Vivere 2, ovvero amicizia significa esserci

di alida
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giganti e strane creature ***
Capitolo 2: *** Alohomora ***
Capitolo 3: *** Bacchetta ***
Capitolo 4: *** La mappa dei malandrini ***
Capitolo 5: *** Harry Potter ***
Capitolo 6: *** Verità o bugia? ***
Capitolo 7: *** Melma ***
Capitolo 8: *** Fedele servitore e amicizia ***
Capitolo 9: *** La spada di Godric Grifondoro e il servo fedele ***
Capitolo 10: *** Il Re dal sangue viola ***
Capitolo 11: *** Dialogo e messaggio ***
Capitolo 12: *** Lettera di ritorno ***
Capitolo 13: *** Patto tra elfi ***
Capitolo 14: *** Voce poco gradita ***
Capitolo 15: *** Patto infranto ***
Capitolo 16: *** Reazione ***
Capitolo 17: *** Sai volare? ***
Capitolo 18: *** Chiacchierata ***
Capitolo 19: *** Natale ***
Capitolo 20: *** Obiettivo ***
Capitolo 21: *** Programma estivo e debito ***
Capitolo 22: *** Ospite e padrone ***
Capitolo 23: *** Traditore mezzosangue ***
Capitolo 24: *** Imprevisto ***
Capitolo 25: *** Dejà vù ***
Capitolo 26: *** Avada Kedrava ***
Capitolo 27: *** Potere della stele ***
Capitolo 28: *** Avada, Giratempo e erbe magiche ***



Capitolo 1
*** Giganti e strane creature ***


Ho letto tante drabble, ff...ecc... riguardanti Severus Piton. Alcune molto belle.
Mi sono accorta, però, che troppo spesso finiscono con il lasciarmi l'amaro in bocca, perchè Sev è sempre condannato alla sofferenza.
Non per colpa di chi scrive, se non della Rowling!
Lui è fermamente convinto di essere la causa della morte di "Santa Lily"! (ovviamente il termine "santa" è usato in senso ironico e non vuol offendere nessuno, nè essere blasfemo, se a qualcuno dovesse dar fastidio, lo cancellerò).
Allora visto che in nessuna ff ho letto ciò che avrei voluto leggere, ho deciso di scrivere ciò che non ho mai letto e, considerate le richieste ricevuto, ho fatto di più: ho incastrato questa nuova idea nel continuo di "Vivere".
Fino a poche ore fa non sapevo cosa avrei scritto, poi è successo un avvenimento raro: mi sono messa a cucinare e da un sughetto di pomodori freschi è nata quest'idea.
Credo che questo sugo sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso che era pieno da molto tempo, ma è stato messo in bilico da "Almond" di Pervinca Potter 97.
Come sempre spero di non deludervi, di avere il tempo di aggiornare quotidianamente e di rispondere a tutte le vostre recensioni.
Ecco a voi: Vivere 2 ovvero amicizia vuol dire esserci.

Ho scritto OOC, perchè credo che un Severus IC non riuscirò mai a presentarvelo.


CAPITOLO 1
Giganti e strane creature

Erano trascorse poche settimane da quando il mondo magico aveva sconfitto Voldemort. La nube si era sciolta nelle profondità del Lago nero e  Hogwarts aveva riaperto i battenti. Harry, quell'anno, non avrebbe frequentato, ma comunque gli era stato consentito rimanere nella sua camera comunicante con l'infermeria. Del resto il bambino non aveva una casa e, anche trovando qualcuno che volesse ternerlo con sè, Harry non era pronto ad avere  fiducia nel prossimo. L'unica persona con cui aveva instaurato un rapporto umano di fiducia e rispetto era Severus Piton.

Il professore di Pozioni era completamente guarito dalle ferite riportate dopo l'incontro con il leoncino dei Grifondoro, ma Harry non potè fare a meno di notare come l'inizio del nuovo anno scolastico avesse reso l'uomo nervoso. Naturalmente il bambino non avrebbe chiesto niente, sia perchè non era certo di trovarsi nella posizione di poter chiedere, sia perchè sapeva che tutti avevano un segreto che qualche volta, a ripensarci, fa soffrire e lui non voleva che Severus stesse male.

Quello che dispiaceva maggiormente ad entrambi era che i sotterranei si trovavano molto distanti dall'infermeria e perciò Piton, andandoci,  non poteva fingere di trovarsi lì per un caso e Harry doveva affrontare tutte le sue paure per percorrere i lunghi corridoi, che ancora gli incutevano timore.

Silente, dopo lo Smistamento, aveva avvisato gli studenti che nella scuola era presente un bambino non frequentante le lezioni, che perciò non indossava nessuna divisa e non apparteneva a nessuna Casa, e chiedeva loro, qualora lo incontrassero, di non spaventarlo e di non parlargli con aggressività.

Ciò aveva suscitato molta curiosità tra gli studenti che si chiedevano chi fosse quel bambino.
Alcuni ipotizzavano fosse il parente, magari il figlio, di qualche insegnante, altri che fosse un bambino anormale e deforme, altri ancora che fosse un malato mentale e perciò non era opportuno provocarlo. I più curiosi erano quelli del settimo anno, i più intimoriti quelli del primo.

Le parole del preside, che sarebbero dovute servire per rendere la vita di Harry più tranquilla durante l'anno scolastico, avevano scatenato uno smisurato interesse nei suoi confronti.
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Una mattina Harry decise di uscire all'aperto a prendere un po' d'aria e leggere un nuovo libro regalatogli da Minerva. Parlava di "Animagus" cioè persone che si trasformano in animali. Le immagini erano bellissime si potevano vedere uomini grassi diventare scoiattoli dalle guance gonfie e donne magre prendere le sembianze di aristocratici gatti. Diventare Animagus era difficile e per lo più si nasceva con queste doti... il libro era interessante ma qualcosa lo distrasse.

Si alzò in piedi e, tenendo in mano il regalo, con gli occhi mise a fuoco l'immagine davanti a sè: un uomo enorme con la barba lunga avanzava seguito da piccole creature. Subito Harry cominciò a correre, attraverso il prato, poi il cortile, infine entrò a scuola e si ritrovò davanti alla porta dell'infermeria: chiusa!

Provò ad aprirla, ansimando per lo spavento, ma non ci fu niente da fare. Allora lasciò cadere a terra il libro e con tutte e due le mani spinse verso  il basso la maniglia, ma ancora niente. Le lacrime cominciarono a scendere lungo le guance arrossate mentre Harry continuava ad urlare: "Apriti! Apriti!".

Intanto le lezioni erano finite e gli studenti cominciavano ad uscire dalle aule. L'infermeria non era di passaggio ma qualche studente Corvonero sentì le urla e, memore dell'esperienza d'agosto, avvisò i professori. Minerva e Severus si precipitarono all'infermeria e trovarono Harry per terra, che stringeva a sè un libro, e piangendo continuava a ripetere "Apriti!".

Severus lo raggiunse. Prima che gli studenti potessero arrivare prese la bacchetta e con un "Alohomora!" aprì la porta e condusse il bambino dentro l'infermeria con l'aiuto di Minerva.

Harry tremava e singhiozzava ma in braccio a Severus, si tranquillizzò.
Il professore gli accarezzava i capelli e tenendolo stretto a sè gli chiese: "Harry, cosa è successo?".

"C'era un uomo gigante con strane creature, venivano tutti verso di me! Sono scappato, ma quando sono arrivato qui, la porta era chiusa!" rispose il bambino.

"Dov'erano quest'uomo e le creature, Harry?" domandò Minerva con un tono di voce dolce.

"Fuori!".

"Sei sicuro che non fosse Hagrid con dei ragazzini? Sai, quest'anno insegnerà Cura delle creature magiche" continuò Minerva.

Harry si zittì, e fece mente locale. Poi indicò a Severus la finestra e lui lo condusse vicino. In quel momento Hagrid e le strane creature dei Grifondoro e dei Serpeverde stavano attraversando il cortile!
Inutile dire che Harry si sentì terribilmente a disagio. Il professore sollevò una mano e, dandogli  una piccola pacca di consolazione sulle spalle, sentì il piccolo irrigidirsi.

"Ehi! Calmo, calmo. Non ti devi preoccupare, non ti farei mai del male. Lo sai che siamo amici, no?" disse l'uomo mentre Minerva li osservava compiaciuta.

"Saremo amici per sempre?" chiese Harry.

"Certo!" rispose Severus "E' una promessa!". Queste ultime parole gli gelarono il sangue nelle vene. Le aveva già dette a Lily e poi l'aveva tradita! Era diventato un Mangiamorte! Aveva rivelato la profezia a Voldemort! Chiuse gli occhi e inspirò profondamente.

Harry, nella sua ingenuità, pensò di aver ferito il professore non replicando e subito aggiunse: "Te lo prometto anch'io! Saremo amici per sempre".

Severus riaprì gli occhi, nelle sue orecchie c'erano ancora le parole di Lily "Saremo amici per sempre, promesso!", e per un attimo non potè fare a meno di pensare che non era stato il solo a tradire la loro amicizia.

La voce di Minerva lo riportò alla realtà: "..... perciò siamo d'accordo, Severus. Avviserò io Albus, che trascorrerai il resto della mattinata con Harry. Ci vediamo più tardi".

"A più tardi" ripetè lui, mentre Harry salutava con la mano.




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Per chi è inciampato in questa storia, sappia che è il seguito di "Vivere".
Primo capitolo, un po' breve. Serve a ri-immergerci nella storia. Cercherò di fare meglio domani!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacio a chi è passato di qui!









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Capitolo 2
*** Alohomora ***


Cap 2 Alohomora

Severus aveva immaginato che Harry avrebbe sofferto un po' di solitudine, del resto nell'ultimo mese aveva sempre avuto qualcuno a fargli compagnia durante la giornata. Non sapeva, però, come questa si sarebbe manifestata. Ne ebbe un esempio quella mattina. Dopo che Minerva se ne andò, Harry restò incollato prima al suo petto, poi alla sua gamba.

Pazientemente Severus gli parlò: "Harry, ti ricordi che io sono un insegnante? Vero?".

Il bambino annuì con la testa.

"Preferirei che mi rispondessi a voce. E' più educato" continuò pacatamente il professore.

Allora Harry pronunciò un lievissimo:"Sì".

"Bene! E' un lavoro impegnativo. Non tanto faticoso, ma che mi porta via parecchio tempo" spiegava Severus mentre Harry stringeva con le sue dita i pantaloni dell'uomo.
"La mattina sono occupato con le lezioni, e il pomeriggio ci sono le punizioni, e i compiti da correggere. Inoltre ci sono gli incontri con gli altri insegnanti e il preside".

Harry sollevò la testa e guardò il professore dritto negli occhi, era questo il modo tacito di chiedere il permesso di parlare.

Severus avrebbe voluto che Harry si sentisse libero di parlare con lui in ogni momento, ma capiva che guardarlo dritto negli occhi, senza timore, era già un passo avanti e in poco più di due mesi, da quando si erano conosciuti, il bambino aveva fatto dei grandi progressi, perciò lo assecondò, dicendo solamente: "Hai qualche domanda da farmi?".

"Sì" rispose Harry, e chiese: "Tu punisci i ragazzi della scuola?".

"Come, scusa?" domandò il professore.

"Hai detto che il pomeriggio ci sono le punizioni. Significa che punisci i bambini?" chiarì Harry.

Di tutto ciò che Piton aveva detto, Harry aveva dato importanza a l'unica cosa che fosse irrilevante nella spiegazione. Era evidente che doveva esserne rimasto colpito. Severus non lo puniva mai, gli dava le pozioni che facevano diventare le medicine dolci, lo aveva lavato con una morbida spugna. Lui non era il tipo di persona, come lo zio Vernon, che puniva i bambini.

Severus intuì qualcosa, e rispose: "Innanzittutto non sono bambini, ma studenti. E spesso sono indisciplinati e fanno bacano in aula. Non molto, perchè io sono severo come insegnante. Ma lo fanno. E poi non studiano abbastanza. Allora io, e gli altri insegnanti abbiamo il potere di punirli, ma le nostre punizioni non sono mai corporali. Nessuno picchia nessuno. Li faccio venire nel mio studio e spolverano la libreria, lavano i calderoni, lucidano le ampolle oppure se hanno dei deficit nella mia materia li lascio seduti facendoli studiare per almeno tre ore. In questo modo imparano che è meglio studiare un'ora al giorno nelle loro stanze che tre ore nel mio studio!".

Harry sorrise e abbracciandolo disse: "Lo sapevo che non faresti del male a nessuno!".

Il professore si sentì in colpa, lui era un ex-mangiamorte e aveva fatto del male a molte persone. Non meritava tanto amore, e non meritava quelle parole soprattutto dette dal figlio di Lily. Sentiva di non comportarsi in modo onesto con Harry, voleva dirgli la verità sul suo passato ma non riusciva a trovare il coraggio dentro sè. Aveva paura che sapendo ciò che era stato, Harry avrebbe potuto rifiutarlo, odiarlo e temerlo, paragonarlo allo zio che seppur lo aveva trattato sempre male non lo aveva ucciso.

Severus ancora guancia a guancia con Harry, cercò di parlare e raccontargli tutto dal principio ma l'unica cosa che potè dire fu: "Per queste ragioni non posso trascorrere i pomeriggi con te, come facevo prima dell'inizio della scuola. Ma ti assicuro che chiederò al preside se è possibile spostare la tua stanza vicino alla mia, così potremo stare assieme qualche ora prima di addormentarci".

Harry era al settimo cielo e in lui cresceva, giorno dopo giorno, una profonda ammirazione per l'unica persona che sembrava leggergli nella mente.
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Le prime parole che Piton disse entrando nello studio di Silente furono: "Un giorno o l'altro ti verrà un tremendo mal di stomaco a furia di mangiare caramelle. Quel giorno non venire da me per una pozione contro il mal di pancia".

"Sono sempre lieto di ricevere tue visite!" disse sorridendo il preside.

Severus non si sedette ma incominciò a camminare avanti e indietro nello studio, facendo finta di essere interessato ai soprammobili di Silente che spiegava: "Quello me lo regalò Minerva per il mio sessantesimo compleanno; la sfera che hai appena guardato l'ho comprata a Vienna da giovane durante un viaggio di piacere; quella, invece, è una cartolina che mi ha portato Hagrid dalla Bretagna.....".

"Albus, non sono qui per conoscere la storia che c'è dietro ognuno dei tuoi gingilli!" sbottò, spazientito, Severus.

Il preside non si scompose e ,con fare amichevole, domandò: "Allora cosa ti ha spinto a venire da me?".

"Vorrei-sapere-se-è-possibile-trasferire-Harry-in-una-stanza-vicino-alla-mia-!" disse tutto d'un fiato il professore facendo finta di osservare un vaso di fiori.

"Naturalmente!" rispose con semplicità Silente.

Severus rimase stupito ma, lungi dal volerlo dimostrare, senza nessun cambiamento sul suo viso si voltò verso il preside e chiese: "Quando?".

"Anche oggi, se vuoi! Fortunatamente per te, io ho del tempo a disposizione, perciò penso che possiamo -traslocare- anche subito!" disse Silente alzandosi.

"Grazie, per la disponibilità ma credo che non ci sia bisogno di...." Severus non fece in tempo a terminare che Silente si abbassò gli occhiali e lo guardò dritto negli occhi. Non era uno sguardo minaccioso ma il professore si accorse di dover cambiare strategia ".... non c'è bisogno di farlo oggi, potremo lasciare a domani!".

Silente sorrise e aggiunse: "Preferisco oggi, domani non ho tempo!".

"In tal caso, direi che possiamo andare" concluse Severus, e assieme al preside si diressero verso l'infermeria.

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I due maghi trovarono Harry, ancora una volta, fuori dell'infermeria mentre singhiozzando ripeteva: "Apriti! Apriti!".

"Harry" disse Silente "Non ti devi agitare così. Se trovi la porta chiusa puoi sempre andare in un aula e chiedere aiuto ad un professore. Tutti i professori di questa scuola saranno contenti di poterti aiutare!".

Il bambino piangeva. "Perchè Madama Chips non mi fa più entrare? Non mi vuole più bene! ".

Severus gli mise le mani sulle spalle e gli disse: "Non dirlo mai più! Poppy ti vuole molto bene, ma quando esce chiude sempre l'infermeria perchè qualche studente potrebbe infilarsi dentro di nascosto o rubare qualche oggetto per fare degli scherzi! Tu non te ne sei mai accorto prima, perchè restavi sempre dentro e non uscivi mai. Tutto qui!".

"Tutto qui!" ripetè Harry guardando il pavimento e dondolandosi un po'.

"Inoltre, visto che sei un mago..." aggiunse Silente "se vuoi che una porta si apra non devi dire -Apriti- ma Alohomora!".

Harry ascoltò il preside e guardò Severus che gli sorrise e puntando la sua bacchetta contro la serratura disse: "Alohomora!".

La porta si aprì ed Harry rimase stupefatto pensando a tutto quello che la magia poteva fare.

"E' una magia semplice! E quando avrai una bacchetta potrai esercitarti anche tu!" disse allegramente Silente.

"E quando avrò una bacchetta, signor Silente?" chiese il bambino affascinato.

Silente e Severus si guardarono negli occhi, ci sarebbe voluto un altro anno prima che Harry potesse possedere una bacchetta ma forse per lui si poteva fare un'eccezione!

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Ecco il secondo capitolo. Spero vi piacia. Non voglio anticiparvi niente ma sappiate che mi stanno venendo proprio delle belle idee.... credo... . Baci, Alida

Ringrazio tutti coloro che stanno inserendo la ff tra i preferiti e i seguiti e coloro che stanno leggendo.
Infine ringrazio chi recensisce.

Grazie a SSSWEETY, PERVINCA POTTER 97 E CHIARAMALFOYPOTTER sono felice di avervi ritrovato tra i recensori, e spero di non deludervi.

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Capitolo 3
*** Bacchetta ***


"Severus, lasciali perdere! Non riesco a capire come quei quattro possano trarre gusto dal vederti soffrire. Tu non riusciresti mai a far soffrire nessuno!". "Grazie, Lily" rispose Severus, sentendo crescere in sè il desiderio di essere come la sua amica lo vedeva.

 

Punto e accapo. Ancora una volta tutto sembrava ricominciare dal principio. Ma questa volta era diverso. Da ragazzo, lui, non aveva un passato terribile alle spalle, non aveva niente da recriminarsi, ora invece… .  Severus si alzò dal letto e mettendosi addosso la vestaglia raggiunse il camino della sua camera, per sbucare nell’ufficio di Silente grazie a un po’ di polvere volante.

Il preside diede un’occhiata all’orologio sulla scrivania, poi rivolgendosi a Severus disse: “Sono le cinque del mattino, Severus! Già in piedi?”.

Il professore non aveva voglia di essere pungente e, lasciandosi cadere su una sedia, cominciò: “ Come posso essere sicuro che questa volta non farò errori?”.

“Scusa?” domandò Silente “Di che cosa parli?”.

“Di cosa parlo? Parlo di Harry! Di cosa altrimenti?” rispose con amarezza.

“Ragazzo mio, non mi pare che abbia commesso degli errori con Harry. Lui ti vuole bene e  ha fiducia in te!”.

“Perché non sa chi sono!” rispose il professore.

“Ti sbagli, lui ti vuole bene perché sa chi sei”.

Severus sollevò lo sguardo: “E me ne vorrebbe se sapesse chi sono stato?”.

“Perché dovrebbe saperlo?” domandò spensieratamente il preside.

“Albus, non prenderti gioco di me! Sai bene anche tu che prima o poi, in un modo o nell’altro, lo verrà a sapere!”.

“Allora il problema non è Harry, ma Lily!” constatò Silente.

“Ti rendi conto che io sono stato la causa della morte dei genitori di Harry?” domandò con rabbia e dolore il professore.

“Se è  per questo sei  stato anche  la causa della morte dei McNomm, dei Surmes, dei… “.

Severus si sollevò di scatto e urlò: “Non è assolutamente vero! Lo sai anche tu che non è vero! Voldemort era deciso ad ucciderli perché loro stavano organizzando la resistenza nel Galles! Lo sai anche tu che nessuno era in grado di fermare Voldemort, li avrebbe raggiunti ovunque!”.

“Esatto, Severus! Nessuno avrebbe potuto fermare Voldemort! Avrebbe raggiunto ovunque i McNomm, i Surmes e anche i Potter” rispose con pacatezza e amore Silente.

Severus si bloccò e per la prima volta nella sua vita disse: “Forse hai ragione. Ma la profezia… “.

“Se non gliela avessi riferita tu, lo avrebbe fatto qualcun altro. Forse avrebbe rapito la Cooman e gliela avrebbe estorta. Come sai, non gli mancavano i mezzi  per farlo” continuò Silente.

“Io avrei dovuto ascoltare Lily, non sarei dovuto diventare un Mangiamorte!” disse Severus “Non sono riuscito a essere ciò che lei desiderava, e non potrò mai essere ciò che Harry vorrebbe! Un uomo buono che non farebbe mai del male a nessuno!”.

“Severus basta! Non puoi continuare a tormentarti in questo modo. Tu sei già ciò che Harry vuole, non provi piacere nel vedere soffrire gli altri, e se anche ne hai provato in vita tua ora sei un uomo diverso! Lily era dalla parte giusta ma ciò non vuol dire che il suo comportamento fosse sempre giusto. Tu più di chiunque altro dovresti sapere che il mondo non è diviso in bene e male ma che ci sono tante vie di mezzo!”.

Il professore era pronto a ribattere ma una musica si diffuse nell’aria.

“Harry sta bussando alla porta del mio appartamento. Ti devo lasciare Albus”.

“Non c’è problema, Severus e ricordati che quando hai bisogno, io sono sempre qui” rispose il preside che lesse un sentimento di gratitudine negli occhi del suo giovane amico.

Severus si ritrovò nella sua camera, corse in fretta verso la porta d’ingresso e aprì giusto in tempo per vedere Harry andarsene. Subito lo richiamò: “Harry! Harry, aspetta!”.

Il bambino si voltò e disse: “Scusa, non volevo disturbarti. Mi sono svegliato e non riesco più ad addormentarmi. Mi dispiace, ti ho svegliato?”.

“No, non mi hai svegliato e soprattutto non mi hai disturbato. Vieni, entra dentro!” rispose l’uomo.

Harry, scalzo e con solo il suo pigiama addosso, raggiunse frettolosamente il professore per entrare nel suo appartamento.  “Come mai non hai le ciabatte?” chiese Severus.

Harry si dondolò sui piedi nudi, e a voce bassa disse: “Zio Vernon non vuole che usi le ciabatte, solo gli zoccoli di legno oppure le scarpe vecchie di Dudley!”.

Severus rimase stupito: “Ti ricordi che qui sei ad Hogwarts, vero?”.

“Hai ragione!” disse sconsolato il bambino “Mi sono dimenticato, sai… “.

“Che cosa, Harry? Cosa dovrei sapere” .

“Niente! Sai… in quella camera c’era tanto freddo come nel sottoscala della mia vecchia casa!”.

Miseria! Severus e Silente non avevano pensato che nei sotterranei ci potesse essere troppo freddo per Harry ed evidentemente il bambino si era svegliato proprio perché la temperatura non era confortevole, e ciò lo dimostravano i suoi piedi bianchissimi tendenti al violaceo.

Il professore prese il bambino e lo avvicinò al camino dove, con un colpo di bacchetta, fece comparire le fiamme. Harry sorrise e Severus fece comparire delle morbide pantofole ai piedi del piccolo.

Una volta riscaldato, Harry si riaddormentò e Severus dopo averlo avvolto in una coperta lo distese sul divano.

 Erano le nove quando il professore svegliò Harry.

“Dai, maghetto! E’ ora di alzarsi dobbiamo andare a fare compere!”.

In breve Harry si alzò, andò nella sua camera, si lavò, si vestì e si ripresentò alla porta di Severus che fu molto soddisfatto nel vedere il bambino già preparato.

Andarono a Diagon Alley e comprarono la bacchetta da Olivander. Severus spiegò che la bacchetta non era un giocattolo, ma un potente strumento che ogni mago possedeva e con il quale si potevano porre in essere dalle magie più semplici a quelle più complesse.

I maghi non se ne  dovevano mai separare  perché tutte le magie, anche quelle non verbali, non potevano funzionare senza di essa.

Harry teneva stretta la sua bacchetta nella mano e la guardava affascinato, avrebbe voluto esercitarsi un po’ con il suo amico-professore ma Severus alle undici aveva lezione e perciò lo lasciò nel cortile della scuola e gli disse: “Puoi esercitarti qui all’aperto. Punta la bacchetta in aria e dì –Alohomora- stasera proverai con le porte della tua camera e del mio appartamento”.

Il bambino salutò il professore e una volta che questo fu entrato nel castello, cominciò a muovere la bacchetta e a gridare l’incantesimo. Era divertente, però non succedeva niente! Ovvio, non c’erano porte!

Allora Harry si ricordò la strada che portava alla capanna di Hagrid e, una volta raggiunta, gridò: “Alohomora!” . La porta si aprì, facendo sobbalzare Hagrid e Thor. Harry cominciò a ridere e scappò via, entrò nel castello e sempre ridendo corse lungo i corridoi lanciando l’Alohomora a tutte le porte che incontrava.

Il rumore delle porte che si spalancavano dell’aula di Trasfigurazione, di Rune Antiche, di Erbologia e di Pozioni si propagò nel castello con uno strano effetto ad “eco”.

E mentre il professore di Pozioni diventava livido in volto e Harry rideva nei corridoi, due ragazzi Grifondoro pensarono di aver trovato un “potenziale” grande amico.

 

Eccomi col terzo capitolo. Scrivere questa ff è  più difficile del solito perché voglio spiegare tutto per bene e non saltare neanche uno dei punti che ho nella mia testa, e che per essere sicura di ricordare dovrei appuntare su un foglietto!

1° Severus non è il diretto responsabile della morte di Lily

2° Lily era dalla parte giusta, ma ciò non significa che si sia comportata in modo giusto con tutti in ogni momento della sua vita

3° Non bisogna vivere sperando di essere ciò che gli altri vogliono che noi diventiamo, ma essendo ciò che vogliamo essere.

A tal proposito vi lasciò qui una breve frase di un autore di cui non ricordo il nome. Io l’avevo scritta su un cartoncino e appesa al muro della mia camera quando ero adolescente. “Io sono io e tu sei tu. Non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative e tu non sei al mondo per soddisfare le mie. Io sono io e tu sei tu, e se il destino ci fa incontrare è una cosa meravigliosa!”.

 

Adesso passiamo a noi!

Pervinca Potter: Grazie per la fiducia. Credo che non avrai problemi a identificare i due Grifondoro di cui parlo.

PAMPAM: Silente è invadente perché cerca di essere presente e fare del bene, sa che ha molto da farsi perdonare.

kamy: Harry ha paura un po’ di tutti, ma avrà modo di accorgersi che al mondo ci sono tante persone buone. Inoltre più che da un ragionamento razionale, è mosso dall’istinto di sopravvivenza che ha sviluppato dai Dursdley.

Shiho93: sono felice di ritrovarti qui. Spero che la storia non ti deluda. Fammi sapere

LMP. Grazie! Molti pensano che il mio stile non vada bene per un pubblico adulto (e comunque io preferisco scrivere per i giovani e giovanissimi) ma io penso che ci sia bisogno di naturalezza e spontaneità e che la semplicità di linguaggio sia il modo migliore per spiegare le grandi verità.

Sssweety: Non potevo negare ad Harry una bacchetta, non tanto per quello che succederà nei prossimi capitoli quanto per quello che accadrà molto più avanti..

Malfoina89: Si! Il mio Severus è tragicamente buono e dolce, molto OOC! Sono felice che tu l’apprezzi. Fammi sapere se ti piace come la storia si sta sviluppando. Baci. Scusa ma non so perchè la risposta alla tua recensione abbia un "carattere" diverso dal resto del testo. Il pc è impazzito!

chiaramalfoypotter: stesso problema di "carattere" . Sorry. Sono felicissima di ritrovarti. Grazie per aver definito le mie idee "ottime".  Posso correre spedita verso il prossimo capitolo...

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Capitolo 4
*** La mappa dei malandrini ***


CAP 4

Nessuno aveva mai visto Severus Piton così rosso di rabbia in volto. Il professore diede un capitolo da leggere alla classe e uscì camminando di buona lena, con un'andatura che si avvicinava molto alla corsa. Questa volta Harry non aveva scampo! Lui era stato chiarissimo: esercitarsi all'aperto e solo la sera provare con le porte dei loro appartamenti. Harry acquisiva coscienza di sè e delle proprie capacità, sapeva di non dover subire il male che gli altri gli infliggevano e aveva un ruolo nella piccola società della scuola. Ora doveva imparare che c'erano anche delle regole da rispettare, e Severus non avrebbe lasciato correre.

Anche gli altri insegnanti non avevano apprezzato il comportamento del bambino e Silente ritenne che forse avevano sbagliato a lasciargli tenere la bacchetta. Questa maracchella, però, aveva il sapore della vittoria perchè Harry non credeva di meritarsi la felicità e si era sempre comportato in modo da soddisfare gli altri. Per la prima volta aveva agito per soddisfazione personale e, dall'eco delle sue risate nel castello, si poteva dire che si era senz'altro divertito.

Cercarono il bambino ovunque, ma nessuno sembrava averlo visto. Infine andarono nella sua stanza ma di lui nessuna traccia. Dove poteva essersi nascosto? La rabbia stava lasciando posto alla preoccupazione nel cuore del corpo insegnante e del preside. Minerva andò in infermeria e nell'ex-camera di Harry, provò anche nelle cucine ma non trovò nessuno.

Dove poteva essersi nascosto un bambino che sapeva di aver combinato un guaio ma che temeva oltremodo le punizioni? Doveva essere un posto sicuro, che nessuno trovasse, di cui solo lui conoscesse l'ubicazione. -C'è solo un posto così!- pensò Silente e poi disse: "Credo che Harry si trovi nella Stanza delle necessità! Bisognerà aver pazienza e aspettare che esca di sua iniziativa!".

Severus si sentì, in un certo modo, tranquillizzato. Almeno il monello non era finito nei guai!

Verso l'ora di pranzo, Harry si presentò tranquillamente nella Sala grande per il pranzo, e con molta spensieratezza si sedette al posto che gli era stato assegnato ovvero tra Severus e Silente. I due adulti erano serissimi, ancora adirati e non riuscivano a interpretare la disinvoltura di Harry che facendo un gran sorriso disse: "Lo sapete che stamattina sono riuscito ad aprire un sacco di porte?".

"Sì, ce ne siamo accorti!" rispose stizzito Severus.

"E' stato molto divertente, mi piace avere una bacchetta!" disse felice il bambino.

Silente lo guardò, sembrava che Harry fosse veramente contento. "Sono contento che la magia ti piacia, però quello che hai fatto non va bene!".

Il viso di Harry si rabbuiò. Aveva fatto qualcosa di sbagliato. Lo sapeva che non avrebbe dovuto pensare da solo, perchè qualsiasi cosa pensasse era sbagliato. Invece si era lasciato andare e aveva creduto di essere intelligente, invece era solo uno stupido. Restò immobile, fissando il ricamo al bordo del tovagliolo. Severus lo chiamò per nome ma lui non sentì, riprovò, ma ancora niente. Infine gli mise una mano sulla spalla e ripetè: "Harry, mi senti? E' tutto a posto! Harry?".

Il bambino uscì dal suo mondo protetto e sentì Severus che lo chiamava: "Sì, sì ti sento! Scusa. Ho sbagliato, non dovevo ....sono solo uno.....". Harry non sapeva come finire le frasi, più volte Severus gli aveva detto che non voleva sentirgli dire di essere uno stupido e che era perfettamente capace di prendere delle decisioni anche da solo. Solamente che non riusciva a prendere mai una giusta!

Era sconvolto e guardandosi attorno si accorse che nella Sala non c'erano solo i professori ma anche gli studenti, tantissimi ragazzi e bambini che lo osservavano. Harry si sentì in gabbia! Perchè non se ne era accorto prima! Da dove era venuta tutta quella gente. Il panico si stava impossessando di lui. Severus decise di portare via il bambino prima che la situazione peggiorasse. Harry si alzò e messosi sotto il mantello del professore, lasciò la Sala grande dalla porta di servizio.

Arrivati nel suo appartamento si fecero portare il pranzo dagli elfi e mangiarono nel soggiorno. Subito dopo pranzo Severus parlò con Harry: "Sai perchè il preside ti ha detto che non andava bene il tuo comportamento? Perchè non si disturbano le classi durante le ore di lezione.".

Harry era in silenzio.

"Inoltre non ci si nasconde come hai fatto tu!".

Ancora Harry non disse niente.

"Comunque siamo contenti che abbia preso un'iniziativa personale".

Adesso Harry cominciava a diventare confuso, il suo comportamento era stato sbagliato ma era soddisfatti di lui! L'incomprensione si dipinse sul suo viso.

"Voglio dire che qualsiasi bambino si comporti come ti sei comportato tu, farebbe male. Ma il fatto che tu stia iniziando a prendere delle decisioni senza paura di sbagliare ci rende molto contenti!".

Harry fece un grande sorriso e Severus gli posò una mano sulla testa, spettinadogli i capelli e dicendogli: "Almeno l'aula di pozioni potevi saltarla!"
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Fred e George nella sala comune dei Grifondoro pensavano e ripensavano. L'unica persona che poteva aver fatto quel "casino" durante le ore di lezione doveva essere qualcuno che non frequentava le lezioni. Sarebbe stato troppo ardito! E poi si sarebbe saputo il nome, i pettegolezzi girano velocemente.

No! C'era solo una possibilità: il bambino non frequentante!
Un piccolo pazzo che durante una crisi aveva lanciato degli incantesimi.
Un piccolo mostro che si era nascosto per non farsi trovare!

Eppure il bambino, che durante il pranzo aveva fatto la sua comparsa nella Sala grande, sembrava essere normale.
Si era spaventato ma forse era intimorito da qualcosa. Inoltre, pensavano i gemelli, bisognava considerare che era seduto vicino a Piton!

Chissà chi era quel bambino e dove si trovava!
Una manata di Fred raggiunse la testa di George! "Ehi, ma si può sapere cosa ti prende?".

"E tu dici di essere svelto e intelligente!" disse Fred.

George lo guardò e senza indugio capì a cosa stava pensando il fratello: "Parola mia, Fred, che se non mi avessi distratto con quelle noccioline ci sarei arrivato prima io!".

"Adesso sappiamo come scoprire chi è quel bambino e dove si trova!" affermò Fred passando un braccio attorno alle spalle di George.

E insieme dissero: "La mappa del malandrino!".


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Ciao! Cosa ne dite! Un capitolo cortino, vero? Non preoccupatevi, arriveranno anche quelli più lunghi.
Harry si sta riprendendo, ma ci vuole tempo! Quest'anno scolastico passerà velocemente... vedrete.... la storia vera e propria avrà inizio l'anno scolastico successivo, fra qualche capitolo ... però devo creare le condizioni di partenza necessarie affinchè....

Ringrazio a chi sta recensendo, inserendo la ff tra i preferiti e leggendo.
Vi abbraccio tutti!

kamy: hai ragione, le parole di Albus sono piene di significato. Conoscendo la vita di Silente si può capire come quelle parole sono rivolte anche a sè stesso e non solo a Severus.

PAMPAM: può essere molto difficile accettare sè stessi quando si ha come termine di paragone qualcuno che abbiamo idolatrato... ma Sev capirà meglio col tempo..

Shiho93: non ti preoccupare a me bastano poche parole. Sono felice che la storia ti piacia, scrivere il continuo di storie che il pubblico ha amato è sempre difficile..

Malfoina89: come hai letto, sono proprio Fred e George.... non temere ci saranno sorprese, forse inaspettate da tutti... ma ci saranno

Pervinca Potter 97: Harry ha 10 anni e andrà a scuola l'anno prossimo, andrà d'accordo con Ron ed Hermione? Chissà....

sssweety: Harry riuscirà ad apprendere molto, e sarà decisamente forte... fra qualche capitolo vedrai quanto!

chiaramalfoypotter: hai fatto centro, i tre saranno amici ... ma non so per quanto tempo .....



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Capitolo 5
*** Harry Potter ***


CAP 5

Il piano dei gemelli era semplice: prendere la mappa e osservare le abitudini di quello che chiamavano "Bambino Alohomora". Non sarebbe stato difficile individuarlo,  poichè conoscevano i nomi di tutti gli studenti  e quello sconosciuto sarebbe stato indicativo.

Una volta scoperto chi era, dovevano studiarne le abitudini e notare se c’era una parte della giornata che trascorreva da solo. Quello, infatti, era il momento ideale per avvicinarlo e parlargli. Silente, del resto, non aveva proibito a nessuno di parlare col piccolo, aveva semplicemente chiesto di rivolgersi a lui in modo cortese e pacato.

Tuttavia il piano si presentò più difficile del previsto. Fred e George passavano interi pomeriggi davanti alla Mappa ma, tra studenti e professori, il numero delle persone che compariva  arrivava quasi a centocinquanta e seguirne il vai e vieni sulla carta era un problema.

Bisognava approfittare di un momento in cui le persone fossero riunite in uno spazio limitato e ci dovessero stare per almeno un’ora. Infatti i gemelli si erano resi conto che al “Bambino Alohomora” non piaceva trovarsi in mezzo alla gente, per questo era fuggito dalla Sala grande, e perciò sarebbe stato un puntino isolato sulla mappa.

L’occasione si presentò il pomeriggio del 28 ottobre per la partita di Quidditch Corvonero-Tassorosso, che veniva seguita anche dagli studenti delle altre case e, di solito, dall’intero corpo insegnante.

Il castello era deserto. Fred e George, nella loro stanza, presero la mappa e osservarono con attenzione; Gazza perlustrava il secondo piano, Poppy era in infermeria con Garlyle dei Corvonero, il professor Piton era nei suoi appartamenti e nella stanza affianco c’era: “HARRY POTTER!” esclamarono assieme i due fratelli, increduli.

Come era possibile? Il “Bambino Alohomora” era Harry Potter! Sembrava incredibile. Forse la mappa si sbagliava, ma questo era fuori discussione la mappa non sbagliava mai! Accidenti! La storia si complicava, non solo per via dell’identità del monello, ma soprattutto perché la sua stanza era vicina a quella di Piton, cioè nei sotterranei, ovvero nella terra dei Serpeverde.

”Vedrai che, anche se si dovesse trattare veramente di Harry Potter, quella non è la sua stanza!” affermò Fred.

“Ci sarà impossibile andare a parlargli laggiù! Certo, potremo provare ad avventurarci durante le ore di pozioni dei Tassorosso! Tanto gli orari dei Grifondoro non coincidono con i loro!” propose George.

Fred, però sembrava impensierito. “E se durante la lezione si spostasse? Sarebbe un rischio troppo grosso”.

“Allora dobbiamo aspettare a fine novembre, quando si giocherà Serpeverde-Tassorosso!” concluse George.

“Hai ragione, fratello! Nel frattempo terremo Potter sotto osservazione, e se dovesse capitare di incontrarlo nei corridoi non ce lo faremo sfuggire!” disse Fred richiudendo la mappa e dicendo: “Fatto il misfatto!”.

Compiti in classe del primo anno: corretti, anche quest’anno nessun geniusmag.

Compiti terzo anno: corretti, un’altra estate trascorsa nel tentativo, riuscito, di dimenticare anche la pozione più elementare.

Compiti del sesto anno: a metà tra la disperazione e l’assoluta ignoranza.

Le pozioni erano fantastiche, poche cose al mondo erano più gradevoli di un insieme di erbe che cuociono a fuoco lento dentro un calderone. Perché mai tutti i suoi studenti dovevano essere così ottusi! Severus si alzò e si versò da bere. Era sicuro che se invece di insegnare Pozioni avesse insegnato Storia del Quidditch i risultati sarebbero stati soddisfacenti!

Era sempre stato così, durante tutta la sua vita le soddisfazioni maggiori le aveva  avute solo andando incontro agli altri, era sempre stato lui a doversi piegare al volere degli altri. Doveva essere come voleva sua madre: buono e rispettoso. Come voleva Lily: disponibile e onesto. Come voleva Silente: fidato e sincero.

No! Non era la verità! Almeno non tutta. Come tutte le persone anche lui, Severus Piton, aveva cercato una via di mezzo tra quello che era e che voleva e quello che gli altri desideravano fosse. Certamente sua madre non aveva avuto la forza di frapporsi tra Tobias e Severus, Lily non aveva voluto sentire ragioni, ma Albus lo aveva accolto quando lui si era presentato disperato, avevano cercato di salvare Lily assieme e infine gli aveva dato un’alternativa al desiderio di morte e alla disperazione del suo cuore.

In fin dei conti sua madre non si era comportata con lui in modo buono e rispettoso perché  aveva fatto da spettatrice ad un’infanzia tremenda senza agire, e da una madre ci si attende di più.

Lily non era stata disponibile e onesta con lui, perché lo aveva lasciato quando lui era debole e aveva tradito la promessa fatta, e l’amicizia è ben altro.

Invece Silente aveva preteso sincerità e fedeltà ma aveva anche dato sincerità e fedeltà. In ogni momento Severus sapeva che il preside, il suo unico amico, era lì. Avrebbe voluto parlargli ma il vecchio mago sicuramente era alla partita, non se ne perdeva una, e stava tifando per i Corvonero, perché erano i più deboli e se avessero vinto avrebbe sottratto punti ai Tassorosso che due settimane dopo dovevano fronteggiare i Grifondoro. Alla fine Silente tifava sempre Grifondoro, anche se non erano in campo!

Merlino, era stata una fortuna conoscerlo! Fosse solo per il fatto che era divertente quanto bizzarro!

Severus si tolse le scarpe e allungò i piedi, sistemandosi meglio sulla poltrona, quando sentì bussare alla porta.

Toc-toc.

Toc-toc.

Si alzò e stava quasi per aprire quando udì: “Non devo! Non devo! Lo so! Devo aspettare che Severus venga ad aprire! Anche se conosco l’incantesimo, devo aspettare. Non sta bene aprire le porte con l’Alohomora. Devo aspettare! Posso aprire solo la porta della mia camera con la magia”.

Severus sorrise. Toc-toc. E decise di aprire.

“Ciao Harry, entra! Son felice che sia venuto, sai mi annoiavo un po’!” disse il professore.

Harry abbassò gli occhi a terra e vide che il professore era senza scarpe.

“Non hai freddo ai piedi? Se vuoi ti presto le mie ciabatte!”.

“No, grazie, sto bene così” rispose il professore: “E in ogni caso le tue mi stanno strette, sono troppo piccole e indossandole le romperei!”.

Harry rifletté e chiese: “Non puoi farle diventare più grandi o aggiustarle con la magia?”.

“Certo!” fu la pronta risposta ad entrambe le domande.

“E come si fa?” domandò Harry con la faccia di uno che ha combinato un guaio.

Severus si sedette sulla poltrona, e infilandosi le scarpe domandò: “Perché ti interessa saperlo?”.

“Perché sono un mago e ho la bacchetta..” provò Harry titubante, cercando di capire se la risposta poteva andare bene.

Il professore, gomiti sulle ginocchia e mani incrociate, disse: “Cosa è successo, questa volta?”.

“Niente di grave!” rispose Harry con gli occhi bassi.

“Meglio così” continuò Severus : “Allora sarà più facile rispondermi. Cosa-è-successo?”.

Harry si allontanò dalla poltrona dove Severus era seduto, e si avvicinò al caminetto dove le fiamme erano spente. “Hai freddo?” chiese il professore.

“No, non ne ho!” rispose il bambino. “E’ successa una cosa, ma non so dirti come. Te lo giuro, io non ne ho colpa!”.

“Ti credo!” lo rassicurò il professore, vedendolo agitato: “Puoi parlare tranquillamente”.

“Sono andato a prendere la miniatura della stele che il preside mi ha regalato perché volevo fare un disegno da regalargli …. L’avevo conservata bene, era al sicuro! Invece l’ho trovata rotta! Ma io non sono stato, te lo assicuro!” spiegò il bambino.

Severus fu percorso da un brivido e si sollevò immediatamente la manica della camicia; il marchio non era ricomparso, ma il professore non potè fare a meno di pensare allo strano prurito che aveva avuto all’avambraccio proprio due ore prima.

Si alzò e abbracciò Harry come se volesse proteggerlo da qualcosa, poi gli disse: “Andiamo nella tua camera, sicuramente c’è una spiegazione del perché la miniatura si sia rotta ma  con un –Reparo-  si può  aggiustare tutto!”.

Harry si sentì sollevato, il regalo del preside si poteva aggiustare e questa era la sua unica preoccupazione.

La partita era stata vinta dai Corvonero. Silente era al settimo cielo e Minerva lo guardava contrariata. “Dovresti essere più equilibrato, nel dimostrare il tuo entusiasmo. Pensa ai poveri Tassorosso, sono stati talmente sfortunati!”.

“Hai ragione, come sempre! Ma Minerva cambiare alla mia età è difficile!” cercava di giustificarsi Albus.

“Non tirare in ballo l’età, non ti sto dicendo di salire su una scopa!” ribatté lei.

I due vennero interrotti da Hagrid che li raggiunse col fiato corto: “Preside, professoressa McGranitt, venite! Sta succedendo qualcosa di strano nel lago nero!”.

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Ciao carissimi, ieri sono riuscita a scrivere proprio poco e così ho aspettato ad oggi per gli aggiornamenti!

Dunque GRAZIE A TUTTI per la costanza e l'entusiasmo con cui mi seguite.

Pervinca Potter 97: Grazie, son felice che ti sia piaciuto, se qualcosa non è di tuo gradimento non farti problemi e dimmelo pure..

Shiho93: La presenza di Fred e George permetterà ad Harry di avere fiducia in sè stesso, ma passando dal nulla al troppo ci sono sempre dei rischi.

Malfoina89: quando Harry diventerà allievo, la situazione non sarà tanto tranquilla. Comunque ci vogliono ancora tre o quattro capitoli.

LMP: il mio Sev ha molta pazienza con harry, ciò non toglie che si troverà in una situazione difficile..

PAMPAM: Era un capitolo corto ma non ho avuto tempo per scrivere... Comunque questo di oggi dovrebbe andare bene. I gemelli sono molto simpatici, ma sono personaggi difficili perchè io non ho sempre la battuta pronta come loro due e perciò fatico a farli parlare.

kamy: Hai colto il punto! Distinguere ciò che è bene da ciò che è male può essere difficile per chiunque, figuariamoci per Harry

chiaramalfoypotter: I gemelli saranno presenti ma non sarà tutto rose e fiori...

 

 

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Capitolo 6
*** Verità o bugia? ***


CAP 6

Quando Silente e la McGranitt, accompagnati da Hagrid, arrivarono al lago lo trovarono ricoperto da uno strato di melma nera. In tutti gli anni passati, da quando Hogwarts era stata aperta, non era mai accaduto niente di simile! “Albus, cosa può essere, sembra quasi una pellicola di gelatina!” disse Minerva.

Silente prese fiato e rispose: “Credo che si tratti dell’inchiostro che la piovra gigante spruzza per difendersi da un attacco nemico!”

“E chi mai può aver attaccato un animale così innocuo?” domandò Hagrid sconcertato.

Minerva trasalì: “Innocuo, dici? Hagrid forse non ti sei conto della grandezza dell’animale! Della lunghezza dei suoi tentacoli…”.

“Vabbene, però non ha mai attaccato nessuno!” la difese Hagrid.

“E ciò non è confortante!” proseguì Silente pensieroso: “Perché significa che la piovra ha dovuto difendersi, e allora bisogna domandarsi da cosa o da chi!”.

“Oh, Albus! Non starai pensando a … a Colui-che-non-deve-essere-nominato? L’ho abbiamo ucciso!” disse Minerva preoccupata per la possibile risposta.

“Non so bene a cosa pensare, ma penso che dovremo precludere l’accesso al lago agli studenti, per sicurezza. Finché non riusciremo a dare una risposta alle nostre domande” concluse Silente.

Quando Silente arrivò nel suo ufficio vide che ad aspettarlo c’erano Severus e Harry. “Ragazzi miei, che piacere vedervi. Posso fare qualcosa per voi?” chiese con cortesia il vecchio preside.

“Mi dispiace tanto!” disse Harry trattenendo le lacrime e allargando la mano, dove teneva stretti, i pezzi della miniatura della stele.

“Non devi dispiacerti così, Harry! Sai bene che non è colpa tua. Probabilmente il materiale con cui la stele è stata realizzata non ha resistito allo sbalzo di temperatura della tua stanza che si è verificato dopo l’accensione del caminetto perenne” lo consolò Severus.

Silente prese in mano la stele, oramai rotta, e rivolgendosi ad Harry spiegò: “Severus ha ragione, i sotterranei sono molto freddi e il calore della tua camera può aver causato il danno!  Ma stai tranquillo fra pochi giorni ti regalerò un’altra stele, promesso!”.

Harry si sentì sollevato, nessuno lo accusava per quel che era successo. “Grazie, signor Silente!” disse il bambino. “Di niente!” rispose Albus mentre accarezzava i capelli di Harry e così approfittò della benevolenza del piccolo per farlo allontanare senza insospettirlo.

“Harry, posso chiederti un favore?” chiese con tono impacciato : “Dovrei portare questo libro a Madama Chips, in infermeria, non è che puoi avvicinarglielo tu? Sai ho una serata veramente piena, oggi!”.

“Certamente! Con molto piacere!” rispose Harry, sorridente,  e preso il libro uscì sotto lo sguardo divertito di Severus.

“Si sente importante quando qualcuno di noi gli affida dei compiti” constatò Severus : “Anche se chi lo fa ha un doppio scopo. Vero, Albus?” .

“Già! Tutti noi abbiamo il desiderio di compiacere chi amiamo” rispose il preside.

“Tuttavia sarebbe opportuno essere sinceri e non nascondersi le verità che si conoscono!” continuò acidamente Severus.

Ma Silente aveva la risposta pronta: “Naturalmente. Bisogna però considerare che noi siamo adulti e lui ha solo dieci anni! Ciò che si nasconde ad un bambino, per il suo bene, non si dovrebbe considerare una bugia!”.

“E infatti io non la considererò una bugia, ma Harry lo farà perché per i bambini c’è il bene e il male ma non ci sono le vie di mezzo!” disse Severus.

“Non sono d’accordo, ragazzo mio! Altrimenti perché i bambini sono disposti a sorridere anche nelle situazioni più catastrofiche? Per pura ingenuità? Io credo che la loro naturale predisposizione alla speranza sia davvero in grado di portare luce e loro ne sono consapevoli!” spiegò Albus con trasporto

“I bambini conoscono verità che sono negate agli adulti? Ma Albus, tutti noi siamo stati bambini e nessuno si dimentica verità così importanti” attaccò Severus.

“Una cosa è dimenticare, una cosa  è non voler ricordare!” concluse con amarezza il vecchio preside.

“Allora qual è la verità che vuoi negare ad Harry?” domandò Severus.

“La stele è stata costruita con marmo elfico di altissimo pregio. Soltanto l’incantesimo di un mago dotato di poteri eccezionali  poteva distruggerla” svelò Silente.

“Hai qualche idea di chi può essere stato?” domandò il professore.

Silente cominciò a camminare avanti e indietro nello studio, era nervoso, non conosceva nessuno di così potente. “No! Nessuno!” rispose “Inoltre questo pomeriggio il Lago nero è stato ricoperto da una melma nera che sembra essere inchiostro di piovra!”.

“Qualcuno ha attaccato la piovra!” esclamò Severus “Dobbiamo assolutamente capire! Hai prelevato un po’ di melma? Per analizzarla!”.

“Non ci ho pensato! Mi dispiace. Dirò ad Hagrid di prendere un po’ e di fartela avere!” rispose il preside.

“Non ce n’è bisogno! Andrò io!” affermò il professore.

“Bene, allora è tutto!” fece il preside lasciando Severus libero di andare, ma il professore non sembrava intenzionato ad uscire, allora Silente, facendo finta di niente, domandò: “C’è altro?”.

“Sì, volevo dirti che … che io non dimentico, anche se alle volte può sembrare” e detto questo, uscì.

“Certo che non dimentichi, ragazzo mio! Neanche io lo faccio. E per questo motivo siamo ancora amici, mentre altri non lo sono più!”.

Severus si chiedeva come avrebbe reagito Harry se avesse scoperto che lui e Silente non gli avevano detto tutta la verità. Quello di Harry era un mondo molto difficile e non era facile destreggiarsi nel suo modo di percepire il mondo.

Soprattutto ora che il bambino diventava consapevole di sé stesso e non si sentiva più uno strumento o un oggetto che doveva soddisfare i desideri degli altri. Ora sapeva che le persone lo dovevano rispettare e anche se non lo dimostrava apertamente cominciava a pretendere rispetto.

Sapere che chi diceva di amarlo gli stava mentendo, poteva essere un duro colpo! Ma Severus, e Silente, credevano davvero di potercela fare da soli.  Anche Lily aveva creduto di poter allontanare Severus dal male, da sola e invece la situazione le era sfuggita di mano. E se fosse sfuggita di mano anche a loro?

E se Harry avesse reagito rivoltandosi contro i suoi mentori? Cosa era giusto fare? Ciò che era necessario o ciò che era corretto? E davvero non poteva esserci una via di mezzo? Qual era la via che un bambino avrebbe visto ma che gli adulti volevano rifiutare?

C’era solo una strada, pensò con ansia Piton, l’amore. Ma era difficile e le insidie e gli ostacoli la rendevano ardua da percorrere. In cuor suo, Severus,  sapeva che un “genitore”, come lui si sentiva per Harry e come Albus si sentiva per lui, non aveva alternative, perché è sempre meglio perdere l’amore di un figlio che arrendersi all’eventualità di non amarlo.

Eppure temeva perché da tanto tempo non si sentiva amato da qualcuno e il timore di perdere l’affetto di Harry lo dilaniava.

 

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Ciao carissimi! Giusto o sbagliato? Bianco o nero? Ci sono alternative alla mancanza di alternative? Quello che scrivo significa qualcosa o quando sono stanca non dovrei scrivere? Vi mando un grosso bacio. Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, e vi invito a recensire ancora. Oggi salto i saluti personali ma voglio assicurare a chi ama Fred e George che nei prossimi capitoli avranno un posto tutto per loro! A presto!

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Capitolo 7
*** Melma ***


Cap 7

Madama Chips aveva ringraziato Harry per averle portato il libro, anche se si era lamentata del fatto che Silente non fosse andato di persona: “E’ possibile che abbia tempo per tutti gli studenti della scuola ma neanche un minuto per me?”.

Harry se la rideva sotto i baffi; capitava spesso che l’infermiera si comportasse in modo “divertente” ma bisognava stare attenti a usare un po’ di diplomazia con lei, o si sarebbe adirata  e allora nessuno l’avrebbe passata liscia.

“Puoi andare, Harry! Grazie ancora e mi raccomando non stare troppo tempo nei sotterranei o ti verrà qualche acciacco!” gli suggerì Poppy.

“Però, Madama Chips, Severus rimane tanto tempo nei suoi appartamenti” le fece notare Harry.

“Oh, sì! E guarda tu come è conciato! Sempre vestito di nero e pallido come la morte!” esclamò lei per niente intimorita dall’ingresso del professore nella stanza.

“Vedo che anche oggi stai tessendo le mie lodi! Non dovresti impegnarti con così tanto fervore!” disse Severus.

“Non preoccuparti per me, non mi affatico per così poco! Invece dovresti preoccuparti per questo bambino, non lo vedi che comincia a diventare bianco come un lenzuolo?” domandò la donna.

Severus osservò Harry, in effetti cominciavano a formarsi attorno ai suoi occhietti delle leggere occhiaie e le guance erano bianchissime. “Vedrò di fare il possibile, Poppy! La salute di Harry è importante per me!” rispose il professore sottolineando le ultime parole.

“E così è giusto che sia! Lo fai di tua scelta, non ti obbliga nessuno! Certamente avreste potuto approfittare della partita di Quidditch per prendere un po’ di sole, ma scommetto che ve ne siete rimasti chiusi sottoterra?” continuò acidamente Poppy.

“Hai vinto la scommessa!” affermò Severus con mezzo sorriso sulle labbra “Adesso  se non ti dispiace io e Harry dovremo andare”.

Il bambino guardò Severus con fare stupito; non sapeva di avere impegni quel pomeriggio ma comunque seguì l’uomo fuori dalla stanza. “Dobbiamo andare da qualche parte?” chiese incuriosito.

“Non proprio! Devo andare al Lago nero per prelevare una piccola quantità di melma che ha ricoperto il Lago. La devo analizzare per scoprire cosa può essere!” spiegò lui.

“Devo avere paura?” chiese Harry dondolandosi da un piede all’altro.

“No, nessuna paura! Ci sarò io con te e comunque se pensassi che potesse essere pericoloso non ti porterei con me!” lo rassicurò Severus.

“Hai ragione!” constatò Harry seriamente e seguì il professore.

La gelatinosa melma nera aumentava e ora la si poteva trovare anche sull’erba. Severus si insospettì a trovarla anche sulla terra ferma, in quanto Silente aveva parlato solo del lago, e raccoltane un po’ di fretta si allontanò con Harry.

Intanto nel castello Fred e George, cartina alla mano, osservavano i movimenti di Harry Potter.

“Fred, Harry si sta dirigendo al castello!” disse George.

“Allora faremo meglio ad avvicinarci all’ingresso, così potremo vederlo da vicino!” affermò Fred.

“Però, sappi che è con Piton!” lo informò George.

“Quei due trascorrono molto tempo assieme. Credo che sarà impossibile, prima di fine novembre, avvicinarlo da solo. Tanto vale provare a incontrarlo per caso…” rispose Fred.

“Per caso dici? Niente succede per caso, Fred” lo riprese George facendo il sapientone.

“Per servirla, sire!” lo sbeffeggiò il fratello dirigendosi col gemello all’ingresso.

 Severus teneva in mano l’ampolla e osservava il contenuto, non era propriamente nero ma  aveva dei riflessi verde scuro. “Hai visto, non era poi così difficile raccoglierne un po’!” disse ad Harry.

Mentre raggiungevano il castello il bambino teneva gli occhi sul contenitore trasparente. C’era qualcosa di poco chiaro, di inquietante quasi, la melma sembrava aumentare di volume e pareva che cercasse una via d’uscita. Harry si strinse alla gamba di Piton che subito chinò il capo verso il bambino e chiese: “Cosa c’è, Harry?”.

“Credo che la melma voglia uscire fuori!” rispose.

Severus sollevò la mano per osservare meglio il contenuto dell’ampolla quando questa esplose letteralmente e andò ad avvolgere il braccio del professore che subito disse ad Harry di scappare.

Il bambino corse velocemente, come la volta che Severus venne attaccato dal leoncino dei grifondoro ma stavolta non aveva ben chiaro da cosa stesse scappando via, l’ampolla si era rotta ma il professore stava bene, non era stato ferito. 

O magari lui non se ne era accorto! Fu con questi pensieri in testa che all’ingresso della scuola andò a sbattere contro Fred e George.

Severus sentì il suo braccio gelarsi, era come se la melma si fosse divisa in due parti: una pellicola nera ricopriva il braccio mentre una sostanza vischiosa penetrava nella pelle poco alla volta. Il professore prese la bacchetta e lanciò degli incantesimi per fermare la melma, ma nessuno sembrava funzionare.

Intanto mentre il suo braccio diventava sempre più freddo, il respiro si faceva più affannoso. Con l’energia rimastagli inviò il suo Patronus a Silente richiedendo aiuto.

George aiutò Harry ad alzarsi e subito chiese: “Serve aiuto?”.

“Sì, Severus sta male!” rispose lui.

“Severus?” ripetè  George colto alla sprovvista.

“Intendi il professor Piton?” domandò Fred ad Harry.

“Esattamente!” rispose il bambino “La melma è uscita dall’ampolla e … e serve aiuto!”.

“Vieni! Ti accompagniamo  dalla McGranitt, lei saprà cosa fare!”

Harry, di solito, non si fidava di nessuno ma questa volta non aveva scelta, il suo amico era in pericolo e lui doveva correre dei rischi. Decise perciò di seguire i due gemelli che, fortunatamente, si dimostrarono sinceri e dopo aver avvisato la professoressa rimasero a fargli compagnia e a tranquillizzarlo.

Nell’ufficio di Silente il Cappello Parlante si contorceva e gridava: “Serpeverde, Serpeverde!”.  Silente lo portò giù dallo scaffale e nel suo interno apparve la spada di Godric Grifondoro!

“Cosa significa? Da cosa mi dovrei difendere?” disse a voce alta.

Il Cappello si zittì per un momento e poi disse: “ Se non sei un Serpeverde, dovrai difenderti, ma senza troppa foga! Il male nero e viscido si diffonde con molta facilità!”.

Silente intuì che il Cappello si riferiva alla Melma che aveva ricoperto il lago e ciò gli venne confermato dall'arrivo del Patronus di Severus, così  uscì dallo studio per andargli incontro, sperando di non arrivare troppo tardi.

Quando giunse trovò Severus in ottime condizioni ma Minerva quasi soffocata dalla melma che le stringeva la gola. Lei non era stata un Serpeverde e ne subiva le conseguenze. Silente sollevò la spada e la posò lievemente sulla melma che toglieva il respiro alla sua amica.

Dapprima la sostanza vischiosa si solidificò e poi si sgranò in polvere. Severus sollevò Minerva e, con Silente, la portò in infermeria. A Poppy si strinse il cuore a vedere la donna in quelle condizioni sapendo che non aveva mai avuto nessuno problema di salute.

Minerva avrebbe dovuto trascorrere la notte all’ospedaletto scolastico, mentre Silente e Severus doveva trovare delle risposte. Harry, da canto suo, dopo aver lasciato un disegno nel comodino della professoressa, cenò di fretta e si infilò sotto le coperte nel tentativo di dormire e pensare all’ora che aveva trascorso con i due studenti Grifondoro: Fred e George che sembravano molto simpatici e gli avevano detto che avrebbero avuto piacere a diventare suoi amici.

 

Cosa ve ne pare? Il Cappello parlante, la melma, la stele … sono tutti collegati ad un personaggio che, mi pare, non viene mai preso in considerazione ma che per logica dovrebbe esistere! Indovinate chi è? Avete un po’ di tempo per pensarci perché non ho intenzione di inserirlo nei prossimi capitoli ma più avanti. Questi sono tutti elementi importanti che riprenderò in seguito, prima devo valutare meglio il rapporto gemelli-harry-severus e severus-harry-albus!

Baci, Alida

Grazie a tutti coloro che leggono, ai MAGNIFICI 14 che hanno inserito la ff tra i preferiti e a chi recensisce senza sosta! Grazie!!

Chiaramalfoypotter: Sev sta affrontando una parte di sé che ha sempre nascosto. Anche per lui è come se fosse tutto una novità perché quando era giovane si sentiva “costretto” dagli avvenimenti ad agire in un certo modo mentre ora che si sente libero di scegliere teme di sbagliare.

Shiho93: Voldemort è morto; e io non vorrei che tornasse ma al mondo non ci sono solo io! Comunque farò del mio meglio anche perché tengo molto sia a Sev che ad Harry.

kamy: la storia del lago nasconde un’altra storiella, unita quella della stele rotta e ad un personaggio che nessuno (mi pare nemmeno la Rowling) prende in considerazione! Sono felice che i concetti dell'ultimo capitolo siano stati di facile comprensione, perchè comunque possono generare situazioni molto difficili!

Malfoina89: credo che più avanti lo scontro tra Sev ed Harry sarà inevitabile. Ti ringrazio per la recensione perché mi hai suggerito delle battute da far dire a Severus e Albus!

PAMPAM:  l’amore può essere dolce o amaro, in ogni caso ci cambia. Baci

Lily483: Grazie per i complimenti! Spero di continuare a trovare il tuo consenso. A me piace leggere storie già complete perché non ho la pazienza di aspettare gli aggiornamenti (talvolta lenti), comunque seguo anche le altre… Alla prossima!

sssweety: accidenti alle punizioni! Ma cosa hai combinato? Scherzo, comunque sono felice di averti ritrovato tra i recensori, il ruolo di Fred George sarà importante nel bene e nel male... da buoni grifondoro!

Pervinca Potter 97: un'altra in punizione! Ma sei amica di sssweety? Non invidio le vostre mamme! Comunque grazie per il commento, sono contenta che il capitolo sia piaciuto! baci!

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Capitolo 8
*** Fedele servitore e amicizia ***



CAP 8 Fedele servitore e amicizia

Minerva dormì tutta la notte. Grazie al cielo non ci furono complicazioni, il suo respiro era tornato normale e in ricordo dell’avventura trascorsa le erano rimasti solo alcuni lividi attorno al collo. La melma aveva cercato di strangolarla!

Silente le rimase accanto e rifletté su quanto era accaduto. Il Cappello parlante aveva urlato “Serpeverde” e Severus gli aveva riferito di aver avuto l’impressione che dentro la sua testa qualcuno stesse gridando il nome del fondatore.

Poteva trattarsi di una coincidenza oppure esisteva un legame tra il Cappello e la melma. Certo era un’ipotesi azzardata ma non impossibile! La mattina seguente il preside lasciò per alcuni minuti Minerva da sola e andò a parlare con il Cappello.

“Signor preside! Come sta la professoressa McGranitt?” chiese il cappello.

“Meglio, grazie. Nonostante non sia più una donna giovane il suo organismo ha risposto bene all’attacco” rispose il preside.

Il Cappello parve compiaciuto. Silente domandò: “Ieri sera hai gridato “Serpeverde, serpeverde”. Perché?”.

“Mi era stato chiesto in quale  casa avessi smistato un ex-studente e io ho risposto! Non è niente di grave, sa? Sono notizie pubbliche. E comunque poi mi è stato chiesto anche di un altro studente, o meglio di una studentessa, e lei era Grifondoro! Perciò sono stato imparziale, signor Preside!” rispose quello con stizza.

“Nessuno dice il contrario! Hai riconosciuto chi ti ha rivolto questa domanda?” si informò Silente.

“No! E ciò vuol dire solo una cosa: chiunque sia stato non ha frequentato Hogwarts! Riconoscerei la voce di tutti gli studenti che ho smistato. E come lei saprà, da secoli, lo smistamento compete  me!”.

“Enigmatico!” rispose il professore e dopo aver riposto il Cappello sullo scaffale, uscì per dirigersi nell’ufficio di Piton.

“Hai visto, Fred? Harry ha detto che Piton stava male ma poi hanno ricoverato la McGranitt!” disse George.

“Infatti non ha senso. Probabilmente i professori e il preside ci stanno nascondendo qualcosa!” disse Fred.

“E pensi che Harry sia sincero? O che sappia più di ciò che ci ha riferito?” continuò George.

Fred non aveva una risposta certa però si ricordò di come il bambino si fosse presentato spaventato: “Credo che lui non sappia tutto e che se ci sta nascondendo qualcosa non lo stia facendo di proposito!”.

George, comunque, sembrava molto preoccupato per la sorte della direttrice della loro casa! La McGranitt era severa ma molto buona, la si poteva definire “giusta”. E questo era un bel complimento! Decisero perciò di andare a farle visita, del resto erano mezzo coinvolti anche loro!

Arrivati alla porta dell’infermeria bussarono e Madama Chips aprì loro la porta con un tocco di bacchetta! “Non è possibile! Non sono neanche le sette del mattino!” disse l’infermiera “Siete caduti dal letto o che cosa?”.

“No, Madama Chips! Non si preoccupi, stiamo bene! Almeno oggi!” rispose George.

“Siamo venuti a far visita alla professoressa McGranitt. Volevamo sapere come si sente” dissero gentilmente.

“E chi sareste voi per fare questa domanda? Parenti?” chiese la donna.

“No, non siamo parenti. Lo sa anche lei, su!” disse Fred.

“Non faccia così!” continuò George “Noi siamo dei Grifondoro! Lo sa quanto siamo legati fra noi, la McGranitt è la nostra capo-casa, oltre che la migliore professoressa che abbiamo in questa scuola!” spiegò affabilmente George.

“Su questo ci sono pochi dubbi!” rispose Poppy, “Anche se certamente tutti i professori di Hogwarts hanno uno standard di insegnamento molto elevato!”.

“E proprio per questo motivo non possiamo trascurarla!” continuò Fred, che si stava per lanciare in ulteriori argomentazioni volte a convincere la donna.

“Non preoccupatevi! La vostra professoressa sta bene, ha avuto solo un piccolo incidente che, fortunatamente, si è già risolto! Di più non posso dire!” rispose lei.

“Neanche a Harry Potter?” chiese George.

“E voi cosa ne sapete di Harry Potter! State lontani da quel bambino. Lasciatelo in pace, ha bisogno di serenità non di qualcuno che lo spinga a compiere gesti eroici come quelli dei grifondoro! E’ già abbastanza coraggioso di suo! E ora, andatevene subito!” strillò Poppy facendo indietreggiare i due gemelli pestiferi.

Piton sfogliava antiche pergamene riguardanti la produzione di oggetti in marmo elfico. La documentazione era approfondita e aveva trovato alcuni esempi di lastre e lucchetti che erano stati distrutti e sui quali poi erano comparse scritte che sembrava non avessero alcun significato.

Erano diverse dalle indicazioni che Regulus Black aveva ordinato di incidere, sia perché non davano speranze sia perché non si trattava di incisioni ma di lettere impresse con una sostanza viscida che poi diventava polvere o si solidificava.

Alcuni  possessori di questi oggetti morirono strangolati: non si sa da chi! E chi visse senza subire nessuna aggressione divenne chiuso di carattere, diffidente, tetro e talvolta malvagio.  E aveva sempre l’impressione di covare un terribile segreto.

Severus leggeva e diventava sempre più preoccupato per Harry! Sapeva che Harry non sarebbe mai diventato malvagio, o almeno lo sperava.  Le persone non nascono cattive ma lo  possono diventare e le informazioni raccolte erano eloquenti.

Fu in questo stato d’animo che ricevette Silente, il quale era concentrato esclusivamente su Minerva.

“Allora Severus, chi potrebbe avere interesse a sapere in quale casa tu e Minerva siete stati smistati?” chiese il preside.

Piton ragionò: “Qualcuno che vuole attaccare gli studenti di particolari case?” .

“Voldemort è morto! Chi potrebbe volerlo? Chi potrebbe spingere affinché l’odio continui?” disse a voce alta Silente.

“Tutti i Mangiamorte!” esclamò sarcastico Severus.

“E tra i Mangiamorte chi sarebbe così potente da creare una melma del genere ed entrare nella testa di un oggetto magico come il Cappello parlante?” chiese Silente.

“E chi avrebbe il potere di rompere la stele che hai regalato ad Harry?” aggiunse Severus mentre sventolava alcune pergamene “Perché ormai è chiaro che gli avvenimenti sono tutti collegati!”.

Silente e Severus conoscevano la risposta: “Nessuno” dissero assieme.

Era la realtà non esisteva nessun mago, neanche lo stesso Silente che pure era uno dei maghi più potenti del mondo magico, possedeva tanto potere.

Ci doveva essere qualcuno, di insospettabile, che voleva continuare il lavoro di Tom Riddle. Qualcuno che gli era stato vicino durante la sua vita, ma che non si era mai messo alla luce, che aveva lavorato sempre all’ombra.

Qualcuno che era stato tanto fedele da aver assorbito parte del diabolico potere di Voldemort, un servitore del Mago Oscuro a cui era stato lasciato l’ordine di portare avanti il suo piano qualora lui non ci fosse riuscito.

Qualcuno di molto discreto a cui nessuno avrebbe mai pensato!

“Possibile?” disse Silente “Che Riddle sia stato così furbo?”.

Severus non capì subito ma poi riflettendo gli venne in mente chi tra tutti i servitori di Voldemort gli era stato davvero fedele!

Harry, appena alzato, era andato all’infermeria e si era sincerato della salute di Minerva. Tornando nella sua stanza, venne intercettato da Fred e George.

“Mi state seguendo, per caso?” chiese Harry tra coraggio e paura.

“No, certo che no! Non faremo mai una cosa simile!” disse Fred che però venne subito smentito da George: “Si, ti seguiamo! Ma non vogliamo farti del male, vogliamo parlare e diventare tuo amico!”.

“Perché?” chiese Harry.

Fred e George pensarono che fosse convinzione di Harry essere considerato un fenomeno da baracchino e perciò lo rassicurarono: “Abbiamo intuito che sei un tipo vispo e a noi piacciono quelli come te! Ma non ti stiamo dietro perché sei Harry Potter!”.

“Perché cosa c’è di eccezionale nell’essere Harry Potter?” chiese il bambino.

“Beh, non tutti hanno vissuto le tue esperienze! Non tutti hanno la tua leggendaria cicatrice!” gli spiegarono i due fratelli.

“Cosa c’è di leggendario in lei?” domandò stupito Harry “Sembra che voi sappiate molte cose di me! Se volete diventare miei amici, dovete raccontarmi tutto ciò che sapete di me!” –

“Affare fatto!” risposero i due e così i tre ragazzini diedero inizio a quella che si sarebbe dovuta chiamare Amicizia ma che dal principio era più uno scambio che il desiderio di donarsi.

 

CHIEDO SCUSA SE HO SALTATO DUE GIORNI MA SONO TORMENTATA DAL MAL DI DENTI! ABBIATE PIETA’ DI ME E PREGATE PER UNA RAGIONEVOLE PARCELLA DEL DENTISTA!

Ora veniamo a cose serie: Grazie per le vostre recensioni! Mi fa sempre piacere leggerle…e rispondervi.

 lily483: ciao carissima. Scusa se l'aggiornamento non è stato veloce ma proprio non riesco a concentrarmi con il mal di denti! Comunque spero che la tua attesa sia stata sufficientemente ricompensata da questo capitolo. Fammi sapere!

PAMPAM: i gemelli vogliono diventare amici di Harry, ma non tutto sarà semplice a causa del modo in cui sono cresciuti sia i gemelli che Harry

chiaramalfoypotter: chi può essere l'unico servitore del Signore oscuro che non lo ha mai tradito? Sono sicura che troverai la risposta, in fondo è semplice!

Elfosnape: Ciao! Sei ritornato! Fantastico! Farò scintille? Aiuuuuuuto! Spero di non deluderti! Adesso in due o tre capitoli finirà l'anno scolastico e poi ci saranno le vacanze dove il rapporto tra Harry e .... ma che faccio? Ti dico tutto! Scherzi, non ti rovinerei mai la sorpresa! Comunque tu mi sai dire chi è il Servitore più fedele di Voldemort?

Pervinca Potter 97: grazie dei complimenti e.. non preoccuparti, io sono sempre dalla tua parte! Baci e abbracci!

LMP: Voldemort è morto, definitivamente. Ma il male e come il bene non muore mai con le persone che lo praticano, purtroppo ci sono sempre dei nostalgici...

 


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Capitolo 9
*** La spada di Godric Grifondoro e il servo fedele ***






"Albus, ti ripeto: è l'unica soluzione!" continuava a dire Severus.


"
Severus, non è che io non ci voglia credere ma perchè Riddle, tra i tutti i servi, avrebbe dovuto scegliere lui?" domandò il preside.


"Albus, i Mangiamorte obbedivano al Signore Oscuro o per scelta o perchè non avevano alternative. Lui è l'unico che lo facesse per entrambe le ragioni. La sua condizione glielo imponeva e ormai Riddle era l'unico discendente della Famiglia dei Gaunt, diretto discendente di Salazar Serpeverde!".

“E lui ,quando  Riddle lo ha chiamato a sé, si è sentito onorato di continuare a servire la famiglia che i suoi avi avevano servito” continuò Silente.

“Esatto! Il Signore oscuro doveva usare qualcuno che anche dopo la sua morte non gli si sarebbe potuto ribellare, pur volendolo! Ma non credo che abbia corso questo rischio. Del resto la fedeltà degli Elfi domestici è nota a tutti!” disse Severus.

“Sì, hai ragione. Per questo il Cappello parlante non ne ha riconosciuto la voce! E per questo è riuscito a rompere la stele di Harry! Perché è un elfo, che non ha frequentato Hogwarts, e che possiede in sé il potere di distruggere qualsiasi oggetto creato con materiale elfico!” ragionò Silente.

Severus era convinto che fosse stato Jekky, l’elfo domestico dei Gaunt, l’artefice di  quelle tremende azioni ma non capiva come avesse fatto a creare la melma. Era comunque intenzionato a dare un’altra occhiata alle sue pergamene, dalle quali pensava di riuscire ad ottenere più informazioni.

“Credo che in queste pergamene” disse Severus rivolto al preside “ci sia degli elementi che ci possono aiutare. Per prima cosa dobbiamo scoprire se la melma che affrontiamo noi è paragonabile a quella sostanza viscida che nel corso degli anni ha ucciso le altre persone…”.

“Di cosa parli, Severus?” domandò preoccupato Silente.

Piton prese in mano alcune pergamene e rispose: “Nel corso del tempo alcuni maghi e streghe sono morti soffocati da una melma che era stata impressa su oggetti costruiti con materiale elfico, altri sono sopravvissuti. Vorrei controllare in che casa erano stati smistati durante i loro studi ad Hogwarts”.

Silente si irrigidì: “Se ci fosse un collegamento sarebbe terribile! Mi consola il fatto che nella stele di Harry non ci fosse nessuna frase impressa! A meno che Jekky non fosse riuscito a far penetrare la melma nel marmo!”.

Severus si voltò di scatto: “Dobbiamo rintracciare subito Jekky!”.

“Non è semplice! Se Voldemort l’ha istruito per bene, non verrà di sua iniziativa e sarà difficile trovarlo! Dobbiamo agire a distanza, cercando di anticipare le sue mosse!” ragionò Silente.

“Allora partiamo da questa melma! Come possiamo fare per bloccarla?” domandò il professore.

“Il suggerimento me lo ha dato il Cappello parlante. Vieni, Severus, ho bisogno del tuo aiuto!” disse Silente.

“Cosa devo fare, Albus?” chiese Piton.

La naturalezza con la quale Severus aveva assecondato, ubbidito, mostrato fedeltà e fiducia al preside fu, per quest’ultimo, un gesto di un’importanza infinita. Severus colse il luccichio negli occhi dell’anziano.

“Non so fare altro che ascoltarti! Come potrei  non fidarmi di te, quando sei l’unico che non mi ha mai fatto soffrire?” chiese il professore.

“Severus, ragazzo mio! Merlino sa, se avrei voluto che tu non soffrissi”.

“E non ho sofferto!” rispose determinato  Piton “E comunque, mai a causa tua! Io ci sono non perché non possa andarmene via, ma perché voglio restare, ed esserci se, e nel momento, in cui avrai bisogno di me!”.

“Pensi che avrò bisogno di te?” chiese Silente con malizia.

“Credo che, considerato il tuo carattere, ti stia per mettere nei guai e voglia avere le spalle coperte” rispose il professore.

“Credi bene. Adesso, per favore, seguimi”.

I due maghi lasciarono i sotterranei e raggiunsero l’ufficio del preside dal quale presero il Cappello parlante e si diressero verso il lago.

“Devi sapere che tu non sei un bambino normale!” cominciò Fred.

“Vuoi dire che- che sono un mostro?” chiese Harry.

George intervenne subito: “No, vogliamo dire che tu sei molto speciale!”.

“Perché?” domandò Harry nel tentativo di capire qualcosa in più di sé.

“Vedi Harry, tempo fa è vissuto un mago potentissimo e cattivissimo che odiava tutti quelli che non erano Purosangue, cioè quelli che aveva dei parenti non magici. Uccideva tutti e tu sei l’unico che non è riuscito a uccidere, e per giunta lo hai quasi eliminato!”.

“Non è vero! Io non sono così forte! Io non ho mai fatto niente di tutto quello che hai detto!” rispose Harry.

“Certo che lo hai fatto. E per questo motivo che sei speciale! Tutti ti conoscono nel mondo magico! E tutti sanno che sei riuscito a sconfiggere Colui-che-non-doveva-essere-nominato anche pochi mesi fa, quando lui ha cercato di riprendere potere!” continuò Fred.

“Ma io non ero da solo!” cercò di giustificarsi Harry.

“Non eri solo, ma se non ci fossi stato tu non avreste potuto batterlo. Tu eri fondamentale!” disse, un po’ esaltato, George.

“Vi sbagliate, ognuno di noi aveva un compito e tutti dovevamo svolgere il nostro, se anche una sola persona non avesse partecipato non avremmo vinto!” spiegò Harry ma i gemelli era di altro avviso : “Harry, credi a noi. Ti stiamo dicendo la verità, siamo tuoi amici!”.

“I miei amici mi hanno portato via dai miei zii, mi hanno curato e permesso di stare qui….” gridò Harry,

“Però non ti hanno detto tutta la verità!” aggiunse Fred.

Harry non sapeva cosa replicare, era possibile che Severus, Silente, la McGranitt, Poppy e Hagrid gli avessero nascosto tutto questo. Doveva assolutamente riflettere, perciò salutò di corsa e uscì dal castello. Sapeva di non potersi allontanare troppo perché la melma si stava diffondendo ma qualcuno attirò la sua attenzione.

Silente e Severus erano vicinissimi alla melma. Harry li osservava a distanza, nascosto dietro un albero.

In un attimo la melma si avvicinò al preside e gli si appiccicò al mantello azzurro, subito l’uomo se lo sfilò di dosso per non essere attaccato. Il cuore di Harry batteva fortissimo mentre il preside srotolava il Cappello parlante e ne estraeva una bellissima spada lucente.

Con la spada di Grifondoro tra le mani, il preside si accingeva a trafiggere il terreno per creare un cordone di protezione che avrebbe impedito alla melma di diffondersi oltre. Tuttavia la sostanza viscida, quasi fosse dotata di intelligenza, si scagliò contro Silente e cercò di penetrargli la pelle.

Harry cominciò a tremare, avrebbe voluto intervenire ma non ne ebbe la prontezza, Severus prese la spada e, come aveva visto fare la notte prima a Silente, la poggiò sulle braccia del vecchio preside. La melma nuovamente si solidificò e si sgranò in polvere.

Dopo di che Severus compì un gesto imprevisto e voltandosi di scatto conficcò la spada sul terreno già coperto di melma. Ciò che successe fu un grande spettacolo per gli occhi del piccolo Harry: la melma cominciò a solidificarsi: prima quella sul prato, poi velocemente quella vicino al lago e poi si solidificò quella del Lago stesso.

Per un attimo sembrò di vedere una lastra nera di dimensioni pari al Lago galleggiare nello stesso. La terra tremò e la melma solida divenne polvere che pian piano si sparse nell’aria. Silente era sbalordito fece in tempo a dire: “Hai visto Severus, puoi stare tranquillo per Harry. Alla fine era meglio non spaventarlo …” quando si accorse che Severus non gli prestava attenzione.

Il professore di pozioni si teneva la testa fra le mani e continuava a ripetere: “Non lo permetterò! Non avrai mai Harry! Lui non ti appartiene, non è come Voldemort e mai lo sarà!”.

Silente gli corse vicino e, stringendolo tra le sue braccia, lo sostenne fino all’ingresso della scuola.

“Avevano ragione” pensò Harry “Severus e Silente non sono miei amici. Mi stanno nascondendo la verità!”.

Seduto dietro quell’albero il bambino sopravvissuto faceva il punto della situazione. Severus lo aveva aiutato, protetto, amato, eppure non era stato sincero con lui! Doveva essere un buon attore, come quelli di certi film che suo zio guardava alla televisione.

Tuttavia non poteva credere che non ci fosse una spiegazione! Ed era molto preoccupato per l’uomo che aveva avuto fiducia in lui. Non era giusto perdere la sua amicizia per poche parole sentite da due ragazzini che non conosceva neanche da una settimana!

Avrebbe aspettato che il professore si riprendesse e poi gli avrebbe parlato. Nel frattempo si limitò a osservare la spada di Godric Grifondoro che aveva sconfitto la sua avversaria in modo impeccabile e non poté fare a meno di pensare: “Quanto fosse bello il potere!”.

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Ciao miei FANTASTICI LETTORI! Vi è piaciuto il capitolo? Fatevi sentire! 

Allora quanti di voi avevano pensato all'elfo domestico dei Gaunt e dunque di Voldemort? Io non ci avevo mai pensato! Poi mi sono detta: "Quella dei Gaunt era una famiglia nobile molto apprezzata, alla fine la povera Merope veniva trattata come una serva è vero, e l'unica ricchezza che possedeva la famiglia era l'anello di Salazar... però da qualche parte in qualche tempo ci dovevano essere stati degli elfi domestici al loro servizio e perciò ho fatto ritornare JEKKY, nome di mia invenzione! E' un tipo fedele, molto fedele .... ".

Vi lascio e vi ringrazio di farmi tanta compagnia! Baci, Alida

Pervinca Potter 97: spero ti abbia emozionato anche questo capitolo! Fammi sapere (fibrillazione dovrebbe essere il termine giusto) Baci, Alida

Shiho93 : No, credo che Voldemort non si sarebbe fidato al 100% di nessun essere umano, JEKKY è molto più ostinato nel raggiungere la meta

kamy: cosa dici, la mia scelta è soddisfacente? Non ho trovato nessuno di più insospettabile! Baci

lily483: le intenzioni dei gemelli sono buone ma Harry sta andando incontro a molti, troppi, cambiamenti in una volta sola e non è facile adattarsi velocemente alle novità.

sssweety: no problem! Anche a me le ore di Internet finiscono sempre in anticipo! Comunque il cattivo di turno è JEKKY, servo fedele di Voldemort che ha reso grande la famiglia dei Gaunt, a suo avviso. Ma non voglio anticipare nulla. A presto, Alida


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Capitolo 10
*** Il Re dal sangue viola ***


CIAO A TUTTI, VI DICO IN ANTICIPO CHE QUESTO CAPITOLO E' CORTO, ma voglio ragionare un po' sul dialogo fra Severus ed Harry. Intanto vi lasciò un capitolo leggero ma che vi assicuro mi ha impegnato molto, mi ha appassionato.  Vi posso assicurare che quando non si hanno idee per scrivere l'unico modo per superare il blocco e scrivere, qualsiasi cosa e poi tutto viene da sè. Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo.


“Rosso il sangue che bagna le mani,

nero il sangue che stringe la gola,

i mezzosangue l’hann  come i babbani,

l’Oscuro Signore ha una melma viola.

Rinnovo la fede e la sottomissione

a un mago sì forte e pronto all’azione,

suo servo fedele in eterno sarò

e il suo progetto concluderò!”.

Jekky trascorreva ore canticchiando la filastrocca con la quale, ancora una volta, obbediva al suo padrone. Voldemort era stato, naturalmente, previdente. Sebbene fino in fondo avesse creduto di riuscire a uccidere Harry Potter, l’esperienza di undici anni prima gli aveva insegnato che non sempre gli avvenimenti si sviluppano come vorremmo e perciò, già da tempo, aveva lasciato al suo elfo domestico una boccetta del suo sangue.  Un sangue color viola che, a suo parere, dimostrava la sua superiorità rispetto agli altri.

Severus era stato portato in infermeria da Silente ma, oltre un grande mal di testa che si poteva curare con una facile pozione, Poppy non aveva trovato nient’altro. Così il giovane professore se ne era tornato nei suoi appartamenti e si era rituffato nella lettura delle antiche pergamene fino a quando non si era imbattuto in una storiella di almeno duemila anni prima.

La storiella  narrava che tempo addietro vivesse un popolo di maghi dal sangue viola molto più  civilizzato rispetto al popolo dal sangue rosso. Il popolo dal sangue viola viveva in pace mentre l’altro era tormentato da continue guerre nate dallo scontro di tre potentissimi regni.

Un giorno il Re dal sangue viola,  inviò alla corte di ciascun regno un proprio fedelissimo ambasciatore nel tentativo di trovare un punto d’accordo  fra i tre regni belligeranti. Ciascuno dei tre re diede ai rispettivi ambasciatori una pergamena nella quale, a loro dire, venivano riportati i punti essenziali per un’eventuale accordo di pace.

Ma il Re Des Preever, dal sangue viola, non sapeva che da tempo i re dal sangue rosso stessero complottando per ucciderlo.

Gli ambasciatori rientrarono  a corte e consegnarono le pergamene al Re. Costui le srotolò per leggerle ma come aprì l’ultima queste si trasfigurarono in fogli di vetro e si frantumarono  andando a colpire alla gola i quattro uomini lasciando una pozzanghera di sangue viola sul pavimento assieme ai corpi del Re e degli ambasciatori.

Subito accorsero gli elfi domestici, chiamati elfi jekky, che piansero alla vista del loro amato Re morto, le loro lacrime unite al sangue viola del loro padrone formarono una melma nera che gli elfi raccolsero come reliquia. Il popolo dal sangue viola venne attaccato dagli eserciti dei regni dal sangue rosso che, trovandosi senza Re e presi alla sprovvista, non riuscirono a difendersi e vennero sterminati.

Tuttavia si narra che uno degli elfi domestici  fosse riuscito a portare in salvo i due giovani figli del Re, li avesse fatti crescere presso una famiglia dal sangue rosso ignara della loro provenienza e una volta diventati adulti avesse raccontato  loro la verità.

I due ragazzi decisero di riprendere il nome del loro padre e lo anagrammarono da DES PREEVER  a SERPEVERDE, la melma della boccetta intanto si era solidificata e polverizzata, i due giovani la sparsero su un terreno dove a distanza di pochi mesi nacquero dei bellissimi serpenti che riuscivano a comunicare con i due giovani dal sangue viola nella strana lingua del Serpentese.

Questa notizia si diffuse tra la gente che cercò di uccidere i ragazzi e i serpenti.  Il vecchio elfo jekky  vedendo la malvagità che regnava nel cuore del popolo dal sangue rosso creò per i due ragazzi due anelli che li avrebbe resi inattaccabili e lanciò una maledizione potentissima: nessun mago dal sangue rosso avrebbe potuto distruggere gli oggetti creati con materiale elfico a difesa di un altro mago. Inoltre le lacrime degli elfi Jekky unite al sangue viola dei discendenti del Re Des Preever avrebbero creato per sempre una melma potentissima che avrebbe potuto uccidere chiunque, anche a distanza di tempo, avesse cercato di uccidere i discendenti  del grande Re di pace.

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“Adesso è tutto chiaro!” esclamò Severus e pergamena alla mano andò a parlare con Silente che non si dimostrò felice di vedere il suo giovane amico.

“Severus! Perché non sei nelle tue stanze a riposare?”.

“Albus, non è il momento di farmi la predica! Sono qui con notizie molto importanti!” spiegò il professore.

“Che sicuramente possono aspettare a domani mattina!” continuò Silente “Non riusciremo a sconfiggere Jekky in una notte e credo che tu abbia bisogno di riposo e io non voglio che Madama Chips mi accusi di sfruttarti più di quanto già non faccia!”.

“Pensavo che queste accuse ti scivolassero addosso?” disse Severus.

“Hai ragione, ma oggi sono molto stanco. Minerva si è ripresa del tutto, tu stai bene e mi fa piacere ma adesso uscirai da quella porta e andrai a riposarti per tornare qui domani mattina dopo colazione e parlarmi di ciò che hai scoperto!” disse con tono pacato ma autorevole.

Severus capì che non avrebbe vinto questa battaglia e uscì dall’ufficio dicendo: “Io faccio colazione alle cinque! A domani!”.

Silente alzò gli occhi al cielo e,  dopo aver accarezzato dolcemente Fanny, si sedette a pensare in quale modo poteva rintracciare JEKKY.

Nel frattempo, nel dormitorio dei Grifondoro due ragazzi non riuscivano a prendere sonno.

“Credi che abbiamo fatto male a dire quelle cose a Harry?” chiese Fred.

“Non lo so! Sembrava così dispiaciuto!” disse George.

Fred sembrava pentito: “Papà dice sempre che da soli non si combina niente, che bisogna sempre fare lavoro di squadra!”.

“E noi gli abbiamo detto che gli altri lo hanno solo usato! Che poteva sconfiggere tutti da solo!” continuò George, che aggiunse “La mamma ci dice che certe cose i bambini non le devono sapere perché quando si è piccoli bisogna vivere tranquilli e sono gli adulti a doversi occupare delle cose importanti!” .

“E invece noi gli abbiamo detto che i suoi amici sono bugiardi perché gli hanno nascosto la verità!” disse tristemente Fred.

“Siamo stati due stupidi! Volevamo che Harry diventasse nostro amico e invece prima lo abbiamo fatto rattristare e poi lo abbiamo fatto scappare via!”.

“Dobbiamo assolutamente parlargli di nuovo!” conclusero i due d’accordo.

 

 

 CORTO VERO? PERO' QUANTO MI E' PIACIUTO SCRIVERE LA STORIA DI QUESTO RE CHE SOLO ALLA FINE HO SCOPERTO ESSERE AVO DEL GRANDE SALAZAR SERPEVERDE! DA UN RE BUONO E' NATA UNA DINASTIA CHE PER DIFESA HA DOVUTO AFFILARE I DENTI, E NON FIDARSI DI NESSUNO. POI E' DEGENERATA CON RIDDLE, PERO' FINO A LUI NON ERANO MALVAGI, UN PO' OTTUSI, (VEDI SALAZAR) MA NON MALVAGI. VI ABBRACCIO, A DOMANI. Alida

kamy: i gemelli hanno buone intenzioni come tutti i Weasley in genere ma Harry sta vivendo un momento delicato, credo che il dialogo che nel prossimo capitolo avrà con Severus non sarà facile da scrivere.

sssweety: il potere, come tutte le cose di questo mondo, è bello se lo si usa nel modo giusto. Il problema è che nessuno ancora è riuscito a capire quale sia questo modo  e sembra che non esista un modo giusto per tutti! Passando oltre, io ho preso alla lettera (perchè così andava bene per me! Sfacciata! Mamma mia!) le parole della Rowling "Solo un vero Grifondoro può estrarre la spada dal Cappello", e perciò l'ho fatta estrarre a Silente, solo successivamente Severus l'ha presa dalle mani del preside e perciò non sono caduta in contraddizione.  Per quanto riguarda la reazione di Harry devi tener conto che è molto impulsivo e che ha dieci anni, inoltre nel prossimo capitolo la questione si calmerà un po'.... non si risolverà ma si calmerà.

PAMPAM: harry è saggio perchè teme di perdere chi ha dimostrato affetto nei suoi confronti, ma è una saggezza più vicina alla dipendenza affettiva che all'esperienza e alla riflessione.

Pervinca Potter 97: Come mi è venuto in mente? Leggevo una ff in inglese (purtroppo lasciata incompleta dopo appena dieci capitoli che però sono molto lunghi) dove Harry diventa servo di Piton,(perchè in questo modo può prepararlo meglio nelle Arti Oscure e insegnargli a controllare il suo temperamento ecc...). E in una battuta Harry gli dice di non essere il suo elfo domestico! Allora mentre scrivevo la mia storia, quando è venuto fuori che occorreva un servo fedele ho pensato: "Perchè non il suo elfo domestico? Del resto tutte le famiglie potenti di maghi avevano, o hanno, un elfo domestico, perciò anche i Gaunt e di conseguenza da qualche parte esiste un elfo di Voldemort!". Tutto qui! Spero che il capitolo ti sia piaciuto, a domani

Malfoina89: Complimenti per il tuo esame! In bocca al lupo per gli altri che darai! Venendo alla storia: i gemelli non sono cattivi ma sono più smaliziati di Harry e perciò le cose che loro diranno non le diranno con cattive intenzioni, Harry magari sarà condizionato da altri fattori. La stele rotta svelerà il futuro di Harry? Non lo so ancora, anzi adesso che scrivo la tua recensione penso proprio che sarà harry a influenzare il futuro della stele. Grazieee! Non so cosa scriverò nei prossimi capitoli ma so come si concluderà la storia della stele! Mi sei proprio di ispirazione! 

chiaramalfoypotter: No! I gemelli sono buoni e ti assicurò pagheranno per i loro sbagli, poveretti.

LMP: A parer mio la fiducia è quando pensiamo che gli altri ci rispetteranno sempre, quando crediamo che gli altri non ci mentiranno mai. Io personalmente se dò fiducia mi aspetto questo, e se mi si chiede fiducia offro questo. In genere offro la mia fiducia a tutti ma mi fido diffilmente, perchè quando le persone di cui mi fido mi tradiscono soffro molto e perciò gioco di anticipo, inoltre una volta che una persona ha tradito la mia fiducia non c'è modo che la ottenga nuovamente. Harry non è Alida, perciò niente è perduto. E non preoccuparti per i gemelli stanno già avendo i primi sensi di colpa.

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Capitolo 11
*** Dialogo e messaggio ***


Severus percorse frettolosamente i corridoi che conducevano alla sua stanza, il suo passo veloce nasceva da uno stato di eccitazione malamente celata. Quel testardo di Silente non aveva voluto sentire ragioni, e lui avrebbe dovuto aspettare fino all’indomani mattina per raccontargli tutto ciò che aveva scoperto!

“Vai a riposarti!” gli aveva ripetuto più volte.

“Neanche se fossi un bambino!” pensava con sdegno Severus che fermandosi e portandosi la mano in fronte sussurrò: “Il bambino! Harry!”. Come aveva fatto ad essere così smemorato? Dimenticarsi di Harry era grave, e per far tacere la sua coscienza e sincerarsi che tutto fosse apposto non si fermò davanti alla porta della sua stanza ma proseguì fino a quella di Harry.

Bussò, ma nessuno aprì.

Harry sentì bussare. Sapeva che al novanta per cento doveva trattarsi di Severus ma non si alzò per aprire la porta. Era adirato con il mondo intero. Quando era piccolo i vicini di casa gli dicevano: “Sei fortunato a stare con i tuoi zii, sono delle brave persone!” e invece si erano rivelate delle persone terribili. Adesso i gemelli gli sconsigliavano di fidarsi di Severus e Silente ma la verità è che lo avevano aiutato moltissimo.

Cosa era giusto e cosa era sbagliato?

Ancora una volta Severus bussò alla porta ma nessuno aprì. Forse, pensò il professore, Harry sta dormendo e non ha sentito. Fece per andarsene quando il bambino gli aprì la porta.

“Ciao, Harry! Scusa se ti disturbo!” disse il professore. Il bambino non rispose e non si mosse dall’uscio della porta.

“Non mi inviti ad entrare?” chiese Severus stupito dall’atteggiamento di Harry, che si scansò di lato e lo fece passare.

“Sono passato per ringraziarti di esser corso a cercare aiuto ieri sera” iniziò il professore.

“Davvero?” domandò con tono di sfida il bambino.

“Altrimenti non te lo direi, Harry” rispose pacatamente Severus che chiese: “Qualcosa non va?”.

“Non lo so! Dovresti dirmelo tu!” alzò la voce Harry che cominciava a tremare visibilmente.

“Harry, rilassati. Non vedo la necessità di alzare la voce ne tantomeno di agitarsi” disse Severus.

Ma Harry aveva già perso il controllo di sé. “Lo sapevo, era troppo bello! Non dovevo fidarmi! Mi hai ingannato!”.

Severus, perplesso,domandò: “Puoi spiegarti meglio?”.

Harry prese fiato e sedutosi su una sedia, fissando il pavimento, disse: “Tu hai detto che non sono stupido, ma non è vero! Sono stupido e infatti mi sono fidato di voi,  invece voi mi avete solamente  usato per sconfiggere quella polvere nera! Hai detto che ero speciale e io credevo di esserlo perché voi mi volevate bene e invece sono speciale soltanto perché Quel-signore-di –cui-non-si-doveva-dire-il-nome-e-che-non-si-deve-dire-neanche-adesso-e-che-comunque-io-non-conosco  ha cercato di uccidermi e non c’è riuscito! Pensavo fossimo amici e invece mi avete tenuto nascosto la verità, e queste cose gli amici non le fanno!”.

Severus ascoltò con attenzione, Harry doveva aver parlato con qualcuno che gli aveva fornito informazioni vaghe su fatti molto complessi, senza preoccuparsi delle possibili conseguenze. Harry sembrava sul procinto di piangere. Le braccia abbandonate lungo i fianchi, i capelli sugli occhi e la testa china.

Il professore si preparò a parlare quando un rumore lo bloccò. PLOC!

Il suo straordinario udito gli permise di notare il punto esatto in cui una lacrima di Harry aveva toccato il pavimento. Harry piangeva e singhiozzava: “Io ci credevo! Ci credevo davvero! Pensavo che mi voleste bene. Io pensavo, speravo che davvero Tu mi volessi bene!”.

Severus si avvicinò ad Harry e come tante volte aveva fatto nelle settimane precedenti lo abbracciò. “Oh, Harry! Non tutto è come sembra! Credimi. Tu non sei stupido. Nessuno di noi ti ha usato! E’ vero! Tom Riddle, che è il nome del signore che faceva paura a tutti, ha cercato di ucciderti ma non c’è riuscito e ciò lo ha indebolito. E’ diventato una polvere nera, ma questo noi non lo sapevamo. Noi non sapevamo dove fosse. Ti abbiamo portato via da casa dei tuoi zii perché per il mondo magico tu eri la speranza per un futuro migliore. Tu eri l’unico che avrebbe potuto sconfiggere Riddle e noi volevamo che avessi una buona istruzione per fronteggiarlo meglio e naturalmente proteggerti!”.

“Volevate proteggermi?” chiese incerto e speranzoso il bambino.

“Sì, lo volevamo. Quando poi sei arrivato e ti abbiamo conosciuto, allora, abbiamo cominciato ad amarti. Perché nel tuo cuore sei un bambino speciale. In seguito siamo venuti a conoscenza di un modo per sconfiggere tutti assieme Riddle e abbiamo realizzato e attuato il piano di cui anche tu hai fatto parte!”.

“Hanno detto che avrei potuto sconfiggerlo anche da solo, perché sono speciale”.

“Non so chi te lo abbia detto, ma hanno sbagliato. Non avresti potuto sconfiggerlo da solo. Sai perché?” domandò il professore.

“Perché ognuno aveva un suo ruolo?” chiese a sua volta Harry.

“Anche per questo ma soprattutto perché il male non lo si sconfigge mai da soli. Le persone, prese singolarmente, possono fare grandi cose, ma è solo assieme agli altri che si possono realizzare grandi sogni. Inoltre se fosse vero che avresti potuto sconfiggerlo da solo, perché noi ti avremmo aiutato?” domandò ancora Severus.

Harry non rispose, rifletté ma non rispose niente. Non che non sapesse cosa dire, più che altro non aveva il coraggio di dire ciò che c’era nel suo cuore. Severus capì e si rispose da solo: “Ti abbiamo aiutato perché ti vogliamo bene, perché amicizia significa esserci!”.

Le lacrime di Harry scendevano senza freno lungo le guance e il piccolo mento e Severus con le sue dita fini ne interrompeva il percorso prima che potessero scendere sul collo. “Non sei speciale quando puoi fare tutto da solo. Ti devi sentire speciale perché sei una persona buona e allora diventerai speciale anche per gli altri!”.

Harry si lasciò completamente andare tra le braccia del professore: “Ho avuto così tanta paura quando quella melma ti stava entrando nella pelle!” disse tra le lacrime il bambino.

“No, non è successo niente!” gli disse a voce bassa Severus : “Sono qui, sto bene!” .

“Poi ho visto la professoressa McGranitt in infermeria. Avrei voluto lasciarle un regalo ma non avevo niente!” continuò Harry “E poi oggi quella melma voleva uccidere anche il preside!”.

“Tu ci stavi osservando?” indagò Severus.

“Ero uscito all’aperto per pensare e ho visto che la melma ha attaccato Silente, avrei voluto correre in suo aiuto ma tu mi hai preceduto. Sei stato velocissimo” raccontò, calmandosi, Harry.

“Grazie del complimento!” disse sorridendo Severus “Allora avrai anche sentito il preside affermare che ora sei al sicuro?”.

Harry fece mente locale: “Sì, l’ho sentito! Però perché non mi avete detto niente sulla melma? Perché non mi avete aggiornato sulle vostre scoperte. Perché continuate a tenermi nascosta la verità?”.

“Perché hai solo dieci anni, e vorremmo che tu vivessi senza pensieri, tranquillo e non in mezzo al pericolo e alle ansie che spettano agli adulti!” rispose sinceramente il professore.

“Mi state nascondendo qualcos’altro? L’altro giorno il preside mi ha fatto uscire dal suo ufficio con la scusa di portare un libro a Madama Chips. Voi avete parlato della stele, vero?” domandò il bambino.

“Sì, e se non ti abbiamo detto tutta la verità è solo per proteggerti!”spiegò il professore per niente stupito del fatto che il bambino fosse più sveglio di quanto Albus avesse immaginato.

“Io non sono d’accordo!” replicò Harry.

“Lo sappiamo, ma non esiste alternativa. Inoltre anche se abbiamo capito chi potrebbe essere la causa del danno arrecato alla tua stele, non conosciamo le intenzioni di questa persona e a dirla tutta non sappiamo neanche come rintracciarla” affermò Severus mentre con una mano creava dei cerchi nella sulla schiena del bambino.

Harry rimase in silenzio. Aveva sentito dirsi tutto ciò che per lui era importante, ovvero che Severus e i suoi amici lo amavano e  che era speciale non per quello che poteva fare ma per quello che era. La questione sulla verità non era stata risolta ma Harry era intenzionato a passarci sopra, del resto Severus non aveva fatto del male né a lui né a qualcuno che Harry amava. Aveva semplicemente cercato di proteggerlo. Alla fine dei conti il professore era qualcuno di cui potersi fidare.

Rimaneva aperta la questione dei gemelli. Per un po’ non li avrebbe più visti. Se ne sarebbe rimasto in disparte e avrebbe lasciato che il tempo cancellasse al diffidenza che stava maturando nei loro confronti. Sapeva che le scelte impulsive non lo avrebbero condotto da nessuna parte e per questo decise di non affrontarli subito. Un paio di settimane senza vedersi avrebbero aiutato tutti.

Rintracciare JEKKY era impossibile! L’elfo di Voldemort era troppo abile, istruito e non avrebbe lasciato nulla al caso, nessuna traccia del suo passaggio. Il suo potenziale magico era elevato e Silente pensò che sarebbe stato più facile recuperare tutti e tre i doni della morte che trovare l’elfo.

Tuttavia se era vero che lui non possedeva gli strumenti per raggiungere il suo scopo, questo non significava che nessuno li possedesse. Sarebbe stato sufficiente spingere le persone giuste a iniziare la ricerca. Perciò Silente prese una piuma con una boccetta d’inchiostro, un foglio di pergamena e scrisse:

“Mio caro amico Meddy,

 ti scrivo questa lettera per riferirti un fatto che mi ha lasciato perplesso e sconvolto allo stesso tempo. Ti

ricordi la miniatura della stele che facesti per il mio giovane amico Harry, in marmo elfico? Ebbene la stele si è rotta.

 Io, che ripongo piena fiducia nelle tue doti di Mastro Elfo Marmista, mi rivolgo a te nella speranza che ci possa essere un modo per riparare il danno.

Non so chi possa aver danneggiato la stele altrimenti, credimi, mi rivolgerei direttamente a lui.

Ti porgo i miei più affettuosi saluti, e attendo tue notizie.

Albus Percival Silente”.

 

Ecco a voi il dialogo tra i nostri personaggi preferiti. Ditemi cosa ne pensate! Vi abbraccio, Alida

 

 Shiho93: sono contenta che abbia trovato interessante la storia del Re dal sangue viola, mi è piaciuta molto scriverla e credo che servirà anche in futuro alla fine della storia.

Malfoina89: in questo capitolo dovevo lasciare ampio spazio a Harry e Severus e seminare un indizio per il prossimo capitolo. Vedremo un po' come reagirà Mastro Elfo Meddy. Baci, Alida

chiaramalfoypotter: sei davvero felice per i gemelli? No, dai! Erano in buona fede! Comunque è ancora presto. Fra poco (nella mia storia) arriverà il Natale, poi in breve verrà l'estate con i suoi rancori e il nuovo anno con i suoi tormenti. Per i gemelli ....

 

 

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Capitolo 12
*** Lettera di ritorno ***


CAP 12

Mastro Elfo Meddy stava terminando un ordine di calici in oro bianco rifiniti con smeraldi e rubini provenienti dalle miniere elfiche del Sudafrica quando il gufo inviato da Silente gli recapitò la posta. Nel leggere il nome del mittente smise  di lavorare e aprì con curiosità la lettera.

Lui e Silente erano buoni amici anche se da diversi anni non si sentivano più tanto di frequente. Poche settimane prima l’anziano mago gli aveva chiesto il favore di costruire una piccola stele in marmo elfico.  Meddy ne era stato lusingato e,  dopo aver scelto il materiale di maggior pregio, aveva realizzato un lavoro perfetto.

La lettera perciò lo colse di sorpresa. Nessun oggetto da lui costruito si era mai rotto! Lui era uno dei migliori artigiani del mondo elfico, la causa del danneggiamento non doveva essere ricercata nella lavorazione del materiale ma in un elemento esterno.

Cosa poteva essere successo?

Nel mondo elfico la storia del Re dal sangue viola e degli elfi jekky era considerata una realtà che  i maghi attuali, dal sangue rosso, cercavano di mettere nel dimenticatoio. Non stupisce perciò che Mastro Meddy cercasse un nome nella sua testa che potesse essere ricondotto ad uno di quegli elfi.

 Tuttavia Meddy sperava che nessun elfo jekky fosse coinvolto poiché erano creature molto potenti e  in ogni caso era opportuno esaminare i resti della stele. Così scrisse una lettera di risposta all’anziano mago.

“Mio caro amico Albus,

ho letto con stupore e ansia la tua lettera. Inizio con l’escludere che il materiale da me utilizzato non fosse di alta qualità ed escludo anche, perdona la mia superbia, la possibilità di errori nella lavorazione del marmo.

Il danneggiamento di un oggetto costruito con materiale elfico è di per sé impossibile per qualsiasi mago, tuttavia è possibile che la stele in questione sia stata rotta o da un elfo comune (ma perché?) oppure da un elfo jekky che intende proteggere il suo padrone.

Sono sicuro che, nella tua immensa cultura, conosca la storia del Re dal sangue viola se così non fosse ti prego di provvedere a documentarti perché ciò che ti devo dire è strettamente collegato a  questa storia.

Il discorso è serio e potrebbe coinvolgere diverse persone, per questo motivo preferirei parlarti di persona e poter analizzare la stele rovinata. Naturalmente provvederò a costruire una nuova miniatura.

Conto di essere a Hogsmeade a metà Novembre. Nel frattempo tieni sottochiave i resti del manufatto.

A presto,

Mastro Elfo Meddy”.

Meddy chiuse la busta e la rispedì con il gufo di Silente. I calici erano sul tavolo da lavoro ma la mente dell’elfo era lontano, al tempo in cui assieme a un giovane amico strinse un accordo che ora gli si poteva ritorcere contro.

Severus era sveglio dalle tre del mattino aspettando che giungessero le cinque per parlare con Silente, e il tempo, minuto dopo minuto, gli venne incontro. Alle cinque e dieci il preside ricevette la visita, preannunciata, del giovane professore.

“Non mi dire che hai già fatto colazione?” chiese il preside.

Severus accennò un sorriso: “Vorrà dire che tacerò a tal riguardo. Adesso Albus ti prego di farmi parlare!”.

Silente era interessato alle novità ma voleva anche sincerarsi della salute di Severus: “Sei sicuro di stare meglio? Il mal di testa ti è passato?”.

“Sì, sì! Sto benissimo!” rispose frettolosamente il pozionista.

“Da che cosa pensi sia stato provocato?” domandò Silente.

“Sentivo una voce nella mia testa, mi diceva che Harry Potter sarebbe stato suo e che il piano di Voldemort si sarebbe realizzato!”.

“Non ha parlato di Voldemort come suo padrone! Questo è piuttosto strano, non credi?” chiese Silente.

“Ci sono diversi aspetti di questa faccenda che suonano come strani! Devi assolutamente sapere cosa ho scoperto!” disse con entusiasmo Severus.

Silente vide gli occhi neri del professore brillare di euforia e lo assecondò: “Parla, pure! Ti ascolto!”.

“Ho trovato delle antiche pergamene dove è riportata la storia del Re dal sangue viola! Tu non ci crederai ma sembra che questo re fosse un antenato di Salazar Serpeverde! Un giorno il Re…….” e così Severus raccontò l’intera storia e in seguito pose l’accento sulle strane morti dei possessori di oggetti in materiale elfico.

Silente ascoltò con interesse, se Jekky era veramente fedele a Voldemort, perché non gli aveva costruito un oggetto in sua difesa? E la melma era forse il frutto delle lacrime di Jekky unite al sangue di Voldemort? E quanto sangue gli aveva lasciato l’Oscuro signore?

Gli interrogativi si inseguivano l’un l’altro!  Severus stava per uscire dall’ufficio quando arrivò la lettera di Mastro Meddy. L’accenno che l’elfo marmista  aveva fatto sulla storia del re dal sangue viola dimostrava che i due maghi erano sulla strada giusta!

Silente decise di incontrare Meddy al Paiolo magico, dove avrebbero avuto un po’ di discrezione e invitò Severus a partecipare all’incontro. Era inutile che il professore non partecipasse, tanto poi avrebbe dovuto riferirgli tutto. Ora si trattava di aspettare due settimane circa, durante le quali era opportuno informare, almeno in linea generale, Harry per non lasciarlo all’oscuro di tutto e dargli un’iniezione di fiducia.

Harry non era uscito dalla sua camera e non aveva intenzione di uscire! Non voleva correre il rischio di incontrare Fred e George. Non sapeva cosa dire loro ed era troppo stanco e provato per prepararsi un discorso come faceva nei momenti difficili! I gemelli avrebbero aspettato! Se davvero gli volevano essere amici dovevano rispettare i suoi tempi!

Ma Fred e George era di altro avviso! Se Harry ci teneva ad avere degli amici doveva assolutamente scendere a dei compromessi! Non si poteva avere tutto ciò che si voleva e i problemi andavano affrontati perché solo così l’amicizia si poteva rafforzare!Loro avevano sbagliato, ma questo non significava che si sarebbero arresi.

 CAPITOLO CORTO!  Abbiate pazienza e non kedravizzatemi, sono molto indaffarata.

Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo, i MAGNIFICI 15 che hanno inserito la ff tra i preferiti.

Ringrazio le due anime che hanno recensito lo scorso capitolo:

Malfoina89: Meddy ha risposto ma ha tenuto qualcosa per sé, qualcosa che sarà svelato nel prossimo capitolo! Grazie per la recensione!

Pervinca Potter 97: grazie dei complimenti.

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Capitolo 13
*** Patto tra elfi ***


Era già trascorsa una settimana da quando Harry aveva parlato con i gemelli e si era chiarito con Piton. Tuttavia il ragazzino si ostinava a non avventurarsi per il castello da solo nel timore di essere intercettato dai due Grifondoro.

“Secondo te perché non esce dalla stanza?” domandò annoiato Fred al fratello.

George continuò a fissare la Mappa del Malandrino dove le impronte di Harry stavano ferme. “Perché non ci vuole incontrare!” fu la risposta secca.

“Credi che gli servirà molto tempo prima di cambiare idea?” chiese di rimando George, e Fred dopo averci pensato su gli rispose: “Quella volta che convincemmo Ron di essere stato adottato, lui non ci parlò per due settimane!”.

“Però lui è nostro fratello! Può darsi che Harry resti adirato per più tempo!” valutò Fred.

“Secondo me dovremmo contattarlo …” tentò George “…. magari gli mandiamo un biglietto con un gufo! Per non essere troppo invadenti!”.

Fred fu d’accordo, perciò scrissero due righe e nella pausa pranzo inviarono il messaggio.

Harry stava sul letto a gambe incrociate. Questa posizione gli permetteva di concentrarsi e riflettere. Pensava proprio ai gemelli quando ricevette il loro messaggio: -Abbiamo sbagliato a dirti quelle cose! Vorremmo incontrarti per chiarirci. Facci sapere quando ti senti pronto!”.

Il problema era proprio questo, cioè che Harry non si sentiva pronto. La sua camera gli dava un forte senso di sicurezza che però, come gli faceva notare Severus, non poteva durare a lungo e prima o poi avrebbe dovuto affrontare la realtà che c’era oltre i muri della sua stanza.

Harry sapeva di essere un bambino coraggioso e per questo motivo non si capacitava dell’ansia che lo assaliva ogni qualvolta si trovava in mezzo alla gente. Era più facile agire che parlare! E quando si trattava di formulare un pensiero Harry incontrava diverse difficoltà: la gola gli si asciugava, le parole non gli venivano, tentennava e non riusciva a guardare negli occhi il suo interlocutore.

Forse sarebbe stato più facile se le persone non avessero avuto bisogno di parlare, se si fosse stato possibile  comunicare con la forza del pensiero!  Ma anche in questo modo non si potevano escludere incomprensioni visto che non sempre ciò che si pensa coincide con ciò che si dice. E alle volte è meglio imparare ad essere un po’ diplomatici e  tenere dentro di sé i propri pensieri.

-Certo- pensava Harry –sarebbe bello se io pensassi e la mia testa rispondesse ai miei interrogativi!-.

-Non è poi così difficile!- risuonò una voce nella testa del bambino.

Harry si alzò dal letto e si guardò attorno per vedere se qualcuno era entrato nella sua stanza senza che lui se ne accorgesse.

-Non guardarti attorno! Io sono dentro di te: nella tua testa! Non era ciò che desideravi?- domandò la voce.

Harry si portò le mani alla testa come se volesse sorreggerla o scuoterla, o forse far uscire da lì la voce, ma quella continuò: -Non devi avere paura di me! Io ti darò dei consigli solo se tu me li chiederai!-.

La voce smise di parlare e il bambino si tranquillizzò. Poi, volendo metterla  alla prova, chiese: -Cosa sai di me?-.

-So che sei Harry Potter, il mago che ha sconfitto l’Oscuro Signore!” affermò la voce.

Harry non era molto d’accordo ma non si soffermò a dare spiegazioni, era troppo incuriosito da questa nuova avventura. E chiese a voce alta: “Come ti chiami?”.

La voce rispose: -Non è necessario che parli a voce alta, basterà che tu pensi e il tuo pensiero arriverà a me!-.

-Come ti chiami?- pensò Harry.

-Non posso dirti come mi chiamo. Almeno non per ora!- rispose la voce.

-Perché?- chiese Harry mentalmente.

-Perché prima che io ti sveli il mio nome devono accadere dei fatti importanti che ti faranno capire meglio ciò che ti dirò in seguito!-.

-Va bene! Adesso che fai, te ne andrai?- chiese Harry.

E la voce rispose: -Io non me ne andrò mai! Resterò sempre con te, in silenzio. Se vorrai comunicare con me potrai farlo con il pensiero. Non è necessario che mi chiami per nome, io capirò!-.

Se a inizio agosto Harry era spaventato dalla magia, adesso ne era completamente affascinato! Comunicare con il pensiero doveva essere molto difficile, forse un dono raro! Che questa sorte fosse spettata a lui, non riusciva a crederci. Era sempre più evidente quanto speciale dovesse essere Harry Potter per il mondo magico.

-Posso parlare di te ai miei amici?- pensò Harry.

La voce rispose: -Puoi farlo ma non stupirti se non ti crederanno! Ci sono aspetti della vita che sembrano incredibili anche nel mondo magico!-.

Era proprio bello poter parlare con qualcuno, sempre, in ogni momento! Sapere di non essere mai soli e soprattutto non parlare ad alta voce ma tenersi tutto dentro ed essere capiti ugualmente! Harry non aveva mai provato una sensazione del genere.

Con Severus e il vecchio preside, poteva parlare però non sempre era facile e poi i due maghi erano molto impegnati, invece con l’amico misterioso e sconosciuto avrebbe comunicato in qualsiasi momento, non c’era il rischio di dover aspettare la fine della lezione o della riunione.

In ogni momento la voce era nella sua testa, al suo servizio! Bastava che Harry chiedesse e la voce avrebbe risposto! Una voce ai suoi ordini!

Mastro elfo Meddy cercava di riportare alla mente ogni singolo momento di quel pomeriggio. Lui era un elfo a servizio della grande famiglia Foop, i suoi padroni non lo trattavano da essere inferiore e avevano un gran rispetto per lui.

Il signor e la signora Foop non avevano avuto eredi e si erano affezionati tantissimo a Meddy che era arrivato nella loro famiglia quando aveva dieci anni. Meddy era un elfo molto simpatico e obbediente, e inoltre aveva un talento naturale per la lavorazione dei metalli.

Sia che si trattasse di oro o ferro, Meddy, riusciva a modellarlo come plastilina e creare delle meraviglie. Un giorno la signora Foop, in accordo con il marito, decise di far istruire il giovane elfo dal più grande fabbro del tempo, Mastro Elfo Rors, che notando le grandi capacità di Meddy  gli insegnò anche la lavorazione del marmo, nella quale il giovane elfo si mostrò ancora più dotato.

Quando i coniugi Foop morirono lasciarono la loro casa a Meddy che ne ricavò  un bel laboratorio dove ad appena vent’anni iniziò la sua professione. I clienti non mancavano, fossero maghi, elfi, giganti e quant’altro, tutti volevano i lavori di Mastro elfo Meddy.

Dopo appena tre anni Mastro Meddy decise di prendere un apprendista. Fu così che Jekky entrò nella sua vita. Inizialmente l’apprendista si mostrò molto timido e riservato con il suo maestro, nonostante avessero la stessa età, poi quando notò che Meddy lo trattava da suo pari cominciò ad aprire il suo cuore, a parlare non solo di lavoro ma anche di valori, principi e della vita in generale.

Come il signor Foop gli aveva insegnato, così anche Meddy istruiva Jekky: “Ricordati sempre che gli amici dividono tutto: felicità, tristezza, successo e insuccesso. Non farti ingannare da chi dice di essere tuo amico e poi non divide con te un piatto di minestra!”.

I due elfi lavoravano tanto per soddisfare le richieste dei clienti, tuttavia Jekky non riuscì mai ad impadronirsi dell’arte di lavorare i metalli ma si specializzò nella lavorazione del marmo. Meddy e Jekky  avevano quasi trent’anni quando l’apprendista ricevette la chiamata del giovane Tom Orvoloson Riddle, discendente dei Gaunt.

Tom parlò con Jekky e con i suoi modi ammaliatori lo convinse ad onorare il rapporto esistente tra i Gaunt e gli elfi-jekky. Il giovane elfo alla vista del colore del sangue di Riddle, illuso di aver trovato il suo re dal sangue viola, accettò di servirlo.

Meddy non era per niente convinto della sincerità di Riddle e non lo tenne nascosto al suo amico ma questo non lo volle ascoltare. Jekky continuava a ripetere che il suo padrone si sarebbe occupato amorevolmente di lui e che addirittura Riddle gli aveva chiesto di continuare la sua attività di marmista.

Ciò implicava che il rapporto di lavoro esistente tra i due elfi dovesse proseguire ma Meddy non era d’accordo. Se Jekky voleva continuare a essere il suo apprendista doveva necessariamente non avere dei padroni a cui rendere conto ma essere libero di decidere autonomamente del suo tempo.

“Cosa succederebbe” chiedeva Meddy “se il tuo padrone ti chiamasse al suo servizio mentre stiamo lavorando ad un ordine?”.

Jekky non sapeva rispondere e Meddy lo rimbeccava: “Te lo dico io, tu andrai da lui e io mi ritroverò con un ritardo sugli ordini! Io ti ho lasciato libero come è giusto che sia, se tu sei disposto a perdere la tua libertà io non posso farti cambiare idea ma per me il lavoro è importante e non posso mettere in pericolo la fiducia che i clienti dimostrano nei miei confronti.

 Noi siamo elfi, sai cosa vuol dire aver la stima dei più grandi maghi e delle più grandi streghe? Ho conquistato questo con fatica e lavoro. Certo ho avuto l’appoggio dei Foop ma come dicevano sempre loro se non avessi avuto talento il loro appoggio non sarebbe servito a niente, sarei rimasto un elfo domestico!

Invece con la mia professionalità, serietà e talento ho conquistato il mio posto in questo mondo. Non posso rischiare di perdere tutto questo”.

Meddy sapeva che Jekky era veramente dispiaciuto per  non essere riuscito a aggiungere un accordo e volle lasciare comunque una porta aperta al suo amico. “L’unica cosa che ti posso promettere e che qualora non avessi il tempo di fabbricare da solo tutti gli oggetti ordinati ti passerò le consegne!”.

“Capisco le tue perplessità” rispose Jekky “e ti ringrazio per la tua disponibilità. Vorrei, però, chiederti un favore”.

“Chiedi pure” disse Meddy.

“Qualora un mio lavoro dovesse risultare difettoso ti prego di non apportare delle modifiche ma di insistere con il cliente perché ritorni da me”.

“Lo farò” acconsentì Meddy “In cambio ti chiedo di non utilizzare i miei insegnamenti per la fabbricazione di oggetti che racchiudano magia oscura!”.

“Così sia!” rispose Jekky.

E quella fu l’ultima volta che i due elfi si parlarono.

 Ciao a tutti! 

Chiedo scusa per il ritardo con il quale ho aggiornato. Purtroppo questo mese non ho la disponibilità costante di Internet e ho anche poco tempo per scrivere! Comunque cercherò di essere più veloce per il prossimo capitolo.

Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo e recensendo la storia. Grazie.

Un in bocca a lupo a tutti per la fine dell'anno scolastico! 

A presto, Alida.

Pervinca Potter 97: Grazie dei complimenti, sono felice che la storia continui a piacerti! Fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo.

LMP: Saper perdonare è un bel dono! Io ho imparato a non serbare rancore nei confronti di chi mi ha fatto soffrire, per il perdono ci sto lavorando, ma ridare fiducia a queste persone penso che non riuscirò mai a farlo. Sei una persona molto sensibile, ma non credo di essere all'altezza delle tue aspettative. E devo essere sincera sono lontana anche dalle mie stesse aspettative! Spero che il capitolo di questa storia ti piacia! Fammi sapere qualcosa. Baci

sssweety: ciao carissima. spero che ti sia tornata l'ispirazione e che ti senta più tranquilla. Come vedi in questo capitolo i  gemelli stanno cercando di fare la pace con Harry, nel prossimo la situazione migliorerà, almeno in apparenza! Baci, Alida

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Capitolo 14
*** Voce poco gradita ***


Severus trascorreva tutto il suo tempo libero con Harry e aveva notato che il bambino era molto silenzioso. Questo passo indietro rispetto all’apertura delle settimane precedenti preoccupò notevolmente il professore che un giorno domandò ad Harry: “Va tutto bene?”.

“Certo!” rispose sgarbatamente il bambino.

“Abbassa il tono di voce!” lo rimproverò Severus.

-Mi sta sempre dando ordini!- pensò Harry che, però, rispose: “Scusa, non volevo. Sono solo di brutto umore!”.

“Perché? Ti senti poco bene?” chiese preoccupato Severus.

“No, non è niente” mentì Harry.

Come era brutto dire le bugie a Severus! Fino ad allora Harry aveva mentito solo per necessità a suo zio, quando lo rassicurava di aver fatto del suo meglio per pulire la libreria e invece non spostava i centrini, o quando diceva che il pollo arrosto gli era piaciuto anche se era bruciato. Ma era costretto a mentire altrimenti sarebbe stato punito duramente.

Mentire a Severus era diverso: era come dire le più brutte bugie del mondo. Il professore gli voleva bene e lo ascoltava sempre, inoltre era un grande mago e sicuramente avrebbe capito a chi apparteneva quella vocina che viveva nella sua testa.

Avere un segreto con qualcuno era divertente ma anche preoccupante!

“Sai, ti vedo sempre più triste, sempre da solo! Come mai?” approfondì Severus.

In effetti Harry trascorreva molto tempo da solo, parlando al suo nuovo amico invisibile e chiudendosi sempre più in sé stesso.

“Non sono sicuro che Hogwarts mi piaccia! Anzi non è vero! Severus, non so più cosa pensare! Cosa devo pensare?” disse confusamente Harry.

Prima che il professore potesse rispondere, la Voce rispose ad Harry: “Pensa con la tua testa! I consigli che quest’uomo ti dà sono cattivi!”.

“Non è vero!” urlò Harry tirandosi i capelli con le mani.

Severus restò sconcertato nel vedere il bambino parlare da solo e urlare tirandosi i capelli. Gli si avvicinò e gli abbassò le mani dalla testa, poi gli bloccò le braccia stringendoselo al petto e con una mano gli accarezzò i capelli mentre gli diceva: “E’ tutto apposto! Calmati, non è niente. Vieni, andiamo da Madama Chips. Forse lei saprà dirci cosa ti sta succedendo!”.

“Ho paura! Aiutami!” lo implorò, Harry, tra le lacrime.

“Sono qui!” rispose Severus “Sono sempre qui!”.

Madama Chips era rimasta sul vago, non sapeva con certezza cosa turbasse Harry. L’infermeria aveva rivolto al bambino diverse domande ma lui continuava a tenersi la testa, a piangere e a non dare alcuna risposta.

-Perché ti sei fatto portare in infermeria?- gli diceva la Voce –Queste persone sono pericolose! Vedrai ti faranno bere delle pozioni dicendoti che sono medicine e invece ti sentirai peggio!-.

“Lasciami in pace! Vattene via!” gridava Harry.

-Non posso andarmene, lo sai! Io faccio parte di te!- rispose la Voce.

“Non ti voglio! Vattene via!” replicò  Harry, che rivolto all’infermiera aggiunse: “Madama Chips, la prego, farò da bravo ma mandi via questa voce!”.

“Quale voce?” chiese Poppy.

“La voce che c’è nella mia testa!” spiegò Harry notando che  l’infermiera lo osservava sconcertata.

-Te lo dicevo io! Non ti crederanno! Ti avevo avvisato, non avresti dovuto dirgli che sentivi una voce dentro di te! Non ti crederanno, penseranno che sei impazzito!- continuava la Voce.

“Harry, per favore. Adesso calmati e bevi questa medicina! Ti permetterà di dormire tranquillamente. Più tardi continueremo a parlare!” gli rispose Madama Chips.

“Va bene!” l’assecondava Harry mentre sentiva la Vocina continuare a dire: “Te lo avevo detto! Ti daranno delle medicine e crederanno che sei pazzo! Te lo avevo detto!”.

Silente e Severus andarono subito a parlare con Poppy, che non aveva risposte chiare ma solo due soluzioni possibili. La prima è che qualcuno fosse riuscito a entrare nella mente di Harry e comunicasse con lui mentalmente, la seconda è che Harry non riuscisse più a riconoscere i propri pensieri e avesse l’impressione che fossero di altri.

Entrambe le soluzioni destavano angoscia, in un modo o nell’altro Harry necessitava di controllo, di qualcuno che gli stesse accanto per aiutarlo a distinguere la realtà da ciò che questa fantomatica voce gli diceva.

Nessuno dubitava circa l’esistenza della voce, la crisi che Harry aveva avuto prima davanti a Severus poi davanti a Poppy non lasciavano dubbi, però bisognava scoprirne l’origine.

Silente e Severus pensarono che in questa situazione, Harry non dovesse essere informato sugli sviluppi della stele e di Mastro Elfo Meddy, perché a quanto ne potevano sapere loro, quella voce poteva essere collegata alla stele.

Del resto Severus ricordava bene di quanto aveva letto nelle antiche pergamene: una sostanza viscida, fuoriuscita da un oggetto magico di fattura elfica, aveva ucciso i suoi proprietari e quando questi non erano morti,  erano diventati dei tipi solitari e scontrosi.

Che fossero diventati vittime di una qualche voce?

In questo caso la voce sarebbe stata collegata alla melma ma Harry non aveva mai parlato a nessuno della presenza della melma in camera sua? Possibile che questa si fosse nascosta? E dove? E inoltre, perché la melma non lo aveva ucciso?

Severus aveva ricontrollato le pergamene e analizzato gli archivi di Hogwarts, da qui era venuto a conoscenza del fatto che tutte le persone sopravvissute alla melma erano state smistate tra i Serpeverde. Tutte, eccetto Minerva McGranitt che era stata salvata da Silente!

Ancora una volta sembrava riproporsi la sfida Serpeverde contro Grifondoro!

Anche Harry sarebbe diventato un Grifondoro, il leoncino dei rosso-oro era stato chiaro, eppure era ancora vivo! “Forse” pensava Severus “la sfida non è ancora finita!”.

I giorni non trascorsero tranquilli. Harry era sempre in infermeria, e diventava ogni giorno più debole perché la voce non lo abbandonava e lui si sforzava in ogni modo di liberarsene! La stanchezza mentale lo stava mettendo a dura prova!

Ogni giorno era una lotta contro sé stesso, si alzava cercando di rifiutare di pensare ma era impossibile. La sua mente produceva pensieri di continuo e la voce era sempre lì, pronta a rimbeccarlo, senza rispettare la promessa di discrezione che gli aveva fatto inizialmente.

Harry avrebbe voluto poter parlare con qualcuno, anche con George e Fred ma temeva che vedendolo in quella condizione si sarebbero spaventati e perciò continuava a rinviare la data del nuovo incontro. C’erano sempre Severus, Minerva e Silente!

Erano passati solo poco giorni da quando Harry aveva bramato la possibilità di avere una voce al suo ordine, e adesso si rendeva conto di quanto era stato ridicolo! Poteva entusiasmare avere il comando e il potere ma niente era come avere degli amici che parlavano, ascoltavano e sapevano  restare in silenzio!

Tanto più che la voce aveva rispettato i suoi ordini solamente fino a quando gli aveva fatto comodo mentre Severus era rimasto con lui anche quando gli aveva risposto male!

Una mattina Severus e Silente lo avvisarono che non sarebbero stati al castello e gli chiesero di rivolgersi direttamente a Minerva oppure a Poppy. Doveva andar via per una mattina a causa di lavoro e … della stele.

“Non faremo tardi! Dobbiamo incontrare l’elfo che ha fabbricato la tua piccola stele. Magari potrà riaggiustarla!” disse Silente.

Harry fu felice nel sentire questa notizia ma la Voce  non era dello stesso parere e nella testa del bambino risuonò un forte: “No! Non è possibile!”.

Non molto lontano dal castello di Hogwarts, Jekky smise di saltellare da un piede all’altro e di cantare la sua filastrocca, mentre con gli occhi sgranati continuava a ripetere: “Non è possibile!”.

 

CIAO A TUTTI! 

IL CAPITOLO NON E' MOLTO LUNGO MA HO PREFERITO POSTARLO PER NON FARVI ASPETTARE TROPPO, ANCHE PERCHE' IL PROSSIMO SARA' IMPORTANTE E DEVO ESSERE CONCENTRATA! 

RINGRAZIO TUTTI COLORO CHE MI STANNO SEGUENDO, PAZIENTEMENTE! 

RINGRAZIO CHI RECENSISCE E CHI RECENSIRA'!

BACI, ALIDA

Shin 86: sono molto felice che la storia risulti avvincente! Alle volte mi sembra di essere ripetitiva e noiosa, specialmente nei dialoghi! Comunque spero che il capitolo sia di tuo gradimento. A presto.

LMP: Una voce nella testa sembra facile da gestire! Ma può essere un inferno! Io sto sempre pensando e alle volte vorrei che il mio cervellino si prendesse una pausa ma i pensieri non si fermano mai! Ha ragione chi diceva che : "Chi ha fantasia non è mai da solo!". Comunque per ora Harry si sta confrontando con qualcosa che non gli appartiene, il difficile arriverà più avanti..

sssweety: Ciao cara, questa mia storia sta diventando più lunga del previsto perciò per la conclusione della storia dei gemelli dovrai attendere ancora un pò, comunque Fred e George torneranno presto! Baci, Alida

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Patto infranto ***


Fred e George si erano ripromessi di non andare a cercare Harry, di concedergli tutto il tempo di cui aveva bisogno per riflettere, ma cambiarono opinione quando dopo diversi giorni videro che i piedi di Harry non si muovevano dall’infermeria.

Un pomeriggio tentarono di portargli delle cioccorane ma Madama Chips li rispedì indietro affermando che Potter non si trovava lì, e se anche c’era non era in grado di ricevere visite. I due gemelli però non si arresero e decisero di entrare in infermeria nell’unico modo possibile: da pazienti.

“Fred, sei sicuro che non sia pericoloso?” domandò George.

“Sicurissimo, George” rispose il fratello “Basterà non esagerare con i fuochi d’artificio!”.

“Non sono convinto! Accendere dei fuochi d’artificio in camera per restare intossicati dal fumo ci condurrà senza dubbio in infermeria ma forse anche fuori da Hogwarts!” replicò George.

Fred senza alcuna esitazione rispose: “Non esagerare! Diremo che è stato un incidente! Fossi in te non mi preoccuperei tanto di Silente quanto della mamma!”.

George sorridendo continuò: “Si adirerà tantissimo! Non vedo l’ora di vederla con i suoi ricci arruffati!”.

La mattina seguente i fatti diedero parzialmente ragione a George, i fuochi non solo crearono una grande quantità di fumo che si diffuse in tutto il dormitorio maschile,  ma le scintille crearono anche un piccolo incendio che bruciò parte dell’arredo della camera.

Le porte dell’infermeria si aprirono per i gemelli che ricevettero dopo poche ore la visita dei genitori preoccupati ma anche molto delusi dal comportamento dei loro ragazzi.

“Non avrei mai pensato che foste capaci di un atto così irresponsabile!” li rimproverò la madre.

“Adesso pensate a guarire” continuò il signor Weasley “Poi vedremo se potrete restare ad Hogwarts o se Silente deciderà di espellervi!”.

“Era solo un gioco!” cercò di giustificarsi Fred “Ci è sfuggito di mano, non volevamo dar fuoco alla camera!”.

“Va bene, adesso pensate solo a guarire! Il resto si vedrà un po’ alla volta!” disse Molly mentre guardava stanca e provata i due ragazzi sdraiati nei letti dell’infermeria.

Quella stessa mattina Silente e Severus andarono ad Hogsmeade.

Il paiolo magico era un locale per maghi e streghe che, il più delle volte, combinavano qualcosa di poco chiaro. Tutto ciò che veniva deciso al suo interno poteva avere nefaste conseguenze sulla vita di qualcuno, e gli adulti sconsigliavano ai giovani di frequentare un posto simile.

Non sempre però ciò che è negativo lo è in tutto! Sicuramente nessuno avrebbe spettegolato su parole sentite al Paiolo magico, a meno che non volesse rischiare la propria vita. Questo rendeva il luogo molto discreto e perciò adatto ad incontri che non dovevano dare nell’occhio.

Quando Silente e Severus arrivarono, Meddy aveva già richiesto una stanza nella quale parlare con calma. La loro conversazione non poteva svolgersi ad  un tavolo, perché le precauzioni non erano mai abbastanza e Severus si trovò pienamente d’accordo.

Tom, il proprietario del locale, li condusse alla stanza dell’elfo e poi lasciò i tre da soli. “Albus, mio caro amico! Che piacere rivederti!” esordì Meddy.

“Anche per me è sempre un piacere Meddy!” rispose Silente “Spero non ti dispiaccia che io non sia venuto da solo”.

“No, assolutamente” disse l’elfo  “Del resto la situazione è delicata, e se tu hai preferito così significa che ti fidi molto di lui. Del signor….” .

Severus allungò una mano verso Meddy e si presentò: “Severus Piton. Sono lieto di fare la sua conoscenza. Ho sentito parlare molto di lei e del suo grande talento!”.

“La ringrazio!” rispose educatamente Meddy che continuò con agitazione: “Allora, io direi di cominciare subito ad analizzare la stele rotta”.

Silente aprì  una scatola contenente i pezzi e la porse all’elfo che scosse la testa e disse: “Albus, ma questa non è la stele che ho fabbricato io!”.

Severus lanciò uno sguardo cupo al preside che disse: “Come sarebbe! Io l’ho ricevuta assieme alla tua lettera!”.

“Confermo che ti ho inviato la stele assieme ad una lettera ma di sicuro non  questa stele!” affermò con decisione l’elfo che indicando un punto interno al marmo disse: “Vedi questi forellini? Sono la prova che il marmo non è di alta qualità! E io uso solamente materiale pregiato!”.

Severus osservava molto attentamente: “Non ha mai usato questo tipo di marmo?”.

Meddy rispose immediatamente: “Sì, l’ho usato, ma molto tempo fa, quando ero ancora un bambino e la famiglia presso la quale stavo, i signori Foop, decisero di istruirmi. Il mio maestro di allora mi diede marmo di qualità media per i primi lavori”.

Silente e Severus si scambiarono un’occhiata che Meddy interpretò male e subito si corresse: “Ma non dovette credere che non fosse un buon maestro. Successivamente, quando notò il mio talento mi permise di lavorare anche marmi pregiati!”.

“Certo Meddy!” lo interruppe Silente: “Non stiamo mettendo in dubbio la buona fede del tuo maestro o della tua famiglia, ci mancherebbe. Solo che siamo molto preoccupati! Noti qualcosa di strano osservando questi pezzi di marmo?”.

L’elfo tolse dalla sua borsa alcuni strani oggetti e iniziò ad analizzare la stele. Esteticamente tutto sembrava essere apposto. Meddy, però, cominciò a rattristarsi. I suoi grandi occhi persero un po’ della loro naturale brillantezza e iniziarono  a diventare lucidi.

“Meddy, tutto bene?” domandò con sincera preoccupazione Silente.

“Albus, oh Albus! Io so chi ha fabbricato questa stele!” disse tra i singhiozzi l’elfo.

“Come fai a saperlo?” chiese Severus.

“Perché sono stato io a istruirlo, e riconosco la sua tecnica!” rispose Meddy.

 

Dopo un paio d’ore i Weasley lasciarono Hogwarts, e i gemelli poterono constatare che Harry non si trovava in infermeria. Eppure la Mappa del malandrino non mentiva mai e loro erano sicuri di ciò che avevano visto.

Notarono però che Madama Chips si ritirava spesso nel suo studio, adiacente l’infermeria, e si tratteneva diverso tempo. Decisero perciò che in un momento di assenza dell’infermiera si sarebbero avventurati nella stanza in questione.

 

Silente lo guardò incuriosito e l’elfo rispose: “Sicuramente questa stele è stata costruita da un elfo chiamato Jekky!”.

 Severus avanzò minacciosamente e domandò: “Come fai a dirlo? Cosa sai di questo Jekky?”.

“Vedete” iniziò Meddy “Io sono stato il maestro di Jekky! Lo presi come apprendista e lui diventò bravo a lavorare il marmo. Per diverso tempo lavorammo assieme ma poi lui decise di servire l’ultimo discendente dei Gaunt!”.

“Tom Riddle” specificò Silente senza bisogno di conferme.

“Riddle non mi piaceva e io cercai di far capire a Jekky che stava sbagliando ma lui era sicuro che Riddle fosse una brava persona. A sostegno di questo mi disse di aver visto il colore del sangue del suo padrone e di aver capito quale era la verità!”.

“Cosa vuoi dire con questo?” chiese Silente.

“Riddle aveva il sangue viola!” rispose Meddy.

“E lui era un elfo-jekky!” aggiunse Severus.

“Esattamente!” continuò l’elfo: “Nonostante questo io non mi fidai e con  Jekky non ci vedemmo più. Ma facemmo un patto, io gli promisi di non aggiustare nessuno dei suoi lavori e Jekky mi promise  di non dotare di magia nera nessun oggetto da lui fabbricato!”.

“Qual era l’importanza di questo patto?” chiese Silente “Non capisco!”.

“Vedi Albus, se io aggiustassi gli oggetti difettosi fabbricati da Jekky sarebbe come se affermassi la mia superiorità e la sua inefficienza, e questo per un elfo domestico, perché diciamocelo chiaramente Jekky era diventato l’elfo domestico di Riddle, significava fargli perdere valore agli occhi della sua famiglia!”rispose in maniera concitata Meddy.

“Però adesso Voldemort è morto! Jekky non ha più una famiglia di riferimento!” notò Severus “E poi come fai a sapere che lui non ha violato il patto?”.

“Pensate, forse, che questa stele contenesse magia oscura?” domandò  l’elfo sgranando gli occhi “Bhè, questo lo possiamo constatare subito!”.

Meddy prese i pezzi di stele e li poggiò sul tavolino, poi fece allontanare di qualche passo Severus e Silente perché la loro aurea magica non interferisse con i poteri elfici e poi allungando le mani sulla stele disse: “Svela il mistero che in te  chiudesti,

racconta il motivo per cui sei nata,

se per parlare non sei stata creata

mostra il tuo corpo senza le vesti!”.

I pezzi di stele tremarono e sopra di essi si formarono delle nubi all’interno delle quali scorreva un'unica immagine, quella del momento in cui la stele si spaccò e fuoriuscì una sostanza viscida di color nero!

Non ci volle molto perché Madama Chips uscisse, lasciando incustodito il suo ufficio e l’infermeria. Almeno questo è ciò che pensarono i due gemelli vedendola andare frettolosamente verso i corridoi e maledicendo a voce alta le prove di Quidditch infrasettimanali.

Fred si alzò per primo dal letto e subito fu seguito da George che si guardava attorno con circospezione. Estrassero dalla tasca la Mappa del Malandrino e videro che Harry che si trovava lì, proprio in infermeria.

“Senti, Fred” disse George “O il fumo che ho inspirato mi ha fatto male oppure Harry dovrebbe trovarsi qui!”.

“C’è qualcosa che ci sfugge! Forse si tratta di un incantesimo di illusione!” tentò Fred.

George si guardò attorno e disse: “Cioè ci sembra di vedere tutta la stanza quando invece ne manca una parte?”.

“Credo proprio di sì!” rispose Fred che continuò con decisione“Se Harry c’è e non lo vediamo, vuol dire che magari sta parlando e non lo sentiamo!” .

“Conosci qualche magia che potremo usare per farlo apparire?” domandò titubante George.

La risposta però non giunse mai. Invece, arrivò correndo Madama Chips che puntando la bacchetta contro i due ragazzi disse: “Se svelerete a qualcuno ciò che vedrete, vi posso assicurare che vi darò dei buoni motivi per restare in infermeria!”.

I due ragazzi restarono ammutoliti mentre Poppy toglieva, con un misterioso incantesimo non verbale, la protezione ad una parete dove  comparve una porta, al di la della quale qualcuno urlava con tutto il fiato che aveva in corpo.

 

“Dannazione!” imprecò Severus “Ciò vuol dire che negli appartamenti di Harry, da qualche parte c’è della melma. Ti rendi conto che Harry è un Grifondoro e potrebbe essere attaccato da un momento all’altro!”.

“Io penso  che la melma lo abbia già attaccato e che sia entrata nel suo corpo come fece con te!” rispose Silente “Anche tu sentisti una voce, ti ricordi?”.

“E’ vero! Mi disse che voleva impossessarsi di Harry, che lui sarebbe diventato come Voldemort!” ricordò Severus.

I due maghi erano completamente immersi nella loro discussione e non si resero conto che Meddy aveva raccolto tra le mani i pezzi di stele e cercava di ricomporre l’immagine originaria! Jekky aveva tradito il patto e ora lui non era più tenuto a rispettare la sua parte.

Aggiustando la stele, Jekky perdeva valore per la sua famiglia e perciò il suo lavoro non veniva più riconosciuto valido. In questo modo anche la magia, contenuta negli oggetti da lui creati in modo non consentito dall’accordo, perdeva valore.

Poppy entrò nella stanza di Harry, con al suo seguito i gemelli che vedendo Harry gridare e stringersi la testa con le mani restarono dapprima stupiti e poi gli si avvicinarono cercando di dargli sollievo.

“Harry, non ti preoccupare. Siamo venuti ad aiutarti!” dissero assieme i due ragazzi.

Harry, però, non sentiva nessuno! Nella sua testa la voce di Jekky urlava e combatteva contro un nemico invisibile –Non capisci! Non avevo scelta! Non avevo che lui! Lui era forte, era grande! Non ci sono più lacrime, ma tornerò! Porterò a termine il suo progetto! E realizzerò il mio sogno!”.

Poppy disse ai giovani Weasley di abbracciare Harry perché il calore umano e l’affetto avrebbero senz’altro alleviato le sofferenze del loro amico. Nel mentre lei gli passò sopra il corpo tremante la bacchetta per analizzare la situazione.

 

E certamente Silente e Severus non potevano immaginare quanto fosse  potente il sangue viola mischiato alle lacrime di un elfo-jekky. Una magia che non racchiudeva solo potere e distruzione ma che nasceva da un sentimento disperato di amore e devozione. L’amore che portato all’estremo, nel bene o nel male, conduce alla morte.

Nel momento in cui la stele venne ricomposta, Meddy cominciò a urlare riportando su di lui l’attenzione dei due maghi . L’elfo strinse le sue lunghe dita attorno al colletto del mantello di Silente e con l’ultimo fiato gli disse: “Non giudicatelo, voleva solamente essere amato!”.

Detto questo, Mastro Elfo Meddy, grande marmista con un talento innato per la lavorazione dei metalli, spirò tra le braccia del suo amico Albus Silente che stringendolo a sé si rese conto della leggerezza dell’elfo e pensò che soltanto chi sapeva perdonare poteva morire senza lacrime in viso ma con le lacrime sulle dita, asciugando la silenziosa sofferenza di un amico.

Nel momento in cui Poppy terminò il controllo su Harry, il bambino si tese al massimo e dalla  sua pelle fuoriuscì una fine polvere.

Allora la voce nella testa sparì e Harry cominciò a piangere, per la stanchezza, per la dura prova superata, perché Fred, George e Poppy gli erano vicino, perché aveva paura del momento in cui la voce sarebbe tornata e perché non vedeva l’ora di riabbracciare Severus e salutare Silente.

 

 

 

CIAO A TUTTI! SONO TORNATA DOPO UN MESE DI ASSENZA! UN MESE, GIUSTO?

SCUSATE MA SONO STATA MOLTO IMPEGNATA! LO SONO ANCORA MA UN PO’ DI MENO, COSI’ HO DECISO DI RIPRENDERE LA STORIA FRA LE MANI!

SPERO CHE TROVIATE IL TEMPO PER  SEGUIRMI, E SPERO DI NON DELUDERVI CON IL CONTINUO DELLA STORIA.

CERCHERO’ AL PIU’ PRESTO DI METTERMI IN PARI CON LE VOSTRE STORIE, QUELLE CHE SEGUIVO E CHE NON HO PIU’ RECENSITO.

VI ABBRACCIO TANTO, ALIDA

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Reazione ***


CAP 16

Sccc, sccc, sccc…

Un leggero suono di sottofondo! Non era un rumore fastidioso e neanche noioso, era un suono che avanzava con calma e non si fermava mai. Era il brusio del tempo che passa! Sì, era quello il suono che riempì la camera del Paiolo magico e che Silente ebbe l’impressione, volesse colmare la sua anima svuotata di tutto mentre stringeva a sé il corpo del caro Meddy.

“Dobbiamo avvisare … avvisare qualcuno al Ministero” disse confusamente Silente.

“A che scopo?” domandò Severus.

Silente sollevò lo sguardo verso il pozionista e poi lo abbassò verso Meddy dicendo: “Come a che scopo? Ti rendi conto che Meddy è morto?”.

Severus posò una mano sulla spalla del suo amico e con molta delicatezza gli rispose: “Albus, temo che il Ministero non sia molto interessato alle sorti degli elfi domestici. Perché non lo portiamo via? Troveremo un posto per seppellirlo, un bel posto!”.

Silente non rispose ma sapeva che Severus aveva ragione. In ogni caso Meddy era molto noto ed era indispensabile diffondere la notizia, perciò decisero di avvisare la “Gazzetta del profeta” per inserire un necrologio, senza dare a nessuno dettagli sulla tragica scomparsa dell’elfo marmista.

Harry era sdraiato nel suo letto, con attorno Poppy e i gemelli Weasley. La voce non era più nella sua testa ma nonostante questo lui si sentiva stanco, tanto stanco da non riuscire a parlare.

Poppy lo osservava e sperava che Severus e Silente tornassero presto. Per l’ennesima volta misurò la temperatura al giovane paziente, lo visitò con la bacchetta e ordinò ai gemelli di uscire dalla camera e andare a sdraiarsi nei loro rispettivi letti.

Fred e George però non si muovevano. “Non disturberemo, Madama Chips!” disse con voce supplichevole Fred.

“Staremo seduti da una parte e non le saremo di intralcio!” aggiunse George.

Poppy, mani ai fianchi e sguardo severo, alzò l’indice della mano destra e, puntandolo ai due ragazzi, li minacciò: “Non si deve stancare! Se non ha voglia di parlare, non forzatelo! E soprattutto non istigatelo a scendere dal letto!”.

I due gemelli annuirono e poi George domandò: “Cosa ha avuto di preciso?”.

Era una domanda semplice che richiedeva una risposta complessa, e in quel momento non c’era assolutamente il tempo di dare spiegazioni. “E’ stato male per giorni e giorni! Gli ci vorrà del tempo per riprendersi!”.

“Noi gli staremo vicino!” disse Fred sedendosi al bordo del letto.

Silente decise di far seppellire Meddy accanto sua sorella, due persone speciali che pochi avrebbero pianto ma che anche nella loro assenza avrebbero avuto sempre un posto speciale all’interno del suo cuore.

Rientrati a Hogwarts, immediatamente andarono in infermeria e la scena che gli si presentò innanzi li lasciò spiazzati. Fred teneva la mano di Harry e George gli leggeva una fiaba, ma Harry sembrava completamente assente. I suoi occhi erano spenti e fissi in un punto lontano. Non si muoveva e non aveva dato nessun segno che indicasse si fosse accorto della presenza dei due grandi maghi.

Poppy ringraziò i gemelli della compagnia che avevano fatto al loro giovane amico e li invitò a uscire dalla stanza per dare modo al professor Piton e al preside di comunicare con Harry. I due ragazzi uscirono.

Severus si avvicinò lentamente al letto e accarezzò i capelli di Harry.

“Harry” disse “Io e il preside siamo tornati! Ricordi? Eravamo ad un appuntamento per avere informazioni sulla stele”.

Harry non si mosse.

“Non vuoi sapere cosa abbiamo scoperto?” lo punzecchiò Silente.

“Se non riesci a parlare, puoi sempre fare un cenno con la testa” insistette Severus, ma Harry non ebbe nessuna reazione.

Silente si voltò verso Poppy, come a chiedere spiegazioni.

“Non so cosa sia successo di preciso. Dal suo corpo è uscita una polvere grigia…” iniziò Poppy, che venne subito interrotta da Silente: “Quello deve essere stato il momento in cui la melma è stata sconfitta e ha lasciato il suo corpo!”.

“Oh, Albus! Vuoi dire che la melma è stata per tutto questo tempo dentro il bambino?” domandò sconvolta l’infermiera.

“Esattamente! E probabilmente era tramite la melma che sentiva la voce di cui parlava!” spiegò il preside.

Severus ascoltava in silenzio. Doveva fare qualcosa ma non sapeva cosa, non conosceva nessuna pozione che potesse aiutare Harry. Del resto il bambino non era sotto nessun incantesimo ma aveva scelto volontariamente di rinchiudersi in se stesso.

Con un colpo di bacchetta fece comparire un foglio e dei colori con i quali fece uno schizzo di se stesso, di Silente, della stele e di Harry. Poi si avvicinò ancora di più al letto e mostrò il disegno ad Harry, dicendogli: “Non ho nient’altro da darti, spero ti farà piacere ricevere questo!”.

Nel silenzio più assoluto, una lacrima scese lungo la guancia del bambino.

Il giorno dopo sulla Gazzetta del profeta a pagina dodici si poteva leggere il seguente necrologio:

“Per esser servo nascesti,

ma alla tua arte tutti si chinarono.

Un grande amico fosti,

e maghi e streghe ti rispettarono.

Il tuo cuore, ora, più non batte

come tace il martello sul marmo pregiato,

e la notte, nel buio, le fate

danzano sulle note di un dolce commiato”.

Stasera amici e conoscenti saluteranno Mastro Elfo Meddy presso il cimitero delle Anime buone, alle ore 16.

E il pomeriggio molte persone si ritrovarono nel piccolo cimitero, tante che sembrava non ci stessero. La cerimonia fu commovente, e nella confusione nessuno si accorse che due grandi occhi, dietro un albero, osservavano la scena e partecipavano al dolore comune, stringendo  a sé una piccola stele di marmo.

 

 

CIAO A TUTTI.
QUESTO E' LO STESSO CAPITOLO CHE HO POSTATO IERI (?) .
PURTROPPO C'ERANO PROBLEMI NELLA LETTURA, E HO DOVUTO RIPOSTARLO.
CHIEDO SCUSA A TUTTI PER IL DISGUIDO.
BUONA LETTURA

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Capitolo 17
*** Sai volare? ***


CAP 17

La situazione era in una fase di stallo. Harry non sembrava voler uscire dal suo mutismo. Fred e George andavano a trovarlo ogni giorno in infermeria, e anche quando Madama Chips constatò che il bambino stava bene e poteva tornare nella sua camera, accanto agli appartamenti di Severus, i tre ragazzi non smisero di frequentarsi.

Certamente era impensabile che due Grifondoro entrassero nei sotterranei dei Serpeverde, ma Severus si impegnò a condurre Harry dai gemelli tutti i giorni, generalmente il pomeriggio, di modo che potesse avere degli stimoli.

Fu durante uno di quei pomeriggi che Fred confessò ad Harry:

“Sai, se non fossimo riusciti a conoscerti entro metà novembre, saremo venuti a cercarti nella tana delle serpi durante la prossima partita di Quidditch”.

Harry non rispose e George continuò al posto del fratello:

“Tu conosci il Quidditch? Sai anche volare, giusto?”.

I gemelli si comportavano come sempre e cercavano di coinvolgere Harry nelle loro discussioni, bene sapendo che lui non avrebbe dato alcuna risposta. Furono perciò mosto sorpresi e felici quando una timida voce rispose:

“Voi sapete volare!”.

Quando credi che non c’è più niente da fare e ormai ti abitui ad accettare l’incomprensibile, accade qualcosa che ti stupisce, e ti rendi conto di quanto valore abbiano le piccole magie della vita.

Gli occhi dei gemelli si incrociarono e poi si diressero verso Harry che, sentendosi inadeguato, abbassò i suoi. Fred e George si sedettero facendo in modo che il loro amico stesse in mezzo e poi, con molta malizia, gli risposero: “Certo! E tu, vuoi imparare?”.

Harry si mise a dondolare avanti e indietro sulla panca nella quale era seduto, le mani non riuscivano a stare ferme e un sorriso genuino gli si stampò in viso.

“Suppongo” disse George “che questo sia un sì!”.

Di corsa, senza nemmeno pensarci su, Fred andò a prendere la sua scopa.

“Se imparerai a volare bene, magari un giorno potrai far parte della squadra di Quidditch dei Grifondoro. Io e George ne facciamo parte. E’ un gioco molto bello e le ragazze ti guarderanno con ammirazione! Parola mia!” disse Fred.

Harry non era interessato alle ragazze, per il momento voleva solo imparare a volare, andare libero nell’aria e non pensare a niente, e magari andare lontano, via dal mondo babbano dove c’erano tante persone cattive, e via dal mondo magico dove tutto era bello ma molto, troppo complicato e dove c’erano insidie ovunque.

Fred mise per terra la sua scopa, fece posizionare Harry al suo fianco e dopo avergli fatto allungare il braccio gli disse: “Adesso prova a dire –Su!-. La scopa si dovrebbe sollevare. Tienila e salici sopra, poi vai d’istinto!”.

Non era sicuramente la spiegazione migliore del mondo ma Harry riuscì a eseguire gli ordini e la scopa già al primo tentativo si sollevò e poi una volta montatoci sopra fu un gioco da bambini.

Harry iniziò a fare dei piccoli giri attorno ai gemelli, ridendo e gridando: “E’ bellissimo! Posso andare un po’ più su! Posso andare?”.

“No, scendi giù adesso. Come prima lezione può andare bene così!” rispose George.

Ma Harry decise di non ascoltare i suoi amici e cominciò a volare più in alto, poi un po’ di più, e ancora di più fino a quando le grida di rimprovero di Fred e George non furono più udibili. Allora si osservò attorno.

Il panorama era bellissimo, si potevano vedere la scuola, la foresta, il lago nero e anche un campo con degli spalti che, presumibilmente, era il campo di Quidditch.

A Harry sarebbe piaciuto, un giorno, andare a vedere una partita con i suo genitori, ma questo non era possibile. Lui i genitori non li aveva più. Però sarebbe potuto andare con Silente oppure con Severus.

Già, Severus! Il pensiero del professore gli strinse la gola e subito Harry si diresse giù, verso il punto da cui era partito. Arrivato si rese conto che la McGranitt e Severus stavano sgridando i gemelli.

“Vi rendete conto di quel che avete fatto! Dare una scopa volante ad un bambino di dieci anni, che non frequenta ancora la scuola? Siete stati degli incoscienti! 10 punti a testa saranno tolti alla casa dei Grifondoro per questa vostra mancanza!” disse loro la McGranitt.

“Senza contare che neanche un mese fa siete stati graziati dal preside! Volete proprio farvi espellere quest’anno! Sarà mio personale piacere informare il professor Silente di questo!” proseguì Severus prima di ritrovarsi di fronte Harry, che con le lacrime agli occhi gli veniva incontro per abbracciarlo.

 

Ancora una volta i gemelli ebbero un colloquio con Silente, durante il quale gli spiegarono che volevano bene a Harry e stavano solo cercando di stargli vicino e farlo sentire amato. Queste parole bastarono perché Silente fosse orgoglioso dei due Grifondoro e non prendesse provvedimenti.

Diversa era la situazione con Harry. Silente credeva che la voce, che aveva albergato nella testa del bambino, non solo gli dicesse in continuazione come agire, ma gli avesse  parlato anche delle persone che gli stavano affianco, svelandogli parte del loro passato.

Se così fosse stato, Harry doveva essere venuto a conoscenza di fatti riguardanti Severus che avevano messo in bilico la sua fiducia nei confronti del professore. Fatti che erano difficili da spiegare a un bambino.

Quella notte Harry dormì in camera di Severus. Entrambi nello stesso letto, con Harry che piangeva in silenzio e Severus che, con le sue dita lunghe e fin, gli asciugava le lacrime.

 

 

CIAO A TUTTI!

COSA VE NE PARE? SI, LO SO! E’ CORTO, MA FA DAVVERO MOLTO CALDO E LA CONCENTRAZIONE E’ AI MINIMI STORICI! SPERO COMUNQUE CHE IL CAPITOLO SIA DI VOSTRO GRADIMENTO.

GRAZIE A CHI LEGGE, RECENSISCE, INSERISCE LA STORIA TRA I SEGUITI E I PREFERITI E ANCHE A CHI LEGGE SOLTANTO.

CI SENTIAMO FRA QUALCHE GIORNO, E VI PROMETTO CHE IL CAPITOLO SARA’ Più LUNGO.

BACI, ALIDA

 

Allora, non ci sono recensioni a cui rispondere. Forse questo dipende dal fatto che ho postato per due volte lo stesso capitolo. l'ho fatto perchè, gentilmente, SSSWEETY mi aveva fatto notare che c'erano problemi nella lettura del testo. Chiedo ancora scusa per il disguido, ringrazio sssweety, e vi abbraccio tutti.

 

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Capitolo 18
*** Chiacchierata ***


Era molto difficile per Harry riuscire ad esprimere i suoi sentimenti. Non solo perché non era assolutamente abituato a farlo ma anche e soprattutto, perché dentro di sé era un continuo agitarsi di emozioni che, lui stesso, non sapeva gestire.

Non era semplice stare abbracciato a qualcuno che si amava e pensare: “Gli voglio bene! Anche lui me ne vuole! Però è cattivo! Anche se con me è stato buono! E se cambiasse e mi facesse del male? No, io lo so che non me ne farebbe! E del resto io mi comporto sempre bene! No, non è cattivo! Che bello stare così, tra le sue braccia. Era quella voce che mi diceva quanto fosse cattivo Severus! Io non l’ho mai pensato! Che buon odore che ha! Ma avrà davvero ucciso quei bambini? Avrà ucciso, davvero, i miei genitori?”.

Non erano pensieri che un bambino di dieci anni doveva avere, eppure erano i pensieri di Harry ormai da diversi giorni. Quando si era trovato in volo sulla scopa la sua mente si era liberata di ogni peso, si era sentito leggero. Tuttavia una volta messi i piedi a terra la realtà era immediatamente tornata alla ribalta.

Nei sotterranei non c’erano finestre e Harry non poteva sapere se era ancora notte fonda o mattino. Severus dormiva e Harry gli era fortemente abbracciato. Ad un certo punto il professore si svegliò e cominciò ad accarezzare i capelli del bambino che rimase immobile.

Entrambi avevano desiderato per tanto tempo di sentirsi amati e di poter dare amore, entrambi avevano deciso di affrontare i problemi chiudendosi in se stessi. Certo Severus non aveva mai smesso di parlare, eppure c’erano argomenti che non affrontava mai con nessuno. Lo stesso Silente, talvolta, doveva insistere dolcemente per poter avere delle risposte.

E sicuramente questo comportamento non lo si poteva definire mutismo, ma silenzio dell’anima sì! Severus, che era abituato a celare i sentimenti più dolorosi, capiva benissimo che Harry non parlava perché non voleva affrontare i suoi pensieri.

Intuiva, con timore, che Harry era venuto a conoscenza di fatti che lo riguardavano. Perché mai altrimenti avrebbe smesso di parlargli? Cosa poteva avergli detto quella voce? Che lui era stato un Mangiamorte? O che aveva contribuito all’omicidio dei suoi genitori?

Severus socchiuse gli occhi e respirò a fondo, ributtando fuori l’aria dai polmoni con un rantolo di sofferenza.  Fu allora, quando Harry sollevò la testa dal suo petto per assicurarsi che stesse bene, che si rese conto di non essere il solo ad essere sveglio.

“Harry!” sussurrò con stupore Severus “E’ da molto che sei sveglio?”.

Il bambino non rispose.

“Immagino di sì! Hai delle brutte occhiaie, sai?” si rispose da solo Severus.

Harry era fermo, e guardava negli occhi neri del suo amico nel tentativo di riuscire a capire chi fosse veramente. E nonostante il nero degli occhi di Severus fosse molto profondo, Harry riuscì a scorgere alla fine del tunnel un sentimento che lui stesso conosceva bene: la paura.

Fu semplice, in un certo senso. Perché spesso chi ha sofferto riesce a percepire la sofferenza degli altri e se non lo da a vedere, se non tende una mano verso chi ha di fronte non è per indifferenza, ma perché ha timore di immergersi nuovamente nel proprio dolore  e non avere più la forza di uscirne fuori.

Per questo motivo Harry distolse lo sguardo, e per lo stesso motivo Severus non chiese nulla.

Rimasero stretti ancora un po’, dopo circa un’ora il professore si alzò. Erano le cinque e mezzo, e bisognava preparare alcune pozioni prima dell’inizio delle lezioni.

Lo studio di Silente era sempre molto affascinante, ci si poteva trovare praticamente di tutto. Non che Harry si mettesse a frugare tra gli scaffali ma i suoi occhi si posavano ovunque con curiosità. Quella mattina, durante le lezioni, Harry era andato a parlare con Silente.

Si era fatto coraggio, perché non voleva vivere nel dubbio e perché non voleva affrontare apertamente il suo amico. E chi meglio del preside poteva conoscere Severus? Non erano stati forse loro due ad affrontare insieme la melma nera? Solo con un vero amico si potevano sconfiggere i mostri, e solo ad un vero amico si potevano confidare certi segreti.

Silente fu lieto che il bambino si fosse rivolto a lui, almeno avrebbe avuto risposte sincere e non distorte dal rancore o dalla sfiducia come, facilmente, sarebbe potuto capitare se Harry si fosse rivolto a qualcun altro.

“Allora Harry” iniziò Silente “Ho saputo dai gemelli Weasley che ti è ritornata la voce!”.

Harry chinò lo sguardo e disse: “Sì!”.

Silente, con voce calma, continuò: “E presumo che se sei venuto da me, sia perché mi devi dire o chiedere qualcosa!”.

“Sì” ripetè Harry.

“Bene, ti ascolto. Parla pure!” lo invitò il preside.

Era molto più difficile di quanto Harry avesse pensato quella notte. Non parlare direttamente a Severus non rendeva più semplice tirar fuori i suoi sentimenti e i suoi dubbi. Tuttavia prese coraggio e iniziò:

“La voce che sentivo dentro la mia testa mi ha raccontato tante cose”.

Silente con disinvoltura e finta ingenuità domandò: “Riguardanti chi?”.

“Severus” rispose con un filo di voce il bambino.

“Ti va di raccontarmi cosa ti ha detto?” chiese Silente.

Harry prese fiato e disse: “Mi ha detto che Severus era una persona molto cattiva. Che ha fatto del male a tante persone e che ha ucciso dei bambini e… “.

“E…” ripetè Silente invitando Harry a continuare.

“… e anche i miei genitori!” concluse spaventato Harry.

Silente si tolse gli occhiali e li poggiò sul libro aperto innanzi a sé. Si passò una mano sul viso quasi a voler togliere dalla sua mente la polvere di ricordi sbagliati che non riguardavano solo Severus ma anche se stesso.

Poi guardò Harry e gli rispose: “La voce ti ha detto alcune cose vere e altre false”.

“Quali sono vere e quali sono false?” domandò Harry.

“Piano, Harry. Andiamo piano!” disse il preside “Perché la voce non ti ha raccontato tutto, è stata molto furba e ti ha detto solo ciò che gli faceva comodo dire!”.

Harry ascoltava con interesse, gli occhietti stretti come a voler focalizzare meglio i pensieri.

“Vedi, quando Severus era un bambino, un bambino come te, si sentiva molto solo. Il suo papà non gli voleva bene e lui ha sofferto molto. Quando è venuto qui ad Hogwarts non è riuscito a inserirsi tra i suoi coetanei, e in seguito ha perso anche l’affetto di una persona a cui voleva molto bene” spiegò Silente.

“Però c’eri tu! Tu gli stavi vicino, vero? Eravate amici?” domandò con semplicità Harry.

Per Silente fu una freccia al cuore e una serie di immagini gli tornarono alla mente:

Severus piccolo che tristemente si dirigeva verso il tavolo dei Serpeverde mentre guardava verso i Grifondoro.

Severus che chino sui libri leggeva.

Severus che camminava veloce nei corridoi, nel tentativo di non essere intercettato dai Malandrini.

Severus, gambe all’aria in cortile mentre gli altri, attorno, ridevano di lui.

Severus che non aveva il coraggio di chiedere aiuto e che cercava conforto nell’oscurità.

Severus ogni giorno più magro.

Severus che disperato gli chiedeva un aiuto che lui non sarebbe mai riuscito a dargli.

Silente rivolse a Harry uno sguardo di tenerezza e con voce smorzata rispose: “No! Io non fui capace a stargli vicino. Era solo! Completamente solo! E le persone che riuscirono ad avvicinarlo lo convinsero a compiere atti orribili. Però Harry, lui non uccise i tuoi genitori! Questo deve esserti chiaro! Lui non uccise Lily e James! Anzi, fece il possibile per salvarli! E da quel giorno la nostra amicizia ebbe inizio”.

Harry ascoltava ma non sembrava del tutto convinto.

“Devi capire, Harry, che le persone non sono perfette. Ci sono persone che una volta resesi conto dei propri errori vivono cercando di porre rimedio al male compiuto e iniziano a vivere una vita diversa” continuò Silente.

“Ma il male passato  non si può cancellare!” affermò Harry.

“No! Questo però non significa che il presente e il futuro non possano sorridere ancora!”.

Harry titubante chiese: “Ma come si può sorridere sapendo che abbiamo fatto del male a persone innocenti?”.

Era una domanda difficile, e Silente non avrebbe voluto arrivare fino a quel punto ma se Harry voleva delle risposte sincere bisognava dargliele. Solo così avrebbe potuto capire.

Silente riprese gli occhiali, ci giocherellò un po’ con le sue lunghe dita, gli rimise sul naso e poi rispose: “Si sorride con celata sofferenza. Il sorriso di una persona pentita ha come unico scopo rallegrare la vita di chi si ha attorno. Perché una persona che sinceramente soffre del male compiuto vive il pentimento quotidianamente e  non ha altra alternativa se non quella di sorridere per gli altri!”.

Silente si alzò e accompagnò Harry alla porta.

“Sarò felice di parlare ancora con te, ogni volta che vorrai! Ricordati sempre che io sono qui!”.

Harry fece cenno con la testa di aver capito e lasciò il preside. La chiacchierata gli era servita, tuttavia c’era ancora qualcosa che non aveva chiesto a Silente, una parola che li ronzava nelle orecchie e non aveva capito bene: Mezzosangue.



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CIAO A TUTTI!
RINGRAZIO MOLTO CHI MI STA SEGUENDO IN QUESTA CALDA ESTATE!
SPERO CHE IL CAPITOLO SIA DI VOSTRO GRADIMENTO.

LMP: grazie del tuo sostegno! Le tue recensioni mi mancheranno, comunque farò il possibile per non deluderti mai!

sssweety: eccoti un nuovo capitolo, cosa ne dici? Silente è stato bravo, un po' si sente in colpa! Non tanto per quello che ha fatto Severus da ragazzo, quanto per quello che non ha fatto lui stesso. Baci, Alida

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Capitolo 19
*** Natale ***


Dopo la chiacchierata con Silente il tempo passò velocemente. Harry riprese a parlare con Severus, anche se non riuscì più ad avere quel rapporto di assoluta fiducia che si era creato inizialmente. Gli voleva bene, ma aveva scoperto che il suo eroe non era perfetto ed era ancora troppo piccolo per rendersi conto che l’amore trascende la perfezione, e che la bellezza del genere umano risiede nella capacità di amare l’imperfetto.

Silente aveva parlato a Severus e gli aveva riferito la discussione che aveva avuto con Harry, almeno a grandi linee. Tralasciando, volutamente, la parte in cui ammetteva di non aver agito correttamente.

Il vecchio preside, sapeva, che il professore ne sarebbe rimasto disgustato, in quanto queste effusioni d’affetto non erano di suo gradimento, o  almeno così aveva sempre detto il pozionista.

Tutto proseguì bene. A fine Novembre si disputò la partita Serpeverde-Corvonero e Harry rimase entusiasta dello spettacolo.

“Mi piacerebbe giocare a Quidditch!” disse euforico.

Severus scrollò le spalle in segno di resa e rispose: “Un giorno, forse, giocherai per i Grifondoro!”.

Harry sorrise e il professore con molta difficoltà, ma sapendo di fare la cosa giusta, aggiunse: “Anche tuo padre giocava a Quidditch! Tutti dicevano che fosse molto bravo!”.

“Allora, forse, diventerò bravo anch’io! Giocherò e prenderò il boccino d’oro! Per te, Severus!” disse Harry.

“Grazie, Harry!” rispose il professore “Spero solamente che avrai la grazia di non dedicarmi la vittoria sui Serpeverde!”.

“No, no!” specificò il bambino “Sarà la partita contro i Tassorosso!”.

“Benissimo!” esclamò Severus sorridendo lievemente.

Subito dopo arrivò dicembre e con lui il tanto atteso Natale! Fred e George contavano i giorni alla rovescia e nel loro calendario i numeri dei giorni trascorsi si illuminavano a intermittenza. I gemelli avevano chiesto a Harry se gli avesse fatto  piacere trascorrere le feste da loro, ma lui aveva gentilmente rifiutato l’offerta, affermando che aveva già un posto in cui andare.

Naturalmente era una piccola bugia! Se ne sarebbe rimasto lì, ad Hogwarts e il venticinque dicembre sarebbe stato un giorno qualsiasi. Tutto sembrava dargli ragione ma il venti dicembre, quando tutti gli studenti tornarono nelle loro case per le festività, Minerva McGranitt si avvicinò per parlargli.

“Ciao Harry! Come va? Tutto bene?” chiese per rompere il ghiaccio la donna.

Harry annuì.

“Bene, sono felice. Mi stavo chiedendo se hai già preso degli impegni per stasera. Magari con Silente o con Severus… “.

“No, ho tutto il pomeriggio libero” affermò con voce triste il bambino “Non ho niente da fare!”.

“Allora” riprese Minerva “sarei felice se mi aiutassi a impacchettare qualche regalo e ad aggiungere qualche festone all’ingresso. Sai mi sono resa conto che appare molto spoglio rispetto ai corridoi e alla sala grande!”.

“Io credevo che gli addobbi venissero messi con la magia!” disse Harry stupito.

“Infatti useremo la magia” spiegò la donna “E se non conosci nessuna formula adatta, non preoccuparti! Ti insegnerò io! So essere una brava insegnante, quando voglio!”.

Harry rise di cuore. Forse non si sarebbe annoiato, però restava il fatto che lui non aveva mai addobbato niente. I suoi zii non gli permettevano di toccare i festoni, erano troppo delicati e sicuramente lui sarebbe riuscito a rovinarli.

Non gli avevano mai permesso neanche di mettere qualche pallina sull’albero, perché le palline erano lucenti e lui era sporco e avrebbe sporcato tutto: i festoni, le palline, le statuine del presepe. Insomma sarebbe riuscito a sporcare il natale.

Minerva, memore dell’orrore che il bambino aveva vissuto, vedendolo demoralizzato allungò la sua mano e sollevandogli il mento gli disse: “Qualsiasi ricordo ti sia tornato alla mente, cancellalo! Tu sei  stato capace di aiutare gli altri, sarai capace di aiutare anche me in questo piccolo compito!”.

“Io, non ho mai toccato gli addobbi!” svelò timidamente Harry.

“C’è sempre una prima volta!” concluse Minerva mettendo le sue braccia attorno alle spalle del bambino.

Il giorno seguente fu Hagrid a chiedere aiuto a Harry, e due giorni dopo ancora spettò prima a Madama Chips, poi a Silente. Arrivò così il 24 dicembre, la cena fu perfetta e Harry si divertì davanti ai fuochi d’artificio. Poi, a mezzanotte, fu il turno dei regali.

Tutti ricevettero qualcosa, Harry aveva preparato alcuni disegni e, grazie alle lezioni private dategli da Minerva, anche degli origami volanti. Lui ricevette di tutto, ma il regalo più bello e inaspettato glielo fece Severus dicendogli: “Non sapevo cosa regalarti. Ho pensato che fosse una bella idea se domani passassimo la giornata insieme a casa mia, a Spinner’s End!”.

Harry rimase a bocca aperta: “Vuoi dire che mi porti via da Hogwarts? Che per un giorno andiamo in giro a Londra?”.

Non era proprio questa l’idea che Severus si era fatto, però non se la sentì di deludere l’entusiasmo che Harry faticava a contenere, perciò disse semplicemente: “Esattamente! Andiamo prima a casa, poi giriamo per la città! Ti andrebbe?”.

Harry lo abbracciò con tutta la forza che aveva! Non c’era mai stato un solo natale, prima di allora, nel quale non avesse dovuto ripulire la casa dei suoi zii, o cucinare, o semplicemente stare rinchiuso nel sottoscala senza far rumore.

“Sì, mi andrebbe!” rispose e pensò che in effetti non aveva detto nessuna bugia ai gemelli Weasley. Davvero lui aveva un posto in cui andare.

25 Dicembre, prima tappa: Spinner’s End.

La vecchia casa di Tobias Piton era malridotta all’esterno e Harry rimase affranto nel vederla, non tanto perché ci avrebbe dovuto trascorrere qualche ora, ma perché rifletteva su quanto tempo ci aveva vissuto il suo amico Severus.

All’interno la situazione era migliore: i mobili, i libri, i tappeti e l’arredo in generale non facevano pensare a una casa babbana ma al posto più magico che ci fosse. Harry si guardava attorno cercando qualcosa da dire ma venne preceduto da Severus.

“Questa è la casa in cui sono vissuto da bambino. Era di mio padre e alla sua morte l’ho ereditata!”.

Harry si ricordava ancora le parole di Silente sul rapporto tra Severus e suo padre e domandò: “Come mai hai deciso di tenerla?”.

“Perché” rispose il professore “Qui dentro ho tutti i ricordi di mia madre e,  assieme a quelli di una mia cara amica, sono i ricordi più belli che possiedo!”.

“Anche io comincio ad avere ricordi belli!” disse Harry “Però sono ancora pochi!”.

Severus lo guardò con tenerezza e rispose: “Aumenteranno, vedrai!”.

Si guardarono attorno per un po’ e dunque fu la volta di Harry a parlare: “Cosa ne dici se …. Solo se  vuoi, naturalmente … se, se addobbiamo un albero in quell’angolo?”.

Severus fissò l’angolo in questione.

Severus,  dove sei? Dobbiamo uscire a fare la spesa, non è il momento di nascondersi! Dai, Severus! Aspetta un po’! Ma chi c’è in quest’angolino? Trovato! Perché non sei uscito? Adesso sai quali sono le conseguenze: solletico!! …. Le risate si spengono nell’aria….

“Ottima scelta, Harry! Ottima scelta!”.

La mattina la trascorsero a casa, il pomeriggio in giro per Londra e verso le sei di sera rientrando, trovarono un gufo ad attenderli. Severus sfilò il biglietto e lesse: “Buon Natale Severus, saremo molto lieti se tu ed Harry, prima di rientrare ad Hogwarts, passaste a bere una tazza di tè e mangiare un dolcetto. Vi aspettiamo, Arthur e Molly Weasley”.

“Chi sono queste persone?” domandò Harry.

“I genitori di Fred e George Weasley. Vorrebbero che passassimo da loro!” disse con un tono seccato il professore.

“E noi, vorremmo passare da loro?” domandò titubante Harry.

Era natale, bisognava sforzarsi di essere buoni e gentili perché a Natale tutti sono buoni e gentili e perciò anche Severus Piton doveva esserlo: “Certo, perché no?” rispose, fingendo di essere entusiasta, il professore.

“Buonasera Severus!” salutò Molly.

“Buonasera!” rispose Severus.

“Silente ci aveva detto che vi avrebbe fatto felici passare da noi”affermò Arthur.

Severus si irrigidì un pochino: “Silente hai detto?”.

“Esattamente” rispose l’auror “All’inizio ero un po’ incredulo ed ora che siete qui … bhè, lo sono ancora di più” disse sinceramente.

“Mai quanto me!” fu la risposta laconica del pozionista.

Nel frattempo Fred e George mostrarono la casa ad Harry e gli presentarono Ron e Ginny. Tutti erano molto simpatici con il piccolo ospite, il quale chiese gentilmente di poter andare in bagno.

Venne accompagnato e nel momento in cui doveva uscire si ritrovò davanti un elfo!

“Ciao, Harry Potter!” disse l’elfo “Mi chiamo Jekky e sono qui per parlare con te!”.

“Come sai il mio nome e cosa vuoi da me?” disse mezzo spaventato Harry.

“Non spaventarti! Voglio solo farti gli auguri di buon natale. E voglio darti un regalo, eccolo!” così dicendo si tolse dalla tasca la stele che Mastro elfo Meddy gli aveva preparato: “Un mio amico fece questa per te, ma non riuscì a consegnartela. Lo faccio io al suo posto! Buon Natale!”.

E con un Flop sparì prima che Harry riuscisse a pronunciare parola.

  CIAO A TUTTI!

COME SIETE PIGRI! NESSUNO CHE ABBIA VOGLIA DI LASCIARE UNA RECENSIONE!

FORSE LA STORIA SI STA FACENDO NOIOSA?

L’AZIONE E’ DIMINUITA MA COME VEDETE I PERSONAGGI STANNO CRESCENDO, HANNO BISOGNO DI CONFRONTARSI E SVILUPPARE PENSIERI PROPRI PRIMA DI AGIRE…

SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA,

VI SALUTO TANTO, ALIDA

 

 

 

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Capitolo 20
*** Obiettivo ***


CAP 20

Severus decise di restare a dormire a Spinner’s End, invece di tornare ad Hogwarts, cosicché per Harry fosse davvero un giorno memorabile e infatti il bambino gliene fu grato. L’albero di Natale luccicava dolcemente e sul tavolo c’erano squisite pietanze.

Ancora una volta Harry era perso nei suoi pensieri, ma ora sapeva come tornare indietro e non restare bloccato in essi, così quando Severus lo chiamò per nome, lui batté le ciglia e concesse al professore tutta la sua attenzione.

“Cosa è successo dai Weasley?” chiese Severus.

Harry si sentì in imbarazzo e con voce tremante replicò: “Dai Weasley?”.

“Sì” confermò Severus “Mi sono accorto che ad un certo punto hai cambiato umore! Sembravi allegro e poi, d’un tratto, sei diventato malinconico”.

“Mi hai scoperto! Scusa, te lo avrei detto domani. Oggi è un giorno così bello per noi e non volevo darti preoccupazioni inutili!” spiegò il bambino.

Severus posò la forchetta sul piatto, si pulì le labbra e disse: “Harry, oggi è natale. Sai cosa vuol dire?”.

“Che è nato Gesù e i bambini buoni ricevono i regali mentre gli altri non ricevono niente?” provò seriamente Harry.

“No, non significa questo. Significa che è nata la speranza per un mondo migliore. Io spero di avere la tua fiducia, perché domani sia migliore di oggi e tu ti senta più al sicuro”.

Harry rifletteva concentrato: “Quando si è amici si ha fiducia a vicenda!”.

“Certo! E ti dirò di più, quando due sono veramente amici e ad uno succede qualcosa di terribile mentre realizza un suo desiderio, l’altro lo porta a termine di modo che la vita del primo non sia stata vana!”.

“Allora non mi è successo niente di grave!” si tranquillizzò Harry.

“Me ne vuoi parlare?” domandò Severus.

“Sì, è venuto a trovarmi un elfo e mi ha dato questa stele” disse Harry togliendo dalla sua tasca l’oggetto  “Ma non devi preoccuparti me l’ha data dicendo che l’aveva preparata per me un suo amico che però non aveva avuto modo di consegnarmela. E poi mi ha detto –Buon Natale!-.

Severus sbiancò all’istante: “Com’era quest’elfo? Sapresti riconoscerlo?”.

“Bhè credo che saprei riconoscerlo, però so come si chiama. Me lo ha detto lui! Si chiama Jekky!” rispose Harry fiero di esser riuscito a ricordare il nome del simpatico elfo.

Il professore osservò l’oggetto a distanza, non voleva spaventare Harry e decise che lo avrebbe analizzato successivamente, durante la notte mentre Harry dormiva.

Dopo cena mise degli incantesimi di protezione extra attorno alla casa, e lasciò che il suo giovane ospite crollasse nel letto dalla stanchezza.

 Al suo rientro al castello Harry raccontò a tutti di come fosse stato piacevole e divertente trascorrere il natale a Spinner’s End, Londra e poi anche dai Weasley. Minerva e Albus lo incitavano a continuare nel racconto, e Hagrid lo interruppe diverse volte con i suoi: “Incredibile!” oppure “Da non credere!”.

Sulla comitiva calò il silenzio quando Harry mostrò a tutti la stele. Silente lanciò uno sguardo indagatore a Severus che replicò: “Un regalo di un caro amico, dotato di potere magico. La persona che lo riceve in dono è protetta da ogni evento fino a quando resta fedele a chi gli ha fatto il dono”.

“Cioè” disse Hagrid per assicurarsi di aver capito bene “Harry è al sicuro fino a quando resta fedele a chi? Chi ti ha regalato questa stele, Harry?”.

Harry, tutto felice, saltellando da un piede all’altro, rispose: “Un elfo di nome Jekky!”.

“Benissimo!” esultò, con finta gioia, Silente “Benissimo. Adesso se non ti dispiace Harry, io vi dovrei lasciare. Ho delle carte da leggere e molte faccende  da sbrigare. Il natale è passato e il lavoro mi chiama!”.

“Va bene. Io resterò con Severus….” concluse Harry, ma venne interrotto da Hagrid: “Come con Severus? Io credevo che volessi venire a dare un’occhiata a casa mia! Anch’io ho decorato con i festoni e le palline colorate”.

Harry diede un’occhiata a Severus che acconsentì con gli occhi e dando la mano al mezzogigante rispose: “Scusami tanto, pensavo che avessi altro da fare!”.

“No, io non sono importante come il nostro preside. Ho qualche giorno di riposo in più!” rispose Hagrid.

E mentre i due andavano via Silente e Severus ringraziarono Hagrid per la prontezza con la quale era riuscito a intervenire, lasciandoli soli con Minerva e un possibile grande problema.

“Io non riesco a capire!” disse preoccupata Minerva “Quest’elfo ha cercato prima di ucciderci, poi ha tentato di condizionare la mente di Harry e adesso gli dona un oggetto per proteggerlo?”.

Silente rimuginava e camminando avanti e indietro disse: “La protezione durerà fino a quando Harry gli sarà fedele!”.

“Ma Harry non gli sarà mai fedele!” aggiunse prontamente Severus “Jekky era il servo di Voldemort e non avrà mai la fiducia di Harry. Voldemort ha ucciso i suoi genitori!”.

“E allora che senso ha regalargli la stele?” si interrogò Silente.

“Gliela ha data per avvicinarlo e rendersi simpatico!” notò Minerva “Avete visto che Harry ne parlava con dolcezza e tranquillità! Non era spaventato da Jekky!”.

“Sta cercando di raggirarlo! Per fargli fare ciò che vuole lui!” continuò Severus.

“Sì, ma se il suo interesse non è uccidere Harry, allora cosa spera di ottenere da un bambino di dieci anni?” chiese Minerva.

La domanda restò appesa ad una fantomatica risposta che continuava a frullare nella testa di Severus e Silente –Voleva solo essere amato- così aveva detto Meddy prima di morire riferendosi a Jekky.

“Può darsi” ipotizzò Silente “che stia cercando un nuovo padrone!”.

“Ma così non potrebbe portare a compimento il piano di Voldemort!” disse Minerva.

“E quale sarebbe il piano di Voldemort?” chiese di rimando il preside.

“Uccidere Harry!” rispose immediatamente Severus.

“No, Severus!” lo bloccò il preside “Quello era solo un mezzo per raggiungere il suo scopo!”.

Il pozionista raggelò, Minerva sbiancò con un sussulto mentre Silente era più che mai deciso a non compiere lo stesso errore di tanti anni addietro. Avrebbe agito. Non era sicuro di quale risultato avrebbe ottenuto, ma avrebbe agito.

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CIAO, MIEI CARI LETTORI! 

VI RINGRAZIO PER LA COSTANZA CON LA QUALE MI SEGUITE IN QUESTA CALDA ESTATE! 

SPERO CHE IL CAPITOLO SIA DI VOSTRO GRADIMENTO, E DITEMI: "QUAL ERA LO SCOPO DI VOLDEMORT?".

E' FACILE DA CAPIRE, DOPO CHE VI HO DETTO QUALE NON ERA!

VI STO CONFONDENDO?  OKEY, VI LASCIO. BACI A TUTTI E CI SENTIAMO PRESTO

SHIHO 93: grazie tante per la tua recensione, Hai proprio ragione con il caldo aumenta la stanchezza e la voglia di recensire. Ti ringrazio perciò doppiamente per le tue parole. A presto, Alida

 

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Capitolo 21
*** Programma estivo e debito ***


CAP 21

Le vacanze di natale furono il periodo più felice della vita di Harry. Minerva gli regalò le tempere magiche con le quali era molto semplice realizzare anche il dipinto più complesso. Bastava mettere un po’ di colore sul pennello e dire a voce alta cosa si voleva dipingere e la tempera avrebbe preso la forma da sola.

Fred e George lo trovarono un regalo molto utile e cercarono in tutti i modi di conoscere l’incantesimo che ne era alla base per poter realizzare un inchiostro che scrivesse da solo i compiti!

Severus osservava Harry crescere sia nel corpo che nello spirito. A febbraio, dopo circa sei mesi di alimentazione corretta, Harry non era più il bambino smilzo di inizio agosto ma aveva cominciato a irrobustirsi e le guance avevano preso un bel colorito rosa.

Emotivamente era più sicuro di sé, non tremava per ogni appunto che gli veniva rivolto e di solito non si nascondeva più dietro le gambe del professore di pozioni in cerca di protezione. Alle volte fissava ancora il vuoto, ma quella era un’abitudine che difficilmente sarebbe sparita.

Solo nei momenti di maggiore agitazione, Harry perdeva il controllo di se stesso, e balbettava, dondolandosi da un piede all’altro oppure, se era seduto, in avanti e indietro. In genere però non gli si poteva rimproverare niente.  

Leggeva e scriveva correttamente come qualsiasi bambino di dieci anni, e sapeva gestire gli incantesimi più semplici. Iniziò anche ad appassionarsi alle pozioni. Harry e Severus trascorrevano diverso tempo assieme, e spesso capitava che il bambino gli facesse compagnia nel laboratorio privato.

In questo modo Harry aveva imparato a distinguere e riconoscere le proprietà di diverse erbe, inoltre conosceva i composti di diverse pozioni. Severus non gli aveva mai permesso di produrre una pozione da solo ma gli insegnava a tagliare e sminuzzare in modo adeguato le radici, a estrarre nel modo più opportuno il succo delle bacche e la linfa delle foglie.

Insomma gli insegnava i trucchi del mestiere di modo che l’anno seguente “avrebbe avuto la rara emozione di poter assegnare dei punti anche ai Grifondoro!”, o almeno così diceva lui mentre Harry ridacchiava di nascosto.

Arrivò dunque il mese di giugno. L’anno scolastico sarebbe giunto alla sua conclusione di lì a poco. Harry non era sicuro di avere un posto in cui andare, sperava che Severus lo prendesse con sé, ma gli sembrava un sogno troppo grande per poter realizzarsi.

Un giorno Harry decise di parlare apertamente con il suo amico-professore.

“Severus” chiese deciso “sai dirmi dove trascorrerò le vacanze estive?”.

Il professore non conosceva la risposta e gli disse: “Non saprei, ci sono diverse possibilità!”-

“Davvero?” domandò incredulo Harry.

“Sì, davvero!” rispose il professore “Silente e Minerva vorrebbero che stessi ad Hogwarts. I Weasley hanno  domandato se potessi trascorrere da loro le vacanze, e a me non dispiacerebbe averti a Spinner’s End. Del resto a natale ti sei trovato bene e in genere andiamo piuttosto d’accordo!”.

Questo era un grosso problema. Non sapere dove andare poneva le sue inquietudini, ma avere la possibilità di scegliere e non sapere chi scegliere per non offendere nessuno era altrettanto difficile.

Harry ebbe un’unica soluzione: cercare di non offendere nessuno e non trascurare nessuno. “Non potrei trascorrere vacanze un po’ qui a Hogwarts, un po’ da te e un po’ dai Weasley?”.

Severus ebbe l’istinto di ridere ma si trattenne e certamente Harry non notò il suo sorriso nascosto. “Sarebbe interessante! E come divideresti esattamente i tempi?” domandò l’uomo.

“Tu, quando hai intenzione di ritornare ad Hogwarts?” si informò Harry.

“Quest’anno non ci saranno corsi di recupero ad agosto, ma avrei comunque bisogno di rifornire le scorte di erbe del laboratorio e dovrei anche aggiornare i programmi e sviluppare un metodo di insegnamento più interessante. Ci sono studenti, per esempio i Grifondoro, che si distraggono molto facilmente! Perciò penso che rientrerò all’inizio di agosto, verso il cinque o il sei!”.

Harry fece uno o due calcoli mentalmente e poi disse: “ Bene, allora potrei stare fino a metà luglio dai Weasley, poi venire da te e all’inizio di agosto trasferirmi ad Hogwarts, sempre con te. Cosa ne dici?”.

“Penso che sia un’ottima idea!” concluse Severus.

“Chissà, magari incontrerò anche l’elfo!” disse euforico il bambino.

“Quale elfo?” chiese il professore, temendo di conoscere già la risposta.

“Jekky! Quello che mi ha portato la stele a natale!” rispose con tranquillità Harry.

“Sai, Harry, io non mi fiderei troppo di questo elfo. Un tempo lavorava con Voldemort, la nube nera che abbiamo sconfitto!”.

“E allora?” fece il bambino permaloso “Anche tu facevi cose cattive prima ma adesso non le fai più!”.

Era una situazione diversa, pensava Severus, ma non ebbe la prontezza di rispondere niente. Forse perché non era del tutto sicuro che fosse una situazione del tutto diversa. Lui aveva giurato fedeltà all’oscuro signore, e Jekky ne era diventato il servo. Entrambi avevano tradito il loro migliore amico e ne erano stati, indirettamente, la causa della loro morte.

Cosa aveva più di Jekky, Severus Piton, per poter ribattere ad una frase vera e disarmante come quella di Harry? Jekky aveva cercato di uccidere Harry con la melma ma non lo aveva fatto. Successivamente lo aveva incontrato dai Weasley e ancora una volta non gli aveva fatto del male.

Possibile che Jekky stesse cambiando, così come era cambiato lui? Erano domande lecite e Severus avrebbe cercato in ogni modo le risposte perché non gli piaceva essere zittito,  perché aveva imparato che le persone possono cambiare, e perché sentiva di avere ancora un debito da saldare.

“Lily, dai! Non puoi dargli fiducia! Quel Potter non cambierà mai!”.

“Ti sbagli Severus, le persone possono cambiare!”.

“Si, ma non lui!”.

“E perché lui no? Devi dargli una possibilità!”.

“Lui a me non ha intenzione di darla!”.

“Come se a te importasse!”.

“Infatti non mi interessa niente di quello che pensa Potty di me!”.

“Bravo! Continuate così. Voi ragazzi non crescerete mai”.

“E questo cosa significa?”.

“Significa che un giorno qualcuno ti darà la sua fiducia e tu non potrai mai fare abbastanza per ringraziarlo. Allora l’unica cosa che potrai fare per sentirti ripagato sarà dare la tua fiducia ad una persona sulla quale nessuno punterebbe niente!”.

“Mi sembra troppo rischioso!”.

“E’ rischioso, ma i debiti con la vita si devono pagare in un modo o nell’altro!”.

 

“Hai ragione” rispose Severus lasciando sbigottito Harry “Anch’io ho sbagliato e adesso cerco di migliorarmi. Può darsi che anche Jekky stia cercando di comportarsi bene, tuttavia mi devi promettere che starai all’erta. Non si sa mai cosa può accadere!”.

“Va bene” rispose Harry.

Severus però non poté fare a meno di domandare: “Come fai a sapere che io ho fatto cose brutte? E cosa sai di preciso!”.

“Me lo ha detto la voce che sentivo in testa” rispose con sincerità Harry facendo sgranare gli occhi a Severus, “ma non preoccuparti, ho parlato con Silente e lui mi ha detto che non hai ucciso tu i miei genitori!”.

Severus sbiancò del tutto e si lasciò cadere su una sedia: “Oh, Harry!”.

Il bambino si avvicinò: “Non preoccuparti. Io mi fido di te!” e abbracciò il professore che ancora una volta non ebbe la prontezza di rispondere niente.

ECCOMI QUA.

DAL PROSSIMO CAPITOLO SIAMO IN VACANZA. LA STORIA STA PRENDENDO UNA DIREZIONE INASPETTATA ANCHE PER ME. SPERO DI ESSERE PIU’ VELOCE NELL’AGGIORNAMENTO, ANCHE PERCHE’ BISOGNA SCRIVERE QUANDO SI HA LA STORIA IN MENTE, SE SI LASCIANO PASSARE TROPPI GIORNI NON VENGONO IDEE….

VI SALUTO TUTTI E RINGRAZIO CHI CONTINUA A INSERIRE LA STORIA TRA LE SEGUITE E TRA I PREFERITI.

RINGRAZIO MOLTISSIMO CHI RECENSISCE, IN QUESTO CASO:

SHIHO93:  ci siamo quasi.  Voldemort voleva dominare il mondo magico, ma per fare ciò era essenziale compiere un  altro passo. Nel prossimo capitolo  sarà più chiaro cosa ha intenzione di fare Jekky.  Ti ringrazio per  la tua presenza .  Baci,  Alida

 

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Capitolo 22
*** Ospite e padrone ***


CAP 22

Silente non avrebbe mai immaginato che un giorno avrebbe visto Severus con le ansie da genitore apprensivo mentre salutava il figlio di James Potter. Eppure Severus lo aveva sorpreso tante volte nel corso degli anni sia per la sua capacità di serbare rancore, sia per la capacità di perdonare.

Proprio così! Il giovane professore non lo avrebbe mai ammesso apertamente, eppure con il tempo era riuscito a perdonare tante cose. I suoi genitori, in parte. I malandrini, in parte. Albus, totalmente.

Albus, che non era riuscito a salvare Lily, era stato perdonato.

Albus, che non era riuscito a proteggere Harry dai Dursley, era stato perdonato.

Albus, che non si faceva scrupoli a metterlo nelle situazioni più rischiose per un bene superiore, era stato perdonato.

E spesso Albus si sentiva come se in realtà Severus non lo avesse mai giudicato e proprio per questo non avesse avuto bisogno di perdonarlo. Certo ricordava ancora la sfuriata che aveva subito l’anno precedente dal professore quando Harry arrivò in condizioni pessime ad Hogwarts, eppure  anche in quell’occasione non si trattò di un giudizio in piena regola.

Le parole di Severus erano state guidate dal sentimento e dalle emozioni non dalla ragione, e per questo, quando avevano incontrato un’emozione forte come la desolazione di Albus, erano scemate, quasi assorbite da quella forza chiamata “amore”, che ora spingeva il pozionista a posare un velocissimo e quasi impercettibile bacio sui capelli spettinati di Harry.

“I Weasley sono brave persone, tuttavia hanno tanti figli e questo potrebbe farti sentire trascurato…” disse Severus, ma Harry lo interruppe: “Non mi sentirò trascurato”.

“In tal caso scrivimi subito una lettera e mandamela con il loro gufo, io verrò da te” lo rassicurò il professore.

“Come! Mi porterai via!” esclamò Harry, visibilmente in imbarazzo.

“No, non ti porterò via, verrò a farti compagnia!” inventò Severus sul momento.

“Va bene” rispose Harry che, dopo aver salutato il professore, andò dai gemelli che lo aspettavano felicissimi.

Severus decise di non restare a guardare Harry fino a che fosse diventato un puntino lontano perché altrimenti gli sarebbe venuta voglia di andare a riprenderlo e perciò girò le spalle e si diresse verso il castello, fingendo di non vedere la sagoma del vecchio preside che sicuramente li aveva osservati tutto il tempo.

Silente non ci fece caso, aveva imparato che Severus aveva i suoi tempi e i suoi modi e si rendeva conto di quanta pesantezza avesse nel cuore al pensiero di non vedere quegli occhi verdi per un mese, dopo che  per quasi un anno, dopo undici anni, gli avevano fatto tanto compagnia.

“Benvenuto Harry!” urlò di felicità la signora Weasley “Siamo così felici che tu abbia deciso di trascorrere parte delle tue vacanze da noi! Vieni ti mostro la tua stanza. Fred e George non ti hanno stressato troppo durante quest’anno scolastico, vero? Io e Arthur li avvisavamo sempre di lasciarti in pace, spero ci abbiano dato retta. Tu comunque sei sempre il benvenuto! Eccoci arrivati, la casa non è molto grande e non ci sono stanze per tutti, comunque abbiamo deciso di farti dividere la camera con Ronald. Fred e George ti avranno senz’altro parlato di lui! E’ il nostro figlio più piccolo, almeno il più piccolo dei maschi perché più piccolo di lui c’è _Ginny, la nostra cara Ginny, l’unica figlia femmina che io e Arthur abbiamo avuto. C’è voluto tempo, pensavamo che non sarebbe arrivata, invece …”.

“Mamma!” la interruppe Fred “Forse dovresti dare il tempo a Harry di rispondere qualcosa. Non credi?”.

George tirò la maglietta di Harry per attirare la sua attenzione: “E poi diceva a noi di non stressarti!”.

Harry sorrise mentre Molly gli faceva cenno di non ascoltare le parole dei gemelli: “Scusa, e che sono molto emozionata!”.

“Non c’è problema, signora Weasley. Io comunque non vorrei essere troppo di peso, perciò mi dica pure se posso fare qualcosa per aiutarla e ripagarla della vostra ospitalità!”.

“Qualcosa?” chiese Molly.

“Sì, intendevo se devo aiutare a riordinare, pulire, cucinare…” cercò di spiegare Harry.

Molly si portò le mani in viso, commossa come solo lei poteva essere: “No, mio caro! Tu sei un ospite e non dovrai fare assolutamente niente. Sei in vacanza, divertiti! Mentre voi…” continuò guardando con occhi arcigni i suoi figli: “Avrete un bel po’ di corvè  da sbrigare, per tutti i guai che avete combinato ad Hogwarts! Dare fuoco alla vostra camera, meno male che Silente è un brav’uomo altrimenti vi avrebbe di sicuro espulso dalla scuola!”.

I gemelli abbassarono il viso a terra, la loro madre aveva ragione e le conseguenze del loro gesto avrebbero potuto essere ben peggiori di una dose massiccia di corvè, perciò restarono in silenzio. Arrivati alla camera, Harry trovò un bambino con gli occhi verdi e i capelli rossi ad aspettarlo seduto nel suo letto.

“Ciao, io sono Ron. Tu devi essere Harry!” si presentò Ronald.

“Proprio così, sono Harry. Piacere di conoscerti” rispose educatamente Harry.

Harry notò che Ron indossava abiti un po’ vecchi e guardandosi attorno constatò che in quella casa non c’era niente di nuovo. Tutto sembrava essere “usato”. Nonostante questo gli sembrava un bel posto. Molly era simpatica e ospitale, i gemelli li conosceva già, Ron sembrava sinceramente desideroso di diventare suo amico, l’aria che si respirava era colma d’amore familiare.

Per Harry questo era il massimo. La casa dei Dursdley luccicava e splendeva, la cristalliera in soggiorno mostrava bicchieri in cristallo e fini porcellane ma era un posto freddo, dove lui non aveva mai provato gioia. Questa casa, invece, per quanto vecchia potesse essere racchiudeva qualcosa che riscaldava il cuore.

I giorni delle vacanze passavano veloci o almeno questa era la percezione di Harry e i gemelli. In realtà erano giornate di ventiquattrore come le altre! Nessuna magia le faceva allungare, niente smuoveva il tempo e lo comandava. Semplicemente il tempo che riempiamo di azioni e sogni sembra non bastare mai mentre quello che lasciamo scorrere senza agire vola via in un momento.

E noi ci confondiamo perché ci ostiniamo a credere di avere tutto il tempo del mondo a disposizione, ma non è così. Il tempo è come un grande cassetto, se tu lo riempi sembrerà non bastare mai, se lo lasci vuoto ti sembrerà enorme ma in realtà il cassetto ha sempre la stessa dimensione.

Era un concetto difficile che un bambino di dieci anni non analizza a meno che non sia indotto a farlo, e nessuno sforzò Harry in tal senso. Tuttavia Harry si accorse che le giornate non finivano mai: giocava con i gemelli, con Ron e Ginny, parlava con Molly e Arthur ma la sera era sempre lontana.

Una notte Harry, dopo essersi svegliato a causa della sete per la terza volta, si alzò e tolse fuori dal cassetto la sua stele. Era bella, non era comparsa nessuna scritta al suo retro, e lui l’avrebbe potuta usare come ciondolo.

-Chissà cosa starà facendo Jekky in questo momento- pensò e poi riflettendo a voce alta disse: “Ah, Jekky, Jekky!”.

L’elfo comparve davanti al suo letto: “Mi ha chiamato, padrone?”.

Harry ebbe un sussulto e, cercando di non svegliare Ron che dormiva tranquillo nel letto affianco, rispose: “Come hai fatto a venire fin qui, e perché mi hai chiamato padrone?”.

Jekky rimase un po’ perplesso nel sapere che Harry non conosceva i poteri degli elfi, e rispose: “Gli elfi sentono sempre quando i loro padroni li stanno chiamando, sempre. E con le loro arti magiche possono comparire o sparire in qualsiasi posto a loro piacimento!”.

“Ma perché mi hai chiamato –padrone-? Questa parola non mi piace! Nessuno è servo di un altro”spiegò Harry.

“Noi elfi siamo servi dei maghi e delle streghe! E’ così da sempre e sempre sarà così!” affermò Jekky : “Io sono felice di aver servito i miei padroni precedenti e ora sono felice di servire lei!”.

“Chi ha deciso che io devo avere un servo?” chiese incuriosito il bambino.

“Nessuno! E’ semplicemente il tuo destino!” disse con semplicità l’elfo.

“Il mio destino è avere un elfo che mi serva?” continuò Harry.

“Io tuo destino è capire chi ti deve servire e chi ti può servire! Chi ti può essere amico e chi no!” spiegò Jekky.

Harry era molto confuso e ciò traspariva chiaramente dai suoi gesti e dai suoi occhi, Jekky si rese conto che il bambino non era ancora pronto a gestire il suo potenziale magico e perciò fece un passo indietro.

“Sai un tempo i miei antenati servivano dei maghi molto potenti e giusti, ma altri maghi gelosi li sterminarono. Rimasero solamente due bambini, piccoli come te. E i miei antenati li servirono sempre, anche quando … beh, diciamo che li servirono sempre” si bloccò Jekky con un sospiro.

“Io” continuò l’elfo: “ho intenzione di servire te, perché mi ricordi un po’ loro!”.

Harry ascoltava con attenzione: “ E le parole che hai detto prima? Io non le ho capite!”.

Jekky rimase sul vago: “Le parole che ho detto prima hanno un senso solo se conosci la storia dei miei antenati. Se hai tempo, te la racconterò…”.

“Parla pure!” gli rispose Harry che stette ad ascoltare la storia del Re dal sangue viola e degli elfi Jekky.

“Ma Jekky, mi dispiace, io non ho il sangue viola!” disse sconsolato il bambino.

“Non importa, se mi ascolterai potrai comunque creare un mondo di pace. Dove la giustizia dei re dal sangue viola regnerà per sempre e i cattivi saranno sconfitti!” rispose l’elfo.

“E’ un’idea che mi piace molto” sorrise Harry pensando a quanto sarebbero stati fieri di lui Severus e Silente quando avrebbero scoperto che ancora una volta stava lottando per il bene!

Da canto suo, Jekky, si sentì felice. Aveva nuovamente una ragione per andare avanti.

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CIAO CARISSIMI,
SONO STATA VELOCE, CHE NE DITE?
IL CAPITOLO VI è PIACIUTO?
BENE O MALE? ANCORA LA STESSA DOMANDA: COSA E' BENE E COSA E' MALE?
COME PUO' ESSERE RIGIRATA LA FRITTATA?
FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE!!!
ALLA PROSSIMA.

SHIHO93: L'obiettivo di Jekky  è far sì che il lavoro di Voldemort prosegua, ma ha anche un obiettivo personale che lo spingerà ad agire oltre ciò che può immagianare.

KAMY: aspettavo la tua ricomparsa, e non sono stata delusa. Mi fa piacere sapere che la storia sia  sempre interessante, io credo che  dovrebbe essere conclusa in cinque o sei capitoli. Si vedrà, baci, Alida

   

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Capitolo 23
*** Traditore mezzosangue ***


La sveglia in  casa dei Weasley suonava a orari variabili: per Molly e Arthur verso le sei, per i ragazzi verso le otto di modo che, almeno per le nove, fossero tutti preparati ad affrontare la giornata. Harry non faceva eccezione, ma per lui le otto del mattino erano un orario di lusso!

Mentre Ron, i gemelli e Ginny erano ancora a stiracchiarsi tra le lenzuola, Harry era già in cucina a fare colazione, e mentre gli altri mangiavano lui era già fuori a prendere una boccata d’aria. Fred e George avevano mostrato a Harry i percorsi più semplici da percorrere in aperta campagna: percorsi non pericolosi e facili da ricordare.

Così, tutte le mattine, Harry passeggiava da solo all’aperto e si avventurava anche oltre il consentito, non per cattiveria ma per curiosità, e pregava sempre che non gli succedesse qualcosa di male perché altrimenti avrebbe dovuto dare molte spiegazioni non tanto ai Weasley quanto a Severus, che si era tanto raccomandato di prestare attenzione e non mettersi in situazioni pericolose.

Un giorno, durante la sua passeggiata, Harry sentì qualcuno piangere tra l’erba alta e facendo molta attenzione a non essere visto, cercò di capire di chi si trattasse. Si avvicinò cautamente al luogo da cui proveniva la voce, allungò il braccio e spostò con la mano un fascio di erba secca e con  grande stupore vide l’elfo Jekky che si asciugava le lacrime e singhiozzava balbettando parole incomprensibili.

Harry rimase stupito, pensava che Jekky fosse un elfo felice, avrebbe voluto scoprire il motivo di questo pianto ma non se la sentì di affrontare il suo “servo”. Ripensandoci però, forse era proprio quello il motivo del suo pianto, forse Jekky era diventato suo servo contro il proprio volere e perciò, in fin dei conti, la colpa della sofferenza dell’elfo era solo la sua.

Il pensiero tormentò Harry che corse via piangendo. Non voleva tornare dai Weasley, era troppo agitato e avrebbe dovuto dare delle spiegazioni, decise dunque che quella mattina sarebbe rimasto in campagna più a lungo per schiarirsi le idee.

Harry camminava e ad ogni passo non poteva fare a meno di vedere davanti ai suoi occhi Jekky con gli occhi gonfi e con il petto che si alzava e si abbassava ritmicamente ad ogni singhiozzo. Come era possibile che l’avesse lasciato lì? A piangere, senza far niente! L’aveva trattato proprio come fosse un servo, qualcuno da non considerare, di inferiore.

L’aveva trattato con indifferenza, non gli piaceva questo! Non gli piaceva sentirsi cattivo, doveva aiutarlo! Decise perciò di tornare indietro a cercarlo ma quando arrivò l’elfo non c’era più, allora si concentrò e lo chiamò: “Jekky!”.

L’elfo comparse subito innanzi a lui. “Mi ha chiamato, padrone?” chiese servizievole Jekky.

“Sì, ti ho chiamato! Prima ti ho visto piangere, vorrei sapere se hai qualche problema e se posso aiutarti” rispose Harry.

Gli occhi di Jekky si riempirono di lacrime: “Oh padroncino, lei è così buono! Io le chiedo scusa se l’ho fatta preoccupare, ma non si dia pena, Jekky è un elfo che ha superato molte difficoltà e saprà cavarmela anche questa vo-vol-volta…”.

“Ti prego Jekky, dimmi se posso aiutarti in qualche modo” insistette Harry.

Jekky tirò su con il naso: “Lei non dovrebbe preoccuparsi in questo modo per me, non è normale. Inoltre non voglio dirglielo perché so che lei è felice e non voglio causargli alcuna sofferenza!”.

“E perché mai dovrei soffrire?” chiese Harry.

“Perché, perchè la ragione per cui stavo piangendo è …  è legata al suo mondo, padrone!” spiegò Jekky.

Harry sembrò non capire. Era convinto che il problema riguardasse l’elfo o al massimo il loro rapporto, adesso sembrava che riguardasse più lui in persona che il suo servo.

Harry non ce la faceva più: “Potresti essere più chiaro?”.

Jekky cominciò ad attorcigliarsi il suo vecchio abito fra le dita, e con gli occhi bassi, fintamente sinceri, disse: “Io ho paura! Ho paura di perderla! Ci sono persone che lei frequenta che faranno di tutto per portarla via da me! Ed io rimarrò solo!”.

Harry cercò di rassicurarlo: “Nessuno farà niente del genere. Io sono libero di fare le mie scelte!”.

“Me lo auguro, padrone. Ci sono persone che distruggono ciò che hanno attorno, persone che prima si mostrano fedeli e poi tradiscono. Deve stare attento, padrone” lo ammonì Jekky.

Harry cominciava a provare paura, la voce del suo servo tremava e gli incuteva timore, ma nonostante tutto voleva andare più a fondo, perciò chiese: “Di chi stai parlando? Fammi dei nomi!”.

Jekky indietreggiò: “On no! Non potrei mai. Queste persone non si saranno comportate bene con me, ma a lei le vogliono bene! Lei non si deve preoccupare, padrone, io me la caverò!”.

“Jekky” riprese Harry “Tu sei il mio servo, a me non piace chiamarti così perciò diciamo che tu sei una persona alla quale voglio bene e non mi va l’idea che ti senta minacciato da qualcuno. Voglio sapere chi è che ti preoccupa!”.

“…..e….u    … i …n” disse Jekky a voce bassissima e incomprensibile.

“Chi?” fece Harry con una smorfia.

“Mi deve promettere che se io glielo dirò, lei non si adirerà!” disse l’elfo, che dopo aver avuto la parola di Harry, ripetè: “Severus Piton!”.

Harry non si aspettava quella risposta, Severus lo aveva messo in guardia da Jekky e ora Jekky lo metteva in guardia dal suo futuro professore.

“Perché dici questo?” domandò Harry.

Gli occhi di Jekky si riempirono di rancore quando disse: “Perché lui mi ha già portato via il mio ex-padrone e vorrà portarmi via anche lei!”.

“Come ha fatto ad allontanarvi?” chiese il piccolo mago.

“Prima è diventato servo del mio padrone, poi ha finto per tanto tempo di essergli amico e quando è giunto il momento di dimostrargli la sua lealtà, allora l’ha tradito! Ha partecipato ad un complotto per ucciderlo, e alla fine ci è riuscito. Lui e i suoi amici hanno ucciso il mio padrone!” riassunse l’elfo.

“Proprio come successe al Re dal sangue viola!” esclamò Harry notando delle analogie.

“No, padrone!” continuò Jekky “Molto peggio. ll Re dal sangue viola venne ucciso dai nemici non da chi considerava amico!”.

Harry riflettè: Severus non si era comportato bene nei confronti del vecchio padrone di Jekky, però lui sapeva che il suo amico aveva compiuto dei gesti malvagi ed era pronto a dargli un’altra possibilità così come stava facendo con il suo elfo.

“Le persone cambiano, Jekky. Severus Piton è un uomo diverso!” disse con voce dolce il bambino.

“Certe persone non possono cambiare, neanche volendo! Non può cambiare perché è una questione di sangue!” specificò l’elfo.

“… di sangue?” ripetè Harry.

“Esattamente! Ci sono persone che non sono pure, persone che hanno il sangue cattivo. Il mio vecchio padrone le chiamava Mezzosangue!”.

Harry ebbe un sussulto, aveva già sentito quella parola. Precisamente l’aveva sentita nella sua testa quando la voce si era impossessato di lui.

“Cosa significa? Jekky, cosa significa quella parola?” domandò Harry.

“Significa che quelle persone hanno un genitore che non è mago!” disse l’elfo.

“Questo non va bene?” chiese confuso Harry.

“Non è che non vada bene, ma sono persone portate al tradimento. Piton era amico del mio padrone ma quando quest’ultimo scoprì che suo padre era un babbano, lo mandò via perché si sentiva tradito. Tuttavia questo non è bastato per difendersi dall’ira del professore che appena ha potuto l’ha ucciso!”.

Harry ascoltava e, abbracciando Jekky, gli fece l’ultima domanda: “Tu pensi che Severus tradirà anche me?”.

“No!” rispose Jekky maliziosamente: “Almeno non credo. Voglio dire, voi siete molto amici! Non lo so, per certo. Bisognerebbe metterlo alla prova!”.

Jekky si era comportato come Voldemort gli aveva sempre insegnato con le sue azioni, cercava di ottenere il più possibile dalla situazione manipolando gli altri, in questo caso Harry. Aveva montato su una bella storia, che facilmente aveva impressionato il piccolo mago.

-Poteva funzionare- pensava l’elfo convinto e bisognava insistere proprio in quei giorni, quando Harry non era influenzato né da Silente né da Severus o da chiunque altro. Jekky, che era molto furbo, terminò l’opera in questo modo:

“Harry, ascoltami! Non dire a Piton che io sono diventato il tuo elfo personale. Ne sarà geloso e si inventerà un sacco di storie, non è colpa sua, te l’ho detto, il problema è che si tratta di un Mezzosangue. Però puoi dirlo ai tuoi amici Weasley, loro sono Purosangue, vedrai che saranno contenti di questa novità!”.

Harry salutò Jekky e corse verso la tana, erano già le dieci del mattino ma nessuno si era accorto della sua assenza, infatti c’erano stati altri avvenimenti importanti: Fred e George erano riusciti a rompere il braccio di Ron nel tentativo, fallito, di farglielo allungare!

 

CIAO A TUTTI,

COSA VE NE PARE? ERA ALL’ALTEZZA DEL RESTO DELLA STORIA?

PENSO DI Sì, JEKKY STA GIOCANDO CON I SENTIMENTI DI HARRY, E QUESTO NON PIACE PER NIENTE, MA DICIAMO CHE LUI NON HA BEN CHIARO COSA SIA IL RISPETTO PER IL PROSSIMO… DEL RESTO E’ STATO IL SERVO DI VOLDEMORT E NON VENIVA TRATTATO MOLTO BENE NEANCHE LUI!

RINGRAZIO TUTTI COLORO CHE STANNO LEGGENDO, RECENSENDO E VIA DICENDO.

VI ABBRACCIO, ALIDA

SHIHO93: Jekky non è un santo e vuole mettere Harry contro Piton e contro tante altre persone, appunto i mezzosangue. La storia sta per finire, ancora pochi capitoli, spero di non sembrare troppo superficiale nell’analisi della questione purosangue-mezzosangue. Il prossimo capitolo dovrebbe essere interessante da questo punto di vista… a presto, Alida

ALLISON91: mi fa piacere che la storia ti piaccia, anche perché le mie ff sono quasi tutte OOC. Scusa se l’aggiornamento non è stato velocissimo, farò il possibile per sbrigarmi più in fretta.

Kamy: fai bene a non fidarti troppo di Jekky, non tutti sono buoni. Lui è stato condizionato per troppo tempo da Voldemort… non so amcora che fine fargli fare… vedrò di rendere interessante anche la sua dipartita o il suo ruolo di fedele srevitore di Harry.

 

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Capitolo 24
*** Imprevisto ***


Ron si lamentò per il dolore al braccio fin verso mezzogiorno, quando arrivò a casa sua una mdedimago, e allora, per mostrarsi un bambino coraggioso, trattenne le lacrime e porse l’arto rotto alla dottoressa che con un incantesimo ricompose istantaneamente l’osso.

I Weasley prestarono molta attenzione a Ron in seguito all’accaduto, come i Dursdley facevano con Dudley quando stava male. Ad Harry non sembrò per niente strano e gli venne in mente che i genitori di Ron avevano accudito il loro figlio come Severus aveva fatto con lui.

Oramai Severus, sia che fosse presente o assente, faceva parte della vita di Harry e nonostante i dubbi che a volte lo assalivano, Harry era contento di non essere più solo. La compagnia, del resto, ha sempre un suo prezzo ma alla fine dei conti rende più della solitudine.

Jekky gli aveva riferito le sue preoccupazioni circa la condizione di mezzosangue di Severus, ma lui non voleva dargli troppo peso. Era sicuro che Severus non lo avrebbe mai tradito e che non si sarebbe adirato conoscendo l’identità del suo servo.

Inoltre per quanto bene gli volesse, il professore non si era mai dimostrato geloso nei suoi confronti e aveva consentito anche ad altre persone di frequentarlo e amarlo. Questo era molto importante perché l’affetto, per essere sincero, non dovrebbe mai pretendere di monopolizzare l’amato.

L’affetto, sia amore o amicizia, trae soddisfazione nell’esprimersi e nell’essere corrisposto in piena libertà  perché l’amato, o l’amico, non si possiede ma si condivide, fermo restando la fedeltà.

E nel cuore umano c’è spazio per tutti, non perché il cuore si sa dividere ma perché si moltiplica all’infinito. Così nel cuore di Molly e Arthur c’era stato posto prima per un figlio, poi per un secondo fino ad arrivare al settimo e l’amore per i loro figli non era diminuito con il tempo ma, se possibile, era aumentato.

Fu per amore che i Weasley decisero che Fred e George sarebbero stati chiusi in camera loro per tutto il giorno, per riflettere su gesto compiuto e le possibili conseguenze che la loro “superficialità” avrebbe potuto avere, e nessuno sarebbe andato a far loro compagnia.

Ma così come i gemelli non si erano lasciati scoraggiare da Madama Chips durante l’anno scolastico, così anche Harry decise che infrangere le regole dei Weasley per ricambiare il favore non sarebbe stato terribile.

Il pomeriggio, subito dopo pranzo, Harry salì le scale che conducevano alla stanza di Fred e George, nei giorni precedenti non si era mai accorto di quanto scricchiolassero i gradini di legno, ad ogni passo temeva di essere scoperto.

Alla fine però raggiunse la camera e, dopo aver fatto passare un biglietto sotto la porta, i gemelli aprirono e lui entrò velocemente.

“Harry!” esultò Fred “Sei stato geniale, se avessi usato la magia la mamma ti avrebbe senza dubbio scoperto!”.

“Quando siamo in punizione non ci è permesso usarla e perciò ci sono degli allarmi dentro e attorno a tutta la stanza!” spiegò George.

“Perché anche attorno alla stanza? Se siete dentro come fareste usare la magia fuori?” chiese confuso Harry.

“E’ impossibile!” disse George, e Fred aggiunse: “Ma la mamma dice che con noi non si può mai sapere come vadano le cose, perciò… “ e lasciò incompleta la  frase facendo intendere quanto i suoi genitori li considerassero imprevedibili.

Harry si sedette sul letto e raccontò ai gemelli di Jekky, ma non tutto. Disse loro che era il suo servo personale e che temeva la reazione del mondo magico in riguardo a questa novità. Tralasciò volontariamente sia la parte che riguardava Severus, sia quella dei mezzosangue.

I gemelli, che non conoscevano Jekky e non sapevano che fosse stato il servo di Voldemort, rimasero entusiasti della notizia. Loro conoscevano diverse famiglie che avevano al loro servizio un elfo, ma erano tutte molto altezzose e superbe mentre Harry era alla portata di mano e avrebbero potuto porgergli alcune domande.

“Come funziona? Voglio dire come fai a chiamarlo a te?” chiese Fred.

“E’ sufficiente che dica il suo nome!” rispose Harry.

“Fa tutto quello che gli chiedi?” domandò George.

“Sì, proprio tutto!” sottolineò Harry.

Fred e George si scambiarono un sorriso e poi dissero: “Potresti farlo comparire anche qui?”.

Harry strinse le palpebre e disse: “Qui? Ora? Ma non avevate detto che non si potevano fare magie in questa stanza finché siete in punizione!”.

“Oh, buon Merlino! Meno male che te ne sei ricordato!” esclamò George portandosi le mani in testa mentre Fred rideva: “Chissà cosa avrebbe detto la mamma!” concluse quest’ultimo. Il sorriso, però, scomparve dalla bocca di tutti e tre i ragazzi,  Molly aveva aperto la porta della camera e vi aveva trovato l’intruso.

“Bravi! Non basta che vi comportiate male voi! Dovete trascinare anche Harry nelle vostre malandrinate! Vieni, Harry! Subito!”.

Harry uscì con la coda tra le gambe e Molly non poté  fare a meno di notare quanto spaventato fosse il bambino. “Harry non sono adirata con te! Probabilmente lo dovrei essere ma conosco i miei figli da abbastanza tempo per dire che evidentemente ti hanno influenzato più del dovuto …”.

Molly si interruppe perché Harry cominciava a tremare, cercò di tranquillizzarlo ma non ci riuscì. Le uniche parole, che il bambino ripeteva, erano: “Voglio Severus! Voglio Severus!”.

E Severus arrivò appena gli giunse la notizia. Harry tremava e dondolava, e ripeteva sempre la stessa frase. Molly spiegò al pozionista l’accaduto e lui avvicinatosi ad Harry, lo abbracciò e lasciò che il piccolo si tranquillizzasse tra le sue braccia.

Intanto i gemelli che erano usciti dalla loro stanza nel sentire la disperazione di Harry, vedendo il loro professore in veste così umana, rimasero un po’ scioccati. In breve Severus riportò Harry ad uno stato accettabile, nel quale fosse possibile instaurare una conversazione.

“Cosa è successo, Harry?” chiese il professore.

Harry non rispose e cercò di nascondere la sua faccia tra il petto e il braccio di Severus.

“Portami via, per favore!” propose Harry.

Severus intuì che nel momento in cui Molly aveva alzato la voce ad Harry erano tornati alla memoria brutti ricordi. Era passato solo un anno, e forse mandare il bambino in vacanza presso una famiglia che non conosceva non era stata una buona idea. Harry aveva perso il suo punto di riferimento, dal quale poteva accettare anche un rimprovero poiché sapeva che non sarebbe stato seguito da nessuna punizione corporale.

Ma un rimprovero da parte di un estraneo che aveva chiuso in una camera i suoi figli, e che si rivolgeva a lui in modo aggressivo, era  troppo e troppo presto. Molly, sconsolata, preparò la valigia di Harry e dopo averla consegnata ad un comprensivo Severus, salutò Harry invitandolo ad andare a trovarli al più presto.

Harry,  ancora sconvolto, fece cenno con la testa e non riuscì a dire nulla. Salutò con la mano i gemelli, Ron e Ginny e poi aggrappato al braccio di Severus si smaterializzò per ritrovarsi a Spinner’s End.

 

 

CIAO A TUTTI!

E’ un capitolo dove succede poco, ma a casa mia è successo molto! Praticamente abbiamo imbiancato mezza casa, che fatica! Ho pensato che però era meglio postare poco che niente. In breve arriverà il prossimo capitolo.

A presto, Alida

kamy: scusa per il ritardo! Sicuramente Harry è molto buono e non ho intenzione di trasformarlo in un nuovo Voldemort, però gli devo far compiere un azione che ho in testa dall'inizio della ff, vedrai che ti sconvolgerà ... almeno credo

Shiho93: chi è buono e chi è cattivo? Siamo tutti potenzialmente buoni e cattivi, lo sappiamo e questo ci impedesci di rispondere con fermezza, perchè tutti hanno un passato e tutti avranno un futuro, e nessuno può dire se un buono lo sarà per sempre ... lo stesso vale per i cattivi. Oggi un capitolo leggero dove però si mette in evidenza l'instabilità emotiva di Harry. Del resto è trascorso solo un'anno da quando ha lasciato i Dursdley e non si era mai allontanato da Severus e Hogwarts...

 

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Capitolo 25
*** Dejà vù ***


Severus aveva preparato una pozione calmante per Harry simile alla camomilla babbana ma più efficace. Infatti dopo pochi minuti dall’assunzione, il bambino si era tranquillizzato e aveva smesso di ripetere a cantilena: “Voglio Severus!”.

Il professore non si era mai illuso sulla “guarigione” di Harry, il quale cercava di adattarsi e non creare fastidi, si mostrava spavaldo e pieno di iniziativa ma veniva pur sempre da anni di maltrattamenti.

Ciascuno di noi porta con sé i segni, buoni o cattivi, della propria infanzia. Il nostro modo di pensare e condizionato da ciò che ci è stato insegnato, da come abbiamo vissuto quando eravamo ancora esseri plasmabili.

Certo questo non significa che le persone non possano cambiare ma Severus, come tutti, aveva notato che quando un adulto si comporta in modo non conforme agli insegnamenti ricevuti, gli resta sempre nella testa il pensiero che forse stia sbagliando o comunque un persistente fastidio.

Capitò anche a lui di provare questo fastidio. Il padre gli ripeteva continuamente di mettersi il tovagliolo sulle gambe quando era a tavola, perché altrimenti si sarebbe potuto sporcare i pantaloni. Con il tempo Severus non mise più il tovagliolo ma ogni volta, le rare volte, che si macchiava di olio o sugo non poteva che ripensare a suo padre e all’insegnamento ricevuto.

E così Harry era cresciuto sentendosi dare degli ordini e sentendosi dire che era uno stupido e non poteva migliorare, e quando Molly entrando aveva accusato i gemelli di coinvolgere Harry nelle loro birichinate, Harry aveva intuito delle frasi non dette, come per esempio: “Lo sapete che Harry non può decidere per sé, perché è troppo stupido e non può fare di più, non coinvolgetelo!”.

Naturalmente Molly non pensava questo, ma per Harry era normale che lo pensasse perché per dieci anni questa era stata la normalità. L’ambiente di Hogwarts era neutro per Harry, lì tutti gli volevano bene e nessuno lo avrebbe trattato male, anche Spinner’s End era zona franca, ma tutto il resto del mondo, magico o babbano che fosse, rientrava nel suo schema mentale condizionato dall’educazione ricevuta dai Dursdley.

I miglioramenti che Harry aveva avuto non erano, in ogni caso, da considerarsi di poco valore, e bisognava fare in modo che non andassero persi. Per prima cosa Harry doveva riuscire a parlare di sé e di ciò che gli succedeva, inoltre doveva prendere delle decisioni in modo autonomo e non subirle passivamente.

E sebbene questi fossero principi importanti da applicare alla quotidianità, era ancora più importante che riuscisse a metterli in atto in casi straordinari in cui la decisione sarebbe potuta essere determinante. Il fatto che Voldemort non ci fosse più, non significava che non c’erano più problemi e persone pronte a manipolare lui e il suo potenziale magico.

Harry non si poteva cullare sugli allori, e del resto chi può farlo? Chi è tanto folle da pensare che risolvere un problema significhi non averne altri  nel proprio cammino?

Quelli che vivono per arrivare in alto  li chiamano problemi, quelli che vivono ogni attimo programmato li chiamano  imprevisti, quelli che si affidano alla sorte li chiamano sfortuna, ci sono poi persone che vivono per godere il mondo e traggono insegnamenti e piacere da ogni attimo che semplicemente li chiamano “vita”.

Severus era stato ciascuna di queste persone e ora chiamava questi accadimenti “vita”!

“Harry” disse con voce calma il professore: “Ti va di raccontarmi cosa è successo? Perché ti sei spaventato così tanto?”.

Il bambino abbassò gli occhi e chinò leggermente la testa, sapeva che Severus non voleva sentirgli dire che si considerava stupido e perciò fece un profondo sospiro e rispose: “La signora Weasley ha gridato! Mi sono spaventato! Ho pensato che …” .

Il professore mise le sue lunghe dita sotto il mento di Harry e gli fece sollevare la testa :” Cosa hai pensato?” .

Ci volle molto coraggio e un respiro ancora più profondo del precedente perché Harry trovasse in sé la forza di dire: “Ho pensato che mi volesse portare fuori dalla camera di Fred e George per picchiarmi!”.

Gli occhi del bambino era pieni di lacrime. Le dita di Severus si spostarono dal mento e percorsero tutto la guancia, la fronte e posandosi dietro la nuca spinsero il bambino al suo petto. “Non devi avere paura di Molly. E’ una brava persona! Non ti avrebbe mai picchiato!”.

“Lo so!” rispose Harry lasciando che lacrime scendessero giù. “E’ che avevo tanta paura!”.

“Piangi,  Harry! Così le lacrime scendendo porteranno via tutte le tue paure!” gli disse l’uomo.

“Davvero?” chiese Harry.

“Non lo so!” rispose Severus “Ma se io fossi una delle tue lacrime, lo farei!”.

“Sono così piccolo!” si lagnò Harry: “ Mi spavento per tutto!”.

“Non sei piccolo, e la paura non è sempre cattiva. Alle volte ci permette di fermarci prima di compiere qualcosa di cui potremmo pentirci!”.

“Tipo?” chiese il bambino.

“Per esempio io so che tu hai paura delle persone che gridano, e siccome ho paura di perderti allora cerco di gridare” rispose Severus non riuscendo a capire perché gli fosse così naturale essere sincero con Harry.

“Tu hai paura di perdermi?” domandò stupito Harry.

“Sì, ma questo non significa che ti lascerò fare tutto ciò che vuoi mentre saremo qui a Spinner’s End!” specificò Severus con mezzo sorriso.

Harry ricambiò il sorriso, aveva capito il senso umoristico della battuta, e si domandava in cuor suo se Severus sarebbe sempre stato così o se un giorno lo avrebbe tradito, come Jekky gli aveva spiegato era inevitabile succedesse.

Subito, al solo pensiero, ebbe un fremito ed ebbe paura del suo stesso pensiero. Severus sentì il bambino stringersi ancora di più attorno al suo petto ed ebbe un attimo di tristezza percependo che c’era qualcosa di cui Harry avrebbe voluto parlargli ma non ne aveva il coraggio.

Severus avrebbe cercato di parlargli, ma in un altro momento poiché adesso Harry era troppo stanco. Il professore decise perciò di preparare il pranzo, Harry vedendolo indaffarato chiese: “Tu non lo hai un elfo domestico?”.

Severus si voltò sorpreso: “E tu che ne sai degli elfi domestici?”.

Harry cominciò a tergiversare: “Niente di particolare …, so che certe famiglie ne hanno uno”.

“Ma davvero?” lo rimbeccò il professore.

“Inoltre ci sono anche ad Hogwarts! Ci hanno aiutato a sconfiggere la nube, ti ricordi?” continuò Harry.

“Mi ricordo!” ripetè Severus incrociando le braccia al petto.

Harry  cercò di cambiare argomento: “Comunque se non ne hai non succede niente, neanche i Weasley ne hanno uno!”.

“E tu, Harry? Tu ce l’hai un elfo domestico?” domandò Severus.

“Io?” replicò Harry deglutendo la sua ansia.

“Sì, tu! Io non so se i Potter, cioè i parenti di tuo padre, ne avessero uno. Se così fosse, dovresti avercelo anche tu. Gli elfi continuano a servire sempre la stessa famiglia fino all’ultimo discendente, a meno che non vengano mandati via, ma questo è molto raro”.

“Io non lo so se i parenti di mio padre avessero un elfo!” rispose Harry che però non se la sentì di mentire a Severus e inoltre Jekky aveva detto che bisognava metterlo alla prova. I Weasley, Fred e George, erano rimasti entusiasti come aveva preannunciato l’elfo, adesso era il turno di Severus.

“Comunque sì, io ho un elfo domestico! E’ Jekky, l’elfo che mi ha regalato la stele!” affermò Harry.

Severus si irrigidì.

“Perché? Non ti va bene?”domandò in tono di sfida il bambino.

“Non è importante se mi va bene o no, l’importante è che tu sia felice!” rispose il professore.

“Io sono felice! Solo che non mi va che tu mi prenda in giro! Perché non sei sincero con me? Io lo so che non ti va bene che frequenti Jekky, però non me lo dici. Mi fai credere una cosa per un’altra!” disse adirato Harry.

“Hai ragione!” ammise Severus: “Non mi va bene che tu frequenti Jekky! Lo sapevi anche prima di chiedermelo, però ne avevamo già parlato e decidemmo di dargli una possibilità, ti ric….”.

“Certo, perché tu sei geloso! Mi vuoi solo per te!” replicò Harry.

“Innanzitutto cerca di calmarti e abbassa il tono di voce!” sbottò il professore: “Poi cosa è questa storia della gelosia?”.

“Tu sei geloso e mi vuoi allontanare da Jekky! Ma lui è mio amico! Non è solo il mio servo!” disse il bambino.

“Adesso basta! Smettila con questa storia! Come può essere tuo amico? Se fosse tuo amico non avrebbe cercato di ucciderti!” appena terminò questa frase, Severus, si pentì di averla detta.

“Tu eri amico di Voldemort però lo hai ucciso!” lo accusò Harry.

“Non è come sembra” disse Severus: “Lui non era mio amico!”.

“Sì, era tuo amico ma tu lo hai tradito!” continuò Harry.

“Taci!” urlò Severus.

Harry si spaventò sentendo urlare il professore e indietreggiando sbatté ad una sedia e cadde a terra, Severus si precipitò al suo fianco per aiutarlo, ma Harry lo gelò: “Non ho bisogno del tuo aiuto, sporco Mezzosangue!”.

Harry si sollevò da solo e andò correndo in camera sua, non vide che Severus era rimasto in ginocchio, gli occhi sbarrati e le braccia, immobili, tese ad aiutare qualcuno che non c’era più.

“Mettetelo giù! E’ facile prendersela con lui, siete quattro contro uno!” urlava Lily tra le risate degli altri studenti.

Severus cadde sul prato, mentre i malandrini continuavano a tormentarlo.

“Non ho bisogno del tuo aiuto, sporca Mezzosangue!” diceva alla sua amica, che voltandogli le spalle non lo avrebbe più perdonato.

Adesso Severus sapeva cosa aveva provato Lily, e si chiese cosa le avesse dato la forza di fuggire lontano da lui e rinchiudersi nella sua camera, mentre lui non riusciva a muovere neanche un muscolo.

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CIAO CARISSIMI, 

ECCO UN CAPITOLO IMPORTANTE. LA SITUAZIONE E' DEGENERATA, MA SI SA, ALLE VOLTE BASTA UNA GOCCIA PER FAR TRABOCCARE UN VASO CHE, IN QUESTO CASO, JEKKY AVEVA RIEMPITO PER BENE!!

FATEMI SAPERE COSA VE NE PARE...

ALLA PROSSIMA, ALIDA

Shiho93: quando si è adirati e spaventati si dicono cose che non si vorrebbero dire. Harry è molto confuso perchè Jekky gli ha messo in testa la storia del sangue puro e via dicendo, inoltre Severus prima gli dice che non avrebbe mai alzato la voce con lui e poi invece gli grida contro. Harry ha difficoltà ha rapportarsi con gli altri in modo pacato perchè non sa gestire la propria rabbia che fino a pochi mesi prima doveva reprimere. Ci sentiamo presto, Alida

kamy: ecco la scena che ti dovrebbe sconvolgere: Harry che dice a Severus ciò che lui disse a Lily. Non avevi pensato a scene di violenza? Diciamo che io la trovo emotivamente molto forte. Fammi sapere. Alida

BUON FERRAGOSTO A TUTTI!

 

 

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Capitolo 26
*** Avada Kedrava ***


Harry sdraiato nel suo letto vedeva la stanza girare. I quadri appesi alle pareti non stavano fermi, il lampadario sembrava volesse cadere e il letto dava l’impressione di galleggiare. Aveva detto a Severus quello che si meritava e ora si sentiva in colpa. Ma che senso aveva provare sensi di colpa se ciò che aveva detto era la verità?

Severus era rimasto scioccato, ferito e Harry non era contento di questo. Gli voleva bene ma contemporaneamente voleva essere libero di scegliere senza avere pressioni attorno a sé, senza avere qualcuno che fosse pronto a giudicarlo e rimproverarlo.

Harry si sentì solo come non mai. Quando era dai Dursdley si sentiva solo ma allora non aveva assaporato ancora il gusto della compagnia e dell’amicizia. Adesso che sapeva cosa stava perdendo, Harry si sentiva ancora più solo.

Un amico, tuttavia, lo aveva sempre perciò lo chiamò  a sé: “Jekky!”.

L’elfo comparve. “Mi ha chiamato, padrone?”.

Harry sbuffò: “Quante volte ti devo dire di non chiamarmi padrone e non darmi del lei?”.

L’elfo parve rattristato e il bambino aggiunse: “Si, ti ho chiamato perché non sto troppo bene! Mi gira la testa, sembra che tutto si muova!”.

“E’ accaduto qualcosa che desidera riferirmi?” domandò Jekky: “Ho l’impressione che sia sconvolto!”.

“Ho litigato con Severus!” rispose Harry che per trovare una scusa specificò: “Aveva promesso che non avrebbe urlato con me. Mi aveva detto che non lo avrebbe fatto perché aveva paura di perdermi, invece non gli è importato niente di me, e si è messo a gridare!”.

“Come mai ha avuto un comportamento simile? Non hai detto che andate d’accordo?” domandò l’elfo.

“Sì, infatti non me lo so spiegare. E’ vero, forse io l’ho provocato un po’ ..” ammise Harry.

Jekky incrociò le braccia e con il muso lungo dallo sdegno disse: “Non dirlo neanche per sogno, nessuna provocazione giustifica il tradimento di un’amicizia. Anche i genitori dal sangue rosso che crebbero i figli del Re dal sangue viola tradirono i due bambini. Non che ne avessero colpa…”.

Harry terminò da sé la frase: “Era inevitabile, era nella loro natura perché non avevano il sangue puro!”.

“Io non volevo insistere su questo punto” mentì Jekky “perché so quanto ci tenga alla sua amicizia con il professore, ma ricordati che l’amicizia deve sempre essere a doppio senso. Tu sei un bambino buono e obbediente, hai sempre cercato di non deludere gli altri ma gli altri non ti hanno trattato con il giusto rispetto!”.

“Io volevo solo che Severus capisse quanto tu sia importante per me, volevo che la smettesse di urlare!” disse piangendo Harry.

“C’è un modo per ottenere questo risultato!” disse euforico l’elfo.

“Qual è?” chiese il bambino allettato all’idea di poter sistemare tutto.

“E’ una magia! Molto potente ma forse non dovrei parlartene”.

“Jekky, per favore dimmela!” si puntò Harry.

“Se tu userai questa magia non potrai più tornare indietro, una volta che l’avrai pronunciata Severus Piton non potrà più urlare contro di te!” spiegò l’elfo.

“Ma io non voglio fargli del male!” disse spaventato Harry.

Sei un bambino bravo e intelligente e una volta pronunciata saprai come comportarti” disse Jekky.

“Allora mi vuoi dire che parola devo pronunciare?” domandò spazientito il bambino.

“Avada Kedrava!” rispose Jekky con cattiveria.

“E’ una parola difficile!” si lamentò Harry.

“Allora dovrai esercitarti!” lo esortò Jekky.

Nella sua mente malata, Jekky, vedeva davvero Harry come il suo nuovo padrone. Qualcuno da amare e che lo avrebbe amato. E vedeva in Severus Piton la causa di tutti i suoi mali, in quanto non solo aveva contribuito alla morte di Voldemort ma lo allontanava da Harry.

Jekky pensava che la morte di Piton avrebbe liberato Harry dalla sua sofferenza e che questo, dandogli soddisfazione lo avrebbe portato a voler eliminare tutti i Mezzosangue esistenti. In questo modo il progetto di Voldemort sarebbe andato avanti e lui non sarebbe rimasto più solo.

Con molta soddisfazione Jekky osservò Harry che cercava di memorizzare la nuova formula magica, tuttavia non si rendeva assolutamente conto di quanto diverso potesse essere Harry da ciò che lui immaginava.

Quando Severus si rese conto che Harry non sarebbe uscito fuori dalla sua stanza in tempi ragionevoli, decise di andare a Hogwarts e parlare con Silente, il quale lo accolse con molto affetto e lo fece accomodare nel suo ufficio.

Silente ascoltò il raccontò del suo giovane amico, Severus era spaventato perché pensava di essere il responsabile di quanto era accaduto.

“L’ho spinto io a comportarsi così, nascondendogli la verità, avrei dovuto dirgli che Jekky è stata la causa della morte di Meddy, e avrei dovuto mostrargli il mio pensatoio per fargli conoscere la verità sul mio rapporto con sua madre!”.

“Non è vero, Severus!” rispose il preside “Prima di tutto non hai agito da solo, anch’io gli ho mentito. Inoltre Harry non sta agendo contro di te!”.

“E allora cosa sta facendo?” domandò stanco il professore.

“Quello che facesti tu! Sta cercando la sua strada!” disse semplicemente Silente.

“Albus, stai solo farneticando!” rispose di malo modo Severus.

“Ascoltami! Due persone che si scontrano non sono necessariamente una contro l’altra. Cosa è lo scontro se non il punto di incontro di due forze che ancora non sanno l’una dell’altra?”.

Severus lo guardò amaramente: “Per esempio il punto di incontro tra due forze opposte!”

 “Non cadere nell’ovvietà, amico mio, perché solo se riuscirai a vedere una realtà alternativa potrai creare un futuro diverso da quello che tutti, per forza di abitudine, si aspettano!” disse Silente.

“Harry sta cercando la sua strada, ma non si è accorto della sofferenza e del dolore che potrebbe creare!” continuò Severus.

“Allora qualcuno dovrebbe mostrarglielo!” disse il preside.

“Bene” concluse Severus “Appena rientrerò gli mostrerò alcuni ricordi del mio pensatoio. Sono sicuro che gli daranno da pensare, ma è l’unica soluzione che mi viene in mente!”.

“Ottima idea!” rispose Albus che sapeva quanto coraggio ci fosse dietro quel gesto.

Harry portava sempre in tasca con sé la stele che Jekky gli aveva regalato, pensava gli portasse fortuna. Ci stava giocherellando quando Severus bussò alla porta della sua camera. Harry lo fece entrare e il professore gli parlò.

“Harry vorrei parlarti di ciò che è successo poche ore fa!”.

“Io non mi sono pentito di quello che ti ho detto!” disse con un nodo alla gola Harry.

“Io invece mi pentì molto quando lo dissi a tua madre!” rispose Severus che notando lo sguardo stupefatto del bambino continuò: “Sì, anch’io rivolsi quell’offesa a tua madre. Ero giovane e stupido e mi pentì perché sapevo che tua madre non mi avrebbe mai perdonato, e infatti non lo fece mai. Quello fu il motivo che portò alla distruzione della nostra amicizia!”.

“Allora anche tu non mi perdonerai e te ne andrai per sempre? Tradirai la nostra amicizia?” domandò Harry.

“No, io non me ne andrò. Tua madre era una ragazza buona e giusta ma forse … forse non si rese conto di quanto fragilità ci fosse dietro il muro di gomma con il quale mi proteggevo!” replicò il professore che continuò: “Se solo esistesse un modo per sistemare tutto!”.

Harry conosceva il modo “per sistemare tutto”. Jekky glielo aveva insegnato, perciò prese la bacchetta da sotto il cuscino e pronunciò: “Avada Kedrava!”.

Severus sentì pronunciare quelle parole da lontano, fu un attimo ed ebbe solo il tempo di pensare che era un peccato che la sua vita dovesse finire in quel modo quando solo pochi mesi prima aveva scoperto che poteva ancora amare.

Jekky aveva vinto o almeno fu quello che pensò materializzandosi nella cameretta di Harry, giusto in tempo per vedere il suo nuovo padroncino che, rendendosi conto di ciò che aveva fatto, puntava la bacchetta verso se stesso e si lanciava lo stesso incantesimo che aveva spento la vita del suo amico Mezzosangue Severus Piton.

CIAO A TUTTI.

CAPITOLO INTERESSANTE. LA PARTE DEL DIALOGO TRA SEVERUS E SILENTE E’ NATA DA UNA RECENSIONE CHE MI LASCIO’ MALFOINA89, CHE MI DIEDE MOLTA ISPIRAZIONE.

SE VOLETE SAPERE COME ANDRA’ A FINIRE AFFIDATEVI ALLE PAROLE DI SILENTE, oppure ASPETTATE IL PROSSIMO CAPITOLO!

BACI, ALIDA

Shiho93: Colpo di scena! Forse è stato il caldo eccessivo a farmi venire questa idea, non lo so. Comunque mi piacciono le sorprese, spero anche a te! A presto, Alida

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Capitolo 27
*** Potere della stele ***


Silente, nel suo ufficio, ripensava al racconto di Severus. Se Jekky era diventato il servo di Harry significava che non gli avrebbe mai fatto del male, ma se lo aveva istigato contro i Mezzosangue significava anche che voleva portare a termine il piano di Voldemort.

Lasciare solo Severus, sebbene fosse in casa propria, con un bambino facilmente condizionabile che aveva per amico una creatura del genere, non era una decisione saggia, perciò prese una manciata di polvere magica, si mise dentro il caminetto e disse: “Spinner’s End”.

Appena mise piede in casa di Severus, capì che qualcosa non andava. Si sentiva un pianto disperato venire da una stanza e quando riuscì a raggiungerla ciò che vide lo fece quasi svenire: Severus era a terra, morto; Jekky stringeva a sé il piccolo Harry, che non dava segni di vita,  e piangeva disperatamente.

Subito Silente si diresse verso l’elfo e lo allontanò sgarbatamente dal corpicino del giovane mago. “Che cosa gli hai fatto? Rispondi, maledetto!”.

Jekky alzò gli occhi verso il preside e disse: “Non gli ho fatto niente. Ha fatto tutto da solo! Si è ucciso!”.

Silente era sconvolto, non credeva assolutamente che Harry avesse scelto di morire. Era un bambino forte, che aveva superato avversità inimmaginabili, perché avrebbe voluto morire? Cosa lo avrebbe potuto spingere ad un gesto simile?

Si accarezzò la barba e i suoi occhi si posarono nuovamente su Severus. Silente si chinò e con le dita cercò di sentire il battito del cuore di Severus nel suo polso: non c’era battito. Si voltò verso l’elfo per chiedere spiegazioni ma non ne ebbe il tempo, Harry con un profondo sospiro riprese fiato e si lanciò verso Jekky dicendo: “Perché lo hai fatto? Mi hai mentito! Lo sapevi che non volevo fargli del male! Non mi avevi detto che l’Avada Kedrava serviva per uccidere!”.

“Harry!” urlò di felicità il preside.

“Silente, mi dispiace così tanto. Io non volevo. Perdonami, perdonami!” strillò il bambino mentre si gettava tra le braccia del preside, il viso affondato nelle sue vesti per non vedere il corpo di Severus.

“Padrone, padroncino!” disse tra le lacrime Jekky: “Io pensavo che lei sarebbe stato felice! Senza più nemici!”.

“Vattene via! Tu sei il mio nemico, non Severus. Tu mi hai imbrogliato e a-des-so Se-ve-rus è morto! No! Perché? Perché?” continuava a ripetere Harry.

Silente vide Jekky scomparire davanti ai suoi occhi. Consolò Harry e poi sistemò Severus su un letto. Voleva capire come avesse fatto Harry a resuscitare per far tornare in vita anche il professore di pozioni.

Harry però non seppe dire granché: “Non mi sono sentito morire! Ero in uno stato in cui non potevo muovermi, e anche se parlavo gli altri non mi sentivano, mi sembrava di non riuscire a respirare. Mi capita anche quando dormo, certe volte. Però sapevo di non essere morto. Poi mi sono trovato dentro un fienile e  ho visto un grande serpente che si è acciambellato ai miei piedi, io mi ci sono seduto sopra e lui  continuava a rotolarsi diventando sempre più grosso e portandomi in alto fino a quando non sono uscito dal soffitto e ho ripreso a respirare e mi sono svegliato! Il serpente mi ha aiutato!”.

“Sembrerebbe di sì!” rispose il preside.

“Tu sai cosa è successo?” domandò Harry.

“Penso di sì!” affermò Silente che chiese: “Hai ancora la stele che Jekky ti ha regalato?”.

“Sì, l’ho sempre con me!” rispose Harry togliendosela dalla tasca.

“Ecco, è stata questa a salvarti!” disse il preside. Harry, però, non riusciva ad afferrare il nesso.

“Vedi, questa stele è dotata di un grande potere. Finché tu fosti stato fedele a Jekky, nessuno avrebbe potuto farti del male. Nessuno, Harry, neanche te stesso. Perciò quando ti sei lanciato l’Avada Kedrava eri già protetto!”.

“Io ero protetto, ma Severus … io l’ho ucciso! L’ho ucciso!” continuava a dire Harry piangendo.

Silente era disperato, anche se Harry era vivo, avrebbe dovuto vivere con il peso del suo gesto. Come Severus anche lui sembrava essere destinato a soffrire e sentirsi la causa diretta, anche se involontaria, del suo più grande amico.

Severus non si era mai liberato del senso di colpa per la morte di Lily, e lo stesso avrebbe fatto Harry. Questo Silente non poteva permetterlo. Doveva agire, per riscattare tutti gli errori fatti, per tutte le volte che avrebbe potuto agire e aveva scelto di non farlo.

Silente rimase a pensare e poi disse ad Harry: “Sai forse esiste un modo per aggiustare le cose. Prima però voglio che tu veda alcuni ricordi  di Severus molto importanti, lui era d’accordo che tu li  vedessi. Dobbiamo fare in fretta perché il tempo non gioca a nostro favore e certe azioni vanno corrette nel più breve tempo possibile!”.

Harry annuì e seguendo il preside si tuffò con lui nel pensatoio di Severus. Gli scorsero davanti tre avvenimenti: Severus che offendeva Lily chiamandola sporca mezzosangue, Severus che piangeva disperato per la morte di Lily e per finire un ricordo in cui Voldemort ordinava ai mangiamorte di uccidere i mezzosangue.

Harry, uscendo dal pensatoio, si ritrovò sdraiato a terra e capì che Jekky lo aveva usato per i suoi scopi, perché voleva eliminare i mezzosangue, perché aveva voluto credere alla storia del Re dal sangue viola, perché aveva voluto crederci  alla “lettera” ,quando invece non è il colore del sangue o della pelle che ci rende migliori ma è il sentimento di umanità che ci portiamo dentro, e il Re dal sangue viola non era migliore degli altri per il colore del suo sangue, ma perché era un Re di pace, dal cuore buono!

Anche Harry era buono e perciò il Serpente dei Serpeverdi, del Re di pace dal sangue viola, era accorso in suo aiuto.

“Jekky mi faceva così tanti complimenti, aveva detto che ero buono, bravo, intelligente …”.

“Harry” disse Silente:

Se ti dicono sempre che sei BRAVO, sta in guardia:

qualcuno cercherà di sfruttarti.

Se ti dicono sempre che sei INTELLIGENTE,  sta in guardia:

qualcuno cercherà di eliminarti.

Se ti dicono sempre che sei OBBEDIENTE, sta in guardia:

qualcuno cercherà di farti schiavo.

Se ti dicono sempre che sei BUONO, sta in guardia:

qualcuno cercherà di opprimerti.

MA se ti dicono STUDIA, non temere.

potrai fare un mondo senza scuole.

Se ti dicono TACI, non temere:

potrai fare un mondo senza bavagli.

Se ti dicono OBBEDISCI, non temere:

potrai fare un mondo senza padroni.

Se ti dicono CHIEDI PERDONO, non temere:

potrai fare un mondo senza inferni.

Non credere mai alle parole se ti puoi basare sull’esperienza. Ma se non hai esperienza affidati al tuo cuore”.

Harry ascoltò molto attentamente, sapeva che presto o tardi queste parole gli sarebbero state d’aiuto.

“Adesso andiamo, prima che sia troppo tardi!” disse Silente prendendo per mano Harry. Mentre uscivano dalla stanza Harry si voltò verso Severus e con una lacrima che gli scendeva sulla guancia gli mandò un bacio con la mano libera.

 CIAO A TUTTI,

HARRY LO ABBIAMO SALVATO, DOMANI VEDRO’ COSA POSSO FARE PER SEVERUS, SEMPRE CHE POSSA FARE QUALCOSA. NON VI VOGLIO ANTICIPARE NIENTE.

ALLORA LA PARTE DEL TESTO SCRITTA IN AZZURRO NON MI APPARTIENE, E’ TRATTO DA “DISCORSO A UN BAMBINO” DI MARCELLO BERNARDI. UN TESTO MOLTO INTERESSANTE, LA PARTE FINALE NON L’HO INSERITA PERCHE’ NON ANDAVA BENE NELLA MIA FF MA VI CONSIGLIO DI LEGGERLA, LA TROVATE SU GOOGLE.

RINGRAZIO CHI STA LEGGENDO LA STORIA, CHI LA RECENSISCE, CHI INSERISCE TRA LE SEGUITE E LE PREFERITE.

PROBABILMENTE IL PROSSIMO SARA’ L’ULTIMO CAPITOLO DELLA STORIA. NON E’ ANDATA COME VOLEVO, AVREI VOLUTO ALLUNGARLA FINO AL PRIMO ANNO DI SCUOLA MA I PERSONAGGI NON ME LO HANNO CONSENTITO. CHI NON SCRIVE MAI, NON LO SA, MA VERAMENTE I PERSONAGGI HANNO VITA PROPRIA!

A PRESTO, ALIDA

Shiho93: con Harry dovrebbero essere risorti anche metà dei miei lettori, gli altri, probabilmente, si risveglieranno domani. Oppure no? Non lo so! Harry non vuole che Severus muoia e  la magia di Harry è nata dall'inganno, da ciò puoi trarre le tue conclusioni ma non gingillarti troppo perchè ... perchè rovinarti la sorpresa quando potrai leggere il prossimo capitolo tra pochi giorni, o poche ore? Baci, Alida

Elfosnape: tu sai quanto io adori i lieto fine, vero? Io salverei tutti, dico proprio tutti, ma non sono sicura delle scelte che faranno i personaggi, vedremo un po’. Non ti farò aspettare molto. Baci, Alida

Allison91: Dunque procediamo con ordine. Non credo che Harry abbia pensieri troppo grandi per la sua età  perchè io li avevo a dieci, undici anni! Grazie al cielo non ho subito mai maltrattamenti ma avevo genitori molto apprensivi e un pò soffocanti e il desiderio di libertà fisica e spirituale e sempre stato presente in me, perciò perchè non in Harry? Un bambino di dieci anni è in grado di uccidere? Purtroppo i telegiornali ci dicono di sì, sia che si tratti di bambini che uccidono altri bambini o bambini soldato o altro, purtroppo ci sono anche bambini che sono in grado di uccidere. Non voglio condannarli perchè credo che  un bambino che uccide è sempre armato da un adulto, ma il discorso è molto lungo e complesso e certamente non lo possiamo esaurire in una recensione. Comunque la tua osservazione è molto valida e interessante. Infine per le maledizioni senza perdono non bisogna volere fare del male per far sì che funzionino?  Sì, certo. La risposta potrebbe consolarti ma fossi in te aspetterei per essere sicura di avere un motivo più valido.... Baci, Alida

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Capitolo 28
*** Avada, Giratempo e erbe magiche ***


Harry era rimasto con la mano incollata a Silente tutto il tempo, sia prima di viaggiare attraverso il camino sia successivamente.  Non voleva lasciarlo, temeva che se lo avesse lasciato andare, lo avrebbe perso per sempre e con lui avrebbe perso anche la possibilità di salvare Severus.

Harry sapeva che le persone che muoiono non ritornano indietro, ma Silente gli aveva detto che forse se fossero tornati loro indietro allora si poteva evitare che Severus morisse. Gli aveva spiegato che per mezzo di uno strumento chiamato “Il giratempo” avrebbero potuto cambiare il corso degli avvenimenti.

Tuttavia era uno strumento molto pericoloso, perché il suo scorretto utilizzo poteva portare alla pazzia! Avrebbero dovuto agire di nascosto, senza che nessuno, nel passato, vedesse loro. Harry acconsentì a viaggiare indietro nel tempo e Silente gli domandò di scegliere il momento della sua vita in cui, secondo lui, era meglio intervenire.

“ Quanto tempo possiamo tornare indietro?” domandò Harry.

“Un paio di ore, al massimo uno o due giorni ma non di più altrimenti cambierebbero troppi avvenimenti e non possiamo giocare con il tempo!”.

“Peccato!” rispose il bambino che avrebbe voluto tornare indietro di anni e anni per aiutare il giovane Severus che aveva offeso sua madre, così magari anche i suoi genitori sarebbero stati vivi e il professore di pozioni non avrebbe dovuto vivere con i suoi sensi di colpa.

Silente intuì qualcosa e accarezzandogli la mano, che stretta dentro la sua sembrava tanto piccola, gli disse: “Sì, è un peccato. Anche io sarei voluto tornare indietro tante volte ma non è stato possibile!”.

Harry pensò e ripensò e poi decise in quale momento era giusto intervenire. “Dobbiamo tornare indietro fino al momento in cui ho accettato che Jekky fosse il mio servo. Se non lo fosse diventato magari non avrei ascoltato i suoi consigli!”.

“Sei sicuro, Harry! Tu ascoltavi Jekky già da prima. Già da Natale, quando ti regalò la stele, tu eri sicuro che lui fosse buono!” gli fece notare il preside.

Harry annuì, Silente aveva ragione. La verità era che lui aveva sempre creduto a Jekky, fino alla fine e perciò lo avrebbe ascoltato anche se non fosse diventato suo servo. Bisognava intervenire in altro modo.

“Sai cosa potremo fare?” domandò Harry con gli occhietti che gli brillavano “Potremo entrare nella mia camera a Spinner’s End e prendere la bacchetta da sotto il mio cuscino, così quando la cercherò per lanciare l’Avada a Severus non trovandola non sarò in grado di fargli del male!”.

“Mi sembra un’ottima idea!” affermò il preside che, prese il giratempo, diede due girate al contagiri e assieme ad Harry tornò a Spinner’s End passando per il camino.

“Chi è?” domandò Severus dalla sua camera mentre Harry riposava nella sua.

“Vieni, Harry!” disse Silente stringendo la mano al bambino, “Severus non ci deve vedere!”. Giusto il tempo di smaterializzarsi dal soggiorno e ricomparire nella camera di Harry , e Severus era già in soggiorno controllando con sospetto che qualcuno non fosse entrato.

Harry osservò se stesso che riposava nel letto, Silente lo guardò, si vedeva che non comprendeva appieno ciò che stava succedendo. Comunque il bambino si avvicinò al suo letto e con molta delicatezza sfilò la bacchetta da sotto il cuscino.

In quel momento Severus bussò alla porta. “Harry, Harry fammi entrare! C’è qualcuno con te in camera?”.

Il piccolo Harry addormentato nel letto si stiracchiò facendo tremare Silente e il giovane  mago. “Harry adesso dobbiamo andare! Tieniti forte!”  e in un attimo si smaterializzò. Severus, non sentendo nessuno rispondere, pensò che Harry fosse ancora adirato con lui e non insistette, ma decise fare un bel bagno rilassante e poi di andare a trovare Silente per parlargli della reazione che Harry aveva avuto nei suoi confronti.

Silente e Harry rientrarono in breve nell’ufficio del preside.

“Ora, Harry, devi fare da solo. Severus sa che tu sei nella tua camera ma lì non c’è nessuno, perché tu sei qui. Passa per il caminetto e senza farti vedere raggiungi il tuo letto”.

“Va bene! Ma se dovesse vedermi, cosa succederebbe?” domandò Harry.

“Niente di grave, ma sarebbe difficile da spiegare! Pensi di farcela?” chiese il preside.

“Sì, penso di sì” rispose poco convinto Harry “Comunque tenterò!”.

Harry prese un po’ di polvere e comparve nel soggiorno, sentiva Severus prepararsi in bagno. Era pronto ad andare in camera sua quando Jekky gli comparve innanzi.

“Cosa fai qui? Vattene! Non mi convincerai a fare del male a Severus!” urlò contro l’elfo.

“Cosa ci faccio io qui? Cosaci fai tu! E cosa hai fatto!” gli rispose Jekky “Sei tornato indietro nel tempo per salvare il tuo amico Severus, uno sporco mezzosangue!”.

“Non chiamarlo così!” lo interruppe Harry rendendosi conto che il suo servo sapeva del giratempo. Lo stupore fu evidente negli occhi del bambino e Jekky disse: “Sì, il mio vecchio padrone mi istruì su tutti i mezzi magici per intervenire nel tempo e io so riconoscere gli  effetti di un giratempo!”.

“Davvero?” domandò Severus comparendo all’improvviso “E quali sarebbero?”.

Jekky , guardandolo con disprezzo, rispose: “Le persone si comportano in modo strano con chi gli ha convinti ad agire in un certo senso e commentano in anticipo fatti che non sono ancora accaduti!”.

-Accidenti!- pensò Harry –Non avrei fare nessun riferimento al male compiuto su Severus!-.

“E che cosa avrebbe commentato Harry?” domandò cercando di stare il più tranquillo possibile.

“La tua morte!” fu la risposta di Jekky “La tua morte per mano sua!”.

Severus lanciò un’occhiata interrogatoria ad Harry che, con voce tremula, rispose: “Mi dispiace, io non conoscevo gli effetti di quell’incantesimo, volevo solo che smettessimo di litigare e andassimo d’accordo. Credevo che Jekky fosse sincero, invece mi usato per i suoi scopi!”.

Severus sembrava sconvolto ma non aveva nessuna intenzione di voltare le spalle ad Harry, era solo un bambino che si era trovato in una storia più grande di lui. “Non ci pensare Harry, adesso sai qual è la verità e cioè che Jekky non è affidabile”.

“No!” urlò Jekky “Ti vuole portare via da me, ti vuole convincere che io sia cattivo ma non è così. Io sono buono e ti voglio bene, ma tu meriti di più Harry. Non meriti di rimanere con una persona che ha tradito i suoi amici. Il suo sangue è sporco!”.

“Ti sbagli Jekky, non è il suo sangue a essere sporco, è il tuo cuore!” lo corresse Harry.

Severus vide che Harry stava indurendo il suo cuore, che non era disposto a perdonare Jekky e sapendo che ciò non andava bene, con molta fatica aggiunse: “Tuttavia questo non significa che tu non possa essere un servo sincero e fedele, del resto gli elfi jekky sono famosi per la loro lealtà verso chi gli ha sempre dimostrato amore. E Harry ti ha voluto bene!”.

Jekky era veramente confuso, Harry che prima gli voleva bene adesso lo accusava, mentre Piton, che aveva tradito Voldemort, era pronto a dargli un’altra possibilità. Il mondo era cambiato, non erano  più il potere e la forza a comandare ma l’amore e il perdono, quell’amore che gli aveva permesso di avere un amico straordinario come Meddy, e quel perdono che ora gli veniva servito su un piatto d’argento e gli prometteva un dolce futuro.

Di fronte a queste emozioni il colore del sangue gli parve davvero poca cosa, e con gli occhi gonfi di lacrime si buttò a terra e disse ciò che Meddy aveva ben capito: “Volevo solo un po’ d’amore! Un po’ d’amore e di considerazione per un piccolo elfo! Solo un po’ d’amore!”.

Harry gli si avvicinò e asciugandogli le lacrime gli disse: “Non te ne farò mancare mai!”.

Severus osservava il tutto e si sentì soddisfatto, si domandò anche come avesse fatto Harry a usare un giratempo  l’arrivo di Silente attraverso il camino gli suggerì la risposta. Silente vide Harry che consolava Jekky e Severus con le braccia conserte che lo fulminava con il pensiero.

“Bene, bene!” disse il vecchio preside “Sbaglio o è l’ora del tè?”.

Severus sospirò, alcune cose potevano cambiare, altre non sarebbero cambiate mai.

Tutto proseguì per il meglio, Jekky si rivelò un servo simpatico e fedele e nel tempo libero riprese la sua attività di fabbro e marmista. Il suo primo lavoro fu un elfo di marmo a dimensione naturale con in testa una corona e in mano una targhetta dove c’era scritto: In ricordo di Mastro Elfo Meddy, amico sincero oltre il dovuto.

Le porte di Hogwarts si riaprirono ed Harry venne smistato tra i Grifondoro, maghi leali e coraggiosi.

L’amicizia tra Silente e Severus si rafforzò sempre più. “Albus, perché far tornare Harry indietro nel tempo? L’Avada Kedrava non funziona se chi la lancia non desidera veramente che chi la riceve muoia!”.

“Lo so, Severus. Eppure per un momento, vedendoti a terra, io stesso ho pensato che tu fossi morto! Evidentemente l’interazione della maledizione con il potere elfico ti aveva stordito. E siccome eri vivo, bisognava pensare ad Harry. Non gli sarebbe bastato sapere che eri salvo, voleva agire per salvarti! E perciò gli ho permesso di farlo!” spiegò Silente “Mi sarebbe piaciuto far tornare indietro nel tempo anche te, sai?”.

Severus, serio, rispose: “Lo hai fatto! Il figlio di Lily mi vuole bene e i suoi occhi verdi mi sorridono di nuovo!”.

“Se fosse vissuta, ti avrebbe perdonato per i tuoi errori!” gli disse il preside.

“Se fosse vissuta, gli avrei chiesto perché mi condannò, potrebbe sembrare egoistico ma è così. Non tanto perchè non mi perdonò per essere diventato un mangiamorte, questo potrei anche capirlo ma perchè non mi perdonò per quelle due parole dette. Perchè lasciò che due parole rovinassero la nostra amicizia?  Ma ora non ha più senso e se anche ritornasse in vita non avrei niente da chiedergli perché il perdono che concediamo agli altri cancella le condanne che subimmo  in parte anche quelle che infliggemmo perché quando il sole brilla, brilla su tutti. E  ora che conosco il sapore del perdono ti posso assicurare che non è poca cosa avere l’ombra di un sorriso sul tuo  futuro!”.

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Le lezioni del primo anno stavano iniziando, il professore di pozioni entrò in classe e osservando i suoi venti giovani studenti, disse: “Oggi imparerete a distinguere le trenta erbe base che servono per i composti più elementari. Avete un’ora di tempo”.

Harry lo guardò con un ampio sorriso, era  a dir poco sorpreso che Severus avesse seguito un suo consiglio in riguardo al suo metodo di insegnamento.  Il professore fece comparire magicamente venti scatole da ciascuna delle quali uscirono trenta erbe che, avvicinandosi al proprio proprietario,  dicevano allegramente il loro nome.

“Ciao, io sono l'Aconito“ , “Ciao, il mio nome è Asfodelo“.

“Se volete che rientrino nella vostra scatola dovrete chiamarle per nome e loro torneranno da voi! Buon lavoro!”.

Gli studenti si divertirono, Severus fu soddisfatto dei risultati, anche i fantasmi di Hogwarts parvero gradire le gioiose risate provenienti dall’aula di pozioni, solo Gazza, a quanto disse Silente, domandò di poter infliggere qualche punizione extra agli studenti troppo chiassosi!

CIAO A TUTTI!

MIEI CARI LETTORI E LETTRICI, SIAMO ARRIVATI ALL’ULTIMO CAPITOLO!

E’ STATO MOLTO PIACEVOLE SCRIVERE PER VOI, SPERO CHE LA STORIA VI SIA PIACIUTA E NON ABBIA DELUSO I LETTORI DI “VIVERE”, DI CUI QUESTA FF ERA IL SEGUITO.

RINGRAZIO TUTTI COLORO CHE HANNO INSERITO LA STORIA TRA LE PREFERITE, LE SEGUITE E IN PARTICOLAR MODO TUTTI COLORO CHE ALMENO UNA VOLTA HANNO LASCIATO UNA RECENSIONE!

GRAZIE DI CUORE.

TRA I RECENSORI DI QUESTA CALDA ESTATE RINGRAZIO IN PARTICOLAR MODO SHIHO93, NON NE ABBIANO A MALE GLI ALTRI, MA LA DEDIZIONE CON CUI SHIHO93 MI HA SOSTENUTO è STATA ENCOMIABILE E MI HA SPINTO PIU’ DI UNA VOLTA A NON CEDERE ALL’AFA, E ALLE TEMPERATURE TROPICALI CHE MI DICEVANO DI STARMENE SDRAIATA A NON FAR NULLA!!

VI MANDO UN GROSSO BACIO! ALIDA

 

Risposte alle recensioni del capitolo precedente.

Shiho93: Esatto! L'avada kedrava non funziona se non si desidera la morte di chi riceve la maledizione, e il giratempo era l'unica soluzione per tornare indietro nel tempo! La storia è terminata, spero di avere presto il tempo per scrivere qualcos'altro, adesso però mi dedicherò alla lettura di altre ff. Questa storia è stata molto impegnativa, ti mando un forte abbraccio, Alida

 

 

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