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Questo racconto nasce da una costola di
“Carlisle. L’anima di un vampiro.”
Si colloca nel periodo successivo in cui il
nostro dottore lascia i Volturi, in un anno non precisato d’inizio ‘800. Credo
che possiate leggerlo anche senza aver seguito il racconto originario da cui
parte.
Buona lettura.
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Un altro giorno di questa eternità che passa uguale agli
altri.
Guardo oltre il vetro della finestra che si apre sulla
parete di questa stanza vuota e colgo un brandello di cielo azzurro.
Penso che poteva essere così, il colore freddo dei suoi
occhi, prima…
Prima che diventassero caldi come ambra dorata.
I suoi occhi… sono ancora qui, in questa stanza.
Sono ancora qui, posati su di me. Non sono mai andati
via.
Detesto stare qui dentro, dove il mio sguardo si arresta
esausto contro le pareti, indugia sui tendaggi scuri a fissarne le pieghe
scomposte; sto qui, sdraiata ad aspettare che se ne vada il sole, mentre vengo
assalita da ricordi troppo dolci, che per me, hanno un gusto vago e sconosciuto
di felicità. In giorni come questi, mi sento più vulnerabile, benché io sia
fatta di una sostanza refrattaria a qualsiasi incrinatura; sono diamante che
non si scheggia.
Vorrei che piovesse, o che il cielo fosse grigio e
plumbeo come quel giorno ormai lontano, che ci incontrammo per le vie antiche e
sonnolente di Volterra, questo borgo all’apparenza così accogliente, che nelle
viscere della terra, sotto i tombini di scolo nasconde demoni immortali e una
serie infinita di orrori.
L’orrore mi sorprese nei suoi occhi quel primo giorno…
C’è troppo sole qui; non ho mai amato l’astro arancione
che scalda questa terra feconda di vita, mistero, sangue e anime, generosa di
storia e di nobile arte.
Scopro per l’ennesima volta, quanto può essere triste in
una giornata di sole, restare al chiuso di questo palazzo, nelle sue stanze
segrete, eleganti, fredde e piene di tesori, quadri e arazzi preziosi che Aro
ha accumulato attraverso i secoli. Il signore e padrone oscuro di questo luogo,
si circonda della luce della bellezza perché forse i vampiri non possono
aspirare né raggiungere la luce più sublime.
Non mi era mai pesato in passato, non avevo mai sentito
la mancanza della luce come ora.
Forse, perché essa non aveva mai lambito i margini della
mia anima dannata.
Ero avvolta dalle tenebre, lo sapevo. Vivevo in esse.
Ero come un uccello, che nato e cresciuto in gabbia, non
desidera la libertà, finché non la assapora per davvero, almeno una volta;
allora, scopre che il gusto è troppo dolce, il profumo troppo buono perché
possa scordarlo, e ne vorrebbe di nuovo.
Sono ancora immersa nelle tenebre, ne faccio parte perché
sono fatta della stessa materia; affondo nel buio dell’abisso, ma prima non lo
sentivo scivolarmi addosso come pesante liquido nero.
Prima c’era solo profonda oscurità in cui galleggiavo
sospesa. Prima c’era solo il silenzio di chi non ha anima, né conosce o prova
sentimento. Prima c’era solo la notte senza mai il giorno con la sua luce che
feriva lo sguardo.
Prima uccidevo senza sforzo, senza il peso del rimorso.
Sappiamo che esistono le stelle, ma non arriviamo mai a
toccarle, non percepiamo il loro calore.
Restano distanti e irraggiungibili; sono puntini luminosi
nel cosmo, simili a divinità astratte troppo lontane, di cui non possiamo
sapere nulla. Poi, per un capriccio del fato, come una cometa, una di queste
stelle silenti si stacca dal nero della notte, cade sulla terra e la sua scia
gelida, ti sfiora e brucia la tua vita, passa attraverso strati di pelle dura che
tutto assorbe, arrivando al centro del tuo essere, lasciandoti un’ impronta sul
cuore che pensavi morto. E lì, resta per sempre.
Ho sempre odiato il sole; ora, se possibile, lo odio
ancora di più.
Ma c’è stato un momento, un luogo e un tempo in cui ho
amato il calore che emana questa stella fonte di vita.
È stato quando lui mi fece scoprire quanto poteva essere
bello vivere sotto la sua luce, goderne come facevano gli esseri umani,
sentirne i raggi caldi sulla nostra pelle troppo fredda. Lo amavo se ero con
lui, lo amavo quando faceva brillare la nostra pelle nuda in un campo
punteggiato di rossi papaveri, dove noi andavamo a fare l’amore.
Perché quello era amore… almeno per me… e forse, anche
per lui…
Come un seme non può germogliare in una terra arida,
l’amore è un sentimento che non potrebbe attecchire in esseri come noi;
creature bellissime quanto dannate, siamo corpi freddi e vuoti, dominati quasi
unicamente dalla sete e dalla lussuria. Eppure, quello era amore.
E lo sapevo, perché era qualcosa che non avevo mai
avvertito prima, come una scossa che faceva tremare il cuore, che si propagava
nel corpo con forza inaudita, fino a invadere i più remoti pensieri.
Lo ricordo ancora quel giorno incredibile; lontano da
palazzo, mi portò nella vasta campagna toscana, tra le spighe di un campo di
grano dorato quanto i suoi occhi. Fu strano sentirsi leggeri, con l’illusione
di essere innocenti, rincorrersi in quel campo felici come ragazzi che
scoprono la gioia della vita.
Dare spettacolo di noi stessi, così…
Sembrava troppo eccitante e pericoloso, perché eravamo
totalmente esposti allo sguardo indiscreto di chiunque si fosse trovato a
passare di lì, umani o vampiri.
Spogliati Heidi, mi disse. E io avevo timore di
farlo.
- Sei un vampiro pazzo.
- No. Spogliati e fai l’amore con me, qui, in mezzo a
questo mare di papaveri, sotto questo cielo senza nuvole, in questa luce pura e
cristallina, che fa brillare come diamante le nostre pelli.
- Se Aro lo venisse a sapere…
- Non aver paura Heidi, non aver paura di sentire la
vita. Anche noi possiamo sentirla scorrere… non solo attraverso il sangue… non
solo dando la morte…
Forse lo era davvero, forse era solo pazzo d’amore e di
desiderio, lo stesso che sentivo io.
Forse il suo era solo desiderio di vita.
Mai avevo osato tanto. Mai mi ero sentita così: investita
dalla luce.
Trasformata dall’amore.
Era come ritrovare la propria anima senza sapere di
averla smarrita.
Lui credeva che anch’io ne avessi una; non lo credevo e
pensarlo mi sembrava blasfemo.
Non mi spiegavo come fosse possibile. Eppure era vero.
Com’è vero che adesso soffoco tra queste mura consumate
dal tempo e dalle mie lacrime invisibili, in questa stanza che ha visto i
nostri amplessi appassionati, custodito i nostri sospiri, che ora accoglie solo
il silenzio di un cuore che non batte più e la tristezza di una vita rimasta
senza luce.
E io sono ripiombata nel buio; ora lo sento tutto, il
peso.
Adesso non è più come prima.
Mi ha abbandonata anche l’indifferenza.
Adesso guardo le mie ignare prede, le osservo subire il
mio fascino letale e vedo che sono uomini. Spio la luce dei loro occhi, una
fiammella che danza eccitata e mi accorgo del momento preciso in cui si spegne,
rapita dal morso della morte. Presto ci saranno altre vite da andare a
prendere, ma non oggi; questa giornata è troppo limpida e tersa.
Tornerà un altro giorno grigio come metallo, a sporcare
il cielo di Volterra, e io dovrò uscire da questa stanza, fredda quanto lo sono
io, per cercare nuove vittime da sacrificare sull’altare della sete dei
Volturi.
Io, sacerdotessa di un rito terrificante di morte, che
celebravo tranquillamente senza nessuna esitazione o senso di colpa, finché non
ho assistito alla tragedia che compivo attraverso i suoi occhi pieni di
compassione, che mi guardavano allontanarmi dalla nostra alcova, mi
supplicavano smarriti di restare, mentre la sua mano tesa sul lenzuolo cercava
di trattenermi. Cercava di salvarmi e io ero già persa, senza rimedio.
- Non andare Heidi, ti prego.
Non potevo ascoltarlo. Non potevo essere altro da ciò che
ero e che sono. Pensavo che avesse torto.
E tornare ogni volta, dopo il compimento della mia opera
nefasta, era una ferita in più per lui, e una nuova amarezza per me. Mi sentivo
come non mi ero mai sentita, come chi tradisce l’amato, lo umilia e lo sfianca;
sa che sta sbagliando, ma, se pure afflitto dal rimorso, persevera nel suo
errore, troppo debole per resistere o rinunciare.
Lui voleva cambiarmi e forse, ci sarebbe riuscito. Lui
voleva cambiare tutti noi.
Ma non si può trasformare i demoni in angeli.
Il mio angelo buono è passato una volta, e una volta
soltanto, io ho amato davvero.
Non potevo trattenerlo senza distruggerlo e l’ho lasciato
volare via per salvarlo.
******
Vago lenta attraverso le strade di Volterra; non ho
ancora scelto le prede che fatalmente, mi seguiranno docili e inconsapevoli,
nel loro ultimo viaggio. La caccia non è altro che un gioco sottile, in cui
sono maestra: sono il predatore che nessuno vede, che si camuffa abilmente
nell’ambiente circostante. E quando mi vedono è troppo tardi.
Il vento sfiora appena il mio volto celato da una veletta
nera che nasconde il mio sguardo rosso vermiglio.
Sono una cortigiana dal fascino ambiguo; pelle candida di
velluto, nascosta in preziosa seta ricamata, guanti neri nascondono le mie
braccia bianche e lisce, e i miei capelli color mogano sono acconciati con
grazia in una crocchia. Un parasole mi protegge da un raggio impertinente che
potrebbe oltrepassare la coltre delle nubi.
Le mie scarpine sul selciato non fanno rumore mentre mi
muovo con la grazia di un cigno che scivola sull’acqua. Passo accanto alla
gente che quasi non avverte la mia presenza, se io non voglio farmi notare. Mi
muovo come un’ ombra silenziosa.
Osservo la vita umana che mi passa accanto. Ne afferro i
rumori, i profumi; il vociare di bambini che corrono, carri e carrozze che
passano, in lontananza il suono degli zoccoli di cavalli portati al trotto,
uomini e donne che camminano per strada, che parlano, ridono. Lui mi diceva che
era il rumore della vita.
Percorro a passo leggero le stradine strette.
Accanto alle case, dalle finestre lasciate aperte
arrivano profumi d’ogni genere; di latte e formaggio, di pietanze cucinate che
feriscono i miei sensi troppo acuti, e dalle botteghe degli artigiani arriva
l’odore di pelli conciate, di inchiostri, di tinture per tessuti, odore di
fatica e di sudore.
Odore di sangue, di animali macellati. Eccitazione. Odore
di pericolo.
Non ho ancora posato gli occhi su nessuno.
Non ho ancora scelto chi tra le mie vittime mi farà
sentire in colpa.
Incontro un curato con la Bibbia in mano, e il mio
sguardo si sofferma su di lui per un istante, sufficiente a farlo vacillare; il
santo bigotto in abito talare, suo malgrado, resta affascinato, irretito, sento
il suo sconcerto di fronte alla mia inquietante bellezza. Probabilmente
dall’abbigliamento, mi giudica una donna di malaffare e non sospetta quanto sia
peggiore la mia natura; sono ciò che lui combatte, male reale che pure non può
conoscere.
Sorrido.
Penso a come mi piacerebbe svelarmi davvero, mostrargli
il demonio che sono, ma non posso.
Una legge assoluta stabilisce che nessun abitante di
Volterra debba essere portato dentro il palazzo.
Arrivo davanti alla facciata di una chiesa di epoca
romanica, severa ed essenziale nelle linee architettoniche.
Un gruppo sparuto di uomini e donne in abiti eleganti vi
sostano davanti; stranieri in visita, gente che vuole ammirare l’interno di
Santa Cecilia. * Gentiluomini in cappello a cilindro e bastone, avvolti nelle
loro marsine scure, accompagnati da raffinate signore alla moda. Mi avvicino a
loro; silenziosamente, col passo felpato di un felino, arrivo alle loro spalle.
La mia voce è fatta per sedurre: con essa attiro le mie vittime.
“Signori, dopo la chiesa, vi piacerebbe visitare la collezione
privata di arazzi di una nobile e antica famiglia di Volterra? Sono di fattura
squisita, di altissimo pregio. Non ve ne pentirete.” Incanto per le loro
orecchie.
Si voltano tutti, uomini e donne, per vedere a chi
appartenga una voce tanto soave e musicale.
Il gruppo di vittime designate si apre come un sipario a
rivelare un volto, e lo sconcerto non è più solo il loro.
Non credevo che un’ anima morta potesse sussultare,
catturata da un’ immagine, un fantasma prepotente che torna a galla dal
passato. Un ragazzo di forse vent’anni, troppo avvenente anche per essere un
semplice umano, mi sconvolge per le fattezze angeliche di un viso in cui
spiccano due occhi celesti, trasparenti come acqua di sorgente e capelli biondi
che paiono morbidi come miele. Sento il suo profumo così particolare.
I suoi occhi… dovevano essere così.
Dimentico che sono io il predatore.
E divento preda. Del vento impetuoso del ricordo che
spalanca le porte della mente, di un dolore struggente e sconosciuto che fa
tremare l’oscurità che ho dentro; di una nostalgia tenera che soffia sul cuore
e pare rianimarlo; di due occhi troppo limpidi che mi fissano curiosi e timidi,
mentre la gelosia per la giovane donna al suo fianco, scatena la rabbia più
sorda e istantanea nel mio petto.
La ucciderei… solo perché è vicina a lui.
“Non possiamo che accogliere l’invito di una signora così
bella e affascinante.”
Non è la sua voce, ma quella di uno dei gentiluomini;
quasi non presto attenzione alle sue parole, perché il mio sguardo non riesce a
staccarsi dall’angelo che ho di fronte. Li accompagno dentro la chiesa, dove
vorrei separare il mio angelo perduto dagli altri. Ma soprattutto da lei, che
resta attaccata al suo braccio, che sorride mesta alle sue lodi e risponde col
rossore sulle gote, mentre una strana luce complice, scende dalle vetrate a
illuminare la navata della chiesa e scalda l’atmosfera che li circonda. Io li
osservo mentre camminano immersi nella luce, ma è lui che mi affascina più di
tutto; rubo ogni dettaglio del suo volto, ammiro i lineamenti perfetti, le
labbra, il naso diritto, guardo la luce giocare con le onde dei suoi capelli
che si accendono di riflessi dorati.
Il gruppo si è sparpagliato e la giovane coppia è davanti
a una piccola cappella, ferma nella contemplazione di una pala d’altare che
raffigura il martirio di una santa cui tagliano la lingua, ed è in quel momento
che l’angelo si volta nella mia direzione.
Una breve distanza mi separa dall’oggetto delle mie
brame.
Fisso il mio sguardo come un magnete su di lui e i nostri
occhi si allacciano; ho lanciato l’esca che lo catturerà senza scampo. Mi basta
guardarlo con sufficiente insistenza, per esercitare la mia malia. Il ferro non
può resistere ad una calamita. So che è solo questione di pochi minuti: il mio
angelo perduto lascerà il braccio di quella insignificante mortale, così
scialba ai miei occhi, così indegna di tanta avvenenza. Infatti, sorrido
compiaciuta, quando lo vedo abbandonare la fanciulla per raggiungermi. I miei
occhi l’hanno catturato e gli lancio un ultimo sguardo per invitarlo a
seguirmi: non mi servono parole per rapirlo, mentre mi spingo in direzione
della navata opposta.
Mi nascondo dietro un grosso pilastro prima di puntare
decisamente verso l’uscita. Sento i suoi passi che quasi mi rincorrono. Lascio
che mi raggiungano solo all’esterno, fuori dalla chiesa.
Mi si avvicina, non potrebbe fare altro. È già mio.
“Posso sapere il vostro nome, bella signora?”
Sento la sua voce così vicina al mio orecchio e sono
sorpresa: non è come mi sarei aspettata. In un aspetto tanto fine e delicato,
pensavo potesse accordarsi una voce dal timbro acuto, quasi fastidioso, ma la
sua è profonda, calda, molto maschile.
“Haidi… Mi chiamo Haidi. Il tuo nome, straniero?” chiedo,
e so che la mia voce può ammaliarlo solo di più.
“Carlos.” E non aggiunge altro, deglutisce quasi incapace
di parlare.
Carlos…
Carlisle…
Basta il suono di un nome a evocare un altro volto,
legato ad altrettanti ricordi.
Continuo a guardare Carlos, a contemplare il suo
magnifico aspetto e ugualmente avverto il profumo esaltante del suo sangue
giovane e fresco, nettare troppo invitante che fa bruciare di tentazione
malsana la mia gola bagnata di veleno. La passione che domina il demonio che
sono è uguale da secoli, mai sopita e soddisfatta, mai sazia di vita; immagino
di dargli il mio bacio mortale mentre lo stringo furiosamente tra le mie
braccia, come un’amante gelosa e avida; non lo concederei ad altri, neppure ad
Aro in persona. E per fortuna, giunge di nuovo la sua voce a distrarmi dai miei
propositi.
“Dove sono custoditi questi arazzi di cui avete parlato?
Vi sembrerò ardito e sfacciato, ma vorrei vederli, solo in vostra compagnia.”
Per stare con me, ha dimenticato la sua compagna
abbandonata nella quiete in penombra di una navata. Non mi sorprende: conosco
il mio potere, irretisce le menti umane, che plagiate, fanno ciò che voglio. Ma
per una strana perversione, in questo caso, non mi accontento. Non risponderò
alla sua domanda, ma voglio sapere se ha soffocato altri sentimenti per seguire
il mio richiamo.
“Chi è la giovane donna cui vi accompagnavate poc’anzi, e
che avete lasciato dentro una chiesa, per seguire una sconosciuta?”
“È la mia promessa sposa, signora. Mi sento indegno di
lei, ma sono qui a supplicarvi, calpestando il mio orgoglio come mai avrei
pensato di fare: mi concedete un’ ora sola con voi? Non so come sia che avete
stregato il mio cuore. E vi giuro: non sono solito a simili comportamenti.”
È una supplica accorata e impetuosa come il turbamento
che la suggerisce.
Turbamento che dovrebbe essermi indifferente, se non
fosse per i suoi occhi freddi, troppo accesi di emozione dolorosa. Si sente in
colpa il mio angelo, e questa è forse la cosa che mi sorprende di più. Avverto
qualcosa dentro di me che non pensavo di sentire di nuovo, una sensazione
forte, un moto convulso, un tremito che corre sulla mia pelle fredda, il
fremito di un’ala ferita che sbatte senza poter volare. Lo riconosco
immediatamente: era quello che mi faceva sentire lui.
Carlos non può vedere l’orrore che dilata le mie iridi,
lo spasimo che mi prende violento, attraversarmi come un fulmine che
incenerisce un albero.
Un secondo lungo come la mia eternità.
Forse è la follia che mi fa parlare.
“No, sbagliate: è lei a essere indegna di voi. – Proseguo
con decisione, e forse, un pizzico di malizia. -A pochi isolati da qui, c’è una piccola piazza, poco frequentata.
Aspettatemi lì; vi raggiungerò tra poco meno di un’ ora. Non preoccupatevi per
i vostri amici, né per la vostra fidanzata. Mi occuperò di loro e giustificherò
in maniera adeguata la vostra improvvisa assenza.”
Carlos mi scruta per un istante, forse vorrebbe dire
qualcosa, ma si accorge che non può; si allontana velocemente nella direzione
da me suggerita, e io mi appresto a tornare dentro Santa Cecilia. Il gruppo
elegante di uomini e donne si attarda ancora tra le navate, ignari di cosa li
aspetta; mi chiedono del giovane che era con loro, la fanciulla sembra
preoccupata, ma bastano poche parole dette con voce suadente a rassicurarla. La
osservo; è fragile e delicata, la pelle trasparente venata d’azzurro, il sangue
le colora debolmente le guance.
Una vergine, di quelle che Aro preferisce. Non solo per
il sangue.
Un’ora è il tempo che ci vuole ad accompagnare le mie
ignare vittime al Palazzo dei Priori, fare ciò che va fatto e tornare dal mio
angelo. E fremerò nell’attesa.
E gioirò se potrò dissanguare la sua mortale e fragile
promessa sposa.
Questo racconto nasce da una costola di “Carlisle. L’anima di un
vampiro.”
Si colloca nel periodo successivo in cui il
nostro dottore lascia i Volturi, in un anno non precisato d’inizio ‘800.
Il secondo capitolo arriva dopo molto tempo
dal primo – era in cantiere da un po’, è piuttosto corto, lo so, ma assicuro
che i prossimi saranno più corposi –mi
sono decisa pensando che così mi verrà voglia di terminare il racconto, tempo e
ispirazione permettendo. Scusate questo lungo ritardo, e spero che qualcuno
abbia voglia di leggerlo ancora.
Buona lettura.
Tutto è andato nel modo consueto.
Si è compiuta la liturgia del massacro. L’ennesimo.
Le mie prede, docili mi hanno seguita senza protestare né
immaginare la sorte che le attendeva; tra loro spiccava la giovane promessa
sposa del mio angelo per il suo profumo così fresco, la fragranza acerba e
delicata di una fanciulla vergine.
Non ha emesso fiato. Non ne ha avuto il tempo.
Prima che altri vampiri potessero farlo, mi sono gettata
su di lei come un lupo famelico.
Ho bevuto avida il suo sangue caldo e dolce, immaginando
che il mio angelo perduto, avesse posato le sue labbra su quella gola bianca e
fragile.
Ho affondato i denti nella carne tenera della gola che ha
ceduto come niente al mio assalto. E mentre uccidevo quell’innocente, ero
libera da ogni rimorso. Straziavo le sue carni con perfidia, con un piacere
perverso e immondo, mentre pensavo a lui.
Da troppo tempo non mi sentivo così.
Leggera.
Come se non avessi pesi enormi a gravarmi addosso e
l’anima mia fosse volata via, gettata lontano dai suoi delitti.
Non volevo far leggere i miei pensieri ad Aro; non doveva
sapere di Carlos.
Come avrei giustificato le mie intenzioni, benché io non
sapessi bene quali fossero?
Volevo Carlos, ma il modo per averlo non era affatto
chiaro in me.
Volevo il suo sangue o volevo affogare nell’oblio di un
ricordo troppo lontano nel tempo?
Dovevo approfittare del momento di delirio della
mattanza, mentre tutti erano ancora sotto l’effetto dell’estasi del sangue, per
andarmene in fretta senza attirare l’attenzione di nessuno.
Così feci.
Me ne andai, veloce come chi ha qualcosa da nascondere.
Ma ad Aro nulla sfugge davvero, né le azioni, né i
pensieri che legge sfiorandoti la pelle.
Ma per un po’ lo ingannai; qualche giorno, il tempo che durò
quella strana gioia dimenticata attraverso i secoli.
Raggiunsi il luogo stabilito, una piazza di paese non
troppo affollata di gente dai colori più vivaci del cielo sporco di nuvole
grigie, basse e gonfie di pioggia imminente.
Lui era lì, immobile che mi aspettava, nell’ ansia
dell’attesa che rendeva gli occhi inquieti e fuggevoli.
Occhi così freddi, ma così intensi da bruciare come fuoco
la mia anima di ghiaccio. Solo i suoi capelli si muovevano all’aria che li
sferzava, come onde sul mare leggermente battute dai venti.
Chissà se si sentiva in colpa per quello strano
tradimento che stava attuando ai danni della sua fidanzata. Non sapeva ancora
che non l’avrebbe mai più rivista.
Lo catturai al primo sguardo e lui dimenticò dove fosse.
“Non ne avete motivo: quale donna non accetterebbe il
vostro invito?”
“Forse, una donna come voi…” disse, facendosi più vicino,
improvvisamente intrepido.
“Voi mi avete affascinato; non è cosa che capiti spesso,
sapete… Di solito, è il contrario che accade.” Ammisi mio malgrado, leggendo in
quello sguardo celeste il riflesso di un’anima ardente e viva.
“Devo ringraziare la mia buona sorte, allora…”
La mia voce s’incupì. “State attento: potreste arrivare a
maledire la vostra sorte…”
Non era la buona sorte che l’aveva messo sulla mia
strada, ma il mio angelo perduto non poteva saperlo. Eppure volevo che lo
credesse.
“Volevate un’ ora del mio tempo: come pensate
d’impegnarlo?” Continuai, azzardando un invito esplicito.
“Farò tutto ciò che vorrete, mi basta poter stare con
voi. Portatemi a vedere questi arazzi, o qualunque cosa vogliate mostrarmi.”
“Non oggi, è meglio.”
In un impeto incontrollabile, che un po’ mi sorprese, mi
cinse contro il suo corpo e lo lasciai fare.
“Ditemi che potrò rivedervi; vi ho chiesto un’ ora, ma
sento che non potrebbe bastarmi.”
Lo volevo sentire vicino, una tentazione enorme a cui non
sapevo sottrarmi; sangue caldo e invitante che pulsa nelle vene, e un cuore
vivo e forte che batte sotto il petto ansante. Il mio veleno letale mi bagnava
le labbra e la gola, ma un tremito dolce e innocente sconvolgeva il mio corpo.
E mi parve di ricordare un fremito identico che correva sulla pelle, la stessa
passione che accese una luce spenta tanto tempo prima, nel buio di una notte
dimenticata tra le nebbie della memoria. Alzai una mano ad accarezzare il suo
volto d’angelo e solo un guanto nero di velluto proteggeva la sua pelle dal
freddo della mia. Ma era il calore che cercavo.
Quel calore che desideravo rubare dalla sue labbra che
cercavano le mie, ma che ancora non si facevano trovare.
Non ero pronta a un contatto tanto intimo e segreto, alla
sua lingua che avrebbe giocato con la mia, a un sapore che avrebbe scatenato il
mio istinto più selvaggio. Forzai l’attesa che divenne un piacere doloroso.
“Ci incontreremo solo nei giorni grigi e uggiosi, sempre
in questo posto. Trascorreremo del tempo assieme, ma non dovrete mai chiedermi
nulla di personale, dove vivo o cosa faccio, e a nessuno parlerete di me. È un
impegno serio che vi sto chiedendo e sarà nel vostro interesse mantenerlo.”
Sussurrai accostando le mie labbra rosse al suo orecchio.
“Tutto, pur di stare con voi, Haidi. Datemi il vostro braccio
e camminiamo insieme. Volete?”
“Volentieri Carlos. Accompagnatemi e parlatemi di voi.
Voglio scoprire i vostri segreti.”
E Carlos mi raccontò i suoi sogni e i suoi desideri, le sue
speranze e le sue delusioni, le angosce e il coraggio dei suoi sentimenti
riposti negli uomini, negli ideali perseguiti con costanza, le aspettative
inseguite e qualche volta disattese.
“Provengo da una famiglia agiata e potrei vivere di
rendita; per mio padre mi dovrei preoccupare solamente di mantenere il
prestigio del nostro casato, ma il fatto di avere ereditato dei privilegi non
può farmi dimenticare che abbiamo delle responsabilità, che non tutto ci è
dovuto. Vorrei costruire qualcosa di concreto, dare il mio contributo.
Purtroppo, non ho ancora trovato il modo giusto per attuare il mio proposito.”
Era affascinante per me, ascoltarlo; la sua fresca
ingenuità, l’innocenza del suo cuore era qualcosa di disarmante.
Era appassionato e pieno di uno slancio tipico della
gioventù dei suoi anni.
Un’innocenza che forse incontravo davvero per la prima
volta.
Un’ innocenza simile alla sua, ma senza la
disperazione che viene dal timore di perderla.
In Carlos non esisteva il tormento che aveva angustiato lui.
C’era l’impulsività, l’impazienza che lo faceva
scalpitare, e c’era la confusione, l’incertezza della direzione da prendere. Il
mio angelo perduto non sapeva dove andare.
“Io sono certa che troverete la vostra strada. Siete un
giovane volenteroso e generoso, colto e pieno di entusiasmo. Potreste fare
molto e lo farete di certo.”
Gli dissi con l’intento d’incoraggiarlo, ben sapendo che
lo stavo ingannando, ma mi piaceva troppo la luce dell’entusiasmo che faceva
brillare i suoi occhi chiari. Volevo annegare in quella luce, una scintilla che
mi riportava indietro nel tempo; in altri occhi dorati avevo già incontrato una
fiamma identica.
Vagammo tranquilli per le stradine della cittadina,
dimenticando il tempo e dove fossimo.
Per me, non c’era altro che il suo sorriso, la sua voce
profonda che echeggiava alle mie orecchie, passando sotto l’arco di una strada.
Poi, ci separammo verso l’ora del tramonto e Carlos si
allontanò a malincuore, per tornare al suo alloggio, una villetta affittata
alla periferia della cittadina. E ancora non sapeva che non vi avrebbe trovato
la sua fidanzata ad attenderlo, né alcuno dei suoi amici. Avevo una certa
curiosità per la sua reazione, ma non me ne preoccupai.
Il giorno seguente, alla stessa ora e allo stesso luogo
ci saremmo rivisti.
Speravo soltanto che il sole non venisse a tradirmi.
Il
giorno seguente, il sole tiepido di una giornata primaverile scalda il cielo di
Volterra, e io e Carlos non possiamo incontrarci.
Ero
stata chiara e gli avevo spiegato quali erano i presupposti favorevoli ai
nostri incontri, e tali condizioni non prevedevano giornate assolate e
luminose.
È
forse una precauzione superflua, volendo anche rischiosa, ma decido di fargli
avere un mio messaggio scritto. L’unica umana che lavora per i Volturi è
Renata, una giovane di nemmeno vent’anni, orfana d’entrambi i genitori, senza
conoscenze o mezzi di sostentamento, che all’alternativa di prendere una
malattia venerea in qualche squallida casa d’appuntamenti, ha accettato di
svolgere mansioni e commissioni di varia natura per noi; la ragazza è
naturalmente vincolata al segreto, e le era stato prospettato subito qual’era
il rischio che avrebbe corso se si fosse lasciata sfuggire una minima parola o
informazione su quello che avveniva al Palazzo dei Priori, e su chi fossero in
realtà i signori che vi alloggiavano.
Fui
io a reclutarla un paio d’anni or sono; una sera, mentre ero a caccia di
possibili vittime, la salvai dalle molestie di un uomo che con la scusa di
offrirle un lavoro onesto, voleva prenderla contro un muro in un vicolo. Non
fui spinta da chissà quale senso umanitario, ma solo perché Aro aveva bisogno
di una disperata come lei, e Renata evitata la violenza, sarebbe morta quella
sera stessa, se non avesse corrisposto alle esigenze del signore oscuro di
Volterra. Superato il primo momentaneo sentimento di terrore di fronte alla
terribile verità della nostra natura immortale, la ragazza con una volontà
sorprendente, aveva accettato di servire il clan dei Volturi, firmando un patto
segreto che la legava a noi per il resto dei suoi giorni mortali.
In
nessun caso ne sarebbe stata affrancata, e la giovane che non era una stupida,
intuiva che la sua collaborazione con i Volturi aveva una scadenza; Aro nel
tempo e contro ogni previsione, l’aveva presa in simpatia, e giurava che prima o
poi, l’avrebbe trasformata lui stesso in una vampira, per farne forse il suo
scudo personale.
In
effetti, Renata è fedele, silenziosa e discreta, parla solo se interpellata, e
probabilmente è persino grata alla bizzarra sorte che le ha impedito di finire
i suoi giorni dimenticata in qualche sanatorio o in un ospizio per i poveri.
Meglio
vivere tranquilli e senza problemi anche solo per pochi decenni, piuttosto che
una vita lunga e difficile, condita da infiniti travagli, questo il pensiero più
ricorrente e sincero che Aro aveva trovato in lei. Una concezione della vita
molto amara e disillusa, ma dal suo punto di vista, comprensibile.
Così,
mi sono servita di Renata per fare avere il mio messaggio a Carlos, e
nell’ipotesi che Aro leggendo i suoi pensieri, scoprisse qualcosa, l’ho tenuta
all’oscuro d’ogni dettaglio sul destinatario, e il contenuto della missiva; le
intimai solo di consegnare la mia lettera all’indirizzo stabilito e di tornare
a darmi notizie il prima possibile. Lei fece tutto con zelo, e la solita
discrezione.
Tre
giorni più tardi, finalmente io e Carlos c’incontriamo di nuovo, nello stesso
luogo e sempre in quell’ora della sera in cui le ombre sono più lunghe. Con mio
disappunto, non posso concedergli molto tempo, perché devo rientrare in fretta
al palazzo.
Carlos
appena mi vede, mi viene incontro trepidante. Mi prende le mani, che tengo
sempre protette dai guanti e bacia le punte delle dita; mi guarda, rapito dal
mio sguardo che fisso nel blu profondo dei suoi occhi; ha l’atteggiamento di un
pio pellegrino in adorazione di una santa.Ma è un demonio quello che sta adorando.
Sono
una creatura tentatrice e subisco la tentazione, non solo del suo sangue. L’amore
è incompatibile con la nostra natura malvagia, e se sperimentiamo qualcosa che
n’abbia parvenza, non ha le stesse sfumature né la consistenza vibrante del
sentimento umano; è più una brama, un’eccitazione violenta dei sensi che
c’illude di essere vivi, e dura un istante smarrito nel buio della nostra
eternità profonda e desolante. Tante volte in passato avevo provato qualcosa di
simile, ma solo una volta, per un altro vampiro, io ho provato quello che gli
umani chiamano amore. Oggi lo so con estrema certezza, perché da tale
esperienza non sono più tornata ad essere quella di un tempo; l’amore è un
fuoco che ti brucia per sempre e non lascia scampo. Non conoscevo il tormento,
prima d’incontrare quel vampiro compassionevole che mi ha rivelato qualcosa di
me stessa.
Ricordo
ancora quando era lui a dirmi queste stesse cose. So quanto avesse
ragione, anche se io dubitai a lungo, eppure nessun altro mai, mi fece provare
le medesime sensazioni.
Non
ho più amato così, nel tempo che venne dopo. Niente e nessuno.
Oggi
Carlos piomba nella mia esistenza coi suoi occhi cerulei, col suo viso d’angelo
che mi ricorda chi ho amato.
Carlos
subisce l’illusione come un essere umano e questo è l’effetto che faccio su di
lui. È una preda, debole come ogni comune mortale, che pur volendolo, non può
sottrarsi alla mia letale seduzione. Eppure, non so quale desiderio contorto mi
domina, non è questo il modo in cui voglio vincerlo; voglio che sia mio, ma non
così. Non voglio una preda soggiogata al mio infimo potere, voglio un uomo
consapevole, disposto a scegliere per sé, quella fascinazione ambigua e maligna
che io rappresento. Una follia, perché presuppone che Carlos sappia la verità e
sia disposto ad accettarla, e un uomo sano di mente e di spirito non sceglie la
sua condanna. Io altro non posso essere, ma non m’importa, devo soddisfare il
mio ego.
Bramo
che il cuore di Carlos palpiti di passione amorosa per il vampiro che sono, e
che non abbia orrore della mia pelle fredda e terrea, né provi repulsione per
le tenebre nascoste dietro la luce vermiglia dei miei occhi.
“Ho
pensato a voi costantemente, Heidi. Volevo vedervi e come uno sciocco
pusillanime, disperavo d’incontrarvi ancora. Siete entrata nei miei pensieri in
un modo che fatico a comprendere, e non trovo in me volontà per resistere al
vostro richiamo. Mi sento quasi in colpa…”
Verità
e contraddizione nelle parole di Carlos, spaventosamente chiare per me, ma non
saprei farne a meno.
“Credetemi,
non avete motivo di sentirvi in colpa. Non siete il primo uomo che subisce il
mio fascino… e di questo mi compiaccio e godo, come voi non potete comprendere.
Non ho altro scopo che indurvi ad arrendervi a me, e credetemi, io vinco
sempre. La mia natura mi ha forgiata per questo…”
“Allora,
sono felice della mia sconfitta… ebbene, sono già vostro. Eppure un dolore mi
tormenta anche adesso, e m’impedisce di gioire di questo strano trasporto verso
di voi.”
“Date
a me il vostro dolore, deponetelo sulle mie labbra… smetterà di esistere…”
dico, osando l’impensabile, avvicinando il mio viso al suo, mentre il fresco
profumo del sangue accende la mia sete. È un bacio che sto cercando, ma non è
ancora tempo e mi fermo.
È
eccitante e penoso tenere a bada il mio demone, mentre sento la vena del suo
collo pulsare vitale e calda. La tentazione di posare le mie labbra proprio lì,
è feroce; non so come faccio a resistere senza assalirlo, ma il gioco più è
pericoloso, più mi eccita. Lui è ignaro del delirio sublime e terribile che
scatena in me.
“Vi
confesserò Heidi che sono molto in ansia; sono giorni che non ho notizie dei
miei amici, compagni di viaggio attraverso questa terra amena, né ho più visto
la mia fidanzata o i suoi genitori, e questo è ancor più grave e preoccupante.
Non riesco ad immaginare cosa possa essere successo. Ho fatto organizzare delle
ricerche, ma senza risultato, sembrano tutti scomparsi nel nulla…”
Mentre
lo ascolto, ci allontaniamo dalla piazza e proseguiamo per una stradina che
porta alle mura esterne della città di Volterra; un basso muricciolo di pietra
sorge su un lato e domina un piccolo altopiano, da cui si gode la vista delle
vaste colline sottostanti rese scure dalla luce grigia che scende con la sera.
Nella
voce del mio angelo perduto, avverto la sua tensione, l’angoscia per la sorte
della fanciulla scomparsa.
Mi
sorprendo che abbia ancora la forza per pensare a lei, nonostante io sia
entrata con prepotenza nei suoi pensieri. Forse in lui, inconscia c’è ancora la
volontà di sottrarsi alla mia luce maligna, e quest’idea stimola con maggior
forza la mia ossessione. Non tollero che il suo pensiero sia diviso da me,
altro non voglio che veda, né speri.
Diventerò
tutto quello che per lui esiste, e la sua perduta promessa sposa non sarà altro
che un sogno dimenticato in un limbo.
“Dovrei
vergognarmi; - prosegue il mio angelo - benché io sia sinceramente preoccupato, non sento come dovrei la
mancanza di colei cui sono legato da una promessa nuziale. Negli ultimi due
giorni ho dubitato che il mio fosse amore, e giuravo, e spergiuravo di
appartenerle con tutto il cuore e l’anima. Vedete mia bella signora, come sono
mutabile ed effimero? Ero sicuro di un sentimento fragile quanto un alito di
vento che subito si placa. Non fidatevi di me, sarei per voi motivo di
vergogna.”
La
sua ingenuità ha uno strano potere su di me, abbatte le mie armi e i pensieri
turpi, e me lo rende caro ancora più di quanto già sia. Scatena dentro il mio
petto morto, dove cuore non batte, qualcosa di tenero che mi spaventa, un
sussulto sconosciuto che non appartiene al mostro che sono, come se una forza
dormiente misteriosa e potente si stesse risvegliando.
“Non
dovete parlare in questo modo; le vostre parole vi fanno onore, ma non dovete
più preoccuparvi per la vostra fidanzata. Tengo in un modo speciale a voi, e
dovete capire che finché ci frequenteremo, non ammetterò nessun altro fra noi.
Dunque, rassegnatevi, la vostra promessa sposa non tornerà più. Vi assicuro che
presto non penserete più a lei.”
“Le
vostre parole suonano come una sentenza; come fate a parlare con tale
sicurezza? Voi sapete la verità? Parlate più chiaramente, vi prego…” chiede il
mio angelo, e intuisco un vago timore in lui.
L’inganno
è parte di me, e in altre circostanze non esiterei a mentire con piacere
perverso, ma adesso una strana amarezza mi pervade, al punto che quando
rispondo a Carlos, sottraggo il mio sguardo ai suoi occhi, specchi troppo
trasparenti in cui non voglio guardare. Forse per la prima volta mi accorgo che
fanno male.
“Carlos,
la vostra fidanzata vi ha abbandonato… per sempre. Fidatevi di quello che sto
dicendo…” Esito stranamente.
Lo
sento sussultare, e all’improvviso ho paura del sentimento che lo legava a lei,
e mi chiedo se è in mio potere spezzarlo. Non voglio pensare che l’amasse sul
serio, ma io cosa posso saperne, in fondo, di ciò che prova un cuore umano? Non
mi sono mai preoccupata di questo.
“Perdonatemi,
non capisco, Haidi; come fate a dire una cosa del genere?” Domanda, e avverto
l’ansia nella sua voce, e non so cosa mi spinge a dire più di quello che
dovrei.
“Io
l’ho allontanata da voi, Carlos… è stato facile convincerla, si è lasciata
sedurre subito dalle mie parole gentili… - mi volto di nuovo a guardarlo e mi
avvicino di più a lui; l’esitazione mi ha abbandonata, e spietata, perpetuo il
mio inganno. – Ve lo dissi che non era degna di voi, non si è fatta alcuno
scrupolo, nessun dubbio l’ha fermata. Ha lasciato Volterra con quelli che
presumo fossero i suoi genitori, e alcuni degli amici che vi accompagnavano.”
Osservo
l’effetto della mia menzogna, ricordando bene il padre e soprattutto, le urla
disperate della madre della fanciulla, morta anche lei sotto l’assalto di due
vampiri lo stesso giorno della figlia.
Carlos
è sconvolto, incredulo, al punto che si sottrae al mio sguardo, e la sua
reazione sconvolge anche me; mi accorgo ora che è più forte di quanto credessi.
È una cosa che mi affascina e mi spaventa ancora di più, e la brama di averlo
si rafforza con violenza.
“Non
ci posso credere! Lei era la creatura più dolce che conoscessi e i suoi
sentimenti per me erano così sinceri… quale cuore incostante nascondeva!”
Poso
una mano sulla guancia del mio angelo e lo induco a guardarmi. Non voglio che
pensi a lei, non con quella tenerezza mista a stupore che leggo nel suo
sguardo.
“Forse
i sentimenti della vostra innamorata non erano così forti come credete…è
bastato un niente, le parole di una perfetta sconosciuta a spazzarli via…”
Carlos
mi fissa ancora perplesso, ma arreso al mio volere, e mi rivolge forse la domanda
più sconvolgente e inaspettata.
“Ma
voi chi siete, signora? – chiede, posando una mano sulla mia – Perché siete
comparsa sulla mia strada?”
“Mi
sono posta la stessa domanda. Credete nel destino, Carlos?”
“Il
destino gli uomini se lo costruiscono… ho sempre creduto questo, ma le mie
certezze in questo momento vacillano…” ammette smarrito.
“Non
è sempre così; ci sono cose che l’uomo non può controllare, né dirigere a suo
piacimento, cose che sono più grandi e forti della volontà umana. Il nostro
incontro è una di queste cose, Carlos, e ve lo dico adesso, ci segnerà per
sempre… senza scampo.”
“Parlate
in un modo oscuro…”
“Lo
so, ma capirete presto…”
Devo
allontanarmi, il mio tempo è scaduto e restare troppo a lungo vorrebbe dire
insospettire gli altri, un rischio che non posso aggiungere a quello che già
sto vivendo. Sto per farlo, ma il mio angelo mi trattiene una mano.
“Quando
potrò rivedervi? Mi concedete sempre così poco tempo; è passata mezzora e già
mi lasciate, senza sapere quando potrò incontrarvi di nuovo. Non siate crudele.
Ditemi un giorno, vi prego, che io possa fremere nell’attesa di quel momento.”
“Un
giorno che sarà esattamente come questo, un giorno senza sole, col cielo
sporcato dalle nuvole.”
Non
aggiungo altro e me ne vado. Voltato l’angolo della strada, fuggo via talmente
veloce che di me non resta traccia, e Carlos forse si chiederà se non abbia
sognato. Mentre mi allontano, sento già il desiderio prepotente di rivedere il
mio angelo perduto, il suo bel volto domina i miei pensieri e cattura la mia
mente, accendendo altri ricordi. Il passato è ancora in agguato.
******
Dieci
giorni di sole sono lunghi e interminabili da passare. Il tempo è l’unica cosa
che possiedo, ma resistere lontana da lui è più difficile di quanto pensassi.
L’impazienza mi domina, e l’attesa è un tormento implacabile. Come può un
mortale farmi un tale effetto? Da dove viene questa debolezza che mi assale? Ho
la paura folle che mi dimentichi, che vada via, lontano da Volterra, mentre io
maledico e odio questo cielo troppo azzurro che mi condanna alla solitudine.
Questo palazzo mi sembra una prigione e io sto aspettando di evadere. Sono
uscita solo una volta per rastrellare le mie vittime, avvolta in un lungo
mantello e nascosta dietro una maschera, posseduta dal timore di trovarlo sulla
mia strada nell’istante più sbagliato. Non voglio che mi veda fare quello che
faccio. Non voglio che l’orrore lo sfiori, né possa sporcare i suoi pensieri.
Lui è libero di muoversi, di andare dove vuole, io ho solo il tempo di portare
le mie poche prede a palazzo, e mi muovo sulle strade come un animale che si
sente braccato e vorrebbe solo nascondersi. La caccia non è fruttuosa, le prede
insufficienti a soddisfare la sete dei Volturi. Io sono irritabile, a disagio
per il mio fallimento. Dovrò cacciare di nuovo, e non mi piace farlo in questo
modo; se non sto attenta, gli altri noteranno la mia inquietudine. Non devono
vedere. Non devono sospettare il motivo del mio malessere. Sono un vampiro, no?
I vampiri non sentono niente, non tradiscono emozioni.
Non
ne vivono alcuna.
Rimpiango
di non poter dormire. È l’unico momento in cui gli esseri umani non soffrono,
un piacere sottile e inconsapevole, senza desiderio. Uno stato dell’essere
simile alla morte, che avvicina alla pace. Mi sto accorgendo di quanto è triste
non poter sognare, e immagino che sognerei lui, le sue labbra calde sigillate
sulle mie, le sue braccia che mi trattengono. Cosa darei per raggiungerlo
almeno nei miei sogni. Ma non posso fare neppure questo; che misera esistenza è
la nostra, condannati all’eternità di giorni che paiono immutabili, al conto
delle ore che trascorrono troppo lente.
Ricordo
quando era il mio amore ormai lontano a rammaricarsi di tali privazioni, e io
non riuscivo a comprendere da dove venisse il suo tormento. Lo capisco davvero
soltanto ora.
Ricordo
i nostri momenti sotto le lenzuola, mi sembrava che riempissero tutto; il
desiderio ci possedeva feroce e assoluto, era vitale soddisfarlo, e l’estasi
del sangue era dimenticata, mentre i nostri corpi si fondevano all’infinito.
Potevamo prolungare quell’unione quanto volevamo.
-Il sesso è selvaggio e oscuro come la nostra natura, surrogato di
un’unione che vorrebbe essere completa, ma è difficile che le nostre anime si
tocchino; non abbiamo la spossatezza tenera che resta agli amanti, che li
addormenta tra le braccia dell’amato. Vorrei poterti sognare Haidi, saresti
dolce nei miei sogni, e ti amerei come non riesco a fare…
-L’amore non ci appartiene, un cuore morto non può sentirlo. In realtà,
non abbiamo anime che possono toccarsi, Carlisle, si toccano solo i nostri
corpi… e il piacere colma tutto il resto…
-Non è vero, Haidi. Quando mi guardi, mi accorgo che qualcosa palpita in
fondo al rosso dei tuoi occhi, solo che tu non lo sai. Se io lasciassi Volterra
domani, tu soffriresti per quel sentimento che credi di non poter provare, ma
lo vivi in questo esatto momento…
Aveva
ragione, lo scoprii sulla mia pelle. Arrivò il momento della nostra separazione
e mi resi conto di quanta verità ci fosse nelle sue parole. Il mio cuore si era
acceso con lui e l’abbandono lo spegneva di nuovo. Avevo consapevolezza
di esser morta, e desideravo sentirmi viva.
Detesto
questo sole dorato che mi ricorda i suoi occhi. Odio questo cielo troppo limpido
che mi respinge con la sua luce trasparente, che mi tiene lontana dal celeste d’altri
occhi.
Voglio
un cielo plumbeo sotto cui nascondere l’abominio di un desiderio proibito. Voglio
Carlos per la creatura egoista che sono. Voglio sentire il suo cuore battere
per me, fino a quando la sorte reclamerà diversamente, perché dopo tanto tempo
mi ricordo di essere viva, e non voglio scordarlo di nuovo.
L’eternità
è troppo lunga da sopportare da soli. Erano parole sue. Ora le sento mie.
Continua…
È da molto che non scrivo in questa sezione, in cui un po’ di
tempo addietro ho lasciato un paio di ff (una Long e una OS) di cui qualcuno
magari si ricorda ancora. Riprendo questa storia dopo un tempo infinito,
sperando che interessi ancora a qualcuno. Questa volta ho intenzione di
portarla a termine. Se qualcuno avrà voglia di lasciare un’impressione
favorevole o meno, mi farà piacere.
Ho perso il conto dei giorni di
sole, astro molesto che non vuole tramontare. La primavera rinasce ed è vita
che si rinnova; ci costringe a restare più a lungo dentro il perimetro delle
nostre mura, che osiamo abbandonare solo nell’ora più tarda, quando le ombre
del crepuscolo scendono come cortine dal cielo. Non resisto in questo tetro
palazzo un altro giorno ancora.
La compagnia dei miei simili non mi dà alcun piacere; sono
esseri senza emozioni, spenti a qualsiasi interesse che riguardi la vita,
sbiadita memoria di qualcosa che fu.
-La nostra eternità è un simulacro vuoto di
sostanza. Una perenne attesa di nulla.
Le sue parole sono rimaste
incise come morsi sulla mia pelle fredda e bianca. Mi hai segnata, Carlisle.
Come nessuno mai. Ma non sei riuscito a cambiarmi.
Forse Aro ha sempre avuto ragione: siamo demoni
senz’anima, incapaci di cambiare. I miei fratelli immortali attendono
null’altro che l’arrivo delle mie prede, senza ricercare altre passioni, senza
manifestare alcun desiderio diverso. Hanno cuori più morti del mio, una sete
smisurata di sangue che non si placa mai; paiono vivi e godono solo quando
uccidono. E il mio biasimo è falso e immotivato, perché non sono tanto diversa
da loro. Eppure, guardarli mi deprime come non credevo fosse possibile.
Avverto con prepotenza, e non mi
era mai successo nei secoli che mi porto sulle spalle, la miseria
dell’esistenza che siamo obbligati a condurre; mi dà un disgusto tale, che
perfino l’oscurità che ho dentro si ribella a questo tedio.
Il sangue non basta a colmare il
vuoto abissale che ho dentro.
Conosco il desiderio sensuale
della carne, che si mantiene forte e oscuro in me, ma ad alcuni tra noi fa poco
effetto la passione carnale. La vivono come una distrazione, ma non ne traggono
lo stesso piacere estatico che raggiungono bevendo il sangue.
Tempo fa, dopo la sua
partenza da Volterra, mi scelsi un nuovo amante; fu un gioco necessario per
riempire la sua assenza. Era una delle guardie di Marcus, un vampiro letale,
ferino e bello come Apollo. Era perverso e crudele con le sue vittime che
tormentava fino allo stremo, con un godimento spropositato e allucinante;
dunque, io mi aspettavo che vivesse il sesso altrettanto intensamente, invece
si rivelò una pratica monotona, a tratti furiosa, che dava pochi e fugaci
brividi, e si esauriva in fretta. Nulla di simile a quello che era stato con
te, Carlisle.
Con il vampiro dagli occhi dorati, io mi sentivo viva.
Dove sono le nuvole?
Perché non vengono a nascondere
questo sole nemico che mi tiene lontana dall’oggetto dei miei desideri?
Aspetto che scendano le tenebre
più fitte per strisciare lungo i muri di Volterra e seguire l’impulso che mi
spinge sotto le finestre dove lui vive.
Un debole chiarore proviene da
esse, e dietro le tende a volte scorgo la sagoma della sua figura; so che è
lui, ma non posso colmare questa breve distanza che ci divide. Non ancora.
Lui non sa che vengo qui, da
giorni, all’ora del crepuscolo e che non ho altra speranza che vederlo anche
per un breve attimo. Non so per quanto ancora potrò accontentarmi d’istanti
rubati alla notte, di un’ombra sfuggente dietro una tenda che si muove appena.
La sera scende e la mia sagoma
scusa si confonde nel buio che inghiotte ogni cosa, e avvolge tutto col suo
silenzio inquietante.
Passa l’omino che accende gli stoppini di lampioni e lanterne appese agli angoli delle strade, e io mi
nascondo dentro l’arco nero di un portone, mentre aspetto che si allontani per
la sua strada. Sento il profumo del suo sangue, ma è uno del luogo, dunque
intoccabile. I miei occhi rossi brillano come brace nel buio, per
l’eccitazione.
Se non osasse farlo di persona -
cosa di cui dubito - Aro mi farebbe uccidere, se sfiorassi anche solo l’idea di
aggredire un abitante di qui. Il pensiero stesso è un terrificante delitto
punibile con la morte. Le sentenze di Aro sono implacabili, senza appello o
giustificazione; maestro e giudice infernale ostenta cordialità perfetta, ma
non ammette trasgressioni alle sue leggi, non concede perdono, né concepisce
debolezza.
È un’altra la sete che devo
placare questa notte.
È un desiderio morboso che
annebbia la mia ragione, cui non riesco a sottrarmi.
Devo vederlo.
Devo sentirlo.
Devo averlo.
I miei occhi iniettati di sangue
devono riempirsi della sua bellezza quasi soprannaturale, androgina e ambigua,
specchio meraviglioso di un’anima pura che mi è estranea, eppure mi affascina;
i miei sensi maledetti si scalderanno al fuoco del suo profumo che mi turba.
Un balzo e raggiungo la sua
finestra.
Lasciami entrare.
Nella tua stanza.
Nella tua vita, perché tu possa
entrare nella mia, ed essere un tutt’uno con me. Essere eterno con me. Saremo
allora una cosa sola. Un solo sangue, linfa che si confonde e si fonde in un
solo fiume che scorrerà per tutta l’esistenza. Così ti amerò per sempre. Così
sarai mio per sempre.
Complice l’aria della notte, la
finestra cede alla mia forza, i vetri vibrano con un rumore che pare
assordante, e le tende si arrendono al vento che le investe e le gonfia.
L’oscurità non ha segreti, ma
avvolge tutto, gli oggetti, il mobilio essenziale dell’alloggio, tranne il suo
respiro che percepisco come un suono lieve. Dorme il mio angelo perduto, lo
scorgo nel letto, la camicia aperta sul petto glabro, che si solleva. Il miele
dei suoi capelli si sparge sul cuscino, le ciglia abbassate come un velo
segreto sugli occhi di cielo, in cui potrei annegare, se fossero aperti. Mi
avvicino al letto, attratta da tanta grazia di cui sono indegna, e sento il
calore seducente che proviene dal suo corpo, il cuore che pulsa; è come un
richiamo.
È irresistibile.
Il mio braccio sinistro striscia
sotto le sue spalle, e Carlos, pur nell’incoscienza del sonno, percepisce il
freddo del mio tocco; un debole gemito esce dalle sue labbra ma arriva potente
alle mie orecchie, mentre sollevo il suo corpo e me lo stringo al petto.
Avverto il calore bollente della sua pelle anche attraverso il tessuto
impalpabile della camicia; chiudo gli occhi e un ghigno immondo mi deturpa il
viso, eccitazione e piacere mi devastano, e m’inducono ad osare l’estremo. Lui
è corpo inerte e indifeso nel sonno, le braccia abbandonate sulle lenzuola, la
testa gettata all’indietro, il collo bianco esposto alla mia bocca che si
schiude assetata. È feroce la brama di mordere.
Lo voglio… ansimo.
La mia gola è arsa dalla febbre;
sangue e lussuria gridano attraverso i miei occhi che lo trovano nel buio.
Il vampiro lo vuole.
Voglio il suo sangue, voglio la
sua pelle, il suo corpo, il suo sesso, il piacere che posso prendermi senza
sforzo.
Poso le labbra sulla gola come
se volessi baciarlo, e m’impongo di controllare la voglia nera che vorrebbe
lacerare la carne tenera, dove il sangue dolce corre veloce sotto la pelle.
Quale lascivo piacere mi prende
appena avverto il calore che si diffonde in me come un’andata prepotente e
violenta, e comprendo che non mi accontenterò di carezze lievi questa notte. La
mia lingua saggia la sua pelle, sale dal petto sulle spalle e arriva alle
labbra che schiudo e unisco alle mie. La sua bocca morbida è un anfratto umido,
caldo ed eccitante, troppo perché io possa controllare l’impulso che accende il
fuoco della mia depravazione. Lo abbandono solo un istante e mi alzo per
togliermi i vestiti, e l’urgenza di tornare da lui rende i miei gesti febbrili;
in pochi secondi, il mio mantello scuro come la notte, la camicia preziosa di
trine e merletti, il bustino rigido, la gonna di raso non sono altro che un
mucchio di stoffa scomposta sul pavimento di questa camera.
Sono nudo biancore lunare
nell’oscurità, quando torno verso il letto e con un balzo agile sono a
cavalcioni sui suoi fianchi; il mio angelo continua placido a dormire, ignaro
che un vampiro si sta approfittando della sua innocenza e del suo corpo
perfetto creato apposta per soddisfare la mia lussuria.
La mia risata bassa e profonda
ha un suono sinistro, che per fortuna lui non può sentire. Osservo il suo
torace che si abbassa e si solleva al ritmo del respiro che ora è lento e
regolare; anche al buio intravedo il bianco rosato della sua pelle sotto i
lembi aperti della camicia. Poso la mano all’altezza del cuore per sentire il
tumulto del suo sangue che lo fa battere di vita, e le mie pupille si dilatano.
Con un’unghia affilata come un rasoio, lacero il tessuto di lino che lo copre,
e nel silenzio ovattato dell’ambiente percepisco il suono debole dello strappo;
apro i lembi sfrangiati per ammirare le forme sensuali dei muscoli definiti e
snelli, ed esito solo un istante, prima di fare a brandelli quello che resta
dell’indumento.
Lo voglio senza nulla addosso.
Mi abbasso su di lui e lascio
che la mia pelle fredda aderisca alla sua, striscio col mio seno arido contro
il suo torace che si solleva al ritmo del respiro; l’eccitazione mi sconvolge
follemente, quando mi accorgo che pur nel sonno, Carlos reagisce immediatamente
allo stimolo. Si agita e geme tra dolorosi sospiri, preda di terrore e
desiderio confusi nelle nebbie rossastre di un sogno erotico che lo investe, a
cui si abbandona privo di forze e volontà. Il suo inconscio percepisce la mia presenza
minacciosa, e il suo istinto risponde alla provocazione facendo accelerare il
suo respiro; quando avida, percorro la pelle tenera e calda con la mia bocca
gelida, dalla gola pulsante scendendo giù, fino all’addome e oltre l’ombelico,
sento il suo respiro accelerare fino a trasformarsi in un ansito, ed è un suono
simile all’angoscia. Ebbra di quel contatto che eccita tutti i miei sensi fino
al parossismo, continuo a strusciarmi e tormentare me stessa e lui, fino a
quando sento sotto i miei lombi lo stelo della sua virilità risvegliarsi
prepotente.
La voglia di farlo mio, mi rende
folle, e l’egoismo della mia natura che prende senza chiedere, fa il resto. Non
resisterei, neppure se volessi.
E non voglio.
Desidero furiosamente il calore
della sua carne dentro le viscere fredde e morte del mio corpo, unione
scandalosa e immonda tra vita e morte, tra il vampiro e l’umano.
Potrei fargli male quasi da
ucciderlo, ma in questo momento non m’importa; l’estasi mi possiede e mi
governa e non penso ad altro che a questo calore che mi fa vibrare.
Mi muovo svelta, lo guido con la
mano e lo lascio scivolare in me, e il piacere che provo è così forte e intenso
che gemo in un ringhio profondo di bestia, suono sinistro che si perde
nell’oscurità della stanza. Lascio che affondi sempre più al centro del mio
essere, fino a riempirmi, e danzo perversa su di lui sempre più veloce, con
furia selvaggia e violenta senza preoccuparmi che possa svegliarsi.
Sono la strega, l’incubo che
monta sopra i suoi lombi, mi piego e gemo senza ritegno, sfibro la sua carne
bollente nel dolore che è estasi, e contorce in spasmi l’espressione del suo
viso d’angelo.
Non so da quanto non provavo una
simile ebbrezza, un rapimento assoluto dei sensi, invasi da un’energia oscura e
lucente, che accende ogni più remota fibra del mio essere immortale.
Un vampiro è disposto ad
ingannare, mentire, uccidere per quest’esaltazione suprema, che vale il rischio
di essere scoperta e fatta a pezzi dai miei compagni.
Al culmine, le mie mani sul suo
petto, spalanco la bocca come se cercassi ossigeno nei polmoni, mentre la gola
brucia di sete e desiderio, e nel delirio mi getto smaniosa sul suo collo con
la voglia di lacerare la carne per sentire il sangue investirmi a fiotti,
bagnarmi le labbra e il viso, in un orgasmo potente che investe tutti i miei
sensi e quasi mi annichilisce.
Ma un gemito più acuto degli
altri, forse un dolore più inteso, mi ferma appena in tempo, prima che commetta
l’irreparabile. Sembra si stia svegliando, martoriato dalla pena e da una vaga
estasi che il freddo anestetizza.
Non sono sorpresa.
Non potrebbe restare
addormentato a lungo, mentre un vampiro abusa senza pietà di lui
nell’incoscienza.
In una circostanza qualunque,
con chiunque altro che non sia lui, questo sarebbe il momento sublime che
precede la morte.
I suoi occhi sono ancora chiusi,
sotto effetto del sogno, quando pronuncia il mio nome in un sussurro arrochito
che mi scuote.
“Haidi… il suo profumo…”
Mi blocco un istante, e resto
ferma sopra di lui, ad un paio di centimetri dalle sue labbra. Le sue palpebre
sono ancora pesanti, ma un tremito fra le ciglia mi mette in guardia: sta per
tornare dal limbo in cui la sua mente era sprofondata fino ad un attimo fa. Non
può accadere.
Non gli permetterò di vedermi
adesso.
Afferro il suo viso con le mani
e mi avvicino con le labbra al suo orecchio, soffiando in un bisbiglio il mio
sospiro ghiacciato.
“Dormi, mio angelo perduto…
questo non è altro che un sogno bellissimo e terribile. - Carlos emette un
altro gemito e io insisto, con voce sempre più suadente. - Il freddo che ti
circonda non è reale… dormi e dimentica questa notte che ti ha rapito i sensi…
qui non c’è nessuno che può farti del male…”
Le mie parole non sono altro che
un sussurro ipnotico, a cui mortale non può resistere, e Carlos con mio sommo
piacere, precipita di nuovo tra le braccia complici di Morfeo, così che io
possa continuare ancora a lungo a godere di lui, del suo corpo caldo che colma
e riempie il mio.
E ricomincio a muovermi sul suo
sesso, affamata e ingorda di questo piacere che mi riporta indietro ad un altro
tempo, quando in questi stessi luoghi assolati, un vampiro dagli occhi dorati,
scatenava in me quest’identica passione.
-Non so come fai, Carlisle, ma accendi in me qualcosa
che credevo morto… nel nostro amplesso ho gridato ‘ti amo’ e per un istante, ti
giuro, ho creduto fosse vero. Non mi era mai successo con nessuno…
-I sentimenti sono quello che ci resta d’umano; non
dobbiamo soffocarli, ma lasciarli emergere. Possono renderci migliori.
Tra le sue braccia, opposi un sorriso amaro a quelle parole.
-Sono tracce fossili di qualcosa che fu…
Mi stupiva e affascinava la sua ferrea convinzione. Quante volte Aro
provò a farlo cedere, in ultimo servendosi anche di me; perfino il signore
oscuro di Volterra dovette arrendersi agli occhi dorati di chi si dimostrò più
forte.
Ma il passato è remoto e irraggiungibile, e io devo ritornare in questa
stanza pregna d’umori, odore di sesso e sangue vivo, a questa alba che mi
tradisce e mi costringe a nascondere la mia nefandezza sotto le mura più
antiche della città.
Quando i primi raggi di luce feriscono il buio, capisco che è il
momento di lasciarlo. Ho preso tutto il godimento che potevo prendere, e il mio
corpo è ancora caldo. E già sento che ne vorrei ancora.
Una volta gustata l’ambrosia, non se ne può fare a meno.
Carlos è la mia ambrosia, nettare prelibato cui non so resistere.
Sarà spossato il mio angelo, stanco dopo una notte tinta di sogni posseduti
dall’eros. L’umano non può resistere alle forze inesauribili di un vampiro.
Resterà a letto tutto il giorno, stupendosi di quanto il suo fisico sia
fiaccato e debole, rammollito da un languore che gli intorpidisce le membra.
Non saprà mai che sono stata io a rubare ogni sua energia.
Non avrà alcun sospetto.
Ma mentre mi rivesto, uno strano rammarico mi pervade e mi rendo conto
che non ho avuto niente di quello cui aspiro. Con l’inganno, a tradimento, ho
preso il mio piacere, ma voglio ben altro che questo.
Scivolo veloce e invisibile oltre la finestra e sono già per strada.
Osservo un momento la sua finestra, e un sorriso di trionfo stira le
mie labbra di creatura egoista; che Carlos lo voglia o meno, vampiro o umano,
io ho già deciso che ci saranno altre notti come questa.
Carlos sarà mio.
Che sia morte o eternità.
Riprendo la mia corsa attraverso le stradine ancora addormentate del
vecchio borgo, per tornare alla dimora dei Volturi.
Solo quando sono ormai in prossimità del palazzo dei Priori, mi accorgo
dell’ombra nera e veloce che segue la mia scia e i miei passi.
Ferma davanti al battente di bronzo del grande portone, osservo con
stupore la figura del vampiro che si avvicina, silenzioso e quasi severo. Forse
triste.
Dovrei aver paura, ma non ne provo.
“Santiago…” bisbiglio, e solo lui potrebbe sentirmi. Di fronte a me, mi
fissa immobile, e i suoi occhi rossi sembrano sanguinare.
Lo guardo e mi chiedo se Aro potrebbe comprendere, senza leggere il
pensiero. Io non so decifrare quella strana luce che palpita smarrita in fondo
al suo sguardo. Non l’ho mai vista prima.
Continua…
Non ritengo che
serva il rosso, ma ho ritenuto opportuno alzare il raiting per i contenuti un
po’ forti di questo capitolo che mi hanno preso un po’ la mano, ma spero non
disturbino nessuno. Haidi è tormentata, almeno così ho cercato di
tratteggiarla, ma è pur sempre una vampira nel senso classico del termine, non
esattamente un’anima candida. Al prossimo capitolo.
Io e Santiago entriamo dentro il
palazzo in silenzio, senza dire una parola. Mi è bastato guardarlo per capire.
Il vampiro sa tutto; è un membro devoto e fedele – non perché sia la sua
natura, ma perché gli conviene esserlo, come a tutti - e non farebbe mai nulla
per scatenare le ire di Aro; la mia avventura con Carlos forse è già finita,
penso, ma non capiscoquesto silenzio
che perdura. Mi aspetto che dica qualcosa, che mi accusi di aver tradito i
Volturi, ma dalle sue labbra sigillate non esce suono, eppure qualcosa mi dice
che la sua non è indifferenza. Attraversiamo il cortile interno, quadrilatero
circondato da portici, dove su ciascun lato si apre una porta; da lì si va alle
stanze più nascoste della dimora, che sia una biblioteca piena di volumi
preziosi e antichi, o una camera con dipinti rinascimentali appesi alle pareti.
Mentre cammino più veloce dei
miei pensieri, mi domando con una vaga tristezza se davvero i giochi siano già
finiti. Ho appena gustato l’ambrosia e già devo rinunciarci?
Perché non sono stata più
prudente? Secoli d’esperienza serviti ad affinare le mie arti sopraffine, e
basta una notte di sesso a rendermi maldestra e segnare la mia sorte fatale?
Con rabbia, maledico me stessa, e maledico Carlos che mi ha fatta diventare
così debole e stolta. Eccolo il vampiro egoista che torna alla carica. Sono
pronta a trasformare la passione in odio, sentimento che mi è più congeniale,
solo perché non posso accettare la sconfitta. Non voglio essere costretta a
rinunciare a lui, il mio angelo perduto che mi ha rapito i sensi e forse,
quella briciola d’anima atrofizzata che ancora possiedo.
Osservo Santiago di sottecchi e
rievoco i nostri trascorsi più recenti, gli amplessi infuocati che duravano
ore, perfino giorni nel nostro cercarci instancabile. Ma non era amore. Non lo
è mai stato.
Lo spagnolo è stato solo
l’ultimo dei miei amanti, avevo lasciato Dimitri per lui. La nostra storia è
durata qualche mese, ma l’ho interrotta bruscamente, senza rimpianti né
amarezze, quando mi sono accorta che c’era qualcosa nell’atteggiamento di
Santiago che m’infastidiva. Si rivelò possessivo, ma sotto altri aspetti,
migliore della guardia del corpo di Marcus, un amante superbo, che adorava il
sesso quanto me. Non che questo mi faccia sperare in qualcosa, ma da
ammaliatrice quale sono, voglio provare a stuzzicare il suo ego, così decido di
rompere il silenzio. Prima di raggiungere la grande sala dove avverrà
implacabile il mio giudizio, mi fermo al centro del lungo corridoio che stiamo
percorrendo, e punto il mio sguardo nel suo senza timore.
“Se intendi denunciarmi ad Aro,
non sarò io ad impedirtelo, ma nonostante quello che pensi, nessuna legge è
stata infranta. L’umano non sa nulla... mi crede una donna come le altre.”
Santiago non pare volermi
rispondere. Continua a fissarmi con uno sguardo che non gli ho mai visto e mi
sorprende; è un misto di delusione, rabbia, e una sfumatura di amarezza
incomprensibile. È sofferenza, quella? Per un attimo, penso che possa essere
geloso, ma il pensiero è talmente ridicolo e irreale che lo scaccio in fretta
dalla mia mente. Il cuore di un vampiro non può sentire dolore, né gioia, né
qualsiasi altro sentimento che abbia una sfumatura umana… oppure sì? Quante
discussioni con Carlisle, vertevano su queste teorie. Quanti dubbi mi hai
lasciato… prima di te, il mio cuore non aveva mai palpitato, non era mai stato
tanto incerto…
Il suo ricordo torna sempre, è
vivo dentro di me, e si scatena con la più banale circostanza.
-Anche noi possiamo soffrire, Haidi. La solitudine
che provano alcuni di noi, non è forse penosa e amara? Possiamo amare, odiare,
vivere le passioni, desiderare qualcosa più del sangue. La trasformazione non
uccide del tutto il nostro spirito, addormenta solo quell’istinto, che può
tornare a ridestarsi, se sollecitato nel modo giusto, ma dipende da noi. L’ho
vissuto, per questo ne sono così convinto…
Avevo riso di lui.
-Stai dicendo che la nostra non è solo
travolgente lussuria, ma potrei innamorarmi davvero di te?
-Perché? Non lo sei già?
Finalmente la voce sensuale di Santiago, giunge ad
interrompere il flusso caotico dei miei pensieri.
“Non ho nessun’intenzione di denunciarti, in fondo hai
ragione, nessuna legge è stata infranta; finché dura, perché negarti il tuo
trastullo con l’umano?”
Sulle labbra di Santiago si dipinge un sorriso spietato.
È già scontato come questa storia debba finire: Carlos morto per mano mia o di
un altro vampiro, io smembrata e i miei resti al rogo, salvo pentirmi
sinceramente dei miei atti per ricevere il perdono di Aro. Quest’ultima
evenienza, sono certa non accadrà; mai mi pentirò del mio trasporto, e libera
di poterlo fare, correrei tra le braccia del mio angelo altre mille notti.
Santiago vuole qualcosa, lo intuisco da quello che non dice, dalla sua
apparente condiscendenza. Con una posa troppo umana, si appoggia con le braccia
conserte alla parete e mi scruta a lungo con gli occhi ridotti a due fessure,
dubbioso, e insolitamente mi sento a disagio.
“Comunque, è impossibile nascondere qualcosa ad Aro
troppo a lungo, - prosegue allusivo - alla fine lo scoprirà da solo, Haidi: la
prima volta che ti sfiorerà per un qualsiasi motivo, vedrà tutto quello che ho
visto io…e forse di più…”
Di nuovo le sue labbra di stirano in un sorriso ambiguo.
“Tu cosa suggerisci?” gli chiedo, convinta a ragione che
abbia in mente qualcosa.
“Dovresti dare a tutti un argomento di cui parlare, un
fatto inconfutabile che li distragga dal resto… - improvviso, si stacca dalla parete
e avvicina il suo corpo al mio, con l’intenzione di creare quella tensione
tipica dell’attrazione che si scatena all’istante. – Voglio che torni con me…”
Le mie labbra esangui si piegano in un sorriso morbido e
compiacente.
“E Carlos? Che dovrei farne di lui, secondo te?”
Santiago mi spinge contro il muro e lì, mi blocca,
appoggiando una mano ad un lato della mia testa e sfiorandomi i capelli. È
vicinissimo, e sento il suo alito freddo sulle labbra.
“Così si chiama? Incredibile… - sembra divertito. – Posso
anche dividerti con l’umano… tanto lui non ti avrà mai come posso averti io…”
E mi bacia; forza la mia bocca per insinuarsi a cercare
la mia lingua, e io non oppongo resistenza, anzi lo afferro per i capelli scuri
che gli ricadono sulla fronte in ciocche scomposte, e lo bacio con altrettanta
foga, quasi mordendolo, prima di tornare a fissarlo sfrontata.
Santiago sostiene il mio sguardo con sicurezza.
“Ho capito perché hai posato gli occhi su di lui, Haidi,
e ammetto, sono rimasto un po’ sorpreso, ma nel momento in cui l’hai scelto hai
segnato anche il suo destino…”
“Potrei trasformarlo…” lo sfido, ma lui resiste alla mia
provocazione e insinua in me la paura per la prima volta, da quando mi ha
scoperta.
“Non sarà così facile… - risponde beffardo. - Aro
potrebbe addirittura obbligarti ad ucciderlo, e tu non avresti scelta; per un
comune mortale, non credo che oseresti metterti contro il clan più potente di
vampiri che esista…”
“No, non arriverei a tanto, ma… Il compromesso che mi
offri non ha senso, a cosa servirebbe? La nostra storia è finita, trovati
un'altra amante. Sei molto ambito; perfino la piccola Jane gradirebbe le tue
attenzioni… ti guarda con certi occhi. Dovresti provarci con lei, sarebbe
un’esperienza insolita…”
Santiago si stacca da me un po’ sconcertato, ma si vede
che l’idea lo stuzzica. Ride in modo cattivo.
“Vuoi spingermi tra le braccia vergini di una sadica
creatura bambina, che ha subito la trasformazione prima del suo sviluppo
completo, quando posso avere una vampira bellissima e sensuale come te, tra le
mie braccia?”
Il suo tono è ironico e malevolo.
“Il corpo è quello di una fanciulla acerba, ma la mente
di Jane ha le perversioni e i desideri repressi di una donna adulta… Aro in
persona potrebbe confermarlo. Perché credi che l’abbia trasformata così
precocemente? Il suo terrificante potere è l’unico sfogo che abbia quel dolce
demonietto: le dà l’orgasmo, la tortura che infligge alle sue vittime.”
“Non m’interessano le fantasie erotiche che può avere
Jane su di me. Sei tu che voglio, e bada, perversa o meno, sono disposto a
qualunque cosa. – E lo sento passare dalla velata minaccia, alla
condiscendenza. - Prova a pensarci Haidi: se attirassimo la loro attenzione,
eviteremmo eventuali sospetti che riguardano la tresca col tuo piccolo, prezioso
umano.”
In effetti, il suo ragionamento non fa una piega, e ne
potrei trarre dei vantaggi. Non c’è morale che possa farmi cadere, perché non
ho coscienza da svegliare. Uso Santiago e mi lascio usare da lui, essere
dannato quanto me. C’infiliamo nella prima stanza che troviamo, non ci sono
mobili, ma solo tende scure alle grandi finestre da cui piove luce sul
pavimento. Contro la nuda parete, la gonna alzata, le mie gambe artigliate ai
fianchi del vampiro, Santiago mi prende così; sento la sua bocca vorace sulla
gola, le sue mani premono sui miei glutei duri, eppure le sue dita penetrano
nella carne, mentre spinge e affonda prima lento, e poi sempre più veloce e
forte. Il piacere lo divora e divora me, e andrà avanti così per ore.
Potremmo durare all’infinito, senza concludere mai,
perché il sesso per noi vampiri è un po’ come tutto il resto; più che tendere a
un culmine, che possiamo raggiungere, è voglia perenne di godere. Invece,
interrompe il contatto tra i nostri corpi, solo per ricominciare a giocare in
un altro modo. Al nuovo assalto, gemo e ringhio, e mentre avido mi morde un
seno, e la sua lingua scende a lambirmi più in basso, penso alle labbra calde
del mio angelo che fanno la stessa cosa, e il delirio aumenta.
Con urgenza selvaggia mi prende di nuovo contro la
parete, e penso che finché lo terrò dentro di me, starà lontano da Carlos, e
non dirà nulla agli altri. Se è solo il sesso che vuole, lo avrà, e io mi
prenderò con gran piacere la mia parte; Santiago è uno stallone, tanto vale
approfittarne. Lui continua a spingere, il ritmo aumenta come i nostri sospiri
bassi e rauchi, e le mie labbra si stirano in un sorriso appagato e cinico,
quando decido che questo è un ottimo compromesso per il mostro che sono.
****
Finalmente il cielo su Volterra è tornato di un colore
plumbeo come piombo. Non ho perso neppure un minuto e ho mandato Renata ad
avvisare il mio angelo che presto ci saremmo incontrati nella solita piazza.
Io e Carlos camminiamo in silenzio attraverso stradine sonnolente
e sembriamo una normale coppia d’innamorati.
Rari passanti incrociano i nostri passi, gente del luogo
più che altro, ma decifro qualche volto straniero; mi rammentano che più tardi
dovrò lasciare Carlos per andare a caccia, un pensiero che ora m’infastidisce,
ma è un dovere che trascurare, sarebbe pericoloso.
Soprattutto adesso.
È strana questa parvenza di quieta normalità così lontana
dalla mia natura, eppure questa inattesa sensazione che mi dà la sua vicinanza,
mi piace. Sorrido quando Carlos mi guarda, e mostra gesti delicati e gentili
verso di me, come quando, passando vicino ai rami fioriti di una magnolia che
sporge oltre la recinzione di un piccolo giardino, coglie un fiore per
infilarlo tra i miei capelli ramati.
Qualcosa nel mio petto morto si scalda, mentre Carlos
parla.
“Siete bellissima Haidi; avete rapito tutti i miei
pensieri, al punto che ho dimenticato ogni mio altro interesse, perfino questa
pittoresca cittadina sembra meno affascinante… questi giorni senza di voi, mi
sono parsi interminabili…”
“Vi capisco, Carlos. Anch’io non resistevo più, senza
incontrarvi…” confesso con un trasporto che non riesco a dissimulare.
All’improvviso ho paura; non so se riuscirò a fare a meno
di questa eccitazione, e presa dall’impeto potrei commettere un errore fatale.
La sua dolcezza, il suo candore mi affascinano e mi conquistano,
caratteristiche umane che dovrebbero lasciarmi indifferente, invece mi scavano
dentro, come se fossi roccia friabile.
“Accarezzate la mia vanità… Volete dire che non pensate
nemmeno alla vostra fidanzata? Sembravate così in ansia per lei, solo pochi
giorni fa…”
“È vero, lo ero. Ma dopo quello che mi avete detto al
nostro ultimo incontro, mi è rimasta solo l’amarezza per il suo improvviso
abbandono e la sua immagine è fuggita completamente dal mio cuore. Dubito
persino d’averla amata…”
Vedo il suo sguardo incupirsi.
“Perdonatemi, devo sembrarvi molto sciocco, ma non
credevo che i miei sentimenti fossero così inconsistenti, eterei quanto la
bruma leggera del mattino… - esita un istante - o forse, è solo il risentimento
verso di lei che mi fa parlare…”
“Non è vero, Carlos. Non siete uno sciocco. L’innocenza
illumina il vostro sguardo in un modo meraviglioso, e non potete capire quanto
questo mi affascini…” sussurro posando una carezza sulla sua guancia, e una
scossa di piacere mi attraversa.
Sono passati due giorni dalla notte che ho approfittato
di lui, e nel frattempo, senza pudore ho concesso le mie grazie a Santiago
almeno in un paio d’occasioni, eppure il pensiero di quello che è stato, e di
cosa voglio ancora, annienta ogni mia reticenza, facendomi perdere il
controllo. Non dovrei indurlo a ricordare, ma sono troppo tentata.
“In questi ultimi giorni, mi avete sognata, per caso?
Sarei curiosa di saperlo…” la mia domanda è insinuante, ma lui non immagina ciò
a cui mi riferisco.
“Non lo ricordo con precisione, ma credo possa essere
accaduto; sarà per questo che l’altra notte ho avvertito il vostro profumo… me
ne sentivo avvolto completamente, quasi soggiogato… fu davvero strano... e
inquietante. Al mattino, mi sentivo esausto, come se uscissi da una lotta…”
Osservo ancora i suoi occhi, incapace di resistere al
dolce mistero di quel cielo limpido che leggo in essi, e mi accorgo che sono
lucidi, velati d’impazienza; Carlos mi sorprende con un impeto a cui non sono
preparata.
“Vi prego Haidi, dobbiamo trovare il modo di frequentarci
con maggior assiduità; è un’agonia inutile stare lontani.”
“Non dovete chiedere l’impossibile, Carlos. Le condizioni
che vi ho proposto non sono negoziabili, né modificabili.”
Febbrile mi afferra per le spalle.
“Allora venite nel mio alloggio, o se lo ritenete
sconveniente al vostro buon nome, verrò io a casa vostra…” la sua voce è una
supplica accorata che mi sconvolge. Nella fantasia, lo vedo fare il suo
ingresso nel nostro covo di demoni, e l’idea mi atterrisce.
“No! Questo mai. Non sapete cosa mi state chiedendo. – La
mia voce è diventata un sibilo più duro di quanto volessi, ma ho tutta
l’intenzione di spaventarlo, inibire il suo ardimento. - Non dovrete mai venire
a cercarmi, per nessun motivo, avete capito?”
Il suo sguardo si fa amareggiato e perplesso.
“Carlos, è importante.” Lo afferro per il mento, mentre
insisto e fisso i miei occhi nei suoi per piegarlo al mio volere, cosa che mi
riesce in maniera piuttosto facile.
“Mi chiedo se per voi tutto questo non sia altro che un
gioco… non comprendo tutto questo mistero che vi circonda, a volte mi sembra di
avvertire una minaccia…”
Dilato le mie iridi; il senso delle sue parole mi è tanto
chiaro quanto a lui è oscuro, e forse Carlos si accorge del mio impercettibile
mutamento perché nella sua voce colgo una sfumatura amarognola.
“Perdonatemi Haidi, mi rendo conto d’essere offensivo nei
vostri riguardi… solo che… di voi, in realtà non so niente. Sembrate una donna
di mondo, una scaltra cortigiana libera e indipendente, eppure ho capito che
dovete rendere conto a qualcuno di voi stessa… forse c’è un marito che reclama
le vostre attenzioni…”
Non posso fare a meno di ridere per queste sue
considerazioni.
“Oh, no, non c’è nessun marito… - ma mi obbligo
riconoscere il gusto della verità più amara – ma la mia famiglia mi
impone vincoli che non posso infrangere, e passi che non posso fare.”
Una sensazione soffocante mi attanaglia la gola e lo
stomaco, quando realizzo che è tutto vero: non sono altro che un burattino
nelle mani dei Volturi; la mia volontà è un satellite che ruota attorno ad un
punto fermo da cui non può staccarsi. Posso allontanarmi per un po’, puntare il
mio sguardo altrove, alla disperata ricerca di un fremito vitale che dia un
senso all’eternità, ma raggiunto il limite massimo, devo fermarmi o tornare
indietro; oltre non è possibile andare.
“Allora, davvero siete legata a qualcuno… che stupido che
sono. Non ho il diritto di pretendere nulla da voi; dovrei solo essere grato
per quello che mi concedete, dell’interesse che mi mostrate…”
All’improvviso diventa temerario e mi afferra per
stringermi tra le braccia. “Haidi…” sussurra sulle mie labbra. È vicinissimo.
Il suo alito bollente è un invito, e io non so più
resistergli. Lo voglio, erano giorni che non pensavo ad altro. Desidero soltanto
fondere in un bacio i nostri respiri così diversi. Non m’importa se scoprirà
che le mie labbra sono gelide, non mi preoccupo del disgusto che potrebbe
provare.
“Finalmente avete capito, Carlos… - sussurro, spostando
una mano sulla sua nuca, per attirarlo più vicino. – Cogliamo quest’attimo. Prendete
quello che vi spetta, e non preoccupatevi di altro…”
Le nostre bocche si uniscono; sono fuoco e ghiaccio che
si scontrano e lottano. Le mie braccia si aggrappano al suo corpo, lo
artigliano possessive e devo fare uno sforzo per non fargli male; controllare
la mia forza, mentre sono vinta dall’eccitazione, è più difficile di quanto
credessi, ma resisto stoicamente. Non voglio che finisca, non voglio staccarmi
da lui, che oramai m’invade, e io lo lascio fare; impudente e smanioso, mi
assaggia, accarezza la mia lingua intrecciandola con la sua, avido di questo
contatto intimo quanto me. Neppure il freddo lo ferma, né lo fa esitare. Non pensavo
fosse così, ma la scoperta mi delizia. Sento il suo calore che mi avvolge, si
propaga attorno al mio corpo, una sensazione che mi fa girare la testa, mentre
il bacio diventa sempre più profondo ed esigente, al punto che vorrei
divorarlo, farlo mio completamente, mordere le sue labbra e sentire il suo
sangue scendermi in gola. Questo pensiero mi costringe a fermarmi, prima che io
perda la testa sul serio. Riapro gli occhi che sono ancora accesi di rosso, e dal
troppo desiderio che ho di lui, e incontro il celeste del suo sguardo che mi
scruta, perso nel delirio, arreso alla forza della brama reciproca che ci ha
trascinato. Sembra non abbia fiato per parlare il mio angelo, pronuncia solo il
mio nome in un sussurro, tanto simile ad un rantolo.
“Haidi… oh, Haidi… io non…”
Poso una mano sulle sue labbra per zittire ogni sia protesta,
supplica o richiesta. Vorrei solo baciarlo ancora, ma il nostro tempo è
scaduto. Devo tornare al Palazzo dei Priori e non posso farlo a mani vuote.
“Devo andare ora…”
Cerco di allontanarmi, ma Carlos mi afferra per le
braccia; cerca di dire qualcosa, ma io prevengo ogni sua parola.
“Vi faccio una promessa… stanotte verrò a farvi visita
nei vostri sogni, e voi mi lascerete entrare…”
Oh, sì. Stanotte entrerò di nuovo nel suo letto, per
godere del suo giovane corpo unito al mio, e sentire il profumo squisito della sua
pelle calda; non posso attendere il prossimo giorno senza sole, neppure se
fosse già domani. Più nulla mi terrà lontana da lui.
Carlos vorrebbe trattenermi, ma io sono inafferrabile come
il vento che scivola via dalle mani chiuse sul nulla.
*****
L’ultimo sussulto di vita se ne va con l’ultima goccia di
sangue della preda che stringo tra le braccia. Un uomo robusto che ho ucciso
velocemente, a cui non ho dato il tempo di fiatare. In realtà, non mi piace
sentire i lamenti delle mie vittime, che quando posso, soffoco prima che
abbiano tempo di capire quello che succede.
Nella sala restano per terra decine di cadaveri, mentre
qualche vampiro si attarda sulla gola delle ultime vittime.
Vicino a me sgorgo Felix, una belva feroce con gli occhi
ottenebrati del suo delirio di sangue, un mostro che qualche volta impressiona persino
Aro; tra le sue braccia possenti, giace il corpo nudo, molle e inerte di una bella
donna martoriata dai suoi canini, che aveva eccitato in lui altre fantasie che
il brutale vampiro non ha esitato ad attuare. Le sue urla di terrore si sono
spente in fretta, e ne sono stata quasi sollevata.
Poco oltre, Santiago mi guarda con intenzione; è
febbricitante, e un rivolo di sangue gli cola sul mento. So che cosa vuole, e
percepisco già la sua impazienza, ma forse per questa sera lo farò aspettare.
Tra il clan, il ritorno di fiamma tra noi è già di
dominio pubblico. Nessuno ha reagito con sorpresa al fatto, o così sembra. Evidentemente,
tutti si aspettavano che finisse così. Neppure Dimitri ha mostrato alcun
turbamento o fastidio, e ai tempi, quando lo scaricai per mettermi con lo
spagnolo, l’inizio della nostra storia non l’aveva presa affatto bene.
Si era sentito tradito, e si era mostrato molto
arrabbiato.
Nonostante tutto, mi sento inquieta dal mio rientro a
palazzo, quando ho colto uno sguardo strano da parte di Jane; un lampo di sfida
le ha attraversato le iridi sanguigne. Possibile che la piccola sadica sia
gelosa?
Il crepuscolo sta lasciando il posto alle dense ore
notturne.
Un fremito mi attraversa all’idea che presto, molto
presto, questione di un’ora al massimo, raggiungerò Carlos per rubare un’altra
notte di passione al mio angelo addormentato.
Indosso il mantello nero per confondermi nell’oscurità e
mi appresto a lasciare la dimora dei Volturi. Sono già sulla soglia, quando
Santiago piomba dal nulla e mi blocca impedendomi di uscire dal palazzo.
“Quanta fretta; non hai scordato qualcosa? Il nostro
patto, Haidi…” mi sussurra allusivo, in un orecchio.
“Il nostro patto dovrà aspettare… ho già un impegno per
questa sera…” ribatto, e come l’ombra inquietante che sono, mi allontano
velocemente sulla strada, ma Santiago non si arrende.
Mi corre dietro e mi afferra un braccio. La sua stretta è
possessiva.
“Andrai da lui più tardi, ma adesso resti qui! – Sibila rabbioso.
- Io ti voglio ora, e nessun umano insignificante ha la precedenza su di me. Mi
hai capito, Haidi?”
Non ho nessun’intenzione di piegarmi alle sue richieste, né
mi lascio intimidire dalle minacce di Santiago, che non fanno altro che accendermi
d’ira e istigare la mia ribellione. Strattono decisa per liberarmi dalla sua
presa ferrea.
“Ascoltami bene, perché te lo dirò solo una volta: io
adesso, vado da Carlos, che ti piaccia oppure no. – Alzo il mento in segno di
sfida e punto gli occhi su di lui. - Tu aspetterai il tuo turno, da bravo
bambino! Quando tornerò, non prima, avrai tutta la mia attenzione, e farò sesso
con te, giorno e notte. Adesso me ne vado, e non provare a seguirmi, altrimenti
per la prossima scopata dovrai aspettare duecento anni!”
Santiago non ribatte.
Mi ha lasciata andare, senza una parola.
La sua espressione è indecifrabile. Resta fermo sulla
strada a fissarmi, mentre mi allontano.
Nei suoi occhi accesi di rosso cupo, scorgo nuovamente la
scintilla di quella fiamma intravista pochi giorni fa; comincio seriamente a chiedermi
che cosa sia.
Il cielo è plumbeo sopra
Volterra; questa è solo un’altra giornata fuori dal Palazzo dei Priori,
prigione in cui dovrò tornare. Va bene lo stesso, se seguiranno altri giorni uguali
a questo; giorni senza sole che splendono come diamanti. Se questo è il pegno
che devo pagare per vivere questi momenti che profumano di vita dimenticata,
accetto volentieri il mio supplizio e il rischio di subire la giustizia
impietosa di Aro, se venissi scoperta.
Il mio angelo mi tiene tra le
braccia, e il suo calore si propaga nelle mie membra gelide. Bacia con
trasporto le mie labbra fredde, le cerca con urgenza quasi dovesse dissetarsi
ad una forte d’acqua, e gli rispondo nello stesso modo; in tutti i suoi gesti
c’è una tale passione che mi delizia e incanta. Mi basta guardarlo negli occhi
celesti, che nulla possono avere in comune con i suoi, per ricordare i dettagli
più precisi di un altro volto che avevo amato, tanto quanto adesso sto amando Carlos.
Ma può essere amore, questo?
Può il mio cuore morto da troppi
secoli, essere ridestato per il fremito dimenticato di un sentimento che non
devo o posso provare? Non lo so, eppure mi sento come se Carlisle fosse di
nuovo con me.
Cammino al fianco di Carlos, e
il ricordo soave di una sera lontana trascorsa in un giardino che profumava di
glicini irrompe prepotente in questo presente.
Carlisle era andato a visitare
un paziente, e io fremevo nell’attesa, mentre mi godevo la meraviglia naturale
in cui ero immersa, il lilla dei fiori che scendevano come cortine di un’alcova
improvvisata.
I primi tempi della sua
permanenza coi Volturi, non avevo creduto che la sua vocazione umanitaria fosse
autentica; dovetti ricredermi in fretta e con sgomento, proprio quel giorno,
quando lo vidi rientrare al Palazzo dei Priori con l’aria serena, e più ancora
appagata. Nei suoi occhi dorati vidi brillare la luce della più autentica
felicità, e ne fui sconvolta.
-Ti piace davvero fare il medico?
-Certo. Mi gratifica enormemente. Molte volte la mia
professione mi dà vero sollievo. Ti sembra impossibile che un vampiro possa
vivere così?
-No, lo vedo che sei molto coinvolto da ciò che fai.
Ma a volte, mi sembra qualcosa d’inutile. Tutto il tuo prodigarti per dei
semplici mortali… Non pensi mai che allunghi il tempo della loro sofferenza?
-Non la vedo in questo modo. Il mio scopo è
allontanare la sofferenza umana, se possibile eliminarla. Quando questo
succede, anche io mi sento meglio con me stesso, con ciò che sono. È un modo
per dare un senso alla mia esistenza… il potere di sconfiggere la morte, anche
se per poco tempo, è qualcosa di potente e misterioso…è quasi mistico, Haidi.
Non è come essere immortali… è molto di più…
Avevo
fissato Carlisle ad occhi sgranati, colpita e affascinata; lui non mentiva, lo
sentivo con estrema chiarezza. Eppure, mai parole mi erano parse più
sorprendenti, e in qualche maniera oscure.
-Molto di più? Cosa c’è di più grande
dell’immortalità, Carlisle? Siano creature eterne, quanto di più vicino ad una
divinità…
-No Haidi, siamo quanto di più lontano, l’estremo
opposto. I vampiri non hanno come scopo la salvezza… non è per questo che siamo
stati creati. Io ho deciso di ribellarmi all’ordine naturale delle cose, ho
scelto chi voglio essere. Se anche la mia fosse una scelta dettata da pura
follia - perfino Aro lo pensa, e non mi serve leggere il pensiero per capirlo –
non m’interessa restare confinato nelle comode certezze altrui. Per quanto
assurdo, io sono tenebra che ha scelto di essere luce…
Era un’idea straordinaria, che
recava in sé qualcosa di spregiudicato, perfino presuntuoso. Quanta fatica ho
fatto a comprendere la grandezza di Carlisle, una grandezza che ho amato, che
mi affascinava e mi pareva irraggiungibile. Rammento ora le sue parole di allora,
e mi pare di comprenderle appieno per la prima volta: sfidare se stessi, il
proprio destino e i propri limiti. Noi come gli uomini. Forse è questa l’unica
libertà che davvero possediamo. I vampiri non hanno limiti, non se ne pongono
perché credono di non averne, e non si rendono conto che la loro stessa natura
terribile è quel limite che li condanna all’immortalità senza scopi più alti.
Il mio sentimento per un mortale
può essere il mio scopo più alto? Quanto sono disposta a sacrificare per lui?
Desiderare di amarlo, volerlo senza volere la sua vita, che mi sarei presa
senza remore fino a poco tempo fa, se conoscere il suo cuore generoso e puro
non mi avesse fatto sentire così profondamente diversa, in conflitto con me
stessa.
Quale miracolosa trasformazione
si sta operando in me? Possibile che io, un vampiro senz’anima, possa cambiare
per amore? Devo essere pazza a pensarlo. Forse sono solo vittima di un inganno,
io che degli inganni sono regina suprema e incontrastata.
A volte, mi sento indegna di Carlos.
Il mio angelo è un’anima candida e pura, che non conosce conflitti
esistenziali, la luce è il suo elemento naturale. Mi ricorda Carlisle
nell’aspetto, ma ha poco in comune con lui, oltre il desiderio di perseguire il
bene. Questo giovane ingenuo e innocente non sa che basta la mia vicinanza, il
mio amore distruttivo, malsano e impuro a condannare il suo spirito alla
devastazione dell’inferno.
“Siete pensierosa Haidi; non mi
volete dire cosa avete?”
“No, Carlos. Perché rovinare un
bel momento con le mie sterili preoccupazioni? Piuttosto ditemi: avete deciso
cosa fare della vostra vita, quando lascerete Volterra?”
Non accadrà mai. Come potrei
rinunciare a lui? Quale grande atto d’amore sarebbe lasciarlo libero. Ma io sono
tenebra, e tenebra resto; il mio egoismo è ancora più grande e immutabile, non
c’è miracolo che possa vincerlo. Rinunciai a Carlisle contro ogni mio
desiderio, impossibilitata a trattenerlo, ma fu uno strazio che non voglio
subire di nuovo.
“Ci stavo pensando. – Mi
risponde dopo un istante. - Vi avevo detto che godo di un notevole vitalizio
famigliare e vorrei farlo fruttare; pensavo di usare una parte di quei soldi
per far costruire un piccolo ospedale, un sanatorio o un ricovero per i poveri
della mia città; ce ne sarebbe un gran bisogno. Mi giudicherete un sentimentale
romantico.”
“Io credo siate un uomo retto,
pronto a spendersi per il prossimo. Ero certa che avreste trovato il modo di
farvi onore. Mi rendete orgogliosa di voi e voglio incoraggiarvi nella vostra
impresa. Mi farete avere notizie dettagliate del vostro prossimo progetto, e se
me lo permettete, vorrei contribuire almeno in minima parte. Non vi dispiace,
vero?”
“No, Haidi, anzi, trovo che sia
molto generoso da parte vostra… non sareste neppure obbligata ad aiutarmi…”
Colgo un vago sconcerto nella
sua voce, un’esitazione delicata. È impressionato dal mio slancio, ma è davvero
troppo facile ingannarlo. Altrettanto brucia il rimorso che segue, fulmineo
come una saetta, più vero e doloroso di tutte le menzogne che partorisce il mio
cuore di creatura contorta e corrotta, insieme all’unica verità.
“Lo faccio volentieri, perché vi
voglio bene, Carlos.”
“Oh, Haidi… io…”
“Non dovete dire nulla…”
Lo interrompo, perché non posso
udire altro dalle sue labbra sincere, troppo perché non mi facciano male le sue
parole. Se Carlos prova davvero un sentimento per me, è senza dubbio più
genuino e disinteressato della brama di possesso di un vampiro, che si traduce
in lussuria e sangue.
È così che io amo, è così che io
lo voglio.
Questa brama violenta ha poco in
comune con l’amore, ma l’illusione è dolce perfino per me.
L’altra notte mentre i nostri
corpi erano allacciati e fusi nell’ennesimo amplesso, con un’unghia affilata ho
inciso la pelle liscia e bianca del petto all’altezza del cuore, e con gli
occhi accecati nell’oscurità vermiglia, ho leccato ingorda la lunga stilla di
sangue dolce e caldo che fuoriusciva. Labbra e lingua non volevano più
staccarsi dalla ferita, succhiavo goccia a goccia, mentre l’estasi mi scendeva
in gola e si univa a quella sessuale che esplodeva al centro delle mie carni
con un fuoco che le divorava. Non so come ho fatto a non ucciderlo in
quell’istante di follia. Carlos è completamente indifeso in quei momenti, un
giocattolo nelle mie mani, e notte dopo notte, non c’è afflizione che
m’impedisca di fare di lui ciò che voglio, con l’unico sforzo di dover
controllare la mia natura violenta che vorrebbe prevalere.
“Mi avete sognata di nuovo?”
Chiedo, mentre la mia mente
torna a quel piacere feroce che ho provato. Piacere che mi prenderò di nuovo,
tra poche ore, anche se prima dovrò placare le voglie di Santiago, che
ultimamente mi reclama con insistenza preoccupante, e io devo utilizzare tutte
le mie arti più sottili per tenerlo a bada.
“Sì, Haidi. Ora vi sogno
praticamente ogni notte…” e dicendolo, mi lancia uno sguardo febbricitante e
allusivo.
“Ve lo avevo promesso, no? Avrei
popolato i vostri sogni…”
“Se sapeste come vi sogno,
Haidi… - sospira - mi disprezzereste per ciò che oso immaginare…” Mi afferra
per le spalle, sembra disperato. Le sue labbra sono troppo vicine alle mie. E
io capisco.
“Non potrei mai disprezzarvi,
Carlos… - ribatto convinta, ma non so perché, mi faccio scrupolo di metterlo in
guardia - ma forse, voi potreste odiare me… e ne avreste tutti i motivi…” e il
tremito nella mia voce tradisce la mia paura.
“Odiarvi? Cosa dite! – Esclama
costernato. - La verità è che i sogni non mi bastano più, Haidi. Voglio amarvi
per davvero, voglio essere vostro e voglio che siate mia. Lo so che vi sto
chiedendo l’impossibile, ma non c’è altro che io desideri più di questo.”
Quali parole escono dalla sua
bocca! Possono sconvolgermi così tanto, fino a sentirmi vinta e arresa ad una
forza che ride del vampiro e lo annienta. Uno strano sorriso mi affiora sulle
labbra, ma non so da quali abissi provenga.
Cosa è stato? Un sussulto, quasi
il mio cuore avesse ripreso a battere per un secondo. È impossibile,
naturalmente. Il mio cuore non può rianimarsi, ma non so spiegare questo
fremito, una scintilla che arde un secondo, non resiste e si spegne, ma lascia
il segno nero di una bruciatura.
Troppo turbata, prendo il mio
angelo per mano.
“Venite…”
Lo trascino con me, attraverso
le vie più segrete di Volterra, per mostrargli angoli misteriosi di questa
cittadina toscana che solo io conosco, per dividere con lui momenti che siano
esclusivamente nostri. C’è un posto che amo in modo particolare, dove vado
spesso da sola, quando cerco un momento d’oblio lontano dai miei delitti, dal
sangue, dalle urla delle vittime che riecheggiano col loro suono di morte
dentro le mura del palazzo di Aro.
Mi piace il silenzio di questo
posto, la pace che si respira in questo piccolo chiostro quadrato all’interno
di un monastero benedettino, che i monaci del convento lasciano aperto ai
viandanti per poche ore al giorno, che richiudono prima che scenda la notte. Mi
siedo sul muretto basso che delimita il portico con le sue piccole colonne, e
mentre osservo le piante fiorite del piccolo giardino, qualche volta dimentico
chi sono, il sangue, i pianti, la disperazione, la crudeltà di cui è impastata
la mia carne fredda.
Guido Carlos fino a qui, e gli
chiedo di sedersi accanto a me. Aspetto che si plachi il turbamento che mi ha
sconvolto, e so che in questo luogo posso ritrovare la calma che ho perso: le
parole impetuose di Carlos hanno eccitato la mia fantasia e il pensiero di
accogliere la sua richiesta si è scatenato nella mia mente con una forza
virulenta. È difficile scacciarlo, ma ho troppo chiaro quanto sia pericoloso
cedere ad una simile tentazione, per me e soprattutto per lui.
Finché possiedo Carlos
nell’incoscienza, posso controllare i miei istinti più bestiali, ma cosa
accadrebbe se il mio angelo fosse libero di manifestare il suo desiderio,
rispondere alla mia passione con le sue carezze più audaci? È un pensiero che
sconvolge i sensi, e la mia mente perversa precipita in un delirio di visioni
proibite dei nostri corpi stretti in un abbraccio che fonde le nostre carni.
Carlos si accorge del turbamento
che mi domina, e si lascia andare al rammarico.
“Perdonatemi Haidi; mi rendo
conto di avervi turbata, forse offesa. Ho parlato senza riflettere, ma non
posso negare o nascondere ciò che provo, quando mi siete accanto; voi scatenate
in me una grande passione, un trasporto che non avrei mai creduto di poter
provare fino a questo punto.”
Carlos afferra una delle mie
mani; ha l’ardire di sfilare il guanto di velluto che la protegge per
accarezzare le mie dita, e intrecciarle con le sue. Per quanto casto, il calore
di un tale contatto mi stordisce.
“La vostra pelle è fredda, e non
so come sia possibile, eppure quando vi sfioro, le fiamme divampano dentro di
me… quando vi bacio, il fuoco avvolge il mio cuore e lo brucia. Prima di
incontrare voi Haidi, non ho mai avuto sensazioni tanto forti per nessuno, vi
prego di credermi.”
Non posso fare a meno di posare
una mano sul suo cuore; lo sento battere potente, un tamburo travolto
dall’emozione incontenibile che lo attraversa come una scossa, e arriva fin
sotto al mio palmo. L’azzurro incredibile dei suoi occhi sembra farsi più
vivido mentre sento il suo sangue correre veloce.
“Quanto impeto che nascondete
Carlos… la stessa passione che…”
Mi interrompo bruscamente e
abbasso il capo sul suo petto, travolta dal ricordo; le labbra di Carlisle mi
assalivano fameliche, reclamando la mia bocca, il collo, percorrevano il mio
corpo come una striscia di fuoco, e bruciavano la mia pelle lungo il percorso.
La passione scaldava e accendeva i nostri cuori, ed era come se riprendessero vita.
Era una sensazione meravigliosa.
Era gioia pura.
Poi, come è venuto, lentamente il ricordo si
affievolisce; io sono ancora appoggiata al petto del mio angelo. Carlos mi
solleva delicatamente il viso, in cerca forse di una traccia di fragilità
liquida che non può trovare. Incontro i suoi occhi e leggo perplessità in essi,
un dubbio che scorgo per la prima volta. Non è mai stata mia intenzione
parlargli del mio passato, né di Carlisle ma le parole che pronuncia mi
costringono a fare i conti con esso.
“Signora, quando incrocio i
vostri occhi a volte ho l’impressione che il vostro sguardo mi attraversi e
vada perdendosi alla ricerca di qualcuno che non sono io…”
Sono così stupefatta che resto
immobile come una statua, mentre Carlos insiste.
“Signora, perché quel giorno
nella chiesa, avete scelto me? Esiste una qualche ragione se mi avete accordato
la vostra affettuosa amicizia? Se rischiate la vostra stessa sicurezza per
incontrarmi in segreto? Vi prego, ditemi la verità. Io forse vi ricordo
qualcuno che avete perso?”
“Oh, non vi facevo così
perspicace. Vi ho sottovalutato…”
All’improvviso mi rendo conto di
quanto sia vero.
“Non ve l’ho detto prima, ma è
da un po’ che nutro questo sospetto…”
E sia, allora.
Lascio che la verità si
manifesti. E mentre racconto ogni cosa, i ricordi mi assalgono, e il fatto più
strano e che parlarne mi dà sollievo. È come mostrare a Carlos una parte del
volto che tengo in ombra, e la sua comprensione, l’empatia che mi dimostra è
appagante. È un balsamo sul mio tormento.
“È vero, Carlos, voi mi
ricordate tanto qualcuno… una persona che appartiene al mio passato, che ho
amato molto e che purtroppo ho perduto. Mi ricordate lui in tante cose…
era così simile a voi, sapete? La prima volta che vi vidi, rimasi così
impressionata… sembrava non fosse trascorso neppure un giorno… così, vi
avvicinai con una scusa e feci in maniera di allontanarvi dalla vostra fidanzata…”
Non so quale impulso m’induca a
essere così sincera, seppure non abbastanza da rivelare quello che non voglio
confessare, salvo ciò che serve ad impressionarlo, dargli la misura del mio
effettivo coinvolgimento.
“Che cosa vi ha separati, se
posso chiederlo? Non siete obbligata a rispondermi, se per voi fosse troppo
penoso…” Mi domanda curioso, col timore di essere invadente e irriguardoso.
Invece, la sua delicatezza mi commuove e mi rapisce.
“Fu costretto a lasciarmi; se ne
andò da Volterra. In realtà, mi chiese di seguirlo, ma non ero libera di
poterlo fare”.
Qui mi fermo, e quasi mi mordo
la lingua. Andare oltre sarebbe fatale e forse ho già parlato troppo.
“Siete stata abbandonata? Voi? Come
è possibile? Io trovo inconcepibile starvi lontano solo poche ore, e un altro
uomo ha potuto…”
“Fu costretto… per le stesse
ragioni che potrebbero indurre voi a fare altrettanto…” ma questa è l’ennesima
menzogna, perché Carlos non potrà mai avere una tale opportunità, io per prima
non lo permetterò. Non si sfugge ai Volturi, e di certo non può farlo un essere
umano.
“Solo voi Haidi, potreste
costringermi a lasciarvi. Io, di mia volontà, non lo farei mai. Anzi, vi dirò
di più: il mio desiderio più grande è che voi possiate seguirmi, quando tornerò
a casa, nel mio paese…”
“No Carlos, ma cosa dite? – Poso
una mano sulle sue labbra, nel tentativo di farlo tacere. – Questo è del tutto
impossibile. Smettetela di dire cose come questa, non sono altro che follie da
parte vostra. Dovete smetterla di farmi richieste assurde!”
La mia voce si riduce quasi ad
un sibilo di rabbia, ma Carlos non pare spaventato dalla mia reazione, e inizio
a pensare che questa passione lo stia trascinando nell’incoscienza. È spavaldo e
sfida la sorte perché ignora la portata del rischio che corre. Infatti,
obbietta alle mie rimostranze in un modo che mi spaventa, per ragioni che vanno
oltre le mie paure immediate.
“Qualcosa d’oscuro vi trattiene
qui, lo so. Io non so immaginare cosa sia… a volte, in voi stessa, perfino nei
vostri occhi trovo qualcosa d’inquietante… ma il vostro mistero non mi
spaventa. In realtà, mi affascina e mi attira a voi, come qualcosa di sublime e
io…”
Le sue parole mi travolgono,
sono un fiume in piena inarrestabile. Tutto ciò sarebbe normale, se Carlos
fosse una vittima sacrificabile, ma c’è troppo in gioco. Spalanco gli occhi
sopraffatta da tanta foga, e ho l’impressione di perdere il controllo.
“Dovrebbe spaventarvi, invece! -
Mi allontano in modo brusco e devo controllarmi per non rivelare troppo della
mia natura, e quasi con cattiveria riporto il suo spirito dentro i confini del
buon senso. - Voi non sapete con cosa avete a che fare. Non sapete nulla di me!
Vi sembro un angelo caduto da qualche Regno Celeste? Beh, non lo sono!
Guardatemi bene: - aggiungo, spalancando le braccia di fronte a lui, - sono
quanto di più lontano da un angelo. Potrei essere la causa di tutti i vostri
mali, Carlos… e lo sarò, senza dubbio.” Le ultime parole mi escono con un
sospiro di rassegnazione.
Carlos è troppo preso dal suo
impeto per capire, o vagamente immaginare quello che sto dicendo e non sono mai
stata più sincera di adesso. E non è stato per calcolo.
“Haidi, deve esserci un modo
perché possiate liberarvi. Io potrei aiutarvi, se solo voi voleste concedermi
la vostra fiducia…”
Carlos si è alzato e mi
fronteggia. Mi ha afferrato le mani mentre parlava, ed ecco di nuovo, avverto
questo senso di tenerezza che mi esplode dentro. Il mio sguardo inquietante si
fa più dolce, mentre incontro i suoi limpidi occhi azzurri e mi accorgo di
quanto sono diventata fragile, se bastano le sue parole a farmi abbassare le
armi e alzare la mia mano in una carezza sul suo viso.
“Oh, Carlos… siete così ingenuo,
così candido. Sembrate incapace di vedere il male. È per questo che mi piacete
così tanto…”
“Venite da me stanotte. Vi
aspetterò sveglio; potete raggiungermi all’imbrunire, così nessuno vi noterà.
Vi prego, traducete i miei sogni in realtà…”
Sospiro pensando quanto vorrei
arrendermi alla tentazione che mi offre.
“Lasciamo che restino sogni,
Carlos. È meglio… Il prossimo giorno senza sole, mi troverete qui. Io vi
aspetterò…”
Lascio le sue mani e mi
allontano. Quando Carlos tenta di seguirmi fuori dal chiostro, io sono già
scomparsa tra i colori malinconici della sera.
*******
Santiago si spinge dentro di me.
I suoi affondi sono implacabili e i miei artigli gli
graffiano le spalle, mentre i miei pensieri viaggiano in altre stanze e il mio
amate vampiro soggiogato alle mie grazie non sospetta nulla.
Appena rientrata a palazzo, sono
venuta a cercarlo; era nella sua stanza che mi aspettava. Era già nudo sotto le
lenzuola che lasciavano scoperto solo il suo torace.
Il suo corpo bianco e possente
mi eccita solo guardandolo; Santiago è consapevole dell’effetto che ha sui miei
sensi, così n’approfitta sempre, senza alcuna esitazione, per godere del
compromesso che ci coinvolge. D’altronde, io oppongo una minima resistenza e
n’approfitto esattamente come lui.
Mi ha lanciato un sorriso
sfacciato e compiaciuto, e l’ho fissato sfrontata, mentre mi spogliavo di
fronte a lui. Sono saltata in piedi sul letto e ho lasciato che il suo sguardo
percorresse il mio corpo nudo dal basso. L’ha fatto lentamente, scrutando con
minuzia ogni centimetro di pelle. Potevo vedere i suoi occhi incupirsi per il
desiderio, e la prima volta che ha tentato di afferrarmi, io sono sfuggita per
stuzzicare di più la sua brama di avermi. Due secondi dopo, la mia schiena
avvertiva la seta del lenzuolo, e Santiago era su di me, mi baciava sulla bocca
mentre la sua mano si faceva strada tra le mie cosce, che subito dopo
accoglievano la sua virilità che sprofondava nel mio corpo.
Potevo continuare a godere del
nostro amplesso, mentre immaginavo che il suo desiderio selvaggio, i suoi baci
affamati, le sue carezze sfrontate fossero quelle di un altro.
Potevo continuare a fingere,
sognare di essere amata così dal mio angelo, ma la fantasia travolge i miei
sensi e li accende in maniera folle; trascinata dall’estasi, la mente obnubilata,
persa nel delirio, cedo alla debolezza di chiamare per nome il mio sogno
proibito.
Sento Santiago bloccarsi come
fosse in preda ad una paralisi. Soffoco la voce dentro il petto, poso le mie
iridi su di lui solo un istante, e mi basta per capire; la rabbia gli sta
montando dentro, si gonfia come un’ondata impetuosa, caricandosi d’energia
devastante e sta per travolgermi.
Sento le sue mani stringersi
sulle mie braccia, poi inizia a scuotermi, con furia crescente.
“Non è possibile…” Un sibilo rauco
le sue prime parole.
“Santiago lasciami.”
“Ti proibisco di pensare a lui,
mentre fai l’amore con me. Mi hai capito?”
Sta cercando di controllarsi, ma
la rabbia sorda è appena confinata dietro parole feroci.
“Smettila! Ti ho detto di
lasciarmi!”
Travolto dall’ira, Santiago emette
un ringhio e mi solleva di peso, per schiacciarmi col suo corpo contro la
parete dietro la testiera del letto. Il colpo potente frantuma i lastroni del
muro.
“Non voglio che pensi a quel
misero omuncolo quando sei con me! Non provare a fingere di amarmi, Haidi! Non
lo sopporto!”
La voce del vampiro vibra di
rabbia, ma c’è qualcos’altro, lo sento; forse è amarezza, o disinganno, e io mi
sento confusa perché non capisco la causa di una simile reazione. La semplice
gelosia non giustificherebbe un comportamento del genere.
Un vago sospetto mi assale
mentre Santiago mi fissa deciso, e indovino quello che rivela il suo sguardo: è
profonda tristezza che leggo nei suoi occhi, e la scoperta mi lascia nello
sconcerto.
Quando Santiago mi lascia andare,
allontanandosi verso la parte opposta della stanza, avverto la sua strana
rassegnazione, e la verità più incredibile mi esplode nel petto, confermata poi
dalla confessione straziante del mio amante immortale. Santiago in piedi di
fronte a me, oltre il corpo, mette a nudo i suoi sentimenti, e rivela una
fragilità insospettabile.
“Maledizione Haidi! Davvero non
hai capito? Perché credi che ti abbia chiesto di tornare insieme a me? Io ti
amo… sono ancora innamorato di te.”
Sono così sorpresa che nell’immediato
non riesco a dire quello che vorrei, e la mia reazione è un misto di scherno e
incredulità.
“Tu vuoi farmi credere d’essere
capace di amare? Un vampiro sanguinario? – Mi viene da ridere e non riesco a
nasconderlo. – Il nostro è solo sesso, non ti confondere. Il tuo non è amore, è
brama di possesso. Mi desideri come desideri il sangue, per te è la stessa
cosa.”
“No, Haidi! Io ti amo davvero…
credo di averti sempre amato. Ti amo così tanto, che ero disposto a dividerti
con un essere umano, per averti per me almeno un po’… ero disposto ad
aspettare, certo che ti saresti stancata presto della tua banale infatuazione e
saresti tornata da me… e ora vivo col terrore che Aro possa scoprirti e farti
del male.”
Sembra terribilmente sincero, ma
so anche che ho di fronte un vampiro; siamo creature abilissime nell’arte di
dissimulare la verità. Santiago in questo è un maestro da cui si può solo
imparare.
“Tu sei preoccupato per me? Ti
aspetti creda alle tue fandonie? Non scordare con chi stai parlando! – Adesso
sono arrabbiata anch’io e divento impietosa. - Tu mi hai ricattata, mi hai
proposto il nostro compromesso per avere quello che volevi, e lo hai avuto! Non
venire adesso a parlarmi d’amore, tu non sai cosa sia!”
“Tu invece lo sai, vero? Hai
avuto l’esclusiva una volta col tuo dottore vampiro, e credi di poterlo provare
solo tu… Sei presuntosa! Ma Carlisle aveva ragione…”
Santiago non fa in tempo a
finire la frase che mi avvicino fulminea e lo colpisco con uno schiaffo, che
non serve a farlo tacere. Lui prosegue, impietoso e duro.
“Lo ami il tuo umano? Sapresti
dare la tua vita per lui, o piuttosto ti prenderai la sua? Perché la differenza
è tutta qui…”
“Smettila di parlare d’amore! Siamo
vampiri, te lo ricordi?”
“Sì, molto meglio di te! Sono un
vampiro disposto a rischiare per amore, che oserebbe opporsi ad Aro per
salvarti. Darei la mia vita, per te, Haidi. Tu invece che farai? Rischi tutto
per un po’ d’eccitazione momentanea? Ti prenderai il suo sangue… bene che vada,
lo trasformerai e lo condannerai alla nostra esistenza, ammesso che Aro ti
permetta di farlo!”
“No, smettila! Tu non capisci…
lui mi fa sentire viva! È una sensazione che non provavo più da molto tempo, e
lo terrò in vita finchè continuerò a sentirmi così. È un gioco pericoloso?
Forse, ma mi piace, ed è il meglio che potesse capitarmi in questa esistenza
infinita e monotona… se vuoi proteggermi, mantieni il segreto, e Aro non lo
saprà mai, e quando lo scoprirà, l’umano sarà già morto e nessuna legge sarà
stata infranta…”
“Sei davvero convinta che finirà
così?”
“Se tu non rovini ogni cosa, sì…
potrebbe finire così…”
Io per prima sto mentendo.
Non so prevedere dove questa
storia ci porterà. In verità, non so neppure quanto posso fidarmi di Santiago,
dunque non sono stata del tutto sincera con lui, circa i miei reali sentimenti
verso Carlos. Se pensa che io possa esserne innamorata, potrebbe diventare un’arma
contro di me, un indizio a mio sfavore, da servire su un piatto d’argento ad
Aro. L’unica cosa vera, è che mi fa sentire viva, e questo è qualcosa per cui
sono disposta a rischiare.
E Santiago?
Mi ama davvero? È amore quella
strana luce malinconica che ho colto recentemente in alcuni suoi sguardi, che
non ero in grado di decifrare? Un vampiro capace di terribili crude nefandezze,
darebbe davvero la vita per me? Non riesco a pensare che possa essere capace di
farlo, mosso da un sentimento tanto grande che non appartiene alle creature
come me.
I nostri animi si sono placati e
io mi rivesto per andarmene.
Né io né lui ci siamo accorti
che qualcuno oltre le mura di questa stanza, ha spiato volutamente la nostra
conversazione, un dettaglio che senza dubbio avrei dovuto prevedere.
Continua…
Secondo voi,
Santiago è davvero innamorato?
Chi è il
personaggio che ha ascoltato la loro conversazione?
Le risposte nel
prossimo capitolo, se vi andrà di leggerlo, se intanto volete lasciare un
commento a questo mi farà piacere. Un saluto e grazie a chi segue la storia.
Immobile presso una delle alte
bifore che si affacciavano sul cortile interno del palazzo dei Priori, Jane
osservava con sguardo placido il giardino che si mostrava rigoglioso sotto quei
suoi occhi inquietanti, forieri dei dolori più atroci, che tutti tra i Volturi
temevano.
In quel momento, ad occhio umano
che l’avesse osservata, sarebbe parsa una statua inanimata, ma non c’era dentro
quel covo di demoni immortali chi avesse il tempo sufficiente a capire cosa lei
fosse, e solo l’istante della morte rivelava all’uomo sventurato l’orribile
verità.
La vampira con sembianze
infantili, membro prezioso e fondamentale della guardia di Aro, sapeva cosa gli
altri pensavano di lei, fiutava la paura scatenata del suo tremendo potere, ed
era consapevole che era quel potere a tenere tutti, umani e vampiri sotto
scacco. Perfino Aro a volte sembrava avere timore della sua protetta, un
sentimento che per il signore oscuro di Volterra si confondeva con la
fascinazione.
Da quando secoli prima era
avvenuto il suo reclutamento nella guardia di Aro, tra i Volturi nessun vampiro
aveva mai osato ribellarsi alle leggi supreme del clan, e nessuna rivolta
palese o sotterranea aveva scosso la tranquilla monotona esistenza presso
Volterra.
Qualche volta, tutta quella
rigida fedeltà per nulla naturale e spontanea le era parsa quasi noiosa. Mai un
brivido, una voce fuori dal coro, qualcuno che alzasse la testa. In passato,
solo qualche stupido ingenuo vampiro, nemmeno neonato, si era fatto sorprendere
dagli umani attraverso errori clamorosi; tutto si risolveva in fretta e ogni
traccia veniva cancellata.
Ora, dopo tempo immemorabile,
sotto il cielo sempre troppo limpido di Volterra stava accadendo qualcosa di
assolutamente incredibile e di mortalmente eccitante, e la temibile Haidi, la
maliarda infallibile cacciatrice di prede per il clan era la protagonista
principale di un triangolo insospettabile. Haidi e Santiago: chi poteva
immaginare che la loro relazione non fosse altro che una facciata per coprire
una tresca ancora più pericolosa? Tra i Volturi, mai nessun vampiro aveva osato
tanto.
Haidi aveva coraggio, doveva
riconoscerlo. Oppure era follia? E Santiago? Era soltanto un complice? Si
diceva innamorato, che sciocchezza. I vampiri non sanno amare; questa per Jane
era una verità assoluta, mai messa in dubbio, ma neppure lei sapeva cosa
sarebbe stata disposta a fare per avere Santiago per sé.
Perché tanto interesse per un
umano?
Tutte risposte che Jane non
avrebbe tardato a trovare.
A suo tempo, la notizia neppure
così inaspettata, che si erano rimessi insieme, l’aveva infastidita più di
quanto potesse credere, e quello strano malessere si era trasformato presto in
acido corrosivo; le aveva avvelenato il sangue che le andava in testa,
trasformando i pensieri in immagini deliranti, visioni di un sensuale corpo
femminile che non sarebbe mai stato suo, una bellezza altera che si offre
pronta da cogliere, matura, invitante e piena, che non le sarebbe mai
appartenuta.
Odiava
Haidi in maniera feroce, la detestava per quella sua capacità di ammaliare
chiunque, per quel suo fascino di dea che faceva capitolare qualunque uomo la
vampira volesse per sé. Nessuno le resisteva, neppure gli individui di sesso
femminile. Perfino Claudia, la valchiria giunonica guardia del corpo di Aro, si
sentiva fortemente attratta da lei e non ne faceva mistero; una volta l’aveva
schiacciata contro un muro e si era tolta la soddisfazione di baciarla
appassionatamente. Haidi non si era tirata indietro.
Quella
sfrontata le aveva risposto, non solo a parole.
Se tu fossi un uomo, Claudia, mi
avresti schiava ai tuoi piedi… manca solo un particolare importante, - le
aveva detto provocatoria, guardando verso il basso – altrimenti, avresti
tutta la mia attenzione.
Jane ricordava ancora la scena, il
sorriso compiaciuto di Claudia, che rassegnata e vagamente delusa, l’aveva
lasciata andare.
Mossa dalla gelosia,
insofferente per quel suo eterno corpo acerbo di fanciulla, bloccato nei
fianchi stretti di una preadolescente frustrata da voglie inappagate, con un
seno infantile appena accennato, curva invisibile sotto i vestiti priva di
attrattive, senza nessun potere di sedurre, Jane aveva iniziato a spiare i loro
incontri amorosi con morbosa invidia e malato piacere.
La prima volta era accaduto per
caso; li aveva sorpresi riversi uno sull’altra, sul tavolo della sala della
biblioteca, appena nascosti dietro pile di volumi lasciati sul piano del
tavolo. Il primo pensiero era stato quello di allontanarsi, invece era rimasta
inchiodata sul posto, lo sguardo rapito dalla scena, le pupille dilatate per
l’eccitazione che la divorava. Recuperata un briciolo di lucidità, si era
appartata dietro una tenda, e da lì, li aveva osservati fare sesso per le ore
successive.
Scolpite nella mente restavano
immagini di baci e carezze proibite, muscoli guizzanti di corpi nudi stretti in
amplessi violenti. Le sue orecchie avevano catturato gemiti d’acuto piacere,
sussurri, grida estatiche, voci arrochite e frasi sconce che neppure pensava si
potessero dire in momenti del genere.
Esasperata dal desiderio che
montava come una marea soffocante, impossibilitata a vivere le medesime
esperienze e sensazioni, una tortura a cui non sapeva e non voleva sottrarsi,
Jane bramava di essere presa nello stesso modo da Santiago, come una donna
completa, e parimenti odiava Haidi, femmina perfetta che viveva senza remore la
sua lussuria, che concedeva e prendeva tutto.
Ma quale straordinario umano
poteva aver attirato l’attenzione della fascinosa vampira? Questo si chiedeva
Jane con notevole curiosità, e le sarebbe bastato seguire Haidi quando si
allontanava dal palazzo per scoprire l’identità del misterioso individuo.
Era ovvio che stava avvenendo
una aperta violazione di tutte le leggi che governavano il clan di Volterra, e
Jane non prese neppure in considerazione l’ipotesi di nascondere i fatti ad
Aro; era una pazzia solo pensarlo e nell’omissione non c’era alcun vantaggio, e
lei pregustava già il momento in cui avrebbe denunciato l’accaduto alla triade.
Ma la piccola sadica voleva togliersi qualche sassolino dalla scarpa e
prendersi il gusto di smascherare Haidi, umiliare quella femmina lasciva che
credeva di potersi prendere un amante umano, coinvolgere un vampiro della
guardia di Aro e giocarci a suo piacimento.
Stava ancora ferma alla
finestra, presa dalle sue elucubrazioni mentali, quando intravide Haidi
attraversare il cortile in direzione dell’uscita; sembrava avere molto fretta.
Jane si mosse per istinto.
Il cielo aveva il colore del
piombo e la bellissima vampira era decisamente impaziente; quando Haidi sollevò
lo sguardo guardinga, alla finestra non c’era nessuno.
******
Il
crepuscolo sta cedendo spazio alla notte che sopraggiunge e porta con sé un
inconsueto manto di stelle. Le nubi che solo poche ore fa oscuravano il cielo,
sono scivolate via accompagnate dal vento che si è alzato improvviso da nord.
L’eccitazione e la febbre scaldano ancora il mio sangue e non trovo un pensiero
che riesca a placarle, perché la mia mente va in un’unica direzione.
Carlos,
quale ossessione meravigliosa sei diventato.
Io
potrei essere fatale per te, e tu per me rappresenti lo stesso pericolo.
Potenzialmente
sei la mia estasi e la mia condanna a morte.
Mio
angelo innocente, tu non sai nulla del delirio in cui mi getti e in cui stai
precipitando.
Doppiamente
colpevole, non sto facendo nulla per scongiurare la tragedia che potrebbe
colpirci, ma anzi l’assecondo. Mi pare già di udire la condanna di Aro e sarà
senza appello. Dovrebbe importarmi, aver timore per la mia sorte, invece tutto
il mio essere è concentrato a godere d’ogni secondo di vita che Carlos mi
regala, e non m’importa d’altro. Ho lasciato il mio angelo al monastero un’ora
fa e dovrei ritornare a Palazzo, ma l’ansia mi pervade e mi fa vagare senza meta
per le strade della città. Gli umani si preparano al sonno e gli scuri di molte
finestre si chiudono alle ombre del cielo. Dietro le tende di alcune case si
scorgono gli ultimi lumi che vanno spegnendosi. Vita normale che non mi
appartiene.
Il
sonno dei mortali è un momento di pace che c’è precluso, ma mai come in queste
ore, ho invidiato questa condizione umana, l’assenza totale d’ogni istinto,
annullamento di tutti i desideri, salvo quello di chiudere gli occhi per
riposare.
Carlos,
perché insisti con la tua folle richiesta?
Diventare
amanti, una situazione clandestina comune, eppure così squallida. E così umana.
Hai
giurato che tra noi sarebbe diverso; non sai quanto hai ragione, quanto sarebbe
diverso.
Un
angelo e un demonio; mai due creature furono più inconciliabili.
Non
sono riuscita a scoraggiarti, ma sarebbe più giusto dire che non ho voluto…
altrimenti, tu comune mortale non potresti resistere alla mia volontà in grado
di plagiare e annichilire la debole mente umana. E adesso non riesco a smettere
di pensarci: voglio solo accogliere il tuo desiderio e unirlo al mio.
In realtà so dove vorrei andare.
Il suo richiamo è più forte di tutti i miei timori e d’ogni remora, e sto
opponendo una resistenza inutile quanto scarsa; già mille volte mi sono
incamminata verso il covo dei vampiri per poi tornare indietro, indecisa e
vinta da una brama che mi annienta.
Arriva
l’ennesimo ripensamento e decido che è l’ultimo. C’è solo una cosa che posso
fare, l’unica che posso concedermi. Sono quasi al Palazzo dei Priori quando
repentina, cambio direzione di marcia e punto verso la villetta signorile che
Carlos occupa alla periferia della cittadina. Mi muovo veloce, ombra tra le
ombre della sera, nessuno può notarmi; l’eccitazione e l’aspettativa fanno
volare le mie gambe, il pensiero è già in quella stanza, su quel letto tra le
braccia addormentate del mio angelo.
Siamo già amanti, solo che non
lo sai.
E continuerai a non saperlo.
In pochi minuti sono sotto le
sue finestre chiuse. Non ci sono luci accese.
Tutto
è addormentato. Come ogni volta.
****
Facendo
attenzione a non farsi scoprire, Jane seguì Haidi fino al monastero,
domandandosi cosa andasse a fare in un posto simile, pieno di monaci che la
vampira non poteva toccare. Era interessata ad uno di loro? Sarebbe stata
naturale perversione di un vampiro irretire un uomo votato a Dio, ed era nella
natura diabolica della bellissima Haidi osare un’impresa simile.
Quando
Haidi aveva varcato le pesanti porte dell’ingresso, lei era balzata sul tetto
dell’edificio; indisturbata, da lì osservò il cortile interno delimitato dal
porticato che racchiudeva il giardino di quel luogo mistico.
E
li vide.
La
vampira e quell’umano dall’aspetto angelico e avvenente. Non era un monaco, e
il suo aspetto era sconcertante per una ragione che a Jane fu subito chiara
come il sole.
Udì
le loro parole cariche d’emozione pulsante. Le richieste dell’uomo, le
negazioni di Haidi.
Osservò
i loro gesti, le mani che si sfioravano, gli occhi che si cercavano. Vide le
mani dell’uomo tremare, mentre sollevavano la veletta che nascondeva lo sguardo
rosso della vampira. Vide gli occhi della vampira guardare l’umano e non seppe
decifrare quello sguardo privo d’inganni, così diverso da quello che lei si
sarebbe aspettata. Poi, le mani dell’uomo presero con delicatezza il viso di
Haidi; le loro labbra si avvicinarono, prima titubanti, poi sempre più esigenti
fino a divorarsi avide e affamate, e spasmodiche le braccia si strinsero
attorno ai corpi.
Jane
pensava che nulla al mondo potesse davvero sorprenderla, ma dopo aver visto
quella scena, la colse impreparata un senso di meraviglia; un’emozione accese
una scintilla dentro le tenebre del suo essere e la face tremare un poco, sensazione
dimenticata da molto tempo.
Osservando
il giovane dai capelli biondi e gli occhi celesti, Jane intuì quale turbamento
aveva catturato Haidi; la somiglianza con Carlisle, l’anomalo vampiro
vegetariano che aveva lasciato Volterra decenni prima, era impressionante. Che
magnifico esemplare d’immortale poteva diventare quel Carlos, ma non era questo
l’epilogo che Jane immaginava per i due amanti.
Ecco
svelato il mistero del vero interesse di Haidi. Era incredibile che una vampira
avvenente e conturbante come lei potesse perdersi dietro l’immagine evanescente
di un amore del passato. Jane trovava l’idea patetica e ridicola, ma le
implicazioni erano formidabili e ottimali ai suoi scopi, e le sue labbra
sottili si piegarono in un ghigno sadico e cattivo.
Quali
fossero le reali intenzioni della bella vampira, se uccidere o trasformare
l’umano, a Jane poco importava; quella storia era una minaccia all’esistenza
segreta dei Volturi, pretesto magnifico per mandare l’odiata immortale in
disgrazia.
Non
c’era altro che dovesse vedere o scoprire. Lasciati i due amanti ignari d’esser
stati scoperti, Jane dal tetto del monastero, saltò su quelli adiacenti
all’edificio. Corse veloce scivolando leggera sulle tegole, senza spostarne
alcuna, fino a raggiungere la sommità di una costruzione adiacente; il lato est
del palazzo sorgeva su una stradina secondaria e poco frequentata, che
incrociava più avanti una strada più ampia. Prima di saltare, controllò che la
via sotto di sé fosse deserta. Non c’era presenza umana in giro.
Piombò
dall’alto sulla strada convinta d’essere sola. Jane si guardò attorno, un po’
distrattamente, quasi lentamente, finché i suoi occhi catturarono la presenza
del vampiro appoggiato alla parete dietro di lei, parzialmente nascosto in una
piccola rientranza del muro.
Le
braccia conserte, Santiago l’osservava apparentemente tranquillo.
Jane
non riuscì a nascondere lo sconcerto. Lo squadrò per un minuto, attratta suo
malgrado dal fascino magnetico del vampiro che la sovrastava; era una bambina
al suo cospetto, ma questo non bastava a spaventarla. Tutta la forza di
Santiago non era nulla in confronto al suo terribile potere.
“Buonasera
Jane.” La salutò, una punta di sarcasmo nella voce profonda.
“Santiago!
Dovevo aspettarmelo…- Valutò lei. – Sei bravo, non mi sono accorta della tua
presenza… sai coprire bene la tua scia.”
“Sono
un segugio migliore di te, lo sai. Anzi, sono il migliore della guardia di Aro,
migliore anche di quel bestione di Felix.”
“Certo.
Sei anche il più modesto. Che cosa vuoi?”
“Sono
qui per impedirti di commettere un madornale errore…” iniziò, sperando di
catturare l’attenzione della piccola sadica, e guadagnare tempo, quello che non
aveva più. Quel pomeriggio, il sospetto che Jane avesse scoperto qualcosa, con
terrore aveva trovato conferma.
“Non
c’è nessun errore. Non puoi continuare a proteggere la tua amante, e facendolo,
rischi tu stesso. Ho prove sufficienti per condannarla e condannare te, come
complice. Sapevi tutto e hai nascosto la tresca di Haidi con quell’umano. I
Volturi non possono permettere che accadano certi fatti, qui a Volterra.”
Jane
era spaventosamente calma, e per Santiago non era un buon indizio.
“Non
è stata infranta nessuna legge; l’umano non sa che Haidi è un vampiro.”
“Davvero?
E quanto ci metterà a scoprirlo? Questa storia assurda è andata troppo avanti,
e diventa sempre più rischiosa. Aro deve essere informato…”
Santiago
si staccò dal muro e si parò di fronte a lei.
“Informato
di cosa? Haidi ha mantenuto la segretezza circa la sua identità, e l’umano non
sospetta nulla. Lei si sta solo dilettando con il giovane, e quando si sarà
stancata lo ucciderà. Non puoi accusarla di nulla di fronte ad Aro, che tiene
molto alla sua preziosa cacciatrice, e non ammette il più banale degli errori…
non perdonerebbe una simile leggerezza di valutazione neppure a te, Jane…”
Jane
lo fissò gelida, le pupille rosse di sangue e ira che manifestò all’istante.
Santiago
smise di parlare; si bloccò e spalancò gli occhi, poi iniziò a contorcersi per
il dolore feroce che gli attraversava le membra come se lo avesse colpito la
scarica di un fulmine. Cadde sulle ginocchia e finì riverso sul terreno, preda
di spasmi muscolari e convulsioni che gli squassavano il corpo in maniera
innaturale. Jane lo guardava impassibile contorcersi sulla strada, in preda ad
un tormento indicibile che gli deformava le linee eleganti del viso normalmente
bellissimo. Col passare dei minuti il dolore diveniva insopportabile, e se Jane
avesse proseguito la sua tortura, poteva indurlo alla pazzia, entrare nella sua
testa e bruciarlo con il fuoco o con il ghiaccio. In altre circostanze, avrebbe
potuto martoriare la sua carne per ore fino al punto di fargli desiderare di
morire, e solo il fatto che fossero su una strada pubblica impediva a Jane di
dare libero sfogo a tutta l’ efferatezza di cui era capace. Tra atroci
tormenti, le parole fredde e dure di Jane gli arrivarono alle orecchie come un
suono sinistro. La piccola sadica, china su di lui come una terribile arpia,
sibilò con ferocia tutto il suo risentimento e disprezzo.
“Credi
di poter dettare delle condizioni? Pensi di potermi ricattare? Sei patetico
Santiago! Povero stolto innamorato! – L’aggredì denigrandolo. – Sopporti il
dolore e rischi la vita! Fai tutto questo per quella vampira schifosa che ha
preferito un umano a te! Peggio, un umano che assomiglia a Carlisle! Ho visto
come lo guardava: lo vuole e lo trasformerà, e getterà te come una scarpa
vecchia. Aro sarà informato d’ogni cosa, e deciderà lui delle vostre sorti.”
“Jane,
ascoltami…” tentò il vampiro, schiacciato dal tormento, ma le parole morirono
in un gorgoglio soffocato. Jane continuò ad infierire.
“Esulterò,
quando Aro pronuncerà la condanna di quella femmina in calore… forse, se mi
andrà, metterò una buona parola per te, se non mi ostacolerai e sarai gentile
con me…”
All’improvviso
il dolore cessò. Santiago rimase accasciato al suolo, stremato; il volto e i
capelli scuri erano imbrattati dalla polvere della strada. Levò lo sguardo in
alto, oltre i muri che racchiudevano quell’angolo di strada e si accorse che il
cielo imbruniva; si era alzato un refolo di vento e la sera presto avrebbe
ceduto il posto alla notte.
Santiago
aveva un unico pensiero, parlare con Haidi.
Jane
gli aveva voltato le spalle; ora puntava l’attenzione in direzione della via
principale. Lui volse lo sguardo sulla sua figura minuta; sembrava fragile e
indifesa, un esile ramoscello pronto a spezzarsi, ma non ricordava sembianze
più ingannevoli di quelle.
“Ucciderò
io stesso quel giovane. Dì anche questo ad Aro.”
Esclamò
il vampiro in un ultimo moto d’orgoglio. Jane si volse a guardarlo.
“Le
alternative sono due: l’uomo morirà, oppure diventerà un vampiro. Io preferisco
la prima ipotesi. Pensa bene a quello che ti ho detto, Santiago.”
La
piccola vampira non disse altro e sparì come il vento oltre l’angolo della
strada.
Santiago,
finalmente recuperate le forze, saltò in piedi, si scrollò la polvere dai
vestiti e corse a cercare la scia di Haidi. La trovò quasi subito.
Dai
cambi di direzione capì che era indecisa, e questo la esponeva a pericolosi
passi falsi; in prossimità del Palazzo dei Priori, era tornata indietro più
volte, per dirigersi definitivamente verso la villetta di Carlos. Quel
maledetto umano, essere insignificante buono solo per essere dissanguato, era
la causa di tutti i loro problemi. Maledetto il giorno che aveva incrociato la
loro strada.
Ora
non sarebbero a quel punto disperato, e Haidi sarebbe solo sua.
C’era
quella straordinaria somiglianza con Carlisle, un tragico fantasma riemerso dal
passato, che lei non riusciva a dimenticare. Lo avrebbe ucciso volentieri; non
aveva mentito, quando aveva rivelato la sua intenzione a Jane. Attendeva solo
il momento opportuno per poterlo fare. Era probabile che fosse tardi per ogni
cosa, anche per supplicare il perdono di Aro, ma Santiago voleva almeno
avvisarla che il suo gioco era stato scoperto.
Giunto
nella zona, avvertì netto il suo profumo propagarsi nell’aria e seguì
quell’effluvio ammaliante fino alla villetta dove viveva Carlos. A quell’ora,
non c’era anima viva in giro e il luogo sembrava un limbo fatto di ombre senza
spessore. Sbucò da una via laterale e la vide, fantasma illuminato dalla luna,
il cappuccio calato sulle spalle a liberare i capelli sciolti appena mossi
dall’aria notturna, gli occhi rivolti in alto, immobile sotto quella maledetta
finestra chiusa.
*****
Pochi
metri di parete mi separano dal mio angelo e non sarà un problema valicarli.
Indugio ancora qualche attimo, nell’attesa che si plachi l’inquietudine pericolosa
che mi attraversa. Devo essere calma e padrona di me stessa, se voglio che
Carlos rimanga vivo. Basterebbe il più piccolo errore e tutto finirebbe in
tragedia, con il suo corpo esanime e senza vita tra le mie braccia e la mia
bocca attaccata al suo collo, il suo sangue caldo e vivo che mi scende in gola.
È un’immagine troppo seducente, mette a dura prova la mia resistenza e allo
stesso tempo m’inorridisce. Sto per muovermi per raggiungere la finestra,
quando resto bloccata da una voce che mi chiama per nome. La riconosco prima
ancora di vedere la figura cui appartiene, emergere dalle tenebre del vicolo
adiacente la strada.
“È
tutto perduto, Haidi…” mi dice la voce.
E
vedo Santiago avvicinarsi velocemente; le sue mani mi bloccano con fermezza per
impedirmi ogni via di fuga. È tutto perduto, mi ripete.
Io
ho quasi paura di capire, ma la verità non si può fraintendere.
“Tu
e Carlos siete stati scoperti. Oggi, Jane ti ha seguita e spiata; sa di Carlos
e lo considera una minaccia. È probabile che Aro sappia già ogni cosa. Dobbiamo
tornare al Palazzo dei Priori e provare a dimostrare la tua innocenza. L’unica
cosa positiva è che l’umano non sa chi sei in realtà. Non abbiamo altra carta
che possiamo giocare in nostro favore…”
Non
ho la forza di rispondergli. Rivolgo solo lo sguardo a quella finestra chiusa.
Santiago alza gli occhi nella stessa direzione, poi torna a posarli su di me;
ha l’aria disperata.
“Lascia
Carlos al suo destino e torniamo al palazzo; dobbiamo convincere Aro e gli altri
che non è stata infranta nessuna legge, e forse ci risparmierà la vita. Se Aro
dà ascolto alle accuse di Jane, siamo perduti, lo capisci? Dobbiamo dimostrare
senza ombra di dubbio che la piccola sadica ha torto.”
Ascolto
le sue parole, ma non riesco a muovermi; con estrema chiarezza, so che non ho
nessuna intenzione di tornare alla corte di quei demoni immortali che
controllano le nostre vite. Non intendo rinunciare a questo senso di libertà
che mi pervade; è una fiamma vitale che brucia e mi scalda il sangue e il
corpo, e il mio desiderio per Carlos ne fa parte e alimenta quest’energia che
mi scorre dentro. Avevo scordato cosa fosse, nemmeno credevo che esistesse; le
pesanti tenebre che mi avvolgono l’avevano soffocata, nascosta nella parte più
profonda e insondabile del mio essere in modo che non potessi sentirla, ma non
hanno potuto ucciderla, perché è questa energia che Carlisle chiamava anima la
nostra vera immortalità. Non volevo crederlo, ma solo ora comprendo che è vero.
L’anima è imprigionata nel corpo, che sia umano o vampiro non ha importanza;
lei scalpita per liberarsi e vivere la sua natura che è fatta di passione ed
emozioni. [1]
- Perfino un vampiro può morire, ma la sua
essenza più pura e incorrotta, quella che faceva di lui un uomo prima della
trasformazione, è immutabile e non morirà mai.
Per
la prima volta, proprio ora che sono stata scoperta, adesso che la morte
incombe, capisco davvero cosa significano le saggie parole di Carlisle. Non
voglio più tornare indietro, quando uccidevo solo per il sangue, fonte di vita
e di un piacere violento, insaziabile e sempre inappagato, ma non un’emozione
mi faceva sentire viva dentro. Non posso rinunciare a come mi sento adesso.
Sono
un vampiro e devo uccidere per vivere; prendo la vita, ma non posso restituirla,
perché così comanda la mia natura. Probabilmente non posso salvare Carlos, non
è mai stato in mio potere farlo.
Ho
condannato lui e me stessa. Ma posso amarlo.
Un’ultima
volta, prima che la morte venga a prendere entrambi.
“Non
tornerò in seno ai Volturi, e non rinnegherò nulla di ciò che ho fatto. Vattene
da qui, Santiago, e se puoi, salva te stesso. Io ho deciso di accettare la mia
sorte; è il prezzo che devo pagare per essere libera di vivere seguendo i miei
desideri, per fare esperienza dell’amore in maniera completa, con i sensi e la
mente.”
Le
parole escono spontanee dalle mie labbra, vere e liberatorie. Mi sorprendo di
quanto sia facile esprimerle, io che non ho mai voluto pronunciare la parola amore.
Ha un sapore così dolce sulle mie labbra. Santiago mi guarda come se fossi
irriconoscibile; è costernato e spaventato, ma quando finalmente comprende il
reale significato di ciò che ho detto, diventa quasi una furia incontenibile.
“Non
te lo lascerò fare! – Urla, strattonandomi e afferrandomi con forza. – Vuoi
rinunciare a te stessa, per quell’omuncolo! Sei disposta a morire per amore di
un umano! Sei pazza! Pensi che ti amerà ancora, quando scoprirà cosa sei?Ti maledirà e avrai buttato la tua esistenza
per niente! Non lo permetterò, a costo di trascinarti con la forza davanti al
giudizio di Aro, se questo può servire asalvarti.”
Quella
di Santiago non è una minaccia, e la disperazione al pensiero di perdermi
potrebbe indurlo a fare qualunque cosa; ma non ha idea di quanto io sia
determinata a lottare e mi sento talmente sicura della mia scelta, che mi sento
invincibile. Non temo più niente, mi ribello con tutta la mia forza e mi libero
dalla morsa di Santiago. Lo allontano da me con uno spintone, ma lui mantiene
l’equilibrio e cerca di portarsi di nuovo in avanti. Alzo la mano verso di lui,
che si blocca al suono della mia voce che si fa perentoria.
“Non
farai niente del genere! Ho preso la mia decisione e nessuno, né tu, né Aro mi
fermerete.”
“Haidi,
ti prego…” tenta di blandirmi, ma ogni parola che potrebbe dire è inutile.
Guardo i palmi aperti delle mie mani, ho l’impressione che brucino.
“Non
insistere. Mi sento posseduta da una fiamma più forte di tutte le leggi dei
Volturi. Avevo scordato cosa fosse quella vibrazione interna che chiamiamo
vita, e Carlos me lo ha ricordato. Rassegnati Santiago, e lasciami andare.”
“Ti
rendi conto di quello che mi stai chiedendo? I sentimenti che provo io, non
contano per te?”
Percepisco
la sua resa, unita all’angoscia. Provo quasi pena per lui.
“L’altro
giorno hai detto di amarmi… sei stato proprio tu una volta, a spiegarmi la
differenza tra l’amore che lascia vivere e quello che pretende per sé… Adesso,
per favore, va via…”
Abbandono
Santiago al suo tormento, e con un balzo raggiungo la finestra. Mi aggrappo
alla ringhiera sbalzata in ferro battuto messa a protezione della porta a
vetri, che si apre sulla stanza da letto del mio angelo, poi mi volto un
istante ad osservare un’ultima volta il vampiro rimasto fermo sulla strada
sotto di me. I nostri sguardi si incrociano forse pochi eterni istanti, mentre
i raggi della luna si eclissano dietro la coltre delle nubi, poi Santiago
scompare inghiottito dalla notte, complice silenziosa dei suoi figli più oscuri
e misteriosi.
Finalmente
sola, forzo la serratura che cede in fretta sotto le mie dita gelide. La porta
si spalanca e i vetri vibrano un poco, ma resistono al mio assalto. Scavalco la
ringhiera e silenziosa, poso i piedi sul pavimento. L’oscurità ricopre tutto,
ma non ha misteri per me. Il soffio del vento fa sollevare il tendaggio bianco,
che per un momento nasconde alla mia vista una porzione dell’ambiente interno.
Per questo non l’ho notato subito.
Un
raggio di luna filtra e supera la barriera delle nubi e rischiara la stanza.
Conosco già ogni dettaglio: il piccolo tavolo con la sedia, l’armadio, la
brocca di porcellana e il catino per l’acqua posati sul comò. Sposto il mio
sguardo sulla parte opposta della camera dove scorgo le cortine del letto.
Cerco
la sagoma del suo corpo che tanto amo.
La
trovo.
Non
è sotto le coperte.
Carlos
è seduto sul letto con i piedi ben piantati sul pavimento; ha addosso solo la
camicia ampia che gli scende suoi fianchi, ma le gambe sono nude. Non è
sonnambulo, ne sono certa; è del tutto sveglio e perfettamente lucido. Resto
immobile dentro la cornice della finestra aperta contro il cielo notturno, a
fissare quell’apparizione, sbalordita.
Dopo
un attimo d’incertezza, anche il mio angelo mi regala uno sguardo simile, che
brilla di una luce singolare, un guizzo che si scioglie in un sussulto gioioso.
Realizzo con fatica che non mi trovo in un sogno, anche se tutta l’atmosfera
surreale pare suggerirlo.
Non
ho ancora staccato i miei occhi dai suoi, quando Carlos lentamente si alza in
piedi. Avanza quasi timoroso, non fa che pochi passi verso di me. Io sono
ancora immobile, presa dallo sconcerto e forse più spaventata di lui,
dall’emozione incontrollabile che mi attraversa.
“Haidi,
signora dei miei sogni, finalmente siete venuta… - sospira, e la sua mano si
alza in un gesto d’invito. - Stanotte i miei desideri si traducono in realtà…”
La
sua voce è lieve come una carezza, ma affonda come un dardo di fuoco al centro
del mio petto. Immediata mi coglie una sensazione inconsueta; mi sento come se
avvertissi un pericolo nascosto, ma in questa stanza ci siamo solo noi due, e
quella più pericolosa tra noi sono io.
In
un istante, comprendo tutta la portata degli eventi di queste ultime ore.
Carlos mi stava aspettando; forse anche lui, nell’inconscio sente il destino
incombere. Non ho alcun dubbio che questa notte si scriverà quello definitivo
di tutti noi.
Continua…
Finalmente sono riuscita a chiudere il capitolo; scrivendolo ho
capito come deve concludersi questa storia, anzi vi anticipo subito che ci
saranno due finali.
Mi è venuta l’idea stuzzicante per un finale alternativo, cosa
un po’ insolita per me, che di solito tendo a concentrarmi sulla fine che sento
più coerente e in linea con la trama, ma qui anche la seconda ipotesi è
fattibile; pubblicherò i due finali uno di seguito all’atro, in due capitoli
distinti, ma prima devo portare avanti ancora un poco la vicenda.
Quindi, mi farà piacere sapere quale dei due preferite, siete
libere di esprimervi.
Intanto spero che questo capitolo vi sia piaciuto; nella prima
parte è incentrato più che altro su Jane e il motivo che la spinge a fare
quello che fa. Questo personaggio m’inquieta sempre un po’ e questo m’influenza
molto nell’immaginarla; la sento sempre fortemente negativa, d’altronde stiamo
parlando di una vampira con il potere di torturare gli altri solo con la forza
del suo pensiero. Spero di sentirvi, a presto.
Ninfea
[1]Questa immagine mi è saltata
in testa, pensando ai “Prigioni” di Michelangelo.
Impreparati e un po’ increduli di trovarci così,
per un lungo istante i nostri sguardi s’incrociano nella semioscurità
dell’ambiente, accompagnati dal silenzio.
È una notte strana che ci avvolge e ci tradisce,
complice e nemica, la più insolita che io abbia mai vissuto nella mia lunga
esistenza d’immortale.
Muovo un passo, titubante, senza sapere
esattamente cosa farò, cosa dirò al mio angelo per spiegare la mia presenza
furtiva nella sua stanza, e lui non sembra preoccuparsene. Carlos mi raggiunge
e mi prende le mani nude, le porta alle labbra e inizia a coprirle di baci.
Resto immobile, quasi incapace di reagire, scottata dal calore della sua bocca
tentatrice che si posa sulla mia pelle.
È sempre sorprendente che non lo turbi affatto, il
gelo che avverte toccandomi. Sono consapevole della potente attrazione che
esercito su di lui, eppure a volte mi chiedo come riesca a restare così
indifferente ad un corpo freddo che sa di morte. L’amore e la passione devono
possederlo al punto da non fargli sentire e vedere altro che la perfezione in
me, un inganno dei sensi che percepiscono solo quello che la mente vuole o
crea. È qualcosa d’affascinante perfino per me. Ma non posso andare avanti
così. Questo inganno non può durare, anzi, termina proprio ora.
Sottraggo le mani al piacere dei suoi baci
appassionati e mi allontano un poco da lui, portandomi alle sue spalle. Vorrei
gettarmi fra le sue braccia, stringerlo sul mio seno e farlo mio con ogni
cellula del mio corpo, mischiare il mio sangue al suo, ma questa notte ci sono
altre priorità che non posso ignorare.
“Vi prego Carlos, noi dobbiamo parlare di cose
importanti e molto serie, oserei dire vitali.”
Il mio angelo non si arrende, si avvicina e posa
le mani sulle mie spalle, prima di cercarmi il viso con gentilezza, e
costringermi a voltarmi verso di lui.
“Vi prego Haidi, parliamo dopo. Ora siete qui e
non m’importa d’altro. Voglio solo amarvi ed essere amato da voi, ditemi che è
per questo che siete venuta…”
“Sì, Carlos… è per questo. – Confesso, mentre mi
lascia piccoli baci sul volto. – Ma non vi turba il fatto che mi sia
intrufolata in casa vostra, di notte, come una ladra?”
“Mi lusinga che siate così ardita; immagino sia
stata la necessità di sottrarvi a coloro che vi controllano ad avervi spinta ad
attuare un simile sotterfugio.”
“Non è solo questo…” tento, con scarso profitto.
Lui non pare volermi ascoltare. Preso dalla sua
passione, ignaro del pericolo che incombe su noi, sta solo seguendo il volo del
suo cuore che trabocca dal petto; lo sento battere forsennato, come il suo
sangue, un rombo che scorre sottopelle, travolto dalla gioia del nostro
incontro inatteso e fortemente desiderato. Difficile restare vigile e padrona
di me stessa, mentre Carlos prosegue la sua amabile seduzione; in altre
circostanze mi sarei già abbandonata a lui, ma ora devo costringermi a non
cedere.
“Carlos, ora smettetela e ascoltatemi! Non è un
gioco. Le cose sono precipitate in una maniera che non potete immaginare e ci
saranno delle conseguenze terribili. Siamo stati scoperti… io sono stata
scoperta… loro mi puniranno e se la prenderanno anche con voi…”
“I vostri famigliari sono dunque così terribili?
Cosa mai potrebbero farmi?” Domanda serafico, mentre le labbra si piegano in un
sorriso gentile.
“Oh, Carlos, parlate con troppa leggerezza; non lo
immaginate neppure, ma al mondo esistono cose più spaventose della morte…”
“Haidi, io non ho paura. Posso affrontarli insieme
a voi, e se la cosa vi spaventa tanto, possiamo fuggire. Domani! Stanotte, se volete!
Basta una vostra parola. Ma adesso voglio solo amarvi… vi desidero
immensamente…”
Carlos riprende a baciarmi sulle labbra che si
schiudono al suo dolce assalto. Scopro in lui un impeto nuovo, che non
conoscevo e mi delizia. Mi travolge la pelle, i sensi si accendono alle sue
carezze. Le sue mani sono ovunque, si aprono un varco sotto i miei vestiti; il
mio mantello cade per terra, la mia blusa cede sotto le sue dita che cercano la
mia pelle e la trovano, sfiorano il mio seno e lo accolgono nel palmo aperto.
Sento la sua eccitazione, viva, pulsante contro il mio corpo e ne sono
travolta.
Se non lo fermo subito, non lo farò più. E non lo
faccio, infatti.
Non ci riuscirei, neppure se volessi.
Oh, follia! Trovare l’estasi proprio ora, e sapere
di averla già persa è qualcosa di tragico a cui la mente si ribella.
Lo voglio!
Voglio il ghiaccio e il fuoco, i nostri elementi
fusi insieme.
All’improvviso, il letto accoglie i nostri corpi,
e quello del mio angelo grava dolcemente sul mio; è la prima volta che mi
ritrovo soggiogata, sciolta nel delirio. Questa volta non conduco il gioco, e
mi accorgo che mi piace e mi eccita soccombere alla volontà di qualcuno. Carlos
non ha altro addosso che la sua camicia, ma presto fa in modo che io resti
seminuda quanto lui; si appoggia sui gomiti e mi guarda un momento, in cerca di
un’esitazione che non rivelo, prima di alzarsi per sfilarmi l’ampia gonna che
scivola sulle mie cosce e si ammucchia sul pavimento. L’unica biancheria intima
che mi resta addosso sono le calze nere di seta trattenute da una giarrettiera,
per il resto appaio nuda e bianca contro le lenzuola, sotto un raggio di luna e
gli occhi rapiti di Carlos, accesi da un desiderio che si fa incontenibile.
“Fuggire sarà impossibile… non avremo altre notti
come questa…” sono le uniche parole che trovo la volontà di dire in un
sussurro, prima di stringere il mio angelo tra le braccia.
Finalmente assaporo la pienezza impetuosa delle
sue carezze, fino ad ora solo immaginate, che percorrono la mia pelle fredda e
morta senza esitazione né repulsione, mentre le bocche e i nostri respiri si
fondono in un abbraccio che profuma di vita.
E mentre Carlos si rivela un amante dolce e appassionato,
mentre per la seconda volta nella mia esistenza – la prima era stata con
Carlisle - scopro davvero cosa significa fare l’amore, donarsi all’altro con
fiducia, accogliere qualcuno dentro di me, lasciarlo entrare nel cuore che si
ridesta come se ricominciasse a battere, e nel corpo che ritrova calore, con
una strana gioia che mi sorprende trattengo la mia forza, e il mio istinto
assassino si addormenta.
Sento le mie carni farsi molli e tenere, mentre il
mio angelo si fa spazio nel posto più intimo della mia femminilità che si apre
come un dono. Eppure è qualcosa di assolutamente nuovo; questa notte non sono
più un mostro, ma divento una donna che ama. È qualcosa di miracoloso, al punto
che mi sembra di sentire gli occhi inumidirsi di pianto. Non penso al sangue,
ma estinguo la sete con i baci più profondi e languidi, e gusto il sapore
d’umane lacrime di felicità e sorrisi. Io e Carlos ci amiamo così, come un uomo
e una donna, per ore, impudichi ed ebbri di piacere, e beviamo a questa fonte
di pura estasi come se fosse inesauribile, finché l’appagante incontro d’amore
finisce e il cuore del mio angelo rallenta la sua corsa contro il mio seno.
Carlos, svuotato della sua linfa, riposa stremato
e ansante accanto al mio cuscino. Forse sta sognando di noi, quello che non
potrà essere mai. E mentre il mio angelo dorme sereno e ignaro degli eventi che
stanno per scatenarsi, io torno ad essere il vampiro.
Vorrei proteggerlo, ma la mia veglia è inutile;
alla gioia più sublime segue purtroppo l’amara consapevolezza che la tragedia
marchia a fuoco la nostra storia, e nessun’altra felicità oltre a questa ci
verrà concessa.
*****
Era fastidio, o forse delusione, sensazioni che non era
abituato a provare. Le delusioni non lo toccavano e i fastidi si eliminavano in
fretta, senza troppi pensieri. Ma questo era diverso.
Difficilmente Jane si sarebbe sbagliata, e mai avrebbe
sollevato accuse immotivate. Soprattutto, non verso Haidi.
“Maestro, sotto il cielo di Volterra c’è chi sta violando
le leggi dei Volturi, e minaccia il segreto che cela l’esistenza dei vampiri.”
Aveva esordito la piccola sadica, rientrata a Palazzo con
aria baldanzosa, attirando l’attenzione di tutti. Aro aveva preso la mano che
Jane gli porgeva, e oltre le visioni di ricordi e immagini, aveva sentito la
sua invidia; era tangibile, pesante come una roccia e invadeva i pensieri della
piccola vampira come un veleno mortale. Jane era un membro della guardia
infallibile, spietata e micidiale, ma ogni anello della catena poteva avere un
punto debole; Jane era una donna intrappolata in un corpo di bambina con tutte
le implicazioni, calcolate e soppesate con accortezza in modo che incidessero
sulla natura maligna della piccola immortale. Jane tra tutte, era la sua
creazione migliore, forgiata alla perfezione per i suoi scopi, ma squilibrata
nella psiche, e questo, Aro non lo scodava mai.
Haidi, invece, era una vampira perfetta sul piano fisico e
mentale, fatale, magnetica e irresistibile, ma aveva il difetto di
essere sensibile e vulnerabile alle vecchie, dimenticate emozioni umane.
Forse era stato Carlisle l’artefice di quell’anomalia, ma dopo di lui, Haidi
non era più stata la stessa; seppur efficientissima nel suo lavoro, a tratti
era malinconica, triste, logorata da strani sensi di colpa che non avrebbe
dovuto provare. Carlisle l’aveva infettata con la sua compassione; a tanto
arrivava il potere di quel vampiro vegetariano che lui aveva provato inutilmente
a convertire ad uno stile di vita più convenzionale.
Un paio di millenni d’esperienza uniti ad una natura
obbiettiva e calcolatrice, Aro non agiva mai d’impulso, neppure di fronte a
quello che sembrava evidente. C’erano delle regole e a quelle doveva attenersi:
erano la quinta essenza del potere, e lui non era tanto ingenuo da non saperlo.
Non poteva disfarsi di Haidi così facilmente, e non lo avrebbe
fatto, senza prima aver indagato nella mente della bellissima cacciatrice: una
vampira tanto dotata era un elemento raro, se possibile da preservare come un
gioiello.
“Santiago sostiene il contrario.” Obbiettò pacato,
osservando il vampiro che era sopraggiunto lì, e aveva subito assunto le difese
della sua amante.
Marcus, il terzo membro della mortale triade, ascoltava
tutto con estremo distacco, come se nulla lo riguardasse. Troppo passato alle
spalle, prevedeva con certezza matematica come sarebbe finita; la spietata
legge dei Volturi sarebbe stata applicata e non tentava neppure di nascondere
il senso di noia perenne che gli procuravano vicende simili, vissute centinaia
di altre volte. Secoli prima, una di quelle storie lo aveva riguardato troppo da
vicino e gli aveva lasciato un marchio sul cuore spento, come una sorta
d’ammonimento.
“Santiago ha i suoi interessi da difendere... e lo posso
capire, meglio di chiunque. Potremmo dire che è coinvolto emotivamente.
Ma le leggi di Volterra non possono essere ignorate, né tradite da nessuno.”
Fu il suo unico commento, espresso con tono rassegnato.
“Haidi ha assunto un comportamento molto azzardato e
instabile; è già accaduto in passato e non fu un bene. Può trattarsi di
un’infatuazione passeggera per un umano particolarmente avvenente, ma non
possiamo ignorare la cosa. Tu Santiago, non avresti dovuto coprire questa
tresca.”
Intervenne severo Caius, intransigente verso i membri
della guardia, e mal tollerava certi colpi di testa.
“Non mi aspettavo che i fatti evolvessero in questo modo. –
Si difese Santiago. - Volevo concedere un po’ di tempo ad Haidi, sperando che
tornasse in sé, ma ho sottovalutato il problema. Però una cosa voglio ribadire:
Haidi non ha infranto nessuna legge, e le accuse di Jane sono ingiuste. Tu sai
Aro, che non sto mentendo.”
Il vampiro preso in causa, alzò una mano per zittire
tutti. Fu subito silenzio.
“Noi valuteremo la questione, fratelli. Ma non avete visto
l’aspetto di quell’umano… io sì, attraverso gli occhi di Jane, e non posso
trascurare un fatto tanto singolare e prodigioso. Devo saperne di più, e solo
Haidi può illuminarmi. Soltanto dopo, deciderò se e quale punizione infliggere
ai protagonisti di questa liaison.”
Voleva vedere con i suoi occhi cos’era che aveva portato
Haidi a buttarsi anima e corpo - solo corpo in realtà, perché l’anima
l’aveva persa da un pezzo - in quella storia assurda e surreale.
La somiglianza col suo vecchio amico Carlisle, il solo
vampiro che avesse mai osato confrontarsi con lui alla pari, lo aveva
fortemente impressionato, cosa che accadeva sempre più di rado. Bastava dunque,
il suo ricordo a far vacillare il comportamento di una vampira come Haidi, o c’erano
ragioni più profonde?
Era questa la domanda che lo assillava.
****
“Dovete già andare, mia signora? Restate qui, vi prego.
L’alba è ancora lontana.”
La voce di Carlos mi arriva alle orecchie come un suono
melodioso, mentre affacciata alla finestra osservo il cielo che lentamente
schiarisce verso est. Tra un’ ora sarà giorno.
Ho avvolto il mio corpo nel mantello solo per celare la
mia nudità, ma tra breve dovrò rivestirmi. Qualcuno sulla strada ancora deserta
e silenziosa mi sta aspettando; ci sono due vampiri nascosti nel buio di un
portone, uno di loro è Santiago. L’altro è Alec, il gemello di Jane,
terrificante quanto la sorella e inquietante il doppio, con quell’espressione
vitrea e vuota di qualsivoglia emozione.
Sono venuti a prendermi.
La presenza del mio amante non mi sorprende, ma un po’ mi
delude; dov’è finito tutto l’amore che diceva di sentire per me? Non era
disposto a morire per salvarmi la vita?
Sorrido malinconica. Nessun vampiro conosce il valore
della parola sacrificio.
Tutto il suo sentimento è svanito in niente di fronte al
potere di Aro. Ma non posso biasimarlo; né lui, né io abbiamo mai avuto
alternative, e io so benissimo che non mi posso sottrarre alla sorte crudele
che Aro riserva a quelle come me.
Mi sento del tutto indifferente a quello che dovrò
affrontare; se la mia esistenza è giunta al termine, non mi opporrò in alcun
modo a che essa si compia, anzi, l’accoglierò a braccia spalancate, come una
grazia.
Solo per Carlos mi sento straziata, ma non permetterò che
uno solo di loro lo tocchi; non una sola goccia del suo sangue avranno di lui.
Se il destino di Carlos è legato al mio, lo abbraccerò e lo porterò con me.
Sarà l’ultimo inganno.
Il mio bellissimo angelo nudo e innocente scende dal
letto, s’infila una vestaglia di seta color vinaccia e mi raggiunge alla
finestra. Mi circonda le spalle con un braccio, e mi bacia sulle tempie, dopo
getta lo sguardo oltre la tenda, sulla strada.
E li vede. Come loro vedono lui.
Sono lì, fermi che fissano la nostra finestra.
Solo io sento il bisbiglio di costernazione uscire dalle
labbra di Alec di fronte all’aspetto di Carlos; per un attimo, gli occhi del
vampiro efebico tradiscono un’espressione di sorpresa repentina.
Lo sento distintamente esclamare, ma quello è Carlisle!
prima di trovare smentita nelle parole di Santiago.
“No… è solo un umano che gli somiglia.”
Carlos non sospetta nulla della confusione che la sua
presenza ha creato; vede solo due uomini, ma Alec ha più l’aria di un
ragazzino, immobili come statue, sulla strada di fronte la sua casa. Li scruta
a lungo forse per capire se rappresentano un pericolo.
“Come hanno fatto a trovarvi? Vi hanno seguita?” Mi
domanda accigliato.
“Loro trovano chiunque… è impossibile sfuggirgli. Carlos,
devo andare via, adesso. Più vi resto accanto, più rischiate la vita.”
Sto per farlo, ma il mio angelo, allarmato, mi afferra per
le spalle, deciso a trattenermi.
“Fuggiamo Haidi. C’è una carrozza sul retro dell’edificio;
loro sono a piedi e non potranno raggiungerci.”
Non posso fare a meno di sorridere.
“No, Carlos. Non servirebbe, vi assicuro. – Prendo il suo
volto tra le mani e lo accarezzo, puntando il rosso dei miei occhi nel celeste
del suo sguardo. È un cielo in cui mi perdo, eppure mi fa sentire libera e
senza timori. – Ci sono realtà spaventose che ignorate, ma presto capirete ogni
cosa. Fino ad ora vi ho mentito su chi sono realmente, ma non posso più farlo,
e questo condanna entrambi.”
Tristezza e rassegnazione offuscano il suono della mia
voce, ma Carlos mantiene il suo animo combattivo.
“Siete la donna che amo, tutto il resto non ha importanza
per me. Dopo questa notte, nulla mi farà rinunciare a voi, e sfiderò chiunque
oserà ostacolare la nostra felicità. Noi dobbiamo stare insieme, Haidi; i
nostri cuori palpitano all’unisono.”
“Quanto vorrei che fosse così, ma è impossibile. Avete
sentito il mio cuore battere, almeno una volta, questa notte? Riflettete su
questo. Vi siete accorto che la mia pelle è mortalmente fredda? E i miei occhi,
rossi come braci ardenti, non vi rivelano la verità? Davvero siete così
ingenuo… o fingete?”
Non so da dove mi sia venuto questo sospetto, ma lo
accantono in fretta, di fronte alle parole accalorate che Carlos mi rivolge. Mi
stringe ancora più forte, deciso a difendere il sentimento sincero che lo
pervade, quasi arrabbiato che io possa dubitare di lui.
“State tentando di dirmi che siete una creatura
soprannaturale? Che siate angelo o demone, io vi amo lo stesso, e non desidero
altro che stare con voi, per il tempo che mi verrà concesso in questa vita! –
Mi lascia andare e fa qualche passo indietro, e noto dal gesticolare delle mani
che è sempre alterato. - Ho solo questa, non ne cerco un’altra, e ringrazio per
ogni giorno vissuto. [1]
Ringrazio di aver trovato un amore che riempie la mia esistenza, e gli dà
senso. Ma forse a voi non interessa, e state solo cercando una scusa, incarnata
in quegli uomini che sono lì in strada ad attendervi, pare. E voi sembrate
ansiosa di raggiungerli.”
Mi accusa, amaro, indicando l’esterno oltre la finestra.
“Oh, caro… date a me il merito di aver trovato il senso
della vostra vita? Quale macabra ironia è questa! – Esclamo, trattenendo una
lieve risata. – Io sono la creatura più corrotta, bugiarda, e maligna che
potevate incontrare sulla vostra strada. Io vi ho fatto del male e finirò per
distruggervi.”
Sibilo arrabbiata più verso me stessa che verso il mio
angelo; la sua innocenza mi ha conquistato così tanto, che adesso mi fa stare
male. Dice di amarmi, ma io voglio che mi odi, perché solo così mi sentirei
meno in colpa. Carlos mi osserva stralunato; non capisce il mio angelo, non
comprende il senso assurdo delle mie parole, ma l’amore non può sposare la
menzogna. Qualcosa nel mio intimo si ribella e sputo fuori tutto il veleno che
mi porto in cuore, consapevole che la verità può uccidere.
“La vostra fidanzata non vi ha lasciato… l’ho attirata in
una trappola mortale…” scandisco lentamente, col tono più neutro che riesco a
trovare, uno dei delitti più turpi e inconfessabili, e osservo Carlos cambiare
espressione.
“Che cosa dite?” Sussurra, pallido e sconvolto.
“La verità, quella più terribile. Incontrare voi, mi ha
cambiata, Carlos, e ora non riesco ad accettare l’amore come frutto di
un’illusione. – Mi muovo svelta; pochi secondi e recupero i miei vestiti che
indosso altrettanto velocemente, sotto gli occhi spaventati del mio angelo,
prima di tornare presso la finestra. - Stare con me, implica una scelta
drammatica che forse non vorrete condividere, e lo capirei.”
Carlos è rimasto immobile e silenzioso, forse paralizzato
dalla paura per qualcosa d’oscuro e inquietante. Allungo una mano esitante;
vorrei accarezzare il suo viso come ho fatto in questa notte meravigliosa, ma
la sua reazione spontanea mi blocca all’istante: Carlos si è ritratto di scatto
e nei suoi occhi per la prima volta ho letto il terrore, e un profondo dolore
mi striscia sul cuore come una biscia che morde a tradimento.
“Angelo o demone avete detto… Neppure l’amore regge di
fronte alla verità più spaventosa.”
Ritiro la mano amareggiata, e so che non dovrei esserlo,
ma mi sento così. Non ho mai davvero sperato che potesse accettare una realtà
così orrenda. Non sono neppure certa di cosa abbia veramente compreso.
“Sappiate che non sceglierò mai per voi, né vi obbligherò
in alcun modo a seguirmi, e questa è la sola promessa sincera che posso farvi.”
Vorrei sentirlo ribattere, insultarmi, maledirmi, ma lui
resta immobile e non parla, e il suo sguardo, un misto di disgusto e orrore, mi
ferisce più del suo silenzio. Non mi resta che andarmene, esattamente come sono
venuta.
*****
Sulla strada, e alle mie spalle, sento distintamente il
suono secco della finestra che si chiude in alto; i vetri che vibrano sembrano
sul punto di andare in pezzi. Mi sento come se Carlos mi avesse respinta.
Forse è quello che sta facendo: spaventato, sta cercando
di allontanarmi, chiudermi fuori dalla sua esistenza.
Ma è troppo tardi.
I vampiri in attesa sul lato opposto, mi fissano. Incrocio
lo sguardo di Santiago; il più delle volte il vampiro ha un’espressione
indecifrabile, e anche ora non riesco a capire se è speranza o coraggio la luce
che balena nel suo sguardo. Alec mi guarda con lieve curiosità; finalmente,
l’ombra di una banalissima sensazione passa sulla faccia inerte di questo
inquietante ragazzino, che ho sempre trovato detestabile, anche per l’
attaccamento morboso che ha verso la dolce sorellina. Non mi
sorprenderebbe se avesse con lei un rapporto incestuoso. Mi avvicino a loro,
pronta a seguirli.
“Aro vuole parlarti.” Esordisce il ragazzino.
“Ma certo. Stavo per rientrare a Palazzo.”
“Penseremo dopo al tuo ‘sorprendente’ umano…”
puntualizza, alzando i suoi occhi in direzione della finestra ormai chiusa. Mi
blocco e fulmino il bamboccio con lo sguardo. Nonostante il suo aspetto, so che
è più pericoloso di quanto sembri, ma non riesco a stare zitta.
“Penserò io all’umano; nessuno di voi lo toccherà.”
Sibilo, trattenendo a stento la rabbia.
“Non è una cosa che puoi decidere tu, Haidi.” Insiste il
ragazzino, ma io non mi faccio impressionare dalle sue velate minacce, e
rispondo con una sfida aperta.
“Ucciderò chiunque oserà avvicinarsi a lui, e la mia non è
una minaccia. Hai capito, Alec?”
Il ragazzino prima mi fissa costernato, poi si lascia
andare ad un risolino divertito che mi irrita solo di più.
“Cosa ti rende così temeraria? Il tuo umano sarà morto
prima che tu possa avanzare qualsiasi pretesa. Questa discussione è del tutto
vana, e sai bene anche tu che i Volturi non lasciano testimoni.”
Purtroppo so perfettamente quanto Alec abbia ragione; sto annaspando
alla disperata ricerca di una possibilità che non esiste.
“Calmati Haidi; Aro vuole solo parlarti…” Interviene
Santiago, e dal tono capisco che è preoccupato per la mia reazione. Povero
illuso! Crede ancora che le cose possano finire bene. Maledico Jane, Alec e
tutti i Volturi che mi costringeranno a fare la sola cosa che eviterei con
tutte le mie forze.
“Allora, perché stiamo perdendo tempo?! Non si deve far
attendere il signore di Volterra.”
E neppure il destino.
Corro decisa verso il centro della città dove sorge il
Palazzo dei Priori, tallonata dai due vampiri che non mi perdono di vista un
solo istante. Corro e penso che Carlos voleva fuggire con me, e invece, come
una stupida, mi rifugio nella speranza inutile che prenda la carrozza sul retro
della sua villetta, e metta mille e più chilometri tra lui e Volterra.
Continua…
Piccola rettifica sul capitolo precedente:
rileggendo quello scritto finora, mi sono accorta di aver commesso un errore. Renata
in questa mia storia non può essere la guardia del corpo di Aro, perché in uno
dei capitoli precedenti ho parlato di lei come di un’umana, e per il momento
tale resta; fa le veci di Gianna che in questo secolo non esiste, visto che
siamo all’inizio dell’800.
Probabilmente Aro trasformerà Renata più
avanti, non è importante ai fini di questa storia; così al momento il suo scudo
personale è un’altra vampira con tendenze saffiche che ho chiamato Claudia per
comodità. Scusate la svista, mi era proprio sfuggita.
Dunque, che ne dite di questo capitolo?
Spero vi sia piaciuto. Ormai siamo quasi in dirittura d’arrivo e i destini dei
nostri protagonisti stanno per compiersi. Spero di sentirvi, a presto.
Ninfea
[1]Per quanto ingenuo, Carlos non è la versione maschile di Bella
Swan, è l’ultima delle cose a cui potrebbe pensare è diventare un vampiro. Il
mio personaggio ama la vita e ne riconosce il valore, e in questo mi sembra più
concreto e meno assurdo, o almeno, spero di averlo reso tale.
Volterra è ancora
addormentata, avvolta dalle tiepide e rassicuranti nebbie del sogno, ignara dei
fatti di sangue che macchiano le sue antiche mura, all’oscuro dei terribili
segreti che nasconde dalla notte dei tempi.
È
domenica mattina, giornata santificata dal riposo, e gli esseri umani tra
qualche ora, usciranno dalle loro case per andare a Messa. Da ogni chiesa di
questo borgo antico, si alzeranno Osanne e benedizioni, lodi e ringraziamenti a
Dio Padre dell’umanità, per i generosi doni ricevuti.
È
strano che mi torni in mente proprio ora, un’idea di Carlisle, un commento
bizzarro che fece in mia presenza, parlando con Aro; non erano insolite certe
discussioni tra loro.
-Tu credi in Dio, Carlisle? Quel Dio così pieno di
passioni umane di cui parla la Bibbia, creatore dell’universo e di tutto ciò
che contiene?
-M’insegnarono, o forse mi obbligarono a crederci…
Ero il figlio di un severo pastore, lo sai… Mai ne dubitai finché fui uomo; è
facile e consolatorio riporre la fede in qualcosa di superiore, è quasi una
necessità umana, alleggerisce il fardello della vita sperare in una ricompensa
o in un castigo… ma da quando sono diventato ciò che sono, ho iniziato a
interrogarmi sulla vera natura di Dio, e sulla sua presunta volontà.
-E dimmi, amico mio, a che conclusione sei giunto?
Anche noi vampiri facciamo parte del suo disegno?
-Non lo so, Aro. Ma certe volte penso che il dio
degli uomini deve avere un senso dell’umorismo assai macabro.
Aveva
ragione anche quella volta.
Non
sanno, loro.
Non
sospettano che l’Inferno in terra si nasconde tra le loro case.
L’unico
dio in cui crede Aro è se stesso. E come tale, si sente infallibile.
Nel
suo regno egli è onnipotente ed eterno, e proprio come quello di un dio, il suo
sguardo arriva ovunque; qualche volta si concede d’essere magnanimo se da
questo ne deriva un vantaggio, se intravede uno scopo utile che può soddisfare
il suo ego immenso. Quanti membri della guardia dei Volturi, vampiri dai poteri
singolari, sono stai reclutati così, ne ho perso il conto.
Perfino
la moglie Sulpicia, sposa perfetta e complementare di Aro, compagna sottomessa,
fedele e paziente è stata scelta per il particolare dono che portava in dote,
la capacità di vedere in un umano il potenziale vampiro da sviluppare. È il
caso raro di qualche vittima speciale arrivata a Palazzo: viene trasformata in
vampiro, invece di venire dissanguata. Così è accaduto a Rosita, Carmilla,[1]
Thomas diventati immortali per i loro poteri, che Aro pensò bene di non
lasciarsi sfuggire.
Non
mi aspetto un giudizio magnanimo per il caso che mi riguarda, e pur sapendo che
sarà vano, tenterò ugualmente di difendermi e di proteggere il mio angelo.
Cammino
velocissima e divento ombra che si dissolve e che occhio umano non può
cogliere, seguita da Santiago e Alec, mentre in lontananza, odo le campane del
monastero dove io e Carlos ci davamo appuntamento, battere i rintocchi delle
sei.
In
fretta, raggiungiamo il palazzo rinascimentale che sorge al centro di Volterra.
Costantemente scortata dalle mie due guardie, varco il pesante portone di legno
che si chiude inesorabile alle mie spalle; oltrepasso il cortile interno,
raggiungo lo scalone in pietra e i corridoi che conducono alla grande sala
rettangolare che costituisce il cuore della dimora dei Volturi.
I
vampiri millenari sono seduti su tre scranni intarsiati opere di maestranze
fiorentine, come sovrani maestosi di un regno potente; al centro Aro, ai suoi
lati Caius e Marcus. Attorno, lungo i due lati più lunghi della sala, la loro
corte di vampiri testimoni di giudizi e condanne.
È una
strategia intimidatoria che conosco bene, costruita ad uso e consumo di
spettatori e comparse, utile per scoraggiare ogni idea di ribellione sul
nascere; centinaia di volte sono stata testimone di un simile monito. Quanti
membri della guardia sono stati reclutati così, messi di fronte all’alternativa
della morte, sceglievano di entrare nelle schiere dei Volturi.
-Guardate cosa accade a
chi tradisce la legge, e badate di non trovarvi sulla barra degli imputati.
Queste sono parole che potrebbero essere incise nella
pietra come un cartiglio ammonitore sul muro dietro gli scranni, ma Aro
preferisce che restino sottintese, credendo il messaggio subliminale più
efficace. Egli è un despota intollerante, ma per vanità e mera astuzia ci tiene
a dare di sé un’immagine di nobile signore giusto e civilizzato.
Sono ferma davanti alla triade, e in silenzio aspetto che
si compia la mia sorte. Alec lascia il mio fianco, e raggiunge poco distante la
sorella Jane, che mi lancia strali con lo guardo maligno che la distingue.
Spera forse di poter usare il suo potere malefico su di me, lo capisco
guardandola negli occhi diabolici. Santiago si fa da parte, ma guarda me e poi
Aro con apprensione. Gli occhi di tutti i presenti sono puntati sulla mia
figura, carichi d’aspettativa mal celata. Qualcuno è sorpreso per la posizione
negativa in cui mi trovo.
Mi aspetto che Aro parli, infatti esordisce chiamando il
mio nome, mantenendo però quel tono cortese e composto che usa sempre.
“Haidi cara, proprio tu, la miglior cacciatrice di prede
della mia guardia, tradisci le leggi secolari di Volterra? Tradisci questa
famiglia che ti ha accolta a braccia aperte, per un umano… Ne valeva la pena?
La tua inevitabile punizione è già decisa, e mi duole violare l’intimità dei
tuoi pensieri, ma un fatto così straordinario suscita tutta la mia curiosità.
Tu permetti, vero?” Domanda in tono ironico e mellifluo.
Come se potessi scegliere di negargli qualcosa.
Senza aggiungere altro, Aro si alza dal suo trono e si
avvicina per prendermi la mano che gli porgo senza oppormi. Mi afferra con
entrambe le mani che chiude sulla mia.
Passano minuti di silenzio che paiono interminabili, ma
vedo le vermiglie pupille di Aro, specchi della sua avida brama di sangue e
conoscenza, dilatarsi sorprese.
Sta leggendo ogni cosa, ogni ricordo legato a Carlos, tra
presente e passato che s’intrecciano nella confusione di due volti quasi
identici tranne per gli occhi, cielo trasparente e ambra dorata che si
sovrappongono; vede ogni desiderio di sangue e vita che ho avuto su di lui;
vede le notti di lussuria selvaggia quando mi approfittavo del mio angelo
dormiente, la tentazione che ho avuto di ucciderlo a cui ho resistito con
fatica; vede l’ultima notte meravigliosa che abbiamo passato insieme, ma non
può vedere l’amore che mi scalda anche adesso il petto freddo, il potere di Aro
non arriva a tanto. Legge i pensieri d’amore, ma non li comprende perché non
prova e non vive ormai da secoli questo sentimento che muove il mondo; non
ricorda cosa sia e dunque per lui resta un mistero, l’età dell’oro perduta per
sempre. E alla fine, vede il momento esatto in cui mi sono tradita, rivelando
al mio angelo innocente la mia natura oscura e soprannaturale.
“Carlos… addirittura il nome ti ricorda lui… sorprendente.
Un incontro fatale, cara Haidi. Per te, e per il tuo angelo. - Commenta
Aro, perplesso, fissando il suo sguardo indagatore nel mio. – Dopo tutti questi
anni, Carlisle è ancora nel tuo cuore… dopo che lui ti ha abbandonata qui, per
restare fedele a se stesso.”
“L’ho amato esattamente per questo, e non mi ha
abbandonata, mi lasciò libera di scegliere se seguirlo oppure no; è più di
quanto abbia mai concesso tu a qualcuno, Aro.”
Il vampiro trasale un istante.
“È vero, te lo concedo. – Ammette. - Però non capisco:
potevi trasformare Carlos e fare di lui il tuo compagno, invece ti sei
rivelata, scatenando la sua paura e il suo moto di rifiuto. Che peccato! Potevi
ancora salvarti, se non commettevi un errore tanto stupido. Speravi davvero che
ti avrebbe accettata? Leggo notevole confusione in te, Haidi. Sei ancora
combattuta tra ciò che desideri come vampiro, e questo inspiegabile sentimento
che ti tormenta…”
Il vampiro s’interrompe e mi lascia la mano. Congiunge le
sue, preso dalle proprie riflessioni che esprime a voce alta.
“La verità è che il mio vecchio amico Carlisle, con la sua
compassione è riuscito a generare una falla in te… un difetto che sembra
impossibile eliminare.”
“È questo che ti faceva paura! Temevi che potesse fare la
stessa cosa con te… il potente Aro vittima delle emozioni umane… è la vera
ragione per cui Carlisle fu costretto ad andar via da Volterra.”
I fratelli di Aro, fino ad ora sono rimasti in ascolto, ma
Caius, spazientito dai miei toni accusatori, decide d’intervenire.
“Ora basta! Stiamo perdendo tempo inutilmente. La colpa di
Haidi è molto chiara e bisogna agire. Dovranno morire entrambi, questa è la
nostra legge e i Volturi non concedono appelli.”
“Tutto sarà compiuto secondo la legge, fratelli.” Risponde
pronto Aro.
Ma io mi ribello.
“No! Nessuno di voi toccherà Carlos! Ucciderò il vampiro
che oserà avvicinare i suoi canini a lui.” Grido decisa, sfidando tutti i
testimoni presenti.
Prontamente sono afferrata per le braccia da due guardie,
pronte a squartarmi ad un cenno affermativo di Aro. Provo a liberarmi, ma non
ci riesco. Jane vorrebbe intervenire, ma Aro la ferma, prima che io inizi a
contorcermi dal dolore.
Santiago fa un passo verso di me, spaventato; Dimitri lo
trattiene per un braccio e gli sussurra un consiglio all’orecchio, sta
calmo, così non l’aiuti.
“Haidi ti prego, no!”
Urla disperato; poveretto, probabilmente non si aspettava
un epilogo del genere. Forse è davvero innamorato di me, mi dispiace per lui.
“Come pensi di poterlo impedire?” Domanda Aro, che torna a
fissarmi incredulo.
“Se Carlos dovrà morire, sarà solo per mano mia. È la mia
unica richiesta, e dopo potrete fare di me ciò che volete, non m’importa.”
“Lo ami, e sei disposta ad ucciderlo? Quale paradosso è
mai questo? Che razza di amore è il tuo, Haidi? Allora ho ragione quando dico
che un vampiro non può amare! – Esulta Aro, vittorioso. – La tua natura in
fondo, non è così diversa dal quella dei tuoi simili; sei una creatura egoista
che vuole prendere per sé…”
“No, Aro. In realtà, non voglio prendere, ma resto un
vampiro e non posso salvare Carlos… voglio concedergli una morte pietosa.
Carlos chiuderà gli occhi senza soffrire. Questo è il solo atto d’amore
che posso fare per lui: risparmiargli la sofferenza.”
Perfino Aro avverte la nota dolorosa della mia voce, e
reagisce con rinnovato stupore; non si capacita delle mie reazioni, ma intuisce
che sono sincere. E arriva alle sue personali conclusioni; che siano vere o no,
a me poco importa.
“Tu dimostri un curioso senso di pietà, Haidi… è davvero
stupefacente! Ma continuo a pensare che non sia innato…Quale potere era quello
di Carlisle; ha piantato un seme dentro di te… Carlos ha nutrito quel seme, e
lo ha fatto germogliare. È affascinante!”
Esclama sconvolto, lo sguardo stupefatto ed esultante. Ma
repentino, cambia espressione e diviene pensieroso, e so benissimo cosa
significa: siamo arrivati al dunque. Resta in silenzio per alcuni istanti, come
se fosse concentrato, le mani intrecciate all’altezza del petto. La sentenza
sta per essere emessa e sarà senza appello.
“Voglio dimostrarti Haidi, che so essere magnanimo, quando
occorre; non è una colpa essere attratti da un essere umano, e questo Carlos è
un individuo speciale se ha attirato l’attenzione della mia esca e cacciatrice
migliore; mi troverei costretto a fare a meno dei tuoi servigi a malincuore. Se
non ti avesse mai scoperta, non staremmo qui a parlarne, e sfortuna vuole che
ora lui sa più di quel che deve. Dovrei applicare la nostra legge, ma ho deciso
di darti una possibilità: trasformalo Haidi, sarà il tuo compagno e lo
accoglieremo in seno alla nostra grande famiglia. O così, o la morte.”
Volgo lo sguardo attorno, e incontro quello maligno di
Jane, e noto il moto d’evidente disappunto della piccola sadica. Non posso fare
a meno di provare una quieta soddisfazione, che mi fa incurvare lievemente le
labbra.
Non era questo che ti aspettavi, vero?
Vedevi già il rogo che avrebbe divorato il mio corpo, penso
ironica.
Forse la vampira invidiosa, alla fine troverà la sua
soddisfazione.
L’offerta di Aro mi coglie impreparata; solo qualche
giorno fa, per soddisfare il mio puro egoismo avrei accettato questa soluzione
come quella più congeniale, ma ora esito. Eppure, trasformare Carlos fu uno dei
miei primi pensieri, il più naturale e scontato desiderio della creatura che
sono. Cosa è cambiato da allora?
La verità è che ho paura di condannare Carlos a questa
esistenza senza emozioni autentiche, ho paura che l’amore si trasformi in
cenere, e vada a perdersi nel vento.
Mi sono innamorata dell’innocenza del mio angelo, del suo
candore che scalda il mio cuore freddo; perderei tutto se lo trasformassi in
vampiro, diventerebbe come gli altri, una belva dagli occhi di brace che non
conosce pietà, un mostro assetato di sangue e nient’altro. Non sarebbe più lui.
E non sarebbe neppure Carlisle, a cui tanto somiglia
nell’aspetto e che me lo ricorda per l’animo generoso e gentile, l’unica guida
che potrebbe aiutarlo a non perdersi.
L’idea folle di proporre a Carlos l’eternità, sperando che
l’accolga per amor mio, è scivolata via di fronte ai suoi occhi di cielo lividi
di terrore e disgusto.
Ma ho poche alternative.
Aro aspetta la mia risposta.
“Ti ringrazio, Aro. Ti prego, dammi tempo di valutare la
tua proposta. Devo trovare il modo giusto di fare ciò che chiedi.”
“Il modo è uno solo. – Ribatte secco. - Un giorno, non un
secondo di più.”
Così sia.
*****
Il cielo di questo giorno disperato è troppo luminoso e il
sole troppo caldo, i suoi raggi dorati si spandono ovunque; attraversare la
città è un rischio decisamente alto.
Scelgo un percorso all’ombra dei grandi palazzi, mentre
lascio alle mie spalle il Palazzo dei Priori, diretta verso la villetta di
Carlos.
Uno strano presentimento mi turba.
Mi aspetto che Aro mandi qualcuno della guardia a
controllare che faccia il mio dovere, ma non è questo che m’impensierisce; è la
ridicola speranza mista ad altrettanto timore che il mio angelo possa
allontanarsi da Volerra.
Lo immagino lontano da Aro e le sue minacce.
Penosamente lontano da me.
Nonostante lo speri, scoprirlo in fuga mi causerebbe una
sottile delusione.
Se soltanto fosse possibile…
Lo lascerei libero, se mi venisse data la possibilità di
farlo.
Un’utopia, perché so benissimo che così non sarà mai.
Mi sembra incredibile provare qualcosa di simile, ma per
la salvezza del mio angelo sarei pronta a rinunciare a lui. È qualcosa
d’eccezionale che stento a comprendere, una forza potente che mi possiede
tutta, e mi dilata il cuore atrofizzato da troppi secoli.
È questo il potere dell’amore?
È dunque tanto potente, da far scoppiare il mio cuore di
demonio?
Il sentimento d’altruismo affiora in superficie da qualche
recesso dimenticato della mia anima dannata ed è devastante da sopportare.
È un delirio di felicità e dolore. È bruciante quanto la
sete di sangue, eppure più dolce. Pensare Carlos vivo mi rende felice, quanto
saperlo lontano per sempre, mi fa sprofondare nella tristezza più assoluta.
Sentimenti mai potrebbero essere più inconciliabili,
eppure sono veri e bruciano nel profondo.
Quando raggiungo la via in prossimità della villetta,
scopro che Santiago mi ha seguita, confermando i miei sospetti. È stato Aro a
mandarlo? È una sua iniziativa?
È lui a fugare ogni mio dubbio.
“Aro voleva metterti alle calcagna Felix e Dimitri, io mi
sono offerto al posto loro.” Esordisce Santiago che ormai ha capito la dinamica
del gioco.
“Non ti sei lasciato sfuggire l’occasione, vero?”
“Preferivi loro? - domanda sarcastico. – Io sono dalla tua
parte.”
Alle sue parole, mi viene naturale stirare le labbra in un
ghigno ironico.
“Oh, davvero? Non puoi volere che io trasformi Carlos. Ci
perderesti.”
“Infatti lo preferirei morto, ma se la sua trasformazione
ti garantirà salva la vita, farò lo sforzo di accettare un nuovo membro tra le
file dei Volturi.”
“Quanta generosità da parte tua! Così mi perderesti
per davvero, e non lo vuoi. Per favore, smettila di fare la parte del vampiro
altruista, ho capito a cosa miri; se Carlos morisse tu avresti campo libero con
me! È l’unica cosa che t’interessa di tutta questa faccenda!”
Si avvicina di scatto e mi blocca un braccio. È infuriato.
“D’accordo maledizione! Io voglio te! Ti amo, farei di
tutto per legarti a me, e non posso sopportare che getti la tua vita così! Hai
perso l’intelletto Haidi! Dov’è finita la vampira che conoscevo? Che uccideva e
amava con la stessa passione feroce e ingorda, che distingue quelli come noi
due, Haidi? Io e te siamo uguali!”
“No… No! Ti sbagli!” Scuoto la testa decisa, mentre
Santiago continua a travolgermi.
“Ti sei rammollita per un mortale che assomiglia ad un
altro vampiro che ti ha abbandonata! È una cosa assurda! Un’ illusione della
tua mente!”
“Può darsi, ma è troppo tardi! – urlo per farmi ascoltare,
e farlo tacere. – Io sono cambiata, capiscilo testone! Forse non è amore, e
forse Carlos non potrà mai ricambiare ciò che sento, ma non ha importanza. Io
sono diversa e non posso farci niente!”
Santiago tace e mi guarda. È sconvolto, ma pare arreso,
mentre ascolta le incredibili parole che mai avrei pensato di pronunciare, e
stento a riconoscere l’incrinatura che rivela la mia voce.
“Ti rendi conto che mi sento come se avessi una disperata
voglia di piangere, e non ci riesco? [2]
È come se quello che ho dentro fosse sepolto in queste tenebre di cui sono
fatta, e non riuscisse a uscire; lotta e graffia per emergere, come un
disperato in procinto di annegare cerca l’aria e non la trova! Tu non immagini
quanto fa male...”
Non so se Santiago comprende quello che sto dicendo, ma
forse su una cosa ha ragione; tutto è illusione, il mio amore per Carlos, il
suo per me.
Il vero artefice di tutta questa baraonda che sconvolge la
mia monotona esistenza eterna, giunta alla probabile fine, è stato Carlisle; è
lui che mi ha cambiata tanto tempo fa, perfino Aro è convinto di questo. Carlos
ha trovato solo un terreno fertile dove le radici di un sentimento vivo hanno
attecchito, il colpo di grazia, l’imput finale perché tutto si compisse.
“Ora vado da Carlos…- aggiungo con più calma. - Ho bisogno
di parlare da sola con lui. Non voglio spaventarlo più di quanto non lo sia
già. Tu aspettami qui.”
Santiago si rassegna alle mie parole, e mi lascia andare.
È pieno giorno e non voglio dare nell’occhio, non adesso
almeno; dalla parte opposta della strada un uomo e una donna camminano nella
nostra direzione, ci osservano con curiosità qualche istante prima di superarci
e proseguire. Santiago li ignora, mentre entro in casa dall’ingresso come una
persona normale.
L’odore del mio angelo impregna gli ambienti piccoli, ma
accoglienti, il salotto, lo studio, la sala da pranzo. È tutto in ordine, ma
colgo qualcosa di strano. Non un rumore rompe il silenzio, dal piano superiore
dove c’è la camera da letto non proviene alcun suono. Un sospetto mi attraversa
la mente come una saetta, e velocissima percorro le scale che portano di sopra.
Non trovo anima viva. Solo il profumo del suo sangue e il lieve aroma della sua
pelle testimonia che Carlos è stato qui; la camera dove solo la notte scorsa
abbiamo fatto l’amore è deserta, ma pare sia passato un ciclone; il letto è
sfatto, le ante dell’armadio sono spalancate, i cassetti del comò aperti e i
vestiti scomparsi, come se qualcuno fosse fuggito in fretta. Sopra il comò, uno
specchio dalla cornice di legno mi rimanda il mio riflesso sconvolto. Il mio
sguardo vaga costernato nella stanza e si posa sul bracciolo di una sedia
foderata di broccato dove giace abbandonata la vestaglia color vinaccia; una
manica scivola oltre il bordo e sfiora il pavimento piegandosi molle sul
polsino. Sembra un invito.
Dominata da un impulso irresistibile, mi avvicino per
prendere l’indumento; accarezzo la seta preziosa tra le dita e una tempesta di
ricordi mi assale, i suoi sorrisi spontanei e i suoi occhi azzurri dolcissimi,
mentre affondo il naso e il volto tra le pieghe morbide del tessuto e mi lascio
sconvolgere dall’odore.
Non so quanti minuti resto così, immota e senza volontà di
reagire, dominata e vinta da un profumo che si è fissato nelle cellule della
mia memoria come l’impronta di un calco nel gesso.
Poi ritrovo un barlume di lucidità.
Lascio la stanza solo per entrare in quell’attigua che dà
sul retro della villetta; con uno strattone rabbioso scosto le tende pesanti,
spalanco i vetri e mi affaccio alla finestra; la carrozza che da qualche giorno
era ferma qui, non c’è più.
Mentre io controllavo l’interno dell’abitazione, Santiago
si è spostato sul retro e ora dalla strada ha alzato lo sguardo verso di me. Si
è accorto anche lui della nuova situazione e non manca di farmelo notare con
sottile ironia.
“Credo che il tuo Carlos stia tentando la fuga! Quanto
coraggio! – Commenta spietato e cinico, senza nascondere l’evidente disprezzo.
– Tutto qui il suo amore per te?!…L’ho sempre detto che era un omuncolo senza
palle… Spero che tu ti renda conto di quello che stai facendo.”
“Smettila!
Ma cosa ti aspettavi? Hai mai trovato un umano felice di incontrare uno di
noi?”
Sibilo
prima di precipitarmi in strada per raggiungere il vampiro. Pochi secondi e
sono di fianco a lui.
“Ha
solo un paio d’ore di vantaggio su di noi, se corriamo lo raggiungeremo
facilmente. Non sarà un problema seguire la sua scia.” Prosegue Santiago, che
vorrebbe subito lanciarsi all’inseguimento del fuggitivo. Ma la mia intenzione
è diversa e non prevede il coinvolgimento del mio vecchio amante.
“No…”
Passa
qualche secondo prima della reazione del vampiro alla mia negazione.
“Cosa
vuol dire no?” Sbotta, con un tono per nulla accomodante.
“Intendevo
dire che tu non verrai con me…”
“Non
penserai di lasciarlo andare, vero? - mi domanda, quasi iroso. – Se non lo
fermi tu, ci penserà un altro vampiro della guardia, e non userà troppi
riguardi.”
“Perché, tu li useresti? Ti ho già detto che voglio
occuparmi io di Carlos. Tu mi aspetterai qui. Se non tornassi entro un tempo
ragionevole, vorrà dire che la trasformazione sarà in atto; potrai rientrare a
Palazzo e dirai ad Aro che tutto si è compiuto e che il segreto è salvo.”
“Lo
sai che dovrò verificare; Aro non si accontenta delle parole, vorrà vedere…”
“E
allora lo farai; tra un’ora verrai a cercarmi, non prima.”
Non
aggiungo altro, mi metto in marcia, e velocemente scompaio oltre l’angolo della
strada. Sono protetta solo dal mio mantello, unico schermo tra me e i raggi del
sole. Poche ombre in cui nascondermi e solo la mia velocità soprannaturale mi
protegge da possibili sguardi umani.
La città
ormai è sveglia.
Si
aprono le imposte per lasciar entrare la luce nelle case, qualcuno getta acqua
sporca nei cortili e lungo i canali di scolo, una donna con un grembiule getta
semi alle galline che razzolano in un’aia, ma è un giorno di festa e le
attività consuete, le botteghe dei commercianti sono chiuse, e s’incontrano
rari passanti.
Le
campane delle chiese stanno chiamando a raccolta i fedeli.
Vita umana
che scorre, mi passa accanto senza che possa sfiorarmi.
Devo privare
Carlos di tutto questo, negargli il tepore del sole sulla pelle per obbligarlo a
vivere per sempre dentro la prigione che è l’immortalità di un vampiro.
Non
so ancora se lo voglio.
Non so
se lo vorrà lui.
Pochi minuti e sono alle porte di Volterra, sotto le sue
mura antiche che hanno resistito allo scorrere dei secoli. Davanti a me si apre
la vasta campagna toscana con i suoi profumi intensi, di campi di grano e
vigneti, mais e alberi da frutto, che non riescono a coprire la traccia
olfattiva lasciata dal sangue del mio angelo; ha preso la direzione di Firenze.
Amore mio, non esiste luogo abbastanza lontano in
cui tu possa sfuggirmi.
Non esiste città della Terra che i Volturi non
possano raggiungere. Ma se esistesse, io ti nasconderei lì, come un tesoro da
custodire gelosamente per sempre, e metterei un esercito di angeli guerrieri a
proteggere la tua casa.
Sospetto
che Santiago non resterà fermo in attesa del mio possibile ritorno; me lo
ritroverò alle calcagna prima dell’ora stabilita.
Per questo
devo essere più veloce di lui.
Devo raggiungere
Carlos e parlargli; non so bene cosa potrò dirgli, né in quale modo potrò
confessargli la verità e renderla meno terribile. L’unica risposta è quella che
non vorrei. Non potrò farlo. Non ho più maschere da indossare per nascondere i
miei occhi.
Sarà il
confronto più difficile, impossibile e doloroso che avrò mai con qualcuno, e
sono spaventosamente certa che sarà l’ultimo che avrò con il mio angelo in quest’esistenza
dannata, che ho la follia di chiamare vita.
Continua…
E così siamo quasi all’epilogo che seguirà questo capitolo, il
primo dei due che ho in mente. Le linee ormai sono tracciate e non si può
tornare indietro.
Intanto, spero che questa parte non vi abbia deluso. Aspetto sempre
le vostre impressioni, favorevoli o contrarie sono preziose per me, e ringrazio
chi vorrà lasciare anche solo un breve commento.
Alla prossima.
Ninfea
[1]Non ho resistito ad introdurre una piccola citazione; nome del
vampiro del racconto meraviglioso di Le Fanu“Carmilla” che vi consiglio di leggere, se amate i classici racconti di
vampiri.
[2]Mi rimetto ai romanzi originali, i vampiri di Twilight non
possono piangere.
Capitolo 10 *** Una falena attratta dalla luce (epilogo) ***
epilogo1
10 –
Una falena attratta dalla luce (Epilogo)
La
scia di Carlos è forte e inconfondibile, persiste nell’aria, nessun altro
profumo della campagna toscana riesce a coprirla, la fiuto da grandi distanze
che brucio in un baleno; sto ancora correndo, ma non seguo la strada battuta,
preferisco passare tra le colline per i vasti campi che si perdono a vista
d’occhio. Il mio sguardo si estende su chilometri di pascoli verdi, alberi,
filari di cipressi e qualche pioppo a delimitare il ciglio della strada, quando
scorgo la carrozza che a velocità sostenuta si allontana.
Sulla cima di una collinetta che declina dolcemente verso
il basso mi fermo un istante ad osservare la vettura che procede sobbalzando;
perfino da qui sento il cigolio delle ruote che arrancano sullo sterrato, e odo
il rumore degli zoccoli dei cavalli lanciati al galoppo.
Scruto l’ambiente attorno; i campi finiscono e il sentiero
prosegue addentrandosi in un bosco, luogo ideale per attuare il mio proposito,
dove non sarò esposta alla luce traditrice del giorno.
In quella boscaglia avverrà l’ultimo fatale incontro col
mio angelo innocente e ormai perduto. Mi lancio all’interno del bosco protetta
dagli arbusti, le chiome degli alberi filtrano i raggi del sole che superano a
tratti la coltre delle foglie. Se fosse vivo, forse il mio cuore ora batterebbe
forsennato per l’emozione, invece avverto una sorta di vuoto nello stomaco e
non è la sete a darmi questa sensazione. Non riesco proprio a prevedere come reagirà
Carlos trovandosi faccia a faccia con me, in un tale frangente. La mia mente
sta formulando mille congetture, ma non una mi convince più dell’altra; mi
sento confusa e insicura, ma so che non posso evitare di fare quello che devo.
E ho paura.
Sì, ho paura di quello che potrei fare, e di come mi
sentirò quando lo avrò fatto.
E ho paura di quello che troverò negli occhi del mio
angelo, di quello che capirà e di come reagirò io, quando leggerà i terribili
segreti dietro al rosso dei miei occhi d’assassina. Non potrò evitare nessuna
di queste cose, e non so se sono preparata ad accettare il senso d’obbrobrio
che susciterò nel suo cuore, di fronte alla verità svelata.
Nascosta nel folto del fogliame, velocemente supero la
carrozza, che adesso avanza un poco più lentamente. Attendo che sia vicina. Il
cocchiere seduto a cassetta tiene le redini e guarda dritto davanti a sé; non
si aspetta un agguato, e non mi vede arrivare. Gli sono addosso con un balzo e
per un brevissimo istante, l’uomo sgrana gli occhi colto alla sprovvista; non
mi interessa il suo sangue e mi basta un secondo per spezzargli il collo, sento
le ossa polverizzarsi sotto la pressione delle mie mani. Il corpo si accascia
molle tra le mie braccia come un bambolotto di stoffa, e col mio fardello,
veloce salto a terra per andare a nascondere il cadavere tra la vegetazione.
All’interno dell’abitacolo, Carlos non si accorge di
nulla, almeno finché i cavalli, che hanno avvertito il pericolo
s’innervosiscono, e iniziano a correre.
Torno indietro velocissima, e rimonto a cassetta; afferro
le redini e le tiro decisa finché i cavalli non si arrestano. Allora, avverto
la voce agitata di Carlos provenire dall’interno della carrozza.
“Che succede? Perché ci siamo fermati?”
Io sono balzata a terra, e resto immobile di fianco ad una
delle ruote anteriori, mentre la portiera della vettura si apre. La carrozza
oscilla sotto il peso di un corpo che si muove; un piede sul predellino, Carlos
non si aspetta di incontrarmi e lo capisco nell’istante esatto in cui i nostri
sguardi s’incrociano. Il mio angelo resta bloccato e mi fissa incredulo; i suoi
occhi celesti sgranati su di me tradiscono il panico che si sta impossessando
di lui.
Quanto vorrei che non avesse quello sguardo; è quello di
un uomo che non ha più speranze, che si sente perso. Rimpiango quando mi
guardava come fossi la creatura più desiderabile e irraggiungibile
dell’universo, e tutto il suo stupore era suscitato solo dal mio interesse per
lui, di cui si sentiva indegno.
“Siete voi…” la sua voce è flebile, un suono che pare
inaudibile, eppure si sparge nel silenzio attorno come un’onda fragorosa.
“Sì. Vi prego, non abbiate timore: io voglio solo
parlarvi. Siete spaventato e lo capisco, ma vorrei rassicurarvi sulle mie
intenzioni.”
Devo continuare a mentire, e non è mai stato terribile
come ora; per la prima volta non so se potrò reggere il peso di questo orribile
inganno.
“Il mio cocchiere… dov’è?” mi domanda, brusco. So che teme
la mia risposta.
“È fuggito nella boscaglia.”
Mento ancora, l’ultimo vacuo tentativo di negargli
l’orrore che a breve lo investirà. Non sono sicura che mi creda, ma ormai non
ha molta importanza. Carlos è incapace quasi di parlare. È evidente il suo
stato d’animo: l’ansia e la paura bloccano ogni sua capacità di reazione. Devo
tentare di rassicurarlo, per quanto posso, e non sarà facile: tutto quello che
potrò dire o fare sarà inadeguato a limitare i danni, e non tutto ciò che si
strappa si può ricucire.
Sono un vampiro e avrei il potere di blandire la sua
debole mente; forse potrei ancora fargli credere ciò che voglio, camuffare la
verità, renderla più tollerabile alla sua coscienza, se non mi fossi spinta
troppo avanti. Rivelarmi in quel modo è stato un errore e me ne rendo conto
solo ora che è troppo tardi, e lo sguardo del mio angelo non mi concede
scappatoie.
“Dubiterò d’ogni cosa che mi direte…”
Il tono è incerto, ma capisco che sta cercando il coraggio
di affrontarmi, e questo scalda il mio orgoglio. È innegabile che la mia
oscurità sia attratta da tanta nobiltà di spirito.
“E fareste bene, ma è fondamentale che sappiate tutto,
anche quello che ancora non comprendete appieno. Allora, potrete scegliere…”
“Scegliere cosa? Non so neppure chi ho davanti in questo
istante! – Esclama, afflitto. - Non avete fatto altro che mentirmi. Chi siete
veramente? O forse la domanda giusta è cosa siete signora… quello che vi
ho visto fare stamani nella mia stanza, non ha spiegazione possibile… e ho
l’orribile sensazione che ci siano segreti ancora più spaventosi che vi
riguardano.”
Santiago si sbagliava; questa non è vigliaccheria.
“Saprete ogni cosa, ma badate che ciò comporterà un prezzo
che non potrete evitare di pagare. Voglio rassicurarvi che io sarò pronta a
pagarlo insieme a voi; è il prezzo per avervi amato… - mi avvicino un po’ a lui
e Carlos non si muove – è il prezzo per continuare ad amarvi se lo vorrete…”
“Signora, l’amore non si sposa con l’inganno e la
menzogna.”
“È vero. Per questo sono qui di fronte a voi, per
spogliarmi e mostravi ciò che sono, consapevole che susciterò il vostro
naturale rifiuto…”
Esito un istante, improvvisamente timorosa di quello che
sto per fare; sto per calare la maschera e sento che la paura sta per
invadermi. Mai mi sono sentita così, prima d’ora; è un’emozione sconosciuta e
quasi ingestibile quella che mi attraversa, e mai avrei pensato che un vampiro
potesse subire la paura come un comune mortale. Quanto è umano questo
sentimento e quanto mi rende fragile; da immortale, non ho mai avuto
un’esperienza simile, non ho mai temuto niente e nessuno, neppure il castigo di
Aro mi spaventa tanto.
È davvero sorprendente.
Carlos continua a scrutarmi, e il suo sguardo è più severo
e meno dolce di quanto io ricordi; sto scoprendo del mio angelo un lato
nascosto insospettabile che un po’ mi disorienta. Attorno a noi non c’è altro
che la boscaglia silenziosa che ci avvolge con le sue ombre del colore del
muschio, qualche raggio di sole filtra qua e là tra gli alberi, macchiando il
terreno di luce dorata, ma non arriva a disturbarci; si sente solo la brezza
dell’aria stormire tra le chiome verdi sopra di noi, e il verso lontano di
qualche uccello. Vorrei restare così per sempre, placida dentro il verde che ci
circonda, ma devo rompere questo silenzio pesante che ci avvolge.
“Attorno agli uomini esiste il soprannaturale, ma è un
elemento molto più fisico, concreto e reale di quanto comunemente si creda, e
ha poco di spirituale… anzi, non ha nulla…” inizio, senza essere diretta.
Come vorrei che Carlos avesse il tempo di comprendere e
accettare ciò che sto per dirgli; vorrei che la sua coscienza potesse
accogliere la verità come qualcosa di naturale, invece dovrò investirlo con una
realtà quasi impossibile da accettare, perfino per la mente umana più aperta ed
elastica.
“Io appartengo al mondo soprannaturale, al mistero che si
nasconde nelle tenebre, al segreto più inviolabile; io sono in vita da
più di cinquecento anni, Carlos… - m’interrompo e colgo il sussulto incredulo e
il velato timore negli occhi celesti - e sono condannata all’eternità di
un’esistenza vuota e priva d’affetti, se non trovo un compagno che passi
l’eternità insieme a me.”
“Cinquecentotrentadue, per l’esattezza.” Preciso di fronte
al suo scetticismo.
“È impossibile… - Sussurra esterrefatto, arretrando un
po’. – E volete un compagno per l’eternità… Mio Dio! È per questo che mi avete
scelto?”
“Sì, anche per questo… Vi avevo già detto che mi ricordate
qualcuno del mio passato, il vostro aspetto ha attirato la mia attenzione in
maniera morbosa, e non sono più stata capace di starvi lontana; sono diventata
una falena attirata dalla vostra luce… e come una falena finirò per bruciarmi.”
Non ci sono più ombre e io mi sento solo un poco più
sollevata, mentre osservo Carlos che lentamente realizza il significato delle
mie parole; ma non tutto è risolto, e altre verità devono emergere.
“Signora, ho paura di quello che penso, ma devo sapere:
ditemi perché la vostra pelle è fredda e i vostri occhi sono rossi come il
sangue…”
Perché
sono un vampiro, e i miei occhi hanno il colore della vita che rubo…
Sarebbe così facile come risposta, ma mi manca il coraggio
di dirlo. Sono vigliacca, e preferisco sondare il terreno.
“Voi cosa credete?”
“Contro ogni logica, e forzando la mia natura scettica,
devo credere nell’impossibile, in ciò che non dovrebbe esistere se non nei miti
e nelle leggende. Vi prego, datemi una spiegazione che io possa umanamente
accettare.”
“Mi chiedete l’unica cosa che non posso darvi. Dovete
accettare che esiste l’impossibile. Io sono qui, davanti a voi, e sono più
reale di qualsiasi mito o leggenda.”
Carlos resta in silenzio, ma una piccola ruga sulla fronte
in mezzo alle sopracciglia corrugate, tradisce l’inquietudine che lo sta
prendendo; forse un pensiero, un sospetto inconfessabile si fa strada nella sua
mente. È la verità che m’investe; l’orrore si svela in tutta la sua
efferratezza, e la maschera che cela il mostro si sgretola completamente sotto
gli occhi innocenti del mio angelo che ora mi vede per davvero. Dovrebbe
inorridire, ma non ci riesce; credo che la sua immensa sofferenza sovrasti ogni
altra sensazione. Abbassa il volto appoggiandosi con la fronte al legno della
carrozza, una mano aggrappata al profilo della portiera ancora aperta.
“La mia fidanzata, la mia dolce promessa sposa che ho tradito,
vinto dalla vostra seduzione…”
La voce di Carlos è un sussurro triste e amaro, ha il
suono della rassegnazione e della consapevolezza, e si schianta violento sul
mio cuore duro e freddo.
“Ho paura solo a pensarlo. Siete stata voi, vero?”
I miei occhi bruciano come se volessi piangere. Vorrei
poter mentire, non l’ho mai desiderato come adesso, mentre con un debole sì,
confermo quello che Carlos ha appena intuito, la mia orrenda colpa. Allora,
assisto ad una scena che non sono preparata a sostenere; Carlos scivola a
terra, con le mani nell’erba, straziato da una pena atroce che non so neppure
immaginare, e piange travolto dalla disperazione. È un pianto irrefrenabile e
brucia dentro di me più del veleno che mi ha avvolto durante la trasformazione.
È un dolore immenso e insopportabile, ma fa ancora più male sapere che sono io
l’artefice di una tale sofferenza e angoscia.
Scivolo a terra anch’io, vinta da uno strazio che non
credevo di poter sentire, e che tuttavia non trova sfogo. Mi dispiace, è
tutto quello che riesco a dire, e per quanto sincero non basta. Le accuse
severe e impietose di Carlos colpiscono come paletti conficcati nel cuore, che
soccombe ulteriormente soffocato nel silenzio che è la mia condanna.
Se questa fosse la morte, forse morirei.
“Vi ho creduto un angelo, e scopro che siete un demonio,
con fattezze tanto ammalianti. Come è stato facile per voi, ingannarmi; sono
stato ingenuo, ho dubitato di un amore tenero, sincero e profondo e ho perduto
la mia anima… forse merito davvero di morire; in fondo, è per questo che siete
venuta.”
Sento tutta la sua angoscia; Carlos è stremato, inerte con
la schiena appoggiata contro una dalle ruote posteriori della vettura, il corpo
ancora scosso dai singhiozzi, rassegnato alla sorte ineluttabile. Io non so
come porre rimedio alla sua disperazione che travolge anche me, facendomi
sentire impotente e disgustata.
Aro mi ha dato un giorno per fare ciò che va fatto.
Santiago verrà a cercarmi se non mi vedrà tornare. Io non ho più tempo, né
maschere da indossare, né nulla da perdere, ma non obbligherò il mio angelo a
seguirmi. Piuttosto sarò io ad abbracciare la morte insieme a lui, ma prima gli
farò la pietà di regalargli un’ultima illusione di salvezza. Questo posso
farlo, e lo farò prima che arrivi Santiago, o chiunque altro a impedirmelo.
“No, Carlos, vi prego, non parlate così; non è per
prendere la vostra vita che sono venuta a cercarvi. Avete tutte le ragioni per
odiarmi; mi sono macchiata di colpe orribili, ho fatto del male a chi vi voleva
bene, ma non voglio farne a voi. Lo so che non riuscite a credermi, che tutto
farebbe pensare il contrario, ma io vi amo davvero, e voglio darvi la
possibilità di scegliere una vita diversa, a suo modo straordinaria.”
Mi avvicino un poco di più al suo corpo, fin quasi ad
accostare il mio viso al suo, che prostrato guarda a terra. Titubante allungo
una mano per sfiorarlo e indurlo a guardarmi; quando mi specchio nei suoi occhi
lucidi e addolorati, qualcosa dentro di me s’incrina per sempre.
“Non immaginate quanto male mi faccia vedervi in questo
stato…”
“Davvero, mia signora? Siete capace di soffrire?” mi
chiede amaro.
“Sì… adesso sì… ma per soffrire, bisogna essere vivi e con
voi ho ricordato cosa significa… Ora, mio caro, mi dovete ascoltare molto
attentamente. Sto per chiedervi qualcosa che di certo, vi sconvolgerà, ma è
fondamentale che capiate che sto cercando di salvare la vostra vita, e questo è
l’unico modo, per quanto drastico e senza ritorno…”
Mi concedo solo una pausa, prima di chiedere a Carlos di
stravolgere per sempre la sua esistenza.
“Mi sono esposta troppo con voi e ho sbagliato; avrei
dovuto lasciarvi libero quando ancora potevo, ma non l’ho fatto unicamente per
soddisfare il mio egoismo. Avevo bisogno di sentirmi amata per davvero, e voi
avete soddisfatto questa mia necessità. Era qualcosa che non provavo da tanto
tempo, e darei tutto per provarlo ancora. Ora, sapete cose che dovreste
ignorare, conoscete segreti che dovevano restare tali. I miei compagni vi
uccideranno se non accetterete di unirvi a me e abbracciare la mia esistenza
immortale, così anche voi diventerete parte di quei segreti e li custodirete.
Vi sto chiedendo di amarmi per l’eternità Carlos; rinunciate alla vostra
effimera vita umana e diventate come me. Potete farlo?”
Carlos mi guarda stranito, forse terrorizzato da quello
che gli sto proponendo. Sono sicura che ormai ha capito la portata della scelta
che gli sto prospettando, ma non voglio imporgli nulla; non lo obbligherò, né
lo trasformerò contro la sua volontà, seppure potrei farlo senza difficoltà.
Lui è qui, inerme e indifeso, impossibilitato a sfuggirmi e n’è consapevole.
Quando mi risponde non nasconde il risentimento che lo coglie.
“Non prendetevi gioco di me; sapete che non ho molte
alternative, e non ho la possibilità di fare una scelta davvero libera. Non
voglio diventare come voi… non voglio perdere la mia umanità, ma non m’illudo
che mi lascerete andare. Perché dovreste?”
“Avete ragione, potrei farlo anche ora, senza chiedervi
nulla… mi basterebbe un morso…”
Calco sulla parola che sottolinea cosa sono, prendo
la sua mano e la porto alla mie labbra, lo obbligo a girare il palmo e poso un
bacio fremente e delicato all’interno del polso.
“Haidi…” sussulta il mio angelo, al tocco freddo della mia
pelle. Ma non tenta di sottrarsi, quasi fosse rassegnato alla sorte. Ormai sono
certa che non abbia più dubbi sulla mia natura.
“Com’è bello sentirvi pronunciare il mio nome; era bello
l’altra notte, quando mi chiamavate con passione ardente, e quanto potrebbe
essere bello ancora, se solo voleste… - e mi avvicino di più, spinta
dall’irrefrenabile impulso di baciare le sue labbra calde e morbide, un’ultima
volta. Quando mi stacco da lui, prendo il suo viso tra le mani, e incontro i
suoi occhi di cielo. - Ma come vi dissi, non vi obbligherò ad abbracciare
un’esistenza che non volete, questo non lo farò, ve lo prometto.”
“Dite davvero? Mi lascerete libero?”
“Io sì… ma gli altri non lo faranno. Loro verranno
a cercarvi e vi troveranno, questo deve esservi chiaro, e io purtroppo non ho
il potere di fermarli…”
“Gli altri… parlate della vostra famiglia, i vostri
simili, quelli che hanno gli occhi come i vostri. È così?”
“Sì Carlos…” e la mia voce si colora di una sfumatura
dolorosa.
Sto ancora mentendo; Carlos non può sospettarlo, ma è la
bugia più terribile. Non è degli altri che mi preoccupo, ma di quello che sarò
costretta a fare. Ed è per questo che sto male.
“Non ho mai pensato che creature come voi, potessero
esistere. Se avete detto la verità, io sono già condannato…”
“Oh, Carlos, se soltanto voi voleste…- sospiro affranta –
perché accettate di morire, e non potete accettare di vivere? Non le vedete le
possibilità infinite che vi si aprono davanti?” domando ancora, senza
comprendere la scelta del mio angelo. Un po’ me lo aspettavo, perfino nel concetto
di eternità c’è qualcosa di spaventoso che la mente umana fa vacillare, ma per
quanto mi sforzi, non riesco a capire come possa rifiutare un’offerta simile.
“Mia signora, davvero vi pare così assurdo il mio rifiuto?
Siete un essere immortale, forse per questo non riuscite a dare valore alla
vita, che è preziosa perché è breve. Quella che voi mi proponete è solo
un’esistenza senza scopo. Che senso potrei dare a quello che mi offrite come
fosse un dono, e in realtà è una dannazione? Cosa potrei trovare in un’eternità
che non mi porta da nessuna parte? Ve lo siete mai chiesta?”
Sono costernata.
Carlisle… parole diverse, eppure identiche.
Che senso ha la nostra eternità, Haidi? Mi
chiedeva pieno di dubbi, e io non sapevo rispondergli.
In realtà, non mi sono mai posta davvero il problema. Per
un immortale è qualcosa d’inutile. Gli stessi concetti espressi da un vampiro
fanno un altro effetto, sembrano surreali e forzati e io faticavo a prenderli
sul serio. Ascoltare le parole di Carlos è come sentire un velo pesante che si
solleva dagli occhi, e all’improvviso la realtà appare nitida e lo sguardo
arriva più lontano. Tanta consapevolezza in poco più di un ragazzo, mi
sconcerta. E altro ancora, deve sorprendermi.
“Io sono abbastanza sicuro che il mio per voi fosse amore,
signora. Non so da cosa fosse generato, ma era autentico. A suo modo era vero,
e nonostante tutto, non lo rinnego. Non lo avevo mai provato così intensamente
prima d’incontrarvi, e forse anche in questo c’è una ragione più alta che io
non posso comprendere. Vi credevo una donna come le altre, e vi ho amata con
tenerezza infinita, e quando ho intuito che c’era qualcosa d’inquietante e
tormentato in voi, ho semplicemente pensato che dovevo amarvi solo di più,
senza preoccuparmi d’altro.”
“Oh, Carlos… dunque, il vostro amore si è sgretolato di
fronte alla verità. Lo posso capire, ma mi rattrista, molto più di quanto
possiate pensare.”
“No, signora, la verità la sto accettando… e se con
l’amore, ho finito per incontrare anche la morte, si vede che era destino.”
“Io vi amo davvero, angelo mio… vorrei proteggervi da ogni
male… vorrei non avervene fatto…”
“Allora, Haidi, lasciatemi andare, ve ne prego. Non
gettatemi nelle tenebre, e io crederò davvero al vostro amore. – Carlos allunga
una mano e la posa sulla mia, senza timore alcuno. - Crederò in quello che ci
ha uniti, anche se per un tempo breve.”
Non penso di potermi sentire straziata più di così. Carlos
non immagina neppure come mi sento, almeno credo. Questo tormento è solo mio, ed
è giusto. L’unico sollievo a tutto questo è la sua serenità che mi sembra
troppo grande e straordinaria. Non so se posso amarlo di più. Non so se posso
soffrire di più. L’universo sta rimettendo le cose apposto, e in Carlos ho
trovato il senso della mia esistenza; vedo con chiarezza che si sta per
chiudere perché ha raggiunto il suo scopo. Ho amato e sono stata riamata. E mi
sono sentita libera, viva. Le cose che davvero ci segnano, durano un istante
eterno, ora lo so; nell’immortalità sterile e vuota, il nostro amore morirebbe.
“Non temete, Carlos. Ho capito…”
E non riesco ad aggiungere altro, senza che mi prenda uno
strano sgomento che ha il sapore della disperazione e Carlos riesce a sentirlo.
“Ma voi… state piangendo?” Il suo tono è sorpreso, forse
lievemente amareggiato.
“Sì! – Rispondo altrettanto stupefatta, la voce trattenuta
in un singulto. – Io non ho lacrime da poter versare; i miei occhi sono
asciutti, secchi come letti di fiumi aridi, ma sento uno strazio indicibile,
qui dentro… - e indico il mio petto. – Mi fa male in una maniera atroce. Per
favore Carlos, lasciate che mi stenda sull’erba al vostro fianco… Vorrei
abbracciarvi, sentire il calore del vostro corpo un’ultima volta… Me lo
concedete?”
La mia è una supplica, che il mio angelo accoglie con
gentilezza.
“Venite qui, accanto a me, Haidi.”
La voce del mio angelo ha una tenerezza sconosciuta, che
mi commuove. Mi accoccolo vicino a lui, sull’erba, appoggiando la mia schiena
contro i raggi della ruota che ci sostiene. Con un braccio circondo le sue
spalle, e lascio che la sua testa bionda si riposi sul mio seno freddo. Passano
pochi minuti, in cui cerco di riprendere il controllo della mia voce che si fa
sussurro suadente, mentre soffoco questo dolore che mi sevizia dentro.
Mi costringo ad usare le mie arti oscure, ed è davvero
l’ultima volta.
“Grazie, amore mio; perdonami per essere entrata nella tua
vita e per averla sconvolta fino a questo punto. Ora dormi, mio angelo
innocente e bellissimo; non turberò più i tuoi sogni.”
Così dico addio.
Il mio angelo si addormenta tranquillo tra le mie braccia.
Vorrei sprofondare nel sonno eterno insieme a lui. Attorno a noi, solo il
silenzio, la pace di questo bosco, nostra ultima dimora e alcova. Osservo
ancora il suo viso; con un dito seguo la curva delicata della guancia fino allo
zigomo, salgo lungo l’arcata delle sopracciglia, scendo a seguire la linea del
naso fino a sfiorare le sue labbra calde di vita.
Devo baciarle, sentirle ancora una volta.
Il suo viso di nuovo tra le mie mani.
Carlos è arreso e indifeso tra le mie braccia.
Mi basta un colpo secco e deciso del polso, e l’osso del
collo, invitante tentazione, si spezza. Trattengo l’amato corpo senza vita tra
le mie braccia; con una mano reggo delicatamente la sua testa contro la mia
spalla.
Sollevo i miei occhi al cielo troppo limpido, e lo odio.
Odio questa luce e il sole che splende e non scalda le
tenebre che mi avvolgono.
L’aria attorno è invasa dalle mie urla che esplodono e
scuotono le chiome degli alberi con la furia di una tempesta.
******
Santiago aveva lasciato passare mezzora, poi si era messo
in marcia verso l’aperta campagna. Era giunto al limite del bosco, quando sentì
quell’urlo straziante e disumano. Capì subito che si trattava di Haidi. Non
aveva mai udito un vampiro gemere in quel modo, era qualcosa che metteva i
brividi. Ne fu atterrito.
Per un attimo pensò che la guardia dei Volturi fosse già
intervenuta e stese facendo a pezzi il suo corpo meraviglioso, poi si convinse
del contrario. Haidi non avrebbe gridato così, neppure sotto le sevizie più
terrificanti inflitte dalla piccola Jane.
Quelle erano grida di dolore di natura diversa; erano un
lamento profondo e terrificante, e avevano il suono dell’angoscia più
spaventosa.
Colse un fremito attraversare il bosco, animali in fuga,
uccelli spaventati che si alzarono in volo. Si mise a correre verso l’interno
della boscaglia e la raggiunse in pochi secondi. Vide la carrozza ferma sul
sentiero e due corpi seduti sull’erba.
La scena che si trovò sotto gli occhi lo sconvolse, ma non
perché fosse qualcosa che non aveva già visto altre volte proprio a Palazzo;
anzi, nel covo dei demoni di Volterra gli era capitato di assistere a molto
peggio.
Stragi ne aveva viste e provocate, ma neppure la scena più
efferata di cui era stato testimone lo aveva turbato come quello che stava
guardando ora.
Gli occhi di Haidi erano rossi, iniettati e cerchiati di
rosso, come se avesse pianto, come se fossero tumefatti e sul punto di
suppurare sangue e lacrime. Non sembravano gli occhi di un vampiro senz’anima,
ma occhi umani attraversati dal più cupo sconforto.
Era impressionante a vedersi.
La vampira teneva stretto il corpo del giovane tra le
braccia e lo cullava, oscillando avanti e indietro. Dava l’idea di una folle.
Santiago osservò il collo bianco di Carlos e notò con
sgomento che non aveva segni di morsi. E capì cosa poteva essere successo:
Haidi lo aveva ucciso, ma non lo aveva dissanguato. Perché diavolo aveva fatto
una cosa del genere, senza provare neppure a trasformarlo, poteva saperlo solo
lei. Si avvicinò con l’intenzione di scuoterla, ma la vampirà ringhiò.
“Vattene, torna a Volterra.”
“Haidi! Torna in te, ti prego!”
“È ancora caldo… il mio angelo è ancora caldo.”
Era sconvolta. Continuava a stringere quel corpo morto in
modo convulso, a cullarlo con amorevole attenzione. Santiago non riusciva a
credere ai suoi occhi ed era spaventato dalla sua reazione, quanto mai
inusuale.
“Perché non lo hai trasformato?” Osò chiederle, sperando
di fare luce su quel dramma.
Lei rispose in un lieve sussurro.
“Lui non voleva diventare un mostro… non potevo inquinarlo
col mio veleno, sarebbe stato come tradirlo, il peggior delitto di cui potevo
macchiarmi… Non potevo lasciarlo fare a nessun altro. Doveva restare puro e
incontaminato…”
“Ho capito, ma ora lascialo, e torniamo a Volterra.
Dobbiamo informare Aro e chiudere questa storia.”
Haidi reagì d’istinto.
“No! Ora vattene, Santiago. Ho ucciso l’uomo che amo, ho
bisogno di restare sola.”
“Tu mi stai facendo paura. Sembri un’invasata! Non ti permetterò
di fare pazzie, voglio che torni a Volterra con me, Haidi!”
Provò di nuovo a scuoterla, afferrandola per le spalle, ma
la vampira reagì violentemente. Si scansò, dopo averlo colpito con uno
schiaffo, ma non lasciò il corpo che teneva tra le braccia neppure per un
istante.
“Ti ho detto di no! Va via!” sibilò rabbiosa.
Un istante dopo parve calmarsi; lo sguardo puntato sul
vampiro spagnolo, da vacuo si fece attento.
“Ti prego, Santiago; ho bisogno di stare un momento da
sola. – Volse lo sguardo triste sul volto del giovane senza vita, poi tornò a
fissare il vampiro. - Tornerò dopo a Volterra, ma tu ora torna al Palazzo dei
Priori, e dì ad Aro che tutto si è risolto. È meglio non farlo attendere
oltre.”
“Preferisco che tu venga con me. Non me la sento di
lasciarti qui, così; sei in uno stato spaventoso…”
“Stai tranquillo, verrò a Volterra, solo non adesso. Ti
prego, dammi un po’ di tempo… Mi riprenderò. Non devi preoccuparti, non farò
follie…”
“Me lo giuri, Haidi?”
“Sì.”
Santiago si aggrappò a quelle parole, senza immaginare
quanto fossero inconsistenti.
Non sapeva nulla della pena che stava vivendo lei, non
sapeva che l’aveva annientata, svuotata d’ogni volontà di vivere
quell’esistenza diventata all’improvviso troppo pesante.Haidi sarebbe rientrata a Volterra, ma con
quali intenzioni lo avrebbe scoperto troppo tardi.
*****
Dopo che Santiago si è allontanato, ho lasciato il mio
angelo a riposare sotto l’ombra accogliente delle fronde di un grande albero
del bosco. Sembrava dormisse. Anche nella morte era bellissimo.
C’erano dei fiori di campo che spuntavano qua e là, tra
l’erba attorno al suo corpo. L’ho accarezzato e ho baciato le sue labbra ormai
fredde, che iniziavano a diventare violacee. Ero riluttante ad allontanarmi;
avrei voluto morire lì, tra la terra umida, vicina a lui, ma dovevo tornare in
città prima del tramonto.
Così, con la morte nel cuore, lo abbandonai, e ripresi la
strada del ritorno verso Volterra. Volevo che ci fosse ancora luce, quella che
sarebbe servita allo scopo. Avevo bisogno di testimoni per quello che volevo
fare, e sapevo che la guardia di Aro sarebbe intervenuta subito.
Arrivo alle porte della città, a pomeriggio inoltrato.
Ora, le ombre dei muri delle case si allungano sulle
strade. È il momento ideale per muoversi in mezzo agli umani, senza attirare
troppo l’attenzione, non voglio farlo prima del tempo stabilito. Dopo che avrò
dato spettacolo, i Volturi avranno molto da fare per ristabilire l’ordine, ma
di questo non mi curo.
Il pensiero di Santiago mi attraversa la mente per un
istante, ma lo scaccio in fretta. Quanto vale la promessa di un vampiro, lui
dovrebbe saperlo bene.
Non ho nessun rimpianto.
Non c’è nulla che mi dispiaccia lasciare di questa
semivita.
Arrivo nella piazza, luogo che era stato teatro dei nostri
incontri, quando ancora Carlos mi credeva una donna normale.
Era l’inizio della nostra storia, e io fremevo
d’impazienza aspettando i giorni che mi separavano da lui. Per questo l’ho
scelta; su questa piazza densa di ricordi dolci e struggenti, calerà il sipario
sulla mia esistenza.
Non c’è molta gente, ma c’è quella che serve; donne a
spasso con i parasoli, uomini in marsina seduti al caffè all’angolo, bambini
che giocano e si rincorrono inseguendo un cerchio che rotola per terra. Un
prete passa leggendo una Bibbia.
Ecco la mia vittima. Un abitante di Volterra.
Aro non me la farà passare liscia.
Mi perdoni padre, perché ho peccato.
Mi perdoni, perché mi prenderò la sua vita per liberarmi
della mia.
Esco dall’ombra che mi protegge alla vista e gli sono
addosso.
Il tempo per un istante pare fermarsi, mentre il suo
sangue mi scende in gola e riscalda il mio corpo, una sensazione che conosco
bene, ma non c’è euforia in me. Mi prendo tutto il tempo che mi serve, china
sulla mia preda come un avvoltoio, due sagome nere fuse insieme, il mio
mantello si confonde con la sua tonaca, e la luce attorno esalta tutti i
dettagli e i contorni.
Quando sollevo la bocca dal collo, il sangue cola lungo il
mento, mi sporca di rosso lo sparato della camicia immacolata. Devo avere un
aspetto orrido e affascinante; una donna mi fissa atterrita, poi inizia a
correre urlando. Gli uomini al caffè mi guardano incantati e sgomenti. Tra i
presenti si leva un mormorio d’angoscia.
Qualcuno invoca Dio.
Qualcuno parla di vampiro.
Mi volto alla mia destra perché avverto una presenza
accanto a me, e incontro gli occhi di un bambino che mi guarda. Attorno è il
caos; tutti stanno fuggendo in preda al panico, il terrore sconvolge le menti e
i cuori, solo quel bambino innocente resta lì a fissarmi, serio, senza dire
niente.
Non pare per nulla spaventato. Gli sorrido, e lui
ricambia.
Il volto di un angelo perduto mi sorride nel ricordo.
Il suo sguardo si confonde con il colore del cielo. È lo
stesso cielo che trovavo negli occhi del mio angelo. Quel cielo che non posso
sperare di ritrovare.
Abbandono la mia vittima, lascio il suo corpo straziato
sulla piazza, mi alzo e a passo lento mi allontano, in modo che tutti possano
vedermi. Nessuno deve avere dubbi che sia accaduto davvero.
Nascosti nell’ombra, altri demoni mi attendono.
Non ricordo molto altro.
Solo un fuoco che mi divora e un sole che si spegne per
sempre.
Come una falena nella luce.
Fine (dell’epilogo)
Continua… (col finale alternativo)
Care lettrici,
questo è il primo dei due finali che ho pensato; in realtà questo è quello a
cui mi ha portato la storia per come si è evoluta, la prima direzione, quella originaria
e più naturale. Forse non vi aspettavate una fine così drammatica, ma è così
che l’ho sentita, quasi fin da subito, e il lieto fine mi sembrava inadatto e
forzato.
Ma c’è un finale
alternativo concepito mentre scrivevo gli ultimi capitoli, che mi sembra una
soluzione convincente e funzionale, e arriverà col prossimo capitolo, che sarà
davvero l’ultimo.
Ringrazio tutte
coloro che mi hanno seguito fin qui e le ragazze che hanno recensito fino ad
ora. Se vi va, fatevi sentire. I commenti sinceri sono sempre preziosi. Un
saluto.
Capitolo 11 *** Dentro i tuoi occhi (Finale alternativo) ***
epilogo1
11 –
Dentro i tuoi occhi (Finale alternativo)
Premessa dell’autrice; con questo finale alternativo torniamo un
poco più indietro. Questa possibile variante degli eventi si colloca in un preciso
momento della storia, che resta così come la conosciamo, fino al momento della
loro notte d’amore alla villa. (cap. 8) Haidi non è ancora comparsa davanti ad
Aro, ma Jane li ha già scoperti, se ricordate. Ritroviamo i due amanti il
mattino dopo nella villa di Carlos. Quello che vi apprestate a leggere qui di
seguito, è quello che è avvenuto dopo il loro primo vero incontro d’amore.
Buona lettura.
*****
Il
cielo di Volterra si tinge dei colori rosati di una nuova alba, a tratti
striata di sfumature rossastre, inquietanti come cupi rivoli di sangue. Di
recente, non ricordo di aver mai visto un cielo così carico; sembra che un
pittore abbia voluto sporcarlo con pennellate violente, colori aggressivi,
presagio di qualcosa di funesto.
Mai
avrei pensato di poterlo dire, ma quella appena trascorsa tra le braccia del
mio angelo, è stata la notte più bella della mia esistenza.
Ho
alle spalle una serie infinita d’amanti immortali, vampiri lussuriosi dominati
da voglie violente capaci di prendere e dare estasi assoluta, ma con nessuno
prima, avevo sentito la vita scorrere sotto le dita; con Carlos ho ritrovato
fremiti dimenticati correre sulla pelle fredda e accenderla di brividi
sconosciuti capaci di entrarmi dentro, nella carne e nelle ossa, per scendere nelle
profondità del buio e scaldarlo al tepore di una fiamma antica.
È un
mistero come Carlos, un comune mortale, sia riuscito a farmi sentire così.
Forse
è l’amore, questo sentimento così forte e dirompente, che resta per me qualcosa
d’oscuro, una forza che mi domina e mi fa risorgere come se un dio ignoto mi
infondesse un nuovo respiro.
Eppure,
quest’alba bellissima e struggente si tinge dei colori dolorosi e tristi della
malinconia, al pensiero di quello che dovrò affrontare tra poche ore, un
giudizio sommario sulla natura dei miei sentimenti, che loro, i miei simili non
possono capire, e il biasimo per chi oso provarli.
Trascinata
dai miei pensieri, abbasso gli occhi sulla strada sottostante che compare oltre
i vetri chiusi. Mi stanno già aspettando, ma non ho alcuna fretta di
raggiungere le guardie di Aro che sono venute a cercarmi. Che aspettino. Non
avranno il mio rammarico né alcun pentimento, e la legge dei Volturi per me si
è fatta vuota e sterile.
Il
mio angelo è ancora addormentato, ma so che a breve si sveglierà. La sagoma del
suo corpo si modella sinuosa sotto il lenzuolo bianco, i suoi capelli biondi
sono sparsi come onde dorate sul cuscino. Le palpebre nascondono l’azzurro dei
suoi occhi in cui mi perdo; dietro le ciglia abbassate, i suoi sogni mi restano
segreti, ma forse questa notte io ne sono diventata parte.
Continua
a sognare, angelo mio.
Continua
a vivere con me dentro i tuoi sogni inviolabili, lì nessuno può entrare e
dividerci; amami prima che l’orrore venga a strapparti dal sonno.
Poi
lentamente, Carlos si muove. Non un suono, né un sospiro esce dalle sue labbra.
Semplicemente
apre gli occhi. Non posso vederli, ma so che sono aperti. Non mi cercano
subito, puntano in alto, alla ricerca non so di cosa. Un appiglio, forse…
qualcosa che non trovano.
All’improvviso,
un turbamento mi assale.
Sembra
un brivido sulla pelle.
Non
capisco da dove proviene, ma è forte.
È
qualcosa d’acuto e tangibile, come una sensazione di gelo nell’aria, ma dura
poco meno di un istante. Io sono distratta.
Sento
il suo profumo e torno a guardare il cielo rossastro oltre il vetro. L’alba non
dovrebbe essere così; è troppo rosso questo cielo, tinto d’ombre fosche di
tragedia, che sembrano sul punto di svelarsi da un momento all’altro.
Colgo
un fruscio alle mie spalle, la batista morbida del lenzuolo scivola sulla pelle
del mio angelo, e poi il lieve rumore dei piedi posati per terra. È esitazione
quella che percepisco in lui?
Non
ne sono sicura, ma sono certa del moto di sorpresa, che induce i miei occhi a
sgranarsi sul vuoto di questo cielo sanguinante.
Carlos
si è alzato dal letto, ma non pare impaziente di raggiungermi. Divento attenta
al silenzio, rotto solo dal lieve fruscio del tessuto a contatto con la pelle,
la vestaglia che s’infila addosso. C’è qualcosa d’inquietante che attraversa
l’aria. Percepisco il suo profumo, è qualcosa di famigliare, ma ho la strana
sensazione che debba dissolversi in fretta.
Non
ho ancora cercato il suo volto, ma desidero sentire la sua voce.
“Vi
siete svegliato, finalmente…”
Segue
solo un istante di silenzio.
“Veramente
mia cara, non ho mai dormito…”
La
risposta suona maliziosa, ma in realtà non allude a quello che è successo
stanotte. È un enigma che non riesco immediatamente a decifrare, almeno finché
non colgo qualcosa di diverso, una nota argentina vibrante che non dovrebbe
esserci nella voce. Non in una voce umana. È solo un attimo, ma è sufficiente a
farmi sussultare di paura ignota e mi volto a cercare il mio angelo. Trovo il
suo sguardo gentile, e quel sorriso che amo così tanto, ma c’è qualcosa
d’estraneo, come un’ombra che passa rapida sul volto e scompare, prima che io
possa afferrarla.
Non
ho neppure il tempo di chiedermi cosa sia, perché ben altro deve sconvolgermi.
Il
suo sangue… io lo conosco; una nota fresca dolce e amara. Non ha segreti, lo
riconoscerei tra mille persone, tra diecimila anni; come un marchio, è stampato
a fuoco nella mia mente.
Il
suo sangue ha un aroma inconfondibile, un profumo intenso capace di accendere
la mia sete in momenti drammatici; quel profumo improvvisamente cambia, si
mischia ad altro, si trasforma... mai definizione fu più calzante.
La
sensazione è così straordinaria che per un istante penso che forse non siamo
soli; in questa stanza insieme a noi, c’è una presenza che non dovrebbe esserci,
ma l’idea è talmente assurda e inverosimile che scuoto energica la testa.
Non
c’è nessuno oltre noi. Sto impazzendo, forse?
Non
è follia la mia, eppure lo sento.
Un
odore diverso.
All’inizio
è lieve, un vago sentore appena accennato, ma presto si fa più deciso, fino a
diventare assolutamente inconfondibile. Lo shock è talmente forte che non mi
rendo conto subito della sua origine, e nell’istante in cui lo comprendo, la
mia mente annichilisce.
Il
buio mi scende sugli occhi, forse mi acceca.
Mi
chiedo per un momento se io sia vittima di un’illusione, ma è una cosa
impossibile.
Sono
una non-morta; la menzogna la domino e l’inganno lo creo, ma non lo subisco.
I
miei sensi soprannaturali non possono ingannarmi, sono troppo acuti e precisi
per sbagliare; l’odore che sto captando è l’inequivocabile traccia seducente
lasciata da un altro vampiro.
E
questa traccia proviene dal corpo di Carlos.
Nessun
calore proviene da lui, anzi, quel poco che c’era soccombe lento e inesorabile,
come un fuoco che si estingue per sempre.
Oltre l’inquietudine,
uno sciame di domande, dubbi, perplessità mi affolla la mente. Vorrei capire,
ma non capisco nulla di ciò che sta succedendo o che è successo.
Quando?
Come è potuto accadere? È accaduto davvero, oppure non è altro che una fantasia
della mia mente? Sono talmente costernata che non trovo la forza neppure di
reagire per istinto, e il mio pensiero non riesce a mettere a fuoco la realtà
che ho davanti.
Qualcosa
dentro di me, si rifiuta di concepirlo. Eppure…
“Carlos?
Ma voi…?”
L’incertezza
mi sconvolge, ma quando Carlos avanza un poco verso di me, io indietreggio
verso la finestra; il chiarore del primo mattino ormai entra nella stanza
ferendo le ombre, e lui emerge da esse, come un fantasma pallido che
rivela la sua essenza. Ma non è uno spirito quello che mi fissa negli occhi,
con sguardo acceso; è un estraneo, eppure una creatura che conosco fin troppo
bene, fatta di carne morta e sangue corrotto.
Assomiglia
in modo spaventoso a Carlisle, tanto da apparire quasi identico, ma i suoi
occhi non sono dorati né celesti. All’improvviso, mi chiedo se mai lo siano
stati, un terribile dubbio che mi fa vacillare, mentre cerco di mantenere il
controllo dei miei nervi.
“Devo
spiegarvi alcune cose Haidi; è arrivato il momento della verità, e spero che
siate disposta ad ascoltarmi…”
Perfino la voce è
diversa; è ancora bassa e profonda, ma il timbro è più morbido e squisitamente
sensuale. Farebbe venire brividi di desiderio a qualsiasi specie femminile. Ma
gli occhi aperti su di me… sono ciò che mi sconvolge di più.
I suoi occhi non li
riconosco. Il cielo azzurro e limpido, specchio della sua innocenza che mi
conquistava è scomparso, al suo posto ci sono due rubini che brillano di
riflessi sanguigni.
Sono svanite tutte le
illusioni.
La realtà è qui davanti
a me, ed è fin troppo chiara, immersa in quest’alba rossastra che rivela tutto.
“Ma voi siete…”
“Un vampiro, proprio
come voi, sì.”
Un boato terrificante mi
trapassa il cuore, mi perfora i timpani. È un esplosione che avviene a livello
della mia coscienza, che ritorna vigile, sensibile. E dolente.
“Non è possibile… -
Sussurro smarrita. - Questa notte ero con voi… abbiamo fatto l’amore, eravate
umano… - cerco di convincermi, e in realtà non so più in cosa credere, mentre
un sospetto inverosimile mi assale. - Come hanno osato… Come hanno fatto, nell’
arco di una sola notte…? Non capisco! Tutto questo è assurdo!”
Urlo, pensando ad un
ordine segreto di Aro, e sento la rabbia montarmi dentro, come una tempesta che
sta per scatenarsi.
“Non ero umano. Sono
diventato un vampiro secoli fa… Secoli fa, Haidi… - rimarca sul concetto. – Ma
non posso continuare questa farsa inutile e pericolosa, per voi e per me…”
Le parole di Carlos mi paiono
incomprensibili, irreali. Sgrano gli occhi troppo incredula per ribattere ad
una tale assurdità, finché un risentimento oscuro sale dalle viscere fredde del
mio corpo per sfuggire all’esterno in parole dure e taglienti.
“Ma che cosa dite?
Volete burlarvi di me? Sentivo il vostro cuore battere, sentivo il vostro
sangue che accendeva la mia sete, l’odore, il calore della vostra pelle che mi
scottava! Ho desiderato uccidervi da come vi volevo! Non posso essermi
sbagliata fino a questo punto, è impossibile! Volete offendere la mia
intelligenza e le mie capacità, ma non ve lo permetto! Sono un vampiro da oltre
cinquecento anni, Carlos, e non sono una sprovveduta!”
Sfogo addosso a Carlos
tutta la mia rabbia, che lo strano vampiro incassa senza battere ciglio. Ha uno
strano atteggiamento mesto e rassegnato, ma in seguito al mio sfogo, prosegue
con la sua incredibile confessione, senza tralasciare alcun dettaglio. Non c’è
alcun compiacimento in lui, anzi mi pare di cogliere un velato rammarico nel
tono della sua voce.
“Mi avete frainteso. Non
voglio offendere i vostri talenti, Haidi, ma non possono nulla contro il mio
potere… Posso irretire chiunque, umano o vampiro; sono una specie di
camaleonte, e riesco a sembrare un essere umano in tutto. Ma non è altro che un’illusione
della mente che soccombe alla mia volontà; posso scatenare allucinazioni
uditive, visive e perfino olfattive, e in questo modo avvicino la mia preda
senza spaventarla. Naturalmente, con gli umani è tutto più facile, un gioco da
ragazzi. È il mio potere e l’ho usato su di voi…”
E per convincermi, muta
il colore dei suoi occhi che diventano celesti come il cielo d’estate. Porto le
mani alla bocca e mio malgrado, inorridisco all’improvviso ricordo della sua
fidanzata che ho trascinato con me; non era altro che la sua vittima.
“Mi avete ingannata in
maniera orribile…” sibilo, amareggiata. Il sentimento del disprezzo mi morde
dentro, e sale come un rigurgito che mi dà nausea.
“Avete ragione di essere
arrabbiata, ma non pensavo di arrivare a questo punto. In quella chiesa, tutto
è iniziato come un gioco, ma col passare delle settimane le cose tra noi sono
cambiate; mi sono sentito amato da voi, e questo ha scatenato in me una
tenerezza che neppure sapevo di avere. La cosa incredibile era che mi amavate,
credendomi un essere umano; così ho continuato a fingere d’essere ciò che non
ero, solo per non perdervi. Bramavo dirvi ogni cosa, ma avevo paura. Aspettavo
i nostri incontri con una trepidazione che non potete immaginare…”
“Smettetela! Non voglio
sapere altro! Non voglio sentire le vostre ridicole scuse!”
Ho ancora addosso il
lenzuolo in cui ho avvolto il mio corpo. Mi muovo in fretta per recuperare i
miei vestiti che Carlos, con voluttà mi aveva tolto la sera prima. Voglio solo
andarmene da qui, ma il vampiro – e lui non è altro che questo, adesso -
si frappone tra me e la finestra.
“Vi prego, non sto
cercando di giustificarmi; so di aver sbagliato, ma se dovete condannarmi, devo
almeno provare a difendermi. La prima notte che siete venuta in camera mia… oh,
Haidi, ho creduto d’impazzire. Fingevo di dormire e avrei voluto amarvi con la
stessa passione che mi stavate regalando. In quel momento mi avete rubato il
cuore per sempre…”
Parla con trasporto, ma
mi sento sopraffatta solo dall’ irritazione.
“Voi non l’avete un
cuore…” ribatto con freddezza sottraendomi al suo sguardo, e il ricordo di
quella notte mi fa morire di vergogna, ma non per quello che ho fatto, ma per
come mi sono mostrata fragile di fronte alle emozioni, dominata solo dal mio
desiderio.
Un vampiro in balia di
se stesso.
“Disprezzatemi se
volete, ma non fate finta di non capire…” mi risponde, amareggiato.
“Mi credete tanto
ingenua? Vi siete divertito, e mi sono divertita anch’io…”
Allora Carlos mi
raggiunge in prossimità del letto che ha accolto i nostri sospiri, e mi prende
le spalle, dopo punta i suoi occhi nei miei. Sono tornati rossi, ma velati di
struggente tormento. Sembrano sinceri.
“Haidi, ieri notte io vi
ho amata con infinita tenerezza; ogni parola d’amore che vi ho sussurrato in
queste settimane, per me era vera, non vi ho mai mentito. Se avessi ancora
un’anima, ve la donerei. Nei sentimenti che nutro per voi sono stato sincero.
Vi prego, credetemi…”
“Credervi? Come posso
credervi? Siete un vampiro, e la vostra natura è la menzogna che esercitate con
abilità estrema e impressionante.”
“È vero, avete ragione;
sono un vampiro, mi nutro di sangue e uccido per sopravvivere, e mi sono
innamorato di voi. Mi avete affascinato in un modo che… non lo so, non riesco
neppure a spiegarlo. Forse è quella fiamma che avete dentro che brucia e vi
tormenta… Vi amo, Haidi. Perché non potete accettarlo? Mi amavate quand’ero
umano, e ora che sapete la verità, non mi amate più? In verità, mi sembrate
irragionevole e orgogliosa!” Esclama Carlos, vagamente esasperato.
“Chi siete per
giudicarmi? Sì, è vero! Oltre che una vampira, sono una donna ingannata e
umiliata nell’orgoglio, una cosa che non dovreste mai sottovalutare! Peccato
che il vostro giochino sia stato interrotto, vero? Ora vi rivelate perché siete
con le spalle al muro!”
Sono furiosa e non
riesco a nasconderlo, e Carlos non si aspettava una reazione tanto aggressiva
da parte mia; il suo punto di vista maschile è un limite quasi congenito, e non
mi sorprende.
Mi turba di più quello
che dice in seguito.
“D’accordo, allora
guardate voi stessa!” E Carlos mi afferra un braccio e mi costringe a guardare
oltre i vetri, sulla strada dove attendono due vampiri della Guardia di Aro.
“Eccoli, i vostri amici,
la vostra famiglia, come la chiamate voi! Vi stanno già aspettando…
Dovevo lasciare che vi accusassero di cose non vere? Avrei potuto, sapete? E lo
avrei fatto, se non mi fosse importato nulla di voi. Potevo far perdere le mie
tracce e non mi avreste mai trovato, ve lo garantisco. Neppure il segugio migliore
del vostro clan sarebbe riuscito a prendermi.”
“Vi ho già detto una
volta, che loro trovano chiunque…”
“Oh no, io non credo. –
Ridacchia Carlos, nervoso. - Non sarebbe la prima volta che sfuggo a chi
m’insegue. Ma non ho bisogno di scappare. Vi amo, e non me la sento di
lasciarvi in balia degli eventi; devo almeno scagionarvi da chi vi accusa.”
“Molto generoso da parte
vostra!” ribatto risentita, e sarcastica.
Carlos sospira
rassegnato; forse ha compreso che non passerò sopra questa cosa tanto facilmente.
E c’è dell’altro che lui non immagina, o forse non comprende; la verità appena
scoperta mi fa dubitare fortemente dei miei sentimenti.
Era davvero amore? E chi
ho amato, alla fine? Cosa andavo cercando?
In una maniera
misteriosa e incomprensibile, ho amato Carlos quando credevo che fosse umano.
Per quanto incredibile, sono certa che era vero, ma inizio a pensare che forse
lo amavo proprio perché in lui trovavo quello che io ho perso. Era vero tutto
quello che lui mi ha fatto provare, ma ora non so più da dove provenisse, né so
più cosa fosse. Potrei continuare ad amarlo come vampiro?
Potrei amarlo in una
natura così diversa?
Io non lo so, ma questo
è un turbamento che è solo mio, evidentemente.
“Haidi, sto rischiando
tutto per amor vostro. Capisco che siate turbata, offesa, che vi sentiate
ingannata, ma chiedetevi per un momento se voi non avete fatto lo stesso; se io
fossi stato davvero umano, anche il vostro sarebbe stato un inganno. Cosa
avreste fatto di me, alla fine?”
Non ho la forza di
ribattere, perché la logica di Carlos è inoppugnabile; io sono un mostro quanto
lui, e se fosse stato davverto umano, probabilmente sarebbe finita molto peggio
di così.
“La verità è che abbiamo
perso la maschera entrambi. A questo punto, perché non volete darmi un’altra
possibilità? Cosa avreste da perdere, ora che potremmo essere davvero noi
stessi?” aggiunge, forse un po’ perplesso per il mio silenzio, che non dura
molto.
“E pensate che
servirebbe? – chiedo con amarezza. Anche la rabbia oramai mi ha abbandonata. -
Di voi, ho amato qualcosa che in realtà, non esiste. Se non lo capite, allora
siete più illuso di me. Amavo la vostra presunta innocenza, l’umanità, cose
incompatibili con la vostra effettiva natura. In voi, cercavo chi ho perso
tanto tempo fa; la mia possibilità è sfumata per sempre.”
Il tenero ricordo di
Carlisle si allontana in quest’alba che diventa grigia, e io ho l’impressione
che la fiamma dentro di me vada spegnendosi di nuovo. Possibile che nessuno sia
capace di riaccenderla?
Tra me e Carlos non c’è
più nulla da dire. Non c’è nulla che sia possibile salvare. Mi resta solo
questa grande amarezza, questa delusione che mi opprime. E mi rendo conto che è
sempre Carlos che riesce a farmi provare certe emozioni, anche quelle più
negative, che feriscono quasi mortalmente.
Lui ha il potere di
farmi sanguinare.
È rimasto in silenzio ad
osservarmi come se volesse penetrare la barriera scesa tra me e lui.
Sollevo i miei occhi nei
suoi; vorrei indovinare i suoi pensieri, ma capisco solo che non è rassegnato.
Al contrario di me, lui crede ci sia ancora qualcosa da salvare. E contro ogni
mia convinzione, riesce di nuovo a sorprendermi.
“Forse avete ragione, e
io sono un illuso. Però Haidi, ero felice di potervi amare come un essere umano.
Stavo bene, e penso che fosse lo stesso per voi, mi sembrava che potesse
bastarci. Baratterei quelle poche settimane vissute nell’illusione di un amore,
con tutta la mia vita immortale, se potessi sentirmi di nuovo così, se potessi
rendervi un po’ di felicità. Haidi, io credo che in fondo, noi due stiamo
cercando le stesse cose, cerchiamo disperatamente di sentirci vivi… Io mi sono
sentito vivo insieme a voi.”
“Sì, ma questo non
cambia la realtà…” obbietto debolmente, ma Carlos m’interrompe.
“Se è di un barlume
d’umanità che avete bisogno, io posso esserlo per voi. Posso amarvi con la
forza di un vampiro, e posso farlo con tutta la tenerezza dell’essere umano, se
è questo che desiderate. Se mi volete umano, fragile e indifeso io lo sarò per
voi: vi darò un corpo caldo e un cuore che batte, se questo potrà farvi felice.
E sarò così solo per voi, Haidi.”
Mentre parla, Carlos
afferra la mia mano e la guida sul suo petto, lì dove dovrebbe esserci il
cuore; lo sento palpitare impazzito. È incredibile come riesca a fare questo,
come riesca a farlo sembrare reale.
“Siete un folle! Non potete
parlare sul serio!” E ritraggo la mano di scatto, troppo sconcertata dal suo
anomalo comportamento.
“Sono molto serio, e
sono innamorato, Haidi; se questo significa essere pazzi, beh… allora io lo
sono. Non ho mai messo in discussione la mia vita per nessuno; lo faccio ora, e
non sarà una reazione momentanea a fermarmi. Aspetterò, vi darò tutto il tempo
di cui avete bisogno per accettare quello che vi sto proponendo. Non
rinunciate, vi prego; io e voi siamo più simili di quanto crediate. Entrambi
aneliamo a qualcosa in più dell’eternità, e non è un caso se la sorte ci ha fatti
incontrate.”
Carlos mi sta chiedendo
di camminare su una strada ignota che non so dove possa portarci. Mi chiedo se
l’amore non sia proprio questo; saltare nel vuoto ad occhi chiusi e lasciarsi
andare, senza paura delle conseguenze, per scoprire cosa si trova alla fine del
percorso.
Carlos mi guarda con
insistenza, e leggo la determinazione in fondo ai suoi occhi rossi. È davvero
disposto a tanto? Cosa lo fa muovere? La sua non mi sembra altro che follia.
“Potrebbe non andare
come pensate voi… potrebbe non essere amore…”
“E potrebbe esserlo, –
obbietta deciso – abbiate il coraggio di scoprirlo, o devo pensare che avete
solo paura?”
No, non ho paura.
Lentamente il
risentimento si affievolisce, lasciando il posto ad una sensazione più sottile
e indefinita. Mio malgrado, non posso negare che nella parole di Carlos c’è
qualcosa di vero, qualcosa che mi affascina e mi attira. Cosa non ho fatto per
dare un senso alla mia eternità, a questa condanna di esistenza che perfino per
un vampiro può diventare un peso enorme da sopportare, un fardello a cui è
impossibile sfuggire. Si sopporta meglio se non si è soli.
“Siete veramente un
vampiro singolare… in tutti i sensi…” sospiro, arresa.
“E dunque?” mi domanda
Carlos, con tono pieno d’aspettativa.
“Dunque… Aro, il signore
oscuro di Volterra, sarà felice di conoscervi; nei suoi millenni di vita, credo
non abbia mai incontrato prima un immortale come voi, Carlos…”
Non è la risposta che si
aspettava, e resta un attimo interdetto.
Non voglio dargli delle
conferme che neppure io possiedo. Non ancora, almeno.
Non cerca di fermarmi,
quando mi muovo verso la finestra. Apro i vetri, l’aria frizzante del primo
mattino, solleva un po’ le tende insieme alle mie chiome.
Mi volto a guardarlo, e
c’è un ultimo scambio di sguardi nella penombra della stanza, prima di
lanciarmi veloce sulla strada sottostante, dove Santiago e Alec mi aspettano.
La mia salvezza è una
consapevolezza leggera; la legge di Aro non mi colpirà.
Nessun dolore né
inganno, questa volta.
Carlos è come Carlisle;
solo un altro vampiro di passaggio.
Fine
E siamo
arrivati alla fine definitiva.
Come vi
è sembrato questo capitolo? Vi è piaciuto, o vi ha deluso? Spero proprio di no,
ma posso aspettarmi di tutto. I finali alternativi sono una cosa molto insolita
per me; quando inizio a scrivere una storia, seguo la direzione originaria che
per me è quella che sento più naturale, ma qui mi è successo qualcosa di un po’
differente; ho iniziato a pensare a questa possibilità in un momento
successivo, e mentre scrivevo, mi rendevo conto che la variante mi avrebbe
portato decisamente altrove, verso scenari diversi, possibilità che resteranno
inesplorate, perché non erano nei piani, ma sono lì, come eventi potenziali. Mi
rendo conto che tutto potrebbe far pensare ad un racconto diverso, e quello che
è venuto prima, assume sfumature diverse e ambigue. Se sono riuscita a non far
sembrare tutto troppo forzato, allora posso ritenermi soddisfatta del
risultato. Non spero in altro.
Aspetto
sempre le vostre eventuali critiche e commenti, se ci saranno.
Sono
veramente curiosa di sapere che ne pensate, e quale finale avete preferito.
Grazie
a tutte per avermi seguita fino a qui. Un saluto.