e, accanto, appoggiato alla parete, un armadio dove avrebbe appoggiato alcune cianfrusaglie. Il pavimento in parquet era ricoperto da un tappeto persino marroncino, con qualche decorazione. Una lampada con il gambo in ferro decorato con un fiocco poco prima della postazione della lampadina, era posizionata accanto al divano e, addosso ad un’altra parete, vi era una libreria in mogano piena zeppa di libri: da quelli di letteratura, storia e geografia, a quelli di scienze e fisica. Dalla sala partivano tre stanze e un piccolo corridoio. Una delle stanze, la più vicina alla porta d’ingresso, rivelava una piccola cucina che andava sul giallino. Era fornita di lavastoviglie, forno, microonde, un tavolo per quattro persone, una piccola tv, delle mensole, un frigorifero con freezer incorporato e tutti gli accessori per cucinare. Il pavimento, sempre in parquet, non era coperto da niente. Un’altra stanza rivelava uno sgabuzzino dove c’erano tutte le cose per pulire e la lavatrice. Cose che solamente le donne delle pulizie avrebbero usato –come le aveva detto subito Haru. La terza stanza rivelava un immenso guardaroba, contenente vestiti, scarpe, accessori, e, in più, un mobile con uno specchio ed una sedia accanto, dove erano posizionati tutti i trucchi. Il tutto nuovo di zecca. Non perse tempo a guardare i vestiti, non le importavano, anzi, si fiondò immediatamente nel piccolo corridoio ed aprì la prima porta che si trovò davanti, che scoprì essere il bagno. La tematica riprendeva quella del salotto. Il pavimento piastrellato era verdino e le pareti erano bianche con tutte decorazioni verdi ed alcune rosa. Un lavandino in ceramica bianca era posizionato sopra un piccolo mobile in legno dove c’erano due sportelli che contenevano tutta la roba necessaria per il bagno. Sopra un piccolo scalino la camera continuava e c’erano il gabinetto e il bidè. Accanto un piccolo mobiletto con appoggiati sopra alcuni profumi –dato che il resto era nel guardaroba- e con un piccolo cassettino pieno di elastici, fasce e mollette di ogni genere. Finalmente, uscita dal servizio, si diresse verso l’ultima camera del corridoio: la sua camera. Appena salì sulla moquette azzurra e vide le pareti cremate la dichiarò come di sua proprietà. Al centro, con la spalliera attaccata alla parete, c’era un letto a baldacchino a due piazze con le tendine azzurrine che scendevano giù e le lenzuola blu chiaro. Accanto un armadio color crema contenente altri abiti. Appoggiata alla parete c’era una scrivania sempre color crema con alcuni cassettini e sopra un portagioie, un telefono, una piccola lampada ed un computer portatile. Attaccata alla parete, sopra la scrivania, c’era una piccola libreria in legno, vuota. L’avrebbe riempita lei con i libri che preferiva. Poi c’era un mobile in legno con sopra un’altra televisione e, sopra un altro piccolo mobile, uno stereo. Appoggiata al muro una cassettiera, contenente biancheria intima in un paio di cassetti e gli altri erano vuoti: ci avrebbe messo tutte le sue cose.

Si trattenne dall’istinto di correre fuori dall’appartamentino ed andare ad abbracciare chiunque avesse costruito tutta quella meraviglia, ma si ricompose immediatamente, iniziando a squadrare con sufficienza il povero Haru che la guardava pieno di paura.

“S-signorina… spero cha la casa le piaccia. Come le mostrerò domani ci sono anche delle palestre, delle piscine, sale di lettura e molte altre cose: questa è un po’ una città sotterranea. Ora si riposi, questa sera alle 20.00 precise ci sarà la cena e il signor InuYasha desidera vedervi presente. Verso le 18.00 arriveranno delle cameriere che vi aiuteranno a prepararvi. Per ora è tutto. Sono le 15.00. Ha tutto il tempo per riposarsi e fare ciò che vuole. Se non vi dispiace io andrei…” il piccolo demone si nascose dietro la porta d’ingresso, sperando vivamente che la ragazza lo facesse andare senza prima farlo a fette. Come quelle del padrone, i suoi artigli gli mettevano terrore, anche se il suo aspetto era molto gradevole.

“Puoi andare. Non ti voglio fra i piedi.”

“N-naturalmente, signorina. A dopo.”  E scappò via.

Kagome ridacchiò, piacevolmente soddisfatta dell’effetto che aveva sul nanerottolo.

Si tuffò –letteralmente- sul morbido letto azzurro e chiuse gli occhi, cercando di ricapitolare tutta la situazione: era stata rapita, chi fosse stato e per quale motivo l’avesse fatto erano cose a lei sconosciute; era stata legata ad un muro ed aveva provato a scappare per il condotto di areazione; ed ora era in una stanza fantastica in cerca di qualcosa da fare.

Sul bacio aveva sorvolato. Cercava di reprimere quell’increscioso incidente.

Scosse la testa, cercando di non pensarci.

[però è carino…]

I capelli color della luna, gli occhi color topazio e le orecchiette canine argentate l’avevano fatta impazzire. Era difficile trovare in giro qualcuno come lei.

Certo, se questo qualcuno non l’avesse rapita e rinchiusa, forse ci avrebbe fatto un pensierino sopra.

[no Kagome! Odio. Odio e morte. È solamente questo che vuoi. Solo questo e nient’altro.]

Sospirò, mentre la sua mente vagava.

Ed arrivava a lui.

Lui che l’aveva illusa. Aveva detto di amarla, ma voleva solo far ingelosire l’altra.

*è finita. Devi sparire dalla mia vita.*  le aveva detto duro.

*P-perché? T-tu mi ami… io ti amo!*

*Stupida! Sei solo uno sciocco ibrido! Io non potrei mai stare veramente con una mezzo demone! Mi fa disgusto il solo guardarti! Solamente... avevo bisogno di te!*  e se n’era andato. Lasciandola sola.

Ibrido.

Quella parola aveva iniziato a rimbombarle nella testa come un martello pneumatico.

Molti l’avevano sempre derisa per la sua natura.

L’avevano disprezzata, usato il nome della sua razza come un insulto.

Ma ibrido… mai, mai aveva ricevuto umiliazione più grande.

E mai avrebbe immaginato che sentirla pronunciare dall’uomo che amava l’avrebbe fatta soffrire così.

A ventuno anni era una killer spietata in cerca di vendetta e non se ne vergognava.

A volte fa ridere quanto una semplice parola possa provocare tali danni.

Lei non rideva: non lo trovava divertente.

Aveva lasciato la sua città natale. I suoi vecchi amici, i suoi genitori, la sua casa, suo fratello.

Lui sì che le voleva bene, anche se non come l’altra. Comunque, a modo suo, le voleva davvero bene. Però aveva lasciato anche lui ed ora non poteva piangerci sopra. Anche perché di lacrime non ne aveva più.

Decise di fare una piccola dormita, anche se non ne aveva propriamente bisogno.

Abbracciò il cuscino e diede la buonanotte a qualcuno che, oramai, non era più con lei…

 

 

 

Aprì la porta accostata ed entrò nella stanza senza fare rumore. Percorse il piccolo corridoio e la vide lì, su quel letto con le coperte azzurre, con i capelli che le coprivano leggermente il volto e lo sguardo sereno. Stringeva il cuscino tra le braccia, quasi a cercare protezione.

Sorrise e si avvicinò a lei, le si sedette accanto ed iniziò ad accarezzargli dolcemente la guancia rosea. Poi vi posò le labbra, gustando la sua essenza, il suo profumo.

La sentì muoversi e si staccò immediatamente, uscendo dalla stanza prima che si svegliasse.

Tornò nel suo ufficio e si sedette alla scrivania. Squillò il telefono e lui rispose: era la sua segretaria.

“Signor Taisho, c’è il signor Kazana qui che vuole parlarle. Lo faccio passare?” la voce era gentile e dolce, come quella di una bambina.

“C’è da chiederlo?!”  attaccò bruscamente. Stava con lei e si era quasi svegliata, ora era arrivato nello studio e già lo cercavano!

La porta si spalancò ed un ragazzo di ventitré anni, con dei capelli neri raccolti in un codino e degli occhi color del mare, entrò nella stanza e si sedette su una sedia. “InuYasha! Allora? Ce l’hai vero?”

“Di cosa stai parlando?” l’hanyou faceva l’indifferente, facendo finta di mettere in ordine alcune carte.

“Lo sai benissimo. Hai Ombra?”

“Certo che sì.”  Si alzò ed aprì la porta. “Ora puoi anche andare, Miroku. Ci vediamo questa sera a cena. Tranquillo, ci sarà anche lei. Ciao.” E lo sbatté letteralmente fuori dalla camera.

Sbuffò e tornò al suo posto. Era stanco. Quella giornata non era andata come sperato. Certo, aveva trovato la ragazza perfetta per quel lavoro, una ragazza che lo attirava come una calamita. L’aveva portata alla base e si era preso un pugno. Prevedeva che quella sera non sarebbe stato tutto propriamente tranquillo. Anzi, prevedeva che ci sarebbero stati un po’ di guai.

Si andò a preparare per la cena, era tardi e non poteva ancora pensare al lavoro: quella serata sarebbe servita esclusivamente per conoscersi tutti.

Andò nella sua camera e si infilò uno smoking nero che metteva in risalto i suoi pettorali. Lasciò sciolti i capelli argentati e si mise i gemelli ai polsi della camicia bianca.

Uscì dalla stanza, per tornare nuovamente in ufficio, quando sentì un urlo provenire dalla camera di Kagome. Corse in quella direzione, stava per spalancare la porta quando…

“FERMO!!!” dall’interno la ragazza lo pregava di non entrare, dato che, con il suo udito fine, l’aveva sentito arrivare.

“Cosa dannazione succede?!” chiese il messo demone, preoccupato.

“Ma signorina! Vestita così sta benissimo! Su, non faccia storie!”  le voci delle cameriere gli arrivarono alle orecchie.

[possibile che… no, non ci credo!]

“Trovami una felpa ed un paio di jeans! Io non mi metto questa roba addosso!”

[oh, non ci credo! Tutto questo disastro per un vestito!]

“Senti… adesso tu ti tieni addosso quel vestito e non fai storie, okay?! Ci vediamo questa sera. Ciao.”  E se ne tornò nel suo ufficio.

Quella giornata stava iniziando a scocciarlo.

 

 

 

Entrò nella grande sala dove la cena sarebbe stata servita. Lì vide tutti i suoi “collaboratori”, che lo salutarono con un cenno del capo.

Gli si avvicinò un ragazzo sui venticinque anni ed iniziarono a parlare.

“Allora, non mi ancora detto chi è questa Ombra.”

“La vedrai… ora…”  InuYasha spalancò gli occhi, andando contro quella meravigliosa creatura.

Indossava un lungo abito da sera blu, che scendeva fino a terra, con dei brillantini sulla gonna. Era sbracciato e indossava dei guanti neri a mezze dita che arrivavano poco più in su del gomito. La parte sopra era molto attillata e le evidenziava le forme generose che Madre Natura le aveva donato. I lunghi capelli corvini erano raccolti in un elegante chignon, tenuto con delle mollette brillantinate. Il trucco era leggero: la matita nera le evidenziava gli occhi color cioccolato e le labbra erano contornate dal rossetto rosso. Al collo una collana di perle, molto semplice.

Il ragazzo le porse il braccio. Lei tintinnò un po’, poi lo prese, sbuffando.

La portò dagli altri ospiti, ma prima le sussurrò nell’orecchio “Sei stupenda, perché non volevi vestirti così?”

“È imbarazzante…”

“Dovrai abituarti a questa routine.” Continuò a camminare, fino a fermarsi davanti ad alcuni amici. “Lei è Ombra, o Kagome, come preferite chiamarla. Kagome, loro sono Miroku, Sango, Kagura e Bankotsu.”

“Piacere di conoscervi…”  fece un sorriso tirato, sperando di andarsene presto da quel luogo.

“Piacere nostro.”  Miroku le fece il baciamano. “Era da tanto che vi aspettavamo. Non pensavo che una fanciulla così bella potesse essere una…”

“Assassina? Beh… stili di vita.”  

“La prende come una cosa così superficiale?”

“Certamente.”

“InuYasha. Questa ragazza mi piace!”  Miroku abbracciò la mezzo demone, finendo poi con il palparle il fondoschiena. La ragazza gli diede uno schiaffo ed InuYasha l’accompagnò dagli altri invitati, dopo aver incenerito con uno sguardo l’amico.

Conobbe molte persone. Persone che sicuramente, come pensava lei, servivano a questo lavoro per il quale l’avevano rapita.

Sango, Miroku, Kagura, Bankotsu, Koga, Ayame, Kikyo, Hojo, Kanna, Moryomaru, Hakudoshi, Yura, Rin e molti altri, sembravano persone eleganti, raffinate, cosa potevano centrare con una killer? Non riusciva a spiegarselo.

“Kagome, devo presentarti un’ultima persona. Lui è Sesshomaru.”  Ed indicò il ragazzo di fronte a loro.

Un ragazzo di venticinque anni, con i capelli argentati, gli occhi ambrati freddi e sottili e lo sguardo fiero da youkai.

La ragazza perse un battito. Non poteva essere… lui…

“Sesshomaru…”  lo chiamò quasi sussurrando.

“Kagome, oddio, sei tu…”  il demone l’abbraccio di slancio, non dandole neanche il tempo di dire una parola.

“Perché sei scappata così? Perché? Per andare a fare… l’assassina?”

“Fratellone… mi sei mancato…”  la hanyou lo strinse forte a sé, ripensando ai vecchi tempi.

Dopo poco si staccarono, tutti gli ospiti nella sala li guardavano sbigottiti, compreso InuYasha.

“T-tua sorella?” chiese il messo demone, con gli occhi spalancati.

“Sì, lei è mia sorella Kagome.”

“Ma non c’è alcuna somiglianza!”  una voce irruppe nella sala, era quella di Miroku.

“Beh ecco… durante la luna piena io… invece di diventare un’umana come tutti i mezzo demoni –naturalmente in giornate diverse, come forse alcuni di voi sapranno- mi trasformo in… un demone completo, ecco… e divento uguale a lui.”  Disse indicando il fratello. “Sono un po’ particolare…”

[io lo sapevo. Ero certo che non sarebbe stata un serata tranquilla!]  i pensieri di InuYasha gli invadevano la mente. Non ci capiva più niente.

Fratelli?

 

 

 

Allora ecco finito il capitolo!! L’ho fatto più lungo, contente? Bene, bene, bene. Abbiamo scoperto chi è il fratello di Kagome. Dite la verità, non ve lo aspettavate, eh? Ora dobbiamo scoprire chi è l’altra. Cioè, voi lo dovete scoprire. Io lo so già! Eheh… comunque, ci sono molte cose misteriose che dovete scoprire e, spero di riuscire ad aggiornare presto.

Ringrazio INFINITAMENTE per i 10 commenti, ma non posso ringraziare a dovere, perché sono molto di fretta. Perdonatemi. (X Callistas: hai scritto due commenti diversi, sono tutti e due per me? Perché non lo so… comunque grazie) Ringrazio tanto anche le 16 persone che hanno messo la storia tra preferiti e semplicemente quelli che leggono! Grazie mille!! Ora scappo!

LEGGETE E COMMENTATE!!!! Un bacione! Mary!

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Capitolo 4
*** Spiegazioni. - Sogna, Ombra... ***


Ma ciaoooooo!! Ragazzi! Avete visto? Sto aggiornando presto, sarà per le minacce di morte che mi fa la mia Kohai-chan! Sì, la mia gelosona!!! Allora, le cose che leggerete me le sono inventate, in base a nomi veri del manga. Sarò lieta di darvi delle spiegazioni se non doveste capire qualcosa. Basterà chiedere e sarò felice di spiegarvi.

Questo è un capitolo importante. Qui Kagome prenderà una decisione fondamentale per lo sviluppo della storia e dovrete stare attenti anche al comportamento di InuYasha, alle parole di Sesshomaru e insomma… in questo capitolo dovete stare attenti! Ci saranno cose che poi torneranno a galla, in maniere più o meno dolorose. Dovete stare al mio passo, perché con questo tempaccio, tutti questi brutti problemi che ho, con tutta la tristezza che aleggia sulle persone che stanno al mio fianco l’ispirazione va a mille!!! In questo periodo mi sto deprimendo, per non parlare dello stress, ma non fa niente, si prova a sorridere e si va avanti. Perché è così che funziona la vita: si sorride, si esce vincitori. Perché secondo me gli ostacoli non vanno abbattuti, ma vanno utilizzati. Bisogna collaborare, trovare la cosa positiva in tutto. Io sto una schifezza, non dormo la notte, mi prendono le crisi isteriche e potrei scoppiare a piangere da un momento all’altro, ma non mi abbatto. Dico come la penso, mi do della stupida per i miei sciocchi comportamenti da bambina, cammino a testa alta e porto avanti le mie idee, guardando le altre persone, leggendo dentro di loro, immedesimandomi nelle loro situazioni e cercando di capirli. Questo è il mio modo di superare le brutte situazioni e scrivere mi aiuta ancora di più, per cui datemi il vostro appoggio, mi renderete veramente molto felice.

 

Ringraziamenti:

 

Achaori:  Ciaooo! Già, Sesshomaru non è il fratello del nostro InuYasha, ma di Kagome. Kikyo invece avrà una parte che ancora non ho ben definito nella storia, ma non posso dirti niente! E l’altra… beh… in questo capitolo sarà raffigurata come “lei” ma… non posso dirti altro!! Devi leggere per scoprire! Spero commenterai anche questo capitolo!! Un bacio!!!

 

Rita14:  Ciao! Grazie dei complimenti! Hai visto che sorpresa? Sesshomaru è il fratello di Kagome e InuYasha… sarà veramente amore quello che prova per lei? Chi lo sa… infondo è tutto un mistero… comunque sì, le sorprese non mancheranno e spero che gradirai anche questo capitolo! Un bacione!

 

Vale728:  Grazie!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Grazie per i complimenti, mi rendono sempre molto felice! Spero che anche questo capitolo ti piacerà! Aspetto un tuo commento! Un kiss!!

 

Monik:  ciaooo cara! Sono tutta rossa per l’imbarazzo! Quanti complimenti!! Veramente, non credo di meritarmeli tutti! (qualcuno magari… eheh… viva me e la mia modestia!)  comunque sono contenta che ti piaccia il mio modo di scrivere e spero che commenterai anche questo capitolo! Un bacione!

 

Callistas:  BEDDA BEDDISSIMAAAAAAAAA!!! Nuovo computer? Quando l’ho letto ho perso un battito! Finalmente! Scommetto che quando l’hai ricevuto hai iniziato a saltare dalla gioia!! Io COSTRINGERò io miei a comprarmene uno, dato che puntualmente, quando sto per finire un capitolo, c’è mio padre che reclama il pc e ogni volta che poi me lo rilascia mi rendo conto che ha chiuso TUTTE le cartelle, naturalmente SENZA SALVARE  e io devo riscrivere tutto da capo! Ma lasciamo perdere. Dato che mi sono fissata con il “chan”, fino a che la mia mente malata non si stuferà inizierò a chiamarti bedda-chan o ca-chan, dato che purtroppo non so il tuo vero nome! Comunque… quando hai voglia di fumarti qualcosa, vieni da me, perché vendo tutta roba genuina! Ihih… l’idea di Sesshomaru, che ha stupito tutte, non ho idea di come mi sia venuta. Solo che sento che tra lui e Kagome ci sia un rapporto speciale. Rispetto. Quello sicuramente. Lui non ha mai avuto l’intenzione di ucciderla e non c’è mai andato vicino. Mentre lei, ogni volta che c’è, non prova paura. Regge il suo sguardo, non ha il terrore di mettersi contro di lui e ha sempre un occhio di riguardo per il principe dei demoni. Ho solidificato questo rapporto, che forse ho anche inventato, in questo modo. Per il fatto del vestito… anche quello, è uscito così! Che ci posso fare… non è colpa mia! E questo genio del male, prendendo spunto dall’altro genio del male che c’è nella tua mente, non ti dirà una parola su chi possa essere l’altra!! Eheh… sono crudele, lo so! Va beh, ca-chan, ti lascio leggere prima che ti addormenti! Bestione bedda-chan! Voglio vedere uno dei tuoi commenti kilometrici, okay? Ciaooo!

 

Giuly_chan:  Tesoro mioooooooooo!!!!!!! Perdonami… non mi uccidere, ma non avevo tempo! Sai anche tu che ultimamente non mi fermo un attimo! (davvero lo so?  NdGiuly_chan) [beh… sì, dovresti saperlo… NdMe] Comunqueee! Dato che abbiamo un occhio di riguardo per il mitico Sesshomaru… (solo uno?!) ho pensato di poterlo sistemare là, come fratello di Kaggy! E no, non mi caverai una parola di bocca. Già sai troppo! Ora leggi e poi mi fai un commento lungo, lungo! In quel caso FORSE potrei svelarti qualcosina… tu invece di minacciarmi, come nello scorso capitolo, SCRIVI! Sennò io come faccio a pubblicartela!? Eh… ti devo proprio insegnare tutto… dai scherzo amore! Comunque scrivi, okay? Così poi pubblichiamo anche la NOSTRA storia! Un bacione gelosona miaaa!!! E voglio vedere il tuo commento okay???!!!!! Ciaooooooo!!!

 

Ora che ho ringraziato tutti, vi lascio al capitolo che spero gradirete. Un bacio! Mary-chan!

LEGGETE E COMMENTATE IN TANTIIIIII!!!!

 

 

 

 

 

 

Spiegazioni. – Sogna, Ombra…

 

 

“Potreste spiegarci meglio?”  Sango si intromise nella conversazione, facendo voce alla richiesta di tutti i presenti nella sala.

“Kagome sarà felice di spiegarvi tutto, direi di sederci.”  Sesshomaru fece accomodare la sorella a capo tavola, poi prese posto, come tutti gli altri.

“Beh ecco… è una storia lunga…”  la hanyou cercò di evitare il discorso.

“Non abbiamo problemi.”

[maledetto InuYasha…]  lo maledì la mezzo demone.

“Allora… la specie degli youkai Inu è un po’ strana. Era una razza molto forte, ma non vivevano molto a lungo. Erano tutti… un po’ come me.”  Spiegò la ragazza.

“In che senso?”  chiese Bankotsu.

“Erano di carnagione abbronzata, capelli neri, occhi color terra. Comunque, con l’arrivo delle guerre fra demoni, ci fu bisogno di qualche guida. Combatterono fra loro per decidere chi fossero i più forti, i più potenti. Gli scelti vennero chiamati demoni maggiori. Erano in pochi, ma erano i migliori. Con il passare delle generazioni il loro dna cambiò. I demoni maggiori diventarono di pelle chiara, quasi bianca, capelli color della luna ed occhi ambrati e, cosa molto importante,  vivevano più a lungo.” Si sistemò meglio il guanto, poi continuò. “I demoni maggiori si accoppiavano solo con demoni comuni.”

“Perché?” domandò Ayame.

“Perché non c’era attrazione fisica tra demoni maggiori, e, se comunque ci fosse stata una minima eccezione, il loro potere era troppo e non poteva essere contenuto insieme nel corpo di loro figlio. Perciò non avrebbero potuto accoppiarsi.”

“Capisco…”

“Allora, mettiamo caso che Tizio –demone maggiore- si accoppi con Gertrude –demone comune. Tizio, unendosi a Gertrude, le dona un po’ della sua forza, permettendole così di vivere più a lungo e di essere in grado di proteggere la progenie in qualunque situazione. Il frutto della loro congiunzione, loro figlio, prende la potenza di entrambi i genitori, diventando così più forte di loro.”

“Cioè, più i demoni maggiori si riproducono, più diventano potenti?”

“Sì, Koga. Dicevo, se Tizio, invece, dovesse accoppiarsi con Giuseppina –donna normale- la cosa cambierebbe. Tizio le donerebbe più forza e Giuseppina, quando ce ne sarebbe bisogno, potrebbe trasformarsi in demone, per poi tornare umana a scampato pericolo. Loro figlio nascerebbe mezzo demone, ma con tratti da demone maggiore, e la sua potenza sarebbe minore di quella del padre, in questo caso. Ci sono poche eccezioni di hanyou diventati più potenti dei loro antenati. Sicuramente ci vuole molta forza di volontà ed esercizio. In quest’epoca è praticamente impossibile.”

“Quindi se un demone maggiore si accoppia con una donna, il figlio viene fuori come InuYasha?”  Miroku diede una pacca sulla spalla del mezzo demone che lo scansò immediatamente.

“Esatto.”

“Perché allora tu, essendo la sorellastra di un demone maggiore, non hai le loro caratteristiche?” 

“Beh, Sango. È una cosa un po’ complicata.”

“Spiega lo stesso.”

“Mio padre, un demone maggiore molto potente di nome Seiichi Higurashi, fu costretto a sposare Fumiko, la madre di Sesshomaru. Dalla loro unione nacquero Sesshomaru e…”  Kagome si fermò, quando le arrivò una gomitata ben assestata da parte del fratello al suo fianco.

Quel gesto non scappò ad InuYasha, deciso nel chiedere spiegazioni più avanti.

“… e nulla. Nacque Sesshomaru. Di comune accordo, dopo aver procreato, si separarono, non essendo innamorati l’uno dell’altra. Mio padre, qualche anno dopo, si innamorò perdutamente di una donna. Una sacerdotessa molto potente di nome Midoriko. La protettrice della Shikon no Tama. Una sfera in grado di aumentare la potenza di qualsiasi demone o essere umano dal cuore macchiato dall’odio. Anche lei si innamorò di lui, provando per la prima volta una sensazione di completezza. I suoi genitori, però, non accettavano mio papà…”  lo sguardo della ragazza si fece malinconico, triste. “Così mamma, inventandosi di cambiare città per tenere la sfera più al sicuro, se ne andò con mio padre. Si sposarono e quando di congiunsero completamente, mio padre perse ancora più forza, avendola già donata alla precedente moglie. Mamma, però, non avendo ricevuto abbastanza forza da papà e a causa dai suoi poteri da miko, non riuscì mai a trasformarsi in una demone. I suoi poteri, in compenso, aumentarono. Mio padre sapeva della possibilità che io non nascessi come un demone maggiore. Ma non aveva considerato la possibilità che io potessi nascere diversa. Un vero e proprio ibrido.”

Gli sguardi delle persone nella sala si fecero tristi e compassionevoli. Kagome non sopportava quegli stupidi sguardi su di sé. Non ne aveva bisogno.

“Beh, nacqui così. Strana. Mio padre non ebbe il coraggio di tornare dagli altri demoni maggiori. Una bambina con gli occhi color terra, i capelli corvini, come una yasha comune, e la carnagione quasi bianca, come i demoni maggiori. I miei poteri, poi, erano dimezzati, non riuscivo a stare al passo con mio padre, lui era troppo potente per me. Invece quelli di mia madre erano uguali, anzi, forse sono anche più forte. Una vergogna, demone comune e, fino a prova contraria, un autentico mostro.”

“P-perché?”

“La pelle chiara non sta bene con i capelli scuri, Rin. Fa paura ai bambini ed anche ai grandi. Una cosa anormale. Aggiungendosi al fatto di essere una mezzo demone, la cosa si complica. Non sei ammessa nella tribù dei demoni, non sei ammessa ai templi. La mia figura fa paura. Comunque… c’è un giorno del mese lunare in cui divento anche io demone maggiore, al posto di diventare una comune umana. Finita la storia, se non vi dispiace io vado.”  E si alzò, iniziando ad incamminarsi verso la porta.

“Aspetta! Dove vai!”  InuYasha provò a fermarla.

“Non ho fame, spero che non ti dispiaccia.”  Ed oltrepassò l’uscio, senza degnare nessuno di uno sguardo.

Tornò nella sua camera e, scocciata per aver dovuto ricordare, si infilò la sua tuta nera che era stata lavata nel pomeriggio dalle cameriere. Legò i capelli scuri in una coda alta ed infilò la testa fuori dall’appartamentino. “HARU!!” chiamò, sperando per lui che la sentisse.

Il piccolo demone dal colore giallastro corse verso di lei e, riprendendo fiato, chiese cosa volesse di tanto urgente. La hanyou lo prese per il colletto della tunica marroncina che indossava e lo sbatacchiò un po’. “Devo uscire di qui e tu mi aiuterai.”

“Ma io non posso!”

“Che hai capito, lucertola! Ragiona, se Ombra non si fa più vedere e neanche Kagome si fa più vedere, i dubbi sorgeranno! E poi, chi siete voi per impedirmi di fare il mio lavoro?”

“Io però…”

“Tu niente! Devi farmi uscire per… uffa, InuYasha vieni fuori.”  La ragazza fece cadere il nanerottolo che sbatté a terra, per poi andare a nascondersi dietro ad un mobile nel corridoio.

InuYasha uscì da dietro a una porta con un sorrisetto diabolico stampato sulla faccia, cosa che fece irritare Kagome non poco.

“Potresti evitare di fare quella stupida faccia?”  la mezzo demone sbuffò, prima di appoggiarsi alla parete.

“Ho avuto la prova di essere più forte di te! Ti potrei sconfiggere in un battere di ciglia!”

“Ti ho già detto di non dirlo!” l’hanyou si avvicinò a lei, ritrovandosi a pochi centimetri dal suo viso.

“Non lo devo dire perché sai che è la verità, giusto?”  le sussurrò sulle labbra. Si avvicinò di più, socchiuse gli occhi. Stava per baciarla e, appena le loro labbra si sfiorarono, si ritrovò scaraventato dall’altra parte del corridoio. Si rialzò a fatica, maledicendola per la botta, ma quando rialzò lo sguardo si stupì. I capelli scuri della ragazza avevano rotto l’elastico e stavano crescendo di lunghezza e si stavano schiarendo, gli artigli si allungarono, fino a conficcarsi nella carne bianca, le zanne le sporgevano dalle labbra carnose e mettevano paura, gli occhi, ormai completamente del colore del sangue erano affilati, in cerca di una preda.

[possibile che il suo autocontrollo sia così poco? E ora? Come la fermo?]

La mezzo demone si lanciò sopra ad InuYasha con un’agilità inaspettata, con gli artigli gli graffio la gola, ma fortunatamente lui riuscì a scappare alla sua morsa.

“HARU! Vai a chiamare Sesshomaru! ORA!”
“S-subito padrone! Oddio… speriamo che Dio ce la mandi buona… SIGNOR SESSHOMARUUUUUUUUU!!!”  e corse via con la coda fra le gambe.

Nel frattempo Kagome continuava a lanciare attacchi a raffica contro il povero hanyou che non sapeva come fermarla: non voleva farle del male.

La ragazza, ormai praticamente nel comportamento di un animale, azzannò la spalla sinistra di lui che, ringhiando per il dolore, la sbatté a terra con forza. Lei si rialzò senza neanche un graffio e lo prese per la gola imprigionandolo al muro. Strinse con forza, mozzandogli il respiro. Il sangue scarlatto usciva dal collo della vittima e ricadeva a terra, macchiando il pavimento lindo. Sorrise sadica, aumentando la presa. Lo baciò con passione, graffiandolo con i canini affilati. Lui spalancò gli occhi quando lei si staccò dalle sue labbra. “Avevi così tanta voglia di baciarmi… ti ho accontentato!”  non riusciva a parlare bene, in quelle sembianze al posto delle parole, le uscivano solamente dei ringhi. Solidificò la presa sulla sua preda, intenta a non lasciarsela scappare. Proprio come un bravo cacciatore. Il mezzo demone non riusciva più a respirare, le forze lo stavano abbandonando e l’avvicinarsi alla luna nuova –giorno in cui i suoi poteri demoniaci sarebbero scomparsi- non lo aiutava affatto. “Sei pronto a morire per mano mia?” ghignò la cacciatrice.

“Fermati, Kagome. Non ucciderlo.”  Una voce glaciale proveniva dal corridoio illuminato dalle fioche lampade. Sesshomaru.

“Non posso non ucciderlo. Lui, il suo sangue, tutto attira la mia forza demoniaca, tutto attira il demone maggiore che c’è dentro di me!”  un altro ringhio, stavolta più acuto, si sprigionò dalla gola della ragazza.

“Tu non sei un demone maggiore. Lascialo.”

“Ti sembra facile! Tu e tutto il tuo stupido autocontrollo! Io non sono come te! Io non sono come voi! Per me è più DIFFICILE!”  iniziava a dolerle la testa, continuando così si sarebbe presto trasformata in un vero e proprio demone completo e in quel caso, anche l’ultimo briciolo di autocontrollo che le rimaneva sarebbe scomparso.

“Anche per lei era più difficile.”

Lei era più forte!”

“È solo una tua convinzione. Tu hai poteri di cui nessuno è a conoscenza.”

“Poteri mostruosi. Io sono un mostro.”

“Anche lei era un mostro, Kagome.”

“SMETTILA! Smettila di parlare di lei in questo modo! Lei era perfetta! Lei non era come me! Io non sarei mai potuta diventare come lei!”  si portò le mani alle tempie. La testa le scoppiava, era in procinto di esplodere. Si accasciò a terra accanto a corpo dell’hanyou che, finalmente libero, era scivolato sul pavimento, contento di poter riprendere fiato. Sesshomaru se ne andò come era venuto e la mezzo demone si appoggiò al corpo di InuYasha, che la strinse forte, cercando di alleviarle il dolore.  Sentiva, era consapevole che entro poco sarebbe svenuta. “Perdonami InuYasha…”  le ultime parole prima di chiudere gli occhi tra le braccia del ragazzo che poco prima era tra le sue grinfie.

 

 

 

Si svegliò tra le calde coperte azzurre. Cercava di ricordare cosa fosse successo, ma era tutto inutile. Si stropicciò gli occhi, sedendosi sul bordo del letto. Si accorse di indossare un pigiama di seta. Chi glielo aveva messo? Spalancò gli occhi, quando nella mente iniziarono ad affiorarle le immagini dello scontro tra lei e il mezzo demone. Si girò di scatto quando sentì dei rumori dietro di lei. “I-InuYasha…”

“Buongiorno.”  Lo vedeva tranquillo, nessun segno di graffi sulla pelle chiara.

“Allora… ho sognato tutto…”  la hanyou si rigirò, dando le spalle al ragazzo, e prese a massaggiarsi la testa. Lui le si sedette accanto, mettendole il braccio intorno alle spalle.

“In teoria… diciamo che la pratica è andata un po’ diversamente.”

“In che senso e, se non ti dispiace, potresti evitare di toccarmi? Mi infastidisci.”  Lui si scansò ridendo, per poi dirigersi verso l’uscita dell’appartamento.

“Nel senso che devi viverlo come un sogno, non è successo nulla di cui devi preoccuparti. Dormi, Ombra, e sogna solamente cose felici, okay?”  E se ne andò, lasciandola stupita per l’ennesima volta.

Ombra.

Ombra era veramente parte di lei?

Sì, l’ombra della notte.

Lei, nella notte.

Ombra era la sua parte nascosta.

Ombra era la crudeltà.

La fame di sangue.

La voglia di vendetta.

Il demone maggiore.

La sacerdotessa nera.

Il suo desiderio di essere forte.

Di non soffrire.

Ombra portava dolore, morte, distruzione.

Ombra portava fuori le cose che albergavano nel suo cuore.

E ora lei doveva essere Ombra.

Basta buoni modi.

Basta scuse.

Basta falsi sorrisi.

In quel mondo sotterraneo, lei doveva essere solamente Ombra.

Non sarebbe stato difficile.

Perché Ombra era solamente la vera lei.

 

 

 

 

Ragazziiiiii!!! Bene, bene. Vi è piaciuto il capitolo? Spero di sì! E ora… chi è “lei”? lei non è altri che l’altra. Ma chi è veramente? Perché Sesshomaru a quel comportamento? Perché Kagome ha quella reazione? Perché InuYasha la tratta in modo così, come possiamo dire, dolce? Questo lo scopriremo solo vivendo… sì, va beh. Si dice così per dire! Voglio sapere le vostre idee, poi, in futuro, scoprirete se ci avrete azzeccato o meno! Un bacione!! Mary-chan!

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Capitolo 5
*** Bigliettini. - Sei qui per... ***


bigliettini. - sei qui per...

Eccomi qui, ragazzi! So che vi ho fatto aspettare, so che questo capitolo è corto e non è succoso. È solamente necessario per spiegare alcune cose ed introdurne altre. Poi ho avuto problemi con il computer, ho perso tutti i file, ho riscritto e mi sono persa anche quelli, ho scritto per l’ennesima volta e, dopo, sono riuscita a recuperare i vecchi file. Ho fatto un mix e questo è ciò che è uscito. Per farmi perdonare cercherò di aggiornare sia questa, che l’altra ff entro questa settimana. Ci sono già delle specie di bozze. Un po’ su carta, un po’ sul pc, un po’ sulla pennina, un po’ nella mia testa… sarà dura, ma ci proverò. Anche perché l’ispirazione (per l’altra storia soprattutto) è meno di zero, in questo periodo. Perciò devo rimettermi in carreggiata! Penso si possa fare, dopo una settimana a casa con la febbre passata a dormire! Voi mi aiutate con i vostri commentini, vero? Vero? vero?

 

Ringraziamenti:

 

Vale728: Ciaooo!!! Scusa per il ritardo… però ora sono qui! Era anche ora. Comunque… Presto, o forse no, avrai la risposta alle domande tramite la storia. Grazie per il commento! Un bacione!

 

Rita14: Perché ti ha fatto pena? Che motivo c’è? No, dai, effettivamente anche a me dispiace per lei, ma è necessario per la storia. Sono contenta che la storia del bacio ti sia piaciuta e ti ringrazio per i complimenti! Baci e al prossimo capitolo!

 

Callistas: BEDDA-CHAAAAAAAAAAAAAAN!!!! Non mi uccidere Bedda-chan! MBB-sama non voleva fare tutto questo ritardo solo… tra una cosa e l’altra… tu mi capisci, non è vero? L’ispirazione ogni tanto fa brutti scherzi! Le tue supposizioni… Mmh… potrebbero avere un senso. Calcolando che questa storia è un intreccio disastroso sì, potrebbero averlo! Ma non ti dico altro! Prima o poi capirai e scoprirai se avevi ragione o meno! Ora ho un pc decente anche se per averne uno tutto mio dovrò aspettare ed avere una buona pagella… quindi un 7 in storia… quindi dovrò studiare! Però la prof non la sopporto!! La farò uccidere da Ombra, ho deciso! Poi come faccio  recuperare, però? Argh! Maledetta scuola! Vedi perché sono una spacciatrice?? Comunque, se mi paghi il doppio, vendo solo a te. *me bastarda* Ora ti lascio al capitolo! QUATTROCENTO QUATRILIARDI DI BESITONES!! Ciao Bedda-chan!!

 

Achaori: Ciaoooo!!! Sono tornata! Sono tornata! Davvero ti chiami Giuseppina? *Achaori che minaccia Mary con un coltello in mano*  Scusa, scusa… volevo dire Giusy! Forse potresti avere ragione… forse… non te lo dico! Mi spiace che tu abbia avuto difficoltà a capire, ma era molto complicato da spiegare ed io ho avuto difficoltà a scriverlo. Quindi chiedo perdono! Questo è un piccolo capitolo che, però, non spiegherà molto su Kagome. Parla molto in generale. Spero ti piacerà! Un bacione!

 

Giuly_chan: Amoreeeeeeeeeeee!!!! Ciaoooo!!! Scusa per i nomi. Ma non sapevo cosa inventarmi! Dovresti riposarti un po’, secondo me. Rilassati, prenditi una settimana di vacanza da tutti gli impegni che hai! E stai un po’ con la tua Sempai-chan, che in questa settimana gli sei mancata tanto! Grazie per i complimenti!! Un bacione!!

 

Monik: Ciaoooooo!!! Cara!!! Grazie dei complimenti!! Sono sempre graditi da parte tua! Spero che il capitolo ti piaccia! Ci sentiamo su msn! Un bacio!! Ciaooo!!!

 

Fine ringraziamenti.

 

Allora, ragazzi vi lascio al capitolo. Un bacio! Mary!

LEGGETE E COMMENTATE!!!

 

 

 

 

 

Bigliettini. – Sei qui per…

 

 

 

 

 

Sfilò il pigiama di seta che aveva indosso, che cadde in terra. Entrò nella cabina doccia, girando la manopola dell’acqua calda. Si rilassò a contatto con l’acqua bollente, mentre la mente vagava altrove.

Ormai non capiva più nulla. La sua vita era confusa, lei era confusa. Erano successe troppe cose in poco tempo e come tutto si stava evolvendo non le piaceva. La piega della situazione era sbagliata, secondo lei.

Si era trasformata in un’assassina.

All’inizio ciò la disgustava, ma era nel suo DNA. Non le importava più nulla della vita altrui. Non la considerava, come non considerava la sua. Se fosse morta, non le sarebbe importato affatto. Perché la sua vita era inutile. A nessuno sarebbe importato niente, se non ci fosse più stata. Perché in fondo era la sua natura, e i mostri uccidono, portano terrore, non stanno comunemente tra la gente a ridere e scherzare. Questa realtà le era entrata in testa fin da bambina, quando si era ritrovata sola insieme a lei. Forse questa era l’unica cosa che la consolava. Era con lei. Non era completamente sola. Anche lei era diversa. Non doveva aver paura del mondo, si sarebbero spalleggiate, sempre e comunque. Insieme.

Dopo quel che era successo però, era cambiata. Le veniva difficile continuare a vivere.

Innamorandosi lasciò alle spalle il dolore, che tornò alla carica appena scoperto il tradimento.

Aveva dato al mondo ciò che il mondo voleva.

Un mostro.

Lo era diventata. Aveva lottato tanto, in passato, per non esserlo, ma era veramente diventata un mostro. E questo, a volte, la spaventava.

Si avvolse in un asciugamano rosato. I capelli, appena strizzati, gocciolavano sul pavimento freddo. Infilò i piedi umidi nelle ciabatte ed andò in camera. Aprì l’armadio ed indossò dei jeans scoloriti e con qualche strappo. Sopra una felpa nera con una scritta bianca sul petto a maniche corte. Tornò in bagno e si asciugò i morbidi capelli corvini con il phon, prima di legarli in una coda di cavallo. Mentre sistemava il pigiama sotto il cuscino, qualcuno bussò alla porta. “Avanti!” gridò. Si diresse verso il salotto, dov’era appena entrato Sesshomaru.

“Sesshomaru.”  Disse la hanyou a mo’ di saluto.

“Devi andartene.”  Due parole che la bloccarono in un attimo. Il freddo con cui le aveva pronunciate, poi, l’aveva spiazzata.

“Perché?”

“Qui il tuo autocontrollo vacilla, devi andare via.” Spiegò il demone.

“L’hai deciso tu? Beh, in questo caso, mi spiace, ma rimango. Non sei tu che devi decidere.” 

“Non ti voglio più vedere, Kagome.”

“Mmh, beh, copriti gli occhi con una mano, allora.”

“Che motivo hai per rimanere qui? A cosa t’importa?”

“Prima non mi interessava, ora rimarrei qui solamente per farti dispetto.”  Lo squadrò con sufficienza, prima di sorpassarlo e dirigersi verso l’uscio dell’appartamento.

“Papà ti ha cercato molto, in questi anni.”  Sussurrò Sesshomaru, senza voltarsi.

“Sappiamo entrambi che non è così. Lui mi odiava, come te.”  Lasciò la stanza e percorse il corridoio, senza una meta precisa.

Si ritrovò davanti alla porta della sala della sera prima. La socchiuse e sbirciò dentro. Vuota faceva un altro effetto.

[tutte le cose, quando sono vuote, fanno un altro effetto…]

Inspirò il profumo di fresco che aleggiava nell’aria. Ancora non aveva capito come potesse entrare la luce in un posto senza finestre, ma tutto era molto strano in quel periodo, così ci era passata sopra senza curarsene troppo.

“Signorina, cerca qualcosa?”  la presenza di qualcuno alle sue spalle la costrinse a voltarsi. Era una ragazza in tailleur nero, bionda e con gli occhi azzurri.

“Dove posso trovare InuYasha?”  chiese senza troppi giri di parole.

“Nel suo ufficio. L’accompagno.”

La giovane la scortò fino ad una porta, situata poco più avanti. Poi la lasciò sola, andandosene senza dire una parola. Aveva paura.

Spalancò la porta senza neanche bussare e lo trovò alla scrivania, vestito con dei pantaloni ed una camicia, intento a scribacchiare su alcune carte.

“Kagome!”  esclamò, appena la vide.

“Mi devi spiegare perché diavolo mi trovo qui. Chiedo troppo?”

“No, no. Affatto.” la invitò a sedersi, poi incrociò le braccia. “Bene. Vedi, ci sono tre categorie di killer. C’è la tua categoria, quella degli assassini che si nascondono e nessuno sa chi siano. C’è la categoria dei killer privati, che lavorano da soli e compiono, come possiamo dire, ‘omicidi a domicilio’. Detti anche sicari. Poi c’è la terza categoria. Quella delle agenzie killer.”  spiegò.

“Agenzie killer?”

“Sì. Ci sono molte agenzie. Ognuna ha un proprio territorio. Un’agenzia non può intralciare il territori di un’altra. I sicari possono stare dove vogliono, ma se esagerano con gli omicidi vengono cacciati dal territorio o uccisi. Lo stesso vale per gli assassini anonimi.”

“Ma non è per uccidermi che mi avete fatta venire, oppure l’avreste già fatto.”

“Giusto.”, annuì. “Devi sapere che, un tempo, c’era un mezzo demone, Naraku, che lavorava in quest’agenzia. Un giorno se ne andò e ne creò una propria, da sempre in contrasto con la nostra. Ora sta intralciando il nostro territorio e ci sta rubando clienti importanti. In più, crediamo che abbia corrotto alcuni nostri agenti.”

“Io cosa c’entro in tutto ciò?”  chiese Kagome.

“La tua fama è tanta tra le agenzie, sai? Naraku ti avrebbe avuta, prima o poi. Ti avrebbe fatta diventare sua alleata e ti avrebbe mandata come infiltrata. L’idea l’abbiamo avuta prima noi.”  Sorrise, soddisfatto di quella che presumibilmente era stata una sua idea.

“Oh. Ed io dovrei far finta di stare al suo gioco, mentre sono veramente con voi e, quindi, faccio quello che dovrei fare per lui, solo contro di lui?”

“Sì, con discorsi un po’ meno contorti, ma è così.”

“Ah... senti, per curiosità. Pensi che io sia così stupita da accettare? Non so, ho forse la faccia di un’idiota? Tanto per saperlo, ecco.”

“No, ma ti conviene rimanere con noi.”

“Perché? Sentiamo.”

“Perché se ti lascio andare ti prenderà lui. Per cui ti ucciderei, se tu non accettassi.”  La guardò sorridendo.

“Finita questa storia mi lascerai andare e, naturalmente, tutto ciò mi verrà pagato. E, in più, mi lascerai fare i miei lavori da Ombra. Se accetti avrai la mia piena fedeltà e a Naraku chiederò solamente altri soldi. Ci stai?” propose, poi gli porse la mano.

“Va bene.”  E lui la strinse.

 

 

La ragazza era stesa sul letto della propria camera e stava leggendo un libro. Aveva pranzato con InuYasha, Sango e Miroku, scoprendo, con qualche chiacchiera, che era molto conosciuta nell’ambiente e in tanti la cercavano per comprarla.

Non se lo aspettava.

Non conosceva tutti quegli schemi, quei programmi. Non se ne interessava.

Poi la polizia si chiedeva il perché di tutti quei morti nel mondo. Se solo avesse saputo di tutte le agenzie di quel genere che c’erano!

Aveva anche scoperto, poi, che la luce in casa arrivava da delle strane lampade che erano un tutt’uno col soffitto e l’aria fresca veniva portata dai condotti di areazione, che la prendevano dal “mondo di sopra”.

Tutto perfettamente programmato. Tutto.

Non era il suo mondo, lo sapeva. Era un mondo adatto a suo fratello, ma non a lei.

Era libera, non le piacevano quegli schemi.

Uccideva chi voleva e non prendeva ordini da nessuno, ma ora era con le spalle al muro.

Per quanto non le interessasse la sua vita, non aveva intenzione di farsi uccidere. Non era dignitoso. Un’assassina che viene uccisa? No, non ci voleva neanche pensare!

Posò lo sguardo sulla scrivania e notò un bigliettino. Subito si alzò per andare a vedere di cosa si trattasse.

“‘Io non ti odio affatto, sorellina. Non dimenticarlo.’ Questo è di Sesshomaru.”  Prese una penna e girò il foglietto.

 

‘Non mi piacciono le bugie, fratellino. Anche se mi hai abbracciato, non significa che non mi odi. Non fare il ruffiano. Sappiamo tutti e due qual è la verità.’

 

“HARU!”  chiamò il piccolo demone che, in un battito d’ali, si trovò di fronte a lei.

“Cosa c’è, signorina?”  chiese il nanerottolo, tremante dalla paura per l’ultima volta.

“Consegna questo a Sesshomaru. E vedi di sbrigarti.”

“Sì, signorina. Vado subito, signorina.” E scappò via com’era venuto.

Lei si stese nuovamente sul letto ed accese la televisione. Fece un po’ di zapping sui canali e, dopo pochi minuti, la spense, perché non c’era niente di interessante. Riprese il libro ma, nel momento esatto in cui trovò la pagina, la strana lucertola si era nuovamente materializzata.

“Questo è per lei, da parte del signor Sesshomaru.” Disse, consegnandole il piccolo pezzo di carta stropicciato.

 

‘E dimmi Kagome, qual è la verità? La vorrei tanto sapere anch’io.’

 

Gettò infuriata il biglietto nel cestino, poi infuocò Haru con lo sguardo.

“Allora! Sei ancora qui?! Vattene!” gridò.

Il piccoletto andò via immediatamente e senza fare alcuna lamentela. Kagome entrò in bagno e sbatté la porta dietro di sé. Doveva assolutamente calmarsi.

 

 

 

Si sentiva il lieve rumore di passi fra i tetti.

Una corsa, per raggiungere qualcosa.

O qualcuno.

Un grido.

Il rumore di un colpo.

Quello di un corpo che cade.

Un debole grazie pronunciato dalla ragazza salvata.

Altri passi, per tornare indietro, a casa.

Poco dopo la sirene della polizia.

Gli urli stupiti di che vedeva il corpo.

Le maledizioni degli agenti per non averla presa.

Il bisbiglio dei giornalisti che iniziavano ad arrivare.

Una piccola risata dall’assassina che, per l’ennesima volta, era riuscita a scappare.

Un uomo, nell’oscurità, che aveva assistito a tutta la scena e presto sarebbe entrato in azione.

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Capitolo 6
*** Piani funzionanti. - Piccoli litigi. ***


Come promesso, entro la settimana, eccomi qui con un nuovo capitolo della nostra Ombra! Siete contenti? Spero di sì e spero di vedere tanti esiti positivi sul capitolo. Mi sono divertita a scriverlo, sarà che sono un po’ sadica (forse troppo), ma mi sono divertita! Non perché ci sia nulla di divertente, sia chiaro, ma è stato piacevole scriverlo e spero che per voi sia piacevole leggerlo! Ringrazio infinitamente tutte le persone che seguono la storia, chi commenta e chi l’ha messa fra preferiti. Anche se mi chiedo una cosa: perché è tra i preferiti di 21 persone e i commenti sono solamente 6? Fatevi sentire, gente! Non vi mangio mica! Anzi, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate di questa storia contorta! Spero di vedere presto anche i vostri commenti! Ma ora passiamo ai ringraziamenti [P.S.: sono felicissima di riceverne così tanti, sono contentissima! *me che saltella felice*] :

 

Achaori:  Ciao, carissima! Sono strafelice di vedere un tuo nuovo commento e ti ringrazio infinitamente per i complimenti^^! Su Kagome… forse ci hai azzeccato, forse no… chi lo sa. Comunque, non è che il proprio lavoro la disgusti molto. È solo una cosa un po’ complicata che si capirà meglio, in futuro. Certamente avrebbe fatto volentieri un altro lavoro, questo è certo! XD Al prossimo capitolo!! Un bacione!

 

Vale728:  Mia fida commentatrice, sempre qui a recensire ogni capitolo delle mie storie! Non sai come mi fai contenta! Sono felice che la storia ti stia piacendo e che, quindi, la trovi almeno un po’ originale. Grazie ancora! Un bacio! Al prossimo capitolo!

 

Rita14:  Ciaoo!!! Sono felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e cercherò di dare del mio meglio per migliorarla sempre di più! Spero di rivedere un tuo commento! Baci!

 

Monik:  Carissimaaa!! Ma che felicità! Sprizzo gioia da tutti i pori! Non preoccuparti del piccolo ritardo. Io sono sempre e perennemente in ritardo, in tutti i sensi, purtroppo! Grazie, grazie dei complimenti! Mi fa sempre un immenso piacere riceverli da te! O.O Davvero mi ammiri? Non stai scherzando? Oddio, sto per avere un attacco cardiaco, il mio cuore non reggerà a questa fantastica notizia! Allora è deciso, darò il mio meglio per soddisfarti, sempre di più! Promesso! Ti voglio bene anche io! Ci sentiamo su msn! Tanti baci, baci!!!

 

Giuly_chan:  Loveeeeeeeeeeeeeeeeeee!!! Sono tanto dispiaciuta di quello che è successo, tu lo sai, vero? Ma devi stare sempre su e sorridermi, perché a vederti triste sto troppo male. Tu a me devi sempre sorridere, anche quando litighiamo o se dovessimo prenderci a pugni. L’abbiamo sempre detto, no? Ormai tra noi due non c’è differenza, non ci sono segreti. Come vedi, ti dico anche cose per cui potresti prendermi per pazza! Perciò tu devi sfogarti con me, hai capito? Anche se questo debba comportare il fatto che mi prenderai a schiaffi, mi urlerai dietro le parolacce, anche se io non c’entro niente. Perché questa è l’amicizia ed io farei questo ed altro, per te. Ma passiamo allo scorso capitolo: davvero ti è piaciuto? Ne sono contentissima! Il tuo giudizio è molto importante! Tranquilla, ti insegnerò tutto quello che so e diventerai molto migliore di me, ne sono sicura! Riposati e stai attenta a non sforzarti troppo, poi vedi che ti succede alla schiena e al ginocchio? Un bacione enorme! Aspetto un tuo prossimo commento!

 

Callistas:  SCHIZZO-CHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!!! Ma ciao! Tu vuoi sapere troppe cose, cara mia! Mi domandi proprio ciò che non ti posso dire! Lei… lei… lei… tutto, in fondo, gira intorno a questa lei. Io so chi è, tu? Eheh… tu lo dovrai scoprire leggendo la storia e facendo commentoni chilometrici a ogni capitolo! L’infiltrato? Che sia Haru? Che sia qualcun altro? Quanto vorrei spifferarti tutto, ma devo mantenere il segreto professionale! (O.o…) Sesshomaru… beh, io ho un’ammirazione particolare nei suoi confronti. E per me, il suo rapporto con Kagome, come ti ho già detto, è speciale. E in questa storia anche, sarà così. Ci saranno eventi che lo faranno emergere, altri che lo distruggeranno. Prevedo che questa ff sarà lunga, credo molto più lunga dell’altra, cara mia. Per la mia fantasia… è solo sclero a causa della mancanza di materia prima (chiaramente la Nutella, che proprio oggi my mother ha ricomprato.). Comunque mi è balenata in testa quell’idea e non ci ho pensato un attimo ad infilarla nella trama, naturalmente. Questo capitolo sarà pieno di colpi di scena. Mi aspetto un grande commentone da parte tua. Uno dei nostri soliti, insomma! Ti mando un’infinità di besitones! Ci sentiamo su msn, mamma^^!

 

 

Bene, dopo aver ringraziato tutti, vi lascio al capitolo, che mi auguro sia di vostro gradimento. Baci! Mary-chan!

LEGGETE E COMMENTATE IN TANTI!!!

 

 

 

 

 

 

Piani funzionanti. – “Piccoli” litigi.

 

 

 

 

 

 

Continuava a correre imperterrita, ma non in direzione della casa sotterranea. Sapeva di essere seguita; se fosse tornata là, sicuramente tutto il piano sarebbe andato a rotoli.

Quando fu abbastanza lontana dal centro della città, si fermò. Lì nessuno l’avrebbe vista.

“Ora puoi anche venire fuori.”  comunicò la ragazza.

Dall’oscurità della notte fuoriuscì un uomo dai capelli scuri e gli occhi castani, coperto da un pesante giubbotto. Si strofinava le mani cercando di tenerle calde e sistemava i riccioli corvini che, con il vento, gli finivano sul volto, impedendogli la visuale. Era uno stupido ningen che avrebbe preferito di gran lunga starsene a casa a dormire, invece di rincorrere un’assassina. Però gli era stato ordinato dal suo capo e doveva solamente stare zitto e ringraziare i Kami per aver avuto quella splendida occasione di spiccare sugli altri alla vista del presidente.

“Io so chi sei.”  Pronunciò quelle parole un po’ tremando. In fondo lei era una killer professionista e lui… beh, lui lo era solo in teoria. Non aveva mai ucciso qualcuno. Piuttosto era portato per i lavori d’ufficio. Compilare e consegnare fogli era la sua specialità ed era anche per questo che voleva farsi notare. Continuare in eterno a svolgere quel compito patetico non l’avrebbe fatto arrivare da nessuna parte.

“Oh, beh, ora che mi hai fatto sapere questo dettaglio decisamente scontato, io cosa dovrei fare? Darti un bacio? Dirti che sei stato bravissimo? Spicciati, ho da fare.” proferì sbrigativa ed anche un po’ offesa. Era così poco importante che mandavano un insulso ragazzino a prelevarla? Questo era un colpo forte per il suo orgoglio.

“N-no, io… sono venuto qui per portarti dal mio capo. Lui vuole vederti e mi ha mandato a prenderti.”  le riferì il ragazzo, balbettando.

“E non poteva venire di persona?”

“Il capo non si scomoda mai, per certe faccende. Ci sono i segretari proprio per questo.”  spiegò lui.

“Perfetto. Allora andiamo a vedere chi è questo tizio.” Lo guardò e sorrise.

Il piano stava andando come previsto.

 

 

 

Era soddisfatto di se stesso. Aveva avuto quella geniale idea ed aveva anticipato le mosse di Naraku, per una volta. La ragazza sarebbe tornata presto con loro, ma come infiltrata. Una finta infiltrata, chiaramente. Lei… già, lei. Era strana, oppure l’unico strano era lui, in tutta quella situazione. Non riusciva a capirla e, purtroppo, Sesshomaru non aveva intenzione di svelargli nulla del passato della sorellina, che adesso lavorava per lui. Gli sembrava strano, però, che lo facesse solamente per i soldi. Una come lei, che odia essere comandata da qualcuno, che non sopporta rimanere chiusa in una gabbia, possibile che lo facesse solo per qualche spicciolo? C’era qualcosa sotto che non gli tornava, ma che avrebbe scoperto presto.

Comunque gli piaceva. Eccome se gli piaceva! Forse il fatto che fosse una mezzo demone come lui, o il suo strano aspetto, o quell’alone di mistero che le aleggiava intorno, o la sua storia che aveva scoperto solo per metà, o il suo stile di vita, o semplicemente lei, lo attirava molto. Ma sapeva che doveva pensare ad altro, in quel momento.

Bussò lievemente alla porta, da dove provenne un invito ad entrare. All’interno si trovava un uomo seduto alla scrivania. Un vecchio demone con pochi capelli grigi, tenuti in un basso codino, e gli occhi castani decisamente sporgenti, per poter anche solo sembrare umani. Porse al ragazzo una mano scheletrica, che subito la strinse, in segno di saluto.

“Prego, figliolo, accomodati.”  L’uomo lo invitò a sedersi su una delle sedie di fronte a lui, dall’altro lato della scrivania. Era un vecchietto arzillo e, al contrario di quanto si potesse pensare dal suo aspetto, ci stava ancora con la testa, anzi, stava forse anche troppo bene.

“Presidente Totosai, sono solamente venuto ad informarla che l’operazione sta andando come previsto e che dovremmo controllare il lavoro di Ombra, in questi giorni, per fingere di rapirla, come abbiamo già fatto.”  enunciò InuYasha al suo superiore, gesticolando con le mani artigliate.

“Benissimo, ragazzo. Sono fiero di te. Ero certo che mettendoti a capo dell’organizzazione contro Naraku avrei fatto una buona scelta. Vedi di continuare così il tuo lavoro e potrai diventare il mio braccio destro. Ma, siamo sicuri che la ragazza ci presti fede?” chiese.

“Non al cento per cento, però mi è sembrata sincera.”  rispose il mezzo demone, ancora leggermente shockato dalla notizia. Vicepresidente. Sarebbe stato il sogno di tutti, là dentro.

“Mi fido di te. Ora puoi andare. Avrai tanto lavoro da svolgere.”

“Naturalmente.”

L’hanyou si congedò e tornò nel suo ufficio. In verità non aveva nulla a fare, se non annoiarsi a non far nulla, per l’appunto. Forse avrebbe potuto fare personalmente qualche lavoretto arretrato dell’agenzia. Sporcarsi un po’ le mani di sangue non gli sarebbe dispiaciuto, dopo tutto.

 

 

 

Era tornata la notte e lei, dopo aver ascoltato per ore le stesso discorso che le aveva fatto InuYasha ed aver svolto il suo lavoro da Ombra, sperava ardentemente che la venissero a prendere in fretta, essendo stufa di tutta quella faccenda.

Aveva ucciso un uomo. Uno stupratore. Non sopportava quelle persone. Riteneva che uccidere i criminali fosse più nobile del fare violenza sul corpo di una donna. Lei mandava solamente i delinquenti nel giusto posto per loro: l’inferno. Ed anche se un giorno, forse non troppo lontano, dato i rischi che correva, sarebbe finita in quel luogo insieme a loro, non le importava. Era corretto che anche lei finisse lì. Non aveva mai sperato che, anche se in un certo senso faceva giustizia, sarebbe potuta finire in paradiso. Non aveva neanche intenzione di chiedere perdono a chiunque ci fosse stato lassù, in cielo. Aveva scelto di comportarsi così, sarebbe stato da codardi chiedere scusa. Sarebbe stato come essere pentiti di aver fatto quelle cose. Se prendi una decisione, non puoi pentirtene. È la vita che scegli di fare, non ci si può pentire di una vita.

[Equivale a non far valere tutto ciò che si fa nella propria esistenza ed io, beh, io non ho l’assoluta intenzione di farlo.]

Sentì il rumore di gomme che frenano sull’asfalto bagnato dalla leggera pioggia che, poco prima, era scesa.

Girò lentamente lo sguardo alla sua destra, notando una Mercedes nera malamente parcheggiata. Vide InuYasha scendere dall’auto e venirle incontro sorridendo. Era di buon umore.

“Ci osservano, vero?”  sussurrò poco prima di raggiungerla, convinto che, con il suo udito sviluppato, lo potesse sentire. Cosa che effettivamente avvenne.

La ragazza annuì impercettibilmente, prima di guardarlo fisso negli occhi e di cominciare la sua recita. “Chi sei?”  chiese, facendo finta di non conoscerlo.

“Ho bisogno di te, per un lavoro, Ombra.”  Disse, cercando di non ridere. Dejavù. Quella sensazione era strana.

“Come fai a sapere chi sono?”

“Non è importante. Comunque devi venire con me.”

“A cosa ti servo? E chi sei?”

“Lo scoprirai presto.”

“Beh, tanto non ho nulla da fare…”

Seguì il mezzo demone fino alla macchina e vi entrò, guardandolo ridere dal posto del passeggero. “Smettila di fare l’idiota e parti. È l’ultima volta che faccio una cosa del genere.”

“Guarda la cosa positiva: questa volta non ti ho dovuto portare in braccio.”  Continuava a ridere, mentre iniziava a prendere velocità con il mezzo.

Già…

“A ripensarci, ti sei fatta fregare come una pivellina!” e rideva.

“Ti pregherei di smetterla…”

“Ti ho immobilizzata con un semplice bacio!” e rideva.

“Finiscila…”

“Sei rimasta lì, immobile, senza capirci più niente!” e rideva.

“HO DETTO BASTA!” strillò lei.

Il ragazzo la guardò, improvvisamente serio. Riprese a guardare la strada, in silenzio. Accese la radio e l’impostò su una stazione musicale.

Il viaggio verso la base continuò così, nel mutismo più assoluto

 

 

 

Qualcuno bussò alla porta del suo appartamento e lei, ignara di chi potesse essere, andò ad aprire. Appena spalancata la porta, si ritrovò a terra, con un labbro sanguinante. “Ma che diavolo…”  alzò il volto, vedendo davanti a sé una ragazza, una yasha, in kimono, con i capelli neri tenuti legati in uno chignon rigido e gli occhi, di una particolare colorazione bordeaux, puntati su di lei, quasi a volerla infuocare. “Kagura…”

“Vattene!”  gridò la demone, furiosa.

Kagome la squadrò, senza capire il motivo di tanta ira. Si alzò, pulendosi il labbro con indifferenza. “Perché? Vuoi entrare? Se vuoi ti offro un the.”  Si diresse in cucina e prese la teiera dalla credenza. Teiera che cadde, per mano della ragazza appena entrata nella stanza, riducendosi in pezzi. “Dovrò chiedere ad InuYasha di procurarmene un’altra. Bene, se non vuoi il the, desideri altro?” le chiese, come se niente fosse.

“Tu… tu… smettila di prendermi in giro!” Kagura le diede uno schiaffo, in preda ad una crisi isterica.

“Cosa vuoi da me?”  domandò fredda la hanyou.

“Devi andartene da qui.”

“Perché?”

“Devi stare lontana da lui!”  la colpì nuovamente con un pugno, facendola sbattere violentemente contro un mobile della cucina.

“Da lui?” si rialzò in piedi, tenendosi lo stomaco.

“Sì, non fingere di non aver capito!”  la donna la prese per i capelli, lanciandola nel salotto.

“Non capisco a chi ti riferisci.” Ricevette un calcio, poi un altro, senza difendersi.

“Smettila di fare la finta tonta! Perché non mi attacchi? Eh? Perché non ti trasformi, mostro!”  continuava ad attaccarla senza sosta e lei non faceva niente per fermarla.

“Io non… picchio le donne…”  sputò del sangue che finì in terra, sporcando il pavimento.

“Quanta bontà d’animo!” la prese per il colletto della camicia che indossava e la sbatté fuori la porta d’ingresso, addosso al muro del corridoio. Il piccolo Haru, che stava passando di lì proprio in quel momento, si spaventò, vedendo la signorina in quelle condizioni, e corse subito a chiamare InuYasha.

“Perché… perché insisti tanto?”  respirava a fatica e le doleva tutto, ma non avrebbe alzato le mani su di lei.

“Tu, tu devi stare lontana da lui!”  si avventò sulla mezzo demone, colpendola nuovamente.

“Lui… lui chi!?”

“Devi stare lontana da Sesshomaru… capito, mostro?”  le sussurrò all’orecchio, prima di darle un pugno in volto.

“Ma lui… è mio fratello!”

“Sai benissimo anche tu, che nella razza Inu, la vostra parentela non conta. Demone comune e demone maggiore. Solo questo conta!” le diede un calcio, incrinandole una costola.

“Lui è mio fratello… e basta. E poi, pensi veramente che, anche se fosse, mi allontanerei da lui solamente perché mi stai picchiando?”

“Basta! Tu devi stargli lontano!” la alzò da terra, scaraventandola più avanti.

“E poi… io non sono una demone comune… io sono un mostro, come hai detto tu.”

“Zitta! Devi andartene da qui!”

“No.”  La yasha si avventò su di lei, furiosa.

La tenne bloccata in terra mentre, dal kimono, estraeva un coltello che subito le puntò alla gola. “Devi sparire.”

“Uccidimi. A me non importa nulla. Se pensi che questo possa aiutarti con mio fratello, fa pure. La mia vita non mi interessa.”  Kagura spalancò gli occhi, non staccandosi però da lei e continuando a spingere la sua arma sulla gola della ragazza.

“Kagura. Ferma.”  La yasha si bloccò, sentendo la voce del suo capo. Si alzò e gettò il coltello a terra, lasciando la hanyou dolorante sul pavimento.

Il mezzo demone prese Kagome in braccio, che non riusciva a muoversi, mentre la demone iniziava ad incamminarsi, senza degnare nessuno di uno sguardo.

“Stai bene?”  chiese alla giovane, che gemeva flebilmente di dolore.

“Sono stata meglio…” sussurrò.

“Tu.”  La donna si fermò, rivolgendosi alla mezzo demone. “Tu le somigli.”

“Somiglio a chi?” riuscì a dire, a stento.

“A tua sorella.” 

“Non è così. Era diversa da me.”

“Non così tanto come credi. Siete simili. Solo che a lei piaceva vivere.” Proferì, sorridendo.

“Ma tu... come la…” cercò di dire.

“Non sono cose che una stupida come te ha il diritto di sapere. E non prenderti tutta questa confidenza, mostro.”

“Tanto lo scoprirò.” Mormorò convinta.

“Probabile.” Assentì, andandosene.

Kagome rise lievemente, ma fu costretta a fermarsi per un dolore lancinante all’addome. “Mi porteresti a letto? Mi riprenderò fra poco.”

Lui obbedì, non sapendo cos’altro fare. Sapeva che sarebbe stato inutile convincerla a fare qualsiasi cura. Perciò non gli restava che fare ciò che gli era stato chiesto e rimanerle accanto, nella speranza che sarebbe veramente guarita presto. La depositò sul materasso e le si sedette accanto.

“Perché non ti sei difesa?” le domandò.

“Non picchio le donne.”

“Non intendevo picchiarla! Ma almeno evitare che ti facesse tutto questo!”

“Ti stai preoccupando?”

“Di te? Perché dovrei?”

“Comunque, volevo vedere dove aveva intenzione di arrivare. Ah, devi procurarmi un’altra teiera e farmi pulire il pavimento. Lo pulirei io stessa, ma non riesco a piegarmi.”

“Okay. Ma, posso sapere chi è tua sorella?”  chiese il ragazzo, sperando in una risposta.

“Non prenderti tutta questa confidenza, chiaro? E adesso sparisci, non ho bisogno della balia.” Lo cacciò via la hanyou.

[più che altro assomiglia a Kagura…]

Lui si alzò, dirigendosi verso la porta. Poi si fermò e si girò verso di lei.

“Tanto lo scoprirò, prima o poi.”  Disse deciso.

Probabile.” Approvò. “Ma credo che il ‘poi’, in questo caso, sia appropriato.”

“Vedremo.”

Vedremo.”  Ripeté, prima di chiudere gli occhi.

Lui se ne andò, sorridendo. Il litigio in macchina era superato. Anche se, sentiva ancora qualcosa di strano. Perché tutti quei misteri? Non riusciva a spiegarselo. Ed anche se sapeva che aveva altre priorità, non riusciva a non pensarci. Quella ragazza nascondeva qualcosa di grosso. Qualcosa che, a quanto pare, si estendeva a più membri dell’operazione. E lui avrebbe risolto il mistero, prima o poi.

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Capitolo 7
*** Sogni. - Voglia di chiarimenti. ***


Sono qui con un nuovo capitolo, ragazzi! Spero, in questo modo, di farvi felici, come voi rendete felice me con i vostri commenti^^!!! Allora, so che sono in ritardo, ma vi ripeto: io sono l’incarnazione del ritardo stesso. Do un appuntamento? Arrivo in ritardo. Sempre, sempre in ritardo! È una cosa orribile, lo so. Ci faccio i conti da quando ho iniziato a prepararmi da sola. Neanche a dire che faccio chissà che, ma sono sempre in ritardo. Ormai ci convivo! Comunque, torniamo alla storia. In questo capitolo si capiranno alcune cose… e capirete anche che… dovete leggere per scoprirle! Ehehe…

Ringrazio infinitamente le 23 persone che hanno messo la ff fra preferiti, chi semplicemente legge e chi commenta, cioè:

 

Callistas: SCHIZZO-CHAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!!! Non mi uccidere. So che è moltissimo che non mi faccio sentire ma ho un po’ [molti] casini a casa che mi impediscono di fare parecchie cose. Già è tanto che sono riuscita a scrivere questo capitolo, calcolando che ho dovuto scriverlo a penna e poi ricopiarlo sul computer, dato che non ho avuto molto tempo per starci. Per cui mi dispiace! Spero che presto potremmo risentirci regolarmente e, non preoccuparti, presto commenterò anche la tua storia [a proposito… capitolo fantastico^^!]. Ora passiamo a noi. Allora, so che l’incontro tra InuYasha e Kagome non è stato il massimo, ma: 1) non avevo una buona idea di come farlo e ho pensato di farlo molto tranquillo, calcolando che ci mancava poco che quei due si mettessero a ridere. 2) giustamente era programmato e dato che l’umano stupido che era andato a prelevare Kagome era, effettivamente, stupido, non si sarebbe accorto di nulla. Per cui… è andato così! Poi: giusto, Inu è un po’ bastardo in questa ff, anche se credo che, in una situazione simile, anche nella storia originale avrebbe riso in quel modo di Kagome non rendendosi conto di farla arrabbiare. E Kagome ha reagito come avrei reagito io, forse anche in maniera più “dolce” XD!!! Kagura… cacchio, Kagura è un personaggio che amo incondizionatamente. Rischiare di morire per conquistare la sua libertà, il cercare di non dipendere da nessuno. Un personaggio che indubbiamente stimo. Un personaggio che è riuscito ad affascinare anche il nostro freddo Sesshomaru, nel manga e nell’anime. Un personaggio fantastico, che nella storia avrà un ruolo particolare. In questo capitolo non apparirà, ma nei prossimi tornerà, te l’assicuro. D’altronde: un passo alla volta^^! Spero che anche questo capitolo ti piacerà, Bedda-chan. E spero di rivedere uno dei tuoi soliti commentoni giganteschi! Un’infinità di besitones, mamma!

 

Vale728: Ciaooooooo!!! Grazie dei complimenti! Sono contenta che la storia stia continuano a piacerti e, tranquilla, le cose saranno più chiare a mano a mano che i capitoli aumenteranno. In effetti dovrei decidermi a scrivere più velocemente! Eheh… Spero che anche questo capitolo ti piacerà! Un bacione!

 

Monik: Ciauuuu!!! Carissima! Che felicità vedere un altro tuo commento! Grazie dei complimenti, sono sempre ben accetti da te! Ecco qui il tuo tanto aspettato continuo! Io aspetto, invece, un altro tuo commento!! Un bacione!! Ciao, ciao! T.v.b.

 

Rita14: Ciaoooo!!! Grazie, sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Non sono d’accordo con te per Kagura: io adoro quel personaggio. E, come hai potuto notare, quel comportamento era giustificato. Era sia per Sesshomaru, sia per metterla alla prova e vedere quanto assomigliasse alla sorella. Comunque in questo capitolo non riapparirà! Ringrazio ancora per i complimenti e spero che anche questo capitolo ti piacerà a che commenterai! Un bacione!!!

 

Giuly_chan: LOVEEEEEEEEEEEEEEEE!!! In questo momento sono qui, ad aspettare come una broccola al telefono, con te che ti sei inventata una canzone da mettermi per aspettare in linea, mentre raccogli non so quante centinaia di perline da terra. Ti sembra una cosa normale? Per una coppia come la nostra, direi proprio di sì! Kagura… ma che amore quella ragazza! Io la venero! E tu, chiaramente, lo sai già! Sono felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo… mi fa piacere sapere che quello che ti scrivo ti piace. Mi fa sentire importante! [non sono normale… tralasciamo questo fatto! E SCUSA per il discorso un po’ contorto!] Posso farti nuovamente gli auguri? Sono felicissima di come sia finita la faccenda!! E sono felicissima del fatto che ora tu stia con il tuo bellissimo principe azzurro! [tralasciamo anche il fatto che ti chiama amoruccio mio… vah!] Ora ti lascio al capitolo!! E se non commenti, sai che succede, no?! Un bacione!!! Ciao, ciao Love-chan!

 

Achaori: Ciaoooooo!!! Non preoccuparti per i tre commenti! Io faccio pasticci peggiori tutti i giorni! Ce l’hanno tutti con Kagome: è vero. Ma, d’altronde, è il punto chiave di un’importantissima operazione, la vogliono mettere un po’ alla prova. Rin… Rin… lo scoprirai in questo capitolo, mia cara! Non ti dico niente! Spero di rivedere un altro tuo commento!!! Ciao, ciao! KissKiss!

 

 

Ecco, ora che ho ringraziato tutti vi lascio al capitolo! Ci vediamo alla fine! Un bacio! Mary-chan

 

LEGGETE E COMMENTATE IN TANTI!!!

 

 

 

 

 

Sogni. – Voglia di chiarimenti.

 

 

 

 

 

“Kagome? Kagome? Dove sei? È tardi, è ora di andare a dormire!”  una voce dolce la chiamò.

Uscì da dietro a un piccolo cespuglio, che era riuscito a coprirla completamente, e si fece vedere dall’elegante figura, che l’aspettava sulle scale che portavano in casa, a braccia incrociate. Si avvicinò lentamente alla ragazza e le sorrise, chiedendo scusa per il ritardo.

“Forza, dobbiamo tornare dentro. Inizia a far freddo, qui fuori.” 

La piccola si era sempre chiesta perché, mentre di giorno fosse sempre allegra e gentile, di sera, la giovane che le stava accanto, diventasse sempre fredda e rigida. Quasi sbrigativa, in ogni cosa che faceva. Non la voleva vicino e si chiudeva in camera ad un orario insolito, anche per lei che era ancora una bambina.

“Abbiamo fatto tardi, maledizione…”  continuava a ripetere, suscitando confusione nei pensieri della bimba che la seguiva timidamente, con lo sguardo rivolto al terreno.

Improvvisamente si fermò, tenendosi la testa con le mani e iniziando a strillare, quasi fosse posseduta dal demonio.

“Sorellina? Sorellina, stai bene? Che ti succede? Rispondimi!”  Kagome provava a scuotere l’altra, la quale si dimenava in terra. Intanto il suo corpo, lentamente, stava cambiando forma.

“Kyoko! Kyoko, che ti succede? Rispondimi!”  dagli occhi della cucciola hanyou iniziarono a sgorgare lacrime di paura, mentre gli occhi della sorella diventarono neri, come la pece, gli artigli si allungarono a dismisura, i capelli, di natura argentati, diventarono scuri e le zanne fuoriuscirono dalla bocca, andando a graffiare le labbra rosse, che in quel momento erano blu, come se non avesse più aria nei polmoni e non riuscisse a respirare. La mezzo demone finì in terra, con un braccio sanguinante: la yasha, di fronte a lei, l’aveva attaccata senza un minimo di esitazione.

La piccina non strillava, non faceva nulla. Piangeva, ma solamente perché era preoccupata per la sorella.

Serrò gli occhi, mentre vedeva nuovamente i suoi artigli avvicinarsi. Era sicura, in quel momento, che stesse per morire. Perire per mano di sua sorella.

 

Aprì gli occhi e si svegliò, di soprassalto. Si sentiva sudata ed aveva il fiatone. Da quanto, non la sognava? Da tanto, forse troppo.

Erano passati tre giorni dalla lite con Kagura ed era tornata stabile, come aveva preannunciato giorni prima. Ma cosa significava stabile, se ricominciava sognare quelle scene?

Riappoggiò la testa sul cuscino di piume e si mise su un lato, iniziando a respirare regolarmente. Si impose di non pensare a nulla e cercò assopirsi nuovamente, ma Haru, entrato rumorosamente nella stanza, la chiamò a gran voce, ordinandole di alzarsi.

La ragazza si massaggiò le tempie, prima di uscire dalle coperte calde, che la tentavano di cacciare il piccolo demone fuori di casa e continuare a dormire tranquillamente.

Alzatasi, lo squadrò dalla testa ai piedi e, non degnandolo di un saluto, si chiuse nel bagno da dove, dopo una buona mezz’ora, uscì preparata.

Il nanetto, che era rimasto ad aspettarla per tutto il tempo, le chiese, con una dolcezza incredibile, se avesse avuto voglia di seguirlo.

Kagome, stranita da quel comportamento decisamente assurdo, si ritrovò a pensare che, probabilmente, l’avrebbero dovuta convincere a fare qualcosa e, in automatico, portò la sua mente ad InuYasha.

[Cosa avrà fatto, quel baka!?]

Il minuscolo youkai la scortò fino alla porta dell’ufficio del mezzo demone che, sicuramente, come pensava Kagome, la stava aspettando con ansia.

Prima di entrare, la ragazza si girò verso il demone che si era posizionato dietro di lei e gli sorrise. “Haru, posso fare un cosa, prima?” chiese.

“Natural…”  non riuscì a finire di parlare, che un pugno lo scaraventò al muro, facendolo collassare in terra.

“Questo è per avermi svegliata in quel modo, idiota.”  lo rimproverò la hanyou, prima di chiudersi la porta alle spalle e lasciare il povero infortunato disteso sul pavimento, a maledire il suo capo per aver rapito quella pazza ed averla portata lì. Un giorno, era certo, l’avrebbe ucciso, se l’avesse fatta arrabbiare.

 

 

 

Il demone si rilassò sulla poltrona in pelle del suo studio e prese in mano la cornetta del telefono, poggiata sulla scrivania di fronte a lui. Compose un numero non registrato nella rubrica digitale e, dopo aver emesso un ghigno, accostò l’apparecchio al suo orecchio dall’udito fine.

“Sono io.”  proferì, senza dire il suo nome, sicuro che l’avrebbe riconosciuto.

“Dimmi.” sussurrò il suo interlocutore, perfettamente a suo agio.

“Come sta andando? Cosa fa, la mezzo demone?” chiese. 

“È caduta nella trappola. Come tutti. Pensano che tutto stia andando come previsto nei loro piani. Non sanno che avevamo già organizzato tutto.”  gli rispose allegro.

“Perfetto. Abbiamo già vinto. Continua a tenerli d’occhio, presto comincerà la vendetta.”

“Esatto, Naraku. Esatto.”

L’altro attaccò – lo capì dal continuo tu, tu, tu proveniente dal ricevitore – e lui si sistemò meglio sul morbido divanetto, mentre rideva, immaginandosi cosa sarebbe successo di lì a poco.

Sarebbero tutti morti: avrebbe ricevuto la sua vendetta.

 

 

 

L’Inu-youkai osservò la sorella, sedutagli di fianco, sbuffare e agitarsi in modo incontenibile, sulla sedia che presto sarebbe franata a terra per la mal distribuzione del peso.

La guardava con occhi sottili e leggermente irati. Come, come aveva potuto una ragazza così, diventare un’assassina? Com’era possibile che fosse diventata come lui? Perché si erano ritrovati così, in quella situazione, senza una via d’uscita? Non poteva fare più niente per lei, oramai. E si odiava, per questo. La sua sorellina, quella che rideva e giocava anche quando la chiamavano con orribili dispregiativi, quella che non si rendeva conto di cosa fosse la vita. L’unica che non aveva odiato per la sua natura di hanyou. Perché le voleva bene.

Sapeva quanto quel fatto l’avesse shockata, ma era tornata normale, con il tempo. Era tornata felice, allegra. Poi era scomparsa. Scappata nella notte. La mattina di quello stesso giorno una nuova e incredibile notizia era apparsa sui giornali di tutto il Giappone: un pericoloso killer era in circolazione.

Sembrava si fosse sfogata, quel giorno. Aveva eliminato sette malintenzionati con dei semplici artigli e le tracce di sangue erano dappertutto, nel vicolo stretto che era stato il luogo di morte delle vittime. Con il passare del tempo, però, era diventata più “ordinata”, nel fare il suo lavoro. E nessuno – nessuno! – era mai riuscito a prendere l’Ombra che si aggirava nei vicoli di notte e uccideva, in ogni modo, persone che facevano del male. Per alcuni era una salvatrice, per alcuni era solo un’assassina psicopatica. Ma non era così: lei era cosciente di quello che faceva. Ed era questo che lo spaventava di più.

“Credo che immaginiate in motivo per il quale vi ho chiamato qui.” disse il mezzo demone sorridendo, dall’altro lato della pregiata scrivania. Teneva le mani congiunte sotto il mento e passava lo sguardo compiaciuto da lui a lei, da lei a lui.

I due non risposero; si sentì solamente il rumoroso sbuffare della ragazza, che aveva voglia di scaraventare quella scomoda sedia sul suo bel faccino.

“Bene. Voglio che voi mi riveliate questo mistero, o dovrò scoprirlo a modo mio. Farei solo più fatica, non credete?” continuò, senza badare agli sguardi truci dei fratelli diretti verso di lui.

“Non c’è nessun mistero.” proferì solennemente Sesshomaru, osservandolo con superiorità.

“Ah, sì? Perfetto. Ombra, tu, hai qualcosa da dire?” le chiese gentilmente.

“Non credo possa interessarti, ciò che ho da dire. Non credo possa interessarti quello che è successo nella mia vita. Non credo possa interessarti chi sono veramente, o chi vorrei essere. Non credo possa interessarti il motivo per il quale sono così, ora. Non credo che io possa interessarti. Credo solamente che tu abbia bisogno dell’aiuto che ti sto dando e che, finito tutto ciò, uscirai dalla mia vita così come ne sei entrato. Quindi non credo che tu abbia bisogno di capire qualcosa.” rispose la ragazza, alzandosi dalla seggiola e dirigendosi verso la porta. “Ma se proprio hai così tanta voglia di scoprire un minimo della storia, beh, allora aspetto di vedere cosa farai, InuYasha.” proseguì, prima di uscire dall’ufficio.

I due uomini, rimasti nella stanza, erano nel silenzio più assoluto. Sesshomaru, non avendo altro da dire, decise di andar via, ma fu prontamente fermato dalle parole del mezzo demone, che gli chiedeva di parlare. Si sedette nuovamente e portò il suo sguardo seccato su di lui, che non si era fatto scoraggiare dal discorso della hanyou.

“Dimmi che cosa è successo, Sesshomaru.” gli ordinò, duro.

“Non è successo niente.”

“Ci sono sempre dei motivi che spingono le persone a fare qualcosa. Soprattutto se questo qualcosa è uccidere. Pensiamo di stare bene, perché ci rendiamo conto di quello che facciamo. Ma in realtà siamo tutti malati psicologicamente. E la cosa più grave è rendercene conto. Nessuno di noi è sano. Certo, c’è chi è più pazzo, c’è chi meno. Ma ognuno di noi ha avuto un motivo che lo spingesse a diventare così. Anche lei ne ha uno. E io voglio scoprirlo.”

“Quel’è il motivo per cui stai seduto su quella sedia, InuYasha? Perché sei a capo di questa operazione?”

“Vuoi sapere il motivo per cui sono qui, eh? Uccidere da forza e una sensazione di potere. Vedere un corpo morto, un corpo a cui hai tolto la vita, ti da la sensazione di essere migliore. Più forte. Io avevo bisogno di quella forza, per la mia natura. Per il mio essere a metà. E quando vidi un assassino, un giorno, uccidere un passante, decisi che lo avrei fatto anch’io. Che anch’io sarei diventato così. Che anch’io avrei avuto quello sguardo di vittoria sul volto. Ora sono qui, davanti a te.”                   

“Non credi che possa essere per il tuo stesso motivo?”

“No, lei nasconde qualcosa. Qualcosa che tu non mi dirai, chiaramente. Se ne avrai voglia, io sarò qui. Tanto lo scoprirò, Sesshomaru.”

“Purtroppo, so che è vero.” si alzò dalla sedia. “Io sono qui, perché non sono riuscito a fare niente per lei, InuYasha.” Girò la maniglia della porta.

“Lo so. L’ho sempre saputo.” L’hanyou lo vide sparire da dietro la porta, poi si rilassò sulla sua postazione. L’avrebbe scoperto a modo suo. Gliel’avrebbe fatto dire. Ne era certo.

 

 

 

Kagome tornò nella sua stanza, decisa a fare qualcosa. Qualunque cosa. Non poteva fare Ombra, perché era ancora giorno e quel dannato sole picchiava ancora. Non che avesse paura di essere scoperta, ma Ombra agiva solamente di notte e questa cosa non sarebbe cambiata solo perché si annoiava ed aveva bisogno di sfogarsi. Haru non era a portata di mano, quindi non poteva prendersela con lui. E neanche con InuYasha. Però…

Ripensò al sogno, fatto quella notte. Perché ora ricominciava ad assillarla? Doveva dimenticare. E lo doveva fare una volta per tutte.

Bussarono leggermente alla porta. Andò velocemente ad aprire, trovandosi davanti una ragazza alta poco più di lei, con sottili occhi color terra e lunghi capelli corvini, che indossava un semplice jeans con una camicetta.

“Tu sei Kikyo, se non sbaglio.”

“Sì. Posso entrare?” la donna pronunciava ogni parola con freddezza. La proprietaria dell’appartamento si accostò allo stipite della porta, permettendo così all’ospite di entrare in casa. Le offrì una tazza di the e, dopo la risposta affermativa, si accomodarono sul divanetto, sorseggiando la bevanda calda.

“Posso chiederti il motivo per cui sei qui?” domandò la mezzo demone, posando la tazza sull’apposito piattino.

“Sono venuta a conoscere meglio la “stella” del piano.” le rispose.

“Oh, beh, eccomi qui!” disse ironicamente.

“Spero tu abbia capito l’importanza di questa operazione, Ombra. E spero che tu non ci deluda.”

“Già… sinceramente lo spero anche io. In fondo devo solamente portarvi delle informazioni. Tutto qui. Sarà un giochetto da ragazzi.”

Kikyo si alzò, iniziando ad andare via. “Ti vorrei solo ricordare che qui non stiamo parlando di uno stupido bastardo da uccidere. È una cosa seria. Tienilo bene a mente, Ombra.” sbatté la porta e la lasciò sola, seduta sul divano.

Sbuffò, era già stufa di quelle persone che si permettevano di darle ordini e dirle che cosa doveva fare. Lei agiva da sola e liberamente, non le piaceva quel metodo. Era lì solamente perché ormai aveva dato la sua parola e non poteva tirarsi indietro. E poi… perché in fondo non voleva ancora lasciare suo fratello, per quanto gli costasse ammetterlo.  

Sistemò le stoviglie nel lavandino ed andò in camera sua a stendersi sul letto.

Si mise a guardare in alto e ripensò a quando, una notte, aveva guardato le stelle insieme a suo padre. L’unica volta che erano rimasti insieme, l’unica volta che non l’aveva allontanata. Perché? Neanche se lo ricordava più. Forse aveva avuto pena di una bambina nata con la povera sorte di diventare un mostro, forse aveva solamente avuto voglia di fare il padre. Sinceramente non le importava: quel ricordo, per lei, valeva più di mille spiegazioni. Perché il solo averlo vissuto, era l’importante. Non le importava il come, il perché. Aveva avuto un papà, per una sera. L’aveva abbracciato, si era fatta coccolare come una figlia. E questo le scaldava il cuore. Quella sera aveva mostrato a suo padre che forse sarebbe potuta essere come lui, che forse avrebbe potuto essere al suo livello, un giorno. Aveva pregato, dentro di sé. Lo ricordava bene. Aveva pregato che non la lasciasse più. Che l’accettasse, che l’aiutasse. Il suo desiderio era andato in frantumi, la mattina dopo, quando lui aveva ricominciato a trattarla in quel modo superiore, senza rendersi conto dei suoi sentimenti. Dei sentimenti di una bambina che ha solo bisogno di affetto e comprensione. Una bambina che ha bisogno di essere aiutata per affrontare il mondo. Nulla più.

Il ricordo di quella notte, però, anche dopo tutti i trattamenti orribili da parte del genitore, la faceva felice. Lui non aveva colpe, non aveva colpe se era nata in quel modo. Nessuno aveva colpe. Ma nessuno, oltre lei, riusciva a capirlo.

Sorrise amaramente e chiuse gli occhi. Era inutile continuare a pensarci. Oramai, niente sarebbe più cambiato.

Si addormentò, senza rendersi conto della presenza che le accarezzava dolcemente il volto e che, per un momento, aveva sfiorato le sue labbra con le proprie, per poi lasciarla nuovamente sola, nel mondo dei sogni.

 

 

 

 

 

 

Eccomi qui, di nuovo!

So che molti si aspettavano che questa sorella fosse un personaggio del manga o dell’anime, ma, invece, è un personaggio puramente inventato da me.

Ora tutto sta nello scoprire cosa sia successo a questa lei e il motivo per cui è così.

Quali saranno gli altri sogni di Kagome? Cosa nascondono lei e Sesshomaru? E, più che altro, con chi stava parlando Naraku?

È tutto da scoprire nei prossimi capitoli! Spero di avervi incuriosito! Un bacione!!

 

 

Mary-chan

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Capitolo 8
*** Dolore. - Richieste. ***


Non mi uccidete! So che è da tantissimo che non aggiorno e mi dispiace! Ma ho avuto dei problemi, mille cose da fare e l’ispirazione non aveva intenzione di tornare. In realtà è da un po’ che questo capitolo è pronto, ma non ero sicura di postarlo, non sapendo quando il seguente sarebbe potuto essere scritto. Penso che l’ispirazione stia tornando, però, quindi ho deciso di non farvi aspettare oltre.

Questo è un capitolo di transizione ma, credo già nel prossimo, succederanno cose interessanti e forse ci saranno degli sviluppi fra i due protagonisti. So che li aspettate, ma la storia è complicata e loro non possono cadere subito l’uno fra le braccia dell’altra. Sono felicissima che comunque ci siano commenti e la storia vi piaccia!

Mi scuso ancora per il ritardo e spero di riuscire ad essere più veloce, la prossima volta.

Ed ora i ringraziamenti:

 

Achaori:  Ciaoooo!! Sono felice di vedere un altro tuo commento! Già, la sorella non fa parte del manga. Un po’ perché desideravo creare la sorpresa, un po’ perché non riuscivo a trovare un personaggio con le caratteristiche adatte. Per cui… ho lasciato volare l’immaginazione ed ecco il risultato! Con Naraku… beh, se ti svelassi questo, ti rovinerei l’intera sorpresa! E non mi va! Perdonami! Kikyo… beh, potrebbe essere lei, come potrebbe non esserlo… chi lo sa! Un bacione e al prossimo capitolo!

 

Rita14:  Ciaoo! Non devi chiedere scusa proprio a nessuno! Sei impazzita?! Scusa tu se sono stata in qualche modo maleducata, ma evidentemente mi sono espressa male! I gusti sono gusti, per carità! Chi sono io per farti piacere qualcosa? Mi vorrei prendere a pizze, guarda. Scusa davvero se mi sono spiegata male! Volevo solo dirti che, comunque, Kagura non sarà un personaggio cattivo, proprio perché a me piace come personaggio. Sarà strano, certo, ma i suoi comportamenti sono giustificati! Comunque sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e che anche tutta la storia continui a piacerti! Grazie ancora per i complimenti! Un bacione e al prossimo capitolo!

 

Monik:  Ciao Caraaaaa!! Scusa se non mi sono più connessa ma, davvero, non ho più un secondo libero! Infatti guarda in che tempi aggiorno! Mi vergogno di me stessa per questi enormi ritardi… Sono contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto così tanto! Io mi sono emozionata a leggere il tuo commento! Lui sadico, lei con un destino orribile… chissà che potrebbe succedere! Io lo so solo per metà… devo ancora elaborare un po’ di cose… sai, vado un po’ a rilento! Grazie per i complimenti e spero che anche questo capitolo di piacerà! Ti voglio un mondo di bene e non vedo l’ora di tornare a chattare con te! Ciao, ciao e al prossimo aggiornamento!

 

Inukag4ever:  Ciao! Che felicità trovarti anche qui come nuova lettrice! Mi riempie di gioia! Grazie per i complimenti! Sono contenta di ricevere pareri positivi sulla storia e sì, concordo con te, se la sorella di Kagome fosse stata un personaggio del manga sarebbe stato già programmato ed io avevo bisogno di un carattere diverso! Tra InuYasha e Kagome ci saranno degli sviluppi ma, essendo complicata la situazione, saranno complicati anche quelli! Del tipo “ci piace complicarci la vita”! Scusa per il ritardo dell’aggiornamento e spero che anche questo nuovo capitolo ti piacerà! Un bacione!

 

Callistas:  Oddei… SCHIZZO-CHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!!! Ma come mi manchi! Basta, ti devo sentireeee!!! Con questi tuoi commenti stra-kilometrici mi fai sentire moltissimo la tua mancanza! Ma che ti rispondo? Che ti rispondo? Che ti rispondo? Io vorrei dirti tutto, ma rovinerei la sorpresa! E questa storia è tutto un misto di sorprese! Kagome è molto instabile e lei stessa non sa fino a quando la sua precarietà mentale potrà durare, Kagura è giustificata, poi si scopriranno tutti i rapporti che ha con la famiglia di Kaggy, Kikyo… forse non sarà così bastarda come sembra… InuYasha cerca di scoprire tutto per aiutarla, in un certo senso, ma lo fa nel modo sbagliato. Naraku parlava con chi? Sesshomaru cosa c’entra? Mi spiace, Bedda-chan, ma non posso proprio dirtelo! Spero di rivederti al prossimo capitolo! Cercherò di aggiornane prima e di connettermi su msn! Voglio vedere presto un’altra tua storia in rete! Un mondo di bestione, mamma!

 

Giuly_chan:  LOVEEEEEE! Ho dovuto aspettare un’eternità per il tuo commento, ma finalmente ce l’hai fatta! È proprio vero che con te ci vuole pazienza… COMUNQUE! Haru… Haru… Haru… a me sta tanto simpatico quel piccolo esserino che sta sempre fra le scatole! Mi ricorda tanto Jaken! [anche perché è ispirato a lui…] Perché a te sta così antipatico? Cattiva! Però te l’ho già detto: non ti svelerò con chi parla Naraku! Accontentati degli altri piccoli spoiler! InuYasha cerca di scoprire tutto per aiutarla, in fondo… certo, però, lo fa nel modo sbagliato! Ma è proprio da lui, no? Spero che anche questo capitolo di piaccia! Un bacione! La tua Love-chan!

 

Ora che credo di aver ringraziato tutti, vorrei ringraziare anche chi legge solamente, chi ha inserito la storia fra preferiti e chi l’ha inserita fra seguite! Grazie mille e se volete farvi sentire con qualche commento, fate pure! Non mi dispiacerebbe affatto!

Adesso vi lascio al capitolo! Un bacione! Mary-chan!

LEGGETE E COMMENTATE IN TANTI!

 

 

 

 

 

 

Dolore. – Richieste.

 

 

 

 

 

Dolore.

Le parole si spegnevano prima di uscire dalle sue labbra.

Il respiro era irregolare.

Le mani tremavano visibilmente.

Le labbra erano quasi blu, come la vecchia felpa che indossava.

La morte lo stava avvolgendo.

Aveva sempre desiderato porre fine alla sua vita in un altro modo: durante la notte. Senza sofferenza, senza tutti i peccati commessi che ti tornano in mente, senza vedere i volti delle persone care che hai tradito, che sai non potrai mai dimenticare. Morire senza la consapevolezza di perdere tutte le cose belle che hai sempre dato per scontato. Invece stava provando solamente dolore. Stava morendo, e neanche la sua morte lo soddisfaceva. In fondo era un ladro e i ladri vogliono sempre di più, sempre di più. Non era mai soddisfatto; mai. Era per questo che stava perdendo la vita. La sua preziosa vita. Già… preziosa. Preziosa, sì, ma per chi, oltre che per lui? Forse era meglio così, forse era meglio che tornare a casa da sua moglie che sapeva tutto, ma stava zitta. Forse così le avrebbe regalato un vita migliore, solo perdendo la sua. Ne sarebbe stato capace? Sarebbe stato capace di convincersene fino all’ultimo secondo che gli rimaneva? No.

Le mani, apparentemente delicate, ma dotate di quei lunghi artigli che avrebbero spaventato chiunque, si strinsero ancora intorno al suo collo che, per quanto robusto fosse, stava cedendo sotto quella morsa letale.

“P-perché?” riuscì a sussurrare l’uomo.

“Perché le persone come te, devono perire.”

“Ah… è giusto. Anche tu, allora…” pronunciare poche parole gli veniva difficile, ma voleva parlare con il suo assassino. Almeno sarebbe morto in compagnia.

“Certo. Anch’io un giorno farò la tua fine, ma questo non cambia il fatto che stai per morire.”

“Dimmi… dimmi che non andrò all’inferno, ti prego…”

“Secondo Dante, i ladri finiscono all’inferno. Stanno tra i serpenti che li mordono, trasformandoli a loro volta in serpenti. A te questa pena non verrà scontata.”

“I violenti contro il prossimo finiranno… ah… finiranno immersi nel sangue bollente e colpiti con frecce dai Centauri…”

“No. Io finirò immersa nel ghiaccio.”

“I traditori… perché…*”  le ultime parole che la voce grave della vittima riuscì a pronunciare. L’uomo cadde in terra, senza vita. Morto senza esser stato confortato. Ma gli era solamente stata rivelata la verità.

Ombra si alzò in piedi e si osservò le mani. Non erano macchiate di sangue, ma lei lo vedeva lì. Il colore scarlatto e l’odore di una sfumatura dolce, erano presenti in quel vicolo, erano visibili sulle sue mani. Scosse la testa, controllando nuovamente gli arti; niente. Se l’era solamente immaginato, anche se le sembrava così reale.

Cominciò a correre verso la base, ripensando alla notte prima.

 

 

Flash back

 

Il corpo di un uomo, a cui aveva appena tolto la vita, giaceva in terra, inerme. Un rivolo di sangue usciva dalle sue labbra, che ormai avevano perso la colorazione naturale, diventando di uno strano colore azzurro.

Un odore familiare dietro di lei la portò a girarsi, scoprendo la figura di Naraku, che l’aveva osservata per tutto il tempo. Per alcuni minuti non parlarono: ognuno osservava con sguardo sufficiente l’altro, aspettando una parola. Il primo a cedere fu il demone, scoppiando in un attacco di ilarità. Lei lo osservava ridere, non emettendo alcun suono. Quell’uomo non le piaceva e, se non fosse stata costretta ad accettare quell’incarico, non avrebbe mai avuto a che fare con uno come lui. Anche se le doleva ammetterlo, la sua presenza la metteva in soggezione e questo non le andava giù.

“Dimmi, allora. Come procede?” riuscì a domandarle, quando ebbe finito di ridere senza motivo.

Le si avvicinò, accarezzandole i capelli corvini. Kagome non si scansò: un passo falso avrebbe potuto mandare a monte l’intera operazione ed era una cosa che le sarebbe costata cara. Lo sapeva bene. “Mi stanno affidando degli incarichi per testare la mia fiducia. Degli omicidi, niente di speciale. Per ora non so molto. È troppo presto.” rispose, sentendo la mano fredda dello youkai posarsi sul suo collo bianco, accarezzandolo.

“Sai chi potrebbe essere a capo dell’operazione?” chiese nuovamente, guardandola negli occhi.

“Un certo InuYasha. È lui che si sta occupando di me.”

“InuYasha… bene, bene. Vedremo se sarà cresciuto, il novellino.” sghignazzò, portando la mano sulle labbra di lei, rosse come il sangue, e passando un dito sul contorno della bocca. “Fai bene il tuo lavoro, Ombra. Verrai ripagata bene, lo sai.” Avvicinò il suo viso a quello di lei e le soffiò le parole sul volto, prima di andarsene, lasciandola sola.

Il piano sembrava stesse procedendo senza problemi. Appena avesse avuto delle notizie interessanti da riferire al mezzo demone, avrebbe lasciato l’incarico, concludendo anche quello con Naraku, e ripreso la sua vita. Vita. La sua sicuramente non si poteva chiamare così.

 

 

Fine flash back

 

 

Quella notte, come previsto, non si era presentato. Si sentiva un po’ meglio, sapendo di non dover affrontare quegli occhi rossi, puntati contro di lei, come avrebbe dovuto affrontare, entro poco, quelli dorati dell’hanyou. Voleva sapere di più. Voleva chiarimenti. E li voleva subito.

 

 

 

L’operazione procedeva bene. Presto Ombra avrebbe scoperto notizie interessanti da rivelargli e loro avrebbero avuto in pugno Naraku, distruggendo lui e la sua agenzia. La guerra non era ancora ufficialmente aperta, ma sapeva bene che presto sarebbe iniziata. O forse, in fondo, lo era già. Era tutto un gioco d’astuzia: avrebbe vinto chi sarebbe stato più furbo. Questione di clienti, di agenzie, di territorio. Il corpo a corpo, era sicuro, non ci sarebbe stato.

Troppo rischioso, pensò. Siamo tanti, sarebbe ridicolo.

Purtroppo non poteva esserne del tutto certo. Non poteva prevedere con troppa precisione il piano del loro avversario, ma sperava in bene. Per quanto quel “bene” suonasse stonato, con un’imminente guerra da combattere.

Nel frattempo cercavano di tenersi stretti i clienti, soprattutto quelli più importanti, proteggevano il territorio, si tenevano in contatto con altre agenzie “amiche” da cui, volendo, avrebbero potuto ricavarne alleati. Stavano dando il tutto per tutto, per la riuscita del piano. Naraku sarebbe stato eliminato e nessuno avrebbe più intralciato il loro lavoro.

Poi c’era lei.

Lei, lei, lei.

Quanto lo attirava? Quanto bramava quelle labbra, ogni momento? Quanto sapeva che fosse sbagliato – e rischioso – quel sentimento?

Ne era consapevole. Lo sapeva. Eppure il solo respirare l’aria che respirava lei lo mandava in pura estasi. Era impossibile, era complicato. Lui non sapeva quasi nulla di lei e di ciò che l’affliggeva. E poi… lei era libera. Non sarebbe rimasta in quell’agenzia. Non avrebbe abbandonato così il suo lavoro, non avrebbe accantonato il dolore in un angolo, per rimanere lì. Non l’avrebbe mai fatto. Quando le ordinava qualcosa, vedeva la scintilla di rabbia nei suoi occhi color cioccolato. Così dolci… e così spietati.

Non era amore, di questo ne era certo. Non la conosceva, o almeno non tanto, non sapeva nulla di lei e di quello che provasse. Lo attirava, lo attirava come una calamita. Era peggio di una droga. Doveva resistere per non starle vicino, per non baciarla, per non abbracciarla ogni qual volta vedesse nei suoi occhi dolore, rabbia, malinconia, senso di colpa. Sempre, perciò. Le sembrava bellissima, particolare. In lei non vedeva il mostro che vedevano tutti, vedeva una creatura sublime, perfetta, unica. La pelle bianca e diafana, i capelli corvini, morbidi al tocco, le labbra rosse, il nasino piccolo e leggermente all’insù, gli occhi grandi e color cioccolato fuso, il corpo minuto, con le forme al posto giusto; gli davano l’aria di un piccolo peluche – bellissimo – da stringere quando si ha bisogno di conforto, di calore.

E lo attirava anche quando si trasformava in una macchina di morte: la sua sensualità, i suoi movimenti, le zanne, gli artigli, anche il solo essere lei, lo attraeva da impazzire. E, veramente, aveva paura di impazzire, presto o tardi.

Qualcuno bussò flebilmente alla porta del suo ufficio. Pochi secondi dopo una testa bionda sbucò dall’uscio.

“Signor Taisho, la signorina Kagome le chiede di riceverla. Dice che è una cosa importante. Posso farla entrare?” domandò con voce dolce, osservandolo in cerca di una risposta, che le fu data con un cenno del capo da parte del mezzo demone.

La segretaria sparì, richiudendo la porta alle sue spalle, che poco dopo venne nuovamente spalancata dalla hanyou, venuta per parlargli.

La vide sedersi silenziosamente sulla sedia posizionata davanti alla scrivania, mettere le mani sulla superficie levigata di essa e guardarlo negli occhi con fare autoritario.

“Voglio spiegazioni.” proferì solennemente, guardandolo fisso negli occhi dorati.

“Di che tipo?”

“Cosa intendi fare per incastrare Naraku, intendo.” Si passò una mano fra i capelli, già stufa di quella posizione. “Ho il diritto di saperlo, non credi?”

“Io ho il diritto di sapere cosa mi nascondi, non credi?” le rispose a tono, sporgendosi poco più avanti sulla sedia girevole.

“No, non credo. Il lavoro non c’entra nulla con gli affari personali.” esclamò, leggermente indignata. La irritava il fatto che l’uomo che l’aveva rapita volesse scoprire il suo passato. Non era affar suo. Nessuno sapeva nulla e nessuno aveva il diritto, di sapere nulla. Perché con lui doveva essere diverso?

“No, se gli affari personali vanno poi ad influire nel risultato operativo.”

“Non capisco di cosa tu stia parlando. I miei affari personali non influiscono proprio su nulla.”

“Ah, no? Bene, allora, spero non ti dispiacerà non sapere come ho in mente di incastrare Naraku.” Sorrise sghembo, intrecciando le dita sulla scrivania.

“Ti stai comportando da bambino opportunista! Ho il diritto di sapere tutto!” ringhiò, frustrata. In quel momento desiderava mettergli le mani addosso e ucciderlo una volta per tutte. Iniziava a perdere il controllo e questo non andava affatto bene.

“Mi dispiace, ma non ho intenzione di dirti niente, fino a che non mi svelerai il tuo segreto, Ombra. O forse il segreto è di Kagome? Chi lo sa…”

“Bastardo…”

InuYasha prese in mano la cornetta del telefono fisso, a pochi centimetri da lui, e compose il numero della segreteria. “Makoto? Sì, puoi far uscire la… signorina Kagome. Grazie.” Agganciò, prima di tornare a guardarla. Era rimasta impassibile e furente in volto. “Sei ancora in tempo per raccontarmi tutto, se vuoi.” le disse, sorridendo.

“Neanche se fosse l’ultima cosa che faccio, InuYasha.” Si alzò dalla sedia dirigendosi verso la porta, dove la testa bionda di prima era spuntata di nuovo e la stava aspettando.

“Bene, Kagome. Se dovessi cambiare idea, sai dove trovarmi.”

La porta si chiuse emettendo un forte rumore, a causa dello sbattere della mezzo demone, che cercava di sbollire la rabbia accumulata in pochi minuti. Quel ragazzo la faceva dannare e lo odiava profondamente. In pochi attimi le aveva rovinato una vita già incline allo sprofondamento. Troppi ricordi che aveva fatto fatica ad eliminare stavano tornando a galla. Troppi volti famigliari e troppe notizie nuove. Non voleva, non voleva tornare nell’oblio. Preferiva che la sua vita sprofondasse, ma non voleva rivivere il suo passato. La sua mente avrebbe ceduto. Forse anche troppo presto…

 

 

 

Aveva deciso: le avrebbe parlato. Oramai era inutile far finta di niente e voleva arrivare fino in fondo alla questione.

Si era fatta spiegare dove fosse la camera di Kagura e ora stava percorrendo il corridoio a grandi falcate, respirando pesantemente. Era ancora infuriata con InuYasha e le sue manie di sapere tutto di tutti. Doveva calmarsi e, anche se era consapevole del fatto che quello non sarebbe stato il modo migliore per farlo, era decisa comunque ad andare dalla yasha. Doveva sapere di più. E doveva farlo in fretta. Oppure il suo passato sarebbe tornato nei suoi pensieri, forse anche più violentemente delle precedenti volte. E non poteva sopportarlo.

Oramai era decisa. Finito quel lavoro, sarebbe partita. Non sapeva dove, ma l’avrebbe fatto. Ci aveva già pensato tante volte, però non aveva mai avuto la forza di lasciare quel paese. Era la sua casa. Lì aveva vissuto tante cose, le uniche cose belle della sua vita perduta. Non riusciva ad abbandonarle. Forse solamente perché non riusciva a lasciare indietro il passato, i ricordi. E faceva dannatamente male. Rendersi conto di vivere dietro ad una vita non più tua, comandata da fili invisibili che ti costringono ad agire a suon di disperazione, di dolore, di pazzia. Il suo corpo non avrebbe retto ancora a lungo, come la sua mente.

Si ritrovò davanti alla camera della donna. La porta spalancata la sorprese leggermente e, non sapendo se entrare o meno, tentennò un po’ davanti all’entrata.

“Se hai paura di entrare, non dovevi presentarti, mostro.” La voce dura alle sue spalle la indusse a girare la testa di lato, ghignando. Kagome entrò sicura nell’appartamento, molto simile al suo, se non per i colori che tendevano al bordeaux, e si accomodò placidamente sul divano di pelle al centro del salotto, di una scura tinta di rosso. La guardò sorridendo e Kagura, ancora con lo sguardo duro, rimase in piedi di fronte a lei, squadrandola.

“Che cosa vuoi? Non mi sembra di averti mai invitato qui per un the, o sbaglio?” le chiese, continuando a guardarla.

“No. Ma mi è sembrato più che giusto che me lo offrissi, dopo avermi rotto la teiera. Non ti pare?” rispose la hanyou, sorridendo imperterrita.

La yasha, sempre dura in volto, si diresse nella piccola cucina, mettendo a bollire l’acqua per il the.

“Che cosa vuoi, veramente?” le domandò, continuando ad armeggiare con la teiera.

“Voglio parlare di lei. Voglio parlare di mia sorella.” proferì Kagome, improvvisamente seria.

“Perché?”

“Perché… perché ne ho bisogno. Perché devo dimenticarla.”

“Pensi che sapere di più ti aiuterebbe a dimenticare?”

“No. Ma la mia mente non ce la fa più. Devo sapere, prima di impazzire per sempre.”

Le due si guardarono negli occhi, consapevoli.

Le due sorelle erano uguali, per quanto fosse strano.

E ciò che era stato riservato per una, sarebbe stato riservato anche per la seconda.

E sarebbe stato irrimediabile e definitivo.

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