Dieci personaggi in cerca di storie

di ChrisAndreini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il cane e la volpe ***
Capitolo 2: *** Punizioni impegnative e lama parlanti ***
Capitolo 3: *** Da gatto a tigre in un soffio... letteralmente ***
Capitolo 4: *** Famiglia significa che nessuno viene abbandonato, o dimenticato ***
Capitolo 5: *** Colazione con la concorrenza ***
Capitolo 6: *** Una lezione di pozioni movimentata ***
Capitolo 7: *** La ragazza che tagliava le onde ***



Capitolo 1
*** Il cane e la volpe ***


 

Lista personaggi: 1) Olaf 2) Ercole 3) Matisse 4) Baymax 5) Nani 6) Yzma 7) Stitch 8) Elsa 9) Ariel 10) Hiro
Note generali: Ovviamente sono tutte storie cross-over tranne l’ultima, e quasi tutte flashfiction tranne la terza e l’ultima che sono drabble

 

Dieci personaggi in cerca di storie

 

 

Titolo: Il cane e la volpe
Situazione: Elsa (5) e Nani (8) diventano animali
Generi/avvertimenti: AU, Cross-over, Comico, Furry
Note specifiche: Si svolge nel canon di Lilo & Stitch, quando vanno a caccia di esperimenti genetici nella serie, dove Anna ed Elsa sono solo delle ragazze che hanno vissuto da sole da quando i genitori sono morti. Elsa si è sempre occupata della sorella. L’esperimento 252 l’ho inventato io per la storia e trasforma le persone in animali. Lilo e Anna, più avventurose, lo hanno liberato per sbaglio e le sorelle ne subiscono le conseguenze. La volpe artica è scelta per via della neve e dell’intelligenza che caratterizzano Elsa, il cane per l’affetto che Nani mostra verso Lilo, e la sua fedeltà anche, oltre al fatto che è tosta, e i cani sono capaci di molto per il proprio padrone. Il cane è anche una specie di parodia al fatto che Lilo voleva un cane. Avrei anche potuto fare il coniglio ma non ci stava molto con il personaggio.

 

Il cane e la volpe
 

-LILO!-
-ANNA!- 
Urlarono insieme due voci diverse ma con la stessa intensità e seccatura.
-E’ stata colpa sua!- urlarono le due ragazze richiamate, indicandosi a vicenda, e poi optando per la via più veloce, che comprendeva una ritirata tattica.
Un rumore di passi veloci e spaventati si fece sentire dalle scale che portavano nell’attico, dove Lilo abitava ed Anna alloggiava per quel weekend.
Elsa osservò il suo corpo bianco e peloso circondato da vestiti troppo grandi che la stavano quasi soffocando.
Nani, al contrario, corse senza curarsi di nulla verso le scale, trovando alcune difficoltà a salire, e cadendo all’indietro, per niente abituata al suo nuovo corpo di cane.
-Dovevo aspettarmela una cosa del genere- commentò, ringhiando sommessamente.
Elsa voleva sospirare, ma era abbastanza difficile con il muso che si ritrovava come volpe artica. 
-Dobbiamo tornare normali- constatò con voce presa dal panico. 
-Questo mi sembra ovvio, ma come pensi di fare?- chiese Nani, provando ad alzarsi ma trovandolo impossibile.
-Beh, troviamo l’esperimento 252 e facciamola finita- propose Elsa, alzando le spalle e cadendo quasi di faccia.
Dopotutto erano due sorelle maggiori che avevano dovuto affrontare di tutto per cavarsela in quel mondo crudele e selvaggio.
E anche se erano in veste di animali, nessuno, neanche un esperimento genetico con poteri magici dalla forma bizzarra e fisicamente impossibile avrebbe loro impedito di tornare normali… e sgridare furiosamente le loro sorelle minori per essersi esposte a tale pericolo.
-Questa volta una bella punizione non gliela toglie nessuno- commentarono insieme, pronte alla caccia.

 

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Capitolo 2
*** Punizioni impegnative e lama parlanti ***


Titolo: Punizioni impegnative e lama parlanti
Situazione: Olaf (1) e Yzma  (6) sono bambini, Ariel (9) si prende cura di loro
Generi/avvertimenti: Comico, AU, Cross-over, Slice of life
Note specifiche: Au dove Ariel è una normale adolescente, quindi non sirena. Ovviamente gli errori nelle frasi dei bambini sono dovuti alla loro giovane età, e sono fatti apposta. Ho un po’ enfatizzato i caratteri dei bambini perché appunto sono bambini e tendono ad andare all’eccesso. Immaginarsi Yzma bambina è stata la cosa più difficile del mondo.

 

 

Punizioni impegnative e lama parlanti

 

Ariel non capiva perché suo padre fosse così crudele.
E non per via del suo odio sconsiderato verso i ragazzi, della sua iperprotettività e del fatto che le aveva impedito di andare al ballo scolastico.
Quelle cose non erano nulla in confronto alla punizione che le aveva inflitto solo per essere uscita di casa di nascosto.
Perché badare ad una bambina talmente brutta che già sembrava vecchia e un neonato che richiedeva abbracci ogni secondo non era una punizione normale, bensì un incubo.
-Abbacci!- esclamò Olaf, gattonando verso di lei con un sorriso che mostrava gli unici denti che gli stavano crescendo: gli incisivi superiori.
-Non ora, Olaf!- esclamò Ariel con rabbia, mentre cercava di calmare Yzma, che saltellava da una parte all’altra in preda ad una specie di crisi iperattiva.
-Ama pallanti!- continuava ad esclamare, indicando i suoi pupazzi.
-Cosa? Che significa?- chiese Ariel, pur sapendo che non avrebbe avuto risposta.
La bambina rise come una pazza, per poi buttarsi sul letto.
Olaf si avvicinò ad Ariel, e attirò la sua attenzione tirandole un lembo della maglietta.
-Ama pallanti? Ove?- chiese, emozionato, guardandosi intorno.
-Non lo so! Non so cosa siano!- Ariel si gettò a terra, i lunghi capelli rossi intrecciati e sparsi sul pavimento.
Olaf sembrò capire la sua confusione, perché prese un pupazzo e glielo portò.
-Ama- le spiegò.
Ariel lo prese, e lo guardò confusa. 
-Un lama? Ah, lama parlanti?- provò ad indovinare, senza essere sicura.
Olaf annuì, ed indicò gli altri pupazzi, tutti a forma di lama e alpaca.
Yzma ne prese alcuni ed iniziò a giocare con il compagno.
-Ama pallanti! Uzco e Paca!- illustrò i suoi personaggi, e Ariel sospirò.
-Questa bambina ha proprio una fissazione- sospirò, mettendosi seduta, e venendo braccata da Olaf.
-Caddo abbaccio!- esclamò, ributtandola a terra.
Ariel si concesse il lusso di ridacchiare.
Dopotutto non erano poi così male quei bambini, un po’ strani, un po’ pazzi, ma lo era anche lei, a modo suo.
Prese dalla borsa una forchetta per sistemarsi i capelli, che bloccò con la stessa in una crocchia molto disordinata, poi prese il pupazzo.
-Flounder il lama parlante arriva alla riscossa- si gettò contro i bambini, che risero e ressero il gioco.
-Uzco modde!- 
-Essa usa gli abbacci!- 
Dopotutto la normalità era noiosa.

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Capitolo 3
*** Da gatto a tigre in un soffio... letteralmente ***


Titolo: Da gatto a tigre in un soffio… letteralmente
Situazione: Matisse (3) scopre di avere dei poteri sovrannaturali
Generi/avvertimenti: Fantasy, What if?
Note specifiche: Ho preso il temperamento di Matisse quando soffia come una tigre davanti a persone che gli stanno antipatiche e l’ho reso un modo per trasformarsi davvero in tale. 

 

Da gatto a tigre in un soffio… letteralmente

 

-Micetto, micetto. Sei solo un piccolo micetto!- lo prendevano in giro i suoi fratelli, Minou e Bisez.
Matisse si mise subito sulla difensiva.
-Non sono un micetto, sono una tigre!- ribatté, soffiando contro i fratelli, che ridacchiando lo lasciarono nella stanza, intento a dipingere, come l’umano da cui prendeva il nome.
Improvvisamente, mentre finiva di soffiare, la stanza sembrò farsi più piccola. Si guardò intorno, confuso, inciampando su una sedia e cadendo a terra.
Non era più un gatto, era diventato una tigre, una grossa tigre a strisce.
Sogghignò sotto i baffi, i suoi fratelli avrebbe avuto una bella sorpresa.

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Capitolo 4
*** Famiglia significa che nessuno viene abbandonato, o dimenticato ***


Titolo: Famiglia significa che nessuno viene abbandonato, o dimenticato
Situazione: Stitch (7) e Baymax (4), genere Hurt/comfort
Generi/avvertimenti: Angst, Malinconico, Introspettivo, Triste, Cross-over
Note specifiche: Si svolge nello stesso universo, solo molti anni dopo il film di Lilo e Stitch. Ho pensato a Stitch come esperimento genetico che non può morire

 

Famiglia significa che nessuno viene abbandonato, o dimenticato 

 

Baymax si allontanò dalla tomba di Tadashi per prendere dei fiori, come chiesto con gentilezza da Hiro, ma si imbatté, quasi per caso, in una figura misteriosa abbracciata ad una tomba, che singhiozzava sommessamente.
Come sua abitudine lo scannerizzò, per controllare che i suoi lamenti non fossero dovuti a danni fisici, ma per quanto strana, quella creatura sembrava in salute.
Si avvicinò lentamente, ma nonostante il suo silenzio venne subito rilevato, e l’alieno si mise sull’attenti, cercando di apparire minaccioso.
Il robot lo salutò, come era educato fare.
-Ciao, io sono Baymax, un operatore sanitario personale. Stai bene, piccola creature?- chiese, avvicinandosi e piegandosi verso di lui senza risultare minaccioso.
-Stitch!- esclamò la creatura, e Baymax piegò la testa, confuso.
-Il mio nome è Stitch- spiegò poi, come un mantra che conosceva a memoria, e tornò ad osservare la tomba, abbassando le orecchie e sedendosi ad osservarla.
-Lo scan rivela un valore basso di alcuni neurotrasmettitori che indicano che sei triste- rivelò, Stitch lo ignorò, abbassando maggiormente le orecchie.
Baymax si sedette accanto a lui e osservò la tomba.
Rimasero in silenzio per un po’. Baymax non sapeva chi chiamare per risollevare il suo morale, perciò passò alla fase due del suo programma di cura.
-Andrà tutto bene, su su- iniziò ad accarezzargli lentamente la testa, e l’alieno non lo spostò.
-Mia famiglia- disse solo, indicando la tomba, che portava scritto il nome di Lilo Pelekai.
Baymax la osservò, sbattendo gli occhi, poi il suo sguardo robotico tornò all’esserino accanto a lui.
La sua memoria dati ricordava perfettamente che Hiro si era trovato in quella stessa situazione, quando Tadashi era morto.
Lo abbracciò, facendolo sobbalzare.
-Lilo è qui- gli sussurrò, indicando il petto della creaturina.
Stitch singhiozzò più forte, ricambiando l’abbraccio.
Lo sapeva, ma faceva male averla persa. Era cresciuta con lui, l’aveva vista cambiare, avevano svolto missioni insieme. E poi, d’un tratto, era diventata troppo grande, e Stitch era rimasto sempre lo stesso.
-Baymax, eccoti qui. Ti stavo cercando, non pensavo ci mettessi tanto- commentò Hiro, spuntando all’improvviso e richiamando il robot, che sciolse l’abbraccio.
-Scusa, Hiro, aiutavo un paziente- si giustificò il robot, dando un’ultima carezza a Stitch, che non oppose resistenza.
-Ricorda che Lilo sarà sempre con te- gli sussurrò, prima di ritornare dal suo proprietario.
Stitch lo guardò allontanarsi, la tristezza appena placata.
Si rivolse alla tomba della sua compagna di avventure e amica più fidata.
-Ohana significa famiglia, e famiglia significa che nessuno viene abbandonato…- poi prese, da una borsa che si portava sempre con se, una foto scattata insieme. Lilo adorava farne quante più possibili.
-…o dimenticato- concluse, abbracciandola, con un sorriso commosso.

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Capitolo 5
*** Colazione con la concorrenza ***


Titolo: Colazione con la concorrenza
Situazione: Ercole (2) e Hiro (10) genere: fluff
Generi/avvertimenti: Commedia, fluff, AU, Cross-over
Note specifiche: Si svolge nel fandom di Big Hero 6, ma Ercole è un supereroe come loro e da qui il titolo, poiché un eroe diverso è la concorrenza per Hiro, a capo del suo gruppo di supereroi.
Non sono molto convinta del fluff, che compare forse un po’ alla fine. Ho cercato di rendere al meglio l’orgoglio di Hiro e di fare Ercole il più IC possibile, e di rendere il suo carattere adattato ad un contesto moderno. Potrei essere andata un po’ fuori dalla richiesta, ma non sapevo bene come comportarmi con questi personaggi.

 

Colazione con la concorrenza

 

Hiro odiava i montati come Ercole, degli eroi per tutti che non facevano altro che vantarsi delle loro imprese.
Anche lui era un eroe, ma non lo sbandierava ai quattro venti.
E il fatto che Ercole fosse nel salotto di casa sua, dopo averlo salvato a fare allegramente una lauta colazione offerta da zia Cass non significava che fosse meglio di lui come eroe.
Erano stati compagni di scuola, ed Ercole era sempre stato ansioso di salvarlo, così Hiro glielo aveva permesso perché non voleva che capisse che il capo dei Big Hero 6 fosse lui, ovviamente. 
Il fatto che Baymax fosse occupato e che gli altri membri avessero da studiare per gli esami non c'entrava niente.
Cercò di non far trasparire alcuna emozione mentre si sedeva davanti a lui con una tazza di caffè in mano.
Probabilmente avrebbe dovuto dotare alla sua tuta più caratteristiche.
Non che si fosse fatto salvare solo perché non era stato in grado di affrontare quell’esercito di piccoli robot assassini, lui era esperto di quelle cose, era stato solo perché aveva rotto l’elmo e non voleva che Ercole scoprisse la sua vera identità.
Anzi, una volta cacciato fuori l’intruso era meglio tornare nel luogo e trovare la tuta che aveva nascosto.
-Grazie ancora per averlo riportato a casa. Ora devo andare ad aprire. Per qualsiasi cosa chiedi a Hiro- lo salutò zia Cass, prima di uscire dal salotto.
Hiro so chiese perché non lo avesse semplicemente fatto sistemare al bar, era una posizione molto più comoda e il ragazzo non sarebbe stato costretto a vederlo.
-Allora, Hiro…- cominciò a dire Ercole, rigirandosi un biscotto tra le mani.
Il nerd alzò a denti stretti lo sguardo su di lui, ma non parlò, perché altrimenti non sarebbero uscite dalle sue labbra parole molto carine.
-C’è una cosa che mi chiedo, a proposito di prima- continuò Ercole, una volta appurato che Hiro non gli avrebbe risposto.
Hiro iniziò a sorseggiare il caffè a piccoli sorsi.
Ercole alzò lo sguardo su di lui, con un sorriso furbetto.
-Perché hai nascosto l’armatura?- chiese, spalancare gli occhi al ragazzo, che gli spruzzò il caffè bollente in faccia per la sorpresa.
-Cosa?! Come…?- chiese, incredulo.
Come aveva fatto a capirlo?
-Hiro, non sono intelligente quanto te, ma siamo stati a scuola insieme per anni, era ovvio che fossi tu il capo dei Big Hiro 6, l’ho sempre saputo- spiegò Ercole, in tono ovvio.
Hiro si disse che avrebbe dovuto inventare una macchina del tempo per impedire a quella situazione imbarazzante di avvenire.
-Va beh, dì a tua zia che il cibo era ottimo- gli fece un occhiolino divertito, prima di alzarsi.
-Ti odio!- disse a denti stretti Hiro, lanciandogli un muffin preso dal tavolo.
Ercole lo prese al volo, divertito, dandogli un morso.
-Ti voglio bene anche io, amico mio- lo salutò, prima di uscire.
Forse Ercole non era male come credeva Hiro, ma una macchina del tempo l’avrebbe inventata comunque.

 

 

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Capitolo 6
*** Una lezione di pozioni movimentata ***


Titolo: Una lezione di pozioni movimentata
Situazione: Elsa (8) e Yzma (6) Hogwarts AU
Generi/avvertimenti: Fantasy, AU, Cross-over, Comico.
Note specifiche: Yzma, data la sua grande capacità di creare pozioni che tramutano in animali, l’ho resa insegnante di pozioni un po’ pazza, mentre Elsa è ovviamente caposcuola dell’ultimo anno. Come nel film Frozen Elsa non ha un vero e proprio controllo dei propri poteri, e le può capitare di far partire un getto di ghiaccio per sbaglio dalla propria bacchetta.

 

Una lezione di pozioni movimentata

 

Elsa era stanca morta. 
In qualità di caposcuola era dovuta rimanere tutta la notte a fare dei turni di sorveglianza e aveva dovuto anche compilare alcune scartoffie perché aveva beccato fuori dal letto quel montato di testa di Hans.
E come ciliegina sulla torta, quella terribile lezione di pozioni sembrava non voler finire.
-E quindi, non appena otterrete la colorazione rosa brillante la vostra fiala per trasformazione in animale sarà pronta- finì di spiegare Yzma, l’insegnante, mettendo la pozione da lei creata in un apposito contenitore.
Elsa mise da parte la pozione appena creata, di un preoccupante azzurro bluastro. Il suo compagno di pozioni, Kuzco, la guardò con condiscendenza.
-Non potevi far uscire qualcosa di meglio?- la prese in giro.
-La prossima volta fallo tu- ribatté a denti stretti la ragazza, chiudendo i libri e preparandosi ad uscire.
-Chi è che chiacchiera? Elsa, Kuzco, se siete così sicuri mostratemi la vostra pozione. Signorina Arendelle, la usi con il suo compagno- l’insegnante si avvicinò a loro, ed entrambi impallidirono.
-Professoressa, non mi sembra il caso, la pozione non è usci…- cercò di protestare Elsa, onesta come suo solito.
-Faccio io!- si intromise Kuzco, prendendone un po’ e facendo per gettarla contro la compagna.
Fu questione di un attimo, un getto inconscio uscì dalla bacchetta della ragazza, facendo perdere l’equilibrio a Yzma, che ancora teneva la propria pozione in mano e facendola andare a sbattere contro Kuzco.
-Mi scusi, mi scusi, non intendevo…- cominciò a dire, mortificata, ma la scena che le si parò davanti non appena il fumo si fu diradato, le tolse le parole di bocca.
Tutta la classe scoppiò a ridere, mentre osservava l’enorme massa di ghiaccio al centro della sala con intrappolati dentro un lama e un gatto fusi insieme.
Elsa si era sempre considerata molto posata e rispettosa, sapeva esattamente quando era il momento di scusarsi e quando non era la situazione per lasciarsi andare, ma la stanchezza, lo stress accumulato e altri fattori che ogni persona come lei si porta addosso per tutta la vita l’avevano spinta al punto di rottura, e a vedere quella scena Elsa non riuscì a fare altro che ridere come tutti gli altri, una risata che solo sua sorella Anna, ogni tanto, riusciva a tirarle fuori.
Naturalmente, essendo una ragazza consapevole, non disse una parola quando una volta risolta la situazione la professoressa la mandò dal preside, a denti stretti.
Rimasta sola, Yzma mise le pozioni dei ragazzi nell’archivio, borbottando tra sé e meditando vendetta.
Forse avrebbe potuto trasformarla in una pulce, mettere la pulce in una scatola, poi la scatola in un’altra scatola, poi inviarsela via gufo e schiacciarla con un martello.
Peccato che lei non avesse gufi.
Forse avrebbe potuto trasformarla in una volpe artica, ma si rese conto che era un’idea molto abusata.
Chiudendo l’archivio scosse la testa.
Non avrebbe fatto nulla per il momento, anche se aveva ucciso per molto meno!

 

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Capitolo 7
*** La ragazza che tagliava le onde ***


Titolo: La ragazza che tagliava le onde
Situazione: Ariel (9) e Nani (5) “non so perché, ma sono attratta da te”, rating arancione/rosso
Generi/avvertimenti: Angst, Drammatico, Cross-over
Note specifiche: Il rating arancione è utilizzato in modo diverso da quello che ci si aspetta, ma l’ho fatto perché considero l’amore a prima vista, anche se confuso e incompreso, perfetto per narrare una storia di sacrificio e angst. E poi non sapevo come utilizzare Nani e Ariel in altro modo, mi è difficile scrivere storie di coppie che non shippo. E poi considero molto plausibile quello che Ariel può fare per amore.
Però questa è un’altra flashfiction di cui non sono molto convinta per il rispetto del prompt.

 

La ragazza che tagliava le onde

 

Ariel amava gli umani, questo era garantito.
Adorava mettersi sugli scogli e osservarli nuotare, fare surf, giocare sulla spiaggia.
Ma c’era un’umana, in particolare, che l’attraeva particolarmente, e che osservava con assiduità, mentre tagliava le onde con la sua tavola da surf, in compagnia del suo ragazzo.
Ariel avrebbe tanto voluto avvicinarsi, osservarla, ma le era proibito.
Ma non riusciva a farne a meno, quella ragazza era sempre nella sua mente, con i suoi movimenti fluidi, la sua abilità di nuoto.
Sembrava una sirena per quanto era brava, ma aveva la fortuna di avere due gambe.
Ma un giorno, tutto cambiò.
Ariel vide i nuvoloni neri che avanzavano prima di tutti gli altri, ma sperò con tutto il cuore che la ragazza decidesse di rientrare, era fin troppo al largo.
Sott’acqua la teneva d’occhio, spaventata, quando il primo fulmine cadde, poco lontano da loro.
Il vento, la pioggia, tutto esplose quasi all’improvviso, mentre le onde si facevano enormi.
La vide cadere in acqua, inerme, come un pupazzo a cui avevano tagliato tutti i fili.
Fu spinta da un istinto che non si sapeva spiegare, una forza molto più grande di lei.
Persino per le creature marine le onde così alte erano pericolose, ma Ariel doveva salvarla, o almeno provarci.
L’afferrò, sentì contro di sé rocce, conchiglie, spazzatura gettata da altri umani, che risaliva e si mischiava grazie alle onde giganti che sferzavano il mare.
A fatica raggiunse la spiaggia, dove poté finalmente guardare per la prima volta da vicino l’umano che aveva osservato a lungo, da dietro gli scogli.
Il volto coperto dai capelli neri era ferito.
Sangue colava dal fianco, un odore metallico colpì le narici della rossa, che però non riusciva a staccarsi da lei.
L’abbracciò stretta, incapace di accettare quello che ai suoi occhi appariva ovvio.
Singhiozzò copiosamente.
-Mi dispiace, mi dispiace- avrebbe tanto voluto salvarla, ma non credeva di avercela fatta.
Se suo padre l’avesse vista l’avrebbe senz’altro rimproverata, e trascinata di nuovo sott’acqua, ma in quel momento ad Ariel non importava più di nulla.
Non appena il temporale si fosse placato, i soccorritori sarebbero venuti in spiaggia, e avrebbero trovato il corpo senza vita di una bagnante, stretto nell’abbraccio di una creatura marina morta per essere rimasta troppo a lungo fuori dall’acqua.
E tutto perché Ariel, anche se non sapeva perché, era attratta da lei, da quella meravigliosa ragazza che tagliava le onde.

 

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