Non conosco il senso della vita

di Mayfly
(/viewuser.php?uid=973621)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sentimenti ***
Capitolo 2: *** Un incontro che cambia due vite ***



Capitolo 1
*** Sentimenti ***


Sentimenti. 
Che cosa sono? Si lo so cosa sono. 
Li hai mai provati? Si? Non lo so, forse, sono un essere umano perciò si, direi di si.
Per chi? Questo non lo so. O forse lo so?
Apro gli occhi ancora scossa dagli incubi e dagli ultimi pensieri che la mia mente ha prodotto e fisso lo squallido soffitto bianco tendente al grigio della mia camera da letto. Non oso muovermi, voglio essere  una stupida ragazzina normale che fa pensieri "normali" ancora per un po'. 

La sveglia suona, sono già le 6 e 15, meglio alzarsi, devo farmi una bella doccia, sono ancora sporca di fango da ieri. 
Mi spoglio buttando sgarbatamente la mia maglietta grigia a maniche corte, di due/tre taglie in più, e i miei leggings neri sul letto. 
Entro in bagno e mi guardo allo specchio: sono sempre la solita, occhi verdi e spenti, capelli rossi e ribelli e qualche stupida lentiggine senza senso si fa strada sul mio naso a punta. 
Sospiro, mi guardo intorno, afferro la maniglia della doccia ed entro, giro la manovella dell'acqua calda e aspetto che il getto si regoli alla giusta temperatura.

Sentimenti.

Ancora tu? Perché sei di nuovo nei miei pensieri?
L'acqua calda mi avvolge, lo scroscio che produce è l'unico rumore che riesco ad udire, giro verso sinistra la manopola in modo che quel pensiero fastidioso scivoli via, sciolto dal troppo calore dell'acqua.
Il fastidio persiste e soprattutto sono io quella che si scioglie, giro verso destra la manopola e un senso di sollievo nel sentire l'acqua fredda sul mio corpo mi assale.

Sentimenti.

Okay ho capito, vuoi che ti dica ciò che provo. Non lo saprai mai, rimani lì pure quanto vuoi, intasami il cervello, ma sappi che non vincerai.
Esco dalla doccia e mi asciugo avvolgendomi con il grosso è morbido accappatoio riposto dietro alla porta. Do una botta veloce con il phon ai capelli e incomincio a vestirmi. 
Mi dirigo verso il mio comodino, apro il primo cassetto e la ritrovo lì dove l'avevo lasciata: la mia piccola macchina fotografica. Devo far sviluppare le foto, andrò da Angelo, come sempre.
Sento che sto dimenticando qualcosa, qualcuno. Chi?
Ripercorro gli avvenimenti di ieri e...Ben!
L'ho lasciato lá da solo, devo pensare anche a lui, gli ho promesso un tè con i biscotti, lo cercherò non appena avrò finito con le foto.
 Trovo la maglia che stavo cercando, color porpora con delle scritte grigie, me la infilo, è la mia preferita. Trovo i miei jeans comodi, sono scuri, tendenti al nero, con le cuciture marroncine. Mancano ancora le scarpe. Eccole, metterò queste, sono scarponcini, sono adatti al clima londinese: qui piove sempre.
Faccio colazione in fretta, un tè con latte e due biscotti secchi bastano, torno in camera e vado in bagno. Metto un velo di trucco: Mascara e rossetto neutro. Pronta. 
Prendo la mia giacca: lunga fino a metà coscia e di colore nero, la sciarpa, la borsa e la macchinetta fotografica. Ora posso uscire. 

Sentimenti.

Non riesco a concentrarmi sulla strada. 
Il negozio di Angelo si trova tre vie più in là, perciò mi conviene girare a destra infondo a Gower Street, la via dove abito, così sarò in George Street in 6 minuti. 

Angelo perse la famiglia in un incidente stradale più di dieci anni fa, da allora decise di prendere parte all'associazione. Non so se sia stata la scelta migliore che abbia mai fatto nella vita, quello che so è che fa un buon lavoro, ed è un amico fidato.

Sono davanti alla vetrina con la scritta "Doing speedy". Sono arrivata.
Entro e la porta emette uno scampanellio che avverte il proprietario dell'arrivo di un cliente.
-Ciao bellissima! Come stai cara?-
-Ciao Angelo, tutto bene. Ho bisogno del solito e di un favore.- Gli rispondo con un sorriso a trentadue denti, celando il mio vero stato d'animo.
-Ma certo cara, arrivo subito.-
Gli porgo la macchinetta e lui sparisce dietro ad una tendina semitrasparente.
Eccomi di nuovo sola con me stessa. 

Sentimenti. 

Eh va bene! Basta! 
Chiudo gli occhi, mi sta venendo il mal di testa.
Provi qualcosa per lui, vero? 
La vocina nella mia testa ha colpito nel centro. Provo qualcosa per Ben? Sicuramente si. Che cosa? Non lo so spiegare.
Penso a lui, al suo profumo nonostante la sua condizione, al suo sorriso, ai suoi occhi eterocromi e bellissimi, così chiari che potrei specchiarmici e alle sue mani. Ha delle mani meravigliose, affusolate, grandi e per un motivo che non so spiegare, stupende.
Anche i suoi capelli nerissimi e ribelli sono fantastici addosso a lui, tutto ha un qualcosa di migliore indossato da lui, anche la coperta che gli ho portato ieri notte.
Un sorriso mi si apre in volto, così sincero e genuino. Capisco dove la mia vocina voleva arrivare con la parola "sentimenti". Mi sento liberata, e anche di buon umore. Non mi era mai successo prima.
-Ecco fatto!- La voce biascicata di Angelo mi risveglia dai pensieri e prende alla sprovvista il mio sorriso, che rimane di eguale intensità stampato sulla mia faccia. -Tutto bene?- 
-Tutto bene, sono solo... di buon umore stamattina!-
-Mi fa piacere tesoro! Allora, qual era il favore?- Riesco a leggere la curiosità scandita in ogni parola, così mi decido a chiedere, anche se la mia voce esce un po' insicura dalla mia gola.
-Conoscevi Hope Reagan?-
-Non bene,- Ora il suo sguardo mostra confusione e anche un tono di preoccupazione, forse ha capito dove voglio arrivare. -so che è stata uccisa in un modo orribile in un vicolo di Church Street qualche mese fa... perché lo vuoi sapere? Non starai mica indagando su di Lui?-
-Temo sia proprio quello che sto facendo, Angelo.- Ora la mia voce fa trasparire solo sicurezza. -Ho bisogno di informazioni, di una pista.-
-Se vai in Church Street puoi parlare con alcuni senzatetto che hanno avuto paura di parlare con la polizia, ma stai attenta... questo gioco che stai facendo è pericoloso, Alex. Greg lo sa?-
-Si, lo sa.- Mento. Si preoccuperebbe troppo. Avrei potuto chiedere a lui, ma non voglio che sappia che sto indagando per conto mio, sa benissimo del mio interessamento alla faccenda, e sa anche troppo bene quanto sia pericolosa. -Mi ha detto lui di chiedere a te. Dice che sei un esperto.-
-Beh, ha ragione!- Ora sorride di nuovo e io lo seguo a ruota. -Stai attenta, mi raccomando, guardati sempre le spalle.-
-Stai tranquillo, so badare a me stessa.- So badare a me stessa?
-Lo so benissimo. Ma sta attenta comunque, okay?-
-Certo, ci vediamo!- Mento di nuovo, non credo ci vedremo ancora Angelo.
-Ciao cara!-
Prendo la busta con le foto sviluppate e la macchinetta fotografica dal bancone e esco dal negozio velocemente. Devo andare alla Casa a portarle a Ed. 
La Casa si trova a Piccadilly Circus, nella city. Ci metterei troppo a piedi, così chiamo un taxi.  
Mentre salgo sul sedile, accomodandomi nella parte posteriore dell'elegante vettura nera , della pioggia bagna il manto stradale, prendendo alla sprovvista alcuni passanti sul marciapiede. 
-Dove la porto signorina?- Mi chiede il taxista con gentilezza.
-Piccadilly Circus per favore!-
-Certamente!-
L'intensità della pioggia aumenta e io mi perdo a fissarla mentre bagna la mia città. 
Siamo dietro Penny Road, aguzzo la vista, magari così riesco a intravedere Ben, ma andiamo troppo veloce e la pioggia è troppo fitta per riuscire a vedere qualcosa.
Avrà un ombrello? 
Sicuramente sarà sotto la tettoia, o magari in un bar, o da qualche altra parte al caldo, spero. 
L'immagine di lui fradicio che mi sorride mi balena davanti agli occhi, rido anche io. Se non hai un ombrello ti regalerò anche quello, nell'attesa che riesca a trovarti un posto dove stare. Adoro le tue fossette.
-Eccoci, signorina!-
-Quanto le devo?-
-Per lei faccio uno sconto, facciamo che sono 20£.-
-Grazie mille, arrivederci!-
-Arrivederci!-
Mai incontrato un taxista così gentile, aveva gli occhi verdi tendenti al marrone e i capelli grigi lunghi fino alle orecchie e una leggera barbetta incolta. Sembrava un uomo  simpatico di circa 50/55 anni. 

Piove ancora forte così corro verso la banca che fa da copertura alla DragonFly. Al grande capo piace avere disponibilità di denaro illimitata e caveau sicuri.
Mi dirigo verso la terza cabina da destra e mostro la moneta con il drago. Non ho mai capito perché per identificarci dobbiamo usare una stupida moneta, basterebbe una carta, un numero... su questo fronte la modernità ci è sconosciuta. 
Il ragazzo, uno nuovo, mi indica una porta con su scritto "riservato", credo non sappia che sono una veterana di questo posto, e mi fa cenno di entrare, io eseguo non facendogli presente che io so già come fare, non mi piace spaventare i "novellini", d'altronde la sono stata anche io, anni fa.
Spingo la maniglia e apro la porta, un aria famigliare mi investe non appena incrocio lo sguardo di Greg.
-Ciao papà!-
-Non sono tuo padre piccolina! Non chiamarmi così qui dentro.-
-E tu non chiamarmi piccolina.- Sono felice di vederlo, si è preso cura di me, mi ha raccolta dalla strada e mi ha aiutata, lo considero come il padre che non ho mai avuto.
-Non dovevi portare qualcosa a Ed?-
-È tutto qui dentro, le copie nella macchinetta le distruggerò insieme ad essa dopo, - noto dalla sua espressione che c'è qualcosa che non mi dice. -e ora le porto a Ed... cosa c'è?-
-Alla fine hai deciso di indagare sul Golem vero?- Mi guarda con disapprovazione e preoccupazione.
-Si, devo sapere.-
-No! Tu vuoi ucciderlo.-
-Anche quello! -
-Perché vuoi macchiarti di un simile peccato....-
-Uno più o uno meno , Greg, che differenza fa? Non sarebbe la prima volta, solo che questa volta sarebbe l'ultima!-
-Vuoi andartene.- Non è una domanda, è un'affermazione sussurrata, solo Dio sa cosa potrebbe accaderci se qualcuno sentisse.
-Si Greg, io... io non voglio più vivere così, ho bisogno di una vita normale, vorrei una vera casa, magari una famiglia....-
-Non avevi mai parlato di famiglia, Alex.- Il suo sguardo malizioso mi da un leggero fastidio. -Hai conosciuto qualcuno?-
-Non proprio.- Sorrido senza quasi accorgermene. Pensare a Ben mi fa questo effetto.
-Dall'intensità di quel sorriso direi che hai sicuramente conosciuto qualcuno di importante.-Sottolinea quel sicuramente allargando ancora di più un sorriso prima leggermente accennato. -Un lui o una lei?-
-Un lui Greg! Non mi piacciono le donne lo sai...-
-Lo so, ma non si sa mai!-Ora ride di gusto e rido anche io.
-Okay okay, io devo andare in Church Street, indago sulla morte di Hope Reacher, per mano del Golem.-
-Porto io queste a Ed, tu va, ma stai attenta per favore, non voglio ripeta il trend della tua famiglia...- Si fa più cupo, io lo noto e lo abbraccio forte.
-Sta tranquillo papà, ti voglio bene.-
-Anch'io, ma non dirlo a nessuno!-
-Acqua in bocca!- Mi stacco dall'abbraccio e lo guardo dritto negli occhi, che sono blu tendenti al grigio. -Ora vado, ci vediamo papà.-
-Ciao, tieni gli occhi aperti.-
Mi allontano da quell'uomo alto circa quanto me, 1.75, con i capelli a spazzola corti e brizzolati, il naso sporgente e i denti perfetti. Il mio papà.
Esco dalla banca e mi accorgo che piove ancora, mi alzo il cappuccio della giacca e corro a chiamare un taxi.

-Church Street, per favore!-
-Certo signorina, fastidiosa la pioggia vero?-
-Già molto, soprattutto per chi non ha l'ombrello.- Rido per finta, voglio solo arrivare il più velocemente possibile a destinazione e indagare, più tardi voglio e devo vedere Ben.
Sorrido ancora. Stavolta per davvero. Sempre per colpa tua signor Carlton! O per meglio dire, per merito tuo.

-Eccoci qui signorina, siamo arrivati, sono 15£.-
-Tenga, arrivederci!-
Scendo velocemente dalla vettura e metto il cappuccio, la pioggia sta diminuendo, ma è comunque fastidiosa, e non voglio beccarmi una polmonite.
Mentre cammino ripenso a Hope, la conoscevo abbastanza bene, voleva andarsene dalla DragonFly, e così hanno mandato il Golem a farle una visitina, era una ragazza simpatica, alta, capelli neri e eye-liner sempre sugli occhi. 
L'avevo conosciuta in un pub, aveva bisogno di soldi ed era finita nel l'associazione per colpa mia, perciò per la proprietà transitiva è morta per colpa mia. 

Lei non è l'unica persona a essere morta per mano di quel mostro, mia madre e mia sorella sono state uccise da lui, non ne so il motivo, perciò voglio sapere la verità, e poi vendicarmi.
Ricordo appena quel giorno, io ero piccola, avevo nove anni. Ricordo di aver visto un uomo enorme entrare in casa con forza e prendere mia madre così sono corsa nel bagno e mi sono nascosta chiudendomi a chiave, dopo questo non ricordo più nulla, solo grida e urli disperati.

Svolto l'angolo e mi ritrovo in un vicolo coperto, vedo un volto noto alla fine della strada.
-Sam! Hey Sam, ciao...- Sono un po' impacciata a parlare con lui dopo tutto quello che è successo...
-Vattene Alex, non sei la benvenuta qui.- mi liquida con acidità nella voce.
-Hey, senti Sam, so che amavi Hope e so che non approvavi il suo lavoro....ma ora ti sto chiedendo di aiutarmi a cercare chi l'ha uccisa.-  ecco di farlo ragionare, ho bisogno del suo aiuto...
-Sappiamo già chi l'ha uccisa, sei stata tu, avendola portata in quel posto, è tutta colpa tua e ora vattene!- Mi odia, è evidente, e ha ragione è veramente tutta colpa mia.
-Senti Sam, io non me ne vado, io le volevo bene, era mia amica, voglio solo giustizia, e poi sparirò, per sempre.- La mia suona come una supplica, ma forse la è.
-Se vuoi parlare con qualcuno devi parlare con quei due laggiù.- Sempre con tono acido.
-Grazie Sam.- Gli sorrido timidamente, in ricordo dei tempi in cui eravamo amici. Lui mi aveva pregato di non seguire Greg, di non entrare nel l'associazione, e il giorno in cui non l'avevo ascoltato di fatto avevo sentenziato la fine del nostro rapporto di amicizia.
-Non lo faccio per te.   E hey aspetta!- Mi sto già allontanando quando lui mi chiama -Hai qualche grammo per caso?- Sputa quelle parole con violenza e rabbia, anche lui in ricordo dei vecchi tempi.
-Io non mi drogo più Sam, da tanto tempo.- Gli dico calma.
-Ahh si da quando quegli stronzi ti hanno ripulita! - Mi guarda con odio mentre me ne vado verso altri due senzatetto, lui mi disprezza, ma non è una novità, anche io disprezzo me stessa la maggior parte del tempo.

-Hey....ehm, scusate, io volevo parlare con voi di un omicidio commesso qui...- Provo rivolgendomi agli uomini indicatimi da Sam
-Noi non siamo stati e ora vattene!- Sembra che nessuno mi voglia qui oggi, penso. Un segno del destino pare.
Sono visibilmente fatti, devo avere pazienza con loro.
-...l'omicidio di Hope Reacher.- Concludo sicura di scuoterli almeno un po'.
Rimangono interdetti e sembrano spaventati. 
-Non sono affari tuoi ragazzina.- Mi risponde uno, visibilmente terrorizzato.
-Sentite ho un'idea, io ho due banconote da 50 qui, se ve ne dessi una a testa sapreste dirmi qualcosa?- I soldi scuotono sempre l'animo umano, dal riccone al senzatetto.
-Beh, ora ragioniamo ragazzina. - Mi dice uno porgendomi la Mano, attendendo qualcosa.
-Molto bene, ve li darò non appena voi mi avrete dato qualche informazione utile.- Vogliono i soldi, ora sono sicura che parleranno.
-Era un mostro, non era umano, alto quasi 3 metri, sembrava surreale... l'ha uccisa soffocandola a mani nude, le ha lasciato le impronte digitali attorno alla bocca....- inizia uno.
-L'avete sentito dire qualcosa a qualcuno, qualche riferimento a un posto...- chiedo, tralasciando quelle altre informazioni che già mi erano note.
-No, era solo, ma si sa che quando è a Londra sta sempre nelle fogne.- conclude l'altro 
-Grazie mille.- dico solo.

Li pago e me ne vado, ha smesso di piovere, meno male. Mi levo il cappuccio e mi incammino verso Il Vicolo Di Ben. Non è molto lontano da qui, a piedi ci vogliono circa dieci minuti, così posso schiarirmi le idee.
Il Golem quando è a Londra "alloggia" nelle fogne...molto bene, so da dove partire, chiederò a Greg qualche informazione sui suoi spostamenti, controlli di routine per un vicecapo di qualcosa no?, così potrò prevedere dove sarà e lo troverò. Posso farcela.
È sempre da solo questo significa che non ha bisogno di aiuto alcuno...beh considerando la sua stazza. È un omicida su commissione, ma sono sicura dalle mie indagini che ha ucciso anche solo per il piacere di farlo, qui a Londra e all'estero. Perciò abbiamo un serial killer addestrato, a cui non mancano i soldi, con un'associazione a proteggerlo, con una forza bruta impressionante e una capacità di nascondersi e sparire eccezionale. Un compito facile quindi. Rido, ma il mio è un ridere amaro, non credo che ce la farò mai, e se non c'è la farò, morirò provandoci. Questa è l'unica soluzione accettabile per questo complesso problema matematico.

Sono davanti alla recinzione di Penny Road, sto per scavalcarla, quando sento una voce familiare provenire da dietro di me.
-Per essere una spia/sicario non sei così sveglia, non ti sei nemmeno accorta che ero dietro di te!-
Mi giro e mi trovo un enorme sorriso luminoso e accompagnato da due occhi chiarissimi ad aspettarmi. 
-Ciao, Ben!-
Mi avvicino per guardarlo meglio, è bagnato fino alle ossa.
-Che cosa hai combinato sei fradicio!-
-Non possiedo ombrelli!- Ride e mi fa cenno di seguirlo.
Lo seguo, scavalchiamo la recinzione e ci addentriamo nel vicolo, dove è già buio.
-Grazie per la coperta, mi è stata molto utile, è davvero calda e comodosa.- Mi porge la coperta, come se volesse restituirmela.  Comodosa??!
-Tienila, serve di più a te che a me, comunque, noi avevamo un tè da prendere non è vero?-
-Molto vero! Scusi signorina, ma se volesse girarsi un attimo dovrei cambiarmi...e non vorrei svenisse per la mia troppa bellezza!-
-Stia tranquillo signore, non sverrò.- Rido ancora, Ben probabilmente non sai che ieri sera ti ho visto senza maglia, ma forse meglio così....
Mi giro e lascio che si cambi, sento i suoi occhi addosso per tutto il tempo, ma non mi da fastidio.

Sentimenti.

Questa volta mi hai colto alla sprovvista. 
Sento le guance divenire rosse, mi sento avvampare improvvisamente per i suoi sguardi, ora è chiaro cosa provo.
-Bene signorina, io ho fatto vuole gir...tutto bene?- Si interrompe. Avrà notato il mio momentaneo imbarazzo?
-Si..ehm sisi, ora mi giro, sicuro di non essere nudo?-
-Molto sicuro,- Mi giro con nonchalant, cercando di celare le emozioni di prima -andiamo?-
-Certo.- Ora rispondo sicura e sorridente.
-Conosco un bar molto bello tra due strade che....-
-Nessun bar caro mio! Ieri ho dettò chiaramente "un tè a casa mia" perciò è lì che stiamo andando.-
-Oh, io... grazie.- Sembra sorpreso...
-Lo faccio perché mi fa piacere, vieni andiamo, di qua.- Lo fisso, i suoi occhi ora sono blu come il mare e visibilmente commossi.

Mentre camminiamo in silenzio, uno vicino all'altra, con le mani che ogni tanto si sfiorano capisco che si, io lo amo, io mi sono innamorata di lui, e non lo lascerò andare, mai più.





Angolo della pazza armata di computer:
Ciao! Mi dispiace di aver aggiornato con due giorni di ritardo rispetto a quello che avevo detto e previsto, ma ho avuto problemi con internet e poco tempo materiale per scrivere... comunque eccoci qua con il secondo capitolo! È ancora un capitolo introduttivo in cui Alex cerca di capire se stessa, quello che vuole e i suoi sentimenti verso Ben. Lui è riuscito a fare breccia nel suo cuore, ma lei? Nel prossimo capitolo avremo la situazione sotto il suo punto di vista e scopriremo quali sono i suoi sentimenti e le sue paure.... nel frattempo scopriamo qualche cosa in più sul nostro misterioso Golem, è un assassino che ha fatto del male a persone vicine ad Alex, perciò lei vuole vendicarsi e poi andarsene dall'associazione... c'è la farà? Beh questo lo saprete alla fine della storia!
Grazie a tutte le persone che hanno letto i capitoli, mi piacerebbe qualche recensione/critica per sapere cosa ne pensate...alla prossima!
-Carly
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Un incontro che cambia due vite ***


Corri. La mia testa mi dice di correre, mentre il mio cuore, impazzito, mi dice di fermarmi, potrei morire d'infarto se continuassi così , ma non posso arrestare la mia corsa: un uomo grande e grosso, un armadio ambulante, mi sta alle calcagna e non da segno di arrendersi. 
 Sono in uno schifoso vicolo laterale di Penny Road, c'è una recinzione giusto davanti a me. Vado a una certa velocità e riesco a saltarla facilmente. Il mio cuore batte sempre più velocemente. Corri, ci sei quasi. Mi dico. Non è la verità, ma mentire ora è la cosa più facile. L'armadio tira fuori una calibro 50 dall'elegante giacca che indossa. Merda! È riuscito a raggiungermi troppo in fretta! Aumento il passo. Dove sono? Mi smarrisco per un secondo. E poi mi vanto di conoscere Londra come le mie tasche....
Vedo un vicoletto secondario non illuminato, sembra uno schifo, ma sembra anche la mia unica salvezza. Mi ci fiondo e osservo l'armadio proseguire la sua corsa all'inseguimento del nulla. Mi rassereno e riprendo fiato. Che stupido! Penso. Porca miseria che corsa! E solo per queste caspita di foto! 
Il mio lavoro non è ancora concluso. Devo portarle alla Casa.

-Ciao! - Sento una voce provenire dall'oscurità, chi sarà mai? Il mio cuore, che si era momentaneamente calmato, riprende la sua folle corsa. Non è possibile che sia un altro di loro...ho fatto attenzione, c'era solo l'armadio a guardia del parcheggio.
-Chi...chi va lá? -  Chiedo timorosa alla voce estranea.
Sento una persona avvicinarsi e istintivamente tocco il coltello che porto sempre con me. Sicuramente un ragazzo, lo si capisce dalla voce, giovanile, ma baritonale.
-Ti...ti ho spaventata? Sembravi in pericolo a giudicare dalla canna della pistola di quel tizio....- dice la voce, mentre una silhouette maschile viene fuori dalla penombra. Un ragazzo alto, slanciato, dai capelli ricci, neri e ribelli e gli occhi, chiarissimi e di un colore indefinito che risplendono nel buio della stradina. Decisamente molto sexy. -Ah, dimenticavo, sono Ben. -
-ehm... ciao, io sono Alex, o almeno, mi chiamano così!-
-Come sarebbe a dire "ti chiamano così?"- Sorride leggermente.
-Storia lunga.- 
-Non ho niente da fare per tutta la notte.- Mi risponde Ben con un sorrisetto malizioso stampato sulla sua bella faccia, finalmente visibile alla luce artificiale di un lampione scassato. Due zigomi prorompenti e delle labbra bellissime che non conoscono mi propongono un appuntamento.
-Se proprio devo raccontarti la storia della mia vita almeno andiamocene via da questa merda di vicolo.- Dico sorridendo. Sto ancora ansimando.
-Non insultare casa mia!- Mi risponde con fare scherzoso e poi continua. -Okay, ma il posto lo scelgo io.-
Non sembra un ragazzo di strada a prima vista. Pantaloni, camicia e giacca seminuovi . Abiti normali per un ragazzo normale. Ma il suo modo di fare...il mio stesso modo di fare, sono inconfondibili. Quando vivi per strada saper attaccare bottone è un must, e sapere quali sono le persone giuste con cui farlo è il must dei must. Lui appare simpatico e di bell'aspetto, sembra che abbia studiato, almeno un po', e pare che si chiami Ben. Per ora è tutto quello che so su di lui.
-Va bene mi fido. E dove vorresti portare una ragazza indifesa?-
-Una ragazza indifesa, con un coltello, vestita di nero e inseguita da un orco armato di cannone!-
-Pur sempre una ragazza però!- 
Lui ride. Un fantastico sorriso.
-Conosci bene Londra?- Si sta avvicinando lentamente verso di me. Ora lo vedo meglio, è ancora più alto di quanto non sembrasse e la sua pelle è bianca come il latte.
-Molto bene.- Sorrido, sono nervosa davanti a lui, e non perché potrebbe rappresentare un potenziale pericolo, ma per un altro motivo che non mi è dato sapere.
-Scommetto che però dove stiamo andando non ci sei mai stata.- Mi sfida e si avvicina ancora di più a me. La cosa sorprendente è il suo profumo. Riesco a sentire l'odore della sua pelle: dopobarba e caramelle.
-E dove stiamo andando?- Abbasso le difese e mi appoggio al muro, lui mi rende la mano e io la afferro e lo seguo. Lo conosco da cinque minuti, ma mi sto fidando ciecamente, sento che posso farlo, sento che posso concedermi una pausa dalla mia vita.
-Lo scoprirai tra poco.- Conclude.
Lui cammina alla mia destra e mi guida per dei vicoli della città di cui non sapevo nemmeno l'esistenza mentre la pioggia ci accompagna. Svoltiamo a destra, a sinistra e poi a destra di nuovo, prima di prendere una strada dritta piuttosto stretta. 
-Spero tu non soffra di claustrofobia! - esclama Ben improvvisamente, mentre una bellissima fossetta gli appare sulla guancia sinistra.
-No, non sarebbe adatto al mio lavoro.- Bella mossa, penso. Ora dovrai raccontargli anche dello schifo che fai per vivere, così lui se ne andrà come tutti. Così finirà tutto in dieci minuti.
-Quale lavoro?-
-Se te lo dicessi poi dovrei ucciderti.- Rido, per non sembrare cupa e per nascondere la verità della frase. Se Loro sapessero mi ucciderebbero, garantito. Riesco già a sentire la voce di Greg:" Dopo tutto quello che abbiamo fatto per te stronzetta, tu ci ripaghi così? Sbandierando ai quattro venti la tua vita e quindi noi, la tua unica famiglia?" 
Lui si è bloccato e mi fissa, forse si chiede di cosa io stia pensando. A volte capita di incappare in una strada controversa quando si invita una tizia che scappa da un armadio armato in un posto appartato nei vicoli.
-Non ne avresti il coraggio.- Fa un'espressione buffa e io sorrido sommessamente. 
-Non credo tu voglia scoprirlo!- No credimi, non vuoi davvero scoprirlo. E nemmeno io voglio farlo.
-E invece si. - Con voce quasi cavernosa continua -Che cosa fa una bella ragazza dai capelli rossi come te a cacciarsi nei guai?-
-Beh, prima di rispondere dovrei capire se mi posso fidare, rischio la vita sai?- Mi faccio più cupa e lui se ne accorge. Se solo sapessi, Ben.
-Ti puoi fidare. Parola di scout!- Ride di nuovo. Non capisco perché rida sempre. Infondo è un povero bastardo che vive in uno schifo posto. Un povero adorabile bastardo.
Mentre il ragazzo pronuncia quelle parole capisco che siamo arrivati. Non avevo più fatto attenzione alla strada. Ha smesso di piovere, evento raro a Londra e così rimango sorpresa da quello che vedo: è un altro vicolo, solo che questo è bellissimo. Un tetto di stelle meravigliose illuminano i miei occhi.
-Caspita! È fantastico.- Dico quasi tra me e me. Non avevo mai fatto molto caso al cielo. "Non distrarti!" Diceva sempre Greg durante l'addestramento.
-Già è vero! E ora, visto che siamo arrivati raccontami la storia della tua vita.- un sorriso enorme gli si stampa in faccia e io capisco che posso dirgli tutto. Sembra davvero un bravo ragazzo, come in strada non ne avevo mai visti. Come io non sono. 
-D'accordo, d'accordo- Decido che posso raccontargli tutto, tanto, che importanza ha? -Non ricordo il mio vero nome, nessuno lo usava mai. Probabilmente nemmeno ce lo avevo. La situazione a casa mia era insostenibile, sempre se una catapecchia di cartone e fango si possa chiamare casa,così  a nove anni me ne sono andata, volevo essere diversa, ma evidentemente non ci sono riuscita...- Sospendo il pensiero e lui sembra capire, o almeno credo. -..mia madre si faceva e mia sorella guadagnava soldi usando il suo corpo. Non ho mai conosciuto mio padre. Dopo anni passati in strada, da sola, ho imparato ad arrangiarmi, ma stavo male e avevo bisogno di aiuto. Avevo bisogno di una casa, una famiglia, qualcuno, ero solo una bambina...così Loro mi hanno raccattata dalla strada, curata, vestita, nutrita e mi hanno dato un nome, Alex.-
-Chi sono Loro? -
-Sono una maledizione, Ben. Sono i DragonFly. I DragonFly sono un'organizzazione segreta con il compito di risolvere e creare problemi di ogni tipo. 
Loro si definiscono l'associazione che fa del male a fin del bene comune, ma se stiamo a vedere fanno bene solo a loro stessi e ai loro clienti. 
Questa "associazione" esiste da sempre, è vecchia quanto l'uomo, è nata il Cina, ma con il passare degli anni si è espansa sempre di più. Ora prende tutti gli stati del mondo sotto un unico capo. Nessuno sa chi sia, Lui nomina uomini o donne che comandino vari stati, ed essi a loro volta, nominano capi per ogni città. Nessuno ha mai visto il grande Maestro, come si fa chiamare, ma tutti sanno che lui si definisce un consulente criminale. Per qualsiasi affare ti puoi rivolgere a lui. Indirettamente, si capisce. -Vorrei anche dirgli di Greg, in che stato mi aveva trovata e perché ero stata salvata, ma sinceramente me ne vergogno troppo. Vorrei dirgli la verità, ma ormai è questa la verità, quando menti a te stesso per tanto tempo, quella diventa la verità.
 -Lo sai, potrei aver firmato la mia condanna a morte in questo momento avendoti raccontato tutto questo. Ma infondo non mi interessa.-
-Come, non ti interessa di vivere?- Ha smesso di ridere e mi fissa dritto negli occhi. Sento qualcosa di strano dentro di me. Quei suoi occhi così limpidi sembrano lacerare il mio petto e arrivare al mio cuore, per poi strapparmelo definitivamente.
-Non così. - Dico soltanto. 
-Perché non smetti?- I suoi occhi continuano a insinuarsi tra la mia carne, ma questa domanda assesta il colpo di grazia e io metaforicamente stramazzo a terra in agonia.
-Non...io non lo so.- In realtà lo so. È solo che, un altra volta, me ne vergogno. Esprimo solo in parte le mie intenzioni. -Non so nemmeno se potrei farlo, insomma Loro mi pagano l'affitto, mi hanno pagato gli studi, mi hanno...salvata per così dire- Ricambio il suo sguardo, mentre delle lacrime rigano il mio viso, lui se ne accorge e mi guarda compassionevole e poi con il pollice destro mi asciuga una lacrima. È un gesto così intimo...molto più intimo di tanti altri. -Non fraintendermi, vorrei, ma non posso, non ora. Devo completare quello che ho iniziato, prima.-
-Scusami...io...- Sembra realmente dispiaciuto. Che stupida che sono, perché gli ho raccontato tutto questo, ora se ne andrà.
-Non fa niente, mi hai chiesto di raccontarti la mia vita e beh, questa è. Ora raccontami la tua.- Sorrido di nuovo, mentre cerco di ricacciare dentro delle lacrime che sfuggono al mio controllo. -Di te so solo il tuo nome.-
-Ahah okay, pensavo di scamparla ma....- Ride di gusto. Siamo seduti per terra contro al muro uno vicino all'altro. Lui non se n'è andato, è rimasto e io per la prima volta da anni sono di nuovo felice, ed è così strano e fantastico. 
-Allora? Racconti o no?- 
-Meglio non far arrabbiare un sicario armato!-
-Ma dai ahah è solo per protezione il coltello...-
-Come no, e ti aspetti che ti creda....- Sorride. Stiamo scherzando, cosa totalmente nuova per me, e a quanto pare pure per lui, a volte è un po' impacciato, ma così è ancora più divertente. -Okay, va bene la smetto. Allora, mi chiamo Ben come sai, il mio cognome è Carlton, avevo una bella famiglia e abitavo nella City, poi i miei genitori sono morti, incidente stradale, così io e mio fratello, Mark, siamo stati divisi e dati in affidamento. Non l'ho più rivisto.-
-E come ci sei finito in quel vicolo?-
-Sono scappato. Famiglia violenta.-
-Mi dispiace.-
-È passato tanto tempo ormai.-
-Quanti anni dovrebbe avere tuo fratello adesso?-
-27 anni, ne abbiamo 6 di differenza.- I suoi occhi sembrano velati di un dolore antico.
-Ti piacerebbe ritrovarlo?- 
-Ovvio. Ma come faresti?- Sembra non credere che sia possibile, ma lo sorprenderò.
-Ho degli agganci ovunque, mi sono fatta un nome sai? Dicono sia una delle migliori agenti della DragonFly.- Dico con evidente finta fierezza.
-Come ti chiamano scusa?- Ride di nuovo.
-Devo proprio dirtelo?- Rido anche io.
-Si.-
-...The Woman.- L'imbarazzo arrossa le mie guance, non mi piace questo epiteto, anzi si può dire che lo odio.
-La Donna? Perché?-
-Non lo so, non l'ho inventato io, se l'avessi fatto mi sarei chiamata la ragazza! Ho solo 19 anni.- Rido ancora.
-La Donna fa più effetto.- Sorride pensoso.
-Già, forse hai ragione.- Sorrido anche io.
Appoggio la testa sulla sua spalla. È più muscolosa di quanto mi aspettassi. Restiamo così per un tempo indefinito. È notte fonda, l'una o le due penso, ma non ho sonno, sono solamente felice.

Un tuono riempie l'assordante silenzio della notte, mi ridesto dalla trance e mi alzo velocemente. Inizia a piovere fortissimo.
-Proprio ora un temporale?- Chiedo a nessuno in particolare mentre iniziò a correre seguendo Ben.
-Forza, muoviti, corri!- Urla lui sorridendo mentre mi tende la mano. Lo seguo per le strade strette. Giriamo a destra, a sinistra, a destra di nuovo, percorriamo un tratto rettilineo e poi di nuovo a sinistra e a destra e a sinistra. 
Si ferma di scatto, sistemandosi il cappuccio dell'ormai zuppa felpa nera sulla testa. 
-Io sono arrivato.- Mi informa.
-Se vuoi puoi venire da me...non pensare niente di male eh, solo per un tè e magari una coperta...- Dico con un certo imbarazzo, vorrei solo aiutarlo, vive in un vicolo di merda, voglio solo offrirgli un tetto, niente di più. Forza, fatti aiutare. Voglio fare almeno un'opera buona, per te.
-Tranquilla, non voglio darti fastidio, o crearti problemi.-
-Nessun problema, davvero. Loro non lo consentirebbero, ma lo sai che a me non interessa.-
-A me si. Non voglio metterti in inutili pericoli, visto che ti ci metti già da sola...-Un bellissimo sorriso gli si apre sul viso, mostrando delle bellissime fossette che si dilungano per tutta la lunghezza delle guance. -So dove riparami, non è la prima volta che piove a Londra!- 
Rido anche io e lo guardò con dolcezza. Sono zuppa, lo è anche lui. A me aspetta una casa, una doccia e una coperta e a lui...a lui una strada gelida e bagnata. Non me lo merito, non sono una "brava ragazza diplomata", sono solo diplomata. Lui si meriterebbe una coperta.
-Okay, facciamo così, io ora vado a casa e ti porto una coperta calda e tu domani accetti un tè caldo.-
-Se mi offri anche i biscotti ci sto!-
-Certo, anche i biscotti!-
Lo salutò e scavalco la recinzione.
Mentre mi incammino sotto la pioggia scrosciante una domanda mi rimbomba nel cervello e non mi lascia stare. Come un ricordo orribile o imbarazzante che arriva sempre nei momenti sbagliati. Che cosa ha in serbo il destino per me?

Finalmente a casa, uno squallido appartamento che tengo pulito con tutte le mie forze. Apro il portone, la padrona di casa, la signora Smallwood, dorme, io mi incammino per le scale cercando di non far troppo rumore. Arrivata al primo piano, apro la porta. L'aria di casa mi avvolge e improvvisamente mi sento fortunata di quelle due stanze, quel salottino e quella misera cucina che possiedo, o meglio che Loro possiedono per me.
Mi asciugo le suole delle scarpe sullo zerbino prima di entrare, e cerco la coperta più grossa e calda che possiedo. Eccola, è caldissima, quasi un piumone. La avvolgo in un telo di nylon per non farla bagnare sotto la pioggia, arraffo l'ombrello e varco nuovamente l'uscio. 
Scendo velocemente e silenziosamente le scale, apro il portone ed esco. L'intensità della pioggia sta diminuendo, meno male, penso. 
Apro l'ombrello nero, stringo forte a me la coperta e mi dirigo verso il Vicolo Di Ben. 
Percorro un paio di strade trafficate per poi addentrarmi nel budello di Londra. Giro a sinistra in Penny Road e salto la recinzione, eccomi.
Mi addentro nel buio del vicolo, vedo una tettoia, la raggiungo. Eccolo lì, si è già addormentato, è senza maglia, troppo bagnata per dormirci, e un lenzuolo di flanella avvolge i suoi pettorali. Lo fisso attentamente per qualche minuto, voglio imprimere i dettagli del suo viso nella mia testa, non so esattamente perché. Tiro fuori la coperta dal nylon e gliela sistemo addosso, lo guardo con dolcezza mentre mi allontano. 

Camminando verso casa un nuovo quesito mi ingombra il cervello. Che cos'è l'amore? 

Eccomi di nuovo a casa, sono stremata e stanca. Ho ancora quelle foto, domani le porterò alla Casa, ora voglio solo dormire. Mi levo i vestiti bagnati e li metto in bagno, mi asciugo i capelli alla bene e meglio e mi infilo il pigiama, la doccia me la farò domani mattina. Mi levo gli scarponcini neri, le calze e mi spalmo sul mio comodo letto a due piazze. 
Mentre la mia mente vaga tra sogno e realtà penso a Ben, addormentato su un materasso logoro in un vicolo, e così continuo a ripetermi: Non te lo meriti. Più lo dico e più ci credo. Gli avrei trovato una casa o pagato una stanza d'albergo, non importa cosa diranno Quelli, non è ammissibile che un ragazzo così fantastico debba vivere sotto una tettoia, in un vicolo, dietro la recinzione di Penny Road. Potranno anche ammazzarmi, lo so che vado contro le regole "non legarti a nessuno" dicono, ma non mi interessa, lo devo aiutare. E devo anche uccidere il Golem. Mia madre e mia sorella sono morte per colpa tua bastardo! Ti troverò e ti ucciderò! Fosse l'ultima cosa che faccio! 
Detto questo, già vago in un sogno, anzi un incubo, il solito, il Golem che le uccide. Devo trovarlo. Questo è l'ultimo pensiero razionale che riesco a fare prima di cadere in un sonno profondo e disturbato da incubi e fantasmi del passato. 


Angolo dell'autrice:
Bene, questo era il primo capitolo di questa storia, che è quasi un esperimento, solitamente scrivo ff, ma questa volta ho voluto cimentarmi nella scrittura di qualcosa di originale. Per scrivere mi sono ispirata alla canzone "This is war" dei 30 seconds of mars. Ascoltatela perché è veramente molto bella!
Parlando del capitolo... Alex è la protagonista, scopriamo che ha un passato controverso e triste e abbiamo un indizio rilevante sul suo lavoro. Mentre svolgeva una "missione" incontra il nostro Ben, che vive in un vicolo e che scatena in lei qualcosa che la fa cambiare piano piano...
Un grazie a tutti quelli che hanno letto questo capitolo, cercherò di aggiornare ogni martedì e anche prima, se riesco. Un bacio a tutti!
-Carly 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3562177