Bangtan Sonyeondan: Terminator mission

di _MartyK_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1/Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10/Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1/Prologo ***


Kepler B1-02C, questo il nome del pianeta da cui provenivano.
Sei ragazzi dotati di un'intelligenza e di una bellezza fuori dal comune sono stati scelti dal Comandante Supremo delle Forze Militari per scovare semi-umani e ucciderli senza pietà.
Il motivo? Erano una minaccia per la razza aliena.
Non sapevano in che modo e forse neanche erano interessati a saperlo, dovevano terminarli e basta.
La loro navicella sarebbe partita da Nazburuk, la capitale, verso le 22 di sera e avrebbe approdato sul pianeta Terra alle 6 del mattino.



Taehyung stava preparando la valigia, scegliendo accuratamente jeans e magliette per il giorno dopo e scartando la roba che lui considerava fuori moda e da inferiori.

- Pronto all'idea di commettere omicidi?- ridacchiò Namjoon, posando distrattamente una mano sulla sua spalla nuda.
Gli lanciò un'occhiata intensa e maliziosa delle sue, di quelle che non promettevano nulla di buono.

- Hyung, dopotutto non ci cibiamo di cuore umano da secoli ormai!- si lamentò Jimin buttandosi a peso morto sul letto.

- Jin sta provvedendo alle scorte- borbottò il castano, piegando una canottiera bianca.
Hoseok s'intromise nella conversazione, sbucando all'improvviso dal nulla.
Circondò con le braccia i suoi due amici e rivolse loro uno sguardo perlpesso.

- In teoria uccidere è illegale, giusto?- obiettò.

- In teoria- Yoongi parlò freddamente.

- Si tratta di ibridi, Hoseok. Non esiste pietà per loro-
E detto questo, Taehyung serrò la valigia con la cerniera e se ne sbarazzò abbandonandola in un angolo indefinito della navicella.

- Ho solo voglia di dormire- sbuffò e si coricò sul suo lettino, voltando le spalle ai presenti.

- Che gentile, buonanotte allora- attaccò Yoongi con il suo solito sarcasmo.
Jimin e Namjoon si sarebbero occupati del viaggio, facendo a turno durante la notte.
Una volta spente le luci delle abatjour, niente era più visibile agli occhi di Tae, pur non essendo umano. Si rotolò tra le coperte e si stese su di un fianco, emettendo un breve sospiro. La verità era che per quanto potesse essere freddo e apatico, aveva ansia.
Per la prima volta in vita sua non riusciva a prendere sonno, il respiro era corto e irregolare e aveva sbalzi di temperatura. Si scostava le coperte di dosso e faceva freddo, se le rimboccava e sembrava che stesse immerso nella lava di un vulcano.
Perchè? Perchè si comportava in quel modo? Cosa c'era che non andava?
D'altronde lo aveva affermato lui stesso, non esiste pietà per gli ibridi.

- Calma Tae. Quando giungerai su quel fottuto pianeta arretrato ti renderai conto che ne vale la pena- brontolò tra sè e sè, le dita delle mani intrecciate a mo' di preghiera.

- Quando la finirai di fare i tuoi monologhi alla William Shakespeare avvisami- esordì quella che avrebbe dovuto essere la voce di eomma Jin.
Il ragazzo annuì imbarazzato, come se l'altro potesse vederlo. Si rannicchiò tra le coperte e sbirciò il cosmo dall'oblò della camera da letto: le stelle erano così minuscole e allo stesso tempo così luminose...
E' incredibile come un corpo così piccolo, se messo insieme ad altri piccoli corpi, potesse essere così affascinante.
Era confortevole, o meglio, per Taehyung lo era. L'unione fa la forza, si disse.
Si addormentò con quell'unico pensiero: l'unione.






* * *







Il risveglio non fu di certo uno dei migliori della storia. Un tonfo inondò l'udito dei quattro ragazzi assonnati che, presi alla sprovvista, si ritrovarono a bofonchiare in una lingua incomprensibile. Altro tonfo. Stavolta più potente del precedente.
Hoseok e Yoongi si alzarono dal letto e si diressero verso il centro di controllo del mezzo.
La situazione era più grave del previsto: Namjoon e Jimin belli addormentati l'uno accanto all'altro, i comandi impazziti e l'allarme che annunciava il surriscaldamento della navicella ululava sempre più forte.

- Oh cazzo- si lasciò sfuggire il più piccolo. La testa azzurra si unì a lui con un 'puoi dirlo forte'.

- Ma non l'hanno impostato a pilota automatico?- continuò l'altro.
Nel frattempo gli altri due irruppero in cerca di spiegazioni, poi si accorsero dei poveretti svenuti a terra e cominciarono a preoccuparsi.

- Il battito di Nam è lento, hanno perso i sensi- affermò Tae, non levando la mano dal polso dell'altro.

- Che dobbiamo fare? Io non so guidare questo coso gigantesco- piagnucolò Hoseok.

- In effetti non ci hanno mai fatto fare pratica con navicelle di queste dimensioni- continuò Yoongi.

- La smettete di lagnarvi? Due sono KO, il razzo sta per esplodere e noi stiamo qui a far niente!- esclamò il più grande allargando le braccia in segno di disperazione. Il viso del castano s'illuminò.

- Idea! Le tute di sopravvivenza!- la sua voce sovrastò quelle dei presenti. Si affrettarono a disfare le valigie e a trovare quelle benedettissime cosette da usare in caso di totale emergenza. Erano molto simili a quelle degli astronauti del ventunesimo secolo, con l'unica differenza che le loro erano fatte di materiali così tecnologici da proteggerli da esplosioni, proiettili e quant'altro.
Trascinarono Jimin e Namjoon prendendoli di peso e raggiunsero la 'poppa' della nave.
Essa si sarebbe sicuramente schiantata partendo dal muso, l'altra estremità era l'unica zona di salvataggio.
Partì il conto alla rovescia automatico, segno che il mezzo si stava autodistruggendo. I sei ragazzi erano rannicchiati in un angolo, pregando e invocando dei inesistenti. Erano atei, la religione non esisteva nel loro mondo, eppure in quel momento sentivano il morboso bisogno di trovare un appiglio, un qualcosa per cui dire 'ecco, grazie a te sarò salvo'.
Strano eh?
Contraddittorio, pensò cinico Yoongi.
L'impatto col suolo sarebbe stato violento, e a confermarlo c'era l'incessante rumore del mezzo a contatto con l'atsmosfera terrestre.

3

2

1

Caos. Confusione, stanchezza, paura di morire. Il tutto concentrato nelle menti dei sei giovani che, a quanto pareva, erano ancora in funzione.

- Non sono morto!- Jimin esclamò la prima cosa che passò per la sua testa e uscì vittorioso dalla navicella scassata, con tanto di pugno puntato verso il cielo. La felicità era dipinta nei volti degli altri cinque. Il mezzo era completamente andato, tutto accartocciato ed emetteva fumo senza fermarsi.

- Però è strano che non sia ancora espl...- Namjoon non finì neanche la frase che venne strattonato da Jin e condotto verso un luogo a lui sconosciuto. Delle urla rimbombarono nelle sue orecchie, prima del grande botto finale. Finì a terra, strisciando rovinosamente per alcuni metri.
Alcuni pezzi di metallo bruciacchiato andarono a fargli compagnia, il rumore del fuoco che scoppiettava gli diede l'imput necessario per voltarsi e vedere che fine avevano fatto i suoi amici. Per fortuna erano stati graziati, se la sarebbero cavata con qualche bruciatura e graffietti qua e là.
Si alzarono e barcollarono un po', la domanda del momento era una e una sola.

- Dove diamine ci troviamo?- e a formularla non poteva che essere Taehyung. Jimin smanettò sul suo smartphone.

- A giudicare da ciò che dice il GPS, ci troviamo a Seoul, in Corea del Sud- rispose con gli occhi fissi sull'aggeggio.

- Ma non dovevamo essere negli Stati Uniti?- fece Hoseok.

- Tranquillo, dobbiamo trovare persone con un elevato QI e gli asiatici sono famosi per essere secchioni- ridacchiò Yoongi, per niente preoccupato.
Il compagno borbottò un 'giusto' ancora poco convinto della risposta che aveva ottenuto.
Si incamminarono per le vie della città, osservando con disinteressata curiosità tutto ciò che li circondava.
Doveva essere la capitale, perchè era molto popolata.
A dire il vero non sapevano come dare il via alle ricerche, poi si accorsero che erano le otto del mattino e che con un buon travestimento sarebbero passati benissimo per dei normali liceali.
Per procurarsi i vestiti adatti, però, furono costretti a fare i disgraziati.
Trascinarono con l'inganno povere anime pie nella loro tela di tentazioni e malvagità, uccidendoli partendo dall'interno.
Letteralmente.
Le dita delle mani penetrarono all'interno del petto dei malcapitati, lacerando e rompendo ossa e tessuti della cassa toracica, fino a raggiungere il cuore, quel piccolo muscolo intriso di sangue.
Taehyung si portò alla bocca l'organo e lo leccò, gustando appieno il sapore amaro del sangue umano. Addentò la carne e la masticò in modo famelico, deglutendo rumorosamente. I compagni lo seguirono a ruota, era lui l'esperto della caccia.


Una volta assecondati i loro stomaci, sfilarono i vestiti dei cadaveri e se li misero addosso, sgattaiolando via dal luogo del delitto come se nulla fosse. Scelsero una struttura a caso, di scuole ce n'erano pure troppe a Seoul e il liceo scientifico era più che azzeccato.
Spalancarono le porte dell'edificio e si fecero strada, proseguendo a passo svelto e sostenuto. Un'aura di mistero e fascino peccaminoso contornava le loro iridi azzurre, tendenti al bianco. Si guadagnarono le occhiate sorprese degli alunni, maschi e femmine. I primi li guardarono con invidia, le ultime abbagliate da cotanta perfezione.
E in effetti erano la personificazione della perfezione, dell'onnipotenza e di ciò che dava un senso alla vita: la ragione.
Un sorrisetto malefico spuntò sul viso di Taehyung, dapprima accennato, poi sempre più evidente. Aveva fame, non di carne umana. Non stavolta. Aveva fame di complimenti, di adorazione, gli sarebbe piaciuto avere una folla personale di fans.
Perchè lui era il migliore, il più bello, il più tenace, possedeva quella marcia in più che nemmeno gli altri cinque messi insieme sarebbero riusciti a raggiungere.
Come avrebbe ucciso gli ibridi? Semplice, partendo dall'interno.
No, non dal cuore, ma dai sentimenti.
Gli umani: esseri così patetici da rispondere a qualsiasi questione con cose del tipo 'segui il tuo cuore'. Lui i cuori li divorava.
E avrebbe divorato anche quello della ragazza che aveva appena sfiorato la sua spalla, probabilmente impegnata a dirigersi verso la sua classe.
Gli bastò un'occhiata in volto per identificarla con nome e cognome.

Alex Park, la secchiona della 3C.


***
Hello gente! Questa è la terza volta che provo a pubblicare la storia, grazie al quella peste di mio fratello che spegne il wi-fi quando non deve... ma dettagli. Adesso ci sono riuscita e yeeeeeh *finto entusiasmo, tutto come al solito*. Come avrete ben notato, è una fanfic molto diversa dalla mia solita roba fluff/slice of life, è la mia quasi prima volta che scrivo roba un po' thriller e un po' sovrannaturale, per cui spero vi piaccia :) qualsiasi commento sarà ben accetto, positivo o negativo che sia ^^ baciiii _MartyK_ <3

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Alex Park, la secchiona della 3C.
Sedici anni appena compiuti, bassa statura, capelli castani e occhi chiarissimi. Troppo chiari per essere davvero coreana.
Aveva provato più e più volte a chiedere ai suoi genitori se avesse origini occidentali e roba simile, ma le avevano risposto sempre negativamente.
Non aveva idea della realtà, non ne aveva proprio idea.


Quel giorno aveva fatto ritardo. Ed era strano, visto l'affettuoso nomignolo che le affibbiavano i suoi adoratissimi compagni di classe.
Non si era alzata di buon umore, ultimamente il tempo era uggioso a Seoul e ciò comprometteva il suo stato d'animo.
Varcò la soglia dell'ingresso nell'istituto e proseguì a testa bassa, stringendosi nel suo zaino, quasi a voler farsi piccola piccola. Era popolare, sì, ma solo per essere intelligente.
Aveva provato a farsi delle amiche, ma queste erano troppo snob, troppo superficiali per avere interessi in comune con lei.
D'altronde, quale sedicenne adora i cosiddetti 'film per bambini' soltanto per scovare il messaggio nascosto in ogni storiella?
Nonostante tutto ci aveva provato.
Suggerendo risposte durante le interrogazioni, svolgendo due volte lo stesso compito per poi passarlo ai compagni e cose del genere. Evidentemente non era abbastanza, forse non avevano bisogno di lei. Già, e lei non aveva bisogno di loro.
Era questo che pensava nel momento in cui andò a sbattere contro uno sconosciuto. Cadde a terra come una pera cotta, ancora una volta non era riuscita a controllare i riflessi.
Si tirò subito su e si pulì la gonna con le mani, borbottando un flebile mianhae e inchinandosi ripetutamente verso quel tizio.
Poi lo guardò meglio.
Alto e snello, ad avvolgere quel corpo c'era un cappotto in pelle nera che gli arrivava fino alle ginocchia, la carnagione diafana e gli occhi così chiari da farle venire i brividi. Le ricordava Jared Leto.
Questo le rivolse un'occhiata gelida, abbassando di poco lo sguardo e puntandolo su di lei. Nemmeno un accenno riguardo alle scuse, niente di niente.
Alex si caricò su una spalla lo zaino e fuggì via, non prima di accorgersi che dietro aveva come delle guardie del corpo, dei tizi vestiti al suo stesso identico modo.
Non sapeva perchè, infondo neanche li conosceva, eppure aveva una strana sensazione, come se ci fosse qualcosa che non andasse. E in effetti era così.
Qualcosa non andava in quegli occhi azzurri dal taglio a mandorla.







* * *









Appena arrivata in classe, si guadagnò le classiche occhiate di sufficienza da parte del resto della marmaglia. Prese posto verso gli ultimi banchi, quel giorno voleva starsene più appartata. Pochi minuti più tardi il professore di letteratura irruppe in aula e sfidò gli alunni con sguardo minaccioso.
I ragazzi scattarono in piedi come molle e si inchinarono in segno di rispetto. Non proseguì verso la cattedra e non si sedette per smanettare al computer come al solito. Al contrario, restò fermo al suo posto e presentò ben tre nuovi ragazzi.

- Loro sono Jimin, Taehyung e Namjoon- esordì indicandoli. I diretti interessati abbassarono lievemente il capo e si guardarono tra di loro.

- Potete sedervi dove volete- continuò l'uomo.
Jimin, quello basso e castano, si sedette svogliatamente accanto ad un altro ragazzo. Stessa cosa per Namjoon, quello che Alex identificò come 'cresta bionda'.
Solo Taehyung sembrò non recepire il messaggio della ragazza: niente compagni di banco.
Dato l'elevato livello di antipatia che nutrivano verso di lei, si era abituata a non avere esseri umani tra i piedi.
E invece ecco Taehyung, il tizio dallo sguardo glaciale, avanzare con lentezza straziante verso di lei.
Più si avvicinava, più il battito cardiaco di lei accelerava senza motivo e più sentiva addosso lo sguardo di tutti i presenti.
Si fermò a pochi passi da lei, precisamente davanti al suo banco. E fu lì che proferì parola per la prima volta.

- Posso sedermi vicino a te?- domandò.
La voce era calda e melodiosa, strano per appartenere ad un semplice ragazzo di sedici anni. O forse ne aveva di più?
A quella domanda Alex credette di aver perso anni di vita, ovvio che la risposta era un secco no, ovvio. Perchè era rimasta fissa a guardarlo?
La bocca era dischiusa, incapace di emettere alcun suono. Quegli occhi caldi e profondi in grado di scavarle l'anima e di metterla in imbarazzo, eppure erano di ghiaccio. Il tempo e lo spazio non esistevano più, era tutto buio. Buio come l'universo, buio come la notte, c'erano solo loro due.
Si schiarì la voce dopo interminabili secondi passati a contemplare cotanta bellezza e si decise a rispondere in modo positivo.
Sul volto dell'altro comparve un sorrisetto soddisfatto, per poi annuire e starle accanto.


La lezione proseguì in modo regolare e lentamente, il professore illustrava la vita nel Medioevo con così tanta calma che quasi tutti avevano poggiato la testa sul banco, esausti.
Taehyung l'osservava di sottecchi a braccia conserte. Era incredibile, quell'uomo era in grado di far addormentare persino un genio come lui e quella era allerta peggio di un gatto randagio. Incominciò ad insospettirsi.

''E' presa dalla lezione e non si accorge nemmeno del fatto che la sto fissando praticamente dall'inizio. E' strano, o forse... forse l'ho trovata'' pensò tirando un sorriso diagonale.
Il sorriso si spense non appena la ragazza si accorse di lui.

- Qualcosa non va?- si sforzò di chiedergli.
Non è che le piacesse tanto interrompere ore di ascolto per conversare, però tentare non nuoce.
Il ragazzo si finse sorpreso e sbattè ripetutamente le palpebre.

- Uh? No, niente- balbettò.

- E' noioso quando parla- proseguì poi, indicando il professore.

- Non ti fa sonno?-
Alex alzò un sopracciglio scettica, guardandolo come se si trovasse davanti ad uno scarafaggio gigante.

- Affatto. Scusami, ma mi interessa. Devo ascoltare- sventolò una mano davanti al volto dell'altro e poggiò il gomito sul banco, sorreggendosi la testa da un lato. Taehyung sospirò e fissò un punto indefinito della lavagna multimediale.
Era lei l'ibrido e ci aveva appena conversato per più di cinque secondi.







* * *







Dopo tre ore estenuanti, la campanella della ricreazione si decise a suonare. Gli alunni si fiondarono immediatamente al di fuori dell'aula, manco stessero assistendo ad un incendio.
Alex si prese tutto il tempo necessario per mettere a posto i libri e mangiucchiare il panino al salame che le aveva preparato la mamma.
Taehyung si sgranchì le gambe e si alzò, passandole davanti e sfiorando la sua mano in un gesto fintamente involontario e spontaneo.
Dall'ora di letteratura non si erano più parlati e la ragazza rimase piacevolmente sorpresa da quel gesto. Sì insomma, non è che se lo aspettava.
Ritrasse d'istinto la mano e deglutì a vuoto, le gote stavano andando a fuoco per quanto erano rosse.
La scrutò per qualche secondo, girandola e rigirandola prima dalla parte del palmo e poi da quella del dorso.
Perchè si comportava in quel modo pur non conoscendola?
Fece per chiederglielo ma si accorse che in aula non c'era più nessuno. Sospirò e raggiunse la porta della stanza, poggiandosi contro lo stipite.




- L'ho trovata!- esclamò il castano una volta finito nel bagno dei maschi assieme agli altri cinque.

- Che cosa?!- Jin sgranò gli occhi e tirò un sorrisone. Hoseok si aggrappò alla spalla del più grande e si unì alle chiacchiere.

- Vuoi dire l'ibrido?- quasi urlò. Yoongi gli tirò uno scappellotto in testa, scuotendo il capo con fare melodrammatico.

- Urlalo al mondo intero che siamo alieni- borbottò. Il corvino si massaggiò la nuca e rivolse un'occhiataccia al compagno.

- Quindi è una ragazza- Yoongi e gli sguardi maliziosi erano inquietanti quando andavano d'amore e d'accordo. Taehyung annuì alle sue parole.

- Voi avete trovato l'altro?- domandò poi. Jin e la combriccola annuirono.

- A quanto abbiamo notato, in questa scuola ce ne sono soltanto due e mi sa che abbiamo azzeccato le classi- sorrise il biondo.

- Perfetto- Jimin scrollò le spalle e fece per uscire dal covo di ritrovo, quando Namjoon lo prese per le spalle e lo costrinse a voltarsi verso di lui.

- Non così in fretta, nano. Dobbiamo attuare un piano per terminarli- annunciò.

- Tae, come credi di riuscire ad abbindolare quella poveretta?- fece Hoseok.
Il ragazzo abbassò lo sguardo, lasciando che la frangia gli coprisse la visuale. Si portò il pollice alla bocca e mordicchiò l'unghia, sorridendo implicitamente.

- L'ho già fatto- affermò con voce roca. I compagni davanti a lui spalancarono la bocca, esterrefatti.

- Devo solo aspettare che mi venga a pregare di ricambiare il suo amore- continuò.

- Bene e noi come facciamo con l'altro?- chiese Yoongi. Namjoon aprì la porta del bagno, giusto il necessario per sbirciare la situazione di Jungkook, l'altro ibrido.
Sorrise nel vedere che si trovava bloccato contro un muro, segno che di lì a poco i bulli locali lo avrebbero malmenato.

- La risposta ci è servita su un piatto d'argento-
Abbandonarono il cesso e si diressero a passo svelto verso le persone che stavano prendendo a pugni il ragazzo.
Nonostante fossero nuovi in quella scuola, era come se tutti li conoscessero da una vita, come se sapessero fin da subito che lì dentro soltanto loro comandavano. Yoongi prese un ragazzo per le spalle e lo allontanò da Jungkook, lanciandogli uno sguardo infuocato. Anche gli altri bulli si fecero da parte, aspettando che i nuovi arrivati umiliassero quella povera anima in pena.

- Fuori dai piedi- sibilò Jin stringendo le mani in pugni. I ragazzi non se lo fecero ripetere una seconda volta e in men che non si dica il corridoio si svuotò.
Jungkook fissava i sei ragazzi come un topo in trappola, cercando una via d'uscita e appigliandosi alla parete bianca del muro, quasi conficcando le unghie al suo interno. Pur avendo una mente lucida e selettiva, non riuscì a svignarsela.
Yoongi gli stava a due centimetri di distanza, forse anche meno. Fissò le sue labbra e mordicchiò le proprie.
Quelli dietro di lui aspettavano che la smettesse di provocarlo e che gli tirasse una sberla una volta per tutte.
E così fu. Beh, più o meno.
La testa azzurra sferrò un pugno in pieno volto dell'altro, facendolo accasciare a terra per il dolore. Mai nessuno aveva osato coglierlo di sorpresa in quel modo.
Vide il ragazzo inginocchiarsi di fronte a lui e sfiorare il labbro spaccato, passando l'indice per tutta la lunghezza delle labbra e portandoselo alla bocca, leccando il sangue in eccesso.

- Sei buono- sussurrò al suo orecchio in modo sensuale, mordendogli il lobo. Si alzò da terra e porse la mano al corvino, aiutandolo.
Lo salutò con un cenno del capo e scomparì dalla sua vista, con tanto di occhiolino.
Alex aveva visto tutta la scena, non aveva più voglia di panino al salame.







* * *







Quando tornò a casa filò direttamente in camera sua, guadagnandosi le occhiate perplesse di sua madre. Poco importava.
Piuttosto, quei sei ragazzi avevano fatto così tanto scalpore che in meno di cinque ore si erano sparse delle voci per il corridoio scolastico, una sorta di 'leggenda'.
Li avevano soprannominati Bangtan Sonyeondan.
Il motivo per il quale avessero scelto proprio quel nome non se lo spiegava, cioè, cosa c'entravano i proiettili?
Si buttò a peso morto sul letto, prendendo foglio e matita e cercando su internet qualche problema di fisica. Ne risolse una decina in cinque minuti, tutti troppo facili per il suo livello.
Sbuffò e si coricò su di un lato.
Bangtan Sonyeondan, era questo il pensiero che torturava la sua povera mente bacata.
Poi uno sparo.
Trattenne il respiro e si tirò su a sedere.
Altro sparo. La cosa si aggravava.
Spiò il mondo al di fuori della sua cameretta un po' impaurita, sporgendosi verso la finestra.
Sei ragazzi con le magliette sporche di sangue. Li riconobbe all'istante.
Scese le scale e si fiondò verso la porta d'ingresso.

- Dove credi di andare? C'è la polizia!- esclamò suo padre. Alex scosse la testa e uscì comunque, disobbedendo.
Si nascose in un angolo e si prese del tempo per farsi il quadro della situazione: alcuni uomini stesi a terra privi di vita, le auto della polizia circondavano i ragazzi e i poliziotti sparavano ripetutamente contro di loro. Tutto normale se non fosse stato che quelli non si accasciavano a terra.
I proiettili penetravano nella carne dei loro corpi, ma era come se non lo facessero sul serio. Fuoriusciva sangue, ma evidentemente non era sangue vero.
Riconobbe Taehyung alzare le mani e sfoggiare un sorrisetto strafottente.
Le parole delle sue compagne di classe riaffiorarono alla mente:

Su un lato del collo hanno un tatuaggio. Li chiamano Bangtan Sonyeondan perchè sono bellissimi e misteriosi. Li chiamano così perchè si dice che abbiano salvato la patria uscendo vittoriosi dalla guerra.

Scosse la testa. Li chiamavano Bangtan perchè erano a prova di proiettile. Letteralmente.


***
hello genteee!! La Marty è tornata col nuovo capitolo della storia più stramba del secolo D: mi sono scordata di dirvi che ci sono accenni di YoonKook qua e là, mi sa che metto l'avviso nella presentazione della storia -.-'' per il resto boh, rinrazio tutte le meravigliosissime persone che leggono e seguono questa storia e ovviamente jungkookiee16 che è tanto pucciosa da stalkerarmi praticamente dappertutto ahahah XD in senso positivo obv u.u scappo, devo fare inglese. adiosss e baciii _MartyK_ <3

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Erano le quattro del pomeriggio e i sei ragazzi erano appena usciti da scuola.
Sebbene avessero un'intelligenza fuori dal comune, erano stati talmente sbadati da dimenticare di trovarsi un alloggio in cui stare per un po'.
Seoul non era molto bella d'inverno, il tempo metteva sempre quella strana malinconia nel cuore, come se stesse per scoppiare l'Apocalisse da un momento all'altro.
E in effetti era così. Prima o poi si sarebbe messo a piovere.
Namjoon portò le braccia dietro la testa, rivolgendo lo sguardo al cielo. I compagni lo imitarono.

- Cosa c'è hyung?- mormorò Jimin, guardandolo di sottecchi.

- Niente, questo posto fa schifo- borbottò l'altro infastidito, per poi prendere a camminare senza una meta precisa.
Un paio di minuti dopo si fecero vive le prime gocce di pioggia, che andarono a bagnare i loro volti.
Yoongi si scompigliò i capelli e sbuffò: non avevano nulla con cui proteggersi. Le gocce erano sempre più numerose e sempre più violente, se la prima si era posata delicatamente - quasi come fosse il fruscio della brezza marina - sulla guancia della testa azzurra, le altre non erano dello stesso avviso.
In poco tempo scoppiò un vero e proprio temporale e i giovani furono costretti a trovare riparo in qualche vicolo cieco.
Taehyung ne approfittò per far sapere alla sua combriccola che aveva un certo languorino allo stomaco. Dei sorrisi maliziosamente malvagi si dipinsero sui volti dei suoi amici che, non curandosi minimamente della pioggia incessante, sgattaiolarono via dal rifugio alla ricerca di carne umana.
Per loro fortuna le auto non erano le sole cose che circolavano in città, esistevano anche passanti imbacuccati dalla testa ai piedi con tanto di ombrello a proteggerli dal brutto tempo. Non ci misero molto a sfoggiare finti sorrisi e a recitare la parte di quelli appena arrivati.
Come di routine, li condussero in posti cupi e appartati, per poi dare il via al rituale.
Più addentavano carne, più la fame era crescente; più divoravano cuori, più volevano andare oltre.
Nella foga si erano pure levati i cappotti e le sciarpe, lasciando così allo scoperto il loro vero aspetto. La carnagione era pallida, cadaverica e i vestiti tutti rovinati a causa della precedente esplosione.
Ma a sorprendere i malcapitati non era il loro aspetto simile a quello dei vampiri della televisione, quanto i loro occhi di ghiaccio, inespressivi al massimo.
E anzi, cambiavano colore a seconda delle emozioni e delle sensazioni che provavano. Ad esempio, diventavano rosso fuoco quando era ora di mangiare.



Il macabro buffet venne interrotto dall'arrivo dei poliziotti, le cui auto emettevano un lamento decisamente assordante. Gli alieni erano sensibili agli ultrasuoni in generale e ciò non poteva far altro che metterli in difficoltà.
Vennero accerchiati con aria minacciosa e si sentirono urlare un pauroso 'mani in alto!'.
Hoseok mollò a terra il cadavere di un uomo e alzò le mani in segno di resa, scrollando le spalle con nonchalance. Si era accorto che era tutta una farsa, in realtà quegli idioti se la stavano facendo addosso dalla fifa.

- Non è giusto, io voglio divertirmi ancora un po'- borbottò con finta disapprovazione Taehyung. Jin gli sibilò un 'ma che cazzo stai facendo?' e lui ammiccò nella sua direzione.
Mosse un passo verso gli uomini e uno di loro prontamente sparò.
Il proiettile penetrò velocemente la parte destra del suo addome, la scena era così patetica che il moro la visse quasi a rallentatore.
Quel piccolo aggeggio s'infiltrò al suo interno, bruciava, ma non abbastanza da farlo accasciare a terra privo di vita. Altro passo verso di loro, altro sparo.
Stavolta all'altezza del cuore.
Già, ma lui non aveva un cuore. Monitorava il proprio corpo con il cervello. L'ordine, la tecnologia e la razionalità erano i principi su cui si basava la sua esistenza.
Dei sentimenti chissenefrega.
Continuò ad avanzare, barcollante, ma ancora forte. Del sangue fuoriusciva dai fori che gli avevano procurato e questo non gliel'avrebbe mai perdonato.
I suoi amici non facevano nulla, aspettavano un suo segnale. Segnale che arrivò nel momento in cui Tae inarcò le labbra in un sorriso strafottente.
Prese un uomo per il colletto della camicia e avvicinò pericolosamente il suo viso a quello dell'altro.

- Non sai ancora di cosa sono capace- sussurrò al suo orecchio.
Prima che quello potesse proferire parola o che gli altri potessero correre in suo aiuto, i ragazzi si fiondarono addosso come uno tsunami in preda alla collera della natura. Namjoon aveva una tale potenza da riuscire a staccare la testa di un tizio con la sola forza delle braccia. Inutile dire che è impossibile descrivere ciò che si prova nel subire una cosa del genere, probabilmente si muore all'istante.
Gli altri si limitarono a ficcare le mani nel petto dei poveretti e ad estrarre i cuori palpitanti, squarciando e sfigurando appieno i loro corpi.
Una volta terminato il lavoro, si pulirono leccandosi le mani insanguinate e lanciarono sguardi minacciosi a chiunque li guardava con timore.
Avrebbero dovuto spremere le meningi per trovare dei buoni nascondigli, intanto si erano risparmiati la cena.
Non sapevano però di essere stati adocchiati dalla loro preda numero uno: Alex.








* * *









La notte era giunta, le stelle erano alte nel cielo e la luna piena dominava sul paesaggio in tutto il suo splendore.
Alex non riusciva a prendere sonno, le cose che aveva visto erano troppo anche per la sua mente. Non le avrebbe metabolizzate in fretta.
Si tirò le coperte fino in testa e si nascose sotto il letto, chiudendo gli occhi in modo forzato.
Le immagini scorrevano insistenti davanti ai suoi occhi, un po' come se stesse vedendo un film in 3D.
Taehyung, il suo compagno di banco, quello di poche parole, che sopravvive a proiettili sparati a raffica. Per non parlare di quelli che aveva soprannominato 'guardie del corpo', che se ne stavano lì impalati a gustarsi la scena.
Dopo un po' non ce la fece più e corse via, non ebbe voglia di vedere il resto, non era pronta.
Aprì gli occhi di scatto e dischiuse la bocca in un gemito muto. Il respiro era affannato e irregolare.
Tirò la testa fuori dalle coperte per prendere aria e cercò di calmarsi pensando alla perfezione della matematica, al fascino della fisica e alle parole che Seneca disse ad un suo allievo: non lasciarti sfuggire un'ora sola.
E così fu. Non perse tempo e crollò nel mondo dei sogni, lì dove ogni cosa era bella, tranquilla e felice.


Due ore dopo essersi addormentata incominciò a sentirsi strana, incominciò il suo inferno.

Si trovava sul tetto di un grattacielo, l'aria era gelida e il vento le scompigliava i capelli. Soffriva di vertigini, non seppe neanche perchè si sporse così tanto da perdere l'equilibrio e cadere giù.
L'ultima cosa che vide fu Taehyung che comparì dal nulla, la sua mano tesa verso di lei e un sorriso candido sul suo volto.
Urlò e si dimenò come poteva, era pur sempre sospesa nel vuoto. Urlò il suo nome fino a sgolarsi, fino a ridurre la sua voce ad un impercettibile lamento.
Vedeva le finestre del grattacielo scorrere verso l'alto, segno che stava precipitando.
Pianse tanto, si disse che non poteva fare una fine del genere, era ancora troppo giovane.
Pregò che l'impatto col suolo fosse meno doloroso possibile, ma ciò non avvenne.
I lineamenti dolci, le labbra schiuse in modo da mostrare i denti e gli occhi dalla forma allungata erano le uniche cose che circondavano quel posto.

Taehyung era l'unico ad infestare la sua mente.

Si svegliò di soprassalto e si passò una mano sulla fronte sudata, nel tentativo di asciugarla.
Accese l'abatjour sul comodino e si posizionò di fronte all'unico specchio presente nella sua cameretta.
Voltò il viso prima da un lato e poi dall'altro, notando il cambiamento di colore degli occhi. Non erano mai stati così fluorescenti, nitidi.
Poteva vedere benissimo delle macchie bluastre vicino alle pupille, mentre il resto delle iridi era azzurro.
Deglutì a vuoto e si mise a letto ancora frastornata dalla sua immagine.
Ti aiuterò io, si sentì sussurrare. Se fosse successo in un altro momento si sarebbe chiesta chi fosse stato a parlare, ma ora era troppo stanca per farlo.

Il suo era un sonno innocente.








* * *









A scuola procedeva tutto normalmente: i professori spiegavano e lei ascoltava ininterrottamente, il tutto sotto gli occhi vispi e curiosi di Taehyung.
Si era accorta che irrompeva nell'istituto assieme agli altri cinque tutto imbacuccato, lo faceva dal giorno dello scontro con la polizia.
Evidentemente non voleva essere riconosciuto.
A volte si beccava domande fin troppo personali e riusciva ad eluderle facendo riferimento alle lezioni. Essere secchiona aveva i suoi vantaggi.
O forse no.
Durante la ricreazione ebbe voglia di uscire fuori a fare quattro passi e il suo compagno di banco si offrì di accompagnarla.
Ancora non si spiegava come mai riceveva tutte quelle attenzioni, ma poco importava. Scrollò le spalle e annuì.
Il suo cuore perse un battito quando si sentì prendere sotto braccio dal ragazzo.
Arrossì all'inverosimile e sgranò gli occhi, Taehyung fece finta di ridere soddisfatto. In realtà la sua era una risata beffarda, il suo piano stava andando a meraviglia. Percepire le forti emozioni che Alex provava non poteva far altro che aumentare il suo già elevato egocentrismo.
Sapeva di esserle andato in sogno, lo aveva fatto di proposito. E sapeva anche di essere il fulcro dei suoi pensieri.
Beh, forse non proprio, ma si stava avvicinando.


La sua euforia si spense quando si ritrovò di fronte ad un attacco a Jungkook da parte dei soliti bulli. Dov'è che erano gli altri tre quando servivano?
Restò impassibile al suo posto, Alex fece qualcosa che non si aspettò di vedere.
Scansò quei tizi grandi due volte più di lei e si bloccò alla vista di quel poveretto col volto insanguinato e bagnato dalle lacrime.
Cedette e s'inginocchiò di fronte a lui, accarezzandogli il volto. Tae fece per intervenire, ma venne bloccato da Jimin.

- Non farlo, vediamo che succede- consigliò.

- Cosa vuoi che succeda?! Devo fermar...- il castano venne nuovamente bloccato dal compagno, che si mise l'indice sulle labbra.
Alex sorrideva rassicurante al corvino, gli stava anche parlando ma non riuscì a capire cosa si dissero.




- Come ti chiami?- fece lei, passando una mano sulla sua guancia. Il ragazzo si perse nel suo tocco, chiudendo gli occhi e assaporandolo appieno, come se prima o poi si dimenticasse della bellissima sensazione di vuoto che torturava il suo addome.

- J-Jeon Jungkook, tu?- balbettò insicuro.

- Alex Park, perchè quelli ce l'hanno con te?- continuò l'altra cocciuta. Vide il ragazzo scrollare le spalle, indifferente. Si limitò a non rispondere.
Lei poggiò le mani sulle sue ginocchia e si tirò su, tendendo la mano a Jungkook.
Per un attimo, un solo attimo subì uno scherzo del destino. Tutto era buio attorno a loro ed era appena diventata fredda e apatica come Taehyung nel suo sogno.
Un flashback. Uno stupido flashback che venne interrotto dal tocco della mano di lui che afferrava la sua.
Sussultò leggermente e trattenne il respiro, poi lo guardò meglio in volto. Togliendo tutto quel sangue era carino.
Si diressero verso il bagno, ignorando bellamente Taehyung e gli altri tre.
C'era qualcosa che non andava, non aveva mai visto Alex così spavalda da quando aveva messo piede sul suolo terrestre. Perchè lo stava aiutando?
I Bangtan Sonyeondan non avevano ancora fatto i conti con le conseguenze dell'incontro dei due ibridi.
Quello era soltanto un assaggio.


***
Annyeong genteee!! Finalmente (seh come no) ho pubblicato il terzo capitolo xD vi avviso dicendovi che avete a che fare con una tipa il cui cervello è una fontana di idee, per cui prima o poi posterò una nuova fanfiction :) intanto sorbitevi sta roba XDXD ringrazio tantissimissimo i lettori silenziosi, le persone che hanno inserito le storie tra le preferite/seguite e insomma TUTTI. Mi rendete felice <3 scappo via, bacioniiii _MartyK_ <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Alex e Jungkook si diressero in bagno, ignorando bellamente Taehyung e gli altri tre.
La ragazza fece sedere il corvino in un angolo e medicò alla meno peggio le sue ferite. Non c'era un granchè in quel posto, tutto quello che riuscì a trovare fu un po' di carta igienica, dell'acqua e dell'alcool.
Mai avrebbe immaginato che il bagno sarebbe stato il loro punto di incontro: il giorno successivo se lo ritrovò con un occhio nero perchè si era rifiutato di dare la sua merenda a quelli più grandi di lui, quello dopo ancora conciato peggio perchè si era dimenticato di svolgere i loro esercizi di matematica.



- Devono smetterla di trattarti così- esordì Alex, una volta finita con lui nel bagno delle femmine.
Era ricreazione, per cui avevano quindici minuti di tempo da spendere insieme. Jungkook sembrò non sentire ciò che stava dicendo la ragazza e deviò l'affermazione.

- Perchè non andiamo in quello dei maschi? Mi sento in imbarazzo ad entrare qui dentro- borbottò incrociando le braccia al petto.
Alex gli poggiò una mano sulla spalla e picchiettò nervosamente.

- Non cercare di sorvolare. Senti, se non la smettono giuro che...- e fu a quel punto che il corvino si arrese e la bloccò.

- 'Giuro che' cosa? Vuoi metterti contro di loro? Vuoi difendermi davanti a mezzo istituto così che faccia la figura dell'idiota?- domandò a raffica.
Nel farlo assottigliò gli occhi.

- Ah quindi è così che la pensi. Preferisci farti mettere i piedi in testa piuttosto che cercare di cambiare situazione- fece Alex piuttosto arrabbiata.
Jungkook non disse nulla in risposta.

- Perfetto, ho perso solo tempo. Ci vediamo- annunciò e fece per andarsene, quando si sentì prendere per il polso.
Deglutì a vuoto e sgranò gli occhi, intanto il battito era accelerato.

- Non volevo dire questo, scusa- mormorò l'altro.
La ragazza aveva lo sguardo rivolto dall'altro lato, non sapeva e non voleva sapere con quale faccia da cane bastonato le stava chiedendo scusa.

- E' che... certe cose non possono cambiare, sono così e basta. Non esiste un 'cambiare situazione' o roba simile, devi solo adattarti- spiegò, si poteva scorgere una nota di tristezza nella sua voce.

- Non voglio adattarmi ad uno che viene pestato a sangue sei giorni su sette- borbottò lei. Jungkook annuì alle sue parole, come a dire che non era l'unica a ribadirglielo. Alex dal canto suo sembrò non aver terminato il discorso e con sguardo esitante riprese.

- Però per te potrei fare un'eccezione- alzò lo sguardo al cielo e gonfiò le guance, facendo finta di essere annoiata.
Il corvino spalancò gli occhi e mostrò un sorrisone che andava da guancia a guancia. Alex abbassò lo sguardo non appena si accorse del suo visino dolce, insomma, era la prima volta che sorrideva in modo così splendido, luminoso.
E anzi, era sicura che non l'avesse mai fatto prima di allora.
Si portò una ciocca ribelle dietro l'orecchio, mentre il ragazzo le prese le mani e gliele strinse forte, come ad infonderle fiducia. La cosa buffa era che sarebbe dovuto essere il contrario.
Ad interrompere quel breve momento di trance ci pensò la campanella che annunciava la fine della ricreazione, trillando puntuale come al solito.
Il suono era così assordante che i due furono costretti a sgattaiolare via dal bagno, accennando un timido saluto e ritornando ognuno nelle proprie classi.
Mentre attraversava il corridoio che portava alla sua aula, Alex si accorse che molte delle sue compagne la squadravano da capo a piedi con aria scettica e altezzosa. Che avesse fatto di male ancora non lo sapeva.
Scrollò le spalle, proseguendo a passo svelto e con sguardo perso, fino a quando non si ritrovò Jimin a distanza ravvicinata.
Il castano le tirò una spallata, leggera e decisa quanto bastava per farle capire chi era che comandava. La ragazza lo degnò di uno sguardo e aggrottò le sopracciglia, l'altro si limitò a lanciarle un'occhiata minacciosa.
Ancor prima di entrare in classe, a bloccarle l'entrata c'era Namjoon in tutta la sua onnipotenza. Mannaggia a lui e al suo metro e ottanta.

- Che c'è?- si ritrovò a chiedere.
Neanche il biondo rispose, semplicemente continuò a scrutarla in modo insistente e si fece da parte solo quando lei gli fece notare di essere in ritardo per la lezione. Chiese perdono alla professoressa di coreano e andò a sedersi al suo posto.
Se le reazioni di Jimin e Namjoon le erano sembrate strane, si poteva dire benissimo la stessa cosa di quella di Taehyung. Magari elevandola al quadrato.


Prese libri e quaderni e cominciò a scribacchiare ciò che blaterava la donna alla cattedra, il tutto sotto gli occhi del suo strambo compagno di banco.

- Si può sapere che prende a te e ai tuoi amici?- sbottò piano. Taehyung incurvò le labbra in un sorrisetto sfacciato, distogliendo lo sguardo e facendo sì che la frangia gli coprisse gran parte del viso.

- Non sottovalutarmi- sussurrò con voce roca. Alex alzò un sopracciglio, perplessa. Si voltò verso di lui con un'espressione della serie 'come prego?'.

- E' inutile che fai la santerellina, prova a metterti contro di me, contro di noi e sei morta- continuò in modo inquietante.
Alex si lasciò sfuggire una risata nervosa, guadagnandosi le occhiatacce da parte dei compagni e della prof.

- Non so di cosa tu stia parlando e ah, lasciami in pace che devo seguire- la ragazza indicò con un cenno del capo la lavagna multimediale e poggiò il gomito sul banco, portandosi una mano sul viso in modo da non vedere la faccia di Tae. Era un gesto che faceva spesso, un po' per l'imbarazzo, un po' per evitare di deconcentrarsi.
Ma Kim Taehyung non era uno che si arrendeva facilmente e, anzi, aveva una pazienza infinita.

Prima o poi se ne sarebbe accorta da sola. Se ne sarebbe accorta che aveva di fronte un manipolatore della ragione.







* * *







Non era un bel giorno, quello. L'orario era a dir poco pesante e persino una come Alex aveva voglia di tornarsene a casa e buttarsi a peso morto sul divano.
All'ultim'ora c'era chimica. I suoi compagni erano andati già da un pezzo, non era uno scandalo vederli con la testa poggiata sul banco e il braccio penzolare nel vuoto, esausti. Alcuni dormivano pure.
Anche lei si lasciò sfuggire uno sbadiglio e nascose la testa sotto le braccia, chiudendo gli occhi e ripetendosi nella mente di non sonnecchiare.
Non era annoiata, aveva solo bisogno di rigenerarsi, sì.
Tanto gli argomenti li conosceva a memoria e, dato il titolo nobiliare che si ritrovava, capitava spesso che si 'spoilerasse' i nuovi argomenti, per così dire.
Sentiva il professore spiegare lentamente, scandendo bene ogni parola che pronunciava.
Quasi si addormentava se non fosse stato per la gran confusione che c'era in classe.
Troppe grida, troppo baccano, troppi bisbigli.
Storse il naso e tirò su la testa, voltandosi a destra e a manca e non notando nulla di strano: i ragazzi se ne stavano tranquilli, immersi nel loro bagno di noia.
Quindi perchè aveva sentito tutto quel rumore?
Scosse la testa, dicendosi che la stanchezza giocava brutti scherzi, e riprese anche lei a sonnecchiare.
Un'altra volta. Altre grida, altro casino.
Alzò bruscamente lo sguardo e una fitta di dolore attraversò le sue tempie come un fulmine, alla velocità della luce.
Strizzò gli occhi e se le massaggiò facendo cerchi concentrici. Scorse il sorrisetto appena accentuato di Taehyung.

Se non fossi così diversa da me probabilmente ti bacerei.

L'aveva detto sul serio?
Gli rivolse un'occhiataccia, accorgendosi però che in realtà se ne stava bello tranquillo a fissare la lavagna. Non era stato lui a parlare, ma la voce era sua.

- Che cosa...- fece per borbottare qualcosa tra sè e sè, ma venne preceduta dall'ultima campanella della giornata.
L'intera marmaglia si alzò bruscamente dalle sedie, provocando rumori così insopportabili che sembravano ultrasuoni striduli.
I banchi non vennero per poco scaraventati a terra, tant'era la foga di abbandonare quel luogo delle torture.
Una volta uscita dall'aula, venne affiancata dai tre ragazzi.
Si strinse nello zaino e cercò di non farci caso, proseguendo verso l'uscita. Di nuovo quel casino, come se le persone all'interno della scuola fossero molte di più di quanto non erano in realtà.
Poi il colmo. Le ragazze la guardavano con aria di sfida, alcune ridacchiavano e altre erano a dir poco disgustate.

Come si fa a rifiutare uno come lui?

Che coraggio.

Mi fai schifo.

Passa del tempo con Jungkook, quello bullizzato.

Stanno sempre chiusi in bagno a fare chissà che.

Scommetto che è una poco di buono.

Vai via! Lurida sgualdrina!

Dio, come gliene vorrei dire quattro!

Povero Taehyung oppa, dev'esserci rimasto malissimo!


Era circondata da sguardi malvagi, persone che la criticavano senza muovere le labbra.
Quelle parole la trafissero come fossero lame invisibili. Lame che erano riuscite ad infiltrarsi ovunque nel suo corpo, a cominciare dal petto.
Si guardava intorno, l'avevano circondata sul serio.
Continuavano ancora a parlare, a dire parolacce, a guardarla come fosse un insetto portatore di qualche rara malattia.
Poi il labbro inferiore le tremò, segno che stava per scoppiare.
Gli occhi si arrossarono e le lacrime bagnarono le sue guance scendendo copiose, a cascata, come un bicchiere pieno che finisce per traboccare.
Singhiozzò, pur non volendo dar loro anche questa soddisfazione. Non ce la faceva più, capiva perfettamente come si sentiva Jungkook.
Altro singhiozzo, stavolta più forte.
La gente abbandonò l'istituto, prima lentamente, poi sempre più velocemente, fino a quando gli unici presenti non furono lei e i Bangtan Sonyeondan.
Si accasciò a terra, cadendo sulle proprie ginocchia. Abbassò la testa e continuò a piangere ininterrottamente, tirando su col naso di tanto in tanto.
Yoongi sospirò, lanciando una breve occhiata a Hoseok. Un minimo di compassione ce l'aveva.
Taehyung invece era freddo come non mai. Incrociò le braccia al petto e continuò a sorridere enigmaticamente, lo faceva fin da quando erano sbarcati sulla Terra.
Poi fece qualcosa che sorprese tutti e cinque.
S'inginocchiò davanti a lei e mise le mani sulle sue spalle, abbassando il capo quanto bastava per incrociare lo sguardo di Alex.

- Perchè piangi?- e lo chiese come se volesse cavarle di bocca la risposta. L'altra dal canto suo tirò su col naso e deglutì.
Il moro passò la mano dalla spalla alla sua guancia, asciugandole una lacrima solitaria.
Il suo tocco era qualcosa di paradisiaco, la sua mano così calda e confortevole e il suo sguardo ghiacciato era accogliente, familiare.
Sentiva che la causa di tutto era proprio lo stronzo con la faccia tosta di fare il finto buono, eppure non riusciva a staccarsi da lui, voleva fermamente che quel momento durasse più a lungo.
Perchè era attratta da ciò che era sbagliato? Perchè si sentiva bene e male contemporaneamente?
Taehyung sorrise. Era un sorriso diverso però. Sincero, genuino, puro.
Sorrideva felice, probabilmente perchè aveva smesso di piangere.

- Visto che succede quando Kim Taehyung viene rifiutato?- le sussurrò all'orecchio con voce sensuale.
Si staccò dal suo viso, o meglio, dal suo orecchio. Incrociò nuovamente lo sguardo di lei, i suoi occhi si illuminarono, era convinta che se fosse stato buio avrebbero brillato più di tutte le stelle messe insieme nell'universo.
Sfiorò la sua guancia, con il pollice andò ad assaporare le labbra. Quelle labbra rosse e carnose pur non avendo una minima striscia di rossetto.
Aveva una voglia matta di sbatterla al muro e baciarla con tutta la passione che aveva in corpo, ma dovette trattenersi: un conto erano i bisogni fisici di un ragazzo, un altro erano gli ordini.
Si tirò su, non curandosi del fatto che avrebbe dovuto aiutarla a fare lo stesso, da bravo gentiluomo.
Venne preceduto da Alex, che lo prese per il braccio e lo costrinse a voltarsi verso di lei.
Non ebbe nemmeno il tempo di chiederle cosa voleva che appena incontrò i suoi occhi capì.
Leggeva nel pensiero, lui. Conosceva le conseguenze di un'azione prima di tutti, era questa la sua forza.

- Oh il baccano, giusto- ridacchiò e ritornò ad accarezzarle la guancia.

- Sei speciale: leggi la mente delle persone- le fece l'occhiolino e se ne andò, seguito dai suoi amici che avevano assistito a tutta la scena senza muovere un dito.
Alex rimase immobile al suo posto, dritta e impalata come se le avessero appena rivelato il giorno di morte.
Non stavano parlando, stavano pensando. E sia lei che Tae leggevano nella mente, quindi questo significava che tutti e due non avevano caratteristiche umane.
No, era impossibile. Doveva esserci un errore, anche piccolo quanto le approssimazioni in fisica, ma doveva pur esserci.

Non è vero che lei era aliena.


***
Annyeong di nuovo gente!!! Ecco a voi il quarto capitolo di questa 'cosa'... boh, come al mio solito ringrazio tutti per dedicare un po' del vostro tempo a leggere la storia e a seguirla/preferirla/ricordarla/blabla xD e jungkookiee16 che mi sopporta :D baci a tuttiiii _MartyK_

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Non era possibile. Non è vero che lei era aliena.
Vide che i ragazzi se ne stavano andando, così provò a fermarli. Tese la mano verso di loro, come a dire di aspettarla, e invece niente.
Non si voltarono, non sentirono nulla.
Dalla sua bocca uscì un gemito strozzato, era talmente scioccata che non riusciva a spiccicare parola. Aspettò un paio di minuti con lo sguardo perso nel vuoto, poi abbandonò l'istituto anche lei.
Si guardò a destra e a sinistra, non potevano essere andati lontano, eppure di loro non c'era più nessuna traccia. Sospirò e si strinse nello zaino, imboccando la strada che portava verso casa.
Una volta arrivata a destinazione, non si curò di far presente ai suoi che era ritornata, semplicemente filò dritta in camera sua. Si chiuse la porta dietro le spalle e lanciò lo zaino in un angolo indefinito della stanza, fiondandosi verso la scrivania. Da un cassetto tirò fuori carta e penna e accese il computer, collegandolo ad internet.
La prima cosa che fece fu cercare su Google notizie sugli alieni. Aspettò che si caricò la pagina e poi lesse avidamente ciò che c'era scritto.
Mancava poco che divorasse l'aggeggio, tanta era l'ansia e la curiosità. Girovagò per parecchio tempo, un paio d'ore circa. Non trovò nulla, o meglio, nulla di nuovo.
Si supponeva che esistessero forme di vita indubbiamente più intelligenti degli esseri umani, ma non era stato scoperto ancora niente.
La causa maggiore erano quei fottuti anni luce che separavano la Terra dal resto delle sue 'gemelle' sparse per l'universo.
Sconsolata, fece per chiudere la pagina, quando tra le correlate ne comparve una riguardante gli ibridi.
Storse il naso e cliccò, e nel momento stesso in cui lo fece le si aprì un mondo.
I suoi occhi si illuminarono di un azzurro più acceso, evidente. Aveva appena trovato la risposta al suo tormento.
Gli ibridi erano creature mezzosangue, per così dire, nate dai rapporti tra umani e alieni (ovviamente non consensuali). Dotati di un'intelligenza e un intuito fuori dal comune, gli ibridi facevano fatica a relazionarsi con gli altri esseri umani e spesso venivano bullizzati perchè considerati strani.
Tra le caratteristiche non umane principali vi sono quella di leggere nella mente, l'illuminarsi degli occhi ogni qualvolta si provano forti emozioni e il manipolare la mente di quelli più deboli. Più andava avanti con la lettura, più il battito cardiaco accelerava. Era lei l'ibrido, se lo sentiva. Poi un particolare la fece trasalire di colpo.
Gli ibridi erano ormai una razza estinta.
Sgranò gli occhi all'inverosimile e aggrottò le sopracciglia: che cavolo significava?
Rise nervosamente e in modo sguaiato al tempo stesso, tanto che la madre le chiese se era successo qualcosa.
Se ne uscì con un 'tranquilla è tutto a posto', anche se non era affatto così. Andò avanti con la lettura ed evitò di trarre conclusioni troppo affrettate.
La razza ibrida minacciava quella aliena in quanto era superiore: gli alieni erano intelligenti e strategici, gli ibridi possedevano i sentimenti oltre all'astuzia.
Si diceva che molti ibridi fossero stati impiantati sulla Terra in modo che passassero per comuni esseri umani, ma la missione degli alieni era scovarli ed ucciderli nel modo più doloroso che conoscevano. Chiuse il computer e si passò una mano sul viso, massaggiandoselo lentamente. Avrebbe voluto non conoscere mai queste cose. La loro missione, la sua missione.
In fondo alla pagina c'era scritto che è impossibile perfino per gli alieni approdare sulla Terra, dato che per farlo dovrebbero avere i mezzi per superare la velocità della luce. Eppure non era fantascienza, loro ci erano riusciti. Si erano messi in viaggio solo ed esclusivamente per catturarla.



Si alzò dalla sedia e abbandonò la sua camera, scendendo le scale e dirigendosi verso il salotto. I suoi stavano guardando tranquillamente la televisione, Alex prese il telecomando e la spense, mettendosi di fronte a loro con aria minacciosa.

- Tesoro succede qualcosa?- domandò innocentemente la donna. Alex assottigliò gli occhi, una scia simile ad un flash li attraversò come se stessero per cambiare colore. A quella vista la madre deglutì.

- Dovete dirmi tutta la verità. Tutto su di me- affermò fermamente.

- In che senso? Non so davvero di cosa tu stia...- prima che la donna finisse il suo inutile monologo (già previsto nella mente di Alex), venne bloccata.

- Mamma io sono un extraterrestre- e lo disse con una piccola incrinazione nella voce.

- Tu cosa?- il padre era scettico.

- Ammettetelo, lo sapevate fin dall'inizio-
I suoi fecero per ribattere all'unisono, quando udirono il suono del campanello. Si alzarono ed andarono ad aprire, ignorandola bellamente.
Se era scioccata dall'aver scoperto di essere mezza aliena, ora lo era ancora di più per la reazione normale dei suoi, come se la schizzata fosse lei.
Sbuffò scocciata, imprecando in varie lingue sconosciute, rinchiudendosi l'ennesima volta in camera.
Non notò però che qualcuno stava osservando la scena dal finestrone del salotto. Un qualcuno che lei conosceva perfettamente.
Jimin.
Il ragazzo sorrise nel percepire il suo stato confusionale e si lasciò sfuggire una risatina isterica. Risatina che, fortunatamente per lui, la ragazza non sentì.

- Cara Alex Park, i tuoi non ricordano assolutamente nulla delle tue origini. E non ricorderanno mai- borbottò a bassa voce, per poi tirarsi su il cappuccio e allontanarsi da casa sua.








* * *









La notte fu un tormento come di consueto. Da quando i Bangtan Sonyeondan avevano fatto la loro gloriosa comparsa, i suoi sogni erano tormentati, premonitori e spaventosi fino all'iperbole.
Se fosse stato per Alex non avrebbe più dormito, peccato che la stanchezza facesse parte del suo essere e che si facesse sentire verso una certa ora.
Si era distratta un po' guardando filmati stupidi su youtube, convinta che se avesse fatto qualcosa di normale probabilmente avrebbe ingannato la sua mente e avrebbe dormito a sonni tranquilli. L'unica cosa che non sapeva era che non era la sua mente a controllare i sogni, erano loro.
Mise il pigiama e si coricò sotto le coperte, assumendo la posizione fetale e serrando gli occhi di proposito, sperando in un qualche miracolo.
Dopo una buona mezz'ora passata a fissare intensamente il soffitto nero nell'oscurità, Morfeo si decise ad accoglierla fra le sue braccia ed entrò nel favoloso mondo dei sogni.


Lo sfondo era bianco, non sapeva dove si trovava. Si guardò intorno e non c'era niente che l'aiutasse a riconoscere quel posto.

- C'è nessuno?- provò ad urlare. Nessuno rispose, se lo aspettava.
Prese a camminare senza una meta precisa, convinta che prima o poi avrebbe trovato un qualche appiglio.
Evidentemente era fin troppo positiva, perchè la prima persona che comparve fu Namjoon. Tirò un sorriso forzato e gli tese la mano, facendogli intendere che doveva afferrarla. Si avvicinò e si accorse che era lontano, molto lontano.
Più si avvicinava e più lui si allontanava, assumendo una certa aura di 'irraggiungibilità'. Si arrese, forse qualcun altro l'avrebbe aiutata. Jimin.
Lui le era vicino e le sorrideva.
Sorrise ingenuamente anche lei e l'abbracciò così, senza un vero motivo. Non c'era niente tra le sue braccia, solo il vuoto di qualcuno che non era mai stato presente fino ad allora.
Urlò il suo nome, lo invocò invano. Tre ragazzi la stavano osservando inespressivi, lì impalati al loro posto.
Il quarto si fece avanti e la prese per le spalle, lanciandole un'occhiataccia e scuotendola.

- Non azzardarti a chiedere l'aiuto di qualcuno che non sia io. Tu sei mia- la voce di Taehyung si rivelò minacciosa al suo orecchio, calda e roca come non mai.
Fece per dire qualcosa, ma venne preceduta.

- Mia. Solo mia- le ricordò come un eco fastidioso e l'abbandonò.
Alex provò a fermarlo, ma Taehyung era già scomparso.
Troppo lontano per sentire i suoi flebili lamenti, troppo ipocrita per salvarla.




Nemmeno se n'era accorta, i suoi occhi erano spalancati da un po' e illuminavano tutta la stanza con il loro colore fluorescente. Il suo corpo si era lentamente innalzato, scansando le coperte e posizionandosi a metà fra il materasso e il soffitto.
Attorno a lei c'erano i sei alieni che si tenevano per mano, a cerchio, borbottavano frasi sconnesse e apparentemente prive di senso.
Sembrava un qualcosa molto somigliante al latino.
Poi sentì una fitta atroce all'addome e cacciò un urlo sovrumano. I ragazzi interruppero il rito e Alex cadde a peso morto sul letto, delle goccioline di sudore solcavano la sua pallida fronte.
Taehyung intimò agli altri di sgattaiolare via dalla finestra, dicendo che si sarebbe occupato della situazione. Due dita massaggiarono le tempie e si concentrò per tranquillizzare i genitori di lei.
Sorrise compiaciuto nell'affermare che i suoi poteri erano migliorati parecchio da quando aveva scoperto di possederli.
Si distese accanto alla ragazza e le accarezzò i capelli, sfiorandole il viso di tanto in tanto.
Le rimboccò le coperte e stette ancora con lei, facendo del suo meglio per tranquillizzarla.
Aveva scoperto le sue origini e doveva fargliela pagare, ma la fitta allo stomaco era così potente che perfino un cinico anaffettivo come lui l'aveva percepita.
Si disse che era ancora troppo presto per ucciderla, avrebbe dovuto aspettare un paio di mesi, magari quando si sarebbe fidata di lui.
Perchè era palese che prima o poi sarebbe successo.







* * *







Il mattino non fu un granchè, insomma, era mercoledì. Un giorno noioso come tutti gli altri.
Alex si svegliò con un forte mal di testa e la prima cosa che fece fu prendersi l'aspirina. Non aveva intenzione di saltare la scuola per una misera emicrania, e poi si era prenotata per l'interrogazione di storia, chi avrebbe sentito i suoi compagni se non si fosse presentata puntuale in classe?!
Indossò l'uniforme e si fiondò in cucina giusto il tempo di prendere un paio di biscotti al cioccolato e ficcarseli in bocca, il tutto accompagnato da un bicchierone di succo d'arancia. Mise in spalla lo zaino e salutò i suoi, per poi dirigersi verso il luogo delle torture.


La situazione non era molto diversa dagli altri giorni: lei era entrata, aveva detto buongiorno e nessuno l'aveva cagata. Notò che i tre ragazzi si erano seduti assieme, tutti nella stessa fila. Peccato che le avevano riservato il posto vicino a Taehyung.
Deglutì e andò davanti al ragazzo, cercando di deviare il suo sguardo insistente come meglio poteva. Prese astuccio e quaderno non degnando di uno sguardo il compagno di banco.
Cercò di distrarsi scribacchiando qualcosa su un foglio, quando il ragazzo la prese per il braccio e la fece voltare verso di lei.
La guardava come se avesse fatto un errore imperdonabile, il sorrisetto forzato era immancabile.

- Mi ignorerai ancora per molto?- e lo chiese non ammettendo risposte positive a riguardo.
Alex fece per ribattere, quando la professoressa si presentò davanti ai ragazzi affiancata da un tizio. Un tizio familiare.
Alex assottigliò gli occhi e lo squadrò meglio, per poi accorgersi che si trattava di Jungkook. Sgranò gli occhi.

- Alex Park, tu e Jungkook vi sfiderete ad una gara di matematica!- esordì la donna.
Jimin e Namjoon si scambiarono un'occhiata preoccupata, puntando lo sguardo su Taehyung. Egli, dal canto suo, fissava prima Alex e poi quel verme di Jeon Jungkook. Non se lo aspettava.
Questa era una sorpresa anche per lui. Decisamente.


***
Annyeoooong!!! Ecco a voi il quinto capitolo *falso entusiasmo* ^^ come al solito spero vi piaccia e ringrazio tutti voi che spendete un po' del vostro tempo per leggere la storia :) devo andare, domani 'ricomincia' la scuola. Bacioniiiii _MartyK_ <3

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Tu e Jungkook vi sfiderete ad una gara di matematica!

Era bastata una sola frase per mettere a repentaglio il suo cervello e, inconsapevolmente, anche quello di Taehyung.
La prof dopo aver detto quelle parole si sedette alla cattedra con nonchalance, mentre Jungkook abbandonò l'aula, borbottando un flebile e quasi impercettibile 'arrivederci' e inchinandosi ripetutamente verso la donna. Dannata educazione coreana.
La lavagna multimediale si accese e l'insegnante chiese l'aiuto di qualche anima pia per il computer, dato che non riusciva a collegarsi al wi-fi della scuola.
Ovviamente il classico leccaculo di turno scattò in piedi come fosse una molla e si fiondò alla cattedra - figuriamoci se questo sarebbe successo se fosse stato chiamato all'interrogazione - incominciando a smanettare sull'aggeggio. Per il resto in classe c'era solo silenzio. Ed era la prima volta che nessuno apriva bocca.
Alex aveva la costante sensazione di sentirsi osservata, anzi no, fissata manco fosse una specie rara e in via d'estinzione.

''In effetti sono una specie rara'' si ritrovò a pensare, per poi scuotere la testa il nanosecondo dopo.
Sì, Taehyung e quello sguardo glaciale che si ritrovava la stavano osservando in modo quasi maniacale, da stalker. Ma non era uno sguardo perverso, strafottente o simile, era più che altro... geloso.
Dio, si sarebbe messa a ridere come una cogliona soltanto a pensare ad una cosa del genere. Kim Taehyung, il ragazzo che in pochissimo tempo era diventato il più popolare della scuola (assieme alla sua combriccola) geloso dell'insignificante secchiona e asociale Park Alex. Ma manco nei mondi paralleli più lontani o vicini presenti in questo universo.
Deglutì e si umettò il labbro inferiore, impugnando la matita e scarabocchiando l'ultima pagina del quaderno di coreano. Non disegnava nulla di particolare, era ossessionata dagli occhi in generale e cercava di creare una forma perfetta per il suo colore preferito: il lilla.
Il suo adoratissimo compagno di banco, d'altro canto, non smetteva di fissarla nemmeno per sbattere le palpebre ed evitare che i suoi bulbi si irritassero. Si era accorta che si era irrigidito non appena aveva sentito pronunciare quella frase, e si era accorta anche di un'altra cosa, ma questa riguardava se stessa.
Si stava prendendo una bella cotta per Taehyung. Le sembrava strano, stranissimo. Insomma, chi è così idiota da invaghirsi della persona dalla quale è odiato a morte nel vero senso della parola?
Eppure era come se non volesse farlo sul serio, come se prima o poi Tae si fosse reso conto di star facendo una stupidaggine e le avesse chiesto scusa implorando amore e perdono. Ma c'era una cosa che non sapeva: entrambi volevano la stessa cosa, magari in modi diversi, ma volevano amore.
La professoressa continuava a spiegare senza interruzioni, convinta che i suoi diligentissimi alunni la stessero ascoltando, quando invece nemmeno chi di dovere lo stava facendo. Alex spostò lo sguardo un'ultima volta sul volto di Taehyung.
Non si stupì di vederlo assottigliare gli occhi e mimare in labiale un 'ti tengo d'occhio'.








* * *









Le ore scolastiche erano passate maledettamente in fretta. A ricreazione era andata a farsi un giretto per il corridoio, ammirando (per così dire) l'amicizia che legava le sue compagne di classe e beccandosi qualche spintone da parte di qualche idiota che le ribadiva di camminare più velocemente.
Inutile dire che aveva assistito all'ennesimo pestaggio di Jungkook e, anzi, era riuscita a bloccare in tempo un tizio che stava per sfigurargli la faccia. In compenso si era beccata sguardi indesiderati e brutte voci sul suo conto, ma poco importava. Il corvino, tra una passata di alcool e acqua e l'altra, le aveva proposto una ripassata generale di matematica a casa sua. Un invito piuttosto improvviso, dato che si beccavano in giro sì e no tre volte a settimana e che il loro luogo d'incontro era il cesso. Garze e acqua a far loro compagnia.
Tuttavia la ragazza aveva risposto positivamente alla richiesta e si erano dati appuntamento per le quattro.



E adesso eccola lì, distesa a peso morto sul letto a riflettere su come ci si veste per andare a casa di un amico. Ragazzo per di più.
Insomma, non è che fosse un appuntamento romantico - nella matematica non c'è nulla di tutto questo - però resta il fatto che ci tenesse a far bella figura, mettendola su questo piano. Sospirò e si tirò a sedere, spalancando l'armadio ed esaminando i suoi vestiti migliori. Il fatto era che non esisteva uno che le andasse a genio, tutto quello che riusciva a dire era 'mah, va bene' oppure 'no, non ci siamo'.
Alla fine del dilemma se ne uscì sconsolata con un paio di leggins neri strappati al ginocchio, una maglietta bianca e larga con scritte nere e degli elastici per capelli (magari le veniva un colpo di calore, non si sa mai). Fece la coda alta, si vestì in fretta e furia - dopo aver letto l'ora sul cellulare ed essersi accorta di essere quasi in ritardo - e si chiuse in bagno, intenta a passarsi un sottilissimo filo di matita, quasi invisibile.
Abbandonò la camera da letto e andò in cucina ad avvisare sua madre dell'uscita. Questa rimase dapprima perplessa, poi si rilassò e tirò fuori un sorriso da zuccherino. Alex scrollò le spalle e chiuse la porta di casa, lasciandosi dietro quel dolcissimo odore di torta di mele.
Era la sua preferita e odiava avere contrattempi e non poterla mangiare. Poi pensò a Jungkook e sorrise.
Si disse che era un buon motivo per fare la dieta, così, senza un perchè.
Mise sotto braccio libri, quaderni e astuccio e proseguì senza una meta precisa, per poi bloccarsi e smanettare sul cellulare. Era stata così intelligente da non avergli chiesto dove cavolo abitasse. Per fortuna si erano scambiati i numeri e a volte messaggiavano su KakaoTalk.
Dopo una decina di squilli qualcuno dall'altro capo del telefono si decise a degnarla di una risposta.

- Pronto?-

- Ehm Jungkook, ciao!- Alex cercò di sembrare più rilassata possibile.

- Hey! Scommetto che mi hai chiamato per lo stesso motivo per cui ti stavo per chiamare io- ridacchiò l'altro.

- Giusto, quindi dov'è che abiti?- la ragazza sorrise impercettibilmente. Ottenuto l'indirizzo, Alex ringraziò e chiuse la chiamata, riprendendo a camminare.
Era strano, stava andando proprio nella giusta direzione, come se già sapesse dov'era la casa di lui. D'un tratto sentì la testa girare vorticosamente.
Dovette fermarsi un paio di secondi e massaggiarsi le tempie, forse si stava beccando l'influenza. Oppure era l'effetto di un potere alieno.
Già, il manipolatore della ragione era nei dintorni e la stava seguendo, dopotutto era onnipresente.









* * *









La casa di Jungkook era a dir poco gigantesca: appena Alex ebbe modo di mettervi piede, si ritrovò di fronte ad un enorme salotto in stile 'epoca vittoriana', il soffitto era giallo pastello e al contempo si poteva notare quanto fosse aggiornato e all'avanguardia. Sì insomma, non era da tutti permettersi un televisore degno di un cinema.
Non sembrava la casa di un comune coreano, non lo sembrava affatto.
I suoi genitori erano delle persone squisite e perennemente sorridenti. Ecco, forse da quello si capiva di trovarsi a casa di un coreano.
Salirono le scale a grandi falcate, scambiando sì e no due parole: 'ciao' e 'come stai?'.
Giunti nella camera di lui, la ragazza rimase a bocca aperta. Non esistevano parole per descrivere quanto fosse bella e ordinata, eppure apparteneva ad un ragazzo. Quasi quasi gli chiedeva se potevano adottarla e roba simile.
Sistemarono i libri sulla scrivania e si sedettero, il corvino accese il lampadario per far sì che ci fosse un po' di luce in quella stanza.

- Allora, com'è che chiedi alla tua avversaria di fare i compiti insieme?- esordì Alex, un sorrisetto volutamente malvagio a dipingerle il viso. Jungkook ridacchiò.

- So per certo che siamo sullo stesso livello- rispose con fare modesto.

- Che gentile, magari poi ti riduco in polvere- ribattè l'altra. Il moro scosse la testa.

- Non ne saresti capace-
E dopo aver pronunciato quelle parole, aprì il libro di matematica e incominciò a svolgere i primi sistemi di disequazioni.
Alex lo imitò e scribacchiò velocemente le tracce sul suo quaderno, quasi volesse fare a gara a chi finisce prima e azzecca il risultato. E in effetti era così.
In poco tempo quello che doveva essere un tranquillo pomeriggio fra buoni amici si trasformò in una vera e propria guerra all'ultimo numero.
Jungkook mise addirittura il timer sul cellulare per vedere quanto ci metteva a risolvere un quesito di elevata difficoltà. Non appena le loro mani si intorpidirono per aver scritto così a lungo, chiusero tutto e si guardarono negli occhi per secondi che parvero minuti, ore, anche qualcosa in più.
Scoppiarono all'unisono in una fragorosa risata.

- Sei un idiota! Perchè hai messo il timer?- Alex si tenne la pancia e continuò a ridere.

- Sei invidiosa perchè io l'ho risolto in trenta secondi e tu in trentacinque, ammettilo!- fece l'altro.
La ragazza ribattè con un 'sì, come no' a mo' di sfottò, intanto il corvino si schiarì la voce e fece un'osservazione.

- Senti, ho notato una cosa mentre facevamo quei problemini di fisica... come mai non approssimi i numeri? Forse è stato anche quello a rallentarti- disse, per l'appunto. Alex sembrò incupirsi un attimo, abbassando il capo.

- E' proprio questo il motivo per cui detesto la fisica: la matematica è perfetta, non esistono approssimazioni. Voglio dire, il risultato è quello e basta. In fisica invece si tratta di supposizioni, approssimazioni, margini di errori eccetera. Un po' come se fosse filosofia di numeri, e mi da fastidio. Mi piace la perfezione, tutto ciò che è finito- borbottò a bassa voce, cercando di non farsi sentire dal ragazzo.
Perchè in quel momento si sentiva patetica, così patetica da rendersi conto di star facendo un discorso senza senso. Jungkook non era così. A lui piaceva ascoltare, in particolar modo Alex. Trattenne un sorriso ingenuo nel sentirle dire quelle parole.

- Però l'infinito esiste anche in matematica, ricordi? L'otto capovolto- ridacchiò e mimò con l'indice facendo finta di scrivere nel vuoto.
Alex alzò lo sguardo e lo fissò inclinando di poco la testa.

- Ma non si conosce. Non si sa quanto vale, è un numero talmente grande che...- il corvino la precedette.

- Soltanto a pensarci ti vien voglia di perderci la testa e impazzire, lo so. Ma d'altronde è così che va l'universo. Ci sono cose che non puoi sapere, cose che magari non hanno alcun senso e forse nemmeno esistono. Ma è meglio così sai? E' proprio questa la bellezza del mondo, quel non so che di misterioso che si percepisce nell'aria. Mi piace-
Per un istante, un solo e brevissimo istante tendente allo zero Alex si perse nel suo discorso.
Dischiuse la bocca e cominciò a vederlo sotto una luce diversa, non sapeva nemmeno lei quale di preciso. Si concentrò sul movimento delle sue labbra e sui suoi occhi vispi semichiusi.
Lo contemplò mentre inclinava il capo verso l'alto quando parlava, quando faceva quei ragionamenti che a lei in quel momento sembravano assurdi e sconnessi.
Poi una scarica elettrica pervase la sua schiena, percorrendola in tutta la sua lunghezza. Una scarica mai percepita prima, non le era capitato nemmeno stando a contatto con Taehyung.
Il suo cuore perse un battito nel momento in cui Jungkook riaprì gli occhi e puntò lo sguardo sul suo, così, senza preavviso. E ciò l'aveva colta impreparata sul serio. Sussultò e distolse lo sguardo, bofonchiando 'hai ragione' pur non avendo ascoltato buona parte del discorso. Si chiese se ne fosse valsa la pena.


Nel frattempo il corvino guardò dalla finestra, era da un po' che si sentiva strano e aveva sospetti. Poi vide gli sguardi infuocati dei demoni delle loro classi e sbiancò. Taehyung e Yoongi lì fuori a fargli segno di smetterla e di mandarla via, o la morte sarebbe stata lenta e dolorosa.

- Che hai? Sei sbiancato all'improvviso- osservò la mora. Jungkook, ancora scosso, la degnò di uno sguardo e sorrise imbarazzato.

- Scusa, ti va bene se ti accompagno a casa?-








* * *








Era da tutto il pomeriggio che Tae e Yoongi seguivano quei due ibridi disgraziati.
Jin, Jimin e compagnia bella avevano preferito gironzolare per le strade di Seoul in cerca di un qualche posto simile ad un parco, o ad un bosco. Non se la sentivano di uccidere altri esseri umani, o sarebbero seriamente finiti in carcere - anche se il carcere umano non era niente in confronto al loro. E poi la carne dei cerbiatti era buona comunque.
I due squilibrati avevano pedinato Alex per tutto il tragitto e avevano osservato le rispettive prede divertirsi e conversare, manco si conoscessero da una vita.
Erano incazzati, incazzati neri. Non era così che dovevano andare le cose.
Il piano di Taehyung era abbindolarla, farle credere di essere l'amore della sua vita per poi lasciarla nel modo più atroce possibile, nei limiti della legalità e senza compiere alcun omicidio. Grazie alle sue doti di manipolatore sarebbe stato facile che lei si dannasse l'anima. Sarebbe morta di crepacuore.
Per quanto riguarda Yoongi, invece, non aveva un piano preciso. Più che altro voleva comportarsi come un'altalena di emozioni, lunatico fino all'iperbole.
Un giorno voleva aiutarlo e l'altro si comportava da bullo. Sarebbe stato questo a farlo morire lentamente, non conoscere il motivo del suo comportamento.
Ebbero la brillante idea di rubare un'auto scelta a caso e approfittarne della pioggia torrenziale per sfrecciare verso di loro, così da bagnarli.
Peccato per loro che Jungkook era uno prudente e aveva portato l'ombrello.
Stavano passeggiando tranquillamente, quando l'auto passò davanti a loro e schizzò acqua. Il corvino prontamente tirò Alex a sè in un abbraccio e si beccò la doccia gelida al posto suo.
La ragazza rimase allibita, ritrovandosi a ricambiare l'abbraccio e a sentire un vuoto incolmabile allo stomaco.

Neanche questo doveva andare così. Jeon Jungkook era la loro rovina.


***
Annyeong genteeeee!!! Lo soooo non aggiorno da una vita e chiedo venia, ma ho avuto un sacco di roba da fare - compiti, tanti compiti. E verifiche, che noiah - e quindi non ho avuto tempo. Anzi, domani avrò compito di latino (in bocca al lupo a me >.<). Ammirate le belle conversazioni da secchioni di Jungkook e Alex (quando in realtà sappiamo che Kookie è una capra in matematica... peggio di me XD). Niente, come al solito ringrazio chi segue la storia, chi recensisce, chi legge silenziosamente (anche se a me piacerebbe sapere il vostro sapere ma oh, ognuno è libero di fare quello che vuole u.u io in primis che sono così pigra che un bradipo in confronto è Usain Bolt.... ?). Bastaaaa vi lascio al capitolo, aspettatevi tantecosebelle (come no) nel prossimo ;) bacioniiiii _MartyK_ <3

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Alex e Jungkook uscirono di casa, bloccandosi proprio sotto il portone. Pioveva e faceva freddo, tutto all'improssivo.
Il corvino si chiuse la porta dietro le spalle e con un rapido gesto aprì l'ombrello, invitando la ragazza a fargli compagnia.
Passeggiarono tranquillamente, non distogliendo lo sguardo dal marciapiede neanche per idea, evidentemente imbarazzati per la distanza ravvicinata. Fu Jungkook a schiarirsi la voce con un colpo di tosse.

- Hai ansia per il test?- chiese con nonchalance. In realtà si disse che era un pessimo inizio.

- Un po'. Ma sai com'è, l'ansia c'è sempre- ridacchiò Alex coprendosi la bocca con una mano. Notò che il ragazzo si era leggermente allontanato e aveva la spalla sinistra bagnata fradicia.

- Hey fatti più vicino sennò ti bagni- gli prese un polso e lo tirò a sè.
Jungkook deglutì e sperò che la frangia fosse abbastanza lunga da nascondere il rossore alle guance.
La passeggiata procedette in modo normale ancora per poco, fino a quando si sentì un'auto sfrecciare ad alta velocità affianco a loro.
Pur avendo degli ottimi riflessi, Alex non riuscì neanche a voltarsi del tutto per vedere chi cavolo era l'idiota in macchina che credette di ritrovarsi coi vestiti bagnati da un momento all'altro.
Ma Jungkook, da bravo gentiluomo quale era, voltò le spalle all'auto e la tirò a sè in un abbraccio, poggiando il mento sulla sua spalla. L'acqua arrivò gelida alla schiena come fosse una secchiata giunta direttamente dal Polo Nord. Strizzò gli occhi e storse la bocca in una smorfia di dolore, perchè sì, faceva fottutamente male.
In meno di mezzo secondo si ritrovò bagnato dalla testa ai piedi, allontanò il viso dalla spalla di Alex e puntò lo sguardo sul suo. Ebbe anche il coraggio di essere apprensivo.

- Stai bene?- domandò, per l'appunto. Alex sbattè un paio di volte le palpebre.

- Dovrei essere io a chiedertelo. Guarda qua, hai tutti i capelli bagnati- constatò lei.
Il corvino, che aveva ancora le braccia allacciate alla vita della ragazza, non aveva intenzione di lasciarla andare, nè tantomeno di distogliere lo sguardo.
Alex dal canto suo si rese conto solo allora che anche Jungkook aveva gli occhi azzurri.
Era così strano, insomma, non è da tutti i giorni ritrovarti di fronte ad un asiatico con gli occhi a mandorla e due zaffiri al posto di due stille di petrolio.
Eppure non riusciva a staccarsene, era come ipnotizzata. E si accorse che la stessa cosa valeva per il ragazzo.
Da poco aveva scoperto di possedere il potere di leggere nella mente, succedeva tutto in modo spontaneo e involontario, ma la mente di Jungkook era una confusione totale. Numeri, lettere, pensieri sconnessi, immagini sfocate dominavano quel povero cervello stanco. Ma una cosa la meravigliò: riguardavano lei.
Aggrottò le sopracciglia nel vedere il suo viso riflesso nella mente dell'altro. Forse in un momento diverso sarebbe anche arrossita, ma in quello non riusciva a fare niente che non fosse fissarlo negli occhi, ammirare quelle piccole fessure così profonde. Profonde dentro.
Capì appieno il significato del detto 'gli occhi sono lo specchio dell'anima', lo capì eccome.
Allo stesso tempo Jungkook osservava i suoi, di occhi. E leggeva la sua mente, o meglio, ci provava.
Si fece impercettibilmente vicino a lei, diminuendo le distanze ogni secondo che passava, a volte in modo brusco, altre facendosi coraggio.
Esitava ad ogni istante, come se prima o poi stesse per ricevere una sberla, una qualsiasi cosa che gli avrebbe fatto capire di stare alla larga. Alex non rispondeva però. Se ne stava lì ferma, sotto al suo tocco tremante, in attesa di quel dannato incontro-scontro di labbra.
Perchè sì, aveva intenzione di baciarla. Non sapeva nemmeno lui il motivo. Le distanze erano minime, a separarli c'era solo un filo d'aria sottile.
I capelli bagnati si scontrarono con la fronte di Alex e i nasi si sfioravano appena. Fece per inclinare la testa a un lato, quando la ragazza deglutì e si allontanò di poco. Tanto bastava a fargli capire di aver fatto una figura di merda. Forse.

- Sei tu...- mormorò. Jungkook non capì, gli occhi di lei brillavano.

- Cosa?-

- L'altro ibrido... sei tu- accennò un sorriso. Il corvino stava per chiederle come faceva a saperlo e Alex lo bloccò accarezzandogli una guancia.
Passò l'indice e il medio sulla tempia, facendoli scorrere verso lo zigomo e scendendo giù, sulla mandibola.
La pelle diafana era proprio come si aspettava che fosse: soffice e liscia, pura.

- Sei così bello...- mormorò ancora.

- D'ora in poi potremo leggerci nella mente- concluse poggiando la mano sulla sua spalla, facendo per allontanarsi definitivamente.
Il ragazzo era imbambolato e si limitò a rispondere a stento con un 'ah-ah'.
La prese sotto braccio e ripresero a camminare, intanto lei sistemò meglio l'ombrello sopra le loro teste, nonostante per Jungkook non ci fosse più nulla da fare.
Arrivati a destinazione, il ragazzo le regalò un ultimo sorriso e accennò un inchino per ringraziarla del pomeriggio, per poi salutarla con la mano e andarsene. La mora osservò ininterrottamente il suo tragitto, quasi a voler memorizzare la sua figura. Sospirò e circondò il suo grembo con le braccia, rabbrividendo per il freddo e facendo rientro a casa.





Taehyung era a dir poco incazzato e basito al tempo stesso per ciò che aveva visto. Quel bastardo di un ibrido gli stava rubando la ragazza.
Non gliel'avrebbe mai perdonato, e ci tenne a precisarlo.

- Giuro che gli taglio la gola- sibilò a denti stretti, una volta che lui e Yoongi si erano addentrati nella loro camera d'albergo. Jimin e Hoseok si scambiarono un'occhiata perplessa.

- Che avete combinato con quei due?- chiesero all'unisono. Il moro sbattè un pugno alla parete, provocando un fortissimo tonfo e una bella crepa evidente.
La testa azzurra gli lanciò un'occhiataccia.

- Stai parlando della mia preda- precisò.

- E allora allontana la tua preda dalla mia- ribattè acido l'altro.
Il compagno si limitò ad alzare gli occhi al cielo e a sbuffare, per poi buttarsi a peso morto sul letto.
Un buon odore inondava la stanza, segno che Jin si era messo ai fornelli. Sia fatto santo quel ragazzo, pensò ironicamente Tae.

- Voi piuttosto, avete trovato una qualche area protetta in cui circolano cerbiatti, gazzelle e via dicendo?-

- Infatti abbiamo fatto la spesa- Namjoon ridacchiò con la sua risata profonda.
Jin fece la sua gloriosa entrata in sala con un mestolo in mano e un sorriso genuino a dipingergli il volto.

- A tavola!- esclamò con fare da mamma chioccia.

- Oh porco cane, sono ancora le sette!- si lamentò Jimin. Hoseok gli tirò una spallata.

- Tanto hai fame comunque-








* * *









Verso le undici di sera Taehyung si alzò dal letto, stanco di girovagare su internet e sorbirsi gli scleri di youtubers scansafatiche.
Per sembrare un adolescente normale era stato costretto a comportarsi in quel modo, Dio come rimpiangeva la sua vecchia vita a Nazburuk.
Cercò di fare meno rumore possibile e poggiò prima un piede e poi l'altro sul pavimento freddo della suite. Inutile dire che quegli stronzetti dei suoi amici avevano un udito più sviluppato di un delfino e un cane messi insieme.

- Dove stai andando, Kim Taehyung?- domandò Namjoon.
Colto in flagrante. Sussultò e trattenne il respiro per un paio di secondi, per poi espirare e grugnire.

- Cazzi miei, ho ancora fame- borbottò.

- In frigo ci dev'essere ancora qualcosa, mentre nella dispensa ci sono delle patatine- annunciò Jin.

- Sai che non mi riferisco a quel tipo di fame- fece il moro. Ci fu un silenzio imbarazzante, nessuno osava ribattere o rivolgergli la parola.
Sapevano che Tae era particolarmente suscettibile riguardo alle sue conquiste.
Il ragazzo si levò la canottiera e la lanciò in un angolo non definito della stanza, avanzando verso il bagno.
Una volta dentro, si chiuse a chiave e si guardò allo specchio: perfetto. Non aveva nulla da rimproverarsi.
Si mise di lato e osservò compiaciuto la sua meravigliosa spina dorsale. I pettorali ben definiti, gli addominali accentuati quanto bastava per far cadere l'intero popolo femminile ai suoi piedi.
Perchè cavolo Alex non s'innamorava di lui?!
Si scompigliò i capelli e da un cassetto tirò fuori una maglietta nera con scollo a V. Ad essa abbinò dei pantaloni in pelle e degli anfibi borchiati, da vero rockettaro quale era. Per evidenziare lo sguardo, frugò nella cesta dei cosmetici e si passò una matita nera sul contorno occhi.
Si lavò e s'improfumò, dando un'ultima occhiata allo specchio e abbandonando il bagno.
Dal suo comodino prese cellulare e cuffie e se ne andò, non curandosi di avvisare gli altri.
Non ne avevano bisogno, era un alieno, non gli sarebbe successo nulla di male sulla Terra.




Fame. Una sola parola, innumerevoli significati. Quella sera non aveva soltanto fame di cuori, aveva anche fame di divertimento, di spensieratezza, di distrazione.
E cavolo se voleva distrarsi. Quale luogo migliore della discoteca per provare l'ebbrezza dello stato confusionale?
Camminò a passo deciso per le strade di una Seoul notturna e poco sicura per i minorenni.
Si tirò su il cappuccio del giubbotto e levò gli auricolari, entrando in un locale capitatogli a tiro. Immediatamente si ritrovò immerso nella folla di zombie che ballavano in modo imbarazzante le canzoni che passava il DJ. Si fece largo e andò al bancone dei drink, ordinandone un paio.
Aveva già adocchiato le sue vittime: una era palesemente nana ma con dei tacchi vertiginosi da farla arrivare al metro e ottanta, l'altra bionda e con un vestitino inguinale che lasciava poco all'immaginazione. Entrambe avevano le curve a posto e a lui andava bene.
Con una scusa le avvicinò, insieme si sedettero su un divanetto troppo stretto per stare in tre, ma Taehyung trovò comunque una soluzione.
Le costrinse a bere i drink, e mentre quelle poverette erano più di là che di qua, il moro faceva finta di bere, portandosi il bicchiere alla bocca di tanto in tanto e rovesciandolo sul pavimento quando si stancava di recitare. Non ci volle molto per convincerle a seguirlo in bagno.
In meno di mezzo secondo Tae si fiondò al collo della bionda, baciandolo e mordendolo con la passione che bruciava in corpo. Intanto l'altra gli stava dietro e gli aveva già levato la maglietta, pronta a lasciargli una scia di baci dietro la schiena. Il ragazzo si lasciò sfuggire un gemito roco, da quanto non si divertiva così.
Circondò i fianchi della nanetta e la sollevò da terra, facendo scivolare giù il vestito e sclacciandole il reggiseno.
L'amichetto dei pantaloni aveva sempre più voglia di farsi un giretto fuori dai boxer, peccato però che lo stomaco brontolava come se non vedesse carne umana da secoli, così fu costretto a reprimere gli istinti primordiali e affidarsi a quelli primari.
I suoi occhi si colorarono di un rosso acceso, sorrise come un assatanato e tirò un morso letale al collo della ragazza che gli stava dietro, lacerando il muscolo principale e bevendo il sangue della poveretta priva di vita. La bionda si lasciò sfuggire un urlo.
Errore imperdonabile, si disse Taehyung.
La sbattè al muro e si fiondò sul suo ventre, mordendo con forza la pelle e strappandola letteralmente.
Continuò la sua operazione, addentando il tessuto muscolare e spingendosi fino alle viscere, squarciandola completamente.
Tirò via la testa da quell'osceno spettacolo, pulendosi la bocca col dorso della mano destra e respirando a fatica.
Una volta resosi conto di ciò che aveva combinato, sbattè una mano sul muro e abbassò il capo, cacciando un urlo degno del cantante di una band metal e graffiando la parete a cui si era appigliato.
Aveva ucciso, aveva mangiato, perchè non si sentiva ancora sazio? Soprattutto, perchè un'insulsa ragazzina gli stava facendo questo?
Si ripetè le parole che disse ai suoi compagni sull'astronave: nessuna pietà per gli ibridi.
Doveva smetterla. Era un alieno, non esistevano sentimenti diversi dalla rabbia e dall'apatia.








* * *











Quella mattina Alex si era svegliata presto. Aveva fatto una buona colazione, si era preparata con calma ed era diretta a scuola.
Certo, la sensazione di essere seguita dappertutto non l'abbandonava neanche per un minuto, ma poco importava.
Doveva fare bella figura e cercare di battere Jungkook, aveva avuto la prova che era un asso nelle materie scientifiche.
Giunta a scuola, andò in palestra. L'avevano allestita per il concorso e vi erano presenti solo banchi e paraventi.
Il professore l'accolse con un sorriso e la fece accomodare di fronte a Jungkook, che se ne stava bello tranquillo a braccia conserte.
Gli lanciò un'occhiata mentre prendeva carta e penna, lui non mostrò alcuna emozione. Per un attimo le fece paura.
Alle otto in punto scattò la prova, il professore dettava velocemente le disequazioni e i due dovettero sbrigarsi a scrivere la traccia.
Un punto per ogni esercizio svolto correttamente, chi vinceva si aggiudicava una borsa di studio e un premio di riconoscimento.
Davanti ai due ragazzi c'era un pulsante rosso che dovevano premere ogni qualvolta terminavano un esercizio.
Dopo un paio di minuti Alex si affrettò a premerlo, ma finì per poggiare la mano su quella di Jungkook.
Il prof storse il naso nel vedere che avevano finito contemporaneamente.

- Bene, qual è il risultato?- chiese.

- X maggiore o uguale a due quinti- risposero all'unisono.
L'uomo controllò e annuì, passando alla traccia successiva.
Più andavano avanti, più finivano contemporaneamente e i risultati erano giusti.
A complicare le cose ci si erano messi i Bangtan Sonyeondan, che avevano chiesto di poter assistere alla prova.
Con la coda dell'occhio, Alex si accorse di essere fissata da Jimin e Namjoon. Sembrava che Taehyung non ci fosse, poi incrociò il suo sguardo.
Stava dietro di loro e sembrava più inespressivo del solito.

Concentrati!

A distoglierla dai suoi pensieri ci pensò Jungkook, che utilizzò la forza della mente.
Si era ricordato delle parole di lei, quello era il momento giusto per mettere in pratica il suo potere. La ragazza scosse la testa e si concentrò sul foglio, scribacchiando numeri e segni che manco sapeva di conoscere.
Al termine della sfida Jungkook fece per premere il pulsante, ma si accorse che Alex era indietro.
Le prese la mano e la poggiò sul pulsante, premendolo insieme ancora una volta.

- Di già?- fece stupito il prof. Chiese il risultato e Jungkook si morse il labbro inferiore.

Leggimi nel pensiero e ripeti insieme a me.

Ma non ho ancora finito!

Scrivilo adesso. Di nascosto.

Recitarono la formula e l'uomo non potè credere alle sue orecchie.

- Non è mai successo. Ex aequo!- esclamò.
Taehyung si era sorbito tutta la scena, impassibile. Non poteva lasciare che le cose facessero il proprio corso. Non stavolta.

- Prof, Park Alex ha barato!-


***
Annyeong gente! Mi scuso per il tremendo ritardo, ma ho avuto un sacco di interrogazioni (come sapete, la scuola porta via molto tempo T.T) e niente... ringrazio tutti quelli che seguono la storia, i lettori silenziosi e jungkokiee16 che si sorbisce questo mio sclero :') sono molto preoccupata perchè la mia gattina non ritorna a casa da ieri pomeriggio, un signore mi ha dato una notizia non proprio bella e spero tanto che non sia vera T.T il concentrato d'ansia che scrive si sta dileguando, bacioni _MartyK_ <3

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


- Prof, Park Alex ha barato!- esclamò Taehyung con tanto di braccio alzato per farsi notare dall'uomo.
Egli, dal canto suo, si aggiustò meglio gli occhiali sul naso e inviò un'occhiata scettica al ragazzo. Un po' come a dire: 'stai scherzando? E' la più brava della scuola, non potrebbe mai'.
La ragazza si voltò in direzione del castano e sgranò gli occhi.

Non puoi averlo fatto, non puoi!

Fu l'unica cosa che riuscì a dirgli attraverso la mente. Tae mostrò un sorriso sghembo, volutamente ingenuo.

Oh davvero? Ho appena messo nei guai la secchiona della scuola? Che peccato! Ricorda, Kim Taehyung non viene mai rifiutato. Mai.

Le rivolse uno sguardo minaccioso e tornò a starsene in un angolino a braccia conserte. Intanto il professore passò tra i due banchi e ritirò malamente i fogli dei due giovani, non prima di aver fatto una smorfia di disappunto ad Alex. Esaminò le risposte che i due avevano dato e controllò nei minimi dettagli tutti i passaggi per risolvere le disequazioni. Poi notò l'errore della ragazza all'ultimo esercizio ed assottigliò gli occhi.

- Il ragazzo ha ragione, Park Alex ha barato- affermò glaciale. La ragazza abbassò il capo e borbottò un impercettibile 'mi dispiace'. Nessuno la sentì.
Nessuno eccetto Jungkook e i sei alieni.
Dopo una manciata di minuti passati in totale silenzio - più che minuti sembravano ore -, il corvino si decise a rompere il ghiaccio.

- Quindi il concorso..?- biascicò, lasciando che il prof intendesse il resto.

- Jungkook, tu sei l'unico vincitore- rispose l'altro. Borbottò un freddo 'complimenti' e strinse la mano al giovane.

- Preparati, tra cinque minuti ci sarà la premiazione- lo avvisò poi, abbandonando la palestra.
Jungkook si alzò di scatto dalla sedia, allungando la mano verso l'uomo come a dirgli di fermarsi. Non era lui il vincitore, non se lo meritava.
Perchè aveva costretto Alex ad imbrogliare. E non riuscì a dirglielo, le parole gli morirono nello stesso momento in cui aprì bocca.



La premiazione era andata a buon fine, Jungkook non aveva dovuto fare altro che tirare sorrisi, chinare leggermente la testa e stringere la mano a tutti i membri della commissione, manco si fosse diplomato. Ora si ritrovava con una coppa in stile Champions' League e un foglio firmato da lui come attestato di partecipazione.
Per la borsa di studio beh, l'avrebbero avvisato quando i soldi sarebbero arrivati sul suo conto in banca. Ma a lui non importava dei soldi, non gli importava affatto.
Ciò che gli aveva fatto perdere così tanti battiti cardiaci da temere di crollare a terra e morire davanti a tutti era stato vedere il volto impassibile di Alex e lo sguardo vispo e pungente dei sei ragazzi. In particolare quello di Yoongi, quel ragazzo era inquietante e non poco.
Verso mezzogiorno uscirono - finalmente - dalla palestra e proseguirono ognuno per la propria strada.
Jungkook avvistò Alex camminare tutta sola, spaesata. Accelerò il passo e l'affiancò, facendola sussultare.

- Mi hai spaventata- constatò. Il corvino si morse il labbro inferiore.

- Mi dispiace, io... non dovevo. Cioè, spero non sia arrabbiata ma dubito sia così- bofonchiò gesticolando nervosamente. Alex lo bloccò con la sua risata cristallina.
Dio solo sapeva quanto era bella, e il modo in cui gli occhi si assottigliavano nel momento in cui sorrideva era qualcosa di meraviglioso.
Rimase interdetto per alcuni secondi, non sapendo cosa dire e rischiando di fare la figura dell'imbecille per l'ennesima volta.
Chissà perchè il ricordo di quel bacio mancato gli affiorò alla mente.

- Tranquillo, infondo è colpa mia. Non avrei dovuto distrarmi, ma sai com'è, ultimamente sono molto sbadata e non riesco a capire perchè- la ragazza esitò, puntando lo sguardo su un punto a cavolo del soffitto bianco del corridoio.
Divenne improvvisamente seria, qualcosa non andava. E Jungkook sapeva cosa.

Soltanto tu non riesci a capire come ti senti. Anche un cieco si renderebbe conto che sei innamorata di Taehyung.

E formulò quel pensiero quasi con rabbia. Strinse le mani in pugni fino a sbiancare le nocche, il sorriso che gli spuntò nel momento in cui la ragazza gli disse che non era successo niente si trasformò in un broncio bello marcato. Non era geloso e non era neanche poi così arrabbiato, forse... forse era solo confuso.
Non appena si rese conto di stare davanti ad un ibrido capace di leggere nella mente, arrossì violentemente e sgranò gli occhi. Alex aggrottò le sopracciglia ed inclinò la testa a un lato, dischiudendo la bocca e lasciandosi sfuggire un mugugno insolito.

- Eh? Tu credi-tu credi davvero che mi piaccia Taehyung?!- all'ultima parte alterò il tono di voce.
Jungkook scosse la testa e fece per andarsene, quando la ragazza lo bloccò per un braccio.

- No davvero, fammi capire. Tu davvero credi che mi sia presa una... una cotta per Kim Taehyung?-
A sentirla il corvino roteò gli occhi al cielo dalla noia. Sì, sì, è quello che credeva e aveva visto giusto. Non voleva neanche parlarne, non era mica una ragazza!
La mora si tenne la pancia con le mani e tirò la testa all'indietro, scoppiando in una risata un tantino forzata. Jungkook aveva lo sguardo di chi voleva spiegazioni.

- Non può piacermi, tenta di uccidermi ogni giorno, sarebbe da matti innamorarsi del proprio nemico- spiegò come se fosse ovvio.

- Fa' quello che credi, non posso dirti nulla- biascicò l'altro.
Alex allentò la presa e Jungkook ne approfittò per staccarsi dalla ragazza e lasciarla sola, raggiungendo la sua classe.

- Hey aspetta! Yah! Jeon Jungkook!- urlò lei.
Ma il ragazzo se n'era andato già da un pezzo. Alex fece una smorfia e si strinse nel suo zaino.
Una volta entrata in classe, non si curò di dire buongiorno o di inchinarsi davanti al prof dell'ora corrente, semplicemente lanciò lo zaino sul suo banco e si sedette a peso morto e con fare svogliato sulla sedia. E non si curò nemmeno degli occhi da gufo dei suoi adorabili compagni.
Jimin e Namjoon le rivolsero occhiate curiose, come se loro non sapessero nulla. Taehyung si limitò a guardarla male come al solito.
Era stanca del solito, doveva rimediare.
Alzò il braccio, segno che aveva qualcosa da dire. Il professore di storia dell'arte alzò lo sguardo e annuì.

- Prof, posso cambiare compagno di banco?-
Inutile dire che i due alieni erano rimasti basiti da ciò che avevano sentito le loro orecchie. Taehyung, al contrario di loro, era semplicemente soddisfatto.
Soddisfatto perchè gli stava mettendo i bastoni tra le ruote; soddisfatto della sua aria di sfida; soddisfatto di aver trovato una preda così difficile come lei.
Alex prese le sue cose e si accomodò vicino ad una ragazza, tirando fuori dall'astuccio una penna verde e giocherellandoci con le dita.
Mentre il professore illustrava alcune cattedrali in stile gotico, Taehyung tirò un debole calcio alla sedia di Alex, tanto bastava da farle capire che non era ancora finita.
Più lei faceva resistenza, più lui continuava a spingere e ad importunarla.
La sua compagna di banco, sentendo i bruschi rumori, si voltò verso Jimin, il quale le regalò uno dei suoi sorrisetti costruiti al momento.
Quella non potè fare a meno di arrossire e sorridere a sua volta, portandosi indietro una ciocca di capelli con fare imbarazzato e voltandosi verso la lavagna multimediale. Poi si avvicinò all'orecchio di Alex.

- Sai, i tuoi amici sono piacevolmente strambi- ridacchiò pavoneggiandosi come gli altri cloni femminili della sua classe e continuando a vantarsi di aver ricevuto un 'bellissimo sorriso da quello strafigo di Park Jimin'.
Alex invece era preoccupata. Quei tre stavano cercando l'appoggio dei suoi compagni e loro, essendo stupidi fino all'iperbole, ci sarebbero cascati.
Sarebbero rimasti intrappolati nella fitta tela delle tre tarantole dagli occhi azzurri.








* * *










Era appena suonata la campanella della fine delle lezioni, Alex era stata una delle prime ad aver preparato lo zaino ed essere sgattaiolata via da quell'aula affollata. Troppi pensieri, troppi bisbigli, la sua mente era esausta. Quasi quasi si sarebbe chiusa in camera sua e non sarebbe uscita di lì fin quando i Bangtan non sarebbero scomparsi dalla sua vista.
Il corridoio pullulava di ragazzetti euforici per la fine dell'ultima ora, pensavano e dicevano così tante cose che Alex per poco non ebbe un mancamento.
Barcollò leggermente e poggiò la mano sulla superficie liscia di uno degli armadietti, massaggiandosi la tempia con l'altra. Aveva bisogno d'aria.
Provò a raggiungere l'uscita dell'istituto, ci provò davvero, ma Taehyung era più veloce di lei.

- Non così in fretta!- borbottò e di scatto la fece voltare verso di lui. I suoi occhi erano più azzurri del normale, sebbene di solito fossero tendenti al bianco.

- Che vuoi ancora?- Alex era terribilmente stanca. Il castano mostrò tre dita della mano sinistra e la ragazza storse il naso.

- Sono tre le volte in cui mi stai evitando- precisò.
La ragazza cercò di divincolarsi dalla presa ferrea del moro, con scarsi risultati.
Taehyung tirò un sorriso diagonale e la bloccò contro lo stesso armadietto su cui si era poggiata due secondi prima. Portò le mani ai lati della sua testa, sbarrandole ogni via d'uscita possibile. Alex dal canto suo stette immobile al suo posto, l'ansia e il batticuore avevano preso il sopravvento su ogni problema.
Deglutì e sbattè un paio di volte le palpebre.

- Quando vuoi sei una brava bambina- sussurrò al suo orecchio, mantenendo quel sorrisetto malizioso.
La ragazza non riusciva a parlare, la sua mente era troppo occupata. I pensieri della gente che li circondava non contavano più nulla, anzi, nemmeno riusciva a percepirli. Per un attimo si chiese se avesse perso il suo potere.

Perchè non riesco a sentire nulla? E' tutto così silenzioso... che hai fatto?

Taehyung, prima di rispondere a quelle domande, si guardò intorno e inviò occhiate minacciose a tutti i presenti, intimando loro di abbandonare rapidamente l'istituto. Quelli eseguirono senza proteste gli ordini dell'essere superiore e scomparirono in un puff. Sembrava che gli unici chiusi ancora lì dentro fossero solo loro due.
Il moro ne approfittò per avvicinarsi cautamente alla guancia di lei e poggiare le labbra su di essa, cogliendola impreparata.
Alex sgranò gli occhi, si sentì morire dentro.
Le labbra di Tae erano soffici e carnose, restarono ferme in quel punto per parecchio tempo, e più ne passava, più desiderava che quella situazione durasse per l'eternità. Neanche si rese conto che si era lasciata sfuggire un verso mai emesso prima di allora. Il ragazzo sorrise sulla sua pelle.

- Cos'è, ti piace?- domandò senza vergogna.
Alex scosse la testa, cercò di riprendere il controllo di sè e portò una mano tremante sulla sua spalla, stringendola e cercando di allontanarlo.
Con l'altra mano gli accarezzò involontariamente la base del collo, sempre con lo stesso intento, l'unica differenza fu che sentì una scossa elettrica pervaderle il corpo e l'anima. Urlò dal dolore e cadde a terra come una pera cotta, massaggiandosi la mano. Era stato il suo tatuaggio ad averle fatto quell'effetto.
Taehyung si accovacciò e l'affiancò, accarezzandole la stessa guancia che aveva baciato.

- Risposta sbagliata, piccola- mormorò.
Nel frattempo Jungkook irruppe nel corridoio e si bloccò non appena vide a terra i due ragazzi.
Il moro si accorse della presenza dell'ibrido, ne percepì il disgustoso odore di mezzosangue e volse lo sguardo verso di lui. Uno sguardo di sfida, cantava vittoria.
Prima che Alex potesse accorgersi di lui, Tae le afferrò il mento e poggiò per la prima volta le sue labbra su quelle della ragazza, unendole in un casto bacio malato.
Il corvino spalancò la bocca, fece per intervenire quando si ritrovò bloccato contro il muro da Yoongi, Jin e Hoseok a gustarsi la scena dietro di lui.

- Tu non farai nulla per un po', okay?- sibilò a denti stretti, inclinando di poco la testa.

- Che hai intenzione di fare?- l'altro domandò senza paura della risposta.
Risposta che non si fece attendere in quanto Hoseok lo prese per i capelli e lo sbattè contro la parete fredda del muro. Strinse i denti dal dolore e strizzò gli occhi, Jin gli sferrò un pugno in pieno volto. La guancia destra si gonfiò in pochissimo tempo, sarebbe spuntato un livido da un momento all'altro.
Jungkook lanciò uno sguardo truce a Yoongi, mordendosi il labbro inferiore.

Sono qui, indifeso. Sono qui, nelle tue grinfie. Fammi quello che vuoi, sono tutto tuo.

Fu il suo ultimo pensiero, prima di ricevere il contributo da parte della testa azzurra.
Si avvicinò rapidamente al suo volto, il corvino non era tanto convinto delle sue intenzioni. Poi sentì qualcosa di morbido all'angolo della bocca, un qualcosa di piacevolmente eccitante.
Spalancò gli occhi nel vedere che Yoongi gli stava quasi sfiorando le labbra. Provò a toglierselo di dosso, ma il ragazzo, pur dimostrando di essere gracilino, gli prese un braccio e lo strinse forte, come a fargli capire chi era che comandava.
Con il pollice accarezzò il labbro inferiore e gli fece dischiudere la bocca, mostrando i denti perfettamente bianchi.
La testa azzurra continuò il suo lavoro, spostandosi e concentrando l'attenzione sulla bocca semiaperta della sua preda.
Si avvicinò alle sue labbra con un sorriso beffardo, Jungkook sussultò e chiuse gli occhi, preparandosi a quel dannato bacio. Bacio che non arrivò.
Yoongi si scostò e ridacchiò malvagio.

- Credevi che ti avrei baciato? Beh, credevi male- annunciò e se ne andò così, senza dir nulla.
La loro missione era riuscita con successo: le loro prede erano vulnerabili.
Dovevano solo aspettare il momento opportuno per spezzare il loro cuore e condurli all'autodistruzione.


***
Annyeong gente! Ho appena trovato un po' di tempo per aggiornare ed eccomi qua ^^ okay lo ammetto: questo capitolo è davvero strambo xD io lo considero l'inizio dell'inferno, anche perchè mancano due capitoli e la storia è finita ;) niente, ringrazio tutte le meravigliosissime persone che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate, i lettori silenziosi (anche se mi piacerebbe conoscere l'opinione di tutti sulla storia ma vabby...?) e jungkookiee16 ^^ scappo via, bacioniiii _MartyK_ <3

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Dopo il bacio, Alex si alzò da terra un po' barcollante. Taehyung l'aveva abbandonata già da un pezzo.
Il ricordo dell'attimo prima le affiorò alla mente quasi con violenza.
I suoi occhi pungenti la scrutavano nonostante quello fosse un momento intimo. E le sue labbra. Dio, come adorava essere sfiorata, accarezzata da quelle labbra morbide e umide.
Portò la mano sulla sua bocca e si massaggiò il labbro inferiore, ancora incredula per ciò che era appena successo. Sì insomma, quello era stato il suo primo bacio.
E mai si sarebbe immaginata che sarebbe dovuto succedere in un luogo noioso e inadatto come la scuola. Non che avesse voluto essere in un parco o in un ristorante di lusso, sia chiaro! E poi a lei non piaceva Taehyung, la cotta era riservata per qualcun'altro.
Si schiaffeggiò mentalmente e scosse la testa, raggiungendo l'uscita scolastica e varcando finalmente la soglia, ritrovandosi all'aria aperta con un cielo che prometteva tutto fuorchè bel tempo. Non si accorse però di aver lasciato nell'ombra Jungkook, fregandosene del perchè se ne stava accovacciato a terra tutto assorto nei propri pensieri.
Non poteva pensare a lui, non doveva pensarci.
Un attimo e cambiò tutto, si ritrovò senza emozioni. O meglio, provava ancora qualcosa, ma quel qualcosa non era più per il corvino, ma per il suo angelo dagli occhi di ghiaccio.
Sorrise come un'ebete nel ricordare le poche volte in cui Tae le aveva sorriso; le poche volte in cui le rivolgeva la sua classica espressione strafottente.
Si era innamorata e non se ne rendeva conto. Avrebbe fatto di tutto pur di dimostrargli il suo amore.

Anche cadere in basso e non rialzarsi più.









* * *












Quando tornò a casa non spiegò nulla ai suoi genitori, si limitò a borbottare un 'vado in camera mia' per poi sparire letteralmente.
Non ci avrebbe dormito la notte, ne era consapevole, così per ammazzare il tempo prese il telefono e si sintonizzò su KakaoTalk.
Aveva intenzione di discutere con Tae, ma a quanto pare l'aveva preceduta.

Non spaventarti, tra un paio di secondi sarò qui.

L'aveva contattata tramite il pensiero.
Storse il naso nel sentire quelle strane sensazioni, non sapeva che si potesse leggere la mente di una persona anche quando questa era lontana.
In meno di un nanosecondo si ritrovò faccia a faccia con il castano. Egli poggiò la schiena contro l'armadio di lei e mise le mani nelle tasche del suo solito cappotto in pelle, squadrandola da capo a piedi con un sorrisetto ironico stampato in faccia.

- Ti avevo detto di non spaventarti- ridacchiò. Alex dal canto suo deglutì e abbassò lo sguardo, sentendo improvvisamente le gote arrossate.

- S-se i miei scoprono che sei qui ti ammazzano- bofonchiò sperando di non balbettare e fare la figura dell'imbranata.
Il moro le si avvicinò, si sedette sul letto e le prese il mento, incrociando nuovamente il suo sguardo.

- Non succederà, lo sai chi sono- disse con fermezza.
Nella mente di Alex regnava il caos totale, cosa intendeva per 'lo sai chi sono'?
Il manipolatore della ragione l'aveva voltata e rivoltata come un calzino alla perfezione, il suo piano stava andando alla grande.
Si avvicinò al suo viso, inclinando di poco il suo e facendo per chiudere - per la prima volta, tra l'altro - gli occhi, quando la ragazza lo bloccò poggiando l'indice sulle sue labbra.

- Era di questo che volevo parlarti- mormorò.

- Avanti, dimmi-

- Non ho mai baciato nessuno oltre te, e quindi...- Taehyung sorrise.
Non era il suo sorriso forzato, era solare. E ai suoi occhi splendeva più di ogni altra cosa al mondo, più di tutte le stelle presenti nell'universo.
Era mostruosamente magico.
Ripresero ad avvicinarsi, stavolta senza interruzioni. Il ragazzo l'attirò a sè unendo le loro labbra.
Portò la mano sinistra verso la guancia di lei, sfiorandogliela appena e provocandole dolci brividi lungo la schiena.
Brividi che percepiva benissimo in quanto le loro menti erano come collegate, una cosa sola.
Pian piano si fece largo al suo interno, inserendo la lingua e facendola scontrare con la sua in una danza sensuale. Alex non resse per molto quel tripudio di emozioni e si lasciò andare, distendendosi sul letto e permettendo all'altro di fare la stessa cosa sopra di lei.
La mano scese dalla guancia fino al collo, percorrendo con lentezza straziante tutto il suo lato destro, fin quando non s'infiltrò dentro la sua maglia, accarezzandole l'addome. Alex si lasciò sfuggire un gemito di piacere e circondò il bacino di Tae con una gamba.

- Chi è che ami quindi?- domandò con fare da presuntuoso. La ragazza mise il broncio.

- Amare è una parola grossa- Taehyung annuì e alzò lo sguardo al cielo.

- Allora chi è che ti piace?-

- Mi piaci tu, ovvio- Alex sorrise e tirò un buffetto alla guancia del moro.
Successivamente i due si distesero sul materasso e si scambiarono coccole e carezze, aspettando l'arrivo della notte.
I loro sguardi erano costantemente fissi l'uno nell'altro, quasi a volersi sfidare a chi lo distoglie per prima.
Taehyung rimpianse solo una cosa: nonostante le avesse cancellato la memoria, nonostante non sapesse di ritrovarsi di fronte ad un essere spregevole, la sua anima era così profonda da non avere limiti.

Se solo non fossi un ibrido...

Sospirò e prese ad accarezzarle i capelli, Alex si sorbiva in silenzio la sua tenerezza.

- Promettimi una cosa- esordì lui, la voce era bassa e roca. La ragazza fece un cenno del capo.

- Promettimi che sarai disposta a tutto pur di amarmi-
Il discorso era serio, non stava affatto scherzando.

- Tipo cosa?-
Il castano tentò in tutti i modi di reprimere un sorriso malvagio.

- A partire dalla superficialità, ad esempio rischiare di rovinarti la reputazione e cose del genere, fino ad arrivare in profondità. Saresti disposta a dannarti l'anima, a dare la tua stessa vita per me?-

Quello era un test. Voleva vedere fino a che punto arrivavano i sentimenti di Alex. Non si meravigliò di ricevere una risposta positiva senza neanche un ripensamento.

- Questo è amore, lo sai vero?- smosse la tensione e ridacchiò.
La ragazza allungò una mano verso di lui e gli accarezzò il viso. Per un attimo, un solo attimo sembrò di vedere Jungkook nei suoi occhi.
Ritrasse la mano e se la guardò con gli occhi sgranati.

- E tu cosa rischieresti per me?- voltò la domanda al ragazzo. Egli rise forte per ciò che aveva pensato.

La vita se non ti uccido in tempo.

- Qualsiasi cosa- rispose vago, ma Alex non sembrò farci caso. A lei bastava come risposta.

- Ci sarai sempre per me?- gli chiese ancora. Taehyung si sporse e le baciò la punta del naso.

- Sempre- mentì.
Il sole calò tra le montagne e al suo posto si mise in bella mostra la luna piena. Quella sera il cielo era scuro, le stelle erano invisibili.
Alex si era addormentata quasi subito, le carezze di Tae erano così rilassanti che una volta chiusi gli occhi cadde in un sonno profondo.
Il moro, dal canto suo, non smetteva di osservarla e toccarla neanche un istante.
In tutte quelle volte in cui l'aveva osservata, le aveva parlato, ci aveva litigato, potè notare il luccichio degli occhi, la scintilla che gli fece capire che era stata da sempre invaghita di lui. Fin dall'inizio del loro incontro/scontro.
Poi si ricordò della sua domanda e della risposta incompleta che le aveva dato. Pensò che quello era il momento perfetto per rivelarle la verità.

Non ho specificato cosa farò quando sarò con te nel momento del bisogno. Non credere che ti aiuti o che ti difenda, anzi.
Al contrario, starò a guardare, a gustarmi la macabra scena in cui tutti ti giudicheranno, ti punteranno il dito contro. Perchè è questo il mio ruolo, l'osservatore.
Ci sarò per te, ma solo come presenza, nulla di più. Arrenditi al tuo triste destino, Park Alex.
La tua fine è segnata.










* * *










La mattina era uggiosa e a scuola non andava di certo meglio. Alex si era ritrovata delle scritte poco educate e decisamente indesiderate sul suo armadietto, e a complicare le cose ci si metteva il fatto che Taehyung era scomparso.
Non si faceva vivo dalla sera scorsa, si disse che svegliarsi senza di lui era pure troppo.
Camminò a passo svelto verso la sua aula, sperando di non fare ritardo. Era così presa dai suoi problemi che non si accorse di essere andata addosso ad una sconosciuta, facendole cadere i libri a terra.
Sussultò e ripetè a raffica mianhae, inchinandosi più volte e aiutandola a raccogliere i mattoni che stava portando.
Questa sembrò non accettare le scuse di Alex e non ci pensò due volte a tirarle un ceffone e borbottare un 'vaffanculo'.
Osservò la sua figura allontanarsi da lei e si massaggiò la guancia colpita, aggrottando le sopracciglia. Si era svegliata con la luna storta, l'unica spiegazione plausibile.


Mise lo zaino in spalla e proseguì sorbendosi lo sguardo di tutti i presenti sulla propria figura. Ma che avevano tutti?!
Abbassò il capo, lasciando che i lunghi capelli le coprissero la visuale. Odiava essere fissata come fosse un fenomeno da baraccone.
Poi delle risate.
Prima deboli, poi sempre più forti, come se tra di loro si facessero coraggio.
Alzò lo sguardo e alcuni ragazzi le puntarono il dito contro, ridendo sempre più forte. Perchè si comportavano in quel modo se nemmeno la conoscevano?
Un gruppetto di ragazze della sua classe le passò accanto, e si beccò uno spintone da parte di ognuna di loro. Nessuna esclusa.
A quel punto sbottò.

- Che volete da me? Cosa vi ho fatto? Perchè ridete?- urlò come se non ci fosse un domani.
La porta del bagno dei maschi si aprì di poco, tanto bastava per beccarsi un'altra occhiata. Era Jimin e sembrava stesse controllando la situazione.
Forse l'avrebbero salvata. Forse lui l'avrebbe salvata.



- La mia missione è completa!- esordì Taehyung, una volta finito in bagno assieme a tutti i Bangtan Sonyeondan. I compagni sgranarono gli occhi.

- Cosa?!-

- Avete capito bene, tra non molto assisteremo all'autodistruzione di Park Alex- sorrise malvagio.
I ragazzi si complimentarono con lui, chi con pacche affettuose alla schiena, chi esultando con gioia e cercando di non attirare l'attenzione.
Yoongi invece non era soddisfatto del suo lavoro, era incredibilmente serio.

- Yah, che ti succede?- domandò Jin, allacciandogli un braccio al collo e tendendolo stretto a sè. La testa azzurra roteò gli occhi al cielo e fece una smorfia.

- Sapete perchè non ho baciato Jungkook?- domandò a tutti.

- Per fargli dannare l'anima- ridacchiò Namjoon. Yoongi scosse la testa.

- Non era per quello. Contrariamente a quanto si pensi, Jungkook ha un animo molto forte. Così forte che nell'esatto momento in cui mi sono avvicinato ho percepito come una forza sovrannaturale che mi imponesse di stargli lontano, e così ho fatto. Jungkook è forte anche se viene tormentato dai bulli. E' forte perchè ha sempre fatto tutto da solo- mormorò con lo sguardo perso nel vuoto.
Il sorriso a trecentocinquanta denti di Taehyung scemò in un batter d'occhio.
Prese per le spalle il ragazzo e cominciò a scuoterlo leggermente.

- Mi stai dicendo che è lui la vera minaccia?!- alterò di poco il tono di voce, tanto bastava a scatenare le risatine isteriche di Jimin per quanto sembrasse effemminata.

- Non sto dicendo questo, sto soltando dicendo che tra i due ibridi lui è quello più forte-
Hoseok lanciò una breve occhiata paurosa a Jin, il quale gli sventolò una mano davanti agli occhi, con fare disinvolto.

- In ogni caso ce la caveremo!- il più grande sorrise e tirò un pugno in aria, facendo trapelare tutto l'ottimismo che aveva in corpo.
Delle urla strazianti risuonarono per tutto l'istituto. I ragazzi si precipitarono fuori dal bagno e corsero verso il capannello di persone che circondava Alex.

- Se credi che Kim Taehyung si sia messo con te per amore ti sbagli di grosso- fece una tizia dai capelli biondo cenere.

- Guardati: sei così sciatta che fatico a credere che tu stia meglio con un po' di fondotinta- a lei si unì un ragazzo che scatenò le risate del suo gruppo di amici.

- Pensa a studiare ed evita di intrometterti nella vita di un ragazzo popolare come Taehyung-

- Sta' lontana dal nostro oppa!-
La mente di Alex era un casino inimmaginabile: risate, urla, critiche, pensieri. Il tutto elevato all'ennesima potenza.
Era accaldata, la rabbia si stava facendo sentire. Aveva voglia di urlare, di importunare quegli idioti, ma la sua testa girava vorticosamente e senza mai fermarsi.
Le ritornò in mente la prima volta in cui la presero in giro - silenziosamente però - per colpa di Tae.
Poi vide lui. Lui e la sua combriccola.
L'aveva promesso, ci sarebbe stato per lei nel momento del bisogno, ma non aveva specificato se avesse fatto qualcosa.
Il castano le si avvicinò, poggiando il palmo della mano sulla guancia della ragazza.

- Visto? Io ci sono per te, ma come osservatore- le sussurrò strafottente.
Intanto la gente continuava ad insultarla, chi limitandosi a dire parole leggere come 'idiota' e simili, chi alzando il tono di voce e urlando addirittura 'puttana'.

- Park Alex è una nullità!- disse un tizio.
La ragazza cadde a terra in ginocchio, l'ultima cosa che vide fu Taehyung che mimava con le labbra la stessa frase del tizio in questione, prima di crollare a terra e non sentire più nulla.
Finalmente la sua anima aveva trovato un po' di pietà.
La pace dei sensi.


***
Annyeong gente!! Chiedo umilmente scusa per il tremendo ritardo, ma questa è una settimana piena zeppa di compiti e interrogazioni, proprio oggi ho fatto quello di matematica T.T e niente, ho un po' di tempo libero e ne ho approfittato per aggiornare :) spero come al solito che vi piaccia, baciiii _MartyK_ <3 ps: il prossimo sarà l'ultimo capitolo ;D

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Capitolo 10
*** Capitolo 10/Epilogo ***


Park Alex è una nullità

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, il colpo secco che l'ha messa KO non appena Kim Taehyung mimò la frase con le labbra.
Già, perchè era come se non volesse neanche darle la soddisfazione di ascoltare la sua voce, si era limitato a parlare in labiale.
Ma non era stata la frase ad averle annullato l'anima, era stato lui. Lui, che le aveva promesso di esserci e cavolo se voleva rinfacciarglielo.
Il problema è che era stato fottutamente coerente con se stesso, non aveva tutti i torti, mica le aveva specificato cosa avrebbe fatto nel caso si fosse presentata l'occasione di intervenire.
Soprattutto se avesse fatto qualcosa.
Le lacrime scesero calde e copiose sul viso, partendo dagli occhi e percorrendo le guance, a volte così lentamente da farle sentire un leggero solletico.
Scesero giù fino al collo e morirono diventando un tutt'uno con il colletto della camicia dell'uniforme.
Crollò sulle sue ginocchia, lo sguardo perso nel vuoto nonostante puntassero il pavimento. Non aveva più forze, non sentiva più nulla. Pensieri, emozioni, nulla.
Poi buio.
Crollò a terra sbattendo la testa e chiuse gli occhi. Forse per sempre.
L'ultima cosa che vide fu il sorrisetto soddisfatto di Taehyung e il resto dei Bangtan Soyeondan che festeggiava assieme a lui.
Era tutto un piano, e lo sapeva fin dall'inizio. Ma il manipolatore della ragione era stato così astuto da controllare il suo cervello come fosse una marionetta.

Una bambolina con fili invisibili a braccia e gambe. Era lui la mente, era lui la sua condanna.
Ci era arrivata troppo tardi. Per troppo tempo aveva creduto al 'segui il tuo cuore' degli esseri umani; per troppo tempo aveva creduto che la gente potesse cambiare carattere da un momento all'altro. Non è così. Se qualcuno ti odia, ti odierà per il resto della sua vita.
Aveva imparato a sue spese, rimettendoci le penne.


Verso la ricreazione Jungkook uscì dalla sua aula, addentando la sua merenda quasi come se non vedesse cibo da mesi.
Il fatto era che non voleva dare la sua merenda a quegli idioti più grandi di lui, per cui l'unico modo per non farsi beccare era ficcarsi tutto in bocca e mentire loro dicendo di non avere nulla da mangiare. Certo, di sberle e pugni ce ne sarebbero stati comunque, ma almeno il suo stomaco aveva qualcosa da maciullare nel frattempo.
Nel mentre passeggiava per il corridoio notò che non c'era quasi nessuno, ed era parecchio strano. Forse erano in cortile.
Si sarebbe tranquillizzato se non fosse che Jin, Yoongi e Hoseok sembravano i bambini più felici del mondo, quel giorno. Qualcosa non andava, decisamente.
E ne ebbe la conferma nel momento in cui vide in lontananza una figura femminile sdraiata a terra in modo scomposto.
Assottigliò gli occhi, l'immagine davanti a sè si fece immediatamente più nitida: Alex.
Sgranò gli occhi, quasi si strozzò con la sua stessa saliva.
Prese a correre più velocemente possibile verso la ragazza, quando dal nulla comparvero i tre hyung che gli davano tanta noia.

- Dove credi di andare?- esordì Yoongi con un sorriso perverso bello stampato in faccia.
Il corvino gli rivolse un'occhiataccia e fece per sorpassarla, ma invano. Jin lo bloccò per il braccio, facendolo ritornare al suo posto.

- Non pensare che risparmieremo la tua vita- sibilò minaccioso.
Hoseok si mise dietro di lui e cominciò ad importunarlo picchiettando il medio contro la sua tempia, aiutandosi col pollice.

- Jeon Jungkook, sai meglio di noi che gli ibridi hanno il destino segnato- continuò la testa azzurra, incrociando le braccia al petto.
Jungkook tentò di liberarsi dalla presa ferrea di Jin, dimenandosi come poteva. Hoseok e le sue dita divennero sempre più insopportabili.
Non faceva tanto male, soltanto dava un madornale fastidio.
Come se non bastasse, a loro si unirono quelli mancanti all'appello e lo sguardo di Taehyung era più malvagio del solito.

- Credi di essere forte solo perchè il tuo corpo sopravvive ai colpi dei bulli, eh?- fece beffardo, credendo che ciò colpisse l'animo del corvino.
Al contrario, egli ridacchiò ironico.

- Se è per questo anche tu sembri invincibile dato che ti hanno fatto a prova di proiettile, o non è per questo che qui a scuola ti chiamano così?- ribattè.
Namjoon roteò il capo da destra verso sinistra e si sgranchì le braccia, per poi sferrare un pugno in pieno volto al ragazzo.
Sputò il sangue dalla bocca e storse il naso, borbottando qualcosa a proposito del gesto improvviso.

- In effetti mi mancava qualche livido da mettere in mostra- ridacchiò.

- Cazzo ti ridi, coglione!- Jimin gli tirò una ginocchiata all'addome, facendogli sputare altro sangue.
Jungkook subì tutto in silenzio, sopprimendo a stento qualche gemito di dolore e tossendo come se avesse la bronchite.
I ragazzi continuarono imperterriti il loro lavoro, sferrando pugni e calci al corpo del ragazzo e cercando in tutti i modi di stenderlo a terra e terminarlo, una volta per tutte. Non sapevano come ucciderlo, la storia dei sentimenti non funzionava con uno come lui, per questo motivo si erano rassegnati al pestaggio, l'unica soluzione rimasta nel loro repertorio.
Jungkook sorrise ad ogni colpo, sorrise attraverso l'anima. Poi alzò lo sguardo e lo puntò su ognuno di loro.
Freddo, distaccato, inespressivo, era con i suoi occhi nordici che doveva combatterli.
Yoongi mostrò i primi segni di stupore e arrendevolezza, incrociando lo sguardo del corvino.
Quell'azzurro intenso era così inquietante da incutere timore persino ad uno come lui.
Il ragazzo tirò una gomitata ad Hoseok e un'altra a Jin, distraendoli un attimo.
Si avvicinò con lentezza straziante alla testa azzurra, un sorrisetto diagonale si faceva largo sul suo visino dolce e innocente.
Lo prese per il colletto della camicia e lo avvicinò alle sue labbra, non levandosi mai l'espressione maliziosa dalla faccia.

- Non è così che si annienta uno che prende colpi da ben tre anni- mormorò in un soffio, sfiorando di poco le labbra rosee dell'altro.
Yoongi rimase a dir poco scioccato dal tizio che si ritrovava davanti.
Taehyung accorse in suo aiuto, prendendolo per le spalle e strattonandolo via dal ragazzo, ma Jungkook si scostò bruscamente da lui.

- Tu? Tu mi fai solo pena- continuò con disprezzo. Il castano fece per intervenire, ma venne zittito.

- So che non sei credente, ma non preoccuparti. Dio avrà pietà per te che non sai quello che fai-
Si allontanò dai sei ragazzi, consapevole di averli colpiti nel profondo.
Perchè sì, anche se erano alieni, celavano un'anima nelle profondità più oscure e misteriose dei loro cervelli.


S'inginocchiò di fronte alla ragazza e le accarezzò una guancia, scostandole dal viso alcune ciocche ribelli. La fronte era pallida e le labbra violacee, prive di vitalità.
Se la caricò in braccio e si avviò verso l'uscita scolastica, ignorando i dolori all'addome e il fatto che sarebbe dovuto ritornare in classe, la campanella della fine dell'intervallo era suonata da un pezzo.
Taehyung aveva le sopracciglia aggrottate e lo sguardo perso, sentiva di aver sbagliato tutto nella vita. Si poteva dire lo stesso dei suoi hyung.
Crollò a terra sulle sue ginocchia e lasciò penzolare le braccia lungo i fianchi, dischiudendo la bocca. Yoongi fece inconsapevolmente la stessa cosa.

- Che-che vi prende?- borbottò Namjoon. Ma Taehyung non lo ascoltava affatto. Jungkook, le sue parole lo avevano colpito nel profondo.
E soprattutto, non sapeva di possedere qualcosa di profondo.
Yoongi si morse a sangue il labbro inferiore, sentendo improvvisamente caldo e respirando in modo affannato, al castano tremolò la bocca.
Gli occhi pizzicavano da morire, era una sensazione nuova.
Per la prima volta vedeva tutto appannato; per la prima volta qualcosa di caldo e bagnato solcava le sue guance pallide. Per la prima volta pianse dal dolore.
Non è vero che gli alieni non provavano emozioni.
La fermezza e l'apatia era solo ciò che gli era stato insegnato all'Accademia Militare.
Gli ordini del Generale affiorarono alla sua mente, colpendola come fosse uno schiaffo:

Spara contro quel fantoccio!

Non era un fantoccio, era un ibrido.

Non me ne fotte un cazzo di che cosa si tratta, mira al suo cuore e premi quel dannato grilletto!

Chiuse gli occhi e serrò la mascella.

Ho detto spara! Se non lo farai ti espellerò da qui.

Non poteva, i suoi genitori ci avevano investito l'intera esistenza per mandarlo al servizio militare, non poteva deluderli.
L'essere davanti a lui complicava le cose con quel suo sguardo da cane bastonato. Strizzò gli occhi e puntò l'arma verso il poveretto.
Si fece forza e sparò.
Uno, due, tre colpi.
L'ibrido era accasciato a terra, riverso in una pozza di sangue.
I compagni abbozzarono un sorriso e fecero il segno di vittoria con le dita, lui si ripromise due cose: sigillare i suoi sentimenti nell'angolino più remoto del suo cervello e odiare con tutto se stesso gli ibridi e gli occhi azzurri.



Quella mattina Kim Taehyung pianse forte. Pianse fino a sgolarsi e non avere più voce.
Singhiozzò e tirò su col naso, a fargli compagnia c'era Yoongi che lo abbracciava.
Lentamente anche gli altri consolarono i due, continuando a non mostrare alcuna emozione. Era inutile, non l'avrebbero mai compreso.
I Bangtan Sonyeondan erano rimasti gli stessi ragazzini euforici all'idea di uccidere degli ibridi con le loro stesse mani.

Ma questa era una forma implicita di autodifesa.
L'autodifesa dai sensi di colpa che li avrebbero portati alla morte.









* * *










Jungkook filò dritto in camera sua, promettendo ai suoi di spiegare più tardi il motivo per cui si ritrovava una ragazza fra le braccia.
Spalancò la porta della sua stanza e si precipitò verso il letto, adangiando sul letto l'esile corpo della ragazza.
Si chiuse la stessa porta dietro le spalle e tirò un sospiro di sollievo, per poi ritornare accanto alla mora.
Non emetteva alcun suono, nè un sospiro, nè un mugolio. Niente di niente.
Il corvino storse la bocca e le si sedette accanto, passando una mano sulla sua guancia e sfiorandogliela con dolcezza.

- Dimmi che non morirai- disse piano.
Non ricevette alcuna risposta, nè tantomeno si aspettava di riceverne una. Sospirò, un velo di tristezza celava il vero colore limpido dei suoi occhi.

- Perchè ci si innamora sempre della persona sbagliata?- borbottò imbronciato.

- Mi piaci- continuò.

- Mi sei piaciuta fin da quando mi hai aiutato contro i bulli. Mi sono ritrovato con un sorriso idiota ogni volta che allontanavi quei tizi grandi il triplo di te e mi trascinavi in bagno. Adoravo quando mi passavi i batuffoli di cotone impregnati d'alcool sulle labbra, anche se bruciava mi sentivo bene. E se mi sentivo in quel modo era solo grazie a te. E, detto fra noi, ho benedetto Taehyung e il resto del gruppo quando hanno tentato di schizzarti l'acqua delle pozzanghere passandoci accanto con l'auto. Ho adorato fare la doccia gelata solo per starti incollato per più di venti secondi. E adesso tu sei qui, sul mio letto, a combattere tra la vita e la morte- si fermò un attimo e si morse il labbro inferiore. Le prese una mano e gliela strinse forte.

- Ricordi quando mi stringevi le mani per infondermi coraggio? Mi ritrovo a fare la stessa cosa con te. Buffo no?- ridacchiò e si bloccò l'istante successivo, borbottando fra sè e sè mugugni incomprensibili su quanto fosse patetico.
Gli occhi di Alex si mossero velocemente. La ragazza storse la bocca e si lasciò sfuggire un mugolio di dolore.
Jungkook alzò un sopracciglio e si sporse verso di lei, forse un po' troppo. Fece pressione all'addome e a stento soppresse un gemito.
Alex non era morta, era solo a metà percorso. Un po' come se fosse nel limbo.

Si trovava sul tetto dello stesso grattacielo del primo incubo. L'aria era fredda, glaciale come quella dei poli terrestri.
Si sporse verso il basso e guardò la stada, visto da lassù il mondo era davvero minuscolo.
Una lacrima solitaria solcò il suo viso, si disse che vivere non aveva più senso.
Taehyung l'aveva ingannata e lei glielo aveva permesso, e così facendo aveva deluso l'unica persona per cui valeva la pena sorridere: Jungkook.
Si lasciò scappare un singhiozzo e allargò le braccia in un gesto secco. Chiuse gli occhi, la sua mente era più leggera.
Era la fine niente e nessuno le avrebbe impedito di buttarsi.
Borbottò un flebile mianhae rivolto a tutte le persone che di lì a poco avrebbe deluso. Poi si lanciò.
L'aria s'insinuava all'interno della candida vestaglia da notte, i capelli svolazzavano di qua e di là, scompigliati a causa del vento e della pressione.

Taehyung aveva ragione, era una nullità
.

- Jungkook, mi dispiace- singhiozzò lei in pieno stato di dormiveglia.
Il corvino la prese per le spalle e la scosse un po', tanto bastava a farla riprendere dallo stato di trance.

- Alex non dire scemenze, so quello che stai sognando. Non è vero! Svegliati!- urlò in preda al panico.
La ragazza cominciò a piangere, borbottando frasi senza un filo logico. Poi il colmo.

- Dimenticati di me, dimentica che ti amo- sussurrò, il suo viso assunse un'espressione più rilassata.
Il corvino sgranò gli occhi.
Dopo una manciata di minuti Alex aprì gli occhi, sbattendo ripetutamente le palpebre. Si tirò su a sedere ma cadde con la testa all'indietro.

- Sta' ferma, sei ancora debole!- l'ammonì lui. La mora sorrise impercettibilmente e gli strinse un polso.

- Ora puoi farlo- mormorò con un filo di voce.

- Cosa?-
Alex abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore. Jungkook capì all'istante e arrossì.

- N-non farebbe bene alla tua reputazione stare con uno bullizzato- bofonchiò imbronciato.
La ragazza scosse la testa e indicò con lo sguardo uno dei suoi libri sulla mensola.

- Prendi Catullo- gli ordinò. Jungkook fece come gli aveva detto e le portò il libro. La ragazza lo sfogliò fino a quando non trovò ciò che stava cercando.
Mostrò la poesia al ragazzo.

- Vivamus mea Lesbia atque amemus?-
Alex annuì.

- Cosa c'entra?-

- Leggila, ti prego-
Il corvino prese un bel respiro e cominciò a leggere i primi versi in latino.

- Vivamus mea Lesbia atque amemus, rumoresque senum severiorum omnes unius aestimemus assis. Soles occid...- prima che potesse continuare, Alex lo prese per il colletto della maglietta e lo tirò a sè, unendo le labbra alle sue in un casto bacio.
Da quanto voleva assaporare quelle labbra così morbide e carnose, da quanto voleva morderle, baciarle, leccarle e farle sue, così che nessun'altra ragazza potesse avvicinarsi a lui.
Jungkook dal canto suo rimase immobile, il suo cuore sembrò cessare di battere.
Poi chiuse gli occhi e approfondì il bacio, lasciando perdere il libro e affondando una mano nei capelli della ragazza, mentre con l'altra le accarezzò il fianco sinistro.
Capì appieno cosa voleva dirgli con quella poesia. Sorrise sulle sue labbra e si distese sopra di lei, sorreggendosi sui gomiti e contemplando la sua bellezza.

- Viviamo mia Alex e amiamoci- ridacchiò, una volta staccatosi dalle labbra di lei.

- Già, e chissenefrega di quello che pensano gli altri- si alzò col busto e lasciò al compagno un bacio a fior di labbra.











* * * 











                                                                                                                                                                                                                                          Nazburuk. Anno 2110.

Dopo centinaia di anni passati a tormentare gli ibridi, la razza aliena aveva finalmente accettato di convivere pacificamente con loro.
La Terra era ormai un pianeta inabitabile, la maggior parte degli esseri umani erano estinti e gli alieni erano stati costretti a riprodursi con loro per salvare almeno in parte la loro razza.
Jungkook e Alex si stavano godendo una passeggiata romantica al parco, quando il corvino ebbe la brillante idea di rincorrerla per tutto il perimetro del luogo.
Alex rideva felice e correva più velocemente possibile per sfuggire al ragazzo. Tutto proseguì normalmente fino a quando non andò a sbattere contro il petto di qualcuno. Sgranò gli occhi e si scostò subito, facendo per scusarsi. Poi vide chi era in realtà. Kim Taehyung.
Il castano la trattenne fra le sue braccia e mostro un sorrisetto ironico.

- Ti sono mancato?-

- Per niente- Jungkook li raggiunse e prese per il braccio la sua ragazza, lanciando un'occhiata minacciosa all'altro.

- Yah tranquillo, non voglio mica rubartela. O meglio, non più- sorrise sincero.

- Abbiamo dovuto sorbirci una guerra durata più di un secolo per essere accettati da voi apatici snob?- fece Alex sarcastica.
Taehyung ridacchiò, infilando le mani in tasca.

- Posso dirti una cosa in privato? Sempre se il tuo quasi marito me lo permette- lanciò uno sguardo di sfida al corvino, il quale annuì lentamente.
Prese per il braccio la ragazza e le portò dietro l'orecchio una ciocca di capelli.

- Certe cose non finiscono mai- e lo disse in modo misterioso ed inquietante.

Giuro che se non fossi fidanzata ti bacerei come se non ci fosse un domani

Il suo pensiero arrivò chiaro e potente alla mente di Alex, che prontamente si scostò il ragazzo di dosso e fece una smorfia di disappunto.

- Prova a ripeterlo e ti faccio saltare tutti i denti- Jungkook mostrò un pugno alzato e si riprese la sua donna.

- Ci si vede- l'altro salutò con la mano e proseguì per la sua strada. In effetti era vero, certe cose non cambiavano affatto.
Taehyung rimaneva sempre lo stesso strambo ragazzo di cento anni prima.
Ma andava bene così, era questa l'armonia dei contrari di cui parlava Eraclito. Il male non esiste senza il bene, e viceversa.

E' questa la legge dell'universo, del loro universo.


***
Annyeong gente! Uhm, che dire, è un finale un po' strano e incompleto (come sempre), ho semplicemente scritto di getto il capitolo, nulla di tutto ciò era programmato ahah XD un grazie speciale va a tutte quelle care personcine che hanno letto la storia, a quelle che l'hanno inserita nelle varie categorie e a jungkookiee16 che sostiene ogni mio sclero (ma che patatosa sei aww! *-*) e niente... non scompaio tranquilli, fra pochissimo ritorno con una nuova storia a tema idol ;) (dovrete sopportarmi per 15 capitoli, vi avviso già da adesso ahah). Mi dileguo, bacioni e buone feste a tutti! _MartyK_ <3

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