Amor caecus

di _Hedwig_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Love makes you blind ***
Capitolo 2: *** But is this love? ***
Capitolo 3: *** Goodbye. ***
Capitolo 4: *** Colleagues ***



Capitolo 1
*** Love makes you blind ***


Capitolo 1 -  Love makes you blind.
 
Non l'amore è cieco, ma la gelosia.
Lawrence Durrell, Justine, 1957
 
O astuto Amore, tu mi acciechi con le lacrime /
per tema che i miei occhi scoprano il tuo inganno.
William Shakespeare, Sonetti, 1609
 
L’aria gelida del mattino la fece rabbrividire non appena uscita di casa. Era dicembre, dopo tutto, e il Natale finalmente si avvicinava - e con esso le tanto sospirate ferie.
Hermione Granger si strinse di più nel cappotto grigio, alzandone il bavero per ripararsi dai perfidi spifferi che cercavano di infiltrarsi sotto i vari strati di vestiario che aveva addosso.
- Herm, aspettami ho detto!
La giovane donna alzò gli occhi al cielo e, per tutta risposta, cominciò a camminare più velocemente.
- Hermione!
Una mano le afferrò il braccio costringendola a girarsi.
- Non devi toccarmi, Ronald!
Gli occhi azzurri del suo ragazzo si scurirono per il disappunto.
- Dai, non fare la bambina - replicò, stringendo la presa. - Non prendertela! Era una battuta!
Hermione liberò il braccio con uno strattone.
- Una battuta particolarmente offensiva, temo, ed ora, se permetti, devo andare a lavoro. Lasciami, mi fai male!
Lei fece per girarsi, ma lui la fermò ancora una volta.
- Dai, Mione. Ti chiedo scusa, ok? Non lo faccio più. - disse dolcemente.
- Dici sempre così, Weasley.
Ron sorrise, sapendo che ormai era acqua passata. Le diede un bacio leggero sulle labbra, che lei accettò controvoglia, e la prese sottobraccio.
- E comunque lavoriamo insieme, è da idioti andarci separati, non credi?
Hermione borbottò qualcosa in risposta, nascondendo un sorriso, poi insieme sparirono in un vicolo e si Smaterializzarono davanti all’ingresso del Ministero della Magia.
Una volta arrivati all’Ufficio Auror, trovarono ad attenderli Harry.
- Mione, il Capo ti vuole vedere - disse il ragazzo.
Lei spalancò gli occhi.
- Cosa vuole da me? Ho già consegnato il rapporto sul caso Golbett!
Il moro fece spallucce, mostrando di saperne quanto lei.
- Mi sa che per scoprirlo dovrai andare nel suo ufficio - disse poi, indicando il fondo del corridoio. - In bocca al lupo.
Hermione alzò gli occhi al cielo e, con un ultimo sguardo ai due ragazzi, si avviò verso la porta, sistemandosi la camicia senza farsi notare per non scatenare una spropositata reazione di gelosia in Ron. Come se non avesse già visto la sua faccia violacea e gli occhi fiammanti, e non avesse letto nei suoi pensieri il desiderio di uccidere il Capo. In realtà, sapeva già che ad attenderla, al suo ritorno, ci sarebbe stata una scenata coi fiocchi.
Bussò, e una calda voce maschile le diede il permesso di entrare.
- Buongiorno, Capo - disse lei entrando.
L’uomo dietro la scrivania alzò gli occhi - due splendidi occhi blu - e le sorrise.
- Prego, accomodati, Granger.
Lei si sedette, scrutando il suo interlocutore.
Era un uomo di mezza età, con i capelli brizzolati, la mascella squadrata e un fisico a dir poco avvenente, ma la cosa che conquistava tutti - o meglio, tutte - coloro che lo incontravano erano, appunto, gli occhi.
- Ti chiederai perché ti ho convocata.
Lei annuì, forse troppo velocemente.
- Beh, sì - si sentì di aggiungere, forse troppo tardi. Quell’uomo le metteva soggezione. - Se è per il caso Golbett, ho consegnato il mio rapporto cinque giorni fa.
Lui rise.
- Sì, lo so. Eccellente lavoro, tra l’altro - le disse, facendola arrossire. - Ebbene, direi di andare subito al dunque. - aggiunse poi, tirando fuori un fascicolo sepolto sotto mille altri, riuscendo in qualche strano modo a non far crollare la precaria pila posata sul bordo dell’ampia scrivania. L’ordine non era una delle sue migliori qualità, notò la ragazza prendendo il fascicolo che lui le porgeva con un sorriso. L’ufficio straripava di fogli, oggetti di tutti i tipi, foto, volantini, e nulla sembrava avere un posto assegnato.
Con un sospiro, lei cominciò a sfogliare la cartellina, abbastanza scarna.
- Si tratta di Oswald Kartwright, uno dei nostri informatori per quanto riguarda coloro che hanno collaborato con i Mangiamorte. È stato ritrovato morto in un bagno pubblico, questa mattina. Nessun segno di colluttazione, nessuna ferita visibile. Sappiamo entrambi cosa vuol dire.
- Anatema che Uccide - disse Hermione, assorta nella lettura del fascicolo.
- Esattamente. Kartwright faceva parte del nostro programma Protezione Testimoni, aveva un Auror a disposizione giorno e notte. Si tratta di Alexander Tyger, lo conosci?
- Sì, certo - disse lei, mentre il viso gioviale di un ragazzo appena arruolato le balenava nella mente. - Giovane ma in gamba.
- Già, è per questo che l’ho scelto, sembrava l’incarico perfetto per impratichirlo. Sai, non troppo rischioso, abbastanza delicato, decisamente non complicato. Ma a quanto pare qualcuno è stato più furbo di lui ed ha eluso la sua sorveglianza che, dai rapporti settimanali, sembrava fin troppo scrupolosa. - ribatté l’uomo, massaggiandosi la radice del naso. - Comunque, Kartwright ci ha fornito indicazioni su numerosi soggetti, come puoi vedere, nessuno dei quali può essere il colpevole, essendo tutti in carcere. Ovviamente non possiamo lasciare che chi ha commesso questo delitto rimanga impunito, ne andrebbe della reputazione dell’Ufficio Auror e di tutto il Ministero… ed è qui che entri in gioco tu. Mi aspetto massima riservatezza da parte tua, Granger, anche con Potter e Weasley. La notizia di questo omicidio non deve trapelare finché il colpevole non sarà in galera.
- Ma… lei si aspetta che conduca l’indagine da sola, allora? - chiese lei, sentendo la sua voce stranamente acuta.
- Sebbene io ritenga che ne saresti perfettamente in grado - Hermione arrossì - ti assegnerò un compagno, che penso potrà esserti molto utile per la sua conoscenza… diciamo approfondita dell’ambiente. Lo incontrerai domani mattina alle dieci nel mio ufficio. Tutto chiaro?
Hermione si schiarì la voce.
- Ehm… sì, credo di sì.
- Benissimo, allora. A domani, Granger - disse il Capo, stendendola con un altro dei suoi sorrisi. Lei si alzò e strinse la mano che lui le tendeva, dopo di che uscì dall’ufficio.
 
- Allora? Cosa ti ha detto? - le chiese subito Harry, curioso.
- Mi ha affidato un caso, ma non posso parlartene - disse lei sorridendo. - Massima riservatezza!
- Oh, andiamo, Mione. Sono il tuo fidanzato, almeno a me dovresti dirlo - intervenne Ron, nervoso.
- Nemmeno a te, il Capo è stato chiaro. Conoscerò il mio unico collaboratore domani mattina, a quanto pare.
- Chi sarebbe questo? E perché dovresti collaborare con lui? Noi non ti andiamo più bene? - chiese il rosso a raffica.
- Ovviamente non sceglie lei con chi collaborare, Ron - disse Harry vedendo il colorito dell’amica tendere fin troppo al viola e cercando di scongiurare l’ennesimo litigio tra i due. - Non essere ossessivo.
- Ah, certo, sono io ossessivo. Andate al diavolo! - sbottò Ron, uscendo dalla stanza quasi di corsa.
Hermione guardò Harry.
- Beh, ci hai provato - disse, afflitta. - Non so per quanto ancora sopporterò questo suo atteggiamento - confessò poi.
Harry abbassò lo sguardo, senza dire nulla. Era Ginny quella esperta, non lui.
- Bando alle ciance, al lavoro - disse poi la riccia con un sospiro, togliendolo dall’imbarazzante posizione di doverle dare un consiglio, e lui gliene fu estremamente grato.
 
- Ancora non capisco perché non vuoi dirmi niente di questo famigerato caso.
Erano sulla via del ritorno, ed era circa la centomilionesima volta che Ron le chiedeva la stessa identica cosa.
- Sono colpita, davvero. Hai trovato un milione di modi diversi di dire la stessa cosa, in appena dieci ore. - rispose lei, con voce stanca.
- Non cambiare argomento, per Godric! - urlò lui, zittendola.
Hermione rimase ferma a guardarlo mentre lui, con lo sguardo basso, apriva la porta di casa.
- Scusa, Mione. Però lo sai… impazzisco quando gli altri uomini ti si avvicinano. Sei stata mezz’ora nell’ufficio del Capo a parlare chissà di cosa, se pure avete parlato, e…
- Se pure abbiamo parlato?? Ma ti rendi conto di quello che dici, Ron? Mi hai preso per una… per una sgualdrina, forse? - disse lei, alzando finalmente la voce.
- Scusa se sono geloso, eh! - urlò lui in risposta.
- Ma non hai motivo di esserlo! Merlino, è il Capo! Abbiamo parlato solo e soltanto del caso!
- E allora perché non puoi parlarmene? - ribatté lui, ostinato.
- Perché non posso e basta, Ron- - gridò lei, con tutto il fiato che aveva in corpo, ma l’ultima parola fu stroncata da un colpo secco.
Le lacrime agli occhi, Hermione si toccò la guancia colpita. Era calda, pulsante, e un rivoletto di sangue le scorreva da un taglio sullo zigomo causato probabilmente dall’anello che lei gli aveva regalato due anni prima.
- Non alzare più la voce con me, capito? - ordinò lui, minaccioso come non lo aveva mai sentito, senza una parola di scuse, senza rimorso negli occhi scuri come un mare in tempesta. Dopo di che andò in camera a spogliarsi, lasciandola lì, a tenersi la guancia con le mani, il sale delle lacrime che bruciava sul taglio.
Semplicemente si girò e uscì di casa, piangendo, senza sapere dove fosse diretta.
Corse, e corse, e corse.
Ron l’aveva picchiata.
Cercò di pensare lucidamente.
Ron l’aveva picchiata e lei non aveva reagito.
Dove poteva andare?
Dove era finita la sua famigerata forza? Dov’era il suo orgoglio, la sua dignità?
- Hermione!
La sua voce la fece rabbrividire.
- Torna subito qui, Hermione! Non sto scherzando!
C’era un solo posto dove andare.
 
Ginny le aprì in vestaglia.
- S-scusa, Gin - le disse tra i singhiozzi. - Non volevo disturbare, solo che…
Ginevra Weasley era sempre stata la più sveglia della famiglia. Fred e George erano quelli geniali, Percy quello intelligente, ma quando si trattava di capire le cose al volo era sempre lei la migliore. Alcuni lo chiamavano sesto senso femminile, altri intuito. Qualunque cosa fosse, Ginny ce l’aveva.
Le bastò guardare gli occhi arrossati, la guancia gonfia e rossa, il taglio che ancora sanguinava leggermente e le mani tremanti dell’amica per capire due cose: la prima, suo fratello sarebbe morto; la seconda, non era il caso che Hermione sapesse che lei sapeva.
- Herm! Santo cielo, entra, accomodati. Sai che non disturbi mai! - disse, sforzandosi di mantenere un tono di voce normale. - Che cosa ti è successo alla guancia?
- Sono… caduta. Mentre venivo qui. Ho perso l’equilibrio dopo la Smaterializzazione e mi sono trovata a terra.
- Di faccia.
- Già.
Ginny decise di lasciar perdere.
- E Ron? - chiese allora.
- Ha avuto un incarico di ronda, stanotte, e non mi andava di dormire da sola. So che anche Harry fa la notte, e quindi ho pensato di venire qui per… farci compagnia a vicenda.
- Che splendida idea! Vieni, ti do un pigiama, tiro fuori qualche schifezza e ci guardiamo un film, che ne pensi?
Hermione Granger, dal canto suo, era sempre stata geniale. Aveva imparato, in quei quattro anni da Auror, a capire quando qualcuno mentiva, e aveva realizzato di essere una pessima bugiarda. Ma era per questo che era andata da Ginny: sapeva che lei avrebbe capito, ma avrebbe fatto finta di nulla per non stressarla, aspettando il momento in cui si sarebbe sfogata da sola.
- Penso che sia perfetto.
 
 
 
 
 
 
Angolino Autrice
*riemerge lentamente dall’oltretomba*
TADAAAAANNN! Sono tornata! Dopo anni e anni (non è un eufemismo) di silenzio, ritorno alle luci della ribalta con una nuova ff, questa volta su un’altra coppia che mi affascina alquanto, la Dramione! Sì, esattamente, vedo Hermione bene con chiunque, ma non con Ron. Che volete farci c:
Ok, faccio la seria.
Allora, partiamo dalle due citazioni che vi ho messo dopo il titolo: la prima, ovviamente, è riferita a Ron, mentre invece la seconda ad Hermione, che non riesce a vedere cosa è diventato il suo ragazzo, ed è per questo che non è l’amore che è cieco, ma è l’amore che acceca, per come la vedo io.
Alcune puntualizzazioni:
- sono passati cinque anni dalla battaglia di Hogwarts, e siamo più o meno ai primi di dicembre. Hermione dopo la battaglia è tornata a scuola, si è diplomata e dopo è stata assunta all’Ufficio Auror, dove lavoravano già Harry e Ron.
- Ron non ha un ruolo positivo in questa ff, mi dispiace per quelle che lo amano. È un uomo geloso e ultimamente anche violento, solo che Hermione non se n’è ancora resa conto.
- ma chi sarà mai questo misterioso collaboratore? Scommetto che non ne avete idea… a parte gli scherzi, so che sembra scontato, ma mi pare uno dei pochi modi per costringerli a passare del tempo insieme.
-  questa ff è piena di OC, meglio che lo sappiate. Spero di riuscire a dar loro una personalià delineata insomma ahah
 
By the way, fatemi sapere che ne pensate. Per me è importante :3
Lo so che questo capitolo non è granché, ma già dal prossimo ci sarà un po’ più di movimento, datemi una possibilità u.u
Cercherò di aggiornare sempre di domenica, perché ho meno da studiare di solito. Per ogni comunicazione comunque leggete il mio Angolino!
Alla prossima
Cris

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Capitolo 2
*** But is this love? ***


Capitolo 2 - But is this love?
 
Quanti uomini conoscono la differenza tra un’ossessione
che si subisce e un destino che si sceglie?
(Denis de Rougemont)
 
- Perché non hai curato il taglio?
Quella voce la fece sobbalzare, incapace di controllarsi. Un brivido le percorse la schiena. Aveva forse… paura di lui?
- Vuoi che tutti sappiano che cosa è successo, eh?
Per Godric, si disse. Tira fuori la Grifondoro che è in te, Granger.
- E anche se fosse? - chiese allora, alzando lo sguardo dalle pratiche che stava compilando, orgogliosa.
Ron strinse i denti al punto che Hermione li sentì scricchiolare.
- Guariscilo - ringhiò. - Adesso.
- Non credi anche tu che mi doni? - ribatté lei. - Altrimenti perché me lo avresti fatto? - aggiunse poi, alzandosi in piedi.
Poteva quasi vedere del fumo uscire dalle orecchie di Ron.
- Dove sei stata ieri notte?
- Non sono affari che ti riguardano - si costrinse a dire, girandosi di spalle per appendere un post-it alla parete. In un attimo si sentì sbattere contro  il muro, e una mano di Ron la costrinse a girarsi mentre l’altra le puntava la bacchetta al volto.
- Ah no? Ripetilo, se hai il coraggio, puttanella. - mormorò lui mentre il respiro di Hermione si faceva più corto e il suo cuore andava a mille.
Forse non era più il caso di essere sfrontata, disse una parte di lei.
O forse sì, disse un’altra.
- Ho detto, non sono affari che ti riguardano, Ronald. - ripeté, guardandolo dritto negli occhi e mantenendo la voce più ferma che poteva. - Non più. - aggiunse poi.
Gli occhi di Ron si dilatarono.
- Epismendo - disse tra i denti, guardando il taglio di Hermione che si rimarginava. - Faremo i conti stasera - disse poi, minaccioso, prima di lasciarla andare e uscire come una furia.
Hermione prese un respiro profondo. Non poteva continuare così.
Erano le dieci meno un quarto, il Capo probabilmente la stava già aspettando con il suo misterioso collaboratore. Per l’occasione Ginny le aveva prestato una gonna blu notte e una camicia bianca, e lei si guardò riflessa nel vetro della finestra: si sentiva alquanto ridicola, ma non aveva altro e doveva fare bella figura, quindi prese un bel respiro e si avviò verso l’ufficio.
 
- Granger, sei in anticipo - esclamò il Capo, gioviale, rivolgendole un gran sorriso.
- Io… - disse lei, arrossendo. Era un rimprovero?
- Hai fatto bene, il nostro collaboratore è famoso per essere estremamente puntuale. Accomodati, prego.
Hermione si sedette, lisciandosi la gonna, e notò che per l’occasione il Capo aveva riordinato il suo ufficio. Beh, riordinato forse era una parola grossa, ma almeno ora era visibile la targa con il suo nome, Alec Bane, che il giorno prima era coperta da scartoffie di ogni genere.
- Non sarai mica in ansia, Granger - indagò bonario guardando gli occhi della riccia saettare in ogni direzione.
- Oh, no, assolutamente - mentì lei. - Sono solo stanca. Ieri ho avuto una serata… movimentata.
Bane stava cominciando a dire qualcosa di estremamente poco professionale a giudicare dal sorrisino che gli era spuntato sull labbra, ma fu interrotto da dei leggeri colpi alla porta. Hermione sentì una strana agitazione mista a curiosità.
- Avanti - disse Bane, cordiale. - Buongiorno, si accomodi, signor Malfoy.
La mascella di Hermione minacciò di caderle in grembo.
- So che sei sorpresa, Granger, ma per favore, contieniti - disse l’uomo appena entrato, freddamente. - Buongiorno, Bane. La trovo bene - aggiunse stringendogli la mano, per poi sedersi accanto a Hermione accavallando elegantemente le gambe.
La ragazza non riusciva a smettere di guardarlo. Era cresciuto, ovviamente. Il volto affilato aveva perso anche le ultime rotondità infantili, e il fisico asciutto era quello di un uomo. Un uomo estremamente attraente, notò una parte del cervello di Hermione.
- TU? - riuscì ad articolare dopo un silenzio imbarazzantemente lungo. - Saresti tu il mio collaboratore?
- Vedo con piacere che vi conoscete già. Beh, questo alleggerisce non poco il mio compito. - intervenne Bane, allegro. - Malfoy, la signorina Granger le illustrerà il caso per cui è richiesta la sua collaborazione. Immagino che tu non abbia bisogno di me, vero? - chiese poi rivolgendosi alla ragazza.
- Ma perché proprio lui? - domandò Hermione, incurante di rispondere.
- Beh, mi sembra ovvio, Granger - ribatté Malfoy con aria saccente. - Mi pare di comprendere che in questo caso c’entrino qualcosa i Mangiamorte, e forse hai dimenticato la piccola parentesi che è stata la mia collaborazione con loro, non più di cinque anni fa - aggiunse poi con una smorfia.
- C’è forse qualche problema, Granger? - si preoccupò il Capo.
Hermione pensò ad almeno mille problemi diversi, che andavano dalla reazione di Ron alla prospettiva di dover collaborare e instaurare un rapporto cordiale con quel furetto platinato e Mangiamorte.
- No, assolutamente - rispose, recuperando contegno e professionalità. - Poi si rivolse al ragazzo. - Possiamo cominciare quando vuoi, Malfoy. Mi troverai nel mio ufficio.
- Direi che domani mattina potrebbe andare, Granger. Facciamo alle otto? - rispose lui con lo stesso tono.
- Perfetto - disse lei. Poi si alzò e salutò entrambi con un cenno. - A domani, allora. Arrivederci, Capo.
I due uomini ricambiarono il saluto e poi lei uscì, le gambe che le tremavano leggermente. Arrivò in qualche modo al suo ufficio, poi chiuse la porta e crollò sulla sedia tenendosi la testa tra le mani.
Avrebbe dovuto trovare il modo di dirlo a Ron, si disse. Lui le avrebbe certamente chiesto di rifiutare l’incarico, ma lei scoprì di non averne la minima intenzione. Certo, avrebbe dovuto lavorare con Draco Malfoy, ma in fondo era passato molto tempo, erano entrambi cresciuti, era davvero il caso di comportarsi da adulti e mettere da parte ogni ostilità. Inoltre, lui era stato dichiarato innocente al suo processo, il che significava qualcosa, giusto?
La ragazza si massaggiò gli occhi. E cosa avrebbe fatto se Ron avesse alzato di nuovo le mani?
Lo avrebbe picchiato a sua volta? Ne era in grado?
Lo avrebbe Schiantato, forse?
Hermione non lo sapeva.
Una lacrima solitaria scese sulla sua guancia destra.
 
Non poteva restare da Ginny per sempre, quello era poco ma sicuro. Prima o poi avrebbe dovuto affrontare Ron.
Ma cosa gli avrebbe detto? Se la sentiva di chiudere quella storia che tanto l’aveva presa, che durava da cinque anni di cui due di convivenza? Poteva davvero lasciare l’uomo di cui era innamorata?
Queste e altre domande le frullavano nella testa mentre apriva la porta di casa, le mani tremanti.
- Sono a casa - disse con un filo di voce.
- Finalmente, direi. - disse Ron con voce lugubre apparendo nell’ingresso. - Dove sei andata, conciata in quel modo? - chiese disgustato.
- A lavoro - rispose lei, guardandolo fermamente negli occhi.
- Oh, qualcuno voleva fare colpo sul capo, forse? Eh? E ci sei riuscita? - domandò lui con cattiveria.
- Ron… - iniziò lei con dolcezza. - Lo sai che non hai motivo di preoccuparti. - Lasciò cadere la borsa. - Io sono innamorata di te, solo di te. - Mosse un passo verso di lui. - E posso passare sopra a quello che è successo ieri sera, se vuoi. - Si sentì dire. Un altro passo. Ormai erano vicinissimi. - Però devi spiegarmi qual è il problema… posso aiutarti!
Lui la prese per le braccia, stringendo troppo, ma Hermione non emise un gemito.
- Il problema - sibilò - è che gli altri uomini non devono nemmeno guardarti. Io sto impazzendo, Hermione. Se potessi chiuderti in casa lo farei, davvero. Tu vuoi sistemare le cose - disse, improvvisamente dolce, scostandole una ciocca di capelli dal volto e accarezzandole la guancia. - Ebbene, da oggi in poi l’unico uomo che hai il permesso di frequentare, oltre a me, è Harry. Nessuna eccezione. Non parlerai col Capo, e soprattutto non collaborerai con nessun uomo.
I suoi occhi brillarono di una luce malata. Lui ci credeva davvero, comprese Hermione. Ma c’era un problema: lei non era d’accordo.
- Ron… lasciami, mi fai male - mormorò, dimenandosi per allentare la presa ferrea sulle sue braccia.
- Prima giurami che rispetterai la promessa, Mione.
Hermione lo guardò, le lacrime agli occhi.
- Io… non posso, Ron… - disse, quasi piangendo. La presa sulle sue braccia si fece più dolorosa, facendole scappare un gemito di protesta.
- E perché mai, mia cara? Se sei innamorata di me non hai bisogno di nessun altro uomo! - quasi gridò   lui. Hermione cominciò ad avere paura.
- Io… ormai ho accettato l’incarico, Ron. E il mio collaboratore è un uomo. Ma davvero, non hai niente di cui… -
- LO DECIDO IO, DI COSA PREOCCUPARMI! - urlò. Poi prese un bel respiro, allentando la presa ma costringendo Hermione ad arretrare verso il muro dietro di lei. - Puoi benissimo rifiutare l’incarico, Mione, questo lo sai. No, il problema è un altro… tu non vuoi, non è vero?
Ormai Hermione era spalle al muro ed impossibilitata a prendere la bacchetta o a difendersi in nessun altro modo. Era alla sua mercè.
- NON è VERO??
- Hai ragione. Non voglio. - rispose alla fine, sapendo di rischiare grosso. - E non lo farò, Ron, non lascerò che tu mi comandi a bacchetta!
Gli occhi di Ron brillarono di rabbia.
- Non voglio farti del male, Hermione. - sussurrò. - Io ti amo, lo sai.
Hermione non potè impedirsi di crederci. Era solo geloso, si disse.
- Però, mia cara, ho bisogno che tu collabori, o sarò costretto a passare alle maniere forti…
Hermione sentì gli occhi bruciare, ma non abbassò lo sguardo. In quel momento realizzò che quello non era il Ron che lei amava. Che negli ultimi due anni la sua gelosia non aveva fatto che peggiorare, e che era stata la sua cecità a portarla a questo.
Doveva rimediare.
- No, Ron. Basta. Ora lasciami.
Per tutta risposta lui si schiacciò contro di lei.
- Prima prometti - sibilò.
- Non avrai quello che vuoi. - disse, dura. Poi addolcì il tono. - Tutto può ancora tornare normale, Ron. Lasciami andare e dimenticheremo questi giorni di follia. Resterò con te, per sempre, ma tu devi lasciarmi e giurare di non alzare mai più un dito su di me. Queste sono le mie uniche condizioni, altrimenti, da questa sera puoi considerare la nostra storia… finita.
Ron sembrò effettivamente colpito, tanto che allentò la presa. Hermione sentì il sangue ricominciare a scorrere dolorosamente nei suoi avambracci.
- Tu credi… tu credi davvero di essere nella posizione di ricattarmi? - chiese, incredulo.
Le lasciò un braccio. Errore madornale, pensò Hermione, che diresse subito la mano libera alla bacchetta, senza estrarla. Non ancora.
Ron le accarezzò la guancia, e lei provò un inaspettato moto di repulsione.
- Sono io quello che ha il coltello dalla parte del manico. Sono io che posso fare quello che mi pare, di te…
Poi lui fece una cosa che lei non si aspettava: la baciò. Ma non come aveva sempre fatto. Questa volta era violento, e forzò la lingua nella sua bocca guidando la mano libera verso la camicetta di lei.
- Ron, no. - disse lei, ferma.
Lui non se ne curò e cominciò a sbottonarla, ma lei fu più rapida: con un colpo di reni lo respinse, e gli puntò contro la bacchetta.
- Ho detto no. Cosa diavolo ti prende?? Sei impazzito, forse?
Ron la guardò, furioso.
- Se mi amassi non mi respingeresti.
- Stavamo parlando, se non te ne fossi accorto, tanto per cominciare! E poi non ho nessuna voglia di… concedermi a un uomo che non riconosco più.
Ron sembrò ferito, così lei continuò.
- Non sei in te, Ron. Sei diventato geloso in una maniera malata, ossessiva… non puoi semplicemente impedirmi di frequentare altri uomini! Ti rendi conto anche tu che è un abuso. Per non considerare il fatto che ieri sera mi hai picchiata, e che stavi praticamente per stuprarmi. Cosa ti è successo?
Ron mosse un passo verso di lei.
- Non ti avvicinare - fece lei, puntandogli contro il petto la bacchetta. - Non costringermi ad usarla. Stanotte dormirai sul divano, tanto per cominciare. Voglio che tu ripensi a quello che mi stai facendo. Ne usciremo, Ron, se solo tu… tornerai in te.
Dopo aver detto quelle parole andò in camera, sbattendo la porta e appoggiandovisi contro. Scivolò fino a ritrovarsi seduta sul parquet. E fu allora che pianse tutte le sue lacrime su quelli che sapeva essere i resti del suo amore per Ronald Weasley.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
Salve a tutte! Come state? Io tutto bene :3
Allora, aggiorno in anticipo perché domani non ci sarò tutto il giorno, quindi credo che il prossimo aggiornamento sarà di nuovo di sabato, è molto comodo come giorno.
Detto questo, passiamo al capitolo.
- La nostra Hermione tira fuori gli attributi, affrontando Ron con coraggio. Servirà a qualcosa?
- Ron, il mio caro Ron. Non ci crederete ma mi dispiace fargli questo. E niente, è una persona orribile e lo odio a morte c:
- Che ne pensate del nome Alec Bane? Quelle che hanno letto Shadowhunters lo riconosceranno immediatamente :’) e nulla, come personaggio mi piace, quindi potrebbe ricoprire un ruolo un po’ più importante andando avanti, che dite?
- E poi, dulcis in fundo, il mio grande amore proibito. Già dalle tre battute che gli ho riservato si capisce che tipo è, ma non temete, lo vedrete talmente tanto da averne la nausea! So che questi due capitoli sono stati un po’ Romione-centrici, e anche il prossimo lo sarà, ma è necessario ai fini della storia. Scusate :3
E niente, come ho già detto aggiornerò sabato prossimo. Non mi resta che ringraziare le due persone che hanno recensito il primo capitolo e quelle che hanno preferito e seguito la mia storia.
Vi prego, fatemi sapere che ne pensate, per me è importante!
Grazie mille a chi farà questo piacere a questa povera autrice sbandata <3
Alla prossima!
Un abbraccio
Cris

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Capitolo 3
*** Goodbye. ***


Capitolo 3 - Goodbye.
 
L’amore non muore mai di morte naturale.
Muore perché noi non sappiamo come rifornire la sua sorgente.
Muore di cecità e di errori e tradimenti.
Muore di malattia e di ferite, muore di stanchezza,
per logorio o per opacità.
(Anaïs Nin)
 
Ogni donna che ha finalmente capito il suo valore,
ha raccolto le valigie del suo orgoglio,
è salita sul volo della libertà,
ed è atterrata nella valle del cambiamento.
(Shannon L. Alder)
 
- CHE COSA HA FATTO RON??
- Shhh! Sveglierai tutto il vicinato, Harry, calmati!
- COME FACCIO A… - prese un bel respiro, mentre una vena pulsava minacciosa sulla sua fronte. - Come faccio a calmarmi quando so che Ron ha picchiato Hermione, eh? Come faccio a stare tranquillo quando so che lei è sola con lui, in questo preciso momento??
Ginny quasi rimpianse di averglielo detto. E ci era quasi riuscita, a non dirglielo. Aveva resistito per tutto il pomeriggio, fino a dopo cena. Poi però aveva pensato che era giusto che Harry sapesse, considerando che Hermione, per lui, era la sorella che non aveva mai avuto.
- Basta, vado da loro. Devo sapere che è tutto a posto. - disse poi il moro prendendo già la giacca, ma la sua ragazza lo fermò.
Stava per dirgli qualcosa, qualunque cosa. Stava per dirgli che non poteva semplicemente presentarsi a casa della gente alle dieci di sera. Stava per dirgli che Hermione se la sarebbe cavata, che era geniale, che non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da uno come suo fratello.
Ma poi guardò Harry negli occhi, e vi trovò una determinazione che non aveva mai visto, mista a una supplica: lui aveva bisogno di sapere che Hermione stava bene.
- Non credo che Ron ti prenderà sul serio, se ti presenterai in pigiama. - disse dolcemente.
Harry sorrise, poi uscì di casa.
 
Hermione si asciugò gli occhi, quando sentì i colpi alla porta. Per un attimo ebbe paura, una paura irrazionale. Dovette trattenere il respiro per sentire cosa succedeva al di là della porta della sua camera.
- Lei dov’è? - chiedeva con insistenza una voce conosciuta. - Ron, dov’è Hermione?
Cosa ci faceva Harry a casa sua a quell’ora? Era successo qualcosa?
- Perché la cerchi? - chiese Ron. - Credo che stia dormendo.
- La voglio vedere.
Hermione poteva sentire la minaccia velata nel tono di Harry, e poteva quasi vedere i suoi occhi verdi, fermi e gelidi.
Si alzò con una certa fatica - tutta quella tensione le faceva male ai muscoli - e aprì leggermente la porta.
- Harry - chiamò, e poté vedere distintamente il suo migliore amico tirare un sospiro di sollievo. - Che ci fai qui in pigiama?
Il ragazzo sembrava non aspettare che quella domanda.
- Sono venuta a vedere come stai, Herm - disse dolcemente, per poi rivolgersi a Ron cambiando totalmente tono. - Ho saputo delle cose che non mi sono piaciute.
Hermione uscì dalla stanza, terrorizzata dalla tensione che si era creata tra i due.
- Io… sto bene, Harry, davvero. Guardami. - il moro si girò. - Sto bene, visto?
- Hai pianto. Perché? - chiese, usando il tono che riservava agli interrogatori.
- Noi abbiamo avuto una piccola discussione. - intervenne Ron. - Niente che ti riguardi, in realtà - aggiuse, tagliente.
- Mi riguarda eccome, amico - ribatté lui. Poi sospirò. - Sicura di star bene, Mione? Vuoi venire a dormire da noi?
Lei scosse velocemente la testa.
- Non ce n’è bisogno, davvero. Sto bene. Ieri sera… è stato solo un incidente.
Harry si accorse che stava cercando di convincere anche se stessa. Se pensava che l’avrebbe messo nel sacco in quel modo si sbagliava… voleva solo portarla via da lì, perché lei non era d’accordo?
Si rivolse quindi a Ron.
- Ronald Bilius Weasley - disse tra i denti. - Azzardati a toccare di nuovo con un dito mia sorella e sarà l’ultima cosa che fai, parola mia.
Poi guardò Hermione.
- E se tu non mi dici qualunque cosa lui faccia, mi costringerai a mettere qualche microspia qui dentro. Lo saprò comunque, Mione. - sospirò. - Buonanotte.
Poi se ne andò, col presentimento di star facendo un grosso errore.
 
- E così sei andata a piangere da lui, ieri sera, eh? - chiese Ron stranamente tranquillo. - Dovevo aspettarmelo.
- Io non sono andata a piangere da nessuno - ribatté lei. - Sono andata a casa loro, è vero, ma c’era solo Ginny e comunque non le ho detto nulla. Lo avrà capito dalla guancia gonfia, tu che ne pensi? - chiese poi, acida.
- Beh, vorrà dire che la prossima volta starò più attento.
Hermione lo guardò atterrita, rivedendo in un istante la sua bacchetta ancora a terra in camera sua, troppo lontana per essere raggiunta, tanto più che c’era Ron in mezzo.
- Co… cosa significa, la prossima volta? Credevo avessimo deciso che…
Ron rise, una risata folle.
- Mia dolce Hermione, credevi davvero che mi sarei arreso? No, no. Ti convincerò a fare quella promessa. Con le buone - cominciò ad avvicinarsi - o con le cattive.
Poi la prese per i capelli, trascinandola nel salotto e sbattendola sul divano mentre lei gridava come una pazza.
- Lasciami, lasciami! - disse tra le lacrime, tenendosi la testa con le mani, e lui effettivamente la lasciò, buttandola a terra.
Lei si rintanò in un angolo.
- Stammi lontano. Lontano, ho detto! - strillò, al limite delle sue forze.
Lui si avvicinò e le sferrò un calcio nelle costole che la fece piangere ancora più forte e urlare come se le stessero strappando l’anima.
Lo vide abbassarsi al suo livello mentre lei, respirando a fatica tra il dolore e i singhiozzi, si proteggeva la testa con una mano e il fianco colpito con l’altra.
Le prese il mento tra due dita.
- Puoi farlo smettere in qualunque momento, amore mio - soffiò sulle sue labbra. - Basta una parola: prometto. Su, dilla.
Anche nel dolore, Hermione capì che non doveva mollare.
- No, Ron.
Sentì un colpo alla porta, e capì che qualcuno stava cercando di sfondarla. Harry.
Doveva solo tenerlo occupato qualche minuto.
- Io porterò a termine quell’incarico - disse tra i denti. - Lavorerò con Malfoy e…
- MALFOY? TU LAVORERAI CON MALFOY? - gridò lui stringendo la presa sul suo mento mentre i suoi occhi si dilatavano a dismisura, iniettati di sangue. - NON TE LO PERMETTO, HERMIONE!
- Non ho bisogno del tuo permesso. Puoi picchiarmi a sangue, ma io non ti darò quello che vuoi.
Ron si alzò e le diede un altro calcio.
- Preferisci quella Serpe a me? EH? Ti faccio vedere io chi…
- Petrificus totalus!
Hermione vide Ron cadere immobile a terra, e alzò gli occhi velati di lacrime sul suo migliore amico.
- Harry… - mugulò.
- Oh, Mione… - mormorò lui prima di precipitarsi accanto a lei. - Che cosa ti ha fatto… riesci ad alzarti?
- Sono stata una stupida, Harry. - disse tra le lacrime. - Sarei dovuta venire con te, ma pensavo… io credevo davvero di averlo convinto a non farlo più, mi era sembrato pentito di quello che aveva fatto, io…
- Shh, non ti sforzare di parlare. Fammi solo un cenno con la testa, ok? Credi di avere costole rotte?
- Non lo so… oh, Harry, mi dispiace tanto, io non volevo che…
- Va bene, ho capito, ti porto al San Mungo, ok? Solo il tempo di mandare un Patronus a Ginny. Sei evidentemente sotto shock, è normale. Tranquilla. È tutto finito.
Si Smaterializzarono davanti all’ingresso del San Mungo, entrarono e, per fortuna, trovarono subito un Medimago disponibile.
Harry rimase fuori durante la breve visita, al termine della quale l’uomo, pelato e con grossi baffi, sorrise soddisfatto.
- La buona notizia è che non ci sono costole rotte, solo due leggermente incrinate. Dovrai tenere una fasciatura stretta per un paio di settimane, mia cara.
Poi si sedette dietro la sua imponente scrivania mentre un’infermiera provvedeva a fasciare Hermione, senza curarsi del fatto che lei mugugnava dal dolore.
- Ora, dolcezza, dovresti dirmi cosa è successo. Sai com’è, devo compilare un rapporto. - la scrutò mentre intingeva la piuma nell’inchiostro. - Allora?
- Io…  - Hermione deglutì. Non voleva denunciare Ron. - Sono caduta dalle scale. Ero andata a casa del mio amico, quello che mi ha accompagnata qui, e sono scivolata malamente sul ghiaccio delle scale del suo vialetto. Un semplice incidente, dottore.
Sperava di suonare convincente, anche se sapeva di non esserlo affatto.
- E anche quei lividi sulle braccia sono dovuti alla caduta, miss Granger? - chiese infatti lui mentre lei arrossiva e si guardava le braccia come se le vedesse la prima volta. C’erano davvero due segni violacei dove Ron l’aveva stretta. Il medico si tolse gli occhiali massaggiandosi la radice del naso, poi la guardò. - Se è successo qualcos’altro dovresti dirmelo, mia cara. Posso aiutarti. La polizia può. Cosa è accaduto davvero?
Hermione sospirò, poi lo guardò dritto negli occhi.
- Gliel’ho detto, sono caduta. - ripeté con fermezza. Il dottore sembrò deluso e preoccupato.
- E va bene. In questo caso, penso che tu possa già tornare a casa stanotte. Torna tra un paio di settimane per togliere la fasciatura, ok? Buonanotte, cara. E comunque - aggiunse poi. - Pensa a quello che ti ho detto. C’è gente che può aiutarti.
Hermione sorrise.
- Buonanotte, dottore. E grazie.
Uscì dallo studio barcollando leggermente mentre si rimetteva la giacca. La fasciatura le faceva male.
- Allora? - chiese Harry apprensivo.
- Ho solo due costole leggermente incrinate. Mi hanno fasciata.
Harry annuì.
- E come hai giustificato… questo? Insomma, lo hai denunciato, vero?
Hermione scosse la testa.
- Ho detto di essere caduta dalle scale.
Harry la guardò, sconvolto.
- Come potevo, Harry? Io… non voglio che passi un guaio per questo. Il fatto che la nostra storia sia finita è una punizione sufficiente, credimi - disse lei, stanca, passandosi una mano tra i capelli sconvolti.
Il suo migliore amico la guardò. Sì, era proprio da Hermione fare così.
- Starai a casa nostra finché non troverai un altro posto, va bene? Per noi non è un problema - disse in fretta, prevenendo ogni protesta da parte della mora.
- E va bene - acconsentì lei. - Però prima passo da casa e faccio le valigie, così tu lo scongeli e ce ne andiamo.
- Perfetto - sorrise l’amico, poi l’abbracciò. - Sei stata forte, Hermione. Non sei tu quella debole, ricordalo, ma lui. E… ecco… meriti di meglio, lo sai.
- Grazie Harry - rispose lei, più per gratificarlo dello sforzo di aiutarla che per altro. Avrebbe voluto crederci.
 
Quando il giorno dopo Ron si svegliò, aveva un brutto mal di testa. I ricordi della serata precedente tornarono di colpo.
Dov’era quella strega??
Ovviamente, era stato un illuso a credere di convincerla. Non sapeva cosa gli fosse preso, ma sentiva ancora quella rabbia cieca dentro di sé.
Andò in camera da letto, solo per scoprire che tutta la roba di Hermione era sparita.
Trovò solo una lettera, posata sul cuscino della ragazza che, nonostante tutto, era certo di amare.
 
Caro Ron,
Ti scrivo questa lettera perché… beh, immagino che tu lo sappia.
Ti ho amato molto, e probabilmente ti amo ancora: sono innamorata del bambino dolce, gentile e un po’ goffo che mi ha salvata dal Troll il primo anno; sono innamorata del ragazzino tonto e ingenuo che non ha neppure considerato di invitarmi al Ballo del Ceppo; amo con tutto il cuore il ragazzo che ha combattuto al mio fianco e mi ha baciata mentre la battaglia fuori infuriava; e amo il giovane uomo che mi ha chiesto di vivere con lui due anni fa.
Ma tu non sei più nessuna di queste persone, purtroppo. Sei geloso, ossessivo, insicuro fino all’estremo, e soprattutto sei diventato violento.
Non farò l’errore di tante donne che pensano di poter restare con il proprio partner nonostante lui le maltratti, nella speranza che cambi. Capisci bene che non possiamo più stare insieme dopo quello che mi hai fatto, e di cui ancora non capisco il motivo.
Sappi che nonostante tutto non ti porto rancore, non ti odio né ho intenzione di denunciarti. Però tu non ti devi avvicinare a me. Mai più.
Addio.
Hermione
 
Una lacrima bagnò il foglio, già intriso di quelle di Hermione.
Era finita, aveva rovinato tutto.
Ma una cosa era certa: l’avrebbero pagata cara, oh, sì che l’avrebbero pagata.
Se non poteva averla lui, non l’avrebbe avuta nessun altro.
 
Draco Malfoy era seduto sulla sua poltrona preferita, in salotto, davanti al camino acceso. Si riempì il bicchiere appena svuotato di Whiskey Incendiario.
Era tardi, lo sapeva. Avrebbe dovuto dormire, in vista del giorno dopo.
Un sorriso sprezzante spuntò sul suo volto senza che potesse controllarlo. Lavorare con la Mezzosangue… quanto era caduto in basso. Un tempo non avrebbe dovuto elemosinare quei lavoretti da due soldi, o passare il tempo a rinchiudere in prigione persone che avevano praticamente abitato casa sua per un anno intero. Un tempo avrebbe potuto vivere una vita lussuosa, circondato da donne e da amici, insieme alla sua famiglia. Poi però suo padre aveva deciso che era il caso di assecondare quel folle del Signore Oscuro, e aveva coinvolto anche lui in quella pazzia.
Si guardò il braccio sinistro, orrendamente marchiato da quel tatuaggio che non sarebbe andato più via. Questo era quello che era, dunque? Uno schifoso Mangiamorte, un delinquente, un essere malvagio?
Aveva fatto cose orribili, lo ammetteva. Non avrebbe mai fatto pace con la sua coscienza, ma andare a caccia di criminali la metteva a tacere per un po’: gli sembrava di restituire al mondo una bontà che lui stesso aveva contribuito ad estirpare. D’altronde, non che gli avessero lasciato molta scelta: o la collaborazione, o il carcere. Questo era l’unico vantaggio che la sua giovane età gli aveva assicurato durante quella recita che era stata il processo ai Mangiamorte, il processo in cui tutti sapevano già dall’inizio come sarebbe finita.
Ed ora si ritrovava a dover affrontare il disprezzo della Mezzosangue quotidianamente.
Vuotò il bicchiere tutto d’un sorso.
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
Salve a tutti! Come state? Io bene :3
Allora, che ve ne pare? Prometto che la parte tra Hermione e Ron è momentaneamente finita, immagino ne abbiate fin sopra i capelli come me.
Tra parentesi, ma quanto sono belli Harry e Hermione? È proprio così, il loro rapporto, secondo me: reciproca protezione e tanto, tanto affetto.
Per non parlare di Ginny e Harry… non fatemi fangirlare.
Ho voluto inserire una specie di soliloquio made in Malfoy, per farvi inquadrare un po’ come intendo trattare il suo personaggio: è una persona ferita, con profonde cicatrici e una fiducia negli altri scesa sotto zero.
Niente, spero che il capitolo vi piaccia, e se vi piace vi prego di recensire! Siete un po’ pochine a farlo (non fraintendetemi, ADORO voi che lo fate e vi ringrazio di cuore) e per me è davvero importante, perché se non vi piace non ha senso che continui a pubblicarla!
In ogni caso, grazie anche a chi segue, preferisce e ricorda :)
Alla prossima, e lasciatemi un commentino! Anche due parole, anche una critica, basta che mi diciate cosa ne pensate ahaha
Un abbraccio
Cris
 

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Capitolo 4
*** Colleagues ***


Capitolo 4 - Colleagues
 
 
Un nemico occupa più spazio nella nostra testa
che un amico nel nostro cuore.
 
 
Draco batté impazientemente il piede a terra e guardò l’orologio: erano già dieci minuti che aspettava che la Mezzosangue si degnasse di arrivare, seduto sulla comoda poltroncina in un angolo del suo studio.
Ecco l’unica cosa che gli faceva veramente perdere le staffe: i ritardatari.
Doveva passare il tempo in qualche modo.
Accanto a lui c’era una copia della Gazzetta del Profeta, datata a una settimana prima. Non sembrava essere stata sfogliata, notò con uno sguardo: non c’era nemmeno un angolo stropicciato. Un articolo sul fondo della prima pagina catturò la sua attenzione:
 
Morto Albert Garthrow, collaboratore dei Mangiamorte.
L’uomo, 57 anni, era rinchiuso ad Azkaban da quattro anni dopo essere stato giudicato colpevole di aver collaborato con i Mangiamorte durante la Seconda Guerra Magica. Lo staff della Gazzetta del Profeta porge le sue condoglianze alla famiglia del defunto.
 
Garthrow… chissà quale dei tanti vigliacchi che avevano collaborato con loro era. Tanti volti scorsero davanti agli occhi del giovane, ma non riuscì a ricordare.
- Perdona il ritardo, Malfoy.
Una voce gelida, che non sembrava quella della Granger, quasi ferì le sue orecchie. La osservò entrare: aveva una postura stranamente rigida e zoppicava leggermente sulle scarpe basse.
- Vorrei mettere in chiaro da subito che la puntualità è un requisito fondamentale, Granger - si sentì dire lui, scrutandola. - Ti pregherei di non farti attendere. Cos’è, Weasley ti ha tenuta sveglia, ieri notte? - aggiunse poi con un ghigno.
Lo sguardo di lei era stranamente duro.
- Non sono affari che ti riguardano, Malfoy. - sibilò. - Vieni, siediti davanti alla scrivania. Ti illustro il caso.
Lui obbedì, spiazzato da quel comportamento. Cos’era successo?
Lei si piegò verso il cassetto di destra della scrivania, cosa che apparentemente le costò parecchia fatica.
- Ti senti bene, Mezzosangue? - chiese.
Lei per tutta risposta sbatté il fascicolo del caso sul ripiano.
- Oswald Kartwright. Era un nostro informatore, ci ha denunciato almeno una decina di Mangiamorte e loro collaboratori. Trovato morto in un bagno pubblico mentre la sua guardia del corpo, un certo Tyger, aspettava fuori. Nessun segno di lotta, né ferite di alcun genere. - disse rapidamente e in tono professionale.
- Aspetta, mi stai dicendo che faceva parte del Programma Protezione Testimoni? - chiese lui, divertito. - A quanto pare voi Auror non siete così infallibili, eh?
Hermione prese un respiro tra i denti.
- Tyger è molto in gamba, ma è anche estremamente giovane e inesperto. Deve per forza essergli sfuggito qualcosa. Qualcosa che noi dobbiamo scoprire. Come capisci bene, questo delitto non può restare impunito.
- Oh, certo. Come no. Ne andrebbe della reputazione del Ministero, di Shacklebolt e di Bane. Per quanto sarebbe davvero divertente - Hermione gli scoccò un’occhiataccia - temo di non avere altra scelta, sbaglio?
- Non sbagli. Per prima cosa credo che dovremmo cercare negli archivi del Wizengamot le deposizioni di Kartwright. Dobbiamo sapere chi è stato denunciato da lui. E ritengo anche che dovremmo parlare con Tyger. Potrebbe essere utile sentire la sua versione dei fatti.
- Sono d’accordo, Mezzosangue. Cominciamo?
Hermione gli scoccò un’occhiata sprezzante.
- Prima cominciamo, prima finiamo.
Draco alzò gli occhi al cielo. Ecco che cominciava.
Ma quella della Granger non sembrava semplice ostilità nei suoi confronti.
Lei tentò di alzarsi dalla poltrona, mettendoci molto più tempo del previsto e ricadendo alla fine. Arrossì fino alla punta dei capelli. Draco le fu subito affianco per aiutarla. Se gli era rimasto qualcosa dell’educazione di sua madre era che non si lasciava mai una donna in difficoltà, non importava di chi si trattasse. Quando le posò una mano sulla schiena per tirarla su delicatamente, trasalì nel sentire lo spessore di una fasciatura. Si staccò non appena lei fu in piedi.
- Non ce n’era bisogno, Malfoy - sibilò lei.
- Giusto, avrei dovuto lasciarti lì e farti tentare fino a domani mattina. - sbuffò lui. - Credevo avessimo deciso di fare le persone mature, Granger. Se non vuoi il mio aiuto basta dirlo.
Lei si sentì una sciocca.
- Grazie, comunque - mugugnò. - E in ogni caso, sono caduta dalle scale.
- Non te l’avevo chiesto, Mezzosangue.
Lei arrossì, poi cominciò a camminare rapidamente verso la porta.
 
Cosa le era saltato in mente? Perché aveva dovuto giustificarsi col Furetto? Non aveva senso. Cercò di pensare lucidamente: almeno lui era troppo impegnato a stupirsi per notare che lei aveva sussultato non appena l’aveva toccata e aveva sentito il bisogno di scappare.
Le aveva chiesto se Ron l’avesse tenuta sveglia… beh, in un certo senso sì, pensò amaramente, anche se non in quello che credeva lui.
Camminava con gli occhi bassi, in silenzio. Si accorse che Malfoy si era adeguato al suo passo zoppicante senza fare altre domande, e gliene fu segretamente grata.
Incontrarono Tyger seduto a una piccola scrivania stracolma di foto di una giovane ragazza e di poster dei Cannoni di Chudley.
- Alexander - lo salutò lei con un sorriso. - Come stai?
- Oh, signorina Granger - disse lui di fretta alzandosi in piedi. Pur sovrastandola di tutta la testa era molto magro, e sembrava voler scomparire per quanto stava incurvato. - Cosa posso fare per lei?
Nonostante fosse palesemente nervoso, il suo sguardo divenne di puro panico quando riconobbe Draco.
- S-salve, signor Malfoy - balbettò.
- Salve, Tyger. Hai un secondo? Vorremmo farti qualche domanda su Oswald Kartwright.
Alexander rivolse un’occhiata supplichevole a Hermione.
- Signorina, davvero, ho già detto tutto quello che so. Non sono stato io, lo giuro!
- Se ne sei così sicuro perché sembri così spaventato? Hai qualcosa da nascondere? - chiese Malfoy con voce dura.
- Quello che il signor Malfoy intende dire - intervenne Hermione scoccando un’occhiataccia al collega e impedendo a Tyger di svenire - è che vorremmo sentire la tua versione dei fatti direttamente da te. Ti dispiace?
Lui fece un mezzo sorriso.
- Assolutamente no - rispose. - Accomodatevi.
- Parlaci di Kartwright, Alex. - disse Hermione dopo un po’.
- Il signor Kartwright era sempre molto gentile con me. Non mi rispondeva mai male, anche se si vedeva che gli pesava la sorveglianza forzata. Mai una parola fuori posto, mai.
- Abbiamo capito - tagliò corto Draco. - Aveva nemici?
- Che io sappia no, signore - si affrettò a rispondere il ragazzo. - A parte i Mangiamorte che ha sbattuto in galera. Senza offesa, signore.
Draco sorrise, falso. Hermione sperò solo che Tyger non se ne fosse accorto, e probabilmente fu così, perché il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.
- Dicci di quella mattina. - disse la riccia.
Alexander si rabbuiò.
- Il signor Kartwright era stranamente nervoso dal giorno prima. Non mi voleva dire perché, anche se io glielo chiesi diverse volte dicendo che ero io a doverlo difendere in caso di pericolo. Non mi volle ascoltare. Mentre ci recavamo sul suo posto di lavoro, mi disse di dover andare in bagno, e sparì in uno di quei bagni pubblici in centro. Mentre c’era lui non è entrato nessun altro. So solo che, quando venti minuti dopo ancora non era uscito, sono entrato per vedere se stesse bene, e l’ho trovato… beh, lo sapete, ecco.
Era chiaro che stesse dicendo la verità, e nemmeno Malfoy, pur mantenendo un’espressione scettica, non trovò pecche nella sua storia.
- E va bene, Tyger - aggiunse l’uomo. - La tua storia regge. Un’ultima domanda: sai perché Bane ti ha affidato questo compito?
- Io credo, signore, che non lo ritenesse un compito troppo complicato. Poco rischioso, sa. Credo sia stato per questo. Ma io ho fatto tutto per bene, signore, non potevo certo seguirlo anche in bagno! Non è vero, signorina Granger? - chiese con voce lamentosa.
- Ma certo, Alexander. Hai fatto quello che hai potuto. Se non c’è altro, noi togliamo il disturbo. Grazie mille - disse lei con un sorriso alzandosi a fatica.
Strinsero la mano al giovane e si diressero verso gli uffici del Wizengamot.
- Non può essere stato lui - affermò Hermione di botto. - Lo conosco, non farebbe mai niente del genere. E poi, perché avrebbe dovuto? Quell’uomo lo trattava bene.
- Stando alla sua storia, però, era l’unico nei paraggi quando Kartwright è morto. Come te lo spieghi?
- Forse c’era qualcuno ad attenderlo, in quel bagno.
- Lo avrebbe visto, credo, a meno che non sapesse che era lì. Ma allora perché entrare?
Hermione non seppe cosa rispondere.
 
Non dovettero cercare a lungo: il fascicolo di Kartwright era in cima alla più grossa tra molte pile contenenti tutte le testimonianze contro i Mangiamorte raccolte in cinque anni. Doveva essere stato consultato di recente, probabilmente da Bane.
- Guarda qui… ha denunciato una marea di persone! Come dovremmo fare a capire chi…
Malfoy gli scoccòun’occhiataccia.
- E io che ci sto a fare? Dammi qua - disse togliendole i fogli di malagrazia.
Hermione sussultò.
- “Per favore, Granger, mi passeresti il fascicolo?” “Certo, Malfoy, come no?” - fece lei alzando gli occhi al cielo, ma il ragazzo non la stava ascoltando, troppo impegnato a scorrere il foglio con gli occhi grigi. Occhi che, un istante dopo, erano puntati su di lei, gelidi.
- Ti pare il momento per la gentilezza, Granger?
- Prima sei stato gentile anche se non ce n’era bisogno. - non si poté trattenere lei, mordendosi immediatamente la lingua.
Lui fece un sorriso storto.
- Sono un gentiluomo, prima che un criminale.
Hermione fu colpita da quelle parole, ma non sapeva spiegarsi perché. Non sapendo cosa dire, restò in silenzio.
Quel momento svanì subito.
- Potrò dirti di più tra un paio di giorni. Ti sta bene?
Lei si riscosse.
- Benissimo.
 
 
 
 
Angolo Autrice
Lo so, lo so, sono in ritardo, e so anche che il capitolo è orrendamente corto, però finalmente vediamo i nostri eroi insieme, no? Spero che questo basti a farmi perdonare!
Purtroppo il tempo mi manca, non posso scrivere quello che vorrei in questo angolino, e mi dispiace, mi rifarò la prossima volta.
Mi raccomando fatemi sapere quello che ne pensate! Grazie mille a coloro che recensiscono, seguono, preferiscono e ricordano, siete il motivo per cui scrivo!
Alla prossima
Cris

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