Under the Same Sky ~ Baldur's Gate

di whitemushroom
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Altalena ***
Capitolo 2: *** Nonna ***
Capitolo 3: *** Folklore ***
Capitolo 4: *** Ambizioso ***
Capitolo 5: *** Trappola per topi ***



Capitolo 1
*** Altalena ***





Altalena

“Le parole esatte erano: Edwin Odesseiron non ha mai lasciato insoddisfatta una donna” dice lei, sorridendogli furba da sopra un muretto, un filo di grano fra i denti. “E, in caso tu non te ne sia accorto, io sono una donna!”
“Su questo avrei almeno una trentina di dubbi, piccolo anello mancante tra lo gnomo ed il roditore (qualcuno dovrebbe far capire a queste halfling che le donne vere hanno un paio di cose grandi, morbide e rosa che non sono i piedi e che non sono piene di peli)”.
Forse soltanto Talos sa perché quell’imbecille di Barristan abbia deciso di raccogliere quella sottospecie di pulce chiamata Alora dai vicoli di Baldur’s Gate, ma da quando è entrata nella loro compagnia ha deciso di appiccicarglisi alla tunica e di non lasciarlo in pace nemmeno alla latrina. Sì, decisamente il livello di questo gruppo di avventurieri è il peggiore della sua carriera (senza menzionare quel bardo idiota che ha deciso di spiattellare a tutta la capitale i loro intenti facendo spuntare i sicari del Trono di Ferro come funghi), ma purtroppo deve far buon viso a cattivo gioco.
Il problema è dover comunque sopportare questa nanerottola invadente che in più di un’occasione ha pescato con le mani nella sua bisaccia. Alora salta giù dal muretto, osservandolo dal basso in alto con fare di sfida. “Oh, come vuoi. Allora lo chiederò a Garrick!”
“Tsk, piccola mangiatorte a tradimento, si vede che hai delle ben labili alternative oltre al sottoscritto!”
“Non è vero” risponde lei “Anzi, è molto più carino di te! In fondo non fai altro che parlare, ma qui contano i fatti, Edwin!”
Adesso la piccola blatta ha passato il segno. Nessuno può insultare le doti amatorie di un Thayano, men che mai paragonarle a quelle di un cantastorie da quattro soldi che probabilmente vede donne semisvestite soltanto grazie alla sua sconfinata fantasia ed all’aiuto di una decina di pinte di birra. “E sia. Dimmi chi è questo halfling che vuoi assolutamente far ingelosire!”

“Più energia, Edwin! Ho conosciuto elfi con più forza nelle braccia!”
Alora sorride, lasciandosi sfiorare le guance dal vento. Vola sempre più in alto, e quando si abbassa i suoi capelli cadono fino a toccare terra; sopra di lei c’è soltanto il sole che illumina tutto, dall’espressione infastidita di Edwin a quella di Simon Thunderburp che la osserva dall’ingresso della sua taverna da quattro soldi probabilmente con la mandibola a terra per la sorpresa. Sull’altalena tutto vola, tutto si trasforma in azzurro, ogni preoccupazione svanisce e può prendersi gioco di tutti, del Trono di Ferro, dei Ladri Tenebrosi, persino di quello scemo di Simon che le ha detto di essere troppo povera per un halfling benestante come lui. Persino i costanti brontolii del Thayano che la spinge sembrano un piacevole sottofondo.
Ride sempre più forte, sempre di più, lasciando che ogni pensiero triste salga e scenda insieme a lei.


Guest star

Garrick: il bardo buono e sognatore che si può reclutare nel party. Cerca di essere galante con le ragazze, ma i suoi tentativi di seduzione si rivelano buchi nell'acqua.

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Capitolo 2
*** Nonna ***





Nonna

Edwin si trattiene dal vomitare solo perché il buco halfling che Alora continua a chiamare “casa” è così basso da costringerlo a camminare chinato e sarebbe davvero un peccato rovinare gli Stivali della Velocità appena acquistati dalle mani bucate di Barristan con i resti di un pasto a base di … aglio … farro … e poi sì, ancora aglio.
Il problema è che il puzzo della vecchia halfling e dei suoi capelli simili a code di ratti sta facendo l’impossibile per costringerlo a rimettere. “Predice il futuro? Bah, che idiozia! (ma figuriamoci, sarà l’ennesima pantomima da gnomo circense per spillare soldi a qualche credulone)”.
“Ehi, guarda che ti sento!” protesta la piattola. Quelle piccole orecchie sentono troppo per i suoi gusti.
“E comunque nonna è una vera halfling, non uno gnomo! Cioè, se escludiamo che il suo prozio era cugino di terzo grado di una gnoma della famiglia Jansen possiamo dire che lei sia più halfling di tutti gli halfling di Baldur’s Gate!”
“(come se vi fosse qualcosa di cui vantarsene …)”
La vecchia ciarlatana con un dente solo lo fissa dal basso verso l’alto con occhietti porcini chiari e pure un po’ strabici, poi prende il piatto in cui Edwin ha appena mangiato e vi sputa dentro.
Poi lo fa una seconda volta. “Ma cos …?”
La megera li punta il dito fin quasi nel naso. “Tu tornerai nel tuo schifoso mondo di maghi, umano. Lì soddisferai i tuoi desideri e diventerai il loro capo” esclama da sotto la massa informe di capelli su cui sembra essersi depositato tutto il guano dei gabbiani del molo. Lo fissa di nuovo per poi sputargli una terza volta sugli stivali. “Così ho predetto!”
Interessante.
Quantomeno interessante. “Ho sempre detto che tua nonna è la migliore, Alora!”

“Sei sicura di non aver sbagliato, nonna? Non per protestare, però …”
“Ho mai sbagliato, Alora?”
“No”.
Ciò che è rimasto nella minestra di farro nella ciotola di Edwin si è raffreddato. Tutto il calore è andato via con lui, probabilmente, così come il calore ed il costante brontolio che avevano riempito la loro casa prima che lui uscisse fuori di lì con un enorme sorriso stampato sotto i baffi. Si ripete che dovrebbe esservici abituata, ma mentire con se stessa le è sempre risultato troppo difficile. “Però speravo che …”
“Non sperare. È una fatica inutile e serve solo a far freddare la cena. La vita di quell’umano cambierà, e ti assicuro che andrà più lontano di quanto le tue gambe possano seguirlo. Il che è un bene, dai retta a me” sostiene prima di lasciarsi cadere sulla vecchia sedia a dondolo.
Il punto è che Alora ama le loro avventure. Piccole, strambe, ma le piacciono così come sono. Se è riuscita a svuotare le casse della tesoreria dei Silvershield lo deve anche a lui, a quella pentola di fagioli vestita di rosso che con uno schiocco di dita fa cadere addormentate le guardie e distrae i paladini del Pugno Fiammante con la sua parlantina mentre lei alleggerisce i loro borselli. Ama questi mesi trascorsi a fare tutto e nulla, a segnare sulle pergamene tutti i palazzi a cui prima o poi faranno una “visita” e a dividere in maniera del tutto improvvisata i cumuli di bottino.
Già, davanti al terzo o quarto boccale di birra aveva espresso un pietoso desiderio del “per sempre”, ma è chiaro che quel tipo di vita non sarebbe mai abbastanza per un uomo come lui. I “per sempre” non esistono e non …
“Però quel giovanotto avrebbe potuto rimanere ancora cinque minuti. Non ho avuto il tempo di finire la mia predizione …”
La nonna ha frugato nella cassapanca, e quella che stringe tra le mani è la pipa della buonanima del prozio Timun. O del nonno Jarim, a pensarci bene. I guaritori le hanno detto che il tabacco non aiuterà la sua tosse, ma nonna ha sempre ascoltato soltanto ciò che le dicevano i funghi annidati nell’alluce del piede sinistro. “Vedi, il tuo amico governerà quel luogo, quel Thay che gli piace tanto …” ispira rumorosamente, poi la voluta di fumo riempie la stanza e trova da sola la via del camino “…ma temo che il suo governo non durerà tanto a lungo. Un giorno, massimo due. Fidati, quello lì non rimarrà mai fermo troppo a lungo”.
“Oh” sussurra, ritrovandosi a sorridere di nuovo.
Un’eventualità a cui non avrebbe mai pensato. “Sarebbe così tipico di Edwin …”

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Capitolo 3
*** Folklore ***





Folklore

"Va bene, Edwin, adesso che si fa? Temo che Kagain si sia accorto di ..."
"Agiremo come fanno gli esseri dall'intelletto sopraffino quale io sono (piccola bertuccia tonta con ascendenti di bradipo, possibile che debba sempre essere io a fare tutto il lavoro? Dovrei pretendere una percentuale maggiore sui guadagni della nostra squadra, dopotutto si sa che è la mente quella di cui nessun gruppo può fare a ...)"
"Edwin ..." Alora gli tira la manica "... stai di nuovo parlando da solo e Kagain mi sta ... correggo, ci sta guardando malissimo".
Il effetti il nano pulcioso (utile solo a rimuovere nemici dal campo, puzzolente come un barbone dei moli ma almeno più produttivo di quell'elfo Arpista gracilino che trema anche davanti ad un goblin sordo, cieco, muto, monco e anche zoppo. Grazie al cielo lo avevano abbandonato a Beregost con la sua mogliettina acidella) sta rivolgendo il suo sguardo (il che non sarebbe un grosso problema. La lama della sua ascia, quella sì che potrebbe essere spiacevole) proprio verso di loro. "Come stavo dicendo prima che mi interrompessi, piccola amica tascabile, la mia intelligenza superiore ha già pronta la risposta. Approfittiamo dell'aver arrestato quell'assassino giù nei bassifondi e festeggiamo come impone il folklore nanico!"
Si alza in piedi, sottrae due boccali colmi di birra da sotto il naso rubizzo di Yeslick e ne porge uno ad Alora. Poi, gettando al vento la propria dignità (no, in effetti quella l'aveva calpestata il giorno in cui era stato costretto ad allearsi a quella banda di babbuini) sale sul tavolo, alza al cielo la propria pinta ed urla "ALLA GLORIA!"
L'effetto birillo è immediato: Yeslick si risveglia dal torpore ed inizia a battere i pugni sul tavolo intonando chissà quale canzone nanica di guerra, Barristan e la sua sgualdrinella selvaggia smettono di tubare (sono chiaramente già ubriachi al punto giusto) ed iniziano a fargli l'eco ordinando all'oste un giro di idromele per tutti gli avventori della taverna.
E Kagain, da vero nano, non può esimersi dal sollevare il proprio boccale, liberare un rutto in grado di polverizzare all'istante quella stamberga e gridare con tutta la birra in circolo. "ALLA GLORIA!"

"Alora ... che fu?"
Il semplice fatto di essere appena stata chiamata per nome e non con qualche fantasioso epiteto legato al regno animale fa capire all'halfling che la situazione è ben lungi da risolversi. E, quando ciò accadrà, sarà senza ombra di dubbio in un lago di vomito. "Furono dieci boccali di birra, Edwin. Undici, se conti quello che ti sei rovesciato addosso".
"Volevo lanciarmi un incantesimo di Resistenza ..." biascica lui cercando di rialzarsi dal giaciglio improvvisato su cui lei lo ha trascinato "...ma temo di essermene dimenticato, e poi ..."
"E poi ho dovuto pensarci io".
Alora sospira, spingendolo con calma nel letto prima che crolli sotto il peso delle sue stesse gambe; il mago accetta l'aiuto borbottando qualcosa sulla magia selvaggia e la moltiplicazione del pane e dell'idromele. Quando è certa che i suoi vaneggiamenti siano perlomeno innocui gli fa scivolare tra le pieghe del vestito rosso il frutto della loro nuova, mirabolante impresa diviso come sempre a modo loro: settanta monete d'oro a lui, trenta a lei.
Quando domani Kagain si riprenderà dalla sbornia si sentirà senza dubbio più leggero.
Sorridendo tra sé si abbassa e gli poggia un bacio sulla guancia. "Dovresti ubriacarti più spesso, Edwin. Sei molto carino quando sorridi".


Guest star

2zhpc7t Kagain: il nano guerriero reclutabile dai primissimi momenti dell'avventura. Gestisce un negozio di armi, ma è famoso per la sua avidità che può trasformarlo in un guerriero spietato.

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Capitolo 4
*** Ambizioso ***





Ambizioso

È il groppo alla gola ad impedirle di piangere. Vorrebbe essere anche solo un po’ più alta per avere il coraggio di gridargli un insulto addosso o solo per afferrarlo per il bavero del mantello e farlo ragionare su quanto sia idiota, stupido ed incosciente, ma la rabbia non riesce a prendere forma.
“Ti ho solo impedito di fare il più grande errore della tua vita, Edwin!”
“Dunque, vediamo … ottenere una protezione decente, raggiungere i libri segreti degli Aasimar, avere ai propri piedi un’armata in grado di polverizzare Baldur’s Gate e Waterdeep, praticare i miei incantesimi senza piagnucolosi paladini che mi dicono cosa sia giusto e cosa sia sbagliato … ecco, insopportabile sacco di problemi su due gambe, illustrami dove sia questo mio più grande errore della vita!” ringhia lui, ancora ansimante per la corsa. Si guardano entrambi alle spalle, quasi come a poter sentire il rumore degli zoccoli dei seguaci di Caelar Argent alle loro calcagna. I soldati della crociata sono bene addestrati e pronti a tutto per la loro signora, quindi Alora non si illude che prima o poi non li troveranno in quel piccolo bosco in cui si sono rifugiati.
Nonostante le gambe doloranti si rialza e fa per allontanarsi ancora, ma Edwin rimane esattamente dov’è, gli occhi ancora carichi di rabbia che guardano verso la strada che si sono appena lasciati alle spalle. Alora non lo ha mai visto così furioso. “Adesso PER COLPA TUA e del tuo stupido intervento non sono più nelle grazie di quell’Aasimar e (chissà perché) mi ritrovo tutti quei soldati (che avrei potuto comandare a bacchetta con un po’ di sana arrampicata gerarchica) ad inseguirmi? Hai vagamente idea di quanta fatica mi sia costato ingraziarmi la Dama?”
“Invece lo so benissimo, Edwin. È proprio per questo che ti ho fermato. Collaborare con quella donna è solo un modo per assecondare la tua ambizione. Possibile che tu non abbia un sogno diverso da questo tuo “diventare il mago più potente del mondo”?”
“I miei sogni non ti riguardano, piccola cimice insopportabile!”
Alora vorrebbe incassare il colpo come fa sempre da quando ha conosciuto quel mago rosso brontolone, come ogni volta che lui le si rivolge con quel tono sprezzante che di solito riesce persino a rubarle una risata.
Ma non vi riesce. Non vi è nulla di ilare in quelle guance ed in quella barba perfetta che potrebbero sfociare in un futuro sorriso, c’è solo una lampo di rabbia che mai, mai Edwin ha rivolto verso di lei. “E sono davvero sorpreso nel vedere che anche dopo l’aver ricevuto dalla mia geniale persona il privilegio di starmi accanto tu non abbia un progetto di vita più ambizioso del sopravvivere con mezzi da topo di fogna, furti e patetici ritrovamenti di tesori. Il tuo modo di pensare idiota e superficiale mi ha davvero irritato (e ringrazia Arvoreen che io non ti abbia già trasformata in un ratto o in un qualsiasi roditore affine alla tua scarsa intelligenza)” dice, riprendendo fiato anche solo per trafiggerla, il piede destro ormai rivolto nella direzione opposta a lei. “La mia strada porta lontano, stupida blatta pruriginosa. Stai attenta a non finire schiacciata dai miei stivali”.
Sarebbe il momento perfetto per prendere l’acqua dal ruscello e tirargliela in faccia, oppure caricare una fionda e lanciargli un sasso su per le narici. Anche per dargli un bel calcio negli stinchi e farlo ritrovare da quei cavalieri a testa in giù nel fango in qualche posa poco dignitosa.
Alora osserva davanti agli occhi tutte quelle mille e più possibilità, piccoli frammenti da cogliere e far capire a Edwin i suoi errori anche con la forza, se necessario, qualunque cosa pur di fargli comprendere quanto pericoloso possa essere invischiarsi con Caelar Argent e la sua guerra dove non vi saranno né vincitori né vinti, solo altre migliaia di vite gettate per gli ideali di una semidea visionaria.
Ma non ne sceglie nemmeno una.
Le assapora mentre quelle immagini se ne vanno insieme alla tunica rossa che scivola tra gli alberi lontano da lei, senza voltarsi.
Vorrebbe chiamarlo ancora una volta, ma il suo grido di rabbia copre anche quelle poche lettere.


Guest star:

Caelar Argent: anche detta "La Dama Splendente", è una Aasimar, ovvero una creatura quasi immortale con discendenze celestiali. Caelar richiama intorno a sé una crociata di uomini e donne per propri fini, e le grandi città sono spaventate da questa sua capacità di radunare seguaci.

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Capitolo 5
*** Trappola per topi ***





Trappola per topi

Da sotto il sacco le arriva l’odore di muffa, polvere intensa e vero tabacco. Alora incespica su degli scalini di legno che scricchiolano al suo passaggio ed a quello dei due uomini che la spingono senza troppi riguardi. Conta dieci, venti, ventisette scalini, poi bussano. Tre volte.
Qualcuno da dentro bussa una risposta, un colpo solo.
I suoi rapitori battono ancora, tre volte rapide, due lente e subito dopo una porta cigola e si apre.
Anche sotto la tela che le impedisce di vedere riconoscerebbe la puzza di pesce marcio dei moli di Athkatla, ma vi è qualcosa di diverso. “Abbiamo preso la topolina, capo” dice uno, spingendola in avanti. “La trappola ha funzionato”.
“Va bene, va bene, non montatevi la testa e sparite, sudici ratti (sono riusciti a portare a termine una missione, incredibile … cosa succederà domani, la regina Ellesime si concederà a tutto il popolo nanico?) Ci penserò io a finire la questione!”
Potrebbe riconoscere quella voce tra mille. O forse è solo un’illusione, ma il cuore le batte come un carro tirato da venti cavalli; i due rapitori le levano il sacco e la spingono a terra prima di uscire.
L’uomo davanti a lei è molto invecchiato; sarà trascorso meno di un anno dalla loro brusca separazione, ma i capelli al di sotto del cappuccio rosso sono molto più radi ed il suo fisico è appesantito.
Le sue dita traboccano di anelli, e non tutti sono magici. “Ficcare il naso negli affari dei Ladri Tenebrosi può essere molto pericoloso, sottospecie di criceto antropomorfo. Figuriamoci rubare nel loro territorio!”
“Eppure vedo che ti rispettano, Edwin”.
“Portano la giusta e dovuta soggezione per un mago del mio calibro, ed i grandi capi hanno la massima stima del mio potenziale superiore. Cosa che senza dubbio non avrebbero di un piccolo topo indipendente che ha sottratto dei rubini calimshiti proprio sotto il loro naso”.
“Come hai capito che si trattava di me?”
Una domanda sciocca, lo realizza subito. Hanno sempre riconosciuto l’uno il passo dell’altro; potrebbe riconoscere quel mago rosso in mezzo alla calca del Diadema di Rame seguendo la scia di quel profumo di mirto thayano che si ostina a portare indosso anche adesso e che l’ha investita all’imbocco delle scale. Conosce alla perfezione le sue magie di fuoco e l’altezza precisa a cui colpiscono il bersaglio, sa che prima di dormire bacia il suo anello di famiglia.
E la verità, quella che l’uomo davanti a lei sta cercando di negare aggrottando le sopracciglia, è che anche lui sa tutto di lei e non l’ha dimenticata. “Tsk, è chiaro che la mia mente sopraffina riesce ancora a stupirti”.
Mente, ma Alora non importa. È bellissimo anche così.
“Il mio genio mi ha permesso di scovarti e tenderti una trappola, e dovresti pregare il mio nome che sia stato io a scoprirti per primo e non un altro capo della gilda (sempre che le tue labbra riescano a sillabarlo correttamente, cosa di cui dubito). Sto oltretutto per beneficiarti di un mio raro e prezioso consiglio (e solo perché mi sento davvero generoso) …” dice avvicinandosi ad una finestra. I cardini cigolano quando si apre, ed Alora vede il riflesso della luna sulle onde e sui tetti abbandonati del molo. “… questo non è un posto per dei ladri indipendenti. Ci sono abbastanza guerre tra le gilde, vedi di non rimanerci invischiata. La prossima volta potrei non essere in grado di …”
“Ho capito, Edwin. Grazie di cuore”.
Lei è sempre stata libera come il vento, uno spirito felice come le nuvole. Lei vive per le sfide ed i misteri, gli oggetti luminosi, quelle piccole avventure che le fanno battere il cuore non per denaro o per avidità, ma perché sono l’alito della vita. E, se Edwin ha compreso davvero questo lato di lei, spiccare il volo è facile. Hanno camminato insieme su una strada ed al bivio ha temuto che si fossero detti addio, ma quando la sagoma rossa borbotta qualcosa mentre chiude i vetri della finestra Alora sa per certo che i loro sentieri un giorno si incontreranno. Potranno esserci Ladri Tenebrosi o vampiri, ma mentre scivola veloce oltre le tegole sa che prima o poi i loro sentieri torneranno ad incrociarsi.
E senza dubbio la faranno nel più rocambolesco dei modi, come nel loro stile.


 



Edwin Odesseiron e Alora
AVVENTURE SENZA FINE
 

THE END


 

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