Vera natura

di WriteMary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sete di sangue ***
Capitolo 2: *** Quattro zampe ***
Capitolo 3: *** Biodiversità ***
Capitolo 4: *** Mellivora ***
Capitolo 5: *** Orma del passato ***
Capitolo 6: *** Colpa di una pianta ***
Capitolo 7: *** Occhio d’albino ***
Capitolo 8: *** Scacco ***
Capitolo 9: *** Artigli ***
Capitolo 10: *** Legami ***
Capitolo 11: *** Punta dell'iceberg ***
Capitolo 12: *** Morsa del freddo ***
Capitolo 13: *** Kepala ***
Capitolo 14: *** Evoluzione ***
Capitolo 15: *** Olfatto ***
Capitolo 16: *** Ghiaccio sottile ***
Capitolo 17: *** Maculato ***
Capitolo 18: *** Tracce ***
Capitolo 19: *** Denti a sciabola ***
Capitolo 20: *** Ostaggio ***
Capitolo 21: *** Accordi ***
Capitolo 22: *** Ferino ***
Capitolo 23: *** Specie ***
Capitolo 24: *** Ligre ***
Capitolo 25: *** Punto critico ***
Capitolo 26: *** Perché non farlo? ***
Capitolo 27: *** Vera natura ***



Capitolo 1
*** Sete di sangue ***


“Pensi sia rientrato?”
“Probabile, ormai è quasi l’alba.”
La coniglietta fece cenno di seguirla,  accompagnando il gesto con sguardo che suggeriva al collega prudenza.
“Sei troppo seria Carotina” disse la volpe alle sue spalle. “finirai per diventare come il capitano.”
Judy scosse la zampa, come a voler scacciare la frase.
“Si era detto di fare a turno Nick. Eppure non ti ho ancora visto prendere un caso seriamente.”
 
La stanza era buia, immersa ancora nella notte che le fronde del distretto di Rainforest andavano a prolungare.
Judy avrebbe potuto usare la piccola torcia che teneva alla cintura, ma la discrezione voleva essere unica padrona dell’operazione.
I due costeggiarono il bancone, raggiungendo in silenzio la porta che dava sul deposito.
Judy girò lentamente la maniglia facendo leggera pressione. “Chiusa. Vedi niente Nick?”
La volpe allungò il collo fino a vedere oltre l’oblo. “Nulla. Ma sembra tutto tranquillo.”
Con un cenno di assenso Judy prese dalla tasca dell’uniforme una piccola chiave, la infilò nella serratura e cercando di fare meno rumore possibile la fece scattare.
Aprì la porta appena a sufficienza da far passare entrambi, che una volta dentro iniziarono a ispezionare i dintorni.
“Credevo che i depositi della Mutua assistenza fossero più grandi” ammise Nick osservando le scaffalature vuote.
“Lo sono.” Confermò Judy mentre cercava di osservare gli estremi della stanza. “Questa doveva essere una struttura provvisoria, e ha chiuso proprio perché ne hanno aperta una più grande a Fog Street.”
“Il locale più sinistro di tutta Zootropolis” affermò la volpe con una percepibile nota di disgusto.
“E' un esigenza Nick, dopotutto stiamo parlando di…”
La voce di Judy si spense di colpo, tanto da far voltare il collega dalla sorpresa.
“Carotina?”
“C’è qualcosa la in fondo.”
“la finestra rotta?”
“No.” Disse lei indicando un oggetto che sembrava un piccolo distributore automatico.
I due si avvicinarono e la sagoma prese lentamente definizione.
“E’ un emoteca!” affermò Judy con un entusiasmo che la volpe non comprese.
La coniglietta la raggiunse e rapida ne confermò il contenuto.
“…Otto, nove, si sono queste! Le undici sacche di sangue rubate dal presidio ospedaliero di Saint Rain!”
“Grandioso” partecipò Nick evitando di osservare il contenuto. “Ti prego, ora non dirmi che dobbiamo caricare in auto quella… roba.”
“Ti fa cosi impressione?” domandò Judy con ilarità.
“Lo trovi divertente Carotina?”
“Non chiedermi di mentire.”
Nick si limitò ad alzare gli occhi al cielo con malcelato sorriso.
“Comunque no.” Lo rassicurò la coniglietta. “ Non abbiamo i mezzi per garantirne la conservazione; per lo più Desmond non è qui, ma le testimonianze dei suoi complici hanno trovato conferma questa sera. Mi chiedo solo il perché questo frigo non sia stato portato via come tutto il resto.”
“hai idea di quante cose si dimenticano o vadano perse nei traslochi?”
“No Nick.” Lo interruppe lei. “Questo non è un soprammobile o un paio di guanti. E’ costoso quanto indispensabile.”
“Allora è più probabile che sia stato sottratto durante i traslochi. Sai… credo di avere una abajur che condivide la stessa storia di questa emoteca.”   
“Nick.” Si espresse lei con tono rassegnato.
“Cosa c’è?” rispose facendo spallucce. “Ti giuro, sto ancora aspettando che qualcuno la reclami.”
Judy mosse gli occhi al cielo come se scavalcassero la questione. “Non ci resta che fare rapporto in centrale e presentarci alla porta di Desmond.”
“Piano piano Carotina, ti ricordo che giriamo per Rainforest da ben…”
L’orecchio di Nick si tese di scatto.
Il suo sorriso beffardo si sostituì a un muto sguardo indagatore. “Hai sentito?”
Judy guardò la volpe per un secondo poi pure il suo orecchio si tesse e ruotò verso destra.
Il suono appariva quasi impercettibile e nessuno dei due riuscì a capirne la natura ne la provenienza.
D’improvviso Nick avvertì un colpo alla nuca, come se qualcuno gli avesse tirato una pallina da tennis.
Non fu doloroso, ma al colpo si aggiunse qualcosa come una puntura di spillo.
La volpe portò le spalle all’indietro e prese a scrollare la testa.
“oh-oh- OH! C’è qualcosa! Ho qualcosa addosso!”
Judy prese immediatamente  la torcia e la puntò sul collega, rivelando, aggrappato alla collottola di Nick, una piccola forma rotondeggiante dal colore bruno rossastro, con piccole ali scure retratte sul pelo della volpe.
“Non ti muovere!”
La coniglietta afferrò fulminea la creatura per la piccola canottiera che indossava, che però dimostrò un inaspettata resistenza, obbligando Judy ad aggiungere convinzione alla presa, fino a far cedere l’assalitore.
Questi lasciò la pelliccia di Nick dibattendo le ali in un vano tentativo di fuga, che Judy impedì afferrandolo con entrambe le zampe.
La torcia cadde, e nell’impatto si spense.
 
Nick accese le luci al neon del deposito con espressione accanita e una zampa premuta sulla collottola, mentre osservava il suo piccolo aggressore premuto tra le zampe della partner.
Quello che Judy aveva di fronte era un pipistrello vampiro.
Era piccolo, circa settanta millimetri dalla pelliccia corta e ruvida, vestito con piccolissimi shorts e canottiera verde oliva.
Il mammifero ruotò il capo verso l’agente che lo impossibilitava, e la osservò con quei piccoli occhi scuri incastrati in un muso corto e conico, sormontato da una cresta nasale a forma di emme.
Judy non fece caso all’aspro sguardo dedicatole, i suoi occhi furono vincolati sulle labbra dell’animale, macchiate ancora con piccole gocce di sangue.
Portò lo sguardo sulla volpe. “Nick, ti ha morso.”
La sua voce lasciava percepire una sottile preoccupazione, minima, ma sufficiente a far togliere alla volpe la zampa dalla ferita pur di rassicurarla.
“Me ne sono accorto Carotina, ma è un inezia.”
“Ti è andata bene sbirro!” tuonò il pipistrello con voce che contrastava la piccola taglia.
Judy non disse nulla, anche se avrebbe voluto.
Si concesse due secondi per riorganizzare i pensieri per poi sentenziare.
“Desmond de Azara, Ti dichiaro in arresto!”
“Con quale accusa?!”
“Aggressione a pubblico ufficiale, tanto per iniziare.” Rispose Nick dal lato della stanza, conl sorriso tipico di chi ha vinto la partita.
“ E furto.” Riprese Judy legandosi all’elenco.“I tuoi complici hanno confessato. Sappiamo che sei coinvolto nel furto a Saint Rain”
“Ecco, qui non capisco.” intervenne Nick avvicinandosi ai due. “Perché rubare qualcosa che lo stato già ti fornisce”
“Ah! Fornisce!” Sbottò Desmond rizzando il pelo. “La mutua assistenza ci obbliga ad annuali visite mediche: dove ci pesano, per poi fare una stima e fornirci della percentuale di sangue mensile che loro ritengono sufficiente! A loro non importa se poi qualcuno ne resta a corto.”
 Il pipistrello fece una piccola pausa, poi riprese “Se ho rubato? Si l’ho fatto,  ma solo per assistere i miei fratelli della comunità.”
“Belle parole.” Si espresse Nick con fare incurante. “Peccato che in genere i santi non chiedono di essere pagati.”
“Inoltre il sangue sottratto era destinato alle trasfusioni, non alla vostra specie”aggiunse Judy. “Per non parlare della legislazione che ne vieta la vendita e l'acquisto.”
“Il sangue è sangue coniglia” le rispose Desmond con una fronte ancora più corrugata
“Potrai dirlo al giudice.” Rispose lei.
 
La grossa auto della polizia era parcheggiata appena fuori lo stabile dismesso, con la leggera pioggia incessante che batteva sulla carrozzeria.
Un’immagine paradossale, vista la chiara e limpida veduta di Downtown illuminata da un alba ormai sorta.
Desmond fu messo in una piccola gabbietta sui sedili posteriori, e osservava imbronciato i due agenti prendere posto sulla vettura.
Judy al posto di guida e Nick alla sua destra.
La volpe ruotò il busto per afferrare la cintura, facendo notare a Judy la parte superiore del suo collo.
“Nick. Stai ancora sanguinando.”
Lui portò con calma la zampa sul collo, in cerca alla piccola ferita come se non se ricordasse.
“Immagino sia colpa della saliva del nostro amico.”
“Sarà meglio disinfettarla." Disse lei seria. "Prima che ti crescano le ali e ti trasformi in una volpe volante.”
“Senti senti, da dove viene questa vena comica?... Hai capito no, vena.”
Judy non poté che lasciarsi sfuggire un sorriso, seguito da un pugnetto giocoso lanciato con forse troppa energia.
Entrambi risero.
Mentre sul retro, Desmond era sempre più disgustato.

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Capitolo 2
*** Quattro zampe ***


Le grosse pietre erette in arenaria circondavano la struttura come megaliti risalenti a un epoca antica. Sette di essi si irradiavano oltre la copertura, coronando l’ingresso del Dipartimento di polizia come a sottolinearne l’importanza.
Judy si fece strada tagliando per il parco di Savana centrale, senza distogliere gli occhi dall'edificio che ogni giorno era fiera di raggiungere.   Oltrepassò la porta girevole assieme a un cortese rinoceronte in uniforme, che la salutò appena prima di dirigersi al suo ufficio. 
L’ampio atrio l’accolse nella frenesia pomeridiana, smistata al centro dalla postazione dell’ufficiale Clawhauser, ormai tappa obbligata.
“Buon pomeriggio Benjamin”
“Judy!” Disse il ghepardo col suo solito caloroso entusiasmo. “Oggi hai fatto tardi, perfino Wilde è arrivato prima di te.”
“E tutto ok, ho dovuto riconsegnare le chiavi del magazzino alla Mutua assistenza.”
“Ah già, quel Desmond. Mai visto un mammifero più scortese. Ha insultato me e l’agente Jackson, ma soprattutto me.”
“Non farci caso Benjamin, sapessi cosa ha fatto a Nick.”
“Oh ma lo so!” Ammise. “Credo lo sappia tutto il dipartimento ormai.”
“Oh.” La coniglietta pensò a denti stretti a quanto Nick potesse esserne felice, arrivando alla conclusione che forse era meglio affrettarsi. “A proposito di Nick. Dov’è?”
“Nella sala briefing, col resto della fauna, se fai in fretta puoi arrivare prima del capitano.”
“Grazie Benjamin, a dopo.”

“Ed è stato il momento in cui ho realizzato: C’è qualcosa sulla mia nuca!”
Attorno alla volpe scoppiò un ilarità collettiva, un insieme caotico di reazioni varie quanto le specie che le dimostravano.
Un leone prese a sgomitare l’addome della collega a fianco, mischiando parole a risa.
“Come quando quel topo ha tentato la fuga attraverso le tue brache Francine!” 
L’elefantessa avvolse la proboscide su se stessa, rabbrividendo all'episodio che avrebbe preferito non ricordare.
“Ti conviene diffondere la notizia Johnson, Temo che la cose dei pipistrelli che volano tra le criniere sia vera.” Confidò Nick mentre una tigre e un orso polare scompigliarono la criniera del leone simulando un gruppo di pipistrelli. 
Alla scena la volpe avrebbe voluto aggravare la situazione con una battuta, ma si soffermò a riflettere se fosse più corretto esprimersi ai pipistrelli con branco o stormo.
Il quesito però perse subito d'importanza, quando l’agente Hopps varcò la porta.
“Vi si sente dall'atrio, che sta succedendo qui?” 
“Niente Carotina, condividiamo importanti esperienze di lavoro.”
“Già!” Si intromise l’orso bianco risparmiando il felino. “Fin’ora quella di Wilde è la migliore”
“Mi lusinghi, ma credo che la tua iniziativa di placcare un porcospino le batta tutte.”
La stanza fu di nuovo invasa da risate, a cui Judy partecipò lasciandosi alle spalle quella sottile preoccupazione che le era sorta.
D’un tratto l'ufficiale Higgins, stanziato a lato della porta si fece eretto, a talloni uniti e braccia tese lungo i fianchi, richiamando i colleghi con un sonoro “Attenti!”
Il capitano Bogo varcò la soglia, chinando leggermente il capo così da far passare le corna ricurve. 
Il bufalo squadrò il rigido gruppo di animali ammassato sulla prima fila di tavoli, rivolgendo loro uno sbuffo di dissenso. “Sedetevi ai vostri posti, questa non è un’aula di liceo!”
Subito i mammiferi si ridistribuirono alle loro sedie, mentre il capitano lanciava un occhiata di rimprovero a Higgins.
“Immagino vi rendiate conto di essere agenti di Polizia, ma se così non fosse ho qui qualcosa che vi rinfrescherà la memoria.”
Il capitano fece cadere sul podio una serie di fascicoli e, dopo essersi messo gli occhiali da lettura, li consegnò uno a uno agli agenti.
“Incarichi: agenti Grizzoli, Wolford e Andersen, denuncia atti vandalici a Glacier falls, Tundratown. 
Delgato e Trunkaby, furto d’auto sulla Prairie road. 
Doppia J, denuncia di aggressione a Downtown, e mi raccomando Johnson pettinati prima di presentarti in centrale.”
Uno a uno tutti gli agenti ebbero i loro incarichi e lasciarono la stanza, finché a sedere restarono solo quattro animali.
Lo sguardo di Bogo passò sulle due coppie, sulla prima e terza fila, poi prese l’ultimo fascicolo.
“E in fine gli agenti Hopps, Wilde, Striped e Andersson. A voi il caso Bentley.”
“Addirittura in quattro, cos’è inizia a dubitare di noi capitano?”
“Silenzio Wilde!” ammonì seccato. “Lavorerete in due squadre: Andersson assieme a Wild e Hopps con Striped. E' tutto.”
Judy restò in muta sorpresa, seduta sulle ginocchia di Nick che seguiva con lo sguardo il capitano abbandonare la stanza.
La coniglietta ruotò il capo, cercando di sporgendosi oltre le spalle della volpe per vedere i due animali nelle file dietro. 

Bussò una seconda volta, temendo di non essere udita.
“Avanti.” Rispose il Capitano da dentro il suo ufficio.
La coniglietta aprì la porta con riservo aspettando ulteriore conferma.
“Le posso parlare capitano?”
“Se devi Hopps, accomodati.”
Raggiunse la sedia di fronte alla scrivania, e con un piccolo balzo riuscì a portarsi ad altezza visibile.
Il capitano la guardò sedersi con un sopracciglio alzato, come a puntualizzare le sue aspettative.“Hai delle domande sul caso?”
“In un certo senso si. Mi chiedevo il perché dello scambio di partner.”
Bogo si tolse gli occhiali, e ispirando li posò sulla scrivania con calma.
“Dimmi Hopps, tu e Wilde siete gli unici agenti del dipartimento?”
“No signore” rispose abbassando le orecchie.
“Allora ti conviene imparare a cooperare con gli altri agenti!”
“Si ma…”
“Santo cielo Hopps! Condividete lo stesso caso, considerala un esperienza formativa.”
Judy stava per rispondere, ma il cellulare del capitano vibrò togliendole la priorità.
Bogo lo prese con aria incurante, ma quando ruotò lo schermo la sua fronte si aggrottò ulteriormente. 
La zampa scattò verso il telefono da ufficio e premette con violenza il pulsante per aprire la linea diretta. 
“Clawhauser!” tonò. “Smetti subito di inviarmi richieste per Sugar rush!”
Dal microfono si avvertirono rumori frenetici, poi la voce del ghepardo si udì colma di panico.
“S-scusi capitano! E che le invia a tutti i contatti automaticamente quindi…”
“Smettila ora!”
Chiuse la conversazione portandosi lo zoccolo sulla tempia, poi si rivolse a Judy.
“Come vedi siamo tutti impegnati quindi, buon lavoro.”

La coniglietta percorse la balconata che sovrastava l’atrio con pensieri contrastanti: era d’accordo col capitano, ma le dispiaceva non avere Nick come partner.
Era una presenza che ormai dava per scontato.
Raggiunse gli uffici condivisi, dove alla sua scrivania non c’era seduto solo Nick:  una tigre e un lupo grigio avevano portato le loro sedie al tavolo.
“Carotina. Oggi hai deciso di arrivare sempre ultima?”
“Qualcuno deve pur farti recuperare terreno.”
“Abbiamo sempre la risposta pronta eh.” Si rivolse a lei la tigre con un filo di sorriso. “Thorley Striped, è un piacere.”
 La tigre le tese la zampa, che lei strinse ricambiando il gesto, nonostante la sua appariva ridicolmente piccola a confronto.
“Piacere di conoscerti Thorley e chiamami pure Judy.”
“Oh impiegherà un secolo a farlo” si espresse il lupo con cenno negativo del capo. “Ulv Andersson, sarà un onore lavorare con voi.” 
“Ti sei persa l’apertura del fascicolo Carotina. Roba seria.”
“Scusate. Cos’abbiamo?”
Il lupo ruotò a se il fascicolo così da poterlo leggere.
“Aiden Bentley, un panda rosso…”
“Panda minore.” corresse la tigre.
“E’ la stessa cosa!” ribatté incurante prima di riprendere. “Aiden Bentley, deceduto al Zootropolis- Central Hospital  prima che potesse essere ricoverato.”
Judy abbassò le orecchie di scatto, allungandosi al fascicolo quasi come ne avesse timore. 
“Si è ipotizzata un’intossicazione alimentare, che è in linea con il ritrovamento di una ricevuta del Biodiversità nel suo portafoglio.”
Judy chiese cosa fosse quel Biodiversità e Nick le rispose che si trattava di un ristorante al confine di Dowtown e Sahara Square.
“L’animale è stato soccorso circa venti minuti dopo l’orario espresso sullo scontrino, cosa che rende il locala il maggior punto d’indagine.”
“Come intendiamo procedere?” chiese la volpe ai colleghi.
“Seguiremo le direttive del capitano” rispose la tigre. 
“Io e l’agente Hopps andremo al Biodiversità mentre Ulv e Wilde al Central Hospital.”
Judy osservò il felino alzarsi in tutta la sua altezza  precederla nell’uscire senza nemmeno aspettarla.
“Ma e consapevole di condividere il nostro stesso grado?” Chiese a Nick sottovoce.
Lui strinse i denti, come se avesse già capito il genere di animale che era Thorley.

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Capitolo 3
*** Biodiversità ***


“Qual è la tua auto?” chiese la tigre uscendo appena prima della coniglietta.
“Quella li” rispose indicandola.
I due raggiunsero il veicolo, accorgendosi d’essere entrambi arrivati sul lato sinistro.
La tigre tese la mano, guardando la piccola collega con un cenno di sorriso.
Judy capi subito le sue intenzioni, e con celato fastidio porse al felino le chiavi.
Si sedette al posto solito di Nick, mentre osservava Thorley riorganizzare la vettura.
La tigre tirò indietro il sedile, lo abbasso di quasi meta, sistemò lo schienale e si sedette.
Sbloccò il volante spingendolo verso il cruscotto, regolò gli specchietti e avviando il motore.
Judy osservò il tutto costatando il tempo perso, e quando l’auto fu in movimento non resistette nel far notare una mancanza.
“Thorley, la cintura.”
La tigre sbuffò, e mentre eseguiva la svolta d’immissione nel traffico si allacciò la cinta con una sicurezza tipica dall’abitudine.
“Sei proprio come Ulv.” concluse guardando la strada.
 
Thorley aveva una guida fluida ed esperta, tipica di chi vive a Zootropolis da anni.
Riusciva a precedere l’attraversamento di mandrie di gnu, evitava di accodarsi dietro a mammiferi poco rettivi e conosceva bene quali  serie d’incroci favorissero una buona onda verde.
I due non parlarono per quasi metà del tragitto, imbarazzati dalle direttive che li obbligavano a lavorare assieme.
Fu Judy, stufa del silenzio, a decidere di rompere il ghiaccio.
“Allora Thorley, da quanto lavori al P.D.Z”
“Tre, forse ormai quattro anni.”
“hai sempre vissuto a Zootropolis?”
“Ci sono nato, tu invece? Ho sentito che vieni da fuori.”
“Bunnyburrow, a circa 400 chilometri dalla città.”
“Mai vista.”
La tigre teneva sempre lo sguardo sulla strada, atteggiamento che Judy non seppe se definire prudente o incurante dei suoi confronti.
Calò di nuovo il silenzio, reso ancora più imbarazzante dal vano tentativo di conversazione che portò la mente della coniglietta a cercare una fuga nel susseguirsi di edifici lungo la strada.
Percorsero Herd Street fino al confine est di Downtown, dove un grande cartello pubblicitario indicava la svolta che li condusse al Biodiversità.
Questo era un locale enorme a pianta circolare, costruito su due piani in pietra liscia, sagomata come se incisa dal vento, con alte vetrate che spezzavano la roccia, come se emergessero da crepe naturali.
L’auto fu parcheggiata poco d’istante l’ingresso, dove appena scesi furono accolti da un addax dal biondo pelo in abiti formali.
“Bryce Donovan,  sono il proprietario. Grazie di essere qui agenti.”
L’antilope del deserto aprì l’oro la porta invitandoli ad entrare nel locale che dette sfoggio di tutta la sua eleganza.
Il centro della sala era allestito con una vasca d’acqua limpida circondata da sabbia fine ornata
ai margini con curati cespugli di retama.
Attorno, si irradiava una cavea dalle ampie pedate, dove i tavoli erano distribuiti a taglie decrescenti mano a mano che si saliva.  
Strutture tubolari si ramificavano a sostegno del soffitto, ricreando l’immagine di alberi d’acacia nati attorno a un oasi.
L’addax gli indirizzò a l’unico tavolo occupato, dove una cerva era intenta a compilare varie documentazioni, che firmò rapidamente prima di alzarsi e presentarsi.
“Diana Rowe, ispettrice sanitaria del Ministero della salute.”
“Agenti Hopps e Striped, D.P.Z.” Ricambiò Judy
“Quell’agente Hopps?” chiese la cerva piegandosi leggermente sulle ginocchia “l’agente che ha sventato la minaccia degli Ululatori notturni?”
“Si sono io” rispose con evidente imbarazzo.
La tigre simulò un colpo di tosse, richiamando l’attenzione dell’ispettrice.
“ha scoperto qualcosa?” chiese incrociando le zampe.
“Nulla di incriminante al momento” rispose rialzandosi. “ Un mio collega ha già portato dei campioni alimentari al laboratorio per accertamenti, ma posso confermarvi che cucina, impianti e personale sono a norma di legge.
I tre si accomodarono al tavolo, mentre il proprietario restò nelle immediate vicinanze pronto ad eventuali assistenze.
“Qualcun’altro è stato male?” chiese Judy estraendo il suo taccuino.
“Nessuno ha presentato denuncie o lamentele, sembra sia stato un caso isolato.”
“E’ possibile sapere a quale tavolo era seduta la vittima e cosa mangiasse?” chiese Thorley rivolgendosi al proprietario.
L’addax  portò una copia della ricevuta, riferendo che il locale accettava solo prenotazioni indicando in seguito un tavolo per quattro corrispondente al sumero sullo scontrino.
“Chi era con lui” chiese la coniglietta pronta ad annotare la risposta con la sua penna carota.
“Questo non so dirlo agente, ma le telecamere all’ingresso e alla cassa potrebbero…”
“N-non c’è ne bisogno” si introdusse una voce titubante.
Una piccola lontra si fece avanti tra il mormorare dei dipendenti, avvicinandosi timidamente
al tavolo degli ufficiali.
“C-conosco… conoscevo Bentley e gli animali che erano con lui agenti.”
“Tu sei?” disse la tigre appoggiando pesantemente un braccio al tavolo
“Logan River.”
“Ebbene Logan, i nomi.”
“ Si… subito, dunque erano Dick Barnes, un o-opossum e-e Melanie Ratèl, un tasso del miele.”
Judy annotò nomi e specie, e dopo averlo invitato a portare una sedia per accomodarsi, gli chiese come conoscesse i tre animali.
“Eravamo tutti co-compagni di classe alla Hoof high school.”
La tigre si fece avanti col busto come scorta un’occasione. “In che rapporti eri con la vittima?”Chiese secco.
Logan sussultò alla domanda, facendosi ancora più titubante di quanto già non fosse.
“Ecco n-no-non è che fossimo proprio in bu-bu-boni rapporti, lui è sempre stato ab-ab bastanza aggressivo con me, anche quando ho servito i pasti l-l-lui…”
“Aspetta! Sei stato tu a servire il tavolo?”
La tigre aggrottò la fronte, notando che anche la cerva assunse un espressione più seria.
“Ricordi cos’hai servito a Bentley?” chiese sorridendo Judy, cercando di tenere a suo agio la lontra che iniziava ad allentarsi il colletto dell’uniforme da cameriere.
“U-un insalata di bambù.”
L’ispettrice fece un cenno di conferma, riscontrandone la presenza sulla ricevuta, poi prese dalla borsa il cellulare e uscì, dicendo che avrebbe chiamato il collega al laboratorio per concentrarlo sui relativi ingredienti.
“Sei stato molto gentile Logan.” Gli disse la coniglietta “Posso chiederti di seguirci in centrale per ulteriori accertamenti, faremo chiamare anche Ratèl e Barnes, per verbalizzare le loro dichiarazioni.”
“C-c-certo agente.”
 
La lontra venne fatta accomodare nei sedili posteriori, mentre i due agenti prendevano posto nella vettura.
“Faccio una telefonata ti dispiace?”
Thorley  stava osservando la lontra dallo specchietto, rispondendo alla domanda con un rapido cenno del capo.
Judy prese il cellulare con rasccegnato sospiro, facendo scorrere la lista dei contatti fino al numero di Nick.
Diede inizio alla chiamata ma quasi nell’immediato s’accorse delle vibrazioni che provenivano dal vano portaoggetti.
Lo aprì, trovandoci dentro un cellulare, dove sullo schermo era comparsa una sua foto intenta a mangiare una carota, probabilmente scattata di nascosto durante una pausa.
Sotto di essa la scritta -Coniglietta ottusa- la fece sorridere, mentre chiuse la chiamata riponendo il telefono in tasca.
“Pronto Ulv, ciao. Ascolta Wilde è con tè?”
La tigre aveva il cellulare all’orecchio, che porse quasi subito alla Collega.
Lei lo prese con sorpresa, e portandosi l’apparecchio all’orecchio sentì la voce della volpe.
“Pronto?”
“Sono io Nick.”
“Carotina! Meno male, avevo paura di dover parlare col tappeto a strisce.”
“hai lasciato il cellulare in auto.”
“Si? Beh sai, non sono uno facilmente rintracciabile.”
“Ovviamente” rispose lei sarcastica. “Hai novità dall’ospedale?”
“Nulla di clamoroso: Andersson ha mostrato a quasi tutto il personale il suo distintivo; è incredibile quante porta apra un pezzo di metallo. Ci hanno fatto vedere le cartelle cliniche di Bentley, affermando che non soffriva di nessuna intolleranza.”
“Nessun’allergia o intolleranza alimentare quindi.”
“Già, i medici stanno aspettando l’autorizzazione di un qualche Ministero per un eventuale autopsia.”
“Capisco; noi invece abbiamo recuperato tre possibili testimoni, ci vediamo in centrale.”
“Certo agente Hopps” rispose falsando la voce. “Qui Wilde passo e chiudo.”
Judy riconsegnò il cellulare alla tigre, ancora sorpresa del suo gesto.
“Grazie Thorley.”
“Di nulla” rispose lui.

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Capitolo 4
*** Mellivora ***


La volpe rientrò in sala d’attesa, restituendo il cellulare al lupo seduto al divano.
“L’alto comando ci ordina di rientrare.”
“L’alto comando?” chiese Andersson inclinando leggermente la testa.
“Ma si, la piccola dalle orecchie lunghe, quella che dice a tutti come sarebbe meglio agire.”
Il lupo non seppe trattenersi, e rise mentre s’alzava per seguire Nick lungo il corridoio.
L’ospedale era frenetico, scandito dalle voci degli altoparlanti che precedevano un flusso continuo di animali in camice bianco, pazienti e famigliari ansiosi.
Andersson notò in una camera uno sciacallo confinto in un collare elisabettiano, assistito da un infermiera che lo esortava a non grattarsi.
“Quanto odio quei collari” disse superando la stanza.
“Difficile trovare qualcuno che non li odi” confermò la volpe. “Da piccolo dovetti indossarne uno, sbatteva ovunque, e mangiare era pressoché impossibile.”
“Già…” rispose con tono assente.
Nick lo guardò con la coda dell’occhio, aveva portato le orecchie leggermente indietro.
 
“Non ti dispiace se guido?” chiese il lupo come resosi conto di avere le zampe sul volante.
“Continua pure, non amo particolarmente la strada.”
“Scusa, e che Thor non mi lascia mai guidare.”
“Thor?” chiese la volpe alzando un sopracciglio.
“Oh, è cosi che chiamo Thorley.”
“Come il leone in quei film di supereroi?”
“Thorley disse lo stesso, ma quella non è che una grossolana interpretazione, io mi riferisco al tradizionale caprone del tuono delle mie parti.”
“Le tue parti? Non sei di Zootropolis?”
“Ci siamo trasferiti qui quando ero ancora cucciolo, ma gran parte della mia infanzia l’ho passata a Hjärtaiga, nel nord.”
“Questo spiega il tuo nome.”
“Ridi se dico che Ulv significa lupo?” Disse col tono di chi è già pronto a subire.
“Non mi permetterei mai, purché tu non faccia grigio di secondo nome.”
Ulv rise, assicurando che fosse stato così, sarebbe corso all’anagrafe tempo fa.
Il traffico non era dei più scorrevoli, ma riuscirono a raggiungere Savana Centrale senza troppi problemi.
Il Lupo lasciò l’auto il più vicino possibile all’ingresso del dipartimento di polizia, complimentandosi con se stesso della buona manovra.
Varcarono la soglia dell’atrio, avvicinandosi alla segreteria per chiedere specifiche a Clawhauser che però era alle prese di un tasso del miele fuori controllo.
“Per quanto ancora mi negherete risposte!”
“Si calmi per favore.”
“Calmarmi! Mi chiamate sul lavoro, mi fate arrivare di corsa, mi dite che il mio amico è morto! E’ mi dite pure di stare calma!”
Il ghepardo cercava di nascondersi dietro una confezione di ciambelle, mentre la furente mellivora alzava i pugni al cielo come una manifestante.
“Che sta succedendo Benjamin?” Intervenne Nick avvicinandosi con le zampe in tasca.
“Oh Wilde, Andersson grazie al cielo siete arrivati, vi prego fate qualcosa.”
La mellivora si girò di scatto, guardando la volpe con la peggiore delle espressioni.
Era alta circa settantacinque centimetri, con zampe corte ma robuste, rafforzate da pelliccia
nera e irsuta, coperta da jeans sporchi di terra e canottiera a fantasia militare.
Al collo portava una catenella metallica, che richiamava il dorso argenteo dalla coda fino alla sommità della testa, dove Nick poté notare i segni di una pentita tinta viola, mentre l’animale marciava verso di lui con passo deciso.
“E lei chi sarebbe?!” Disse premendo ripetutamente il dito sul petto della volpe. “L’agente che dovrebbe mettermi a tacere!”
“Signora la prego di calmarsi.”
“Cos’è il vostro nuovo slogan! Dov’è finito il servire e proteggere!”
Il tasso del miele si sporse sempre più verso l’agente, che abbasso le orecchie mentre curvava indietro la schiena a ogni colpo.
“Ora la smetta.” intervenne Ulv fissando intensamente l’animale con i suoi gelidi occhi azzurri.
“Superiamo il metro d’altezza e ci crediamo invincibili lupo!”
“Le ricordo che sta parlando a un agente di polizia.” rispose rizzando lievemente il pelo.
“E lei con un’onesta cittadina che paga le tasse!”
“Faccia silenzio!” Tuonò Thorley sopraggiungendo alle spalle del lupo.“Quante volte dovrò ancora ammonirla!”
La mellivora si zittì, guardando l’alta tigre a braccia conserte con il più tetro degli sguardi.
Farfugliò qualcosa a bassa voce, poi andò a sedersi a testa alta accanto a un opossum.
“Hai fatto colpo Thor.” Disse Ulv sorridendogli.
“Avrei voluto darle un colpo.” Specificò lui.
Judy sopraggiunse nell’atrio a passo svelto, mentre gli animali che si erano fermati a guardare la scena, ripresero le loro direzioni come fosse calato il sipario.
“Nick, Andersson, finalmente. Stava diventando ingestibile.”
“Stava?” chiese la tigre alzando un sopracciglio.
“Che problema ha quella?” chiese Nick rassettandosi l’uniforme.
“Insisteva nel voler sapere cos’è successo al suo amico” rispose Clawhauser ancora semi nascosto dietro la scrivania. “Ma non sapevo a cosa si riferisse.”
“Quella è Melanie Ratèl.” Disse Judy indicandolo con lo sguardo “Una dei testimoni assieme a Dick Barnes, l’opossum alla sua destra.”
“Abbiamo già iniziato con la lontra, aspettavamo voi per procedere con gli altri.” Puntualizzò la tigre.
“Ci spartiamo i testimoni quindi?” chiese Nick.
“Lasciate a me la Mellivora, voi…”
“No Thorley, finirebbe male” intervenne Ulv. “Ce ne occupiamo io e Nicholas. Voi finite pure con la lontra.”
“Che? Sei matto!” disse Nick agitando le braccia in assoluto dissenso “cosi finirà male per noi.”
“Come preferisci Ulv.” Acconsentì la tigre.
“Bene, se siamo tutti d’accordo vi aggiorno su quello che sappiamo.” Disse Judy estraendo il taccuino.
“No frena Carotina, chi ha detto che sono d’accordo?”
 
Nick entrò per primo nella stanza, seguito dal lupo grigio.
Di fronte a loro Melanie Ratèl era seduta a un tavolo a braccia conserte, col muso di profilo in atteggiamento superiore.
La stanza degli interrogatori era spoglia, priva di qualunque possibile distrazione, solo il tavolo dava testimonianze dei precedenti colloqui, inciso com’era dai numerosi segni d’artigli ancora visibili sotto un’imprecisa smaltatura.
Nick e Ulv si sedettero di fronte alla mellivora che solo allora volse il capo in loro attenzione.
“Posso sapere che cos’è successo a Aiden ora?!”
“Aiden Bentley è deceduto questo pomeriggio al Zootropolis Central Hospital, si è presunta un’intossicazione alimentare, ma stiamo aspettando conferme.” le rispose Ulv.
“Aiden morto… quel diavolo.”
“Era un suo caro amico?” chiese Nick. “Da come ha reagito…”
“Aiden era un animale da tirare sotto!” affermò Melanie con cruda risolutezza.
La volpe restò basita, scambiando un occhiata al lupo che condivideva la sua stessa reazione.
“Come scusi?” chiese fingendo di non aver capito.
“Era viziato, arrogante e superbo” sottolineò lei.  “Si meritava di certo una lezione ma non certo la morte.”
Il lupo inclinò leggermente la testa come fosse necessario per comprenderla. “Se le stava così antipatico, perché fermarsi a pranzo con lui, siete colleghi di lavoro?”
“Vasta Fauna No! Sono una botanica, lavoro in un vivaio nelle Meadowlands; lui era un architetto. Ho pranzato con lui solo perché c’erano anche Dick e Logan.”
“Logan la lontra giusto?” chiese la volpe
“Si lui… se avessi saputo le sue intenzioni l’avrei preso a sberle!”
“Logan?”
“Ma no! Aiden, e presti attenzione per cortesia.”
Nick guardò il lupo con chiara rinuncia alla conversazione, lasciandosi sostenere dallo schienale con lungo sospiro.
“Cosa intende con intenzioni?” chiese Ulv.
“E’ stato lui a invitarci, diceva che ci saremmo ritrovati tutti e quattro come ai vecchi tempi. Ha prenotato a nome suo e ha pure offerto il pranzo. Bel gesto no? Se non fosse che quando sono arrivata, al tavolo cerano solo Aiden e Dick, perché Logan lavorava come cameriere. Quella zecca… doveva aver scoperto dove lavorava, e si è presentato con noi per prenderlo in giro.”
“Perché fare una cosa del genere?” chiese Nick riacquistando interesse.
“A certi animali basta poco per essere dei cran scarti d’evoluzione” rispose Melanie come sul punto di sputare. “Logan era suo compagno alla facoltà di architettura, ma ha abbandonato gli studi, cosa che Aiden non ha mai digerito. Non perdeva occasione di invitarlo a sedere ogni volta che portava un piatto, come a sottolineare la sua evitabile posizione. Sapeva quanto Logan fosse emotivo, sapeva come colpire.”
Nick si fece scuro in volto, sapeva bene cosa significasse essere vittima di bullismo.
“Capisco.” Affermò il lupo finendo di trascrivere le note sul suo taccuino. “Mi dica, è stata male dopo il pranzo?”
“In verità si.” Rispose facendo rizzare le orecchie dei due agenti. “Tornata a casa ho avuto dei leggeri dolori addominali, ma ci ho dormito sopra, è quello che succede quando pranzi con qualcuno che vorresti solo che gli andasse il cibo di traverso.”
“Ha mangiato qualcosa di particolare, qualcosa che magari ha mangiato anche la vittima?”
“Io odio il bambù!” Disse schifata. “ho ordinato una tagliata onnivora accompagnato con del idromele”
“Idromele?” chiese Nick incuriosito.
“E un alcolico, prodotto dalla fermentazione del miele.” Rispose Ulv col tono di chi la sapesse lunga. “Qui non è comune, ma da dove vengo è…”
Il lupo fu interrotto, tre colpi battuti alla porta attendevano risposta.
“Avanti.”
Il capitano Bogo si sporse oltre la porta.
“Wilde nel mio ufficio, ora.”
 
Bogo entrò per primo, impedendo a Nick di vedere oltre la soglia.
Solo quando l’imponente stazza  del bufalo aggirò la scrivania, la volpe poté notare Judy scostarsi per far passare il capitano.
Lui le sorrise entrando e solo in un secondo momento s’accorse della cerva seduta di fronte alla scrivania.
Indossava un tailleur dal taglio elegante composto da una giacca e gonna a tubino che ne risaltava la figura slanciata.
“Lei è Diana Rowe, del Ministero della salute.” la introdusse Bogo accomodandosi. “A quanto pare ha preso a cuore il caso ispettrice.”
“Prendo sempre a cuore il mio lavoro capitano, soprattutto quando ci sono simili risvolti.”
“Che genere di risvolti” chiese la coniglietta accostandosi a Nick.
 “Ho chiesto ai medici legali di poter consegnare i primi risultati dell’autopsia del corpo di Bentley. Pare abbiano rinvenuto tossine ofidiche, nel sistema digestivo della vittima.”
“Tossine di cosa?” chiese la volpe portando la testa indietro.
“Veleno agente, Aiden Bebtley è stato assassinato.”
“Questo cambia le priorità.” disse Bogo restituendo alla cerva il fascicolo clinico.
“Cosa dobbiamo fare con i testimoni capitano?” chiese Judy
“Quei mammiferi sono ora sospettati di Animalicidio.” Rispose il bufalo. “Applicheremo delle misure coercitive, mentre voi finirete col raccogliere le loro deposizioni.”
“Si signore.” Risposero all'unisono mentre il bufalo li congedava alla porta.
“Temo dovrai prendere la metro Nick, ho ancora le dichiarazioni di Barnes. ”
“No Carotina, ho anch’io le mie cose da finire.”
“Di piuttosto che non hai voglia di tornare a casa a piedi.” Rispose colpendolo col gomito.
“Oh, quindi tratti così chi ha sentito la tua mancanza?”
“Ah, quindi ti sono mancata?”
“Quel poco, Ulv è a posto, non è eccessivo e imprudente come qualcun’altro.”
“Parli di me come fossi una maledizione adesso?”
“Una piacevole maledizione.”

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Capitolo 5
*** Orma del passato ***


“Aiden è stato ucciso?!”
“Purtroppo si signor Barnes, e temo che lei, River e Ratèl siate ora sospettati di animalicidio.”
“Animalicidio!” Reagì ritraendosi contro lo schienale.
L’opossum era stato chiamato sul lavoro, presentandosi in centrale abbigliato come se sottratto da un’imminente riunione.
Si allentò la cravatta, osservando attonito la coniglietta seduta a fronte, lanciando fugaci sguardi anche alla tigre appoggiata al muro a fianco alla porta.
“Lei, come gli altri indagati, è sotto misure cautelari.” Specificò Judy. “Non può lasciare il territorio nazionale senza il consenso di un giudice, ha l'obbligo di presentarsi alle autorità giudiziarie in giorni e orari prefissati in accordo con le l’attività lavorativa e luogo di residenza, inoltre non le è consentito accedere ai luoghi d’indagine.”
“Santo cielo…” rispose Barnes sostenendosi alla fronte.
“Dobbiamo solo raccogliere la sua deposizione, poi sarà libero di andare.”
“Si libero.” Disse l’opossum con tono seccato. “Non avrò delle manette ai polsi, ma sono praticamente in stato d’arresto.”
“E così che funziona.” Disse Thorley poco gradendo l’opinione. “E se non dovesse presentarsi in centrale quando richiesto siamo autorizzati a sottoporla ad arresti preventivi.”
Judy simulò un colo di tosse, sperando che il collega intuisse che le sue parole apparivano più una minaccia che una reale specifica.
“Mi dica Barnes.” Proseguì Judy. “In che rapporti era con Bentley?”
“Aiden era mio amico, prima che collega. Ci conoscevamo da anni, abbiamo frequentato la stessa università e lavoravamo nello stesso studio. Assieme abbiamo concluso molti progetti, l’ultimo è stato la nuova ala espositiva del museo di storia naturale.”
“Per questo si è trovato a pranzare al Biodiversità?”
“E’ stata un idea di Aiden. Voleva che ci riunissimo tutti come ai tempi della scuola.”
“Lontra compresa?” Disse la tigre lasciando la parete. “Sapeva che lavora al Biodiversità?”
“No signore, è stata una sorpresa.”
“Una sorpresa…  da quello che so tra la lontra è il panda rosso non correva buon sangue.”
“E stata Melanie a dirvi questo?” Domandò infastidito. “A volte quel tasso del miele parla solo perché ha la bocca.”
“Non è in buoni rapporto con Ratèl?” chiese Judy poco sorpresa.
“Al contrario, sotto tutta quell’arroganza batte un cuore d’oro, o di miele come dico per darle fastidio. Ha solo la seccante tendenza a vedere le cose unicamente dal suo punto di vista.”
“Che cosa intende?” chiese Thorley sedendosi.
“Melanie non era con noi alla facoltà di architettura, non sa quanti sacrifici ha fatto Aiden per quella lontra; ha persino abbandonato il nostro primo progetto ufficiale per preparare Logan a esami che poi non ha dato. Ha avuto il coraggio di abbandonato gli studi, sputando in faccia alla disponibilità di Aiden. Non mi sorprende che poi si fosse accanito su di lui, cosa che Melanie non sopportava.”
Judy rimase in silenzio, intenta a osservare il taccuino riordinando i pensieri.
Scrisse i nomi degli indagati: racchiudendo Dick e Aiden in un cerchio che per lei significava buoni rapporti; fece lo stesso con Logan, Melanie e Dick, anche se da quest’ultimo tracciò una freccia verso Logan, indice di risentimento; collegò poi i nomi di Aiden e Melanie con una linea seghettata, stabilendo rancore, facendo lo stesso con Logan e Aiden.
Thorley fece cadere un occhio sulle annotazioni della coniglietta e costatandone l’incomprensibilità tornò subito a rivolgersi all’opossum. “Durante il pranzo ha notato qualcosa di strano?”
“Nulla.”
“E stato male dopo aver mangiato?”
“No, nessun disturbo.”
Judy tese l’orecchio, alzando il capo verso Barnes. “Nick…” si schiarì la voce. “un nostro collega mi ha riferito che la signora Ratèl è stata male dopo il pranzo. C’è qualcosa che la mellivora e la vittima hanno condiviso? Un piatto, un dolce, qualunque cosa.”
“Le uniche cose che abbiamo condiviso sono state l’acqua e l’idromele, ma abbiamo bevuto tutti dalle stesse bottiglie. Tutti eccetto Logan ovviamente, lui ci ha solo servito.”
 
“Cos’è questa roba?” Chiese Nick sfogliando il taccuino di Judy.
“I miei appunti sul caso.” Rispose mentre selezionava una bevanda alla macchinetta.
“Appunti? Sembrano più gli schemi di un piano criminale.”
“Sono le mie riflessioni Nick, non è necessario che siano comprensibili ad altri.”
“Hai letto troppi romanzi dell’investigatore Basil Carotina? Qui manca solo una bacheca, ritagli di giornale, fotografie e filo rosso.”
“Ho la raccolta completa, dovresti provare a leggerli.”
La volpe rispose alzando le spalle, seduta com’era su una poltrona a distrarsi guardando l’orologio dell’area ristoro.
Segnava le sei e quaranta, venti minuti al termine del loro servizio, scanditi dal ritmico ticchettare delle lancette quasi in maniera fastidiosa, vista la quiete che precedeva la rotazione dei turni.
Molti animali avevano infatti sgombrato gli uffici, dirigendosi agli spogliatoi dove incrociavano quei pochi agenti dei turni notturni arrivati in anticipo.
“Ti sei già fatta un’idea su chi sbattere dentro detective?” Chiese Nick alzandosi.
“Abbiamo solo le loro deposizioni e non hanno ancora identificato il veleno. Immagino però si possa chiudere il cerchio attorno ai soli tre indagati, vista l’azione mirata e nessun collegamento evidente tra vittima e locale, lontra esclusa.”
“Hai dedotto tutto questo da sola o la tigre ti ha dato una zampa?” Domandò già certo della risposta.
“Thorley ha fatto il suo dovere, solo devo abituarmi al suo…  modo di fare.”
“E parlare con me è un modo per abituarti?”
Judy emise un sospiro, ammettendo a se stessa che la volpe l’aveva messa all’angolo.
“Ho provato a parlarci, ma è stato… non scortese, credo. Direi più… chiuso. Penso sia più facile rompere un iceberg che il giaccio in una conversazione con Thorley.”
“Non basarti alla prima impressione Carotina. Ricordi il nostro primo incontro?”
“Quale parte?” Rispose portando le zampe ai fianchi. “Il raggiro, la truffa o quando mi hai distrutto la giornata?”
“Visto, immagino di non averti fatto una buona impressione.”
“Ora che ci penso non ho mai riavuto indietro i soldi di quel ghiacciolo.”
“Ehi Coniglietta.” Disse schioccando una zampa. “Sto per dire la morale della storia.”
La volpe si piegò sulle ginocchia, allineando lo sguardo agli occhi di Judy. “Non ti avrò fatto la più bella delle impressioni, eppure sei riuscita a vedere in una volpe qualcosa che nessun’altro avrebbe mai visto. Mi hai spinto a indossare un’uniforme e la forza di vedere oltre specie e pregiudizi. Devi solo continuare a essere Judy, sperando che la tigre non sia solo ciò che appare.”
A quelle parole Judy si strinse le zampe al petto, guardando la volpe con un rinnovato sorriso.
“E ora cosa vuoi, un abbraccio?”
Judy gli strinse il busto, lasciando che la volpe gli accarezzasse delicatamente la testa.
“Sei solo tu Carotina o a tutti i conigli basta cosi poco per reagire cosi?”
 
La coniglietta scese le scale diretta agli spogliatoi con un passo trotterellante, saltando i gradini due a due, sentendosi quasi in vena di scivolare l’ungo il corrimano.
Si fermò però di scatto, captando la voce di Melanie incalzare da uno dei corridoi.
“Ci avete trattenuto abbastanza, non abbiamo altro da dichiarare!”
“Non è a lei che ho chiesto di rispondere!” Sopraggiunse la voce di Thorley.
Il tasso del miele apparse nell’atrio tenendo una zampa premuta sulla spalla di Logan con fare protettivo, mentre la lontra gli camminava a fianco in silenzio, non prendendo parte alla discussione.
“Posso raccogliere informazioni in qualunque momento! Vi ricordo che siete sotto misure cautelari.”
“Sono le sette e cinque minuti agente.” Intervenne l’opossum che attendeva i suoi compagni all’uscita. “Tecnicamente lei è fuori servizio, le sue domande possono attendere domani, quando ci presenteremo sotto eventuale convocazione.”
“Non ci si metta anche lei signor Barnes la prego.”
“Voi felini siete tutti uguali!” tuonò Melanie parandosi di fronte alla tigre. “Cercate sempre l’occasione d’imporvi come le bestie che siete!”
“Come ha detto!”
Thorley rovesciò le orecchie all’indietro, facendosi rigido come la sua coda, mossa solo all’estremità da rapide frustate all’aria.
“Striped.” sopraggiunse Judy quasi correndo. “Cosa sta…”
“Agente!” Gli parlò sopra la Mellivora. “Le conviene mettere la museruola al suo collega!”
Judy la guardò esterrefatta, non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito.
Mantenne lo sguardo per qualche secondo, sforzandosi di esprimersi il più professionale possibile.
“Vi è stato dato il permesso di tornare a casa, nessuno di noi intende trattenervi oltre.” Concluse secca.
I tre animali uscirono dal dipartimento, lasciandosi dietro una coda di commenti che Judy preferì non ascoltare. “Thorley cos’è successo?”
“Il mio lavoro!” Rispose stringendo i pugni. “Ho fatto una domanda alla lontra, quando quella Ratèl si e messa in mezzo come se lo stessi aggredendo. Sospetti anche tu una loro complicità no? River avrebbe un buon movente, e Ulv mi ha detto cosa la Mellivora pensava della vittima e…”
“Thorley calmati!” lo interruppe tamburellando la zampa sul pavimento. “Non abbiamo ancora tutti i tasselli del puzzle e non mi sembra il caso di fare accuse premature.”
“Io non ho accusato nessuno! E lei che…”
“Ti ha provocato, cosi da farti reagire in modo…”
“Selvaggio?!”
I due restarono in silenzio.
Judy fece cadere le orecchie in risposta all’eco di quella parola, mantenendo però lo sguardo fermo sulle iridi ambrate del felino.
“Eccessivo Thorley… stavo per dire eccessivo.”
La tigre distolse lo sguardo, posando la coda a terra come fecero i suoi occhi. “Io… io andrò a cambiarmi.”
La tigre superò Judy, dirigendosi agli spogliatoi dove all’inizio del corridoio trovò Ulv fermo sulla soglia.
Provò ad’allungargli una zampa, ma Thorley deviò le sue attenzioni con genno furioso del braccio.
Judy restò ferma al centro dell’atrio, costatando quanto quella sola parola avesse riacquistato di significato negli ultimi tempi.
“Tutto bene Judy?”
La voce di Ulv colse la coniglietta di sorpresa, resasi conto solo all’ultimo del lupo alle sue spalle.
Era in borghese: con camicia grigia, cappotto olivastro e jeans; un aspetto tanto informale che conferiva alla domanda quasi più significato.
“Ulv, pensavo fossi già tornato a casa.”
“L’ho presa comoda, e a quanto pare ho fatto bene.”
“Hai visto tutto immagino.”
“Stavo per intervenire, ma mi hai bruciato sulla partenza.” Gli disse sorridendo.
“Già, forse avrei dovuto lasciarti fare, sicuramente lo conosci meglio di me.”
“Immagino non te l’abbia ancora detto vero?” Chiese il lupo improvvisamente serio.
“Detto cosa?”
Ulv si guardò attorno con aria circoscritta, accertandosi che non ci fosse nessuno a portata d’orecchio; si piego leggermente sulle ginocchia e parlo a bassa voce.
“ Thor…”prese un respiro. “Thotley è stato una delle vittime, uno dei predatori colpiti dal siero degli Ululatori notturni.”
Judy sgranò gli occhi, come se una pietra avesse rotto il vetro della conversazione.
“Cielo Ulv io… io non lo sapevo.”
“E’ stato dopo l’arresto di Lionheart, era in servizio quando… beh è successo. Ti lascio immaginare la reazione dei media.”
Judy si strinse un orecchio tra le zampe, come se volesse nascondersi dietro a esso.
“Ora capisco la sua reazione, se solo l’avessi saputo…”
“Non fartene una colpa Judy, sono sicuro che te l’avrebbe detto prima o poi, ma lavorare con te l’ha messo a disagio.”
“Con me?” Chiese confusa.
“Voleva ringraziarvi, te e Wilde gli avete salvato la vita. Ma allo stesso tempo non voleva rendervi partecipe della sua… esperienza.”
“Immagino…”
“Ci parlerò io, non ti preoccupare.”
Il lupo le diete una pacca sulla spalla, poi si incamminò verso gli spogliatoi dove in ritorno incrociò Nick nella sua solita camicia a fantasia naturale.
I due si scambiarono un cenno, poi Nick accelerò il passo verso Judy.
“Ho quasi preso un colpo sai, la tigre di sotto ha tirato un pugno a quello che spero fosse il suo armadietto, me ne sono andato il più discretamente possibile.”
“Sai Nick…” disse con lo sguardo ancora perso nella situazione. “Avevi ragione.”
“Questo sempre, ma su cosa di preciso?”
La volpe non vide alcuna reazione nella coniglietta, tanto che perse subito il sorriso percependo che qualcosa non andava. “Carotina, è successo qualcosa?”
Lei non disse una parola, la sua sola risposta fu quella di appoggiarsi al fianco della volpe.

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Capitolo 6
*** Colpa di una pianta ***


- Grizzly selvaggio ripreso dalle telecamere sulla Hill Street. Residenti in allarme.
-Sventato disastro a Little Rodentia. Ermellino sedato dalle forze dell’ordine.
-Zottropolis in crisi. Si propongono misure restrittive ai predatori.
Judy fece scorrere uno a uno quei vecchi titoli sullo schermo del cellulare, distesa sul letto del suo piccolo appartamento, decisa a trovare il nome di Thorley.

Fu difficile per lei spiegare a Nick in che modo la tigre centrasse col suo sconforto; e nonostante la volpe condivise le sue reazioni mentre l'accompaganva a casa, non potè evitare di chiedersi se avesse fatto bene a renderlo partecipe.
S’era svegliata presto quella mattina, non con l’idea di essere stata stupida, ma superficiale.
Era cosi contenta di aver contribuito a sventare la minaccia che affliggeva Zootropolis, tanto da non rendersi conto che nulla si sarebbe risolto nell’immediato.
Come aveva detto Nick, quella degli Ululatori è stata di certo una brutta faccenda, ma in fondo aveva messo in luce una realtà di cui fa comodo non parlarne.
Judy dovette dargli ragione: quante volte da cucciola si sentì ripetere di evitare ceri animali, quante volte vide i suoi fratelli evitare predatori che volevano solo fare amicizia e quanto spesso dovette scontrarsi con l’arroganza e l'indifferenza di Gideon Grey.
Se simili atteggiamenti erano noti e ben visibili nei cuccioli, negli adulti erano più sottili e molto ben mascherati.
Gli Ululatori notturni in fondo non erano che un espediente, un mezzo che marciava su rancori e paure già preesistenti, e questo 
Bellwether
lo sapeva
.
-Cittadino agredito da pubblico ufficiale. quarto caso in una settimana. 
Thorley non è stato lunico allora, pensò rammaricandosi.
-Ovini schierati. Il nuovo sindaco annuncia un riordinamento delle forze dell’ordine. 
-Manifestazione a Savana centrale. Il capitano Bogo rispondere alle pressioni del municipio.
Molte cose erano successe, troppe per riuscire a trovare un unico nome in quella improvvisata ricerca.
Lasciò scivolare il telefono sul cuscino, alzando lo sguardo oltre la stretta finestra, sperando in una qualunque ispirazione.
“Cosa posso dirgli?”
 
Seduta alla scrivania la tigre muoveva tra le zampe un caffè d’asporto.
Lo sguardo era fisso, immerso dalla scura bevanda che oscillava lentamente, incurante degli animali che prendevano posto negli uffici.
Questi posavano fascicoli, scartoffie, tazze di caffè e confezioni di ciambelle, in un via vai muto all’orecchio del felino.
Un elefante tirò con la proboscide la corda delle tapparelle, inondando la sala con la luce che Thorley avrebbe preferito restasse nascosta.
Lasciò ai suoi occhi il tempo di abituarsi a quella fastidiosa mattina, sorseggiando il caffè che con smorfia constatò essere incredibilmente amaro.
“Zucchero o latte?”
Thorley Alzò il capo preso dalla sorpresa, cercando troppo in alto la voce che all’ultimo riconobbe.
A lato della scrivania era comparsa infatti  Judy, con una bustina e un piccolo bicchiere tra le zampe.
“Ti ho visto al chiosco ambulante qui fuori, quel’alce fa il caffè più amaro di tutta la città.”
La tigre la guardò perplesso, mentre la coniglietta posava il tutto a bordo del tavolo, notando quanto sembrasse serena, apparenza tradita solo dalle orecchie basse, mascherate dal cappello da agente indossato come scusa.
“Pensi sia meglio così?”chiese la tigre a bassa voce.
“Una volta ho preso un decaffeinato, per poi pentirmene subito, quindi…”
“No, pensi sia meglio fingere che non sia successo niente? A me sta bene se...”
“No Thorley, non voglio ignorarti. Ne lasciare che ti colpevolizzi per avermi fatto nulla.”
Thorley ruotò la sedia, fino ad avere Judy a fronte.
Appoggiò i gomiti alle ginocchia e prese un profondo respiro.
“Senti mi dispiace, sul serio. Non avrei dovuto alzare la voce e tutto il resto.”
“Lo capisco. Ratèl non è stata certo gentile, ne io sono stata conscia di quanto effettivamente sia stata indiscreta nei tuoi confronti.”
“A cosa ti riferisci?” chiese facendosi visibilmente rigido.
“Tutti gli animali della città devono ancora lasciarsi alle spalle la faccenda degli Ululatori notturni. Io per prima ho sopportato poco le sue parole, immagino che per tè sia stato altrettanto.”
“già… come lo sarebbe stato per qualunque altro predatore.” Rispose elusivo.
“Mi spiace, avrei dovuto essere più comprensiva, è una faccenda ancora delicata.”
“No credimi, sono io che avrei dovuto essere onesto fin da subito.”
“Se ci fosse dell’altro Thorley, sappi che sulla questione non ho nessun tipo di pregiudizio.”
La tigre rimase in silenzio, disorientato da parole che non si sarebbe mai aspettato di ricevere.
Lasciò sfuggirsi un cenno di sorriso mentre aggiungeva al caffè lo zucchero seguito dal latte, versato più per cortesia che necessità.
Ne bevve un gran sorso, cercando di convincersi che il sapore fosse migliore così da berlo più in fretta.
Fu alzando il capo per bere che la tigre riconobbe l’animale che procedeva in loro direzione.
Era un armadillo, Dasy Novemton, l’analista forense della scientifica.
“Agenti Hoops e Striped?”
“Siamo noi,” Rispose Judy. “Ha bisogno?”
“Vi stavo cercando, ho i riscontri sul veleno del caso Bentley.”
“Fantastico! La raggiungeremo il prima possibile, io e Striped stavamo…”
“Preferirei liberarmi il prima possibile se non vi dispiace, dovrei essere a disposizione anche del resto degli agenti.”
“Ha ragione, mi scusi. Veniamo subito.”
 
I laboratori erano posti all’ala più estrema del dipartimento, luoghi dove l'applicazione d’indagine prendeva in relazione l'analisi e il confronto di evidenze biologiche, richiedendo quel genere di competenze che facevano sembrare quei locali una sorta di area esclusiva.
Entrando, Judy colse subito il vivo colore della pelliccia di Nick, contrastata com’era dalle pareti color verde acqua.
Ulv invece era meno evidente, ricurvo su un bancone intento a tamburellare una zampa sulla lucida superficie.
Aveva lo sguardo corrucciato, come quello di un pendolare che attende un treno in ritardo.
“Cos’hai Ulv?” Chiese la tigre notando il collega.
“Hurriet.” Rispose pronunciando il nome come fosse amaro.
Judy si sostenne la fronte con una zampa, emettendo un pesante sospiro che andò a scontrarsi con una velata risata della volpe.
Thorley allora comprese il disagio: oltre il bancone, in fondo alla stanza avanzava un bradipo.
Portava con se una cartelletta gialla, vista ormai come una reliquia irraggiungibile, condotta a loro nella più solenne lentezza.
Ulv a momenti prendeva a scavava nel bancone, mentre Judy iniziò a tamburellare con la zampa.
L’unico a suo agio sembra essere Nick, che s’era appoggiato al muro quasi come cogliesse una qualche filosofia.
“Santo cielo Hurriet, l’avevi tu!” Disse l’armadillo raggiungendo la collega. “Ti avevo detto di occuparti della balistica, non di intraprendere marce inutili.”
Gli strappo via dagli artigli la cartella, percorrendo poi il ritorno con ampie falcate, ondeggiando da parte a parte la sua tozza corazza.
 Lanciò la cartella sul bancone che quasi scivolò a terra, se Ulv non l’avesse presa al volo.
“Ho identificato le sostanze.” Riconfermò l’armadillo. “Corrispondono tutte al veleno della
Pyracantha colùbra.”
“La cosa?” domandò Nick perso nel nome.
“E’ un frutice spinoso sempreverde, della famiglia delle Rosacee.” rispose Judy.
“E’ molto elegante quello che hai appena detto Carotina, ma di cosa stiamo parlando?”
“Di una pianta… credo.” Intervenne Ulv vagamente confuso.
“Una pianta avrebbe ucciso Bentley?” Domandò Thorley.
“Clinicamente si.” Rispose l’analista. “Ci sono almeno dieci specie del genere Pyracantha, ma i frutti della varietà colùbra sono gli unici ad essere velenosi.”
“Quindi qualcuno gli ha messo i frutti nel piatto?” Domandò la volpe.
“Dubito.” Rispose Judy. “Sono piccoli frutti rossi, difficili da non notare.”
“Potrebbero averli pressati nell’insalata durante la preparazione.” Fece notare il lupo.
“Possibile, ma ciò coinvolgerebbe il locale, e ne il campionamento ne l’ispezione hanno dato riscontri.”
“La lontra.” Fece presente Thorley. “Potrebbe aver messo il veleno mentre serviva.”
“Sotto gli occhi di tutti?” domandò Nick. “Mi accorgerei se un cameriere si mettesse a giocare col cibo.”
“Rischioso, ma non da escludere.” precisò Judy.
“Questa pianta; è facile da recuperare?” domandò Ulv all’analista.
“Non essendo una botanica, ho dovuto documentarmi. Pare sia un genere comune, usata come pianta ornamentale o da siepe.”
“Botanica…” ripeté il lupo pensieroso. “La Mellivora, non ha detto di lavorare in un vivaio?”
“La simpaticona? Si, mi pare fosse a Meadowlands.” Confermò la volpe.
“Potremo dare un occhiata. Se partiamo subito possiamo beccare Ratèl sul lavoro prima di pranzo.”
“Ottima idea.” Commentò Judy. “Noi invece informeremo il capitano, potrebbe richiedere dei mandati di perquisizione per i tre indagati.”
“A noi non serve?” Domandò Nick al lupo. “Sono certo che quella è capace di sbatterci fuori senza.” “Non se le facciamo delle semplici domande, male che vada compreremo una pianta come scusa.”
                                                                 
“Le Medowlands quindi; non ho mai frequentato attivamente quei posti.”
“Se è per i cinghiali ti capisco Ulv.” Affermò Nick lasciandosi i laboratori alle spalle. “sembrano sempre sul punto di caricarti.”
“Più per le pecore in realtà, mantengono sempre le distanze e si raggruppano sempre in presenza di un lupo.”
“O di più lupi, quello si che le manda in paranoia” commentò Nick sarcastico.
“Sapete già come raggiungere il vivaio?” Domandò Judy. “Clawhauser potrebbe passarvi la scheda di Ratèl dal sistema informatico.”
“Era nei nostri piani Carotina, anche se non salto di gioia all’idea di rivedere quella Mellivora, è l’ultimo animale che avrei associato a un vivaio; per lo più non trovi curioso come in qualche modo finisca ancora col centrare una pianta nel nostro lavoro?”
Nick notò subito la coniglietta lanciargli un occhiata ammonitiva, indicando con cenno del capo la tigre che gli camminava a fianco.
“Oh giusto, scusa Thorley, commento inappropriato.”
La tigre arrestò il passo, guardando la volpe con aria confusa. “Cosa?”
“Tranquillo, fai come se le parole di Judy fossero uscite anche dalla mia bocca. Si lo so, mi hanno sparato con un mirtillo ma posso capire quanto…”
“Nick!” enunciò Judy, pregando a gesti che la volpe tacesse.
Ma fu nello sguardo di Thorley che la volpe comprese l’errore; abbassò le orecchie portando immediatamente lo sguardo sulla coniglietta che s’era intanto coperta il volto con entrambe le zampe.
“Mi avevi detto che gli avresti parlato!”
“Stavo per farlo, poi…”
“Un momento!” Tuonò la tigre in mezzo ai due. “Voi come sapete del…”
Tacque un istante, alzando il capo in direzione del lupo che s’era voltato a guardarli.“Tu!”
Ulv si vide la tigre avanzargli contro, arrivandogli così vicino che dovette alzare quasi del tutto il capo per guardarlo.
Thorley rovesciò le orecchie all’indietro esprimendo parole strette tra i denti. “E’ questo l’aiuto che ti avevo chiesto?!”
“E’ questo l’aiuto che ritenevo più giusto.”
“Ossia ululare al mondo quello che ti avevo specificatamente detto di non dire!”
Ulv non rispose, al che la tigre gli premette una zampa sul petto costringendolo a indietreggiare contro al muro.
“Thorley no!” esclamò Judy stringendo con forza la manica di Nick. “Ulv voleva solo…”
“Le uniche parole che voglio sentire sono quelle di un lupo che solo ora fa fatica a parlare.”
Ulv mantenne il silenzio, corrugando la fronte come unica risposta.
I due si sfidarono con lo sguardo, tanto che pure alla volpe parve mancare il fiato, poi Ulv saettò con braccio colpendo il naso della tigre col colpo di frusta del dito.
Thorley indietreggiò di riflesso, urtata la sensibilità del muso che prese a muovere. “Hey!”
“Ridicolo!” gli rispose il lupo allargando le braccia. “E solo così che appari con queste tue inutili dimostrazioni di forza.”
Judy si portò di scatto a lato di Thorley prima che questi potesse rispondere. “Smettetela!”
“Dovevo immaginarlo.” Rispose la tigre guardandola con le sole pupille. “sembravi troppo sincera.”
“Ero sincera!”
“Come quando hai detto che i predatori erano biologicamente predisposti!”
La coniglietta si pietrificò in volto, al che Nick si frappose immediatamente tra i due.
“Hey! Ora esageri.”
“Stai attento volpe.”
“No attento tu tigre, qui non c’è nessun fiore a giustificarti.”
Thorley spalancò gli occhi serrati dall’ira, spostando lentamente lo sguardo sulla zampa che aveva premuto contro il lupo.
Si ritirò rigidamente fino ad accorgersi della parete sulla sua schiena, imitandosi in ultimo a invitare i tre animali a procedergli oltre.
Judy avrebbe voluto parlare, ma Nick la sospinse a seguirlo.
Ulv gli seguì per ultimo, dedicando alla tigre uno sguardo freddo quanto l’azzurro dei suoi occhi.
 
“Parlerò col capitano.” Disse la volpe con occhio ancora rivolto al corridoio. “Non mi piace l’idea che lavori con quello li.”
“Grazie Nick, ma decido io se il mio partner è o non è idoneo.”
“Sei sicura?” chiese perplesso.
“Mi conosci, io non mollo facilmente.”

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Capitolo 7
*** Occhio d’albino ***


Le Meadowlands erano quelle tipiche zone di transizione tra due biomi.
Un verdeggiante paesaggio collinare che precedeva gli umidi terreni delle foreste pluviali, mentre a est erano cinte dai massicci montuosi che schermavano i freddi di Tundratown.
Erano una zona periferica, residenza di tutti quegli animali che preferivano una vita tranquilla e un mite clima primaverile.
Le strade erano tracciate in larghi tornanti, in successione tale da rendere le sterzate quasi alienanti.
Nick non conosceva bene la zona, ma era certo che doveva pur esserci una via più diretta, tanto da pensare che il lupo avesse imboccato quella strada di proposito, cosi da concentrarsi sulla guida pur di evitare le domande della volpe.
Fu a un attraversamento che Ulv dovette arrestarsi, cosi da dare la precedenza a una classe di cuccioli in evidente gita scolastica.
“C’erto che poteva risolversi in modo migliore, non credi?” commentò Nick con finta distrazione.
Ulv strinse le zampe sul volante, sentendosi come in obbligo di rispondere. “Immagino di si.”
“Non so da quanto tu conosca Thorley, ma spero che tutto quel buon carattere sia solo dovuto a tu sai cosa.”
“Puoi anche dirlo ormai, mi pare non ti sia fatto molti problemi in centrale.”
“Esattamente come non te ne sei fatti con Judy.”
Il lupo ispirò tra i denti come scottato. “Touché Nick, sempre stato abile con le parole?”
“Quando vivi in un mondo più grande di te impari a difenderti in più modi.”
“Credi… abbia sbagliato?” chiese in tono più basso.
“Non dirò si; ma sono dell’idea che il modo migliore di non far sapere qualcosa sia dirla a nessuno. Quindi in un certo senso è colpa di Thorley; è stato lui a confidarsi per primo.”
Ulv intendeva assume un espressione esterrefatta, ma riuscì solo a mostrarsi divertito dalla stoccata della volpe. “Oh, sei anche bravo a rivoltare la frittata.”
“Sono una volpe acuta; tu invece un lupo con poco senso del branco.”
“Ah! Ora ti stai prendendo troppe libertà Nicholas.”
“A proposito di libertà, com’è che sei l’unico con cui Thorley si confida?”
“Ti dirò; il modo migliore per non far sapere qualcosa è dirla a nessuno.”
“Oh-oh Ulv, Touché.”
 
Ulv fermò l’auto nei parcheggi del Florealm, un ampio vivaio alternato da superfici serrate e scoperte, idonee alla coltivazione di più specie vegetali.
I due agenti passarono oltre l’ingresso, dove a un bancone circolare una marmotta era intenta a terminare il pagamento di uno capriolo.
“Buon giorno signora. Dipartimento di polizia, stiamo cercando la signora Ratèl”
“Oh cielo! Si tratta del panda rosso vero?”
“Temo di si.” Le rispose il lupo. “Siamo qui solo per alcune domande.”
“Non stiamo facendo altro in fondo.” Commentò Nick guardandosi distrattamente attorno.
“Se la cercate andate pure nella serra continentale. Ma posso farvela chiamare se volete.”
“Non si scomodi signora.” Insistette Ulv sorridendole. “E’ sufficiente che ci indichi la direzione.”
La marmotta gli indirizzò nella serra, dove i due agenti trovarono la mellivora chinata su dei vasi in tenuta da lavoro.
“Signora Ratèl, si ricorda di noi?” Si introdusse la volpe.
Melanie ruotò il capo, abbastanza da vederla alzare gli occhi al cielo.
“Ricordo che avrei dovuto presentarmi in centrale se convocata.” Rispose spolverandosi la terra dal grembiule.
“Vero, ma abbiamo preferito scomodarci noi questa volta.”
“Che nobiltà d’animo, come posso sdebitarmi.”
“Stiamo cercando una pianta.” Disse Ulv estraendo dalla tasca il suo taccuino. “in particolare una Pyra… Pyracantha Colùbra.”
Al nome il tasso del miele alzò un sopracciglio, rassettando il grembiule a gesti più lenti. “La Colùbra eh. Seguitemi.”
La mellivora li condusse in una zona esterna, dove su lunghi tavoli erano disposte in file parallele vasi di medie misure.
Questi ospitavano arbusti dalle piccole foglie a spatola, fusti ramificanti e rami sottili irti di grosse spine.
Poche di esse avevano fiori bianchi riuniti in mazzetti, mentre la quasi totalità presentavano piccole bacche colorate,  differenziate di genere a seconda della tipologia: gialle, arancioni e rosse.
Tutte queste però furono superate da Melanie che raggiunse invece un altro tavolo ai margini dell’area, dove erano disposte piante apparentemente identiche.
“Ecco quello che cercavate.”
“Possiamo farle delle domande a proposito della pianta.”
“Ovviamente.” Rispose appoggiando la schiena al tavolo.
“Lei sa di vendere una pianta velenosa?” domandò Nick.
“E ciò sarebbe rilevante perché…”
“Perché è stato accertato che Bentley sia stato ucciso con i frutti di questa pianta.” Rispose il lupo con tono leggermente severo.
“Ah! Quindi siete venuti a puntare il dito. Cos’è, questo è l’unico vivaio di Zootropolis?”
“Risponda alla domanda per cortesia.”
“Certo che lo so, esattamente come so che lo è anche l’oleandro. Eppure in entrambi i casi la vendita non è vietata, perché sta all’intelligenza degli animali non mangiare tutto ciò che cresce da terra.”
“Ci hanno detto che questa è una specie particolare, eppure non vedo differenze con le altre.” Disse Nick confrontando la pianta con le altre alle sue spalle.
“La natura è subdola, ma onesta.” Disse la Mellivora staccando un paio di frutti rossi. “A prima vista sono uguali ai frutti delle altre varietà, ma questi presentano attorno alla calicina una macchia scura che ricorda quasi una pupilla. Ecco perché è chiamata anche Occhio d’albino.”
“Quindi per riconoscerla è necessaria una certa competenza.” Disse Ulv.
“Quella, oppure una rapida navigata in rete.” Fece notare la volpe.
“Un'altra peculiarità è l’odore.” Proseguì Melanie bucando un frutto con l’artiglio.
“Hey! Faccia attenzione!” S’espresse Ulv pronto a toglierle i frutti dalla zampa.
“Si calmi agente, sono pericolosi solo se ingeriti.” Disse porgendo la zampa. “Dia un occhiata.”
Il lupo si avvicino cautamente, ma ritrasse subito il muso quando l’olfatto percepì  l’acre odore provenire dai frutti.
“Pessimo vero, solo la polpa di questa specie ha quest’odore. Un altro campanello d’allarme.”
“Chiunque si accorgerebbe di quest’odore!” Commentò scrollandosi il muso. “Dubito che Bentley possa aver mangiato un piatto con dentro questa roba.”
“Potrebbero averlo mascherato.” Suppose Nick.
“Credimi, servirebbe qualcosa di altrettanto forte per nascondere questa puzza, e dubito che ciò renderebbe un qualsiasi piatto invitante.”
“C’è altro che posso fare per voi?” domandò Melanie incrociando le braccia.
“Si.” Le rispose il lupo. “Potrebbe cercare di ricostruire in dettagli, quello che è successo durante il pranzo?”
“Di nuovo?”
“Di nuovo.”
Nick alzò gli occhi al cielo, certo dell’inutilità della domanda.
Finse interesse mentre la mellivora rispiegava esattamente le stesse cose; al che si chiese se Ulv volesse portare a galla una qualsiasi contraddizione o se, come lui, non sapesse da che parte girarsi.
Il suo cellulare iniziò a vibrare, offrendo alla volpe quella perfetta via di fuga che tanto sperava.
Fece un piccolo cenno al collega e si allontanò dai due animali.
Sullo schermo lesse sollevatola scritta Coniglietta ottusa, annessa alla foto che tanto lo divertiva.
“Pronto Carotina, sai che mi hai appena salvato la vita.”
“Ancora nei guai Nick?” rispose lei già in vena di scherzi.
“Non me ne parlare, ho sempre quella coniglietta alle calcagna, non so più che fare. ”
“Non saprei, le hai provate tutte, sembra proprio ostinata.”
“A proposito di ostinati, come va col tappeto a strisce.”
“Aspetto che si raffreddi… credo si stia dando del tempo.”
“Non state indagando?”
“No siamo ancora in centrale e appena potete cercate di raggiungerci. Sembra ci siano nuove dal Biodiversità.”
 
Clawhauser sussultò preso alla sprovvista.
Un pesante cestello portabottiglie era stato posato bruscamente al suo bancone.
Il ghepardo osservò confuso le sei bottiglie scure, poi alzò lo sguardo verso l’elefante in uniforme. “E queste?”
“Sono bottiglie.” Rispose frettoloso. “Chiama qualcuno del laboratorio. Chiunque tranne Hurriet mi raccomando.”
Clawhauser fece un distratto cenno con la testa mentre avvicinava curioso il muso a una delle bottiglie ma venne subito fatto arretrare dalla proboscide dell’agente.
“E’ alcol?” domandò avendo percependo l’odore. “C’è una festa? Non credo si possa portare alcolici sul posto di lavoro.”
“Chiama!”
Clawhauser prese immediatamente il microfono, ma nella fretta sbagliò tasto e diffuse l’annuncio a tutto il dipartimento, ricevendo come risposta sguardi e distanti risate dagli uffici superiori.
Sorrise imbarazzato all’elefante che s’era portato la proboscide alla fronte, e cercando di evitare il conseguente rimprovero, notò un lupo artico portare a fatica altri due cestelli.
“Certo che potevi portarle tutte e tre.” Disse affannato.
“Sei gracile, fare un po’ di palestra non ti fa che bene.”
“A te tutti sembrano gracili, pachiderma.”
Notati gli animali dalla balconata sovrastante, Judy li raggiunse alla segreteria speranzosa.
“Scusate, voi… siete dell’unità cinofila?” domandò notando il contrassegno sulle uniformi.
“Si, stiamo supportando le indagini sul caso Bentley.” Rispose l’elefante.
“Oh siete voi allora; Judy Hoops agente assegnata al caso, piacere.”
“La famosa Hoops!” disse l’elefante stringendogli la zampa con la proboscide. “Piacere Ivory, mentre il mingherlino qui è…”
“Huskey!” enunciò Ulv varcando l’ingresso. “E’ un po’ che non ci si vede.”
“Come te la passi Ulv, nuovo partner?” Chiese riferendosi alla volpe che lo seguiva.
“Nicholas lui è Huskey, eravamo compagni di stanza all’accademia di polizia. Mentre lui e…”
“Ivory, unità cinotecnica.” Fece cenno con la proboscide il pachiderma.
“Un elefante nell’unità cinofila?” Domandò Nick incuriosito.
“Problemi?”
“No affatto, solo inaspettato.”
“E’ normale, quando si parla dell’unità cinofila si pensa subito a lupi e coyote, pochi sanno che gli elefanti hanno l’olfatto due volte più sensibile dei canidi.”
“Non ti stancherai mai di puntualizzarlo vero.” commentò Huskey.
“Se non fosse stato per me saremmo ancora al Biodiversità a perdere tempo.”
“Per l’appunto, so che avete trovato qualcosa.” Riprese Judy.
“Oh! Giusto scusa, queste.” disse indicando le bottiglie.
“Bottiglie? Cosa contengono?”
“Un alcolico. Quando avete fatto presente al capitano di aver identificato il veleno, ci ha fatto procurare un campione della pianta e organizzato un ispezione. Sembrava non ci fosse nulla, poi tra le bottiglie usate ho percepito un filo di quell’odore schifoso.”
“Un filo?” domandò Ulv. “Se stiamo parlando degli stessi frutti posso assicurarti che è molto più che un filo.”
“Si si lo so. Chi ha messo il veleno è stato furbo, l’alcol ha mascherato l’odore, sono riuscito a percepirlo appena e non essendo sicuro da quale bottiglia provenisse le ho prese tutte.”
“Il laboratorio provvederà ad analizzarle, ho sentito che Benjamin ha già provveduto a contattarlo.” disse la coniglietta rivolgendo un sorriso al Ghepardo.
“In sintesi andare fino alle Meadowlands si è rivelato inutile.” Puntualizzò Nick.
“Mi spiace.” Rispose Judy. “Ma in fondo non tutte le piste portano necessariamente a qualcosa.”
“Annegherò i miei dispiaceri nel cibo allora.”
“Giusto in fondo abbiamo del tempo prima degli esiti, vi unite anche voi?” disse estendendo l’invito anche ai tre animali.
L’elefante rispose con spallucce mentre Huskey lo spingeva inutilmente a seguirlo; il solo a mantenere le distanze fu Ulv, che invitò velatamente Judy a restare indietro.
“ Scusa Judy, sai dov’è Thorley?”
“Oh, di sopra in ufficio. Ho preferito lasciarlo stare per il momento.”
“capisco.”
“Senti Ulv… mi dispiace, non avrei dovuto tradire la tua riservatezza.”
“No sciocchezze, in fondo sono stato io il primo a farlo, non preoccuparti.”
 
Ulv si accostò alla scrivania sedendosi sul lato, cosi che la coda andasse a disturbare la tigre, costringendolo ad appoggiarsi allo schienale della sedia.
“Hai intenzione di passare la giornata a capire quale tra i fogli sia il più bianco?”
Thorley rispose con un sospiro, inclinando appena il capo in sua direzione. “Mi sembra di aver già fatto abbastanza per oggi.”
“Tu? Non ero io quello che ulula al mondo le cose?”
“Scusami, sai che non amo sentirmi con le spalle al muro.”
“Oh, quindi lo spingermi era un modo per rendermi partecipe?”
Fu una domanda tagliente, tanto a freddo che Thorley serrò una zampa stropicciando il tessuto dei pantaloni.
“No!” rispose serrando lo sguardo.“Non dovevo.” Riprese a bassa voce temendo di attirare gli sguardi degli altri animali. “Non a te.”
Ulv gli posò una zampa sulla spalla, certo di cosa la tigre stesse alludendo.
La mantenne, cosi da farsi meglio percepire e scelse di concentrarsi sul problema più imminente. “Anche a me dispiace Thor, non avrei dovuto farne parola con Judy, solo che non puoi continuare così. Capisco che tu abbia delle remore ma sia Judy che Nicholas sono gli ultimi animali con cui ti devi vergognare di quello che è successo.”
“Ma ho…”
“Thorley, non lo sanno.”
“No?”
“Non era necessario che lo sapessero da me.”
“Da te?”
“Devi riuscire a toglierti questo peso, io… ammetto di aver forzato le cose, e mi dispiace. Ma ti ho dato una spinta, ora devi essere tu a continuare.”
“Penso di aver dimostrato di essere un gran stupido.”
“E io d’essere un lupo con poco senso del branco.”
“Come?”
“Lascia stare, perché piuttosto non ti unisci a noi? E mi raccomando, basta col chiudersi a riccio, nessuno ha voglia di pungersi.”
 
Huskey squadrò Thorley stringere la proboscide di Ivory, certo che la distanza non avrebbe reso palese la sua espressione.
bevve piccoli sorsi dal bicchiere, appoggiandosi al boccione del’acqua mentre seguiva con gli occhi la tigre accomodarsi.
“Non capirò mai come Ulv riesca ancora ad avere a che fare con quello li.”
“Thorley?” Chiese Nick mentre gettava il bicchierino nel cestino. “Nonostante tutto Ulv non sembra averci problemi.”
“E’ sempre stato troppo comprensivo. Al posto suo a quella tigre non avrei più rivolto la parola.”
Nick alzò un sopraciglio, incerto di cosa il lupo stesse parlando. “Ti riferisci a oggi?”
Huskey rivolse lo sguardo alla volpe, mostrando la fronte leggermente corrugata. “No.” rispose secco stringendo il bicchiere fino ad accartocciarlo. “Lascia stare, solo… stacci attento.”
Nick mantenne l’espressione: era ancora incerto dell’opinione da attribuire a Thorley, eppure era a conoscenza di dettagli che Huskey non poteva sapere, il che face apparire le parole del lupo dettate da motivi di cui non voleva essere reso partecipe.
In fondo di Huskey non sapeva nulla e per lo più non era amante di quegli animale che fin da subito vogliono far pesare le loro opinioni.
Si creò però una distrazione quando nella sala entrò Dasy Novemton e nell’analista la volpe vide la scusa perfetta per allontanarsi da Huskey.
Judy stava per fare cenno alla volpe di raggiungerla, ma Nick era pressoché già arrivato al tavolo.
“Dasy, è qui per una pausa?” Domando Ivory.
“Magari, sono qui per le analisi sulle bottiglie.”
“Di già?” Chiese Judy incredula. “E’ stata velocissima.”
“Solo perché non ho fatto nessuna analisi; svuotando ciò che restava del contenuto delle bottiglie ho trovato sul fondo di una di esse sette frutti della Colùbra, tutti bucati, sicuramente per mischiare il veleno all’idromele.”
“Idromele.” Disse Nick schioccando una zampa. “E’quello che hanno bevuto Bentley e gli altri.”
“Il veleno era nella bevanda non nel cibo quindi.” Disse Ulv pensieroso “Solo che…”
“E’ impossibile.” Puntualizzò Thorley. “A meno che non abbiano mentito, tutti e tre hanno bevuto dalla stessa bottiglia.”
“Vero.” Confermò la volpe. “La lontra è stata l’unica a non bere, ma se fosse stato River ad avvelenare la bevanda, dovrebbero esserci tre vittime, non una sola.”
“Forse il veleno era sufficiente perché ne morisse uno solo.” Suppose l’elefante.
“Anche se fosse.” Fece notare Judy. “Con queste modalità sarebbe stato impossibile mirare a un bersaglio preciso; sia L’opossum che la mellivora avrebbero avuto le stesse probabilità di morire.”
“Hai detto opossum e Mellivora?” Domandò l’analista sorpresa.
“Si, erano al tavolo con la vittima quindi…”
“A perfettamente senso.” Esclamò L’armadillo battendo le zampe come acchiappando l’intuizione. “Certo il colpevole deve essere ben informato, sono peculiarità che con la civilizzazione sono ormai superflue e note solo in campo medico.”
“Di cosa sta parlando?” Domando Thorley confuso.
“Sia L’opossum che il tasso del miele sono animali che dispongono in certa misura un’immunità ai veleni naturali. Per natura la mellivora è in grado di metabolizzare il veleno dormendo per circa due ore, mentre l’opossum possiede nel sangue un peptide in grado di neutralizzarne gli effetti.”
“Cielo.” Comprese Ulv. “Quindi sia Barnes che Ratèl avrebbero potuto avvelenarsi senza problemi, ed entrambi sarebbero stati certi che sono Bentley ne sarebbe rimasto ucciso; cosi come poteva saperlo River.”
“A questo punto ci basta scoprire solo chi ha messo i frutti nella bottiglia.”
“Nel locale le telecamere non sono puntate sui tavoli, solo alla cassa e agli ingressi.” Fece presente Huskey.
“Vero.” Dette ragione Judy “Ma abbiamo tre sospettati e a meno che tutti non siano complici ci basterà confrontare le risposte di un'unica domanda.”
“Una sola?” domandò il lupo artico.
“Rifletteteci: le bottiglie di vino o altri alcolici arrivano sigillate e vengono stappate solo giunte al tavolo.”
Nick batté le zampe giunto alla stessa conclusione “ Quindi ci basta scoprire solo chi ha aperto la bottiglia!”
“Esatto.” 

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Capitolo 8
*** Scacco ***


Non venivano mai divulgati i programmi  delle precipitazioni, cosi da preservare ai cittadini del Rainforest District un apparente imprevedibilità dei rovesci che erano orchestrati da un esteso ed elaborato sistema d’irrigazione.
Quella mattina la pioggia era appena percepibile e la quasi totalità degli animali poteva permettersi di passeggiare senza ombrello.
Nick fu sollevato d’essere riuscito a evitarsi un acquazzone e nonostante il selciato fosse umido e disseminato di pozzanghere, il leggero odore di muschio rese piacevole l’attraversata dei quartieri fluviali.
“742 Riacho Ave, dovrebbe essere quella.” Disse Ulv indicando una palazzina stretta, incastrata nel fusto di un enorme ebano.
Al citofono trovarono più file di nominativi, tra i quali il lupo scorse la zampa fino al tasto accanto al cognome River.
“Si?” rispose la voce della lontra oltre il microfono.
“Dipartimento di Polizia, possiamo entrare?.”
“Oh! C-certamente, s-se-secondo piano.”
L’appartamento era modesto, con una piccola zona giorno illuminata dalle uniche due finestre che davano sul canale transitato da piccole imbarcazioni.
“Prego ac-c-comodatevi, non c’è molto spazio scusate, posso of-ofrirvi qualcosa?”
“Non si scomodi.” Ringraziò il lupo. “Non intendiamo portarle via molto tempo.”
“Non ho poi molto da f-fare, p-per via delle indagini il locale è stato t-te-temporanemate chiuso.”
Nick si guardò attorno, notando quanto i mobili fossero ben disposti nel esiguo spazio.
“Si vede che ha studiato architettura.”
“S-so-solo per qualche anno, poi ho preferito a-ab-abbandonare. Troppa ansia.”
“Si posso capire, nemmeno io ero amante della scuola.”
Ulv simulò un colpo di tosse, riportando l’attenzione del collega sul preciso motivo della loro visita.
“Signor River.” Disse con tono fermo. “Abbiamo conferma che Bentley sia stato ucciso con dell’idromele contaminato da frutti di una pianta velenosa, meglio nota come Occhio d’albino. Sappiamo che solo lei ha servito al tavolo; non può negare i nostri sospetti.”
La lontra si fece rigida come un tronco d’albero, arretrando di due passi verso la porta, tanto da far tendere il lupo pronto a scattare.
“No! N-non s-so- sono satto i-i-io”
“Può dimostrarlo?” Domandò Nick.
“Le bot-t-tiglie a-a-a-arrivano s-sigillate, le ap-ap-apriamo solo s-su-sul momento.”
“E vengono stappate dai camerieri; un tempo breve ma sufficiente per far scivolare dentro i frutti.”
“M-m-ma…”
“Signor River.” Disse Ulv estraendo le manette dalla cinta.
“Non l’ho aperta io!” esclamo la lontra con gli occhi lucidi.
“No?” Chiese il lupo distaccato.
“Aiden mi st-t-tava facendo i-i-impazire. Ogni volta che mi c-chiamava per un o-o-ordine non fac-c-eva che prendermi in giro. Verso la f-fine non c-c-c’é la facevo più. Ho posato la b-bot-iglia e me ne sono andato s-s-senza ap-aprirla. Potete chiedere al titolare; mi ha ri-rim-rimproverato per questo.”
“Lo faremo. Per il momento le chiedo di seguirci in centrale.”Assicurò il lupo mettendogli le manette ai polsi. “Lei è ora sotto arresto preventivo, se risulterà innocente verrà rilasciato senza problemi.”
“Capisco…” rispose non opponendo alcuna resistenza.
“Un ultima cosa.” Disse la volpe prima che Ulv l’accompagnasse fuori. “Lei ha visto chi ha aperto la bottiglia?”
 
“Tutto ciò è ridicolo!” Sbottò Melanie mostrando i denti. “Mi sta dicendo che mi sarei avvelenata solo per uccidere quel panda rosso! Se avessi voluto vederlo morto gli avrei semplicemente dato una badilata in faccia!”
“Non ho detto questo, cerchi di restare calma.”Ribatté Judy temendo che la tigre fuori la stanza degli interrogatori potesse intervenire.
“No! Non posso! Vi avevo già detto di essere stata male dopo pranzo, ma non immaginavo certo di essere stata avvelenata! Da chi poi? Logan, Dick o magari Aiden che ha trovato un modo tutto suo per suicidarsi!”
“Le ho solo chiesto chi ha aperto la bottiglia.”
“Chi? Avrebbe dovuto farlo Logan suppongo, ma Aiden ha saputo dannatamente bene farlo sentire a disagio. Ero sul punto di tiragli il tavolo addosso quando o visto Logan andarsene sula soglia del pianto! E nonostante tutto Dick ha avuto il coraggio di brindare alla nostra amicizia.”
“L’opossum? E’ stato lui?”
“A fatica. Non c’era cavatappi o alto, ma c’è riuscito lo stesso.”
“Molto bene...” Disse l’agente prendendo tempo per quello che seguiva.
“Temo però di non poterla lasciare andare signora Ratèl.”
“Come prego.”
“Deve sottostare a un arresto preventivo, solo per sicurezza in modo che non possa eventualmente…”
“Col cavolo!” Tuonò sbattendo i pugni.
Judy saltò immediatamente sul tavolo, così da guardare la mellivora da oltre la sua altezza. “Se si dimostrerà innocente sarà rilasciata immediatamente, ma mi permetta di dirle quanto poco abbia sopportato il suo atteggiamento nei miei e nei confronti degli altri agenti.” Criticò puntando il dito. “Non mi costringa a sottoporla a misure più severe.”
La Mellivora restò in silenzio, porgendo contrariata i polsi all’agente che chiuse nella morsa delle manette.
Voltandosi per condurla fuori,  Judy notò la porta semi aperta, con il profilo di Thorley che evidentemente aveva monitorato la scena appena percepite le tensioni.
La tigre non rivolse alcuno sguardo a Melanie, ma aiutò Judy a consegnare la mellivora a un rinoceronte che la portò oltre l’atrio, verso le celle di detenzione.
“Bel… lavoro.”Disse la tigre in evidente imbarazzo. “Ti sei fatta valere.”
“Mi ci ha costretto.” Rispose Judy prima che il suo orecchio ruotasse di scatto.
Il cellulare di Thorley emise una sorta di squittio e portando lo schermo ai suoi occhi il felino lesse quello che era un messaggio di Ulv.
Mantenne il silenzio nella lettura, poi posò lo sguardo sulla collega. “Ratèl ha detto chi ha aperto la bottiglia?”
“Pare sia stato l’opossum. Perché?”
“A quanto pare la lontra ha detto lo stesso.”
Judy assunse un sorriso trionfale. “Loro dove sono?”
“Ulv e Nicholas stanno rientrando con River.”
“Bene, digli che di Barnes ce ne occupiamo noi.”
“Lo facciamo chiamare?”
“No, se fosse lui l’assassino preferirei fargli credere che stiamo ancora brancolando nel buio.”
Rispose sfogliando rapidamente il taccuino. “ Per caso; sai a cosa corrisponde l’acronimo B.B.A?”
“Credo di si, perché?”
“Risulta che Barnes lavori per quello studio.”
“Ho. Allora so dove andare.”
 
Downtown: il distretto dei grattacieli, il manifesto più associato all'immaginario di Zootropolis.
Centro finanziario e amministrativo, nonché una delle mete turistiche più visitate dagli animali che sognano di percorrere la via dello shopping, Mane Avenue e fermarsi a Paw Square ad ammirare le sedi dei più iconici palazzi della città come l’Hornfeller Center e il Ziraph Neck Building.
Thorley costeggiò Berries Park, il punto migliore da cui osservare il Climate Wall separare Sahara Square da Tundratown, per poi rientrare nella giungla d’asfalto seguendo la Migration Street.
Molti consideravano il traffico di Downtown insostenibile e caotico, ma la tigre riusciva a rendere fluida una guida che per altri era solo altalenata da rallentamenti e arresti.
“E quello là in fondo.” Disse il felino indicando l’alto grattacielo che obbligava la strada a biforcarsi.
Judy poté notare la grande insegna posta all’ingresso: Beaver Brothers Architects, deducendo dall’elaborato ingresso quanto l’edificio dovesse rivestire una certa fama.
“Sembra un luogo importante.”
“Più che importante, la B.B.A. ha praticamente progettato l’intera città; se fai attenzione puoi notare in quasi tutti i cantieri il loro logo.”
“Ti vedo entusiasta Thorley.” Disse Judy con un filo di sorriso.
“I centri di potere mi affascinano, se il sindaco gestisce la città, quelli della B.B.A. decidono cosa il sindaco gestirà in futuro.”
La tigre parlò quasi sovrappensiero, rendendosi conto solo all’ultimo di quanto la considerazione di Judy fosse molto più generale.
“Oh.” Comprese a tono più basso. “Devi ringraziare Ulv, in un certo senso mi ha spronato a ragionare. Scusami, sono stato... imperdonabile.”
“Non ti preoccupare, mi dispiace solo che le cose si siano evolute in maniera tanto busca; posso però assicurarti di aver visto in Ulv una sincera comprensione, non intendeva affatto…”
“Lo so, lo so, non ho mai dubitato delle sue intenzioni, ed è questa una delle cose che mi ha fatto… in un certo senso arrabbiare.”
“Perché prendersela?” Domandò perplessa non riuscendo a cogliere il problema.
“Preferisco non coinvolgerlo nei miei problemi e quando ho visto che ha tirato in ballo voi due non ci ho più visto.”
“Scusa ma non ti seguo.” Puntualizzò Judy alzando il finestrino così da isolarsi dai rumori esterni. “Perché confidare a Ulv quello che ti è successo se poi ti da così fastidio vederlo coinvolto?”
“Io non gli avrei mai detto nulla. Se lo sa è perché a mio malgrado l’ha scoperto.”
“Oh... non lo immaginavo.”
La vettura dovette parcheggiare sul retro del palazzo, vista l’assenza di posti sul fronte.
L’ingresso posteriore era meno vistoso, ma era evidente quanto fosse più pratico ai dipendenti:
una varietà di specie infatti percorreva l’ingresso in entrambe le direzioni, vestiti negli abbigliamenti più consoni al loro lavoro ed equipaggiati con ventiquattrore, pile di fascicoli e grossi rotoli di blueprint.
Oltre l’ingresso, una parete in finto avorio presentava inciso il logo dell’azienda: due castori intenti a rosicchiare una trave di sostegno.
Ironia? Pensò la coniglietta.
Aggirata la parete si trovarono a fianco del bancone della reception, dove tre lepri orchestravano abilmente le incessanti telefonate.
Una di esse fece un rapido cenno d’attesa, congedando il cliente all’auricolare con un frettoloso attenda in linea.
“Posso esserle utile?” Disse attirando l’attenzione delle altre due lepri.
“Dipartimento di polizia, siamo qui per vedere Dick Barnes.”
“Ha preso appuntamento?”
“E’ sospettato di animalicidio, non serve certo un appuntamento.” Disse assumendo un espressione seccata.
“Chiedo scusa agente, ma qui lavorano 1368 animali, se fosse il mio lavoro sapere tutto di tutti farei il chiromante.”
La lepre batté rapidamente il nome sulla tastiera, iniziando a scorrere quella che sembrava una lista di dipendenti.
“Ma lei è Judy Hoops?” disse la seconda lepre notata la coniglietta appena a fianco della tigre.
Judy rispose con un piccolo cenno imbarazzato, accendendo d’entusiasmo la dipendente.
“Lilly! Lily! È l’agente Hoops!” Disse scrollando la collega.
“Non ci posso credere!” Esclamò sporgendosi anch’essa oltre il bancone. “E’ un vero onore conoscerla, sa che è l’eroina di tutte le mie figlie.
“Possiamo farci una foto assieme? Pensa a metterla come immagine del profilo, l’invidia.”
“Potete tornare al vostro lavoro?” Richiamò la terza lepre con tono esausto.
“Oh Oswald, se non fosse per il lavoro non usciresti nemmeno di casa.”
“Immagino che anche l’agente Hoops sia qui per lavoro.” Ribatté freddo. “Sesto piano, urbanistica. Non posso assicurare che Barnes sia in ufficio.”
“Grazie dell’aiuto.” Rispose la tigre dirigendosi all’ascensore seguita alla collega.
“Buon lavoro agente Hoops!” Esclamò una delle lepri. “ Continui così, è un esempio per tutti i Leporidi!”
“Sei famosa.” Commentò la tigre con un impercettibile sorriso. “Dovresti iniziare ad assumere una scorta.”
“Pur di evitare l’imbarazzo…”
I due agenti dovettero condividere il poco spazio dell’ascensore con altri animali, ma fortunatamente al terzo piano, la massa opprimente lasciò l’oro respiro.
L’ascensore si apri al piano preindicato su un lungo corridoio, dove delle targhe metalliche indicavano la disposizione dei settori.
“Sezione urbanistica, di qua.” Disse precedendo la tigre.
La via si aprì in una piccola sala d’aspetto, dove su una scrivania, una gazzella li accolse gentilmente.
“Buon giorno agenti, come posso assistervi?”
“Cerchiamo Dick Barnes.” Rispose Thorley
“La sombra de Bentley?” Domandò un ocelot che stava rientrando in ufficio con un caffè. “Siete qui per la morte di Aiden?”
“Lei è?”
“Eduardo colmillo, dell’ufficio accanto.”
“Conosceva la vittima signor Colmillo?” Domandò Judy.
“Mi chiami pure per nome conejita.” Rispose con largo sorriso. “Ho avuto il piacere di lavorare sia con Bentley che con Barnes. E’ incredibile quello che è successo.”
“Barnes ha parlato con lei del caso?”
“Solo per funzionalità, Barnes preferisce tenere amicizia e lavoro in due sfere separate.”
“Quindi il suo unico confidente era Bentley.”
L’ocelot si lasciò sfuggire una lieve risata. “Non so in che rapporti fossero fuori di qui, ma in studio tutti sapevano che Barnes lavorava a grossi progetti solo perché affiancava Bentley. Pobre alma.” Concluse sospirando. “Ora dovrà gestire i lavori in ballo tutto da solo.”
“Così come i profitti.” Commentò la tigre scambiando un occhiata alla collega.
In quell’istante l’opossum varcò la soglia della stanza, arrestandosi sorpreso nel vedere i due agenti ad attenderlo.
“Signor Barnes, questi agenti hanno chiesto di lei.” Lo informò la gazzella.
“Penso sia evidente.” Commentò ruotando gli occhi. “Possiamo accomodarci nel mio ufficio, così da avere un dialogo più confidenziale.” Propose squadrando l’ocelot.
L’ufficio di Barnes era ampio, illuminato da un intera parete di vetrate che offriva un’ampia veduta di Migration Street.
Nella stanza era presente tutto ciò di cui un architetto dovesse aver bisogno, ma quello che attirò l’attenzione di Judy fu la lunga scrivania dal design moderno, che ospitava due postazioni di lavoro ordinate in modo quasi identico.
L’opossum si sedette comodamente alla sua postazione, invitando gli agenti ad accomodarsi alle sedie di fronte a lui.
“Ci sono novità?.”
“Abbiamo messo agli arresti preventivi sia River che Ratèl, i sospetti su entrambi sono stati incrementati dalle ultime scoperte.” Puntualizzò la tigre.
“Tutti e due?!” domandò sorpreso. “Sono coinvolti entrambi?”
“Lei non è da meno.” Rispose Judy. “Sappiamo con certezza che Aiden Bentley sia stato assassinato col veleno dei frutti di una pianta, frutti che sono stati messi nell’idromele che avete bevuto.”
“Ma ciò significa che…”
“Sappiamo della sua immunità al veleno.” Tagliò corto Thorley. “Così come quella di Ratèl.”
“E la lontra?” controbatté Barnes. “Non poteva saperlo anche lui?”
“Sembra che River non abbia aperto la bottiglia e quest’ultima e rimasta sigillata fino a che non è stata servita.”
“Non significa niente, si sarebbe potuta aprire per poi richiuderla senza problemi.”
“Ma cosi facendo non avrebbe fatto fatica.” Puntualizzò la coniglietta.
“Fatica?”
“Pare sia stato lei a stappare la bottiglia.”
“E’ ridicolo! Sono stati quei due a dirvi questo? Non sospettate una loro complicità? Perché diavolo avrei dovuto uccidere Aiden!”
“Non lo so.” Commentò la tigre incrociando le braccia. “Quest’ufficio ora è di sicuro più spazioso.”
“Come si permette! Aiden era mio amico!”
“Non possiamo saperlo.” Commentò Judy. “Per questo vorrei ci seguisse in centrale.”
“E’ un’arresto?!” Chiese ritirandosi sullo schienale.
“Preventivo, ma ha comunque l’obbligo di seguirci.” Affermò la tigre.
L’opossum si sostenne la fronte e sospirò. “Va bene… lasciatemi almeno portare questi fascicoli di sotto, non so per quanto tempo intendete trattenermi.”
“Non abbiamo tempo da perdere signor Barnes.” Lo riprese Thorley mentre prendeva a rassettare i fogli nel cassetto.
L’opossum lo guardò.
“Oh io credo di avere tutto il tempo del mondo.” Disse saettando con una pistola alla zampa.
L’arma fu puntata su Judy che s’impietrì in volto guardando la lucida canna metallica, mentre lo sguardo di Barnes era serrato a quello di Thorley.
“Un solo passo tigre e qui finisce male.”
Entrambi gli agenti restarono immobili, come i pezzi di una scacchiera il cui re e sotto scacco.
“Ora mi lascerete uscire senza problemi. Seguitemi e altri animali potrebbero farsi male.”
“Barnes.” Disse Thorley tendendosi leggermente.
“Non si muova!” Urlò digrignando i denti in ferocia.
La tigre fece scivolare lo sguardo sull’arma, notando quanto la zampa dell’opossum prese a tremare.
“Barnes mi ascoli, sta aggravando la sua posizione, posi immediatamente l’arma e…”
“Stia zitto!”
Si udì lo sparo.
Judy avvertì un pesante colpo, seguito dal sordo suono di vetri rotti.
Si ritrovò a terra, incapace di realizzare cosa fosse successo.
La sagoma di Barnes saltò giù dal tavolo e corse oltre la sua vista.
La pistola cadde a terra, con tonfo distorto dal ronzio delle orecchie.
 Percepì un suono distante.
“Judy!” Ora più chiaro.
“Judy!” I rumori riacquistarono intensità.
“Judy!” Alzò il busto di scatto seguendo la voce della tigre, trovandolo inginocchiato a terra con una zampa premuta sull’avambraccio; sgranò gli occhi quando gli vide il pelo macchiato di rosso.
“Thorley!” Esclamò saltando in piedi.
“No no! Prendilo!” Le urlò la tigre.
Judy ruotò la testa confusa, notando il foro di proiettile sulla vetrata.
“Prendi quel dannato!”
Judy guardò la porta spalancata e la distante sagoma dell’opossum nel corridoio.
Ispirò e saettò in corsa, attraversando la sala senza accorgersi d’urtare l’ocelot che era accorso nella direzione opposta.
Vide Barnes percuotere il pannello di un ascensore troppo lento per la sua fuga e quando vide l’agente venirgli in contro, corse seguendo l’andito.
“Fermo! Fermo in nome della legge!”
L’opossum rovesciò un cestino a terra ma Judy lo saltò senza difficoltà guadagnando terreno.
Barnes scivolò sotto le zampe di un cervo, facendo cadere a quest’ultimo la pila di fogli che portava.
La coniglietta prese lo slancio e rimbalzò sulla testa dell’animale che sera chinato per non cadere.
Vide il fuggitivo sfrecciare verso la tromba delle scale e seguendolo estrasse alla meglio la piccola pistola spara anestetici.
Si fermò contro il corrimano e quando l’opossum corse nelle scale sottostanti sparò.
La mira fu però frettolosa e il dardo colpi il gradino.
Judy emise un gemito di rabbia e riprese a correre.
Scesero tre rampe di scale a un ritmo che iniziava a farsi pesar, al che Judy si lasciò andare all’imprudenza e scavalcò il corrimano lanciandosi su Barnes .
Gli atterrò sopra, cadendo entrambi sul pianerottolo.
La coniglietta estrasse immediatamente le manette e strinse i polsi dell’opossum dietro la sua schiena.
“Dick… Barnes, ti… ti dichiaro in arresto per i crimini che non ho il fiato di elencare.”
Tre auto della polizia erano parcheggiate fuori l’ingresso con le sirene accese, con due grizzly che procedevano in contro alla coniglietta che spintonava l’opossum sotto gli occhi di tutti i dipendenti nell’atrio.
“Dovrà rispondere di molto Barnes.”
“No! io non volevo!”
“Faccia attenzione, tutto quello che dirà potrà essere usato contro di lei, ha il diritto di…”
“No! Non capisce! E’ colpa loro!”
“La smetta.”
“Le piante!” Disse premendosi contro Judy. “Non devono averle!”
“Cos…”
“Aiden, andranno da Aiden!” parlò sottovoce.
“Di chi sta parlando?”
“Non lo so…”
“Ci segua senza fare resistenza.” Disse uno degli orsi prelevando l’opossum.
Judy guardò Barbes lanciargli un ultimo sguardo affannato, per poi scomparire dietro le sagome dei due grizzly.
“Judy!” Riconobbe la voce di Nick.
 La volpe la raggiunse correndo, con Ulv a suo seguito.
“Tutto bene?!” Chiese il lupo. “Abbiamo ricevuto un 10-32 e…” Tacque d’improvviso, iniziando ad fiutare l’aria. “Odori di polvere da sparo!”
“Sei ferita?!” Esclamò Nick stringendogli le spalle con entrambe le zampe.
“No! Non io!” Esclamò come se avesse messo insieme tutti i pezzi di un pensiero. “Nick chiama un’ambulanza!”
“Carotina?” Chiese vedendo la coniglietta sfuggirgli dalle zampe.
“Thorley! Nick fai presto!” Esclamò scomparendo oltre la folla ammassata.
La volpe prese il cellulare il più rapidamente possibile mentre cercava di raggiungerla, venendo immediatamente superato da Ulv che per poco non corse sulle quattro zampe.

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Capitolo 9
*** Artigli ***


“Ah! Faccia piano!”
“Al mal tiempo, buena cara.” Rispose l’ocelot mentre stringeva la garza sul braccio della tigre.
Judy entrò nell’ufficio affannata, con le orecchie piatte sulla schiena.
“Thorley...” Disse trasparendo sollievo vedendolo quasi comodamente seduta a terra.
La tigre tentò di scambiarle un cenno, ma sussultò per via di una fitta.
“Stia fermo.” Lo rimproverò il felino maculato. “Continui a fare pressione.”  
Thorley riportò la zampa sulla fasciatura, serrando il volto per il dolore conseguente. “Grazie Eduardo. E’ stato… davvero preventivo.”
“De nada.” Gli sorrise mentre riconsegnava la valigetta rossa alla gazzella. “Tutti dovrebbero sapere un minimo di primo soccorso.”
“Tieni duro, l’ambulanza sta arrivando.” Assicurò la coniglietta avvicinandosi preoccupata.
“Tu stai bene?” Chiese la tigre facendo vagare lo sguardo sull’uniforme di Judy. “Non sei stata…”
“Thorley!” Esclamò Ulv fiondandosi nella stanza. “Diamine! Stai bene?! Cos’é successo?”
“Piano, piano, sto bene.” Rispose forzando un sorriso al lupo che gli era corso accanto.
“Mi ha salvato la vita.” Gli rispose Judy. “Barnes era armato, Thorley mi ha spinta per salvarmi ma...”
“Quell’opossum…” Sussurrò il lupo quasi ringhiando. “Gli auguro l’ergastolo.”
“Anche con un buon avvocato, non se la caverà di certo.” Assicurò Judy.
Nick varcò la porta in quell’istante, con appresso due medici in divisa da soccorso.
“Riesce ad alzarsi signore?”
“Si, si…”
“Cerchi di non distendere l’arto in basso.” Suggerì il medico portando alla tigre un reggi braccio.
“Il proiettile?” Chiese il secondo mentre ispezionava la fasciatura.
“Credo sia passato da parte a parte.” Rispose Eduardo indicando il foro nella vetrata.
“Venga con noi agente.”
 
Il Zootropolis Central Hospital, offriva una sala d’attesa ampia e ben organizzata, salvo forse il soffitto a volta, che amplificava le voci e gli annunci degli altoparlanti.
Ulv tamburellava la zampa sul bracciolo metallico della sedia, tenendo lo sguardo fisso sulla porta a due ante che non gli era possibile varcare.
“Stai tranquillo.” Gli disse Nick. “Se fosse stato grave avremmo avuto più difficoltà a seguire l’ambulanza no?”
“Perché una pistola?.” Chiese il lupo a denti stretti.
“Chi lo sa, i soldi non gli mancavano di certo.” Considerò la volpe. “Magari l’indagine l’ha messo sotto pressione tanto da armarsi, oppure è quel tipo di animale che dorme con una pistola sotto il cuscino.”
“Non l’avevamo realmente in pugno.” Confessò Judy seduta accanto. “Avrebbe potuto trovare altre scappatoie o far cadere facilmente i sospetti sugli altri due indagati; Chi mette in piedi un omicidio così tecnico non da certo l’idea di un animale che cede alle prime pressioni. Poi… quello che ha detto.”
“Che ha detto?” Domandò Nick
“Non lo so, erano parole confuse. Ha detto che non era colpa sua.”
“Tipico, non è mai colpa loro!” Commentò Ulv corrugando la fronte.
“Ha parlato di certe piante e di certi Altri che sarebbero andati da Bentley.”
“Altri?” Chiese Nick facendo virgolette con le zampe.
“Non lo so, nemmeno lui sapeva aver chiaro cosa stesse dicendo.”
“L’hai arrestato, cercava solo di confonderti.” Sentenziò Ulv scomodato della situazione. “Sai quante scuse tirate per il crine ho sentito in centrale.”
“Si ma… sembrava così spaventato.”
“Solo dall’idea di finire in carcere.”
Judy si lasciò sostenere dallo schienale con aria perplessa, attirando su di se il lieve sorriso della volpe.
“Senti puzza di bruciato Carotina?”
“Qualcosa brucia Nick… solo non so cosa.”
Ulv drizzò le orecchie, percependo lo scalpitio di zoccoli sul pavimento lucido e voltandosi vide una zebra vestita in blu avanzare in loro direzione.
“Voi siete qui per Thorley Striped?”
“Si! Come sta?” Domandò il lupo alzandosi.
“Più che stabile, è stato un bene aver contenuto l’emorragia. Fortunatamente il proiettile non ha toccato punti critici e salvo complicazioni potrà tornare autonomo in circa dieci, quindici giorni.”
“Possiamo vederlo?” Chiese la volpe.                                                                                                               
“Solo per poco, non è orario di visite.”
Il medico li accompagnò lungo il corridoio, fino alla stanza in cui la tigre era stata ricoverata.
Lo trovarono seduto su un lettino, con una canottiera nera e la zampa destra ripiegata sul busto da un reggibraccio di un invasivo color celeste.
“Ti resterà la cicatrice?” Chiese sfacciato Nick. “Rafforzerebbe le tue intimidazioni.”
“Spero di no.” Rispose lui guardandosi l’arto. “Col pelo a strisce una cicatrice farebbe solo ridere.”
“Va meglio?” Domandò Judy premurosa.
“Molto meglio, mi hanno fatto un’anestesia regionale, comincio solo adesso a ricordarmi di avere un braccio.”
“Temo ti metteranno in malattia Thor.”
“Taci, di tutta la faccenda è la cosa che mi secca di più, già dovrò restare qui in osservazione, patirò la fame col cibo dell’ospedale.”
“Farei volentieri a cambio sai.” Confessò la volpe sarcastica. “Niente di meglio delle ferie pagate.”
“Nick.” Commentò la coniglietta sferrandogli una leggera gomitata.
La zebra si sporse in quel momento dalla porta con solo la testa.
“Scusate ma questa è solo una cortesia, se volete trattenervi oltre è meglio seguire gli orari di visita.”
“Solo un momento dottore.” Chiese Thorley. “Non ci vorrà molto.”
Il medico annui scettico e richiuse la porta dietro di se.
“Thor, possiamo tornare anche…”
“No, no mi è più facile adesso.”
“Cosa?” chiese Judy.
“Non sai ancora tutta la verità sugli Ululatori notturni.”
“Thor…” Disse il lupo mettendosi una zampa in fronte. “Serviva che ti sparassero per…”
La tigre lo zittì, scacciando la sua frase con rapidi movimenti della zampa.
“Quello che è successo oggi ha fatto… riaffiorare molto, ma almeno questa volta… sono riuscito a fare qualcosa.”
“Questa volta?” domandò Nick inclinando leggermente la testa.
Thorley prese un grande respiro, mentre Ulv salì sul poggiapiedi del lettino così da posargli  una zampa sulla spalla.
“Non sapete tutto e non mi è certo facile dirlo ma… il giorno dell’incidente Ulv… era con me.”
Judy e Nick ebbero un piccolo sussulto nei loro sguardi, portando d’istinto gli occhi sul lupo che fece lento cenno di conferma.
“Eravamo stati assegnati come supporto a un’unità anti sommossa; c’era da gestire l’ennesima  manifestazione a Savana Centrale.”
“Eravamo ai margini dell’azione.” Prese parola Ulv. “Dovevamo ispezionare, le vie traverse e i vicoli per evitare che ci fossero mammiferi pronti a far degenerare tutto in rivolta. Tutto sommato la situazione era gestibile, poi…”
“E’ successo.” Riprese la tigre. “Mi soro ritrovato a terra e ho… perso il controllo.”
“Non si sapevano ancora le cause.” Continuò Ulv vedendo Thorley stringere la zampa sul lettino.
“Si pensava fosse una malattia, o…”
“Una predisposizione biologica.” Completò la frase Judy abbassando leggermente il capo.
“Ma se Thorley era con te.” Comprese la volpe guardando discretamente il felino. “Significa…”
“L’ho aggredito.” Confessò la tigre attanagliato dalla colpa. “E Ulv porta ancora i segni di quello… di quello che gli ho fatto.”
Ulv gli strinse la zampa sulla spalla con più forza, guardandolo con le orecchie reclinate all’indietro e la coda bassa. “Thor… basta così, non…”
“No. Non voglio che mi vedano per l’eroe che non sono.”
“Ma…”
“Per favore.”
Il lupo prese un attimo le distanze, portandosi una zampa al lato destro del collo spostando il folto pelo grigio; mostrando i segni di quattro grosse cicatrici.
Judy si portò le zampe al muso, non potendo che ricordare con quanta fortuna lei e Nick erano sfuggiti alla ferocia di Manchas.
Thorley distolse lo sguardo, sforzandosi di parlare nonostante il nodo alla gola.
“Se… se la squadra anti sommossa non fosse stata nelle vicinanze io avrei potuto… io l’avrei…”
Ulv reagì prima che potesse finire la frase e strinse in un abbraccio la tigre dal muso solcato da una lacrima.
Thorley ispirò dalla sorpresa e in silenzio appoggiò la testa tra le orecchie del lupo.
“Non… non avrei sopportato di vederti anche solo ferita Judy. Non se potevo fare qualcosa.”
Judy lasciò che Ulv lo lasciasse libero, per poi a sua volta saltargli in contro alla Tigre in quello che voleva essere un abbraccio.
“Hai fatto molto di più che qualcosa: mi hai salvato la vita e dimostrato coraggio; non solo per oggi ma anche per tutto il resto. Come molti altri animali hai sofferto quella crisi e ora come loro cerchi di andare avanti nonostante il passato, nonostante non sia facile. Se dici di non essere un eroe ti sbagli; oggi hai salvato la mia di vita e domani quella di qualcun altro. Sei un ottimo poliziotto.”
“Se detto da un’eroina allora deve essere vero.” Gli sorrise la tigre posandogli la zampa sulla testa. “Grazie, grazie d’avvero.”
Ulv sorrise sollevato, così come Nick, che alzando un sopraciglio chiese se fosse obbligato anche lui ad abbracciarlo; riuscendo a strappare una lieve risata alla tigre.
 
“Hoops, puoi seguirmi nel mio ufficio.”
“Si capitano.” Rispose la coniglietta dando un’ultima occhiata all’atrio dove Ulv stava certamente dando spiegazioni a Logan e Melanie.
Si accomodò sulla sedia di fronte alla scrivania di Bogo, mentre quest’ultimo prendeva tra gli zoccoli una cartellina ferma fogli.
“Ho visionato il vostro rapporto, dubito possano sorgere dubbi sulla colpevolezza di Barnes, ma ciò nonostante lo tratterremo fino alla sentenza della giuria.”
“Per quanto riguarda l’arma?”
“E’ stata acquistata senza licenza, per lo più il modello era calibrato su un animale più grande; la balistica conferma che è stato il rinculo a disarmarlo.”
Judy sospirò sollevata. “Almeno non potrà insinuare nessuna aggressione da parte nostra.”
“Striped andrà solo incontro a una convalescenza, Barnes ha pochi rami su cui appendersi.
Ha svolto un buon lavoro Hoops.”
“La ringrazio capitano, ma non ho contribuito solo io a risolvere il caso.”
“Ne sono consapevole, ma stavo per riferirmi all’agente Striped.”
“Come scusi?”
“Non scelgo certo a caso le formazioni degli agenti. Serviva qualcuno che obbligasse Striped ad affrontare il passato e lei e l’agente Wilde siete stati la scelta più logica.”
“Lei sapeva del passato di Thorley?”
“Capitano non è solo un onere ma anche una responsabilità, ovvio che ne ero al corrente, esattamente come ero al corrente che non è stato l’unico agente colpito dagli Ululatori notturni.”
“In tutto dovrebbero essere quattro, no?”
“Nove. Un numero sufficiente perché Bellwether mi obbligasse a riassegnare i ruoli nel dipartimento.”
“Nove… e tutti loro…”
“Cinque hanno dato le dimissione e tre hanno richiesto lavori che li tenessero lontani dall’azione.
Il nostro lavoro può purtroppo obbligarci a far del male ad altri animali, immagino comprenda che loro non se la siano sentita di proseguire. Striped è stato l’unico a voler riprendere il suo impiego, ma sapevo che affiancarlo al solo Andersson non sarebbe bastato a reinserirlo.
“Quindi ha pensato a noi.”
“Avete affrontato Bellwether in prima persona, sareste stati di certo i più comprensivi.
Judy non riuscì a non palesare un sorriso. “Capitano, non so cosa dire.”
“Non dica niente allora, non sono ne una balia ne uno psicologo ma è mio compito pretendere il meglio da tutti voi e fare il possibile per rendervelo possibile.”
“si, si signore”
“Detto questo vorrei parlarti dell’ultima nota del rapporto.” Disse il bufalo portandosi al muso gli occhiali da lettura. “E possibile che le ultime affermazioni di Barnes possano ricollegarsi a un 10-66 segnalato a Sahara Square.”
“Un 10-66?”

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Capitolo 10
*** Legami ***


L’Hamada West Side prendeva Il nome dalla sua collocazione, un quartiere posto a confine del lato sinistro di Sahara Square, residenza di gran parte degli animali notturni della zona.
Nick guardava distratto oltre il parabrezza la prepotente sagoma del Palm Hotel svettare nel cielo notturno ben oltre i tetti dei complessi residenziali, era illuminato da giochi di luci, proiezioni di gobo e texture, confermando quando la vita notturna fosse ben lontana dalla loro postazione.
L’auto era appostata in un vicolo, posizionata in modo da riuscire a scorgere una buona porzione di una via deserta.
“Hai sentito?” Chiese Nick distendendosi sul sedile leggermente reclinato. “Sembra vogliano fare il remake di Bolt.”
“La serie? ” Chiese Ulv tendendo l’orecchio dall’interesse.
“No, pare vogliano farci un film.”
“Senza Schweizer Schäferhund a interpretare Bolt non sarà un gran ché.” Affermò il lupo nostalgico. “Da cucciolo amavo quella serie, credo di avere ancora i DVD da qualche parte.”
“Anche a me piaceva.” Disse Nick sorpreso dell’interesse comune. “Anche se gli alieni sono stati eccessivi a mio parere.”
“Le prime due stagioni erano le migliori, anche se i cattivi erano prevedibili.”
“Come il nostro bersaglio.” Affermò la volpe sarcastica.
Il lupo contraccambiò il sorriso. “È sicuramente sospetto, ma dubito voglia conquistare il mondo.”
“Sembra più in cerca di qualcosa.”
“Non in attesa?”
“No, se stesse aspettando qualcosa o qualcuno si fermerebbe sempre nello stesso posto, sono tre giorni che fa la stessa cosa in quattro posti diversi.”
“Magari sta aspettando qualcosa, solo non sa dove trovarla.”
Ulv dispiegò una carina della zona, dove quattro croci rosse erano state tracciate attorno a un piccolo segno blu. “Fa sempre lo stesso tragitto e si ferma sempre negli stessi punti.” Disse indicando le croci. “Tutti punti troppo vicini alla casa di Bentley per essere una coincidenza.”
“Oltretutto con una rispettabile puntualità.” Osservò Nick. “Che ore sono?”
“Quasi l’una.”
“L’ora ideale.” Affermò la volpe in tono esperto. “Chi abita in questa zona e già al lavoro da un pezzo, oppure è in qualche locale nei pressi del Palm.”
“Quando parli così sembri quasi un criminale.” Confessò il lupo divertito.
“Direi più un truffatore, preferirei eludere la legge, non infrangerla.”
Nel giro di qualche minuto una grossa auto scura percorse lentamente la via, accostandosi a lato del marciapiede di fronte a tre bidoni della raccolta differenziata.
“È lui?” Chiese Il lupo allungandosi verso il parabrezza.
Dalla vettura scese un orso polare abbigliato con pantaloni scuri e larga camicia blu.
“Non so dirti se sia lo stesso orso, è troppo lontano.”
L’orso polare aprì il baule, tirandone fuori un sacco dell’immondizia; si avvicinò ai bidoni guardando le tre diverse categorie di rifiuti e gettò il sacco.
“È lui.” Confermò Nick.
L’orso risalì in auto e lentamente riprese la marcia.
“Vuoi di nuovo guardare cos’ha buttato?” Domandò Nick con riluttanza.
“No, in tutti gli altri non c’era niente di sospetto.”
“Sospetto è il fatto che si ferma davanti ai bidoni in quattro posti diversi e in ciascuno getta sempre qualcosa, per lo più nonostante getti tutto nell’indifferenziato si prende sempre del tempo per visionare i bidoni.”
“È palese che c'è sotto qualcosa.” Confermò Ulv. “Ma non possiamo fare molto, tecnicamente ha solo gettato l’immondizia.”
“Quanto sei bravo a recitare?” Chiese la volpe sorridendogli.
 
Ulv fece suonare appena un istante le sirene, invitando la vettura dell’orso ad arrestarsi.
Entrambi i veicoli accostarono a lato della strada, dove il lupo scese e camminò fino alla portiera del sospettato.
L’orso abbassò il finestrino, rivolgendosi all’ufficiale con seccatura malcelata. “Qualche problema agente?”
“Sta circolando con la luce targa spenta.” Affermò il lupo leggermente impettito.
“Cosa?”
L’orso bianco scese dall’auto allargandosi leggermente la camicia sul collo per il caldo, costeggiò la vettura fino ad al retro e visionò la targa.
“Agente, qui le luci funzionano tutte.” Affermò squadrando il lupo .
“Si?” Chiese Ulv simulando sorpresa. “Quando l’abbiamo vista erano spente.”
“Beh, ora sono accese.”
“Ha ragione.” Confermò Nick scendendo a sua volta. “Quando si è fermato ho visto le luci riaccendersi, potrebbe essersi allentato un collegamento o....”
L’orso alzò lo sguardo di colpo, osservando la volpe corrugando leggermente la fronte. “Wilde?”
Nick restò un attimo disorientato, poi socchiuse leggermente gli occhi sforzando la memoria.
“Mor? Mor!” Esclamò allargando le zampe. “È passato un secolo, ti trovo in forma.”
“Stessa cosa.” Rispose guardandolo dall’alto in basso. “Uniforme e tutto il resto.”
“Vi conoscete?” Chiese il lupo perso nella situazione.
“Oh si, io e Mor abbiamo lavorato assieme per un certo periodo.” Rispose sorridendo a tutte zanne. “Si gentile Ulv, lasciamolo andare, garantisco io.”
“Va bene può… può andare, solo faccia controllare l’auto mi raccomando.”
L’orso espirò quasi emettendo un bramito e lanciando un ultima occhiata alla volpe, risalì in auto e proseguì per la sua strada.
Nick emise un gran respiro, lasciandosi sostenere dal paraurti della vettura.
“Potevi dirmi che lo conoscevi.” Disse Ulv guardando l’orso allontanarsi.
“Non potevo, è stata una bella sorpresa.”
“Non ho capito nemmeno cosa abbiamo ottenuto.”
“È semplice, qualunque cosa stesse facendo è chiaro che vuole dare nell’occhio il meno possibile. Il vedere che la zona è pattugliata in maniera fin troppo scrupolosa lo porterà ad accelerare i piani e se si è di fetta c’è più probabilità di inciampare. Certo però mi aspettavo un qualunque altro orso.”
“Il fatto che vi conoscete è un problema?”
“No anzi, gli metterà ancora più paranoia, solo che…”
“Solo che…”
“Non è un bene che ci sia di mezzo lui.” 
 
L’ocelot si guardava attorno in cerca di un qualsiasi riferimento familiare, quando da uno dei tavolini dell’Aristocats Bar la zampa di Judy si estese in sua attenzione.
Era sola: vestita con ordinaria camicia a quadri e Jeans, un outfit che andava quasi a scontrarsi con l’elegante giacca blu di Eduardo.
“Disculpe, non l’avevo riconosciuta senza uniforme.”
“Non c’è problema.” Rispose lei porgendogli la zampa. “Judy Hoops, non abbiamo avuto modo di presentarci l’ultima volta.”
“No tenía tiempo.” Affermò ridendo. “Come sta il suo collega?”
“Sta bene, presto potrà riprendere il servizio.”
“Meno male.”
Il cameriere appena visto l’ocelot accomodarsi si espresse per chiedere subito le ordinazioni e in breve tempo tornò a consegnare a Judy un mix vegetale e un cappuccino per il felino.
“Mi ha sorpreso la sua telefonata, posso chiedere come…”
“Già, scusi la sfacciataggine, ma i suoi colleghi alla reception sono stati cosi gentili a lasciarmi il suo numero.”
“No hay problema e diamoci pure del tu.” Rispose muovendo la zampa come per allontanare l’imbarazzo. “Posso fare qualcosa per aiutarti?” Chiese aggiungendo ulteriore latte in una tazza ormai al limite della capienza.
“C’è stato un 10-66 a…”
“Un cosa?”
“Oh scusa, abitudine. C’è stato segnalato un animale sospetto nell’Hamada West Side, che guarda caso è il quartiere in cui abitava Bentley.”
“Conosco la zona, ma onestamente non ci vedo niente d’insolito, poco più avanti c’è Sahara Square: il Casinò e il Palm Hotel hanno sempre reso la zona parecchio movimentata.”
“A suscitare sospetti è un orso polare, nonostante la notte sia più tollerabile è ugualmente strano vederne uno in zona.”
“Non necessariamente, ho visto alcuni orsi polari fare occasionalmente i buttafuori in locali climatizzati.”
“Non ne dubito, ma purtroppo c’è altro che mi preoccupa, ed è il motivo per cui ho chiesto di vederti.”
“Altro?” chiese ripulendosi i baffi dalla schiuma.
“Quando ho arrestavo Barnes, lui ha iniziato a farfugliare: parlando di certe piante e di come queste non dovevano cadere nelle zampe di… Altri.”
Eduardo appoggiò la tazza sul piattino in evidente confusione. “Strano, Barnes non era certo incline ai deliri, anche se viste le circostanze…”
“Ha aggiunto pure che questi Altri sarebbero andati da Bentley, ma vista la sua scomparsa penso si riferiva a casa sua. Non hai mai notato niente di sospetto, in Barnes tanto che in Bentley?”
“Para nada! Per questo l’animalicidio ha sconvolto tutti. Certo si sapeva che Barnes avesse successo solo perché affiancato a Bentley, ma nessuno si aspettava tanto; oltretutto Bentley ha sempre avuto la piena fiducia della direzione, poteva persino…”
L’ocelot si zittì di colpo, immobile, con lo sguardo rivolto ben oltre la coniglietta che lo guardava confusa.
“Eduardo?”
“Podría ser…” Pensò ad alta voce. “Bentley poteva persino portarsi a casa il lavoro, è già successo che portasse via i progetti originali.”
“Progetti originali?”
“Si, nel caso si richiedano modifiche a una struttura c’è bisogno del progetto originale.”
“Di che progetti stiamo parlando?”
“Ah non lo so, potrebbero essere di qualsiasi cosa: una planimetria di un centro commerciale, la pianta di una piazza, una sezione delle linee metropolitane o per fino una mappatura completa degli impianti d’irrigazione del Rainforest District.”
“E quanto sarebbero precise?”
“Al cento per cento!” Esclamò con orgoglio. “La B.B.A. ha praticamente progettato l’intera città, se si mettessero assieme tutti i progetti conservati si otterrebbe una lastra completa di Zootropolis.”
Judy si morse il labbro preoccupata, tanto che l’ocelot cambio immediatamente tono.
“Qualcosa non va?”
“Se si sapesse in giro che in casa di Bentley sono incustodite delle piante cosi dettagliate, piante che potrebbero anche ritrarre una banca o altre strutture d’interesse; questo potrebbe…”
“Far gola all’intero lato criminale di Zootropolis.” Completò la frase Edoardo.
 
“Cosa ci fa qui Hoops, oggi non dovresti essere di riposo.”
“Scusi il disturbo capitano, ma se ha tempo vorrei…”
“Credevo d’essere stato chiaro.” Affermò il bufalo sbuffando dal naso. “A meno che le carote non le abbiano donato la vista notturna non posso certo assegnarti un appostamento a scapito di chi già la possiede; Wilde e Andersson stanno già coprendo la zona. ”
“Non si tratta di questo, o meglio non nel tutto. Credo di sapere perché la zona susciti tanto interesse.”
Bogo appoggiò uno zoccolo sul podio della sala briefing, lasciandosi sostenere come per suggerire a Judy un vago interesse. “Sentiamo.”
“Ho motivo di credere che quell’orso, o chiunque altro abbia destato sospetti nel West Side, possa puntare alla residenza di Bentley; ho chiesto a uno dei suoi ex colleghi e sembra che il panda rosso conservi in casa sua delle piante dettagliate, progetti che potrebbero ritrarre una qualunque struttura: una banca, una gioielleria o persino una struttura governativa.”
“Non serve puntare tanto in alto, ai criminali basterebbe anche solo la mappatura completa delle fognature per farsi più sfuggenti, per non parlare di quante sezioni della metropolitana siano inutilizzate.”
“Se lei potesse fornirci un mandato di perquisizione, potremmo ispezionare la residenza di Bentley e recuperare i progetti pria di chiunque altro.”
“Barnes è stato condannato all’ergastolo Hopps, Il caso è stato chiuso. Un mandato richiederebbe la riapertura dei fascicoli e anche se considerata indagine aggiuntiva servirebbe comunque la sottoscrizione del giudice; oltretutto il mandato dovrebbe essere mostrato ai famigliari di Bentley che potrebbero persino decidere di presenziare. Posso fare del mio meglio ma non è una cosa che posso tirare fuori dal cassetto.”
Bogo tamburellò pensieroso lo zoccolo sul podio, poi riportò lentamente lo sguardo sulla coniglietta.
“Spera in una violazione di domicilio.”
“Giusto, non serve un mandato se è incorso un infrazione, se vogliono quei progetti non possono certo aspettare che escano da soli.”
“Metta al corrente Andersson e Wilde, che tengano d’occhio la residenza, fino a che non riesco ad ottenere un mandato.”
“Ma signore, se è coinvolto un orso polare loro due come…”
“In caso di infrazione faranno convergere le altre pattuglie in zona. Apprezzo la sua disponibilità ma potrà rendersi altrettanto utile chiedendo un colloquio a Barnes.
“Ma è stato condannato signore, cosa…”
“Se la segnalazione nel West Side è direttamente collegata alle sue azioni si andrebbe ben oltre un semplice conflitto d’interessi, accertarsi di eventuali legami è una priorità da non ignorare.”
“Legami signore?”
“È un ipotesi azzardata, ma in pochi saprebbero fare buon uso di quelle mappe. Non escluderei a priori il coinvolgimento della criminalità organizzata.”
Judy restò in silenzio, colpita dal tono del bufalo che s'era espresso come in riferimento a un vecchio nemico.

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Capitolo 11
*** Punta dell'iceberg ***


Judy guardò l’orologio scandire le sette e venti sul monitor del computer, scegliendo di chiudere il gioco di carte aperto per noia.
Quella mattina avrebbe voluto mettere Nick al corrente delle direttive del capitano, ma preferì lasciare che la volpe recuperasse le ore di sonno spese negli appostamenti.
Pensò di chiamarlo nel tardo pomeriggio, oppure vederlo di persona prima che iniziasse il turno assieme a Ulv.
Osservò lo schermo farsi nero allo spegnimento, notando subito in riflesso una pelliccia bianca.
Si voltò, riconoscendo Huskey a pochi passi da lei.
“Scusa, non volevo spaventarti.”
“No, no tranquillo.” Assicurò lei sorridendo.
“So che devi andare a Cage Island, ho chiesto al capitano di poterti accompagnare.”
“Oh.” Affermò sorpresa. “Grazie, ma non c’è bisogno che ti scomodi.”
“Nessun problema, devo comunque andarci per un’identificazione e poi ho pensato che la struttura sa essere alquanto dispersiva per chi non l’ha mai vista. Fidati la prima volta ho perso mezz’ora solo per capire dove fossi.”
“Ah, ok. Effettivamente mi hanno solo detto come arrivarci.”
Il lupo le sorrise, rivolgendole un piccolo cenno della zampa per invitarla a seguirlo fuori dagli uffici.
 
L’Icefield Brige, si estendeva oltre la banchisa di Thundratown, sorretto da travi d’acciaio che affondavano nelle fredde acque polari; l’intera struttura era pressoché ricoperta dal ghiaccio: modellato in suggestive sculture naturali dal vento e dalla nebbia congelata.
“Non diresti mai che questo ponte collega la città a una prigione.” Ammise Judy guardando fuori dal finestrino il contrasto tra il nero asfalto e i bianchi rivestimenti delle barriera di contenimento.
“È un bello spettacolo, anche se deve essere tenuto sotto stretto controllo, alcune delle punte di ghiaccio supererebbero il metro di lunghezza se trascurate.”
“Oltretutto è l’unica strada percorribile a piedi, giusto?”
“Se ti riferisci a un evasione stai pur certa che è meglio rubare un auto o un battello; sul ponte la notte è micidiale e se c’è brutto tempo i venti possono essere molto pericolosi.”
“Ecco. Ha appena perso tutto il suo fascino.”
“Il freddo è un lupo dalle molte zanne.” Affermò Huskey ridendo. “E lo dice chi se ne intende.”
L’auto percorse il ponte in tutti i suoi 1.300 metri, fino ad arrivare al casello di sicurezza, dove un caribù chiese scrupolosamente documenti e motivazioni.
Cage Island era un complesso carcerario, gestito dal Dipartimento di Correzione di Zootropolis, operante su tutti i 410.17 acri di terra emersa dove sorgevano ben dieci strutture di detenzione, un luogo ben visibile dalle coste, eppure così distante dalle frenesie cittadine.
“Pazzesco!” Esclamò Judy stupefatta. “Tutti i criminali della città vengono mandati qui?.”
“Ti riferisci a Bellwether?” Chiese il lupo storcendo il naso. “Qui sono detenuti criminali locali: in attesa di trasferimento, di giudizio o di cauzione; in media si scontano pene non superiori a un anno, quindi non è una prigione che detiene trasgressori che scontano pene a lungo termine. Bellwether sarà stata sicuramente incarcerata qui, ma ormai sarà stata trasferita.”
“Quindi anche Barnes subirà la stessa procedura; questo spiega la fretta del capitano.”
I due animali parcheggiarono l’auto il più vicino possibile al Cage Control Center, dove Judy percorse la gradinata d'ingresso quasi di corsa, pur di sfuggire al vento gelido che la investì appena fuori la vettura.
Gli interni erano ottimamente riscaldati, con gran sollievo della coniglietta che non si stupì nel vedere un giaguaro vestito in divisa estiva.
Questi alzò lo sguardo e salutò entusiasta il lupo che le era a fianco.
“Huskey! Brutto muso, hai finalmente deciso di passare a salutare.”
“Sono qui per lavoro Onca, non certo per godere della tua simpatia. Renditi utile e dai una zampa alla mia collega, e qui per un colloquio con un detenuto.”
“Nome e specie?” Chiese il Giaguaro accomidandosi al computer della reception.
“Dick Barnes, opossum.” Rispose Judy.
“Cerca nei marsupiali, famiglia Didelphidae.”
“Huskey, so come fare il mio lavoro.” Esclamò Onca invitando il lupo a tacere. “Ok. Vado a comunicare il vostro arrivo, datemi cinque minuti.”
“Sembri conoscere molto bene il posto.” Affermò Judy notando quanto il lupo fosse disinvolto.
“Sai, ero una guardia carceraria prima di essere riassegnato all’unità cinofila.”
“Oh, come mai?”
“Sono stato dimissionato.”Rispose secco. “Riduzione del personale, divergenze di intenti, conflitto d’interessi, non hanno mai chiarito la reale motivazione.”
“Mi dispiace, non deve essere stato piacevole.”
“All’inizio si, poi col tempo apprezzi il non dover più gestire i capricci dei detenuti.”
Il giaguaro rientrò nella stanza, comunicando alla coniglietta che l’opossum era pronto a riceverla.
“Ti accompagno alla sala colloqui, così non rischi di perderti.” Affermò Il lupo facendo strada.
Trovarono Barnes seduto a un piccolo tavolo in mezzo a tanti altri, in divisa arancione e manette strette ai polsi.
Un bue muschiato prestava sorveglianza a lato della porta, scrutando attentamente la coniglietta è il lupo entrare nella stanza con atteggiamento superiore.
“Non avevi un’identificazione?” Domandò Judy temendo che Huskey se ne fosse dimenticato.
“Si, ma non ora.” Rispose guardando l’orologio al polso. “Sarà tra venti, trenta minuti.”
L’opossum deglutì mentre i due agenti prendevano posto davanti a lui, abbassando lo sguardo come intimorito alla loro presenza.
“Barnes, lei è stato condannato all’ergastolo per Animalicidio aggravato.” Affermò Judy in tono fermo e autoritario. “Spero sia consapevole del suo imminente trasferimento in una struttura che la ospiterà per il resto della sua vita.”
Barnes restò in silenzio, rispondendo solo con lieve assenso del capo.
“Di conseguenza spero possa interessarle quello che sto per dire.”
Barnes e Huskey portarono gli occhi a Judy, come fossero impreparati a quelle parole.
“Le indagini che sono seguite dopo il suo arresto ci hanno portato a sospettare il coinvolgimento di altri animali nell’assassinio di Bentley. Vista la sua posizione sarebbe al quanto vantaggioso per lei dimostrarsi collaborativo a fronte di una possibile riduzione della pena.”
“Sta… sta dicendo che non sarei condannato a vita?”
“Il giudice potrebbe riconsiderare la sua condanna se si dimostrasse utile alle indagini, potrebbe persino concederle la libertà condizionale dopo vent’anni di reclusione."
L’opossum strinse i pugni, guardando le piccole manette che lo vincolavano alla sua situazione.
“Ha già dimostrato di voler collaborare, sapeva delle piante conservate in casa di Bentley.”
Huskey guardò l’opossum sorpreso. “Signor Barnes, se sa qualcosa può dirla liberamente, sono sicuro che i suoi famigliari sarebbero ben felici di vederla tornare a casa.”
Il detenuto si fece rigido, ritraendo i gomiti e stringendo le braccia al busto.
“Io non so niente e mentire non farebbe che peggiorare le cose.”
Judy lo guardò confusa. “Ma lei mi ha detto...”
“Ho solo rielaborato quello che già sapevo. L’ho ucciso per arricchirmi, per non essere più la sua ombra. Per il resto in molti sapevano che si portasse a casa il lavoro, sicuramente ci saranno altri che punteranno alla sua posizione o a quello che stava lavorando, io ho solo ragionato di conseguenza… speravo di… guadagnare tempo.”
“Inventando storie e ferendo un agente?”
“Credevo… di farla franca.”
“È l’unica occasione che le sarà concessa.” Affermò Huskey. “Cerchi di prendere la decisione giusta.”
“Non so nulla…”
“Lei lavorava a stretto contatto con Bentley, sicuramente sa a cosa stesse lavorando.” Affermò Judy.
“Crede che sarei arrivato a tanto se Aiden fosse stato incline alla condivisione. Mi considerava solo per assegnarmi le seccature tecniche, mentre meeting, conferenze e presentazioni aziendali erano sua esclusiva. Ha passato anni a farsi un nome mentre io ero alle sue spalle a raccogliere le briciole. Non so a cosa stesse lavorando, ne a chi possa interessare.”
"
È sicuro, stiamo parlando del suo futuro, non..."
"Non ho altro da dirvi."
Il bue muschiato si fece avanti a passo pesante, sbuffando ai due agenti per far intendere la fine del colloquio.
"Non abbiamo ancora finito." Affermò la coniglietta.
"Si invece." insistette Barnes.


Judy sospirò delusa mentre la porta dietro le sue spalle veniva chiusa.
“Non prenderla male.”Disse il lupo artico. “Forse non è lui il nodo che lega i due casi.”
“Non capisco, quando l’ho arrestato sembrava così convinto delle sue parole, ora invece…”
“Non possiamo costringerlo a parlare, è già stato condannato…”
“È proprio questo il punto.” Affermò la coniglietta tamburellando la zampa sul pavimento. “Aveva tutto da guadagnarci ma ha preferito l’ergastolo, era come se parlasse… sotto minaccia.”
“Scusa ma chi potrebbe minacciarlo in prigione, se non sbaglio non è mai stato incarcerato, non lo conosce nessuno qui dentro.”
“Non lo so, ma il capitano non esclude un possibile coinvolgimento della criminalità organizzata.”
“L’Iceberg!” Esclamò il lupo ritraendo il muso.
“Come?”
“È così che chiamiamo la criminalità organizzata a Zootropolis: sia perché opera maggiormente a Thundratown, sia perché quello che riusciamo a scoprire dei loro piani è sempre e solo la punta di qualcosa di più grande.”
“Nick è Ulv stanno piantonando un orso polare…”
“Ulv? Se quell’orso fa parte dell’Iceberg devono fare molta attenzione, sono animali con cui non conviene scherzare.”
Judy si morse il labbro in percepibile ansia. “Devo andare. Grazie per avermi accompagnato.” Affermò frettolosa.
“Di niente.” Rispose comprendendo l’agitazione. “Per rientrare in città prendi il traghetto, passa con più frequenza della navetta.”
“Si, si… grazie.”
 
Nick estese la zampa in cerca del fastidioso apparecchio che l’aveva svegliato con la sempre più odiata suoneria.
Prese il cellulare dal comodino e socchiudendo gli occhi cercò di comprendere l’ordine delle lettere apparse sullo schermo.
Lesse Coniglietta ottusa, con conseguente sospiro di rassegnazione; si distese a pancia in su e acconsentì la chiamata.
“Pronto Carotina.” Rispose sbadigliando a tutte fauci.
“Nick scusa, ti ho svegliato?”
“Da che l’hai capito: dallo sbadiglio o dal fatto che sono giorni che mi svago la notte?”
“Mi dispiace tanto, ma avevo bisogno di parlarti.”
“Oggi mi telefoni, domani mi sfondi la porta?”
“Per favore Nick è una cosa seria.”
La volpe si sedette sul letto riacquistando serietà. “È successo qualcosa?”
“Il capitano non esclude che in tutta questa faccenda possa esserci lo zampino l’Iceberg e….”
“Frena, frena Carotina, l’Iceberg non è qualcosa che l’ascia solo lo zampino, posso assicurartelo.”
“Nick… non sarai stato…”
“Sai del mio passato Judy.” Disse esprimendosi come fosse argomento scontato. “E sai cos’è successo con Mr. Big.”
“Mr. Big? Lui fa parte dell’Iceberg?”
La volpe scoppiò a ridere, lasciando affondare la testa nel cuscino. “Ecco perché non cambierò mai il nome del tuo contato.” Esclamò asciugandosi una lacrima. “Credevi che Mr. Big fosse un criminale da quattro soldi?”
“Assolutamente no, solo...”
“Lui è a capo dell’Iceberg, o meglio e ciò che ho sempre inteso.”
“Quindi non è poi così assurdo che l’orso che stai piantonando faccia parte della criminalità organizzata?”
“Dubito, visto come si muove non mi sembra molto organizzato.”
“Preferirei andare sul sicuro, cerca… di stare attento.”
“Carotina, le tue parole mi scaldano il cuore, ma sai che sono il primo a evitare i problemi.”
“lo so, lo so, solo...”
“Ma se ti fa stare tranquilla allora si.” Affermò ruotando gli occhi. “Starò attento.”
“Grazie, io cercherò di scoprire a cosa stesse lavorando Bentley, conosco qualcuno alla B.B.A. che potrebbe aiutarmi.”
La volpe si riaccomodò sotto le coperte dopo aver chiuso la telefonata, nella vana speranza di riuscire a riprendere sonno.
Si rigirò più volte, fino a soffermarsi un istante sul cellulare appena appoggiato al comodino e sebbene inizialmente fosse dubbioso lo prese e vi scrisse un messaggio che venne immediatamente inviato.

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Capitolo 12
*** Morsa del freddo ***


Nick sfilò e reinserì l’ago del distintivo nell’uniforme, assicurandosi questa volta di aver posizionato il fregio correttamente.
Richiuse l’armadietto con dentro quel poco che si portava da casa: gli abiti di consuetudine e un imitazione di occhiali Roe-Ban, inutili vista la tarda ora.
Scese le scale che portavano ai parcheggi sotterranei, uno spazio ricavato nel suolo roccioso sottostante il Dipartimento di polizia, dove le pareti e i pilastri di sostegno erano stati  lasciati volutamente grezzi, se non sagomati e levigati secondo le esigenze strutturali.
Le vetture erano disposte in parcheggi siglati da numeri e lettere, ordinate per tipologia e misura; tra le tante, quella che la volpe era in procinto di raggiungere era l’auto abitualmente assegnata alla formazione di Thorley e Ulv, che sebbene fosse del medesimo modello di altre, La volpe aveva subito notato quei piccoli dettagli personali che ne caratterizzavano i proprietari.
Fu proprio appoggiata alla portiera del conducente, quasi a ricalcarne il possesso, che Nick riconobbe la stazza di Thorley: questi indossava una maglia rossa sotto una giacca di ecopelle bruna, con jeans scuri leggermente sgualciti all’altezza delle caviglie.
La tigre lo salutò con un cenno del capo accompagnato da sorriso, ricevendo altrettanto dalla volpe che gli andava in contro.
Avvicinandosi, Nick notò pure la figura di Ulv, messo in ombra dall’auto e dalla tigre alla sua destra che notato, si sporse per salutarlo.
“Thorley, ti trovo bene. Finita la convalescenza?”
“In teoria sarei ancora in malattia.” Confessò la tigre spostando il peso sulle proprie gambe. “Mi hanno tenuto in osservazione due giorni, poi mi hanno lasciato andare a casa senza problemi.”
“Ah, chiaro. La ferita invece?”
“Tutto a posto, si fa sentire ancora quando ruoto il polso ma è solo un fastidio, nulla più.”
“Ma se sei ancora in malattia, cosa ci fai qui? Judy ti ha passato il germe dello stacanovista?”
“L’ho chiamato io.” Rispose Ulv. “Se quello che pensi sull’orso polare è vero, preferisco avere dalla mia qualcuno che possa perlomeno guardarlo senza alzare la testa.”
“Scusa ma non eri tu a presumere l’appartenenza dell’orso all’Iceberg?” Domandò Thorley inclinando leggermente la testa.
“No, ti ho chiamato proprio perché è stato Nicholas a farmi presente questa cosa.”
“Si… ti ho mandato un messaggio, ma non ti ho certo detto di scomodare Thorley.”
“No no credimi, mi è più scomodo stare a casa a far nulla.” Assicurò la tigre. “Più che altro, com’è che hai certi sospetti?”
“Non li ho io, li ha Judy.”
“Però tu conosci quell’orso.” Puntualizzò il lupo. “E non mi sembri rifiutare l’idea.”
“Conoscerlo è una parola grossa, abbiamo lavorato assieme per qualche tempo, abbastanza da capire che avesse un passato poco raccomandabile.”
“Lavorato assieme?” Domandò Thorley socchiudendo leggermente gli occhi.
“Hey, che vai a pensare.” Rispose la volpe portando teatralmente le zampe ai fianchi. “Tu stesso sei la prova che non si conosce mai a pieno il passato di un animale.”
La tigre cambiò immediatamente espressione, rispondendo con lievi cenni d’assenso ammettendo la verità di quelle frase.
Dal canto suo invece, Nick sorrise fra se, certo di aver usato le parole giuste per sviare un argomento altresì scomodo.
Ulv batté un dito sull’orologio al polso, facendo intendere ai colleghi che era il caso di muoversi.
La tigre aprì la portiera ma il lupo, più rapido, scivolò sul sedile del conducente. “Hey, cosa pensi di…”
Il lupo lo zittì agitando una zampa come per allontanare un insetto. “Non sei di servizio Thor, non dovresti nemmeno essere qui…”
“Pensavo che fatto trenta si sarebbe fatto trentuno.” Rispose guardando pure il sedile di sinistra già occupato dalla volpe. “E dove dovrei mettermi, nel bagagliaio?”
“I sedili dietro andranno bene.” Rispose Nick indicando dietro le spalle.
“Ah bene, come i cuccioli…”
“Mi raccomando allacciati la cintura e se fai il bravo magari ci fermiamo a prendere un gelato.” Disse Ulv scambiando un sorriso alla tigre nel riflessa dello specchietto.
 Lauto risalì la rampa fino all’esterno, ma prima che potesse immettersi in strada inchiodò di colpo facendo sobbalzare i passeggeri.
“Diamine Ulv! Scendi che guido io.” Esclamò la tigre che s’era sostenuta con gli artigli.
“Cos’è c’è un cervo in mezzo alla strada?” Chiese Nick cercando di capire il motivo dell’arresto.
“No, un coniglio.”
I tre animali si sporsero ai finestrini e guardarono la coniglietta che era saltata sul marciapiede a fianco dell’auto: come Thorley era in borghese, con solo l’aggiunta del distintivo al petto.
“Judy, sei matta!” Esclamò il lupo vedendola scambiare ai tre un saluto.
“No, sei tu che non dovresti uscire da un parcheggio senza dare la precedenza, può essere pericoloso.”
“Si esatto!”
“Carotina cosa ci fai qui?” Chiese Nick guardando lei e poi Ulv, come a supporre che il lupo avesse coinvolto anche lei.
“Ho pensato di darvi una mano, e vedo che non sono stata l’unica.” Rispose salutando la tigre nel retro.
“Ti metterai nei guai col capitano se non rispetti i suoi ordini.” Affermò il lupo.
“No, mi ha detto di interrogare Barnes e di informarvi sulle novità, cosa che ho fatto.”
“Il capitano non è tipo che fa caso a questo genere di sottigliezze, non ti ha forse negato il permesso di pattugliare la zona?”
“Tecnicamente non stiamo più pattugliando l’area, e poi se non ricordo male, Bogo ha detto che in caso di problemi avreste dovuto chiamare le pattuglie in zona, non agenti fuori servizio.”
“Si… ma anche se chiamati in anticipo impiegherebbero almeno dieci, se non quindici minuti ad arrivare e credimi in quell’asso di tempo può succedere di tutto.”
“Vedo che la pensiamo allo stesso modo.”
La volpe scoppiò a ridere. “Non puoi vincere Ulv, falla salire o andrà avanti fino all’alba.”
La coniglietta prese posto accanto alla tigre che le sorrise con sguardo complice. “Vedo che hai preso la cintura.” Osservò vedendola indossare parte dell’equipaggiamento.
“Non sono armata, ma ho il distintivo, il walkie talkie e la torcia.”
“Riesci a organizzare pure le improvvisate eh.”
 
Il West Side di Sahara Square, manteneva intatto il contrasto con i distanti chiarori della vita notturna; tanto che il quartiere dell’Hamada sembrava quasi abbandonato.
I vicoli restavano trascurati dai lampioni che illuminavano le strade deserte, il luogo ideale dove appostare l’auto in attesa del bersaglio.
“Il 139 di Serir Ave, è la terza da destra.” Disse Judy indicando la fila di case a schiera rivestite in Brownstone.
“Se la passava bene Bentley.” Osservò Nick guardando l’arenaria immacolata e gli impeccabili intarsi di vetrate. “Questa non è certo zona di randagi.”
“Oh! Penso sia arrivato.” Disse Ulv notando i fari di un auto avanzare in loro direzione.
“Non è la stessa auto.” Notò Nick. “Se è lui, prendere il numero di targa è stato inutile.”
La vettura parcheggiò come da consuetudine a lato della strada, ma questa volta il conducente non sembrava intenzionato a scendere.
Attesero quasi un quarto d'ora, poi dall’auto emerse il bianco della pelliccia dell’orso.
Sebbene fossero a distanza, gli agenti capirono che aveva appena riposto il cellulare o altro in tasca e con crescente sospetto lo osservarono salire la gradinata che precedeva la residenza di Bentley.
“Ci siamo.” Affermò Judy. “Un passo falso ed è nostro”.
L’orso si appoggiò al corrimano metallico a baraccia conserte, come messo in attesa, poi sorprendentemente la porta si aprì senza che ci fosse nessuno oltre la soglia.
“Aspetta che...” Si chiese Ulv socchiudendo gli occhi.
L’orso si chinò a terra e raccolse quello che sembrava un lungo tubo nero.
Judy ragionò quasi di riflesso, ricordando di averne visti altri alla B.B.A. “È un tubo porta disegni!” Esclamò battendo le zampe sul sedile di fronte a lei. “Nick le piante!”
Volpe e lupo scesero tempestivamente dal’auto, così come era intenzionata a fare Judy, ma Thorley preferì trattenerla. “Aspetta, ricorda che noi non dovremmo essere qui, tieniti pronta, se c’e bisogno scendiamo.”
Lei storse il naso, ma la presenza di entrambi era già una forzatura nella normale procedura; scelse quindi di trattenersi, sporgendosi solo sul finestrino per non perdere nemmeno un istante dell’azione.
Nick puntò sull’orso la torcia, mentre Ulv mise in mostra il distintivo. “Polizia di Zootropolis, si fermi immediatamente.”
L’orso si coprì il volto sorpreso dalla luce improvvisa, alzando poi le zampe ben in vista seguendo le indicazioni degli agenti.
Mentre si avvicinarono Nick notò, quasi per sbaglio, il secondo animale Illuminato dalla torcia.
“C’è qualche problema agenti?” Domandò un piccolo roditore fattosi avanti oltre la soglia di casa.
Solo all’udire della voce il lupo abbassò lo sguardo vedendo quello che suppose essere un ratto e come di riflesso tolse immediatamente la zampa dal fodero dall’arma. “Siamo di pattuglia è abbiamo visto quest’orso…”
“Quest’orso cosa?!, il mio amico qui non ha fatto niente! Vi sembra il modo di…”
“Questa non è casa sua.” Puntualizzò Nick fulmineo.
“Non è di nessuno.” Affermò scocciato l’orso.
“Sarà messa in vendita a breve.” Affermò il ratto. “Mi hanno lasciato le chiavi per…”
“Lei sarebbe un agente immobiliare?” Domandò Ulv alzando un sopracciglio.“Intende forse vendere una casa di Sahara Square a un orso polare? Di notte?”
“La notte mi è più sopportabile.” Affermò l’orso. “E siccome lavoro al Casinò in…”
“Non Penso sia vero.” Controbatté Nick vedendo digrignare leggermente i denti dell’orso.
“Questa storia fa acqua da tutte le parti; proprio come sta facendo lei!” Sentenziò Ulv osservando il pelo bagnato del roditore.
“Cosa io…”
“Si stava lavando in una casa che non le appartiene? O forse è appena passato dalle tubature?” Concluse la volpe in medesimo tono.
Il topo ispirò tra i denti compreso di essere stato messo all’angolo.
“Siete in arresto!” Tuonò Ulv estraendo le manette. “Per violazione di domicilio con effrazione e furto.”
“Non è effrazione, ho usato le chiavi che erano sul…”
“Le devo elencare i suoi diritti?”
“Giù il malloppo.” Aggiunse Nick riferendosi al tubo di plastica.
L’orso si chinò per posare la refurtiva a terra, ma abbassandosi Ulv vide una delle sue zampe sparire nella tasca dei pantaloni.
“Hey! Zampe in vista!”
L’orso la estrasse fulmineo, portandosi al muso un piccolo oggetto metallico.
Nick capì troppo tardi di cosa si trattava e in un istante il suo udito e quello di Ulv fu perforato.
Le orecchie di Judy si tesero percependo quello che per lei era solo uno strano ronzio, ma vide chiaramente Ulv e Nick ritrarsi di scatto serrandosi le zampe sulle orecchie.
“Quello ha un fischietto a ultrasuoni!” Esclamò Thorley fiondandosi fuori dall’auto.
Judy lo seguì tempestiva, vedendo l’orso spingere pesantemente la volpe a terra senza smettere di fischiare.
“Tu!” Ruggì Thorley. “Fermati subito!”
Vedendo la tigre corrergli incontro l’orso sussultò, prese rapidamente il porta disegni tra le zampe e corse verso l’auto subito seguito dal ratto.
Judy si precipitò da Nick per aiutarlo a rialzarsi, ma sia lui che Ulv erano intenti a scrollare ripetutamente la testa per ciò che restava del fastidio.
L’orso polare aprì violentemente la portiera, facendo saltare il topo all’interno prima di sedersi disordinatamente sul sedile.
La tigre lo raggiunse afferrandogli la camicia per la manica, ma l’orso riuscì a divincolarsi sferrando una gomitata che Thorley preferì evitare.
Richiuse la portiera con tonfo immediatamente coperto dallo stridio dagli pneumatici che sfregarono sull’asfalto, obbligando la tigre a ritrarsi ulteriormente per non essere travolto dalla manovra di fuga.
“Thorley!” Chiamò Judy mentre sospingeva i due agenti verso l’auto di pattuglia e la tigre la raggiunse di corsa, prendendo pressoché di peso i due animali per portarli al veicolo, dove Nick e Ulv fecero il più in fretta possibile per prendere posto.
“Via,Via!” Esclamò Thorley spingendo Ulv nel sedile di sinistra, tirando alla peggio il sedile indietro per prendere posto.
“Thor aspet…”
La tigre avviò il motore e premette a pieno l’acceleratore, facendo fischiare le gomme sulla strada.
I tre animali si sentirono premuti contro i sedili in risposta alla brusca partenza e sia Nick che Judy afferrarono la cintura come fossero a bordo di una nave in tempesta.
L’auto percorse la via di quartiere ben oltre il limite consigliato a sirene accese, e quando svoltò bruscamente su una strada ben più ampia, Thorley poté condurla senza freno.
“Come sai che sono passati di qui!” Urlò Ulv visibilmente a disagio per l’alta velocità.
“Stanno scappando no! Vorranno sicuramente evitare il traffico attorno al Palm.”
A distanza sempre minore infatti, due rossi fari posteriori si fecero ben visibili e vista la velocità sostenuta si trattava proprio dei loro fuggiaschi.
Ulv prese rapido la ricetrasmittente dal frontalino, aprendo un canale diretto con la centrale. “Qui agente Andersson, 10-80 in corso sulla…”
“Heat street!” suggerì la tigre.
“…Heat street verso Thundra Gate, ripeto, i malviventi si dirigono al Thundra Gate!”
“Qui agente McHorn.” Rispose un agente dal canale radio. “Siamo nelle vicinanze, convergiamo sull’obbiettivo.”
“Non faranno in tempo!” Esclamò Nick indicando l’immensa struttura del Climate Wall farsi sempre più vicina, con l’imminente ingresso del traforo che collegava i due distretti.
La varcata fu fulminea, così come il cambio di atmosfera: la neve diffusa dai giganteschi innevatori prese infatti a impattare sul parabrezza come fosse grandine, costringendo Thorley ad azionare i tergicristalli per riacquistare visibilità.
“Thor. Thor! Rallenta!” Esclamò Ulv ricordando quanto bastasse poco perché sulle strade di Tundratown si formasse un non trascurabile strato di neve. “Quest’auto non è equipaggiata per…”
“Lo so!” Rispose la tigre accelerando ulteriormente.
“Sei matto!” Urlò la volpe da dietro. “A questa velocità…”
“Lo so!”
L’auto si portò a fianco di quella inseguita, tanto che Ulv vide l’orso polare guardarlo dal finestrio.
“La strada!” Esclamò Judy puntando il dito sull’imminente incrocio.
Thorley  fu tempestivo, tirò a se il freno a mano sovrasterzando il veicolo con assieme la quasi completa rotazione del volante, facendo slittare il veicolo sul manto nevoso, andando a chiudere la strada all’auto appena superata, costringendo l’orso polare a sterzare bruscamente finendo sul marciapiede contro un idrante che scardinato, eiettò una colonna d’acqua che si estese in alto come un geyser.  
“Sei impazzito!” Urlò Ulv con gli artigli affondati nel sedile e il petto palpitante nella respirazione.
“Sei grande!” Esclamò Judy con così tanto entusiasmo da far ruotare la testa del lupo con gli occhi sgranati.
“Non è un complimento se detto da chi e riuscita a far deragliare un treno!” Affermò Nick praticamente ribaltato sul sedile.
“Topo! Topo!” Esclamò Thorley vedendo il ratto saltar fuori dal finestrino dell’auto incidentata e Judy, quasi un estensione del pensiero della tigre, si fiondò fuori dalla portiera rimbalzando sul petto della volpe.“Fermo, fermo in nome della legge!”
Medesimo fu il comportamento dell’orso polare, che spalancò violentemente la portiera, per poi correre in direzione opposta al ratto con il porta disegni stretto tra le zampe.”
“Ulv, con me. Orso!” Esclamò la tigre scendendo di corsa dal veicolo col lupo appresso.
Judy intanto era arrivata quasi ad afferrare la coda del roditore, quando questo saettò sulla sinistra tuffandosi su un grande manto di neve accumulato su una piazzola.
La coniglietta sormontò il cumulo guardando ripetutamente da parte a parte perche non gli sfuggisse e vedendola in difficoltà Nick la raggiunse correndo. “Dov’è?”
“Qui sotto! Da qualche parte.”
“Spostati.” Suggerì la volpe salendo sul cumulo a sua volta.
“Nick cosa…”
“zitta zitta.”
Lo sguardo della volpe prese a scrutare la neve sotto le sue zampe, tenendo le orecchie tese, mosse solo da impercettibili scatti.
Judy non capì cosa stesse facendo, finche Nick con inaspettata elasticità eseguì un balzo immergendo quasi completamente il busto nella neve.
Si avvertì uno squittio e subito la volpe riemerse stringendo tra le zampe il piccolo roditore che si agitava frenetico.
“Mettilo in gabbia Carotiana, io vado con gli altri, raggiungici appena puoi.” Gli disse passandogli il piccolo animale per poi correre seguendo la direzione degli altri agenti.
La coniglietta raggiunse l’auto e dopo aver afferrato il roditore per la collottola aprì il portabagagli dove erano tenute delle piccole gabbiette portatili.
Ne aprì una e vi gettò dentro il topo richiudendo subito la porticina metallica.
In quel’istante il suo orecchio si tese verso il frontalino della radio, captando un messaggio da un altro agente.
“Qui agente McHorn, comunicate la vostra posizione, ripeto comunicate la vostra posizione.”
Judy si sporse per rispondere ma pure il suo walkie-talkie emise suono. “Nicholas, Nicholas mi ricevi…” L’apparecchio aveva captato la radio frequenza degli apparecchi di Ulv, così da permettere a Judy di sentire pure la risposta affermativa della Volpe.
“Abbiamo perso contatto con l’orso, ma gli abbiamo tagliato la strada. Sta tornando verso di voi, fate attenzione.”
La coniglietta fu presa dall’apprensione e corse frenetica nella direzione presa da Nick.
 
“Qui Nicholas, dove siete?”
“Vicino al Winter Paws.” Rispose Ulv dal walkie-talkie. “Cerchiamo di ritrovare l’orso.”
“Capito, vi raggiungo.”
La volpe conosceva bene Tundratown e sgattaiolò in una serie di stretti vicoli che gli permisero di raggiungere Skating Pack, la pista di pattinaggio poco distante la posizione detta da Ulv.
Costeggiò l’inferriata di vetro smerigliato della piccola balconata che sormontava la pista poco più in basso, quando d’improvviso avvertì dei tonfi provenire dalla sua sinistra.
Da un vicolo la volpe riconobbe l’orso polare emergere a pesanti passi dall’ombra con il tubo porta disegni, ed entrambi si resero conto di essere l’uno di fronte all’altro soli.
“Basta giocare a nascondino.”  Esclamò la volpe estraendo la pistola spara narcotici.
L’orso assunse un atteggiamento insolitamente composto, avvicinandosi lentamente guardando la volpe a occhi stretti. “Sul serio Wilde? Sparami con quella e avrò il tempo sufficiente per renderti irriconoscibile.”
“Preferirei non usare l’altra pistola Mor e con tre agenti alle calcagna non…”
“La tigre è stata una sorpresa, ma posso facilmente gestire te e il lupo!” Esclamò estraendo il fischietto a ultrasuoni, portandoselo rapidamente alle labbra soffiando appena un secondo, abbastanza per far serrare gli occhi della volpe come se colpito da una fitta.
Mor approfittò dell’attimo e scaglio una zampata per disarmare l’avversario, facendo roteare la pistola a terra, poi afferrò Nick per il collo e lo premette contro l’inferriata che la volpe aveva alle spalle.
“Nessuno a gradito il tuo doppiogioco Wilde.” Disse serrando sempre più la presa. “Mr. Big sarà felice di spuntare il tuo nome dalla lista.”
“Fermo!” Avvertirono un urlo seguito da un piccolo sparo.  
Lo sguardo dell’orso passò dalla volpe al suo braccio, dove l’ago di un dardo narcotico aveva perforato la sua pelle.
Nick riuscì a vedere Judy tenere tra le zampe la sua pistola e avvertire quasi istantaneamente la presa dell’orso allentarsi per azione del farmaco.
Tuttavia la coniglietta non aveva con se ricariche, e il colore delle setole indicavano una dose per animali di taglia media.  
L’orso barcollò spostando il peso ripetutamente sulle zampe intontito finché non si appoggiò con tutto il suo peso al vetro dell’inferriata, sfondando.
L’orso cadde trascinando con se la volpe, impattando entrambi sul ghiaccio della pista, che si incrinò sotto il peso bell’orso.
“Nick!” Esclamò la coniglietta saltando a sua volta.
Judy riuscì a non scivolare sostenendosi con tutte e quattro le zampe e il più rapidamente possibile si avvicinò alla volpe che aveva ripreso a respirare seppur tossendo ripetutamente.
Judy gli scivolo accanto allentandogli il nodo della cravatta aiutandolo a respirare, per poi accorgersi che l’orso alle sue spalle si stava rialzando.
Tastò frenetica la cintura di Nick in cerca di altri dardi, dando il tempo all’orso di riprendere il tubo porta disegni poco distante da loro.
Mor fece per allontanarsi seppur leggermente intontito, ma uno sparo di un vero proiettile andò a bucare il ghiaccio poco davanti a lui.
“Questo è un avvertimento!” Urlò Ulv da sopra la balconata col pelo completamente rizzato.
L’orso ruotò la testa verso la breve scalinata che portava fuori, ma Thorley s’era messo preventivamente sui primi gradini.
“Non hai scampo orso!” Proseguì il lupo. “Zampe sopra la testa! Veloce!”
L’orso si fece immobile, e portò lentamente le zampe come indicato.
Ulv fece cenno alla tigre e Thorley avanzò prudentemente sul ghiaccio con le manette date dal lupo.
Nick si rialzò col busto ancora ansimante con Judy a suo apprensivo sostegno.
Mor gli scambio la più tetra delle occhiate e di riflesso la volpe cercò di lanciare un avvertimento quando l’orso afferrò tra le fauci il tubo di plastica, inarco le spalle indietro per poi cadere con tutto il suo peso sul ghiaccio già incrinato, sfondando la superficie e scomparendo nella nera acqua.
“Dannazione!” Urlò Thorley tentando inutilmente di accelerare il passo sul ghiaccio.
“Thor fermo! Il ghiaccio è instabile!”
“Dovrà riemergere prima o poi.” Esclamò Judy.
“No…” Rispose Nick schiarendosi la voce. “La vasca è collegata con i canali di Tundratown.”
“È gli orsi polari sono eccellenti nuotatori.” Ammise a denti stretti Ulv.
“Chiama la centrale!” Ruggì Thorley dopo essergli sfuggita un imprecazione. “Bisogna delimitare un perimetro!”
“Bisogna far presto.” Affermò la volpe rialzandosi
“Nick stai bene?” domandò la coniglietta con le orecchie piatte sulla schiene.
“Si, tranquilla...”
Lei lo abbracciò, stringendogli il busto con forza, tanta quanto la paura provata.
“Ehy ehy…” Sussurrò la volpe sorridendo. “Non soffocarmi.”

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Capitolo 13
*** Kepala ***


Judy era ferma, appoggiata rigida alla parate di fianco la porta dell’ufficio del capitano.
Il cuore le batteva all’impazzata e sebbene si afferrasse di continuo le orecchie dal nervoso, sentiva fin troppo chiaramente Bogo sbraitare oltre la porta.
“…Tundratown non è una pista di rally! Hai sentito i giornali? Hailstone Street è stata chiusa perché l’idrante che avete pensato bene di abbattere ha ghiacciato l’intera carreggiata!”
“Ma signore.”Sentì la voce di Ulv “Le circostanze…”
“Non mi interessa! Vi avevo detto di restare a distanza, di richiedere copertura! Non di agire di testa vostra!”
“Ma…”
“Fuori di qui! E considerati fortunato se non ti becchi una sospensione!”
La porta si spalancò all’istante, con Ulv che corse fuori a orecchie stese e coda fra le gambe; guardò la coniglietta ispirando tra i denti, serrando di scatto gli occhi appena Bogo urlò il cognome di Judy come fosse il tuono dopo il fulmine.
La coniglietta varcò la soglia timorosa, non potendo evitare fin da subito l’adirato sguardo del bufalo che tamburellava lo zoccolo sulla scrivania.
“Siediti.” Ordinò sbuffando dalle narici.
Judy si issò sulla sedia accanto a quella occupata da Thorley, riconoscendo nella tigre lo stesso sguardo visto nel lupo.
“Disobbedienza agli ordini, danneggiamento di beni pubblici e operazioni non autorizzate! Che ci facevate voi due a Tundratown!”
“Le ho già spiegato signore…”
“Chiudi la bocca Striped!” Urlò battendo il pugno sul tavolo. “Tra tutti gli agenti che marciano compatti voi siete gli unici che migrate dalla parte sbagliata! Vi sembra di fare la cosa giusta?!”
“Volevamo essere d’aiuto.” Affermò Judy ritraendosi sullo schienale. “Eravamo preoccupati per…”
“Ogni volta che sento questa frase io vengo assalito dagli sciacalli del sindaco e se ne vanno centinaia di bucks di denaro pubblico! Potevo aspettarmi un simile comportamento  da lei agente Hoops: è impulsiva, testarda, fresca di teoria e piena di buoni propositi; ma diamine Striped! Lavori a questo dipartimento da più di tre anni, credevo avessi chiaro come funzionano le cose!”
La tigre abbassò la testa, evitando per quanto poteva lo sguardo corrugato del capitano.
“Signore…” Intervenne Judy. “Non potevamo immaginare che le cose…”
“L’unica cosa che non mi immaginavo e che Wilde non sia direttamente responsabile del vostro coinvolgimento!”
“Tra tutti è stato chi ha rischiato di più signore… se non fossimo intervenuti lui e Ulv…”
“Questo è successo perché hanno fatto affidamento sulla vostra mal equipaggiata presenza! Se avessero agito seguendo gli ordini le cose sarebbero andate diversamente e l’unità di McHorn non sarebbe rimasta ferma al Tundra Gate come un branco spaesato di gnu!”
I due restarono in silenzio, con lo sguardo a terra mentre il bufalo non accingeva a smettere di rimproverarli.
“Ci dispiace signore...” Sospirò Judy. “Volevamo solo essere utili.”
Bogo sbuffò sonoramente, spostando il suo peso dal tavolo allo schienale della poltrona.
“Sai che ti dico Hoops, hai ragione, vista la vostra disponibilità vi assegnerò un caso.”
“Come scusi?” Chiese lei confusa.
 “Abbiamo una rapina al museo di storia naturale, ve l’affido in esclusiva.”
“Ma…” Sussultò Thorley. “Significa che siamo fuori dal caso?!”
“Siete fuori.”
“Ma signore!” Esclamò Judy alzandosi in piedi sulla sedia.
“Vedi di fartelo andare bene Hoobs!” Sbottò il bufalo alzandosi dalla poltrona colpendo pesantemente la scrivania. “E considerati fortunata!”
Judy si risedette di scatto, come travolta da quelle parole, mentre la tigre si chiuse sulla difensiva come a voler proteggersi dal tonfo. 
“In quanto a te Striped.” Disse ruotando il capo a denti stretti. “Non ti impedirò di tornare al lavoro nonostante tu sia ancora in malattia, tuttavia ci tengo a precisare che questi tuoi eventuali straordinari non saranno minimamente retribuiti.”
“Si… si signore.”
“E ora fuori di qui e vedete di non combinare altri problemi, o giuro che vi mando a smistare il traffico sotto i monsoni di Rainforest!”
 
Gli uffici condivisi erano poco distanti da quello del capitano; abbastanza che Ulv avvertisse velatamente la porta richiudersi, con le attenzioni degli altri animali nell’ufficio che tornarono alle loro mansioni, confermando la fine dello spettacolo.
Il lupo si lasciò sostenere dalla sedia, giocherellando nervosamente con quello che estrasse dalla tasca.
“È quello?” Domandò d’improvviso Huskey osservando la busta di plastica contenente un piccolo oggetto metallico.
“È il fischietto usato dall’orso” Rispose Ulv poggiandolo sulla sua scrivania. “Immagino gli sia caduto quando ha sfondato la balconata.”
“È uno di quelli usati per la difesa personale?”
“No questo è illegale, un monofrequenza fatto apposta per dare più che fastidio.”
“Vigliacco.” Borbottò il lupo artico. “Odio chi usa simili stratagemmi.”
“Sarà anche un vigliacco, ma non toglie che se la sia cavata abilmente, questo è il ratto sono le uniche cose buone che siamo riusciti a guadagnare ieri notte.”
“Com’è andata col Capitano?”
“Oh, hai sentito?” Domandò abbassando leggermente le orecchie.
“Difficile dire chi non ha sentito.”
“Fortunatamente non mi ha sospeso, ma credo che per un po’ mi terrà per gli orecchi; mentre temo che a Judy e Thorley possa andare peggio.”
“Non mi sorprende.” Affermò Huskey con malcelato compiacimento. “Ti rovinerai la carriera se resti con quella tigre.”
Ulv ruotò leggermente la testa, guardando di profilo Huskey corrugando impercettibilmente la fronte. “Non ricomincerai vero? Credevo d’essere stato chiaro.”
“Chi non sembra aver chiaro la situazione sei tu Ulv; non ti e già bastato rischiare la vita per colpa sua? Devi pure aspettare di essere licenziato?”
“Smettila." Affermò visibilmente trattenuto. “Non parlare come se ci fossi stato tu al mio posto.”
“Oh, ma non mi serve immedesimarmi, ho visto fin troppo bene cos’erano in grado di fare, è per colpa loro se…”
“No!” Battè un pugnò sul tavolo. “È solo colpa tua se hai perso il lavoro, sono state le tue scelte…”
“Scelte?” Domandò Huskey esterrefatto, guardandosi poi furtivamente attorno capendo che la conversazione stava attirando gli sguardi degli altri animali.
Si appoggiò ripiegando l’avambraccio sulla scrivania, riprendendo a parlare a bassa voce, ma chiaramente risentito. “Avevo degli ordini Ulv, quale scelta credevi avessi.”
“Quella di rifiutarti, per esempio.”
“Parlì così solo perché sei emotivamente coinvolto con quella tigre, ma se non gli avessimo contenuti ci sarebbe stato chi non se la sarebbe cavata con una sola cicatrice al collo.”
In quel momento Thorley entrò nell’ufficio con una zampa a sostegno della testa e sbuffando si avvicino alla scrivania, percependo subito il freddo silenzio che aleggiava tra i due lupi.
“È… successo qualcosa?”
“No, niente.” Rispose Huskey prima di allontanarsi. “Mi dispiace solo per quello che è successo.”
La tigre lo seguì con lo sguardo mentre lasciava la stanza, portando poi le sue attenzioni al lupo grigio con ancora lo sguardo crucciato.
“Hey.” Disse colpendolo con un buffetto.
Ulv scrollò la testa, scambiando poi alla tigre un lieve sorriso. “Allora come è andata?”
Thorley sbuffò sonoramente. “Non bene.”
 
“Beh è andata bene.” Affermò Nick mentre scartava la confezione di un panino Bug-Burga.
“Andata bene?! Ha sbattuto me e Thorley fuori dal caso, come può essere andata bene!” Esclamò la coniglietta facendo cadere la testa sul tavolo dell’area ristoro.
“Beh avrebbe potuto licenziarci tutti, quello che è successo puzza di insubordinazione da qui a un chilometro; se Capitan non mi interessa fosse brutale come vuol far cedere, ci avrebbe sbattuto fuori a calci dal dipartimento senza farsi troppi problemi.”
“Dici così perché non ti sei beccato la sfuriata.”
“No, ma ciò nonostante farò di tutto per evitare d’incrociargli la strada per un po’.”
Judy sospirò, non riuscendo a scegliere se essere furiosa o abbattuta della situazione. “Si sa qualcosa dell’orso polare.”
“No è scomparso, non che mi sorprenda; fossi in lui me ne resterei nascosto per un bel po’. Perlomeno abbiamo preso il suo complice, anche se credo sia solo un pesce piccolo; lascerò che sia Ulv a fargli qualche domanda, non credo abbia bisogno d’aiuto con un topo .”
“Gia… voi potete ancora lavorare al caso…”
“Su su, questa non è la Carotina che conosco, prendi questa faccenda come una sfida, un’occasione per dimostrare al capitano la tua bravura.”
“Hai ragione!” Affermò la Coniglietta raddrizzando busto e orecchie. “Dimostrerò a Bogo quanto so essere efficiente e rispettosa della procedurale, tanto che sarà costretto a reinserirmi nel caso.”
“Così ti voglio, piena di quell’insopportabile entusiasmo.”
“Bene, scusa la fretta Nick, ma a questa rapina non voglio dedicare più di quarantotto ore!” Affermò correndo via lasciando la volpe sorridente al suo pranzo.
Corse fino agli uffici condivisi, passando frenetica tra le zampe di animali più grossi intenti a portare qua e la, moduli e fascicoli.
Scrutò la sua scrivania senza vedervi nulla, poi riconobbe Thorley appoggiato di schiena alla scrivania di Ulv.
“Thorley eccoti, sai già qualcosa del nuovo caso?”
“…No.” Rispose dando come per scontata la risposta. “Non ho avuto il tempo materiale di informarmi.”
“Allora seguimi, prima risolviamo la faccenda e prima potremo tornare al lavoro.”
“Come?” Domandò la Tigre inclinando la testa, guardando poi Ulv che gli rispose facendo spallucce.
 
“Questo è il fascicolo.” Disse il leone appoggiando la cartelletta sulla sua scrivania. “Qui sono segnate ora, modalità del furto e merce rubata.”
“Cos’hanno preso?” Chiese Thorley sfogliando rapidamente il fascicolo.
“Delle collane, roba antica.”
“Avete già qualche sospettato?” Chiese Judy cercando di guardare il fascicolo tenuto oltre la sua altezza dalla tigre.
“Più che sospetti.” Rispose un ippopotamo avvicinandosi al tavolo. “Sappiamo chi è il colpevole.”
“Beh ma è grandioso!” Affermò Judy rivolgendosi alla tigre entusiasta.
“Non esattamente.” Corresse l’ippopotamo appoggiando un grosso fascicolo sulla scrivania. “Il furto è stato commesso da Kepala.”
Thorley si portò una zampa sul muso, emettendo un leggero ringhio in bilico tra rabbia e rassegnazione.
“Chi è Kepala?” Domandò Judy non capendo le razioni degli agenti attorno.
“Una volpe volante.” Rispose L’ippopotamo aprendo la cartelletta, passando alla coniglietta una gran quantità di istantanee dell’animale, prese da diverse telecamere.
Essa appariva in tutte le foto quasi in posa, con atteggiamenti beffardi e superiori; in alcune indossava la gioielleria appena rubata, mentre in altre occupava la completa visuale dell’obbiettivo col suo sorriso.
“È una rapinatrice, non eccelle per i suoi colpi ma è dannatamente brava a non farsi prendere. È nella lista dei criminali a zampa libera da quasi due anni ormai.”
“Meglio dire ad ala libera.” Puntualizzò Thorley. “Difficile mettere all’angolo chi vola.”
“Non si sa niente di lei?” Chiese la coniglietta continuando a ispezionare le foto.
“Nulla.” Commentò il leone. “Non rivela il suo vero nome nemmeno ai pochi complici che coinvolge; In centrale la chiamiamo Kepala per via del teschio tatuato sulla membrana dell’ala destra, un segno particolare che non prova nemmeno a nascondere.”
“Faremo un sopraluogo al museo, magari riusciamo a trovare qualche altro indizio.” Affermò la tigre vagamente scontento.
“Prendetevela pure comoda.” Suggerì il leone. “Se Kepala ha preso il volo, non la si prende più.”

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Capitolo 14
*** Evoluzione ***


A new beginning.
Questo recitava la targa dorata posta sotto la massiccia cornice.
Judy l’aveva letta quasi per sbaglio, per poi perdersi nell’ammirare quel grande quadro raffigurante una tribù di leoni che posava le lance per stringere lo zoccolo di una tribù di zebre.
Un’azione così semplice, pensò, eppure così significativa per l’intera storia animale.
“È simbolico sai.” Disse Thorley guardando il quadro inclinando leggermente la testa. “Non si sa ancora bene cosa abbia realmente spinto predatori e prede a convivere.”
“Gli storici più cinici dicono che tutto sia nato dal’esclusivo fabbisogno personale.” Disse avvicinandosi una slanciata tigre vestita in tailleur grigio con pantaloni abbinati. “La caccia era faticosa, spesso persino infruttuosa e le prede erano stanche di dover sempre scappare o difendersi dagli attacchi. Unirsi in società era quindi la scelta più comoda; anche se a me piace pensare che sia stata più una vittoria della ragione sui bisogni primari.”
Judy e Thorley la seguirono con lo sguardo, mentre s’avvicinava lentamente a loro senza mai togliere gli occhi dal dipinto. “È puramente evocativo, ma amo questo quadro e tutto ciò che rappresenta.”
Mantenne per un attimo il silenzio, poi si voltò, cambiando lievemente espressione. “Oh scusate, spesso mi lascio trasportare; Dottoressa Grace Meji, il curatore mi ha mandata in sua vece, spero di non avervi fatto attendere troppo.”
“No si figuri.” Rispose Judy stringendogli la zampa sorridendo. “C’è tanto da vedere nell’attesa.”
Thorley la guardò mentre si piegava sulle ginocchia per presentarsi alla coniglietta, stimando dovesse aggirarsi attorno alla cinquantina, ma quando la dottoressa si rialzò porgendogli la zampa, Thorley riconobbe nel suo sguardo il fascino dell’intelligenza, quel fascino che andava ad ingioiellare già una figura gradevole, creando quel tipico mix che attira e allo stesso tempo spaventa, tanto che Thorley si presentò con lieve imbarazzo.
“Non siete gli stessi agenti del primo sopraluogo.” Osservò Grace.
“C’hanno assegnato di recente, ci sono stati… diciamo dei riordinamenti.”
“Capisco; in questo caso vi faccio strada.”
 
Il museo di Storia naturale di Zootropolis era certo uno dei luoghi più suggestivi: Chi varcava l’ingresso si lasciando alle spalle la modernità, addentrandosi nel passato e nella storia; circondandosi di magnifici diorami di habitat, animali vestiti di pelli, mammiferi ancora vincolati alle quattro zampe e grossi scheletri di specie estinte.
La targhetta metallica affissa in cima alle scale, rese noto agli agenti a quale sezione del Grace gli avesse condotti.
Zoologia dei Vertebrati: dove Il percorso dell’intero piano era dedicato all'evoluzione e alla storia animale; partendo dai più antichi reperti fossili, fino al plastico della città posto al centro nell’ultima sala.
Seguirono la dottoressa a passo sostenuto, varcando le prime stanze disposte in ordine cronologico, tanto che la rapidità fece meglio notare come i reperti esposti andavano ad aumentare di complessità e dimensione.
La dottoressa gli portò fino alla scena del crimine, un’ampia sala sorretta da colonnati; dove la centrale scultura di un mammut intento a scacciare due leone delle caverne, rese subito chiara l’epoca di ambientazione.
“Qui è avvenuto il furto.” Affermò Grace con tono irritato. “C’hanno portato via i totem.”
“Totem?” Domandò Thorley. “Ci hanno detto che erano gioielli antichi.”
“È lo sono.” Rispose invitando i due a raggiungerla di fronte una teca.
Il vetro era sfondato, con un intricata ragnatela di crepe attorno a un foro considerevole.
Judy notò in parte ad essa un pannello informativo, con impressa l’immagine di quattro piccole sculture, ritraenti un lupo, un alce, un orso e una capra.
“Erano medaglie a pietra cerimoniali.” Illustrò la dottoressa. “Raffiguranti un animale che il possessore si impegnava a non nuocere, perseguendo la virtù che si credeva l’animale rappresentasse. Reperti inestimabili, perché testimoniano i primi tentativi di convivenza tra predatori e prede.”
“Devono valere molto quindi.” Osservò Thorley.
“Non sono i pezzi più preziosi, ma arrotondando per eccesso si può arrivare a 800 bucks per totem.”
“3.200 bucks.” Calcolò rapidamente Judy. “Non certo una cifra da ignorare, soprattutto per qualcosa di così facile da trasportare e nascondere.”
“Già…” Sospirò Grace. “Il curatore si è subito preoccupato del risarcimento, ma io penso più al valore storico perduto, non sono molti i reperti risalenti alla Glaciazione Würm.”
“Risarcimento?” Chiese Thorley soffermandosi alle prime parole.
“Si, i reperti rubati provenivano da una collezione privata, da un benefattore che più volte ha dato al museo la possibilità di esporre pezzi della sua collezione; Tutto ciò non gioverà affatto alla nostra reputazione.”
“Chi è il collezionista?” Chiese Judy estraendo il suo blocco appunti.
“Ora non ricordo il nome, ma se vi può servire non sarà difficile farvelo sapere.”
“Per quanto riguarda la sorveglianza?” Domandò Thorley alzando lo sguardo notando una delle telecamera di sicurezza.
“So che hanno in un certo senso ripreso l’intera azione ma…”
“In un certo senso?”
“Si, immagino che Badger vi saprà spiegare meglio.”
 
Jim Badger era una delle guardie notturne che lavoravano al museo, un vecchio tasso vestito ancora della sua divisa e caratterizzato da un paio di grossi occhiali appoggiati sul lungo muso.
S’era presentato ai due agenti sbadigliando e strofinandosi ripetutamente gli occhi, rendendo intuibile quanto poco fosse abituato a muoversi di giorno.
“…Si le telecamere hanno ripreso tutto, o meglio hanno ripreso per intero uno dei rapinatori.”
Mostrò loro le immagini riprese la notte del furto, dove la prima delle telecamere della sala del pleistocene puntava sulla grossa statua centrale.
Si intravide un ombra scorrere rapida vicino all’obbiettivo, tanto che gli agenti non capissero se fosse passata sopra o sotto; poi, come discendendo dal soffitto, la testa di un grande pipistrello calò lentamente in mezzo alla visuale.
La luce non permetteva di distinguere i colori, ma era ben evidente la pelliccia corta, leggermente più folta ed eretta sulle spalle e attorno al collo, che avvolgeva quasi come una sciarpa un muso lungo ed affusolato, con grandi occhi e lunghe orecchie con estremità appuntita.
L’animale sorrise allo schermo con malizia per poi oscurarlo con la membrana delle ali.
“Quella è Kepala.” Sbuffo Thorley  presentandola a Judy. “Guarda come si prende gioco di noi.”
“Ha fatto più o meno la stessa cosa con le telecamere due, tre e cinque.” Proseguì la guardia. “Ed è su quest’ultima che si è dedicata maggiormente.”
La coniglietta osservò le immagini: la telecamera era puntata proprio sula teca che conteneva i totem, tanto chiaramente da riuscire a scorgere i reperti ancora conservati.
Come per le altre, anche in quella ripresa Kepala si mostrò prepotente, inclinando la testa con un filo di sorriso, lasciando quello che sembrò essere un bacio sullo schermo, per poi seguire col medesimo oscuramento.
Badger fece notare come le ali si siano soffermate sull’obbiettivo per più tempo rispetto alle altre e appena le ali lasciarono di nuovo intravedere la teca, questa apparve sfondata e vuota.
“Ovviamente sono scattati gli allarmi, ma quando siamo arrivati non c’era più nessuno.”
“Il fascicolo non chiarisce del tutto le dinamiche,” Osservò Judy.  “Soprattutto quella d’entrata e d’uscita.”
“Perché non le conosciamo.” Rispose la guardia sbadigliando. “Gli ingressi erano sorvegliati e non abbiamo trovato segni di scasso da nessuna parte.”
“Ovviamente non ha agito da sola.” Osservò Thorley. “Non può aver oscurato le telecamere e rubato i reperti contemporaneamente.”
“È già stato appurato.” Confermò il tasso. “Oscurando le telecamere ha sicuramente coperto l’azione dei suoi complici, che dovevano essere belli forti: rompere un vetro stratificato in quel modo non è certo cosa immediata.”
“Quindi un animale di taglia grande o medio grande.” Appuntò Judy, picchiettandosi poi il labbro con l’estremità della penna, rileggendo quello appena scritto. “Però come può un animale di grosse dimensioni sparire nel nulla senza essere visto?”
Il tasso allargò le zampe alzando le spalle. “Non ne ho idea.”
 
“Come non ne hai idea?” Chiese sorpreso Ulv osservando Thorley sorreggere una pila di fascicoli.
“Li ha chiesti Judy. E da quando siamo tornati che mi fa fare avanti e indietro dagli archivi.”
“C’entra con il furto al museo?”
“Quello si, sono tutti furti compiuti da Kepala.”
“Sono così tanti?.” Chiese allungando le zampe tentando di sorreggere i fascicoli più in bilico.
“Grazie.” Rispose sbuffando. “Comunque no, Questi sono altri casi in cui però compare, anche solo come supposizione il nome di quella dannata volpe volante. Puoi aprirmi la porta per favore.”
I due entrarono negli uffici condivisi, dove la tigre appoggiò pesantemente i fascicoli sulla scrivania di Judy, la cui intera superficie era ricoperta da altri fascicoli aperti e impilati ai margini, con la coniglietta intenta a visionare i contenuti e a scorrere diverse foto.
“Non sarebbe più immediato usare il sistema informatico?” Domandò Nick con la testa appoggiata sullo schienale della sedia girevole, oscillata lentamente dalla zampa posteriore come se volesse cullarsi nella noia.
“Sai com’è, molta di questa roba è appunto archiviata, non è così frequente che debba essere ripescata.” Rispose la tigre ruotando il polso.
Judy notato il gesto si raddrizzò di colpo. “Cielo Thorley, se ti fa ancora male la zampa dovevi dirlo subito.”
“Che?” Rispose la tigre capendo poi all’ultimo che ci si stava riferendo alla ferita. “Oh no, tranquilla mi stavo solo sgranchendo.”
Judy non apparve convinta e insistette perche la tigre staccasse un po’ dal lavoro.
Nick seguì con gli occhi socchiusi Thorley uscire assieme al lupo, ruotando poi la testa verso l’orologio.                                                                 
“Le sei Carotina, se vuoi risolvere il tutto in quarant’otto ore non ti conviene restare seduta al tavolo.”
“Iniziò a pensare che non tutto si possa risolvere in quarant’otto ore, e comunque dubitò che Thorley mi seguirebbe cecamente in ogni luogo e situazione come qualcun altro.”
La volpe volle apparire offesa. “Devo forse ricordarti che ero sotto minaccia? Perché non indaghi sulla dichiarazione dei redditi di Thorley, magari riesci a incastrarlo nello stesso modo.” Concluse sorridendo per poi riassumere un espressione perplessa. “No, seriamente che cosa stai facendo?”
“Cerco di capire un po’ con chi abbiamo a che fare, e vedendo questi fascicoli mi sorge un sospetto.”
“Che starno…”
“Guarda qui, questa Kepala è sempre stata una rapinatrice, ma fino ad ora si è dedicata al furto di sole gioiellerie e orefici: la Tiger's Eye, la Golden Sand e così via. Furti classici e sempre di gioielleria; trovo strano che d’improvviso rapini un museo.”
“Forse si è fatta più ambiziosa.”
“Se anche fosse perché rubare delle piccole sculture in pietra, se non sbaglio il museo ha anche una collezione di gioielli no?”
“Non hai poi così torto.” Osservò la volpe. “Fossi stato al suo posto avrei puntato a quelli, più facili da rivendere e meno rintracciabili.”
Judy si guardò lentamente attorno, costatando che ormai non c’erano poi molti animali in ufficio e senza timori si permise di esprimere la domanda alla volpe.
“Nei tuoi loschi affari…” Iniziò già notando il sopraciglio della volpa alzarsi. “Mai avuto a che fare con questa Kepala?”
“Carotina io conosco tutti e se non conosco qualcuno so chi potrebbe conoscerla.”
“Stai scherzando?”
“No mai stato più serio; solo che se vuoi il mio aiuto devi prima farmi un favore.”
“Un favore?”
“Si.” Rispose sorridendo. “Ho una prenotazione per due al Koslov's Palace, e mi serve qualcuno che non mi lasci solo al tavolo.” 

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Capitolo 15
*** Olfatto ***


Glacier Falls era la principale stazione ferroviaria di Tundratown, la seconda in Zootropolis per flusso di passeggeri dopo la Savana Central Station, nonché uno dei maggiori luoghi d’interesse turistico del distretto.
La stazione non aveva un’architettura definita, era infatti una miscela di diversi stili, in particolare Norse Art, uniti alla monumentalità dell'architettura estera di Hjärtaiga.
Appena scesa dal treno la coniglietta si perse nel rilucente ambiente pubblico; che a dispetto dell'apparente monumentalità era realizzato con economia di mezzi: le parti superiori delle pareti erano in vetro  smerigliato che imitava l’opacità del rivestimento brinato delle parti inferiori, mentre le grandi volte della galleria di testa non erano strutturali, ma appese e i fregi della biglietteria, come le statue animali erano di semplice ghiaccio.
L’intera struttura ruotava attorno a una cascata ghiacciata, che precipitava dai binari superiori fino alla fermata metropolitana attraverso un ampio traforo verticale percorribile curve scale mobili.
Judy non aveva mai avuto occasione di visitarla e il suo continuo soffermarsi sui dettagli costrinse la volpe a esortarla.
“Sono quasi le otto, non farmi perdere la prenotazione.”
“È colpa tua; in auto avremmo risparmiato tempo.”
“Ma così non avresti visto la stazione.”
Lei lasciò la ringhiera della balconata sorridendo, raggiungendo Nick che a gesti la invita a raggiungerlo.
 
Il centro di Thundratown aveva di che mostrare: gran parte dei palazzi terminava con una svettante ed elaborata cupola a cipolla, mentre le palazzine sprovviste erano ricoperte da ondulati strati di neve orami tutt’uno con gli edifici.
Le vetrate dei grattacieli erano incastonate in telai bianchi che occasionalmente imitavano in rosoni le geometrie di grossi di fiocchi di neve, riprendendo le sculture in ghiaccio che erano disseminate qua e là come pinnacoli ornamentali o statue di parchi e fontane.
Judy osservò passando per le vie le luci poste alla sommità di alcuni palazzi che coloravano la parte alta degli edifici con bande luminose di forme e colori rapidamente mutevoli in rosso, verde e azzurro;
simulando un ondeggiante aurora polare per tutto il centro.
Judy non si aspettava certo di cenare in uno dei costosi ristoranti della zona e non si sorprese quando lentamente la volpe la portò lontano dagli sfarzi.
“È la prima volta che ceno a Tundratown, com’è questo Koslov's Palace?”
“Si chiama Palace solo perché è al piano terra di un palazzo, non aspettarti il lusso.” Rispose Nick mettendo le zampe nelle tasche di una felpa blu a cui Judy non era abituata. “È modesto, dalla buona cucina tradizionale e decisamente generoso nei prezzi.”
Judy non volle indagare oltre, sia per non metterlo in imbarazzo, sia perché iniziava a sentirsi in imbarazzo lei stessa.
Come preannunciato, l’ingresso era semplice: una media porta di legno con un bassorilievo che riproduceva un ficco di neve, due piccole lanterne rosse ai lati e bassi corrimano di metallo.
L’insegna era forse troppo grande rispetto alla porta e il fatto che fosse illuminata da prepotenti neon rendeva ancora più eccessiva la composizione.
Appena entrati Judy fu travolta da risate e conversazioni, forse più consone a una birreria, ma sopratutto dal forte odore di barbabietola.
Un bianco ermellino svettò da sopra il piccolo podio all’ingresso, chiedendo ai due se avessero prenotato.
“Piberius Wilde.” Rispose la volpe confermando la prenotazione sul registro del ristorante.
“Piberius?” Chiese Judy in tono sarcastico.
“Che c’è? Ogni tanto mi piace darmi un tono.”
“Prego; il tavolo sedici.” Informò il cameriere.
Gli interni erano caldi, o per lo meno lo erano i colori: sotto ogni tavolo c’era un grande tappeto adornato di arabeschi e figure geometriche, di un rosso intenso quanto le tovaglie altrettanto decorate.
L’atmosfera era riverbera di luci arancio rosse, tanto da far sembrare la pelliccia dei chiassosi orsi polari parte dell’arredamento.
Una renna lasciò ai due il sottile menù, dove Judy non lesse molta scelta.
“Borscht cipolle e cetrioli, Borscht fagioli e cavoli, Borscht carote e patate, Borscht pomodori e funghi… Credo prenderò il Borscht.”
“Si?.” Rispose Nick fingendosi indeciso sul menù. “Penso ordinerò lo stesso.”
La renna portò loro in breve tempo due scodelle, contenenti la minestra a base di barbabietole di un ormai sempre più ricorrente rosso.
“Quindi…” Chiese la coniglietta visionando il pasto. “Come vanno le indagini?”
“Vuoi parlare di lavoro Carotina?”
“Sono solo curiosa, mi brucia ancora essere stata tagliata fuori.”
“Siamo a un punto morto; certo il ratto aveva precedenti penali ma come sospettavo era solo un pece piccolo, pagato unicamente per l’infrazione. Interrogarlo è stato inutile, non sapeva nulla di cosa contenesse il tubo ne per chi stesse lavorando; ora sarà in galera, mentre dell’orso non si hanno ancora tracce. Voi invece progressi?”
“Nulla. Spero nel tuo… contatto, credi sappia veramente qualcosa su Kepala?”
“Probabile, ma non aspettarti informazioni risolutive.”
Seguì un attimo di silenzio, dove Judy cerco di giustificarsi assaporando la zuppa, notando la volpe che ripetutamente faceva fuggire lo sguardo come in cerca di distrazione.
“I tuoi?” Chiese poi rompendo il silenzio. “Ti chiamano ancora fiscalmente ogni sera?”
Lei rise. “Si, inizio a pensare che inviargli la tabella degli orari non sia stata una buona idea.”
“Quindi anche…”
“Ovviamente, faccio appena in tempo a tornare a casa che mi squilla il telefono, prima che arrivassi ho dovuto tagliare corto dicendo che avevo impegni sul lavoro.”
Sul muso di Nick si tracciò un filo di sorriso, per poi far fuggire lo sguardo di nuovo oltre le spalle della coniglietta.
Judy pensò di non aver usato le parole giuste, ma sul momento non aveva alcuna voglia di vedere come suo padre avesse preso la sua serata: non era certo una cattiva persona, ma era cauto, con la tendenza a esagerare un po’ troppo le cose.
Parlarono del più e del meno, principalmente di quali modifiche Nick avrebbe apportato a dipartimento e di come queste apparissero insensate per Judy.
Tra i due i toni erano confidenziali e presto alla coniglietta si sentì a suo agio, permettendosi di infiorettare i commenti della volpe sulle conversazioni delle alci che avevano al tavolo a fianco.
Conclusa una battuta su come molti nella sua vita cercarono di fare la volpe con una volpe, Nick lanciò un’ennesima fugace occhiata dietro Judy, per poi alzarsi da tavola.
“Dammi un secondo Carotina, torno subito.”
Lei fece un rapido cenno del capo, distratta, in cerca ancora del senso della battuta e quando si rese conto di Nick, si voltò per seguirlo con gli occhi.
Si diresse al bancone del bar, o almeno qualcosa che lo ricordava; suppose volesse ordinare da bere.
La barista però attirò la sua attenzione.
Era una volpe artica, intenta ad allacciarsi il grembiule.
La distanza e le conversazioni sormontate non resero comprensibili le parole di Nick, ma Judy vide chiaramente come l’altra volpe si voltò di scatto, esprimendosi e guardandosi ripetutamente attorno.
Aggirò il bancone di fretta, afferrando il braccio di Nick trascinandolo di prepotenza oltre una porta dalle tende a perline.
Judy si guardò attorno confusa e apparentemente nessuno aveva notato nulla.
Si alzò da tavola e nell’atteggiamento più naturale possibile raggiunse il bancone, per poi costeggiarlo furtivamente passando oltre la porta.
Davanti a lei comparvero le scale di un seminterrato, troppo curate per portare a una cantina.
Scese i pochi gradini fino a un corridoio alla cui estremità destra c’era una modesta porta in legno, mentre alla sinistra si apriva un arco scavato nel ghiaccio.
Sentì rumore di risate assieme a un crescente odore di menta provenire da oltre l’arco e avvicinandosi con cautela la coniglietta vide che dava su una sala allestita.
L’interno era come una caverna scavata nel ghiaccio, con pareti ondulate e soffitto a volta.
Dei piccoli tavoli circolari erano disposti ai margini, con tappeti e tovaglie uguali al piano superiore con la sola aggiunta di divanetti a ferro di cavallo attorno.
Su di essi erano seduti, se non distesi, diversi felini.
Questi ridevano in modo confusionale, con atteggiamenti molto simili allo stato d’ebbrezza.
Un grosso leopardo delle nevi era pressoché straiato su un tavolo inebetito, due folte linci si strusciavano ripetutamente il capo l’uno contro l’altro e un puma rideva in solitaria.
Judy deglutì nell’incertezza per poi vedere un grosso orso polare passargli accanto, afferrare il leopardo delle nevi e trascinarlo tra proteste e insulti fuori dalla porta all’estremo del corridoio.
Judy capì che doveva trattarsi dell’ingresso di qualunque cosa fosse il posto in cui si trovava, sorprendendosi poi di come l’orso l’aveva ignorata completamente prima di risalire le scale.
Sentendosi pressoché legittimata, la coniglietta attraversò rapidamente la sala con le braccia tese lungo i fianchi e lo sguardo imbarazzato rivolto alla parete.
A un tratto il suo orecchio si tese, captando la voce di Nick provenire da dietro una porta.
Si avvicinò e poggiò l’orecchio.
“Stai tirando troppo la corda Nicholas, rischi di trovartela attorno al collo?”
“Ho già avuto un esperienza simile.”
“Non scherzare. Se Koslov ti trova qui…”
“Ho delle garanzie.”
“Garanzie? È solo per colpa delle tue garanzie se hai rischiato…”
“Lilja, mi serve solo…”
“No Nicholas. Problemi con Koslov significano problemi con Mr. Big e l’ultima cosa che voglio è…”
Judy apri la porta, l’ultimo dei nomi pronunciati era più che sufficiente per farla agire.
“Judy! Cosa ci fai qui.”
“Lo chiedi a me?” disse incrociando le braccia.
“Judy?” Chiese  la volpe artica inclinando il capo. “Quella Judy? Judy Hoops!” Esclamò affrettandosi per richiudere la porta a chiave. “No no Nicholas, tu sei tutto matto.”
“Lilja calmati.”
La volpe artica prese un profondo respiro, cercando di ricomporsi.
Era poco più bassa di Nick, ma abbastanza alta da guardare Judy dall’alto con fastidio.
Le piccole orecchie rotondeggianti erano leggermente reclinate all’indietro, folte come la bianca pelliccia stretta sotto una camicia nocciola e grembiule nero.
Judy distolse lo sguardo dalle due volpi, visionando l’interno di quello che sembrava un piccolo ufficio; la piccola scrivania non suscitava alcun interesse al contrario della scaffalatura che la coniglietta aveva a fianco.
“Che cosa vuoi?” Riprese Lilja rassegnata.
“Solo un’informazione” Rispose Nick. “Sai niente di Mor?”
Judy guardo col profilo la volpe, chiedendosi  chi ancora stesse tirando in ballo.
Tese le orecchie per ascoltare la conversazione, mentre prese dallo scaffale uno dei tanti barattolini in plastica impilati.
“Mor chi?” Chiese la volpe artica.
“Ma si Mor, l’orso polare.
“Ci sono un sacco di orsi polari a Tundratown.”
“Ma lui lo conosci, quello burbero che non gli importava cosa dovesse fare purché venisse pagato…”
“Morskim?”
“Si. Lui!” Escamò schioccando una zampa ricordandosi il suo nome.
Judy lesse l’etichetta sul lato della confezione, con i nome di quelli che sembravano essere gli ingredienti del contenuto: actinidia polygama e nepeta cataria.
Il primo nome l’era sconosciuto ma il secondo chiarì molte cose.
Fece per aprire il coperchio quando venne immediatamente interrotta.
“Ehy! Rimettilo a posto.” Escalmò Lilja. “Nicholas di alla tua amica di tenere le zampe a posto.”
“Questa è erba gatta.” Affermò severa mostrando a Nick lo spezzettato di foglie essiccate contenuto. “Questo è un locale di spaccio!”
“Judy per favore aspetta…”
“Spaccio?” Esclamò Lilja quasi offesa. “Ha forse l’aspetto di un posto illegale questo?”
“Lo hanno i felini qui fuori.”
“Non c’è nessuna legge che vieta il commercio della Gattària e della Silver vine.”
“Allora perché creare un locale come copertura.”
“Quanto si vede che non sei informata, non è qualcosa che puoi vendere al mercato agricolo.”
“Forse perché non è esattamente legale.”
“È contestata. Chi l’acquista la usa per esigenze molto personali, forse troppo spinte per la tua palese innocenza e comunque non causa alcun effetto collaterale.”
“Nessuno?” Si impose in crescente disappunto. “Contiene un analogo dei feromoni felini, agisce direttamente sul cervello e un abuso eccessivo può essere turbativo per l’equilibrio comportamentale.”
“Speculazioni da erborista.”
“Judy, non siamo qui per questo.” Intervenne Nick.
“Ma…”
“Per favore.”
La coniglietta incrociò le braccia, distogliendo lo sguardo.
Sul muso di Lilja si dipinse un sorriso soddisfatto, tanto palese che Nick le fece chiaro segno di smetterla.
“Non irritarmi Nicholas, non sei esattamente in una posizione di vantaggio, la tolleranza di Mr. Big ha un limite.”
Judy guardò Lilja serrando gli occhi, mandando anche lei un chiaro avvertimento.
“Mi stavi dicendo di Mor no?” Riprese la volpe assumendo un tono falsamente cordiale.
Lilja ruotò gli occhi e si appoggiò alla scrivania accavallando le zampe. “Non si fa vivo da quasi un mese ormai.”
“Un mese?”
“Sai com’è fatto, a lui importano solo i soldi non a mai creduto alla questione della famiglia” disse facendo virgolette sull’ultima parola. “È fuori dai giochi da troppo tempo, immagino abbia trovato un lavoro più redditizio.”
Nick apparve impensierito, rispondendo con vago cenno alla volpe artica.
D’improvviso il pomello della si mosse e tre pesanti colpi si sentirono da dietro la porta.
“Alopex, sei li dentro?”
Le pupille di Lilja si restrinsero quasi a scomparire e assumendo movimenti convulsi spinse rapidamente Nick e Judy dietro la scrivania.
“Alopex?”
“S-si si arrivo.”
Judy e Nick sentirono la porta aprirsi e a giudicare dal passo pesante era entrato sicuramente un grosso animale.

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Capitolo 16
*** Ghiaccio sottile ***


Koslov era un grande orso polare, persino tra quelli della sua specie.
Entrò abbassando pesantemente la testa, sistemandosi poi la catena d’oro che gli pendeva all’alto collo di un maglione celeste avvolto in un tailleur nero.
Le folte sopraciglia scure erano corrugate in uno sguardo di rimprovero, sottolineato da un soffocato bramito rivolto alla piccola volpe artica.
“Perché la porta era chiusa? Ci sono problemi?”
Lilja si strofinò nervosamente le zampe, come se sporche dalla colpa. “N-no signore, salvo un leopardo delle nevi che si è trattenuto troppo; Vorobyov se n’è occupato.”
Koslov storse il muso. “È stato proprio lui ha dirmi di aver visto un coniglio.”
“Un coniglio?” Rise nervosamente. “Deve essersi confuso con le lepri artiche di sopra.”
L’orso sbuffò, guardando poi la scaffalatura alla sua destra. “La pantera ha pagato?”
“No signore… ho l’impressione che voglia fare la furba.”
“Davvero? Tu digli che se non paga di quel suo localino non se ne parla; faccio di persona, tu falle arrivare il messaggio.”
“C-certamente.” Lilja arretrò appena, fino a toccare con la schiena la scrivania. “Intende… fermarsi questa sera? Le devo preparare il solito tavolo?”
“No, mi servono solo i registri dei pagamenti, devo accertarmi di un paio di cose.”
“Li prendo io!” Esclamò anticipando i passi dell’orso verso la scrivania.
L’aggirò rapida, aprendo nervosamente uno dei cassetti saettando lo sguardo sulla coniglietta e la volpe accucciati a quattro zampe sotto il tavolo.
Nick aveva le orecchie stirate all’indietro, mentre ogni senso di Judy era in allerta.
“Allora Alopex?”
“Si!” Sussultò come punta da un ago. “Eccoli, dell’ultimo mese.”
Koslov rigirò il registro, piegandosi sulla scrivania sfogliando supponente alcune pagine.
D’un tratto alzò il muso, fiutando l’aria.
Lilja trasalì.
L’orso emise un rauco ringhio raddrizzandosi, poggiando una zampa sul lato della scrivania spingendola a lato senza sforzo.
Le gambe del mobile fregarono sul pavimento.
Nick e Judy si trovarono scoperti.
Koslov saettò un’occhiata a Lilja che per poco non svenne, socchiudendo in fine gli occhi su Nick.
Judy balzò in piedi.
“Fermo!” Esclamò. “Torcigli un solo pelo e vi faccio arrestare tutti!”
Il suo tono era dei più seri, ma il naso tremante tradiva la sua finta sicurezza.
Koslov guardò la minuscola coniglietta frapposta tra lui e la volpe, guardando di nuovo Lilja come fosse il riflesso dell’intera situazione.
“Alopex…”
La volpe artica si sentì morire dentro.
“…Ti avevo detto di avvisarmi subito se arrivano ospiti importanti.”
“Come?!” Chiese confusa.
“Porta la signorina Hoops e il suo accompagnatore al mio tavolo; offro io.”
“Ma-ma signore, è una poliziot...”
“È la madrina della nipote di Mr. Big.”
Judy restò attonita e voltandosi rapida verso Nick lo vide emettere un grande sospiro di sollievo.
 
Il ristorante si era ancora più animato: un paio di alci s’erano messe a cantare ubriache tra applausi di orsi polari e fischi delle lepri ai margini della sala.
Il chiasso era udibile ma ovattato; il tavolo a cui Judy e Nick erano stati fatti accomodare era infatti allestito dietro una lucida parete di ghiaccio, che distorceva le immagini e schermava i suono.
Un ermellino servì ai due quello che descrisse come il miglior slivovitz della casa, poggiando sul tavolo tre bicchieri pieni di un liquido giallo chiaro dal intenso odore alcolico.
Nick attese che l’ermellino si allontanasse, rivolgendo infine la domanda alla coniglietta che allontanò il bicchiere da se.
“Allora… quanto mi odi?” Chiese con il suo solito sorriso.
Judy lo fulminò con lo sguardo. “Non so da dove iniziare. Oh si aspetta, mi hai mentito!”
“Non ti ho mentito, ho…”
“Hai magari omesso dei dettagli? Come quello di cenare nel centro operativo dell’iceberg!”
“Centro, non esagerare e poi se te l’avessi detto non me l’avresti fatto nemmeno guardare da lontano.”
“No infatti!” Prese un respiro. “Quello che è successo sulla pista di pattinaggio…”
“Ti ha fatto restare senza fiato?”
“Smettila. Mi sono spaventata sul serio, quasi quanto prima… se ti…”
“Avevo un buon asso nella manica.”
“Ora sarei una carta da gioco?! Nick, non sono il tuo Passepartout per il mondo del crimine.”
“Ok ok, mi dispiace.” Disse alzando le zampe in segno di resa. “Ma cose come l’essere madrina qui hanno un certo… peso. Mi servivano delle risposte e non ho trovato altri modi.”
“Risposte… Su quel Mor? Chi è?”
La volpe mantenne il silenzio.
“Nick.”
“È l’orso di quella sera…”
“Quello della pista di pattinaggio?!” A Judy caddero le braccia. “Perché non me l’hai detto? Se sapevi cose come nome o altre informazioni avremmo potuto…”
Nick ruotò gli occhi al cielo, interrompendola con tono di chi è stanco di ripetersi. “Ulv mi ha detto lo stesso, ma tappezzare la città di manifesti e far scorrere il suo nome tra i titoli della ZNN è il modo migliore per farlo restare nell’obra; non ci si nasconde se non si è cercati.”
“E pensavi di trovarlo qui?”
“Te l’ho detto, mi servivano risposte.”
“Nick basta, parla chiaro.”
La volpe sbuffò. “Quella sera, a Tundratown, Mor mi ha cordialmente detto che Mr. Big. Mi vuole morto.”
Judy si fece rigida. “Nick… tu…”
“No no Carotina, continua a seguirmi.” Disse richiamando la sua attenzione. “Quella parole mi sono suonate subito strane, sai meglio di me quanto Mr. Big. ti sia grato per aver salvato sua figlia, tanto da riuscire a…”
“Perdonarti?”
“Sopportarmi.” Puntualizzò. “Far del male a me significa farlo a te; ti ho detto no che queste cose hanno un peso e spiega perché ora siamo qui e non… altrove.”
Judy prese un grande respiro.
“Lilja ha detto che è fuori dal giro da un mese e questo spiega il perché non fosse aggiornato.”
“Ma Nick, se ti avesse mentito?”
“Lilja? Perché dov…” Cambiò espressione. “E perché è una volpe?”
“No Nick.” Rispose esausta. “Perché è una criminale.”
“Io ero un criminale.”
Judy emise quello che in un contesto felino sarebbe parso un ringhio. “Dannazione; odio quando rivolti la frittata.”
Koslov entrò in quel momento, sedendosi pesantemente di fronte a loro.
Judy e Nick restarono muti e immobili, mentre l’orso polare bevve tutto d’un fiato il suo slivoviz.
“Signorina Hoops, a Mr. Big. farà piacere sapere che è passata. Purtroppo non è qui stasera, ma gli porterò i vostri saluti.”
“Grazie…” Rispose Judy forzandosi di apparire a suo agio. “Mi saluti anche Fru Fru.”
“Certamente.” Rispose prendendo e scolandosi l’altro bicchiere che Judy aveva allontanato. “Posso sapere per quale motivo è venuta a cercarmi? Se posso vedrò d’essere d’aiuto.”
Judy guardò velatamente Nick e decise di mettere alla prova la sua posizione. “Uno dei vostri orsi polari ha aggredito Nicholas.”
Koslov guardò Nick che ispirò vagando nervosamente con le pupille.
“Chi è stato?”
“Un certo Mor, Mor…”
“Morskim.” Completò la volpe.
L’orso polare prese lo slivoviz davanti a Nick e lo bevve tutto d’un fiato. “Non mi sorprende, non si è più fatto vivo, non può sapere le… novità.”
“C’è modo di farglielo sapere?” Chiese critica Judy avvertendo da sotto il tavolo un colpetto della zampa di Nick.
L’orso polare si sfregò la zampa sul mento. “Possibile… dirò ad Alopex di fare un tentativo.”
“Grazie, spero non accadano più di questi malintesi.” Commentò avvertendo un altro colo dalla volpe.
Koslov produsse un suono rauco, ma fece quello che sembrò un cenno d’assenso.
“Accidenti” Affermò Nick fingendo di aver visto un qualche orologio. “Sarà meglio andare.”
L’orso lo squadrò, guardando poi la coniglietta come a sottolineare una qualche specie di graduatoria.
Nick si riaccomodò rigidamente, guardando anche lui Judy colpendola di nuovo con la zampa.
Lei fece lo stesso con più forza, come a sottolineare che non era stupida e che avesse capito.
“Le sono d’avvero grata, e mi scuso se le ho preso del tempo.”
“Si figuri e passi pure quando vuole.”
Koslov si alzò pesantemente, accostandosi alla porta come fisse l’usciere.
Judy passò per prima seguita dalla volpe, la quale però fu fatta arretrare dalla grossa zampa dell’orso che gli sbarrò la strada.
“Sia chiaro Wilde.” Disse assicurandosi che la volpe lo guardasse. “Attento a dove cammini, il ghiaccio è sottile.”
Nick deglutì, recependo il messaggio. “Si certamente.” Rispose con finto sorriso. “L’ultima cosa che voglio e creare problemi.”
 
“Tu sei un problema.” Affermò Lilja porgendo la felpa a Nick.
“Passerai dei guai?”
“So come sviare il problema, e parte del piano è cacciarti fuori.”
“Koslov ha detto che potresti sapere dove si nasconde Mor.”
La volpe artica sospirò spazientita. “Senti, non mi interessano i tuoi motivo, ma se Morskim è realmente fuori dal giro non posso garantirti nessuna tutela; se ti…”
“Non sono tipo che salta sulle tagliole.”
“Oggi non hai fatto altro.” Rispose secca.
Nick abbasso leggermente lo sguardo, leggendo nello sguardo di Judy le stesse parole di Lilja, forse il loro unico punto in comune.
“Non ti ho ancora ringraziato per aver cercato di coprirci, sei…”
“Mi sati lisciando il pelo Wilde? Risparmiati.” Disse incrociando le zampe. “Morskim aveva un lavoro di copertura al Docks del Canal District, non so se sia ancora così, ma lo usava quando doveva far calmare le acque.”
“Il Docks… è un inizio. Grazie Lilja vedrò di sdebitarmi.”
“Fallo ora andandotene via.”
 
La metro era pressoché vuota, salvo per un terzetto di iene stranamente silenziose e un pangolino.
Judy avrebbe voluto tenere il silenzio per tutta la traversata, ma a ogni parola della volpe lei non Riusciva a non rispondere.
“…Lo so che non è stata la serata che immaginavi, ma…”
“Non è questo. Non sopporto vederti rischiare, non così tanto.”
“Beh; ora sai come mi sento.”
“Io non…”
“No? Saresti capace di gettarti contro un rinoceronte in carica pur di arrestarlo e ogni volta che si percepisce il pericolo sei la prima a mettersi a scudo. Tu fai così e ogni volta a me sale l’ansia.
“Nick è il nostro lavoro, rischiare fa parte dell...”
“Allora perché te la prendi tanto, stavo lavorando.”
Judy si morse il labbro: ancora una volta la volpe stava cercando di metterla all’angolo. “È diverso.”
“Si lo è. Io aspetto che ci sia una via di fuga, tu invece speri ci sia una via di fuga.”
“Intendo rischiare tanto per una semplice informazione, si sarebbe potuto…”
“Più ci si allontana dalla fonte e più l’acqua è sporca. E poi non si tratta solo di sapere dove cercare Mor; adesso possiamo escludere una grossa fetta della torta.”
“Grossa quanto?”
“Quanto tutta l’iceberg.  Se Mor è veramente fuori dal giro vuol dire che lavora in proprio o per qualcun altro.”
“Beh questo è un bene. Thorley mi ha detto che l’iceberg non ha rivali a Zootropolis, se il nostro orso lavora in proprio o in collettiva, non potrà certo godere degli stessi privilegi e risorse dell’iceberg.
“Non lo so.” Commentò Nick perplesso. “Se siamo arrivati a sospettare dell’iceberg è perché il quando coincideva con i loro metodi.”
“Che vuoi dire.”
“Che in una gara di corsa avrei più paura del bradipo che sta al passo del ghepardo che del ghepardo in se.”

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Capitolo 17
*** Maculato ***


Ulv si voltò a guardare la grande mappa della città affissa nella sala briefing. “…Si è un punto di partenza, ma il Docks non è certo un area ristretta.”
“Beh possiamo chiedere l’appoggio di un'altra pattuglia.” Suggerì la volpe.
“Farebbe comodo, ma sulla base di sole ipotesi dubito che ci daranno assistenza; facciamo qualche sopraluogo e se troviamo qualcosa di sospetto faremo richiesta.”
“In due a ispezionare quel labirinto?”
“Si lo so.” Rispose storcendo il naso come il collega. “Non è esaltante ma è più prudente; se l’orso si nasconde realmente lì preferisco non allarmarlo con un improvviso aumento della sorveglianza.”
“Scusate ma, cos’è il Docks?” Chiese Judy seduta sulle ginocchia di Nick.
“Oh scusa.” Rispose Ulv. “Ormai pure io uso lo slang. È il porto commerciale del Canal District, il primo di Zootropolis se non sbaglio.”
“Non sbagli.” Confermò Nick “È qui sta il problema; non è ordinato come quelli più recenti: il Docks ha dovuto adattarsi a fiumi, baie, e estuari; Il risultato è un labirinto di magazzini collegati da un infinità di ponti e banchine.”
“Sembra un buon posto dove nascondersi” Osservò Judy.
“Infatti, anche perché ormai il grosso del traffico navale passa per il Polar Strait e Bayou Bay.”
“Zona poco frequentata, difficile da ispezionare, sai non è poi un’ipotesi così azzardata.” Ammise il lupo strofinandosi il mento.
“Visto.” Sottolineò Nick allargando le zampe. “E tu che ti chiedevi come facessi ad esserne così sicuro.”
“Si, si scusa, e che mi spiazzi; spesso sembri ragionare più da criminale che da agente di polizia.”
“Sarà il fattore volpe, non so.”
Judy rise, Scambiando poi a Nick una rapida occhiata di complicità.
Thorley passò rapido nel corridoio, entrando poi nella stanza appena sentì le loro voci.
“Oh, ecco dov’eravate, stavo giusto iniziando a pensare di mettervi un microchip.”
“E che siamo ai domiciliari?” Rispose Ulv ruotando una sedia per farlo sedere. “Tu piuttosto dov’eri? È tutta mattina che non ti vedo.”
“Sai com’è ogni tanto qui si lavora.” Rispose sedendosi. “Ero al museo: mi sono fatto dare altre informazioni sulla rapina; speravo di parlare col curatore, ma ho trovato ancora la dottoressa.”
“La tigre dell’ultima volta?” Chiese Judy.
“Si lei.”
“Ooh… una tigre.” Disse scherzoso il lupo. “Ecco perché ci sei andato da solo.”
“È sposata.” Sbuffò Thorley. “Le ho visto l’anello.”
“Quindi hai controllato.”
Nick rise, mentre la tigre ruotò gli occhi.
“Ci stavi cercando.” Riprese la coniglietta “È successo qualcosa?”
“Oh, si!” Esclamò raddrizzando il busto. “Ulv diamine, mi distrai.”
“Chi è distratto cade in distrazioni.”
Thorley finse di ignorare il commento, dedicandosi a Judy. “Alla reception; c’è qualcuno per te.”
“Per me, Chi?”
“È quell’ocelot, non ricordo il nome.”
“Oh!” Escalmò alzandosi. “Vado subito, tu però non sparire, dopo dobbiamo andare in un posto.”
“Si, si…” rispose distrattamente, serrando poi fulmineo il braccio attorno al collo di Ulv. “Sempre che non mi distragga!”
Ulv fece per divincolarsi ma la tigre pese a sfregargli il pugno sulla testa.
“No, no, no, Nicholas fermalo!”
“Vai contropelo.” suggerì. “Così da più fastidio.”
“Nicholas!”
 
Judy trovò Eduardo nell’atrio: sempre elegante nei suoi tre pezzi scuri che parevano quasi estensione del manto maculato.
Clawhauser lo stava intrattenendo col la sua solita innocenza scolaresca, mostrandogli forse un video o una app dal suo cellulare.
“Eccoti!” Esclamò entusiasta il ghepardo vedendo arrivare la coniglietta. “Stavamo giusto parlando di come Eduardo sembra un me in miniatura.”
“Pero más delgado.” Commentò l’ocelot con un filo di sorriso.
“Stava cercando l’agende Delgado?” Chiese confuso Clawhauser.
“No, no è tutto ok  Benjamin.” Intervenne Judy stringendo la zampa di Eduardo. “Mi fa piacere rivederla è…”
“Mi fa piacere rivederti.” Corresse cortese.
“Oh giusto, come posso aiutarti?”
“In realtà volevo essere io d’aiuto.”
“Come?”
Eduardo prese la ventiquattrore appoggiata a terra. “Ricordi che avevamo parlato dei progetti che Bentley era solito portare a casa?”
“Si ricordo, ma…”
“Non è stato immediato, ma sono riuscito a farmi dare una coppia dei suoi ultimi contratti.”
Judy avrebbe voluto dirgli che non lavorava più al caso, ma pensò che non ci sarebbe stato nulla di male se poi avesse riferito tutto a Nick e Ulv.
Si fece allora seguire nella sala colloqui, dove il felino aprì la valigetta, distribuendo una gran quantità di fogli sul tavolo.
“Non sapevo quali potessero servire, così ho preso anche quelli dove compare la firmati di Barnes.”
“Ottimo.” Sostenne Judy prendendo uno dei contratti; la coniglietta poteva vantare una buona conoscenza della legge, ma non era altrettanto esperta nel decifrare il linguaggio legale li espresso; l’unica sua certezza era il logo della B.B.A impresso in trasparenza sotto le firme.
“Grazie per l’aiuto, ma....” Riprese poggiando il foglio. “Purtroppo devi sapere che non siamo riusciti a impedire il furto dei progetti.”
“Oh… Bhe sapere cos’hanno rubato può sempre tornare utile.”
“Si ovviamente, mi dispiace solo che ti sei scomodato tanto.”
“No hay problema, è stata una mia iniziativa e poi o dovuto solo aspettare i comodi della direzione.”
Judy sorrise, mentre l’ocelor riprese a sfogliare le carte.
“Dunque… qui c’è un po’ di tutto: appalti a Cloud Alley, una cisterna a Rainforest, ristorante sull’ Ice Lake, Rimodernamento del Climate Wall, una gradinata a Canyonlands e così via… Il più recente però, eccolo qui, è questo.”
Judy prese il contratto, riconoscendo le firme di Aiden Bentley e Dick Barnes.
“È stato il loro ultimo progetto, una nuova ala espositiva del museo di storia naturale.”
Le orecchie di Judy si tesero, ricordando che durante gli interrogatori Barnes aveva accennato a qualcosa di simile.
Cercò di leggere il contratto ma fu costretta a ripassarlo per farselo tradurre.
“Qui dice nuova… ma tecnicamente è un ampliamento, hanno solo esteso i colonnati per ricavare più spazio, l’unica cosa realmente nuova è il lucernario.”
“Di quale ala espositiva si parla?”
“Qui da i dati tecnici: terzo piano, pianta a base circolare…”
Judy si soffermò a riflettere, trascurando le successive misure elencate: il terzo piano era tutto dedicato all’evoluzione dei vertebrati, e l’unica stanza circolare con colonnati che aveva visto, era proprio quella dedicata al pleistocene; solo non ricordava nessun lucernario.
“Sai per caso se ci sono più stanze con queste caratteristiche?” Chiese di scatto interrompendo esposizione del felino.
“…No.” Rispose preso alla sprovvista. “Cioè, non lo so. Non amo particolarmente il museo, tutti quegli scheletri in posa mi fanno impressione.”
“Oh, capisco. Oltre ai dati tecnici c’è qualcosa… non so, di insolito? Hanno magari cambiato la posizione degli espositori o risistemato il sistema d’allarme?”
“È successo qualcosa?” Chiese l’ocelot sospettando che l’agente avesse preso a parlare d’altro.
“C’è stato un furto al museo di recente, proprio al terzo piano in una sala molto simile.”
“Oh.”
“Si, ma forse è solo una coincidenza.”
“Non lo so, mia nonna diceva sempre: Las manchas sobre el pelaje no son nunca casuales.”
“Cioè?”
“Le macchie sulla pelliccia non sono mai casuali.” Tradusse con gran sorriso indicando le macchie sul suo muso. “Comunque no; è chi lavora al museo che si occupa dell’allestimento e visto il lavoro elencato, non vedo perché toccare gli impianti di sicurezza.”
Judy fece solo cenno di conferma, tentando di mascherare il suo scontento.
“Anche se...” Riprese Eduardo. “Gli accordi di pagamento sono stati particolari.”
“Particolari?”
“Sia la richiesta che gli accordi preliminari sono stai esposti alla B.B.A da Zander Orshack, qui indicato come curatore del museo; tuttavia gran parte del pagamento è stato effettuato tramite assegno, firmato da un certo Verron Myers.”
“Ed è starno?”
“No, solo insolito, in questi casi è il curatore che si occupa dell’intera gestione finanziaria, ma in fondo questo Verron potrebbe anche far parte dell’Associazione Musei o enti annessi.”
“Capisco, posso tenere i contratti?”
“Sono fotocopie, puoi farci quello che vuoi, se li lascio qui mi alleggerisco solo il ritorno.”
“Grazie d’avverò, per tutto.” Disse stringendogli forte la zampa.
“Es un placer. Se servissero ancora delle informazioni non esitare a chiamarmi.”
 
Thorley bevve un gran sorso dalla bottiglietta d’acqua, slacciandosi la cravatta gettandola poi nei sedili posteriori.
“Non dico che Eduardo abbia perso tempo, solo che Ulv ha ragione; le indagini al museo erano già in corso quando l’orso ci è scappato con i progetti.”
“Già…” Rispose Judy scontenta bevendo anche lei dalla sua bottiglia. “Senza un viaggio nel tempo non possono certo aver usato i progetti per la rapina.”
“A questo punto cedo non siano le piante del museo ad essere state rubate.” Puntualizzò la tigre sbottonandosi la parte alta dell’uniforme.
“Siamo punto e a capo allora; nessuna pista concreta e nessun indizio su Kepala.”
“Spero che venire qui non si riveli altrettanto inutile. Sto facendo la sauna.”
L’auto fu parcheggiata in uno spiazzo, a qualche prudente metro di distanza da una gigantesca duna che aveva invaso gran parte del parcheggio.
“Se quella cosa mi tocca l’auto non risponderò delle mie azioni.” Commentò la tigre squadrando il grosso accumulo di sabbia.
Judy scese dal veicolo, bevendo un ultimo sorso per poi gettarsi l’acqua restante sulla testa.
Thorley fece lo stesso, smuovendo poi seccato i piccoli sedimenti che si erano già accumulati sul cofano.
Erano all’estremo nord di Sahara Square: dove il paesaggio urbano arginava il meglio possibile la porzione di deserto sabbioso che precedeva il Climate Wall.
L’estesa ed imponente struttura era distante, eppure il rombo delle colossali ventole d’emissione era discretamente percepibile, al contrario della temperatura, che nella zona arrivava a toccare i 45 °C.
“Si può sapere chi siamo venuti a cercare?” Domandò schermandosi istintivamente dal sole.
“Nick ha detto che l’avrei riconosciuto subito, mi a detto solo di essere all’harmattan Wind appena dopo pranzo.”
“Ossia quando fa più caldo! Nicholas ti fa spesso questi giochetti?”
“Credimi se ti dico che gli conviene rigare dritto questa volta.”
“Questa volta?”
“Storia lunga e non ancora ben digerita.”
L’harmattan Wind era un piccolo negozio di antiquariato: il genere di posto che sembra più un museo che un luogo di vendita.
Entrando Thorley scorse un salvifico ventilatore, al quale dedicò tutte le sue attenzioni avvicinando il muso alla leggera brezza.
Judy si guardò attorno; le scaffalature più alte ospitavano vecchi libri polverosi, mentre i ripiani più bassi, tavoli ed espositori erano pieni dei più svariati oggetti: soprammobili dall’aspetto antico, orologi da taschino, un grosso grammofono e delle curiose statuette di animali, dove tra le tante quella di un elefante a quattro braccia suscitò la sua curiosità.
Thorley prese tra le zampe un grosso corno cavo, e capendone l’utilizzo fu quasi tentato di soffiarci dentro.
“La prego di tenere le zampe a posto signore.” Lo rimproverò il cammello al bancone.
“Judy si sporse da dietro un grosso vaso, vedendo l’animale consegnare una rispettabile somma di denaro a un piccolo fennec.
Indossava una maglietta sportiva nera a banda rossa, con piccoli shorts verdi militari e un paio di grossi occhiali da sole sulla fronte.
“Finnick!” Esclamò sorpresa.
La piccola volpe del deserto si giurò come allarmato, per poi assumere un espressione seccata appena riconobbe la coniglietta.
“E tanto che non ci si vede.” Proseguì Judy.
“Non che io vi cerchi. Wilde… è qui?”
“No sono qui con un altro agente.”
Finnick squadrò la grossa tigre che si aggirava tra gli scaffali, intuendo con smorfia che sebbene sembrasse distratto, il suo orecchio era ben puntato su di loro.
“Immagino sia stato Wilde a mandarti qui. Che cosa vuole?”
“Lui niente, sono io che ho bisogno del tuo aiuto.”
“Ah si?” Chiese alzando un sopraciglio. “Cos’è, la volpe ha esaurito i consigli o è stata messa a tacere?”
Thorley si accigliò leggermente, preferendo pensare di aver dato troppo significato a quella frase.
“Siamo sulle tracce di un animale.” Proseguì la coniglietta. “Mi chiedevo se per caso sai nulla di una volpe volante nota come Kepala.”
Finnick scoppiò a ridere, premendosi le zampe sull’addome come se potesse esplodere.
“State cercando Kepala?! Quanto mi dispiace!”
“La conosci?”
“Posso dire di averci parlato; una volta.”
“La conosci si o no?” Intervenne Thorley nettamente più serio della collega.
 Finnick resettò la sua risata. “Vacci piano sbirro, o potrei preferire il silenzio.”
La tigre non rispose, se non con un soffocato ringhio.
“Kepala è un animale di tutt’altra categoria, non è una volpe ma è più furba di molte volpi, puoi passare con lei un’intera giornata e solo alla sera ti accorgi che di lei non sai neppure il nome. Ha fascino, sa quello che vuole e sa come averlo.”
La tigre ruotò gli occhi. “A noi interessano tutt’altri dettagli.”
“Si vede allora che non ascolti; di lei so solo quello che ha voluto farmi sapere, ossia poco e niente.”
“Ma ci hai avuto a che fare no?” Chiese Judy.
“Solo una volta ed è stata lei a trovarmi. Al tempo era interessata ai profitti della mia… attività commerciale.” Disse scambiando una fugace occhiata a Judy. “Poi è sparita, è ho perso un terzo del guadagno mensile.” Ammise riprendendo a sogghignare.
“Non sai proprio nulla? Avrà pure un punto di ritrovo.”
“Coniglietta; la sua casa è l’intera città e lei vola letteralmente da un distretto all’altro. Se la state cercando vi conviene archiviare il caso, sono due anni che si prende gioco di voi. Agenti.”
 
Thorley mosse nervosamente la sabbia sul cofano.
“Stai attento a…”
La tigre imprecò, ritraendo la zampa scottata dalla rovente carrozzeria. “Odio Questo posto e odio essere arrivato qui per nulla!”
Judy si sarebbe espressa diversamente, ma condivideva la stessa frustrazione.
Risalirono nel forno che ormai era l’auto, lasciando la regione estrema del distretto con una guida dettata più dalla rabbia che dal buon senso.
“Sul serio, non so da che parte girarmi.” Ammise la tigre. “Anche andare al museo si è rivelato inutile.”
“Nessuna novità?”
“Magari; per lo più la dottoressa si è ripetuta, di nuovo mi ha solo dato il nome del collezionista che possedeva i totem; un certo Verron qualcosa.”
“Aspetta!” Si drizzò sul sedile. “Verron Myers?!”
“Si Mayers. Perché, lo conosci?”
“No ma…” Mantenne in silenzio per un istante, poi batté le zampe d’improvviso facendo sussultare la tigre. “La nonna di Eduardo ha ragione! Il maculato del pelo non è mai casuale!”
“Judy, hai preso un colpo di sole?”

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Capitolo 18
*** Tracce ***


Distribuito nella zona nord-occidentale del Canal District, Il Docks contava un totale di 17 magazzini affacciati lungo i serpeggianti canali naturali.
Le strutture, alte anche quattri-cinque piani, erano ancora sorrette da palafitte di fondamento in legno, con sovrastruttura in laterizio rosso, segnato dalla continua risalita dell’umidità.
I tetti erano abbelliti con torrette e pinnacoli, visibilmente restaurati ma di nuovo infestati da audaci rampicanti.
Tre erano i canali principali, i più larghi e profondi, anche se la disposizione dei pontili suggeriva che un tempo ci fossero più diramazioni.
Zone morte; così le aveva chiamate Ulv commentando, appena sceso dal’auto, i ristagni torbidi di ciò che restava delle vie secondarie.
Il selciato era freddo e umido, bagnato da una leggera pioggia che obbligava ogni tanto Nick a scrollare lievemente le orecchie.
Entrambi gli agenti erano in borghese: la volpe sfoggiava una camicia lilla, cravatta verde a nodo largo e pantaloni grigi, mentre il lupo portava una maglia cerulea dallo scollo a v, jeans e leggera giacca di ecopelle.
Il piccolo spiazzo che li separava dall’ingresso del magazzino era recintato da un alto muro di mattoni, con un solo cancello d’ingresso dal quale la volpe attirò l’attenzione di un operario.
“Ricordi chi stiamo cercando?”
“Si, si… anche se non vedo il senso di ripetere questa sceneggiata.”
“Ancora? Te l’ho detto, se chiediamo direttamente di lui potremmo allarmare qualche suo eventuale complice, così come l’apparire in divisa; si vago e lascia parlare me.”
“Questo è già il quarto che visitiamo, non passeremo inosservati ancora per molto.”
“Sono tutte ditte private Ulv, perché mai dovrebbero avvisarsi a vicenda? Non siamo del controllo doganale.”
Al cancello sopraggiunse un tapiro in gilet da lavoro, che scrutando dalle inferiate del cancello chiese se ci fosse bisogno del suo aiuto.
“Siamo del Dipartimento di Polizia.” Rispose Nick mostrando la placca da cintura con affisso il distintivo. “Nulla di grave stiamo solo chiedendo informazioni.”
“Oh, questo spezza la routine, in genere ci fanno visita solo quelli della finanza.”
L’operario aprì l’oro il cancello, facendosi seguire all’ingresso.
“Devo farvi chiamare qualcuno in particolare?”
“Ci basta parlare col capo magazziniere.”
Il tapiro fece un veloce cenno di conferma, facendosi seguire nell’interno dell’edificio, passando per una stretta balconata metallica che sormontava le lunghe file di scaffali pieni di scatoloni poggiati su bancali; con altri animali che armeggiavano con terminalini e rumorosi muletti.
Superato il magazzino si ritrovarono nuovamente all’esterno, sulla banchina che dava direttamente sull’ampio canale.
Il tapiro indicò con la punta del naso il suo superiore: un tarchiato orso andino a braccia conserte.
Nick suppose avesse appena finito di rimproverare il piccolo tayra che aveva a lato, visto il suo fulmineo dileguarsi nell’istante stesso in cui l’orso incrociò lo sguardo egli agenti.
“E questi?” Chiese grattandosi il pelo sul collo. “Sono della Sanità Marittima?”
“Del Dipartimento di Polizia.”
L’orso tirò su col naso. “Forte; cosa posso fare per voi?”
“Stiamo cercando un orso” Rispose Nick.
“Che lavori o che abbia lavorato nella zona.” Aggiunse Ulv, valutando troppo sommaria la risposta.
“Un orso eh; piuttosto generico come profilo.”
Ulv guardò velatamente Nick, come a sottolineare quella frase.
Nick fece spallucce. “Non disponiamo di altri indizi, e poi credevo che un orso nella zona pluviale destasse già abbastanza sospetti.”
L’orso emise un bruito seccato. “Voi del centro ragionate sempre per stereotipi, si dia il caso che la mia specie sia tipica delle zone tropicali, tra l’altro abito nella parte alta di Raniforest.”
“Non era mia intenzione offenderla, solo…”
“Solo credeva non ci fossero orsi qui; beh si dia il caso che qui ho avuto modo di lavorare con molte altre specie di orsi.”
“Quindi ci sono anche specie non autoctone?”
“Santo cielo.” Rispose allargando le braccia. “Per lavoro si và ovunque ormai: ho lavorato con grizzly, panda, kodiak e persino un orso polare.”
Nick fece trasparire un sorriso; era convinto di poter escludere ogni complicità dei dipendenti, se questi avessero spontaneamente parlato di lui.
“Sicuro non si tratti di un orso kermode?” Chiese Ulv scambiando uno sguardo complice al collega.
Il capo magazziniere trattenne un commento scortese. “Sono un orso, so riconoscere gli orsi; non era ne un kermode ne un albino. Era un orso polare.”
Il lupo mosse leggermente il capo in segno di fiducia, rivolgendosi poi a Nick. “Non abbiamo idea a quale specie appartenga e visto il guardo sarà meglio avere un profilo generale di tutti gli orsi che hanno lavorato qui di recente.”
“I più recenti sono stati il kodiak e il polare.”
Nick lasciò a Ulv il piacere di trascrivere le inutili informazioni sull’orso kodiak, leggendo nel suo sguardo il chiaro messaggio –Te la farò pagare.
Quando invece venne il turno del orso polare, gli agenti posero le stesse domande ma con molta più attenzione alle risposte.
“Ricorda il nome?”
“Era estero, qualcosa come Morchim, Morshim, insomma qualcosa del genere.”
“Ha lavorato spesso per la vostra ditta?”
“Occasionalmente gli davano un impiego a tempo determinato, fa comodo avere qualcuno che riesca a sostituire un muletto, credo gli servisse arrotondare, non so.”
“È stato visto di recente?”
“Tre settimane fa è venuto a ripresentare richiesta, ma…” D’un tratto l’orso cambiò espressione, voltandosi verso l’altra sponda del canale iniziando a urlare. “Bajo! Non eri tu ad aver visto il polare?!”
“Il cosa!?” Rispose un piccolo ma robusto pudu a torso nudo con spesse corde arrotolate tra le braccia.
“L’orso polare!”
“Ah si! Ieri sera!”
“Fai il giro!” urlò ruotando la zampa. “Vieni qui!”
Il piccolo cervo alto, appena 85 centimetri, passò sopra il canale seguendo uno degli stretti ponti metallici che collegavano i due magazzini al secondo piano, arrivando il più in fretta possibile dal suo superiore.
“Questi sono due agenti di polizia, stanno facendo un paio di domande su i nostri vecchi dipendenti.”
“Sull’orso polare quindi; se lo cercate l’ho visto ieri sera di sfuggita, era in compagnia di un leone senza criniera.”
“Senza crin… si chiamano leonesse idiota!”
“Allora era una femmina enorme!”
“Cosa suona meglio?” Chiese Ulv incerto su cosa scrivere. “Femmina enorme o leone senza criniera?”
“Scrivi femmina enorme senza criniera.” Rispose la volpe
“Giusto… aspetta, questo poi va consegnato nel rapporto.”
“Cancella tutto. Metti solo grosso felino.”
Il lupo corresse gli appunti e prese a parlare col pudu. “Gli ha visti assieme, sa dove sono andati?”
“Giù, di là.” Rispose puntando lo zoccolo in una zona non definita.
“Sei scemo Bajo?” Commentò l’orso. “Di là non c’è niente.”
“Di là dove?” chiese il lupo.
“È la zona estrema del Docks, ci sono solo magazzini abbandonati, non certo un posto da frequentare la sera.”
“Oh suvvia.” Commentò il pudu. “Ci sono un sacco di motivi per appartarsi in coppia.”
L’orso ruotò gli occhi al cielo. “Vai a lavorare è meglio.”
 
“Sembrano buone tracce.” Commentò Thorley sorseggiando un caffè.
“È una conferma, certo.” Rispose il lupo. “Ma dovremo ispezionare tutta la zona abbandonata e non sono esattamente tre vicoli.”
“E dovremmo farlo di notte.” Aggiunse la volpe con finto entusiasmo. “Voi invece, qualche progresso?”
“Il tuo contatto si è rivelato tutt’altro che utile.”
“Hey che ci posso fare. Esistono anche i binari morti.”
“Quindi nessuna idea?” Chiese Ulv.
“Non proprio; Judy ha voluto tornare di nuovo al museo.”
Nick trattene una risata.
“Abbiamo finalmente incontrato il curatore e ci siamo fatti dare qualche altra informazione sulla scene del crimine.”
“Altre? Credevo non ci fosse altro.”
“È quello che pensavo, ma Judy ha voluto cercare a tutti i costi una stanza con un lucernario.”
“Perché?”
“Mi ha accennato qualcosa su dei recenti lavori al museo, ma temo abbia dato per scontato la mia attenzione; fatto sta che l’abbiamo trovata e caso vuole che era proprio la stanza dove è avvenuto il furto.”
“E non ve ne siete accorti?” Domandò Nick con fare incredulo.
“Era incompleta, mancavano ancora due o tre lastre di vetro ed era quindi coperta da uno spesso telo scuro, ecco perché non c’e ne siamo accorti. La stanza non era illuminata dai fari espositivi e non mi sono posto il problema; credevo fosse semplice allestimento.”
“Ok ma cosa implica la presenza del lucernario?” Chiese il lupo.
“Beh se io volassi…” Rispose Nick. “Non mi farei problemi a passare da lì.”
“Ok, ma come possono aver tralasciato questo dettaglio.”
“È quello che ho chiesto.” Riprese la tigre. “Il curatore e ci ha detto che i lavori hanno avuto dei leggeri ritardi, ma per rispettare le scadenze si è dovuto predisporre il tutto per rendere l’ala visitabile.”
“No intendevo come hanno potuto trascurare una vetrata incompleta? È come mettere un grosso cartello con scritto: Derubateci, è facile.”
“Scusa Ulv ma se hai una finestra rotta cosa fai?” Chiese la volpe facendo spallucce “La copri alla meglio e aspetti che ti sostituiscano il vetro; di certo non svuoti casa nell’eventualità che qualcuno entri.”
“Tra l’altro si sapeva che il museo stesse subendo dei lavori, ma i dettagli gli sapevano solo gli operai e i dipendenti del museo.”
“Judy c’aveva  detto che il progetto era stato affidato a Bentley e Barnes, ma il furto è avvenuto prima che rubassero i progetti, le due cose non possono essere collegate.”
“Non ne sarei sicuro.” Sostenne Thorley poggiando entrambi i gomiti sul tavolo. “Al curatore abbiamo chiesto informazioni su di un certo Verron Myers.”
“È chi sarebbe?”
“Il collezionista che ha pagato gran parte dei lavori e che possedeva i totem che sono stati rubati guarda caso nella stessa stanza.”
“Oh.” Si sorprese Ulv. “Immagino sarà il vostro prossimo obbiettivo.”
“Dovrebbe, ma Myers abita a Peakville, nella contea dei cervi.”
“Che è un po’ fuori dalla nostra  giurisdizione.”
“Già, ed è il motivo per cui Judy non e qui.”
Nick cambiò subito espressione. “C’è andata da sola? Ne sarebbe capace.”
“Ma no.”
La coniglietta entrò nella sala ristoro con un paio di documenti tra le zampe; si fece posto vicino a Nick e poggiò le carte sul tavolo. “Ecco è tutto a posto.”
“Tutto cosa?” domandò la volpe già temendo la sua frizzante sicurezza.
“Ho esposto il problema al capitano e lui mi ha assicurato che si accorderà con lo sceriffo locale per permetterci di operare liberamente sul territorio.”
“Scusa ma in questi casi non dovrebbe essere competenza della polizia locale?” chiese la volpe.
“Si, se sessimo dando la caccia a un criminale, ma in questo caso intendiamo solo fare delle domande”.
“È la prassi.” Sostenne La tigre. “È il modo migliore per non creare attriti con le autorità locali, anche se dovremmo sottostare al loro modo di fare.”
“Modo di fare?”
“Peakville è una piccola cittadina e più è piccola più è strana la gente che la abita.”
“Non per niente Judy viene da Bunnyburrow.” Commentò sarcastico Nick, colpendo la collega col gomito.
“Oh, quindi adesso sarei la strana?”

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Capitolo 19
*** Denti a sciabola ***


Thorley sfiorò appena la spalla di Judy, svegliandola dal sonno che la breve colazione al Drive-In e il lungo rettilineo della statale avevano conciliato.
Guardò fuori dal finestrino strofinandosi un occhio, notando appena in tempo l’insegna lignea con in rilievo scritto: Welcome to Peakville.
“Oh siamo arrivati, abbiamo fatto presto.”
“Non c’e mai molto traffico per la zona.”
La cittadina distava circa quattro ore di viaggio da Zootropolis, motivo per cui la tigre aveva insistito sul partire la mattina presto, così da poter disporre del resto della giornata.
A quanto sembrava c’era una sola strada che portava a Peakville; una lunga via asfalta che tagliava attraverso radure e aree di boscaglia poco fitta, sino a scorgere i primi edifici quasi timidi a mostrarsi.
Lì la strada iniziò a diramarsi per le diverse vie urbane, mantenendo però il suo rettilineo fusto che terminava nella piazza principale; dove una fontana centrale non poteva che far proseguire a ritroso i veicoli.
Thorley parcheggiò la sua auto nel piccolo spiazzo accanto a una tavola calda; un veicolo che al dir suo era un modello sportivo: con carrozzeria arancio volutamente alternata da componenti neri.
Scendendo Judy osservò la fontana al centro della piazza: priva di zampilli decorata solo con due sculture di cervi sulle quattro zampe, uno intento ad abbeverarsi e l’altro messo in allerta.
Appena dietro, il più alto edificio della cittadina, c’era la torre dell’orologio, con la cima in mattoni rossi e tetto a cupola verde che proprio in quel momento scampanò le nove e mezza del mattino.
Thorley confronto l’ora con quella del suo cellulare, commentando quanto avesse suonato in anticipo.
Al contrario di Judy, la tigre attirò subito gli sguardi dei passanti.
La coniglietta non si sorprese poi molto, sospettava che la città ospitasse prevalentemente fauna media e a giudicare dalle lepri, cervi e daini che osservavano il grosso felino, aveva ragione.
Avrebbero sicuramente notato anche lei se solo avesse indossato l’uniforme, ma per norme distrettuali entrambi gli agenti erano in borghese, con solo l’equipaggiamento che la legge gli permetteva di portare oltre confine, anche se l’unico armato era Thorley, che portava la pistola nella fondina ascellare preventivamente nascosta sotto il giubbotto.
Anche Judy avrebbe voluto disporre di un arma, ma con sua sorpresa il Dipartimento di Polizia non disponeva ancora di fondine ascellari della sua taglia e presentarsi a Peakville con una pistola alla cintura non era esattamente il modo migliore per passare inosservati.
I due agenti entrarono nella tavola calda per chiedere informazioni e come fuori, Thorley attirò subito gli sguardi dell’anziana volpe seduta al tavolo, due scoiattoli e della giovane lupa cameriera.
“Oh, turisti.” Disse cortese la cameriera poggiando la caraffa di caffè sul bancone. “Nonna, c’è gente, sono pronte le crostate? Vi consiglio quella ai frutti di bosco, è la specialità della casa.”
La tigre declinò l’offerta sorridendo, ma ormai l’anziana proprietaria aveva già poggiato la crostata sul bancone.
“Non urlare Abby, non è educato.”
La cameriera ruotò gli occhi. “…Vi preparo un tavolo, scusate non arrivano spesso turisti. Venite da lontano? Vi fermerete a lungo?”
“Abby…” Rimproverò l’anziana lupa.
“Oh, nonna! sono solo accogliente.”
“Invadente.”
Judy sorrise a entrambe, prendendo posto al tavolo assieme alla tigre che ritrovò l’appetito alla vista del dolce.
“Siamo di Zootropolis.” Rispose la coniglietta. “Volevamo…”
“Zootropolis!” Esclamò la cameriera battendo le zampe. “Pazzesco! Com’è vivere nel Gran Bioma?”
“Abby, non ricominciare.”
“Rassegnati nonna, è solo questione di tempo prima che mi trasferisca in un posto degno di essere chiamato città.”
“Molto tempo tesoro, è nel frattempo ti conviene continuare a lavorare.”
La lupa sbuffò. “Vi porto del caffè? E tu Garth, ne vuoi un altro così da addolcire la tua vita?”
La vecchia volpe rispose con un ringhio.
“Immagino fosse un si.”
Thorley trattene una risata per via della bocca piena; non era abituato all’atmosfera familiare che trasmetteva il posto, cosa che a Judy, in un certo senso, ricordava molto Bunnyburrow.
Il campanello della porta però la distolse dai suoi ricordi, e quella che sembrò essere una piccola cerbiatta entrò nel locale.
“Vicesceriffo Zaytsev.” Salutò la cameriera. “Caffè macchiato con due zollette?”
“Non oggi Abby, ho visto il macchinone qui fuori, immagino che il proprietario non sappia che i parcheggi stanno sul retro.”
Thorley poggiò la tazza di caffè con sguardo colpevole, seguendo i passi del vicesceriffo che gli arrivò di fronte.
Fu allora che Judy notò con sorpresa i due canini a sciabola che le pendevano appena oltre la linea della bocca; non si trattava di un cerbiatto bensì di un moschus siberiano.
Era alta intorno agli 80-90 centimetri, con zampe sottili e manto marrone pomellato, molto più folto sulla linea del dorso, tanto da sporgere dalla maglietta celeste tenuta sotto una giacca nera dalle maniche strette abbinata con Jeans aderenti; dove alla cintura era appesa la stella d’argento con inciso Deputy sheriff.
“Jane Zaytsev.” Strinse rapidamente la zampa ai due animali. “Mi dispiace disturbarvi ma devo chiedervi di spostare il veicolo.”
Thorley finì rapidamente gli ultimi bocconi di crostata, mentre Judy lasciò i soldi sul bancone per seguire immediatamente il vicesceriffo all’esterno.
“Chiedo scusa. Non sapevamo…”
“Nessun problema, mi serviva solo una scusa per farvi uscire; voi siete gli agenti di Zootropolis giusto.”
“Esatto.” Rispose Thorley. “Come ha…”
“Dalla targa dell’auto e dal fatto che non si vedono spesso tigri in zona. Lo sceriffo mi ha avvisata sul vostro arrivo e già mi aspettavo l’insolito, ma onestamente un coniglio poliziotto non l’avrei mai immaginato.”
“Non mi sorprende.” Commentò Judy. “Anche in città inclinano spesso la testa quando mi vedono arrivare.”
Sul muso di Jane si tracciò una linea di sorriso. “Abbiamo qualcosa in comune allora, è difficile essere presi sul serio quando non si ha un aspetto... feroce.”
“Le zanne non aiutano?” Domandò Thorley con forse troppa confidenza.
“Queste?” Rispose guardandolo leggermente compiaciuta. “Le dirò, da cucciola era facile spaventare i bulli ma crescendo hanno perso di fascino; fossero come quelle di mio fratello... più dieci centimetri di zanne ricurve fanno la loro figura.”
“Immagino.” Concluse svelto temendo d’essere stato indiscreto.
“Lo sceriffo mi ha chiesto di assistervi, un modo carino per dire: Jane non fargli fare quello che vogliono. Sapete come funziona no?”
“Qui comandate voi.” Rispose la tigre alzando le braccia come in arresto.
“Tranquilli, detesto la burocrazia come tutto il suo cerimoniale, non intendo esservi d’intralcio.”
“Lei sa perché siamo qui?” Domandò Judy.
“No, è arrivato un fax dal vostro dipartimento, lo sceriffo a bofonchiato qualcosa ed eccovi qui.”
“Oh, allora le spieghiamo noi…”
“Si, ma non qui. Sapete com’è piccola città, immediato giro di notizie. Venite con me, so dove andare.”
 
Con il solo cervo intento a sfogliare un registro, la biblioteca cittadina era il luogo perfetto dove avere una  conversazione privata.
La struttura non era delle più grandi, con una sala di lettura che contava una doppia fila di tre scaffali con sole due scrivanie e un divanetto a tre posti.
I tre animali presero posto al margine della sala: con Jane appoggiata di schiene alla scrivania, Thorley sostenuto dallo scaffale e Judy seduta sull’unica sedia.
“Siamo indagando su un furto avvenuto al Museo di storia naturale di Zootropolis.” Espose la coniglietta. “Sono stati rubati quattro manufatti che appartenevano a un residente della zona: Verron Myers.”
Jane ruotò gli occhi al cielo. “Conosco Myers, la sua villa ingombra la collina più a nord del centro.”
“Villa?” Chiese Thorley. “È il sindaco?”
“Oh no, è solo il riccone di città; più che esserlo preferisce essere amico del sindaco e credo di aver reso l’idea.”
“È uno losco?”
“Thorley.” Commentò Judy nonostante Jane prese a sogghignare.
“Se la maleducazione fosse legalmente perseguibile sarebbe già inpigione. È solo un animale pieno di se, come molti purtroppo.”
“Beh, pieno di se o meno è con lui che vorremmo parlare.”
“E qui vi chiedo il perché? In genere si corre dietro a chi ruba non a chi viene derubato.”
“Certo.” Riprese Judy. “Ma pare che Myers abbia finanziato gran parte dei recenti lavori d’ampliamento del museo e proprio dell’ala dove è avvenuto il furto.”
“Si ok, il suo nome compare due volte, ma non ci vedo nulla di strano; Myers ha spesso di questi affari e non è la prima volta che appoggia i grandi musei.”
“La verità è un’altra.” Puntualizzò la tigre incrociando le braccia. “Chi ha rubato i manufatti è bravo nel non farsi prendere e la mia collega qui non è mammifero che ama stare con le zampe in tasca; se c’è anche l’ombra di una pista ecco che si parte subito per la caccia.”
Judy simulò un colpo di tosse è subito la tigre si corresse.
“Oh si, ricerca, si parte per la ricerca. Scusate.”
“No tranquillo.” Lo rassicurò Jane. “Solo occhio alle parole, chi vive qui non è tanto abituato ai grossi predatori.”
“È possibile parlare con Myers?”
“Certamente solo che…”
“Solo che?”
“È uno bravo a delegare i fastidi, se si vuole parlare con lui bisogna essere terribilmente accondiscendenti.”
Thorley sbuffò. “Non sarà il sindaco, ma si comporta certo come un vero politico.”
 
Contrariamente al resto della cittadina la residenza di Myers sembrava voler mantenere le distante dal resto degli edifici.
Era posta in cima a una collina con il bosco che la circondava tutt’attorno salvo per la piccola radura a fronte che permetteva di osservare tutta Peakville dall’alto.
Jane aveva accennato a come la villa fosse un ingombrante pezzo di storia: una sorta di residenza nobiliare del periodo coloniale o qualcosa del genere; tutte vaghe informazioni che trovarono però conferma nell’istante stesso in cui i due agenti la videro.
La struttura presenta un corpo centrale di due piani leggermente sopraelevato, scandito nella facciata da colonne di ordine gigante decorate con tondi raffiguranti cervi e motivi floreali.
Il cortile era confinato da una muratura in perfetta corrispondenza con le soluzioni della facciata, con una doppia cancellata in ferro nero, dove Jane suonò il moderno campanello voltando poi di scatto il muso verso la telecamera affissa sulla colonnina a fianco della cancellata.
Il cancello scattò senza nessuna risposta interna, permettendo ai tre di attraversare il cortile fino alla breve gradinata d’ingresso.
La grossa porta in legnoscuro si aprì con un insospettata fluidità, facendo intravedere l’atrio d’ingresso elegante quanto l’esterno.
Ad aprire la porta fu un massiccio cinghiale, con spalle squadrate e zampe robuste seppur corte, che si pose nei confronti del vicesceriffo con rigida formalità guardando però Judy e Thorley con improvviso sospetto.
“Rilassati Rod, sono con me. Myers è in casa?”
“Vicesceriffo.” Subentrò un corpulento maiale dalla cute rosata. “Quand’è che mi chiamerà per nome?”
Verron era comparso sfoggiando  uno sbottonato panciotto color senape, pantaloni scuri e camicia bianca, con una sola nota di sfarzo data da un orologio d’oro al polso.
Jane rispose con un forzato sorriso, presentando poi i suoi accompagnatori.
Verron si soffermò maggiormente sulla robusta tigre, quasi non notando la coniglietta sula destra.
“…Sono agenti della polizia di Zootropolis, vorrebbero farle delle domande su ciò che le è stato rubato al Museo di storia naturale.”
“Si tratta dei miei totem?” Grugnì seccato. “È stato uno scandalo! Una mal gestione su tutti i fronti.”
“Vorremmo appunto parlare con lei del furto signor Myers” Prese parola Judy.  “Le sue dichiarazioni potrebbero essere utili per…”
“Immagino non abbiate ancora preso il furfante.”
“Stiamo ancora nel pieno delle indagini.” Sottolineò Thorley non gradendo l’affermazione.
Il suino alzò un sopraciglio. “Immagino; se vi hanno mandati qui e perché saranno alla frutta, in tal caso vedrò di tentare d’esservi utile; ma non ora.”
“Ma signor Myers.” Insistette Judy. “ con il dovuto rispetto, prima ci…”
“In questo momento ho ospiti e col dovuto rispetto nei loro confronti non posso trascurarli. Posso però accontentarvi, non temete; lasciatemi il tempo e potrei gestire le due cose nella prima serata.”
“Prima serata?” Domandò Jane con tono rassegnato. “L’ennesimo ricevimento quindi?”
“Mi farebbe davvero piacere vederla finalmente partecipare vicesceriffo, immagino dovrà accompagnare i nostri due ospiti.”
Jane finse un sorriso. “Dovere.”
“Eccellente; ora se non vi dispiace devo lasciarvi. A stasera.”
Il cinghiale fece per chiudere la porta ma Thorley con inaspettata audacia la trattenne con la zampa.
“Signor Myers, siamo qui per venir incontro a un suo problema, farci perdere tempo non può che danneggiarla.”
Verron si voltò esterrefatto del comportamento e dopo averlo squadrato si rivolse a lui in tono superiore. “Decido io cosa fare del mio tempo e dei miei problemi, agente.”
Thorley aggrottò la fronte e quasi per sfida trattene con ancora più insistenza la porta.
Fu in quell’attimo di contesa che Judy notò qualcosa.
L’atrio d’ingresso portava a uno scalone, dove dai gradini più alti s’era sporta una figura scura.
La coniglietta forzò la vista, escludendo dalla sua mente la discussione in corso, riuscendo a distinguere nella sagoma la testa rossastra di un grande pipistrello.
Le ali erano ripiegate sul corpo e sembravano calare a terra come un ampio mantello nero.  
Cercò di vedere meglio ma Jane invitò Thorley a lasciare la presa e la porta si chiuse.
La tigre emise uno sbuffo molto più simile a un ringhio e Jane schiocco uno zoccolo per richiamarlo all’ordine.
“Non serve a nulla fare così; avevo avvisato sul dover essere accondiscendenti.”
“C’è un limite a tutto; non puo…”
“Può eccome. Non è un sospettato che ha l’obbligo di rispondere alle vostre domande e io non ho alcun motivo per impormi sulla sua decisione.”
“E cosa dovremmo fare? Passare il resto della giornata a fare turismo.”
“Non abbiamo scelta.” Concluse Judy guardando il resto dell’abitazione. “E mi sta bene così, ora ho più di un motivo per voler entrare in questa villa.” 

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Capitolo 20
*** Ostaggio ***


Che Verron Myers fosse benestante, non v’era dubbio.
Il grande atrio quadrato occupava il centro dell’antica villa, accogliendo chi entrava di fronte allo scalone d'onore, ornato di marmi e stucchi di pregiata fattura; dove in cima, spiccava un grande quadro di soggetto mitologico: raffigurante un possente cavallo, con otto zampe e armato di lancia puntata su vinti animali dalle fattezze mostruose.
Thorley ne scattò una foto col cellulare, incurante dei conseguenti sguardi che i pochi invitati già presenti.
Judy s’era poi avvicinata, ricordandogli di non essere in un museo, ma la tigre fece spallucce.
“La invio a Ulv; è roba che a lui interessa.”
Era da tutto il giorno che Judy non vedeva il sorriso della tigre, perché sebbene Jane avesse tentato di tutto per rendere interessante il soggiorno a Peakville , Thorley era sempre stato concentrato sull’orologio, seccato dell’attesa  e impaziente di venir a capo della faccenda.
Verso sera Judy aveva chattato con Nick, venendo per lo più derisa della sua situazione e resa partecipe degli insignificanti progressi dei loro pattugliamenti.
“…Almeno avrà di che distrarsi; Nick mi ha scritto su quanto siano entrambi stufi di girare a vuoto.”
“Non che la nostra situazione sia tanto diversa.”
“Se ho visto giusto non lo sarà.”
“Sei sicura; potrebbe essere un'altra volpe volante.”
“Potrebbe, ma vedo un po’ troppe coincidenze.”
“Terrò gli occhi aperti allora.”
Dall'atrio, i due agenti seguirono Jane, entrando in quella che in origine doveva essere una modesta sala da ballo, ora allestita con numerose teche e ripiani espositivi a custodia di  preziosi reperti e gioielli del passato, esposti con lo stesso riguardo del piccolo rinfresco al centro della stanza; mentre il tutto era sormontato da una volta a padiglione abbellita da bellissimi affreschi; che i commenti di un colto animale suggerirono all’udito di Judy d’essere del 700.
Visto lo spazio disponibile la coniglietta si aspettava molti più invitati, mentre dando una rapida occhiata si potevano contare appena una decina, forse più animali.
“Questa è tutta gente del posto?” Domandò Thorley sorpreso dell’eleganza di alcuni partecipanti.
“No.” Rispose Jane. “la maggior parte viene da fuori: intenditori, collezionisti o investitori; tutta gente che viene di queste cose.”
“Tutto organizzato in un pomeriggio?”
“Potrebbero essere gli ospiti di cui parlava Myers, anche se gli basterebbero due telefonate per organizzare il tutto; tanto la parte fisica la fanno i cinghiali.”
Thorley gli aveva notati subito; disposti sui quattro angoli della stanza, retti nella sorveglianza, silenziosi e scrutatori dei dintorni. “Chi sono, una specie di guardia personale?”
 “Una specie.” Rispose indicando con il muso le teche se non l’intero arredamento. “Tutta questa cianfrusaglia ha un certo valore e Myers non lesina sulla sicurezza.”
“È stato derubato in casa sua?” Chiese Judy.
“No. Credo sia solo paranoico.”
Judy rispose con un cenno, perché sebbene stesse parlando con entrambi la sua attenzione vagava da un lato all’altro della stanza; non si aspettava certo d’urtare per sbaglio la volpe volante, ma la sua presenza non era da escludere.
Jane le sfiorò la spalla; indaco poi con lo sguardo delle ampie corna che svettavano tra gli invitati.
Più alto, Thorley le vide appartenere a un wapiti, che sorseggiava un bicchiere di vino e rideva in una conversazione.
“Quello è il sindaco.” Suggerì il vicesceriffo “Se è qui Myers gli ronzerà sicuramente attorno.”
Ed era così; aggirando una bacheca contenete una zanna d’elefante con tribali incisioni nell’avorio, Myers si distinse accanto al sindaco, sfoggiando un elegante smoking blu dai bordi neri come il papillon.
Jane colse la palla al balzo, presentando i due agenti al Sindaco così da avere una buona scusa per avvicinarsi a Myers.
Il Sindaco sussultò d’impatto trovandosi davanti Thorley, scusandosi subito della reazione confidando che fino ad ora solo le alci gli permettevano di non abbassare il capo in una conversazione.
Ci fu un cordiale scambio di battute sulla taglia, seguite dalle cerimoniali presentazioni e accenni d’interesse del sindaco sulla gestione politica di Zootropolis con velate critiche a Lionheart.
Myers non si dimostrò affatto escluso dalla conversazione e appena vennero citati i leoni insistette nel farsi seguire riprendendo le redini del discorso
Mostrò a tutti orgoglioso il contenuto di una teca: un telo di un materiale simile al cuoio, steso ed illuminato da un faretto sul fondo, cosi da contrastare meglio i segni d’incisione di un tratto ormai consumato.
Il significato era ignoto, ma appena Myers diede l’introduttiva esposizione non solo le attenzioni dei quattro furono catturate.
“È un’antica mappa delle Pride Land.”
“Quanto ti è costata?!” Chiese Sbigottito il sindaco.
“Non molto; l’hanno praticamente regalata a un’asta.”
“È incisa su pelle di bufalo?.” Si avvicinò una capra delle nevi.
“Si, così mi hanno detto.”
“Ecco perché, risale ai primi periodi, quando i confini non erano ancora ben stabiliti; ce ne sono un sacco in giro, tutte diverse.”
Judy ritrasse la testa. “Pelle di bufalo ma…”
La Capra si sistemò gli spessi occhiali sul muso. “Non c’è nulla di stano mia cara. Le Pride Land saranno anche state il primo regno a introdurre leggi che comprendessero prede e predatori, ma le prime soprattutto, riguardavano la regolazione della caccia secondo il così detto Cerchio della vita. Era ancora comune che i predatori cacciassero le prede; anche se ironicamente quest’ultimi le difendevano dalle aggressioni esterne. Curiosa la storia non trova?”
“Eccolo; quando Oream attacca non lo si ferma più; non siamo davanti alla tua cattedra.”
Ci furono delle composte risate, dove gli unici a non parteciparvi furono giusto Jane, Thorley e Judy.
Tutti e tre si scambiarono rapide occhiate, poi il vicesceriffo si avvicinò al fianco di Myers parlando quasi a sussurri.
“Non ho intenzione di trascurare nessuno mia cara.” Rispose con un largo sorriso non ricambiato. “Venite pure.”
 
Superato il salone da ballo, una fuga di stanze conduceva ad una serie di ambienti destinati alla conversazione: molte erano chiuse ma le poche aperte mostravano la conversione da stanza da ricevimento a stanza del gioco da biliardo, studio e biblioteca.
Prima di congedarsi dal ricevimento, il proprietario aveva schioccato lo zoccolo e uno dei cinghiali aveva lasciato la sua postazione per posizionarsi fuori dalla porta del piccolo salotto dove i tre animali furono accolti.
“Si trattava del furto dei miei Totem no?” Suppose distratto Myers accomodato s’una poltrona in tessuto rosso. “Non ho molto da dire, se non lamentarmi ancora dell’assente responsabilità del museo. Cosa volete sapere?”
“Vede, durante le indagini è emerso che lei ha finanziato i lavori d’ampliamento del museo...”
“E con ciò? Non è la prima volta che appoggio il museo di Zootropolis, un ‘iniziativa che certo non azzarderò più a ripetere.”
“In fatto e che sono stati proprio i lavori a facilitare il furto.” Riprese Judy. “Il ladro è passato dai componenti mancanti del lucernario e…”
“Quindi è colpa mia?”
“No, certo che no e…”
“Mia cara agente, io ho pagato i lavori di costruzione, non gli ho supervisionati. Non è certo una mia responsabilità se gli hanno fatti male.”
“Non può negare che sia strano.” Puntualizzò Thorley incrociando le braccia. “Ha esposto i suoi reperti proprio nella stanza che ha finanziato e che a favorito il furto.”
Myers alzò un sopraciglio. “Lei ha idea di quello che sta insinuando? Io sono la parte lesa, la vittima. Il solo appoggio finora è stato il risarcimento del Museo; mi aspettavo che la polizia di Zootropolis sapesse fare il suo lavoro, invece…”
Judy prese immediatamente parola, vedendo i pugni stretti di Thorley. “Siamo qui proprio per fare il nostro lavoro signor Myers. Qualunque dettaglio potrebbe rivelarsi utile per…”
Fu interrotta; il cinghiale appostato fuori si sporse nella stanza. “Signore una telefonata per lei.”
“Non adesso Rod non vedi che…”
“È il compratore.”
Myers ruotò gli occhi. “Mai una tregua. Datemi un minuto.”
Uscì e il cinghiale richiuse la porta, non prima di far intendere ai tre che sarebbe rimasto li a lato.
I tre mammiferi mantennero un attimo di silenzio, poi Jane lo ruppe con un commento che la tigre non prese in simpatia.
“Non si sta rivelando affatto utile.”
“Me ne sono accorto!”
“Thorley calma.” Lo pregò Judy anche se chiaramente seccata.
Jane sospirò. “Temo ci farà aspettare un bel po’, non è la prima volta che mi lascia in questa stanza.”
La tigre trattenne un ringhio, cominciando a camminare avanti e indietro come fosse in gabbia.
Judy lo seguì con lo sguardo, poi si avvicinò alla porta e si allungò per aprirla.
“Dove vai?” La richiamarono entrambi.
“Do un’occhiata in giro.” Sussurrò. “Se Myers è un vicolo cieco cambio strada.”
“Vuoi cercare Kepala da sola?”
“Non posso lasciarti girare in casa d’altri.” Sentenziò Jane severa.
“Sto solo andando in bagno… ma la villa è grande, potrei perdermi.”
Saltò e fece scattare la maniglia, trovando immediatamente oltre lo sguardo del Cinghiale.
“Scusi saprebbe dirmi gentilmente dove sono i servizi?”
Il cinghiale alternò lo sguardo su lei e sui due animali ancora dentro il salotto, esitò un istante nel dubbio, poi indicò forzato la direzione.
Judy lo ringraziò e corse per il corridoio compiaciuta del vincolo della sorveglianza.
Svoltò di fretta l’angolo e appena sola assunse l’atteggiamento più furtivo possibile.
Percorse il corridoio costeggiando le pareti sulle quattro zampe e a ogni possibilità scattava per nascondersi sotto un qualunque mobile d’ornamento o tenda.
Si ripeté più volte, tendendo l’orecchio su tutte le porte che incontrava, fino a che non riconobbe una voce dietro una di esse.
“Sono Myers e non è un buon momento… Ovvio che sono ancora qui!
No, no sembrano avere le idee chiare ma iniziano a fare domande fastidiose…”
La coniglietta si assicurò d’essere sola e si sporse fino a scrutare nella serratura.
Distinse una parte dello smoking di Myers e il filo teso di un telefono fisso.
“…Beh è colpa vostra! Mi avevate fatto delle garanzie; temo vi costerà… Si,si il risarcimento mi è già stato versato… Ovvio, ho già fatto affari con lui sa come finziona… No, non è un problema è già informato sul prezzo… Si, 780 a pezzo; più difficile è stato…”
Judy si sentì sollevare di peso.
Le sue orecchie erano state strette all’attaccatura dallo zoccolo del cinghiale che aveva eluso.
La sollevò fino ad averla in linea con il suo grugno e in quell’instante Judy sferrò a molla un calcio dritto in fronte al suino che la allontanò di scatto facendola oscillare come una bandiera, scrollando poi il muso dal colpo.
Grugnì, serrando lo sguardo sulla piccola agente che prese a forzare lo zoccolo per liberarsi.
Lui la scrollò di nuovo e pesantemente aprì la porta mostrando Judy a Myers come fosse un trofeo.
Il maiale restò sbigottito e immediato schiantò la cornetta del telefono chiudendo la chiamata.
“Stava curiosando in giro signore, l’ho fermata.”
La coniglietta vide gli occhi di Myers sgranato su di lei, vagando poi con lo sguardo in cerca di soluzioni immediate: vedendo un altro cinghiale alle spalle di Myers, usa seconda porta sul lato e l’irraggiungibile arredamento dello studio.
Sulla scrivania però i suoi occhi calarono come attratti da un magnete; all’interno di una piccola valigetta, incastrati nel foam c’erano i quattro totem rubati.
Myers la richiuse immediatamente. “Rod razza di imbecille! Chi tiene d’occhio gli altri due?!”
Al cinghiale si spense la voce e Myers gesticolo furente all’altra guardia di prendere il suo posto, ma questi si bloccò non appena vide il vicesceriffo sulla soglia della porta.
Rob sussultò alla vista di lei e della tigre alle sue spalle e si ritrasse contro la parete con sempre Judy nella zampa.
La corda della tensione si tese nel silenzio, finché Jane non avanzò di due passi. “Conto fino a tre Myers. All’uno voglio una spiegazione, altrimenti al due ti metto le manette e al tre finisci in cella per aggressione.”
“Vicesceriffo, posso spiegare: la sua amica qui stava curiosando, i miei custodi hanno solo fatto il loro…”
“Ha i totem!” Esclamò Judy. “Quelli rubati, li ha in quella valigia!”
La tigre saettò lo sguardo sulla scrivania ma grugnendo Myers schioccò lo zoccolo facendo scattare il cinghiale al suo fianco in carica.
Questi puntò su Jane, ma Thorley si frappose afferrando il cinghiale per le zanne, trattenendo la carica anche se spinto contro la libreria a muro.
Il vicesceriffo balzò in tempo evitando il tutto, estraendo rapida la pistola puntandola dritta su Myers che saltò sul posto.
“Sei in grossi guai Myers! alza le zampe o...”
“O cosa! La tua amica qui e in mano mia.”
“A si, e come pensi di cavartela? Credi di riuscire a farci sparire tutti e tre senza che nessuno si ponga delle domande?”
“Il bosco qui dietro è esteso e quanto può essere difficile incastrare un forestiero.” Disse puntando lo sguardo su Thorley. “Una tigre di Zootropolis tra l’altro: città ormai nota per la recente crisi degli Ululatori notturni; sai quanto sia amico del Sindaco, mi basta devastare un po’ l’ufficio, sacrificare una vetrata e dire che vi ho persi nella notte. Piangeremo tutti la tua scomparsa Jane.”
 Lei rispose accennando un sorriso.“Sei sempre stato un romanziere.” E rapida afferrò la pistola per la canna e la lanciò in faccia al cinghiale che tratteneva Judy, che colpito dalla pesante impugnatura la lasciò cadere.
Judy atterrò sulle quattro zampe e come una molla si lanciò sull’arma caduta, afferrandola, rotolando a terra per poi puntarla sul cinghiale facendo balzi indietro fino ad arrivare al fianco di Jane.
Myers restò esterrefatto e dopo aver imprecato dette un ordine allo stordito sudtode che corse in carica contro le due.
Thorley però che ancora tratteneva il secondo, spinse con tutta la sua forza il suino indietro che travolse il primo.
I due cinghiali ruzzolarono sul tappeto e finalmente la tigre poté estrarre l’arma da sotto il giubbotto e puntarla su i due.
Myers perse il controllo, afferrando la valigetta e spalancando la porta sulla destra.
Jane lanciò le manette a Judy. “Vai! Io chiamo lo Sceriffo!”
La coniglietta corse come risposta e seguì la disordinata corsa di Myers.
Il maiale uscì dal più modesto colonnato della facciata posteriore, correndo nel grande giardino confinato dal bosco ormai nero della sere.
La coniglietta non ebbe difficoltà a raggiungere il fuggitivo, che si trovò l’arma nuovamente puntata contro appena  oltre la discesa della piccola scalinata.
“Posa la valigia e mettiti in ginocchio con le zampe dietro la schiena!”
Myers obbedì esausto dalla corsa, lasciandosi chiudere le manette sui polsi.
“Risponderai allo sceriffo locale e se non vuoi finire alla Corte di giustizia della Contea ti conviene raccontarci tutto quello che sai.”
Myers si alzò muto venendo sospinto a rientrare.
Judy Si chinò senza distogliere lo sguardo dal suino per recuperare la valigetta, ma proprio in quell’istante sentì gravare su di lei del peso.
Si trovò a terra con il muso immerso nell’erba, percependo la pistola sfilarsi dalla zampa e d’improvviso sentirsi di nuovo libera.
Si voltò di scattò, trovando poco lontana da lei la volpe volante.
Era poco più bassa di lei e la luce interna della villa risaltava il pelo marrone rossastro della testa
Più folto sulle spalle, mentre sul lungo muso affusolato si tracciò un sorriso beffardo, accompagnato dal tintinnio di due piercing ad anello sull’orecchio mosso appena.
L’ala destra era leggermente aperta, che richiudendosi poi elegantemente sul corpo dette il tempo a Judy di intravedere sulla membrana il teschio di un bovino tatuato.
“Kepala!” pronunciò a denti stretti.
Lei rise. “Oh cielo, quel nome gira ancora."
Judy si guardò rapidamente attorno in cerca dell’arma, venendo immediatamente derisa.
“È qui in giro Coda di cotone; solo che ormai è buio ti servirebbe una torcia.”
La coniglietta si rialzò sferrandogli un occhiataccia, vedendo subito la valigetta ai piedi di Kepala.
“La vuoi?” chiese ridendo. “Mi dispiace piccola.”
Kepala dispiegò le ampie ali e tenendo la valigetta per le zampe posteriori colpì l’aria elevandosi da terra con un solo colpo d’ala.
Judy corse la distanza che la separava da lei e saltò con tutta la sua energia, afferrando la valigetta riuscendo a far cadere il pipistrello a terra per l’eccessivo peso.
Kepala scoppiò a ridere, trovandosi distesa di schiena per poi colpire Judy in volto con l’artiglio del pollice.
Lei si ritrasse non riuscendo a trattenere la valigetta e venendo poi travolta dalla membrana alare in estensione vide di nuovo Kepala prendere il volo per poi planare in cima al muro di confine del giardino.
“Sei una delusione Myers. ti facevo più organizzato.”
“Non puoi lasciarmi qui!” Urlò. “Se mi sbattono dentro vi rovino tutti!”
Kepala rise. “Non puoi; non sai ne il mio ne il nome di chi mi accompagna, rovinati da solo.”
Judy la vide librarsi per l’ultima volta oltre il muro, fino a che la sua sagoma non si confuse completamente con quella degli alberi.
Si voltò verso Myers più scura della notte e percependo in lontananza le sirene della polizia lo obbligò a camminare ignorando i suoi lamenti.

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Capitolo 21
*** Accordi ***


Jane chiuse la porta appena Thorley spinse l’ultimo dei cinghiali nella cella.
Myers era al centro, muto, stretto tra i suoi bodyguard che faticavano a trovare spazio nella piccola prigione.
Il sindaco gli aveva seguiti nell’immediato, discutendo animatamente con lo sceriffo con l’attonita espressione uguale a quella di tutti gli invitati che dovettero assistere all’ufficializzazione dell’arresto nella sala da ballo.
“Fa male?” Domandò la tigre avvicinandosi a Judy. “Vuoi che…”
“È appena un graffio, tranquillo.” Lo rassicurò pettinandosi il pelo cerando di nascondere il sottile taglio appena sopra il sopraciglio. “Mi fa più male aver lasciato scappare Kepala.”
“È stata colpa mia.” Intervenne Jane. “Non avrei dovuto lasciarti andare da sola.”
“Ma avevate due cinghiali da tenere a bada.”
“Erano a terra, Thorley poteva tenerli sotto tiro; avrei potuto seguirti.”
Lo sceriffo delegò le ansie del sindaco a uno dei suoi agenti; entrando nella piccola zona detentiva accompagnato dal ritmico scalpitio dei suoi zoccoli.
Era un robusto cavallo bianco dai crini biondi, abbigliato della sua uniforme beige spezzata da cinta e cravatta nera e dalla stella doro affissa sul petto.
Guardò rapidamente i due agenti di Zootropolis per poi rivolgersi alla sua assistente come se non avesse seguito per niente il sindaco.
“Jane quante volte ti ho detto di concentrati più su cos’hai ottenuto e non su cosa potevi ottenere?”
“Molte signore.”
“Bene e basta colpevolizzarvi; tutti voi avete fatto un buon lavoro.”
Sorrise a tutti i presenti, persino a Myers, al quale dedicò un tono beffardo. “Che dire… situazione imbarazzante.”
“Taglia corto Max, sai bene che qualunque cauzione per me non è un problema! ” Rispose il suino accennando un sorriso compiaciuto.”
“Lo so.”
“Ti conviene collaborare se vuoi almeno mantenere un briciolo di dignità.” Intervenne Jane. “Ormai sappiamo abbastanza della tua truffa a Zootropolis, non lasciare a noi il piacere di chiudere il cerchio.”
“Sai come funziona no.” Riprese lo sceriffo. “Ci toccherebbe ispezionare tutta la tua bella villa e visto i tuoi apparenti traffici potrei anche decidere di confiscare tutta la tua collezione come prova.”
Myers sgranò gli occhi.
“Quanto ti piacerebbe tornare in una casa vuota?”
“Non puoi!”
“Posso eccome e se la trattengo abbastanza allungo potrei anche venderla all’asta della polizia.”
“Barbaro! Non hai idea del valore di…”
“Infatti, potrei praticamente regalarla.”
Myers distolse lo sguardo, riuscendo solo a scontrarsi col petto di uno dei cinghiali.
“Vuota il sacco.” Sentenziò Jane.
“Va bene, va bene!” Sbottò allentandosi il papillon. “È stata una proposta allettante, un modo per fare soldi!”
“Come se gli mancassero.” Commentò Thorley non esattamente a bassa voce.
“Una proposta di chi?” Intervenne Judy.
“Un tizio di Zootropolis.”
“Il nome Myers.” Precisò lo sceriffo.
“Non lo so! In questi affari non ci si scambiano spesso i nomi.”
“Sembri piuttosto esperto di questi affari Myers.” Puntualizzò Jane. “Mi chiedo quanti pezzi della tua collezione abbiano ora una provenienza legale.”
“Sei un trafficante d’arte?” chiese severo lo sceriffo.
“Io un traf… come osi!”
“Lo sentita sa.” Riprese secca Judy. “Al telefono; ha parlato di qualcuno con cui ha già fatto affari in passato, qualcuno già informato sui prezzi.”
Thorley assunse un fare compiaciuto. “Gia… in fondo si proporre una truffa solo a un truffatore.”
“Confessa!” Tuonò lo sceriffo. “Hai inscenato il furto per farti risarcire dal museo e per far sparire la merce rubata ti sei accordato col mercato nero così da guadagnarci ancora!”
“Che schifo!” Commentò Jane. “Chissà quante volte hai usato questa tattica.”
“Indagherò su tutti i tuoi possessi stai sicuro.” Concluse il cavallo reclinando le orecchie all’indietro e ti consiglio di crearti degli attenuanti quando andrai in tribunale; voglio un discorso chiaro è completo.”
Myers si schiuse nel silenzio per un istante; poi stringendo lo zoccolo su una delle sbarre iniziò esposizione.
“Si, ho finanziato gran parte dei lavori d’ampliamento al museo di Zootropolis, ma è stato prima che mi contattassero; ho ricevuto una telefonata, un rappresentante dell’Iceberg…”
“Frena!” Esclamò Thorley. “Sei in affari con l’Iceberg?!”
“Sciocco da parte tua chiederlo, se l’affare passa per Zootropolis e inevitabile che cada nelle loro zampe.”
“Lascialo continuare.” Disse Judy anch’essa sorpresa mentre annotava il più possibile sul taccuino.
“Mi garantì una grossa fetta dei guadagni, io dovevo solo acconsentire il furto e trattenere la merce fino al giorno dello scambio.”
“Kepala era qui per questo?”
“La volpe volante? Quella sfacciata! So che ha partecipato al furto, è l’unica con cui ho avuto accordi diretti.”
“Perché volevano vendere i totem? Cosa intendono farci?”
“Non era di mio interesse, mi importava solo la paga ma ora…”
“Ora?”
“Ora voglio rovinarli tutti! Quel maledetto pipistrello e chiunque ci sia attorno, loro mi hanno rovinato! Loro devono pagare!”
Judy abbasso il taccuino, guardando Myers seria e severa. “Su una cosa Kepala ha ragione sa; alla fine e stato lei a rovinarsi da solo.”
Myers la squadrò serrando le zampe sulle sbarre e quasi per rimprovero lo sceriffo sbuffò nella sua direzione.
Thorley invece si dimostrò curioso: avanzò di due passi, piegandosi sulle ginocchia, arrivando a filo con lo sguardo del suino. “Vuoi rovinarli? Come pensi di fare?”
“Oh, io non farò niente, lo farete voi. So dove avverrà lo scambio.”
Judy scattò accanto alla tigre. “Come?!”
“Conosco chi effettuerà lo scambio e per rispettare i piani ho dovuto informarlo sul luogo in cui i totem saranno portati.”
“Dove! Perché non l’ha detto subito!”
“Perché prima voglio delle garanzie.” Rispose quasi sibilante accennando uno sguardo allo sceriffo.
“Che cosa vuoi?” Rispose corrugando fronte e muso.
“Una gestione locale e per l’eventuale condanna gradirei i domiciliari.”
“Cosa ti fa credere che abbiamo bisogno del tuo aiuto.” Commentò la tigre schifato dell’accordo.
“Beh, lo scambio avverrà questa notte, oltre a sapere luogo e orario potrei anche chiamare chi si occupa del trasporto e farlo ritardare, dandovi il tempo di… non so… arrestarli tutti?.”
Sia Judy che Thorley si scambiarono uno sguardo.
“È chi si occupa dello scambio?”
“Di lui so solo che è una iena; si fa chiamare Jicho.”
“No!” Escalmò Il vicesceriffo. “Non scenderemo ad alcun compromesso!”
“Jane.” Commentò il cavallo guardando poi la piccola coniglietta.
Judy cercò di mettere assieme tutti i pezzi a sua disposizione. “C’è… c’è troppa pianificazione in questa storia; temo ci sia sotto qualcosa di grosso.”
“Va bene Myers.” Confermò lo sceriffo “Risolveremo la faccenda nel mio ufficio, ma non aspettarti ulteriori agi.”
“Ma signore!” Esclamò Jane allargando le braccia. “Non possiamo dargliela vinta! Se davvero tratta col mercato nero…”
“In quel caso sarà sufficiente arrestare chi effettua lo scambio; si hanno più informazioni da chi traffica che da chi acquista; riguardo a Myers indagheremo su i suoi presupposti traffici e risponderà per ciascuno di essi, solo…” Rivolse lo sguardo al maiale. “…Mi assicurerò che in pochi lo verranno a sapere.”
Jane incrociò le braccia in assoluto dissenso. “Non so come tu possa convivere con tutto questo Myers.”
“Sono solo affari.” Rispose secco.
“Allora rispettali!” Tuonò la tigre inacidito come Jane dalla situazione. “Dicci tutto!”
“Come vuole agente. Lo scambio avverrà a Zootropolis nel vecchio porto del Canal District.”
“Il Docks!” Esclamò la coniglietta battendo una zampa sul braccio della tigre.
“La zona è grande, dove?”
“Il magazzino più a nord, su Kapok Street; posso farvi guadagnare un ora; vi conviene correre.”
Thorley strinse i pugni e sebbene ancora frustrato dell’accordo si costrinse a seguire Judy fuori dall’ufficio dello sceriffo.
Jane gli raggiunse sulla soglia, non per niente soddisfatta ma speranzosa nei risultati.
“Vi prego, prendeteli tutti.”
“Faremo il possibile.” Assicurò Judy. “Grazie di tutto, d’avvero; vorrei avere più tempo per ricambiare.”
“Recupereremo; ora sbrigatevi.”
 
“Non possiamo essere più sbrigativi?”
“E tralasciare qualcosa?”
“Ulv non c’e niente, sono ore che non c’è niente.”
“Mi sto divertendo quanto te Nicholas, ma non possiamo fare altro.”
“Quanto ci manca?”
“La parte alta e i due magazzini più a est.”
La volpe sbuffò, lasciando fuggire lo sguardo oltre il finestrino dell’auto di pattuglia.
Gli edifici circostanti erano ormai sagome scure, nascoste dalla notte inoltrata e dalla sottile nebbia che risaliva dai canali.
D’un tratto, a infrangere il silenzio, il cellulare di Nick prese a intonare l’immortale canzone di Gazelle, animando l’atmosfera con una colonna sonore per niente affine.
“Non dovresti almeno tenerlo in silenzioso?”
“Perché? Hai paura che Niente ci senta?”
Il lupo ruotò gli occhi. “Rispondi almeno.”
Nick sogghignò, rallegrato che sullo schermo era comparsa la scritta Coniglietta ottusa.
Si portò all’orecchio il cellulare lanciando una conclusiva occhiata beffarda al lupo.“Posso parlare o devo sussurrare?”
Ulv sospirò rassegnato.
“Hey Carotina, cosa mi racconti?”
“No Nick, vorrei ma non abbiamo tempo.”
La volpe raddrizzò il busto cambiando subito espressione e tono. “È successo qualcosa?”
“Più che qualcosa; ma no abbiamo tempo ascoltami bene. Era una truffa. Il proprietario dei totem ha simulato il furto per poi rivendere il tutto al mercato nero.”
“Un classico; quindi è stato lui a…”
“Non è finita; c’era di mezzo Kepala, lei è riuscita a scappare con i totem e starà sicuramente tornando in città.”
“Ok ma noi cosa…”
La volpe senti in sottofondo la voce di frettolosa di Thorley e subito Judy riprese.
“…Si ok. Ascolta Nick, Ulv e li con te?”
“Si è qui; ma continuo a non…”
“Metti in vivavoce.”
Nick tolse il telefono con sguardo confuso, suscitando l’attenzione di Ulv.
“Che succede?”
“Non lo so.”
“Mi sentite?” Riprese la coniglietta con voce udibile a entrambi.
“Si, forte e chiaro.”
“Bene in breve : Sappiamo dove Kepala porterà i totem per lo scambio.”
“Scambio?” Chiese Ulv.
“Vi spiegheremo tutto appena arriviamo; fatevi trovare nei pressi del magazzino più a nord su Kapok Street; noi arriveremo tra… tre, quattro ore; voi tenete d’occhio l’area e avvisateci se vedete qualcosa di sospetto.”
“Tre quattro ore?”
Lo scambio dovrebbe effettuarsi intorno all’una, forse l’una e mezza di questa notte; faremo il più in fretta possibile.”
“Dobbiamo avvisare la centrale? Richiedere rinforzi?”
“Non subito; Le informazioni non vengono esattamente da fonte affidabile, prima verifichiamo e appena abbiamo conferma chiamiamo la centrale.”
“Informateli almeno sul nostro rientro.” Aggiunse Thorley. “E sottolineate a Clawhauser di non trascurare le comunicazioni che seguiranno.”
“Ok; non ci ho capito molto ma faremo come dite; ci mancava giusto quella zona da pattugliare.”
“Per l’appunto Nick.” Precisò Judy. “È riemersa l’Iceberg.”
“Battuta formulata male Carotina.”
“No Nick sono seria: l’Iceberg, il Docks… non escludo che potremmo trovare anche l’orso che state cercando.”
Nick e Ulv si scambiarono uno sguardo.
“…Ok… allora andiamo.”
“Bene ma state… state attenti.”
“Judy?”
“Non prendete iniziative.” Intervenne Thorley. “Aspettateci.”
“Si… capito.”
Nick chiuse la chiamata e i due agenti si trovarono di nuovo in silenzio; una breve pausa per i loro pensieri.
“Cosa ne pensi?” Chiese Nick.
“Non lo so… ma ho un brutto presentimento.” 

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Capitolo 22
*** Ferino ***


L’orecchio di Ulv curvò leggermente appena prima del suo muso; una grossa auto a fari spenti aveva appena parcheggiato sul margine di Kapok Street.
Il cellulare di Nick vibrò e subito la volpe rassicurò il collega mostrandogli il messaggio di Judy:
-Siamo arrivati.
Il lupo fece un cenno ma attese fino a riconoscere la tigre uscire dal veicolo in penombra.
Judy saltò giù appena dopo, guardandosi attorno fino a che Nick non si sporse, gesticolando la loro posizione.
Volpe e lupo lasciarono la volante nascosta in un vicolo, raggiungendoli a metà strada sotto un pallido lampione.
“Ho letto il tuo messaggio Ulv; visto nient’altro?”
“No.” Rispose alla tigre. “C’è passata davanti, credo non ci abbia visto; ha proseguito dritto ma non siamo riusciti a vedere se e dove si è fermata.”
“Era un auto?” Chiese Judy.
“Un Furgone.” Rispose Nick. “Del genere che si affitta; è passato a luci spente, per questo ci è sembrato sospetto.”
“Potrebbe essere il corriere di Myers, ma ci aveva garantito un’ora di vantaggio; voi invece l’avete visto mezzora fa no?”
Ulv confermò col capo.
“Non mi fido di quel maiale.” Commentò la tigre. “Potrebbe averci preso in giro.”
“Se così fosse dobbiamo sbrigarci; non voglio perdere quest’occasione.”
“La centrale da si noi?”
“Ho fatto come hai detto Thor.” Rassicurò il lupo. “Sanno del vostro rientro e posizione; ci hanno segnalato due pattuglie a Tujunga e al Maymarket, su richiesta ci daranno appoggio.”
“Bene; voglio le spalle coperte questa volta.”
“Avete visto il magazzino?”
“Solo a distanza, è al termine della strada, sullo svincolo con Banana Lane; sembra strutturato in due parti, separate da uno dei canali principali.”
“A collegarli c’è un ponte e dei vecchi sovrapassaggi nei piani superiori.” Specificò Nick.
“Visto qualcuno?” Chiese Judy.
“Nessuno da fuori; ma era prima che vedessimo il furgone.”
“Ok; vediamo come muoverci.”
 
Il magazzino era visibilmente abbandonato: molte delle finestre erano murate o chiuse da assi di legno, mentre i muri mostravano un laterizio sconnesso e trascurato, infestato da rampicanti che sembravano il reale sostegno della struttura.
L’arrugginito cancello del cortile  presentava affisso un valido avviso: Edificio pericolante; ma a suscitare più interesse fu la lucida catena tranciata a terra.
“Qui è entrato qualcuno.” Sussurrò Judy. “È stato usato un tronca bulloni.”
“Entriamo da qui?” Chiese Ulv.
“Si, ma credo sia meglio agire in due gruppi.” Ripose Thorley.
“Dividerci, sei sicuro?”
“È più prudente: Il furgone mi suggerisce un carico pesante quindi escluderei i piani alti; se due di noi passano sopra possono coprire dall’alto gli altri che agiscono a terra.”
“Usando i sovrapassaggi?.” Aggiunse Judy. “Può funzionare.”
“Ok… come ci disponiamo?”
“Judy non è armata, quindi andrà con Nicolas e passeranno sopra: sono più leggeri e faranno meno rumore. Io e te invece passiamo da sotto.”
Nick indicò i due foderi alla cintura, chiedendo a Judy cosa preferisse.
“Passami la spara narcotici, la tua pistola ha un diverso calibro e voglio essere precisa.”
“Come stiamo a dardi?” Chiese la tigre.
Ulv estrasse la sua arma, mostrando al collega il dardo a setole rosse specifico per animali di grossa taglia. “Eravamo pronti per l’orso.”
Thorley sorrise al collega, facendo poi immediato segnale a tutti di procedere.
Si separarono appena entrati, superando il portone d’ingresso e seguendo le indicazioni della tigre di procedere oltre il canale, Judy e Nick salirono prudentemente una scaletta metallica segnata qua e la da ristagni e ruggine.
Gli interni erano bui: con liane di rampicanti che pendevano dalle finestre su pareti trasudanti d’umidità come il metallo, che si lamentava ad ogni loro passo e per prudenza Judy suggerì a Nick di camminargli a distanza, per non causare cedimenti.
La stretta gradinata gli portò al primo piano: un ripiano a balconata che sormontava gli scaffali vuoti del piano terra; permettendo ai due di vedere Ulv e Thorley procedere furtivi di scaffale in scaffale, riuscendo a distinguere il lupo voltarsi e suggerirgli con la zampa di proseguire.
Un ponte ad arco collegava le banchine dei due magazzini, scavalcando il profondo canale che dalla balconata del primo piano sembrava un inquietante baratro.
Nick si sporse appena, visionando con sospetto lo stretto ponte in metallo che avrebbero dovuto superare.
“Non sembra messo bene.”
“O di qua o si torna indietro.”
“Posso farlo?”
Judy ruotò gli occhi. “Vado prima io, tu seguimi, ma non subito.”
La coniglietta iniziò l’attraversava, scorgendo dall’alto Thorley e Ulv attraversare il ponte tenendosi quatti lungo il parapetto.
“Nick vieni.”
“Si, si arrivo, tu va avanti.”
La volpe camminò lentamente, tenendo il muso rigido sulla facciata dell’edificio di fronte.
D’improvviso il metallo stridette sotto una delle sue zampe e di colpo Nick scattò in avanti a pelo rizzo arrivando addosso a Judy già dall’altra parte.
“Nick!”
“Cosa? Non è successo niente.”
“Infatti.”
L’altro lato apparve diverso: oltre la balconata d’ingresso si apriva un corridoio con diverse stanze sui lati, dove quasi tutte le porte erano state rimosse ma stranamente in alcune stanze c’era ancora una parvenza d’arredamento.
“Dobbiamo andare avanti? Ulv e…”
“Nick guarda.” La coniglietta indicò il pavimento polveroso. “Impronte.”
“Grosse impronte.” Aggiunse la volpe.
“Vanno in quella stanza, diamo un occhiata.”
“Ma…”
“Una rapida occhiata.”
Una vecchia scrivania era abbandonata di sbieco con la sola compagnia di un appendi abiti steso a terra.
Le orme sembravano aver percorso la stanza più volte e solo al’ultimo Judy di accorse che non erano tutte uguali. “Sembrano esserci orme di due animali diversi, ma non riesco a…”
“Carotina, guarda qui.”
Judy lo raggiunse di fronte alla scrivania e appena si allungò per vedere cosa la volpe indicasse restò sorpresa.
Steso sulla superficie vagamente ripulita c’era un grande foglio blu.
“Ti ricorda qualcosa?” chiese ironica la volpe.
“È un blueprint! Che sia, no… è il progetto rubato dalla casa di Bentley, guarda i bordi, sono imbarcati dall’acqua… si, sono quelli che l’orso polare ha rubato!”
Judy saltò sul tavolo cercando di vedere cosa ci fosse disegnato.
“Che cos’è?”
“Non lo so, sembra tutto un groviglio di corridoi… no tubi.”
“Una rete fognaria?”
“No, non capisco la scala ma sembrano enormi, troppo tortuosi per una linea metropolitana. Poi c’è… questo.” Disse indicando una crossa forma centrale: sezionata, con altri dettagli incomprensibili e diverse cifre disseminate qua e la senza un apparente significato.
“È queste?” Chiese la volpe in tono sospetto. “Non sembrano parte del disegno.”
Judy osservò le tre rosse X tracciate a penna indicate dal collega, tutte attorno alla grande forma centrale. “Cosa significano?”
“Niente di buono presumo.”
La coniglietta prese il cellulare e scattò una foto all’itero foglio.
“Cosa fai?”
“La invio a Eduardo, lavora alla B.B.A., ne saprà sicuramente più di noi. Portiamo via il foglio meglio...”
L’orecchio di Nick si torse d’un tratto verso la porta e rapido afferrò Judy per il braccio e la trascinò con sé dietro la scrivania.
Sentirono dei pesanti passi avvicinarsi e la coniglietta, seppur trattenuta, riuscì a sporgersi appena oltre il mobile per poi ritrarsi riconoscendo l’orso polare entrare nella stanza.
Mor bofonchiò qualche lamentela e come infastidito da diversi giorni, arrotolò il foglio e se lo mise sottobraccio.
Judy aveva già pronta la spara dardi, ma Nick gli posò sopra la zampa suggerendogli di aspettare.
L’orso si bloccò.
Ispirò rapidamente col naso per poi starnutire sonoramente.
“Questa polvere!” borbottò uscendo.
Nick trattenne la fremente collega e solo quando fu certo d’essere al sicuro la lasciò.
“Dobbiamo seguirlo.”
“A distanza Carotina, vediamo cosa fa.”
 
“Saranno sopra di noi?” Chiese Ulv scrutando inutilmente l’alto soffitto.
“Certo, non ti preoccupare.” Rispose la tigre “Non c’è nessun’altro di sopra.”
Entrambi erano inginocchiati a terra contro uno scaffale.
Thorley si guardava ripetutamente attorno e ad ogni sua certezza faceva segno al lupo di seguirlo allo scaffale successivo.
“Thor siamo troppo lenti, così ci impiegheremo una vita.”
“Vuoi forse correre alla ceca per poi magari inciampare nell’orso?”
“Dico solo di costeggiare il muro, è tutto in ombra possiamo…”
La tigre lo afferrò per la schiena e lo tirò a se contro il petto.
Il lupo fece per protestare ma Torley lo zittì.
Sopra di loro un’ampia sagoma nera calò dal soffitto e atterrò con leggero tonfo, abbastanza lontano da convincere Thorley a lasciare il compagno e sporgersi con lui da dietro lo scaffale.
Atterrando la sagoma sollevò una notevole nuvola di polvere che diradandosi identificò le ali in richiusa e le lunghe orecchie appuntite di Kepala.
La volpe volante si voltò verso l’alto, seguendo i passi dell’orso polare che incerto aveva preso a scendere una scaletta.
“Sta perdendo la pazienza e sai come va a finire.” Enunciò Kepala seccata.
“Non posso farci niente; dev’esserci stato un ritardo.”
“Qui è qualcun altro ad aver avuto un ritardo.”
L’orso strinse i pugni, emettendo un ringhio lieve ma incisivo.
“E la tua risposta a tutto? Risponderai allo stesso modo quando ti chiederà della nave? Chissà come potrebbe prenderla, se sai nuotare dubito ti spinga nel canale.”
“Sei coinvolta quanto me Kepala.”
“No tesoro. Contattare quel maiale è stata una tua idea, avevi assicurato un profilo basso e invece...
Lui sarà ormai in galera e per poco non ci finivo anch’io!”
“Non potevo aspettarmi che la polizia arrivasse fin li.”
“Il punto è questo; non vi siete aspettati nulla. È dalla morte di quel panda rosso che tutto ha iniziato ad andare a rotoli.”
“È stato…”
“Un imprevisto? No, un colossale errore che ha allertato tutto il dipartimento di polizia! Vi farei un applauso, ma implicherebbe un minimo di stima.”
Mor sospirò seccato, procedendo avanti come a voler sfuggire alla predica.
“Affari tuoi.” Puntualizzò Kepala indicando la soglia di un corridoio. “Quando quello arriva io non aprirò bocca.”
Tigre e lupo li seguirono con lo sguardo, fino a che non svoltarono dietro un pilastro.
“Se questa parte è come la prima stanno andando sulla banchina.” Suppose Thorley paragonando le due parti del magazzino.
“Thor, ma hai sentito?”
“Si… a quanto pare Judy aveva più che ragione.”
“Non solo quello; hanno parlato di un terzo animale.” Disse scrutando l’ingresso del corridoio indicato da Kepala.
“Forse il corriere?”
“No… hanno parlato di una nave, questo spiega la scelta di un porto; c’è qualcun altro qui.”
“Ulv, no.” Commentò fermo la tigre vedendo fin troppo bene l’interesse del lupo.
“Vuoi forse andare avanti con qualcuno che potrebbe arrivarci alle spalle?”
“Fa andare me.”
“Senza offesa ma ti vedrebbe subito e salterebbe tutto, se scopro almeno di che animale si tratta possiamo organizzarci di conseguenza. Tu resta qui, io vado e torno.”
“Ulv.” Pronunciò la tigre a denti stretti non appena il lupo scattò furtivo verso il corridoio; si mise contro la parete e rapido scomparve nell’ombra.
Thorley si guardò nervosamente intorno, passando ripetutamente dallo svincolo preso da Kepala e Mor al corridoio dove Ulv era appena sparito.
“Dannazione.” Sussurrò serrando i pugni.
 
Judy e Nick avevano seguito l’orso a distanza, fino a che non discese una scala.
Sporti, l’avevano visto discutere con Kepala ma per rispettare il piano scelsero di non scendere.
“Thorley e Ulv saranno più avanti?” Chiese Nick incerto.
“Non gli ho visti; ma non possiamo agire senza di loro. Andiamo avanti.”
Seguirono parallelamente la direzione presa da Kepala e Mor, fino a trovarsi di fronte una sudicia vetrata che dava sulla banchina sottostante.
Uno dei vetri era sfondato e assicurandosi di evitare i frammenti a terra i due agenti si avvicinarono quel che bastava per vedere.
L’orso polare teneva ancora arrotolato il foglio sotto braccio mentre Kepala riapparve portando con se la valigetta che Judy riconobbe immediatamente.
“Li ci sono i totem.” Informò il compagno.
Mor guardò l’orologio al polso, poi alzò di scatto il muso lungo il canale: un’imbarcazione simile a un piccolo rimorchiatore si fece strada annunciato da un lieve borbottio del motore.
Una iena uscì dalla timoniera e raggiunto il ponte lanciò una grossa fune sulla banchina.
Mor l’afferrò, annodandola alla colonna d’ormeggio con inaspettata esperienza.
“Myers aveva parlato di una iena.” Sussurrò Judy. “È sicuramente il corriere.”
La iena indossava una logora tenuta da pescatore che quasi sembrò sul punto si strapparsi quando distese a terra la rampa d’imbarco.
“Era ora!” Si lamentò l’orso aiutandolo a posizionare la rampa.
“Perché, non era questo l’orario prefissato?”
Kepala si nascose il muso sotto un ala. “Santo cielo…”
“Sai già tutto no?” domandò l’orso.
“Si.” Rispose svogliata la iena. “3.148 bucks; se sono tutti e quattro.”
“Ci sono tutti.” Confermò Kepala.
Judy si morse le labbra. “Stanno per fare lo scambio… dove sono Thorley e Ulv.”
 
Il corridoio procedeva dritto, con tre diverse porte sul lato destro, comunicanti tutte con la stessa stanza, vista l’uguale targhetta ancora appesa con inciso Zona sgombero merci.
Ulv superò prudente le prime due, concentrandosi sull’ultima socchiusa.
Si avvicinò e amplificato dal silenzio captò un suono, molto simile a una notifica del cellulare.
Si sporse appena e davanti a una vetrata, illuminata all’esterno dalle lontane luci urbane, distinse la grande sagoma del busto di un animale.
Pareva mostrargli la schiena e i riflessi sui bordi del capo suggerirono la presenza di pelliccia.
Osservò i suoi arti muoversi leggermente con un fugace colpo di luce sfuggirgli all’altezza dell’avambraccio; intuì stesse scrivendo col telefono.
Ulv però si sorprese della stazza, ricordava un leone ma decisamente più grosso e privo di un’apparente criniera.
Si ricordò allora della testimonianza dell’operario in uno dei loro primi sopraluoghi nel Docks: un grosso leone senza criniera che accompagnava l’orso polare; non ci diede peso al tempo e dovette pentirsene.
Si guardò alle spalle assicurandosi di avere la ritirata libera ma quando riportò lo sguardo nella stanza la sagoma era sparita.
Avvertì il battito accelerare e posando la zampa sul manico della pistola indietreggiò.
Voltandosi però la porta alle sue spalle si apri d’improvviso.
L’anta lo coprì alla vista di ciò che ne uscì e sempre di schiene Ulv vide solo un tratto di quello stesso animale avvolto in un lungo impermeabile scuro.
Fece un rapido passo per nascondersi dietro l’anta ma l’orecchio del felino curvò.
Le orecchie del lupo si ripiegarono sulla testa e lentamente la cosa gli scivolò tra le gambe.
Quello che ora lo osservava era un animale che Ulv non aveva mai visto.
Era più alto di Thorley, più robusto, con pelliccia varia sui toni del’ocra con quasi impercettibili e corte striature scure sul muso e un pelo più folto tutto attorno al collo.
Ulv estrasse la pistola ma in immediata risposta il grosso felino gli sferrò una zampata tale da disarmarlo e spingerlo a lato.
Si voltò mostrando i denti in istintiva risposta ma il muso gli fu serrato con la stessa zampa e obbligato a indietreggiare contro la parete.
Il felino strinse con più forza e lentamente spostò e premette l’alluce sul naso del lupo, impedendogli di respirare.
Con le zampe Ulv cerco di calciare e ferire il braccio dell’aggressore che incurante teneva fisso il giallo opaco dei suoi occhi su quelli socchiusi dell’agente.
All’ultimo Ulv strinse il pugno e con tutta la suo forza colpi il grosso naso dell’animale.
Questi si ritrasse immediato, stringendosi la zampa sul muso, mente Ulv si liberò traendo un grande respiro.
Si mise quatto e scivolò sulle quattro zampe in fuga ma avvertì una presa alla caviglia e venne trascinato indietro.
Il felino lo afferrò per l’uniforme e come se non pesasse nulla lo lanciò con forza contro il muro facendolo guaire.
Ulv cadde di fianco e ispirando si strinse con forza la spalla con la zampa.
Il grosso animale lo rigirò col piede, si chinò e di nuovo gli serrò fauci e narici.
Ulv fece di tutto per liberarsi ma su di lui gravava un peso ben oltre la sua forza.
Di scatto però lo sguardo dell’aggressore saettò a lato e con violento tonfo fu colpito da un montante sganciato da Thorley.
La tigre scavalco il compagno a terra frapponendosi divaricando leggermente le gambe e serrando i pugni in posizione di guardia, mente l’avversario si riassestò in piedi rispondendo con un pugno.
La tigre alzò leggermente la spalla sinistra e con pugno parò il colpo all’altezza del mento rispondendo all’offesa con un diretto del destro che colpì il pieno volto del felino.
L’animale indietreggiò di due passi premendosi la mascella e digrignando un ringhio estese il braccio sfoderando gli artigli.
Thorley ruppe la guardia e indietreggiò evitando il fendente che si impigliò nel colletto del giubbotto strappandone una parte.
Ulv si rialzò col busto e vide il grosso felino calare una doppia offesa con gli artigli sul compagno.
La tigre scattò in avanti e afferrò entrambi i polsi trattenendo l’attacco.
I due felini erano muso a muso, entrambi con le orecchie reclinate e le fauci in mostra; ma quasi subito il volto di Thorley si fece più sofferente, con i muscoli gonfi e le braccia tremanti a indice di una forza avversaria superiore.
“Ulv, Ulv!” Esclamò sottosforzo. “Sparagli!”
Il lupo recuperò la pistola a terra e sebbene la spalla gli inflisse un’intensa  fitta la puntò sul nemico.
L’animale lo vide e con sforzo riuscì a inclinare Thorley abbastanza da usarlo come scudo.
Ulv ritrasse immediatamente l’arma ma tempestivo sfoderò la spara dardi e mentalmente rassicurato di poter al massimo sedare il compagno, riuscì a prendere una mira ottimale e a colpire l’aggressore.
La spalla colpita dal dardo sussultò e consapevole dell’esito il grosso felino ritrasse le zampe e ruggendo spinse la testa di Thorley contro la parete, superandolo, spostando pure il lupo di peso per poi correre goffamente l’ungo il corridoio.
Thorley si rialzò con la zampa sulla tempia e ansimante si voltò immediatamente verso il lupo. “Ulv… stai… stai bene?”
Il lupo era girato. “Dov’è?! L’ho colpito… dovrebbe essere steso a terra!”
“Hai… hai visto quanto era… era grosso…”
Ulv si voltò scioccato. “Cos’era?!”
“So cos’è… chiama la centrale.”

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Capitolo 23
*** Specie ***


L’orso polare sollevò una grande cassa di legno dalla stiva del piccolo rimorchiatore e Kepala la osservò, quasi fosse insoddisfatta. “Cosa c’è dentro?”
“Non lo so.” Rispose l’orso.
“Dovresti imparare a fare più domande sai.”
“E tu a farne di meno.”
La volpe volante digrignò e sollevò la valigetta da terra.
Judy, dall’alto della balconata strinse i pugni; “Ok, non posso più aspettare.” Sentenziò sfoderando la spara narcotici.
“Sei impazzita?” Rimproverò Nick.
“Non possiamo restare a guardare, se non li fermiamo ora sarà stato tutto inutile.”
“Quindi vuoi scendere e chiedergli gentilmente di smetterla e consegnarsi? Quelli o se la filano o ci saltano addosso.”
“L’orso lo sediamo per primo.” Insistette togliendo la sicura dall’arma. “La iena può fuggire solo venendoci incontro o saltando nel canale; in ogni caso non andrà lontano.”
“E la volpe volante?”
Judy espirò seccata. “Meglio perderne uno che tre.”
Il cellulare di Nick vivrò nella sua tasca e la volpe trattene la collega fino a ruotare lo schermo mostrando un messaggio di Ulv.
-Non muovetevi. Restate nascosti.
Judy alzò lo sguardo, condividendo la stessa perplessità della volpe.
D’un tratto un tonfo attirò la loro attenzione e nel voltarsi i due distinsero qualcuno appoggiato pesantemente a un pilastro.
Le orecchie di Nick caddero all’indietro assieme a quelle di Judy.
“Nick… cos… cos’è?”
Lui rispose con una rigida negazione col muso, mentre osservava quel grosso felino sostenersi a fatica contro la colonna.
L’orso polare appoggiò la cassa a terra e gli si avvicinò, mentre Kepala ritrasse la valigetta dalla iena. “Cos’è successo?”
L’animale spinse indietro l’orso e ansimando si strappò il dardo dalla spalla e lo lanciò a terra.
Kepala ne riconobbe la fattura e puntò il muso sull’orso. “Sbirri?!”
“Impossibile.” Sentenziò Mor. “Avrebbe dovuto avvisarci…”
“La cassa razza d’idiota!” Tuonò affannato il felino. “Sgomberate tutto!”
Mor corse verso la cassa, la prese e il più svelto possibile la portò via.
Judy ispirò drizzandosi in piedi, strinse l’arma tra le zampe e rapida corse via da Nick prima che potesse afferrarla.
“Carot… Judy! Judy, torna subito qui!” Disse trattenendosi dal’urlare.
La iena indietreggiò di due passi. “Cosa… cosa sta succedendo? Chi è quello?”
“Non ti interessa.” Rispose secca Kepala facendo scivolare la valigetta a terra. “Prendi la tua roba e vattene.”
“Tu… razza di…” Ansimò il felino. “Ti sei fatta seguire!”
“Quanti sono? Cosa sono?”
“un Lupo… una tigre.”
“C’era una tigre, ma era assieme a un coniglio; non sono....”
Il felino ruggì; facendo indietreggiare Kepala di un passo.
Judy saltò gli ultimi gradini e corse verso la banchina con l’arma pronta, ma prima che potesse svoltare l’angolo Nick la afferrò dal fianco e scivolò con lei sul pavimento andando contro uno scaffale.
Il Felino drizzò la testa e fiutò l’aria, mentre Kepla mosse le orecchie nella direzione del rumore.
L’animale si sostenne pesantemente in piedi e sentendo i suoi passi avvicinarsi Nick strinse la coniglietta a se tenendogli la bocca chiusa; avvolgendola d’istinto con la coda.
la vaga ombra dell’animale si dipinse sul pavimento e Judy percepì il cuore della volpe battergli contro la schiena come fosse un allarme.
Serrò gli occhi e sentì un tonfo.
Ruotò il capo per ripararsi ma avvertì solo le braccia di Nick stingerla ancora più forte.
Riaprì gli occhi e vide Nick in una muta apnea con gli occhi sgranati e voltandosi si irrigidì, vedendo la nuca del felino stesa a terra.
L’animale aveva ceduto al farmaco ed era caduto al suolo dandogli le spalle.
Kepala imprecò. “Moroskim! Veloce, portalo via!”
Si sentì l’orso arrivare di corsa e la testa del felino fu trascinata oltre l’occhio dei due agenti.
Kepala gesticolò con le ali e la iene corse sulla rapa per rimuovere la corda d’ormeggio, ma una volta chinato drizzò muso e orecchie avvertendo le sirene della polizia.
Judy notò i riflessi rossi e blu filtrare dalle finestre e dopo aver scambiato un’occhiata al compagno, entrambi balzarono in piedi.
Kepala si voltò trovandosi l’arma di Judy alle spalle, mentre Nick la superò di corsa puntando la pistola sulla iena che sussultando alzò le zampe in immediata risposta.
La volpe scrutò rapidamente i dintorni, distinguendo in penombra Mor allontanarsi reggere il felino; mentre Judy teneva serrato lo sguardo su Kepala.
L’espressione della volpe volante scivolò dalla sorpresa a un lungo sorriso. “Setole rosse? La dose potrebbe uccidermi.”
La sicurezza sul volto della coniglietta si incrinò; si trovava ora con un colpo impossibile da sferrare.
Nick estrasse le manette, ma prima che potesse voltarsi verso Judy due violenti colpi rimbombarono nell'edificio.
Al terzo, il portone ad ante scorrevoli del magazzino di deformò e il corno di un rinoceronte fece breccia all'animale che ne forzò l’apertura abbastanza da far scivolare dentro un lupo e due coyote armati di taser.
Judy si voltò appena, noncuranza che Kepala sfruttò per estendere le ali.
Nick richiamò la compagna ma immediatamente dopo la volpe volante si sollevò in aria disperdendo polvere.
Judy saltò il più energicamente possibile ma Kepala era già fuori portata.
Gli altri agenti gli arrivarono ai fianchi e anche se inutilmente puntarono i taser in alto, dove la sagoma del pipistrello era ormai un ombra del soffitto.
Judy colpì il pavimento con la zampa, mentre i tre agenti accorsi si disposero in cerchio tutt'attorno.
Il rinoceronte sopraggiunse assieme al capitano Bogo che tempestivo si rivolse a Judy.
“Dov'è il ligre.”
La coniglietta lo guardò confusa. “Li… ligre?”
Bogo sbuffò e guardò Nick indicare la direzione presa dall'orso polare.
“Krumpanski, vagli dietro con Feralzier! Hogan, Shawtail aggirategli da fuori!”
Il rinoceronte corse seguito dal lupo, mentre i due coyote si divisero passando ai lati esterni.
Il Bufalo mantenne alta la guardia e seguendo Nick terminare l’arresto della iena parlò sbrigativo a Judy. “Andersson e Striped?”
“Erano con noi, ma gli abbiamo persi di vista.”
Bogo indicò con lo zoccolo e la coniglietta scattò immediata rientrando del magazzino.
Superò tre file di scaffali fino a distinguere i due venirgli incontro lentamente.
Il lupo zoppicava e si stringeva una spalla, mentre la tigre lo sosteneva accompagnando ogni suo passo.
“Ulv, santo cielo, stai bene?!”
Lui forzò un sorriso. “Più o meno.”
“È stato…”
“Il ligre.” Rispose Thorley ancora teso. “Voi invece?”
“Tutto bene. Il capitano è arrivato con i rinforzi.”
La tigre sospirò e si sedette a terra appoggiando il lupo sul suo fianco.
Nick sopraggiunse di corsa e visionò le condizioni dei compagni notando pure lo strappo sul cappotto di Thorley. “È stato lui? Diamine, vi ha preso di sorpresa?”
“No…” Rispose il lupo. “È stata colpa mia, sono stato… incauto.”
“Non fare più un’azione del genere da solo!” Rimproverò la tigre. “Sono quasi morto quando ti ho sentito guaire.”
Ulv abbassò le orecchie e Judy lo osservò farlo: come se la critica della tigre fosse rivolta pure a lei.
Si voltò e vide Nick guardarla con la stessa severità, per poi sospirare e distogliere lo sguardo.
Lei gli si accostò e gli strinse la zampa come se avesse già inteso tutto.
 
“Hanno preso un furgone appena sotto Banana Lane.”
“Le telecamere stradali?” Sbuffò il bufalo percorrendo l’atrio della centrale di polizia.
“Stiamo controllando signore.” Rispose un leone. “Abbiamo già disposto dei blocchi a Tujunga e Bromeliad Sreet ma sono per lo più pattuglie della zona, non un vero e proprio blocco.”
“Meglio di niente; un furgone non ha altre strade per rientrare nel centro, chiuso il Canal District ci basterà restringere il perimetro.”
Un ippopotamo accorse nella conversazione con un porta-blocchi. “Capitano, le identificazioni: l’orso polare, identificato dall'agente Wilde è Moroskim OshkùJ, mentre la volpe volante corrispondente al profilo di Kepala, ma riguardo al terzo animale…”
“Qui non troverete nulla.” Rispose secco il Capitano. “Servono i registri federali del T.U.S.K.”
“T.U.S.K.? Ma…” domandò Judy che teneva l’orecchio teso sulla discussione.
La volpe seduta accanto a lei fischiò. “Roba seria.”
“Cosa c’entra il T.U.S.K?”
“Non lo so Carotina; ma se il caso passa ai federali avremmo sicuramente meno da lavorare.”
“Nick…”
Thorley varcò le porte girevoli, raggiungendo i due agenti seduti sulle sedie d’attesa nell'atrio.
“Allora?” Chiese Judy.
“Ulv starà da me questa notte; avrei voluto portarlo dai suoi ma ha fatto storie e non me la sentivo di lasciarlo a casa da solo. Non sembra grave ma preferisco portarlo comunque in ospedale domani mattina.”
“Cioè tra poco.” Commentò ironico Nick guardando l’orologio.
“Si sa qualcosa?”
“Stanno setacciando la zona, ma per ora nulla.” Rispose Judy. “La iena è in cella in attesa d’essere interrogata; mentre qui si da di matto per le identificazioni.”
“Immagino per via del ligre.”
“Perché tanta agitazione?”
“Sai cos'è un ligre?”
“Si… o meglio lo so ora; non immaginavo ci fossero… Cioè sapevo dell’esistenza degli…”
“Incroci?” Completò la volpe.
“Nick… non è un buon modo per…”
“Il termine corretto sarebbe Ibridi.” Commentò la tigre. “Anche se ormai anche questa parola suona come insulto.”
“Ma perché?”
“È complicato; per c’erti aspetti è un… fenomeno nuovo.”
“E come gran parte delle cose nuove è soggetta a pesante discriminazione.” Criticò Nick storcendo il naso.
“È per questo viene citato il T.U.S.K.?”
“Solo per via della diversa classificazione.”
“Diversa?”
“Beh… alcuni ibridi… non sono nemmeno riconosciuti come specie.”
“Cosa! Ma…”
“Te l’ho detto… è complicato.”

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Capitolo 24
*** Ligre ***


Era convinta che non sarebbe riuscita a dormire quella notte, eppure si svegliò appena in tempo per prendere la metro mezzora dopo mezzogiorno.
Arrivò a Savana centrale sulla soglia del ritardo del turno pomeridiano, ma non se ne preoccupò; diede una pensierosa occhiata alla facciata del dipartimento di polizia per poi voltarsi verso il municipio.
L’alto palazzo svettava tra gli edifici del centro nel suo design sagomato in curve di arenaria bianca poggiate sulla larga base dell’atrio d’ingresso, dove al posto della copertura una fontana ricreava una cascata a due salti che riempiva una vasca circondata dal verde.
Judy passò oltre l’arcata d’ingresso sotto il vigile sguardo di due ufficiali preposti alla sorveglianza, entrando nell’ampio atrio allestito più come una gigantesca sala d’attesa.
In centro una ruota di  terminali touch-screen erogava ticket al continuo flusso di animali che attendeva poi sulle file di sedie in attesa della comparsa del proprio numero sui display sopra gli sportelli corrispondenti alle diverse mansioni e indirizzamento.
La coniglietta raggiunse uno dei sportelli informativi, dove l’addetto rispose annoiato alle sue domande nonostante ne vedesse solo le orecchie emergere da oltre il bancone.
La coniglietta dovette quindi farsi spazio sull’ascensore con altri animali fino agli ultimi piani, dove la massa diramò nel lungo corridoio verso svariati uffici.
Judy dovette fare attenzione non solo al via vai di mammiferi ben più grossi di lei, ma anche ai piccoli topi che spingevano carrellini pieni di buste su personali percorsi tracciati sul pavimento che sparivano all’interno di cunicoli nei battiscopa.
Raggiunse la piccola segreteria preposta al piano dove l’agente espresse le sue esigenze all’alce con le corna piene di postit.
“Ho un appuntamento col sindaco per conto del capitano Bogo, ho qui…”
L’alce si staccò un postit dal corno senza nemmeno guardare il foglio esposto da Judy. “Si, l’una e quindici… dovrebbe rientrare a momenti, la prego di sedersi e attendere; verrà fatta chiamare.”
La coniglietta si sedette sul divano di fronte alla porta dell’ufficio del sindaco, a pochi posti da un leopardo delle nevi.
Era seria, tanto quanto il suo abbigliamento, dove l’unico colpo di luce era un fregio applicato sul taschino della giacca, raffigurante la stilizzazione di una testa d’elefante.
Judy la salutò cortesemente, ricevendo in risposta solo un fugace sguardo e il silenzio.
Attese qualche minuto, poi un insolito accorpamento di mammiferi avanzò assediante attorno al leone che Judy distinse subito come Lionhear.
“Signor sindaco, signor sindaco, ha un piano per la crescita demografica ovina?”
“Ho il piacere di annunciarvi che stiamo per provvedere a una… transumanza di riordinamento.”
“Sindaco, il rischio zecche sta aumentando.”
“Commenti sulle dichiarazioni della Swinton?”
“Cos’ha da dire ai giovani conigli che rischiano di restare senza lavoro?”
“Che più il tempo passa più c’è un mucchio da fare per tutti.”
“I residenti di Rainforest hanno chiesto maggiori precipitazioni, lei cosa ne pensa?”
“Signor sindaco, analisi recenti dimostrano che il 15% dei letarghi è disturbato dalla staticità climatica dei diversi habitat, esistono soluzioni?”
“Crede che la recente crisi degli Ululatori notturni influirà negativamente sugli esiti del’imminente campagna elettorale?”
“Signori vi prego…” Sostenne Lionhear con carismatico sorriso mentre due agenti della sicurezza bloccavano l’avanzata dei giornalisti. “…Non dovete avere tutte queste preoccupazioni, Zootropolis è una città perfettamente stabile.”
“Ma signor sindaco.”
“Basta con le domande prego.”
Da dietro Lionhear sbucò svelta un’esile gazzella con in mano un’agenda. “Signore…”
“Non ora Spekei, ho un’intera fauna da gestire.”
“L’ufficiale della T.U.S.K. è qui per l’appuntamento.”
“…Sanno quanto lavoro d’uro ma a loro cosa gliene importa.” commentò distratto pettinandosi la criniera.
“Sindaco.”
“Ho capito! Fallo accomodare.”
Lionhear entrò nel suo ufficio e immediatamente dopo la gazzella fece un cenno, facendo alzare il leopardo delle nevi che seguì il leone.
Judy esitò un istante, ma prima che la gazzella potesse chiudere la porta attirò la sua attenzione, mostrando il foglio che da tutto il giorno aveva tra le zampe.
“Ha mandato lei?”
“Si, devo…”
“Entri allora.”
Lionhear era alla scrivania, con sfondo un arco di vetrata che dava sul centro di Downtown.
Appena la vide il leone si alzò sul posto. “Agente Hoops piacere di rivederla in circostanze meno restrittive.” Sorrise imbarazzato chinandosi per stringerle la zampa. “Nessun rancore spero.” Sussurrò mantenendo il sorriso.
“No… certo che no signore.”
“Ne ero certo; questa città ha proprio bisogno di animali come lei.”
Il leopardo simulò un colpo di tosse e il leone si rassettò la cravatta e riprese posto sulla poltrone.
“Lei… è un agente federale?” chiese Judy con lieve rigidità.
“Divisione coordinativa della T.U.S.K.” Rispose rapida per poi rivolgersi al sindaco. “Ci è stata inoltrata richiesta di fornire dati di identificazione su mammiferi ibridi a supporto investigativo del dipartimento competente. Questa è una lista contenente i cento esemplari di ligre; in allegato troverà un modulo cha dovrà firmare, attestando che lei è l’ufficiale in carica al dipartimento di polizia entrate ora in possesso di precitata documentazione a scopo unicamente investigativo; l’abuso o la diffusione di tali informazioni sarà soggetto a sanzioni.” 
Il sindaco visionò il modulo rapidamente e apparendo quasi seccato firmò dove richiesto.
“Signor sindaco.” Aggiunse poi l’ufficiale con tono che parve al di fuori del consueto cerimoniale. “Lei è consapevole che la città di Zootropolis ha il più alto tasso di Ibridazione?”
Il leone rispose come se la domanda lo infastidisse. “che posso farci, ogni tanto ne capitano di queste… cose.”
L’ufficiale non commentò e riprese il modulo firmato.
Lionhear richiuse il fascicolo con la lista e lo porse a Judy, ma venne subito richiamato.
“Può ritirarlo solo l’ufficiale a capo del dipartimento e il…”
“Ho una delega.” La interruppe Judy porgendogli il foglio. “Attesta che sono uno degli agenti assegnati all’indagine.”
“Molto bene.”
“Questa è una lista dei ligre residenti a zootropolis?”
“No; di tutti i ligre esistenti; i residenti sono evidenziati.”
“Appena un centinaio? in tutto il mondo?”
Il leopardo non rispose; accennò un saluto a entrambi e uscì dall’ufficio lasciando Judy incerta.
“Signor sindaco… posso permettermi?”
“Faccia pure.”
“Perché tanta… burocrazia per appena cento aniamli?”
“Non è solo per i ligre, penso riguardi tutti gli ibridi. Sulla questione Zootropolis e sotto l’occhio della T.U.S.K. da anni; fortunatamente e un caso molto raro, ma fatto sta che ogni volta che ne nasce uno l’anagrafe da di matto e intervengono quelli della T.U.S.K. per tutela e registrazione.”
“Tutela…”
“Non amo espormi sulla faccenda, è delicata; ma personalmente non capirò mai cosa spinga un leone a… frequentare un altro felino.”
 
“Non non c’è, o meglio sta interrogando la Iena che avete arrestato la notte scorsa.”
“Il capitano?”
“Si, si.” Rispose Clawhauser. “Gli è andata male, il capitano sa essere al quanto persuasivo; vuoi che gli dica di raggiungerti appena ha finito?”
“No, grazie Benjamin mi arrangio da sola.”
“Ho saputo quello che è successo, brutta storia, soprattutto per Andersson… un ligre poi; neanche sapevo c’è ne fossero a Zootropolis.”
“Gia… nemmeno io.”
“Tutto bene Judy?”
“Oh si, non preoccuparti e solo che il caso mi dà da pensare.”
“Capisco, con tutto quello che c’è stato dietro immagino.”
Judy salutò il ghepardo e salì fino alla sua scrivania, dove poggiò il grigio fascicolo e si abbandonò ai pensieri.
Rigirò un paio di volte sulle sedia e a ogni giro il suo occhio cadeva su quella lista, su quella grigia cartella con sopra impresso lo stemma a forma di testa d’elefante, con in torno l’acronimo esteso a cerchio: Tank Urban Sciences knowledge.
Si fermò, dritta di fronte al monitor del computer e digitò una semplice parola sul motore di ricerca: Ligre.
Su sfondo bianco comparvero diversi collegamenti: definizioni da più enciclopedie, una fila di immagini, un’analisi del termine; tutti risultati scacciati dalla rotella del mouse.
Una scritta però le bloccò il dito; un titolo inserito tra i primi risultati; palese, nonostante ciò che manifestava.
-Non salvate il ligre.
Judy lo selezionò, arrivando a una lungo testo scritto preceduto da un video che mostrava in angolo il logo di un canale che non aveva mai visto.
Estrasse gli auricolari dal cassetto e fece partire la riproduzione.
La risoluzione non era ottima, il che face intuire si trattasse di un vecchio canale televisivo, ma ciò nonostante si distingueva bene il presentatore che interloquiva con due animali seduti su poltrone messe l’una di fronte l’altra
“…Per l’argomento abbiamo questa sera in studio il professor Usman Gessner, esperto di biologia evolutiva e il sociologo Max Comte venuto direttamente da Liondon. Professor Gessner cosa ne pensa della  nuova specie comparsa in quest’ultimo decennio?”
Il tasso seduto sulla sinistra congiunse le zampe sotto il mento. “In anzi tutto ci tengo a precisare che Il ligre non è ufficialmente riconosciuto come specie e difficilmente potrà mai esserlo; ibridi del genere non esistono in natura: leoni e tigri provengono da areali diversi e in un contesto biogeografico non ci sarebbe mai potuta essere interazione tra le specie.”
“Ha perfettamente ragione.” Intervenne il koala seduto a destra. “Ma lei prende come riferimento un mondo che ha smesso di evolversi. Oggi distanze come quelle degli oceani sono facilmente sormontabili, non siamo più vincolati nei nostri vecchi areali; l’interazione tra specie diverse e una normale conseguenza del progresso.”
“Sono il primo a sostenere il progresso signor Comte; Ma come esperto non posso che avvertire su queste estreme interazioni: gli ibridi hanno una possibilità maggiore di nascere con difetti genetici.”
“Ma quanto questi difetti siano diffusi non è ancora chiaro.”
“Proprio perché ibridi del genere non sono mai esistiti; essendo recenti gli scienziati non hanno avuto modo di studiarli.”
“Piuttosto si può dire che la comunità scientifica non ha dimostrato interesse; sbagliando nel non sensibilizzare la popolazione che ancora si sciocca quando ne viene a conoscenza.  È un caso raro ma possibile, nel caso del ligre se una tigre e un leone passano molto tempo assieme in un contesto scolastico o lavorativo e normale che...”
“Leoni e tigri sono separati da sette milioni di anni di evoluzione!”
“Ma restano comunque parenti stretti.”
“Ma i figli non contribuiscono alla diversità genetica e non hanno alcun valore in termini di continuità. Città come la nascente Zootropolis non possono che incoraggiare il fenomeno e far nascere animali che non rappresentano la normalità manda un messaggio confuso in termini educativi.”
“Educativi! Considera forse questi animali uno sbaglio?!”
“Un ibrido è figlio di irresponsabili! Non riesco a pensare ad alcuna giustificazione per l'esistenza di un ligre o di un tigone!”
“Qui si va oltre il razzismo, si entra nello specismo! Non le permetto di attribuzione di un diverso valore e status morale agli animali unicamente in base alla loro specie di appartenenza!”
Judy sussultò; avvertendo la vampa di Nick sulla spalla.
Stoppò il video e si tolse gli auricolari. “Nick, mi hai spaventata.”
“Più o meno di ieri notte?”
“Non c’è molto da scherzare Nick…”
“Ma farlo su quel poco aiuta; e da ieri notte che ti vedo giù, speravo di rivederti fastidiosamente attiva come al solito; c’è qualcosa che ti preoccupa?”
“Non saprei da dove iniziare: quello che è successo al Docks, a Ulv, questo ligre, Kepala, l’orso polare, quella cassa, il cosa vogliono fare e ora…”
“Hey, Hey…” Sussurrò la volpe stringendogli le spalle. “Un salto alla volta coniglietta. Teniamo buono quello che sappiamo, il resto verrà di conseguenza; sappiamo chi è l’orso polare e conosciamo Kepala, riguardo al ligre…”
“Sono andata dal sindaco come ha detto il capitano. Ho una lista completa.”
“Visto, tutto si mettèrà assieme; tu riesci sempre a mettere tutto insieme.”
“E tu a tirarmi sempre su di morale.” Concluse sorridendogli.
 
“Sicuro di farcela?”
“Non è rotta.” Insistette Ulv allargando le braccia, ma nel farlo richiuse immediatamente l’arto destro contro il busto stringendo lo sguado.”
Thorley scattò di fronte a lui. “Ulv! Stai…”
Il lupo scoppiò a ridere. “Ti sto prendo in giro.”
“E io sto per prenderti a pugni!” Esclamò esterrefatto spingendolo leggermente indietro.
Judy li salutò da sopra le gradinate, scendendole rapida con Nick poco dietro.
“Tutto bene Ulv?”
“Mi è andata bene.” Disse allargando il colo dell’uniforme lasciando intravedere il tutore alla spalla. “I dottori mi hanno fatto un paio di lastre e discusso di una possibile lussazione; avreste dovuto vedere il muso di Thor alla parola lussazione.”
La tigre borbottò alzando gli occhi al cielo.
“Ma alla fina mi hanno solo messo un tutore per riabilitarmi con le solite raccomandazioni: non forzare la spalla non caderci sopra eccetera. Voi invece?”
“Io ho passato la mattinata nell’ozio.” Rispose Nick compiaciuto. “Carotina invece e stata sequestrata dal governo perché ha visto troppe cose.”
Judy sbuffò. “Mi e stata solo data in consegna una lista."
“Ma della T.U.S.K.” Commento Thorley vedendo il fascicolo. “È qualcosa che possiamo toccare ho finiamo in carcere se ci proviamo?”
“Lavoriamo tutti al caso no? Non ci sono problemi.”
I quattro occuparono un tavolino nella sala ristoro dove tra il via vai di agenti la Coniglietta apri la cartella.
“Certo che farlo qui…” Commento Ulv.
Judy sospirò seccata. “Sono solo un centinaio di nomi e dati anagrafici.”
“Uh, potrebbe piacermi questo tuo lato anarchico Carotina.”
“Aspetta.” Intervenne la tigre. “Hai detto un centinaio?”
“A quanto pare hanno raggruppato i ligre di tutto il mondo in una sola lista, ma almeno hanno avuto la cortesia di evidenziare i residenti a Zootropolis.”
“Quanti sono?”
“Tre.” Rispose estraendo le schede. “Tutti maschi e residenti in città: Hogan Kubwa, 41 anni residente a Sahara Square; Apao Meji 35 anni di Savana centrale e in fine Kramer Ndomba 24 anni residente a Rainforest.”
Su ogni scheda era abbinata una foto e subito Ulv ne indicò una.
“Escluderei questo Hogan. Non gli ho visto tutte queste cicatrici sul muso.”
Torley confermò col capo. “Gli altri due non saprei, sono molto simili.”
“Bene da tre siamo già a due, è incoraggiante.”
“Ma cosa gli è successo?” commentò a bassa voce Judy vedendo le numerose cicatrici sul muso dell’animale scartato.
“Non mi piace giudicare dall’aspetto.” Commentò Nick. “Ma potrebbe aver aggredito qualcuno che si è difeso.”
“O il contrario…” Aggiunse la tigre.
“Thor?” Chiese il lupo vedendolo il collega stringere il pugno.
La tigre sospirò. “Due anni fa c’è stato un caso… riguardante uno zebrallo.”
“Zebrallo?”
“Un incr… un ibrido fra cavallo e zebra. Aveva tredici anni, subiva quotidianamente bullismo a scuola e da quel che ricordo la famiglia di sua madre non ha mai accettato il matrimonio dei genitori e quindi neppure il figlio… in breve il cucciolo non ha retto e… si è tolto la vita.”
Judy abbassò le orecchie e si chiuse le zampe sul muso, mentre Nick digrignò serrando i pugni con forza.
“La cosa assurda e che i notiziari ne parlarono ma a seconda del servizio si paralava di una zebra o di un cavallo; questo per dirvi che non mi sorprende che un Ligre sia finito a fare il criminale. Non si nasce cattivi, lo si diventa.”
Ci fu un attimo di silenzio tra i quattro, poi Nick alzò lo sguardo vedendo un rinoceronte camminare svelto seguito da un paio di leoni e un elefante.
Ulv si accorse dell’improvvisa frenesia e riconoscendo Huskey seguire gli animali lo chiamò a gran voce. “Cosa sta succedendo?”
“Il capitano.” Rispose frettoloso il lupo artico. “Ha organizzato un briefing straordinario.”

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Capitolo 25
*** Punto critico ***


I quattro agenti parteciparono all’improvviso tumulto nella centrale di polizia.
Gran parte degli agenti era stata chiamata nella Sala briefing dal capitano per una riunione straordinaria e le più varie specie di mammiferi attraversarono l’atrio come se partecipi di un’insolita migrazione.
Passando oltre la reception, Judy riuscì a riconosce la iena arrestata la notte scorsa: ammanettata, spinta da un rinoceronte fuori dalla stanza degli interrogatori che gli teneva la testa bassa con insolita violenza.
Passò oltre, sospinta appena da Ulv che seguiva l’adunanza degli agenti, senza avere il tempo di porsi delle domande.
Bogo era dietro il podio, intento a osservare la grande cartina della città ignorando il vociare degli animali che prendeva disordinatamente posto nella stanza.
L’ufficiale Higgins stava ancora affissando un paio di foto sulla mappa per la presentazione, quando il bufalo batté d’improvviso il pugno sul podio silenziando i presenti.
Tutti si irrigidirono, chi sulla sedia, chi in piedi in fondo alla stanza.
Bogo gonfiò il petto con un respiro e si spostò sulla cartina facendo scostare l’ippopotamo.
“Abbiamo appena avuto conferma che gli animali coinvolti nello scambio della notte scorsa al Docks siano entrati in possesso di materiale esplosivo.”
Judy si ritrasse contro lo schienale della sedia, mentre tutti gli agenti presero a discutere animatamente tra loro.
“Silenzio!” Tuonò il capitano. “Non sappiamo ne la tipologia ne la quantità in loro possesso e dei tre mammiferi avvistati solo due sono identificati!” Esclamò puntando lo zoccolo sulle due fotografie. “Morskim OshkùJ, un orso polare e una volpe volante rinominata da tempo come Kepala! Ciascuna squadra sarà munita di fascicolo identificativo e si distribuirà secondo le seguenti direttive. Voglio squadre piazzate in ogni zona rossa: dalla Stazione di Savana Centrale a quella di Clacier Falls, intorno al Palm Hotel, al Zootennial Stadium, al municipio e in tutte le principali piazze distrettuali! Pretendo un profilo basso onde evitare il panico e ogni squadra sarà supportata da più unità cinofile specializzate; il contati radio verrà centralizzati qui in centrale e ogni sospetto va immediatamente segnalato e in caso di ritrovamento è imperativo l’immediato intervento degli artificieri! Ci sono domande?!”
Tutti gli Animali si misero sull’attenti e rispondendo alle seguenti chiamate del capitano, ciascuna squadra fu indirizzata e munita dei fascicoli distribuiti dall’ippopotamo all’uscita.
Judy attese il suo nome o quello dei suoi compagni ma appena vide il Bogo uscire di fretta dalla stanza lo seguì tenendo il passo accompagnata dagli altri tre suoi compagmi.
“Capitano, Capitano Bogo.”
“Un attimo. Snouter!” Chiamò a gran voce il robusto facocero appoggiato al muro.
Questi si mosse rapido ignorando il pesante giubbotto anti proiettile e le granate stordenti tutte appese alla cintura. “Signore?”
“I tuoi Razorbacks sono pronti?”
“Sono in armeria capitano.”
“Voglio un rinforzo nei punti critici e di interesse turistico, niente di scenografico, deve sembrare una disposizione cautelare. Vi assegnerò un’unità cinofila a supporto; trattatela bene.”
“Come ordina signore.”
Nell’atrio si fecero strada nella frenesia generale una rumorosa  fila di cinghiali e altri facoceri, tutti con equipaggiamento pesante, con ancora alcuni intenti a sistemarsi le tracolle cariche di dardi narcotici e i pugnali da lancio.
Bogo gli scrutò avanzare spintonando gli altri agenti che gli sbarravano la strada e sbuffando riprese a parlare col facocero. “Una delle tue unità sarà impegnata nella ricerca degli indagati: dell’orso abbiamo il nome e una lista di possibili luoghi e contatti; Stanatelo.”
“Riguardo alla soppressione?”
“Solo come ultima risorsa e sottolineo ultima risorsa!”
Il facocero rispose con uno scontento grugnito e scattò verso la sua unità. “Oh, porcile! Abbiamo degli ordini muovetevi!”
“Capitano.” Insistette Judy riuscendo finalmente a ottenere l’attenzione del bufalo. “Come ha…”
“La iena; sapeva cosa trasportava anche se non nei dettagli.”
“Come dobbiamo muoverci signore?” Avanzò Thorley.
“Avete la lista della T.U.S.K. no?”
“Si, ma adesso…”
“Non cambia nulla! Voglio che identifichiate quel ligre il prima possibile, non posso mandare agenti alla cieca e rischiare che attacchino un’innocente, ne sperare di trovarlo assieme all’orso polare!”
“Ma in seguito a quello che ha…”
“Non ho tempo! Devo avvisare il sindaco e supervisionare tutto senza che esploda il panico. Voi avete degli ordino ora!”
“Si… si signore.” Confermò Judy.
 
“Non mi piace.” Commentò Ulv seduto sul sedile di destra. “Continuare con l’indagine come se non stesse accadendo nulla.”
“Abbiamo degli ordini.” Si ripeté Thorley stringendo le zampe sul volante dal nervoso.
“Ulv ha ragione.” Esclamò Judy dai sedili dietro. “Se c’è una bomba dovremmo partecipare alle manovre di difesa, non…”
“Hai sentito il capitano Carotina, non possono mandare nessuno senza un nome, hai visto anche tu quei suini, non sembrano animali che vanno tanto per il sottile, voi rischiare che attacchino chiunque assomigli vagamente a un ligre? Io no.”
“Allora separiamoci. Thorley lasciaci qui a Savana Centrale, voi andate a Rainfor…”
“No!” La interruppe la tigre guardandola dallo specchietto. L’ultima volta che ci siamo divisi è successo un disastro!”
“Esageri Thor; pensi davvero ti trovarlo a casa? Judy ha ragione io e…”
“Tu un bel niente! Con quella spalla te ne resti a casa; non …”
“Nei tuoi sogni! Non resterò a guardare dalla finestra una città che potrebbe saltare in aria!”
“Basta!” Urlò la coniglietta alzandosi in piedi sul sedile.
Ci furono un paio di secondi di teso silenzio, poi Nick calmo, prese parola. “Abbiamo solo un paio di indirizzi; andiamo tutti e quattro e gli facciamo passare uno per uno.”
Judy espirò risedendosi assieme a Ulv, mentre Thorley avviò l’auto. “Si… Va bene.”
“Quale facciamo per primo?” chiese Ulv leggermente in imbarazzo.
“Quello a Rainforest, così quando finiamo con l’indirizzo a Savana Centrale saremo già vicini alla Centrale.”
“Allora prendo Flock Street.” Aggiunse vago Thorley. “Taglio per Dawntown; facciamo prima.”
Arrivarono in prossimità del centrò città, circondati da marciapiedi affollati, strade rumorose e alti grattaceli.
 lo svincolo per Rainforest era li a breve, quando il cellulare di Judy segnalò un messaggio.
La coniglietta visualizzò lo schermo e subito il suo sguardo cambiò espressione non appena vide la notifica sulla chat di Eduardo.
La aprì svelta rivedendo la foro del progetto su blueprint  aveva inviato chiedendo informazioni e immediatamente lesse la risposta sotto.
-Scusa, ma ho letto il messaggio tardi. Vedendolo così sembra il modulo architettonico del Climate Wall, dove l’hai trovato?
Judy sgranò gli occhi. “Thorley fermati!”
“Cosa?”
“Fermati!” Urlò facendo sussultare tutti.
La tigre accostò sul margine della strada e si voltò assieme al lupo confuso dalla reazione.
“Judy?”
“Il Climate Wall!”
“Che stai dicendo?” Chiese la volpe preoccupato.
“I progetti rubati Nick, quelli che abbiamo visto al Docks! Eduardo dice che sono del Climate Wall!”
A Ulv caddero le orecchie indietro come a Nick e Thorley Imprecò sonoramente rigirandosi immediato sul volante sterzando di tutta fretta tagliando la strada a numerose auto che risposero con furiosi clacson.
“Ulv seganla alla centrale! Se salta il Climate Wall la città va in pezzi!”
“Cosa dobbiamo fare?!” Esclamò Nick. “Evacuarlo, chiamare i…”
“Dobbiamo arrivare li il prima possibile!” Rispose la accelerando con ingranata la marcia più alta.
 
L’auto procedette a piene sirene oltre il confine di Downtown sull’imbocco per Canyonland, dove la prima della lunga serie di torri d’emissione del Climate Wall era assimilata alla centrale operativa di controllo, il più vicino ingresso prima dei chilometri di struttura che segnava il confine tra Tundratown e Sahara Square.
Thorley avanzò a piena velocità verso il casello d’ingresso, dove un cammello prese ad agitare frenetico le braccia per segnalare l’arresto, ma l’auto procedette dritto, sfondando la sbarra entrando nel piazzale di parcheggio dove la tigre frenò bruscamente appena prima della scalinata, lasciando lunghe strisce nere sul piazzale con violento stridere degli pneumatici.
Il cammello prese a urlava a gran voce mentre diversi operai si affacciarono alle finestre con due di loro che scesero di corsa la scalinata.
I quattro agenti saltarono giù dall’auto e Judy fece roteare il distintivoattorno a tutti quegli sguardi mentre la tigre spostava a lato i due operai correndo con Nick e Ulv al seguito.
I quattro spalancarono la posta e si fiondarono nell’atrio, dove il sussulto dell’operatrice alla reception fece scattare Huskey che puntò la pistola spara narcotici.
I quattro si bloccarono sotto il mirino dell’arma ma non appena il lupo artico li riconobbe abbasso fulmineo la pistola.
“Huskey?” Chiese Ulv sorpreso.
“Ulv? Cosa… Siete impazziti!? Mi avete fatto venitre un infarto!”
“Cosa ci fai qui?”
“Cosa ci fate voi qui?! Il Climate Wall è stato assegnato alla mia squadra voi…”
“Huskey, non c’è tempo!” Avanzò Judy di corsa. “La bom….” Si guardò attorno vedendo i molti sguardi su di lei e immediatamente abbasso il tono quasi a un sussurro. “La bomba potrebbe essere qui.”
“Qui?”
“Abbiamo prove a sufficienza per presumerlo.”
“Diamine…” sussultò guardandosi nervosamente attorno. “Abbiamo appena iniziato a ispezionare.”
“Perché sei qui allora?” Commentò Thorley.
“Farò anche parte dell’unità cinofila.” Rispose infastidito. “Ma non sono esperto nel riconoscere l’odore di… di certi odori.” Concluse guardando gli operai ancora scossi. “Sono rimasto qui a controllare l’ingresso.”
“Abbiamo una foto.” Intervenne Nick. “L’immagine di una pianta che potrebbe aiutare la tua squadra a capire dove trovare quello che… stanno cercando.”
“Sul serio? Come… Non importa seguitemi, se avete ragione dobbiamo fare presto.”
Il lupo li portò lungo un ampio corridoio fino ad arrivare davanti a una grande porta blindata, dove un operatore avanzò verso di loro con aria sospettosa.
“Altri agenti? Piuttosto scrupolosa come ispezione.”
“Nuova normativa.” Rispose il lupo facendo spallucce. “Fortunatamente sarà una cosa annuale.”
L’operatore commentò seccato e passò una tessera sul terminale della porta e le luci  dello schermo passarono dal giallo al verde, facendo scattare l’apertura a scorrimento.
Oltre c’era un’anticamera con un'altra porta sulla parete a fronte, mentre su quella a destra erano appesi numerosi paraorecchie di svariate misure.
“Prendetene uno ciascuno.” Aggiunse l’operatore. “Dovete passare sopra una delle ventola d’emissione principali di questa torre e fa parecchio chiasso.”
Tutti e cinque indossarono le protezioni e non appena attorno a loro calò il completo silenzio Huskey abbasso la grande maniglia e spinse la pesante porta, facendo immediatamente percepire a tutti un ovattato, ma intenso e continuo rombo provenire da oltre quella soglia.
Si trovarono ad attraversare quello che apparve come un ponte sospeso, schermato tutto attorno da una tubolare parete termica posta a schermare i passanti dall’elevata temperatura e dal vento generato dall’immensa ventola che turbinava aria rovente su Sahara Square.
Passato il ponte dovettero aprire un’altra pesante porta, ritrovandosi in un’anticamera uguale alla precedente dove fu possibile togliere e riporre i paraorecchie.
“Non avevo mai visto l’interno del Climate Wall.” Commentò stupefatto Ulv.
“Fa quasi spavento.” Rispose Huskey. “Ho visto solo fino alla stanza che c’è appena dopo, ma credo che poi tutto si ripeta fino alla fine della muraglia.”
“Dov’è la tua squadra?” Domandò Judy.
“Di sotto credo, abbiamo iniziato dai condensatori, ma non e facile con l’odore del fluido termovettore. Voi avete già segnalato alla centrale la vostra posizione?”
“Si.” Rispose Ulv. “stanno mandando una squadra di supporto.”
“Bene, meglio andare sul sicuro.” Disse portandosi la ricetrasmittente al muso. “Centrale qui Huskey a rettifica dello stato d’allerta al Climate Wall; niente da segnalare. Falso allarme.”
Judy Sussultò “Cosa!”.
Huskey saettò con la zampa e sparò un narcotico sul petto di Thorley che avvertì il colpo e si trovò il dardo a setole rosse conficcato appena sotto la scapola.
“Huskey!” Escalmò Ulv esterrefatto e la tigre avanzò in avanti inferocita.
“Tu Schifoso!”
Il lupo artico ricaricò in fretta l’arma e sparò un secondo dardo colpendolo al fianco.
Thorley indietreggiò toccandosi l costato e quasi immediatamente la gamba destra gli cedette e cadde di fianco sul pavimento.
Judy e Nick sfoderarono le pistole e le puntarono sul Huskey che fulmineo varcò la porta alle sue spalle.
Entrambi gli corsero dietro, mentre Ulv scivolo accanto a Thorley strappandogli i dardi dal corpo e sostenendogli la testa colpendolo appena sulla guancia in un disperato tentativo di tenerlo cosciente, ma in breve tempo la tigre perse i sensi .
Nick e Judy saltarono oltre la soglia e ripresero Huskey che correva l’ungo il corridoio.
“Sei sulla linea di tiro!” Urlò Judy. “Fermo o spariamo!”
Il lupo artico si bloccò, alzò le zampe ma nel voltandosi sorrise. “Sulla vostra sinistra.”
Nick saettò con gli occhi, ma troppo tardi vide l’orso piegarsi e spingere violentemente Judy contro di lui, facendo cadere entrambi a terra.
Mor avanzò di un ampio passo e afferrò la coniglietta per la testa sollevandola sopra lo sguardo della volpe.
Nick riprese in mano la pistola ma l’orso lo ammonì subito. “Arma a terra Wilde! oppure...”
Judy serrò lo sguardo, trattenuta dalla zampa dell’orso che prese a stringersi.
“Ok, Ok!” Rispose immediatamente Nick facendo cadere la pistola. “Lasciala Stare!”
“Allontanala.”
Nick consentì e fece scivolare l’arma ai piedi dell’orso.
Ulv varcò la soglia con la pistola puntata su Huskey, ma subito s’accorse di Judy tenuta in ostaggio e Nick a terra coi pugni serrati.
“Stai a cuccia Ulv.” Disse Huskey camminando verso di lui. “La pistola.”
“Perché Huskey?!”
“La pistola Ulv.”
“Rispondi!”
“Dammi la pistola o uccido quel coniglio!”
Ulv esitò, ma vide lo sguardo di Nick rigido su di lui e a denti stretti si costrinse a porgere l’arma al lupo.
“Bravo. Ora…” Ulv gli sferrò un pugno in volto e Huskey cadde a terra di schiena.
Ulv fece calare sul lupo atterrato, ma si bloccò non appena sentì Judy gemere.
“Ulv!” Urlò Nick.“Fermati!”
Il lupo grigio vide Mor stringere con forza la coniglietta e non riuscì più a reagire.
Huskey si rialzò premendosi il muso e in tutta risposta sferrò un pugno dove sapeva esserci il tutore.
Ulv serrò lo sguardo e sussultò indietro premendosi con forza la spalla.
“Mossa stupida!” Esclamò puntandoli contro la pistola. “Ora starai a cuccia per sempre.”
“Fermo imbecille!” Tuonò il ligre entrando nella stanza. “Avete già fatto abbastanza rumore.”
“Ma…”
Il felino emise un rauco ringhio e il lupo si zittì.
“Ci stiamo impiegando già troppo tempo! Prendili tutti, li finirò in un colpo solo.”

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Capitolo 26
*** Perché non farlo? ***


Attorno non percepiva altro che un distante rollio, sbuffi e parole confuse.
Avvertì un leggero colpo sulla guancia e delle distorte esclamazioni.
Ne percepì una seconda e riconobbe le proteste di Ulv.
Thorley riaprì pesantemente gli occhi, ma riconobbe l’estranea zampa di Huskey che ripetutamente lo picchiettava in volto.
Ritrasse la testa e trovando il muso del lupo artico di fronte al suo, scattò in avanti digrignando i denti, uno sforzo strozzato; appena mosso si sentì trattenuto e avvertì i polsi stretti.
“Oh, sei sveglio.”
“Lascialo stare!” Ringhiò feroce Ulv.
La tigre si voltò confusa, vedendo il lupo grigio seduto a terra con le braccia dietro la schiena attorno a una larga tubatura verticale e i polsi ammanettati.
I dintorni erano in penombra, con diversi contatori sulle pareti e vari tubi che percorrevano il soffitto sparendo poi in diverse feritoie delle pareti con una sinistra luce rossastra oltre, come fosse un locale caldaie.
 Vagò con lo sguardo e distinse poco lontano Nick, in piedi ammanettato al corrimano di una scala con a fianco Judy nella medesima situazione.
“Stai zitto Ulv, non farmi smettere di commiserarti.”
“Ti dispiace pure?!”
“Non mi hai mai ascoltato, più volte ti ho detto che stare con lui ti avrebbe portato solo guai, ma tu sei il solito buonista; guarda ora la tua posizione.”
“Sei un maledetto traditore!”
“No, è stata questa città a tradirmi per prima. È stata colpa di questa tigre e di tutti quelli come lui!”
“Ti sei bevuto il cervello?!” Esclamò Nick strattonandosi in avanti.
“Voi due.” Parlò seccato a Nick e Judy. “Avete la vostra parte di colpa.”
“Di che stai parlando!?” Chiese la coniglietta furiosa.
“Di Cliffside e del vostro ficcanasare!”
“Tu… tu eri tra i lupi addetti alla sorveglianza? Ma eri una guardia carceraria!”
“Motivo per cui Lionheart mi ha ingaggiato.”
“Non posso crederci!” Sbottò Ulv sporgendosi in avanti rizzando il pelo. “È solo per questo che…”
“Solo?! Mi hanno rovinato; loro, quella tigre e tutti i maledetti animali colpiti dagli Ululatori notturni! Ho difeso questa città, ho rischiato la vita per prelevare quegli animali impazziti e cosa ho ottenuto? Un arresto per costrizione, sequestro e occultamento! Hai idea di cosa accade a una guardia carceraria che finisce dietro le sbarre?! Non è piacevole.”
“Avete sequestrato quindici animali e tenuto nascosto la loro condizione, non potev…”
“Sai cosa ho scoperto quando sono stato rilasciato? Che ero stato sospeso, licenziato! Ho dovuto accontentarmi di un lavoro di ripiego; se non fosse stato per Bogo sarei solo un disoccupato con la fedina penale sporca!”
“Oh che melodramma.” Enunciò Kepala spazzolandosi il pelo sulla testa.
Huskey si voltò, riconoscendo la sua sagoma appesa al soffitto a testa in giù.
“Alla tua età speri ancora che la società ti ringrazi; che ingenuo.”
“Chiudi la bocca!”
“A nessuno interessa la tua storia, tutti i tuoi colleghi hanno passato lo stesso; non fare lo speciale.”
“Ti ho detto di tacere!”
“Devi comprarlo il silenzio; non sono ancora stata pagata.”
“A suo tempo.”
“Il tempo è ora. Sono stufa mi avete tenuto in sospeso abbastanza.”
La porta alla sommità della piccola scalinata in ferro si aprì sferragliando, amplificando il rollio proveniente dalla stanza comunicante.
L’orso polare varcò la soglia, tenendo tra le braccia un montone e un castoro come fossero scomode valige.
Il ligre parlò dall’altra parte ad alto tono. “Mettili con gli altri, non servono più.”
Mor appoggiò i due animali a terra: col muso e le zampe legati dalle maniche strappate dai loro camici.
“Non avete fin troppe garanzie?” Commentò Kepala facendo la conta degli animali costretti.
“Dillo al lupo.” Borbottò l’orso. “Quei quattro gli ha portati lui.”
“Non potevo fare altro!”
“Spiegalo a lui! Vuole parlarti.”
A Kepala sfuggì una risata che Huskey finse di non ascoltare, limitandosi solo ad abbandonare la stanza a pugni chiusi.
“Quindi?” Chiese Kepala spazientita.
“La tua parte.” Rispose l’orso prendendo dalla tasca un rotolo di banconote .
“Spero sia cifra tonda.”
“Ah! Sia mai che non lo sia!” Commentò Nick con nervosa ilarità.
Mor rispose con un ringhio, mentre Kepala tracciò solo un sorriso sul suo muso.
“Siete dei folli!” Ringhiò Ulv. “Quello che volete fare è…”
“Non sprecare fiato lupo.” Lo interruppe Kepala. “Non ho interesse nelle loro rivendicazioni; tanto non otterranno nulla, anche con voi come ostaggio.”
“Stupida!” Urlò Thorley fuori di sé. “Non è un’occupazione, vogliono far saltare tutto!”
“Hanno una bomba!” Si aggiunse Ulv esterrefatto!
“Piantatela!” protestò Kepala. “anche se fosse ne servirebbe una da…”
“La iena sapeva cosa portava!” La interruppe Judy. “Ha confessato tutto!”
Kepala ritrasse il muso e si voltò fulminea su Mor. “Tu hai visto cosa c’era dentro no?!”
L’orso polare apparve incerto. “L’ho solo trasportata… la starà aprendo adesso con…”
Il ligre aprì la porta, ammonendo tutti con la sua presenza. “Qui avete finito, potete andare.”
Kepala esitò un istante, poi avanzò di un passo. “Cosa c’è nella cassa?”
“Avete i vostri soldi, andatevene.”
“Cosa ti ha dato la iena!”
“Il vostro lavoro è finito!”
Kepala ispirò e volse uno sguardo a uno dei due operatori imbavagliati che confermava con convulsi movimenti del capo. “Tu… tu vuoi far saltare il Climate Wall… sei…”
Il ligre scese lentamente le scale.
“Sei un pazzo!” Urlò estendendo le ali. “Distruggerai Zootropolis!”
“Ora hai una coscienza?”
“Io abuso di questa città, Ci vivo! Non sono una terrorista!”
Il ligre non rispose.
“Fermati subito Apao!”
L’espressione del felino ebbe un minimo sussulto.
“Non credere che non mi sia informata sul tuo conto. Smonta tutto o…”
“O cosa?”
Kepala trattene il fiato e saettò un occhiata all’orso polare.“Morskim prendilo!”
L’orso fece per muoversi ma Apao lo anticipò sferrandogli un gancio sul muso sbilanciandolo a tal punto da farlo andare contro la parete.
Kepala estese le ali e si slanciò in avanti per passagli sopra e fuggire ma il ligre allargò la zampa sinistra sferzando l’aria riuscendo ad afferrarla in volo.
La portò contro la parete e con due dita forzò l’ala destre ad allargarsi.
“Ti ho dato l’opportunità di andartene Kepala.” Pronunciò freddo sfoderando un artiglio dalla zampa destra. “E intendo darti ancora quest’opportunità, solo…” Sussurrò sospendendo la frase e bucò la membrana dell’ala facendo scorrere l’artiglio verso il basso. “…Lo farai correndo.”
Apao allentò la presa e la volpe volante cadde a terra sotto lo sguardo attonito di tutti.
Kepala restò a terra scioccata, visionò impietrita il taglio sull’ala ed espose in ira alzando completamente la testa contro il ligre. “Sei un mostro! Esattamente come vi descrivono!”
La fredda espressione di Apao si frantumò in un digrigno di fauci e la colpì con un calcio.
Judy si sporse in avanti di riflesso senza poter fare nulla, vedendo solo Kepala stendersi a terra serrando lo sguardo.
Apao la guardò rigirarsi sul fianco per poi ignorarla, ringhiando all’orso che si premeva ancora la zampa sul naso.
Gli premette l’avambraccio sul collo, alzandogli la testa contro il muro. “Tu hai opzioni limitate! Vuoi creare problemi?!”
Mor tacque, abbassando lo sguardo come sola risposta.
“Bene. Fuori di qui.”
L’oso polare salì lentamente le scale con il ligre a seguito che girandosi diede un’ultima occhiata ai presenti, chiuse la porta lasciandosi dietro solo lo scatto di chiusura della serratura.
Judy si trattene e attese qualche istante, poi con apprensione che Thorley non condivise, chiamò ripetutamente Kepala ancora stretta sul fianco.
La volpe volante ignorò gran parte dei richiami ma in fine,forse per sfinimento, ruotò il capo verso quell’insistente coniglietta.
“Cosa vuoi…”
“Abbiamo le chiavi delle manette! Liberaci e possiamo fermarli!”
Gli antri tre agenti ebbero un lampo di complicità e condivisero la stessa fretta espressa nel tono di Judy.
Kepala si rialzò a fatica, con un’ala avvolta sul fianco.
Estese l’ala destra e ne osservò il taglio verticale, i cui bordi avevano preso a tingersi di rosso.
“Veloce!” Ringhiò Thorley.
La tigre era più vicina, e Kepala seguì le sue furiose direttive e prese le chiavi delle manette da una delle tasche dell’uniforme.
Liberò i polsi del felino che immediato balzò in piedi e corse verso Ulv prendendo le sue chiavi.
Kepala si appoggiò al tubo verticale, mentre Ulv corse verso Judy e Thorley da Nick.
Liberati dai vincoli la volpe corse assieme al lupo ad assistere i due operatori, mentre la tigre balzò sulle scale fiondandosi sulla porta imprecando sul fatto che fosse chiusa.
Judy corse accanto a Ulv e non appena questi snodò la manica che legava le zampe del montone, Judy la afferrò e corse immediatamente verso Kepala.
La volpe volante si ritrasse di riflesso ma la coniglietta la trattenne e appoggiò il lembo di stoffa sull’ala ferita. “Non so cosa significa per voi, è grave?”
Kepala non rispose, il suo sguardo apparve perso e solo quando i suoi occhi incrociarono quelli di Judy fu scossa a tal punto da riuscire a rispondere. “Perché lo fai?”
“Perché non farlo? Resti comunque in arresto, sappilo.”
Nick tolse il bavaglio dal muso del castoro, che immediatamente prese ad agitarsi. “Dovete fermarli! Quelli sono pazzi!”
“Sappiamo cosa vogliono fare!” Rispose la tigre mentre prendeva a spallate la porta.
“No! Non lo sanno!” Corresse il montone. “Finiremo col rimetterci!”
“Tutta Tundrattown e Sahara Squalre finiranno col rimetterci!”
“Questo è il Climate Wall non un castello di sabbia! Se fanno saltare qualunque cosa il sistema di sicurezza isola l’intero settore per contenere i danni!”
“Ma allora…”
“Allora niente! Quegli idioti ci hanno costretti a chiudere le valvole del sistema anti incendio, se le porte si blindano ma non si attivano gli erogatori questo posto diventa una gigantesca fornace! Se non lo fa l’esplosione sarà l’incendio a ucciderci!”
Thorley rispose a gesti, prendendo a spallate la porta con ancora più violenza.
“Thor smettila! Ti farai del male.”
“Preferisci restare qui?!”
Nick drizzò le orecchie. “Voi avete una di quelle tessere?”
“Si…” rispose il montone “Ma la porta non ha terminali per…”
La volpe sfilò la tessera dallo zoccolo dell’operatore e corse alla porta spingendo la tigre in dietro. “Spostati armadio o mi deformi la serratura.”
“Cosa pensi di fare?!”
“Un cliché.”
Nick fece scorrere la tessera nella feritoia della porta all'altezza dello scrocco, piegandola più volte fino a farla scivolare sotto l'estremità dello scrocco e spingerlo indietro; disse alla tigre si spingere la porta che si sorprese nel non doversi sforzare più di tanto per riuscirci.
“Come…”
“La porta sarà anche in metallo ma non protegge niente, la serratura è semplice.”
“Nick sei un grande!” Escamò Judy.
“Dove hanno piazzato l’esplosivo?” Chiese Ulv agli operatori
“Tra i compressori della torre, sono nel locale centrale, che separa i condensatori e gli Evapori.”
“Finiremo col perderci!”
“Non se vi portiamo noi!”
“Nick, dammi una mano!” Chiamò Judy facendo correre la volpe verso di lei. “Riesci a…”
“Si, si.” Rispose prendendo in braccio Kepala.
“Thor ci hanno disarmato e tolto i Walkie-talkie e sono sicuro di aver visto la mia pistola nel fodero di Huskey.”
“Non abbiamo alternative; dobbiamo fare di tutto per fermarli.

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Capitolo 27
*** Vera natura ***


I giganteschi compressori erano dispostil’uno accanto al’altro, enormi e rumorosi nel perpetuo rollio degli interni giranti.
Saldati a ciascuno, tre grosse tubature si diramavano lungo precisi percorsi sotto rialzate passerelle che dalle diverse entrate arrivavano alla piattaforma centrale del motore elettrico.
“Lo vedo.” Sussurrò Ulv distinguendo il ligre sporgendosi oltre il corrimano. “È
Con l’orso polare, sembra stiano discutendo.”
“Huskey?” bisbigliò Judy allungandosi il più possibile.
“Da qui non lo vedo, ma immagino sia con loro.”
“Non possiamo arrivargli di fronte.” Commentò Thorley seguendo le passerelle. “Se sono armati saremo troppo esposti.”
“Passiamo fra i tubi allora.” Suggerì Nick. “Possiamo arrivargli sotto senza dare nell’occhio.”
“Fattibile.”  Rispose la tigre. “Ma non appena gli saremmo sotto basterebbe uno sguardo per vederci, troppo rischioso, se…”
“Vanno distratti.” Lo interruppe Judy. “Il tempo sufficiente per coglierli di sorpresa.”
“No, uno di noi dovrebbe esporsi.”
“Sono la più rapida, se…”
“No.” Intervenne secco Nick. “Potrebbero sparare a vista.”
“Stiamo perdendo tempo!”
“Non farai da bersaglio!”
“Coda di cotone ha ragione.” Intervenne Kepala appoggiata dal muro.
Nick la fulminò con lo sguardo. “Tu non provare a…”
“Essere obbiettiva? Non ho intenzione di saltare in aria aspettando i vostri comodi.”
La tigre la guardò emettendo un ringhio.
“Thorley aspetta.” Avanzò Judy. “Hai un’idea?” Chiese poi a Kepala.
“Passare da sotto è una buona idea, ma bisogna prendere tempo.”
“Come?” Domandò Ulv. “Sono certamente armati.”
“Li distraggo io.”
Sui volti dei tre agenti si dipinse la stessa espressine.
“No.” Intervenne Judy. “Hai…”
“Ho poi possibilità di guadagnare tempo; se Apao avesse voluto uccidermi l’avrebbe fatto prima; posso distrargli quell’attimo sufficiente per farvi agire, ma nient’altro.”
“E dovremmo fidarci di te?” Domandò Thorley.
“Non me ne faccio niente della fiducia; voglio solo uscire di qui viva.”
La tigre non rispose e cercò nello sguardo dei colleghi una decisione unanime.
“Non abbiamo alternative.” Concluse Nick.
 
Thorley era poggiato sulle quattro zampe, piatto al suolo col fianco contro la ruvida tubatura.
Sopra di lui la fitta griglia della passerella, con distorte ombre ma nette sagome delle zampe poggiate.
Le più lunghe erano del ligre, messe davanti a quelle più tozze dell’orso polare, mentre al bordo, appoggiato al corrimano aveva riconosciuto il pelo di Huskey.
“Ti conviene non creare altri problemi.” Ringhiò il ligre all’orso le cui zampe si spostarono appena indietro. “Riga dritto o finisci come Kepala!”
“Non si era parlato di niente del genere!” Rispose Mor. “Questo è oltre ogni…”
“Sei stato pagato per fare, non per sapere! Se voi vivere per spendere la tua somma non aprire più bocca!”
Thorley si voltò, accennando un gesto a Judy acquattata a terra poco lontana sul unto di svolta del condotto che aggirava un pilastro.
La coniglietta confermò e girandosi a sua volta fece segno a Nick, al termine del condotto, appena sotto la passerella dove i tre erano scesi.
La volpe alzò il pollice e picchiettò sul metallo del tubo dando segnale a Kepala sopra di lui.
La volpe volante trasse un respiro e lasciando Ulv con i due operatori dietro, percorse la passerella cercando di apparire il più decisa possibile.
Sebbene tenesse premuto il lembo di stoffa, il taglio sull’alla si faceva sentire a ogni passo , spezzando la rigidità del volto con lievi digrigni di fastidio.
Si arrstò a metà del percorso, trovandosi immediatamente scrutata dal profilo del ligre.
“Sei uscita.”
“Era una porta e io una ladra.”
L’orso polare la guardò incerto, mentre da dietro il motore elettrico uscì Huskey sfoderando la pistola.
“Gli altri?” domandò puntandogliela.
“Sono dove gli hai lasciati.”
“Cosa vuoi.” Domandò Apao digrignando un lato della bocca.
“Chiederti di interrompere questa follia, sei ancora in tempo. Andiamocene da qui e nessuno saprà di cosa è successo ne di chi era coinvolto,non farò i nomi di nessuno ma…”
Il ligre emise una sottile risata e dalla tasca del cappotto estrasse un piccolo detonatore. “Tutti lo sapranno.”
Apao fece un cenno con la testa e Husckey lo superò reggendo l’arma dritta sul muso di Kepala.
 Da sotto Thorley ne seguì i movimenti e per farlo passare il ligre si spostò appena sulla sinistra e fu in quel momento che balzò.
Afferrò il corrimano con entrambe le zampe e si sollevò con tutta la forza scavalcandolo, travolgendo di peso il ligre che cadde a terra sotto il ruggito del felino.
Huskey sussultò sul posto e ruotò il busto per puntare l’arma, ma fu distratto da Judy che in maniera imprecisa gli lanciò le manette.
Huskey  portò d’istinto la pistola oltre la passerella, non accorgendosi così di Ulv che dal fondo  prese a correre da prima sulle quattro zampe e in fine di slancio su due afferrandogli il busto trascinandolo con lui a terra.
Nick raggiunse di corsa Judy,la quale reagì immediata usandolo come gradino per balzare e scivolare sulla passerella.
Thorley serrò le gambe attorno al ligre, gli bloccò la zampa sinistra e fece scorrere l’altro braccio sotto il mento di Apao, chiudendo le fauci che altrimenti l’avrebbero afferrato.
“Il detonatore! Ligre!” Urlò Kepala alla coniglietta che voltasi verso la colluttazione dei due felini riconobbe il piccolo apparecchio serrato nella zampa del ligre.
Thorley fece il possibile per mantenere atterrato il ligre, abbastanza perche Judy potesse colpirgli con forza il polso allentando la presa, riuscendo a sfilargli l’apparecchio.
La zampa sfoderò gli artigli e si richiuse come una tagliola e ritratta di scatto Judy si accorse di avere l’occhio del ligre puntato su di lei.
“Vai! Vai!” Escalmò sotto sforzo Thorley e Judy si tenne stretto l’apparecchio e scivolò giù dalla passerella.
Il ligre gridò il nome del lupo artico, intento del disimpegnarsi della presa di Ulv.
Huskey vide appena in tempo Judy scivolare via ma nel suo conseguente tentativo d’azione Ulv lo trattene afferrandogli il pelo dietro il collo.
La pistola era stretta dall’addome di Ulv ma coll’altro braccio Huskey riuscì a far rigirare entrambi, facendo premere la spalla di Ulv contro il pavimento, causando al lupo grigio una fitta che smorzò a sufficienza la presa da permettere a Huskey di liberare l’altro braccio e colpire quindi la spalla di Ulv con il calcio della pistola.
Ulv serrò lo sguardo dal dolore trovandosi i fine spinto via.
Huskey rinfoderò l’arma e si lanciò all’inseguimento di Judy.
La coniglietta saltando fu afferrata a mezz’aria da Nick, venendo quindi rapidamente informato su cosa la coniglietta tenesse in mano.
Huskey atterrò disordinatamente d’avanti a l’oro e Nick lasciò fulmineo la coniglietta mettendosi davanti a lei.
“Corri.” Sussurrò la volpe.
“Nick…”
“Senza quello non possono fare niente.”
Judy ispiro e corse lasciando Nick a ingombrare la strada del lupo artico.
Lo sguardo di Huskey si scurì ulteriormente e saettò con l’arma contro la volpe.
Nick trasalì e si lasciò cadere a terra un attimo prima dello sparo.
Il proiettile proseguì e andò a colpire la grossa tubatura di fronte a Judy, ribalzando in scintille.
Judy si voltò pensando al peggio, ma vide Hyskey scavalcare la volpe già pronto a rialzarsi.
Udendo lo sparò Ulv si rialzò col busto premendosi la spalla, ma fu richiamato da un’esclamazione di Kepala.
La zampa del ligre era ora libera del detonatore e con gli artigli sfoderati si andò a chiudere sulla schiena della tigre.
“Thorley!” Urlò Ulv vedendo il volto del compagno e saltò in piedi quando la zampa del ligre scorse lungo la schiena tagliando l’uniforme.
La tigre non riuscì a trattenere un gemito, cedendo di forza permettendo al ligre di ribaltarlo a terra.
Ulv corse in suo soccorso ma Apao ruotando il capo estese il braccio e afferrò il lupo per il collo della camicia tirandolo a terra.
Il ligre si rialzò trattenendo Ulv con sguardo ben oltre l’ira,  allungando rapido sul suo muso gli artigli.
Fece per calarli quando d’un tratto l’orso polare afferrò il felino da dietro riuscendo a farlo vacillare contro il motore elettrico.
Apao si ricompose in ginocchio e sgranando gli occhi sull’azione dell’orso perse ogni controllo avventandosi  con una serie di artigliate che ferirono le braccia chiuse a difesa di Mor.
Mantenendo la guardia l’orso polare avanzo di peso schiacciando il felino contro il motore, premendogli  un gomito sul collo per poi colpirlo in volto con una testata.
Ulv si girò sul fianco vedendo i lunghi graffi sulla schiena di Thorley; pronunciò le piome lettere del suo nome ma la tigre era già intenta a sollevarsi da terra.
Guardando Ulv con un occhio leggermente socchiuso ma immediatamente il suo orecchio si reclino di lato e la tigre rotolò sul fianco per evitare di essere travolto.
Il ligre cadde di schiena e su di lui l’orso polare calò a palmi uniti sul suo petto nello stesso modo in cui Ulv lo aveva visto rompere il ghiaccio.
Apao espirò gran parte della sua aria, ma prima che Mor potesse ripetere il colpo sferrò un fendente di artigli sul muso dell’orso, riuscendo a deviare l’offesa.
Apao si rialzò sostenendosi al corrimano: una linea di sangue gli sporcava il pelo della mascella mentre il giallo dei suoi occhi vagava sull’orso e sulla tigre.
Il ligre spalancò le fauci e ruggì, ricevendo in risposte il bramito dell’orso e il ruggito di Thorley.
Apao indietreggiò col muso, digrignando i denti per poi scavalcare il corrimano e balzare sulle tubature in basso atterrando pesantemente sulle quattro zampe, scivolando rapido tra esse.
Mor si poggiò su un ginocchio: il bianco del pelo era sporco da numerose linee rosse, mentre Thorley appoggiò un palmo a terra inarcando la schiena digrignando.
Ulv gli arrivò a fianco, mentre Kepala si sporse al margine della passerella vagando rapidamente lo sguardo in più direzioni. “Dov’è?!”
 
Judy svoltò un angolo rimbalzando in velocità sulla lucida superficie di un tubo, riuscendo a vedere il riflesso di Huskey dietro di lei.
Il lupo svoltò urtando con la spalla, rinfoderò l’arma e calò appoggiandosi sulle quattro zampe.
Prese a correre guadagnando spaventosamente terreno ma nell’attimo in cui l’ebbe a portata di morso Judy si fermò improvvisamente.
Proseguendo di slancio il lupo inciampò sull’agente passandogli oltre; rigirandosi su Judy che con un balzo si andò a infilare in una feritoia tra due tubi.
Huskey si lanciò a sua volta, riuscendo solo a protendere la zampa e parte del muso.
Ritirò il bracco e lo reinserì con la pistola, sparando un colpo che rimbalzò più volte sui vari condotti; facendo acquattare Judy che svelta passò sotto altri tubi allontanandosi sempre più dal lupo che sparò nuovamente alla cieca.
Judy avanzò trascinandosi con i gomiti, continuando incessante senza una reale direzione ad arrivare nei pressi di uno dei compressore: dove i tubi rialzandosi dettero alla coniglietta lo spazio per rialzarsi.
Appoggiò la schiena contro il rumoroso macchinario e trasse frenetici respiri.
Si guardò continuamente attorno stringendo sul quel’ormai odiato detonatore finché d’un tratto tutti i suoi sensi raggelarono.
Si voltò di scatto, solo per vedere Huskey sorretto a fatica su un tubo con la pistola puntata.
“Fine della corsa.”
Judy si strinse al petto l’oggetto della contesa, mentre il lupo scese a terra assicurandosi di non perdere mai la linea di tiro.
“Lo ammetto sei bravi, fastidiosamente brava. Tutto sommato il tuo muso sui manifesti pubblicitari è meritato.”
Judy non mutò espressione di fronte al lieve sorriso del lupo che si scurì nuovamente impugnando l’arma con più decisione.
“Dammi il detonatore!”
“Dovrai uccidermi.”
Huskey corrugò il muso ma d’un tratto il suo orecchio si reclinò all’indietro e lo sguardo di Judy si sgranò sul ligre che balzò a terra e corse verso di loro.
Il lupo  si voltò appena in tempo per vedere la zampa di Apao arrivargli sul muso e spingerlo a lato con tanta forza da farlo cadere e disarmandolo.
Il ligre digrignò i denti in un rauco ringhio e avanzò verso Judy che indietreggiò fino a che la sua schiene non arrivò contro un condotto.
Il suo respirò seguì il ritmo del cuore e sola si trovò a pochi centimetri dal ferreo sguardo di quel felino.
L’animale inarcò il corpo e la grossa zampa saettò su di lei afferrandola come non fosse altro che un giocattolo.
Il fiato di Judy venne a mancare n quella morsa e quando fu strattonata indietro distinse oltre il pelo del ligre il rosso di Nick emergere fuori dall’esiguo spazio tra due tubi.
I due riuscirono a incrociare gli sguardi, abbastanza perché Judy potesse vedere la volpe abbassare le orecchie e mordersi il labbro.
La coniglietta accennò un rapido no con la testa ma la volpe scattò, balzando sulla schiena del felino.
Lo morse sul retro del collo e Apao si eresse d’improvviso lasciando cadere Judy e rigirandosi in una frenesia di movimenti.
Nick si lasciò cadere atterrando alla meglio, rialzandosi cercando con lo sguardo Judy.
La coniglietta prese fiato per chiamarlo ma le parole gli morirono in gola quando il ligre sovrastò la volpe alle spalle e lo colpì con gli artigli.
Judy balzò in piedi seguendo Nick che ruzzolò a terra con violenza per poi richiudersi sul fianco.
Gli arrivò pressoché sopra abbandonando il detonatore a terra.
“Nick… no…” esclamò senza riuscire ad urlare mentre forzava la volpe a spostare le zampe.
La camicia sul suo fianco era strappata e il blu della divisa aveva preso a scurirsi tutt’attorno.
Nick alzò appena la testa colpendola col muso. “Scappa…”
“NO!” Gli urlò contro aggrappandosi a lui, alzando lo sguardo vedendo Apao slanciarsi su entrambi.
La coniglietta si strinse al compagno in un vano tentativo di riparare entrambi, vedendo così la pistola di Hushey a poco da lei.
Si estese con tutto il corpo e la afferrò in mano ruotando quindi con tutto il busto.
Il ligre estese entrambe le zampe in avanti, colpì il pavimento con i palmi e si paralizzò sul posto.
La volata della pistola gli premeva ora sulla fronte.
Judy restò ferrea nella sua posizione con il più tetro degli sguardi, seppur lucido da un velo di lacrime.
Huskey si rialzò nell’istante di immobilità che seguì tra i due.
Nick lo guardò appena con una fugace occhiata e il lupo indietreggiò senza mai perdere di vista l’arma; mentre sentiva il respiro del felino accavallarsi alla tensione di Judy che serrò entrambe le zampe sulla pistola.
Apao esalo un respiro più lungo e lentamente la linea selle sue labbra si mosse.
“Dunque… sei tu lo strumento di giustizia?”
Judy non rispose.
“No… non quella; una giustizia più grande, la natura. Sarai tu a cancellarmi?”
“Sei in arresto…” Rispose cercando di mascherare ogni emozione. “Per quello che…”
“Trentasette anni… nell’ombra; trentasette anni nascosto dagli sguardi chi non vede altro che un mostro, uno sbaglio.”
“No, sei un criminale!” Esclamò Judy. “Un terrorista che…”
“ Zootropolis non è il certo il centro del mondo, ma ne è il simbolo; l’unica città in grado di ospitare animali di ogni ecosistema. Uno sbagliato. Io sono frutto di questo sbaglio. Colpendo la città manderò un messaggio: Liondon, Hjärtaiga, Zooyork… tutti si renderanno conto dell’impossibilità, dell’errore che questa città rappresenta. impedirò che altri patiscano le mie stesse sofferenze.”
“Coinvolgendo animali innocenti!”
“Quelli come me non hanno futuro!” Urlò avanzando col capo così da premere con più forza sulla pistola. “Non posso avere un lavoro, una famiglia, non posso avere figli! La natura stessa impedisce che porti avanti quello che sono. Sparirò da questo mondo senza lasciare alcuna traccia; una condizione che condivido con tutti gli altri ibridi! Impedirò che ne vengano al mondo altri! Esiste una sola vera natura è va rispettata!”
Judy resto in silenzio; serrata in quello sguardo granato che la investiva.
“Vuoi fermarmi?! Allora uccidimi! Non ho altre prospettive.”
“No!” rispose con voce dettata da più emozioni. “Finirai in prigione! Per quello che hai fatto, non per quello che sei!”
“Ma io non ho ancora fatto niente!” Ruggì scattando i avanti con la testa, spingendo così con forza il cane della pistola contro la fronte di Judy.
La coniglietta si giro sul lato premendosi la fronte non entrambe le zampe mentre Nick tentò di alzarsi venendo però trattenuto da una fitta.
Apao si rialzò in piedi, pese il detonatore e lo rigirò nella zampa. “Quello che farò ora cambierà tutto.”
Sussurrò prima di voltarsi e correre via.
 
Nota dell’autrice.
Chiedo scusa a tutti per questo fastidioso ritardo, ma in quest’ultima settimana il lavoro mi ha impegnato più del previsto e non ho avuto possibilità di continuare con la regolare pubblicazione.
Con questo capitolo mi sforzerò di riprendere il ritmo a cui vi ho tutti abituato; spero di riuscirci, in tanto vi ringrazio per la pazienza e vi chiedo ancora scusa per l'attesa.
W.M.

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