Under the Same Sky : Tea Garden

di acchiappanuvole
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pandora Hearts : Fogli color seppia ***
Capitolo 2: *** Lady Oscar : Procreare ***
Capitolo 3: *** Fullmetal Alchemist : Assenza ***
Capitolo 4: *** Sailor Moon: Stelle cadenti ***
Capitolo 5: *** Nana: Indesiderato ***
Capitolo 6: *** Pregiudizio ***
Capitolo 7: *** Riley e Ellie: Morso ***



Capitolo 1
*** Pandora Hearts : Fogli color seppia ***


Contest :Under the Same Sky del thexiiiorderforum
rating: Verde
Parola scelta: Anello





Fogli color seppia

Cheryl Rainsworth/ Rufus Barma

 

Guida creata da il blog di Lisa.
Mi è sempre piaciuto fissarmi sulle parole, fin da quando ero piccola. E’ un gioco pericoloso, come afferrarsi a un anello che, a sua volta, è fissato nel vuoto. Per questo è così affascinante. Sto seduta su questo tappeto d’erba e mi rivolgo con disinvoltura ad un pezzo di marmo con inciso il tuo nome. E’ così strano non vedere più il tuo volto Ruf. Come non vedere più la luna in cielo. Un’anomalia così terribile da lasciare senza fiato. Ma rimangono le parole. Queste vecchie lettere ingiallite con la tua grafia puntigliosa e marcata. Il pericolo di queste parole è di chiedere loro, ad ogni lettura, di provocare lo stesso shock e la stessa emozione della prima volta. Tentativo inutile, ovviamente. La sorpresa è una lepre, come ben sai, e chi va a caccia non la vedrà mai dormire nell’erba. Mia nipote dice che le lettere vecchie dovrebbero avere stampata in fondo alla pagina la data di scadenza, come le medicine. E dopo un anno, al massimo, bisognerebbe buttarle via invece di lasciare che t’invadano l’armadio. Ho guardato la data della tua ultima, l’hai terminata una settimana prima di andartene. Non ha avuto il tempo di perdere le sue virtù medicinali. Il “sempre” del “continui sempre così signorina Rainsworth”, è appena colto, vitamina fresca cha sta facendo il suo effetto, ecco perché ho pianto. Proprio quello che avevo bisogno di sentire. Un sollievo istantaneo!
 

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Capitolo 2
*** Lady Oscar : Procreare ***


Contest: Under the Same Sky del thexiiiorderforum
Rating: Verde
Parola scelta: procreare
 Stagione senza stagioni
Oscar & Maria Antonetta


Guida creata da il blog di Lisa. Su una sponda del laghetto, incorniciata da boschi secolari, percorsi da strade e sentieri che conducono a giardini e poggi; alcuni lasciati alla natura, altri piacevolmente abbelliti da una statua, un obelisco, un gazebo. Qui il Petit Trianon emerge come il palazzo incantato di qualche fiaba, una fiaba con una bella regina rinchiusa in un sogno dorato che ignora ogni spicchio di realtà al di fuori di esso. E Oscar è questo che è venuta a portare alla sua regina, la realtà, la preghiera di aprire gli occhi sui tumulti che di giorno in giorno accendono l’animo del popolo di Francia. Queste erano le intenzioni poco prima di varcare il salone del Trianon, poco prima che lei le corresse incontro sorridendo, il volto luminoso di sincera gioia. “Mettetevi comoda amica mia, qui non ci sono formalità da rispettare,” dice la Regina di Francia prendendole la mano con la familiarità che si riserverebbe ad una sorella. La conduce nella nurserie dove riposa la piccola Madame Royale o mousseline, come la chiama la madre. “E’ bella la mia bambina, vero Oscar.” Si china sul lettino, le sfiora i capelli chiari con una tenerezza tale che persino il comandante della guardia reale ne prova commozione. Oscar sa che non conoscerà mai cosa significhi procreare un altro essere umano, amarlo incondizionatamente come solo una madre può fare. E tuttavia non è questo a rattristarla, non è questo il pensiero che le adombra il viso. Non ha mai visto la regina così felice e lieta come in quel momento e mai come in quel momento vorrebbe congelare il tempo per lasciarle sempre quel sorriso. Le vuole troppo bene per permettere che la realtà le immalinconisca gli occhi, li sporchi con l’ombra del turbamento. No, ora vuole solo godere di quella luce. Ci sarà tempo, modo. La spada intanto resterà sempre sguainata in difesa della sua regina.



 
 

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Capitolo 3
*** Fullmetal Alchemist : Assenza ***



Guida creata da il blog di Lisa.


Assenza
Roy Mustang & Maes Hughes

Non so come sono arrivato qui, le mie gambe mi ci hanno portato senza che la parte razionale del mio cervello abbia fatto il benché minimo tentativo per fermarle. Sono rimasto fermo davanti alla porta di quell’orribile verde pastello, così, immobile sui gradini come un losco figuro. Non so esattamente che cosa mi aspettassi, quale irrazionale idiozia mi portasse a credere che una volta premuto il campanello tu avresti spalancato la porta col più ebete e grato dei sorrisi. Tutto questo è troppo anche per me, Maes. Tuttavia la mia presenza deve aver suscitato un qualche allarmismo, la porta si apre sì ma il volto che compare oltre l’uscio è quello di una donna di mezza età con l’espressione curiosa di ragazzina. Inutile sfuggire alla sua vivacità, una volta che comprende chi sono si spertica in complimenti e confidenze non richieste. Ciò nonostante questa nuova guardiana della tua casa ha un sorriso così bonario che un po’ rasserena i miei nervi tesi . Mi dice di chiamarsi Hilla, di essere originaria di Briggs, mi invita ad entrare che il tè è fatto, ed io la seguo con la docilità di un bambino. Si prende cura di Elicia quando Glacier è fuori, ama i biscotti alla cannella che offre su di un piattino sbeccato mentre parla di un film in cui un uomo gioca a scacchi con la morte. Sono nella dimensione dell’assurdo Maes, e penso a te seduto di fronte ad una scacchiera mentre ti fai fregare da uno scacco matto a tradimento. Recupero il controllo di me stesso, la mia imperturbabile compostezza, ringrazio Hilla per il tè non bevuto, per non avermi posto nessuna domanda sul motivo per il quale stavo pietrificato davanti alla porta di casa tua. Mentre sto per andare succede una cosa che non avevo previsto. Da dietro la gonna di Hilla un vocina dice piano, “ciao zio Roy”. Elicia. E’ passato tanto tempo dall’ultima volta che l’ho vista e adesso sono contento sia qui davanti a me, le voglio un mondo di bene anche se non ero preparato a vederla. Ridi pure Hughes, ciò che conta è che gli argini degli occhi stanno cedendo come la più nefasta delle dighe. Vorrei sedermi su queste scale e mettermi a gridare, per tutto quello che ho perso o che ho buttato e sto buttando via. Per l’amicizia, per l’amore, il matrimonio e i bambini che non ho mai avuto e per l’effetto di questa bimbetta che non mi giudica ma semplicemente sorride. E’ un po’ timida mentre mi guarda dal basso verso l’alto, così piccina e minuta somiglia molto a sua madre. Gli stessi occhi e lo stesso sorriso. No. Il sorriso è il tuo Maes. Riesce a scaldarmi il cuore e renderlo malinconico allo stesso modo.
Ti sei fatto male?” indica la benda sull’occhio.
Già, sono andato a sbattere contro una porta. Sono un po’ sbadato vero? Non ho guardato dove stavo andando.”
Vuole che le porti del ghiaccio? Lo prendo in un secondo.” E adoro Hilla in questo momento perché mi sta dando la possibilità di parlare con questa piccola luce con gli occhi pieni di vita. Occhi che amano la vita. E tu quanto fottutamente l’amavi questa vita disgraziata, Maes? Quante volte mi ci hai ributtato dentro a whisky, sogni di gloria  e sorrisi.
Sai ho ancora la bambola che mi hai regalato, anche se adesso preferisco gli orsacchiotti. Ti dispiace?”
Graciel l’ha istruita bene, parla già come un’adulta.
Sai  nella vita i gusti cambiano, tante cose cambiano.” Rispondo senza pensarci.
Perché piangi?”
“Non sto piangendo è l’occhio che lacrima da solo.”
Non devi vergognarti di piangere zio Roy. A scuola mi dicono che piangere è da stupidi ma papà invece mi diceva che non è vero. E’ giusto piangere. Anche lui qualche volta lo faceva. L’ho visto io. Diceva che aveva un raffreddore allergico ma io ho capito che era una bugia.”
Non ti preoccupare Eli, il raffreddore allergico non è una cosa grave, okay? E’ solo colpa dell’inquinamento,” mi fermo, non ce la faccio ad andare avanti.
Pollini” spiega Elicia fissandomi con i suoi occhietti ora così tristi “sono i pollini la causa principale, zio Roy.”
“Certo,” concordo assecondando la sua linea di pensiero, o meglio, il suo aiuto a reggere questa triste farsa.
Assolutamente sono proprio i pollini e anche in questo momento dell’anno sono terribili. Le piante non muoiono a gennaio e il clima sta cambiando, te ne sarai accorta. E i pollini entrano ovunque, dalle finestre, dalle porte,anche dalla più piccola fessura…” mi fermo di nuovo. Vedo i suoi occhi farsi lucidi ma è una bambina ed io devo convincerla che sono proprio gli stramaledetti pollini della vita la causa di tutto.
Elicia guarda ho qualcosa per te.”
Non vedo niente.”
“Devi guardare meglio!” ribatto affidandomi ai vecchi giochi di prestigio imparati tanto tempo fa dai commilitoni più anziani. Muovo le mani con velocità e un attimo dopo ho una moneta da cinque pence sul palmo della mano. Sono appena riuscito a distrarla che arriva Hilla. Ha con sé una borsa del ghiaccio, che per la mia situazione è completamente inutile, e una valigetta del pronto soccorso con l’immagine di un Teddy bear stampato sulla superficie. Elicia armeggia dentro la valigetta e mi fa segno di abbassarmi, mi piego sulle ginocchia e lei appiccica un cerotto a forma di pinguino sulla superficie nera della mia benda.
Così è molto meglio zio Roy!”
Sorrido assalito come sono da mille sensazioni diverse, l’impulso di rimanere, aspettare Glacier e il bisogno impellente di scappare. Ringrazio Hilla e bacio la piccola sulla fronte, mentre le sussurro una specie di benedizione. Voglio che vada tutto bene a questa bambina, tutto il bene che un padrino può augurare alla sua figlioccia, tutto il bene che tu Maes le avresti augurato. Lo faccio qui e adesso. Come se questo mi facesse sentire meno in colpa, più a posto con la mia devastata coscienza.
Passa una bella giornata, Eli” la saluto chiedendomi se si ricorderà in seguito di questo momento.
E tu ancora più bella.”
E’ incredibile sentire la certezza immotivata che non la rivedrò più. Mi chiudo la porta alle spalle, scendo i gradini e percorro il vialetto. Quel vialetto lastricato di ciottoli grigiastri, sento ancora il rumore delle tue scarpe lucide mentre ti affannavi a stare dietro ad ogni mio ordine o capriccio. Quello stesso rumore accompagna il mio cammino Maes, ancora una volta.

Note: il mio primo approccio con Fullmetal Alchemist è stato con la serie del 2003. Serie che ho adorato e che si è conclusa con il film “I conquistatori di Shambala”.  Ho poi seguito anche la Brotherhood certamente più fedele al manga però il coinvolgimento emotivo per quanto mi riguarda non è stato lo stesso. Questa drabble è ambientata tra la fine della serie del 2003 e l’inizio dei Conquistatori di Shambala dove vediamo un Roy Mustang eremita in attesa, a detta di Havoc; che il suo grande amico Hughes torni per ricondurlo sulla retta via.
 

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Capitolo 4
*** Sailor Moon: Stelle cadenti ***


Fandom: Sailor Moon
Pg: Inner Senshi
R: Verde
 

Stelle cadenti

 

Ci sono volte in cui le stelle sembrano brillare un po' meno. Forse per colpa delle luci della città o della foschia violacea prodotta dal fumo delle fabbriche. Forse si tratta semplicemente di uno stato mentale diverso. Un’ alterazione prettamente emotiva che le rende opache e ancora più irraggiungibili. Da bambina Usagi ci passava le ore a tracciare linee immaginarie che congiungessero una stella all'altra, fiduciosa di scorgere in quel disegno improvvisato le tracce rivelatrici di un meraviglioso futuro.
Usagi aveva un'infinità di sogni già da piccola. Troppi in quella  testolina sbadata.
In vero non c'erano principesse lunari, guerriere adolescenti e duelli mortali contro esseri maligni. No davvero.
Perlopiù nei sogni di Usagi c'era un vestito bianco con un lungo strascico, fiori d'arancio in una piccola chiesa gremita di persone felici, una torta a più strati alta quasi al soffitto ed un ragazzo bellissimo solo per lei.
Sogni semplici, comuni probabilmente. Ma abbastanza meravigliosi da non opacare mai quelle stelle.
Usagi ora ha diciotto anni e stranamente le linee immaginarie che univano le stelle sono sparite da un sacco di tempo.
Perché quell’aria triste!? Non hai fatti in tempo ad esprimere il tuo desiderio?” Minako la scruta curiosa succhiando rumorosamente le ultime gocce di succo di frutta da una bottiglietta variopinta.
Io invece l’ho addirittura anticipato!” proclama orgogliosa.
 “Ormai tutte le stelle del firmamento saranno esaurite dal tuo incessante chiedere di diventare la più famosa Idol del Giappione,” Sbotta Rei, tirandole un ciocca bionda sfuggita alla salda tenuta del fermaglio.
Saranno più stanche di sentire te con le tue pretese del principe azzurro su Ferrari bianca.”
“Credo che tu stia parlando ancora di te stessa, Mina.”

Makoto si frappone nel battibecco infantile come una madre conciliante “vi pare il caso di mettersi a discutere persino sui desideri.”
Lo sapete che è assolutamente fantasioso e irragionevole sperare che dei meteoroidi possano esaudire desideri, vero?!”
Ma senti senti, guarda Ami che ti abbiamo vista tutte scrutare il cielo con aria trasognata.”
E vederla arrossire d’imbarazzo scatena l’ilarità generale. “E' solo che mi affascina osservare le costellazioni, Makochan.”
E tu Usagi cos’hai desiderato?” chiede Makoto.
Facile,” Rei anticipa “ di sposare Momo-chan e vivere felici e contenti.”
Ma Usagi si stringe nelle spalle “in realtà no.” Un po’ la turba constatare l’espressione allibita che si dipinge sul volto delle sue amiche. “Lo so che abbiamo tutte sogni e prospettive diverse ma il mio desiderio è quello di potervi avere nella mia vita per sempre. Immagino suoni infantile.” Usagi fissa la punta lucida delle scarpe in attesa e la replica non si fa aspettare.
Scema di una Usagi lo sai che se sveli il tuo desiderio questo non si avvera!?” ma non c’è reale rimprovero nella voce della guerriera di marte ed è forse accorgendosi delle lacrime che lucidano gli occhi di quella piagnucolona che il gesto di tirarsela contro le viene spontaneo.
“E allora perchè me lo avete chiesto! Ritiro tutto non era quello il mio desiderio!”
Troppo tardi,” le fa eco Minako, “ad ogni modo non è un problema, Usagi-chan.”
E allo sguardo interrogativo della loro sbadata principessa non possono che dare la più sincera delle risposte: “è un desiderio che ci accomuna tutte,e non servono certo delle stelle cadenti per questo.”

Note: ammetto che il risultato non mi piace, volevo sviluppare la cosa in maniera più approfondita ma avrei sforato la drabble alla grande.  Mi piace pensare che Usagi si ponga delle domande, teoricamente tutto del suo futuro è già scritto e questo in qualche modo l’ho trovato sempre un po’ avvilente, soprattutto dopo la fine della quinta serie dove, confesso, avevo preso una sbandata per Seiya e in un angolo del mio cuoricino speravo nell’impossibilità che tra loro potesse accadere qualcosa. Diciamo che Mamoru nell’anime mi è sempre risultato piuttosto inutile e con scelte molto discutibili. A parte questo però ogni senshi ha un desiderio sul proprio futuro che talvolta si scontra con il fatto di essere una guerriera. La stessa Usagi ripete spesso di volere una vita normale…quindi penso che anche nelle prossime drabble il filo conduttore sarà questo.

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Capitolo 5
*** Nana: Indesiderato ***


Fandoma: Nana
Pg: Nana Osaki, Hachiko
Rating: verde

Indesiderato


Guida creata da il blog di Lisa.

Sai Hachi, questa è la settima lettera che ti scrivo da quando me ne sono andata.
Ho creduto necessario fossero sette. La lascio senza luogo e senza data come le altre: le avevo scritte pensando di mandartele, ma poi non l’ho fatto.
Le tengo dentro una cartellina scura che una volta conteneva il mio certificato di matrimonio.
Custodisce anche la lettera che mi scrivesti tu quella lontana estate prima di lasciare la stanza 707.
Rileggerla mi aiuta a riagguantare il filo del tempo recente, e stimola non solo la mia improbabile ripresa psicologica ma anche l’evoluzione dell’irrealtà in cui vivo. Riconosco che la realtà non mi piace, non mi è mai piaciuta. Mi ci sono dovuta adeguare alla bell’e meglio, quando non c’era verso di schivarne le leggi, però il testo di tali leggi –e sono tante- non mi entra nel cervello. Ho cercato di imbastirlo, ma da una volta all’altra lo dimentico. Vado avanti a scatti, disfacendo nodi ingarbugliati, e mi rimane sempre il dubbio se li ho fatti bene o male: non ne ho idea.
 Succedeva la stessa cosa con Ren.
Quindi ho deciso fin dall’inizio di non mandarti nessuna di queste lettere, neppure quella che sto scrivendo adesso. Il tuo nome e il tuo ricordo mi servono da supporto per mollare gli ormeggi, così non sarò obbligata a dimostrarti che sto pensando a te e ai tuoi problemi.
E’ una decisione liberatoria. Che sollievo confessare a me stessa, senza mezzi termini, che questo vizio epistolare è, come nella maggior parte dei casi, un vizio solitario!

Cambio continuamente posto e punto di vista –purché in qualunque luogo io sia mi sia permesso vedere il mare- sempre tentando di scoprire come fanno a cavarsela loro, gli altri, come fanno a desiderare di continuare a navigare, senza ferirsi con i pezzi di vetro che il movimento devastante del tempo butta addosso.
Se non ti chiamo è solo per paura, Hachi, e non ti grido –vieni!- per lo stesso motivo per cui non ti spedirò questa lettera.
Quando guardo dentro me stessa salta fuori il tuo nome, infallibilmente.
O meglio il mio, perché quando cerco di ricordare il tono della tua voce, quella voce dice –Nana- dice sempre così, calcando sulla a con dolcezza, ma lo dico io, ti copio, vedi, come se fosse possibile. Non trovo la mia voce né il mio posto, ecco che cosa mi succede, allora ho bisogno di rubarlo a qualcun altro, uno qualunque per soppiantare me stessa, mi lancio all’inseguimento del prossimo vivo o morto, reale o fittizio, e saccheggio il suo territorio.
Credo che a te non sia mai successo, tu non sei fatta così, anche se la vita di ogni giorno ti mette alle strette, tu sai crearti un piccolo spazio, sai circondarti di quelle invisibili muraglie protettive che tuttavia non ti allontanano dalle persone.
E’ la cosa che più t’invidio e ammiro.
Ti limiti a raccontare una cosa dopo l’altra, senza cercare il pelo nell’uovo, come se tutto appartenesse allo stesso regno, la vita quotidiana e i prodigi, l’irreale e il tangibile.
Qualche volta avrei voluto somigliarti, copiare l’eroina della mia storia. Ma non mi è mai venuto bene.
La tua spontaneità metteva le ali ai miei occhi ed ero gelosa di non poter vedere gli stessi panorami che vedevi tu. A volte fingevo di poterlo fare, t’ingannavo a forza di osservarti e di rubarti la luce e le parole.
Ecco cosa facevo: con i ritagli che tu lasciavi cadere inavvertitamente, mi cucivo vestiti che a te parevano originali. Ma io sapevo bene che non era così.
Finché non mi sono sentita più a mio agio, per questo mi sono proposta di rinnegare quella simbiosi con te, che mi ostinavo a nascondere a me stessa. D’improvviso sono diventata qualcosa di indesiderato, qualcosa che strideva nella partitura della tua esistenza. Ho sbagliato, lo so. Ho sbagliato tutto, ma dalla corda tesa su cui cammino so pensare solo a questo. Non riesco a piangere.
Forse perché se lo facessi prenderei coscienza di tutto quello che è successo e non lo sopporterei.
Non ti scriverò altre lettere. Sette è il nostro numero perfetto.
Ora devo affrontare la vertigine dell’indecisione da lì potrebbe saltar fuori qualcosa che valga la pena di fare, una revisione della mia rotta.




Ambientata nel “presente” del manga, dopo la misteriosa sparizione di Nana. Come traspare sia dal manga che dall’anime, pur non incontrandosi più le due ragazze non smettono di pensare l’una all’altra durante tutti gli accadimenti della loro vita. C’è quasi un’inversione di ruolo a mio avviso, in quanto la parte forte, ovvero Nana Osaki, è quella che appare più fragile mentre Hachiko, nonostante tutto, continua ad andare avanti, nel modo tutto suo di lasciarsi condurre dagli eventi.

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Capitolo 6
*** Pregiudizio ***


Fandom: God Child
Personaggi: Cashian; Jezebel Disraeli
Rating: Verde

Pregiudizio

In certi momenti sono fortemente tentato di abbandonarlo al suo destino, sissignore chi me lo fa fare di stare appresso alla follia di un bambino di ventisei anni?! Non sono mai stato uno che si fa scrupoli sulla condizione altrui, penso sempre che se uno vive male è perché alla fin fine è esattamente così che vuole vivere. Non do bado alle sfumature. Me lo hanno insegnato al circo, noi fenomeni da baraccone impariamo presto come gira il mondo, come girano gli esseri umani.  Quest’uomo desidera morire con la stessa foga con cui io desidero avere un corpo che rispecchi la mia età. Pare che entrambe le pretese siano giudicate dai più come “pazzie”. E nel suo caso sono d’accordo. Ma nel mio? Provate voi a farvi prendere sul serio con l’aspetto di un tredicenne. Per questo quel che faccio deve essere sufficientemente eclatante da attirare l’attenzione, ed è il motivo per cui questa organizzazione di psicopatici mi ha voluto tra le sue fila. Non ho mai avuto normalità. Quando i miei genitori passarono il testimone a quelle contraffazioni di cera che erano i miei nonni, imparai ad essere trattato come una sorta di animale domestico ma pur sempre pericoloso. Fabbricavo esplosivi in una piccola rimessa di barche a pochi metri dal malinconico maniero della mia famiglia, un gelido edificio dai grandi rimpianti. Ci passavo i pomeriggi a nascondermi  dagli occhi della gente, e quasi sempre pioveva come se non dovesse mai smettere. La sera Simcox usciva a cercarmi con un ombrello e un mucchio di asciugamani. Il mio perfetto maggiordomo portatile, la migliore eredità che abbia mai ricevuto: una malattia se lo stava divorando a tutta velocità e presto sarebbe stato anche per lui il momento di partire verso il cimitero perduto dei maggiordomi. Simcox lo sa, ma non ne ha mai fatto parola. Non vuole suscitare compassione, perché il lavoro dei maggiordomi è avere compassione dei loro padroni e dire “mi sembra un’idea interessante” ogni volta che questi sparano una delle loro tante sovrane idiozie.  Ed io ero il soggetto perfetto, l’opportunità unica che consente a Simcox di diventare il monarca dei maggiordomi. Io produco più compassione di chiunque altro dato che sono una portentosa fucina di idee interessanti.  Io sorrido alla luce dei lampi e osservo seduto sulla riva del laghetto il formidabile scoppio della mia prima bomba. Ecco la perfetta incarnazione di quello che, secondo me, dovrebbe essere un bambino : un innocente senza cuore.  I miei nonni si affacciarono alla finestra per vedere la rimessa in fiamme con le coppe di champagne tremanti fra le mani. Simcox si limitò a far avvisare i carri cisterna e spolverarmi la giacca quando i nonni decisero che avevo l’età sufficiente per districarmi da solo nel meraviglioso mondo.  In un certo senso ora sono io il Simcox della situazione, mi limito a spolverare la polvere della rovina dal camicie bianco del Dottore e attendo che lui presti fede al nostro patto. Ecco perché non me ne vado. Non ancora.

“Cashian…”
“Dottore?”
“ Stavo pensando di donare al Card Master gli occhi di Cain elegantemente preservati nella formalina, che ne pensi?”
“Mi sembra un’idea interessante.”


Note:
Ho scelto la parola pregiudizio perché  in realtà è una delle parole che potrei associare a molte delle situazioni dei personaggi di questo manga. Cashian è vittima del pregiudizio derivante dal suo aspetto, Cain dal fatto di essere frutto di una relazione incestuosa e per questo viene chiamato “figlio del diavolo”, Jezebel  è il caso eclatante dato che è il primo ad avere un pregiudizio verso se stesso.
 
Cain: è il protagonista di God Child, ha la propensione a collezionare veleni e a ritrovarsi suo malgrado coinvolto in innumerevoli delitti causati dall’organizzazione Delilah di cui il padre è a capo. Pur rientrando nella rosa dei buoni, Cain è molto egocentrico e talvolta un pizzichino crudele.  Jezebel ha una vera ossessione nei suoi confronti e per qualche tempo coltiva il malsano desiderio di cavargli gli occhi, di un particolare colore aureo  simbolo di peccato ( dato che il nostro eroe è frutto di un incesto), per donargli al padre.

Simcox: è un personaggio di mia invenzione, i maggiordomi sembrano sempre così distaccati che nell’idea di Cashian essere il trump di Jezebel non comporta nessun tipo di coinvolgimento emotivo, cosa che poi però non sarà possibile in quanto inizierà a volere bene al suo psicopatico padrone. Trova sempre un sacco di scuse ciniche per non ammetterlo.

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Capitolo 7
*** Riley e Ellie: Morso ***


Riley e Ellie

Morso
 

Riley mi ha detto che l’uomo è l’unico animale che sa di dover morire ma anche l’unico ad avere più immaginazioni nel convincersi che questo non accadrà mai. Si sfiora il braccio, io osservo i segni dei denti che le hanno dilaniano la pelle e formano una feroce mezza luna. “E’ la mia seconda grande esperienza universale, Ellie, dopo quell’altra grande esperienza al capo opposto del tunnel, venire al mondo. Anche se quella a ben guardare è più una consapevolezza dei nostri genitori che nostra, no?” osserva il calcio della pistola, mi stringe la mano e scopro che entrambe siamo gelide. “La morte, al contrario, è soltanto nostra. E’ un sentimento intimo e non trasferibile.”
“Non ho intenzione di ucciderti, Riley . Sei pazza a credere che premerò questo grilletto.”
Mi fulmina con lo sguardo, “invece lo farai. Quando perderò il controllo finirò col farti del male, lo sappiamo benissimo entrambe.”
“Che importa siamo spacciate comunque!” e non ho nemmeno la forza di piangere.
“Io sono spacciata ma tu no, tu puoi ancora farcela.”
“Stronzate!”
Riley mi mette la pistola tra le mani, fissa il suo sguardo nel mio e mi sorride “ti prego non voglio diventare come loro, non voglio Ellie.”
Se potessi avvolgere il nastro del tempo, né io né Riley saremmo qui ora, non fosse stato per il mio capriccio lei sarebbe in salvo insieme alle Luci e non qui a porgermi un oggetto di morte. Faccio cadere la pistola, la pongo nello spazio che separa i nostri  corpi e prima che Riley possa contraddirmi lascio ruotare la pistola che ferma la canna lucida in direzione della mia amica.
“Obbligo o verità?”
“Ellie!”
“Obbligo o verità?”
“Verità.”
“Vuoi aspettare la fine con me? Insieme come siamo sempre state.”
“Non voglio farti del male.”
“Non hai risposto e ricorda che devi dirmi la verità.”
Riley si morde le labbra, la vedo guardarsi attorno come se da questo vecchio grande magazzino distrutto un’improvvisa uscita d’emergenza dovesse comparire luminosa con la bella promessa che “ehi non è successo niente.” Le stringo la mano, così forte che le ossa emettono un lieve crack, “quando perderemo il controllo saremo già scomparse, non saremo più noi, che importa quello che accadrà ai nostri corpi? Noi saremo già da un’altra parte.”
Riley mi fissa ancora, con quegli occhi grandi che io ho sempre reputato più maturi dei miei, stringe a sua volta la mia mano,la sua è una risposta muta. Il vecchio carosello si muove ancora cigolante, le polaroid scattare durante la giornata, con quelle facce sceme da bimbette senza pensieri, ce le terremo davanti agli occhi in attesa.
“Ehi Rile” sbuffo piegando le labbra in un sorriso.
“Mh?”
“E’ stata una bella giornata, ci siamo divertite, no?”
Riley ride a sua volta, piange, mi pizzica la pelle sopra il morso con dita delicate, “Scema” dice avvicinandosi di più, spalla contro spalla, “si è stata una bella giornata.”



Note: La drabble è ambientata in una parte extra al gioco che si chiama "Left Behind" una delle rare volte in cui il giocatore può, o meglio deve, usare il personaggio di Ellie.
E' un flash back in cui scopriamo come Ellie sia stata morsa da un Clicker, stessa sorte è toccata all'amica del cuore Riley mentre bighellonano all'interno di un grande magazzino abbandonato cercando un po' di normalità dopo che la terra è stata colpita da una pandemia dovuta ad un fungo che intacca il cervello delle persone fino a divorarne il cervello e utilizzarlo come corpo ospite. Ispirazione che i creatori del gioco hanno preso da un fungo effettivamente esistente nella foresta amazzonica che con le sue spore intacca le formiche facendole diventare vere e proprie formiche zombi. Paura eh!

Pur essendo stata morsa Ellie risulterà immune al contagio e alla fine sarà costretta a fare una terribile scelta ed usare effettivamente quella pistola contro l'amica del cuore.


Clicker: sono gli infetti di terzo stadio quelli più difficili da affrontare in quanto sono molto rapidi.


 

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