ACCORDO D'AMORE

di Rox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo quinto ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** capitolo ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo ottavo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


ACCORDO D’AMORE

Ginevra era molto agita. Batteva molto spesso le dita sul bracciolo del sedile di prima classe. Stava viaggiando dall’Inghilterra verso il Giappone come membro di minoranza della Price Corporation per parlare degli ultimi avvenimenti con il figlio del signor Price.

Si scostò una ciocca dagli occhi e continuò a fissare i fogli che aveva davanti.

Era stato un colpo quasi mortale per le leggere quel documento e rendersi conto di quella piccola, ma importantissima clausola.

Sospirò bevendo un po’ del suo caffè storcendo il naso per la poca qualità della bevanda, poi una voce metallica iniziò a parlare.

"signore e signori, buongiorno. Stiamo per atterrare all’aeroporto di Tokyo. Siete pregati di allacciare le cinture di sicurezza e di attendere il completamente delle manovre di atterraggio prima di alzarvi dai vostro posti. Vi ringraziamo per la cortese attenzione e grazie di aver preferito la nostra compagnia per i vostri viaggi. Buon soggiorno."

La donna sospirò e dopo un quarto d’ora l’aereo atterrò. Dopo aver recuperato le proprie valigie, salì su un taxi.

"al campo sportivo"

Il traffico dell’ora di punta rallentò la corsa dell’automobile, ma finalmente arrivò al campo sportivo. Scendendo dall’auto e dopo aver scaricato le proprie valige, si sistemò meglio il tailleur grigio e inforcando gli occhiali da vista.

Con molta calma entrò dalla porta laterale e dopo aver lasciato le valigie all’entrata riservata ai giornalisti, mostrò alle guardie un pass che le permise di entrare all’interno del campo sportivo.

Vide 22 giocatori scontrarsi sul un campo coperto da un fitto manto erboso, ma la sua attenzione si concentrò su un uomo che stava tra i pali della porta. Doveva essere alto almeno 1.90 cm inguainati in una tuta nera sulla quale compariva a chiare lettere il numero 22. l’unica macchia di colore era il cappellino, calcato sugli occhi, di un bel rosso vivo.

In quel momento si prodigò in una parata formidabile che i fotografi immortalarono sulle loro pellicole.

L’arbitro fischiò la fine di quella partitella e tutti i giornalisti se ne andarono lasciandola da sola.

Con passo felino scese i gradini e si avvicinò alla ringhiera. L’allenatore se ne avvide e la raggiunse sugli spalti:

"Buongiorno. Mi chiamo Freddy Marshall. Il tempo a disposizione dei giornalisti è finito. Dovrebbe andarsene."

La donna gli sorrise:

"non sono una giornalista. Mi chiamo Ginevra Rossetti. Vengo dalla sede centrale della Price Corporation. Devo parlare con Benjiamin Price"

Marshall annu’ e l’aiutò a scendere le scale a causa dei tacchi alti di lei.

"vorrei solamente, signorina Rossetti, che lei non lo sconvolgesse più di quanto non lo sia già."

Ginevra annuì e aspettò pazientemente che l’uomo uscisse accompagnato dall’uomo che era venuto a trovare.

Guardandolo ringraziò di aver messo i tacchi quel giorno. Era molto alto e imponente, ma la sua grandezza non era data solamente dall’aspetto fisico, ma dall’energia che emanava.

Ricomponendosi gli tese una mano:

"buongiorno. Mi chiamo Ginevra Rossetti"

l’uomo annuendo le strinse la mano:

"Benjiamin Price"

"si, so chi Signor Price. Io lavoravo per suo padre"

sentendo nominare il padre Benji si irrigidì e ritirò la mano.

"è stato aperto il suo testamento. Potrebbe non piacerle ciò che c’è scritto"

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


1

1.

 

Senza neanche sapere come, Ginevra si ritrovò nella villa dei price a sistemare i propri vestiti nella stanza attigua a quella padronale.

Benjiamin Price… che dilemma!

Sembrava freddo come il ghiaccio e tagliente come un frammento di vetro rotto…  eppure emanava un senso di autorevolezza tipico del padre.

Ginevra pensò al signor Price. L’aveva assunta appena laureata in Scienze della Comunicazione come suo PR e segretaria nonché membro di minoranza della P. Corp. Con una quota di azioni veramente misera,ma a lei andava bene così. In breve erano diventati amici e lui le parlava spesso di quel figlio che giocava a calcio e anche se dal suo tono di voce traspariva il tipico orgoglio paterno, si capiva anche che avrebbe preferito vedere quel figlio a capo della gestione dell’azienda.

Il cancro allo stomaco che lo aveva colpito non aveva fatto cambiare idea al figlio e l’uomo forse aveva pensato di aver trovato la soluzione ai suoi problemi.

Aveva fatto redarre quello stupido testamento e nemmeno Ginevra era riuscita a comprendere il perché di quella folle clausola. Lei non avrebbe mai preteso niente.

Due giorni dopo aver stilato il documento si era chiuso nel suo studio e si era sparato.

Sapeva di over morire , ma non voleva che il cancro avesse la meglio su di lui. Quando le aveva confidato quel pensiero, Ginevra aveva pensato che volesse lottare con tutte le sue forze contro quella malattia. In realtà lei aveva solamente e completamente frainteso.

Si era ucciso e con lui se ne era andata anche la moglie dopo solo due giorni dalla sua morte. Lei aveva preferito i barbiturici e una bottiglia di cognac.

Una lacrima le scese lungo il volto, ma se la asciugò in fretta con un gesto secco.

Un leggero bussare la distolse dai suoi pensieri.

“avanti”

la governate, Miss Sommerson, entrò nella stanza e le sorrise:

“il signor Price voleva sapere se è tutto di suo gradimento e voleva informarla che l’aspetta per la cena appena sarà pronta”

Ginevra sorrise.

“dica pure al Signor Price che sono a posto, grazie e che scenderò entro un quarto d’ora”

la donna uscì dalla stanza  Ginevra guardò i vestiti disposti con ordine nell’armadio. Si tolse il taileur usato per il viaggio e dopo aver preso dall’armadio una longuette nera e una maglia dallo scollo all’america di un bel roso sfumato in giallo e arancione che ricordavano moltissimo delle lingue di fuoco, si diresse in bagno dove passò sugli occhi una sottilissima linea di eyeliner e sulle labbra un filo di rossetto rosso fuoco e raccogliendosi i capelli in una coda bassa uscì dalla stanza.

Scendendo al piano di sotto notò l’ospite in mezzo al grande salotto e Ginevra approfittando di quel momento lo studiò attentamente: era appoggiato alla mensola sopra il camino con in mano un bicchiere di un liquido ambrato che Ginevra classificò come brandy. L’uomo le dava le spalle e smesse le vesti di sportivo e indossato un elegante completo firmato Armani, era tale e quale al padre.

Ad un certo punto, come risvegliatosi da una trance, i accorse di essere osservato e voltandosi la fissò sorridendo:

“molto puntuale. Quindici minuti mi aveva chiesto e quindici minuti sono passati. Ottimo, un punto a suo favore. Odio i ritardatari.”

“avrebbe dovuto conoscermi quando ho iniziato a lavorare per suo padre, allora. Il primo giorno di lavoro, così come quelli seguenti per una settimana intera, arrivai sempre con cinque minuti di ritardo accademici. Poi suo padre mi diede una di quelle girate (sgridate)  che da quel giorni partì sempre con almeno venti minuti di anticipo sul mio solito orario arrivando sempre in anticipo di una vita!”

Benji scoppiò a ridere in una fragorosa risata, ma ben presto ridivenne serio anche se sul suo volto aleggiava sempre un misterioso sorrisetto ironico che mise molto in soggezione Ginevra..

“posso offrirle qualcosa signorina Rossetti’”

“quello che beve lei va benissimo, grazie”

e le servi due dita abbondanti di un ottimo brandy d’annata..

si sedette accavallando le gambe molto elegantemente e lo guardò al di sopra del bicchiere:

“come mai non mi ha ancora chiesto cosa c’era scritto nel testamento per farmi correre così precipitosamente da lei?”

“perché sapevo che prima o poi lei stessa me ne avrebbe parlato. Allora mi dica, cosa c’era scritto di così sconvolgente che persino il  braccio destro di mio padre si è scomodato da Londra per dirmi una cosa che qualsiasi legale per telefono avrebbe potuto dirmi?”

Ginevra depose il suo bicchiere sul tavolo e guardò l’uomo

“signor price, suo padre aveva capito che lei non avrebbe mai preso il suo posto come presidente alla Price Corporation ed era molto addolorato per ciò in quanto voleva che alla sua morte la sua compagnia non finisse in mani estranee a quelle dei Price. Per questo a stilato quel testamento lasciando tutto a lei.

Benji le sorrise.

“non capisco come la cosa potrebbe sconvolgermi. Sapevo bene che alla morte di io padre avrei riscosso tutto essendo il suo unico figlio”

“si è vero, ma suo padre sapeva anche che lei avrebbe assunto qualcunoper mandare avanti l’azienda in quanto lei non si intende di economia e commercio… ed è per questo motivo che ha inserito una importantissima clausola dalla quale dipende la vita di chiunque lavori per la Price Corporation”

d’un tratto l’uomo perse quel suo sorrisetto ironico che lo aveva contraddistinto per tutta la sera e con cipiglio molto serio la guardò:

“quale clausola?”

“se vuole avere la Price Corporation… deve sposarmi, altrimenti la società verrà sciolta e tutti i soldi accumulati verranno devoluti alle associazioni per la lotto contro il cancro”

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


iao ragazzi tutto ok? sono stata molto felice di aver visto che appena pubblicata la mia storia ha riscosso un discreto successo! Già tre lettrici! ma che bello... ma non perdiamo tempo e vi rispondo subito personalmente!!!

Ciao ASUKI, la tua recensione mi ha fatto molto piacere! E così sei come me, eh? pazzamente innamorata di Benji... beh bisogna ammettere che ha un certo fascino! Grazie per i complimenti! spero di vedere altre tue recensioni. Grazie!

Ciao MARY-LU: penso che tu l'abbia già letta su Manga.it... l'avevo pubblicata lì... almeno i primi due capitoli compreso il prologo... poi non mi piaceva come era strutturato il sito e l'ho lasciata andare... ma è arrivato il momento di rispolverarla... grazie mille per aver definito un'"idea originale" la storia della clausola... mi ha fatto molto piacere. spero di risentirti!

Ciao SOLARIAL: beh... prima di usare la clausola per farti sposare dal ragazzo che ti piace, ti consiglio un po' di classico corteggiamento... nel caso non funzioni potrai sempre ricorrere ad estremi rimedi... in fondo a mali estremi... l'ho visto io col mio ragazzo! comunque eccoti il terzo capitolo dove potrai leggere tutte le reazioni di Benji!

Beh ragazze... che vi devo dire d'altro? continuate a recensire e... BUONA LETTURA!

 

 

 

CAPITOLO 2

 

“Penso di non aver capito bene…” Benji era sconvolto e per non darlo a vedere ingoiò tutto il liquore come per darsi forza. Ginevra intanto, nervosa anche lei, si tormentava una ciocca di capelli

“mi creda, sono rimasta anch’io scioccata come lei. Vorrei anche precisare che non ho mai fatto nessuna pressione psicologica a suo padre per spingerlo a quella scelta”

“ci è andata a letto?” la domanda risuonò come un pesante giudizio in tutta la sala mentre Ginevra arrossiva vistosamente:

“ma come si permette! Io non…”

“beh mi scusi ma la domanda sorge spontanea. Quella clausola vorrebbe solamente dire che lei era molto intima con mio padre tanto che lui ha deciso che lei era la donna giusta per me. Talmente giusta da affidarle in un sol colpo suo figlio e una delle più grandi società al mondo… se permette il dubbio mi viene!”

la donna si alzò di scatto dalla sedia e lo guardò con occhi fiammeggianti:

“mettiamo bene in chiaro le cose Benji” disse dandogli del tu per la prima volta “io non sono andata a letto con tuo padre per due motivi fondamentali: 1. avevo troppo rispetto per tua madre e per l’amore che tuo padre provava per lei per pensare anche solo minimamente ad avere una relazione con lui. 2. tuo padre era il mio migliore amico e mi aveva fato un po’ da quel padre che io non avevo mai avuto, quindi non venire qui and insultare me e la sua memoria con queste accuse infamanti!”

Benji la guardò molto male mentre un guizzo al muscolo della mascella notare quanto fosse arrabbiato. In quel mentre entrò miss Sommerson annunciando loro che la cena era pronta.

I due si guardarono in cagnesco ma da perfetto gentiluomo Benji l’accompagnò fino al tavolo scostandole un po’ la sedia perché vi si potesse sedere.

Mangiarono completamente in silenzio finche quando arrivarono al dolce Ginevra guardò di nuovo negli occhi il padrone di casa:

“provi ad intestare il testamento”

“e con che accuse, mi scusi.”

“beh… potrebbe far credere al giudice che io non sono la persona più adatta a questo ruolo. Io vorrei solo che lei capisse che non voglio che lei mi sposi perché obbligato” solo dopo si accorse dell’ambiguità della frase pronunciata. Benji le sorrise e sorseggiò un po’ di vino:

“allora dovrò far finta di essermi innamorato di te. Benvenuta in casa Price, signorina Rossetti, o meglio futura signora Price.”

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Capitolo 4
*** capitolo 3 ***


>Ciao ragazzi come state? innanzi tutto vorrei scusarmi con voi se settimana scorsa non ho aggiornato, ma facendo il conservatorio e tra vari problemi con il mio moroso, non ero proprio in vena di scrivere un capitolo anche perché non mi piace scrivere un capitolo solo perché devo farlo, ma perché mi sento ispirata e anche perché vorrei scrivere un capitolo all'altezza delle vostre aspettative.... ma ora passiamo alle vostre recensioni che sono aumentate di numero e mi hanno fatto veramente piacere:

SUPER GAIA: grazie mille per il piccolo commento che hai lasciato! anche se era molto breve, questi commenti lasciano sempre un'0autrice soddisfatta! grazie e continua a seguire la mia ff

SOLARIAL: carissima come stai? nessuno sviluppo con quel ragazzo che proprio non ti fila... ma alla fine ne varrà la pena di inseguire uno così? te lo dico per esperienza... ero sempre io che inseguivo il ragazzi che mi piacevano e loro mi respingevano sempre... ma alla fine ho trovato il mio amore... CORRISPOSTO! comunque se sei sempre dell'idea di scrivere il famoso contratto... beh sono a tua completa disposizione! comunque per tornare alla ff... grazie mille per i bellissimi complimenti che mia fai, partendo dal nome che anch'io trovo molto aristocratico e bello... comunque hai ragione... il nostro Benji si è comportato in maniera proprio meschina accusando Ginevra di essere stata l'0amante del padre.... ma come hai detto tu la prima impressione potrebbe e ho detto potrebbe essere quella sbagliata! continua a seguire la mia storia che i tuoi commenti mi piacciono molto!

MARY LU: grazie mille per i tuoi complimenti... mi hanno fatto un piacere immenso! continua a seguire la mia storia!

POSI: ciao! tutto ok? grazie mille per i grandi complimenti che mi fai e non ti preoccupare, ho capito benissimo il tuo appunto! innanzi tutto grazie per aver definito la mia storia originale, e la mia scrittura fresca... per quanto riguarda i capitoli, avevo già sperimentato in passato la formula di capitoli molto più lunghi, ma secondo me toglievano curiosit6à e suspance al lettore... e poi mi piace farvi soffrire un pochino... devo ammetterlo... continua a seguire la mia storia e fai quanti appunti vuoi... ti risponderò sempre!

ASUKI: grazie mille per i tuoi complimenti... mi hanno fatto molto piacere!

Beh, penso di aver risposto a tutte quante... se avessi dimenticato qualcuno, vi giuro che risponderò con il prossimo capitolo... ma prima di lasciarvi vi dico che se questa storia vi piace, perché non provate a leggere l'altra ff che sto scrivendo. il genere è diverso perché è basata sui libri di Harry Potter... si intitola "SPERANZA DI FELICITA'..."  se volete aspetto le vostr4e recensioni!

Un grosso bacio e buona lettura!

Rox

 

CAPITOLO 3

 

Appena tornata in camera da letto, Ginevra sprofondò nel grande letto e dopo aver preso in mano un quaderno e una biro, iniziò a scrivere:

 

Caro Diario… che giornata allucinante! Ho parlato con il figlio di Gorge del testamento e della clausola del matrimonio… ha accettato. Non so nemmeno il perché. Prima mi accusa di essere un’arrampicatrice sociale, poi di essere andata a letto con suo padre e poi accetta di sposarmi.

Non ci capisco più niente… vorrei solo che Gorge non fosse morto e che io non avessi dovuto mai incontrare Benjiamin Price!”

 

Benji Price era uscito di casa senza neanche  avere una minima idea di dove andare. Aveva iniziato a piovere ma sembrava che l’uomo nemmeno se ne rendesse conto tanto era immerso nei suoi pensieri. Camminò per molto tempo sotto la pioggia finché si ritrovò davanti alla casa del suo migliore amico Oliver Hutton.

La luce all’interno era accesa e quasi senza nemmeno rendersene conto, l’uomo aveva schiacciato il campanello.

Dall’interno della casa si sentirono dei passi e infine la porta si aprì. Sulla soglia comparve la fidanzata di Oliver Hutton, Patricia Gatsby che lo guardò meravigliata:

“Benji! Ma cosa… su, vieni, entra! Ti prenderai un malanno se stai ancora lì fuori!”

mentre l’uomo si toglieva le scarpe e il soprabito completamente fradicio, la donna scomparì dietro una porta:

“ti preparo un tè caldo! Tu va pure da Holly! È il salotto. Sta parlando con Roberto,ma stavano per finire!” gli disse dalla cucina e Benji fece come gli era stato detto.

Come predetto dalla fidanzata il giovane campione nipponico era al telefono e stava parlando in portoghese.

Quando infine riattaccò la cornetta, rimase molto stupito dalla presenza del portiere nel suo salotto.

“Benji, ma che diavolo ci fai qui? Non hai un ospite a casa?”

L’altro annuì e si sedette al tavolo di legno presente al centro della stanza.

“si… ma avevo bisogno di parlare con qualcuno. Sai chi è?”

“no, ma da quanto ho sentito uscendo dagli spogliatoi, ha detto di aver lavorato per tuo padre”

“era il suo braccio destro… si chiama Ginevra Rossetti”

Holly sembrò meditare su questo nome e alla fine annuì:

“avevo letto un articolo qualche mese fa quando tornavo dal Brasile. Ero in aereo e il mio vicino prima di scendere a uno scalo, mi lasciò il suo giornale. Era di economia, ma c’era questo articolo su Ginevra Rossetti. Lo sapevi che è un genio? Ha tre lauree: una in giurisprudenza conseguita a dieci anni, una in economia e commercio ottenuta a tredici ani e infine una in scienze della comunicazione a quindici anni”

Benji rimase sconvolto. Ora si spiegava perché suo padre avesse deciso di prenderla come suo braccio destro!”

“e non è tutto!” continuò l’amico “suo padre era a capo di una grossa industria che fallì e tuo padre la inglobò nella Price Corporation. A quei tempi Ginevra aveva tre anni e suo padre rimase coinvolto in un incidente stradale e morì. Tuo padre allora si accollò tutte le spese per la sua manutenzione e i suoi studi in quanto la madre era stata dichiarata malata dal punto di vista psichiatrico”

in quell’istante arrivò Patty che dopo aver deposto sul tavolo 3 tazze di tè, ascoltò con molto interesse il fidanzato parlare di questo piccolo genio della finanza.

“allora Benji, dicci un po’… cosa voleva da te questo genio?” gli chiese finalmente Patty e sul viso dell’uomo comparve un piccolo ghigno.

“mi ha portato il testamento di mio padre” i due si irrigidirono, ma Patty ebbe la prontezza di chiedergli ancora:

“e perché ne se così sconvolto?”

“semplicemente perché mio padre mi ha riservato una gran bella sorpresa. Ha stabilito che se voglio ottenere la P. Corp. Devo sposare Ginevra Rossetti, altrimenti la società verrà completamente smantellata e tutto ciò che mio padre ha investito e guadagnato nella sua vita, finirà nelle mani di varie associazioni per la lotta contro il cancro lasciando per strada migliaia di persone che lavorano per noi e credetemi che non scherzo quando dico migliaia!”

“e cos’hai deciso di fare?”

“la sposerò Holly come è giusto che io faccia e non è per il denaro, credimi! Con quello che guadagno da solo potrei campare fino alla mia morte senza neanche muovere un dito. La P. Corp è stato il sogno di mio padre da quando aveva 18 anni. L’ha tirata su da solo partendo dal nulla e per tutti questi anni gli ha dedicato tutto persino il tempo che avrebbe potuto passare con suo figlio” un sorriso amaro gli storse la bocca “ormai Holly ho trent’anni e mi restano al massimo 5 o 6 anni di carriera ancora , poi dovrò decidere cosa fare della mia vita e chissà… potrei anche decidere di interessarmi della azienda di famiglia e in fondo non me la sento di mandare all’aria tutto il lavoro di mio padre… io fondo quell’essere che vedevo solo per un paio di giorni durante le feste ufficiali, perché il mio compleanno non era iscritto nell’albo delle feste ufficiali dove le ferie era d’obbligo, era comunque mio padre e non voglio essere io a cancellare tutto quello che ha fatto in un solo colpo. Lascerò la direzione a Rossetti e se la Price Corporation ha come destino il fallimento, morirà di morte naturale per le dure leggi del mercato e non perché io mi sono rifiutato di sposare una gran bella donna!”

Holly e Patty si scambiarono un’occhiata perplessa… sapevano bene quanto Benji avesse sofferto per la poca costanza dei suoi genitori nel seguirlo e sapevano che da quell’infanzia così difficile nella quale un bambino piccolo si era ritrovato solo al mondo, aveva contribuito a far innalzare quel muro di cinismo e di freddezza che lo contraddistinguevano e che lo aveva trasformato nel migliore portiere al mondo; ma ora si stavano chiedendo se questo cinismo non fosse giunto al suo culmine tanto da considerare una cosa sacra come il matrimonio, un semplice e asettico accordo d’affari.

“Ascolta Benji” iniziò Holly “ non vorrei che tu fraintendessi quello che sto per dirti, ma il matrimonio è per tutta la vita e non si può basare su un testamento o su una semplice stretta di mano!”

Benji sorrise in quanto si era già preparato mentalmente la discorso che gli sarebbe stato propinato dai due. Loro non potevano capire…. Erano sempre stati amati e avevano trovato nell’amore una marcia in più per vivere… ma lui… come avrebbe potuto mai provare amore per qualcuno se non per se stesso? Nessuno l’aveva mai amato, nemmeno i suoi genitori e allora cosa voleva dire questa parola? Per lui era vuota, priva completamente di significato e senza di essa anche il matrimonio non aveva valore.

“Holly ormai ho trent’anni. Non potrò continuare a giocare in eterno e fino ad oggi solo questo mi ha fatto sentire meno solo. Eppure il tempo è inesorabile e tra poco dovrò smettere di fare anche questo. Cosa mi rimane Holly? Una famiglia mia io non ce l’ho mai avuta e non l’ho mai voluta. Ho avuto molte avventure, ma nessuna di loro mi ha portato né a pensare al matrimonio, né a instaurare un rapporto con basi che andassero al di là dell’attrazione fisica. Per una volta nella mia vita voglio avere un punto fermo sul quale basarmi. Ginevra mi è indifferente, ma forse è proprio grazie a questo fattore che io riuscirò a formare una famiglia molto più solida di altre. L’amore porta solo caos e dolore anche se la gente è portata a pensare che siccome ogni tanto si provano dei momenti di felicità, è una cosa bella… il loro problema è che non si rendono conto che la felicità provata è niente in confronto al dolore. E senza amore si sta decisamente meglio” iniziò a ridere, ma nessuno dei suoi amici sembrava condividere ciò che aveva appena detto.

“e i figli?”

“i figli Patty? Non sarei un buon padre”

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Capitolo 5
*** capitolo 4 ***


ciao a tutti. Innazi tutto volevo scusarmi per lo sfogo di settimana scorsa, ma leggere quella recensione mi ha fatto andare veramente in bestia... ma come vedete ho deciso di non mollare, ma di continuare a scrivere per quelle persone che mi hanno sempre sostenuto, anche in quei momenti difficili.

In particolare volevo ringraziare Posi e Solarial. Questo capitolo è dedicato a voi.

 

Per Solarial e Posi.

Grazie per il sostegno che mi avete dato spronandomi a continuare.

 

  4.

 

la mattina dopo, Ginevra scese di buon’ora per fare colazione e con suo sommo stupore il suo “fidanzato” era già in piedi.

“buongiorno signor Price”

Benji sobbalzò leggermente e la guardò: anche con dei semplici jeans e un maglione beige riusciva ad apparire bellissima e sofisticata.

“ciao Ginevra. Potresti anche darmi del tu visto che stiamo per sposarci”

la donna arrossì e si sedette vicino a lui nel posto apparecchiato alla destra dell’uomo. Aveva appena preso in mano una tazza di caffè, quando vide l’uomo alzarsi.

“io devo andare. Ho gli allenamenti. Tu fai come se fossi a casa tua. Se hai bisogno di qualcosa chiedi pure alla signora Sommers. A stasera”

e uscì dalla stanza.

“buona giornata Signor Price!” sussurrò parlando però più a se stessa che all’uomo.

Finì la colazione e dopo avere guardato un po’ la casa che era molto grande, trovò una stanza adatta per renderla il suo studio. Portò lì le proprie carte, il cellulare, il portatile e chiamò il suo migliore amico nonché assistente in videoconferenza.

Subito l’uomo rispose e lei gli sorrise:

“ciao George, come stai?”

“guarda, guarda chi c’è! Ginevra! Allora come è andata come quel bellissimo esemplare di maschio sulla trentina?”

“ha deciso di acconsentire alla clausola sul matrimonio. Avverti pure tutti che il loro posto di lavoro è salvo.”

“bene, stavo iniziando a preoccuparmi di dover comprare quelle riviste apposite per disoccupati!”

“tu scherzi, ma quella possibilità è stata come una spada di Damocle sopra la nostra testa fino a ieri sera”!

George rise:

“ma cherie! Se fossi eterosessuale e mi avessero proposto di sposarti, avrei subito risposto di si!”

In quel momento qualcuno bussò alla porta dello studio di Ginevra e scusandosi con l’amico, interruppe la chiamata.

Voltandosi verso la porta diede il permesso di entrare. Ginevra si aspettava di trovarsi davanti Miss Sommers mentre in realtà si trovò davanti una delle più grandi scrittrici di saggi storici e romanzi: Patricia Gatsbi

“oh mio Dio! Non ci posso credere! Ma lei è…”

Patty la guardò sorridendo e le si sedette davanti:

“non pensavo che lei mi conoscesse!”

“Scherza? Ho letto e posseggo tutti i suoi libri e mi sono sempre meravigliata che un’orientale con già una grande cultura per quanto riguarda la propria storia, potesse conoscere così bene anche la nostra europea e americana!”

Patty arrossì:

“ti confido un segreto… ho studiato moltissimi anni in Europa e poi a furia di girare il mondo con Holly se ne vedono di cose!” poi si rese conto di aver utilizzato un tono molto confidenziale:

“ti posso dare del tu vero?”

“ma si certo, non ti preoccupare! Anzi ne sarei felice!”

“bene! Mi dispiacerebbe dover dare del lei ala futura moglie di uno dei miei migliori amici!”

“perché Benjamin Price ha anche degli amici?!”

Patty rise di gusto e la guardò:

“ti sei già accorta del suo meraviglioso carattere?”

Ginevra sospirò e si tolse gli occhiali.

“ha deciso tutto lui… l’importante è che a lui vada tutto bene per quanto riguarda gli altri… beh sono altre faccende estranee a lui…”

Patty le sorrise e dopo aver posato una mano sulla sua la incoraggiò:

“suvvia Ginevra! Non devi lasciarti andare, stai comunque per sposare uno degli scapoli d’ora più ambiti da tutte le donne del pianeta. Io stessa se non fossi così innamorata del mio Oliver… a proposito, non l’hai ancora conosciuto vero? E così pure tutti gli altri!”

“no…”

“e te pareva se quell’asociale ti avesse fatto conoscere qualcuno. Forza andiamo al campo, te li faccio conoscere io!”

“Oh no, ti prego non oggi! Sono piena di lavoro e devo recuperare anche il lavoro non fatto ieri!”

Patty capì subito che era una scusa, sembrava piuttosto che Ginevra non volesse conoscere gli amici di Benji.

-         va beh, Ginevra, stavolta lascio correre!. Pensò la donna e infatti si alzò e le sorrise.

“allora vado anch’io. Non vorrei rubarti del tempo prezioso”

e dopo averla salutata, se ne andò.

Ginevra guardò la porta e sbuffò… perché queste cose capitavano solo a lei?

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Capitolo 6
*** capitolo quinto ***


ok sono due annic he non aggiornola mia ff anche perchè devo essere sincera avevo avuto un pèo

ok sono due anni che non aggiorno la mia ff anche perché devo essere sincera avevo avuto un po' di paura nel continuare dopo tutti i casini che si erano venuti a creare dopo la mia uscita un po' così....

Vorrei precisare che lascerò così come l'ho scritta la mia ff e non cambierò nulla di ciò che ho già pubblicato.... rileggendo le recensioni i sono resa conto che qualcuno diceva che ognuno può scrivere ciò che vuole ed è per questo motivo che non cambierò nulla.....

sperando che torniate ad apprezzare la mia ff anche se l'ho lasciata nel cassetto per la bellezza di due anni, torno a scrivere il mio quinto capitolo....

sperando che vi emozioni.

Rox

 

CAPITOLO QUINTO

 

Benji si era praticamente distrutto.

Era arrivato molto prima degli altri ed aveva quindi deciso di chiamare Oliver per sessione straordinaria sui rigori e l'amico, ben felice della proposta, l'aveva praticamente sfiancato.

Ma il nervosismo e l'inquietudine non erano scomparsi e si era stupito sentendosi chiedere a Marshall una seduta speciale di potenziamento, con il risultato di arrivare a fine allenamento completamente stremato.

Mark Lenders però se ne era accorto e non volendo perdersi neppure un'occasione per riuscire ad umiliarlo, lo aveva sfidato ai rigori.

Alla fine di tutto si era trovato talmente stanco da non avere nemmeno la forza di dirigersi agli spogliatoi per una doccia, ma si era rintanato nella sua macchina e come una furia si era diretto verso casa.

la cosa che però lo faceva infuriare era che però l'inquietudine e il nervosismo non erano per nulla scomparsi dal suo animo.

Anzi, da stanco, vedeva i problemi ancora più grossi di come gli erano sembrati la mattina.

La visione del cancello della sua villa che si apriva e del domestico che aspettava solo che li gli desse la borsa degli allenamenti, lo rincuorò un poco e quando finalmente riuscì a infilarsi sotto la doccia calda, gli sembrò di essere ritornato al mondo come nuovo.

Era appena uscito dalla doccia con addosso solamente un asciugamano attorno ai fianchi, quando la porta della sua camera da letto si aprì di colpo, lasciando entrare una donna dai lunghi capelli scuri e stava letteralmente sbraitando in tedesco.

Il giovane portiere rimase interdetto tanto che l'asciugamano rischiò pericolosamente di scivolargli via e solamente con una mossa felina riuscì a riagguantarlo.

Stava giusto giusto per mandarla al diavolo quando la donna si voltò e lo guardò in una maniera assolutamente sconvolgente.

Benjiamin si rese conto che doveva aver sbagliato stanza essendo molto presa dalla discussione al telefono, ma la cosa che più lo turbo fu vedere la sua espressione mutare da completa sorpresa alla bramosia.

Arrossì di botto e come una furia chiuse di scatto il telefono lasciando il suo interlocutore sicuramente sorpreso.

"Penso che tu abbia sbagliato stanza..." le disse sorridendo maliziosamente "la tua è la porta dopo di questa"

La guardò annuire mentre sempre sogghignando le indicò il telefono.

"Ci sarà rimasto male dopo che gli hai chiuso il telefono in faccia... Chi era?" chiese con velata curiosità mentre si fissava meglio l'asciugamano attorno ai fianchi.

Ginevra si schiarì la voce nel tentativo di ritrovare un po' di contegno, ma la voce che le uscì risuonò comunque più stridula del solito.

"Oh, nulla di che... ecco... era solo una chiamata di lavoro..."

Ma l'uomo inarcò le sopracciglia mentre un sorriso malizioso gli si formava sulla sensuale bocca...

"Mi chiedo che razza di lavoro tu svolga se devi parlare con un tuo collega della lingerie che indossi..."

La donna arrossì di nuovo rendendosi solamente conto ora che il suo futuro marito aveva vissuto in Germania per molto tempo e quindi conosceva alla perfezione il tedesco. Mandò una maledizione silenziosa al suo ex fidanzato che l'aveva cacciata in questa situazione chiedendole che tipo di biancheria indossasse in quel momento.

Lei si era arrabbiata moltissimo e aveva inforcato la stanza sbagliata.

Decisa a non lasciarsi sottomettere si piazzò le mani sui fianchi e alzò la testa:

"Nessuno ti ha mai detto che non è buona educazione ascoltare le telefonate degli altri?"

Ma l'uomo scoppiò a ridere:

"francamente se urli il quella maniera, nella mia stanza, è veramente difficile non ascoltare e poi non è con me che devi prendertela se un  fantomatico cliente ti chiede che lingerie indossi e lo sbraiti per tutta la casa in una lingua che conosco bene."

Lui guardò gli occhi di lei velarsi di rabbia e la mano stringersi sempre di più sul telefono portatile.

"Comunque sia, ti chiedo scusa per essermi introdotta nella tua stanza. prometto che non capiterà più"

Raddrizzò le spalle e si voltò verso la porta mentre la risata argentina di lui le scuoteva le viscere:

"Sarà meglio, Ginevra, perché la prossima volta che entrerai in questa stanza potrei anche decidere che mi piacerebbe vederti anche nel mio letto e ti assicuro che ti ci troveresti anche bene.

Ti aspetto per cena così finalmente potrai mostrarmi quei prospetti a cui mi accennavi" e prima che lei potesse rispondergli, si infilò di nuovo nel bagno lasciandola a morire dalla vergogna e dalla consapevolezza che quelle parole avevano colpito nel segno.

 

Arrivata nella propria stanza Ginevra si lasciò ricadere sul letto e buttò il cellulare da parte guardando con fare circospetto l'orologio.

La cena sarebbe stata servita esattamente alle otto e lei sapeva benissimo che prima delle nove e mezza non sarebbe finita, considerando la flemma del padrone di casa.

E tra caffè e sherry avrebbero sicuramente iniziato a lavorare non prima delle dieci di sera.

Sbuffando si alzò con uno scatto dal letto e scosse la testa per tentare di dimenticare il fisico asciutto e potente del suo futuro marito.

"maledizione!" e dopo essersi alzata si diresse in bagno avendo intenzione di restituirgli il favore di averla messa in imbarazzo con gli interessi.

 

Benjiamin Price sapeva perfettamente di non reputarsi una persona paziente.

Era pignolo, preciso, e sempre perfettamente in orario.

E odiava la gente che era sistematicamente in ritardo sopratutto quando doveva incontrarsi con lui.

Molte volte aveva lasciato i giornalisti ritardatari a bocca asciutta, andandosene via ancora prima che questi avessero il tempo di chiedere scusa per il loro ritardo anche di soli cinque minuti.

Si era infatti guadagnato la fama  di essere un super preciso e fanatico della puntualità e lui ne andava fiero.

A differenza di chiunque era stato educato fin da piccolo che se si voleva perseguire uno scopo importante bisognava mettere quel traguardo al di sopra di ogni cosa.

La puntualità e la precisione, la sua pignoleria erano i minimo indispensabile per raggiungere quella forma perfetta che avrebbe fatto di lui una macchina fredda e precisa sul campo verde.

L'unica persona che aveva osato sfidarlo giungendo puntualmente in ritardo e gliel'aveva sempre concesso, era stata Katarina.

L'aveva amata e con lei aveva pensato veramente a costruirsi una famiglia.

L'aveva sempre fatto aspettare, fin dalla loro prima uscita e lui quando l'aveva vista scendere le scale dell'hotel dove lei faceva la modella, non aveva avuto il coraggio di muovere un solo muscolo.

Era decisamente bella quella sera.

E lui le aveva sempre concesso qualsiasi capriccio, che andassero dalle pellicce o a ritardi infiniti e capricci d'ogni genere.

Ne era innamorato follemente e la ferita era stata profonda quando si era accorto che lei lo usava solamente per soddisfare qualsiasi suo vizio e l'aveva tradito.

Aveva chiuso immediatamente la relazione e da quel momento aveva odiato ancor di più le persone ritardatarie, perché le ricordavano lei che con tutti quei ritardi lo facevano morire di impazienza e angoscia.

E ora mentre guardava l'orologio e si rendeva conto che le otto erano passate da già ben dieci minuti e lui era ancora appoggiato al camino a sorseggiare il suo martini, si rese conto di provare ancora un po' di quell'impazienza e angoscia e ciò lo irritava in una maniera oltre misura.

Appoggiò il bicchiere al camino e fece per dirigersi verso il tavolo quando alzò gli occhi e rimase abbagliato.

Stava scendendo le scale e non lo stava degnando nemmeno di uno sguardo e senza nemmeno scusarsi del ritardo si sedette a tavola e iniziò a servirsi il delicato antipasto.

Indossava una tubino rosso fuoco decisamente scollato sul seno che aderiva alla sua pelle in una maniera che qualcuno avrebbe dovuto dichiarare illegale.

Seguiva in modo armonioso, come una seconda pelle, ogni singolo centimetro del corpo della donna e oltre la scollatura vertiginosa sul davanti, la gonna lunga fino al ginocchio si apriva con uno spacco vertiginoso su per la coscia sinistra.

Guardandola con ammirazione servirsi gli antipasti, si sedette al capo opposto della tavola e le sorrise maliziosamente:

"Certo che Ginevra, se ti presenti così ogni volta che vai a un colloquio o un appuntamento di lavoro, non ti può poi arrabbiare se qualcuno ti chiede cosa indossi al di sotto.... anche perché mi verrebbe da pensare che tu sotto di quello difficilmente potresti avere qualcosa!"

Lei alzò gli occhi da gatta dal piatto e gli sorrise maliziosamente, spostandosi con le dita laccate di rosso un ciocca dietro l'orecchio.

"Chissà, potresti avere ragione."

Benjiamin  Price sapeva di non essere una persona paziente, ma sapeva di essere una persona controllata.

Eppure quella donna lo stava letteralmente facendo impazzire.

"Sia ben chiaro che non amo i ritardi. La cena era alle otto.

Non ho più nessuno intenzione di aspettarti" disse appoggiando la forchetta su piatto.

Le lo guardò dritto negli occhi e gli sorrise increspando le labbra cremisi.

"non mi pare di avertelo chiesto. Potevi benissimo iniziare a mangiare. D'altronde anche se pranziamo e ceniamo sullo stesso tavolo, non significa che stiamo pranzando o cenando assieme."

Alzò il bicchiere di vino e gli fece un brindisi silenzioso prima di bere.

"comunque, visto che io finisco sempre prima di te di mangiare, non vedo perché tu non possa iniziare prima di me. D'altronde come a te non piace aspettare, nemmeno a me piace molto.

Sopratutto se non si è a una cena galante.

Bisogna parlare di affari? Perfetto, tu inizia pure a mangiare con la tua solita flemma e calma, io posso anche fare a meno della tua compagnia."

 

Ginevra si rese conto di essersi spinta troppo in là.

Vide gli occhi del portiere scurirsi e una brivido di paura le salì lungo la schiena.

"non mi importa un accidente di quello che tu pensi di me. Sei un'ospite in casa mia, ricordatelo e quindi se ti dico di scendere a una cert'ora, mi aspetto che ciò venga rispettato. Abituati in fretta perché tra poco sarai mia moglie!"

Ginevra appoggiò la forchetta sul bordo del piatto e con calma si alzò dal suo posto guardandolo, per la prima volta dall'alto in basso.

"chiariamo una cosa, Price, io non sono una proprietà di cui puoi disporre a tuo piacimento. Terrei anche a precisare che anche nel caso in cui io diventassi tua moglie, tu non avresti nessun diritto su di me o sulla mia vita.

Il nostro è un semplice accordo d'affari e io non ho intenzione di cambiare nemmeno un singolo attimo della mia vita per venirti incontro.

E visto che la mia presenza in questa casa non è gradita, domani mi cercherò un albergo."

Detto questo voltò le spalle al padrone di casa  e fece per andarsene, ma l'uomo le aveva già artigliato un polso, dimostrandole una velocità sicuramente invidiabile.

Voltandosi la donna si ritrovò a guardare delle pozze nere che splendevano di rabbia repressa.

"hai finito Ginevra? Ora ti dico io cosa penso di te e del fatto che tu non sia una mia proprietà.

non so con che mezzucci tu sia riuscita ad appropriarti di qualcosa che mi apparteneva di diritto, la Price Corporation, ma dal momento i cui indosserai la mia fede nuziale, tu sarai mia, proprio come la società."

Ginevra lo guardò arrabbiata e tentò di liberarsi dalla stretta possessiva dell'uomo che però non mollò la presa.

"lasciami immediatamente, razza di imbecille. Io non sarò mai tua, mi hai sentito?!"

Ma l'uomo sogghignò di una risata talmente sensuale che la scosse nel profondo.

"Scommettiamo che mi basterebbe toccarti una sola volta per farti capitolare ai miei piedi?"

e prima che lei potesse solamente ribattere qualcosa, alzò la mano ancora libera e fece scorrere un dito sul limite che la scollatura del vestito poneva tra il suo corpo e il tessuto quasi impalpabile.

Il petto della donna incominciò subito ad alzarsi e abbassarsi al ritmo irrefrenabile del desiderio che le scuoteva le viscere.

E lui se ne accorse e prima che lei potesse trovare il modo per reagire, abbassò la testa e iniziò a baciarle e stuzzicarle ciò che le dita avevano accarezzato esattamente un secondo prima.

Mentre la sua bocca e la sua lingua le stuzzicavano la parte iniziale del seno, la sua mano ancora libera scese, con una lentezza estenuante, verso la coscia della donna che piegò e gliela fece appoggiare al suo fianco, mentre con un colpo di reni la spingeva contro il tavolo.

Le strusciò la propria coscia contro l'inguine di lei e a quel movimento lei cedette con un ansito.

Liberò la sua mano dalla stretta possessiva di lui e gliela appoggiò sulla nuca mentre lui, data la sua capitolazione, le faceva scendere la zip dell'abito fino alla base che con un movimento leggero e frusciante, si raggomitolò sui suoi fianchi, lasciandole finalmente il seno libero da ogni costrizione.

E lui glielo baciò.

Ginevra ormai stava impazzendo dalla voglia di una bacio furioso e penetrante e con uno sforzo sovrumano gli alzò la testa con entrambe le mani offrendogli le labbra.

Lui le sorrise e si avvicinò a quelle dolci e scarlatte protuberanze sempre di più lasciando che lei potesse respirare il suo respiro.

Ormai le non desiderava altro che baciarlo e assaporare la sua bocca.

Le loro labbra si sfioravano a malapena e lei ormai tremava di desiderio.

"Benji..." lo chiamò lei e lui la guardò da testa a piedi e il suo sorriso malizioso si tramutò in un ghigno di vittoria.

La mollò di scatto e il vestito cadde a terra lasciandola completamente nuda, se non per le mutandine di pizzo.

E lui le rise in faccia.

"ecco qui la donna che fino a pochi minuti prima aveva detto che mai sarebbe stata mia. Mi sarebbe bastato rovesciarti sul tavolo per avere completo accesso dentro di te. Grande orgoglio non c'è che dire"

La donna si nascose allora il seno con le braccia e chinò la testa coprendo alla vista di lui gli occhi coperti di lacrime.

Lui rise ancora più forte e dopo aver raccolto da terra il vestito glielo gettò letteralmente addosso.

" e ora vattene. di donne come te ne ho conosciute fin troppe"

E ritornò a sedersi tranquillamente al suo posto continuando a mangiare il proprio antipasto.

 

Ginevra era ormai in lacrime e con l'ultimo briciolo di dignità rimastole si diresse verso le scale tentando di coprirsi il più possibile con l'abito.

Aveva ormai raggiunto in penultimo gradino quando la voce perentoria di lui la raggiunse:

"Domani alle dieci ti voglio al campo da calcio. Per quanto tu non valga molto, ti presenterò ai miei amici. vedi di essere presentabile, non voglio essere messo in imbarazzo da una come te."

E con quest'ultima staffilata al proprio cuore e al proprio orgoglio, le annuì e si richiuse nella propria stanza.

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Capitolo 7
*** capitolo 6 ***


p>CAPITOLO

Ginevra quella sera si ritirò nella sua stanza e cedendo a una crisi isterica, iniziò a prendere a pugni il cuscino finché, stremata, non si accasciò sul letto.
Lo odiava. Era decisamente il termine giusto per quello che provava verso quell’uomo.
L’aveva profondamente umiliata quella sera, l’aveva fatta sentire come se fosse un oggetto da usate e gettar via una volta stancatosi.
E lei, maledetta la usa natura così vulnerabile, si era lasciata abbindolare e aveva lasciato che lui quasi la possedesse sul tavolo della sala da pranzo.
Una volta resasi conto di quello che lui le aveva fatto e di come lei aveva risposto, lo aveva odiato profondamente.
Lei non poteva comportarsi così dopo tutto quello che aveva fatto per poter ottenere ciò che aveva faticosamente conquistato negli anni.
Era tutto ciò che aveva in quanto la famiglia Price le aveva rubato tutto.
Non aveva nient’altro di ciò che aveva conquistato e, giurò di nuovo a se stessa, non avrebbe permesso a un nuovo Price di rovinarle la vita.
Voleva la guerra?
Non c’era nessun problema: lei era nata per combattere contro di lui.

La mattinata sembro non giungere mai per entrambi.
La notte era stata decisamente agitata per Ginevra che, mossa da pensieri violenti e, ahimé, carnali, non era riuscita a distaccarsi da ciò che era successo la sera prima con il padrone di casa.
La stessa cosa era accaduta a Benjiamin che, a dispetto di come voleva sempre apparire, era in realtà stanco dalla notte passata e frustrato dall’erotismo che la donna gli trasmetteva.
Quella mattina il suono della sveglia era stato quasi un sollievo se non fosse che la giornata che lo attendeva era decisamente poco tranquilla.
Non aveva voglia di andare agli allenamenti, e soprattutto di affrontare gli sguardi indagatori dei suoi compagni di squadra.
Sapeva perfettamente che qualche notizia sarebbe trapelata anche dal loro silenzio stampa, se non fosse anche solo per la morte di suo padre.
Sapeva quindi di dover chiarire molto presto la situazione di Ginevra ai suoi amici, ma soprattutto a se stesso.
Le aveva proposto, o meglio l’aveva praticamente obbligata a sposarlo, ma nel profondo del suo io, non sapeva se era la cosa gusta da fare.
Erano un po’ di mesi a questa parte che si interrogava su le sue relazioni e sulle sue esperienze con le donne e a parte una bruttissima esperienza in Germania, nella quale era rimasto profondamente scottato, non aveva più voluto relazioni serie.
Sarà stato per il modello dei suoi genitori, insieme solo per compiacere la stampa e per far sembrare la famiglia Price un esempio per tutto il mondo, ma la sola idea di sposarsi gli aveva sempre fatto venire i brividi.
E la cosa aveva sempre fatto impazzire suo padre.
Certo non era l’unico figlio della famiglia, anzi i suoi due fratelli erano più grandi di lui di qualche ano, ma il padre sapeva bene che affidare un’azienda a un pittore bohemien e a uno scapestrato che passava più tempo al casinò che nella propria casa, avrebbe voluto significare la fine di quell’impero economico a cui sicuramente aveva dedicato molto più tempo che ai propri figli.
E stranamente il figlio più piccolo, con la mania del calcio, aveva capito la passione di duo padre per la finanza e, stranamente l’aveva paragonata alla propria vita calcistica.
Anche li ogni giorno rappresentava una sfida a chi teneva più duro, a chi giocava meglio in attacco senza però lasciare sguarnita la difesa, e lui, il miglior portiere al mondo, abituato a controllare che ogni difensore non sbagliasse nemmeno una posizione in campo e che nessun attaccante riuscisse a superare quel muro impenetrabile, si era appassionato lentamente a quel ruvido mondo dove molte volte un sorriso celava un pugno di ferro.
Solo che suo padre aveva come suo solito frainteso le intenzioni del figlio e lentamente ma con mano ferma l’aveva sempre più sospinto verso l’economia facendo pressioni affinchè lasciasse il mondo del calcio.
Il problema era stato che sentendosi così tanto pressato dal padre, aveva lentamente abbandonato qualsiasi progetto e alla fine i rapporti con il capofamiglia invece che migliorare, si erano lentamente logorati arrivando infine alla rottura.
Scuotendo leggermente la testa, si rigirò tra le mani il testamento del padre.
Come era giusto che fosse, lasciava un piccola parte e una misera manciata di azioni ai due figli maggiori, permettendo al maggiore Michael di vivere in tranquillità campando in una piccola villa di famiglia in Italia, spersa tra le colline toscane, continuando a dipingere i suoi quadri.
Al secondogenito Lucas, lasciava la stessa identica somma del primo figlio e una villa a Montecarlo che, come già sapeva Benjiamin, sarebbe stata presto in vendita per poter pagare i vizi al fratello.
E a lui, la stoccata finale in quel duello che combattevano da tempo: una moglie scelta da lui e l’intera multinazionale.
E ora lui non sapeva proprio cosa fare: gli veniva da ridere all’idea che anche in punto di morte fosse riuscito a trovare un modo per vincere questa maledetta sfida.
Un sospirò gli uscì dalle labbra.
Era la prima volta che rifletteva seriamente su quello che gli era successo in questi giorni: suo padre era morto e lui rimaneva, ultimo di tre figli, a caricarsi di tutte le responsabilità.
Come sempre, del resto.
Scrollando la testa, si calò in testa il suo inseparabile cappellino e dopo aver scribacchiato due righe su un foglio e aver depositato sullo, stesso un mazzo di chiavi, prese il suo borsone e si diresse, come sempre, verso quel prato verde che riusciva, almeno per novanta minuti, a fargli dimenticare quanto la sua vita fosse triste.
- alla faccia di chi dice che i soldi comprano anche la felicità -

Quando Ginevra si alzò quella mattina, inizialmente non ripensò all’umiliazione subita la sera prima, ma lentamente i ricordi iniziarono a riaffiorare nella sua memoria e le guance si imporporarono per la vergogna.
Nascose la testa sotto il cuscino non riuscendo a credere di essersi lasciata trattare così.
Certo lei non era una santa e nemmeno votata alla castità e già prima di quel momento aveva sperimentato cosa volesse significare stare con un uomo, dentro e fuori da un letto.
Quello di cui non riusciva a capacitarsi era innanzi tutto la forte attrazione che si era scatenata tra loro in sala da pranzo, ma che soprattutto lui l’avesse trattata come una prostituta.
Lei non era affatto una donna di facili costumi e se si era donata a un uomo era perché aveva provato un forte sentimento nei suoi confronti.
Trascinandosi giù dal letto indossò una vestaglia e si diresse verso la sala da pranzo pregando mentalmente di non incontrare il padrone di casa.
Con sua somma felicità, Benjiamin era già uscito di casa.
Si diresse verso la caffettiera appoggiata sul tavolo e solo dopo essersi versata una tazza di espresso si rese conto di un mazzo di chiavi e di un biglietto appoggiato al tavolo.
Come colui che l’aveva scritto, il biglietto era molto conciso e le veniva ordinato di presentarsi al campo da calcio per le presentazioni ufficiali.
Le chiavi servivano all’uso della macchina posteggiata nel garage dietro casa..
Maledicendolo con tutte le sue energie, finì la sua tazza di caffé e si diresse verso la camera da letto.
Avrebbe di gran lunga preferito un diverso tono nel biglietto che non un ordine militare.
Pensava veramente che lei sarebbe sottostata a ogni suo capriccio in virtù di non si sa che cosa?!
Mai.
Lei era riuscita a risollevarsi da una situazione disastrosa ed era arrivata ai vertici del successo contando solo sulle sue forze.
Non sarebbe sicuramente stato un portieruncolo di terza categoria a metterla in difficoltà.

Benjiamin Price non era sicuramente un uomo impaziente.
Era abituato ad essere sempre attivo e presente anche nelle situazioni più immobili.
Il suo ruolo di stare sempre tra i pali lo obbligava a mantenere una concentrazione ferrea ed era proprio famoso per ilo sua sangue freddo, fuori e dentro il campo di calcio.
MA quando con la coda dell’occhio vide comparire sugli spalti Ginevra, poco ci mancò che pure Mellow riuscisse a fargli goal.
Dopo essersi assicurato che nessuno avesse notato la sua defaiance, in realtà si rese conto che il suo capitano stava sogghignando.
A lui certi errori non scappavano di certo…
La sua concentrazione era messa decisamente a dura prova, sapendo che quella donna lo stava guardando, e per la prima volta nella sua vita avrebbe voluto veramente fare colpo su di lei per farle rendere conto di chi lui fosse nel suo ambiente.
Ma quando riuscì a distogliere l’attenzione da ciò che stava succedendo in campo, notò che lei non era minimamente interessata a ciò che lui stava facendo, troppo concentrata sul portatile che aveva sulle gambe.

Ginevra aveva deciso di buttarsi sul lavoro, non c’era altra scelta.
Innanzi tutto perché se non ci pensava lei a certe cose, non ci avrebbe di certo pensato quel portiere da quattro soldi che di sicuro non sapeva nemmeno cosa fosse un falso in bilancio, o una bancarotta, praticamente l’abc di qualsiasi persona che voleva dirigere un’azienda.
In secondo luogo perché sapeva con certezza che l’indifferenza era la migliore arma visto che persone come Benjiamin Price amavano essere osannate e adorate.
Quindi una buona e sana dose di indifferenza nei suoi confronti, non poteva che fargli un po’ abbassare la cresta e mettergli un po’ di sale in zucca.
E, infine, perché a dispetto di ciò che voleva mostrare, sapeva che la faccenda del matrimonio non era un qualcosa di rimandabile.
Quindi doveva pensare ai fiori, agli inviti e tutte quelle cose inutili a cui bisognava pensare.
Sconsolata, sospirò e si passò una mano nei capelli grattandosi la testa, segno di una vera e propria esasperazione.
“Ti vedo un po’agitata, se mi posso permettere”
Alzando di scatto la testa in direzione della voce, si ritrovò davanti la fidanzata del capitano.
Portava un semplice paio di jeans e una t-shirt attillata di uno sgargiante rosso.
“Ciao Ginevra… era ora che ti facessi vedere al campo! I ragazzi iniziavano a pensre che fossi solo una favola!”
“Può anche darsi che epr loro io sia una favola, ma per me questo è un incubo!” le rimandò mentre la giapponese scoppiava a ridere.
“Ti sembrerà strano, ma anche quel burbero e antipatico del tuo fidanzato, ha degli amici.
Ma non ti preoccupare, non ha assolutamente parlato male di te, anzi ti stima molto”
Questa volta fu l’altra donna a ridere e a guardare scettica Patty
“Oh, io se fossi in te non sottovaluterei il giudizio di Benjiamin Price. Sa della tua storia, del tuo passato e di come sei riuscita ad andare avanti.
E queste cose, uno come lui non le sottovaluta di certo!”
“Sarà come dici, ma non penso che lui abbia bisogno né di me, né di nessun altro”
Patricia sorrise senza nemmeno rispondere e velocemente si sedette di fianco a lei:
“Ma parlando di cose interessanti, dimmi un po’ come ti trovi a Villa Price. A dir la verità a me ha sempre fatto un po’ paura”
Ginevra si tolse gli occhiali da sole dal naso e la guardò alzando le spalle.
“E’ una casa come tante altre che ho visto. E tu invece? Come prosegue il tuo ultimo libro? Non vedo l’ora he esca nelle librterie per leggerlo!
“Beh se non vedi propri l’ora te ne manderò un copia appena prima che esca, così non ti ritroverai senza!
Ginevra scoppiò a ridere e annuì e per la prima volta da quando era arrivata nella cittadina, si sentì finalmente a suo agio.
“Beh si, direi che è decisamente un bel vantaggio conoscere la mia scrittrice preferita! Almeno conoscere quell‘individuo allucinante ha avuto i suoi riscontri positivi!”
Patty annuì e le si sedette vicino.
“Pronta per il matrimonio? Sai non pensavo che Benji arrivasse all’altare prima di me e Holly, ma a quanto pare i miracoli esistono. State bene assieme e tu i sembri una persona che può dargli del filo da torcere!”
Ginevra storse la bocca e sospirò.
“Preferirei andare al patibolo piuttosto che sposare quell’uomo, ma a quanto mi è appena stato comunicato dai miei avocati, non c’è via di scampo da quella clausola, se non volgiamo prendere in considerazione i fratelli di Benjiamin che tutto mi sembrano tranne dei dirigenti d’azienda, anche se non so se fidarmi nemmeno di lui… Mi sembra così… impreparato!”
Patty la guardò e sogghignò:
“Allora vuoi dire che non ti ha detto della sua laurea? Benji si è laureato in Economia e Marketing esattamente due anni fa e da allora si è sempre tenuto in contatto con suo padre per sapere degli andamenti della società!”
Ginevra rimase profondamente colpita da questa ultima informazione e sgranò gli occhi verdi guardando la giovane amica:
“Io non ne sapevo nulla. Nemmeno suo padre mia aveva accennato al fatto che suo figlio fosse realmente così coinvolto con la società!”
Patricia accavallò le gambe e sorrise:
“lo vuoi un consiglio, Ginevra? Nella famiglia Price, nulla è mai come sembra, soprattutto se parliamo di Benjiamin!”
Un sogghigno leggero le face voltare di scatto e si trovarono proprio davanti ai loro occhi, l’oggetto delle loro discussioni.
“che fai, Patty, sei passata al nemico?”
“Qualcuno la deve pur mettere in guardia dai tipi come te. Finito con gli allenamenti? Bene, allora vado a parlare con Oliver”
E dopo aver salutato i due si allontanò leggiadra.
Ginevra aspettò che la nuova amica se ne fosse andata per rivolgere il suo peggiore sguardo d’odio al portiere.
“E così saresti laureato in Economia. Che diavolo aspettavi prima di dirmelo? Che mi fossi prostrata ai tuoi piedi chiedendo compassione e pietà per aver capito solamente alla fine con chi diavolo avevo a che fare?! Ma tu pensi che io sia così stupida?!”
I suoi occhi fiammeggiavano di rabbia e Benjiamin Price si sentiva lusingato di aver finalmente scatenato quella furia che sapeva perfettamente che le stava tenendo nascosto sotto quella maschera di ghiaccio che portava ogni santo giorno.
Sapeva del fuoco che le ardeva nelle vene dalla sera prima, quando l’aveva sentita così arrendevole e calda tra le sue braccia. E ora non bramava null’altro che non fosse lo sprofondare in quel fuoco.
“Non ti ritengo per niente stupida, Ginevra. Se così fosse ti avrei già sottratto con molta meno fatica la mia società da sotto le tue mani. Ma ti ho osservata in questi anni, ho visto come lavori e la fiducia che mio padre aveva in te. E certe cose sono importanti anche per uomini spregevoli come me.
Non pensare mai che io sappia cosa sto facendo, lo so perfettamente perché io non lascio mai nulla al caso, nemmeno la mia vita privata.
Ho avuto molte donne, mia cara, ma nessuna ha mai potuto arrogarsi il diritto di proprietà nei miei confronti. Tu sarai l’unica a potertene vantare!”
Ginevra spense lentamente il computer e gettando un occhio al campo, si rese conto tutti gli amici del portiere erano appena sotto gli spalti dove lei era seduta aspettando di conoscerla.
Lo guardò sentendo montare dentro di se una rabbia mai provata.
“Innanzi tutto io non ci tengo affatto ad averti come marito. Io ci sono costretta se te lo fossi dimenticato e se questo è l’unico modo per continuare a seguire un’azienda che ho amato e che per la quale ho dato ogni singola goccia del mio sangue, allora vorrà dire che sarò disposta a fare un patto con il diavolo e accettare che tu mi metta una fede al dito.
Ma se pensi che basti uno stupido anello di metallo per mettere a tacere tua moglie, beh hai sbagliato di grosso.
Ti sarai anche laureato in economia e avrai letto tutti i prospetti che ti mandava tuo padre, ma sappi che sono io quella che li scriveva e che lavorava anche quattordici ore al giorno.
Sono io che conosco quella maledetta azienda come le mie tasche e se non vuoi che te la mandi in malora, e sappi che ne sarei capace, d’ora in avanti ti consiglio di portarmi il rispetto che devo e che ho sempre preteso.
Tu sei solamente un portieruncolo da quattro soldi che ha sprecato la sua vita inseguendo un sogno da bambino. Io sono una donna che insegue un sogno da uomini.
E non permetterò minimamente che un montato della tua portata mia dica come mi devo comportare.
Mai!”
Benji la guardò stupito e compiaciuto per quella mega sfuriata che gli stava facendo ma che in fondo sapeva essere giusta.
Disgraziatamente un sorriso gli trapelò sulla bocca e la donna lo interpretò come una sfida.
Raccogliendo con gesti nervosi la propria attrezzatura, tirò fuori dalla borsa una serie di inviti per il matrimonio, già stampati e pronti.
“Bene, Price, visto che non hai nessuna intenzione di prendermi sul serio, questi sono gli inviti per il matrimonio con la data fissata e pronta.
Puoi distribuirli, gettarli, mangiarli, usarli come carta igienica, a me non interessa.
Ti avviso solamente che se quel giorno ti dimenticherai di presentarti all’altare, ci saranno tutti gli estremi per farti causa e giuro su Dio che ne sarò capace!”
E con sprezzo glieli gettò in faccia mentre con un sonoro - CHE DIAVOLO AVETE VOI DA FISSARE!- rivolto all’intera squadra nazionale, lasciava lo stadio.
Oliver Hutton sogghignò e guardò l’amico Tom:
“Penso proprio che ne vedremo delle belle!” e si incamminò verso gli spogliatoi seguito da tutti gli altri che preferirono lasciare il loro amico portiere ad accusare l’umiliazione.

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Capitolo 8
*** capitolo ottavo ***


Appena andata via dal campo di calcio, Ginevra salì sulla macchina del suo futuro marito e con uno scatto d'ira iniziò a pestare una mano sul volante e, trovando che quel gesto le dava decisamente soddisfazione, lo ripetè sempre più forte e sempre a distanza più ravvicinata tra un colpo e l'altro.
"MALEDIZIONE!"  si ritrovò a urlare, mentre lacrime di frustrazione le scorrevano lungo le guancie... Cosa aveva fatto di male per ritrovarsi in un pasticcio simile.
Odiva quella famiglia, l'aveva odiata fin da bambina così come l'aveva odiata da adulta.
Aveva conosciuto Adam Price, il padre di Benji, nel periodo peggiore della sua vita quando lui era riuscito a rilevare la società concorrente del padre di Ginevra.
Lui, dopo tutti gli avvenimenti che erano successi nella sua famiglia dopo il tracollo dell'azienda e del padre, le aveva comunque permesso un'istruzione senza pari e una volta conosciuta la potenza del suo cervello e la voglia, quasi forsennata che aveva per lo studio, l'aveva lasciata fare, incoraggiandola.
In breve, appena raggiunta un'età comunque proibitiva per altri, l'aveva presa a lavorare a stretto contatto come segretaria personale prima e poi come suo braccio destro.
Aveva conosciuto Matthew Price, il figlio maggiore del magnate, a una serata di gala.
Aveva capito subito che era un buono a nulla, un giocatore d'azzardo perso nella sua dipendenza.
Aveva amato segretamente Robert Price, secondogenito della famiglia, mai ricambiata dall'uomo.
Era sicura che lui non l'avesse nemmeno mai vista veramente come una potenziale amante, ma semplicemente come una sorellina minore acquisita.
La cotta le era passata in fretta e nel frattempo aveva avuto le sue storie, più o meno serie e, sistematicamente, quando finivano, si rifugiava sempre ormai nella casa dell'ormai amico di sempre, Robert.
E ora doveva sposare Benjiamin Price.
E, che suo padre la maledicese dall'al di là, ne era piacevolmente eccitata e fuoriosamente obbligata.
Pestò di nuovo la mano sul volante e sospirò.
"Si da il caso che quella sia una Lamborghini, se tu non lo sapessi, ed è difficile qui in Giappone recuperare i pezzi di ricambio, quindi ti prego di smetterla di pestare i pugni sul volante!"
Ginevra sospirò e alzò gli occhi sul portiere della nazionale che la guardava con la sacca sulle spalle con aria annoiata.
"Se tu la piantassi tutte le sante volte di farmi perdere il senno e la pazienza, non dovesti nemmeno vedermi pestare le mani sul volante dela tua preziosissima macchina. E poi, non hai degli allenamenti da seguire? Allora vai e non rompermi le scatole!"

Benjiamin Price si riteneva un uomo paziente e controllato, ma come i suoi amici potevano confermare, non era avvezzo a farsi trattare come uno stupido e riusciva anche a cedere a scoppi di ira molto violenti quando la situazione lo stremava ed estenuava e, questa donna violentemente... donna, lo portava regolarmente a sfiorare quel limite.
"Gli allenamenti sono finiti per questa mattina. riprenderanno solamente verso le quattro del pomeriggio e siccome i miei compagni avrebbero il piacere di conoscerti,  nonostante la scenata puramente inutile di stamattina, mi hanno chiesto di invitarti con noi a mangiare nella mensa della Nazionale.
A dispetto di quello che tu possa pensare sono persone molto educate e alla mano e siccome sono amici miei ti conviene accettare visto che, dopo che saremo sposati, sicuramente avremo modo di frequentarli molto."
L'uomo era decisamente fiero di essere riuscito a mantenere la calma in quella situazione, ma guardando in faccia Ginevra, si chiese cosa le avesse detto di così offensivo per giustificare l'espressione sul volto di lei.
"Mi conviene accettare?!"
Cogliendolo completamente alla sprovvista, uscì con un gesto felino dalla macchina e gli puntò un dito sul petto battendoglielo ripetutamente contro:
"Vediamo di mettere le cose in chiaro, Price! Io sono una persona alla mano e sicuramente i tuoi amici sono delle persone strepitose, ma tu non hai assolutamente il diritto di venire qui e dirmi che mi - conviene accettare- ! Cosa diavolo pensi di fare? Pensi di poterti arrogare il diritto di minacciarmi?!"
Benji sgranò gli occhi  e senza nemmeno rendersene conto indietreggiò di un passo.
Appena si rese conto di essere, per la prima volta nella sua vita, indietreggiato davanti a una donna, la rabbia gli montò prepotente nel petto e di scatto le afferrò il polso in una stretta micidiale.
"Ora stammi bene a sentire." la sua voce era carica di vetriolo e fredda come l'acciaio.
"Sono maledettamente stufo di dover sempre ascoltare le tue lamentele. Nel caso in cui tu non te ne fossi accorta, nemmeno a me va molto a genio il sapere che sei talmente viscida da esserti inserita così bene nell'azienda e nell'amministrazione di mio padre, da doverti sposare per poter riavere quello che è mio.
Mi fa schifo in tuo arrivismo e il tuo scendere a compromessi.
Ma, d'altronde, non ho molte scelte. Le cose stanno così e io non posso fare niente per evitarlo, come hanno avuto premura di avvisarmi i miei avvocati.
Ora, piccola bastarda, stammi bene a sentire: tu ora muoverai quel bel culetto che ti ritrovi e verrai con me dai miei amici,
Ti comporterai come se non vedessi l'ora di stare con loro, scherzerai, riderai e non mi importa se dovrai fingere per farlo. E smetterai di sorridere solamente quando te lo ordinerò io, Smetterai di essere carina con loro solamente se te lo dirò io e d'ora in avanti farai tutto quello che ho voglia.
Siamo intensi?!"

Ginevra subì quello sfogo con gli occhi spalancati, ma quella parola, buttata li tra le tante, le fece salire il sangue alla testa.
Bastarda.
I suoi occhi verdi si incupirono repentinamente e dopo aver sentito quello sfogo di sciovinismo e maschilismo allo stato puro, sommato alla tensione dei giorni precedenti, la sua mano destra si alzò e cadde pesantemente sulla sua guancia esattamente nello stesso momento in cui Oliver Hutton e Patricia Gatsby uscivano, preoccupati dalla lunga assenza, a cercali.
"Bastarda?! BASTARDA?! TU OSI DARE A ME DELLA BASTARDA?! Non ci provare mai più Price, perche, giuro su quello che ho di più caro, la volta prossima ti stacco la testa a furia di ceffoni! E quel bel discorsetto da puro maschio decerebrato e maschilista sciovinista, evitalo! Di testosterone ne ho tenuto bada per una vita intera e il tuo non è tanto diverso da quello di tutto gli altri idioti su questo mondo che pensano che basti avere una "protuberanza" in mezzo alle gambe per essere considerati simili a Dio!"

Benjiamin Price sentì arrivare la schiaffo e vide il suo cappello volare via.
La guancia gli si arrossò subito e poco dopo sentì darsi del maschio sciovinista e decerebrato in meno di due secondi.
Il sapere poi che la sua "protuberanza" era stata messa in mezzo alla discussione come prova del fatto che lui fosse stupido, non lo aiutò di sicuro a calmarsi e il sentirsi paragonato a tutti gli altri uomini sulla faccia della terra, lo fece andare in bestia.
Diavolo lui era il SGGK!
"Piccola dannata idiota di una donna! Cosa diavolo pensi di fare? Pensi di poter venire qui a dettare legge sul mio comportamento?!"
"SI!" fu la semplice risposta che lo fece andare in bestia.
"Bene!"
E solo in quel momento si rese conto che così arrabbiata e sconvolta, i suoi occhi sembravano più grossi, le sue labbra più piene e il respiro affrettato era una strana parodia dell'amore.
"Hai giocato con il fuoco ragazzina! E ora ne subirai le conseguenze!" e, prima che le potesse assorbire il senso delle sue parole, la baciò di un bacio furioso, dato per ristabilire i ruoli.

Ginevra sentì solamente le labbra di lui premere sulle sue e d'istinto le serrò, mentre con i pugni glieli pestava sul torace che sembrava fatto di cemento armato.
Iniziò a boccheggiare per la mancanza di fiato e, in un gesto istantaneo, aprì la bocca per cercare ossigeno, ma dando così all'uomo la possibilità di approfondire il bacio.
Sentì la punta della sua lingua penetrarle in bocca e la mancanza di ossigeno venne sopperita con un bisogno più impellente.

Appena sentì la bocca di lei aprirsi nella ricerca dell'ossigeno, non ebbe esitazioni e fece quello che voleva fare fin dal primo momento in cui l'aveva vista quella mattina.
Iniziò a bacirla sempre più profondamente e passionalmente e sentendo la sua risposta, rincarò i suoi assalti.
Quando la sentì cingergli il collo con le braccia, perse definitivamente il lume della ragione e senza nemmeno rendersene conto, la sbattè contro la fiancata della macchina appoggiandosi una sua gamba contro il fianco per farle capire la portata della sua eccitazione.
Rendersi conto di essere sul punto di non ritorno in mezzo a un parcheggio e lasciarla bruscamente, fu semplicemente la conseguenza più logica ed entrambi si guardarono con il fiato corto, le labbra gonfie e i sensi ottenebrati.
"Dobbiamo piantala di provocarci in questa maniera. Finiamo per fare o dire cose che entrambi vorremmo evitare."
Ginevra lo guardò con un ghigno sprezzante dipinto in volto:
"Sta di fatto che quelle cose che ho detto le pensavo sul serio e non ho intenzione di evitare di litigare con te quando lo ritengo opportuno solamente perchè tu sei incapace di mantenere il controllo!"
E vederlo scoppiare a ridere e non capirne il senso, furono le cose che la spiazzarono di più in questa vita.
"E ora perchè ridi?"
"C'è gente che potrebbe assicurarti che al mondo non c'è persona più controllata di me. Forse sei solamente tu che riesci a scuotermi e non so se la cosa mi piaccia o no"
Allontanamdosi di un passo si rese conto chealmeno altre due persone dovevano essere state partecipi di quello scambio infuocato, sia di parole che di baci.
"Cosa c'è Holly?!"  lo apostrofò, mentre con la coda dell'occhio vedeva la sua giovane promessa arossire fino alla punta dei capelli.
"Oh beh, ecco... ci chiedavamo solamente dove eravate finiti... Tutti di la vi stanno... ehm... aspettando... ma se non volete venire... beh ecco, capiamo..."
Benji nel frattempo aveva raccolto il cappello da terra e se lo era di nuovo calato in testa e Ginevra lo invidiò moltissimo per la protezione che gli conferiva.
"Non c'è problema"
Si stupì da sola per essere riuscita a formulare una frase di senso compiuto dopo quello che aveva provato pochi istanti prima.
"Avevamo dei punti da... eh... chiarire. Ora siamo pronti."
E alzando gli occhi sorrise al capitano della Nazionale che lentamente si distese anche lui in un sorriso rilassato:
"Oh bene. Siamo tutti molto contenti che tu abbia deciso di restare. Sai siamo tutti curiosi di conoscere la fidanzata di Benji!" e, togliendo tutti dall'imbarazzo generale, la prese a braccetto e la condusse verso l'interno dello stadio.
"Chiariti i punti, Benji?!" lo prese in giro Patty mentre l'uomo sorrideva.
"Ho come l'idea che in realtà abbiamo solamente complicato ancor più la situazione!" e appoggiandole un braccio sulle spalle la spinse a raggiungere gli altri.

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Capitolo 9
*** Capitolo ottavo ***


accordo8 Lentamente l'inverno lasciò il passo alla primavera a Ginevra il tempo sembrò rispecchiare quello che realmente le persone accanto a lei stavano provando.
Benjiamin Price sembrava che stesse affrontando la morte dei genitori con determinazione e solamente lasciando che il tempo le schiarisse un po' le idee, capì come l'uomo doveva essersi sentito, quell'inverno, nel perdere le persone che lo avevano generato e messo al mondo.
Una volta aveva provato a chiedere come stesse, per capire se la persona che aveva davanti era il cinico e sfrontato portiere che affrontava la vita nello stesso modo, oppure se avrebbe dimostrato una commozione per la sua situazione tipicamente umana.
Ne era rimasta comunque stupita: non aveva reagito in nessuno dei modi che aveva previsto.
Inizialmente pensava che l'avrebbe mandata, furioso con lei per aver affrontato l'argomento, galantemente a quel paese, oppure si aspettava un'aggressione in piena regola.
Invece lui l'aveva semplicemente guardata e le aveva sorriso.
Gli occhi si erano incupiti e la bocca era rimasta attaggiata in un sorriso amaro.
Aveva scosso la testa e si era alzato da tavola avvicinandosi da lei e accovacciandosi di fianco alla sua sedia: l'aveva guardata intensamente e, alzando una mano, le aveva sfiorato la guancia con la grande mano abbronzata e quello che aveva detto l'aveva completamente stupita e fatta capitolare.
"Grazie per avermelo chiesto."
Ed era tornato alla sua cena e nemmeno una parola era volata tra di loro.
Ora Ginevra si trovava davanti un assegno sostanzioso, lasciato per lei dal futuro marito quella mattina stessa.
Il biglietto che lo accompagnava spiegava che siccome al matrimonio mancava meno di una settimana, lui le consigliava di procurarsi un abito da sposa non volendo vederla marciare verso l'altare coperta con un rigido tailleur.
In un impeto di ira accartocciò l'assegno decisamente sostanzioso e lo lanciò lontano nella stanza, mentre lacrime di rabbia e frustrazione le rigavano il viso.
La stava facendo impazzire: lei, Ginevra Rossetti, la calma e la tranquillità fatta a persona, la persona conosciuta da tutto il mondo dell'Alta Finanza come il "cyborg", stava lentamente e inesorabilmente impazzendo davanti a un uomo emblematico e, secondo lei, completamente disturbato come Benjimin Price.
Sospirò e si mise le mani nei capelli: non sapeva più come comportarsi. Lui le aveva dimostrato che tra loro era sempre pronta a scoppiare una scintilla di pura passione che sapeva poteva portarla alla resa totale, ma era consapevole anche che se avesse ceduto, se ne sarebbe pentita.
D'altronde lei era comunque una donna indipendente e l'andare a letto con lui si sarebbe rivelato un disastro: avrebbe sicuramente inziato a pretendere da lei certi atteggiamenti e comportamenti, le avrebbe vietato piaceri a lei congeniali per un semplice capriccio e avrebbe potuto rovinarle la carriera con un solo dito.
Scosse la testa e la affondò nei capelli ancora umidi dalla doccia appena fatta.
E forse per la rima volta da quando era cominciata questa assurda convivenza e situazione, si lasciò andare a un pianto di sfogo e di frustrazione, silenzioso e solitario.
Non si riconosceva più: era sempre stata una ragazza combattiva e determinata, vogliosa di arrivare e di essere riconosciuta per il suo valore, per il suo cervello e, perchè no, anche per la sua bellezza.
E ci era riuscita, maledizione!
Si era impegnata fino alla stremo delle forze, fin dalla morte dei suoi genitori, sopportando ogni genere di privazioni, dalla solitudine alla obbligata convivenza con la famiglia Price.
Ma ora era stanca, sola, disperata e per la prima volta nella sua vita, sentiva di voler gettare la spugna.
Sentiva di non sapere cosa fare e di non riuscire a reggere una situazione del genere.
Voleva semplicemente scappare.
Fu così che la trovò Patty, accasciata sul tavolo della sala da pranzo, scossa dai singhiozzi più profondi.

Oliver Hutton non si riteneva un genio nelle questioni amorose, anzi, si riteneva un vero e proprio decerebrato.
Anche solamente il fatto che per riuscire a dichiararsi a Paty ci avesse impegato anni e anni, trincerandosi dietro la passione per il calcio, ne era una prova abbastanza convincente e se ci rifletteva bene anche quando si era dichiarato, era stato per merito di Patty che l'aveva messo davanti a un aut-aut: o la voleva, o non doveva nemmeno più rivolgerle la parola.
Il risultato era sotto gli occhi di tutti e lui ne era stato proprio felice.
Ma, pure lui, l'imbranato degli imbranati, si rendeva conto che il matrimonio del suo migliore amico era destinato al fallimento.
Non c'era nemmeno un presupposto, anche minimo, che lo convincesse che la scelta di sposare Ginevra Rossetti era la scelta migliore.
Certo, se si tralasciava la questione sesso.
Da ciò che aveva potuto notare nel parcheggio un paio di mesi prima, tra i due c'era una scintilla sempre pronta a scoppiare, ma lui non sapeva quanto sarebbe durata questa attrazione, ma , sopratutto,  chi ne avrebbe poi pagato le conseguenze.
Doveva parlare con Benjiamin al più presto.

Patty scosse la testa e sospirò mentre con passo leggero si avvicinava al tavolo e posava una mano sulla testa dell'amica accarezzandole i capelli.
"Era ora che ti sfogassi, cara,. Non potevi pensare di andare avanti così, trattenendo la tua rabbia e la tua frustrazione!"
Ginevra a quelle parole alzò la testa di scatto e si ritrovò davanti la donna che lentamente era divenuta la sua più cara amica e confidente: era strano per lei considerarla un'amica anche perchè rimaneva comunque una persona con la quale Benjiamin Price era cresciuto. Eppure lei sembrava molto oggettiva e tendeva a insultare il futuro marito anche più di lei.
"Oh Patty! Ma che sto facendo? Questo matrimonio sarà una vera e propria catastrofe senza limiti!"
L'amica non potè far null'altro che sospirare e sedersi di fianco a lei, mentre Ginevra continuava nel suo sfogo personale fatto da lacrime e insulti nei confronti dell'amico d'infazia.
Certo era che se qualcuno le avesse mai detto che Benjiamin price si sarebbe sposato prima di lei, non ci avrebbe minimamente creduto.
Eppure le cose stavano esattamente così e lei aveva paura che la sposina davanti a lei, non sarebbe stata in grado di tener duro ancora per molto e sarebbe capitolata a breve.
"Oh Patty! mi vuole pure pagare il vestito, come se io fossi una sua dipendente! Oh maledizione! IO SONO UNA SUA DIPENDENTE!"  e un nuovo scoppio isterico di pianto si riversò su Ginevra.
Qui ci volevano rinforzi!

Benjiamin Price conosceva perfettamente il modo di giocare del suo capitano: era sempre pieno di vita, gioioso, estroverso, pronto a superare se stesso e chiunque gli si ponesse davanti.
Contrariamente però a ogni atro giorno della sua vita, Oliver Hutton non era in forma smagliante e molte volte sembrava quasi che perdesse il controllo del gioco per pensare ad altro.
L'amore doveva avergli fatto proprio male; da quando si era messo con Patty però era  la prima volta che lo vedeva così distratto e sopratutto aveva il sentore che in realtà la questione non riguardasse la donna, quanto proprio se stesso, Benji Price.
Era alquanto inquietante vedere l'amico fissarlo insistentemente dall'inizio della serie di allenamenti e non vedeva l'ora che l'amico tirasse fuori qual'era il problema o che almeno la finisse di fissarlo così: Dio, era inquientante!
Quando finalmente il fischio di Marshall decretò la fine della mattinata di preparazione atletica, come se sentisse che il momento della verità stesse per uscire, il portiere tentò di scappare dall'amico che però riuscì comunque a intercettarlo nella sua poco gloriosa fuga.
Stizzito, si levò il cappello dalla testa e lo sbattè contro la muscolosa coscia mentre uno sguardo di insofferenza gli si dipingeva in volto.
"Si può sapere che diavolo vuoi da me stamattina, Holly?! Dio! E' tutta la santa mattinata che mi fissi, non sei concentrato su quello che fai e mi indaghi da lontano. Che diavolo! avrò ben diritto a poter vivere senza l'ombra inquisitoria del tuo sguardo!"
Oliver lo guardò e sorrise mentre si asciugava il sudore con un asciugamano che aveva appoggiato mollemente sul collo:
"In effetti, Benji, volevo parlarti del tuo matrimonio"
Forse tra tutte le cose che potevano lasciare più alibite il portiere una sarebbe stata vedere il mare diventare rosso, il cielo verde e la terra blu e l'altra sentir parlare così francamente Oliver Hutton.
"Beh? Che diavolo significa? Mi sposo tra meno di sette giorni, non mi pare il caso di fare il difficile, se non vuoi farmi da testimone posso chiederlo a ciunque altro nella squadra anche se non pensavo che avresti fatto problemi..."
Ma l'aria stizzita del capitano gli diede a intendere che non era quello il problema:
"Il problema, Benji, non è se io voglia o meno farti da testimone, ma se sia giusto sposare quella povera ragazza! Ma l'hai vista come si è ridotta in questi pochissimi mesi in cui ha abitato a casa tua? E' dimagrita, ho delle borse sotto gli occhi da far spavento ed è perennemente in tensione. E tu non sei da meno. Da quando i tuoi genitori sono morti hai continuato a vivere la tua vita come se la cosa fosse capitata a qualcuno che non fossi tu. Non ne hai parlato, non hai reagito con rabbia, non ti sei rinchiuso in casa. Niente. Hai continuato la tua vita come se quello che ti era successo non ti riguardasse nemmeno. Francamente non ti riconosco più. Una volta almeno ti arrabbiavi e in campo diventavi un belva. E ora invece sei la calma fatta persona. E poi la storia di questo matrimonio.
Credi che sia così stupido da non vedere come stanno realmente le cose?
Tu non sai come gestire questa situazione, ma piuttosto che ammetterlo, scommetto che ti spareresti in un piede.
Allora quello che voglio chiederti in tutta sincerità, con la più totale franchezza, è: sei veramente sicuro di quello che stai per fare? Vuoi veramente sposare Ginevra Rossetti?
Perchè se hai un solo unico dubbio, non sul fatto che la vostra unione pssa durare, cosa che ti auguro, ma in cui non scommetterei, ma sul fatto che questa cosa non vi porti all'autodistruzione, allora ti farò da testimone ben volentieri.
Ma se solamente pensi, anche lontanamente, che lei ti possa solo complicare la vita, confonderti le idee e che voi due vi possiate scannare tutto il giorno, ti prego di non fare una sciocchezza simile!"
I due amici si guardarono intensamente negli occhi e Benjiamin Price non potè non riconoscere la stessa spressione fiera che aveva avuto Holly quando le loro due squadre si erano sfidate, per la prima volta, apertamente.
Quante cose erano cambiate da allore.
Tante.
Troppe.
Eppure la stessa espressione del viso era dipinta su volto dell'amico: determinazione nel dover fare la cosa giusta.
La cosa giusta per lui.
Non per se stesso, ma per il suo amico.
E la maschera cadde.
Anche se sul viso del portiere non passò nemmeno l'ombra di un'espressione, dentro egli sentì come un vetro andare in frantumi e rivelargli finalmente la verità.
Era arrabbiato con i genitori per averlo lasciato in una situazione del genere.
Era arrabbiato con Matthew per essere un irresponsabile senza partito che nella vita non avrebbe mai fatto niente di buono.
Era furioso con Robert che nella sua arte e nella sua vita frugale era riuscito a trovare il suo equilibrio con il quale affrontava ogni sfida della vita.
Ma sopratutto era arrabbiato per il fatto che nonostante fosse il più piccolo dei tre fratelli Price, fosse lui a doversi sposare una donna imposta dal padre e a dover mandare avanti l'azienda di famiglia.
E infine odiava i suoi genitori: sua madre per l'assoluto disinteresse che aveva avuto per l'ultimogenito.
Assorbita completamente dal primo, straviziato dei figli Price, appena interessata per il secondo, il terzogenito era stato solamente un fagotto da depositare in un enorme villa giapponese con un tutore e qualche domestico.
E suo padre era il peggio del peggio: era riuscito a manovrare la sua vita persino da morto obbligandolo a sposare una donna che non amava e a seguire un'azienda nela quale non aveva mai quasi avuto modo di apportare qualche modifica sempre bocciata dal padre.
Ma nessuno di questi pensieri trapelò e come un ottimo attore riesce a calarsi perfettamente nella parte assegnatagli, anche Benjiamin Price aveva ben presto imparato la sottile arte della recitazione:
"Nessun ripensamento Holly e si, sono completamente sicuro di quello che sto per fare. Ginevra è bella, intelligente e spigliata. Con il tempo sapremo apprezzarci a vicenda. Ora dobbiamo lasciare che i nostri caratteri prendano un po' le misure visto che entrambi sia delle teste di legno che difficilmente si piegano al volere altrui.,
Ma non ti preoccupare ne per me nè per lei, ne abbiamo parlato moltissimo e siamo arrivati alla conclusione che questa è la soluzione migliore! L'importante è che tu ci sia al mio fianco domenica.
Non vorrei dover cadere a terra nel caso svenissi!"
E il pubblico ne rimane incantato: Oliver sorrise e annuì, tranquillo ora dopo che l'abile arte dell'attore lo aveva convinto come una magia.
Grande scroscio di applausi.
Il sipario si chiude.
E i pagliacci piangono.

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