Rebel - Il Giorno dei Doni

di Aryia90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il canto del gallo riecheggiò come ogni mattina riempiendo le strade ancora deserte. Alexi sbadigliò e cercò di aprire gli occhi. La luce dell'alba entrava dalla finestra riscaldandole appena il viso.

- Sveglia dormigliona!

Joshua infilò la testa attraverso la porta della soffitta che fungeva da camera da letto.

- Arrivo...- riuscì a farfugliare la ragazza, la voce ancora impastata dal sonno.

Si mise a sedere, chiedendosi dove suo fratello trovasse tutta quell'energia.

Prese il secchio con l'acqua gelida e si lavò velocemente, si vestì e scese per la colazione. Salutò sua madre con un bacio e scompigliò i capelli alla sua sorellina che, ancora in pigiama, cercava di non cadere addormentata sul piatto di cereali.

Afferrò al volo una fetta di pane raffermo e corse dietro a suo fratello fuori casa.

- State attenti! - sentì urlare sua madre, ma ormai erano troppo lontani per rispondere.

- Avanti Alexi, tieni il passo - la prese in giro Joshua. La ragazza correva a più non posso ed era anche veloce per la sua età, ma considerando che aveva tre anni in meno di suo fratello e che era decisamente più minuta, riusciva solo a non perderlo di vista. Alla fine lui si fermò e lei riprese fiato.

- Non mi hai nemmeno dato il tempo di fare colazione - si lamentò lei.

- Credi che una volta imprigionata i Cercatori ti lascerebbero tempo per la colazione? Oh, ma certo, te la porterebbero anche a letto, mentre ti preparano un bel bagno caldo!

Alexi fece una smorfia.

- Con un po' di fortuna non sarà un problema mio!

Joshua era sul punto di ribattere ma chiuse la bocca e cominciò a camminare.

Da quando, al compimento del suo sedicesimo compleanno, avevano deciso che lei lo avrebbe seguito nei boschi la mattina prima di andare a scuola, discorsi come quello erano all'ordine del giorno. In quel periodo, dopo un anno e mezzo, non facevano che diventare più frequenti.

- Cosa facciamo di orrendo oggi? - chiese Alexi per cambiare argomento.

- Migliorerai la resistenza con il nuoto. Poi pescheremo qualche pesce per la cena. A mani nude.

Alexi rabbrividì. Odiava pescare a mani nude. I pesci che guizzano viscidi e terribilmente vivi le facevano senso. Però non obiettò, sapeva che sarebbe stato inutile. Si tolse i vestiti e si tuffò nel laghetto con solo la biancheria addosso.

Venti minuti dopo Joshua le disse che poteva fare una pausa. Si svestì anche lui e diede inizio alla pesca. Suo fratello era bravissimo in questo. Dopo un quarto d'ora aveva già tirato fuori dal lago mezza dozzina di pesci. Alexi ne aveva preso uno, che in realtà le era saltato letteralmente in braccio mentre nuotava, ma decise di non sindacare troppo sulla faccenda.

Dopo mezz'ora il suo povero pesce la guardava dalla cesta di vimini ancora solitario e lei si arrese.

- Basta - si buttò a sedere sull'erba fresca - ci rinuncio. Non farò mai il pescatore, ok?

Lo sguardo di rimprovero che le lanciò suo fratello la fece sentire incredibilmente in colpa.

- Non guardarmi così. Sai che non è colpa mia, non è che non mi applico, semplicemente non ci sono portata, ok?

Nei suoi occhi non trovò né pietà né tanto meno comprensione. Lo vide uscire dall'acqua, rivestirsi e raccogliere un cesto con una decina di pesci ormai senza vita. Ne mise quattro nel cesto di Alexi.

- Portali alla signora Seef prima di tornare a cambiarti per andare a scuola.

Si allontanò velocemente e un attimo dopo Alexi era rimasta sola. Sbuffò in silenzio.

Da quando, sei anni prima suo padre era morto, Joshua si era assunto la responsabilità della famiglia. Alexi sapeva che lo faceva per loro e che era stato costretto a crescere in fretta per questo, ma a volte le mancava suo fratello, quello che nascondeva i pezzetti di focaccia per portarglieli quando tutti andavano a dormire, quello che la consolava e rassicurava il Giorno dei Doni, stringendola a sè e raccontandole storie buffe per farla ridere.

Una forte fitta di nostalgia la travolse d'improvviso.

Le sembrava di sentire ancora suo padre mentre la coccolava sulle sue ginocchia.

- Porti il nome di un grande condottiero, Alexi. Uno dei più coraggiosi di tutti. Per questo non dovrai mai avere paura. Sarai forte e coraggiosa come lui, un giorno.

Alexi amava sentire suo padre raccontare le gesta di Alessandro Magno. Un uomo che, anche se non era sicura fosse esistito davvero, un tempo aveva avuto la forza e il coraggio di conquistare tutto il mondo.

- Ed era intelligente - continuava suo padre - un leader astuto. Per questo ha fatto tutto ciò che ha fatto. Un solo uomo è stato in grado di fare davvero la differenza. E chissà che un giorno anche tu non possa fare altrettanto per la tua gente.

Alexi era fiera ed orgogliosa quando ascoltava le storie di suo padre. Si immaginava come Alessandro Magno, in sella al suo destriero, condurre verso la libertà i suoi vicini (all'epoca la sua cognizione di Stato era ancora un po' limitata), in una terra piena di cibo, acqua calda e coperte morbide. Crescendo, non aveva potuto fare a meno di domandarsi se non fossero stati proprio quei discorsi a far uccidere suo padre. Sognare, o peggio, incitare una nuova rivolta, era quanto di meno saggio si potesse fare in città. Probabilmente lui pensava di essere al sicuro, almeno a casa sua, ma tutti sapevano che i Cercatori erano in grado di arrivare ovunque. Così quel Natale avevano trovato lui.

Alexi scrollò via quei pensieri e si incamminò verso la casa, o meglio la baracca che cadeva a pezzi, dei suoi vicini. Nessuno nella loro famiglia era stato trovato dai Cercatori, almeno negli ultimi anni, ma un grave incidente sul lavoro aveva costretto a letto il signor Seef e, con quattro piccole bocche da sfamare, non sarebbero riusciti a sopravvivere senza il loro aiuto.

La signora Seef, una robusta donna di mezza età, prosperosa ed esuberante, non appena la vide la avvolse nel suo solito caloroso abbraccio. Invitò Alexi ad entrare, ma la ragazza disse di essere in ritardo e corse verso casa.

Raccolse velocemente tutto quello che le serviva per la scuola e poi, insieme a sua sorella, si avviò verso il vecchio Istituto in cui i ragazzi dai sei ai diciotto anni seguivano le lezioni.

Le classi erano poche, molte famiglie ritiravano i figli appena compiuti i dodici anni per poterli mandare a lavorare. Mentre per Rose, che aveva sette anni, quella era ancora una meravigliosa esperienza di socializzazione, per Alexi era ormai diventata solo una noiosa routine d'obbligo. I suoi genitori volevano che avesse un'istruzione, ma sapevano bene quanto lei che il concetto di "istruzione" a GroundTown era molto relativo. Subito dopo aver imparato a leggere e scrivere il minimo indispensabile (non era previsto che un cittadino medio ne avesse necessità oltre che per firmare un documento) e a far di conto quanto basta per vedere se il fornaio ti imbrogliava, la maggior parte delle lezioni diventavano teoriche. Lunghe ore in cui professori inviati da Crown City leggevano libri o mostravano film che riproducevano "la storia della Nostra Gloriosa Patria", come amavano enfatizzare continuamente. Quello che Alexi detestava maggiormente era il lungo film che ambiva a spiegare il significato del Giorno dei Doni.

Centocinquant'anni prima, un manipolo di uomini avidi e maligni (o, come diceva suo padre, disperati e coraggiosi) aveva deciso di sfidare il magnifico Governo di Crown City e i suoi Magnifici Reggenti, tre signori di mezza età che nel film apparivano come l'immagine della gentilezza e della bontà. Dopo una lunga serie di guerre, combattimenti e spargimenti di sangue, i ribelli vennero sconfitti. Prima di essere giustiziato però, il loro capo fece una rivelazione: la ribellione sarebbe risorta. Nuovi giovani dissidenti si nascondevano tra il popolo e avrebbero rivendicato la libertà che loro non erano riusciti a guadagnare.

Venne creato un nuovo corpo di agenti speciali, i Cercatori, il cui compito era quello di scovare i ribelli, verificarne identità e colpe per poi giustiziarli, così da "proteggere" la povera gente indifesa da quei pericolosi criminali.

Alexi sapeva però che la storia non finiva lì. Suo padre le aveva raccontato che la rivolta era stata molto più ampia di quanto non venisse raccontato nei filmati. Le sette città circostanti Crown City si erano ribellate alla tirannia dei Magnifici, ma erano troppo indebolite dai decenni di fame e di dolore per giungere alla vittoria.

Dopo aver fatto giustiziare un gran numero di cittadini, il Governo iniziò a sterminare tutti i ragazzi di età compresa tra i dieci e i venticinque anni, per eliminare possibili baccelli di rivolta.

Presto il Governo si rese conto che, se avesse continuato con le uccisioni, sarebbe andato in contro ad una nuova rivolta, o al completo annullamento della popolazione. Quelli che si trovava di fronte erano uomini e donne disperati e non guerrieri. Le minacce rivolte dai ribelli prima della loro morte non si riferivano a speciali bambini con particolari doti da avversori, ma all'inevitabile riesplosione di malcontento e frustrazione tra la gente affamata e disperata.

Il Governo decise di sfruttare tale disperazione a proprio vantaggio. Diede la colpa delle sofferenze e della morte dei civili ai ribelli, che divennero ricercati ufficiali, e istituì il corpo di sicurezza dei Cercatori, in modo tale da mantenere i cittadini avvinti nella morsa della paura, allontanandoli dall'idea di una nuova rivoluzione, e da donare loro la gratitudine, la folle gratitudine del Natale.

Era infatti il giorno della Vigilia di ogni Natale che venivano annunciati i nomi dei Trovati. Quelle persone, non importava se padri, madri, anziani, dovevano seguire i Cercatori a Crown City come prigionieri e sottoporsi ad accertamenti.

Si raccontava che già da diverse decine di anni avessero smesso di torturare i prigionieri per costringerli a confessare i loro crimini. Nemmeno il Governo temeva più che ci fosse qualcuno in grado di sollevare una nuova ribellione in quel clima di terrore. Gli accertamenti si erano trasformati in esami. I prigionieri che risultavano essere particolarmente forti, o intelligenti, venivano dichiarati innocenti e "premiati" per la loro fedeltà al Paese con un trasferimento permanente ed irreversibile a Crown City, obbligati a lasciare per sempre le proprie famiglie. Nessuno ne aveva più notizia, ma sapevano tutti che venivano assegnati come Cercatori in altre città, oppure finivano per lavorare al Castello, la sede della prigione di Crown City, accanto al Palazzo dei Magnifici. Coloro che, invece, non possedevano particolari doti, erano troppo giovani, troppo anziani, o non voleva collaborare, venivano condannati il primo giorno dell'anno in diretta televisiva, in modo che tutti potessero ricordare che anno nuovo non significava di certo speranze nuove. Questo strano modo di agire aveva creato nei cittadini, oppressi dalle difficoltà della vita e stremati dalla paura che ogni anno li attanagliava, una sorta di senso di gratitudine nei confronti del Governo. Quando a Natale tutti i membri di una famiglia si riunivano attorno al tavolo per mangiare quel poco che c'era a disposizione, si sentivano grati per avere ancora i propri cari accanto.

Questo sentimento malato era ciò che permetteva al Governo di diffondere il panico con la propria tirannia, ma continuare a tenere saldamente in pugno i propri cittadini.

Quando il padre di Alexi fu trovato, lei aveva solo undici anni, Joshua ne aveva appena compiuti quattordici e la loro sorellina non riusciva ancora a camminare. Rose non aveva alcun ricordo del padre se non due fotografie e i racconti della sorella maggiore. Alexi era contenta che fosse così. Non avrebbe mai potuto dimenticare il giorno in cui lo avevano trovato e sapeva già allora che non sarebbe stato mai scagionato dalle accuse. Non per mancanza di talento o abilità, ne era sicura, ma per assenza totale di collaborazione.

Suo padre morì fiero. Non le fu concesso di assistere, ma sapeva che si era posto davanti alle telecamere in tutta la sua dignità di essere umano e che era morto per un'ideale. Era morto per la libertà.

In un certo senso suo padre era stato un ribelle.

Da quando Rose aveva iniziato a frequentare le lezioni, era stato difficile spiegarle la differenza tra ciò che era reale e ciò che non lo era. Per questo ogni pomeriggio, quando tornavano a casa, sua madre aveva chiesto ad Alexi di farle ripetere tutto ciò che aveva appreso e di correggerla ogni qual volta le sue fossero state errate nozioni. Quando la mamma tornava dal lavoro, mentre cucinava con le figlie, ascoltava la piccola Rose ripetere la lezione corretta dalla sorella maggiore.

Non c'era pericolo che, una volta interrogata a scuola, potesse tradirsi ed essere rimproverata. In una città povera come la loro a nessuno importava assegnare compiti a casa o dare dei voti. Era già tanto che gli alunni si presentassero a lezione. Alexi però sapeva che le apparenze erano la cosa più importante nel suo mondo. Nessuno doveva sospettare che loro conoscessero fatti storici mai raccontati da uno dei filmati educativi del Governo.

Non dovevano emergere dal mucchio. Suo padre glielo ripeteva in continuazione, quando gli faceva domande o mostrava interesse verso qualcosa.

- Non uscire dal gruppo Alexi. Non emergere mai. Non dar loro un motivo per sospettare di te e men che meno per desiderarti a Crown City. Quando sei in casa sii te stessa, ma quando sei fuori, davanti alle persone, per strada, sii invisibile. Fai in modo che nessuno debba mai ricordarsi di te, per nessun motivo.

Il padre di Alexi sospettava che ormai il Giorno dei Doni fosse solo una scusa per individuare potenzialità che il Governo potesse sfruttare. Per questo aveva iniziato a portare Joshua nei boschi quando aveva appena dieci anni, per far sì che, nell'eventualità remota che venisse trovato, avesse qualche possibilità di trovare lavoro a Crown City e non essere giustiziato. Gli insegnò a leggere e scrivere, l'arte della dalettica, la storia, la filosofia, la matematica, ma anche a combattere, a difendersi e ad uccidere. In quei quattro anni, ogni mattina si esercitarono per almeno due ore nei boschi, cosa fortunatamente poco sospetta per un taglialegna, e il ragazzo imparò molto.

Dopo la morte del padre, Joshua prese in mano la situazione. Fece studiare sui suoi quaderni la sorella e quando la ritenne abbastanza grande, la portò con sé nei boschi e le insegnò tutto ciò che non si può imparare su un libro. La sua fisicità e la mancanza di allenamento negli anni precedenti avevano reso difficoltoso il suo percorso di apprendimento che andava a rilento. Ci aveva messo due mesi solo per imparare a nuotare. Sperava però che, così facendo, le avrebbe salvato la vita. Nell'arco di un paio di anni avrebbero incluso anche Rose nei loro allenamento mattutini.

Alexi non aveva mai affrontato l'argomento con Joshua, non era possibile discutere con lui di certe cose, ma sapeva che, nel caso fosse stata trovata, non sarebba mai diventata una collaborazionista. Avrebbe lasciato che la giustiziassero, e sarebbe morta, fiera, come suo padre.

Quando Daphne, la madre di Alexi, tornò a casa quella sera, la trovò intenta a cucinare il pesce catturato nel bosco. Diede un bacio alle due figlie.

- Josh non è ancora tornato? - domandò preoccupata.

- Lo sai, gli orari delle fabbriche sono infernali quando si avvicina Natale. - appena lo ebbe detto, Alexi si rese conto del peso che aveva rovesciato nella stanza. Abbassò gli occhi e continuò a tritare le erbe raccolte in mattinata.

- Stai tranquilla Alex, andrà tutto bene. Non ci porteranno via altri membri della famiglia. Noi non siamo... - sua madre rifletté un secondo cercando la parola adatta - interessanti.

Alexi forzò un sorriso, poi raccolse nel palmo della mano le verdure con il coltello e le rovesciò nella vecchia pentola ammaccata.

Josh é interessante, pensò. Lui è forte e possiede lo stesso fuoco di papà. Ma preferì tenere per sè quelle riflessioni.

- Il pesce puzza - esordì all'improvviso Rose - io non voglio mangiarlo!

Alexi scoppiò in una fragorosa risata. - E non sai ancora quanto fa schifo prenderlo a mani nude! - le corse in contro tendendo le mani verso il suo viso e Rose scattò in piedi e iniziò a scappare in giro per la casa, finché si nascose sotto la gonna della madre.

- Mamma io non voglio andare nei boschi! - si lamentò.

- Ma ci andrai. Devi andarci. Non pensarci adesso però, hai ancora alcuni anni prima di cominciare l'addestramento.

Il tono dolce ma fermo di sua madre colpì Alexi. Era una donna pacata e buona, ma aveva sempre insistito molto sull'importanza dell'addestramento. Soprattutto dopo la morte del marito.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Trascorsero le ultime mattine nei boschi a nuotare e pescare. L'imminente sopraggiungere della brutta stagione non avrebbe permesso loro di continuare ancora a lungo.

Un giorno, mentre facevano colazione, fu Daphne a stabilire che era ora di smettere.

- Da oggi non nuoterete più nel lago, intesi?

I fratelli annuirono.

- Tra poco scenderà la prima neve. Dedicatevi alla caccia e alla corsa, così riuscirete a rimanere ben caldi. Non accendete fuochi però. In questo periodo i Cercatori sono dappertutto.

Nei giorni che trascorsero, Josh insegnò ad Alexi a cacciare e scuoiare un piccolo animale con solo a disposizione qualche pietra e un bastoncino (anche se ci mise più tempo a convincerla a farlo che ad insegnarglielo). Evitarono i combattimenti più violenti, limitandosi all'autodifesa, per non lasciarsi lividi sul corpo che potessero attirare l'attenzione di qualcuno. Quando tornavano a casa, si preparavano per affrontare la giornata che li attendeva.

Alexi accompagnò Rose a scuola, le diete un bacio sulla fronte e la guardò correre in classe, puntuale come sempre. Lei si diresse con calma verso la sua aula, o meglio verso il vecchio stanzino adibito ad aula scolastica. Le sedie erano cinque, ma tutti sapevano che Martin Tan non si sarebbe più presentato. Dopo che era stato trovato suo fratello maggiore l'anno precedente, aveva abbandonato la scuola per andare a lavorare. Inoltre, più si avvicinava il Natale, più genitori tenevano a casa i figli per trascorrere più tempo possibile in loro compagnia.

Negli ultimi giorni a lezione c'erano state solo lei e Tina, una ragazza piuttosto simpatica che veniva dall'alta borghesia della città. Tina non aveva bisogno di lavorare. Suo padre era l'unico notaio di tutta GroundTown. Tra i suoi incarichi erano comprese le autorizzazioni dei processi di indagine sui cittadini trovati. Non che avesse scelta, ovviamente, ma per quel suo lavoro così riccamente retribuito il signor Deep non era ben visto dalla comunità. Molti lo chiamavano 'il venduto' o 'lo schiavo della corona'. Alexi aveva imparato dai suoi genitori che si trattava solo di un pover uomo che, se avesse disobbedito, avrebbe firmato la condanna a morte di tutta la sua famiglia in una volta sola.

Tina era una ragazza gentile. Un po' viziata a volte, e decisamente insensibile alle problematiche dei poveri, ma buona. Non era colpa sua se aveva avuto il lusso di crescere in un ambiente privilegiato senza mai patire la fame o il freddo. Non li conosceva e non era in grado di attribuire loro il giusto valore.

Alexi si trovava bene con Tina. La ragazza possedeva risorse che per lei erano inimmaginabili, come i libri ad esempio. Talvolta le passava di nascosto qualche antico romanzo. Alexi li divorava in un secondo, meravigliata da quei mondi lontani così diversi. Un paio di volte le aveva portato anche dei libri di botanica, con cui aveva approfondito le proprie conoscenze e quelle di Josh, e dei libri di arte. L'arte però non la capiva. Quale essere umano poteva sprecare la sua vita a gingillarsi con pennelli e colori brillanti, mentre la sua famiglia moriva di fame? Supponeva ci fosse qualcosa di più sotto, perché nessuno nell'intera GroundTown aveva mai nemmeno pensato di fare una cosa del genere.

Quel giorno Tina la salutò calorosamente. Siccome erano ancora sole (i professori di solito non erano particolarmente puntuali alle lezioni dell'ultimo anno), la ragazza estrasse un grande libro dalla borsa di pelle che aveva appoggiato ai suoi piedi.

- Guarda cosa ti ho portato! - dalla sua voce trapelava tutto l'orgoglio.

- Incredibile, è un libro enorme! Ma cos'è? - Alexi si allungò per toccare la spessa copertina.

- Non ti emozionare troppo, nessun romanzo, solo uno sciocco libro di favole illustrato. Ma pensavo fosse meglio di niente! L'ho rubato ieri dalla biblioteca di papà. Non se ne accorgerà mai. Non me lo ha mai letto, nemmeno quanto ero piccola. E, ad essere sincera, ne sono felice. Sembra di una noia mortale... uno di quelli che piacciono a te insomma!

Alexi rimase qualche istante con il volume tra le mani, poi, ricordandosi dove si trovava, lo nascose rapidamente nella sacca.

- Non ho mai letto una fiaba. Conosco solo quelle che mi raccontavano da piccola. Queste sono favole diverse? Potrei leggere qualcuna a Rose questa sera.

- Non ne ho idea onestamente. Sai che non amo leggere.

Tina si sistemò una ciocca riccia che le scivolava sul viso, poi estraesse il suo lucidalabbra alla pesca (era l'unica ragazza a possedere un tale oggetto in tutta la città) e se lo mise come se fosse la cosa più normale del mondo. Alexi si era abituata a questa sua stranezza, ma gli altri per strada le fissavano sempre.

- Ne vuoi un po'?

Alexi storse il naso.

- No, grazie.

- Oh, Aly, non troverai mai un ragazzo se insisti a comportarti così!

Mentre Tina scuoteva la testa esasperata e Alexi rideva per quella strana priorità della sua amica, entrò la signora Rutterford e la lezione cominciò.

Quella sera, mentre Alexi aspettava che sua madre rientrasse e che lo stufato di erbe selvatiche fosse pronto, si concesse qualche minuto per aprire il libro che Tina le aveva portato.

Leggere non era illegale in città, ma nessuno possedeva libri. Solo i ricchi potevano permettersi certi vezzi, e una ragazza della sua età che passava il tempo libero tra le polverose pagine di carta era quanto meno considerata strana. Sua madre le impose di farlo solo in casa e solo dopo il tramonto, così da non far sorgere sospetti.

Una bellissima illustrazione fatta a mano rappresentava cavalieri ritti sui propri destrieri. Catturò immediatamente la sua attenzione, facendole subito pensare ad Alessandro Magno. Decise che quel libro le sarebbe piaciuto e si mise a leggere.

"C'era una volta, in una terra lontana, un Regno in cui tutti i cittadini erano padroni della propria vita. La gente viveva in belle case, in alti palazzi solidi e robusti e nessuno doveva mai patire la fame o il freddo. La natura umana condusse però alcune di queste persone a volersi elevare al di sopra dei propri compagni, e fu così che nacquero i Magnifici. I Magnifici erano un gruppo terrorista che distrusse e devastò il Regno, minacciando di annientarlo definitivamente se non avessero ottenuto il potere assoluto. Bombardarono le sedi del potere, uccisero i soldati e le persone comuni che non giuravano loro eterna fedeltà. La guerra durò moltissimi anni e lasciò dietro di sé macerie e feriti. Quando in fine i Magnifici presero il potere, dei cento fondatori ne erano sopravvissuti solo tre. Fu allora che decisero che il Governo del nuovo Stato sarebbe spettato a quel triumvirato di assassini, sostituendo ogni Magnifico nel momento della sua morte con un fedele discepolo. Tutti i cittadini furono duramente tassati come punizione per la resistenza mostrata negli anni degli scontri e i soldi ricavati vennero utilizzati per costruire un sontuoso palazzo, che sarebbe diventato sede dei Magnifici e del Governo, una grande prigione e una florida città che accogliesse tutti gli eroi di quella lunga guerra. Le sette città che si erano opposte al nuovo Governo furono lasciate bruciare fino a che non rimase altro che cenere della ricca civiltà che aveva pacificamente vissuto lì solo alcuni anni prima.

La gente iniziò a morire di fame. Le case furono costruite con fango e paglia. I più fortunati, coloro che vivevano vicino ai boschi, impararono a tagliar la legna per costruire case più solide."

Alexi fece un piccolo salto sulla sedia quando sentì il rumore della porta che si chiudeva alle sue spalle. Sua madre si avvicinò e le diede un bacio sui capelli.

- Scusa Alexi, non volevo spaventanti, ma eri così concentrata sul tuo nuovo libro.

- Sì è vero, ma solo perché questo libro di fiabe è davvero... insolito. Dovresti leggerlo.

Daphne rise di cuore.

- Oh, tesoro! Mi piacerebbe avere il tempo di leggere le favole, ma temo di dover mandare avanti una casa e tre figli! È uno dei libri di Tina?

- Sì, lo ha preso dalla biblioteca di suo padre. Dice che da lei nessuno lo ha mai letto. Però mamma, sul serio, c'è qualcosa di strano. Il libro racconta di un luogo in cui le case erano solide, alte più piani e la gente viveva felice! Poi dei ribelli, dei criminali, chiamati i Magnifici... - Daphne sbiancò di colpo. Prese il libro di mano alla figlia.

- I Magnifici hai detto?

- Sì, proprio come quelli di Crown City. Insomma questi cento Magnifici iniziano a fare una rivolta per prendere il potere...

- Basta così. - il tono serio e lo sguardo severo di sua madre la fecero preoccupare.

- Domattina restituirai il libro a Tina. Dovrai dire che era un libro noioso e che non hai capito la storia. Chiaro? Devi usare queste precise parole! Poi non ne parlerete mai più. Chiedile un libro più allegro, più stupido, più leggero, vedi tu. - era così scossa che le tremavano le mani.

- Mamma va tutto bene? - domandò Alexi titubante. La donna si riscosse da quello stato di shock.

- Va tutto bene. Io non ho fame, vado in camera mia. Per favore prepara tu la cena per Rose e Josh.

Detto ciò, salì le scale di corsa e si chiuse la porta alle spalle.

Quando Joshua tornò a casa e vide la tavola apparecchiata per tre si preoccupò. L'ultima volta che la madre non aveva cenato con loro era stata la sera della Vigilia di Natale, quando avevano portato via loro padre.

La mattina seguente Alexi si alzò al canto del gallo, scese in cucina e vi trovò sua madre. Gli occhi erano arrossati, scure occhiaie le solcavano il viso, rughe da stress mai viste prima le incorniciavano occhi e bocca.

- Mamma stai bene? Non hai dormito?

La donna non rispose, non sollevò nemmeno lo sguardo, ma si alzò e mise del pane e un pezzetto di formaggio in un piatto che appoggiò davanti alla figlia.

- Da oggi niente più escursioni nei boschi. Niente addestramento. Niente caccia. Per le prossime settimane ce la caveremo anche senza la selvaggina. Potrete solo studiare a casa. Appena finita la scuola tu e Rose tornate qui. Non andrete a casa di nessuna amica. Niente uscite speciali. Lo stesso vale per te, Josh. Appena finisci in fabbrica, torni. È tutto chiaro?

Sapevano entrambi che non c'era possibilità di protestare. Joshua però si rabbuiò e tornò in camera sua senza fare colazione.

- Gli passerà - rispose fredda alla muta domanda di Alexi.

La ragazza però sapeva che non gli sarebbe passata. Josh era un uomo adulto ormai. Rimaneva in casa per aiutare, ma anche perché stava aspettando che Anna compisse venti anni, l'età in cui il matrimonio diventava legale. Lui e Anna erano fidanzati ormai da due anni, ma lei era un anno più piccola di Josh e per questo non potevano stare insieme se non nei rari momenti rubati dopo il lavoro o dopo cena. Tutti si aspettavano che il matrimonio sarebbe stato celebrato il giorno del suo ventesimo compleanno, ad aprile. Due ragazzi innamorati come loro raramente desideravano aspettare oltre.

Alexi invidiava questo aspetto della vita di suo fratello. Anche lei avrebbe voluto essere amata così sinceramente da qualcuno, ma in città i ragazzi della sua età era tutti o troppo stupidi o troppo impegnati a sopravvivere. E in fondo, anche lei lo era.

Prese del formaggio e un po' di miele, conservato di solito per le occasioni speciali, e andò a bussare alla sua stanza.

- Avanti - disse Joshua in tono freddo.

Alexi fece capolino da dietro la porta. Appoggiò il piattino sul letto e guardò suo fratello.

- Anna capirà. - gli disse dolcemente. - Ti ama come non ho mai visto amare nessuno. A parte la mamma e il papà, forse. Lei capirà. E tra qualche mese potrete costruirvi una casa con il legno scuro che papà ha messo da parte per te e potrai stare con lei ogni giorno.

Joshua strinse sua sorella senza parlare. Si sentiva spesso egoista. Riusciva a trarre da lei molta più forza di quanta fosse in grado di fornirle. Un fratello maggiore avrebbe dovuto essere più coraggioso.

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Trascorsero in casa le settimane precedenti il Giorno dei Doni non tanto per la restrizione della madre, quanto per la neve che quell'anno cadeva copiosa e costante. Gli ultimi giorni, dei grossi macchinari inviati da Crown City passarono per le strade eliminando tutta la neve che aveva coperto la città. In occasione del Giorno dei Doni bisognava essere sicuri che nessuno rimanesse bloccato in casa, ma Alexi non poté fare a meno di chiedersi quanto sarebbe stata più semplice la loro vita se ne avessero avuto uno sempre a disposizione. Lei, per lo meno, non avrebbe passato ore a spalare il vialetto di casa ogni mattina.

Il giorno della Vigilia di Natale portava sempre grande sconforto. L'unica a non risentirne ancora in particolar modo era Rose, ancora troppo piccola per coglierne a pieno la drammaticità.

Si alzarono tutti tardi. La cerimonia sarebbe iniziata alle dieci e in quel giorno di "festa" nessuno doveva lavorare. Intorno al tavolo della colazione si sentivano solo le posate che picchiavano contro i piatti.

- Voi credete che esistano davvero dei ribelli? - domandò sovrappensiero Alexi.

- Ma che sciocchezze! - rispose Joshua.

- Quindi tu non pensi che possa esserci qualcuno stanco di vivere come facciamo noi? Qualcuno che voglia cambiare le cose, che voglia salvarci.

- Penso che siamo tutti troppo stremati per occuparci di queste cose. E se pure qualcuno ci fosse, sarebbe già stato individuato ed eliminato dai Cercatori.

Alexi abbassò lo sguardo delusa. Desiderava sperare che un mondo migliore fosse possibile e che ci fosse anche qualcuno abbastanza forte da poterlo creare.

- Non essere così negativo Joshua - intervenne a sorpresa Daphne - non si può mai sapere cosa ci riserva il futuro. Il Governo non è così infallibile come vogliono farci credere. - si rivolse ad Alexi - Io credo che un mondo migliore sia possibile. Basta volerlo. Basta impegnarsi per ottennero.

Il sorriso della ragazza fu oscurato dalle urla improvvise del fratello.

- Stai scherzando spero! Fare questi discorsi? Nel Giorno dei Doni? Sei pazza! Vuoi farci ammazzare tutti! Sei pazza come papà, siete tutti pazzi. Almeno Alexi è solo una bambina, non ha idea di quel che dice. Ma tu! Tu sai cosa implicano questi discorsi! Che razza di madre sei?! - e detto questo corse rovesciando la sedia fuori di casa.

Rimasero tutte in silenzio qualche secondo prima che Daphne ordinasse in tono calmo ma severo alle figlie di prepararsi. Misero gli abiti migliori che avevano, pettinarono i capelli in composte ed eleganti acconciature raccolte, poi si diressero verso la grande piazza.

I sette televisori erano già stati posizionati a semicerchio intorno al palco montato per l'occasione. Ogni televisore trasmetteva in diretta il Giorno dei Doni di una delle città. Al centro, un grande schermo inviava le immagini di GroundTown, per far sì che nessuno si perdesse nemmeno un dettaglio di ciò che stava per succedere. Addobbi floreali decoravano ogni angolo di strada. Corone d'alloro e pigne dorate erano posizionate su ogni singola sedia. La neve cadeva delicata. Se si fosse trattato di una qualunque altra occasione, lo spettacolo sarebbe stato da mozzare il fiato.

Una calca di persone si stava riunendo intorno al palco, tutti i presenti erano nervosi e taciturni. Alexi teneva per mano la sua sorellina, Daphne era appoggiata alle loro spalle, ben dritta. Videro Joshua, poco distante, abbracciato ad Anna. Le sue parole dure ancora facevano male.

Una vocina stridula si fece largo tra i presenti fino a raggiungerle.

- Buongiorno Tina, buon Giorno dei Doni. - la salutò Daphne.

- Buongiorno a lei signora Neverly! Ciao Alexi, ciao Rose!

Tina era obbligata a stare lontana dalla sua famiglia durante gli arresti del Giorno dei Doni. Suo padre stava seduto sul palco con la moglie al suo fianco, insieme ai Cercatori.

Nel giro di qualche minuto tutto fu pronto e, in contemporanea, i capi dei Cercatori delle sette città iniziarono a parlare. Un uomo alto un metro e novanta, con le spalle larghe e le mani grandi, si avvicinò al microfono. Era vestito, come ogni Capo-Cercatore, completamente di nero, con una pesante giacca di pelle lasciata aperta sul davanti. I capelli erano tagliati cortissimi, il che induriva ancora di più i tratti del suo viso.

- Cittadini! Benvenuti e buon Giorno dei Doni a tutti voi! Come ogni anno eccoci riuniti per permettere ai nostri fedeli Cercatori di donare la pace e la sicurezza a questa grande e gloriosa città!

Un lungo silenzio accompagnò queste parole.

- Anche quest'anno i nostri validi collaboratori hanno lavorato per voi. E anche quest'anno sono riusciti ad individuare i ribelli che si nascondono tra la brava gente. Queste persone, sporchi traditori della Patria, hanno cospirato in questi 365 giorni per distruggere il nostro amato Governo, per uccidere i nostri amici e familiari. Noi oggi siamo qui per punire questi impostori e per regalare a tutti voi un più sereno Natale e un più sicuro nuovo anno.

Prese in mano un foglio e dei mormorii preoccupati si levarono dal pubblico. Alexi strinse forte le mani di Rose e Tina, che in realtà era piuttosto tranquilla, dal momento che suo padre ricopriva un ruolo in tutta quella faccenda. Daphne strinse a sè le tre ragazze, ma i suoi occhi pieni di paura caddero su Joshua. Stringeva ancora Anna, ma il suo sguardo indugiò su sua madre.

- Come ogni anno, annunceremo i nomi dei traditori in ordine alfabetico. Coloro che verranno chiamati saranno scortati qui sul palco, affinché tutti possano guardare negli occhi le persone che credevano essere amici.

Daphne strinse le ragazze più forte e ricacciò in dietro una lacrima. La lontananza dal figlio le stringeva il cuore.

Il Capo-Cercatore si schiarì la voce e iniziò a fare l'elenco degli incriminati. Tutti trattennero il fiato.

- Basil Margaret.

Un urlo soffocato fece girare Alexi verso destra, dove vide una donna sulla trentina lasciare andare la mano di un bambino per essere accompagnata verso il palco. Alexi non la conosceva, per cui tirò un sospiro di sollievo.

- Crane Louise.

Altre urla, altri pianti.

- Fotter Lu. Gruse Thomas. Hackey Mia. Jhova Erin. Loren Joa. Navy Erika.

Le dita di Alexi stritolarono quelle di sua sorella, che provò a lamentarsi e liberarsi dalla presa. Sentiva le unghie di sua madre segnarle la carne. Si girò verso Joshua e vide che ogni muscolo del suo corpo era teso.

- Ogee Simon.

Alexi si lasciò andare ad un'esclamazione di sollievo: erano salvi. Lei, sua madre, Joshua e Rose sarebbero tornati a casa insieme per un altro anno. Avrebbero festeggiato Natale ancora una volta. Sorrise a sua madre e vide Joshua sorridere a sua volta. A casa avrebbero fatto subito pace e risolto ogni incomprensione. Un altro Giorno dei Doni era andato, tutto il resto si poteva sistemare.

- Deep Gale.

Alexi pensò di aver capito male. Mormorii sorpresi si alzarono da tutte le parti. Un uomo seduto sul palco fu invitato da una guardia ad alzarsi.

Il padre di Tina.

Lei non urlò. Rimase incapace di reagire. Immobile, scioccata. La madre invece si mise a urlare, a piangere, a strattonare le guardie. Un Cercatore la colpì al volto e la donna cadde a terra senza sensi.

Il capo-Cercatore continuò come se nulla fosse accaduto.

- Rosember Philip. Row Anna.

L'entusiasmo, che si era trasformato in stupore, divenne d'improvviso paura.

Row Anna.

Anna.

Alexi e sua madre si voltarono a guardare la ragazza stringersi più forte a Joshua. Singhiozzava, chiedeva aiuto. Due guardie le si avvicinarono e la trascinarono per le braccia in mezzo alla piazza, portandola verso il parco. Il Capo-Cercatore stava per ricominciare con il suo elenco quando un urlo squarciò la piazza.

- No!

Joshua. Le migliaia di persone riunite nella piazza si zittirono e lo fissarono. Lui fece un passo avanti, poi d'improvviso assalì le guardie che tenevano ferma Anna. Sferrò un pugno ad una, cogliendola di sorpresa, poi cercò di colpire la seconda. Altri due giovani corsero dal pubblico in suo aiuto. Tutti i Cercatori scesero dal palco. La trasmissione alle altre città fu interrotta. Un urlo sovrastò le grida dei combattenti.

- Traditori!

Fu un attimo. I Cercatori estraessero le armi. Joshua fu colpito in pieno petto.

Alexi non ragionò, si fiondò in mezzo alla calca per raggiungere suo fratello. Ormai nessuno badava più a lui. Era staso a terra e perdeva sangue. Troppo sangue. Lei si inginocchiò e raccolse la testa di Josh sulle ginocchia.

- Alexi mi dispiace.. - lacrime amare gli scesero lungo le guance.

- Non parlare - lo supplicò lei - risparmia le forze.

Lui le sorrise.

- Non c'è nulla da risparmiare ormai. - i suoi occhi si chiusero - chiedi scusa alla mamma da parte mia. Dille che le voglio bene. Voglio bene a tutte voi. Scusa se ci ho messo tanto. Ci ho provato Alex, ho provato a cambiare le cose, ma non sono abbastanza forte...

Alexi lo strinse a sè, cullandolo. Lacrime calde le scesero senza controllo appannandole la vista.

- Tu hai fatto tutto... Hai fatto più di tutti... - ma ormai Joshua non poteva più sentirla.

Rimase lì, tenendolo tra le braccia, per un tempo indefinito, fino a quando due braccia forti la trascinarono via all'improvviso. Ci mise qualche secondo a capire. Sua madre.

- Andiamo Alexi, dobbiamo andare!

- No mamma, no! Josh... Josh...

- Non c'è più tempo! Devi correre! - urlò la donna.

Solo a quel punto Alexi vide cosa stava succedendo intorno a loro. I due ragazzi che si erano lanciati in avanti per difendere Josh erano diventati centinaia di cittadini che combattevano contro i Cercatori, disarmati e destinati a fallire miseramente. Non vide Anna, non riusciva a capire se fosse ancora viva. Non riuscì nemmeno a distinguere il padre di Tina.

 

 

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