Ti amo e ti amerò per sempre.

di Ivrine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dolore. ***
Capitolo 2: *** Fortunata...ma felice? ***
Capitolo 3: *** Via da Forks ***
Capitolo 4: *** Nuova vita, lontano da te. ***
Capitolo 5: *** Equilibri ***
Capitolo 6: *** .....Quando tutto sembrava impossibile ***
Capitolo 7: *** Vivere per sempre ***
Capitolo 8: *** Il mio angelo ***
Capitolo 9: *** Destino. ***
Capitolo 10: *** In trappola ***
Capitolo 11: *** Agire. ***
Capitolo 12: *** Ora che ci sei. ***
Capitolo 13: *** La resa dei conti- Prologo. ***



Capitolo 1
*** Dolore. ***


 

Capitolo 1

-Dolore-

 

 

 

There's a song that's inside of my soul
It's the one that I've tried to write over and over again
I'm awake in the infinite cold
But You sing to me over and over and over again
So I lay my head back down
And I lift my hands
and pray to be only Yours
I pray to be only Yours
I know now you're my only hope

 

Only Hope-Mandy Moore

 

 

 

 

 

Caro Edward..

Vedere quel nome risaltare su quel pezzo di carta bianco e slavato in quella calligrafia indecifrabile le faceva già un certo effetto.

La mano si fermò di scatto come se qualcuno la tenesse stretta forte,senza darle la possibilità di continuare quelle righe

Respira Bella. Respira.

Era come se si fosse sdoppiata in due, da un lato la Bella che voleva ancora amare,che aveva bisogno di lui come linfa vitale per sopravvivere…dall’altro invece c’era la Bella responsabile,la Bella che sapeva di avere una figlia e di dover prima di tutto pensare a lei…era un conflitto, un eterno conflitto che la teneva in una morsa, come la preda nella ragnatela di un ragno, agonizzante ma consapevole della sua fine.

 La penna,ferma sempre sul medesimo rigo, macchiò il foglio. Erano dei puntini che parevano muoversi tanto la loro circonferenza era sbavata…parevano fiocchi di neve,gli stessi fiocchi candidi che ricordava nel suo ultimo Natale a Forks con Edward. Una fitta lancinante le attanagliò il petto,come se quel ricordo così felice avesse lasciato in lei solo il dolore e i rimpianti.

 “ Mamma!!E’ tornato papà!”

La voce ingenua della piccola Daphne fece demordere il dolore di Bella,mentre i suoi occhi scuri si spostavano verso l’esile figura della bambina che si slanciava verso la porta per abbracciare il suo papà.

Gli occhi di Bella si spostarono lenti verso il foglio che adesso sembrava sormontato da quel nome,quel nome che nella sua mente aveva trovato eco straziante che continuava a vagare tra i suoi ricordi,tra le pagine più belle della sua vita.. pagine che adesso sembravano essersi sbiadite e ingiallite…

Quando la giovane rialzò gli occhi si trovò a scontarsi con gli occhi burberi del marito che la fissava in uno sguardo misto tra rassegnazione e rabbia.

“ Jacob”

Il debole vocio si perse nel vuoto della stanza e i due continuarono a incrociare lo sguardo. Sguardi inquisitori,sguardi che nascondono mille dubbi celando ferite che non si rimarginano.

“ Papà mi porti al parco vero?” La piccola senza difficoltà si intrufolò nel letto,inabissandosi tra le pesanti coperte  invernali , alla ricerca di chissà quale bambola dimenticata.

“ Papà è stanco Daph, magari ti porta un'altra volta…” Il corpicino della bimba si bloccò accusando il colpo. Bella scostò la coperta e ritrovò gli occhioni nocciola della figlia sul punto di bagnarsi di lacrime.

“ Non sono affatto stanco,andiamo piccola!”Neanche finì di parlare che lei era già saltata tra le braccia forti di Jacob. Invidiava il loro rapporto, il loro essere uniti, la loro complicità. Era anche quello il motivo che aveva frenato la mano di Bella sulla carta liscia…l’amore per sua figlia veniva prima di tutto.

Quando la stanza rimbombò nel silenzio la giovane donna si ritrovò sola.

Si accostò alla finestra cercando qualcosa che distogliesse la sua attenzione , per un attimo , da Edward e da tutto ciò che evocava anche al sol pronunciare del suo nome.

Si perse ad osservare il cielo stranamente limpido per essere una giornate pienamente invernale, concentrandosi sulle piccole nuvole bianche che fluttuavano eleganti nell’aria, come i suoi pensieri incostanti, che le rendevano la vita difficile.

Guardò gli alti palazzi e grattaceli che fin da bambina aveva visto con aria sinistra e minacciosa e si rese conto di non essere adatta a tutto ciò .Aveva vissuto a Seattle per molti anni eppure non riusciva a sentirla come casa…

Sfiorò  con le dita la fede dorata che le legava il dito . La sfilò lentamente,quasi avesse paura che Jacob potesse vederla in quel momento.

I suoi ricordi viaggiarono al giorno del suo matrimonio… quello che tutte le donne aspettano, per coronare il loro sogno d’amore..ma quello che per Bella era stato l’inizio della sofferenza.

Pioveva,pioveva a dirotto quel giorno.

Tante piccole gocce di pioggia si erano ramificate tra l’elegante abito bianco di rito…era come se fosse il gesto di dissenso di Edward…come se avesse avuto il potere di indirizzare su di lei quel terribile temporale.

“ Vuoi tu Marie Elisabeth Swan prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Jacob Black?”

Aveva pronunciato un flebile si ,socchiudendo gli occhi. Poteva sembrare un gesto normale infondo.. l’emozione del matrimonio,del giorno più bello della vita…

Socchiudendo gli occhi Bella cercava di rendere più reale la figura che si proiettava nei suoi occhi.

Poteva riuscire a vedere i capelli appena dorati,gli occhi chiari e tranquilli in quel momento,l’abituale sorriso sbilenco che tanto aveva amato da quella sera a Port Angels..

Edward.

Era lui che stava sposando,era lui accanto a lei..

Ma poi aveva aperto gli occhi e la realtà non aveva dato spazio ai sogni..

Aveva obbligato se stessa ad amare Jacob,aveva obbligato a se stessa di provare qualcosa per il suo migliore amico…

Ritornò sul letto e afferrò di scatto il foglietto nascosto tra le pesanti coltre del piumone.

Riguardò lentamente ogni singola lettera che ne componeva il nome,accarezzando con parsimonia la E, più grande e curata a differenza delle altre.

 

“Caro Edward

Ti amo e ti amerò per sempre”

 

Ripiegò con cura il pezzo di carta sempre più sgualcito e si avvicinò alla finestre spalancata,ma da cui non entrava che un filo di aria.

Non sapeva cosa significasse quel gesto,ma affidò il suo scritto al vento,come se tramite quegli speciali canali potesse giungergli il suo straziante messaggio d’amore.

 

Daphne tornò a casa con un ginocchio sbucciato e vari graffietti che deturpavano la sua pelle quasi ambrata. Aveva pianto probabilmente,ma adesso pareva essere passato tutto…Bella cercò di immaginare come Jacob avesse rassicurato la figlia quando l’aveva vista piangere per i graffi o come l’avesse portata sulle sue spalle quando era troppo stanca  per camminare..

Un nodo si aggrappò alla gola quasi soffocandola ripensando alla lettera…

Per il bene di Daphne avrebbe dovuto continuare ad andare avanti..si ma per quanto ancora? Per quanto sarebbe riuscita a resistere rendendo la sua vita una squallida finzione?

 

Jacob non degnò la moglie di uno sguardo, preferendo trovare rifugio nel suo studio.

Se la sofferenza rendeva difficile l’esistenza di Bella, non era facile nemmeno per Jacob vivere con il fantasma ingombrante di Edward che era sempre presente tra loro.

Era una ferita aperta che non riusciva a rimarginarsi totalmente.

Bastava poco per rievocarlo.

Ricordava ancora i modi non proprio carini con cui si appellavano a vicenda –Cane e Succhiasangue-

Aveva dovuto convivere per anni con la mancanza dell’amicizia di Jacob,ma aveva scelto Edward, Edward e la famiglia Cullen.

Aveva già immaginato la sua vita prima ancora di viverla…

Lei sarebbe diventata un vampiro ed avrebbe vissuto per sempre accanto all’uomo che amava e per cui aveva rinunciato alla sua famiglia,agli amici..ad avere una vita normale…

Ma aveva scelto Edward e non si sarebbe pentita di ciò.

 

Mise a letto la figlia ormai stremata dalle fatiche pomeridiane e rimase a guardarla ,languida,come se da un momento all’altro qualcuno potesse portarla via da lei…

Anche Jacob.

Era suo padre,ne aveva il diritto infondo…ma non sopportava l’idea che la piccola lo amasse più di lei.

Era una cosa infantile,una stupida gelosia,ma non poteva fare a meno di pensarci.

Le carezzò la testolina riccioluta intrecciando le sue mani nei piccoli boccoletti biondi.

“Dorme?”

Una voce altisonante quanto tenebrosa e cupa serpeggiò alle spalle della donna.

Bella ancora una volta si trovava in difficoltà.

Gli occhi del marito nascondevano qualcosa che sapeva ma che non voleva sentire.

“ Non ci pensi mai a lei Bella? Non pensi a come soffrirebbe?”

Le labbra di Bella si schiusero ma non produssero alcun suono.

“ No forse non hai pensato ad altro che al tuo bel succhiasangue vero?”

Le parole sibilline di Jacob erano dei duri colpi per Bella che non riusciva in nessun modo a reagire.

Jacob si avvicinò lentamente verso il lettino della figlia e le rimboccò le coperte delicatamente.

Il volto pallido di Bella fu solcato da piccole lacrime che rigarono le guance fino a scendere sul mento,perdendosi nel vuoto.

Risuonavano quelle parole,veloci,come se fossero state spinte da un onda violenta che si infrangeva nella costa.

“ Jacob non sai neanche quello che dici,smettila”

Il tono di Bella divenne un gridolino soffocato dalla voce che andava lentamente a perdersi.

“ E’ vero perché tu mi stai solamente tenendo all’oscuro di tutto..Non so niente di mia moglie!”

Un'altra fitta lancinante si impadronì di Bella, inerme davanti all’odio del marito e dal suo recriminare chiarezza.

Non riusciva più a parlare davanti alla verità, davanti al dolore che stava provocando anche a Jacob.

Avrebbe voluto spiegare, ma non sapeva spiegarlo neanche a se stessa cosa le stesse succedendo.

Volse lo sguardo verso la figlia, che non dormiva sogni tranquilli.

Si girava e rigirava nel lettino in continuazione e le ciocche dei capelli che le ricadevano in fronte erano bagnate dal suo sudore freddo

“Mamma! Ho fatto un brutto sogno!”

Daphne si alzò vorticosa dal lettino e si rifugiò tra le braccia della madre. Sembrava davvero spaventata, come se quell’incubo che aveva disturbato il suo sonno fosse qualcosa di terrificante.

“ Non andrai via vero mamma? Ho sognato che un angelo cattivo ti  portava via.. aveva delle ali lunghe tutte bianche,come le piume”

Come se fossero stati entrambi attirati da una calamita gli sguardi di Jacob e Bella si incrociarono.. Era come se i loro occhi parlassero senza dire una parola..come se i silenzi nascondessero mille discorsi.

“ Era solo un sogno piccola.. io sono qui,mi vedi…adesso dormi tesoro,io sono qui vicino a te”

La piccola annuì stropicciandosi gli occhi mentre Bella le baciò le gote arrossate.

“ Ti voglio bene mamma”

Bella non poté tirare indietro le lacrime al sentire quella vocina flebile. Era una piccola luce infondo a quel tunnel scuro che stava percorrendo. Una stella che illuminava il suo cielo nero e tetro. Sua figlia era tutto ciò che le era realmente rimasto.

“Anche io piccola”

Rimboccò velocemente le coperte della bambina che sembrò essere tornata serena.

“ Non mi pare il caso di parlare qui non credi?”

Bella lo incalzò stizzita, guardandolo in modo inquisitore.

Jacob era rimasto alla porta, con lo sguardo vago ma ferito. Annuì distrattamente e afferrò la maniglia velocemente ed uscì.

Una folata di vento freddo si introdusse sibillino tra i vetri appena accostati della finestra della cameretta di Daphne, spalancandoli.

Un ondata di gelo pervase dentro la stanza,rendendola fredda e ostile.

La donna chiuse velocemente la finestra bloccando il volteggiare sibilino di una foglia che era entrata nella stanza spazzata via dal vento.

 

Anche io

Una voce. Una voce lenta e languida,quasi un sussurro. Una voce così familiare..

 Bella..

Una voce fluttuava nell’intercapedine della sua mente. Era così reale…

Ti amo e ti amerò per sempre…

 

 

 

Era lui.

Edward.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Fortunata...ma felice? ***


 

 

Capitolo 2

Fortunata ma felice?

 

 

 

Essere allegri non significa necessariamente essere felici,talvolta si ha la voglia di ridere e scherzare per non sentire che dentro si ha voglia di piangere

 

J.Morrison

 

 

Aveva cercato incessantemente la voce di Edward,la sua voce nitida che scandiva a chiare lettere il suo amore.

Aveva pensato inizialmente che fosse solo il lavoro del  suo subconscio,come una consolazione che la parte di lei più nascosta mandava a quella sofferente…

Non era la prima volta che sentiva nella sua mente…quando lui e la famiglia Cullen era andata via da Forks dopo il diploma, aveva continuato a sentire la sua voce,a percepire la sua presenza…

Ma adesso era diverso…non era più una ragazzina sognatrice.

Con Jacob era sempre più dura.

Rimanevano ancora quegli atroci silenzi e quegli interrogativi che non riuscivano ad avere una risposta… il dolore lancinante la stava logorando in una lenta agonia.

Daphne aveva avuto ancora gli stessi incubi di quella notte.

L’angelo.

Lo descriveva sempre più chiaramente,capelli bronzei,occhi cerulei che andavano a mutarsi di sogno in sogno..ali bianche..

Sembrava come una premunizione,come se Edward stesse preparando il suo arrivo.

Ma perché nei sogni di sua figlia?

“ Mamma,ma l’angelo non ti prenderà vero?”

Quando la vocina labile di Daphne pronunciava quelle parole,i dubbi e le sofferenze di Bella ritornarono malamente in superficie.

Cercava di rassicurarla,ma non era capace.

Nella sue parole si tradiva l’incertezza,la paura di non sapere come proteggere la figlia..

Non sapeva più se era capace di essere un genitore,forse non lo era mai stata in verità.

Forse aveva ragione Jacob, aveva pensato sempre a se stessa, alla voglia di ritrovare Edward ed essere nuovamente sua, lasciandosi trasportare da quello stupido desiderio che la disarmava davanti al dolore.

Ma non riuscivo a non amarlo…era più forte di me.

“….Il suo nome scuoteva tutte le mura che avevo costruito per contenerlo. Edward, Edward, Edward. Stavo per morire. Poco importava che pensassi a lui o no, in quel momento. Edward, ti amo…”

 

 

 

La primavera era ormai alle porte.

Il cielo cominciava a schiarirsi, mostrando lentamente i raggi del sole che baciavano la pelle ancora lattea dall’inverno appena trascorso, che aveva portato con se neve, pioggia, vento sibillino, freddo…cose che adesso parevano essere sparite, sovrastate dalla nuova stagione che era entrata prepotentemente sulla scena.

“ Quando arriva il nonno?”

Daphne non parlava d’altro da giorni.

Charlie sarebbe arrivato a momenti da Forks, per trascorrere con loro il quarto compleanno della nipote, che cresceva davvero a vista d’occhio.

Quando avevano deciso di trasferirsi nuovamente a Seattle, Charlie aveva sorriso amaramente guardando la figlia sparire sul grande furgone dei Black.

Ma lui sapeva, sapeva che sarebbe stato meglio per tutti lasciar partire la figlia, specialmente per lei stessa. Non poteva più vivere a Forks.

“ Tra poco Daph, papà è andato a prenderlo all’aeroporto!”

La prese in braccio, annodandole il fiocco che le cingeva la vita nel bellissimo vestito rosso scarlatto, regalo di Renee che l’aveva subito immaginato addosso alla nipotina sin da quando lo vide, tra le grucce di un raffinatissimo negozio.

“ Mi porterà un regalo grandissimo vero mamy?”

Bella la guardò, trattenendo le lacrime.

Era così emozionata, così felice, spensierata…

Talvolta invidiava la sua noncuranza e la velleità della sua età, erano tutte cose che ormai non le appartenevano da tempo…

Era un adulta ormai, una di quelle che stanno in quei tailleur neri ed ingessati, una di quelle che non ridevano mai e si prendevano sempre troppo sul serio..

“ Grandissimo? Certo, più di quanto tu immagini piccola”

Le sue parole vennero interrotte dal suono metallico del campanello che si insinuò tra il silenzio che si era creato tra le due.

Daphne balzò dalle braccia della madre, correndo entusiasta verso la porta.

“ Nonnoooo!!”

Riuscì a malapena ad aprire la porta senza farsi male, avvinghiandosi alla  maniglia con non poche difficoltà.

Quando si trovò davanti Charlie fu una festa.

“ Ma dov’è la mia piccola donnina? Mi hanno detto che oggi è il suo compleanno!”

Charlie era un ottimo nonno, anche a distanza.

Non voleva commettere lo stesso errore di non aver visto crescere la figlia, di essersi perso buona parte della sua vita e di non averla conosciuta abbastanza.

E ci stava riuscendo, davvero alla grande.

“ Si nonno è vero, oggi divento un anno più vecchia lo sai?”

Jacob entrò nell’ingresso, portando le poche valigie di Charlie nel salone.

Aveva uno sguardo spento, come se qualcuno gli avesse detto qualcosa di terribile ed inaspettato al contempo.

Si scambiarono una gelida occhiata che fece desistere ogni tentativo di Bella di approcciarsi al marito per chiedergli che cosa era successo.

“ Guarda mamma, il nonno mi ha regalato una casa delle bambole gigantesca!”

La vocina gioiosa di Daphne la fece tornare sulla terra, lasciando perdere per un attimo Jacob che si ritirò nel suo studio, come ormai faceva abitualmente.

“ Oh è bellissima tesoro!”

Bella cercò di sembrare entusiasta quanto la figlia per non deludere le sue aspettative, anche se la sua voce era in quel momento un debole sospiro.

“ Daph perché non vai a posarla nella tua cameretta adesso? Dopo ti prometto che giochiamo insieme a cavalluccio, come ti piace tanto..”

Lo sguardo burbero di Charlie trafisse quello della figlia, più assente, che mascherava malamente il dolore.

La piccola non se lo fece ripetere e partì allegramente verso la sua stanzetta, trascinando contenta il suo regalo.

“ Bells.. mi sei mancata..”

Charlie l’abbracciò, carezzandole il capo corvino.

Lei si sentì una bambina tra le braccia vigorose del padre che la tenevano stretta, una bambina indifesa che non riesce a trattenere le lacrime.

“ Anche tu papà… anche tu..”

Non le erano mai piaciuti i melodrammi, ma in quel momento il suo abbraccio le parve una liberazione, la valvola di sfogo che aveva cercato da tempo ma che non aveva mai trovato.

Rivedere suo padre era come aprire nuovamente una pagina sul suo passato.

Era lui che, meglio di chiunque altro, le ricordava Forks e tutto ciò che era legato a quella piovosa città che le aveva cambiato la vita. Per sempre.

Four years before

 

 

Pioggia, pioggia che cadeva incessante da ore.

Un bel giorno per sposarsi no?

Sposa bagnata, sposa fortunata… fortunata, ma felice?

Bello lo sarebbe stato davvero? Avrebbe capito che la cosa migliore per lei non era una vita da vampira, costernata dal impulsività, dal desiderio accecante di quel labile miele che scorreva nelle vene degli umani?

Non lo sapeva, non l’avrebbe mai saputo.

- E’ la cosa migliore Edward…non sappiamo che cosa potrebbe accaderle…lasciala andare..-

Lasciarla andare?

Diamine, era così semplice detto così a parole..ma ai fatti?

- Non mi dire che hai intenzione di andare al matrimonio di Bella con quel cane rognoso!-

Rosalie, acida come sempre, lo guardò prepararsi con aria sdegnata.

Perché farsi ancora del male?

Non aveva poi tutti i torti in effetti.

- Sei solo uno stupido masochista Edward…-

Lui non faceva caso alle parole della sorella, non aveva altro in testa che Bella, Bella, la sua Bella che era tra le braccia di un altro.

Cosa voleva fare?

Non lo sapeva neanche lui.

Non voleva fermarli, non voleva sfidare il cane che esultava alla vittoria… no, voleva semplicemente rivederla.. rivederla forse per l’ultima volta.

Masochista si, forse lo era davvero, ma doveva farlo, doveva vederla a tutti costi.

- Ed..-

Esme con fare preoccupato lo guardò uscire dalla stanza, rabbioso.

Si guardarono per qualche istante negli occhi, in un silenzio che tradiva mille parole.

- Devo andare..-

Fu la risposta cupa di Edward, stringendo i pugni per trattenere la rabbia che lo stava uccidendo.

Era un vampiro, un algido e magnifico vampiro… ma in quel momento si sentiva terribilmente vivo, come un umano in balia delle sue emozioni.

Che strana sensazione…non avrebbe mai pensato di provarla.

Eppure, stando accanto a Bella aveva ritrovato un'altra “vita”, aveva trovato lo scopo della sua esistenza immortale.

“Prima di te, Bella, la mia vita era una notte senza luna. Molto buia, ma con qualche stella: punti di luce e razionalità. Poi hai attraversato il cielo come una meteora. All'improvviso tutto ha preso fuoco. C'era luce, c'era bellezza…”

Il suo cielo si sarebbe spento di nuovo.

 

La Volvo correva più velocemente del solito sull’asfalto bagnato dalle gocce sibilline di pioggia che continuavano ad insidiarsi dal cielo.

Sarebbe riuscito a vederla in abito bianco senza provare il desiderio di uccidere il cane una volta per tutte?

Probabilmente no, ma sarebbe stato l’ultimo suo ricordo di Bella, anche se forse il più doloroso.

Si accosto nei dintorni di casa Swan, sperando di non essere visto da nessuno.

Sarebbe stato capace di attaccare chiunque, tanto il suo autocontrollo si era andato a farsi benedire.

L’attesa non fu lunga.

La vide camminare incerta, sorretta da Charlie, varcare la soglia di casa.

Era bellissima ma al contempo goffa e non a suo agio come lo era sempre stata.

Era lei, era la sua Bella… ma stava per diventare quella di qualcun altro.

Cercava di convincersi che era la cosa giusta, che era per il suo bene… ma adesso non riusciva.

Non riusciva a dire a se stesso che era la cosa giusta lasciar perdere l’unica luce che aveva accesso la sua vita scura e tenebrosa.

Lo sguardo di Bella pareva vago, disinteressato, mentre stringeva il bouquet di fiori candidi, come se fosse una spada appena sguainata.

Supportata da Angela e Jessica entrò in una grande auto scura già in moto, che aspettava solo l’arrivo di Charlie.

L’uomo era ancora alla porta, alzandosi la giacca sulla testa per proteggersi dalla pioggia che aveva adesso rallentato la sua corsa, dando un po’ di tregua agli ultimi preparativi delle nozze imminenti.

Fu un attimo, un secondo che passo velocemente.

Gli occhi di Charlie incontrarono quelli di Edward, rimanendo fissi in quella posizione.

Lo sguardo dell’uomo era indecifrabile anche ad un vampiro, ma capì che era il momento di andarsene prima che la situazione gli potesse scappare dalle mani.

Addio Bella. Addio per sempre.

Ti amo e ti amerò sempre.

 

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Capitolo 3
*** Via da Forks ***


Capitolo 3

Via da Forks

 

Ricorderò
La paura che
Che bagnava i miei occhi
Ma dimenticarti
Non era possibile

(T. Ferro.)

 

 

“Allora papà… ci sono novità a Forks?-

Bella si acciambellò sul divano, stringendosi le ginocchia al petto, quasi supina sua se stessa.

Charlie la guardò dubbioso, come se fosse trattenuto nel rispondere a quella domanda, in apparenza così innocua.

Rimase in silenzio, cercando di mascherare l’imbarazzo, strano per un uomo tutto d’un pezzo come Charlie Swan.

Non era da lui.

Bella lo guardò sorniona, cercando di decifrare il suo sguardo, anche se ogni tentativo di lettura era vano.

“Piove..piove sempre di più sai?”

Rispose Charlie, con un sorriso divertito ma che agli occhi di Bella era davvero mal riuscito.

Che cosa le nascondeva?

La pioggia si… quella non sarebbe mai mancata.

Gli occhi del cielo erano sempre colme di lacrime da piangere sulla terra.

“Papà… lo sai che non sei ma stato bravo con a nascondermi qualcosa.. Parla!”

Beccato.

Bhe, certo, Charlie non si aspettava mica che Bella non le facesse altre domande…quello era solo un modo per  smorzare la tensione o più semplicemente  per rendere la verità meno amara.

“Hanno aperto un nuovo negozio sai? Fanno concorrenza ai Newton adesso.. come se a Forks ci fosse così tanta gente sportiva da aprire non dico uno, ma addirittura due negozi!!”

Bella sospirò, invidiando la quotidianità di Forks, la stessa che era stata sua.

L’uomo si sedette malamente sul bracciolo della divanetto bianco, accanto alla figlia, come se volesse tenere tra di loro la prossima “notizia”.

“ I Cullen si sono trasferiti..tutti..”

 Bella rimase interdetta, mentre quelle parole le rimbombavano in testa come pesanti macigni che distruggevano la valle.

“Trasferiti?”

Perché erano andati via da Forks? Tutta la famiglia Cullen diamine!

Saperli a Forks, nonostante il dolore atroce che provava ogni qualvolta ricordava il viso sereno di Esme o gli occhi furbi di Alice, era come una consolazione, qualcosa per cui stare tranquilli, perché erano al sicuro tra i confini della piovosa cittadina.

Adesso perché?

Quale ingranaggio si era rotto?

“ Peccato.. mi dispiace non aver salutato il dottor Cullen..”

Jacob apparve alle loro spalle, ridendo sarcastico, lanciando uno sguardo quasi di sfida alla moglie, come se godesse del suo dolore.

“Bella, che ne diresti di prendere la torta di Daphne? Mi pare che sia il suo compleanno, non il caso di parlare del passato… non trovi?”

Non riusciva a sopportare quell’ironia, quell’accesa nota sarcastica nelle sue parole, ma non poteva obbiettare… non in presenza di Charlie.

 

 

 

 

“ Dove stiamo andando?”

Esclamò flebilmente Alice, sbuffando contrariata dal sedile anteriore della Volvo, celando gli occhi con potenti lenti scure, che la facevano somigliare ad una di quelle dive del cinema tanto aggraziati erano i suoi lineamenti.

“Oh non chiederlo a me, io seguo solo il grande capo davanti a me…”

Rispose ironico, indicando con lo sguardo l’altra macchina, un’altra fiammante sportiva, su cui viaggiava il resto della famiglia.

“ Peccato… credevo che ti fosse sempre piaciuto condurre il gioco…”

Edward sorrise appena, beffardo.

Guardare Forks sparire alle loro spalle portava ad entrambi una strana sensazione…tristezza forse?

Per Edward era liberazione, un lasciarsi alle spalle Il passato che era ancora tangibile in ogni angolo di quella maledetta cittadina sperduta.

“Ti mancherà Forks?”

Chiese Alice, sedendosi comoda nel sedile confortevole della vettura.

Edward rimase vago… mancare?

Bhe, forse.

Ma sapeva in cuor suo che il passato sarebbe rimasto sempre parte di se, di quel cuore fossile che aveva ripreso a battere accanto a Bella.

Africa,Asia,Europa,Oceania… neanche cambiare continente avrebbe potuto cancellare Bella dalla sua mente.

“ Non lo so… “

Non lo so, ma sai che il ricordo di Bella sarebbe stato presente dovunque.

Questa era la risposta, tra le righe, e non fu difficile per Alice afferrare il concetto, tra i silenzi del fratello.

“ Mancherà anche a me Ed… mancherà a tutti… ma è giusto così..”

Anche ad Alice pesava molto pronunciare quelle parole.

Bella per lei era ormai una sorella da proteggere, lei fragile ed umana, tremendamente goffa…era diventata una Cullen a tutti gli effetti… era una di loro.

“ Sai… mi è capito qualche giorno fa di avere una delle mie visioni… su… Bella..”

Esitò a parlare… aveva paura della reazione di Edward e del suo istinto.

Le mani del vampiro si fecero salde sul volante, accelerando senza motivo.

Alice lo guardò frastornata, tenendosi stretta al sedile.

Edward la guardò ridendo divertito, con il suo solito sorrisino che tanto era mancato in quel periodo.

“ Non guardarmi così…stavamo per perdere Carlisle!”

 

“ E’ tutta per me?”

Daphne era una pasqua… forse le altre bambine avrebbero voluto una festa piene di lustrini, di bambole giganti e giochi di prestigio… ma non lei.

Aveva la sua famiglia riunita, mamma e papà insieme.

Poi la presenza di Charlie la rendeva ancor più felice… era la novità, la ciliegina sulla torta.

Aveva tutto quello che voleva.

“Certo tesoro… oggi la torta sarà tutta per te!”

La piccola salì a cavalcioni su una sedia, in modo da poter ammirare il dolce gigante, ricoperto di cioccolato, come piaceva a lei.

“ Ma non mi verrà il mal di pancia?”

Esclamò stupita, osservando il volume considerevole della torta che Bella stava finendo di adornare con fiorellini di zucchero.

“ No sciocchina… se ne darai un po’ al tuo vecchio non succederà nulla al tuo stomaco tesoro!”

Sentir parlare Jacob in quel modo le faceva strano…

Era pur sempre lo scapestrato Jacob Black? No, adesso pareva tutt’altro.

Era talmente perfetto per il ruolo di padre…e lei?

Di perfetto aveva davvero poco, forse nulla.

Jacob la prese in braccio, solleticandola dolcemente e sentire la casa riempiesi delle risatine della piccola fu un sollievo, colmando quel silenzio assordante che aveva avvolto quell’ambiente in una luce tetra, sinistra…da tanto,troppo, tempo.

Anche Charlie si era probabilmente stranito della maturità di Jacob… li guardava quasi sognante, soddisfatto della scelta della figlia.

Perché andava bene per tutti purché a lei?

Perché?

Perché dimenticarti… non era possibile…

 

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Capitolo 4
*** Nuova vita, lontano da te. ***


 Capitolo 4

Nuova vita...lontano da te

 

Perché è così che ti frega,la vita. Ti piglia quando hai ancora l'anima addormentata e ti semina dentro un'immagine, o un odore, o un suono che poi non te lo togli più. E quella lì era la felicità.

(A. Baricco: Oceano Mare)

 

 

Chi siamo?

Chi siamo per decidere di rendere infelice la vita di qualcun altro?

Nessuno.

Nessuno che potesse avere voce in capitolo, nessuno che avesse un potere così subdolo da mettere a repentaglio l’esistenza di un altro essere vivente.

Era meglio così…tutti ripetevano le stesse parole da anni ormai.. ne era passati quattro, eppure sembrava una vita intera.

Da quattro anni sposata con quel cane… dio quanto gli faceva ribrezzo quel pensiero!

Era meglio così… meglio anche per lui?

No.

Lontano da Bella il suo cielo diventava nero, senza luce, come il mare scuro, di notte, che attende il suo faro, per rischiarare la via.

Nessun faro si sarebbe più acceso, nessuna luce avrebbe illuminato  la sua strada.

Addio.

Quella parola era così cruda, così spietata…

Ma era la realtà, la realtà senza inutili fronzoli che occultavano la sua vera natura.

 

Quella riunione di famiglia con Bella a Forks era ancora nei suoi pensieri.

Ricordava le parole sagge di Carlisle, gli sguardi imbarazzati di Esme, la noncuranza di Rosalie che ostentava un sorriso, spento, ma che la dava un aria perfida.

Quella parole, taglienti come la lama di coltello che affonda nella pelle ancora debole e fragile, sul fronte più indifeso.

“ Bella… è troppo rischioso per te…”

 

Four years before.

 

“ Troppo rischioso..”

Carlisle parlava con lungimiranza, cercando di dare a Bella la verità, senza inventare scuse o bugie… meritava di sapere.

“ Io non ho paura di rischiare Carlisle…io mi fido di Edward..”

La giovane lo guardò languidamente,  lui seduto ad un angolo del divano quasi disinteressato.

Era frastornato, accecato dalla colpa di cui si era macchiato.

Aveva ceduto. Aveva ceduto anche se si era fermato in tempo.

“ Bella,  i rischi sono seri adesso. Hai visto tu stessa che cosa è capace l’istinto di Edward…”

L’istinto.

Perché l’uomo è giustificato da una così insulsa attenuante?

Istinto?

La verità è che nessuno cambia.

Quando sei vampiro, il tuo desiderio di sangue umano ti perseguiterà sempre, anche se vorrai opporti, anche se cercherai di non lasciarti sopraffare dal desiderio di quel prelibato nettare… nessuno cambia e l’aveva capito a sue spese.

“ Non importa che sia lui a rendermi vampira, io voglio solo restargli accanto…per sempre..”

Bella parlò tutta d’un fiato, decisa, incosciente del rischio che stava correndo.

Perché l’amore ti ferisce?

Perché ti porta a dover fare delle scelte così razionali?

“ E’ meglio per tutti Bella… specialmente per te. Devi capire, è una cosa troppo grande costringerti a vivere un esistenza del genere!”

Esme si unì alle suppliche del marito, nonostante sapesse che Bella non avrebbe mollato così facilmente.

Rinunciare alla vita per l’amore?

Non si poteva essere razionali in quei momenti.

Edward si alzò di scatto, furioso di rabbia, mentre i suoi occhi divenivano irrimediabilmente scuri.

Incrociò lo sguardo con quello di Bella per un attimo che sembrò interminabile.

Ma non lo era.

Non lo sarebbe stato.

 

“ Ma che ci facciamo in un posto chiamato Hookersville ”

Sbuffò Alice leggendo rapidamente l’insegna della città con fare annoiato.

Che posto era mai quello?

Sicuramente l’ arrivo dei Cullen sarebbe stato l’argomento del giorno nella piccola  città di Hookersville, città tranquilla, silenziosa… forse era proprio nel silenzio che si celavano i più atroci segreti.

Si fermarono presso una specie di tavola calda, come se stremati da un lungo viaggio avessero bisogno di rifocillarsi.

Peccato che nessuno sapeva che fossero vampiri.

L’intera famigliola entrò nel piccolo locale, pieno di fumo, chiacchiericcio generale della gente, odore di tabacco…

Ad un tratto, molta di quella gente si zittì, come se avessero appena visto chissà quale terrificante mostro.

Bhe di terrificante i Cullen non avevano proprio niente..

Volarono le prime battutine di approvazione maschile per Rosalie, spalleggiata da Emmet che fulminava con lo sguardo ogni male intenzionato, così come dalla parte opposta per Edward, che non era passato inosservato agli occhi attenti delle ragazze del posto.

“ Posso aiutarvi?”

Una ragazza, una cameriera del locale probabilmente, dato i vestiti sudici e impregnati del misto di odori provenienti dalla cucina, si fece avanti sorridente.

Li guardò bene, uno per uno, come un robot cibernetico che scannerizza e immagazzina l’immagine di qualsiasi oggetto o persona nuova alla sua vista.

Un ghigno si colorò sul suo volto, risaltando lo sguardo dai lineamenti aggraziati, ancora nascosti dal capellino a visiera che portava sul capo.

“ Siamo appena arrivati qui e non ci sappiamo orientare perfettamente…”

Spiegò Carlisle, con un sorriso gentile.

La ragazza si mostrò subito disponibile, forse anche troppo.

“ Oh, voi dovete essere i Cullen dunque! Io sono Sophia, al vostro servizio!”

Si levò la visiera, lanciando occhiate sornione al gruppetto, specialmente verso Edward, che la guardava invece con fare sospettoso.

Come faceva a sapere che fossero i Cullen?

Che Carlisle avesse annunciato il loro arrivo in grande stile?

No, non era da lui.

Il capo famiglia mostro a Sophia una cartina e la ragazza le indicò la strada per la loro nuova casa, un villino molto raffinato, lasciato già arredato in perfetto stile classico, da una famiglia borghese del luogo.

Il posto però non sembrava per nulla spiccare per eleganza..

Era più un paesino simile a Forks…con i luoghi di “culto”, i personaggi “tipici” e conosciuti al  paese…nulla di nuovo.

“ Mi farebbe piacere accompagnare lei e la sua famiglia al villino, signor Cullen, ma qui come vede il lavoro non manca…”

In effetti il locale era davvero stracolmo di gente, quasi stesse scoppiando se qualcun altro avesse provato ad entrare in quella bettola maleodorante.

“ Non si preoccupi Sophia, è stata davvero gentilissima con noi…”

Fece Esme,carezzandole un braccio amorevolmente.

La ragazza però si ritrasse subito, come infastidita da quel tocco, senza però tradire un sorriso che rassicurò Esme.

“ Non vorrei sporcare la sua pelle delicata con il sudiciume di questo posto signora Cullen!”

Esclamò in ammirazione verso la donna.

“ Allora, ancora benvenuti a Hookersville! “

Esclamò infine trionfale, accompagnata dall’applauso generale dei clienti del locale.

“ Che strano…quella ragazza aveva una pelle particolare…”

Costatò Esme, una volta usciti dal locale, rimirandosi le mani.

“Così….fredda….”

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“ Soffia tesoro dai!”

Le quattro candeline sulla torta si spensero flebili al soffio delicato di Daphne.

Dopo la classica canzone di rito  e tutto ciò che conseguiva ai festeggiamenti di un compleanno, la piccola si addormentò stremata, tra le braccia di Bella che la tenevano stretta come un fagottino.

“ Era davvero stanca…. Ma si è divertita tantissimo oggi…grazie anche a te papà..”

Charlie era stato come la manna dal cielo per quella festa.

Aveva costretto la vicinanza di Jacob e Bella, vedendola finalmente sorridere.

“ Cresce davvero velocemente… “

Costatò Charlie accarezzandole il capo delicatamente, intrecciando le dita nei riccioli color grano della bambina assopita.

Bella annuì sorridendo, guardandolo.

Era così strano vederlo nei panni di nonno, chi l’avrebbe detto!

Così premuroso, docile, gentile… non pareva lo stesso Charlie Swan di sempre.

“ Si, quattro anni… ne sono passati già quattro e non riesco a rendermene conto..”

Le straziava il cuore ripensare a quando aveva scoperto di aspettare un bambino.

Era afflitta dal dolore di Edward, dalla difficile convivenza con Jacob…

Cosa aveva rappresentato per lei quel momento?

Gioia?

Dolore?

Dolore.

Come aveva potuto pensarlo?

Daphne era la cosa migliore che le era capitata, era tutto per lei, sangue del suo sangue.

L’aveva portata in grembo per così tanti mesi, nell’ incertezza, nella paura di dover affrontare il ruolo di genitore a cui non si sentiva pronta, nel dubbio se sarebbe riuscita a dare a Daphne una vita felice.

Ci stava riuscendo?

“ Sei una brava madre Bella… “

Quelle parole così sentite, così semplici, le fecero mancare l’aria, come se da un momento all’altro le lacrime la potessero sopraffare.

“ Non lo sono.. non mi sento di esserlo con Daphne. Lei ha bisogno di tante cose che io ho paura di non poterle dare..”

Charlie la guardò interrogativo, ma non parlò, rimase in silenzio, abbassando lo sguardo.

“ Rimani qui stasera… Daphne sarà contenta di rivederti domani mattina..”

Sussurrò Bella, carezzando il capo della bimba che dormiva sogni tranquilli.

Chissà dov’era l’angelo dei suoi incubi…

Charlie annuì, accennando un sorriso flebile alla figlia.

“ Aiutami a portarla a letto… sai com’è, a quattro anni comincia ad non essere più una piuma!”

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Capitolo 5
*** Equilibri ***


 

 Capitolo 5

 

Equilibri

 

Il vero amore lo avevo perso per sempre. Nessun principe sarebbe mai tornato a risvegliarmi dal sonno incantato con un bacio.  In

fondo, non ero una principessa.

(Bella Swan- New Moon)

 

Il sonno di Bella fu turbolento quella notte buia, illuminata da fioche stelle che parevano sul punto di morire tanto era debole la loro luce.

Un unico pensiero.

Perché i Cullen erano andati via da Forks?

Era come un nodo alla gola, che le impediva di respirare.

Perché?

Cosa era successo?

Tante domande ma poche risposte… risposte che non avrebbe mai più avuto.

Controllò Daphne, che dormiva beata nel suo lettino, varie volte, osservando rapita il suo sguardo sereno, ascoltando il suo respiro come una dolce ninna nanna, che la cullò per un attimo in paradiso.

Le scoccò un bacio sulla fronte, rimboccando con delicatezza le coperte del lettino e rimase a guardarla ancora, mentre i suoi sensi di colpa crescevano a dismisura.

Aveva ragione Jacob?

Aveva ragione sul fatto che si stesse aggrappando all’amore per Edward, trascurando la figlia?

Sentire quel nome rimbombargli nella mente fu come un brivido, freddo, che le sfiorava delicatamente la pelle, come una sua carezza.

Aveva perso il suo vero amore.

Per sempre.

Nonostante volesse bene a Jacob, lui non era Edward.

Perché aveva pensato che con il tempo avrebbe potuto amare il suo migliore amico?

La proposta di Jacob era stata come un salvagente, che l’aveva strappata al pericolo del naufragio… aveva accettato di diventare sua moglie, imponendo a se stessa un amore che non avrebbe avuto futuro.

Si chiuse in una leggera vestaglia, che lasciava intravedere appena le forme poco pronunciate di Bella che la facevano sembrare ancora la giovane ragazzina di diciassette anni , la stesse che era arrivata a Forks, senza grosse aspettative.

Scrutò il cielo, con fare critico, concentrando la sua attenzione su una stella, piccola, più lontana delle altre ai suoi occhi, ma che brillava di una luce più potente, carismatica, che rapiva la sua attenzione.

Abbozzò un sorriso, mordendosi le labbra, nervosa.

Piccole ed inconsistenti nubi oscurarono la volta celeste…ma non quella stella, che continuava a splendere, nonostante sembrasse minuscola.

Cos’era per lei quella stella?

 

stelle notturne,
stelle oscure
ognuno di voi è un amore trovato oppure perso,
è un dolce ricordo, oppure un sogno in attesa di avverarsi….

(Anonimo)

 

 

 

 

“ Questa camera è perfetta per te Edward…guarda, ci hanno lasciato anche un pianoforte!”

Alice era entusiasta, ma non trovò la stessa esaltazione in Edward, che osservò quei tasti ingialliti con disappunto.

Suonò distrattamente una nota, come se volesse accordarlo, rimanendo in silenzio.

“ Suoneresti per me?”

Edward si voltò, quasi infastidito e al contempo meravigliato dalla richiesta della sorella.

Suonare?

Non ricordava neanche come si facesse…o forse no, lo ricordava benissimo…erano solo le circostanze in cui l’aveva suonato che non voleva ricordare.

“ Sarà scordato, è così vecchio…”

Si giustificò Edward, sfiorando un altro tasto, che produsse un suono stridulo ma comunque piacevole.

“ Non suoni perché ti ricorda Bella vero?”

Esclamò Alice, incrociando i suoi occhi furbi con quelli spenti di Edward.

Edward non rispose e continuò distrattamente a suonare qualche tasto a caso, senza seguire nessun ordine preciso.

“ L’ho vista combattere, fiera, valorosa. L’ho vista tenere stretta una bambina bellissima, bionda, dagli occhi cerulei come il mare…l’ho vista sorridere goffamente come la ricordavo..”

Le parole di Alice divennero leggere, quasi un flebile vocio di sottofondo.

La sua visione…

La mano di Edward rimase bloccata a mezz’aria, rigida.

Non suonava più.

“ Io voglio solo che sia felice.”

Una bambina.

Una bambina bionda, bellissima.

Figlia del cane?

Nonostante questo, il pensiero di quella creatura era meraviglioso… come se l’avesse già vista e fosse stato rapito dai suoi occhi lucenti.

“ Lo sarà Edward… ne sono sicura..”

Alice si sedette discreta accanto al pianoforte, pregando il fratello di suonare.

“ Adesso suona per me Edward…ti prego..”

 

 

Agile, bello, forte.

Erano solo poche delle caratteristiche di un vampiro, che lo rendevano una figura divina, perfetta.

“ Si Rose, i Cullen! Mi aspettavo di vederli in questi giorni ma trovarli al locale di Billy è stata proprio una sorpresa..”

Esclamò con un ghigno divertito Sophia, ammirandosi allo specchio, avvolta da una tunica bianca in contrasto con gli occhi chiari e cristallini che contornavano uno sguardo dai lineamenti delicati.

Rose, più piccola e gracile ma al contempo potente e maligna la seguiva rapita, come se corresse il rischio di perdere qualche parte del discorso che tanto la stava affascinando.

“ Deve essere stato strano vero? E’ stata la prima volta che ti sei imbattuta in altri vampiri giusto? E’ com’era Edward? Bello e maledetto come dicono?”

Sophia la guardò materna, mentre l’altra l’assaliva di domande.

Una in particolare catturò la sua attenzione.

Edward.

“ Oh si, una bellezza fuori dal comune…ma aveva tanto un aria da cane bastonato! Poverino, credo proprio che l’umana non la soddisfi abbastanza!”

Rose rise divertita, balzando attenta sul letto, giocherellando con la chioma riccioluta, ribelle come sempre.

“ E l’umana? L’hai vista?”

Lo sguardo di Sophia si colorò di un espressione di disgusto.

L’umana, l’oggetto del desiderio.

Che cosa ci trovavano di tanto speciale in lei?

Era un umana, una fragile e debole creatura a cui era stato donato un nettare prelibato: il sangue.

Che spreco.

“ No, diamine no. Credo che l’abbiano nascosta per sicurezza, non lo so. Ma vedrai Rose, lo scoprirò presto… non voglio deludere i Volturi”

Esclamò secca, guardando in direzione del villino dei Cullen che si mostrava nella sua bellezza proprio dalla finestra della casa delle due giovani vampire.

“ Non lo faremo Sophia… la nostra missione non avrà intoppi.”

Rose cercò di rassicurare la compagna, sorridendo malignamente.

“ Hai visto Caleb? Doveva essere già qui! “

Caleb, il compagno di Sophia.

Bellissimo vampiro anche lui, sobillatore, persuasivo, cinico… i Volturi lo credevano uno dei migliori, nonostante fosse ancora un neonato.

“ No, non si è visto… credo che sia ancora a caccia”

Fece languidamente Rose, spazzolando delicatamente i lunghi capelli corvini di Sophia.

Rose era stata sempre ai servizi di Sophia, era debole… o forse no, aveva semplicemente paura di mostrare le sue vere capacità.

“ Dobbiamo agire al più presto Rose, devono cedere e darci l’umana.”

Sembrava uno di quei discorsi da bambina capricciosa, di quelle che esigono avere ogni cosa, quelle che si mostrano forti si, ma facili da plasmare a proprio piacimento dalle “forze maggiori”

“ Come faremo? Voglio dire…sentiranno che nelle nostre vene non scorre del sangue!”

Rose era preoccupata e al contempo eccitata per quella missione così rischiosa ed allettante allo stesso tempo.

“ Oh non preoccuparti Rose…tutto a suo tempo…”

 

 

La notte non è mai così nera come prima dell'alba….
…..ma poi l'alba sorge sempre a cancellare il buio della notte
.

(Romano Battaglia - Notte infinita )

“ Mamma! Il nonno è già partito?”

Fu questo il primo pensiero di Daphne, appena alzata, alle prime luci di un aurora che colorarono il cielo di un rosa misto al rosso pallido ed un arancione tenue.

“ Vai a vedere tu tesoro… non ti rivelo niente”

Un'altra notte insonne per Bella, un altro giorno in cui avrebbe cercato di non affogare nel dolore.

Daphne corse veloce, noncurante del pavimento freddo e del equilibrio precario , corse veloce, felice, una felicità che tanto mancava a Bella… ma non poteva fare altro che invidiarla.

La sua corsa si fermò davanti alla porta della stanza degli ospiti, appena socchiusa.

Bella la guardò serena, felice di aver chiesto al padre di restare.

Aveva imparato a vivere delle piccole cose…del sorriso della sua bambina, del cielo che le regalava un nuovo raggio di sole, delle stelle che brillano nel cielo più tetro…

Camminò verso la camera dove si era sistemato Charlie, curiosa di vedere ancora quel guizzo di gioia colorarsi nei suoi occhi cerulei.

“ Allora, piccola, hai visto che bella sorpresa?”

Daphne la guardò dubbiosa, per poi tornare verso Charlie, supino sul letto.

“ Puoi dire tu al nonno che può smetterla di fare finta di dormire?”

Finta di cosa?

“ Che stai dicendo Daphne? Che cosa finta di dormire? Papà!”

Un urlo di dolore spezzò la voce composta di Bella.

Si gettò ai piedi del letto, cercando il polso.

Debole.

“ Papà apri gli occhi, ti prego”

Cominciò a strattonarlo, mentre i suoi occhi si bagnavano di piccole lacrime che le solcavano lo sguardo già segnato dalle occhiaie rossastre, segno della notte passata insonne.

Sentì i piccoli singhiozzi di Daphne.

Tremava.

“Tesoro, non piangere.. il nonno sta bene, è solo un dormiglione!”

Un'altra fitta di dolore.

Che poteva fare?

Doveva mentire.

“ Allora perché piangi mamma?”

Le sue manine le sfiorarono il viso, fermando il corso di una lacrima che aveva già attraversato le guancie, come un fiume in piena.

“ Non è niente tesoro… però ti prego, chiama papà, corri..”

Daphne non era una bambina come le altre, era sveglia, perspicace, matura per la sua età.

Aveva solo quattro anni diamine… non poteva ancora strapparla dal suo mondo fatato, pieno di colore.

La piccola corse verso la camera da letto, senza fermarsi.

“ Papà… papà ti prego, non mi lasciare adesso..”

Lo abbracciò, sentendo i gemiti flebili di Charlie, il suo respiro, che pareva mancargli…

“ Resisti.. ti prego resisti..”

 

 

 

 

Dedicato a Barbara, che in meno di mezz’ora ha avuto il coraggio di leggere questa fan fiction e mi ha assalito di domande, a lei che mi sopporta, mi sorregge e mi sgrida pure . A lei, che non si smentisce mai. A lei che mi fa penare, ma che è sempre lì quando ho bisogno di lei.

Ti voglio bene sorellah XD

Un ringraziamento speciale ad anna cullen, noe_princi89 e a tutti quelli che mi hanno recensito e continuano a seguire la fic.

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Capitolo 6
*** .....Quando tutto sembrava impossibile ***


 

 

 

Questa oscurità ha un nome? Questa crudeltà, questo odio? Come ci ha trovato? Si è messa nelle nostre vite, o noi la cerchiamo e la abbracciamo? Cosa ci è successo?

Quando abbiamo perso il nostro cammino? Consumati dalle ombre, ingoiati completamente dall’oscurità. Questa oscurità ha una nome? E’ il tuo nome?

(  One Tree Hill)

 

 

 Capitolo 6

Quando tutto sembrava impossibile...

 

Attesa silenziosa, logorante, lenta e sibillina.

La stava uccidendo.

“ Ma quanto ci mettono! Devo sapere che cosa è successo a mio padre!”

Bella camminava nervosamente nella sala d’attesa dell’ ospedale, stritolando tra le mani un bicchiere ormai vuoto di caffè, nell’attesa che chiunque potesse sembrare un medico dal camice bianco le desse delle notizie rassicuranti sulle condizioni di Charlie.

L’attesa non prometteva mai nulla di buono.

Lenta, interminabile.

Riusciva solo ad aumentare le ansie, i dubbi, le preoccupazioni…

“ Bella rilassati.. non cambierà molto se continui ad essere così nervosa”

Jacob la guardò contrariato, stringendo tra le braccia Daphne, che era riuscita a prendere sonno.

Bella lo fulminò con lo sguardo, inferocita.

Era consapevole che lo stesse facendo per il suo bene ma non riusciva a distogliere l’attenzione dall’idea di Charlie, chissà sotto quale ferraglia medica, sofferente.

O magari…

No, non poteva pensarlo.

Charlie non poteva morire, non poteva abbandonarla.

Non adesso.

Deglutì a fatica, come se il nodo alla gola che le si era formato a quell’immagine, fosse impossibile da sciogliere.

Le mancava l’aria lì dentro.. quelle mura la stavano opprimendo.

Si sedette accanto a Jacob, trattenendo le lacrime a fatica.

Guardò Daphne dormire, osservando il suo sguardo corrucciato, come se qualcosa la stesse disturbando nel sonno.

“ Non ci riesco Jacob..non ci riesco..”

L’avvolse in un abbraccio, stringendole la spalla con le sue grandi e possenti braccia, dandole coraggio.

“ Ci riusciremo Bella… ”

Sussurrò flebilmente, alzando lo sguardo verso la sala in cui era sparita la barella di Charlie dietro una schiera di medici.

Era come se tutte le litigate, le incomprensioni, i silenzi e gli sguardi beffardi tra i due fossero crollati davanti alla sofferenza di quel momento.

 Nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia

Nonostante tutto.

Lui era lì.

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“ Ci servirebbe un umano al nostro servizio…”

Sentenziò Rose, sedendosi al grosso tavolo intarsiato della cucina, mai usata, della piccola casupola immersa tra il verde lussureggiante degli alberi secolari, non troppo lontana dal boschetto dove i vampiri erano soliti cacciare.

“ Un umano? Come pensi che adescheremo un umano?”

Caleb la guardò con disgusto, stranito dalla sua proposta.

Un umano?

Come le saltava in mente una cosa del genere?

No, non era fattibile.

Era come cercare di convincere un topo ad andare nella tana del gatto, consapevole del fatto che non avrebbe avuto scampo.

Impossibile.

Rose impaurita abbassò lo sguardo, cercando l’approvazione da Sophia, che era rimasta in silenzio solenne, impegnata a rimirarsi l’anello di diamanti appena regalato da Caleb.

Era viziata, talmente viziata che sarebbe riuscita a mandare all’aria tutta l’operazione, nonostante sembrava interessata a compiacere i Volturi, l’unica cosa importante per lei era soddisfare ogni suo desiderio.

E ci stava riuscendo.

“ No Caleb. Rose non ha tutti i torti”

Esclamò, uscendo da quella quiete, decisa a voler far primeggiare la sua idea su tutte le altre, come sempre.

“ Come credete che riusciremo ad entrare in confidenza con i Cullen senza che scoprano che non siamo umani? Ti ricordo che Esme potrebbe avere già dei sospetti..”

Rose si illuminò di un sorriso rilassato alle parole di Sophia.

“ Si Caleb… non ci metterebbero molto a capire qual è il nostro intento!”

Spiegò la più giovane del gruppo, mostrando più decisione del solito.

Caleb, altezzoso quasi quanto la sua compagna, non le dette ascolto, concentrandosi su Sophia.

“ Questo è il piano… conosco bene le persone del posto dato che la tavola calda è sempre popolata di tipi… bizzarri… non ci vorrà molto a farmene amico qualcuno. Poi inventeremo qualcosa, ma lui sarà il nostro mandante, il nostro “gancio” per i Cullen”

Caleb annuì alla spiegazione della compagna, anche se non era poi così convinto della riuscita dell’operazione.

Non potevano rischiare, fallire quella missione significava perdere ogni tipo di credibilità agli occhi dei Volturi.

Non potevano permetterselo.

“ Agiremo presto Caleb… non ci saranno rischi vedrai..”

Rose annuì alle parole della bionda, guardandola rapita di ammirazione.

Sophia riusciva a catalizzare tutte le attenzioni su di lei…era come una calamita, un potente magnete che attirava tutto a se, qualsiasi cosa.

Riusciva a prendere il dominio sul piccolo gruppo di vampiri neonati… su Rose la più vulnerabile ed incostante, su Caleb, che non riusciva mai a dissentire da ogni sua decisione.

Non sarebbe stato difficile avere il dominio su un umano.

Uno stupido e incosciente umano che avrebbe attirato alla sua schiera di sottoposti, che sarebbe stato oggetto tra le sue mani, unica arma per attirare i Cullen nella trappola.

Rise malignamente, baciando poi con passione il suo compagno, inerme alle due decisioni.

“ Rose, preparati.. adesso si va a cacciare…caccia grossa..”

Fece diabolica, incitando Rose a saziare la sua fame di sangue.

Uomini? Animali?

Qualsiasi cosa pur di fermare l’irrefrenabile istinto del gruppo.

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“ Cosa? Insufficienza cardiaca?”

Davanti alla realtà non si è sufficientemente pronti.

Mai.

Anche se sembra possibile superare ogni ostacolo, ogni impedimento che blocca il cammino.

Bella era agitata, visibilmente nervosa.

Non poteva crederci.

Suo padre.

Lui che aveva visto sempre forte, vigoroso..come se niente potesse scalfirlo, adesso stava su un lettino d’ospedale, strappato alla morte.

“ Ci può spiegare meglio di che si tratta?”

Esclamò Jacob, intervenendo nei silenzi della moglie.

Il dottore, per nulla scalfito dalla disperazione della donna, continuò a spiegare, freddo e spietato come solo i medici sanno fare.

Il signor Swan ha un insufficienza cardiaca. Il suo cuore è debole, non riesce a fornire adeguatamente il sangue per l’organismo… purtroppo secondi le nostre analisi non è in uno stato trascurabile.”

Le parole del medico le riempirono la testa, ma senza lasciare il segno.

Era come annebbiata, vuota, confusa.

Una danza impazzita di parole senza senso, senza peso… il caos.

“ Stato non trascurabile? Che significa?”

Il dottore abbassò lo sguardo, spulciando dei dati dalla sua cartelletta.

“ E’ in una fase terminale signora Black”

Terminale.

Risuonò sorda tante e tante volte quella parola dentro di se.

La realtà.

Cruda, senza fronzoli, servita su un piatto d’oro, dei più pregiati.

Si sentiva scoppiare dentro quelle mura che parevano restringersi, senza darle via di scampo.

“Faremo altri accurati esami per stabilire la terapia o se dovremmo agire con un ….trapianto.”

Bella era intontita da quelle parola che aveva un suono così strano, così sinistro da spaventarla.

Il dottore sparì dietro le porte girevoli del suo reparto ma Bella neanche se ne accorse.

Era pietrificata, intontita… come se il cervello avesse abbandonato i rapporti con il resto del corpo.

“ Mamma.. il nonno sta tanto male vero?”

La semplicità disarmante delle poche parole della piccola Daphne la fecero sciogliere.

La guardava con i suoi occhioni azzurri imploranti e preoccupati, come se nonostante l’età, in cui si tende a mostrare ai bambini solo la parte bella della vita, lei avesse capito tutto.

Bella annuì, raccogliendola in un abbraccio.

Lei le sfiorò il viso con le sue piccole manine affusolate, tracciando il contorno di due piccole lacrime che avevano solcato le guancie pallide della donna.

Bella l’aveva sempre protetta, o comunque aveva cercato di difenderla davanti alle avversità…ma ora?

Ora era lei che doveva proteggerla?

Era Daphne che doveva rincuorarla.

“ Bella, il dottore ha detto che possiamo vedere Charlie..”

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Lenti battiti, lenti e sostenuti.

Poi il silenzio.

Caleb agguantò un piccolo cerbiatto ancora in fasce, gustandone il dolce nettare che scorreva veloce come un fiume senza argini.

Lo trucidò spietato, brandendo le sue carni senza nessuna remore.

Aveva sete, una sete insaziabile.

“ Credo che oggi i piccoli cerbiatti del bosco non riusciranno a dissetarmi”

Fece contrariato Caleb, osservando l’abile balzo della compagna che gli veniva dietro.

Sophia sorrise maligna, immaginando il tipo di caccia che il vampiro aveva in mente.

Umani.

Rose a piccoli passi si avvicinò al gruppo, impaziente di sapere che cosa prevedeva quella caccia sanguinaria così allettante.

“ Mi dispiace ma non toccheremo nessun umano prima di ritrovare quella dei Cullen.. sarebbe rischioso..”

Tuonò Sophia, con lo sguardo vigile verso un branco di cervi maestosi che si abbeverava nella piccola serpentina di acqua che si espandeva più a valle.

Caleb mesto annuì, senza troppa convinzione.

Amava il sangue degli umani…o più semplicemente divertirsi con loro, impaurendoli e finirli in una lenta e dolorosa agonia.

Era sadico, anche da umano.

Era il più esperto del gruppo, anche se era spesso in balia dell’accecante desiderio di uccidere e saziare la sua sete.

Aveva vissuto in Irlanda, figlio di un ricco magnate dell’industria di esportazione di petrolio nei paesi sottosviluppati, si era distinto per la freddezza e il cinismo con cui aveva supportato gli affari del padre.

Ma il destino talvolta non è sempre amico… tutt’altro.

Caleb era ancora giovane quando contrasse un infezione maligna in uno dei suoi viaggi di lavoro, aveva appena trent’anni ma un passato che l’aveva visto protagonista.

Si era ritrovato a vivere su un lettino d’ospedale, in una continua girandola di analisi e visite che parevano inutili.

Ma poi…la svolta.

Venne vampirizzato da un dottore, un dottore che aveva sempre celato la sua vera identità di vampiro.

Da lì la vita di Caleb non era cambiata…finché non aveva conosciuto Sophia.

Non riusciva a contraddirla ne a negarle un capriccio.

Era succube di ogni sua decisione.

“ Dobbiamo dedicarci alla ricerca dell’umano piuttosto, dobbiamo agire in fretta prima che sia troppo tardi”

Caleb annuì in silenzio, cercando di non dare peso a quella voglia di sangue che aveva inibito i suoi sensi.

“ Io avrei già qualche idea..”

Terminò Sophia, scrutando Rose in uno sguardo complice.

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*Note

Eccomi di nuovo con un nuovo capitolo, più corto si, ma che ho voluto postare per continuare la storia prima di qualcosa di più approfondito.

Ringrazio come sempre  anna cullen, Nessie93 e noe_princi89,  che continuano a seguirmi e recensirmi sempre e a tutti quelli che stanno seguendo la mia fic.

Grazie come sempre a Barby che mi legge sempre…

 

X Nessie

Hai capito benissimo XD

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Capitolo 7
*** Vivere per sempre ***


Capitolo 7

Vivere per sempre

 

When You Can Live Forever...What Do You Live For?

 

 

Lo guardava da ore, in silenzio, su quel lettino, senza muoversi.

Lo guardava da ore, spaventata sotto quei tubicini che gli lambivano il viso.

Aveva gli occhi chiusi, serrati ma un espressione pacifica, quasi rilassata e noncurante della gravità della situazione.

Daphne, altrettanto taciturna era rimasta sull’uscio della porta vicino a Jacob, che le stringeva la piccola manina affusolata, tremante, senza riuscire a fare un passo verso la madre.

Aveva forse più paura di Bella…era confusa, non capiva che cosa ci facesse il nonno, suo nonno, sdraiato inerme su quel lettino, senza forze, quello stesso Charlie che aveva riso e giocato con lei la sera prima.

O forse no… forse lo capiva…

Daphne era sveglia, geniale ed intuitiva come poche bambine della sua età.

Come se dietro a quei due occhioni azzurri si nascondesse una donna già vissuta, che prima del tempo aveva messo piede nel mondo degli adulti, dove i colori talvolta erano spenti, dove l’ingenuità lasciava spazio alla consapevolezza, alla responsabilità..

Bella si voltò a guardarla e i loro occhi si incrociarono languidamente.

Era straziante.

Le fece segno di avvicinarsi e la piccola guardò titubante Jacob, sperando in un suono segno di assenso.

Camminò a piccoli passi, impaurita.

Non sembrava neanche lei, la solita Daphne allegra, vivace, rumorosa..

Ma come darle torto?

Si avvicinò al lettino, appoggiando i gomiti per guardare meglio il “sonno” sornione di Charlie, che non si era ancora del tutto risvegliato dall’anestesia.

“ Perché il nonno ha tutti quei tubicini lì?”

Esclamò, quasi imbarazzata a rompere il silenzio tombale di quella stanza, interrotto solo dai suoni sordi degli apparecchi a cui era attacco Charlie.

Bella sorrise lievemente, lasciando trasparire un espressione più rilassata e meno sostenuta, anche se non poteva mascherare il dolore che si era impadronito di ogni fibra del suo corpo.

“ Bhe, dovresti chiederlo al dottore tesoro..ma non preoccuparti, non gli fanno male..”

Esclamò, spiegandole la situazione nel modo più delicato possibile.

Daphne guardò circospetta gli strani apparecchi, pieni di luci e colori strani che andavano ad intermittenza, cercando di capire a che cosa potessero servire.

“ Sicura?”

Fece poi teneramente, guardando la madre speranzosa.

Bella annuì, sfiorandole amorevolmente le guancie appena rosate.

“ Che ne dici di andare a comprare un regalo per il nonno Daphne?”

Propose Jacob, desideroso di non tenere troppo a lungo la figlia in un posto così lugubre e triste come poteva essere l’ospedale.

Daphne saltò di gioia tra le braccia di Jacob che la solleveranno senza nessuno sforzo, facendola sedere delicatamente sulle spalle.

“ Possiamo prendergli un orsetto gigante?”

------------------

Hookersville, una sera scura come tante.

La vita scorreva lenta, come se le lancette dell’orologio lì scorressero più lentamente, scandendo ogni momento della giornata che pareva eterna.

Di notte si vedeva sempre un cielo stellato,  un cielo di piccoli puntini che brillavano oltre la coltre di nubi che si addensava spesso sulla volta, riuscendo a vincere il loro grigiore.

Era davvero il momento migliore della  vita in quella città.

Edward passava molto tempo al pianoforte, forse anche più tempo di prima.

Aveva passato ore ad accordare il vecchio strumento impolverato, osservando i fini intarsi del legno che lo componevano, ammirandone la fattura.

Ma nonostante tutto, aveva sempre Bella nei suoi pensieri contorti.

Pensi sempre a lei? L’ami ancora?

Non era mai stato così difficile trovare una risposta a quelle domande che un tempo sarebbero state inutili.

Era rassegnato al fatto che l’aveva persa.

Per sempre.

Era stato puro egoismo il suo cercare di renderla un vampiro e privarla della sua vita…non aveva pensato ai rischi? Alle possibilità che tutto potesse essere un enorme sbaglio?

Vivi e lascia vivere.

Ma come avrebbe continuato a vivere Edward?

Bhe a conti fatti non viveva da un po’ di anni…ma con Bella aveva ritrovato la luce.

Quando vivi per sempre… per cosa vivi davvero?

Viveva per Bella.

Per guardarla nei suoi occhi nocciola, così profondi e intensi.

Per sfiorare la sua pelle chiara e vederla ridere, rilassata.

Per baciarla ed osservala cadere goffamente, incespicando ad ogni passo.

Viveva per Bella.

Ma adesso niente aveva più senso.

“ Edward…”

Alice si avvicinò di soppiatto nella stanza del fratello, quasi spaventata da una sua possibile reazione.

Edward alzò lo sguardo dal pianoforte, terminando bruscamente ciò che stava suonando.

“ Forse… forse non ti interesserà saperlo..”

Era in difficoltà, forse per la prima volta.

L’argomento Bella era tabù da tempo, anche se Alice sapeva che lui non poteva dimenticarla.

Sarebbe stato impossibile..ogni minimo sforzo si sarebbe dimostrato vano.

“ Ho visto Bella a Forks”

Piombò il silenzio.

Per qualche istante Edward non parlò, come se quella notizia avesse sconvolto ogni suo pensiero, ogni sua previsione razionale.

“ Non so perché andrà lì Edward…ma sembrava stravolta…”

Alice era preoccupata, sia per il fratello che per Bella, che era ritornata nella piccola e piovosa Forks ma non poteva conoscerne il motivo.

“ Magari è andata a trovare Charlie…”

Esclamò Edward noncurante, imponendosi quella versione dei fatti.

“ Non era tranquilla Edward…il suo viso era come segnato da un dolore profondo, un dolore che l’opprimeva dentro.”

Edward si alzò dal pianoforte con fare contrariato.

“ Alice ti prego… non è il caso di fare supposizioni..”

A Forks?

Che diamine stava cercando a Forks?

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Un gigantesco orso di peluche.

Era questo secondo Daphne il regalo giusto per Charlie.

Jacob lo portò a fatica nella piccola stanza d’ospedale, sotto indicazione della figlia, posizionandolo fronte al letto, in modo da poterlo vedere per bene.

“ I peluche fanno tornare il sorriso.. l’ho letto sul giornale!”

Ma da quando i bambini di quattro anni leggono?

Jacob era rimasto da solo in ospedale da Charlie, appoggiato alla grande finestra della stanza, guardando distrattamente il paesaggio urbano, che non lasciava spunti all’immaginazione.

Per questo gli mancava la Push

Era stanco, ma aveva obbligato Bella a ritornare a casa con Daphne.

Non potevano vivere in ospedale… non era salutare per una bambina.

La cosa più strabiliante era che la piccola stava crescendo troppo velocemente.

Lei lo stupiva ogni giorno… con i  suoi sguardi così seri quasi da adulta, i suoi discorsi, il suo carattere adesso più docile e diplomatico… ed aveva appena quattro anni!

Non era questa l’età delle bambole e delle favole prima di addormentarsi?

Aveva paura di perdersi la sua crescita, il suo sviluppo… voleva esserci quando il primo fidanzatino l’avrebbe fatta penare, voleva esserci per aiutarla a fare i compiti o per raccontargli aneddoti sui suoi nonni…. Non sapeva perché, ma aveva come l’impressione che non ci sarebbe stato.

Due colpi di tosse interruppero il monologo interiore di Jacob.

Charlie!

Si avvicinò al letto, vedendolo riaprire gli occhi, tranquillo, come se si fosse svegliato dal sonnellino pomeridiano.

“ La vecchia corazza è dura da distruggere eh Charlie!”

Lo canzonò Jacob, sorridendogli beffardamente.

Charlie si schiarì la voce, cercando di essere il più disinvolto possibile.

“ Ben detto figliolo… mi piego ma non mi spezzo, si dice così giusto?”

Esclamò ironicamente Charlie, spostando lo sguardo verso l’orso gigante accanto alla porta.

Rise, rilassando l’espressione burbera che lo contraddistingueva.

“ Non guardare me, è opera di tua nipote!”

Fece Jacob, anticipando la probabile domanda di Charlie.

Forse Daphne aveva ragione.

I peluche facevano davvero tornare il sorriso!

“ Quella bambina è davvero geniale”

Costatò Charlie con fare sognante, orgoglioso di quella piccola peste.

“ Già… talvolta dubito che sia davvero mia figlia…mi ci vedi con una bambina dagli occhi azzurri e capelli color grano?”

In effetti non aveva tutti i torti…

Nessuno avrebbe detto, vedendoli vicini, che erano padre e figlia.

L’immagine che lo perseguitava era di vedere Daphne tra le braccia del succhiasangue, che la coccolava come fosse davvero sua figlia, e gli sguardi rilassati e felici di Bella.

Felice.

Si, non la vedeva da un bel po’ sorridere davvero.

“ Ha addirittura i ricci di suo nonno! Ma niente che la potesse far sembrare una piccola Pocahontas”

Charlie lo guardò di sottecchi, cercando di muoversi nonostante fosse complicato con tutti quegli aggeggi a cui era collegato.

“ Io oserei dire per fortuna…”

Jacob lo fulminò con lo sguardo, mantenendo una risatina beffarda e sostenuta.

“ Nonnoooo!”

Daphne.

Jacob si voltò verso la porta, guardando Bella sorridere e asciugarsi una lacrima distrattamente.

“ Nonno! Come stai?”

Esclamò amorevolmente lei, sedendosi sul letto e chinandosi verso il viso di Charlie, come se stesse esaminando un extraterrestre.

“ Benissimo tesoro! Non si vede!”

Fece a denti stretti l’uomo, alzando un braccio, emulando la famosa mossa di Braccio di ferro.

“ Papà non ti affaticare..”

Sopraggiunse Bella, prendendo in braccio la figlia, che pareva un vulcano di felicità.

“ Ti è piaciuto il mio orso vero? Ti ha fatto tornare il sorriso!”

Bella tirò un sospiro di sollievo.

Non le importava della parole dei medici in quel momento… adesso l’unica cosa importante era vedere di nuovo suo padre, sveglio, cosciente e innamorato della sua nipotina come sempre.

“ Signora Black? Il dottor Stone vorrebbe parlarle..”

Un infermiera dall’aria spaventata entrò a piccoli passi nella stanza, senza interrompere le valanghe di domande di Daphne che non davano a Charlie il tempo di respirare.

Bella si rabbuiò, ma cercò di camuffare il tutto con un sorriso, mal riuscito purtroppo.

Camminò un intero reparto, con mille pensieri per la testa, con mille domande che rimanevano irrisolte.

Tranquilla Isabella- si diceva- non succederà nulla. Hai visto tuo padre.. si è risvegliato.

Il peggio doveva essere passato diamine!

Era un tunnel buio.

Dov’era la luce?

“ Signora Black… mi dispiace averla disturbata.. prego si accomodi.”

Il dottore pareva più gentile..più umano del solito.

Le ricordava vagamente il dottor Cullen adesso…

Il dottor Cullen.

Perché era così convinta che nella sue mani suo padre sarebbe guarito?

Era solo una stupida convinzione, un salvagente a cui aggrapparsi, nulla di più.

“ L’ho fatta chiamare per dirle una cosa importante…qualcosa che riguarda le condizioni di suo padre e specialmente ciò che saranno le sue aspettative future”

Il dottor Stone si sedette nella sua bella poltrona girevole di pelle nera, come un re sul suo trono.

Era così fiero, sicuro di se.

Fastidioso.

“ Non ci dovrebbero essere problemi giusto? Dico, non se l’ha visto, si è risvegliato, era cosciente e..”

Il dottore la frenò con lo sguardo, severo ed austero.

Bella si raggelò, rimanendo a bocca aperta.

“ Le avevo già accennato che lo stato di suo padre era molto grave… abbiamo valutato ogni aspetto, fatto ogni tipo di analisi e controllo. Suo padre ha bisogno di un trapianto signora Black… il suo cuore non va più bene..”

Il suo cuore non va più bene?

Ma di che cosa parlava, di un giocattolo rotto che andava riparato?

Bella voleva trattenere le lacrime ad ogni costo.

“ Devo dirle sin da ora che la nostra lista d’attesa è abbastanza lunga e in ogni caso le possibilità sono molto poche..”

Il dottor Stone continuava a parlare, mostrando un’abilita nel linguaggio davvero irritante in quel momento.

“ Che cosa vuole dire con poche? Che rischia di non fare le stesse attività di prima? Di non essere autonomo dopo il trapianto?”

Bella si sentiva una formica, invisibile, minuscola davanti al trono del re.

Era una sensazione terribile sentirsi così vulnerabile, così scoperta, senza difese.

“ Non ha capito signora Black..suo padre rischia di non avere un cuore…in tempo…”

Cuore.

Non avere.

In tempo.

Strinse i pugni, arrabbiata con se stessa, come se si sentisse responsabile di ciò che era successo.

Lo era davvero?

Si passò una mano tra i capelli arruffati, abbassando lo sguardo.

Un'altra fitta di dolore la pervase.

Ma quella era troppo grande da sopportare.

“ Dottor Cullen…”

Fece sottovoce, tra le lacrime.

“ io devo trovarti Carlisle… ho bisogno di te..”

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“ Partire per Forks? Ma che ti salta in mente Bella?”

Jacob vs Bella

Di nuovo.

“ Non posso permettere di rischiare la vita di mio padre Jacob…”

Voleva partire per Forks, il più presto possibile.

Motivo?

La ricerca, disperata, di notizie sui Cullen.

Non sapeva come, non sapeva se ci sarebbe riuscita… ma doveva tentare.

“ Credi che il succhiasangue possa trovare un donatore per Charlie? Come sentiamo? Macchiandosi di un delitto umano? Brandendo un cuore ancora pulsante per darlo a tuo padre?”

Jacob era sprezzante di rabbia.

Non poteva concepire quell’idea così scellerata della moglie…era del tutto priva di senso.

Si erano affidati al miglior cardiologo di Seattle, erano in ottime mani!

“ Cos’è un succhiasangue mamma?”

Esclamò Daphne, scandendo bene quella parola così sconosciuta per lei, entrando nella discussione.

Bella la guardò sorpresa, senza sapere che cosa rispondere in realtà.

“ Sono dei mostri tesoro..ma non temerli, sono innocui…”

Sentì le parole piene di disprezzo di Jacob, spiegando a Daphne la sua versione di vampiri.

“ Ma perché si chiamano succhiasangue? Mi fa paura!”

Bella guardò Jacob, trafiggendolo di rabbia.

“ Tesoro.. perché non ritorni dal nonno? Mi aveva detto che aveva una storia da raccontarti..”

Daphne la guardò implorante, ruffiana, curiosa di conoscere il resto della storia.

“ Ma io volevo sapere dei succhia cosi.!”

Fece battendo i piedi per terra, seccamente.

Riusciva a giocarsi bene la carta da bambina capricciosa quando serviva..anche se sapeva che non era più molto credibile agli occhi esperti dei genitori.

Sbuffò, delusa, ma tornò nella stanza di Charlie saltellando allegramente, come se tutto fosse già dimenticato.

Era un bene che riuscisse a prendere tutto con leggerezza.. era un modo per affrontare la vita con meno preoccupazioni, meno inutili complessi.

Bella aveva molto da imparare.

Da una bambina di quattro anni addirittura.

“ Non importa se tu non verrai Jacob… io andrò a Forks.”

Jacob sospirò, irritato dalla cocciutaggine della donna.

Era così sicura che il suo “amico” vampiro l’avrebbe tirata fuori da ogni guaio?

Come poteva curare Charlie?

Pozioni? Formule magiche?

“ Lo sai anche tu che è inutile Bella..lo sai ma non riesci ad ammetterlo vero?”

La pungolò Jacob, colpendola nel profondo.

Dolore.

Altro dolore, atroce, fulminante.

“ Grazie Jacob..mi solleva davvero averti dalla mia parte…”

Lo guardò.

Sprezzante, convinta di ciò che stava facendo.

Niente poteva fermarla.

Avrebbe rivisto Edward.

Il suo nome nella mente aveva un suono profondo, ma sordido, silenzioso.

Il suo cuore avrebbe retto?

Che emozione avrebbe provato rivedendolo?

Non lo sapeva.

Non riusciva ad immaginare una situazione del genere.

Con tutti quegli avvenimenti che avevano scombussolato la sua vita, il pensiero di Edward si era affievolito, ma non era sparito.

Non poteva sparire, sarebbe rimasto per sempre, come l’inchiostro indelebile.

Anche Jacob lo sapeva.

Lo sapeva da quando le aveva fatto la proposta di matrimonio,davanti al mare calmo di La Push.

Ne era consapevole, quando le aveva dato quell’anello.

Aveva una parte di Edward dentro.

Il suo ricordo vivido a cui aggrapparsi nei momenti difficili, la sua scorta di felicità.

Il suo sorriso sbilenco… diamine quanto gli mancava.

“ Salutami la famiglia Cullen allora…”

 

 

I  

 

 

Note dell’autrice.

 

Ringrazio tanto chi continua a leggere e a mettere tra i preferiti la mia fic XD

Come sempre un grazie a Nessie93, anna cullen e noe_princi89

 

 

Per Nessie: Il dottore che ha vampirizzato Caleb… mmmhh, chissà XD Continua a leggere XDD

Sono contenta che ti piacciano i nuovi personaggi, ho preso spunto un po’ da persone reali XD

 

Per Anna: La storia dei Volturi è collegata a New Moon ^^

 

Un ultimo ringraziamento, non ultimo per importanza ovviamente, a Confusina 94 che mi ha aiutata con l’ Html XD

Adesso spero che la lettura si più scorrevole.

 

Spero di trovare tante recensioni…sono davvero gratificanti per me.

 

Al prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** Il mio angelo ***


 

Capitolo 8

Ognuno di noi ha un paio di ali che fremono dalla voglia di spiccare il volo e ciò che le tiene ferme a terra è qualcosa dentro che ci appartiene, di cui non sappiamo come liberarci o da cui non vogliamo liberarci, spetta solo a noi stessi capire che ovunque, che sia esso dietro l’angolo o dall’altra parte del mondo, c’è un bellissimo cielo azzurro che ci attende.

 

 

 

Forks.

Forks che sembrava casa, casa che era stata lontana.

Lo era stata, per molto tempo.

Si era sentita come un pesce fuor d’acqua, che annaspava a fatica con la paura di soffocare.

Un pesce che non aveva ritrovato la via per il mare, immenso, vivo, accogliente.. ma che si era accontentata di vivere in un acquario, rinchiusa in un luogo che non le era appartenuto, mai.

Il mare non era mai stato così vicino prima di allora.

“ Mamma ti prego, voglio venire anche io!”

Daphne piagnucolava da ore ormai.

Piccole lacrime avevano rigato la sua pelle delicata e i suoi grandi occhioni azzurri erano arrossati, tanto il pianto.

La preoccupazione del fatto che Daphne crescesse troppo in fretta aveva i suoi ma… infondo era pur sempre una bambina di quattro anni, con i suoi capricci, i suoi vizi e le sue pretese.

“ Daph, tesoro, la mamma non può portarti con te lo sai… tornerà presto..”

Jacob cercò di farla ragionare come poteva, ma la bambina si rifiutava categoricamente di far partire la madre senza di lei.

Avrebbe voluto usare la storia dei succhiasangue terrificanti che si aggirano per Forks, cibandosi di bambini, per desistere le pretese della bambina, ma capì che era meglio non esagerare con le metafore.

“ Daphne mi dispiace, ma non posso portarti con me… pensa a papà..e al nonno! Devi prendere il mio posto mentre sono via no?”

Esclamò Bella, arruffandole amorevolmente la chioma riccioluta.

“ Sei o non sei la donna di casa?”

Daphne abbassò lo sguardo, messa alle strette.

Bella sapeva che la figlia amava essere presa in considerazione ed avere la consapevolezza di essere importante..

Non era egocentrica, ma le piaceva sapere di essere utile.. indispensabile.

“ Ma papà ci riuscirà anche da solo! E’ poi torneremo presto…”

Esclamò lei, con una flebile vocina, studiata apposta per intenerire i due genitori.

Si gettò tra le braccia di Bella, stringendosi al suo petto.

“ Ti prego mamma… ti prometto che farò la brava..”

Bella sembrava desistere e questo non piacque per nulla a Jacob.

La squadrò in modo brusco e fulminante, serrando le labbra indispettito.

Quell’immagine scavata nei più profondi pensieri prendeva vita.

Daphne in mezzo ai succhiasangue.

Tra le braccia di Edward..

No, non poteva sopportarlo.

“ Bella..”

Esclamò languidamente, guardandola fissa negli occhi nocciola, ora più rilassati e tranquilli.

“ D’accordo tesoro..ti porterò con me. Ad una condizione però… dovrai starmi sempre vicino…siamo intesi?”

La piccola saltò di gioia all’annuncio della madre, stringendo la mano di Bella come segno di accordo.

“ Sarò bravissima mamma. Bravissimissimissima!”

Daphne si allontanò, correndo verso la sua cameretta, cercando disperatamente i suoi giocattoli preferiti sparsi per la stanza.

Quando i coniugi Black si ritrovarono soli, i  giochi di sguardi e di silenzi enigmatici continuò.

Rimasero in silenzio, come se nessuno dei due sapesse come continuare quel discorso.

In verità stavano solo cercando di trovare un modo per non ferire l’altro con le parole.

“ Non succederà nulla Jacob.. stai tranquillo.”

Lo anticipò Bella, avendo già capito il motivo dello sguardo inquisitore del marito.

“ Non sto andando a Forks per cercare Edward…”

Edward.

Disse a fatica quel nome, come se le lettere che lo componevano non riuscissero a legarsi in una unica parola.

Jacob lo notò.

  Fai ancora fatica a dire il suo nome?”

Sorrise a denti stretti, beffardo, come se non fosse una novità il fatto che Edward fosse qualcosa di vivo nei pensieri della moglie.

Bella sospirò tacitamente, abbassando lo sguardo.

“ Come farai a sapere dove vivono adesso i Cullen? Se non sbaglio Charlie ti aveva detto che si erano trasferiti…”

Domandò Jacob, cercando di riempire quei silenzi sordi che si creavano ogni volta che si toccava l’argomento Edward.

“ Non lo so Jacob… troverò il modo.”

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Reclutare un umano.

Pareva una cosa semplice, ma i tre vampiri si accorsero che non lo era.

Dovevano trovare quello giusto, quello che potesse non dare nell’occhio.

O anche quella

Sophia era di turno al locale di Billy, con la solita divisa e il capellino che le copriva gli occhi, come se dovesse nasconderli e tenerli per se.

Pareva una mattina come le altre, la gente che entrava a fare colazione, le cameriere che giravano veloci con enormi brocche di caffè, attente a non scottarsi, il vecchio Billy seduto in un angolo che guardava tutti con sguardo severo e accigliato.

Ma come sempre l’apparenza inganna.

A due tavoli vicino all’ingresso erano seduti due distinti signori, un uomo e una donna.

Lui aveva gli occhi coperti da un paio di occhiali neri, spessi, vestito di tutto punto, lei, più piccola e minuta, teneva lo sguardo basso, imbarazzata, talvolta rifugiandosi tra le pagine consumate di uno vecchio giornale.

Sophia non li perdeva di vista un attimo.

Era ansiosa, più del solito.

“ Niente.. ancora niente.. voi avete trovato qualcosa?”

Chiese, quando poté avvicinarsi al tavolo di Rose e Caleb, facendo finta di prendere delle ordinazioni.

“ Nessuna che può essere adatta..”

Esclamò Caleb annoiato.

“ Nessuna? Da quando abbiamo deciso che il nostro umano sarà una lei?”

Fece Sophia, arrabbiata, ma cercando di parlare sottovoce.

Caleb sorrise, in un ghigno diabolico che avrebbe potuto far raggelare il sangue a qualsiasi umano, anche i più temerari.

“ Sono più facili da abbindolare..”

Si intromise Rose, con voce flebile, cercando l’approvazione nello sguardo di Sophia.

“ Scusami tu, con il capellino, è da un ora che aspetto!”

Da un tavolo qualcuno richiamò Sophia al suo lavoro.

Lei alzò lo sguardo inferocita, spostando lo sguardo da Caleb alla voce.

Caleb abbassò gli occhiali sulla punta del naso, guardando nella stessa direzione della compagna.

Rise nuovamente, osservando la persona da cui proveniva quel “rimprovero” a Sophia.

Capelli rosso mogano,ricci, occhi verde smeraldo, qualche punta di lentiggini sul piccolo nasino alla francese che le donava molto sul viso tratteggiato da lineamenti delicati e graziosi… era una bellissima ragazza, si, forse dai modi un po’ bruschi,ma pur sempre incantevole.

Sophia si accorse delle attenzioni che le riservava il compagno e lo incenerì con lo sguardo, furiosa.

Odiava essere scartata o messa in secondo piano… le luci della ribalta dovevano essere puntate sempre su di lei.

“ Arrivo..”

Esclamò bruscamente, sorridendo sfacciatamente alla ragazza che ricambiò con un altro altrettanto beffardo.

“Vorrei un the, se è possibile…sempre che non debba aspettare anni, è ovvio..”

Asserì provocatoria, accavallando le gambe e atteggiandosi, cercando una reazione di Caleb che non le staccava gli occhi di dosso.

Sophia non rispose alla provocazione, rifugiandosi dietro il bancone.

Non avrebbe permesso che quella ragazzina impertinente diventasse il loro gancio…probabilmente era questa l’idea di Caleb.

Il vampiro si alzò disinvolto dal tavolo, dirigendosi verso la ragazza che continuava ad ammiccare e sorridere, cercando di sembrare raffinata nelle movenze e nei gesti.

“ Caleb…piacere”

Asserì educatamente, presentandosi.

La ragazza si morse un labbro istintivamente, guardandolo sorniona nei suoi occhi, espressivi, profondi ed incredibilmente chiari in quel momento.

“ Cassandra… ma tu chiamami Cassy”

Rispose, entrando in confidenza con lo sconosciuto misterioso.

Sophia ritornò con l’ordinazione della ragazza, rabbiosa più che mai.

Si vedeva perfettamente dai suoi occhi, coperti per fortuna dalla visiera, che era nervosa… non erano chiari e quieti come quelli di Caleb.

Rose si avvicinò all’umana, guardandola circospetta.

“ Credo proprio che abbiamo trovato il gancio Sophia…”

 

Il viaggio sarebbe stato lungo… così lungo da permettere ai ricordi di riaffiorare, di rivedere il passato in un flashback… era inevitabile..

“ Che bello, ci stiamo alzando!”

Esclamò esultante Daphne avvicinandosi all’ finestrino dell’aereo, guardando il panorama con ammirazione.

Era emozionata all’idea di partire, di scoprire questa fantomatica Forks che era sempre nei discorsi tra i genitori e dalla quale venivano i nonni.

“ Guarda le nuvole.. sembrano così vere”

L’aereo cominciava a prendere quota, alzandosi verso l’alto.

Gli occhi azzurri di Daphne erano attenti ad ogni piccolo particolare…la terra che pareva sparire sotto di loro, tanto diveniva piccola ed ogni dettaglio in miniatura.. le nuvole che fluttuavano inconsistenti..

Tutto nuovo per lei, tutto un meraviglioso mondo da scoprire.

Bella sorrise, cercando di far rilassare la vivacità della piccola, spiegandole tutte le regole e le norme di sicurezza che vigevano sugli aerei.

Lei non si perdeva una parola.. così come fu rapita dalle spiegazioni delle hostess che spiegavano il modo per agganciare le cinture e usare i giubbotti di sicurezza.

Non aveva paura.. anzi, era elettrizzata dal fatto di essere su un aereo..la faceva sentire grande, importante..

“ Dormi tesoro.. il viaggio è lungo..”

Fece amorevolmente Bella, carezzando i capelli della figlia, che pareva comunque mostrare i primi segni di stanchezza.

Non dormiva un sonno tranquillo da tanto tempo e  dopo l’attacco di cuore di Charlie veniva sempre sballottata avanti  e indietro, casa ospedale, ospedale casa.

Daphne protestò un attimo, mettendo il broncio ma non poteva opporsi alle braccia di Morfeo che la reclamavano al sonno.

Si addormentò silenziosa, rannicchiandosi sul sedile dell’aereo che non era certo il massimo delle comodità.

Bella rimase in silenzio, ascoltando il respiro della bambina come se fosse una melodia mai sentita, una dolce nenia che lambiva il suo cuore di amore, dolcezza, felicità..

Le carezzò delicatamente i riccioli biondi, incespicando con le mani nelle loro morbide spirali, cercando di rilassarsi e dormire anche lei.

Non era stanca, non tanto da prendere sonno… voleva solo evitare di trovarsi sola, sola davanti a lui che viveva nella sua mente.

Come se nei sogni non potesse rivedere il suo sguardo, i suoi occhi calmi e trasparenti, il suo sorriso…

Un sogno che diventava un incubo.

."e se non fossi il supereroe? Se fossi il cattivo?".

Bella rimase senza fiato.

La sua voce era così nitida, ancor più dell’ultima volta.

Perché continuo a pensarti Edward? Perché sei ancora dentro di me?

La risposta la conosceva.

Aveva solo paura di dirlo a se stessa.

Perché lo ami Bella e non hai mai smesso di amarlo.

Lo ami, lo ami nonostante ti abbia allontanata da lui.

Lo ami anche se è sparito nel nulla.

Lo ami, nonostante Jacob e Daphne.

Non puoi smettere di amarlo, anche se ti opponi con tutte le tue forze.

Lo sapeva, ma non voleva dirlo a se stessa.

 

“ Che ti salta in mente Rose?”

Esclamò Sophia inviperita, guardandola furente di rabbia.

Guardò Caleb fare il cascamorto con la ragazza e i suoi dubbi furono confermati.

“ Rose vai subito da Caleb, inventa una scusa ma uscite dal locale..”

Rose abbassò lo sguardo senza riuscire a parlare.

“ Vieni Rose, portiamo Cassy a visitare casa nostra..mi ha detto che adora lo stile liberty e sono sicuro che adorerà il nostro salotto..”

Caleb con un sorriso beffardo si rivolse alla più piccola del gruppo, tenendo a braccetto la rossa che si atteggiava ancor più vistosamente.

Ma lo sguardo del vampiro era rivolto a Sophia, in una sorta di provocazione che lei non accetto di buon grado.

Tenne stretta per un braccio Rose che stava già raggiungendo Caleb, fermando bruscamente la sua corsa.

“ Non sarebbe educato far vedere casa nostra senza la padrona di casa vero tesoro?”

Fece sibillina Sophia, togliendosi il capellino per poi sciogliere i morbidi capelli dandogli volume e consistenza.

Caleb era sicuro di quella reazione e non si stupì più di tanto, anzi, sembrava gradire quella mossa della compagna.

“ Billy io anticipo la pausa..”

Esclamò con noncuranza al vecchio proprietario del locale che annuì distrattamente in segno di assenso.

La vampira si cambiò velocemente dall’inutile divisa della tavola calda, indossando un abito corto, rosso, che risaltava in modo delicato sulla  su carnagione diafana, perfetta, levigata quasi come se fosse una statua.

“ Eccomi.. sono pronta”

Cassandra la squadrò sdegnata, osservando la camminata provocante di Sophia.

Squallida..

Sophia la guardò ridendo divertita.

Peccato che la povera umana non sapeva ancora con chi aveva a che fare…

“ Mai quanto te cara..”

Poveri ed insulsi umani..

Cassandra rimase interdetta… come aveva fatto a leggerle nei pensieri?

-----------------------------

“ Ben svegliata pigrona”

Daphne si sveglio lentamente, stropicciandosi gli occhi e ancora sbadigliando intontita.

Bella la guardò sorridendo mentre la figlia pareva un po’ spaesata, come se pensasse di aver sognato di essere su un aereo.

“ Siamo arrivati mamma?”

Chiese, alzandosi verso il finestrino.

Il cielo si era fatto più scuro e le nuvole parevano minacciare di far piovere.

La pioggia.

Strano a dirsi ma le era mancata.

“ Non ancora tesoro… non manca ormai molto…”

Rispose Bella teneramente, sedendo la bambina sulle sue ginocchia, osservando anch’essa il cambiamento del paesaggio.

“ Ma come facciamo a scendere? E’ troppo alto qui..”

Chiese Daphne, indicando con le piccole ditine il cielo, un po’ impaurita.

Bella rise divertita all’ingenuità della figlia ma non ebbe il tempo di replicare che la figlia la stupì di nuovo.

“ Vorrei avere le ali del mio angelo sai… potrei volare lontano e toccare le stelle.. però ho paura di bruciarmi..”

Spiegò la ragazza, toccandosi le mani ridacchiando.

Bella si irrigidì, rimanendo senza fiato.

Angelo.

Era Edward?

“ Sogni ancora quell’angelo tesoro? Com’è fatto?”

Daphne si voltò verso la madre, senza percepire il cambiamento della voce di Bella, esistente e preoccupato.

“ E’ bellissimo mamma… è davvero bellissimo! E’ pallido, più pallido di te… e poi ha degli occhi così belli….”

Daphne aveva un’espressione sognante, rapita da questa figura così celestiale che incontrava nei sogni.

“ Color ambra..”

Sussurrò Bella con un filo di voce.

“ Oh si, ambra! Proprio come quel tuo ciondolo..”

Sorrise la bimba, scaltra e attenta ad ogni particolare.

Bella rimase in silenzio, senza sapere come reagire.

Sognava Edward… un angelo bellissimo..

Il suo angelo aveva detto.

Era come se si fosse creato un profondo legame tra il vampiro e la figlia prima ancora che i due potessero veramente conoscersi.

“ Poi mi dice sempre che mi vuole bene e che mi difenderà sempre dai cattivi..è davvero il mio angelo custode”

Gli occhi di Bella si sciolsero in due piccole lacrime che rigarono il volto appena sfiorato da un trucco leggero che le dava un aspetto più umano.

“ Mamma! Perché piangi?”

Daphne allarmata la guardò teneramente.

Non capiva, non poteva capire.

“ Va tutto bene tesoro… va tutto bene”

Fece tra i singhiozzi, abbracciandola.

 

“ Non è un salone meraviglioso?”

Esclamò orgoglioso Caleb, facendo da Cicerone alla ragazza attratta più che dai mobili intarsiati finemente dalla bellezza dell’aitante vampiro.

Sophia e Rose gli andavano dietro, una ancora rabbiosa e accecata dalla gelosia, l’altra silenziosa e imbarazzata come sempre.

“ Perché non le fai vedere l’antico mattatoio? Sono sicura che le piacerà..”

Fece ridacchiando Sophia, avvinghiandosi a Caleb, cercando le sue labbra.

“ Anzi, potrebbe continuare Rose, visto che conosce meglio di noi la casa..”

La piccola vampira rimase a bocca aperta quando Sophia pronunciò il suo nome.

“ Potete scusarci un attimo?”

Fece Caleb con nonchalance, strattonando Sophia verso una stanza adiacente al salone.

Quando finalmente furono soli, Caleb espresse tutta la sua frustrazione verso gli atteggiamenti della compagna.

“ Ma che ti salta in mente Sophia? Vuoi far saltare tutta l’operazione eh?”

Sophia lo guardò schifata, eludendo il suo sguardo inquisitore.

“ Sophia dico sul serio… sto cercando di adescare questa ragazza per usarla contro i Cullen… sono sulla buona strada..”

Dopo aver tentato di fare il duro con Sophia, tornò ad essere più implorante verso la compagna che negli ultimi tempi era riuscita a sottometterlo con facilità.

“ E in che modo? Facendola innamorare di te? Dell’affascinante e aitante vampiro dal fascino misterioso?”

Sophia lo guardò furente di gelosia mista alla rabbia, mettendo Caleb sulla difensiva.

“ No, non è mia intensione Sophia… lo faccio solo per rendere tutto più facile..”

Cercò di spiegare Caleb, afferrando tra le mani il viso della vampira, appoggiando le sua labbra contro quelle delle compagna.

“ Vedrai.. quando avremo in mano Isabella Swan diventeremo ricchi e potenti.. insieme..”

Esclamò deciso Caleb, con aria di chi ha già vende la pelle dell’orso prima di catturarlo.

Dopo essersi chiariti, i due tornarono in salotto, dove trovarono Rose che cercava di spiegare alcuni dettagli di un imponente quadro sopra il caminetto ad un annoiata Cassandra, che si rianimò nel vedere tornare Caleb.

“ Cassandra… sei davvero meravigliosa… non potrò smettere di farti complimenti..la tua bellezza mi acceca..”

Caleb iniziò con il suo fare da donnaiolo che lo contraddistingueva anche da umano.

Scambiò una rapida occhiata con Sophia, che annuì un po’ forzatamente, dando il suo assenso.

Cassandra avvampò ai complimenti del vampiro, prendendo un colorito più roseo sulle gote.

Caleb le prese la mano baciandola delicatamente da perfetto gentiluomo.

“ La tua pelle… ha un odore meravigliosa…ambrosia per miei sensi..”

Sophia non riusciva ad ascoltarlo ancora.

I suoi occhi si fecero scuri, più del solito.

Avrebbe voluto azzannarla e cibarsi del suo sangue, senza pietà.

Si allontanò, portandosi dietro Rose, correndo verso una delle infinite camere del piano superiore della loro dimora.

Quando Cassandra si accorse di essere rimasta sola con Caleb si rilassò maggiormente, cominciando ad apprezzare maggiormente le sue attenzioni.

“ I tuoi capelli… così ricci, così setosi… sembrano quelli di un angelo..”

Caleb continuò con le sue moine, carezzando il capo della giovane che fremeva ad ogni suo tocco.

Lui se ne accorse e ci provò gusto, cercando di non cedere alla tentazione di morderla.

“ Questa bocca… così carnosa e invitante..”

Sfiorò delicatamente le labbra della donna con le punta delle dita, sentendo divertito il battito del cuore di Cassandra accelerare sempre di più.

La baciò languidamente, con trasporto, sfiorandole lentamente le forme definite e procaci della donna.

Tum.tum.tum.tum.

Il battito del suo cuore era come il rintocco di un orologio impazzito.

Caleb amava fare quell’effetto alle donne.. era così semplice adescare le sue prede in quel modo.

“ Wow… Caleb.. le tue labbra sono così…”

Lui la bloccò, intimandola a fare silenzio.

“ Saresti perfetta per me… lo sai”

Esclamò giocherellando delicatamente con le spalline del suo abito, senza avere intenzione di toglierlo.

Non poteva bruciare subito le sue carte..

“ Davvero?”

Rispose Cassandra debolmente.

Caleb sorrise beffardamente, dedicandosi al collo della donna, appoggiandoci le sue labbra, tentato ad affondare i canini in quella pelle così tenera ed elastica.

“ Decisamente…”

Cassandra sorrise maliziosamente, cercando un bacio intraprendente che Caleb rifiuto ridendo beffardo.

Come dire, tutto a suo tempo milady.

La portò verso una finestra che dava su casa Cullen indicandole il villino in cui la famiglia risiedeva.

“ La vedi quella casa? E’ bellissima non trovi?”

Cassandra annuì poco convinta, non capendo il motivo di quella domanda.

“ Li ci vive una famiglia molto potente… che tenta di sovrastarci.  Sai, vecchi dissapori nobiliari..”

Nobiliari?

Cassandra rimase un attimo interdetta all’affermazione di Caleb.

“ Sei-sei un nobile?”

Chiese esitante, senza credere alle sue parole.

“ Certo.. un nobile purosangue dolcezza..”

Esclamò ridendo, osservando lo stupore di Cassandra,

Lei aveva uno sguardo sognante, misto tra lo stupore e l’ammirazione.

Stava arrivando nella trappola…il topo che va dal gatto?

Tutto era possibile.

“ Sai, le nostre famiglie hanno un passato di parentela comune.. un passato importante, ricco di storia e di grande rilevanza. Però adesso, i discendenti di questa famiglia, i Cullen, vogliono disonorare il nostro buon nome. “

Esclamò sprezzante, nel nominare i Cullen.

“ Non si oppongono al matrimonio di un membro della famiglia con una sgualdrina senza titoli… una roba inconcepibile per il nostro buon nome…”

Cassandra ascoltò attenta la storia, osservando la casa dei Cullen con ammirazione.

Non capiva ancora che cosa ci fosse in comune tra lei e quella storia..

“ Ti ho già detto quanto saremo perfetti insieme vero? Se ti chiedessi di..diciamo di aiutarmi.. tu lo faresti?”

Le parole suadenti di Caleb suonavano quasi come una dolce melodia di un pianoforte… ipnotizzanti e suadenti, a cui non si poteva resistere.

Lei annuì e per Caleb fu il culmine di quel gioco perverso.

“ Stiamo cercando da tanto tempo di eliminarla…”

Il tono sibillino del vampiro fece irrigidire la ragazza a tal punto da non sapere più cosa dire .

“ Eliminarla?”

Caleb rise, facendo sciogliere la tensione di Cassandra che cercò di sorridere di rimando.

“ Si… dobbiamo fare in modo da allontanarla da loro…”

Si accorse che la ragazza era in tensione ma la situazione era ancora recuperabile

“ Non le torceremo i capelli sta tranquilla… la porteremo in Italia, dalla sua famiglia.”

Cassandra sospirò quasi sollevata.

“ Ti aiuterò… anche se non so in che modo potrò essere utile..”

Caleb nuovamente la intimò di fare silenzio.

“ Troppe domande tesoro…tutto a suo tempo…”

La baciò nuovamente, in modo da prendere tempo e far desistere i suoi interrogativi.

Chi ha tempo non aspetti tempo?

Meglio tergiversare..

 

 

 

Note dell’autrice

Ringrazio tutti quelli che continuano a seguire la FF, specialmente le mie “lettrici affezionate” XD

Gradirei ricevere anche tante altre recensioni…è davvero bello leggervi!

Che ne dite di questo capitolo?

Ho delineato un lato del carattere di Caleb e di Sophia molto simile a dei personaggi che tutti conosciamo e che io adoro XD Se capite chi sono, spero di essermi avvicinata un po’ XD

 

X noe_princi89: Sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo, hai colto perfettamente ^^ Spero che anche questo ti piaccia!

X Confusina_94: Grazie ancora per l’aiuto, ho sistemato tutti i capitoli con l’ Html adesso ^^ Si Bella tornerà a Forks, da questo capitolo è abbastanza chiaro XD

X anna cullen: Grazie per i complimenti *_______* Sei davvero gentilissima! Però fai troppe domande ahah, non posso rivelarti altro XD

X Nessie93:  Daphne piace un sacco anche a me.. mi sono ispirata a Jamie di One Tree Hill, non so se lo conosci come telefilm… in ogni caso è un bimbo sveglissimo, attento e scaltro anche lui ha quattro anni… diciamo che lei è il suo alter ego femminile XD

 

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Capitolo 9
*** Destino. ***


Capitolo 9

Destino.

 

I can't stand the rain
Against my window
Bringing back sweet memories
I can't stand the rain
Against my window
Because he's not here with me

(I can't stand the rain  - Ann Peebles) 

 

                                                                                                                                                                                          

 

“ Guarda come piove mamma!”

Esclamò seria Daphne, tratteggiando il percorso delle piccole gocce di pioggia che si schiantavano contro i finestrini della loro auto, appena noleggiata.

Il viaggio era stata meno faticoso di quanto pensasse, nonostante tutto l’aereo era pur sempre il mezzo più veloce e più comodo che potessero trovare.

“ Lo so tesoro… qui piove spesso..”

La loro macchina, una piccola utilitaria che vagava lenta sull’asfalto umido di quelle piccole stradine intricate, era ormai arrivata ad un punto, come dire, di non ritorno.

“ Città di Forks… benvenuti!”

Fece gioiosa Daphne, sillabando senza troppa fatica le parole che componevano quella frase che sapeva tanto di pugno allo stomaco per Bella.

Non pensava che potesse fargli quell’effetto.

Da cosa dipendeva?

Da lui?

Dal ricordo di lui che era nascosto in ogni angolo della città?

O dal semplice fatto che le era mancato quel luogo e quella quotidianità a cui era riuscita ad abituarsi in poco tempo grazie ad Edward?

Forse entrambe, forse nessuna.

Non riusciva a darsi una risposta razionale che potesse saziare le sue paranoie.

“ Siamo arrivati non è vero?”

Esclamò la piccola, cercando di catturare ogni piccolo particolare di quell’ambiente così diverso dalla grande città in cui viveva, piena di palazzi, grandi negozi e altre diavolerie urbanistiche che rendevano così innaturale il paesaggio…

La vedeva, sognante ed entusiasta mentre osservava il boschetto lussureggiante che circondava la città… probabilmente immaginava già tante di quelle storie e leggende…

“ Si… benvenuta a Forks piccola..”

Asserì, tenendo lo sguardo sullo strada, stringendo forte il manubrio come se fosse un ancora  a cui aggrapparsi.

Che cosa avrebbero fatto una volta arrivate?

Era una ricerca alla cieca, inutile.

Volse per un attimo lo sguardo stanco verso il cielo, scuro, minaccioso ed ebbe paura di stare affrontando qualcosa di troppo grande per lei.

Era come cercare di scavare a mani nude tra le macerie del suo passato, cercando di non ferirsi, almeno contenere i danni.

Impossibile.

“ Come facevi a sopportare tutta questa pioggia mamy?”

 

--------------------------------------------------------------------

“ Alice sei sicura di quello che dici?”

Lo sguardo attento di Carlisle la scrutava serio, come forse non lo era mai stato prima. Alice annuì, tenendo lo sguardo basso.

“ Sto avendo più visioni del solito.. confuse, si, ma sempre più numerose… forse non è un futuro così lontano..”

Esclamò spaventata Alice, cercando di dare un senso a ciò che le stava succedendo in quei giorni.

Prima Bella con una bambina a Forks, poi tanti piccoli fotogrammi… una festa, sangue, vittime..

Aveva paura.

Forse una delle poche volte che sentiva veramente che stava accadendo qualcosa che poteva sfuggire alla loro portata.

“ Non è per forza un avvenimento certo.. “

Asserì Rosalie, noncurante, guardando tutti un po’ stizzita.

Come si dice, mai bagnarsi prima di piovere.

“ Rose questa volta non è così semplice così come a dirlo..”

Le rispose una preoccupata Esme, in pena soprattutto per il destino di Bella, che considerava ormai come una figlia.

Pensarla in pericolo era un dispiacere per tutta la famiglia.

Dopo un attimo di silenzio sordo, in cui gli sguardi nascondevano mille discorsi e parole taglienti, Alice prese la parola, cercando di trovare una soluzione a ciò che risoluzione non aveva.

“ Avevo già parlato delle mie visioni su Bella ad Edward… ma lui.. bhe, potete immaginarlo. Forse dovremmo tornare a Forks..”

Finì rassegnata, stringendo la mano di Jasper, che la confortava in silenzio, come se fosse in una solenne meditazione.

Edward.

Già, l’unico che non era presente a quella strana riunione di famiglia dai toni non certo piacevoli e dagli argomenti non certo particolarmente felici.

Non era presente semplicemente per scelta di Carlisle.

Avevano approfittato della sua uscita quotidiana per i boschetti della città, quei pochi minuti in cui Edward non era in casa, chiuso con il suo pianoforte quasi come se fosse un bambino bisognoso di cure costanti.

“ Edward dovrebbe saperlo..”

Fece scostante Rosalie, l’unica che non pareva lontanamente scossa dal pericolo imminente che si pregustava ai loro occhi con le visioni di Alice.

“ Anche se credo che possa farlo già leggendo i nostri pensieri.. non trovate? Forse lo sa, ma non vuole fare nulla..”

Era davvero un opzione da tenere in considerazione?

No, non poteva essere.

Nessuno poteva immaginare un Edward inerme davanti alla sorte incerta di Bella….anche se salvandola avrebbe rischiato di provocare altro dolore.

Le loro stelle erano destinate a brillare insieme nel oblio del cielo, anche il più tetro, il più scuro.

Dovevano.

Insieme, in un modo o nell’altro.

La loro luce si sarebbe fusa in unica anima, esplodendo di energia e di  vita,  quella stessa vita che scorre veloce come il sangue che ancora riempiva le vene di Bella, rigenerandola ogni giorno e donandole ancora il bene più prezioso di cui Edward, pur amandola con tutto se stesso, non era riuscito a privarla: l’esistenza, la mortalità che la rendeva fragile e piccola davanti alla perfezione dei freddi.

Eppure Bella non voleva più essere piccola  e fragile.

Aveva scelto di essere come loro.

Perché non l’aveva trasformata?

Egoismo?

Amore incondizionato?

La Volvo di Edward fece il suo ingresso nel piccolo vialetto che circondava il villino, mettendo tutti in allerta.

“ Lui deve sapere Carlisle..”

---------------

 

Era come se non se ne fosse mai andata da Forks.

Ogni angolo le ricordava qualcosa, ogni casupola malmessa, gli sguardi rilassati della gente..

Le rievocavano talmente tante cose.. ricordi che avevano un sapore dolce e al contempo amaro.

Una sensazione strana e fastidiosa, qualcosa che la irritava e rendeva diverso tutto ciò che aveva avuto di più bello nel passato.

Era come rivedere la sua vita, ma da una angolazione diversa, quella che non era stata in realtà.

Giunsero a casa di Charlie in poco tempo una volta arrivati all’ingresso della città.

Respira Bella, respira.

Puoi farcela, non è nulla di così terribile!

Lo credeva sul serio?

“ Abitavi qui mamma?”

Bella rimase impassibile, davanti all’uscio di casa, osservandola come se fosse la prima volta.

Annuì distrattamente sorridendo languidamente alla figlia che sprizzava gioia da tutti i pori.

“ Possiamo entrare? Ti prego mamma!”

Daphne si era già slanciata verso il vialetto, precipitandosi alla porta.

Bella la riprese da un braccio, con fare seccato, guardandola severa, come forse poche volte aveva fatto.

Il piccolo sorriso malinconico era sparito dal suo viso come un timido raggio di sole che viene rabbuiato da una nuvola, negli inconsistenti temporali primaverili.

Non ci fu tempo di spiegazioni.

Una parte del suo passato, piccola, ma comunque significativa si riaffacciava alla finestra.

“ Bella Swan? Oddio, non ci credo!”

Mike Newton.

Il ragazzo, ormai un uomo ben impostato, si avvicinò a grandi passi verso le due, con un ampio sorriso e con il solito fare gentile.

“ Sei proprio tu! Credevo di aver preso un allucinazione!”

Bella sorrise sempre meno convinta, mentre veniva letteralmente sommersa dall’abbraccio stritolante dell’ uomo che pareva essere tornato il ragazzino che ricordava.

Daphne, che non amava stare in disparte, si inserì nella discussione, che era più diventata unilaterale.

“ Io sono Daphne Black… tu chi sei?”

Esclamò, guardandolo con uno sguardo inquisitore, mentre lui si scioglieva dall’abbraccio di Bella per osservare la piccola che le stava rivolgendo la parola,

“ Black! Jacob si è dato da fare… “

Costatò sarcastico, carezzando la testolina riccioluta della bimba prima che Daphne si scostasse seccamente.

“ Io sono un vecchio amico della mamma… Mike Newton per servirla!”

Fece con un sorriso gioviale che non coinvolse né Bella né Daphne.

Quando se ne accorse si schiarì la voce, cercando di appigliarsi a qualche altro argomento di discussione che potesse essere meno imbarazzante possibile.

“ Che ci fai qui a Forks? Ho saputo che Charlie è stato di nuovo male..”

Di nuovo?

Dallo sguardo di Bella, un misto tra il perplesso e il preoccupato, fece capire a Mike di aver nuovamente toppato.

“ Perché di nuovo? Mio padre aveva già avuto questi attacchi”

Perché non lo sapevo?

“ Si, bhe… l’ultima volta era successo prima che i Cullen partissero.. era stato proprio il dottore in persona a visitarlo..”

Sapere che Charlie aveva avuto a che fare con Carlisle in qualche modo la rassicurava,anche se non capiva perché.

“ Sono venuta qui proprio per questo Mike… mio padre rischia tanto ed io ho bisogno di parlare con il dottor Cullen..”

Spiegò Bella circospetta, cercando di non immischiare Daphne nella discussione.

Non voleva che si preoccupasse più di quanto non lo fosse già… era tutto troppo grande per una bimba di quattro anni.

Era troppo grande persino per lei, che si sentiva fragile, talmente fragile da poter essere spazzata via da una flebile volta di vento.

“ I Cullen sono andati via da Forks Bella…nessuno sa dove siano finiti..”

Mike la guardò stranito ma al contempo dispiaciuto, guardando perso i suoi grandi occhi color cioccolato  velarsi, di una patina di tristezza.

“ Bella mi dispiace… per qualsiasi cosa sappi che io ci sono..”

Mike le strinse le spalle ma Bella era rigida, impassibile.

“ Grazie Mike..”

Fece con voce roca, stringendo i pugni.

Rabbia?

Consapevolezza del fatto che era una ricerca inutile?

Paura?

Quella era tanta, troppa, insostenibile.

“ Andiamo Daphne… “

La bambina la seguì a ruota, senza fiatare.

La prese in braccio, stringendola forte a se.

Erano sole, davanti ad un destino che andava controcorrente.

“ Andiamo a casa dei Cullen..”

---------

Cassandra aveva preso uno strano colorito sulle gote che la rendeva comunque ancor più bella, di certo non immune agli sguardi di Caleb, che nonostante fingesse, non era affatto dispiaciuto della presenza della bella rossa che aveva abbindolato alla perfezione.

Sophia li guardava distrattamente, concentrandosi sul piano che avrebbero messo in pratica poco più tardi.

“ Spiegami come riusciremo a rendere immune questa sgualdrina ai poteri dei Cullen!”

Cassandra le lanciò un occhiata di odio, senza accorgersi del resto della frase.

Caleb si accese in un sorriso maligno, prendendo tra le mani un bicchiere di cognac ed osservandolo con occhio attento, quasi fosse esperto.

Lo porse alla rossa, che accettò di buon grado, per poi avvicinarsi alla compagna che fremeva di una morbosa gelosia, nonostante le rassicurazioni di Caleb.

“ Lo so che Edward riesce a leggere nel pensiero, ma so anche che Rose riesce ad annullare i poteri delle altre creature”

Sophia lo guardò disgustata, senza cascare nelle sue moine.

Guardò Rose, seduta in un angolo, con lo sguardo perso nel vuoto.

Talvolta aveva dei dubbi sul fatto che fosse davvero un vampiro… era talmente… come dire, umana!

“ Sei uscito fuori dalla ragione? I poteri di Rose sono ancora un tabù per noi, figurati per lei! Non può gestirli ancora..”

Caleb la zittì, avvicinandosi all’ignara piccola vampira,che contraccambiava il suo sguardo diabolico, con uno spaventato ed ingenuo.

“ Sono sicura che Rose non è dello stesso avviso.. vero piccola?”

Esclamò, scostandole i capelli da un lato della spalla per poi ridere divertito.

Lei cercò circospetta l’approvazione di Sophia, per la prima volta in difficoltà.

“ Rischiamo.. ormai siamo in gioco.. non vorrai mica dirmi che non ami più condurlo? No, non posso crederci… Sophia sei sempre stata una protagonista, non puoi deludermi..”

Fece, suadente, ammaliandola con lo sguardo che aveva sempre il suo perché su Sophia.

“ Io sono la protagonista. Non permetterò a nessuno di far fallire questa missione..”

Fece convinta, alzandosi verso Rose che non capiva ancora che cosa stesse accadendo.

“ Rose, Cassandra, voi oggi vi troverete per caso alla porta del villino dei Cullen, portando il famoso dolce di benvenuto della città. Voglio delle notizie certe sulla ragazza in questione. Non deludetemi.”

Cassandra la guardò sarcastica, ridendo quasi come Caleb amava fare, pieno di malizia e malignità.

“ Io non prendo ordini da te miss simpatia..”

Esclamò, brandendo fiera il suo bicchiere di cognac ancora pieno, senza il coraggio di berlo.

Caleb si avvicinò lentamente alla giovane, guardandola come solo lui poteva riuscire a fare.

“ Consideralo un favore che saprò ben ricambiare…”

Abbindolare un umana era così semplice?

L’odio di Sophia verso gli umani cresceva a dismisura, ogni singola caratteristica di quella razza le faceva perdere la ragione e il buon costume.

Avrebbe voluto uccidere Cassandra, lì, in quella sala, macchiando le fine tappezzerie del suo sangue, velenoso e aspro al contempo.

Era rabbia quella che illuminava i suoi occhi, ed un profondo odio che la pervadeva.

“ Dov’è questo dolce? Mi è già venuta una certa acquolina! ”

 

-------------

 

Quella casa era stata la sua casa.

Quella famiglia, la sua famiglia.

Era.

Nulla adesso.

Quanti anni erano passati? Solo quattro?

Erano abbastanza per sembrare un eternità.

Quella casa sapeva così tanto di Edward…

Camminò lentamente, tendendo Daphne per mano, più silenziosa del solito.

“ Va tutto bene tesoro?”

Daphne distolse lo sguardo dal casale dei Cullen quasi mal volentieri, sbuffando.

“ Io ho visto questa casa mamy! L’ho sognata! Mi ci ha portato l’angelo!”

Fece convinta, sorridendo come non faceva da tempo.

Bella rimase senza parole.

Che legame aveva Edward con sua figlia?

Che cosa volevano dire quei sogni?

“ Che cosa hai visto tesoro? Spiegami tutto..”

Daphne non rispose.

La condusse velocemente all’entrata della casa, come se fosse sicura di trovarla aperta, pronta ad accoglierla.

Così fu.

Rientrare in quella casa fu un colpo al cuore, che continuò a battere all’impazzata.

Non riusciva a contare i battiti, erano come degli impazziti rintocchi di un orologio ormai irreparabile.

“ Guarda mamma! Ho trovato quello che cercavo!”

Esclamò festante di gioia, mostrando alla madre uno spartito musicale che era sicuramente di Edward.

“ Ha suonato questa!”

Bella raccolse tra le mani lo sparito, deglutendo a fatica.

Sfiorò delicatamente con i polpastrelli il foglio ruvido, come se potesse in qualche modo dargli un ricordo di Edward.

Due piccole lacrime solcarono il suo viso, calde, sincere, cariche di sentimento.

“ Si è seduto al pianoforte ed ha iniziato a suonare una ninna nanna bellissima, così dolce e delicata… mi piaceva tantissimo! Mi ha detto che avrei potuta sentirla sempre nel mio cuore e che se sarei stata brava anche al pianoforte se mi permetterai di suonare un giorno!”

Bella le accarezzò delicatamente le gote, sfiorando lentamente la sua pelle liscia e profumata come se fosse un gioiello fragile e da maneggiare con cura.

“ Tesoro…”

L’abbracciò, scoppiando in un pianto che sapeva di liberazione da quel groppo alla gola che la stava opprimendo da una vita.

“ Così mi stritoli mamma!”

Esclamò ridendo, facendo finalmente sorridere la madre che pareva aver gettato la maschera che occultava ogni sua emozione.

Strinse tra le mani il suo spartito, quasi fosse un importante trofeo.

In un certo senso era proprio quello che rappresentava per lei.

Un piccolo foglietto, ripiegato tante di quelle volte da farlo sembrare misero, cadde sul pavimento, nascosto dai fogli dello spartito che Daphne sventolava come una bandiera.

Bella lo prese tra le mani, quasi in un gesto automatico.

Lesse a fatica tanti nomi di città, barrati più volte, senza capire che cosa potessero voler dire.

La sua lettura si bloccò su un nome in particolare.

Era l’unico a non essere barrato, l’unico leggibile.

Hookersville.

Lo rilesse più volte, come a volersi convincere del fatto che quello fosse davvero un segno del destino.

“ Andiamo ad Hookersville mamma?”

Bella la guardò ridendo, stringendo tra le mani quel foglietto, ringraziando chiunque fosse stato l’artefice di tutto ciò.

“ Si tesoro.. andiamo ad Hookersville”

Non sapeva perché, ma era convinta che loro fossero lì.

Non aveva una spiegazione a tutto ciò, seguiva solo il suo istinto.

Il suo istinto le diceva che lui, loro, erano là.

Dovevano partire.

---------

“ Buongiorno signora Cullen, mi dispiace non essere venuta prima, ma volevo augurare a lei e a tutta la sua famiglia un caloroso benvenuto ad Hookersville, con questa!”

Una torta, che aveva vagamente un aspetto commestibile.

Non avevano curato più di tanto quel dettaglio, tanto sapevano che i Cullen non avrebbero neanche lontanamente toccato quel dolce.

Erano vampiri d’altronde no?

Anche Edward era alla porta, ma non degno le due di uno sguardo.

Esme incrociò lo sguardo de figlio per una frazione di secondo, per poi tornare con un sorriso di circostanza verso le due ragazze.

“Vorrei davvero farvi accomodare, ma in questo momento…”

Esme non ebbe il tempo di finire la frase, che Cassandra aveva già fatto un passo verso l’ingresso, sul quale troneggiava un gigantesco quadro che riproduceva una scena di caccia.

Neanche a farlo apposta…peccato che la povera umana non avrebbe potuto carpire la coincidenza!

“ Ma che quadro meraviglioso! Sono sicura che la sua casa sarà piena di queste opere d’arte non è vero?”

La ragazza era ormai dentro.

Si ritrovò l’intera famiglia Cullen sugli eleganti divanetti in pelle che formavano un salottino elegante e raffinato, arredato con gusto.

Al seguito di Rose, che non spiccicava una parola, si concentrò sulle due ragazze, osservandole circospette.

Si presentò, aspettando che loro facessero lo stesso.

Che una di loro fosse la famosa Isabella?

Alice ebbe un sussultò che la bloccò per un secondo, stringendo il bracciolo del divano con tutte le sue forze.

Alzò lo sguardo verso Rose, guardandola perplessa.

“ Alice va tutto bene?”

Chiese Jasper preoccupata, prendendole il viso tra le mani, preoccupato.

Alice pareva non dare più segni di ripresa.

Rose tremava, Cassandra si guardava intorno noncurante di ciò che stava accadendo.

“Alice!”

Urlò nuovamente Jasper, mentre Carlisle si slanciava verso i due cercando di capire che stesse accadendo.

La vampira si portò una mano alla testa, chiudendo gli occhi e stringendo ancor più forte il bracciolo del divano come se potesse in quel modo scaricare il dolore.

“Che sta succedendo?”

Edward giunse poco dopo nel salotto, guardando prima Alice e il resto della famiglia che cercava di soccorrerla e poi con più attenzione le due ragazze che si trovavano immobili accanto all’ingresso.

Lo sguardo del vampiro si concentrò su Rose, cercando di scavare nella sua mente.

Non fu facile.

Rose era ancor più pallida del normale, quasi debilitata.

Si guardarono in silenzio, per molto tempo.

Isabella Swan

Quel nome scombussolò ogni pensiero di Edward.

Accusò il colpo ma riuscì ugualmente a penetrare lentamente lo scudo di Rose.

Isabella Swan

Perché la stava pensando?

Perché proprio Bella?

Era troppo difficile leggere nei suoi pensieri.

Perché?

“ Jasper, porta Alice di sopra, io arrivo subito. Rose, Emmet, seguitemi..”

Cassandra guardò Rose rassegnata.

“ Non sono loro quelle che cerchiamo!”

Sussurrò lei ad una Rose che pareva stare per cadere a terra, tanto barcollava.

Edward si concentrò sui pensieri dell’altra ragazza ma Rose se ne accorse e prese per una volta un iniziativa.

“ Forse è meglio che noi… bhe, si, andiamo Cassandra..ci dispiace per la ragazza… speriamo davvero che si rimetta presto”

Aveva una voce strana, impastata… non riusciva a continuare una frase senza impappinarsi e bloccarsi su ogni parola.

Cercò di bloccarle, ma le due furono leste nell’uscire dal villino nella confusione del momento.

“ Che succede Esme?”

Fece preoccupato ma al contempo rabbioso, sicuro che il resto della famiglia fosse già in allerta.

“ Non lo so Edward… non lo so”

 

 

 

 

.............

Note dell'autrice

x Nessie93: Ti ringrazio davvero per i complimenti, mi fa davvero piacere sapere che ti piace la mia ff ^^
Ti consiglio di vederlo davvero One Tree Hill, a mio parere è un telefilm davvero stupendo!
Mi dispiace per non aver soddisfatto le tue aspettative, ma l’incontro tra Daphne ed Edward ancora non avverrà… chissà, magari nel prossimo capitolo XD

X flazzy cullen: Mi chiedi troppo XD Sicuramente Bella e Jacob qualcosa avranno fatto, ma Daphne potrebbe anche non essere figlia sua…non posso parlare XD

X anna cullen: Grazie ancora per aver continuato nella lettura, specialmente nel recensirmi XD
Sulla questione Daphne non parlo ancora, anche perché non ho totalmente deciso hihihi XD

Ringrazio in particolar modo anche Chiara(Confusina_94) e noe_princi89 con tutti quelli che hanno seguito la mia storia e che spero continueranno a seguire.

Baci
Ivrine. Sabrina XD

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Capitolo 10
*** In trappola ***


Capitolo 10

In trappola.

Ascoltami
Ora so piangere
So che ho bisogno di te
Non ho mai saputo fingere
Ti sento vicino
Il respiro non mente
In tanto dolore
Niente di sbagliato
Niente, niente…

( Elisa- Luce)

 

 

Correva, correva veloce sull’asfalto ancora umido dalla pioggia, come avesse ricevuto una carica che le permettesse di sfidare addirittura la velocità.

Correva verso la speranza, quella che avrebbe riacceso una possibilità per suo padre.

Ma correva anche da lui.

Lo sapeva, nonostante cercasse in tutti modi di levarsi dalla mente quell’idea.

Aveva ancora bisogno di lui.

“ Gira a destra mamma!”

Esclamò un attenta Daphne, osservando la cartina spiegazzata in cerca della direzione giusta per  Hookersville.

Aveva paura di non riuscire a tenere il volante o di perdersi per quelle stradine piccole e sterrate che non erano certo l’ideale per un viaggio in una piccola utilitaria.

“….Dovevo continuare a muovermi. Se avessi smesso di cercarlo, sarebbe stata la fine.
Amore, vita, significato…la fine di tutto.
Perché c’era una sola cosa alla quale dovevo credere se volevo continuare a vivere: la certezza della sua esistenza. Per me era tutto. Al resto avrei saputo resistere. A patto che lui fosse ancora vivo e reale.”

 

Era reale, lo era sempre stato.

Per una frazione di secondo si sentì in colpa, tremendamente in colpa.

Ripensò alle parole di Jacob che suonavano come una provocazione che sembrava si stesse realizzando davvero.

Non sto cercando Edward.

Era il perfetto contrario.… il ritmo del battito del suo cuore aumentava a dismisura al suono del suo nome che si espandeva nella sua mente.

La ricerca dei Cullen per la malattia del padre non era una copertura, affatto, ma solo adesso riusciva finalmente a dare spazio ai suoi sentimenti che non erano cambiati, non avrebbero mai potuto cambiare, anche se il senso di colpa nei confronti nei confronti di Jacob avrebbe danneggiato per sempre il loro rapporto di amicizia.

Guardò languidamente Daphne che sorrise delicatamente, facendola sembrare ancor più tenera ed adorabile.

Lei avrebbe capito, ne era sicura.

Non servivano troppe parole con lei, nonostante l’età.

Molto spesso tra i silenzi si trovano così tante parole…

La osservò distrattamente, mentre  guardava con ammirazione lo spartito di Edward che aveva stretto tra le mani, stupita di quel legame così strano ma al contempo meraviglioso, che la figlia aveva con Edward.

Come era potuto accadere?

Non poteva spiegarselo in nessun modo.

Lui era sempre stato presente, era solo questo che contava.

Viaggiavano ormai da ore, ore che erano passate così velocemente quasi da sembrare degli sfuggenti secondi, inconsistenti,  svelti, che li separavano da Hookersville.

Che cosa le aspettava?

Piuttosto chi.

-----------

Edward era rimasto al capezzale di Alice, inerme, immobile ma sofferente.

Non riusciva a capire che cosa potesse essere successo in quegli attimi che avevano ridotto la sorella in quello stato.

La sua attenzione era catalizzata su un unico sospetto.

Rose.

Aveva qualcosa di strano, troppo strano da poter passare inosservato.

Poi perché dovrebbe aver pensato Bella?

Perché il suo potere era incappato in uno scudo che l’avevo contrastato quasi vincendolo?

Si diresse verso la finestra, osservando il villino che sovrastava il paesaggio dal vialetto opposto, come se cercasse qualcosa che avrebbe potuto dare risposta alle sue domande.

“ Edward..”

Lo chiamò debolmente la voce di Carlisle che gli mise una mano sulla spalla, quasi a trattenere il suo impeto.

“ Non riesco a spiegarmi quello che è accaduto ad Alice..”

Esclamò quasi rassegnato, guardando verso la vampira supina su se stessa sul vecchio letto di ferro battuto che aveva vagamente l’aria di appartenere ad una famiglia imperiale che aveva abitato quelle stanze chissà quanti anni prima.

“ E’ successa una cosa strana Carlisle, che mi ha lasciato perplesso.”

Fece serio Edward, tornando verso il letto della sorella.

“ Ho cercato di leggere i pensieri di una delle due ragazze, ma non è stato semplice, anzi, il contrario. Ho trovato uno scudo, una forte energia che mi ha respinto. Sono riuscito a leggere solo un pensiero….”

Edward abbassò lo sguardo, come se gli mancassero le parole.

Prima che Carlisle potesse obiettare continuò.

“ Isabella Swan”

Disse mestamente, abbassando lo sguardo.

“ Perché avrebbe dovuto pensare Bella?”

Carlisle rimase in silenzio, corrucciando lo sguardo, assente.

“ Carlisle tu sai qualcos’altro vero?”

Asserì Edward con un ghigno, indispettito dal silenzio che gli si era formato in quel periodo da parte della sua famiglia.

Nessuno l’aveva affrontato, tutti avevano cercato la via più semplice, quella di tergiversare, perché si sa che il tempo cura ogni ferita.

“ Niente di concreto… solo visioni di Alice”

Solo?

Edward lo guardò in cagnesco, voltandosi poi verso il letto, dandogli le spalle.

“ Alice ha visto Bella a Forks… ma… non è tutto purtroppo. Vedeva del sangue, un grande spargimento di sangue…e ancora Bella, con una bambina…”

Edward ascoltò in silenzio il racconto di Carlisle, cercando di non lasciarsi trasportare dall’impeto.

Difficile, troppo difficile per lui.

“ Pensi che ci sia qualche collegamento con Rose e il fatto che Alice abbia avuto questa “crisi”? Tutto va a convergere su Bella..”

Edward cercava di collegare il tutto ma Carlisle preferì andarci piano.

“ Non lo so Edward… purtroppo non possiamo fare altro che aspettare. Con Alice ridotta in queste condizioni non riesco a pensare..”

Il vampiro raccolse la mano di Alice, guardandola desolato.

“ Dobbiamo proteggere la famiglia Edward…ed ho bisogno del tuo aiuto..”

Edward si avvicinò al letto, annuendo.

Ma il pensiero di Bella in pericolo non poteva sopportarlo.

Avrebbe dovuto proteggerla, avrebbe dovuto esserci sempre per lei, nonostante si fosse rifatta una vita con Jacob e la sua bambina.

Ora tutto gli stava scappando di mano, in modo irreversibile.

Non poteva permetterlo.

“ Bella per me farà sempre parte di questa famiglia Edward… ma non possiamo fare altro che aspettare. Lo sai che non esiteremo a difenderla e ad evitare che qualsiasi tipo di pericolo la possa danneggiare…”

La conversazione dei due fu interrotta dal risveglio di Alice, che si rigirava lentamente tra le fitte coperte che la coprivano inutilmente, come se qualche trapunta potesse riscaldare i freddi.

“ Che cosa è successo?”

Esclamò a fatica Alice, toccandosi la nuca e ripetutamente la testa.

Aveva gli occhi cerchiati e la voce dismessa, quasi come un umano affaticato dalla malattia.

Solo che Alice era una vampira, una vampira forte, vigorosa, agile, scattante..

Quell’immagine era del tutto sparita.

“Non ricordi nulla Alice?”

Chiese esitante Edward, guardando la sorella riprendersi a fatica.

Alice lo guardò laconica, cercando di ricordare qualcosa che potesse soddisfare la domanda di Edward.

“ Mi sembra che… ho incrociato il suo sguardo…il suo sguardo mi ha trafitta..”

Alice si portò una mano sugli occhi, tastandosi il viso, come se non si riconoscesse.

Edward scambiò uno sguardo d’intesa con Carlisle.

Rose.

Era questo “l’oggetto” della loro corrispondenza.

“ Stavi avendo una visione Alice? Ti ha bloccata mentre stavi per vedere qualcosa?”

La spronò un Carlisle preoccupato, cercando di avere degli elementi a sufficienza per trarre delle conclusioni.

Alice rimase in silenzio, come stordita da tutte quelle domande.

“ Non lo so… non lo so..”

Asserì confusa, guardando  sconsolata prima Edward e poi Carlisle.

“ Fatemi vedere Jasper… vi prego..”

-------

“ Cosa? Una vampira ci è rimasta secca?”

Fece sadica Sophia, interrompendo il pettinare della morbida chioma che fluente ricadeva elegantemente sulle spalle.

Rise, soddisfatta, anche se il primo approccio verso i Cullen non aveva dato gli effetti sperati.

Niente notizie su Isabella Swan.

Questa era la realtà più evidente.

“ Sophia, il mio scudo è incontrollabile! Ha funzionato su Alice, ma non su Edward. E’ riuscito a carpire un mio pensiero, ne sono convinta..”

Fece la piccola Rose, cercando di non destare l’ira della sua “padrona”

Caleb la guardò di sottecchi, mettendosi in guardia.

Edward Cullen.

Voleva avere lui l’onore di finirlo.

L’aveva sempre stimolato l’idea di ucciderlo… non sapeva perché, era uno dei suoi più inspiegabili desideri.

“ Edward Cullen dici…”

Fece maleficamente il vampiro, avvicinandosi a Sophia con fare malizioso.

“ Da quando ha preso sotto la sua custodia un umana ha perso tutto il mio rispetto..”

Come se mai l’avesse avuto.

Sophia rise diabolicamente, guardando la piccola Rose crogiolarsi nella paura di aver commesso un passo falso.

“ Voi non capite! Abbiamo sbagliato tattica! Così ci saranno sicuramente troppi sospetti!”

Era inutile, la vanagloria di Caleb e Sophia aveva ben pochi limiti.

“ Stai tranquilla Rose… non ci saranno altri problemi. Io e Caleb abbiamo in serbo qualche altro boccone amaro per la famiglia Cullen..”

Esclamò esultante Sophia, indossando un elegante abito scuro che risaltava sulla sua carnagione diafana, appena ambrata, facendo emergere maggiormente l’eleganza e la femminilità della vampira.

“ Dove andate?”

Esclamò timorosa Rose, vedendo Caleb sistemarsi sul collo un papillon nero e una vecchia ma pur sempre elegante giacca nera, che foderava perfettamente la sua figura scolpita nei punti giusti, quasi fosse una di quelle perfette statue greche, raffiguranti aitanti adoni che parevano irreali.

“ Ad una festa piccola… una festa meravigliosa!”

Esclamò entusiasta la vampira, prendendo Caleb sottobraccio come una coppia che si rispetti.

Rose li guardò attonita, mente la paura di essere lasciata sola davanti al pericolo dei Cullen cresceva a dismisura.

“ Non vorrete lasciarmi qui da sola!”

Si lamentò la più piccola del gruppo, quasi prostrandosi ai piedi dei due, impaurita.

Sophia sorrise maligna, in segno di assenso.

“ Credi che uno sgorbietto come te possa partecipare a questo tipo di eventi? Tesoro mi dispiace, ma non sono ammesse le pulci insignificanti..”

L’odio negli occhi di Sophia era arrivato al culmine della sopportazione per Rose, ma la sua razionalità la convinse a stare calma.

Subire, ancora subire.

Era questa la parola d’ordine?

Rose cominciava a non stare più al gioco, ma aveva troppa paura di ribellarsi.

La coppia uscì dalla casa, lasciando la povera Rose perplessa, spaventata, con lo sguardo attento verso la casa dei Cullen.

E se l’avessero cercata?

Se avessero tentato di rapirla o… di ucciderla?

Si sistemò in un angolino, appoggiandosi ai vetri appannati della finestra del salotto che dava precisamente sul retro di casa Cullen.

Almeno non l’avrebbero colta di sorpresa.

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Hookersville.

Vedere quel cartello costeggiare la carreggiata le portò una strana sensazione, come un brontolio di stomaco, un fremito che le pervase la schiena… qualcosa di strano ma in un certo qual modo piacevole.

Era sera ormai, una sera umida ma non troppo calda, temperatura perfetta.

Il cielo era scuro, coperto da grossi nuvoloni neri che minacciavano di buttar via il carico di acqua che tenevano stretto.

Era la pioggia che la seguiva da Forks?

“ Siamo arrivati?”

Chiese Daphne, con la voce ancora impastata dal sonno, riemergendo dal sedile posteriore, dove era riuscita a chiudere occhio per qualche ora.

Bella annuì, guardandola negli occhi gioiosa.

Si era aperto uno spiraglio, una piccola speranza che rendeva le cose più semplici, ma non più piccoli i problemi.

Sapeva che Carlisle rappresentava l’ultima spiaggia per suo padre ma la paura di Bella era svanita nel nulla o forse occultata dalla gioia di rivederlo.

“ Guarda la cartina tesoro, vedi se riesci a scorgere l’insegna di qualche bar o negozio… dobbiamo chiedere delle informazioni, sperando che sia ancora tutto aperto..”

Daphne non se lo fece ripetere ed esaminò le piccole viuzze alberate sperando di trovare ciò che la madre chiedeva.

La ricerca non fu vana..

“ Mamma! L’ho trovato! Si chiama la loc-an-da di Billy! La locanda di Billy!”

Urlò soddisfatta la bimba, dopo aver letto stentatamente l’insegna luccicante.

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“ Ho dimenticato la mia borsa alla locanda Caleb!”

Urlò Sophia, prendendo alla sprovvista Caleb che frenò il suo bolide in modo pericoloso, tanto da far stridere i pneumatici sull’asfalto.

“ Ho bisogno di quella borsetta nera! Dobbiamo andare subito al locale di Billy se non vuoi che flirti con qualche povero illuso che sarà in cerca di compagnia alla festa!”

L’avvertimento di Sophia fu ragione per cui l’auto sportiva di Caleb ritornò indietro verso il locale, sfrecciando ad una velocità esorbitante.

“ Potevamo rubarla una borsetta nera..”

Esclamò scocciato Caleb, cercando di guidare il più veloce possibile, quasi potesse spiccare il volo.

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“ Attenta tesoro!”

Esclamò Bella, prendendo in braccio la figlia spaventata dal ruggito di un motore che ruggiva al pari di un leone.

Osservò l’auto sportiva e per un attimo ebbe un sussulto.

Non poteva essere lui.

Una donna, in un elegante vestito nero di chiffon scese dall’auto, brandendo tra le mani un vistoso mazzo di chiavi.

Nonostante il locale fosse chiuso, Bella era rimasta lì davanti, quasi in attesa che qualcuno potesse fermarsi e ad aiutarla.

Forse quel qualcuno era proprio arrivato..

“ Mi scusi… vorrei chiedere un informazione..”

Esclamò Bella timidamente, mentre la donna armeggiava con le chiavi, incespicando con i tanti piccoli portachiavi sponsorizzati dalla locanda.

“ Maledetti portachiavi!”

Ruggì la donna, guardandola in cagnesco.

“ Che cosa vuoi? Non vedi che è chiuso!”

Fece sgarbatamente a Bella, guardandola con aria di sufficienza.

Entrò nel locale, velocemente, andando verso il bancone alla ricerca di qualcosa che pareva essere importante.

“ Come le dicevo mi serve solo un informazione… vede, sto cercando un dottore che abita qui ma purtroppo non ho idea dell’indirizzo..”

Bella parlò lentamente, sperando di essere ascoltata.

“ Dov’è la mia borsetta diamine!”

La donna trafficava tra camici e grembiuli di ogni colore e forma, senza però trovare ciò che le serviva.

Bella si guardò attorno un po’ perplessa, mentre la donna continuava ad ignorarla.

“ E’ forse questa?”

Esclamò la piccola Daphne,arrampicandosi sugli sgabelli girevoli davanti al bancone, tenendo tra le mani una piccola borsetta nera in pelle lucida.

La donna nel vederla urlò di gioia, come poche avrebbero fatto.

Daphne la guardò ancor più perplessa della madre, mentre Bella iniziava a capire che non avrebbero avuto informazioni utili dalla donna.

“ Ti ringrazio piccola!”

Esclamò gentilmente, arruffando la chioma riccioluta della bambina.

“ Cosa ha detto che le serviva?”

Asserì poi, cercando di sembrare disponibile.

Infondo le avevano pur trovato la borsetta, elemento essenziale per la festa a cui avrebbe di li a poco preso parte.

“ Vorrei sapere dove è alloggiato il dottor Carlisle Cullen… sono una… conoscente che ha bisogno di un suo consulto..”

La donna la guardò scettica, stringendosi sulle spalle lo scialle di pura seta che poco copriva la scollatura che si formava dietro la schiena.

“ Lei è?”

Chiese, esortando Bella a presentarsi.

“ Oh certo, mi dispiace per esserle sembrata scortese… sono Isabella Swan, lei è mia figlia Daphne..”

Farfugliò sommessamente Bella, cercando di sorridere meno goffamente possibile.

Isabella Swan?

La guardò per un attimo, sorridendo soddisfatta.

Questa si dice fortuna?

“ Isabella Swan…”

Fece flebilmente, accendendosi in un altro ghigno diabolico.

“ Abita poco distante da qui…ma mi permetta di accompagnarla! Sua figlia è stata così gentile a trovare la mia borsetta che in qualche modo devo pur rendere il favore non è vero?”

Bella non sopportava quelle moine, ma la macchina da cui era scesa la donna era sicuramente più veloce del catorcio che si ritrovavano.

“ A proposito, non mi sono ancora presentata. Io sono Sophia, lavoro qui alla locanda.. vi fermate per molto?”

Chiese con un finto sorriso gentile a Bella che non riusciva ad afferrare il secondo fine della donna che pareva voler solo aiutarle.

Le apparenze… ingannano troppo spesso.

“ Non lo sappiamo ancora… dipende tutto da ciò che ci dirà il dottore..”

Fece Bella, con il cuore in gola.

Daphne osservava critica Sophia, come se riuscisse a leggere nel profondo del suo animo.

“ Mamma io non voglio andare con loro..”

Sussurrò, una volta tra le braccia delle madre, guardando di sottecchi Sophia  che riordinava alla buona ciò che aveva lasciato fuori posto nella ricerca disperata della borsetta.

“ Allora… siamo pronti?”

Bella annuì e ringraziando la donna della sua gentilezza e garbo, uscì con la figlia tra le braccia, per dirigersi verso la sportiva fiammante che sembrava ancora ruggire.

“ Amore ho il piacere di presentarti Isabella Swan… possiamo accompagnarla a casa Cullen non è vero?”

Esclamò, con un ghigno sadico, incrociando in modo complice gli occhi del compagno.

Caleb era ancor più soddisfatto della compagna nel vedere finalmente la preda nelle loro grinfie.

Scacco matto.

“ Con molto, moltissimo piacere..”

 

 

Note dell’autrice.

Come sempre non posso che ringraziare tutti quelli che seguono la mia storia, mi fa davvero piacere sapere che vi piace, mi stimolate a continuare a scrivere nonostante talvolta non sia sempre così semplice, dato che l’ispirazione non la trovo sempre XDD

Spero che questo capitolo vi piaccia, nonostante non ci sia ancora il famigerato incontro tra Ed e Bella e specialmente con Daphne… però ho voluto dare questa piega alla storia XD

Ditemi che ne pensate asd.

 

x noe_princi89: Grazie per continuare sempre a seguirmi cara, mi fa piacere leggere le tue recensioni ^^ I sogni di Daphne e il legame con Edward verrà via via spiegato meglio XD

Spero che continuerai a seguire la fic!

 

X Confusina_94: Oddio, scusa per la figuraccia che ho fatto XD Ti ho scambiato per Nessie93 asd Perdono XD

In ogni caso, grazie ancora per aver seguito la mia storia, sono contenta che ti sia piaciuta il vecchio capitolo ^^

 

x Nessie93,:Sul serio ti sei emozionata leggendo la storia dell’angelo e della ninna nanna? *_* E’ una cosa davvero gratificante per me XDD

Grazie grazie e ancora grazie asd

Alice è stata colpita dai poteri di Rose, la più potente quanto vulnerabile del gruppetto dei vampiri che stanno cercando Bella.

Il suo potere è appunto quello di annullare, temporaneamente, quello degli altri vampiri, creandosi uno scudo invalicabile. L’effetto che ha avuto con Alice è segno appunto dell’instabilità e dell’inesperienza della piccola vampira XD

Ma io adoro Alice, quindi si rimetterà in sesto XD

 

Che dire ancora?

Spero nelle vostre recensioni come sempre!

Baci ;)

Al prossimo capitolo!!

 

 

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Capitolo 11
*** Agire. ***


Capitolo 11

Agire.

 

I will never let you fall
I'll stand up with you forever
I'll be there for you through it all
Even if saving you sends me to heaven

 

(Your Guardian Angel - Red Jumpsuit Apparatus)

 

 

 

 

Fra I pensieri di Daphne.

 

 

Non mi piacciono proprio questi due.

Odio quel sorriso finto di lei e lo sguardo cinico di lui.

Mi fanno paura, troppa.

Sento che qualcosa non va, qualcosa sta andando storto.

Ma cosa?

La mamma mi sorride, sembra tranquilla.

Perché non capisce?

La macchina cammina veloce, sembra quasi di volare sopra la strada.

Il rumore del motore è come un ruggito di un leone che scuote la terra, percuotendola come niente.

Il leone.

Mi sembra un leone cattivo, inferocito, tutt’altro che il fiero re della foresta delle favole che mi racconta sempre la mamma prima di addormentarmi.

Sto silenzio.

Sembra quasi che non si respiri, che l’aria si stia sparendo soffocandomi.

Lei ci guarda in continuazione dallo specchietto come se avesse paura di perderci di vista.

Perché lo fa?

Tanto non potremmo mai scappare da lì dentro, siamo in trappola, come quando il gatto della nostra vicina afferrò quel topolino tra le sue grinfie.

Non aveva scampo.

Mi sento come uno di loro, piccoli ed indifesi che non possono opporsi a ciò che li spetta.

La mamma mi dice sempre che ognuno è artefice del proprio destino, ma io non capisco.

Sono stata sempre buona, ho lavato sempre i denti prima di andare a dormire e non ho mai fatto arrabbiare il babbo e la mamma… oh bhe, forse qualche volta… ma non possono punirmi in questo modo!

Perché continua a guardarmi male accidenti!

Il mio angelo.. lui potrebbe salvarmi.

Chissà se mi sta guardando in questo momento…

Avrei bisogno del suo abbraccio, delle sue coccole, della sua presenza costante.

E’ il mio eroe, mi fido di lui.

Credo voglia bene anche la mamma… sembra quasi che la conosca.

Non so perché, ma ogni volta quando ne parliamo sembra sempre provare una forte emozione.

La mamma ha sussurrato qualcosa alla donna elegante sul sedile anteriore di pelle chiara.

Ancora, ancora una volta.

La donna ride, ride con cattiveria.

Non mi piace la luce che negli occhi…sembra un esplosione di odio.

L’uomo al volante accelera nuovamente e io continuo ad avere paura.

Non avevano detto che non era molto lontano?

Perché ci stavano mettendo tanto?

La mamma parla ancora con la donna.

Adesso riesco a sentirla

- Credo che stiate sbagliando strada-

Stanno ridendo entrambi come se la mamma avesse appena raccontato una barzelletta.

Perché riescono ad essere così maledettamente fastidiosi?

Mi nascondo sul sedile, cercando di sembrare più piccola di quanto fossi.

La donna elegante cerca qualcosa nella borsetta, la borsetta che ho trovato nascosta tra i grembiuli in quel posto così puzzolente dove eravamo state prima.

E’ un fazzoletto.

Lo guardo spaventata mentre lo scaraventa contro il viso della mia mamma.

Vorrei urlare, ma non mi esce più nessuna vibrazione di voce.

La donna mi guarda mentre la mamma perde completamente i sensi cadendo sul sedile.

Cerco di darle degli scossoni per farla risvegliare, ma niente.

Che cosa le ha fatto quella donna?

Ho paura, troppa paura.

Ho bisogno di te, angelo bianco.

Ne ho troppo bisogno.

Salvami.

 

 

--------------

“ Vengono da quella casa Carlisle..”

Esclamò Edward, indicando il villino che si erigeva monumentale, sovrastando il paesaggio.

Lo scrutò, burbero, guardandolo con diffidenza.

Era da lì che proveniva la fonte dei loro problemi, quindi era da lì che bisognava partire per un attacco.

Attacco si, attacco verso cosa?

Non era riuscito a studiare bene quelle due, ma una cosa era certa.

Rose, non era un umana o anche se lo fosse stata non era sicuramente una normale ragazzina timida ed impaurita dalle situazioni.

Il suo potere, la sua energia l’avevano sovrastato come mai nessuno aveva fatto prima di allora.

Anche Alice probabilmente aveva provato la stessa cosa, incrociando il suo sguardo così languido ma al contempo profondo.

Non poteva rimanere con le mani in mano, rimuginando su un pericolo che non aveva ancora volto.

Doveva proteggere la sua famiglia così come allo stesso modo Bella.

Dove si trovava?

A Forks? A Phoenix?

Qualsiasi luogo, purché fosse al sicuro.

Aveva imparato a mettere da parte i suoi sentimenti, era stato difficile certo, ma sapeva che in cuor suo non avrebbe mai potuto rinnegare tutto.

Lei avrebbe avuto sempre un posto nel suo cuore, che fermo da anni, aveva cominciato a battere di nuova vita con Bella accanto.

Era come risvegliarsi da un lungo sonno e vedere che la vita è meravigliosa e degna di essere vissuta.

Strana sensazione per un vampiro non vi pare?

Eppure quella scossa, quell’alchimia che aveva con Bella era ancora indissolubile, mai nessun’altra avrebbe potuto prendere il suo posto.

Follia.

Al contrario, iniziava a sopportare l’idea che Bella si fosse rifatta una vita.

Il suo diritto era quello di vivere, nessuno poteva negarlo.

Ogni volta che toccava quell’argomento era inevitabile ricordare ciò che aveva fatto quella notte.

Una notte in cui si spezzarono gli equilibri, in cui ogni certezza non pareva essere più la stessa, dove tutto era cambiato, per sempre.

Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.

Lui non avrebbe mai potuto perdere la sua impulsività e il suo essere ferino.

Aveva creduto di poterlo fare, di riuscire a restare accanto a Bella senza che i suoi impeti la mettessero in pericolo.

Non era stato così.

Bella l’aveva tentato, aveva stordito ed inebriato i suoi sensi, rendendolo schiavo di ogni suo gesto, di ogni suo sguardo.

Avevano superato il limite che lui stesso si era sempre prefissato di non oltrepassare…e quando l’aveva fatto..aveva pagato le conseguenze.

“ Che cosa pensi di fare?”

Esclamò l’altro avvicinandosi, osservando tra le tende chiare la casa da cui erano giunte le due poco prima.

Edward scosse la testa, senza riuscire a trovare una soluzione.

Avrebbe voluto agire subito, proteggere Bella, ma c’erano ancora troppi punti interrogativi, troppi ma e se, troppi dubbi e supposizioni.

Non poteva fare altro che restare a guardare, sperando che lasciar correre il tempo non fosse un male o che non portasse a conseguenze e rischi a Bella.

Non avrebbe potuto sopportare l’idea che Bella fosse stata esposta a pericoli proprio mentre lui si crogiolava nei suoi dubbi.

“ Aspettiamo.”

Fu l’ultima sentenza di Edward.

In quel momento sentì qualcosa, qualcosa che non avrebbe mai immaginato di sentire.

Un pianto, un pianto disperato,un eco profondo e sibilino che lo percosse.

Si portò le mani alle tempie, come se potesse sentire meglio quel suono così definitivo che si espandeva nella sua mente, aumentando l’intensità.

Che stava succedendo?

I singhiozzi divennero più flebili ma pur sempre udibili, relegati ad un leggero sottofondo dai toni agghiaccianti.

Era come una richiesta d’attenzione, un pianto disperato come richiesta d’aiuto… voleva dire troppe cose, ma nessuna probabile.

- Ho bisogno di te angelo bianco--

Una voce flebile si insinuò nella sua mente, come un fulmine a ciel sereno che scombussola i normali equilibri.

Angelo bianco.

Fu quella parola, dal tono altisonante, a richiamare la sua attenzione.

Era come impresa nella sua mente a caratteri indelebili, permanenti.

L’ultima richiesta d’aiuto.

Salvami.

La voce cominciava ad essere definita, più reale e melodiosa ma comunque flebile, come se fosse l’ultimo sussurro prima di perdere ogni forza.

Era familiare, troppo familiare per dimenticarne il suono dolce e sottile che si espandeva come musica per le sue orecchie.

Daphne.

----------------

“ Vieni con me tesoro.. non ti farò del male!”

Sophia si chinò verso il sedile posteriore della sportiva di Caleb, osservando la bambina che cercava malamente di nascondersi.

Sophia odiava i bambini, come tutti gli umani del resto.

Erano insolenti, logorroici e per di più il loro sangue aveva un odore troppo pungenti alle sue narici.

Daphne cominciava a farle perdere la pazienza e tutta la buona volontà che ci metteva per non ucciderla senza pietà, solo per il gusto di darle una lezione.

La piccola tremava vistosamente, rannicchiata alla meglio sui sedili posteriori, era immobile, non fiatava.

La paura l’aveva inibita.

“ Dai piccola… la mamma adesso sta bene! Mi ha detto che vuole vederti…”

Si avvicinò cautamente alla bambina, cercando un approccio volutamente morbido che non pareva però persuaderla.

“ Io non ti credo..sei cattiva!”

Rispose prendendo coraggio, cercando di sembrare forte e di poter affrontare il pericolo che Sophia rappresentava.

La vampira aveva perso la pazienza ormai da tempo.

I suoi occhi, carichi di odio, erano puntati sulla bambina in modo inquisitore e il suo sguardo increspato pareva maligno.

“ Ora sei tu che mi farai diventare cattiva!”

Esclamò rabbiosa, cercando di afferrarla per un braccio e tirarla fuori dalla macchina il prima possibile.

Daphne si divincolò vistosamente, cercando di sfuggire alla sua prese soffocante, ma con pochi risultati.

“ Dove cerchi di scappare eh?”

Fece rabbiosa, urlando con tutta la forza che aveva in corpo.

Nella colluttazione, le unghie ben curate e decorate da uno smalto rosso accesso, graffiarono profondamente la pelle delicata della bimba, provocandole una piccola ferita da cui grondarono alcune minuscole gocce di sangue.

Sophia si bloccò, come immobilizzata da un entità superiore al suo volere.

Allargò le narici, come se stesse buttando l’aria fuori dai polmoni, cercando di carpire ogni piccola sfumatura di quell’odore così dolce e contagioso.

Osservò la pelle diafana della bimba macchiarsi di un vistoso sfregio che continuava a grondare di sangue, adesso più velocemente, rigandole il braccio.

Chi l’avrebbe mai detto che quel cotanto soave nettare provenisse da un insignificante bambina che cercava di opporsi al suo comando?

Si mosse sinuosamente verso la bambina, mentre i suoi occhi cominciavano a diventare sempre scuri e minacciosi.

Daphne urlò con tutta la forza che aveva in cuore ma non servì a nulla.

La vampira si avventò su di lei, cercando di bloccarla una volta per tutte.

Aveva sete del suo sangue, di quell’ambrosia così pura come non mai.

La sua pelle chiara e vellutata era uno stimolo in più per i suoi canini che non aspettavano altro che affondare su di essa per appagare quel desiderio insostenibile.

Tante piccole lacrime bagnarono le guancie della bambina, rendendo i suoi occhi tristi, ma come rassegnati all’idea che era ormai spacciata sotto le grinfie della donna.

Le ritornarono in mente le parole del padre sui “succhiasangue”, i famosi mostri che a quanto pareva erano attratti dal sangue umano.

Rabbrividì all’idea, chiudendo gli occhi, lasciando crollare ogni sua resistenza.

Il suo angelo non l’aveva salvata.

Eppure lui l’avrebbe dovuta proteggere, avrebbe dovuto essere per sempre con lei!

Ognuno è artefice del proprio destino?

Erano davvero attendibili le parole della madre?

Daphne non riusciva più a muoversi, era rigida, come se ogni fibra del suo corpo avesse smesso di compiere le sue  normali funzioni vitali.

“ Fermati”

Fece una voce altisonante, da fuori l’abitacolo dell’auto sportiva.

Sophia non diede ascolto a quel comando, avvicinandosi al limite al collo della bambina, grondante di sudore.

Una mano l’afferrò via, scaraventandola fuori dall’auto prima che l’atto si fosse compiuto.

Il suo angelo bianco?

Questo aveva forse un'altra connotazione ai suoi occhi.

Era l’uomo alla guida dell’auto che le aveva portate in quel luogo così scuro, silenzioso e spaventoso al contempo.

Daphne lo guardò circospetta, strabuzzando gli occhi.

“ Tu sei un succhiasangue vero?”

Fece timidamente, rimanendo saldamente aggrappata al sedile di pelle chiara, macchiato da piccole macchiette scure di sangue.

“ Così dicono.”

Fece beffardo, ridendo divertito.

Daphne annuì convinta, guardandolo spaventata.

“ Stai tranquilla, non ti torcerò un capello..”

Esclamò, porgendole la mano per tirarla fuori dalla macchina.

Daphne lo guardò esitante, senza sapere che cosa fare… fidarsi o non fidarsi?

“ Non mi farai male… vero?”

Fece, avvicinandosi, stringendo la sua mano fredda e levigata.

Lui scosse la testa, deciso.

“ Non ho intenzione di fare nulla..”

Rispose,prendendola dalla vita per poi portarla finalmente verso terra, dove fu finalmente libera di camminare.

“ Io sono Caleb..”

Esclamò, presentandosi dopo poco alla piccola, in modo che potesse trovarsi a suo agio.

Aveva scostato Sophia dal mordere la bambina per un semplice fatto umano.

Strano per un vampiro?

Forse dentro di se batteva, seppur metaforicamente, un cuore, qualcosa che non lo facesse sembrare solamente ad un mostro cinico che non si fa nessuno scrupolo nell’avventare la sua preda.

“ Daphne.”

Rispose, presentandosi con un sorriso debole, ancora spaventata.

Si sentiva Sophia addosso, i suoi canini pronti ad affondare nella sua pelle e la sua impulsività che aveva preso il sopravvento sulla ragione.

“ Rose, copri la ferita della bambina e cerca di sterilizzarla per piacere. Riportala in casa, fa freddo per lei..”

Rose annuì prendendo per mano la bambina ancora tremante, avvolgendola in una coperta calda che rilassò di poco i suoi muscoli contratti e ancora rigidi per la paura.

Caleb guardò Sophia sdegnato, porgendole una mano per rialzarsi, mentre quella ancora era furente di rabbia.

“ Che ti è saltato in mente Caleb? Istinto paterno?”

Fece, rifiutando il suo aiuto, con uno sguardo gelido ma allo stesso tempo insolente, cercando delle spiegazioni sul gesto che aveva appena fatto, salvando la bambina.

Caleb la guardò ridendo sarcastico come sempre.

Perché l’aveva salvata? Quella si che era una bella domanda.

“ Forse si… chi lo sa..”

Asserì facendo spallucce, voltandole le spalle verso casa, osservando Rose che correva tenendo stretta la bimba ancora impaurita.

“ Lei non è Emily… non potrà tornare Caleb, lo sai.”

Emily.

Al pronunciare quel nome Caleb strinse i pugni come a controllare la rabbia che l’insolenza di Sophia gli provocava.

Si voltò nuovamente, guardandola con disprezzo, come forse mai aveva fatto prima.

L’aveva sempre accontenta, ogni suo capriccio, ogni suo desiderio ed ordine, amandola sempre, incondizionatamente, ma la sopportazione aveva un limite per tutti.

Il suo limite era appena stato solcato, in un tasto delicato, fin troppo.

Emily era sempre stato un  argomento tabù per Sophia che non era riuscita ad estorcere molto al compagno su ciò che  la riguardava.

Era sua figlia, una figlia non di sicuro cercata e attesa, frutto di una delle relazioni di Caleb con belle donne d’affari che riusciva a corrompere facilmente con il suo innato fascino e carisma.

La madre di Emily era una segretaria di un potente uomo d’affari inglese, una donna stupenda, bionda, dai glaciali occhi azzurri e dalla bellezza eterea e perfetta.

La notizia della paternità lascio spiazzato Caleb e con lui suo padre che mise tutti i mezzi possibili per far sparire la donna, in nome della famiglia che non poteva essere infangata certo da un notizia così scandalosa, pane per i denti degli acerrimi rivali dell’azienda del padre, che l’avrebbero sicuramente usata come arma contro di loro.

Caleb non poté opporsi, il potere del padre era più forte e riuscì a persuaderlo, facendolo tornare su suoi passi.

Il futuro, diceva, era più importante, lo era sempre, davanti a tutto.

Era per questo che i suoi genitori avevano divorziato quando lui era ancora piccolo?

Jennifer, la madre di Emily, aveva dovuto abbandonare il lavoro da tempo per occuparsi della bambina, un lavoro prestigioso che aveva raggiunto con grandi sforzi e difficoltà, con il sudore e il coraggio di farsi valere.

Caleb la rivide per caso, in una mattina uggiosa di Londra.

Il suo cuore si fermò nel vedere Emily sorridergli timidamente, come se sapesse già tutto del perché non avesse un padre accanto.

Era bella, incredibilmente bella come sua madre e tenace come il padre, un padre assente, che si era perso ogni momento della sua crescita.

“ E’ tua figlia Caleb”

Quelle parole le raggelarono il cuore irrimediabilmente.

Passò molto tempo con lei nei mesi che seguirono, imparando a conoscerla e a comprendere la psiche dei bambini che gli era sempre parsa  sicuramente non degna di attenzione.

Emily lo adorava ed ogni volta vederlo partire per chissà quale continente le faceva male, temendo che potesse non tornare più, dimenticando ancora una volta di avere una figlia.

Il suo ultimo viaggio da “umano” fu in Tunisia, un importante incontro con un azienda ancora in fase di sviluppo a cui la società di Caleb era interessata.

“ Posso andare mamma? Ti prego!!”

Emily aveva pregato ore la madre per permetterle di andare in viaggio con lui.

Aveva otto anni, una ragazzina sempre più bella ed intelligente, che amava conoscere e scoprire ed adorava ascoltare i racconti di Caleb sui luoghi meravigliosi che visitava ogni volta per lavoro.

Era arrivato il momento di vederli di persona.

“ Ci vediamo presto mamma!”

Non sarebbe più tornata.

Un infezione mortale li colpì entrambi, per cause mai accertate.

Erano ancora i primi anni 50, il paese non aveva certo i mezzi adeguati per poter diagnosticare e produrre una cura adatta.

La vide esalare l’ultimo respiro con il sorriso sulle labbra, mentre lui la guardava sofferente.

Avrebbe voluto uccidersi, finire una volta per tutte una vita inutile che l’aveva reso schiavo del lavoro, delle donne e del successo, senza dedicarsi a ciò che veramente era importante… ma non fu così.

Sembrò quasi una punizione, un  voler vederlo ancora sulla terra , ma sofferente per sempre.

Il padre di Caleb lo portò nei migliori specialisti di tutto il continente ma nessuno aveva una cura adeguata..era come se il corpo di Caleb si rifiutasse di assorbire qualsiasi farmaco, qualsiasi cura.

Una sorte di rassegnazione, di consapevolezza che la vita fosse ormai finita.

Era finita.

Almeno quella terrena.

In un lettino d’ospedale gli venne data la vita eterna, non come un dono prezioso che l’avrebbe reso felice.. no, come punizione divina che l’avrebbe portato a vivere senza uno scopo, flagellato dai sensi di colpa, dalla disperazione.

Il ricordo di Emily era rimasto sempre vivo, dentro di se, quell’ultimo sorriso flebile che si era spento per sempre in quell’ospedale.

Sotto la sua scorza da duro e cinico vampiro si nascondeva tutto il dolore e la sofferenza che non l’aveva mai abbandonato e mai avrebbe potuto farlo.

“ Non parlare di lei..”

Fece a bassa voce Caleb, continuando a camminare verso il villino, disprezzando il cinismo di Sophia.

“ No? Perché? La cosa ti porta dolore? Sei un vampiro Caleb, i vampiri non possono soffrire come gli umani..”

Sophia senza il benché minimo sforzo superò il vampiro, bloccandogli il passaggio, quasi lo stesse sfidando.

“ Non sono cose che ti riguardano Sophia… non lo sono mai state.”

La voce di Caleb si fece cupa, profonda e il suo sguardo gelido parve incenerirla.

Sophia non l’aveva mai visto in quello stato, mai con quell’espressione così corrucciata e rabbiosa.

Rimase immobile, senza riuscire a controbattere.

“ Forse ti sei dimenticata quella che eri Sophia…”

-----------------------------------

“ Io la sento Carlisle, la sento nei mie pensieri!”

Edward parlò finalmente davanti all’intera famiglia, finalmente unita verso un unico scopo, un pericolo che iniziava a mostrare le sue forme.

“ Ho sempre avuto un contatto con lei, da sempre. Non so come potesse essere possibile,ma io riuscivo a parlarle, come se entrassi nei suoi sogni, nel suo inconscio! Lei si ricordava di me, nonostante la sua vita fosse legata a quella di un licantropo anche Alice riusciva a vederla!”

Alice annuì, rimanendo in silenzio, ricordando la bambina bionda che aveva visto con Bella nelle sue ultime visioni.

“ La sento talmente vicina adesso… ed ha chiesto il nostro aiuto, il mio aiuto.”

Rosalie spavalda lo guardò interrogativa.

“ Chiede il tuo aiuto… ma come puoi aiutarla se non sappiamo dov’è? O forse questo sarà il suo prossimo messaggio subliminale?”

Fece accigliata, in un ghigno divertito.

Edward la guardò in cagnesco, tornando con lo sguardo verso Carlisle meditando sul da farsi.

“ Questa bambina ha qualcosa di speciale… non riesco ancora a capire come sia stato possibile riuscire a vederla così nitidamente se è la figlia legittima di un licantropo! Non riesco a spiegarlo in nessun modo..”

Fece ancora incredula Alice, tenendo stretta la mano di Jasper che osservava la scena in silenzio.

Il silenzio prese il sopravvento.

Nessuno sapeva come agire, nessuno da dove cominciare.

Quello strano stato di impotenza lo faceva impazzire.

Riusciva ancora a ricordare la sua vocina flebile, nitida e melodiosa allo stesso tempo, come un leggero suonare del pianoforte.

Aveva bisogno del suo aiuto.

Ogni secondo che passava imperterrito poteva essere l’ultimo, poteva essere troppo tardi.

Non poteva permetterselo.

Alice si portò una mano alle tempie, muovendosi quasi in modo incontrollato.

Jasper cercò di bloccarla ma ogni opposizione fu inutile, sembrava che Alice non avesse più il controllo delle sue azioni.

Anche Edward ed Emmett, guardinghi, cercarono di intervenire ma Carlisle li intimò di rimanere fermi.

Poco dopo Alice si fermò, tenendo ancora strette le mani alla tempia.

Abbassò lo sguardo e il silenzio ricadde nella stanza, tra il terrore di tutti i componenti della famiglia, meno che Carlisle.

“ Che cosa hai visto?”

Domandò il capofamiglia, avendo già capito che le visioni di Alice si erano finalmente stabilizzate.

Sul viso delicato di Alice si colorò un ghigno di soddisfazione, alzando lo sguardo fiera rispose alla domanda.

“ Ho visto quella casa Edward… ho visto quelle due donne in compagnia di una perfida rossa e un altrettanto cinico uomo dal sorriso sghembo. Sono vampiri o almeno, lo diventeranno. Si muoveranno presto, forse stasera stessa.”

Il pericolo.

Adesso più che mai aveva un volto, un nome.

“ Hanno Bella con loro.”

Sentire quel nome fu come una scossa.

Di energia? Di rabbia? Di forza?

Forse tutte, forse nessuna.

“ Jasper, Emmett, voglio che perlustriate i confini della casa, cercando di non farvi sentire. Saranno impegnati a preparare la fuga e potrebbe essere più facile eludere il loro fiuto..”

Il loro piano cominciava a prendere forma.

Quel pericolo aveva un volto.

Un nome.

 

 

 

Note dell’autore

Eccoci qui, con l’undicesimo capitolo XD

Come sempre spero che sia di vostro gradimento J

Mi sono voluta soffermare un po’ su Caleb, perché mi piacciono i personaggi cattivi che hanno però un “cuore”, diciamo metaforicamente in questo caso XD.

Sperò che l’idea dell’ iniziare con i pensieri della piccola Daphne via piaccia… anche se mi sono trovata un po’ in difficoltà con il linguaggio, perché è si intelligente e perspicace ma pur sempre bambina.

Bhe, che dire….al prossimo capitolo!!

 

Come sempre ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite e seguite e chi continua a recensirmi.

Grazie grazie grazie, davvero di cuore. Xd

 

X noe_princi89: Eh si, Daphne è fin troppo perspicace xdd Però adesso arrivano i Cullen a salvarle ahahah XD Grazie come sempre per le recensioni ^^

 

X anna cullen: Edward arriverà si xd con tutta la famigliola al seguito XD

 

X Confusina_94,: Grazieeee come sempre : ) Eh si, Bella si è fatta prendere la mano ed è andata nella tana del nemico XD

 

X Nessie93,; *_________* Grazieee, le tue recensioni sono sempre bellissime XDD Edward versione superman? Oddio, non starebbe male in effetti XD

Rose dalla parte dei Cullen… mmmhhh… non ci ho pensato XD

 

X frufru123: Oh grazie per i complimenti, sono contenta che ti piaccia la fic ^^

Si gli avvenimenti si sono svolti più o meno nello stesso periodo, non vicinissimi l’uno con l’altro ma nello stesso periodo.

 

 

 

Baciiiii

XD

Alla prossima!

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Ora che ci sei. ***


 

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te
.

( Franco Battiato- La cura.)

 

Capitolo 12

Ora che ci sei

 

 

“ Dov’è mia mamma?”

Fece la vocina tremolante di Daphne, mentre Rose la trascinava correndo verso casa senza risponderle.

Daphne aveva ancora quell’immagine davanti agli occhi.

Sua madre che perdeva i sensi, che crollava supina sul sedile mentre lei cercava di urlare senza forze sufficienti, quel sorriso maligno di quella donna che voleva ucciderla…

Rabbrividì ricordando la ferocia con cui Sophia  si era scaraventata sul suo corpo debole imponendo una forza considerevole nel bloccarla sul sedile, destinata a morire.

“ Dov’è?”

Chiese ancora, strattonando la piccola Rose dal mantello di velluto che portava algida sul capo, nascondendo gli occhi di un strano dorato, con qualche punta più scura che rendeva lo sguardo affilato della vampira più etereo e intrigante, nonostante i modi impacciati di Rose nascondessero tutta la loro bellezza.

“ Ti ci porterò più tardi…ma adesso dei fare la brava..”

Sussurrò a voce bassa, cercando di incutere timore nella bambina che pareva già stanca e provata dallo spiacevole incontro con Sophia.

Daphne era sicura che quella fosse solo una scusa per tenerla a bada ma cercò di non fare troppe storie, nonostante temesse per l’incolumità della madre che pareva dispersa.

Rose la guardò tristemente nei suoi grandi occhioni celesti e fu come se qualcosa dentro di lei la spingesse per una volta a seguire il suo istinto, le sue idee ed iniziative.

Come poter privare una figlia del proprio punto di riferimento?

Sembrava così piccola, indifesa, smarrita  davanti alla loro ostilità… perché una creatura come lei meritava simili torture?

La portò in casa, conducendola in una grande camera, appartenuta sicuramente a qualche bambino che abitava quella dimora con la sua famiglia.

Aveva degli eleganti mobili di nobile fattura, in uno stile classico che faceva da contrasto alle pareti più colorate del resto della casa, di un azzurro tenue che a tratti pareva bianco latte, a seconda dei movimenti della luce.

Un piccolo letto a baldacchino completava l’arredamento della stanza, con qualche piccolo giocattolo di legno e bambole di fine porcellana poggiate sulle vetrinette di fattura francese, con eleganti abitini di merletti e tulle colorato.

Daphne le osservò circospetta, come se avesse paura a rompere qualcosa o sfregiare qualche intarsio.

La sua stanza a Phoenix era così diversa…. così viva, allegra, colorata e piena di ricordi che portavano alla mente momenti felici vissuti in famiglia.

Il terzo compleanno di Daphne, quando papà le aveva permesso di decorare il muro con le impronte colorate delle sue mani , i vari regali di nonna Renee che le portava sempre vestiti bellissimi che la facevano sembrare una piccola principessa…. le foto, i disegni…

Quella camera era fredda, come se nessun bambino l’avesse riscaldata di luce con un sorriso, un gesto d’affetto… era tremendamente triste e desolante.

“ Puoi… giocare, se vuoi”

Esclamò timidamente Rose, porgendo delicatamente alla bambina una bambola dai lunghi ricci castani, che si raccoglievano in una crocchia malmessa.

Daphne la prese tra  le mani, rimanendo in silenzio.

“ Come si gioca con questa?”

Chiese dubbiosa, guardandola sconsolata.

Rose strinse i denti, cercando un modo divertente per far rallegrare la bambina, ma il suo fu solo imbarazzo che non permise di sbloccare quella situazione così strana che non sapeva come gestire.

“ Si può?”

Per fortuna il bussare alla porta, comunque aperta, salvò Rose da quel silenzio tombale che si era creato tra lei e la piccola Daphne che pareva aver perso il sorriso.

Era Caleb, con il suo solito sorriso fiero.

Daphne alzò lo sguardo, lasciando cadere la bambola che teneva tra le mani sul morbido tappeto che copriva gran parte del pavimento.

Non tanto morbido per attutire la caduta della bambolina che si ruppe in mille pezzi, spargendo porcellana bianca, finissima, per buona parte della stanza.

Daphne corrugò le labbra, preoccupata della reazione di Caleb.

“ Mi- mi dispiace… non volevo assolutamente signore..”

Esclamò spaventata, scusandosi come meglio poteva.

Caleb si avvicinò in silenzio, sorridendo teneramente, come forse nessuno l’aveva mai visto.

Non sapeva perché, ma quella bambina era un segno.

Si lo era, ne era convinto.

Era  come se qualcuno gli stesse dando le coordinate del nuovo percorso da seguire, della nuova vita da affrontare.

Che avesse espiato ogni suo peccato? Che la sua redenzione fosse appena terminata?

“ Non preoccuparti Daphne… nessuno più giocava con quelle vecchie bambole.”

Asserì rilassato, sedendosi sul bordo del letto, osservandola impacciata improvvisare un piccolo sorriso.

“ Non chiamarmi signore.. io sono Caleb..”

Asserì, ripresentandosi cordialmente alla bambina che pareva più rilassata in presenza di Caleb.

Annuì distrattamente, porgendogli un altro sorriso sforzato, mentre raccoglieva qualche coccio più grande della bambola frantumata inesorabilmente per terra.

“ Che cosa vi abbiamo fatto?”

Fece dopo qualche attimo di assoluto silenzio, rivolgendosi implorante al vampiro che rispose con uno sguardo languido e corrucciato.

Sembrava quasi che stesse per piangere, i suoi occhi celesti erano oscurati da piccole e trasparenti lacrime che velavano gli iridi di una patina grigia che li rendeva tristi.

Caleb abbassò lo sguardo, cercando le parole più adatte, ma la semplicità disarmante di Daphne era insormontabile anche per le sue grandi doti di oratore persuasivo.

“ Perché avete preso la mia mamma?”

Non era una domanda impossibile.. ma come poteva darle una risposta?

Poteva dire la verità?

Oh certo.

“Tu non sei così cattivo come vuoi far vedere..”

Esclamò flebilmente, portando la sua manina paffutella sul viso di Caleb, come in una languida carezza.

Caleb rimase immobile, guardandola nei suoi occhioni di quel celeste adesso triste e reso più scuro.

“ Lo sono Daphne… lo sono sempre stato.”

La piccola seguì ogni piccolo cambiamento dell’espressione di Caleb, corrucciata, malinconica, risoluta..

Tutto in un solo sguardo, uno che continuava a guardarla come se cercasse consolazione.

“ Le persone non possono cambiare, lo capirai presto anche tu quando diventerai grande..”

Daphne ritrasse la mano, come se avesse avuto paura alle sue parole, ma continuò a guardarlo tristemente rimanendogli accanto.

“ Ma possono diventare migliori! Lo dice sempre mio nonno Charlie lo sai? Cambiare dipende solo da noi, è vero!”

In un attimo parve illuminarsi di gioia e spensieratezza, cosa che toccò l’animo del vampiro, lasciandolo sorpreso.

“ Ognuno di noi ha una parte cattiva e una buona, basta solo saper scegliere una direzione..”

Lo sguardo di Caleb si colorò di un sorriso appena accennato, cosa che ne provocò un altro, più disteso e tranquillo, su Daphne.

“ Non dimostri davvero i tuoi quattro anni lo sai?”

Esclamò il vampiro, scompigliandole delicatamente i riccioli biondi che le ricadevano ribelli sulle gote rosate.

Daphne annuì soddisfatta alla sua affermazione.

“ Lo so, lo dicono tutti…”

-----------------

Avere un vuoto nella mente riguardo a qualcosa che è avvenuta in precedenza è una sensazione terribile, specialmente quando ti accorgi che ciò che è successo è qualcosa di grave.

Bella si sentiva scoppiare.

Si portò le mani alle tempie, come a voler contenere quell’immenso flusso di pensieri appena abbozzati che cercavano di dare una risposta concreta ai suoi dubbi

Aprì gli occhi con non pochi sforzi, ma per fortuna non trovò nessuna luce accecante e si abituò nuovamente al buio, che non le permetteva comunque di distinguere le sagome degli oggetti attorno a lei.

Era spaesata, impaurita… sola.

Il suo primo pensiero fu per sua figlia, Daphne, che aveva perso di vista da quando poi erano saliti su quell’auto sportiva in direzione di casa Cullen.

Dove l’avevano portata?

Cercò di muoversi, sperando di avere la forza di rialzarsi da quel pavimento umido e polveroso.

Le facevano male le gambe, come se qualcuno le avesse spezzate come dei friabili grissini e quel dolore rendeva difficoltoso ogni minimo passetto verso l’uscita che non riusciva in alcun modo a trovare.

Davanti a lei, il nulla.

Il silenzio veniva rotto di tanto in tanto dai suoi gemiti di dolore, dal suo respiro affannoso e affaticato che pareva diventare sempre più sostenuto e sofferto.

Si alzò a fatica in piedi, con le gambi tremanti e poco stabili, trovando un muro che fu per lei una guida solida verso la luce.

Camminò a tentoni, con una mano attaccata al muro freddo e l’altra libera, che cercava di percepire qualche altro oggetto che poteva giovarle.

Il suo tentativo di fuga però, non durò molto.

Sentì il rumore di una porta pesante, forse in ferro, che si apriva meccanicamente, per poi essere richiusa con forza e brutalità.

Bella aguzzò l’udito, guidata da quell’unico senso, cercando di capire chi stesse arrivando.

Un'altra porta si apri, meno rumorosamente ma con la stessa forza della precedente.

Un timido bagliore di una fioca lampadina a neon irradiò per un istante la celletta in cui Bella era rinchiusa, provocandole un fastidio agli occhi tale da non poterli riaprire.

“ Che cosa credevi di fare? Scappare forse?’”

Caleb, cinico, si avvicinò alla donna con un sorrisino cattivo, quasi fosse felice di vederla in quelle condizioni.

Diamine, certo che lo era.

Bella tenne lo sguardo basso, serrando le labbra e rifiutando qualsiasi tipo di dialogo con quell’uomo spregevole.

“ Tua figlia sta bene, sempre se ti interessa saperlo..”

Bella lo guardò in cagnesco, ugualmente preoccupata nonostante Caleb l’avesse rassicurata sulle sue condizioni.

Daphne era sveglia, non facilmente abbindolabile, specialmente da persone che non conosceva, ma la paura che potessero farle del male la uccideva.

“ Non dovete toccarla, non dovete torcerle un capello!”

Esclamò Bella, rabbiosa, guardandolo negli occhi furente.

Caleb non fece in tempo a rispondere che Sophia apparse alle sue spalle, con fare minaccioso e accigliato.

“ Stai tranquilla, tua figlia non avrà nessun problema… dovresti preoccuparti di te stessa in questo momento..”

Il tono di voce di Sophia, apparsa alle loro spalle, la fece sussultare, rabbrividendo vistosamente a quella minaccia.

“ Hai paura Isabella Swan?”

La guardò negli occhi, come se potesse ucciderla con lo sguardo se solo avesse potuto.

Bella non rispose, appoggiandosi al muro come a volersi proteggere dalla sua ira.

“ O forse avresti preferito Cullen..”

Il modo in cui Sophia pronunciò quel cognome, carica di odio e di frustrazione, la stranirono.

Cosa conoscevano di lei?

I Cullen erano mischiati in quella faccenda?

Erano in pericolo?

Troppe domande, troppe.

Ma poche le risposte.

Sophia sembrò godere al vedere il dolore di Bella manifesto nei suoi occhi, spietata come sempre.

Caleb si allontanò, indignato da quella scena.

Si era spezzato qualcosa tra i due vampiri, qualcosa di irrecuperabile probabilmente.

La parte razionale di Caleb, quella che non era intaccata dall’odio e dal cinismo, stava ritornando a galla, quello che probabilmente restava del suo passato da umano, quello vissuto al fianco di sua figlia Emily che le aveva cambiato la vita.

Che stava facendo adesso?

Voleva togliere ad una madre la possibilità di rivedere una figlia?

Un'altra volta.

Quando era diventato vampiro la sua vita era diventata impossibile, sormontata da quel ricordo ancora così vivido nella sua mente, che non l’avrebbe mai lasciato.

Chi gli mandava quella punizione?

Perché? Perché non era morto?

Era tornato a cercare Jennifer, ricercando il coraggio di dirle di persona, nonostante fosse vampiro, che aveva lasciato che sua figlia, la loro bambina, morisse.

Avrebbe potuto davvero fare qualcosa contro la mano scura della morte?

Aveva osservato Jennifer  in silenzio, impotente, senza riuscire a reagire.

Piangeva, piangeva tutte le lacrime che aveva in corpo, stretta nel suo pesante abito nero.

Piangeva per Emily, ma anche per lui.

Lui.

Lui che non meritava le sue lacrime, non poteva sopportarle.

Eppure era rimasto lì, ad osservarla da quella finestra, senza fare niente.

Paura?

Doveva affrontarla, avrebbe meritato il suo odio, il suo disprezzo, il suo rancore… e invece?

Aveva solo le sue lacrime.

 

 

Tra i pensieri di Edward

 

Dove sei?

Dove sei adesso che vago in questo bosco scuro?

Dov’è il tuo pianto?                                                      

Dimmi che sei reale, dimmi che ti sentirò ancora.

Voglio sentirti ridere, voglio vederti felice come ti vedevo nei sogni.

Eri così bella, così allegra..

Adesso dov’è finita quella Daphne?

 

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai

 

Ti proteggerò Daphne, perché qualcosa ci unisce, qualcosa a cui non so dare un nome, ma che è presenza costante nella mia vita.

Non so come, non so perché, ma non importa.

Voglio solo trovarti, voglio solo assicurarmi che tu stia bene.

Piangevi, piangevi per richiamare la mia attenzione…e io che non volevo ascoltare..

 

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.

 

Non era mai successo.

Che utopia credere di poter entrare nei tuoi sogni, di conoscere le tue sensazioni, i tuoi stati d’animo…invece era tutto reale.

Sei la figlia di Bella, la Bella che rimarrà per sempre nella mia vita.

Qualcosa vorrà pur dire non credi?

Io ci sarò sempre, ci sarò oggi, domani e domani ancora.

Ci sarò quando i tuoi meravigliosi occhi azzurri si bagneranno di lacrime, o quando la tua pelle sarà solcata di rughe e invidierai la mia, diafana e liscia, ridendo come sempre, con quel sorriso che non perderai mai.

Oh certo, hai già un padre per questo, logico.

Ma non importa.

Io ti proteggerò in silenzio, veglierò sul tuo sonno.

Ci sarò, ci sarò sempre.

 

E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.

 

Ti sento.

La tua voce è come musica che fa vibrare l’anima nel profondo, come qualcosa che non sentivo da tempo.

Hai bisogno di me.

Dove sei adesso che vago in questo bosco scuro?

Il tuo pianto è reale, la tua immagine viva.

Mamma.

Continui a ripetere questo nome nella tua mente, ma nessuno ti da ascolto.

E’ un grido disperato? Un urlo di gioia?

Ma io sento ancora le tue lacrime e non posso sopportarle.

perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.

 

 

“ Attento!”

Esclamò la voce sibillina di Alice, mentre Jasper si introduceva nel giardinetto del villino, costeggiato da alberi secolari, di cui le fronde era talvolta scosse da una leggerissima brezza frizzantina.

Jasper si voltò, guardando la vampira che ricambiò lo sguardo, ben più preoccupato.

Edward lo seguì, insieme ad Emmet, mentre le “donne” rimasero alla cancellata principale insieme a Carlisle, pronto ad intervenire.

Dovevano agire velocemente, prima che potessero accorgersi della loro presenza già solo fiutando il loro odore.

“ Avviciniamoci a quella porta!”

Fece  Edward, quasi mimando a gesti la direzione agli altri due che lo seguirono a ruota.

Era stato troppo semplice introdursi lì dentro… che qualcosa non stesse andando per il verso giusto?

“ E’ chiusa, ma troppo vecchia per essere sfondata senza fare troppo rumore..”

Costatò Emmett, guardando attentamente la piccola porticina di legno scuro, scalfito si dal tempo, ma ancora resistente come non mai.

Edward lo guardò corrucciato, cercando di trovare una soluzione.

“ Vetri!”

Fece Jasper, quasi gioendo dalla trovata di due grosse finestre, che permettevano appena il loro passaggio.

“ Passate forza..”

Li incitò Edward una volta rotto i vetri colorati che componevano un disegno floreale di alta fattura.

Stiamo arrivando piccola.

Stiamo venendo a prendervi.

“ Ancora qui?”

Esclamò sprezzante Sophia, nel vedere Cassandra seduta comodamente con Caleb su una delle poltroncine vellutate del salone che tanto adorava la ragazza, almeno apparentemente.

Cassandra le sorrise sarcastica, godendo per la sua gelosia che la stava uccidendo.

Peccato che non sapesse che fosse già morta.

Prima che Cassandra potesse ribattere, Caleb prese la parola, in modo abbastanza esplicativo.

“ Quando si portano a termine delle “operazioni” poi bisogna riscuotere il premio no?”

Cassandra rise sonoramente, perdendo la grazia e l’eleganza che era riuscita a mantenere per nascondere la sua vera natura.

“ Credo che ti ucciderò, puttana”

Fece a gran voce Sophia, serrando le labbra e sperando di leggere tra gli occhi verdini di Cassandra la paura, che invece non si manifestò, né l’indignazione per l’offesa subita.

Caleb la baciò, noncurante della presenza di Sophia che sbuffava di rabbia, rischiando l’esplosione.

Era un bacio provocatorio, ma che si trasformò in qualcosa di davvero più importante, un bacio passionale, con trasporto.

Un gioco da ragazzi per Caleb.

Si spostò sul suo collo liscio, appena puntinato di piccole lentiggini che rendevano quella colorazione gradevole e allettante.

Lo baciò ripetutamente, senza fare troppa pressione inizialmente.

Cassandra si muoveva sinuosamente, accentuando il tutto per far crescere la gelosia di Sophia che ardeva di rabbia.

I suoi occhi erano scuri, assetati di sangue.

Quel sangue sarebbe stato indigesto per lei… ma perché non provare?

Con una rapidità e agilità di movimenti, Sophia si snodò verso Caleb e la ragazza, avventandosi sul suo collo in modo feroce e cinico.

Affondò i denti, mentre  Cassandra  tirò un urlo agghiacciante che attirò l’attenzione di Daphne, al piano superiore.

La piccola scese le scale, rimanendo a metà , posizione comunque perfetta per assistere a quella macabra uccisione.

Sophia era fuori di se.

Si avventò su Cassandra con una forza tale da poterla uccidere sul colpo, prima di morderla, brandendo le sue carni come se potesse farsene davvero qualcosa.

La ragazza cercò di dimenarsi, ma dopo poco quel movimento forsennato cessò.

Era morta.

Un secondo urlo, più forte e terrificante del primo.

Era Daphne.

Caleb si voltò automaticamente, sentendolo.

La bambina scappò verso la camera che le era stata affidata, cercando un modo per uscire da quella che si dimostrò una trappola intricata che non le permetteva di scappare.

Caleb la seguì per le scale e con un balzo passò l’intera rampa, dirigendosi verso la stanza in cui la piccola era stata affidata a Rose.

I singhiozzi della piccola erano percepibili anche a distanza, tanto il terrore si era impossessato di lei, facendole perdere ogni tipo di cognizione e logica.

Era confusa dopo quella scena a cui aveva assistito atterrita, perché non ci aveva messo molto a realizzare che Sophia aveva in mente di uccidere anche lei prima in macchina.

Quel pensiero le metteva ancora più paura, un terrore che la bloccava, che la confondeva, che le faceva perdere tutta la spavalderia che un po’ la caratterizzava, tornando la piccola bambina di quattro anni che era, indifesa ed impaurita davanti al mostro cattivo.

Per Caleb non fu difficile trovare Daphne, seguendo il suo odore particolarmente apprezzato anche dalle sue narici che lo aspirarono a grandi boccate, quasi non potesse privarsene.

“ Daphne, Daphne, aspetta! Non è quello che sembra!”

No?

Vuoi forse dirle che quel sangue era sugo di pomodoro?

O che la ragazza che giaceva a terra, ormai morta, solo un fantoccio?

No Caleb, non poteva farlo.

Daphne accelerò il passo, voltandosi un paio di volte verso Caleb per sincerarsi che fosse abbastanza lontano da lei.

Nonostante si fosse fidata di lui, adesso lo temeva, la paura era troppa per andare da lui e farsi spiegare tutto ciò che era accaduto.

Dove doveva andare?

Ma soprattutto dov’era sua mamma?

Una sola preoccupazione.

Che fosse finita allo stesso modo della povera ragazza, tramortita e poi scuoiata dalla ferocia di Sophia?

Imboccò un piccolo corridoio buio, costellato da numerosi quadri coperti dalla polvere che vi si era annidata da tempo.

Erano re, regine e principesse dall’aria beata, ma che a Daphne parevano ancor più minacciose.

Arrivò ad una rampa di scalini scoscesi e cercò di scenderli velocemente, incespicando varie volte ma nonostante i lividi e il dolore, giunse a destinazione.

Era in uno scantinato ancor più buio, trasandato e polveroso.

Con il cuore in gola, si avvicinò alle piccole vetrate di finissima lavorazione ed estrema precisione nelle raffigurazioni, cercando di vedere l’esterno.

Fuori il cielo era scuro e minaccioso, illuminato fiocamente dalla luna che pareva essere spenta e labile quella sera.

Un rumore però distratte la sua ispezione.

Il piccolo cuore della bimba cominciò a battere all’impazzata, ma il suo corpo sembrò essersi spento, come se non volesse più eseguire gli ordini che lei gli imponeva.

Rimase ferma, immobile, ad osservare atterrita il suo destino.

Pochi secondi e tutto sarebbe stato manifesto.

Quando Jasper,Emmett ed Edward entrarono silenziosamente nello scantinato Daphne rimase senza fiato.

Nonostante il buio che si diramava nella stanza, la piccola riusciva ad intravedere appena gli sguardi fieri ma corrucciati dei tre.

“ Vi- vi prego, aiutatemi…ho paura”

Fece singhiozzando, sentendo i passi lenti e sostenuti dei tre che si avvicinavano.

Tremava come una foglia, mentre altre piccole lacrime bagnavano le gote arrossate che rendevano meno cadaverico il suo viso.

I passi andarono a scemare in lontananza come se si fossero fermati di colpo sentendo la sua voce.

“ E’ lei.”

Non poté non riconoscere quella voce, quella che aveva sempre accompagnato i suoi sogni, melodiosa, ormai così familiare per lei.

“ Sei venuto, sei venuto a salvarmi!”

Riprese a camminare, a correre verso la sua meta tanto ambita.

I freni che la bloccavano si sbloccarono, liberandola dalla paura che l’aveva tenuta immobile e senza stimoli.

Andando a colpo sicuro, come se potesse vederlo nel buio tetro che li avvolgeva, si rifugiò tra le sua braccia, stretta nel suo abbraccio.

 

 

Aiutami angelo, aiutami ti prego.

Ho visto sangue, ho visto una donna uccidere con ferocia.

Dobbiamo trovare la mamma..

 

Non devi avere paura tesoro, non devi temere nulla.

Nessuno vi farà del male, nessuno farà del male a Bella.

 

E’ vero che loro sono dei” succhiasangue”?

Papà mi ha raccontato che sono persone cattive.. mi fanno paura!

 

Vampiri, vampiri piccola.

Anche io lo sono.

 

Lo so!

Ma tu sei buono, tu sei il mio angelo!

Le tue ali d’oro si spiegano nel cielo maestose e poi voli, voli libero nel cielo, tra le nuvole bianche che colorano il limpido azzurro della volta.

Tu sei buono angelo, io ti voglio bene… anche la mamma te ne vuole..

 

Anche io ve ne voglio e ve ne vorrò sempre, per sempre.

Vi proteggerò, a qualsiasi costo.

 

 

Voglio parlare al tuo cuore
leggera come la neve
anche i silenzi lo sai,
hanno parole

( Giorgia- Di sole e d’azzurro)

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

Rieccoci di nuovo con questa fic XD

Scusate se non ho aggiornato prestissimo, ma ho voluto aspettare per avere delle idee definite e chiare XD

Bhe, che dire, spero che come sempre vi piaccia anche questo capitolo :D

Tanto per non creare equivoci, l’ultima parte, il dialogo tra Daphne ed Edward avviene nei loro pensieri, per questo è scritta in corsivo o corsivo e grassetto.

Ringrazio sempre le persone che recensiscono la storia, sono davvero uno stimolo per me, come pure chi la mette tra i preferiti\seguiti… siete troppo buone!

 

 

 XConfusina_94: Eccoli qui i Cullen XD Grazie come sempre per le recensioni ^^

 

 Xnoe_princi89: Lo so, mi piacciono i finali così, anche perché avevo cercato di continuare ma non rendeva l’effetto che volevo XD

 

x titty88: Oh che bello *_* Una recensione da una “new entry” *_* la cosa mi rende davvero felicissima!! Sono contenta che la parte dei pensieri di Daphne ti sia piaciuta…è stato un po’ difficoltoso scriverla. Se Daphne sia figlia di Edward? Mmmhhh, non si sa xd

 

x Nessie93: Mi piacciono troppo le tue recensioni XD Caleb è ancora da scoprire xd lo vedrete più avanti, ho in mente qualcosina per lui.

Si, Edward ha sempre saputo tutto… diciamo che quello che lo  lega  a Daphne è ancora qualcosa di poco chiaro, ma è comunque un legame fortissimo, qualcosa di indissolubile…

 

X Piccola Ketty,: Un'altra nuova recensione *_* Grazie per apprezzare la mia fic, davvero mi fa piacere. Per Daphne.. vedremo XD

 

X anna cullen: Grazie *_* Mi fa piacere sapere che ti è piaciuto lo scorso capitolo, spero anche questo!

 

 

 

 

Ringrazio ancora chi legge e chi mi segue… siete davvero una buona fonte di ispirazione per me!

 

 

Bacioni!

Sabrina

 

 

 

P.S: Non ho riletto tutto, siate clementi se ci dovessero essere degli errori XD

 




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Capitolo 13
*** La resa dei conti- Prologo. ***


Capitolo 13

La resa dei conti.

Prologo.

 

Lost and insecure.

You found me.

You found me.

(The Fray- You Found me)

 

Non avere paura. Io ti salverò.

 

 

 

Camminarono per quel corridoio buio, fianco a fianco, lui, il vampiro, la teneva stretta tra le sue braccia, lei pareva volare, socchiudendo gli occhi per provare il brivido di quella strana passeggiata.

Sorrideva, sorrideva beffardamente lui, con una sicurezza che rilassò i muscoli contratti della piccola, serena tra le sue possenti braccia.

 

Ti hanno mai detto che i vampiri non sono solo quei mostri pronti a cibarsi del nettare più puro e succulento che scorre nelle vene dell’ uomo.?

Ti hanno mai detto che il vampiro salvò la bambina?

No?

Forse non è mai troppo tardi per cambiare idea… non lo è mai stato.

 

“ Come troveremo la mamma?”

Chiese con naturalezza ad Edward mentre passavano un altro lunghissimo corridoio costellato di quadri e altri oggetti di grande valore.

Edward la guardò per un attimo in silenzio, riuscendo a guardarla nei suoi occhioni celesti che brillavano di una luce propria anche nelle tenebre.

“ Non preoccuparti Daphne… Emmett e Jasper stanno perlustrando il resto del castello.. la troveremo..”

Daphne annuì alla sua spiegazione, appoggiandosi alla sua spalla, lasciando affondare sulla pelle fredda del vampiro i suoi  profumati ricci color grano.

L’odore della piccola portò un ricordo particolare al vampiro, era così…. simile a Bella.

Sorrise, carezzandole distrattamente il capo, avvertendo nuovamente i muscoli irrigidirsi per poi nuovamente rilassarsi.

In poco tempo anche quel corridoio fu lasciato indietro, con i suoi pavimenti in fine maiolica colorata e i quadri raffiguranti mezzi busti coronati, dal viso contratto e dai lineamenti aridamente corrucciati.

“Grazie Edward..”

Il pensiero della piccola lo lasciò sorpreso, ma al contempo lo rese felice.

Quella bambina sembrava far risvegliare un qualcosa in lui che si era spento per sempre quando aveva perso Bella.

Il suo faro era tornato a brillare, rischiarando il mare in tempesta che cominciava a placare le sue maree?

Era quella la sua alba dopo la notte scura?

Perso e insicuro.

Mi hai trovato.

Mi hai trovato.

 

“Sei tu quella che devo ringraziare Daphne, sei tu… “

 

 

 

“L’hai trovata?”

Rose scosse timidamente la testa, ritornando con Caleb verso la stanza della bambina.

“ Questa casa è troppo grande, potrebbe essere dovunque!”

Si giustificò la vampira, cercando di non scatenare l’ira funesta di Caleb, la stessa che aveva fatto perdere la ragione a Sophia, uccidendo Cassandra senza scrupoli né coscienza.

“ Non siamo soli Rose, lei non è più da sola.”

Esclamò Caleb,portandosi una mano alla tempia quasi provasse  così tanto dolore da non poter trattenerlo.

“Che vuoi dire Caleb? Chi non è più sola?”

Rose pareva non capire, o forse il suo olfatto non era poi il senso più sviluppato che poteva vantare di avere.

“ Come chi! Daphne!  I suoi cari amichetti vampiri sono arrivati..”

I Cullen?

Rose la guardò con fare interrogativo, come se le fosse sfuggita una parte del discorso che legasse tutte le parti insieme.

“ I Cullen sono qui..”

Pareva non uscire nessun suono dalla bocca di Caleb, ma quel messaggio fu così chiaro a Rose da rimanere immobile, spaventata.

I Cullen era nella loro casa, dove avrebbero potuto attaccarli più facilmente, nel cuore del loro fortino che non li aveva difesi a sufficienza.

Se Rose avesse ancora un cuore pulsante probabilmente avrebbe accelerato il ritmo dei suoi battiti per la paura che la raggelava.

I vampiri non posso avere paura.. sono loro che dovrebbero incuterla no?

“ Rose, preparati, conto sul tuo apporto…”

Caleb la scrutò serio, mentre la piccola vacillava quasi non reggendosi in piedi.

Tante volte, sia Sophia che Caleb, avevano davvero avuto il dubbio che Rose fosse un vampiro.

Aveva la pelle diafana certo, gli occhi di un colore indefinito, la bellezza perfetta di una dea… ma dentro di se era ancora terribilmente un umana..

Come poteva provare paura? Come poteva essere schiava dei sentimenti che la rendevano debole ed innocua?

Eppure dentro di se aveva un potere così grande, così forte ma allo stesso modo vulnerabile…

Il suo cuore batteva ancora nella sua mente, il suo sangue scorreva ancora nei suoi ricordi.

Era un passato vivido, che sarebbe rimasto per sempre con lei, era inutile negarlo.

“ Ma io… io.. non credo di esserne in grado..”

Balbettò, cercando di trovare l’approvazione negli occhi scuri di Caleb che parevano però furenti di rabbia.

Non rispose al mugolio disperato della piccola vampira.. no , perché  qualcosa di più interessante catturò la sua attenzione.

Sentiva l’odore, quell’ odore così piacevole e forte scavargli le narici, inebriandolo.

Daphne.

Non era tanto lontana ormai… e non era sola.

Vampiri.

Non sarebbe passato molto dal momento in cui si sarebbero trovati faccia a faccia per la resa dei conti, ormai l’odore della piccola era percepibile anche per la piccola Rose.

Era ora.

“ Edward Cullen… ci vediamo finalmente..”

Un sarcastico ghigno accompagnò le parole sibilline di Caleb che guardò il vampiro e la piccola arrivare davanti a loro a passo sostenuto.

Edward lo guardò maligno, spostando poi lo sguardo cagnesco verso Rose, riconoscendola.

Rose indietreggiò di qualche passo, sperando di essere protetta da Caleb.

Il vampiro poggiò delicatamente Daphne dietro le sua spalle, avvicinandosi ai due, furenti di rabbia.

“ Già… Caleb… oserei dire che era ora che arrivasse questo momento …”

Un altro passo.

Lento, cauto.

Daphne trattenne il fiato impaurita.

“ Non mi hai ancora presentato la tua… amica..”

Fece,con un punta di sarcasmo, indicando Rose alle sue spalle.

La vampira non proferì parola, serrando i canini tra le labbra carnose, inviolate.

Lo sguardo di Edward, carico di odio e di risentimento nei suoi confronti, la inibiva a tal punto da non riuscire a ragionare.

“ Adesso che farai piccola vampira?”

Il pensiero di Edward le trapanò la mente come un lampo che squarcia il cielo già torbido e nuvoloso.

 Immediatamente cercò di sfoderare il suo scudo, cercando di proteggersi alla meglio dal vampiro che l’avrebbe sicuramente finita per prima senza troppi scrupoli, vendicandosi di ciò che aveva fatto patire ad Alice.

Qualcosa la bloccò.

Fu un secondo, un attimo veloce e rapido che sembrò non essere esistito.

Daphne fu davanti a lei, dando le spalle ad Edward.

I suoi occhi cerulei la guardarono intensamente, quasi potesse ucciderla con un solo sguardo tanto era definito ed intenso.

Rose indietreggiò forzatamente, quasi non potesse reggersi in piedi.

Fu un secondo.

Un attimo, veloce e rapido.

Era davvero successo?

Daphne si era opposta allo scudo di Rose, respingendolo con una forza ed un energia davvero fuori dal comune, qualcosa che era scaturita spontaneamente, senza nessuna premeditazione.

La bambina vacillò per qualche secondo, portandosi le mani alle tempie.

“Daphne! Daphne!”

Edward si slanciò urlando verso la bambina, così come fece  subito dopo Caleb.

“ Non provare ad avvicinarti a lei.”

Il ringhio rabbioso di Edward percosse le mura della casa, rendendole fragili ed inconsistenti.

I due vampiri si allontanarono velocemente, battendo la momentanea ritirata.

“ Daphne, Daphne ti prego svegliati… tesoro, apri gli occhi!”

Edward cercò di scuoterla, cercando in tutti modi di svegliarla.

Il colorito era spento, la sua pelle più pallida e il colorito delle guancie meno vivo del solito.

No. Non poteva lasciarlo, non poteva.

Lanciò un pugno contro il pregiato pavimento in maiolica fine, lesionandolo.

La sua rabbia era talmente forte da poter distruggere qualsiasi barriera si fosse presentata davanti.

Cose, animali, oggetti, uomini… vampiri..

Cercò di sentire il battito del cuore della piccola, sperando di sentirlo ancora forte e regolare.

O almeno di sentirlo…

Era come un flebile rintocco di una campana.

Piccoli, sordi, che andavano a scemare lentamente qualche attimo dopo, come se non avessero la consistenza necessaria per essere sentiti ad oltranza.

“ Edward!”

Alice, Rosalie, Esme, Emmett, Jasper… erano arrivati tutti.

Ma uno, il più importante, gli era utile in quel momento così tragico e irto di tensione.

Ogni minuto, ogni secondo che passa potrebbe essere l’ultimo.

Come puoi viverlo?

Come puoi viverlo, pensando che può essere l’ultimo?

Carlisle, agilmente, raggiunse il figlio, supino sulla bambina distesa sul pavimento freddo, ma mai gelido come la sua pelle.

Edward si scansò, lasciando spazio a Carlisle, stravolto.

Si era sacrificata per lui… per lui…perché?

Perché aveva sacrificato il suo piccolo cuore per lui, per un cuore che era fermo da così tanto tempo?

Per una vita inutile, ormai priva di motivi per essere vissuta davvero?

Esme si avvicinò al figlio, poggiandogli una mano sulla spalla, meno algida del solito.

“ Dobbiamo trovare Bella.. dobbiamo trovarla adesso..”

Fu il gemito sofferto di Edward, caricando le parole di una rabbia crescente, riluttante verso Rose e Caleb.

Esme annuì, voltandosi verso il resto della famiglia.

“ Organizziamo due schiere di perlustrazione. Alice, Jasper voi ripercorrete questo corridoio, controllate tutto, spanna per spanna, centimetro per centimetro.”

Esclamò, incorruttibile come forse mai Edward l’aveva vista, mentre dava le disposizioni, prendendo delle veci che non erano mai state sue.

“ Emmett, Rosalie.. proseguite dall’altro lato, anche voi, non fatevi sfuggire nulla”

Edward annuì, mentre i due si slanciavano a grandi passi dal corridoio opposto, scuro e misterioso come gli altri.

“ Tu rimani qui con Carlisle, portate la bambina al sicuro..”

Edward bloccò l’avanzata della madre, guardandola con occhi sicuri, volgendo languidamente lo sguardo verso la bambina che era ora sotto le cure di Carlisle.

“ Io ho un conto in sospeso con qualcuno…”

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice J

 

 

Rieccoci qui, con un altro capitolo, stavolta piccolino, volutamente piccolo, perché questo tredicesimo sarà spezzato in varie parti XD

Questo l’ho chiamato Prologo, giusto per dare un idea di ciò che sarà lo scontro tra i Cullen al gran completo e Caleb, Sophia e Rose.

Sono contenta come sempre di trovare le vostre recensioni, è davvero molto stimolante per me sapere che qualcuno apprezza questa storia, dato che io sono sempre molto restia a far leggere le mie storie e a pubblicarle su internet specialmente…

Bhe, che dire, come sempre vi ringrazio, per chi commenta, per chi legge, per chi ha messo la fic tra le preferite \ seguite.

Spero di non perdere troppo tempo con la revisione dell’altra parte del capitolo… non vi assicuro nulla, ma non dovrei metterci troppo XD

 

xnoe_princi89: Lo so , mi piace troppo lasciare suspense XD  Il legame tra Daphne ed Edward si spiegherà nei prossimi capitoli ^^ Grazie ancora per seguirmi sempre con i commenti!

 

X anna cullen,:Anche a te, un mega super GRAZIE per le tue recensioni : )

 

xConfusina_94,: *__________* Mi commuovo XD Finalmente arriva la carica dei Cullen XD Grazie anche a te, gentilissima davvero!

 

 X titty88: Commossa?? Sul serio? *___________* Non sai quanto piacere mi fa saperlo!Sul fatto che Edward sia il padre di Daphne… bhe, lo scoprirete XD

 

xNessie93: Ma ciao XD Bhe, ancora non lo so se metterla in questo capitolo, ma i due piccioncini di rincontreranno a breve XD Devo trovare una canzone adatta *-* Non posso farli incontrare senza una canzone stupendissima *-*

 

Xfrancef80: Grazie per i commenti… mi scuso per l’inconveniente con il carattere… purtroppo questo Html crea sempre problemi .-. Spero di riuscire a rendere una dimensione accettabile XD

Scusami ancora!

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