Curtain Call [boyxboy] (Italian Translation)

di zaynseyes_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Curtain Call (1) ***
Capitolo 2: *** Curtain Call (2) ***
Capitolo 3: *** Curtain Call (3) ***
Capitolo 4: *** Curtain Call (4) ***
Capitolo 5: *** Curtain Call (5) ***
Capitolo 6: *** Curtain Call (6) ***
Capitolo 7: *** Curtain Call (7) ***
Capitolo 8: *** Curtain Call (8) ***
Capitolo 9: *** Curtain Call (9) ***
Capitolo 10: *** Curtain Call (10) ***
Capitolo 11: *** Curtain Call (11) ***
Capitolo 12: *** Curtain Call (12) ***
Capitolo 13: *** Curtain Call (13) ***
Capitolo 14: *** Curtain Call (14) ***
Capitolo 15: *** Curtain Call (15) ***
Capitolo 16: *** Curtain Call (16) ***
Capitolo 17: *** Curtain Call (17) ***
Capitolo 18: *** Curtain Call (18) ***
Capitolo 19: *** Curtain Call (19) ***
Capitolo 20: *** Curtain Call (20) ***
Capitolo 21: *** Curtain Call (21) ***
Capitolo 22: *** Curtain Call (22) EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Curtain Call (1) ***


Mi sedetti in classe, incredibilmente annoiato. I miei occhi vagarono su un ragazzo attraente annoiato tanto quanto me. Donald Caligor batteva la penna sul banco, come se quel movimento fosse l'unica cosa a tenerlo sveglio.

La campanella suonò e a Donald quasi cadde la penna per la sorpresa. Posò le sue cose dentro lo zaino ed io lo copiai, alzandomi subito dopo.

Superai Donnie senza lanciargli nemmeno un'occhiata. Era una vecchia e indesiderata parte della mia vita. Ex ragazzo. Ex migliore amico di un altro mio ex ragazzo.

Corsi lungo il corridoio verso il mio armadietto, dove il mio amico mi stava già aspettando. Mi fermai davanti a lui, guardandomi intorno e sospirando.

"Bennett," lo salutai "Dov'è Scott?"

"Dove pensi che sia? La nonnetta sta arrivando" rispose lui.

Mi voltai e misi la combinazione nell'armadietto, aprendolo "Hai intenzione di andare a quella cena, stasera?"

"Certo. E anche Scott." Rispose Bennett "Beh, si presenterà con un paio di ore di ritardo ma sì, ci sarà"

"Parla sempre male di me, la nonnetta" rispose Scott, apparendo dietro Bennett.

"Era ora" rispose lui, riferendosi al suo ritardo.

"Le persone cercano sempre di mettermi fretta nella vita" esclamò Scott.

"No, semplicemente camminiamo più veloci di una vecchia donna senza gambe" rispose Bennett.

"Chiudete entrambi la bocca" esclamai, richiudendo l'armadietto.

"Volete venire a casa mia prima di cena?" offrì Bennett.

Scossi la testa "Non posso, ho degli impegni. Ci vediamo direttamente lì"

"Ci sta abbandonando ancora una volta" esclamò Scott.

"Ti invierò una foto di un koala per farmi perdonare" risposi.

Il solito viso senza emozione di Scott si illuminò "Allora sarai perdonato. Mandami dei koala felici"

"Affare fatto" Scott aveva una strana ossessione per i koala e il mio cane.

"Andiamo, prima che continui a viziarti ancora di più." Disse Bennett, afferrando il polso di Scott e portandolo via con sè "Ci vediamo a cena, Alexander"

"Sì, ci vediamo" conclusi, uscendo definitivamente da scuola. Entrai in macchina e collegai il telefono alle casse, facendo risuonare subito dopo la musica.

"Love's so alive, but it died in its sleep. And now that it's dead, i live in your head and i will haunt your fucking dreams" cantai mentre guidavo verso casa.

I miei pensieri incominciarono a vagare, così alzai il volume della musica continuando a cantare a squarciagola il testo della canzone. Stavo diventando bravo nel reprimere ricordi sul mio ex ragazzo Neo.

Non lo vedevo da molto tempo e, a parte qualche messaggio imbarazzante scambiato una volta ogni tanto, non gli avevo parlato. Col passare del tempo anche quei messaggi stavano diventando sempre meno frequenti. Ero determinato a voltare pagina, anche se era un lento processo.

Mi fermai al vialetto e spensi la macchina, uscendo poco dopo. Camminai fino a casa mia afferrando il telefono e controllando la casella dei messaggi.

"Stai diventando come Scott. Pensavo non saresti venuto"

Sobbalzai leggermente e alzai lo sguardo con un sorriso sul viso. I miei occhi si posarono sul possessore di quella voce, seduto nella panchina del mio porticato.

Aveva dei capelli castano chiaro con qualche riflesso biondo. La sua pelle era leggermente abbronzata e i suoi occhi di un colore verde-azzurro. Mi sorrise, alzandosi.

"Non mi sto trasformando in lui. Mi sono solo fatto distrarre. Il che mi ricorda che gli devo la foto di un koala" 

"Meglio che gliene invii una prima che si arrabbi" disse il ragazzo.

"Scott rimane arrabbiato per un massimo di dieci minuti." Risposi, prendendo il contatto di Scott e inviandogli una delle tante immagini di koala che avevo salvato nel cellulare per momenti come questi "Dov'è la tua macchina?"

"A casa. Mi hanno dato un passaggio" rispose lui.

"Avresti dovuto dirmelo, Tobias. Avrei potuto accompagnarti io, qui"

Toby sorrise, sembrando più carino di quello che era "Volevo farti una sorpresa. Dai, entriamo"

Aprì la porta di casa e feci entrare Tobias all'interno. Ci togliemmo le scarpe e salutammo il mio cane, Link. Lui abbaiò felice, andando da me a Toby con l'intento di salutare entrambi allo stesso momento.

"Vuoi qualcosa da mangiare?" chiesi mentre entravo in cucina.

Scosse la testa "Nah, ci sarà cibo in abbondanza alla cena di stasera"

Feci spallucce e mi diressi al piano di sopra, guidandolo verso la mia camera. Mi sedetti sul letto facendo correre una mano tra i capelli.

"I tuoi capelli continuano a crescere" disse Toby, sedendosi sulle mie ginocchia e circondandomi così la vita con le sue gambe, incrociando poi le braccia intorno al mio collo.

"Lo so. Avevo intenzione di tagliarmeli" risposi. L'avevo già fatto un paio di settimane fa con l'intenzione di mantenere i capelli corti e gestibili.

Toby si chinò leggermente, pressando le sue labbra sulle mie. Le mie mani scivolarono sotto la sua maglietta, con le dita premute delicatamente sulla sua schiena mentre lo tenevo stretto a me.

Toby mi spinse contro il letto, sdraiandosi sopra di me e approfondendo il bacio. Sorrisi e lo spinsi leggermente.

"No, no," mormorai contro le sue labbra "Non adesso. I miei genitori arriveranno da un momento all'altro, dobbiamo andarcene"

Mi baciò la mascella, e poi giù lungo il mio collo "Abbiamo ancora un pò di tempo"

Lo allontanai definitamente da me. Lui rotolò su un fianco e mi baciò una guancia, sorridendo di nuovo. Un'innocente curva delle sue labbra in contrasto con lo sguardo malizioso stampato in viso.

"Sei sopportabile quanto un dito nel culo" esclamai, dandogli un colpetto sul petto.

"Mmm, non credo ti sarebbe dispiaciuto" rispose lui, avvicinandosi lentamente al mio corpo e baciandomi.

"Sì infatti. Ma non adesso" risposi sedendomi.

La porta di casa si aprì e Link incominciò nuovamente ad abbaiare. Toby sospirò e sprofondò contro i miei cuscini.

"è l'ora della cena" disse lui.

"Non sarà così male," lo rassicurai, facendolo alzare dal letto. Quasi inciampai nel mio gatto mentre avanzavo verso la porta "Vesper! Smettila di sdraiarti sui miei piedi o finirò col calpestarti!" lo sollevai e lo poggiai sulle mie spalle.

"Meow" disse in risposta lui, facendo le fusa contro la mia guancia.

Alzai gli occhi al cielo e scesi le scale con Toby che a seguito. I miei genitori ci sorrisero quando ci videro entrare in cucina.

"Alexander!" mi salutò mia madre "Ciao Toby!"

"Buonasera signora Sullivan! Buonasera signor Sullivan" rispose lui allegramente.

"Ciao Toby," rispose mio padre. Poi mi si avvicinò e mi diede un mezzo abbraccio "Pronti per andare?"

"Pronti." Dissi annuendo "Oh, aspetta. Dovrei cambiarmi. Non sono vestito in modo adeguato per una serata del genere"

Afferrai Vesper e lo posai sul pavimento. Ritornai nella mia stanza insieme a Toby. Mentre mi spogliavo, rimanendo solo in mutande, lui mi lanciava addosso i vestiti più eleganti che possedessi.

"Grazie" risposi mentre indossavo ciò che aveva scelto.

"Aspetta, aspetta, aspetta." Esclamò avvicinandosi. Allungò una mano e mi sistemò i capelli "Ecco! Adesso sei perfetto"

"Andiamo prima che facciamo tardi" dissi prendendogli la mano.

Scendemmo nuovamente le scale e gli lasciai la mano, raccogliendo poi Vesper dal pavimento e portandolo con noi in cucina.

"Adesso siamo pronti" affermai, poggiando Vesper da qualche parte per terra.

"Allora andiamo!" rispose mio padre afferrando le chiavi.

Uscimmo fuori ed entrammo nella sua macchina. Ci guidò fino ad un gradevole ristorante pieno di persone vestite in modo formale. Parcheggiò la macchina e senza indugiare oltre, seguì i miei genitori dentro il locale. Sorrisi e salutai un bel pò di persone mentre ci dirigevamo al nostro tavolo.

"Toby, i tuoi genitori sono già arrivati?" chiese mia mamma curiosamente.

"Sì, mia mamma mi ha inviato un messaggio poca fa. Sono seduti dall'altro lato della sala" rispose lui annuendo.

"Alexander, tu e Toby potete sedervi con i vostri amici. Sono sicuro che Bennett e Scott siano in qualche tavolo in fondo alla sala." Disse papà con un sorriso "Se hai bisogno di noi saremo seduti qui"

"Okay" Io e Toby percorremmo la sala. Subito dopo aver individuato Bennett e Scott, guidai Toby verso di loro.

"Alexander. Toby" ci salutò Bennett alzando lo sguardo dal telefono.

"Scott?" chiesi sedendomi al tavolo. Toby scivolò accanto a me.

"Sei davvero sorpreso?" alzò un sopracciglio "Nemmeno i suoi genitori riescono a fare arrivare quel ragazzo in tempo. L'ho visto sorridere in macchina, quindi presumo che tu gli abbia inviato una foto di un koala"

"Beh, avevo detto che lo avrei fatto"

"E lo hai fatto." Rispose Scott sedendosi vicino a Bennett "Smettila di parlarmi alle spalle. Ferisci i miei sentimenti"

"Ma tu non ne hai"

"Se ce li avessi, adesso sarei offeso" rispose lui.

"Povero Scott" esclamò Toby ridendo.

"Gli hai già rubato il cane?" chiese Scott.

"Non ancora, ma ci sono vicino. Alexander finalmente ha abbassato la guardia. Devo solo aspettare il momento in cui và in bagno e me ne andrò con il cane" rispose lui.

"Voi due non ruberete il mio cane!" dissi severamente "Nessuno dei due ha l'autorizzazione a restare solo con Link! O Vesper!"

"Non ti fidi di me?" chiese Toby, rivolgendomi un sorriso innocente.

"Stavi progettando di rubare il mio cane di fronte a me!"

"Credo che dovremmo inventarci qualcos'altro adesso" Toby disse a Scott.

"Prendilo e scappa." Disse semplicemente lui "Il cane, intendo. Non Alexander. Non voglio lui"

"Grazie" gli lanciai un'occhiataccia.

"Ti uso soltanto per i tuoi animali." rispose lui "E non me ne vergogno"

Bennett spinse leggermente Scott "Spostati. Devo chiedere a mio padre una cosa"

"Tutti abusano verbalmente e fisicamente di me" affermò Scott, alzandosi e lasciando passare il ragazzo.

Bennett sparì e Scott si sedette nuovamente al tavolo. Una cameriera si avvicinò e prese gli ordini delle nostre bevande, scomparendo e ritornando un minuto dopo con dell'acqua.

"Quando porteranno il cibo. Sto morendo di fame" disse Toby, giocando con la sua cannuccia.

"Abbi un pò di pazienza" risposi, prendendogli sotto il tavolo la mano e intrecciando le dita con le sue.

"Mi sento come se fossi il terzo incomodo" esclamò Scott.

"Questa è la ragione per cui ti serve Link" rispose Toby.

"Lo avrei già avuto se tu fossi riuscito a rubarglielo"

"Sono ancora qui," dissi irritato "Vi posso sentire"

"è da maleducati interrompere una conversazione, Alexander" disse Toby, premendo la sua mano libera contro la mia bocca.

Gli leccai il palmo e lui si allontanò con una lamentela, pulendosela poi contro il pantalone. Ghignai quando lo vidi mettere il muso.

"Anche questo era da maleducati" soffiò offeso lui.

"Inviagli la foto di un koala per farti perdonare" intervenne Scott.

"Scott, le foto dei koala non risolvono ogni cosa"

Scott aveva l'espressione di uno che era stato sparato dritto al cuore.

E con questo intendevo occhi spalancati e gli angoli della bocca tirati verso il basso. Sospirai.

"Mi spiace Scotty, non lo pensavo davvero"

"Sì invece" ribattè lui.

"La foto di un koala con un cappello a cilindro mi farà perdonare?" offrì.

"Potrebbe alleviare il dolore"

Presi il telefono e gli inviai la foto. Poco dopo Scott sbloccò il suo cellulare e sorrise vedendo l'immagine.

"è così carino!" affermò, troppo distratto dal telefono. Io e Toby ci guardammo e scoppiammo a ridere.

"Scott, spostati" ordinò Bennett, avvicinandosi al nostro tavolo. Lui obbedì, alzandosi dal tavolo senza però staccare gli occhi dallo schermo.

Bennett sprofondò sulla sedia. I suoi occhi sfrecciarono velocemente intorno alla stanza prima di fermarsi su di me.

"Alexander, cattive notizie" annunciò lui.

Sospirai "Jake Chambers?"

Lui scosse la testa "No, Jake non è qui. I suoi genitori sono presenti ma lui non c'è"

Mi si seccò la bocca, e sapevo cosa stava per dire prima ancora che le parole gli uscissero dalla bocca. Bennett incontrò i miei occhi, un'espressione neutra sul suo viso.

"Neo è qui" 

 

 

 

_________________

Solo il fatto che ha citato una canzone dei Set It Off mi ha fatto sclerare come non so cosa...Ditemi che non sono l'unica al mondo a cui piacciono *sospira tristemente* *forever alone*

ANYWAY, sono ritornata e scommetto di aver fatto felice qualche persona u.u

Primo capitolo di una lunga avventura appena iniziata. Sono entusiasta di riprendere questo percorso con voi, e ancora più curiosa di sapere i vostri pensieri su questo inizio!

Un grande bacio a tutti xx

 

Nota: questo è il secondo libro di 'The Show Must Go On', per chi non l'avesse letto consiglierei di farlo per capire un pò meglio la tensione tra Alexander e questo famigerato Neo-- vi assicuro che non ve ne pentirete perchè il ragazzo ha un carattere piuttosto vispo e inusuale che di certo non vi farà annoiare-- e per poter anche comprendere meglio l'atteggiamento di Alexander nei confronti degli altri ragazzi.

Ad ogni modo, potete anche continuare a leggerla senza nessun problema, il mio è solo un consiglio. Grazie per l'attenzione!

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Capitolo 2
*** Curtain Call (2) ***


Non c'era bisogno che gli chiedessi se intendesse Neo Bartosz. Era l'unico in città con quel nome.

"Perchè? Non viene mai a questi eventi"

Bennett fece spallucce "Non lo so. È seduto con i suoi genitori"

"Non sei nemmeno obbligato ad incontrarlo!" disse Toby. Sapeva cosa fosse successo tra di noi e quello che mi aveva fatto.

"Toby ha ragione," lo appoggiò Bennett "Probabilmente neanche si avvicinerà qui. Dubito che i suoi genitori vogliano che lui ti veda"

"Genitori, giusto." Esclamò Toby, schiaffeggiandosi la fronte "I miei sono seduti da quella parte"

"Beh, non credo che per te sarà così imbarazzante incontrare Neo" disse Bennett.

"Lo so. Devo solo ricordarmi che prima o poi devo fare un salto dai miei genitori"

"Così tanti drammi. E sempre quando devo mangiare" esclamò Scott con un sospiro.

"Scusa Scotty," risposi " Ma non ci sarà nessun dramma fino a quando lui non si avvicinerà al nostro tavolo ed io non andrò nel suo"

"Bene, il bagno si trova vicino al suo tavolo, spero tu non debba fare pipì" disse Toby.

"Non dirlo. Perchè l'hai detto. Adesso sto pensando di andarci" grugnì.

"Non pensare all'acqua che scorre" rispose lui, spostandomi il bicchiere d'acqua più vicino.

"Hai dodici anni per caso?" chiesi, lanciandogli un'occhiataccia.

"Undici e mezzo" mi corresse.

"Non mi sorprende" borbottai.

"Sei così cattivo con me" disse facendo il broncio.

"Beh, adesso mi hai fatto pensare che devo andare in bagno quando in realtà so che non è così!"

"Fai la pipì fuori, come il cane quale sei" rispose lui.

"Questa è tutta colpa tua, Tobias." Gli lanciai un'occhiataccia "Se mi ritroverò in una situazione imbarazzante con il mio ex ragazzo a causa tua te la farò pagare"

"Non controllo la tua vescica!" si difese lui.

"Potresti semplicemente andare in bagno e fingere di non aver visto Neo." Disse Bennett con una scrollata di spalle "Ma conoscendoti, vedrai Neo e ti sentirai obbligato a parlargli perchè sei un masochista"

"Non sono un masochista" dissi.

Bennett mi lanciò un'occhiata di chi la sapeva lunga "Oh, sì che lo sei Alexander"

"Vengo con te" si offrì Toby.

"Siamo per caso diventate ragazze, adesso? Posso andare in bagno anche da solo" risposi.

"Mi lavo sempre le mani prima di mangiare, in ogni caso. Tra poco porteranno il cibo. Sbrighiamoci" rispose lui, alzandosi dalla sedia e guardandomi in attesa.

Sospirai e mi alzai. Bennett socchiuse leggermente gli occhi mentre mi osservava.

"Alexander, non essere stupido"

"Non lascerò che lo sia" lo rassicurò Toby allegramente.

"Non sono stupido!" dissi loro.

"Andiamo," rispose lui, afferrando la mia mano e spingendomi verso di lui. Mi lasciò quando incominciammo a camminare "Tieni gli occhi puntanti dritti davanti a te. Non cercare di guardare Neo"

"Lo so," risposi "Come ho già detto, non sono stupido"

"No ma tendi a torturare te stesso a causa di questa relazione." Disse Toby mentre giravamo l'angolo "E non dire che non lo fai perchè ti conosco molto bene"

"Sono migliorato" risposi mantenendo gli occhi dritti davanti a me, anche se la tentazione di vedere se Neo fosse davvero lì era davvero forte.

"Sì, è vero" confermò lui.

Aprì la porta del bagno ed entrammo subito dopo. Andai in una delle cabine, chiudendo poi la porta.

Lo scroscio dell'acqua che scorreva mi arrivò alle orecchie, segno che Toby si stava lavando le mani. Dopo aver liberato la vescica, mi lavai le mani e controllai allo specchio il mio riflesso. Mi sistemai i capelli e mi passai una mano sulla maglietta per togliere eventuali pieghettature.

Toby mi circondò la vita con il braccio, poggiando poi il mento sulla mia spalla "Sei bellissimo" mormorò contro l'orecchio.

"Grazie per avermi stropicciato la maglietta che avevo appena sistemato" misi le mani sulle sue. Mi voltai leggermente e lo baciai. Le sue labbra erano così piene e morbide ma una parte di me ancora sentiva la mancanza di quelle screpolate e inesperte di Neo.

"Devi smetterla di torturarti per il tuo ex ragazzo" affermò Toby, allontanandosi dalle mie labbra.

"Ci sto lavorando" risposi roteando gli occhi.

Mi baciò il collo "Sei pronto per ritornare da Scott e Bennett?"

"Sì, sono affamato"

Le mani di Toby ricaddero al suo fianco "Oh, aspetta. I miei capelli sulla nuca si stanno trasformando in un qualcosa di davvero inaccettabile" disse guardando il suo riflesso.

Aprì il rubinetto e mi bagnai le punte delle dita "Lascia fare a me"

"Sei il migliore" rispose lui, alzando il pollice all'insù e voltandosi in modo che potessi sistemargli i capelli.

Attentamente gli bagnai i capelli, rendendoli lisci e assicurandomi che l'acqua non li facesse sembrare troppo oleosi. Toby pazientemente mi guardò attraverso lo specchio.

La porta del bagno si aprì dietro di noi e alzai lo sguardo sullo specchio vedendo il riflesso del padre di Neo, il professore Bartosz. Lui ci notò e sembrò leggermente imbarazzato. In fondo lo era sempre quando mi vedeva.

"Alexander," salutò "Ciao!"

"Buonasera Professor Bartosz" risposi educatamente, spostandomi in modo che il Professore potesse passare oltre i lavandini "Scusi se le siamo di intralcio. Non ci metteremo molto"

"Non preoccupatevi" rispose lui, avanzando e aprendo il rubinetto per lavarsi le mani.

Toby gli sorrise "Buonasera!"

"Ciao, temo di non ricordarmi di te"

"Tobias Reed" rispose lui con ancora un sorriso in volto.

"Il figlio di Henry Reed?" chiese lui sorpreso.

"Sì, sono io!" rispose Toby.

Il Professore Bartosz sorrise "È un vero piacere conoscerti, Tobias"

"Anche per me, signore!" rispose annuendo.

"Toby, adesso i tuoi capelli non sembrano più disastro" affermai, rendendo liscio l'ultima ciocca selvaggia di capelli.

Toby ammirò il suo riflesso nello specchio "Molto meglio, grazie Alexander. Penso che debba assumerti come mio parrucchiere personale"

"I tuoi capelli sono perfetti il 90% delle volte"

"Ma tu mi servi per quel 10% delle volte"

"Andiamo" dissi alzando gli occhi al cielo e prendendogli la mano. Lo strattonai fuori dal bagno e lontano dall'imbarazzo con il Professore Bartosz.

Toby improvvisamente accelerò, trascinandomi con sè. Mi guidò fino oltre l'angolo e mi lasciò andare la mano.

"Ma che diavolo?" chiesi.

"Neo stava camminando nella nostra direzione. Probabilmente stava andando a cercare suo padre" spiegò Toby facendo spallucce.

"Lo hai visto?" chiesi.

"Certo"

"E lui ci ha visti?"

"Non ne sono sicuro"

"Bene" sospirai e Toby mi seguì verso il nostro tavolo.

Suo padre, Henry, ci stava aspettando lì, parlando allegramente con Bennett e Scott. Alzò lo sguardo su di noi quando ci avvicinammo.

"Tobias! Vieni con me, vorrei farti conoscere qualcuno. Alexander puoi venire se vuoi!" affermò Henry.

"Sì vieni dai, soffri insieme a me" rispose Toby ridendo.

Feci spallucce e seguì Henry condurci dall'altra parte del ristorante. Mentre camminavamo tenni fisso lo sguardo sulle scarpe di Tobias per non correre il rischio di vedere Neo.

"Tobias," annunciò Henry "Mi piacerebbe farti conoscere la famiglia Bartosz!"

Lentamente sollevai il capo, chiedendomi perchè fossi così sorpreso. Era ovvio che questo sarebbe accaduto. Si poteva considerare un colpo di scena?

Neo stava giocando con la cannuccia della sua bibita, non alzando lo sguardo su di me. Per una volta la sua faccia era pulita, senza nessun livido, a parte per la cicatrice sul labbro che gli dava un permanente ghigno in viso.

Sebbene fossero passati un paio di mesi dall'ultima volta che lo avevo visto non sembrava essere cambiato molto. I suoi capelli erano più chiari, probabilmente per tutto il sole che aveva preso. Ma a parte i capelli schiariti e il viso libero-da-lividi, sembrava lo stesso di sempre.

"Ho già avuto il piacere di incontrare il Professore Bartosz" disse Toby, tanto cordiale quanto il padre.

"Sono Anna Bartosz." si presentò la signora Bartosz, tendendogli la mano. Lui la strinse vigorosamente "E questo è nostro figlio, Neo"

"Sì, ciao" rispose lui, non sollevando lo sguardo mentre mescolava il ghiaccio nell'acqua.

"Neo!" lo sgridò il padre lanciandogli un'occhiataccia.

Neo sospirò, alzando finalmente il capo e tenendo i suoi occhi incollati solo su Toby "Ehi, ciao, sono Neo"

"Tobias" rispose il ragazzo, allungando la mano verso di lui. Neo con riluttanza la strinse.

"Ciao Alexander" salutò la signora Bartosz.

"Buonasera signora Bartosz," risposi educatamente "Ciao Neo"

Lui mi ignorò, preferendo piuttosto continuare a mescolare il suo drink con la cannuccia. Toby lo osservò curiosamente.

"Vai anche tu nella nostra scuola, Neo?" chiese Toby, anche se sapeva già la risposta.

"No. Vado in una scuola Cattolica. A pregare Dio"

"Neo!" esclamò suo padre "Smettila!"

"Cosa? È un bene che adesso vada in una scuola Cattolica. Ho bisogno di Gesù per trattare con queste persone" rispose lui, indicando me e Toby.

"Mi dispiace davvero tanto" ci disse il padre, mortificato per il comportamento del figlio.

"È divertente!" rise Toby "Adesso è meglio se vi lasciamo soli. È stato un piacere conoscervi!"

Mi afferrò la mano e mi guidò lontano dal tavolo. Ghignò e scosse la testa.

"Ti sei innamorato di un vincitore, uhm?"

"Sta zitto." Risposi "Almeno l'incontro non è stato poi così imbarazzante come pensavo"

Il telefono mi vibrò nella tasca dei pantaloni e lo tirai fuori. Lo sbloccai, controllando il nuovo messaggio ricevuto.

 

Da: Neo

Bagno.

 

Rimisi il telefono dentro la tasca e seguì Toby al nostro tavolo. Aspettò che mi sedessi ma improvvisamente spalancai gli occhi.

"Oh, non ho ancora salutato la famiglia Tibbits e i Sanchez! Torno subito" inventai sul momento.

"Okay!" rispose lui, sedendosi e voltandosi verso Bennett e Scott.

Corsi via da loro fino ad arrivare dietro l'angolo, entrando subito dopo nel bagno. Neo era poggiato contro il lavabo.

"Ascolta, facciamola finita." Iniziò lui "Ci saremo incontrati prima o poi"

"Perchè sei qui? Non vieni mai a questi eventi con i tuoi genitori"

"Mio padre mi ha trascinato qui per incontrare uno dei suoi vecchi amici con cui era solito lavorare." Spiegò lui "Alexander, sei ancora disgustoso"

"Anche per me è un piacere vederti" risposi sarcasticamente alzando un sopracciglio.

"Non hai imparato la lezione? Ancora a fartela con tutti!" esclamò arrabbiato. Prese poi un profondo respiro "Come vuoi, non mi importa. Volevo solo farti sapere che penso ancora tu sia ripugnante per quello che fai. Bel nuovo giocattolino, comunque. Sembra una vera zucca vuota"

"Se pensi sia un'idiota, allora si può dire che regga già i fili nella tua relazione"

"Non c'è nessuna relazione. Ho visto il ragazzino solo ad un paio di eventi" rispose facendo spallucce.

"Beh, in caso dovessi trattare con lui in futuro ti informo che, a dispetto di quello che può sembrare, è molto intelligente"

"Senti, non mi importa del tuo ragazzo" rispose lui.

"Non sto frequentando Toby"

"Giusto, scusa, il tuo giocattolino per il sesso." Si corresse "Ad ogni modo volevo dirti che, considerato il fatto che probabilmente ci vedremo a questi generi di eventi, io ti saluterò. Ma non diventeremo grandi amiconi, okay? So che domani andrai al brunch che ha organizzato la famiglia Bennett. Anch'io sarò costretto ad andarci. Ti dirò 'Ehi, ciao, come va' ma in realtà non ho nessuna intenzione di parlare con te"

"Afferrato" risposi, odiando tutto quello. Stavo cercando di andare avanti ed eccoci qui, lui di fronte a me mentre cercava di distanziarsi ancora di più.

"I messaggi sono già piuttosto imbarazzanti." Concluse "Adesso sono affamato. Purtroppo ci vedremo domani"

"So che non mi vuoi ma io comunque non vedo l'ora" dissi e uscì dal bagno.

Ritornai dai miei amici, sedendomi con loro. Mi ero dimenticato che i genitori di Bennett avevano organizzato un brunch per domani. I suoi erano molto amici con i genitori di Neo quindi non era una gran sorpresa che anche lui sarebbe venuto.

"Toby, stasera sei libero?" chiesi.

"Ci hai provato." Rispose lui, poggiando la mano sulla mia gamba, sotto il tavolo. Mi fece un dolce sorriso "Non mi userai per sentirti meglio"

"Mi sembra giusto. Scott, stasera vengo a casa tua" dissi.

"Auto-invitati" rispose lui alzando un sopracciglio.

"L'ho appena fatto"

Poggiai la mia mano sopra quella di Toby. Dimenticarmi di Neo senza vederlo era già abbastanza difficile ma adesso che lo avrei rivisto e che avrei dovuto parlargli, le mie vecchie emozioni stavano tornando a galla. Vederlo domani sarebbe stata di certo una bella sfida.

 

 

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Gli aggiornamenti di Curtain Call avverranno regolarmente, ogni 5/6 giorni :)

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Capitolo 3
*** Curtain Call (3) ***


"Prescott! Alexander!"

Mi girai, facendo sprofondare il viso contro il cuscino di Scott. Sentì un sospiro e alcuni passi. Il letto si mosse leggermente e Scott grugnì.

"Smettila di scuotermi. Mi farai venire un danno cerebrale" borbottò mezzo addormentato.

"Scott, svegliati" disse severamente sua madre, scuotendo ancora di più.

"Và a svegliare Alexander" rispose lui. Che tale eroe.

"Alexander non è mio figlio. Adesso svegliati" affermò, e potei sentirla sollevarlo e metterlo seduto.

"Se devo essere sveglio, allora anche tu devi esserlo" disse Scott, punzecchiandomi nelle costole.

"Questo è un colpo basso!" esclamai lanciandogli un'occhiataccia.

"Voi due, fatevi una doccia e preparatevi. Partiremo tra un'ora. Alexander, assicurati che Scott non ci faccia tardare!" disse la signora Anderson.

"Ci proverò" risposi. Diamine, quella era una grande responsabilità.

La signora Anderson lasciò la stanza ed io e Scott ricademmo contro i cuscini. Lo afferrai poi per le spalle e lo costrinsi a sedersi.

"Oh no, non ci provare." Dissi "Vai a farti la doccia"

Mi spinse contro il materasso e si passò una mano tra i capelli. Era un peccato che Scott non fosse interessato nel sesso o nelle relazioni, era piuttosto attraente. In quel momento indossava solo un pantalone del pigiama a quadri, rivelando così il suo petto liscio e la sua pancia piatta. La sua pelle era leggermente abbronzata e, anche con i capelli scompigliati, era lo stesso molto bello.

"Smettila di guardarmi in quel modo. Non andrò a letto con te" disse lui, lanciandomi un cuscino in faccia.

"Non te lo avevo neanche chiesto." Afferrai il cuscino e lo poggiai sul mio grembo "Vai a farti la doccia. Io andrò nell'altra stanza"

"La tua intenzione è solo quella di farmi togliere i vestiti addosso"

"Per quello ho Toby. Adesso vai" lo spinsi un pò.

"Questo è molto traumatico. Non scoparlo. Prima deve rubare il tuo cane" rispose alzandosi dal letto.

"Non ruberà Link, e nemmeno tu" dissi, alzandomi anche io.

"Io e lui ruberemo Link e vivremo insieme felici e contenti"

Roteai gli occhi e uscì dalla stanza, percorrendo il corridoio ed entrando nel bagno. Mi spogliai e aprì l'acqua, entrando subito dopo e lavandomi. Oggi dovevo vedere Neo e sapevo che non sarebbe andata bene. Bennett e Scott, fortunatamente, non avevano fatto domande riguardo ieri. Ma se avessi incominciato a vedere troppe volte Neo, ero sicuro che non sarebbe passato troppo tempo prima che Bennett ritornasse sul mio caso.

Uscì dalla doccia, asciugandomi e indossando vestiti puliti. Prima di ritornare in camera di Scott mi asciugai i capelli con un'asciugamano.

Era di fronte all'armadio, con un'asciugamano avvolto intorno alla vita mentre cercava dei vestiti da indossare. Chiusi la porta e mi sedetti sul suo letto, afferrando poi una spazzola e passandola lungo i miei ricci.

Scott lasciò cadere per terra la tovaglia per potersi cambiare. Pigramente fece scorrere un paio di volte il pettine lungo i suoi capelli prima di gettarlo dentro l'armadio.

"Sono pronto. E affamato" affermò lui.

"Anch'io." Risposi alzandomi "E abbiamo finito anche prima del previsto. Sono bravo a farti da babysitter"

"Non ho bisogno di un babysitter. Ho bisogno di essere nutrito e che mi mostrino immagini di piccoli animali"

"Posso fare entrambe le cose" seguì Scott lungo le scale che portavano al piano di sotto.

Sua madre appena ci vide mi guardò sbalordita "Sei riuscito a farlo preparare in anticipo!"

"Spero che sia valsa la pena di essermi alzato dal letto" disse lui.

"Vedrai i tuoi amici e mangerai del buon cibo" affermò il signor Anderson sistemandosi la cravatta allo specchio.

"La parte del 'mangerai buon cibo' mi ha convinto"

"Allora andiamo" affermò suo padre, togliendo dei pelucchi dalle spalle di Scott.

Seguimmo i suoi genitori ed entrammo in macchina. Il signor Anderson ci guidò verso il ristorante in cui eravamo diretti e, una volta arrivati a destinazione, uscimmo dalla macchina, entrando quindi nel locale tutti insieme.

"Alexander, Scott" ci salutò Bennett avvicinandosi "Buongiorno signore e signora Anderson"

"Ciao Bennett!" esclamarono quasi all'unisono i genitori di Scott.

"I genitori di Alexander sono seduti lì in fondo," disse Bennett, indicando un tavolo "Se voleste unirvi a loro"

Si allontanarono e Bennett guidò me e Scott al nostro tavolo. Ci sedemmo e velocemente vennero prese le ordinazioni dei nostri drink.

"Toby è già arrivato?" chiesi.

"Non ancora," rispose Bennett scuotendo la testa "E dato che so che lo stai pensando, nemmeno la famiglia Bartosz è ancora arrivata"

"Neo non ha nessuna intenzione di parlare con me." Affermai in modo secco "Quindi non preoccuparti. Lo ha reso piuttosto chiaro"

"Conosce Toby?" chiese Scott.

Feci spallucce "Si sono incontrati ieri. Non credo diventeranno amici per la pelle"

"E tu e Toby, invece?" chiese Bennett alzando un sopracciglio.

"Noi? Siamo amici che occasionalmente fanno sesso, ecco tutto"

"Sempre quando si deve mangiare" sospirò Scott, appoggiando la schiena contro la sedia.

"Scusa Scotty," dissi "Ma è la verità"

"Non uscire con Toby" disse Bennett.

"A te piace Toby" controbattei.

Bennett annuì "È vero. È un mio amico da tempi immemori. Ma credo che sia pericoloso quando vuole. Se qualcuno come Neo è riuscito a manipolarti e prenderti in giro, immagina Toby cosa sarebbe capace di fare"

"Dovresti uscire con Toby. E lasciare che badi al tuo cane" disse invece Scott.

"Scott! Non ruberai il mio cane!" risposi duramente.

"Io no, ma Toby sì"

"Fa quello che vuoi, ma non essere stupido come l'ultima volta" affermò Bennett.

"Grazie per il voto della fiducia"

Bennett si alzò per andare a salutare le persone che stavano arrivando nel ristorante, ignorandomi. Roteai gli occhi e sorseggiai la mia bibita.

"Ha ragione, comunque. Tu fai schifo nello scegliere le persone di cui innamorarti" disse Scott, piegandosi in avanti.

"Grazie, Prescott"

"Beh, è vero." Fece lui spallucce "Ti conviene stare lontano da Neo"

Mi guardai intorno, assicurandomi che nessuno potesse origliare la nostra conversazione "Pensi che non lo sappia? Pensi che non voglia lasciarmelo alle spalle?"

"Lo so che vuoi farlo. Ma ti è sempre piaciuto fare il masochista"

"Voglio voltare pagina. Non voglio solo sesso o relazioni che mi intrattengono per settimane," risposi "Solo che...non ce la faccio. Neanche con Toby"

"Stai giocando con il fuoco." Affermò lui "Toby non è qualcuno con cui puoi divertirti e basta, e lo sai. Lo sai com'è fatto. Quando pensi di averlo sotto controllo, significa che ti ha completamente in pugno"

"È più di solo divertimento, è...qualcosa. Non quello che era Neo, questo per certo. Ed è ancora un mio amico, anche se ci faccio sesso"

"Come ha detto Bennett è pericoloso. Non sei neanche riuscito a capire che Neo ti stesse prendendo in giro. Toby è un lupo travestito da pecora"

"Non è cattivo, Scott" lo difesi.

"Dicevi lo stesso anche di Neo" disse lui di rimando. Affermazione pungente ma vera.

"E sono sicuro che Donnie mi vede ancora come il cattivo della situazione. È questione di prospettiva, Scotty"

"Alex, smettila di chiamarmi Scotty"

Sospirai "Va bene, scusa"

"Ciao ragazzi!"

Mi voltai ad osservare un allegro Toby. Si sedette accanto a me e notai che oggi fosse più attraente del solito. Indossava una camicia elegante, sbottonata abbastanza da rivelare il suo petto, e dei pantaloncini che mostravano le sue belle gambe.

"Ehi" lo salutai, sistemandogli una ciocca di capelli sfuggita al suo controllo.

"Se ancora non hai il cane non puoi sederti con noi" disse Scott.

"E non indosso nemmeno qualcosa di rosa" fece il broncio Toby.

"Ecco, doppio errore. Và via da qui"

"Troverò la foto di un koala con degli adorabili baffi" rispose Toby.

"Sai come arrivare al mio cuore," rispose lui "Puoi restare"

"Voi due mi ricordate Baxter e Ron Burgundy" dissi.

"Posso essere Baxter? Proteggerò Scott dagli orsi" rispose subito Toby.

"Abbaieresti due volte se fossi in Milwaukee?" chiese Scott.

"Bau, bau"

"Ragazzi, ho cattive notizie" disse Bennett avvicinandosi al tavolo.

"Ed io ho le orecchie" rispose Neo, lanciandogli da dietro un'occhiataccia.

"Dovrà sedersi con noi." Spiegò Bennett ignorandolo "I suoi genitori si stanno sedendo con i tuoi e non c'è spazio per lui al loro tavolo"

"Neanche io sono elettrizzato all'idea." Disse Neo, prendendo posto di fronte a Toby. Si voltò ad osservare meglio le persone al nostro tavolo "Ehi, Steve"

"Scott" lo corresse il ragazzo in questione.

"Sì, quello che è" rispose lui con noncuranza.

Il battito del mio cuore prese ad accelerare mentre lo guardavo. Potevo comportarmi in modo civile. Sapevo che non voleva parlare con me ma questa era una buona possibilità. Non poteva evitare di parlarmi per tutta la durata del brunch se era obbligato a stare seduto con noi. E se avessi incominciato a sentirmi di nuovo troppo legato a lui, avrei potuto rivolgere la mia attenzione a Toby. In più Bennett era lì per tenermi sotto controllo, prima che danneggiassi ancora di più il fragile rapporto che c'era tra me e Neo. 

"Perfetto," borbottò Neo "Obbligato a restare con il prodigio senza emozioni, lo stalker, il fuckboy e il giocattolino per soddisfare i bisogni sessuali"

"Non sono soprannomi molto affettuosi." Toby si voltò poi verso di me con un cipiglio in viso "Io sarei il giocattolino?"

"Neo ha l'abilità di affascinare tutti quelli che incontra" dissi semplicemente.

"Ehi, tu te ne sei innamorato" rispose lui. Dai suoi occhi potei vedere che si era pentito di quelle parole l'attimo dopo che gli erano scivolate dalla bocca.

"Colpo basso" commentò Scott, scuotendo la testa. Ancora più pentimento riempì gli occhi di Neo. Disgustare Scott fino a quel momento era un qualcosa che non avrei mai voluto fare.

"Hai parlato di recente con Donnie o Clifton?" chiese Bennett, indirizzandogli anche lui un colpo basso.

Neo gli lanciò un'occhiataccia "Dovresti sapere che non gli ho parlato, stalker"

"Che peccato" rispose lui con poco interesse.

Neo rivolse il suo sguardo nuovamente a Toby "Perciò, come ci si sente ad essere uno dei tanti giocattolini di Alexander?"

Toby inclinò la testa di lato con curiosità "Non sono un giocattolino! Io e Alexander eravamo amici da quando eravamo bambini! I suoi genitori sono amici dei miei"

"Lascia Toby fuori da tutto questo, Neo" dissi.

"Proteggi le tue cose, eh?" rispose lui.

"Sei geloso o qualcosa del genere?" chiese Toby confuso.

Il viso di Neo arrossì leggermente "No. Infatti, non mi potrebbe importare di meno chi si scopa Alexander. Sono solo meravigliato che tutti siano ancora così stupidi da mettersi con lui"

"Mi ha chiamato giocattolino e stupido" disse Toby guardandomi.

"E zucca vuota. Sei una completa zucca vuota." Aggiunse Neo "Carino ma vuoto al piano di sopra, se capisci cosa intendo"

Toby si arrabbiò "Non sono una zucca vuota!"

Osservai Neo, chiedendomi se avesse davvero ignorato quello che gli avevo detto il giorno prima. Il secondo in cui consideravi Toby zucca vuota, era il secondo in cui aveva lui le redini del gioco.

"Certo che non lo sei" Neo tirò fuori il suo telefono, fingendo che il resto di noi non esistesse nemmeno.

Non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso. Era rimasto fuori dalla mia vita per mesi e all'improvviso era seduto al nostro tavolo con me e i miei amici. C'era qualcosa che dovevo sapere, comunque. Dovevo capire se fosse cambiato.

Allungai la mano verso i capelli di Neo. La sua testa scattò verso l'alto e i suoi denti affondarono sulla mia mano. Gemetti, sospirando mentalmente. Sì, quello non era cambiato.

"Non toccarmi, fuckboy" disse, lasciandomi andare la mano e mostrandomi i denti.

"Ad Alexander piace rimettere a posto i capelli." Rise Toby "Ti ha morso davvero?"

"Morderò anche te" affermò lui mettendo in bella mostra i denti.

"Perchè?" chiese Toby.

"Perchè ho i denti e non mi piacciono le persone"

"Abbiamo in comune più cose di quanto pensassi" rispose Scott.

"Caro vecchio Steve"

Un cameriere arrivò e ci servì il cibo. Affamati, perciò, incominciammo perciò a mangiare. Il cibo ci aveva distratti dalla tensione di essere seduti con Neo.

Lo sbirciai e poi lanciai un'occhiata a Toby. Mi chiesi cosa pensassero l'uno dell'altro. Toby sapeva cosa era successo tra me e Neo. Ma il ragazzo era impossibile da decifrare, e riuscire a capire le sue vere sensazioni su Neo avrebbe richiesto una gran fatica.

"Scott, così finirai per macchiarti" esclamò Bennett, risvegliandomi dai miei pensieri.

"Che si fotta la società" affermò lui, continuando a mangiare in modo disordinato.

Roteai gli occhi ai miei amici. Neo aveva finito di mangiare e con la forchetta stava sparpagliando gli avanzi intorno al pianto.

"Non dovresti giocare con il cibo" dissi.

Neo alzò lo sguardo su di me "Ti sembro uno a cui potrebbe importagli?"

"Le buone maniere non sono un qualcosa che attribuirei a qualcuno come Neo" esclamò Bennett.

"Hai un atteggiamento passivo-aggressivo"

"È perchè non mi piaci" rispose semplicemente lui.

"Confessa cosa provi veramente"

"Bennett, dacci un taglio" le labbra del ragazzo si arricciarono leggermente per l'irritazione ma smise di parlare.

"Tratti ancora i tuoi amici come degli animali domestici." Osservò Neo "Alcune cose non cambieranno mai"

"Woof" rispose Scott.

"Concordi anche tu che sei il suo animale, Steve?" chiese Neo.

"Se questo significa che mi darà da mangiare" rispose lui.

"Hai appena mangiato" feci notare.

"Sono un adulto. Io non ti dò della zoccola, tu non giudicare quanto cibo mangio"

"Non sono una zoccola!"

Neo scoppiò a ridere "Oh, questa è bella fuckboy. Conosco due ragazzi qui che potrebbe dire diversamente"

"Sono uno di quei ragazzi?" mi sussurrò Toby.

"Se Gesù dovesse coprirsi gli occhi quando voi due siete soli, allora sì, sei uno di quei ragazzi." Rispose lui per me "E dopo parecchi mesi di scuola Cattolica posso assicurarvi che Gesù dovrebbe strapparsi i bulbi oculari e immergerli nell'acqua santa dopo aver visto voi due"

"Wow, sembra un processo molto doloroso, e tutto solo perchè ha visto due ragazzi giocare insieme ai videogiochi" disse Toby con espressione corrucciata.

"Penso che qui tutti sappiano che tu e Alexander fate più di questo. Chiunque sa cosa Alexander piace fare alle zucche vuote carine come te"

"Beh, ha ragione per la parte del 'carine'" dissi facendo spallucce.

Improvvisamente realizzai quanto quello sembrasse...normale. Come quando io e Neo ci frequentavamo. Avrebbe parlato con Scott, litigato con Bennett e insultato me. Ma tempo fa i suoi insulti erano scherzosi e spensierati. Adesso li intendeva davvero.

Portai la mano sotto il tavolo, trovando subito quella di Toby. Intrecciai le dita con le sue, lasciando che le sue fredde mani mi riportassero alla crudele realtà. Forse l'intera situazione sarebbe potuta sembrare la stessa ma era soltanto apparenza. Neo aveva chiuso definitivamente con me e la relazione che avevo con lui era finita per sempre.




______________

Nel prossimo capitolo ci sarà anche un Neo's POV, tenetevi pronti ;)

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Capitolo 4
*** Curtain Call (4) ***


Neo stava tamburellando le dita contro il tavolo mentre i genitori di Bennett stavano tenendo un discorso sul motivo per cui eravamo lì. Le persone incominciarono ad applaudire non appena questi finirono di parlare, e Neo fece un sospiro di sollievo.

"Finalmente. Non la smettevano di parlare" commentò Neo.

"Perchè sono importanti e le persone li ascoltano" rispose Bennett.

"Sei così acido"

"Sei così irritante" rispose lui.

"Riesci a sentire l'amore stasera?" canticchiò Toby.

"No, ma riesco a sentire un'ardente desiderio di pugnalarti alla gola" rispose Neo.

"Non ucciderlo. Mi serve per rubare il cane di Alexander" si intromise Scott.

"Non mi manca mai Alexander, ma mi manca il suo gattino" affermò Neo.

"Il gattino ha un nome," dissi "Vesper"

"Avrei dovuto rubarglielo" disse lui con il broncio.

"Perchè tutti vogliono rubarmi gli animali?! Adesso basta, solo Bennett è autorizzato a stargli vicino" annunciai, alternando occhiatacce tra Neo, Scott e Toby.

"Attenzione, potrebbe minacciarli." Affermò Neo. Lanciò poi un'occhiata a Toby "Minaccia anche te?"

"Bennett non mi minaccerebbe!" Rispose Toby sorpreso "Non ho fatto nulla di male"

"Potresti aver calciato per sbaglio un gattino quando avevi tre anni, e allora lui lo userebbe contro di te"

"Dovresti essere più prudente con chi fai incazzare" esclamò Bennett.

"Diglielo a qualcuno a cui importi. Io sto andando a prendermi una bibita. Questi camerieri fanno pena" concluse, alzandosi dal tavolo.

"Vengo con te" dissi, afferrando il mio bicchiere vuoto.

"Ed io non voglio"

"Non mi importa. Sono assetato" lasciai la mano di Toby e mi alzai, seguendo Neo verso il bar in fondo al ristorante.

"Odio essere obbligato a stare con te e i tuoi amici" borbottò.

"Mi dispiace"

"Perciò, quante possibili minacce Bennett ha contro questo Toby?" chiese lui.

"Nessuna." Risposi "Te l'avevo detto che Toby non è una zucca vuota. Potrebbe superare in astuzia Bennett anche mentre dorme"

"Lo trovo difficile da credere. Il ragazzo sembra un completo idiota. È solo molto attraente"

Scossi la testa "Ti avverto: non pensare questo di Toby"

"Lo fai sembrare pericoloso. Ripensandoci, questo si addice perfettamente al tuo stile." Disse Neo, accelerando il passo verso il bar "Può riempire i nostri bicchieri? Acqua"

Il barista prese i nostri bicchieri, riempiendoli e porgendoceli nuovamente. Li prendemmo e ci dirigemmo al nostro tavolo.

"È pericoloso se pensi che tutto quello che ha dalla sua parte sia il suo aspetto"

"Senti, non mi interessa chi ti porti a letto, Alexander. Non sono più affari miei." Affermò lui "Sapevo che saresti ritornato di nuovo a scopare. Speravo che avessi imparato la lezione, ma non ho mai avuto molta fiducia in te"

Feci una smorfia e rimasi in silenzio. Non importava quanto duramente provassi a dire a me stesso che le cose non fossero cambiate poi molto, che avrei potuto avere qualche sorta di debole legame con Neo, lui mi stava provando il contrario. Tutto quello che ha fatto è stato sfogarsi con insulti e cercare di ferirmi.

Arrivammo al nostro tavolo e ci sedemmo. Sorseggiai la mia acqua e mi alzai nuovamente pochi minuti dopo. Non riuscivo a stare seduto con la mia mente in subbuglio.

"Scott, vieni con me" dissi.

"Ma questo significa alzarsi" rispose lui in un lamento.

"Scott" sibilai impaziente.

Fece un lungo sospiro prima di alzarsi dalla sedia. Mi seguì mentre mi dirigevo in bagno, entrando subito dopo. Mi assicurai che fossimo soli prima di passarmi una mano tra i capelli per la frustrazione.

"Mi hai portato qui per farmi assistere al tuo frustrante crollo?" chiese Scott.

"Perchè? Perchè deve farlo?" dissi sentendomi arrabbiato e ferito "L'ho capito, non sono la migliore persona di questo mondo. Ma tutto quello che fa è insultarmi!"

"Perchè ti ama ma vuole odiarti" rispose lui scrollando le spalle.

"Lo odio!" sbottai.

Scott allungò la mano, dandomi dei leggeri colpetti sul polso con due dita prima di poggiarsi contro il muro "Probabilmente è anche geloso. Hai me, Bennett e adesso anche Toby. Lui non ha nessuno. Ha perso Donnie, Clifton e te"

"Non era necessario." Risposi "Non doveva perdere tutti"

"Ma è successo e questa è stata la sua scelta." Disse lui, sembrando del tutto indifferente "Smettila di torturarti per le sue decisioni"

"Quelle decisioni hanno coinvolto anche me" risposi amaramente.

"Allora impedisciglielo"

"Non è così semplice, e lo sai" una mano corse di nuovo tra i capelli.

La porta si aprì e fui sorpreso di vedere entrare mio padre. Mi aspettavo che venisse Toby, non lui.

"Scusate ragazzi, devo lavarmi le mani." Si scusò mio padre "Scott, ti dispiacerebbe se parlassi un attimo con Alexander?"

"Stringa pure amicizia con l'igiene" disse lui in risposta prima di uscire dal bagno.

"Ho visto che sei seduto con Neo. Come sta andando?"

"Più o meno come potresti aspettarti. Me la sto cavando" dissi, atteggiandomi come se tutto quello non mi infastidisse.

"D'accordo, va bene, se vuoi andartene prima fammelo sapere" affermò, stringendomi la spalla.

"Grazie papà"

"Toby ti sta aspettando fuori." Disse "Gli ho chiesto di aspettare così avrei potuto parlarti da solo"

Ah, quindi mi aveva seguito fin qui "Okay. Grazie"

Papà uscì fuori e aspettai che entrasse Toby. Lui alzò lo sguardo su di me con occhi innocenti e spalancati e un cipiglio di preoccupazione in viso. Assomigliava a qualcuno di cui potevi fidarti e con cui poter aprire il cuore.

"Toby è una volpe travestita da pecora"

Le parole di Toby si fecero spazio nella mia mente ma le allontanai, abbracciando invece il ragazzo. Le sua braccia erano calde e confortanti.

"È senza scrupoli" affermò Toby, allontanandosi leggermente.

"Scott dice perchè mi ama ma vuole odiarmi. E anche perchè è geloso. Non posso dargliene una colpa, comunque. Ho Scott, Bennett e te" lo baciai.

"Lo fai sembrare come se ci frequentassimo" disse Toby, separandosi dalle mie labbra e ridendo.

"Non stiamo uscendo insieme. Ma sei ancora mio amico"

"Ritorniamo al tavolo" rispose lui, baciandomi una guancia e rivolgendomi un sorriso incoraggiante.

Abbandonammo il bagno e ci dirigemmo al nostro tavolo, sedendoci. Neo alzò un sopracciglio nella nostra direzione.

"Festa in bagno?" chiese.

"Il tuo invito sicuramente si sarà perso fra la numerosa posta" rispose Scott, e le labbra di Neo si arricciarono. Scott non era qualcuno che avresti voluto fare arrabbiare. Ti faceva sentire orribile, dato che solitamente il ragazzo non aveva nessun interesse per le persone.

"Forse il cane lo ha mangiato" ipotizzò Toby.

"Avrei permesso a Link di mangiarlo" disse Scott.

"Mi mancano così tanto gli animali di Alexander" rispose Neo tristemente.

"Non hai due cani?" chiesi.

"Milton e Pope. Ma Milton è vecchio e puzzolente e Pope è...beh, non mi piace. Il tuo gatto è un patrimonio nazionale e lo voglio"

"Se muori, chi se le prenderò i tuoi animali?" chiese Scott.

"I miei genitori" risposi con un'occhiataccia.

"Oh bene, sarà più facile rubarli da loro" disse Scott sollevato.

"Scott ed io ruberemo il tuo cane e lo cresceremo come fosse nostro figlio" affermò Toby.

"Ho già iniziato un fondo college per lui"

Non potei fare altro che alzare gli occhi al cielo e ridere. I miei amici erano dei tali idioti.


 

***Neo's POV***

Alexander stava ridendo dei suoi amici, guardandoli come se fossero stata la peggior decisione della sua vita. Anche Scott aveva un certo divertimento negli occhi.

Abbassai lo sguardo, scacciando la gelosia. Doveva essere bello avere accanto gli amici con cui eri cresciuto.

E Toby...

Mio padre aveva parlato e straparlato di lui l'altra sera, durante il viaggio di ritorno. Di come il padre del ragazzino parlasse sempre di lui, che era un tale bravo ragazzo e di come non riusciva a credere quanto Toby e Alexander fossero amichevoli l'uno l'altro.

Anche adesso. Sbirciai sotto il tavolo ed ero piuttosto sicuro che Alexander stava stringendo di nuovo la mano di Toby nella sua. Non avrebbe dovuto importarmi se loro due uscivano insieme. Non avrebbe dovuto.

Ma invece mi importava.

Lui aveva dichiarato che non si frequentavano, ma sapevo che facevano sesso. E, sicuro come la morte, si comportavano come se stessero insieme.

Sapevo che stavo facendo lo stronzo con Alexander ma cos'altro avrei potuto fare? Lo avevo evitato per mesi con l'intenzione di cercare di voltare pagina, e adesso ero obbligato a stare con lui. Dovevo porre fine ai sentimenti che provavo per il ragazzo. Ci stavo riuscendo a poco a poco, ma vederlo adesso aveva reso tutto più difficile.

Specialmente vederlo insieme a Toby. Era molto attraente e si era trovato bene con gli amici di Alexander. Apparentemente aveva anche una sorta di strana brotp* con Scott.

Toby allungò la mano e rubò alcuni avanzi dal piatto di Alexander, mangiandoli subito dopo. Gli regalò un'innocente sorriso e Alexander roteò gli occhi e gli sorrise.

Nascosi la mia gelosia. Certo, mi ero fatto dei nuovi amici a scuola ma non erano Donnie o Clifton. E non avrei mai trovato nessuno che avrebbe potuto sostituire loro, o Alexander.

Il modo in cui Alexander parlava di Toby lo faceva sembrare estremamente ambiguo e pericoloso. Ma guardandolo e sentendolo parlare sembrava innocuo. Quasi infantile. Non avrei potuto immaginarlo come un grande genio in astuzia più di Bennett Winslow.

E poi, se era davvero così pericoloso perchè diavolo Alexander se lo teneva così stretto? Il primo ragazzo di cui si era innamorato lo aveva manipolato, poi si era innamorato di me ed io gli avevo spezzato il cuore e adesso stava con un ragazzo che lui stesso sapeva di essere capace delle medesime cose?

Ovvio, non stavo più con Alexander e non avevo nessuna intenzione di ritornarci insieme, ma ero sicuro di amarlo e di non volerlo vedere ferito di nuovo. Quindi non potei fare a meno che sospettare di Tobias Reed.

Ma Dio, essere seduti con loro era così dolorosamente imbarazzante. Specialmente perchè perfino Scott, il ragazzo con nessuna maledetta emozione, era arrabbiato con me.

"Ow!" esclamò improvvisamente Toby "Scott, mi hai appena dato un calcio?!"

"Probabilmente. Mi stavo sgranchendo le gambe" rispose lui pigramente.

"Mio padre non mi permetterà mai di continuare questa relazione abusiva. Sono costretto a divorziare e a prendere il cane con me" disse lui.

"Non ti darò più un calcio. Non mi portare via il cane" rispose Scott con quanta più sofferenza che potè.

"Prima di tutto, non riuscirai a prendere il mio cane." Disse Alexander "Voi due non mi porterete via Link"

Toby poggiò la testa contro la sua spalla, rivolgendogli un dolce sorriso "Per favore, Alex?"

"No" rispose semplicemente, colpendogli la fronte.

Strinsi i pugni sotto il tavolo. Oh certo, il ragazzino poteva farla franca chiamandolo 'Alex', ma se lo avessi fatto io avrebbe dato di matto.

Mi alzai, incapace di restare seduto lì e continuare a guardare quella scenetta. Con mia sorpresa anche Bennett si alzò e mi seguì mentre mi allontanavo dal tavolo.

"Vuoi passare del tempo un pò da soli?" chiesi irritato.

"No. Stavo cercando mio padre." Rispose lui "Si trova nel tavolo accanto a quello dei tuoi genitori"

"Perchè Alexander non ha dato un pugno alla zucca vuota per averlo chiamato 'Alex'?" chiesi.

"Toby riuscirebbe a farla franca anche per un omicidio." Rispose lui "La situazione non è differente con Alexander. Anche io e Scott a volte riusciamo a farla franca chiamandolo Alex o James"

Accelerai, allontanandomi da Bennett. Arrivai al tavolo in cui i miei genitori erano seduti, cercando di ignorare i genitori di Alexander e Scott che mi osservavano insieme a quelli di Toby.

Mio padre mi notò e si scusò, alzandosi poco dopo. Ci allontanammo fino a quando non fummo fuori portata d'orecchio.

"Che succede, Neo?" chiese mio padre.

"Posso andare a casa?" domandai "Mi hai obbligato a sedermi con tre ragazzi che mi odiano e una zucca vuota. Per non parlare del fatto che uno di quei ragazzi che mi odia si dà il caso sia il mio ex ragazzo. Questo brunch è stata un'esperienza per niente piacevole"

"Neo!" mio padre si guardò intorno per assicurarsi che nessuno mi avesse sentito "Smettila! Non insultare nessuno di quei ragazzi!"

"Solo perchè i loro padri sono più ricchi di te? Non me ne frega. Voglio andare a casa" Dio, il suo atteggiamento mi dava i nervi. Fingere di essere uno dei ricchi, anche se costretto ad inchinarsi a quest'ultimi.

"Adesso basta, Neo! Và da loro e comportati bene! Tua madre ed io non siamo ancora pronti per andare," disse, guardandomi serio in viso "Và a sederti con i ragazzi"

"Sarò il più maleducato possibile," affermai "Specialmente con Bennett e Toby. Non li sopporto"

"Non osare," rispose lui lanciandomi un'occhiataccia "Siamo buoni amici con i genitori di Bennett. E il padre di Tobias Reed è molto protettivo nei suoi confronti"

"Vedremo cosa uscirà dalla mia bocca" conclusi e me ne andai.

Con riluttanza tornai a sedermi con fuckboy e i suoi amici. Bennett non era ancora ritornato ma Alexander e Toby stavano parlando di una qualche seria tv, o di un omicidio di massa. Era difficile capire quale dei due.

"Sicuramente l'accoltellerà" stava dicendo Alexander.

"No, assolutamente no! Non la ucciderà!" disse invece Toby scuotendo la testa, i suoi capelli si mossero leggermente avanti e indietro. Dio, il ragazzino sembrava appena uscito da un servizio fotografico. O da uno di quelle strane pubblicità di profumi dove mostravano un ragazzo senza maglietta che guardava dritto di fronte a sè con il vento che gli faceva svolazzare i capelli, il tutto a rallentatore per trasmettere il bisogno del suo costosissimo profumo.

"State parlando di un omicidio?" chiesi finalmente.

"Arrow," rispose Toby con un sorriso "Lo segui?"

"Attraenti uomini in tutine di pelle che sparano alla gente con un arco. No, ma dovrei incominciare"

"Non hai nemmeno bisogno di vederlo. Devi solo sapere che Oliver spara ad un sacco di persone, Laurel è una brutta stronza, Felicity è la migliore fino a questa stagione e avere una cotta per Tommy è sicuramente una cattiva idea" spiegò Scott.

"Dovresti scrivere riassunti per vivere" affermò Toby.

"Ho intenzione di frequentare il college per una laurea in scritture di riepiloghi"

Bennet ritornò al tavolo "Neo, è il tuo giorno fortunato. Tuo padre ha appena ricevuto un messaggio con su scritto di dover ritornare a scuola per un incontro. Potrete andarvene prima di quanto i tuoi si fossero aspettati"

"Oh, grazie a Dio" dissi sollevato, alzandomi.

Non potei fare a meno che lanciare un'ultima occhiata ad Alexander prima di andarmene definitivamente. Dopo aver realizzato che lo avrei rivisto molto più spesso, la disperazione mi pervase. Qualcosa mi diceva che sarebbe stato incredibilmente difficile evitarlo, adesso. E la parte di me che lo amava era felice, ma il resto di me sapeva che sarebbe finita in modo orribile per entrambi se non fossimo stati attenti.




 

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*BROTP: per chi non lo sapesse è una forte relazione di amicizia tra due ragazzi che vengono considerati addirittura come 'bros', ovvero fratelli.

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Capitolo 5
*** Curtain Call (5) ***


***Alexander's POV***

Cercai di riprendere fiato mentre mi sdraiavo sul mio letto. Toby si rannicchiò contro di me, baciandomi profondamente. Lo circondai con un braccio ricambiando il bacio.

Si separò poi dalle mie labbra, poggiando la testa contro il mio petto mentre quest'ultimo si alzava e si abbassava. La sua mano si poggiò sulla mia pancia, disegnando gentilmente delle figure contro la mia pelle.

"È stato fantastico" dissi, baciandogli il capo.

"Lo è sempre" rispose lui sghignazzando.

Con delicatezza gli accarezzai la schiena, chiudendo gli occhi e godendomi la sensazione del suo corpo pressato contro il mio. La porta era chiusa ma potevo sentire gli artigli di Vesper graffiare il pavimento mentre camminava avanti e indietro, aspettando impazientemente che lo facessi entrare.

Il mio telefono vibrò da qualche parte sul pavimento. Mi chinai dalla parte del mio letto, afferrando i pantaloncini e tirando fuori il cellulare, controllando la casella dei messaggi.

"Chi è?" chiese Toby.

"Scott," risposi ghignando "Gli ho detto che ero occupato a fare sesso. Sarà molto entusiasta di saperlo"

"Sei così cattivo con quel povero ragazzo" disse Toby ridendo.

"Cosa pensi di Neo?" chiesi, sperando che dopo il sesso avesse la guardia leggermente abbassata.

Ma, naturalmente, Toby non aveva mai la guardia abbassata "Sembra strano"

"E?" insistetti.

"E basta. Sembra solo strano" Toby mi rivolse un grazioso sorriso, gli occhi spalancati per l'innocenza "Ancora non lo conosco abbastanza. Non posso dire molto di lui"

Che grandi occhi che hai, pensai, e imprecai contro Scott per avermi messo in testa l'immagine del lupo.

"Forse lo conoscerai meglio" dissi, realizzando che questo non avrebbe portato a nulla.

"Forse. Lo avevi descritto come un bravo ragazzo prima che...beh, l'hai capito" rispose, sbirciandomi da sotto le ciglia.

Lo baciai per zittirlo. Era così bravo in quello. Riportare a galla spiacevoli ricordi nei modi più innocenti possibili. Ma ehi, le rose avevano le spine.

"Ho fame," disse lui dopo essermi separato dalle sue labbra "Questo mi rende sempre affamato"

"Tra un paio di minuti ti preparerò qualcosa. Prima però lasciami riposare un pò" lo attirai più vicino al mio corpo.

"Ci sono andato troppo pesante?" chiese, alzando leggermente il capo.

"No. Beh, in realtà sì. Ma mi è piaciuto" risposi, mettendomi a giocare con i suoi capelli.

Questo era un qualcosa che non avrei potuto fare con Neo. Era molto pudico e imbarazzato dal sesso. Non avrei mai potuto sdraiarmi e parlare con lui di questo, anche se lo avevamo già fatto. Ma Toby era lontano dall'essere pudico e imbarazzato.

Coprì i nostri corpi con delle coperte, dato che nella mia stanza c'era un pò di freddo. Non riuscivo a togliermi dalla testa Neo, specialmente dopo averlo visto dopo così tanti mesi.

Mi voltai e mi chinai per baciare Toby ma lui alzò un dito, pressandolo tra le mie labbra. Sul suo viso fece di nuovo l'apparizione il suo solito dolce sorriso.

"Ci hai provato." Affermò lui allegramente "Potrai baciarmi quando non fingerai che le mie labbra appartengano al tuo ex"

Rotolò sopra di me, il suo corpo un peso familiare per me. Lo guardai negli occhi mentre il suo dolce sorriso si trasformava in un ghigno.

"Non sono Neo Bartosz. Sono Tobias Reed. Non fingere che sia lui" mi baciò il collo.

"Tobias Reed" confermai, e lui mi baciò. Le sue labbra non era quelle di Neo e lo trovai deprimente e allo stesso tempo confortante.

Toby rotolò sul materasso, rimanendo sdraiato su di esso. Lo circondai con il braccio, lasciando che mi si rannicchiasse accanto. Gli baciai il capo e continuai a giocare con i suoi capelli.

Restammo per un pò sdraiati vicini in un silenzio rilassante. Incominciai poi ad avere fame anch'io.

"Pronto per mangiare?" chiesi.

Toby alzò lo sguardo su di me, strofinandosi gli occhi mezzo assonnato "Sì, sto morendo di fame"

Mi sedetti, facendo sedere di conseguenza anche Toby. Ci alzammo e ci rivestimmo. Il ragazzo si guardò allo specchio e si sistemò i capelli disordinati.

Scendemmo poi le scale, con Vesper che miagolava con entusiasmo. Lo poggiai sulle mie spalle mentre preparavo qualcosa per me e Toby.

Gli lanciai un'occhiata. Era seduto al tavolo con il telefono in mano, prestandomi a malapena attenzione. Tirai fuori il mio cellulare e inviai un messaggio, sapendo che me ne sarei pentito subito dopo ma incapace di trattenermi.

A: Neo

Ehi. è stato bello vederti

Frettolosamente riposi il telefono in tasca, odiandomi. Dio, ero un tale idiota. E anche imbarazzante. Come diavolo avevo potuto avere così tanti ragazzi? Ero dolce come un porcospino.

"Dovremmo giocare ai videogiochi dopo mangiato" annunciò Toby alzando gli occhi dal cellulare.

"Sì, certo" risposi con una scrollata di spalle. Il telefono mi vibrò nella tasca e, nonostante la paura, lo tirai fuori e controllai il messaggio.

Da: Neo

Non farlo.

Il mio cuore sprofondò un pò di più. Misi il telefono in modalità 'non disturbare' e lo riposi in tasca. Ero così stupido. Avevo peggiorato tutto.

Finì di preparare ed incominciammo a mangiare affamati. Mi trattenni dal sbirciare il telefono o continuare a messaggiare con Neo.

"Andiamo a giocare!" affermò Toby dopo aver finito di pranzare.

Ci alzammo e ci dirigemmo in salotto. Cercai tra i miei videogiochi, sperando di trovarne uno in cui lui era bravo. Il fatto era che Toby odiava perdere e i videogiochi tendevano a farlo arrabbiare.

"Giochiamo a Uncharted," esclamai alla fine "Facciamo a turni"

"Va bene" poggiò la testa sulle mie gambe.

Iniziò il gioco e facemmo a turni, ridendo e scherzando. Ogni volta che Toby incominciava ad arrabbiarsi mi affrettavo ad aiutarlo.

"Ehi, Alexander?" disse Toby dopo circa un'ora. Era concentrato sullo schermo mentre sparava ai nemici.

"Uhm?" chiesi, facendo correre una mano tra i suoi capelli.

"Dovresti davvero smetterla di messaggiare con Neo" disse guardandomi con gli occhi di chi sapeva con chi avevo messaggiato prima.

"Hai ragione" concordai.

"Sei così testardo" affermò lui ridendo.

Si sedette, spegnendo il gioco "Meglio che vada a casa"

Gli circondai la vita con un braccio "Resta ancora un pò. Ti farò giocare con Link"

"Per quanto mi piacerebbe giocare con il mio futuro cane, devo andare. Mia mamma sta preparando la cena e mi vuole a casa" mi baciò la guancia.

Si avvicinò poi a Link, che scodinzolò eccitato e gli leccò la guancia. Toby rise e gli accarezzò il pelo.

"Ciao Link. Ritornerò con Scott, solo per te"

"Non dargli ascolto, Link" mi alzai e Toby indietreggiò dal mio cane con in viso uno dei suoi dolci sorrisi. Sospirai e lo accompagnai alla porta.

"Ciao Alexander!" mi salutò, andando via.

Chiusi la porta e mi diressi al piano superiore con il gatto e il cane a seguito. Mi sdraiai sul letto e Vesper mi si rannicchiò in mezzo alle gambe per dormire.

"Gatto pervertito" dissi, strofinandogli il pelo.

La porta principale di casa si aprì e si richiuse e Link corse via dalla stanza abbaiando. Mi sedetti, chiedendomi chi fosse. Forse Toby aveva dimenticato qualcosa ed era ritornato?

Schizzai fuori dal letto, sperando che non fosse un assassino. Scesi giù in cucina e, appena vidi chi fosse, mi rilassai.

"Alexander" mi salutò mio padre con un sorriso.

"Sei tornato a casa presto"

"Lo so, lo so. Ho anche delle notizie che non ti piaceranno..." si morse il labbro.

Alzai un sopracciglio "E quali sarebbero?"

"Domani sera faremo una rimpatriata a casa nostra. La famiglia di Neo è invitata e probabilmente porteranno anche lui con loro." Spiegò, mortificato "Se vuoi puoi anche non venire"

"Papà, non mi importa." Mentì "Bennett, Scott e Toby saranno lì, giusto?"

"Probabilmente. Ho avvisato i genitori prima che andassi a lavoro." Affermò "Tutto questo è molto difficile per te, uh? Sei rimasto a lungo senza vedere Neo e adesso, tutto d'un tratto, è come se non potessi stargli lontano"

"Immaginavo che sarebbe accaduto
prima o poi." Il che ero vero. Non avrei potuto evitarlo per sempre "Starò bene. Non preoccuparti"

Annuì "D'accordo. Domani sera avremo molti ospiti"

"Che felicità" commentai.

Salì le scale mentre lui incominciava a preparare la cena. Mi sedetti sul bordo del letto guardando Link che si sedeva sopra i miei piedi. Stavo trascorrendo così tanto tempo con Neo, adesso.

Forse...forse avrei almeno potuto riavere un rapporto di amicizia con lui. Sarebbe stata dura, comunque, dato che Bennett non lo voleva. E non ero sicuro di come si sentisse Toby riguardo il ragazzo. Se non avesse voluto che riacquistassi un qualsiasi tipo di relazione con lui si sarebbe assicurato che non lo avessi.

Non menzionando il fatto che Neo sembrava odiarmi. Ma domani gli avrei parlato. Avrei cercato di riavere la sua amicizia perchè non riuscivo a sopportare di averlo completamente perso dalla mia vita. Speravo solo che lui provasse lo stesso.
 



***Neo's POV***

"Vuoi davvero torturami in questo modo?" sbottai arrabbiato.

"Neo, cresci! Devi essere gentile con Alexander Sullivan e i suoi amici. Domani verrai con noi, farai il bravo, e questo è quanto" rispose duramente mio padre con un'occhiataccia. Mia mamma era accanto a lui, con le braccia incrociate al petto.

"Non posso essere gentile con Alexander Sullivan! Vorrei spaccargli la testa con la Bibbia!" Esclamai "Ma probabilmente brucerà ancora prima che avvenga il contatto"

"Neo, sii educato!" sbottò papà.

Strinsi i pugni e infuriato corsi via dai miei genitori. Entrai nella mia stanza, dove per qualche ragione c'erano entrambi i miei cani.

"Perchè siete qui? Tu puzzi" dissi.

Il cane più grande, Milton, alzò pigramente lo sguardo su di me. Era rannicchiato sopra una mia maglietta che avevo abbandonato sul pavimento. L'altro cane, Pope, era seduto vicino al muro, guardandomi con la coda che scodinzolava.

"Andate via! E tornate solo quando diventerete carini quanto gli animali di Alexander!" Esclamai, cacciandoli via e chiudendoli fuori. Uh, almeno domani avrei rivisto Vesper.

E Alexander. E senza dubbi sarebbe rimasto insieme a quella zucca vuota di Toby Reed.

Grugnì, seppellendo il viso tra le mani. Stare vicino a lui mi faceva sentire un orrendo pezzo di merda per quello che gli avevo fatto. Dovevo continuare a fare lo stronzo per mantenerlo a distanza. Se fossi stato "gentile" sarei finito col sentire la sua mancanza. E non volevo. Odiavo sentire la mancanza del fuckboy.

"Perchè diavolo ho cacciato via i miei cani? Disgustosi o no, sono i miei unici amici" dissi miseramente.

E se mi fossi avvicinato troppo ad Alexander...avrei potuto accidentalmente lasciarmi sfuggire cosa era successo nella mia nuova scuola...

No, no, no. Non potevo permettere che Alexander lo scoprisse.

Sospirai, sentendo la disperata mancanza di Donnie e Clifton. Afferrai il telefono, osservando il messaggio che Alexander mi aveva inviato poco prima. Aveva intenzione di frequentare Toby? Provava davvero qualcosa per me? Tutto questo importava ancora?

La mia compostezza si incrinò e scrollai tra i vari contatti. Scrissi un messaggio, aspettai un paio di minuti e poi ne inviai altri. Ma non ci fu nessuna risposta.

Dopo un pò mia madre mi chiamò per la cena ed io scesi al piano di sotto, sedendomi con i miei genitori. Ascoltai mio padre parlare di lavoro e mia madre parlare di quanto fosse pieno il parcheggio del negozio di alimentari per poi discutere di domani sera a casa dei Sullivan.

Quando finimmo di cenare, salì le scale e andai a farmi una doccia. Sentendomi esausto strisciai sul letto, afferrando poi speranzoso il telefono. Aprì la casella dei messaggi.

A: Donnie

Donnie?

A: Donnie

Donnie, avanti, rispondimi.

A: Donnie

Mi dispiace

A: Donnie

Donnie, mi dispiace davvero. Ho solo bisogno di parlarti. Per favore.

Chiusi gli occhi, rannicchiandomi su me stesso come una piccola palla. Non sapevo cosa fare con Alexander. Non sapevo cosa fare con nessuno. L'unica cosa di cui ero certo era che Donnie non avrebbe risposto ai miei messaggi.




 

______________

Quest'ultima parte mi ha fatto sprofondare il cuore. Lo ha distrutto. Lo ha ridotto in piccoli pezzettini e gli ha dato fuoco.

Immaginare un Neo in queste condizioni è la cosa più triste che in questi due libri abbia mai visto...

Ad ogni modo, non siete curiosi di scoprire cosa abbia fatto Neo nella sua nuova scuola? ;)

Lasciate tanti commenti!

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Capitolo 6
*** Curtain Call (6) ***


***Alexander's POV***

"Grazie per aver pulito la casa" disse mia madre grata, mentre si affrettava a mettere gli orecchini.

"Nessun problema, mamma"

Avevo aiutato a mettere in ordine la casa mentre mamma e papà erano occupati a prepararsi per accogliere gli ospiti. Sarebbero arrivati da un momento all'altro e i miei genitori avevano già sistemato il cibo e i drink da servire.

"Alexander, puoi mettere fuori Link?"

"Certo." Le risposi, chiamando il cane. Lo guidai all'esterno, prendendolo per il collare "Scusa amico, devi restare fuori per un pò" lo accarezzai dietro l'orecchio e lui scodinzolò contento. Scott e Toby, in ogni caso, mi avrebbero trascinato lì fuori a giocare con il cane.

Entrai e cercai Vesper. Quando lo trovai lo trasportai fino alla mia stanza e lo posizionai sopra il letto.

"Devi restare qui. Non posso permettere che corra tra gli invitati o scappi via"

"Meow" Vesper si rannicchiò sul mio letto come se fosse suo e mi guardò, sfidandomi su chi fosse il possessore di quel letto.

"D'accordo, signorina Primadonna. Puoi avere il mio letto"

Il campanello suonò e abbandonai la mia stanza, chiudendo dentro Vesper. Scesi le scale dove vi era già la famiglia di Scott.

"Ehi Scott. Sei il primo arrivato" dissi sorpreso.

"Lo abbiamo fatto preparare un'ora prima" disse la signora Anderson con un sospiro, mettendo un braccio intorno al figlio.

Scott pigramente lanciò un'occhiata al braccio intorno a lui, non un grande fan dei contatti fisici "Sì, mi hanno costretto a vestirmi"

"Oh Prescott" scosse la testa il signor Anderson.

"Dov'è il mio cane?" chiese Scott guardandosi intorno.

"Il MIO cane è fuori." Risposi con un'occhiataccia "Lo potrai vedere quando arriverà Toby"

"Perfetto. Toby può tenerti fermo mentre io prendo il cane e scappo" annuì Scott, approvando alle sue stesse parole. Sgattaiolò via da sua madre e insieme ci dirigemmo in salotto, sprofondando sul divano.

"Verrà anche Neo" dissi.

"Così ho sentito da Bennett"

"Vorrei provare ad essergli amico"

"Penso che tu sia un'idiota" rispose facendo spallucce.

"Lo so, anch'io penso di essere un'idiota ma ho bisogno del tuo aiuto. Cosa pensi farà Toby?" chiesi curioso.

"Non lo so. Nemmeno Bennett sarebbe capace di capire cosa pensa Toby di Neo. Lupo travestito da pecora, ricordi? Toby è bravo a nascondere le cose, e questo include anche i suoi sentimenti"

"Sì, ne sono consapevole" feci correre una mano tra i capelli.

"Alexander...perchè proprio Toby?" chiese lui dopo essersi guardato intorno per assicurarsi che nessuno ci stesse ascoltando.

"Non sto uscendo con lui, Scott. È solo un amico con cui vado a letto." Risposi "So esattamente com'è Toby. Jake e Neo mi hanno colto di sorpresa ma con Toby non succederà"

"Lo stai paragonando ai due ragazzi di cui ti eri innamorato, eppure affermi di non stare uscendo con lui" Scott alzò un sopracciglio.

"Non è giusto per Toby," dissi lentamente "Solo che...non posso. Non adesso"

"Come dici tu, Alexander" disse facendo spallucce.

Il campanello della porta suonò un'altra volta ed entrambi preferimmo lasciare cadere il discorso. Un minuto dopo Toby entrò nel soggiorno con il suo usuale sorriso in viso.

"Ciao Alexander! Ciao Scott!" ci salutò lui.

"Andremo da Link dopo che sarà arrivato anche Bennett" dissi.

"Ma avevi detto che potevamo vederlo quando sarebbe arrivato Toby! Mi hai mentito." Disse Scott "Mi sento offeso e tradito"

"Bennett arriverà tra poco, non è lento come te"

"Eppure io sono arrivato prima di lui"

"Probabilmente avrà incontrato traffico lungo la strada" risposi. Feci cenno a Toby di sedersi accanto a me, e così fece. Gli circondai la vita con un braccio, sentendomi in colpa. Non potevo ancora frequentarlo ufficialmente. Cercai di confortarmi con il fatto che Toby non avrebbe permesso qualcuno di usarlo per il sesso. Era incredibilmente intelligente e astuto. Anche volendo, non sarei stato capace di usarlo ai miei scopi. E se pensavo che lo stessi usando significava allora che era lui quello ad usare me. Non dovevo dimenticarlo.

Il campanello suonò un altro paio di volte e tutti e tre ci alzammo mentre aspettavamo che Bennett facesse la sua entrata. Qualcuno entrò nella stanza ed io tolsi il mio braccio intorno a Toby, alzando poi lo sguardo.

"No, vi prego, non smettete di coccolarvi" affermò Neo, sedendosi sulla sedia accanto a Scott.

"Non ci stavamo coccolando" risposi, rimettendo il braccio intorno la vita di Toby.

"Questo è il limite massimo di intimità che avete raggiunto?" chiese Toby confuso. Vidi Neo combattere per evitare di fare un'osservazione sarcastica. Quasi mi dispiaceva per lui. Avrei voluto avvertirlo sul modo in cui Toby riusciva ad usare il suo fascino e la sua innocenza per irritare le persone.

"Alexander," salutò Bennett entrando nella stanza "Scusa, siamo stati bloccati dal traffico"

"Cane" affermò Scott alzandosi.

"Cane" lo appoggiò Toby, alzandosi anche lui.

"Se provate a portarmelo via, farò fisicamente male ad entrambi" promisi, guidandoli fuori.

Link saltò in piedi e corse verso Scott, abbaiando e leccandolo. Scott e Toby si abbassarono al suo livello, accarezzandogli il pelo e ricoprendolo di complimenti su quanto fosse un bravo ragazzo.

"Dov'è il gattino?" chiese Neo.

"Il gattino è chiuso nella mia stanza, in modo che non possa uscire e scappare via" risposi, osservando sospettoso Scott e Toby in caso avessero provato a fare qualcosa.

"Se sono obbligato a stare con voi per tutta la serata, allora andremo a vedere il gattino" disse lui.

"A fine serata finirò senza animali" affermai miseramente.

Lasciai che Scott e Toby trascorressero un pò di tempo con Link prima di trascinarli dentro casa. Tutti mi seguirono fino alla mia stanza. Aprì la porta ed entrammo.

Gli occhi di Neo si posarono sul mio letto ed era evidente che stesse ricordando. Lanciò poi un'occhiata a Toby e abbassò lo sguardo, respingendo via le emozioni.

"Vesper" lo chiamai, abbassandomi.

Vesper uscì da sotto il letto, saltando tra le mie braccia. Mi alzai con il braccio e Neo mi si avvicinò, prendendo il gatto da me.

"Ciao gatto!" esclamò felicemente. Sorrisi, sentendo la mancanza di tutto quello.

"Alex, quando mangeremo?" chiese Toby "Sto morendo di fame!"

"Possiamo andare a mangiare adesso" risposi. Non mi sfuggì la rabbia che balenò negli occhi di Neo. Oh Toby. Ragazzo intelligente.

"Andiamo. Ho fame" affermò Scott, poggiato contro il muro.

"Ciao gattino. Tornerò presto" disse Neo, poggiando Vesper sul mio letto.

Li scortai fuori dalla porta, afferrando il braccio di Toby prima che potesse uscire. Mi guardò curiosamente, quei grandi occhi non si lasciavano sfuggire nulla.

"Ti stai comportando male" gli dissi, alzando un sopracciglio.

Il dolce sorriso fece la sua comparsa "No, non è così!"

"Smettila" risposi facendo un sospiro.

Lui si accigliò "Ti ho turbato? Mi dispiace, Alexander. Non volevo..."

Lo abbracciai "Non mi prendi in giro"

"Non lo sto facendo!" rispose, ricambiando l'abbraccio.

Sorrisi leggermente, scuotendo la testa "Non ci sono parole per descriverti, Tobias"

Lo baciai. Gli afferrai poi la mano e lo guidai fuori dalla stanza. Neo, Scott e Bennett ci stavano aspettando in corridoio. Neo guardò le nostre mani intrecciate e si voltò, scendendo le scale. Tutti lo seguimmo.

Quando entrammo nella sala da pranzo, dove il cibo era poggiato con cura sul nostro tavolo, gli lasciai la mano. Prendemmo tutti dei piatti ed io incominciai a riempire il mio mentre salutavo un paio di persone amiche di mio padre.

Subito dopo, tutti e cinque uscimmo fuori, dirigendoci in terrazza. Link corse verso Scott e gli si rannicchiò ai piedi mentre il ragazzo lo accarezzava.

"Ti tengo d'occhio, Scotty" lo avvertì.

"Goditi il panorama" rispose lui semplicemente.

Io e Bennett parlammo di film mentre mangiavamo, Toby ci ascoltava mentre Scott ci ignorava, prestando attenzione solo al mio cane. Neo era silenzioso.

"Ho bisogno di più cibo" affermò quest'ultimo dopo un pò, alzandosi.

"Anche io" mentì, mettendomi in piedi. Dovevo parlargli senza nessuno attorno.

"Perfetto. Possiamo prenderci per mano e andare insieme" rispose lui ironico, aprendo la porta sul retro ed entrando dentro casa. Lo seguì.

"Neo, aspetta. Devo parlarti"

"Aspetta, vuoi dire che mi hai seguito in modo che fossimo soli e potessimo parlare?" Chiese lui con finto shock "Che colpo di scena!"

"Sta zitto. Vieni con me" lo guidai su per le scale, fino alla mia stanza. Chiusi la porta a chiave. Neo prese il mio gatto, accarezzandolo.

"Fai una cosa veloce. Voglio dell'altro cibo"

"Voglio che torniamo amici"

"È bello volere" rispose lui.

"Neo, per favore. Non voglio che tu esca dalla mia vita. L'ho capito, okay. Davvero. Non possiamo stare insieme ma possiamo almeno essere di nuovo amici" dissi, cercando di rimanere calmo.

"Non voglio esserti amico. Oltretutto non finirebbe bene, e tu lo sai." Rispose "E dubito che alla zucca vuota piacerebbe che fossimo amici. Il moccioso è un pò stronzetto"

"Non è una cattiva persona!" controbattei duramente "Non gli è solo piaciuto ciò che mi hai fatto!"

Neo gemette a bassa voce "Quel giorno il karma ha fatto la sua parte, ad entrambi"

"Mi dispiace che hai perso Donnie e Clifton, ma non devi per forza perdere tutti. Non devi perdere me"

Neo si alzò "Io ti voglio perdere. E voglio che tu perda me"

"Neo, possiamo essere amici. Solo amici, nient'altro. E se iniziamo ad avvicinarci troppo...la facciamo finita"

Neo mi osservò, sembrando insicuro "Non possiamo. Lo sai che non possiamo"

"Possiamo, invece. Ho la sensazione che ci vedremo sempre più spesso, considerato il fatto che i tuoi genitori ti trascinano di nuovo a questi eventi. Quindi potremmo semplicemente smettere di comportarci in modo imbarazzante ed essere di nuovo amici"

"Alexander..." abbassò lo sguardo su Vesper.

Mi avvicinai di un passo "Solo amici. Niente di più, lo prometto"

"Me ne pentirò. Appena questa cosa si trasforma in un 'qualcosa di più di semplici amici' ti taglierò fuori dalla mia vita una volta per tutte. E sto facendo questo SOLO perchè dovrò vederti più spesso." Affermò lui, fulminandomi con lo sguardo "Ma non diventerò amico dello stalker o della zucca vuota"

"E Scott?" chiesi.

"Ama gli animali carini e urla di gioia guardando foto di koala. Non si può odiare quel ragazzo"

"Andiamo" conclusi, roteando gli occhi.

Scendemmo le scale e facemmo la scorta di cibo, ritornando poi in terrazza. Ci sedemmo ai nostri posti e Bennett alzò un sopracciglio nella nostra direzione.

"Coda lunga per il cibo?" chiese.

"Molto lunga. Arrivava fino alla porta" rispose Neo.

Toby sollevò una mano, allontanando delle ciocche di capelli dal viso "Un pò di tempo da soli?"

La testa di Neo balzò in avanti e morse il braccio di Toby. Quest'ultimo urlò di dolore ed io cercai di far spostare Neo, tirando nel frattempo indietro Toby.

"Neo! Non morderlo!" gli lanciai un'occhiataccia.

"Ma non mi piace!" rispose lui, asciugandosi la bocca.

"Mi ha morso" piagnucolò Toby, strofinandosi il braccio.

Con un braccio gli circondai la vita, guardando di nuovo male Neo "Stai bene, Toby?"

"Quello non me lo sarei aspettato." Affermò lui, accigliandosi dopo aver visto il piccolo segno del morso sul braccio "Perchè morde le persone?!"

Gli baciai il braccio "Perchè è strano ed ha dei problemi a gestire la rabbia. Neo, non mordere Toby!"

"Neo morde chi vuole" rispose lui con indifferenza.

"Tranne Scott" disse appunto Scott.

"Giusto. Neo non morde Scott." Si corresse annuendo "Perchè poi Neo sarebbe contagiato dalla sua pigrizia"

"È un lusso e una protezione" rispose il ragazzo in questione.

Mantenni un braccio intorno a Toby con fare protettivo. Era imbronciato mentre ancora si strofinava il braccio. Non c'era nessun accenno di rabbia ma sapevo che Toby era qualcuno che Neo non voleva fare incazzare. Toby era un buon amico da possedere e un terrificante nemico da avere contro.

Neo mi notò fissarlo e ghignò "Non sei felice che adesso siamo amici?"

"Oh, siete di nuovo amici voi due?" chiese Toby, alternando lo sguardo tra me e Neo.

"Si," risposi, non guardando Bennett "Lo siamo"

"Mi fa piacere!" esclamò Toby con un sorriso "Per favore, non mi mordere più Neo. Oh, possiamo conoscerci meglio!"

"Che gioia" rispose lui in modo secco.

Potevo sentire la disapprovazione irradiata da Bennett e sospirai mentalmente. Non riuscivo ancora a capire cosa pensasse Toby di Neo, ma apparentemente quest'ultimo era determinato a farsi odiare dal ragazzo, e quello non andava per niente bene.

Sospirai. Sarebbe stata una lunga, lunga notte.




 

______________

Sono diventati nuovamente amici, riuscite a vedere le mie lacrime di gioia?

Recensite ed esprimete la vostra opinione sull'adorabilità di Neo e Alexander perchè sì. Due cuccioli di foca, ecco cosa sono.

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Capitolo 7
*** Curtain Call (7) ***


"Scott, il tuo braccio non è stanco?" chiesi. Il ragazzo aveva giocato a riporto con Link per circa mezz'ora mentre il resto di noi rimanevamo seduti, lasciando che il nostro stomaco digerisse tutto il cibo ingerito.

"Non ami abbastanza il tuo cane da giocarci." Rispose Scott mentre Link ritornava da lui con una pallina da tennis in bocca. Scott prese la palla e lo accarezzò, sorridendo "Non è vero, Link? Sono buono con te. Puoi venire a casa mia"

"Sei l'unico ragazzo che porterebbe a casa un cane piuttosto che un compagno di scopata" affermò Neo.

"Mi piacciono i cani più delle persone" commentò lui, lanciando di nuovo la palla.

"E non ti piace nemmeno il sesso" aggiunsi.

"Mi sorprende che Alexander non abbia ancora lasciato il segno su di te. Letteralmente e metaforicamente" esclamò Neo.

"Ha lasciato il segno su di te" replicò Scott.

Neo arrossì leggermente "Sì, beh, si è scopato il 40% delle persone che sono sedute qui" rispose.

"60%" lo corressi "Secondo questa statistica se io conto, posso dire che mi sono masturbato in passato"

"Grazie per la condivisione" commentò Neo.

"Sto cercando di digerire il cibo, non vomitarlo." Esclamò Scott quando Link ritornò "Basta parlare di sesso e di quello che fate nella doccia"

"Quando arriverà il dessert?" chiese Toby, cambiando argomento senza nessuna difficoltà.

"Tra un'ora." Risposi controllando l'orario nel telefono "Ci dà giusto il tempo di digerire"

"Grandioso!" Commentò Toby sorridendo "Mia mamma ha cucinato i biscotti e una torta"

"Amo il fatto che tua mamma sia una pasticciera" risposi.

"Che coincidenza, anche io!" rispose lui.

"Tua mamma sa che ti scopi Alexander?" chiese Neo.

"E i tuoi lo sapevano?" chiese Toby, e il suo tono era innocente come sempre ma potevo vedere la soddisfazione nei suoi occhi quando vide Neo arrossire.

"Che importa." Borbottò Neo alla fine "Ehi, fuckboy, hai fatto qualche dessert?"

"Sì, li ho fatti"

"Bene. Sei utile solo per i tuoi animali e il cibo" rispose lui.

"Quest'amicizia è fantastica" commentai sarcastico.

"Non sono il tipico zuccheroso amico per la pelle." Disse Neo "Ho conosciuto Donnie dopo averlo morso. Un'amicizia con me comprende insulti e morsi"

"Bene" commentai.

"Oh, Alexander! Quasi mi dimenticavo! Mio padre vuole mostrarti una cosa!" esclamò Toby saltando in piedi.

Mi alzai curioso, chiedendomi cosa volesse mostrarmi Henry. Seguì Toby dentro casa ma, invece che trascinandomi verso il vasto gruppo di persone presenti in casa, mi guidò su per le scale e verso la mia stanza.

Entrammo nella mia camera da letto e chiuse la porta, voltandosi verso di me con il viso corrucciato "Non penso dovresti essere di nuovo amico con Neo"

Uh-oh. Questo era il suo modo gentile per avvertirmi di non farlo.

"Perchè no? Neo ha reso molto chiaro il fatto che se il nostro rapporto porterà ad un qualcosa di più, mi taglierà fuori dalla sua vita per sempre"

"Ti ha ferito. Gravemente. Peggio di Jake Chambers." Disse lui, il cipiglio che si faceva più evidente "Se l'ha fatto una volta, potrebbe farlo di nuovo. Non voglio vederti di nuovo così ferito, Alex"

"Toby, lo voglio davvero." Risposi "Non voglio tagliarlo fuori dalla mia vita. Non mi ferirà di nuovo"

"Ma anche se non usciste insieme potrebbe ferirti. Guarda cos'ha fatto al suo migliore amico!" esclamo lui.

"E so che se ne pente," dissi "Non sono preoccupato, Toby. E neanche tu dovresti"

"Lo sono invece. Non va bene per te!" disse lui con insistenza.

Lo abbracciai "Starò bene, te lo prometto"

"Finirà con il ferirti, e lo sai." Alzò lo sguardo su di me con quei suoi grandi occhi "Per favore, Alexander. Odio vederti ferito"

"Posso prendermi cura di me stesso, Toby. Continuerò ad essere amico di Neo"

Il suo labbro inferiore tremò, facendolo sembrare vulnerabile. Ma conoscevo Tobias Reed. Non avevo intenzione di fargli raggiungere i suoi scopi, in fondo sapevo che faceva finta di essere arrabbiato mentre mentalmente stava pianificando un piano per ottenere ciò che voleva da solo.

Ma sapevo anche che una parte di Toby fosse sincera. Non voleva davvero che Neo mi ferisse nuovamente. Se ti mettevi contro di lui poteva renderti la vita un inferno, ma se ci teneva a te significava che ti voleva davvero bene e avrebbe fatto di tutto per proteggerti.

"Tobias, ritorniamo dagli altri"

Scosse la testa, sembrando sinceramente triste "Finirai per farti ferire se continui così"

"Ehi, mi piaci con il sorriso sul viso," dissi, mettendogli due dita sotto il mento e alzandoglielo "Sorridi. Per me?" mi chinai e lo baciai.

Mi rivolse un sorriso brillante quando mi separai dalle sue labbra "Okay. Per te, Alexander!"

"Bene. Andiamo" dissi, portandolo fuori dalla mia stanza.

Scendemmo le scale e ritornammo in terrazza. Toby sembrava allegro, come se niente fosse successo. Non guardò Neo, ma adesso ero preoccupato.

Bennett si spostò, così da essere seduto accanto a me. Abbassò il volume della voce in modo che solo io potessi sentirlo.

"Quindi, i giochi stanno per iniziare"

"Non succederà nulla" risposi, mantenendo anch'io il tono di voce basso.

Bennet alzò un sopracciglio "Conosci Toby. Sarà un lento e costante processo. Se vuole Neo fuori dai giochi, non gli importerà quanto tempo ci vorrà. Alla fine riuscirà nel suo intento, senza che nessuno nemmeno se ne renda conto"

"Non permetterò che Toby faccia del male a Neo, come non permetterò il contrario" dissi, sicuro di me stesso.

"Se tieni d'occhio entrambi, chi starà attento a te?" esclamò lui. Si alzò prima che potessi rispondere e si sedette accanto a Scott.

"Con i segreti non si fanno amicizie" ci disse Neo.

"Non voglio essere tuo amico" rispose subito Bennett.

"Così. Dannatamente. Acido" commentò lui.

"Fai ancora a botte con le persone?" gli chiesi.

Indicò il suo viso illeso "Ti sembra per caso che di recente abbia fatto a botte con qualcuno, fuckboy?"

"No. È per questo che sono curioso"

Neo scosse la testa "Non picchio più nessuno adesso. O almeno, non lo faccio da un bel pò. A differenza tua sto rimediando alle mie cattive abitudini"

"Ha da mesi che faccio sesso solo con una persona" risposi. Subito dopo che io e Toby ci eravamo avvicinati, avevo smesso di andare a letto con altre persone. Parte a causa della lezione di Neo, ancora fissa in testa, dall'altra perchè non mi sembrava corretto nei confronti di Toby.

"Congratulazioni! Sei il suo giocattolino sessuale preferito!" disse Neo a Toby con falso entusiasmo.

Toby si accigliò, alzando lo sguardo su Neo "Non sono un giocattolino!"

"Neo, dacci un taglio. Non trattare male Toby" gli lanciai un'occhiataccia.

"Tratto tutti male" mi ricordò lui.

"Toby non ti ha fatto niente" continuai.

"Sono sicuro invece che a te ha fatto un mucchio di cose. Al tuo culo, per essere più specifici"

"Tu e Alexander non avete fatto sesso?" chiese Toby confuso. Ah, eccolo che parte di nuovo.

Gli passai un braccio intorno alla vita, portandolo più vicino a me "Ti stai comportando male un'altra volta"

"Si comporta come se voi due non l'aveste fatto!" si difese Toby.

"Sì, sì, un paio di volte ho fatto del fuckboy la mia troietta" rispose Neo.

"Scott, cosa stai facendo?" chiesi, notandolo. Aveva le mani sulle orecchie di Link.

"Sto proteggendo il bambino"

"Sei così fottutamente adorabile" esclamò Neo.

"Penso abbiano finito di essere inappropriati" affermò Scott, scoprendo le orecchie di Link e accarezzandolo. Link scodinzolò e gli leccò la guancia.

"Sono annoiato. Facciamo qualcosa" disse Neo.

"Potremo fare un gioco o qualcosa del genere," risposi, facendo spallucce "Ho Dokapon Kingdom"

"No," esclamò Toby inorridito "Vogliamo riparare le amicizie, non distruggerle"

"Quel gioco è stato fatto dal diavolo in persona" commentò Scott.

"Oh, non sapevo che Bennett fabbricasse giochi" disse Neo sorpreso.

"Quanto sei originale." Rispose lui "Giochiamo a calcio in giardino o qualcosa del genere"

Tutti scrollammo le spalle e ci alzammo. Li guidai nella parte anteriore della mia casa, prendendo la palla da dentro il garage. Ci assicurammo di essere ad una distanza di sicurezza dalle macchine parcheggiate nel vialetto e in strada prima di palleggiare un pò e iniziare un'amichevole partita.

"C'è caldo fuori" disse Toby, togliendosi la maglietta e lanciandola sull'erba accanto a lui.

Alzai gli occhi al cielo e mi spogliai anch'io della maglietta, dato che stavo iniziando a sudare. Neo alternò lo sguardo da me a Toby.

"Che Gesù perdoni i miei pensieri peccaminosi" disse alla fine.

"Esibizionisti" commentò Scott.

"Stà zitto Scott, dovranno pur essere buoni a qualcosa" rispose Neo, osservando i miei addominali.

"Smettiamola di fissare Alexander e giochiamo" dissi, calciando la palla verso Scott.

Ricominciammo a giocare, spingendoci l'un l'altro e combattendo per il possesso della palla. Toby riuscì a prendermi la palla dai piedi ed io cercai di riprenderla ma Neo gli andò incontro, facendolo inciampare così sulla palla. Cadde poi sul terreno con un gemito di dolore.

"Neo!" scattai.

"Cosa? Gioco pesante!" rispose in sua difesa.

Mi avvicinai a Toby e tesi la mano nella sua direzione. Lo rimisi in piedi e lui si massaggiò il fianco con un cipiglio in viso.

"Sono caduto su una pietra" disse, calciando via quest'ultima.

Mi chinai, baciandogli delicatamente il fianco. Quando mi raddrizzai e vidi l'espressione di Neo, realizzai che avevo involontariamente assecondato il gioco di Toby.

Toby si poggiò contro di me, la sua pelle un calore a me familiare "Non mi piace questo gioco quando cerchiamo di ucciderci a vicenda!"

"Stiamo appunto cercando di ucciderti." Rispose Neo "Non mi piaci. Sei un'irritante zucca vuota"

"Neo, adesso basta!" esclamai. Aveva intenzione di ferire Toby o farlo incazzare. Non volevo che facesse nessuna delle due cose.

"Alexander," disse Bennett "Hai compagnia"

Mi voltai e il mio braccio involontariamente strinse la vita di Toby. Ma mentre la coppia si avvicinava, mi rilassai leggermente. Il loro figlio non era con loro.

"Alexander," salutò la signora Chambers con un sorriso "Ciao"

Ricambiai il sorriso, lasciando Toby "Buonasera signora e signore Chambers"

"Bennett, Scott, Neo, Tobias" rivolse a tutti un sorriso mentre faceva loro un cenno di saluto. Tutti e quattro ricambiarono il saluto e osservammo lei e suo marito dirigersi verso la porta principale ed entrare a casa mia.

"Lo sai che i tuoi genitori non avrebbero invitato Jake a casa vostra," disse Bennett "Non preoccuparti"

"Ritorneresti ad essere amico di Jake?" chiese Toby con voce calma, guardandomi attraverso le ciglia.

Non fui capace di guardarlo negli occhi. Colpo basso.

"Andiamo a prendere il dessert. Dovrebbe essere già stato servito" disse Bennett rompendo il silenzio, afferrando la mia maglietta e lanciandomela. Lanciò poi a Toby la sua.

Dopo esserci rimessi le magliette, rientrammo in casa. Neo rallentò il passo, in modo che io potessi raggiungerlo, e mi studiò.

"La tua espressione dice che non è esattamente la piccola innocente zucca vuota che si finge di essere" disse.

"Pensa di essere d'aiuto" risposi, chiudendo la porta una volta che fummo dentro.

"Anch'io pensavo di essere d'aiuto" rispose lui e si allontanò da me, lasciandomi impalato a fissarlo mentre andava.

Scossi poi la testa e li seguì nel soggiorno, prendendo un piatto e mettendo su di esso il dolce. C'erano persone che gironzolavano per la stanza e parlavano, e vidi mio padre parlare con i Chambers e mia madre parlare con la mamma di Toby.

Mi sedetti con i miei amici ed iniziai a mangiare. Scott e Toby stavano parlando dei loro progetti futuri di far entrare Link in una scuola privata e Neo e Bennett che li ascoltavano con poco interesse.

Non riuscivo a smettere di fissare Neo e Toby. Uno di loro mi avrebbe ferito? Forse entrambi? Potevo davvero gestire uno come Toby? Certo, ero riuscito ad essergli amico per anni e avevo scoperto come farlo felice, ma essergli così vicino era diverso. Avrei davvero potuto gestirlo come avevo detto che avrei fatto?

"Neo," chiamò il signor Bartosz dopo essersi avvicinato "Dobbiamo andare. Domani ho delle lezioni da tenere"

Neo si alzò ed io lo copiai. Mi lanciò un'occhiata irritata ma lo ignorai, guardando invece suo padre.

"Grazie per essere venuto, signor Bartosz" dissi con un sorriso, stringendogli la mano.

"È stato bello rivederti, Alexander. Andiamo, Neo"

"Ricorda solo una cosa, Alexander: anch'io avevo buone intenzioni" disse Neo prima di seguire il padre. Lo guardai andarsene, cercando di non pensare troppo a quello che aveva detto. Sapevo come comportarmi con Toby. Non avevo intenzione di farmi ferire di nuovo.



 

________________

Se felice mi vuoi fare,
Un commentino devi lasciare.

E con questa perla direi che posso anche andarmene...e non ritornare più...

 

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Capitolo 8
*** Curtain Call (8) ***


Sentì un leggero ronzio e aprì gli occhi, guardandomi intorno disorientato. Abbassai lo sguardo e vidi Toby rannicchiato contro di me con le mie braccia intorno al suo corpo. I nostri vestiti erano da qualche parte sul pavimento e il mio corpo era tutto indolenzito.

Sospirai e mi spostati molto lentamente, trasportando Toby con me in modo da non svegliarlo. La sua testa era poggiata sul mio petto mentre dormiva profondamente.

Afferrai il telefono dal comodino e lo sbloccai, aprendo il nuovo messaggio appena ricevuto.
 

Da: Neo

Non riesco a dormire. Chiamami e intrattienimi, amigo.
 

Toby si spostò leggermente tra le mie braccia, trovando una posizione confortevole. Coprì i nostri corpi con una coperta e gli baciai il capo prima di rispondere a Neo.
 

A: Neo

Non posso. È troppo tardi.
 

Mi allungai leggermente, gemendo per il dolore nel corpo. Non dovrei esserne sorpreso, comunque. Toby sapeva che mi piaceva il sesso selvaggio e lui era un maestro nel provocare, e anche questo non avrebbe dovuto sorprendermi, considerando la sua personalità.

Il telefono vibrò nuovamente e aprì il nuovo messaggio.
 

Da: Neo

Ah, giusto, il tuo giocattolino sicuramente starà facendo il suo riposino. Odierei svegliare la principessina, quindi non rispondere.
 

Poggiai il telefono sul comodino e mi spostai con l'intento di trovare una posizione più comoda per me e Toby. Ero troppo stanco per litigare con Neo.

Chiudendo gli occhi, strinsi Toby più vicino a me. Non riuscivo a capire se fosse meglio uscire sia con lui che con Neo allo stesso tempo o separatamente. Era difficile capire cosa infastidisse Toby.

Sospirai mentalmente. Immaginavo che dovevo solo vedere come avrebbe reagito. Domani avrei invitato a casa sia Neo che Toby, oltre che Scott e Bennett. Se tutto sarebbe filato liscio, forse Toby avrebbe visto che io e Neo non saremmo ritornati insieme e quindi non avrebbe nemmeno infastidito Neo.

Con quel pensiero in testa, abbracciai un pò più forte Toby e sprofondai di nuovo nel mondo dei sogni.
 

*****

"Dovresti cucinarmi la colazione" esclamai mentre giravo la frittella nella padella per Toby.

"Lo farei, ma mi piace il modo in cui la cucini tu!" rispose sedendosi sul bancone e facendo oscillare le gambe.

"Cosa ne pensi di giocare un pò con i videogiochi, oggi?" chiesi "Ho invitato Bennett e Scott"

"Oh, sì, va bene!" rispose lui eccitato.

"Bennett comunque era impegnato oggi"

Toby inclinò la testa di lato con curiosità "Con quali giochi si possono avere solo tre giocatori?"

"Possiamo ancora averne quattro. Posso sempre invitare Neo"

"Oh," rispose lui sorridendo "Okay, d'accordo! Così posso conoscerlo meglio. Fino a quando non mi morda di nuovo" mise il broncio e si strofinò il braccio.

"Probabilmente lo farà perchè è un moccioso" risposi sospirando.

"Beh, allora mi nasconderò dietro di te" affermò ridendo.

"Lo vado a chiamare" dissi infine, rivoltando la frittella sul piatto e porgendolo a Toby. Misi poi dell'altro burro sulla padella e tirai fuori il telefono. Composi il numero di Neo ed aspettai.

"Cosa vuoi, fuckboy?" rispose lui.

"Questo non è esattamente il modo in cui risponde la maggior parte delle persone"

"Ti sei innamorato di me perchè ero diverso. Adesso, che cosa vuoi?" chiese.

"Voglio che oggi venga a casa mia. Giocheremo con i videogiochi"

"Per 'giocheremo' intendi tu e il tuo giocattolino per il sesso?"

"Per 'giocheremo' intendo me, Scott e Toby"

"Il fantasticatore di panda, il suo aiutante e la zucca vuota." Disse "Grazie ma no"

"Andiamo, giocheremo solo ai videogiochi," risposi "E poi a te piace Scott"

"Beh, era il mio amante non-poi-così-tanto segreto." Esclamò lui "Va bene, verrò. Ma solo se mi dai dà mangiare"

"Cucinerò il pranzo e la cena per tutti" promisi.

"Sì, sì, okay. Sarò lì tra venti minuti" concluse e riattaccò.

"Arriverà tra non molto. Scott mi aveva detto che sarebbe uscito di casa dieci minuti fa, quindi probabilmente non arriverà prima di due ore." Conclusi, controllando l'ora "Abbiamo il tempo per mangiare e vestirci"

"Dovremmo stare solo in boxer" disse Toby mentre poggiavo la frittella sul mio piatto e mi sedevo accanto a lui.

Gli baciai la guancia "Non penso che a Neo piacerebbe. O a Scott"

Dopo aver fatto colazione, salimmo nella mia stanza e ci vestimmo. Scendemmo al piano inferiore solo quando suonò il campanello, facendo abbaiare all'impazzata Link.

Aprì la porta e, sorprendentemente, era Scott. I suoi capelli era pettinati svogliatamente e indossava una maglietta con sopra una camicia a quadri abbottonata storta.

"Scott, ti sei appena alzato dal letto?" chiesi studiandolo.

"Volevo uscire di casa con i pantaloni del pigiama. Mio padre non me l'ha permesso" rispose lui, inginocchiandosi per salutare Link.

"Anche Neo sta venendo" affermai, guidando Scott verso il salotto.

"Ciao Scott!" salutò allegramente Toby.

"Ehi Toby. Vedo che hai fallito nel tuo lavoro. Link è ancora in questa casa" disse Scott, accarezzando il cane.

"Io distraggo Alexander" rispose lui, attirandomi vicino a sè e baciandomi.

Lo allontanai con uno spintone "No! Non porterete via il mio cane! Scott, mettilo giù! E poi come riesci a sollevarlo da terra?!"

Scott riluttante poggiò il cane sul pavimento "Ho fatto sollevamento pesi per tutta la mia vita solo per poterlo sollevare e portare verso il tramonto"

"Vieni qui, Link." Mi inginocchiai e lo abbracciai dopo essermi avvicinato "Sei il mio cane e prima o poi ti insegnerò a mordere Scott e Toby"

"Buona fortuna ad addestrare una cane che non puoi trovare" disse Scott, lanciandosi sul divano.

Il campanello suonò e Link corse via dalle mie braccia abbaiando. Lo seguì, aprendo la porta e lasciando entrare Neo.

"Questo è un cane" disse lui.

"Congratulazione, conosci gli animali"

"Voglio il gattino"

"Non so dove il gattino sia. Probabilmente si è arrabbiato perchè ieri non l'ho fatto entrare nella mia stanza"

"Ah giusto, vi stavate scambiando qualche malattia sessualmente trasmissibile" rispose lui, togliendosi le scarpe.

"Nessuno dei due è malato"

"Ma siete entrambi delle troiette"

"Ci piace il sesso. E poi Toby non è andato a letto con un sacco di persone. Credo di essere il terzo." Risposi sinceramente "Secondo o terzo, non ricordo bene"

"Buono a sapersi che sai quante persone il tuo giocattolino si è sbattuto"

"Tu non sapevi con quante persone avevo fatto sesso quando l'abbiamo fatto." Gli ricordai "Non giudicare me o Toby solo perchè ci piace il sesso. Se non fosse stato per quello, nessuno di noi sarebbe qui adesso"

"Come vuoi" Neo mi spintonò e si diresse in salotto. Lo seguì, guardandolo mentre si sedeva nel divano accanto a Scott.

Toby ed io ci sedemmo vicino a loro e porsi a tutti i controller, facendo poi partire il gioco. Neo guardò in basso verso l'oggetto che gli avevo porto.

"A cosa stiamo giocando?" chiese.

"Diablo," risposi, iniziando il gioco "Puoi giocare con l'account di Bennett e scegliere uno dei suoi personaggi. Ma ti prego, non giocare con lo stregone"

"Cosa c'è che non va con lo stregone?" chiese Scott mentre entrava nel suo profilo e sceglieva proprio quel personaggio.

"Sono terrificanti e fanno delle cose voodoo spaventose"

"Bugie" affermò lui.

"Scott, hai un tornado di piranha e combatti con la testo mozzata." Esclamai "E non indossi neanche i pantaloni"

"Hai visto il cacciatore di demoni in questo gioco? Non giudicare il gusto nel vestire dello stregone" rispose lui.

"È vero. La mia gabbia toracica ha lo stesso colore del Baja" disse miseramente Toby, cliccando sul suo profilo.

"Neo?" chiesi, guardando nella sua direzione "Stai bene?"

"Uh, sì" rispose lui scuotendo leggermente la testa "Sì, sto bene. Giochiamo. Questi personaggi sono tutti al livello 70. Hai intenzione di fare le campagne?"

Annuì "Sì, certo"

"Fammi cambiare le abilità e poi possiamo iniziare" disse infine, scegliendo un personaggio.

Iniziammo il gioco e Neo finì di potenziare il suo personaggio. Quando fu soddisfatto, cominciammo la campagna. Toby, Scott ed io ridemmo ed urlammo mentre combattevamo il branco di mostri che ci attaccavano. Urlare quando ci confondevamo troppo per la folla di mostri, morendo subito dopo, ridere mentre ci ritrovavamo a far cadere muri e passavamo nel livello dove si dovevano combattere orsi e unicorni.

Ma Neo era silenzioso mentre giocavamo. Continuavo a lanciargli occhiate ma i suoi occhi erano fissi sullo schermo, premendo tasti con le dita senza nessuna difficoltà. Era incredibilmente bravo nel gioco, quasi quanto Scott, cosa che era sorprendente considerando che Scott era il master in questo gioco.

Giocammo molte e molte campagne, e senza che neanche ce ne accorgessimo era già ora di cena. Posai il controller e mi alzai, stiracchiandomi.

"Vado a preparare la cena. Neo, vieni ad aiutarmi"

Neo sospirò e si alzò, seguendomi in cucina. Mi assicurai che nè Scott nè Toby ci avessero seguiti prima di mettermi faccia a faccia con Neo.

"Cosa c'è? E non mentirmi" iniziai.

Lui si mise le mani in tasca, guardando fuori dalla finestra "Io e Donnie trascorrevamo ore a giocare con quel videogioco. Non hai idea di quante volte abbiamo superato la prima parte del gioco. Giocavamo giorni interi in quelle campagne, acquistando punti e trovando le armi e le armature più ridicole"

"Mi dispiace. Non lo sapevo" risposi accigliandomi.

"Sì, beh, non potevi saperlo" borbottò lui.

"Avrei dovuto. Io e Donnie eravamo soliti giocare a Diablo." Dissi "Quando uscivamo insieme, intendo. Avevo quel televisore gigante nella sua stanza. A volte giocavamo per ore intere, a volte giocavamo dopo aver fatto sesso. Donnie amava giocare ai videogiochi. Diablo era il suo preferito"

"Non mi parla da quel giorno. Clifton lo ha fatto un paio di volte. Mi ha detto quanto ci stesse male Donnie. Prima lo hai scopato quando ti amava e si fidava di te, e poi io gli ho fatto rivivere tutto ancora una volta"

"Neo..." iniziai

"Stop." Alzò una mano "Non voglio solidarietà o pietà. Tutto questo è colpa mia. Volevo solo dirti che non c'è nessuna possibilità che noi due torniamo insieme. Non mi perdonerò mai per quello che ho fatto. Adesso sta zitto, ho fame"

"Vorrei che non fosse finita in questo modo" dissi con sincerità.

"Smettila, Alexander" disse, e potei vedere il dolore nei suoi occhi.

Mi voltai e mi misi al lavoro, cucinando una piadina per tutti. Afferrai dei pacchi di patatine e Neo mi aiutò a trasportare il tutto agli altri due. Presi delle bottigliette d'acqua per poi sederci e mangiare.

"Neo, cosa insegna tuo padre al college?" chiese Toby.

"Tira a indovinare, dannazione" Borbottò lui "Letteratura Neoclassica"

"Ti ha chiamato Neo per il Neoclassico?" chiese ancora una volta.

"Sì. Non che Tobias sia un nome migliore" disse lui.

"Il mio nome è strano?" mi chiese Toby, aggrottando le sopracciglia.

"No, mi piace il tuo nome." Affermai "Prescott è un nome strano"

"Chiudi la bocca, James" disse lui in risposta.

"Cosa?" chiesi "Questo è il motivo per cui voi mi avete sempre chiamato Alexander e noi sempre Scott"

"Quindi, il tuo secondo nome è Classica?" chiese Toby e Scott scoppiò in una delle sue fragorose risate che di riflesso facevano ridere anche me.

Il viso di Neo arrossì leggermente "No, zucca vuota. Il mio secondo nome non è Classica. È Daniel"

"Oh!" Esclamò lui ridendo "Il mio è Jacob!"

"Non te lo avevo chiesto" rispose lui, prendendo un morso della sua piadina.

Mentre mangiavamo mi poggiai contro Toby e lui ne approfittò per far scivolare un braccio intorno alla mia vita. Quando finimmo, prendemmo i nostri controller e iniziammo di nuovo a giocare a Diablo, concentrandoci interamente sul gioco mentre si faceva sempre più tardi.

Quando fuori si fece buio decidemmo finalmente di posare i controller, le nostre dita erano doloranti per aver premuto bottoni troppo a lungo. Accessi la luce e tutti ci lamentammo per l'improvvisa luminosità.

"Questo è stato un giorno soddisfacente e produttivo. Sono sicuro che non me ne pentirò quando sarò sul letto di morte" affermò Scott, scrocchiandosi le dita.

"Tobias, hai chiamato tuo padre?" chiesi, realizzando solo adesso che non aveva con sè il suo telefono.

"Oops!" disse lui, schiaffeggiandosi la fronte "Posso prendere in prestito il tuo?"

"Tobias!" Esclamai, porgendogli il telefono "Lo sai che tuo padre dà di matto quando non lo chiami!"

"Lo so! Me lo sono dimenticato!" Disse lui, componendo il numero di suo padre "Papà!" Rispose quando sentì una voce preoccupata dall'altro lato della cornetta "Scusa mi sono dimenticato di chiamarti e non avevo il telefono! Sono da Alexander. Uh-uh. Okay, scusa! Sarò a casa tra un paio di minuti" Toby riattaccò e mi porse il telefono con un broncio in viso "Vuole che ritorni a casa"

Roteai gli occhi "Sei un'idiota. Beh, si sta facendo tardi e domani abbiamo scuola. Ragazzi, credo sia meglio se ritorniate tutti a casa"

"Io resto. Non mi sento di guidare fino a casa." Disse Scott, dandomi il suo telefono "Invia un messaggio a mia mamma e dille che resto qui"

"Sei così pigro che fa male" risposi, ma feci quello che mi aveva detto. Mi alzai, guidando Neo e Toby alla porta e guardandoli mentre si rimettevano le scarpe.

"Ciao Alexander! Ci vediamo domani!" mi salutò Toby, dandomi poi un bacio "Ciao Neo! è stato bello rivederti!" sorrise prima di andarsene.

"Un pò troppo vicini per essere scopa-amici" disse Neo alzando un sopracciglio. Ah, Toby l'aveva fatto di nuovo.

"Non stiamo insieme" lo rassicurai.

"Non mi importa neanche se state insieme. Ciao, fuckboy" mi salutò lui e lasciò casa mia senza aggiungere un'altra parola.

Ritornai dove era seduto Scott e lo feci mettere in piedi. Salimmo al piano superiore dove trovai finalmente il mio gatto, sdraiato in mezzo al corridoio. Lo presi dal pavimento e lo trasportai fino alla mia stanza.

Scott si tolse la camicia a quadri, la maglietta e i pantaloni prima di precipitarsi verso il mio letto "Sono stanco"

"Domani ho intenzione di andargli a parlare" affermai, togliendomi i jeans e sdraiandomi sul letto, restando solo in mutande.

"Con chi?" chiese lui.

"Donnie," risposi "Sta ferendo Neo. Forse potrei fare qualcosa"

"Wow, non riesco a vedere un singolo difetto in questo piano. Andare a parlare con il tuo ex alla quale hai spezzato il cuore e cui migliore amico hai scopato un paio di volte," riepilogò Scott "Andrà a finire benissimo. Vorrei essere intelligente quanto te, Alexander"

"Sta zitto o-"

"Se minacci i koala non rivedrai più il tuo gatto"

"Lascia in pace il mio gatto. D'accordo, nessuna minaccia ai koala ma devo fare qualcosa. Non posso...non posso semplicemente guardarlo mentre viene ferito in questo modo e non fare nemmeno un tentativo"

"Non sono affari miei. Fai quello che vuoi" rispose lui con un sospiro, dandomi le spalle mentre si copriva le spalle con la coperta.

"Buonanotte, Scott"

"Notte, Alexander" mormorò. Link salì sul letto, rannicchiandosi sulle gambe di Scott, ma lui parve non farci molto caso.

Spensi le luci e mi sdraiai, permettendo a Vesper di accoccolarsi sul mio inguine. Presi a fissare il soffitto, chiedendomi se parlare con Donnie avrebbe potuto peggiorato le cose. Ma come potevo starmene seduto e non fare nulla sapendo quanto, tutto quello, stesse facendo soffrire Neo? E l'unico motivo per cui Neo aveva fatto quello che aveva fatto era perchè io per primo avevo ferito Donnie e lui voleva vendicare il suo amico.

Domani avrei parlato con Donnie e avrei cercato di fargli perdonare Neo. E avrei solo dovuto sperare che non finisse troppo male.





 

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Sì, innaspettato eh! Volevo solo informarvi che la prossima settimana non potrò pubblicare dal pc nessun capitolo qui su efp, ed è proprio per questo che venerdì ne pubblicherò un altro, per coprire l'assenza della prossima settimana. Due capitoli in sette giorni, che ve ne pare? ;)

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Capitolo 9
*** Curtain Call (9) ***


"è troppo presto" grugnì, appoggiandomi contro l'armadietto.

"Fattene una ragione" disse Bennett in risposta.

Cercai nel corridoio per un qualsiasi segno di Donnie ma non lo vidi. Sospirai, realizzando che avrei dovuto incontrarlo all'ora di pranzo.

Beh, almeno non dovevo preoccuparmi di Neo che mi vedeva parlare con Donnie. Mi chiesi come sembrasse nella sua uniforme scolastica. Ricordavo che neanche Jake, che era andato nella sua stessa scuola, era riuscito a rendere attraente quell'uniforme.

"Il tuo orribile piano procede ancora?" chiese Scott quando suonò la campanella.

"Quale orribile piano?" chiese Bennett, guardandomi sospettosamente. Non gli piaceva quando c'era qualcosa che non sapeva.

"Non preoccupartene" risposi, e vidi le sue labbra contorcersi per l'irritazione.

"Toby è lì" disse lui, facendomi un cenno con la testa.

Mi voltai e vidi il ragazzo poco distante da noi. Oggi era particolarmente attraente con quel cappellino grigio, quella maglietta bianca a scollo V e quei jeans che lo fasciavano alla perfezione.

Stava parlando con i suoi amici, il suo allegro sorriso sempre presente in viso. Mi voltai nuovamente e feci spallucce a Bennett.

"Faremo tardi. Meglio andare" dissi, guidando i miei amici lungo il corridoio.

Quando venne l'ora di pranzo mi sedetti al nostro solito tavolo. Bennett e Scott si unirono poco dopo e, dall'irritazione negli occhi di Bennett, potevo facilmente dire che Scott gli aveva riferito quale fosse il mio "orribile piano". 

Scott mi lanciò un'occhiata ed io annuì. Sospirò prima di tirare indietro la sedia e iniziare a mangiare.

Finsi di guardarmi attorno nella mensa, sentendo il mio cuore accelerare leggermente i battiti quando individuai Donnie e Clifton al loro solito tavolo. Donnie stava mostrando a Clifton qualcosa sul telefono e lui stava annuendo mentre lo guardava.

Mi alzai. Dovevo farlo prima che perdessi il coraggio.

"Dove stai andando?" chiese Bennett.

"Lo vedrai"

"Donnie," rispose lui assottigliando gli occhi "Perchè gli stai andando a parlare?"

"Fermami" lo sfidai con un sopracciglio alzato.

Strinse le labbra a due sottili linee "Non essere idiota, Alexander"

"Non lo sono" risposi e mi allontanai dal tavolo.

Mi avvicinai perciò al tavolo di Donnie. Lui alzò lo sguardo su di me e la sua espressione si rabbuiò. Clifton appena mi notò mi lanciò un'occhiataccia.

"Alexander," esclamò Donnie "Cosa vuoi?"

"Parlarti. Vieni con me"

Donnie esitò ma si alzò lo stesso. Mi seguì fuori dalla mensa e verso i corridoi. Lì era tranquillo, nessuno avrebbe potuto origliare la nostra conversazione.

"Di che si tratta?" chiese infine.

"Di Neo"

Donnie sollevò una mano "Fermati qui, è tutto quello che ho bisogno di sentire. Me ne ritornò a mangiare il mio pranzo"

Afferrai il suo braccio prima che potesse andarsene "Smettila! Pensava solo che ti stesse vendicando!"

"Non avevo bisogno di vendetta. Ti volevo solo fuori dalla mia vita!" sbottò lui "Andava tutto bene prima che ti annoiassi e decidessi di usarmi di nuovo come intrattenimento!"

"Donnie, è con me che sei arrabbiato. è me che odi. Gli manchi tanto. So che si pente di ciò che ha fatto. So che farebbe di tutto per ritornare ad essere tuo amico." Dissi, lasciando lentamente la presa sul suo braccio "Perdonalo, per favore"

"Da quando ti importa?" domandò lui.

"Mi importa ancora di Neo"

"Eppure ti scopi Tobias Reed," rispose alzando un sopracciglio "Tutti sanno che voi due siete scopa-amici. Raramente parli con altri ragazzi a scuola e adesso lui salta le lezioni per pranzare con te, e lo accompagni sempre a casa. Spero che suo padre lo scopra e ti spari. è il minimo che ti meriteresti"

"Donnie," incominciai. Adoravo avere il controllo della situazione ma in quel momento non ne avevo molto. Dovevo sistemare la cosa "Dovresti almeno parlargli. Hai detto che ero una cattiva persona perchè ti avevo abbandonato come se non valessi nulla ma hai fatto lo stesso con Neo"

"Avevo una ragione per farlo" ringhiò lui.

"Parlagli"

"O cosa? Bennett mi minaccerà?" la sua voce era dura. Senza dubbio ricordava Bennett minacciarlo di dirle alla madre che suo marito l'avesse tradita. 

"No, non lo farò. Ti dirò solo che gli manchi e che gli dispiace"

"Allora non avrebbe dovuto rovinare tutto." Rispose lui abbassando lo sguardo "è un'idiota sconsiderato, lo è sempre stato. Ma quello che ha fatto è stato troppo. Ho cercato di perdonarlo, davvero, ma non ci riesco. Non capiresti. I tuoi amici potranno essere degli stronzi ma non ti hanno mai fatto una cosa del genere"

"Inviagli qualche messaggio, una volta ogni tanto." Tentai di nuovo "Per favore"

"Preoccupati della tua vita" disse Donnie prima di guardarmi storto e andarsene via definitivamente.

Scivolai contro gli armadietti e sospirai, facendo correre una mano tra i capelli. Sarebbe potuta andare molto meglio.

Decisi poi di ritornare in mensa dai miei amici. Quando raggiunsi la fine del corridoio mi fermai sorpreso.

"Che ci fai qui?"

Toby mi rivolse un'affascinante sorrisetto. Era poggiato contro gli armadietti con le braccia incrociate al petto e una scintilla di consapevolezza negli occhi. 

"Sono venuto per salutarti" disse, e il suo tono di voce era divertito e allo stesso tempo seducente.

"Hai ascoltato la conversazione con Donnie" affermai.

Toby sollevò leggermente la testa "L'ho riconosciuto solo quando se n'è andato"

"Non fingere di fare il finto tonto. Lo conoscevi perchè ci uscivo insieme"

"Non sto fingendo nulla!" disse, passando da seduttivo a infantile e innocente.

Sospirai e scossi la testa "Mi fai impazzire. Non dovresti essere in classe?" come se quella fosse una domanda. Toby riusciva sempre a farla franca. Pure i più rigorosi dei professori gli lasciavano fare quello che voleva.

"Pausa bagno!" esclamò, avvicinandosi a me. Corrucciò poi la fronte "Dovresti smetterla di preoccuparti così tanto per Neo. Stai riaprendo vecchie cicatrici"

"So occuparmi di me stesso, Tobias"

Mi abbracciò e ci stesi male. Gli dovevo molto più di quello che gli avevo dato. Sesso o meno, era ancora un mio amico ed era sinceramente preoccupato per me.

"Mi dispiace" dissi, ricambiando l'abbraccio.

"Non esserlo" rispose lui, allontanandosi e sorridendomi.

"Sei davvero molto attraente oggi" dissi, ghignando leggermente.

Lui ritornò il ghignò, sembrando ancora più sexy "Lo so." Avvicinò il viso e mi baciò "Ci vediamo dopo, Alexander"

Ritornai in mensa, sedendomi con i miei amici. Bennett alzò un sopracciglio nella mia direzione.

"Sembra che sia andato orribilmente male" disse.

"Ed è così. Sapevi che Toby stava ascoltando la conversazione tra me e Donnie?"

"Non sapevo nemmeno che Toby fosse fuori dalla sua classe" rispose lui.

"Tienilo più sott'occhio" esclamai.

"Lo sai che non posso." Rispose lui, socchiudendo gli occhi "Toby mi supera in astuzia. E questo lo sai"

"Mi piace Toby. Mi aiuta a rubare cani" affermò Scott.

"Mi piacciono le pistole. Mi aiutano a sparare ai koala"

La bocca di Scott si spalancò per lo stupore.

"Scusa Scotty. Non intendevo sul serio" dissi con un sospiro.

"Sì invece." Scott si rivolse poi a Bennett "Lo intendeva sul serio. Sono arrabbiato"

"Riesco perfino a vedere il fumo uscirti dalle orecchie." Esclamò Bennett con sarcasmo. Mi guardò e scosse la testa "Sinceramente, Alexander, ha DAVVERO delle emozioni"

"Lo so!" esclamai "Mi dispiace Scott. Non parlavo sul serio. Ti porterò allo zoo"

"Tenete quest'uomo alla larga dai koala!" esclamò Scott, indicandomi con il dito.

"Sei stato bandito dal vedere i koala" disse Bennett.

Scott incrociò le braccia al petto "Non siamo più amici"

"Credo che per una volta ce l'avrà con qualcuno" osservò Bennett.

"Puoi scommetterci il culo che lo farò"

Grugnì "Scotty"

"Scott," mi corresse lui "Solo i miei amici possono chiamarmi Scotty"

"Sai che sei fottuto quando Scott Anderson ti snobba" disse Bennett sghignazzando.

Sospirai ancora una volta e ripresi a mangiare il mio pranzo. Scott non aveva mai serbato rancore troppo a lungo perchè niente lo aveva interessato così tanto da fargliela legare al dito. Stasera, o al massimo domani, gli sarebbe passata. Dovevo solo aspettare.

La campanella suonò e pochi minuti dopo ci dirigemmo nelle nostre classi. Quando arrivò l'ultima ora di scuola, mi sedetti al mio solito banco.

Il mio sguardo scivolò sul banco in cui era seduto Donnie. Non mi stava guardando, era occupato a scarabocchiare qualcosa sul quaderno ed alzò lo sguardo solo quando entrò la professoressa.

Doveva per forza importagliene ancora qualcosa di Neo, almeno un pò. Erano stati migliori amici da quando erano bambini. Anche se lo aveva ferito così tanto, poteva davvero non preoccuparsi che Neo stesse torturando se stesso per la situazione in cui si trovavano? Poteva non importargli che Neo soffriva enormemente per la sua mancanza?

Un pò più tardi la campanella suonò e mi alzai. Quando finì di sistemare le cose nello zaino, Donnie era già uscito dalla classe.

Me ne andai anch'io e mi diressi agli armadietti, dove Bennett mi stava già aspettando. Alzai un sopracciglio nella sua direzione mentre nel frattempo mettevo la combinazione nell'armadietto e l'aprivo.

"Scott è davvero in ritardo o è ancora arrabbiato con me?" chiesi.

"è solo in ritardo. La prossima volta però non farlo incazzare"

"Alexander!" mi chiamò Toby avvicinandosi con Scott a seguito.

"Ehi Toby," lo salutai "Ehi Scott"

Quest'ultimo mi ignorò, poggiandosi piuttosto contro gli armadietti. Rotei gli occhi e richiusi l'anta di metallo.

"Ragazzi, volete venire a casa mia? Neo è invitato, se vuole!" disse Toby.

"Certo. Lo prenderò da scuola" risposi, tirando fuori il cellulare e inviandogli un messaggio.

"Non so se dovresti farlo" esclamò Bennett.

"Perchè no?" chiesi confuso.

"Perchè Jake Chambers frequenta più spesso la scuola e sarà anche lui fuori in cortile, considerato che adesso dà lezioni ai ragazzi in difficoltà e fa parte della squadra di baseball" spiegò lui.

"Che ragazzo d'oro," commentai, scuotendo la testa "Ma andrà tutto bene. Non avevo intenzione di uscire dalla macchina"

"Bene, ci vediamo allora a casa mia tra un pò!" disse felice Toby prima di allontanarsi e dirigersi verso il suo gruppo di amici.

"Andiamo Scott. Forse possiamo arrivarci prima dell'anno prossimo" disse Bennett, trascinandosi il ragazzo con sè.

Lasciai perciò la scuola ed entrai in macchina, guidando verso la scuola di Neo. Lo aspettai, guardando i ragazzi con quelle orribili uniformi uscire dall'edificio.

Individuai Neo e quasi risi. Indossava un pantalone nero, una camicia bianca abbottonata sopra una maglia rossa. Entrò nella mia macchina, lanciandomi delle occhiatacce.

"Non ridere. Sono perfettamente al corrente che somiglio ad Elmo ad un incontro di lavoro." Disse, togliendosi di dosso la maglietta "Mi cambierò quando arriveremo a casa della zucca vuota"

"Cambiati adesso. Abbiamo fatto sesso Neo, ti ho già visto senza vestiti addosso" gli ricordai mentre incominciai a guidare verso casa di Toby.

Neo arrossì leggermente prima di sbottonarsi la camicia. Tirò fuori dalla sua borsa una maglietta e se la mise addosso. Si sbottonò poi i pantaloni e si agitò nel tentativo di toglierseli, scivolando successivamente dentro un nuovo paio di pantaloncini.

"Spero tu sappia che ho accettato di venire a casa della zucca vuota solo perchè i miei genitori mi irritano e non mi sento davvero come essere a casa" disse, sprofondando contro il sedile a braccia incrociate. Osservò fuori dal finestrino.

"Non chiamarlo zucca vuota" rispose solamente.

"Lo difendi pure. Lascia che l'insopportabile moccioso ci pensi da sè, a questo"

"Neo, non è un'insopportabile moccioso. So che sembra mostrarsi come un ragazzo immaturo ma non lo è"

"Sì, non è un ragazzo che vorresti far incazzare, l'ho capito. Lo spensierato moccioso che fa piangere un paio di ragazzi più grandi di lui"

Lo guardai sorpreso "Come lo sai?"

Neo improvvisamente sembrò a disagio "Ho i miei modi. Ho sentito delle cose"

"Aveva dodici anni. Alcuni ragazzi stavano facendo i bulli con il suo migliore amico." Spiegai, riportando gli occhi sulla strada "è protettivo con le persone a cui tiene. Io sono una di quelle"

"Quindi mi stai dicendo che mi odia. Me lo immaginavo." Ripose lui scrollando le spalle "Non ho paura di un ragazzino che si finge un cucciolotto e che ha l'intelligenza di una spazzola"

"Anche i cagnolini mordono" borbottai.

Entrai nel vialetto di Toby. Ci stava aspettando fuori con Bennett e Scott e ci guardò mentre scendevamo dalla macchina. I suoi occhi, fissi su Neo, passarono da un'adorabile verde-azzurro ad un mare in tempesta, con le onde che aspettavano di trascinare le vittime verso l'abisso e affogarle.

Quando invece guardò me le onde ritornarono ad essere tranquille e placate, invitando chiunque ad immergersi e farsi una nuotata. Alzò gli angoli della bocca in quel suo allegro, innocente sorriso.

"Ciao Alexander! Ciao Neo!" ci salutò.

"Zucca vuota. Stalker. Steve" rispose al saluto Neo, facendo un cenno ai ragazzi in questione.

Toby ci accompagnò dentro casa. Suo padre ci sorrise quando ci vide.

"Bentornato a casa Toby!" disse, dandogli un mezzo abbraccio "E ciao a tutti!"

"Buongiorno signor Reed" lo salutammo tutti educatamente.

"Stavo giusto incominciando a preparare la cena. Sarà pronta tra un'ora"

"Grazie papà!" disse Toby, sorridendo e facendoci cenno di seguirlo. Salimmo le scale verso la camera di Toby. Dopo essere entrati, mise della musica in sottofondo e si sedette sul letto.

"Ho cercato di ritornare sui miei passi ma sono ricoperti dal fango. Quindi adesso berrò fino a quando penserò che la tua sia la migliore soluzione. Ti piace costruire queste mura e guardarle crollare perchè tu sei innamorata dell'idea che hai creato" la musica si diffuse nella stanza.

"Quindi dobbiamo stare seduti e aspettare che tu e Alexander iniziate a slinguazzarvi?" chiese Neo "Il papino lo sa che suo figlio sta facendo la troietta con il fuckboy?"

"La mamma di Donnie sa che suo maritino è una troietta?" chiese Bennett.

"Bennett" esclamai tagliente.

"Colpo basso, stalker" disse Neo, lanciando a Bennett un'occhiataccia.

"Lascia Alexander e Toby in pace. Non sono affari tuoi. Tu hai perso la tua occasione" rispose Bennett, ignorandomi.

"Il karma è una stronza" disse Neo.

"Proprio come te" rispose Bennett.

"Basta litigare." Affermò Toby mettendo il broncio "Quello che ha fatto Neo è stato nel passato. Alexander lo ha perdonato!"

"Parlando di perdono, io ancora non l'ho fatto" disse Scott rivolgendosi a me.

"Scotty," iniziai "Mi dispiace, non volevo dire quello che ho detto sui koala"

Scott si voltò verso Toby "Prendi il cane"

Toby fece il saluto militare "Lo farò"

"No, non lo farai" risposi, facendogli abbassare il braccio.

"Io ti distrarrò e Scott prenderà il cane." Disse Toby baciandomi "Possiamo nasconderlo a casa di Bennett per poi fuggire dal Paese e crescerlo insieme"

"Si laureerà ad Harvard." Continuò Scott "Sarà il migliore della sua classe. Renderà felici i suoi papà"

"Voi ragazzi siete degli squilibrati" disse Bennett scuotendo la testa.

"Neo," lo chiamai, notando il suo silenzio "Vieni un attimo con me"

Lui si alzò e mi seguì fuori dalla camera di Toby. Lo portai nella stanza degli ospiti e chiusi la porta dietro di me.

"Sei silenzioso" osservai.

"Non avremmo mai dovuto uscire insieme." Disse Neo, alzando lo sguardo su di me "Non mi sono mai  inserito bene con gli altri"

"Cosa?" chiesi confuso.

"Toby lui...si è adeguato. Ha stretto un'amicizia con Scott e perfino a Bennett piace. Non sono mai andato d'accordo con i tuoi amici. A stento andavo d'accordo con te. Lui non va bene per te ma è comunque la scelta migliore" spiegò, mettendosi le mani in tasca.

"Non sto uscendo con Toby. E anche se lo volessi, non potrei. Lo sai il perchè"

Sentì il suono di una vibrazione e Neo tirò fuori il cellulare dalla tasca. Gli lanciai un'occhiata e il mio cuore fece un piccolo balzo nel petto quando vidi sullo schermo del suo telefono un nuovo messaggio con "Donnie" scritto sopra. Gli occhi di Neo si spalancarono e con difficoltà ripose il telefono in tasca, cercando di atteggiarsi come se niente fosse successo.

"Scusa, mio padre." Mentì lui "Tu puoi fare quello che vuoi. Frequenta chi vuoi, scopati chi vuoi." Fece spallucce "Non sono affari miei. Non mi interessa"

"Neo..."

"No, non mi importa Alexander. Alcune cose sono migliori se lasciate distrutte"

"I mosaici sono bellissimi" dissi in risposta.

"Ma non puoi farli diventare una cosa sola. I pezzi sono troppo affilate da toccare" rispose lui, dandomi una leggera spallata mentre mi passava accanto e lasciando così la sala.

Chiusi gli occhi, prendendo un profondo respiro. Aprì gli occhi e lo seguì, entrando nuovamente nella camera di Toby.

Alternai lo sguardo tra Neo e Toby. Cosa diavolo stavo facendo? Stavo ferendo entrambi. Non mi meritavo nessuno di loro.

"Torno subito" dissi, lasciando la camera e ritornando alla stanza degli ospiti. Mi sedetti, coprendomi il viso con le mani. Non avrei mai potuto avere nessuno di loro ma ero egoista e volevo entrambi, così mi ci aggrappai, con gli avidi artigli che sprofondavano nelle loro carni, facendo del male a tutti e due perchè non volevo separarmene.

"Alexander?"

Sollevai il capo, guardando oltre le spalle verso Toby. Mi avvolse il petto con le sue braccia, sedendosi dietro di me con le gambe a circondarmi la vita. Posò il capo sulla mia spalla.

"Mi dispiace. Non avrei dovuto dirti di invitarlo" ruppe il silenzio lui.

"Scusa Toby, mi dispiace che ti stia facendo soffrire. Ho ferito anche con Neo" il mio sguardo cadde sul pavimento.

"Neo ti ha ferito, non confonderti le idee." Rispose Toby duramente "E poi sono un grande uomo, so badare a me stesso. Se mi stessi davvero facendo soffrire, pensi che ti lascerei fare?  Ti torturi per cose di cui non hai la colpa. Lui ti ha ferito. Ti ha mentito. Ti ha ingannato. Ti ha abbandonato. Tutto quello che hai fatto è stato cercarlo di aiutarlo ed amarlo. E lui ha usato questo contro di te. Non è stata colpa tua"

Alzai lo sguardo su Toby. Era imbronciato, con gli occhi pieni di preoccupazione e dolore. Sprofondò il viso contro il mio collo.

"Odio vederti turbato. Odio vederti ferito." Mi abbracciò più forte "Smettila di incolpare te stesso. Lo fai sempre quando le persone ti fanno del male. Non va bene"

"Grazie Toby," risposi, ricambiando l'abbraccio "Grazie"

Mi aiutò a rialzarmi e poì cercò i miei occhi, poggiando la mano contro la mia guancia e lasciando che il pollice delicatamente mi accarezzasse.

"Mi dispiace che ti abbia ferito"

"Non è stata colpa tua" risposi.

"Non è stata neanche la tua." Lasciò cadere la mano al suo fianco "Ritorniamo dagli altri"

Seguì perciò Toby. Solo quando entrammo in camera sua mi resi conto che grosso sbaglio era stato quello di lasciare che Toby vedesse quanto Neo mi aveva fatto soffrire.

Neo alzò lo sguardo su di noi, i suoi occhi cauti e ben attenti. Toby gli rivolse un sorriso, ed era dolce e innocente. Ma i suoi occhi erano di nuovo quel mare in tempesta, e promettevano vendetta per quello che Neo mi aveva fatto. Neo lo ricambiò con un sorriso che prometteva guerra, e il mio cuore sprofondò. 

 

 

 

________________

Non vedo l'ora di vedere questo scontro Toby-Neo! Sarà esilarante, ci scommetto.

Io sono Team Neo, sempre e comunque, voi? ;)

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Capitolo 10
*** Curtain Call (10) ***


***Neo's POV***

"Fa così dannatamente caldo" dissi, allargandomi la maglietta.

"Abituati. Qui non viene mai accesa l'aria condizionata" il mio amico, Ian, mi disse.

"Davvero? Non lo avevo capito" risposi sarcasticamente, alzandomi le maniche della maglietta fin sopra i gomiti.

Indossavamo tutti le uniformi perchè eravamo dei bravi bambini e perchè dovevamo restare uniti o qualcosa del genere. Solo non capivo perchè non potevamo essere dei bravi bambini alla moda. Credevo fermamente che lo stilista di queste uniformi aveva perso la strada per Sesamo Street ed era finito qui, invece.

Osservai lo schermo del cellulare ma non vidi nessun messaggio da fuckboy. Avevo, d'altra parte, un messaggio da Donnie.

Ieri sera mi aveva inviato un messaggio e adesso stavamo avendo un'imbarazzante conversazione, evitando accuratamente l'argomento Alexander. Eppure, imbarazzante o meno, ero più che felice di parlare nuovamente con Donnie. Avrei preso ciò che potevo.

Sentì una mano sulla spalla e mi girai, mordendo Ian. Lui gemette di dolore e si allontanò, guardandomi di traverso.

"La campanella è suonata! Eri tra le nuvole!" disse, asciugandosi la mano sul pantalone "Dio, sei come un cane feroce"

"Sono un feroce cane adulto," risposi, prendendo la mia borsa "Grazie mille, signore"

"Come vuoi. Vuoi andare di nuovo sugli spalti?" offrì Ian.

"Sì certo, andiamo"

Uscimmo dalla classe e percorremmo il corridoio. Ero così contento che la giornata di scuola fosse già finita.

Guardai come alcuni ragazzi entravano nella stanza utilizzata per i corsi di recupero, contento che quei giorni per me fossero finiti. Ero solito chiedere aiuto per la matematica, cosa che dopo la scuola mi faceva perdere un'ora della mia giornata. Ugh, scuola.

"Neo!"

Mi fermai e grugnì ad alta voce, voltandomi. L'incredibilmente attraente zucca vuota era in piedi di fronte all'entrata della presidenza con un sorriso in volto.

"Lo conosci?" chiese Ian, adocchiandolo.

"Toby Reed. è una troietta con la zucca vuota" borbottai. Cosa diavolo ci faceva nella mia scuola?

"Speravo di incontrarti!" disse avvicinandosi "Posso parlarti un minuto?"

"Se non ritorno è perchè mi ha ucciso." Dissi ad Ian "Aspettami qui"

Seguì Toby dentro una classe vuota e lui chiuse la porta, voltandosi verso di me. Aveva un sorriso sul viso, ma non quello allegro e innocente. Era uno divertito, e diceva che in quel momento era lui quello in controllo della situazione.

"Perchè sei qui?" chiesi.

"Stava venendo mio padre. è un amico del preside. Gli ho chiesto se potevo venire anch'io!"

"D'accordo, vai avanti e minacciami pure di stare lontano da Alexander o quello che ti pare. Sappiamo entrambi che vuoi essere più che amico del ragazzo"

Lui scosse la testa "Non sono qui per minacciarti. Sono qui per dirti che odio ciò che hai fatto ad Alexander ma non ho intenzione di vendicarmi o cose del genere. La vendetta è quella che ti ha fatto perdere tutti i tuoi amici e Alexander, e ciò che ti ha reso più ferito degli altri. Preferirei non perdere i miei amici e non far soffrire nessuno, soprattutto Alexander"

"Cerchi di recitare la parte del bravo ragazzo?" chiesi con un sopracciglio alzato.

"Non sto recitando un bel niente," disse lui inclinando la testa di lato curiosamente "Sto dicendo la verità. A differenza tua, non voglio far star male Alexander"

"Colpo basso," dissi "Ma al fuckboy doveva essere impartita una lezione"

"Hai mai pensato che forse non lo avrebbe aiutato?" chiese Toby, alzando un sopracciglio.

"Sono stato informato che a te piace entrare nelle teste delle persone" borbottai.

Le labbra di Toby si curvarono in un ghigno "Sapevo che avevi parlato con Jake Chambers. A lui piace dire in giro questo di me"

Arrossì leggermente "No, non gli ho parlato"

"Sì, invece. E non vuoi che Alexander lo scopra." I suoi occhi si illuminarono "Amico del ragazzo che ha abusato sessualmente del tuo ex ragazzo, uh?"

"Non è così!" Sbottai "Dio, forse non ero adatto ad Alexander ma nemmeno tu lo sei. Tu lo controlli"

"A lui piace." Rispose facendo spallucce "Aveva quattordici anni quando si fece coinvolgere da Jake. Lui era quello che controllava la loro relazione. Alexander pensava che era così che dovevano funzionare queste cose. Ed è così adesso che gestisce le cose"

"Non è una cosa sana!" 

"Non lo è nemmeno uscire con un ragazzo che intende solo farti soffrire." Disse, sembrando soddisfatto quando mi vide trasalire "Posso avere il controllo di Alexander ma non abuso di quel potere. Non lo farei mai soffrire. Sono cauto. Lo sai che si spaventa se gli tiri troppo forte i capelli durante il sesso? Jake era solito farlo. Sapevi che la cosa che più preferisce in un appuntamento è sdraiarsi in cortile e guardare le stelle? Mi ha detto che voi due una volta lo avete fatto"

"Beh, sei proprio un perfetto cazzo di fidanzato. Escici insieme, allora"

"Non posso. Gli hai fatto troppo male e non può voltare pagina perchè sei ancora nella sua vita." Spiegò "Ad Alexander piace incolparsi per cose di cui non ha colpa. Pensa che sia colpa sua per quello che tu e Jake gli avete fatto. Cerca delle scuse per entrambi"

"è stato lui a volere che fossimo di nuovo amici" dissi.

"E lo vuoi anche tu o altrimenti avresti detto di no." Affermò Toby "Tu non lo meriti"

"Nemmeno tu, zucca vuota." Conclusi, dandogli una spallata "Guerra dichiarata. Ci vediamo"

"Questa non è una guerra, Neo. Non ti stavo minacciando quando ti ho detto che non lascerò che tu ferisca Alexander. Te lo prometto"

"Addio, zucca vuota" finì, lasciando la stanza.

Afferrai il braccio di Ian e lo trascinai fuori dalla scuola. Attraversammo il campo di football fino ad arrivare agli spalti, per poi arrampicarci a metà strada fino a raggiungere le travi di supporto e sederci.

Ian tirò fuori un pacchetto di sigarette e se ne accese una. Io poggiai la testa su una delle travi.

"Suppongo che non ti piaccia quel ragazzo?" tirò ad indovinare Ian.

"Toby è uno stronzo totale" dissi. Uno stronzo però che non aveva tutti i torti.

Il mio telefono vibrò e lo tirai fuori. Era un messaggio di Alexander in cui mi diceva di andare a casa di Scott per passare un pò di tempo.

"Te ne vai?" chiese Ian, facendo fuoriuscire del fumo dalla bocca.

"Me ne vado" confermai, saltando sul terreno. Ian era il migliore amico della mia nuova scuola ma non era Donnie. Mi piaceva ma non ero intimo così come lo ero stato con Donnie e Clifton.

"Ci vediamo Neo" mi salutò lui con un breve cenno della mano.

Mi diressi al parcheggio ed entrai in macchina, cambiandomi velocemente e mettendomi dei vestiti decenti, per poi guidare verso il vialetto di Scott. Almeno Toby non sarebbe stato lì.

Suonai il campanello ed aspettai che suo padre mi aprisse la porta. Quando mi vide mi sorrise e mi lasciò entrare, guidandomi dentro casa.

"Scott e Alexander sono al piano di sopra, nella stanza di Scotty" disse lui.

"Grazie" risposi educatamente, dirigendomi nella direzione dove suo padre mi aveva indicato. Li trovai seduti sul letto mentre guardavano lo schermo del televisore e premevano rapidamente i tasti dei loro controller.

"Scott! Mi hai lasciato lì?!" esclamò Alexander.

"Diavolo, certo. Sono stato sparato troppe volte. Non ho intenzione di mettere a rischio la mia vita dentro quell'ammasso di persone" rispose Scott.

"Vaffanculo. Mi sto nascondendo sopra il tetto, adesso pensaci tu all'ammasso di persone"

"Dobbiamo resistere fino al prossimo filmato"

"Facile per te dirlo, ti stai nascondendo. Cazzo Scott, vieni ad aiutarmi!" esclamò Alexander, premendo bottoni all'impazzata.

"Rilassati, darò un calcio rotante ad un paio di stronzetti e starai bene." Rispose lui "Ecco, salta giù dal tetto e guidali da quella parte. Farò esplodere il barile"

"Non ho idea di cosa stia succedendo ma Alexander fa piuttosto schifo" esclamai, sedendomi sul letto.

"Resident Evil 5." Rispose Alexander senza distogliere lo sguardo dalla televisione "A differenza di Scott, non sono molto bravo nei videogiochi. Specialmente giochi come questi. Odio quello zombie con la motosega"

"Lo combatteremo tra un attimo. Non fuggire o lascerò che ti mozzi di nuovo la testa" disse Scott.

"Sono felice di averti fatto cadere giù dalle scale quando eravamo più piccoli" borbottò Alexander.

"Sta attento, sono ancora arrabbiato per quel commento sui koala." "Disse lui "Solo per quello...ecco fatto"

"Scott, mi hai fatto esplodere!" sbottò Alexander guardandolo storto.

"Davvero? Oops," rispose semplicemente "Che sciocco che sono stato"

"Fai schifo"

Fecero una pausa dal gioco e posarono i controller al loro posto. Scott si avvicinò a Isaac e lo tirò fuori dal suo acquario, lasciando che il tritone gli si strisciasse su per la mano e il braccio.

"Ehi fuckboy, lo sai che la zucca vuota ha una cotta per te no?"

Alexander sospirò "Sì, me lo ero immaginato"

"E nonostante tutto continui a scopartelo, bel lavoro"

"Lo sa che non sono pronto ad uscire con qualcuno. Ancor prima di fare sesso gli dissi che questa non si sarebbe trasformata in una relazione" rispose lui difendendosi.

"Lui però lo vuole" continuai.

"Vi dò la mia approvazione. Così poi possiamo davvero rubare il cane" disse Scott.

"Non ruberai il mio cane, Prescott!" affermò lui severamente "E poi uccideresti tuo padre se lo facessi"

"Tutti dobbiamo fare dei sacrifici"

Mi poggiai contro lo schienale, incrociando le braccia al petto "La tua zucca vuota è piuttosto efficace quando non si atteggia da bambino di cinque anni"

Alexander sospirò "Speravo che non ti infastidisse"

"è un bene che l'abbia fatto ad entrambi, uhm?"

"Ti avevo avvertito che non era una zucca vuota. Toby vuole essere sottovalutato" rispose lui.

"è come un genio del male. Ad eccezione del fatto che non è diabolico." Affermò Scott "Non almeno fino a quando non ti trovi sul suo libro nero"

"è per questo che gli sei amico?" chiesi.

"è una bro-relazione." Rispose lui "Un giorno sarà il padre di nostro figlio, Link"

"Non sarà il padre di nessuno!" Esclamò Alexander con un'occhiataccia a Scott "Dacci un taglio con questa storia"

"Quindi non uscirai con la zucca vuota?" chiesi, odiando il sollievo che mi aveva portato. Non mi sarebbe dovuto importare chi frequentava Alexander. Non era più affar mio.

"Io...non lo so." Rispose lentamente "Non è giusto per Toby. Ma vorrei farlo"

Il mio cuore sprofondò leggermente per la rivelazione ma cercai di non darlo a vedere. Forse amavo ancora Alexander, e forse faceva male sapere che stava davvero voltando pagina. Ma non lo avrei più frequentato, a qualsiasi costo, quindi dovevo farmene una ragione e andare avanti.

"Divertiti con il tuo conflitto interiore" risposi infine.

"Fammi sapere se...ti dovesse fare qualcosa" disse lui.

"Sono grande. So cavarmela da solo" lo rassicurai.

"Non contro Toby. Perfino Bennett evita di mettersi contro di lui" affermò Scott, sembrando più interessato al suo tritone che alla conversazione.

"Bhe, non sono Bennett." Risposi "Parlando di lui, dov'è lo stalker?"

"Con suo padre," mi rispose prontamente Alexander "Dovevano incontrarsi con un paio di persone. Suo padre ha pensato fosse una buona idea portarlo con sè"

"è sempre un ben bene minacciare le persone con cui hai degli incontri." Affermai "Bennett minacciai i suoi genitori per evitare una punizione? Scommetto che lo fa"

"Lo faceva quando era piccolo" disse Scott.

"Scott, tuo padre ti scarrozzava a scuola mentre ancora dormivi per poi svegliarti quando ti sistemava nel tuo banco. Odierei essere un tuo genitore" affermò Alexander.

"Dannazione. Io ero solito mordere i miei parecchie volte" esclamai.

"Io non ho fatto nulla di male." Rispose Alexander, scuotendo la testa e facendo correre una mano tra i capelli "Solo le solite cose che fanno i bambini"

"Ho la sensazione che uno Scott Bambino sarebbe molto adorabile"

"Scott Bambino era molto adorabile" concordò Scott.

"Specialmente quando Scott Bambino cercava di rubarmi Link." Rispose Alexander sghignazzando "Avrei dovuto smettere di esserti amico da quel momento"

Scott si sdraiò sul letto, sembrando per niente preoccupato al pensiero. Guardò invece Isaac mentre saliva verso il suo gomito.

La porta si aprì e sospirai quando entrò Toby. Avrei dovuto sapere che la zucca vuota si sarebbe fatta viva da un momento all'altro.

"Ciao!" disse lui allegro.

"Ehi" lo salutò Alexander, facendogli cenno di avvicinarsi. Lo fece sedere sulle sue gambe, abbracciandogli la vita.

Cercai di non guardarli ma era difficile. Sembravano così intimi e a proprio agio tra di loro. Alexander ed io eravamo mai stati in questo modo quando uscivamo insieme? O eravamo invece come dei pezzi male assortiti di puzzle, forzati a stare insieme nonostante il modo in cui eravamo piegati?

Alexander gli baciò il collo e Toby gli lanciò una veloce sorrisino di chi la sapeva lunga. Nessun dubbio che quei due quella sera avrebbero fatto sesso.

Scott si alzò e ripose Isaac nell'acquario. Ci diede poi i controller e avviò il gioco Diablo. Adesso era molto più facile giocarci, dato che io e Donnie avevamo ripreso a parlare.

Giocammo un pò fino a quando la mamma di Scott ci chiamò per la cena. Scendemmo quindi in cucina e ci sedemmo intorno al tavolo, incominciando a mangiare il delizioso cibo cucinato dalla signora Anderson.

"Toby tuo padre sa che sei qui?" chiese Alexander.

"Sì!" Rispose "Mi ha accompagnato lui!"

"Solo per essere sicuri. Ti dimentichi sempre di inviargli un messaggio" disse lui con un sospiro.

Dubitavo fortemente che la zucca vuota si dimenticasse di messaggiare il padre. Probabilmente era uno dei suoi tanti modi per mostrare il suo potere. Ricco stronzo viziato.

"Steve, ti darò il cane di Alexander se mi dai tua mamma. La sua cucina è preziosa" dissi.

"Grazie, ma credo che mi terrò mia madre" rispose lui.

"Scott è un mammone" affermò Alexander.

"Scott era un mammone." Lo corresse lui "Adesso è un uomo indipendente"

"Scott, ancora mi resti appiccicato al fianco quando siamo al supermercato!" gridò sua madre dall'altra stanza.

"Scott a volte è un uomo indipendente" concluse infine. 

"Sei adorabile." Esclamai, prendendo un altro morso del mio cibo. Controllai l'ora e finì di mangiare prima di alzarmi "D'accordo, adesso che ho del cibo nello stomaco posso andare"

"Ciao, Neo" mi salutò Alexander.

"Ciao Neo!" disse Toby con un sorriso. I suoi occhi però erano compiaciuti.

E poi realizzai. Capì perchè aveva abbandonato la sua facciata di fronte a me, perchè mi aveva detto tutte quelle cose che sapeva su Alexander: era stanco di essere il suo scopa-amico e si sarebbe assicurato di iniziare una relazione con lui.

Sapevo che non avrebbe dovuto, non avrebbe dovuto davvero, ma quell'improvvisa consapevolezza mi fece sprofondare il cuore.

 

 

 

 

_______________

Ci sto troppo male per Neo. Alla fine del primo libro ho pensato che si meritava di essere messo da parte da Alexander, almeno per un pò, ma adesso voglio che ci ritorni insieme, porca miseria.

E poi tutto ma non Toby. Mi fa incazzare come non so cosa.

 

Ma comunque, l'amico di Neo, Ian? Ceh si chiama come una delle mie crush, come posso restare indifferente a questa cosa....niente, dovevo condividere questo piccolo sclero con qualcuno lol

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Capitolo 11
*** Curtain Call (11) ***


***Alexander's POV***

"Buongiorno Alexander!" esclamò mia madre quando scesi dalle scale.

"Mamma?" risposi confuso "Cosa ci fai qui? Sei fortunata che non dormo nudo"

"Ti ho partorito, Alexander." Mi ricordò lei "Questa mattina dovevo avere un incontro ma è stato annullato, quindi andrò a lavoro più tardi del previsto. Tuo padre è già andato." Si alzò, poggiando sul tavolo la tazza di caffè "Ti cucinerò la colazione prima di andare a scuola. Ti sei svegliato molto presto"

Feci spallucce "A volte succede"

Mi sedetti al tavolo, accarezzando Link quando mi si avvicinò. Vesper balzò sul tavolo e dovetti allontanarlo dalla tazzina di mia madre prima che potesse metterci il naso dentro.

"Perciò, tu e Toby state passando un sacco di tempo insieme" incominciò mia madre mentre mi preparava i waffles.

"Siamo amici"

"Uscivate tanto insieme quando eravate più piccoli ma quando siete entrati alle superiori non vi ho mai visto insieme. Tu avevi Scott e Bennett e Toby aveva i suoi amici." Disse lei "Ma dopo che tu e Neo avete rotto..."

"Oh. Oh, no. Ti stai facendo un'idea sbagliata." Risposi scuotendo la testa "Io e Toby non usciamo insieme. Non sono...non sono ancora pronto per frequentare qualcuno. Toby e io siamo solo amici"

Mamma sospirò "Lo so. Immaginavo non fossi ancora pronto per questo passo. Anche se mi piace molto Toby. è un bravo ragazzo. E anche la sua famiglia è molto gradevole. Adoro i suoi genitori"

Mi passò un piatto di waffles e mi arruffò con affetto i capelli. Mi sorrise, studiandomi.

"Anche tu sei un bravo ragazzo. Sono così orgogliosa di te." Disse, baciandomi il capo "Ti voglio bene Alexander"

"Anche io mamma." Distolsi lo sguardo e grugnì "Vesper, no! Il caffè non è per i gatti!"

Vesper sollevò la testa dalla tazzina, il pelo intorno al muso era tutto macchiato. Miagolò e si pulì il viso.

"Mi sono pentita di averti comprato un gatto" disse mamma, sospirando e allontanando il caffè da Vesper. Lo sollevò e lo trasportò fino al lavandino, pulendogli il muso contro le sue furiose proteste.

Mangiai gli waffles, dando di nascosto a Link alcuni pezzi. Quando finì pulì il piatto e lasciai che Vesper mi salisse sulle spalle, in un vano tentativo di nascondersi da mia madre.

"Mi dispiace Vesper, ma questo è quello che ottieni per aver bevuto il mio caffè" disse mamma accarezzandogli il pelo.

"Meow" esclamò lui.

"Vado a vestirmi" dissi, salendo in camera mia. Tolsi poi il gatto dalle spalle, poggiandolo sul letto.

Mi vestì e cercai di domare i capelli come meglio potei. Scesi le scale con Vesper che mi seguiva curiosamente.

"Ciao Alexander! Divertiti a scuola!" mi salutò mia madre abbracciandomi.

"Ciao mamma" ricambiai l'abbraccio. Mi sorrise quando mi lasciò andare.

Dopo essere uscito di casa la salutai con la mano per poi entrare in macchina. Misi la musica ad alto volume mentre guidavo, cercando di non pensare troppo a Toby e Neo. Sapevo che Neo aveva ragione. Sapevo che Toby voleva essermi più che amico, ed era paziente. Purchè succedesse quello che voleva, non gli importava quanto tempo ci avrebbe messo.

Parcheggiai l'auto e mi diressi all'entrata della scuola. Andai al mio armadietto, aprendolo subito dopo.

"Ehi Alexander" mi salutò Bennett, poggiandosi contro l'armadietto vicino al mio.

"Com'è andata la riunione con cui sei andato insieme a tuo padre?" 

"Noiosa" rispose lui disinteressato.

"Ehi" salutò Scott, avvicinandosi mezzo addormentato.

"Scott, hai dimenticato di metterti i pantaloni stamattina, vero?" chiesi.

"Sì, mio padre mi ha trascinato a casa e me li ha lanciato addosso. Come lo sai?"

"Hai la cerniera abbassata" risposi.

"Bene. Così Willy è libero" 

"Alzatela" disse Bennett, dandogli una gomitata.

"Pensavo di vivere in una democrazia" esclamò lui, seguendo l'ordine del ragazzo.

"Se le spalline di un reggiseno di una ragazza distraggono abbastanza da guadagnare una detenzione, allora la tua cerniera abbassata dovrebbe contare allo stesso modo." Affermai "Tienitela alzata"

"Non dirmi come devo vivere la mia vita"

"Alexander!"

Toby venne verso di me, sorridendomi allegramente. I suoi amici erano pochi distanti da lui.

"Ehi, stiamo un pò insieme dopo la scuola! Devo parlarti" mi disse.

"Questo significa che non siamo invitati?" chiese Scott "Dannazione, cancellerò il nostro matrimonio"

"Non cancellare il matrimonio! Và a prendere Link mentre io distraggo Alexander!"

"Non uscirò più con te" dissi.

"Aw, andiamo! Ho davvero bisogno di parlarti" rispose lui mettendo il broncio.

"D'accordo. Vieni a casa dopo la scuola." Gli diedi un colpetto alla guancia "Adesso sorridi"

Mi sorrise "Perfetto! Verrò a cercarti dopo la scuola!"

Si girò e ritornò dai suoi amici, sparendo dietro l'angolo. Bennett incrociò le braccia al petto.

"Scommetto che si tratta di Neo" esclamò infine.

"Perchè?" chiesi osservandolo "Sai qualcosa, non è vero?"

"Non lo so per certo. Sospetto qualcosa"

"Cosa?" chiesi ancora una volta.

"Te lo dirò quando ne sarò sicuro" disse, prima di allontanarsi lungo il corridoio.

"Che diamine" borbottai irritato.

"Sarei più simpatico se avessi ancora la cerniera abbassata"

Roteai gli occhi e la campana suonò subito dopo. Andammo in classe, soffrendo per l'andata lenta della giornata.

Quando arrivò la fine delle lezioni, Toby mi trovò agli armadietti. Aspetto pazientemente fino quando fui pronto.

"Vuoi un passaggio?" chiesi.

Toby scosse la testa "Nah, prenderò la macchina. Ci vediamo a casa tua!"

"D'accordo" ci dirigemmo insieme nel parcheggio e salimmo ognuno nelle nostre macchine.

Guidai verso casa con Toby a seguito. Entrammo nel vialetto e, dopo essere usciti dalle proprie macchine, guidai il ragazzo dentro casa, dove venne prontamente salutato da Link.

"Ciao cane" lo salutò Toby inginocchiandosi per raggiungere la sua altezza e ridendo quando gli leccò il viso.

Gli diedi un leggero calcio "Non pensare nemmeno di rubarmelo"

Lui si alzò, continuando ad accarezzare Link "Non mi permetterei mai!"

"Andiamo, saliamo in camera mia" dissi, prendendogli la mano.

Dopo essere entrato in stanza mi sdraiai sul letto, trasportando Toby con me. Lo baciai, accarezzandogli la guancia con la mano. Lui ricambiò il bacio, approfondendolo.

Si separò dalle mie labbra e mi si rannicchiò accanto. Poggiò la mano contro il mio petto ed io intrecciai le dita con le sue.

"Ehi Alexander, quanto tieni a me?"

"Molto." Risposi baciandogli le tempie "Perchè? è questo quello di cui volevi parlare?"

"A me importa molto di te. Più di come semplice amico." Disse e sentì il cuore sprofondarmi mentre parlava. Oh no "Alexander, vorresti essere il mio ragazzo?"

Aveva un sorriso in viso, ed era grande e sincero. I suoi occhi brillavano di speranza mentre mi guardava, aspettando che gli dicessi sì.

"Non posso." Sussurrai, odiandomi. Volevo stare con Toby, lo volevo disperatamente. Ma non riuscivo a smettere di pensare a Neo "è solo che...Neo..."

Il suo sorriso si trasformò in un cipiglio, e lo sguardo di speranza si trasformò in uno ferito "Oh, giusto. Scusa. Sono stato uno stupido a chiedere. Avrei dovuto sapere che sei ancora..."

Tolse la mano dalla mia e si sedette. Lo copiai e gli circondai la vita con le braccia, baciandogli il collo.

"Toby" mormorai, sentendomi disperato tanto quanto lui.

Lui mi allontanò delicatamente "Me ne vado a casa. Dovremmo, uh, smettere di...hai capito no? Di fare sesso"

"Toby, andiamo. Non mi importa del sesso. Sei ancora mio amico" dissi, afferrandogli il braccio.

Si allontanò dalla mia presa "Lo so. Fidati, lo so"

"Toby aspetta!" dissi quando si alzò dal letto "Aspetta, dai!"

Mi guardò con occhi tristi "No, l'ho capito. Non hai superato la fase 'Neo'. Non comprendo come tu non possa dimenticarti di qualcuno che ti ha ferito intenzionalmente, ma capisco che sei ancora innamorato di lui. Capisco che noi non saremo una coppia. Non voglio uscire con te solo perchè ti senti in colpa o qualcosa del genere. Se stessi con te è perchè anche tu lo vorresti e perchè ti renderebbe felice. Ma non ti rende felice. Quindi me ne ritornerò a casa, invece di restare seduto qui, imbronciato. Non sono arrabbiato. Ho solo bisogno un pò di tempo per me, okay? Mi dispiace se ho reso il nostro rapporto imbarazzante, non era mia intenzione. Ho pensato solo..."

Aveva pensato che anch'io provavo lo stesso. Ed era così. Ma il problema era che provavo qualcosa anche per Neo e non volevo che Toby fosse un rimpiazzo.

"Ci vediamo" disse, ed era così triste e sconfitto che quasi faceva male guardarlo.

Mi coprì il viso con le mani quando abbandonò definitivamente la stanza. Ascoltai il suono della porta che si chiudeva e della sua macchina che lasciava il vialetto.

Vesper strisciò al mio fianco "Ho fatto una cazzata, Vesper" mormorai, allontanando le mani dal viso e accarezzando il gatto.

Avevo ferito così tanti uomini in passato ma avevo avvertito loro che sarebbe successo. Tutti conoscevano il rischio, incluso Donnie. Perfino Neo sapeva che fosse rischioso mettersi in una relazione con me.

Ma lui non mi aveva avvertito che aveva intenzione di farmi soffrire. E Toby...Toby Reed era solito ottenere quello che voleva, tanto da pianificare i piani nei minimi dettagli, con il solo scopo di prendere ciò su cui aveva messo gli occhi addosso. Per la prima volta era stato avventato perchè provava dei sentimenti molto forti per me, e adesso era solo un altro ragazzo che avevo scopato e avevo lasciato con il cuore infranto.

Mi alzai dal letto e uscì di casa, entrando subito dopo in macchina. Alzai il volume della musica così forte che il suono era quasi assordante mentre guidavo. 

"è tutto gioco e divertimento fino a quando non ci facciamo male. Giochiamo con il fuoco perchè ci piace il modo in cui brucia. Non serve riparare una nave che affonda. Questa è l'ultima volta che lo facciamo baby, questa è l'ultima volta che assapori le mie labbra" cantai insieme alla canzone, rafforzando la preso sullo sterzo.

Con la macchina entrai nel vialetto per poi salire a piedi fino al porticato e suonare il campanello, aspettando ansiosamente.

"Ciao Alexander" mi salutò sconvolto il Professore Bartosz.

"Buongiorno, signore Bartosz. Neo è a casa?" chiesi.

"Uh...sì. Sì, è nella sua stanza" rispose confuso.

"Grazie" risposi, affrettandomi a dirigermi verso la stanza di Neo. Aprì poi la porta ed entrai.

"Fuckboy" mi salutò lui, scioccato quanto il padre. Erano così simili i due, adesso che ci facevo caso.

Chiusi la porta e mi inumidì le labbra nervosamente. Neo era sdraiato sul letto con le casse accanto a lui. Aveva dei fogli sparsi dappertutto e quando ero entrato stava scrivendo in uno di quelli.

"Ho stretto amicizia con i tuoi demoni e mi si sono insinuati in testa. Mi hanno portato a parlare al soffitto delle cose che rimpiango. Ho la tua malattia, adesso non posso mandarla via. Quando mi guardo allo specchio mi fai odiare il mio riflesso" cantarono le casse. Neo abbassò il volume.

"è successo qualcosa? Hai l'aria di uno a cui hanno ucciso il gatto." I suoi occhi si spalancarono "Ti prego, dimmi che il gattino sta bene"

"è Toby" dissi.

Il suo viso si illuminò "Oh, qualcuno ha ucciso la zucca vuota?"

"Neo!" Sbottai "Non è divertente! L'ho fatto soffrire!"

"Meglio te che me. Hai respinto la zucca vuota?" chiese.

"Sì," risposi abbassando lo sguardo "Voglio dire, non volevo ma...dannazione Neo, non riesco a dimenticarti!"

Neo sobbalzò leggermente, sembrando triste. Ma subito si tolse quell'espressione dal viso e alzò lo sguardo su di me.

"Quindi la zucca vuota ideerà qualche malefico piano per riaverti indietro? Jake ha detto che il ragazzo farebbe di tutto per ottenere quello che-" gli occhi di Neo si spalancarono così come i miei.

"Hai detto Jake?"

"Intendevo pancake. Lo sai che nel tempo libero mi piace sussurrare ai dolci?"

"Hai parlato con Jake?" mi sforzai di non far tremare la voce.

"Dannazione," grugnì Neo strofinandosi gli occhi con i palmi della mano "Okay, sì, ho parlato con Jake. Dava delle lezioni private dopo scuola ed io ero solito chiedergli aiuto per la matematica. Non sapevo chi fosse, non aveva mai detto il suo cognome. Poteva anche essere Jake di State Farm per quel che ne sapevo. Siamo diventati amici." Fece correre una mano tra i capelli "Non lo sapevo. Non prima di due mesi di conversazioni e uscite insieme. Qualcuno poi è venuto e l'ha chiamato Chambers. E poi...potrei o non potrei avergli urlato contro e smesso di parlargli da allora"

"E allora perchè ti ha parlato di Toby?"

"Perchè gli dissi che io e te ci frequentavamo. Lui mi ha detto che ti conosceva e che ti aveva ferito, e che adesso ti scopavi Tobias Reed." Spiegò lui "Ne abbiamo parlato poco e niente. Non riuscì a capire che si trattava di QUEL Jake. è un nome molto comune!"

Mi scompigliai i capelli con una mano "Questo era quello che Bennett sospettava" Mormorai tra me e me. Sapeva che Jake andava in quella scuola e aveva pensato che loro due avessero parlato.

"Jake non è un fan di Toby" continuò Neo.

"Perchè Toby lo ha rifiutato." Spiegai "Ha cercato di uscirci insieme subito dopo che noi due ci eravamo lasciati e Toby l'ha respinto"

"Voi ricchi e le vostre vite amorose collegate tra loro"

"Odia Toby per quello che gli ha fatto. Toby era incazzato per quello che Jake mi aveva fatto quindi ci ha flirtato un pò, gli ha fatto pensare che loro due avrebbero fatto sesso e poi lo ha fatto ritornare a casa con sole le mutande" dissi. Mi ricordavo Bennett che me lo raccontava.

"Toby è proprio uno stronzo" disse Neo facendo un fischio.

"Lo sto facendo soffrire" dissi miseramente. Tirai fuori il telefono e feci il suo numero, aspettando poi che mi rispondesse. Dopo due squilli e mezzo probabilmente rifiutò la chiamata perchè mi rimandò direttamente alla sua segreteria. Rimisi il telefono in tasca.

"Sapeva che non lo avresti frequentato sul serio." Disse Neo facendo spallucce "Pensavo lo avessi avvertito"

"L'ho fatto. Ma volevo mettermi con lui solo quando diventavamo più intimi. Gli ho dato dei segnali confusi...l'ho illuso..." Mi passai di nuovo una mano tra i capelli "Merda, faccio schifo"

"Proprio così" confermò Neo.

"Ti manca mai ciò che eravamo?" chiesi, disperato e senza speranze. Valeva ancora la pena aggrapparsi a quella relazione in frantumi?

Neo distolse lo sguardo da me "Sì. Ma non metterti in testa strane idee, fuckboy. Tutto finalmente sta iniziando a migliorare, e rimetterci insieme rovinerebbe tutto"

"Per te sta migliorando!"

Lui fece una smorfia "Sì, è vero, ma sono un'egoista. Pensavo lo avessi capito quando ti ho abbandonato"

"Vada a casa di Scott" risposi solo, con la testa abbassata.

"Ehi Alexander," chiamò lui quando aprì la porta della sua stanza. Mi voltai a guardarlo e lui sospirò "Per quel che vale, mi dispiace per te e Toby. E per me e te. Mi dispiace per tutto. Davvero"

Non migliorò nulla. Ma rese tutto più facile.

 

                                          ******

Per tutta la notte avevo chiamato e messaggiato Toby, ma lui continuava ad ignorarmi. Ormai mi ero imparato a memoria anche il messaggio vocale della sua segreteria.

"Non ti risponderà. Rinunciaci" disse Scott.

"Non posso!" Risposi "Scott, non hai visto la sua faccia. Non avevo mai visto qualcuno sembrare così turbato. E lo sai che Toby non reagisce mai in quel modo"

"I suoi genitori non gli faranno saltare la scuola a meno che lui non li raggiri, quindi puoi dargli la caccia domani nei corridoi" rispose lui scrollando le spalle.

Il mio telefono vibrò e in fretta abbassai lo sguardo su di esso. Il mio cuore accelerò i battiti quando vidi comparire sullo schermo il nome di Toby. Con difficoltà sbloccai il telefono e guardai i nuovi messaggi.

 

Da: Toby

Per favore, smettila di chiamarmi, Alexander. Per favore.

 

A Toby:

Mi dispiace così tanto per oggi, Toby, ti prego parlami!

 

Da Toby:

In questo momento voglio stare da solo.

 

Grugnì e lanciai il telefono sulle gambe di Scott "Prendimelo prima che renda la mia vita peggiore di quello che è"

"Sto mettendo una foto di Link come sfondo" mi sbloccò il telefono e scrollò all'interno della galleria.

Mi sdraiai con a testa sulle sue gambe "Tutto questo fa schifo. Molto schifo"

"Aspetta solo fino a domani quando dovrai vedere la sua faccia" disse lui. Sempre il solito ottimista.

"Ti odio"

"Una vendetta per l'intera faccenda del voler sparare ai koala." Rispose "Toby lo supererà. Dagli del tempo. Lo sai cosa? Dagli il tuo cane. Questo gli solleverà il morale"

"Scotty," lo guardai storto "Sono nel pieno di un trauma emotivo"

"E questo è il miglior momento per convincerti a rinunciare al tuo cane"

"Sei senza vergogna"

"Sono entrato a scuola con la cerniera abbassata, credo che ormai tutti lo sappiano." Posò il telefono sul comodino "Neo ti ha inviato un messaggio, comunque. Da dolce ragazzo quale è, ha scritto 'spero tu stia bene fuckboy'"

Grugnì nuovamente e chiusi gli occhi, rotolando su un fianco e seppellendo il viso contro la maglietta di Scott. Domani sarebbe stata una giornata assolutamente deprimente.

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Capitolo 12
*** Curtain Call (12) ***


I miei occhi vagarono ansiosamente lungo il corridoio ma di Toby non c'era segno. Scott chiuse l'armadietto e mi lanciò un'occhiata.

"Smettila di cercarlo." Disse "Probabilmente ti starà evitando"

"E se avesse saltato la scuola?"

"Dopo le lezioni vai a casa sua. Sai dove abita" rispose facendo spallucce.

"No, non ha saltato la scuola." Disse Bennett, apparendo accanto a noi "È nel corridoio vicino alla mensa. È con i suoi amici"

Superai Bennett ma lui prontamente mi afferrò per il braccio. Cercai di svincolarmi da lui ma la sua presa era ben salda su di me.

"Peggiorerai le cose." Affermò lui "Lo sai com'è fatto Toby. Chiunque non lo conosca bene sa che sta bene, ma si vede che è...spento"

"Devo andargli a parlare!" dissi, cercando ancora una volta di liberarmi e lanciandogli un'occhiataccia "Lasciami"

Bennett serrò le labbra e mi lasciò andare, avvertendomi con gli occhi di non farlo. Ma dovevo parlare con Toby. Dovevo migliorare la situazione. Diedi le spalle al mio amico e con calma mi allontanai.

Mi diressi in mensa, individuando il gruppo di amici di Toby oziare vicino al muro. Subito individuai Toby in mezzo a loro.

Era seduto contro il muro, con le gambe vicino al petto e le mani sopra le ginocchia. Stava fissando l'orologio sul muro con un'espressione che diceva che non era affatto interessato all'orario.

Uno dei suoi amici lo spinse leggermente con il piede, aggrottando le sopracciglia mentre gli diceva qualcosa. Toby si stampò in viso un brillante sorriso e gli rispose, annuendo allegro.

Presi un profondo respiro prima di avvicinarmi a lui. Toby alzò lo sguardo su di me quando mi vide, la sua espressione era felice, ma cauta.

Allungai una mano nella sua direzione "Devo parlarti"

Lui accettò la mano e lasciò che lo rimettessi in piedi "Non voglio parlare, Alexander"

Lo portai fuori dalla portata d'orecchio dei suoi amici "Toby, mi dispiace! Non volevo ferirti" dissi sinceramente.

Lui scosse la testa "Lo so, scusa. Non devi scusarti di nulla. Sapevo che non volevi una relazione, pensavo solo..."

"Ti ho illuso." Affermai "C'è qualcosa di cui devo scusarmi"

"Non voglio parlare di questo adesso." Si strofinò gli occhi, sembrando improvvisamente esausto "Mi dispiace Alexander, ho solo bisogno di un pò di tempo per pensare, okay? Ti prego"

"Non evitarmi, per favore"

"Ho davvero bisogno di tempo per riflettere"

"Dimmi solo che ci rivedremo presto" dissi, sentendomi impotente. Dio, avevo incasinato tutto.

"Solo se mi prometti che nel frattempo non rimorchierai nessuno, almeno fino a quando non ritorneremo a parlarci"

"Lo prometto" dissi.

"Allora ci rivedremo presto" concluse, dirigendosi poi verso il suo gruppo di amici che ci avevano guardato curiosamente per tutto il tempo. Disse loro qualcosa e tutti lo seguirono lungo il corridoio, lontano da me.

Aspettai che Bennett e Scott mi si avvicinassero. Il primo tra questi alzò un sopracciglio.

"Disastro?" cercò di indovinare.

"Ha detto che mi parlerà"

"Beh, buona fortuna allora. Andiamo prima che facciamo tardi" disse quando suonò la campanella.

Ci dividemmo per andare ognuno nelle nostre classi e ci incontrammo nuovamente a pranzo, sedendoci insieme al nostro tavolo. Non riuscivo a non pensare a Toby e Neo.

Tirai fuori il cellulare, mi morsi il labbro e scrissi un messaggio a Toby, inviandoglielo subito dopo.

A: Toby

Sto cercando di voltare pagina e dimenticarmi di Neo. Davvero.

Sapevo che tutti avevano ragione, sapevo che era ora di lasciarmelo alle spalle. Forse potevo dare a me e Toby una possibilità. Ero però spaventato di rovinare un'altra relazione con una persona a cui tenevo molto.

Scott grugnì ed io mi voltai verso di lui confuso. Lanciò il suo telefono sul tavolo, lontano da lui.

"Cosa?" chiesi.

"Delle ragazze continuando a flirtare con me"

"Tua mamma sarebbe contenta," rispose Bennett sghignazzando "Non sei uscito con nessuno dopo Ashley"

"Non voglio uscire con nessuno. Voglio che le persone mi lascino in pace" rispose lui mentre il telefono vibrava nuovamente. Scott gli lanciò uno sguardo disperato "Rompilo. Con un martello"

"Tu e Alexander di certo avete problemi opposti" affermò Bennett.

"Te la puoi prendere" mi disse Scott, indicando il telefono che vibrava.

"Sono gay, Scotty." Gli ricordai "Non voglio fare sesso con le ragazze"

"E siamo in due"

"Sì, ma tu hai già fatto sesso con delle ragazze." Dissi "Io no. E neanche voglio"

"Ho fatto sesso con Ashley solo perchè lei lo voleva e perchè ho pensato 'Ehi, chi lo sa, magari mi piacerà' e non sono mai stato così felice sul fatto che i vergini non durano a lungo"

"I vergini non durano a lungo, Alexander. È un bene che io non lo sia"

Mi strofinai il capo, come se potessi ancora sentire Jake che mi tirava forte i capelli. Roteai gli occhi mentre Scott incominciava a mangiare.

"Bennett, dà un'occhiata a Toby per me." Dissi "Fammi sapere se esce con qualcun altro"

"Farò quello che posso. Non penso comunque che lo farebbe. Tu sei stato la prima persona che non ha frequentato ufficialmente e con cui, nonostante questo, abbia fatto sesso"

"Tu fai quello che ti dico" dissi. Sarebbe andato da qualcun altro per farsi confortare? Dio, speravo di no.

Il telefono di Scott vibrò di nuovo e Bennett sospirò, afferrandolo dal tavolo e sbloccandolo. Scott lo guardò disinteressato, immaginando probabilmente che Bennett avrebbe saputo gestito la situazione.

"Ecco, adesso dovrebbe lasciarti in pace" disse Bennett dopo un minuto, lanciando il telefono sulle ginocchia di Scott.

"Finalmente" rispose lui con un sospiro di sollievo, riponendo il cellulare in tasca.

Quasi desiderai avere io quei problemi. Il mio telefono non aveva vibrato neanche una volta nel corso della giornata, nonostante il messaggio che avevo inviato a Toby. Era davvero arrabbiato.

La campanella suonò poco dopo e insieme ritornammo in classe. Quando la giornata scolastica finì cercai Toby tra i corridoi ma non vidi nessun segno del ragazzo. Individuai uno dei suoi amici e corsi verso di lui.

"Ehi, hai visto Toby?" chiesi.

Il ragazzo, il suo nome credevo fosse Nate o Nick o qualcosa del genere, scosse la testa "Nah, scusa. Toby se n'è andato durante il pranzo. Credo dovesse andare da qualche parte con suo padre"

"Grazie" dissi a Nate o Nick o qualcosa del genere. Andai a cercare i miei amici, chiedendomi dove diavolo potesse essere Toby.

Scott e Bennett mi stavano cercando vicino all'armadietto. Posai i libri lì dentro e insieme ci dirigemmo al parcheggio.

Li salutai prima di entrare in macchina. Guidai verso casa e mi presi un pò di tempo per salutare Link.

Non avevo niente da fare e nessuno con cui uscire. Bennett aveva tanti compiti da fare e la famiglia di Scott lo avevano portato a cena con i suoi nonni. I miei genitori erano a lavoro. Toby non mi parlava. E Neo...beh, probabilmente non era molto conveniente andare da Neo in questo momento. 

Mi alzai e Link mi seguì fino alla cucina. Presi Vesper da sopra il bancone e lo accarezzai dietro le orecchie mentre lo trasportavo al piano superiore.

Sprofondando contro il letto lasciai che Vesper si posizionasse nel suo posto preferito, facendo correre le dita contro il suo pelo. Presi a fissare il soffitto, sentendomi infinitamente annoiato e confuso.

Cosa diavolo avrei dovuto fare per l'intera situazione Toby/Neo. Neo aveva detto piuttosto chiaramente che la nostra relazione era definitivamente finita. E Toby era qualcuno con cui mi immaginavo avere una relazione felice. Non avrebbe potuto spezzarmi il cuore come aveva fatto Neo. Se Toby mi avesse ferito non lo avrebbe fatto volontariamente.

Eppure sapevo che non avevo ancora dimenticato Neo. Questa era l'unico motivo per cui avevo ferito persino Toby. I miei stupidi sentimenti mi stavano rovinando la vita. Quasi mi mancavano quei giorni in cui frequentavo persone solo per divertimento, uscivo qualcuno per un pò di tempo, facevo sesso. Ero superficiale? Forse. Ero più felice adesso?

Diavolo, no. Non ero più felice. Ma era stato tutto più facile.

Sospirai e strizzai gli occhi, chiudendoli. Dovevo dimenticarmi di Neo. Avevo intenzione di andare avanti. Quando Toby fosse stato pronto a parlarmi di nuovo, avrei già voltato pagina con Neo. Dovevo. Era tempo di passare oltre e smetterla di far soffrire me stesso e coloro che mi volevano bene.
 

***Neo's POV***

"Dio, questi stupidi golfini" esclamai, tagliandomi un filo che pendeva.

"Credo che i giganteschi gilet rossi ti si addicano" disse Ian guardandomi.

"Credo che ti morderò se non la smetti di parlare" dissi, quasi facendo cadere i libri che trasportavamo.

"Sei un'idiota" esclamò lui con un sospiro.

"Chiudi il becco." Cercai di sistemare meglio i libri tra le braccia "Dio, perchè dobbiamo portare noi tutta questa roba in segreteria?"

"Perchè nella sala studio non stavamo facendo nulla." Rispose lui "Adesso smettila di lamentarti. Dopo aver scaricato questi stupidi libri potremmo nasconderci in bagno fino alla fine delle lezioni"

"Mi piace questo piano" dissi annuendo.

Svoltammo l'angolo, trovandoci così di fronte all'ufficio del preside, e quasi grugnì. La zucca vuota stava parlando e sorridendo con il preside, sembrando del tutto a proprio agio.

"Abbiamo dei libri da consegnare." Disse Ian al segretario "Sono della stanza del Professore Gould"

"Oh, grazie ragazzi" ci disse il segretario, prendendo i libri da noi.

Toby lanciò un'occhiata nella nostra direzione e mi notò. Suo padre era in piedi accanto a lui, parlando anche lui con il preside. Stavano guardando entrambi alcune carte. Toby si scusò e si avvicinò a me e Ian.

"Neo, ho bisogno di parlarti" disse lui, con il sorriso sempre in viso.

"Ma certo. Qualunque cosa sia vediamo di sbrigarci." Dissi, guidandolo fuori dalla stanza con Ian a seguito "Ian, aspettami in bagno"

"Non metterci troppo. Forse possiamo uscire prima da scuola" rispose lui prima di percorrere il corridoio.

Toby mi guidò verso una stanza silenziosa. Mi sedetti sopra la cattedra incrociando impazientemente le braccia al petto mentre lui chiudeva la porta.

"Perchè sei qui?" chiesi.

"Mio padre è amico del preside. Abbiamo donato dei soldi alla scuola e mio padre voleva vedere per cosa sono stati utilizzati, così mi ha portato con sè" rispose lui, avvicinandosi. Era abbastanza intelligente da mantenere una certa distanza, comunque.

"D'accordo, cosa vuoi?" domandai.

"Alexander" rispose semplicemente.

"Oh, giusto, lui. Come sta andando l'intera operazione dei sensi di colpa? Lo hai già fatto sentire il colpa per non essersi messo con te?"

Mi guardò scioccato prima che lentamente la rabbia si impadronisse di lui "Pensi che stia cercando di far sentire in colpa Alexander per non essersi messo con me?"

"Duh," esclamai "È piuttosto ovvio, zucca vuota"

Stinse i pugni e mi lanciò un'occhiata che mi fece pentire di ciò che avevo detto. Alexander aveva ragione: il moccioso sapeva far paura quando voleva"

"Toby Reed è un fottuto bugiardo patentato. Si atteggia tutto dolce e innocente ma in realtà è un crudele pezzo di merda"

Questo era ciò che aveva detto Jake, prima che scoprissi che fosse il Jake che aveva ferito Alexander. Ma, d'altronde, probabilmente aveva detto questo perchè Toby lo aveva sedotto e messo in imbarazzo.

"Non mi abbasserei mai a questo livello. Non farei mai una cosa del genere, specialmente non ad Alexander. Ha attraversato abbastanza traumi emotivi tra te e Jake." Disse lui freddamente "Se ci frequentassimo, sarebbe stato perchè anche lui lo voleva. Se non sarebbe stato felice con me non ci sarei uscito. A differenza tua, mi importa della felicità di Alexander"

"E allora perchè la recita del ragazzo triste?" dissi, alzando un sopracciglio.

"Perchè non era una recita" rispose aspramente "Mi ha illuso. So che non era sua intenzione, non sono arrabbiato con lui, ma resta il fatto che mi ha illuso"

"Ha illuso tante persone. Lo ha fatto con il mio migliore amico, spezzandogli il cuore"

"Donnie?" Toby scosse la testa "Sei proprio stupido. Spero che tu abbia capito che l'unico motivo per cui Donnie ha ripreso a parlarti è perchè Alexander gliel'ha chiesto. Ha parlato con lui ed ha cercato di convincerlo a perdonarti, o almeno di parlarti di nuovo"

Lo guardai sorpreso. Alexander aveva davvero fatto questo per me...?

Toby chiuse gli occhi per un momento, cercando di riprendersi. La rabbia svanì dal suo viso ma quando riaprì gli occhi era ancora lì.

"Volevo parlarti e avvertirti." Disse "Ma adesso mi sono pentito della decisione"

"Mi hai già 'avvertito'" risposi irritato.

"No. Volevo avvertirti che Alexander sta voltando pagina. Forse non ti ha ancora dimenticato, ma sta cercando lo stesso di andare avanti." Disse lui "Ho pensato...per qualche ragione tu sei l'unico che lo ha reso così felice. Quindi ho pensato che sarei potuto venire e avvertirti che ha intenzione di voltare pagina, anche se questo lo sta facendo soffrire. Credevo che forse avresti potuto...merda, non lo so. Aiutarlo? Ritornare con lui?"

"Perchè vuoi che ritorni con lui? Tu mi odi"

Le labbra di Toby si curvarono in un ghigno "Quanto sei perspicace." Poi il sorrisetto svanì dal viso e la sua espressione si indurì leggermente "Come ho già detto, tu sei l'unico che lo rende felice. Ed io voglio vederlo in quel modo, se lo merita. Ma adesso ho capito che è uno sbaglio. Finiresti per ferirlo di nuovo"

"E cosa dire di te?" risposi arrabbiato "Lo stai facendo stare male!"

"Sto cercando di aiutarlo! Dopo che tu l'hai mollato ha ripreso a farsela con tutti, perciò sono intervenuto io. Per un pò l'ho fermato, poi una notte abbiamo...è stato meglio per lui stare con me. Era meglio che vederlo sbaciucchiare con chiunque trovasse." Disse lui, mettendosi le mani in tasca "Oltretutto, mentirei se dicessi che non mi è piaciuta la parte sessuale della nostra relazione"

Non potei fare a meno che mi esplodessero dentro la gelosia e la rabbia alla vista di Toby. Alexander lo aveva baciato, toccato, aveva fatto sesso con lui. Era fatto apposta per lui. Si complimentavano a vicenda e lui andava d'accordo con i suoi amici.

Era questo quello che aveva provato Donnie quando aveva scoperto di me e Alexander? Si era sentito geloso che Alexander si fosse innamorato di me e non di lui?

"So che vuoi ancora metterti con lui, ma vuoi anche stargli molto lontano. E questo conflitto gli farebbe solo del male se vuoi due vi rimetteste insieme"

"Non dirmi quello che voglio" sbottai. Aveva ragione? Non lo sapevo più, oramai. Non sapevo cosa volevo. Desiderai disperatamente non aver mai incontrato Alexander.

"Non farlo stare male. Forse non posso renderlo felice come fai tu. Ma non lo ferirei mai come hai fatto," disse lui "E questo dovrà essere abbastanza per me"

"E quindi cosa, continuerai ad andarci a letto con la speranza che cambi idea?" chiesi, odiando il pensiero.

"Che ti importa se continuo a fare sesso con Alexander? Oltretutto, le cose saranno imbarazzanti tra di noi. Faremo di nuovo sesso? Probabilmente. Ma mi assicurerò che non incominci di nuovo a farsi le sue scappatelle con altri. Forse lo ami, ma l'amore non è conoscenza e tu non conosci Alexander" disse lui, e la sua espressione mi ricordò che la zucca vuota lo conoscesse molto meglio rispetto a me.

"Buona fortuna, zucca vuota" ringhiai, saltando giù dalla cattedra.

"Quando è ferito...è allora che inizia a flirtare con altre persone. Non sa cos'altro fare. Davvero, è impotente." Disse Toby "Pensavi che facendolo soffrire lo avresti fermato, ma ha solo peggiorato le cose"

Odiavo che avesse ragione.

"Ho fatto degli errori ma gli sono stato alla larga. Non è che l'ho seguito dappertutto con l'intenzione di ferirlo ancora" risposi, spintonandolo rudemente.

Toby si concesse di indietreggiare leggermente prima di poggiarsi alla cattedra. La sua espressione era fredda e calma.

"Non ho intenzione di litigare con te. Come ho detto, sono venuto qui per avvertirti. Ma credo che cambierò quell'avvertimento in una promessa perchè non ti meriti Alexander. Ha intenzione di voltare pagina" lasciò che le parole restassero sospese nell'aria, tra di noi, prima di uscire con calma dalla stanza.

Guardai la porta chiudersi, lasciandomi solo nella classe. Scivolai contro il muro, seppellendo il viso contro le ginocchia. 

Era tutto un fottuto pessimo disastro. E sapere che Alexander si sarebbe dimenticato di me mi faceva accelerare i battiti del cuore.

Non sapevo più cosa volevo. Ma sapevo che dovevo capirlo il prima possibile perchè, ben presto, avrei potuto perdere Alexander per sempre.








 

_________________

Toby qualsiasi cosa faccia mi fa incavolare, e Alexander che non riesce a fare a meno di lui peggiora la situazione.

E siccome io sono brava e buona, e voi siete fantastici con i vostri commenti e stelline, facciamo che se questo capitolo arriva ad almeno due commenti, posto subito il successivo! E credo proprio che vi piacerà molto ;)

So che potete farcela, dai!

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Capitolo 13
*** Curtain Call (13) ***


Come promesso! Siete assolutamente fantastici xx

________________
 

***Alexander's POV***

Feci il mio ingresso a scuola sentendomi un pò intontito. Avevo nuovamente iniziato a prendermi i sonniferi e il mio corpo non si era ancora abituato alla sensazione.

Cercai di ricompormi mentre mi avvicinavo ai miei amici. Era raro che arrivassi dopo Scott, eppure eccolo lì.

"Ehi" li salutai.

"Hai un aspetto di merda" osservò Scott 

"Allora è una fortuna che non sei attratto da me"

"Sei arrivato davvero tardi." Disse Bennett, indicando poi Scott "La nonnetta è arrivata prima di te"

"Nonnetta stamattina ha alzato presto il culo dal letto" rispose lui annuendo.

"Scusate. Mi sono riaddormentato" mi strofinai gli occhi.

"Alexander!"

Il mio cuore quasi si fermò mentre mi voltavo ad affrontare Toby. Corse verso di me con un sorriso nervoso in viso.

"Uh...posso parlarti a pranzo? Per favore?"

"Certo," dissi "Nella mia ora di pranzo o nella tua?"

"Nella tua. Verrò a trovarti io"

"D'accordo" risposi, cercando di non far trapelare il grande sollievo per avergli parlato nuovamente.

"Perfetto." Sorrise "Ci vediamo, Alexander" si voltò e si diresse verso il suo gruppo di amici, andandosene subito dopo.

"Quindi finalmente parli di nuovo con Toby?" commentò Bennett, appoggiandosi contro lo spogliatoio.

"Sì, credo di sì"

"Dagli il tuo cane per farti perdonare" disse Scott.

"Prescott" lo guardai storto.

"James" rispose lui alzando pigramente un sopracciglio.

"Smettetela, idioti. Andiamo in classe prima che facciamo tardi" affermò Bennett irritato.

Seguimmo perciò il consiglio del mio amico. La giornata sembrò proseguire all'infinito e divenni sempre più impaziente mentre aspettavo che si facesse l'ora di pranzo.

Quando la campanella suonò, quasi corsi verso il solito tavolo della mensa. Mi sedetti, non curandomi nemmeno di tirare fuori il mio pranzo. Aspettai pazientemente Toby, cercando di rimanere calmo.

"Alexander," disse Toby apparendo accanto a me "Andiamo"

Mi alzai e lo seguì. Scott e Bennett probabilmente mi stavamo aspettando agli armadietti ma avrebbero capito dove fossi, prima o poi.

Toby mi guidò verso una classe vuota e chiuse la porta. Sospirò, passandosi una mano tra i capelli. C'era qualcosa in lui...

"Parliamo" disse.

Ah, ecco cos'era. Non era l'innocente, vivace Toby. Questo era il Toby che non volevi avere come nemico. Il vero Toby.

"Mi dispiace per tutto Toby, davvero"

Alzò una mano per interrompermi "Non hai niente di cui scusarti"

"Ti ho illuso"

"Ne sono consapevole ma so che non era tua intenzione." Sorrise sincero, con il suo solito fare affascinante "Non sono arrabbiato, avevo solo bisogno di schiarirmi un pò le idee. Non volevo sembrare così giù di morale attorno a te. Lo sai che mi piace essere allegro e amichevole"

"Ma questo sei il vero tu." Lo indicai "Calmo, composto. Con il pieno controllo"

"Assomiglio a te." Disse, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al muro "Preferisco di gran lunga essere felice ed estroverso, senza offesa"

"Mi piace di più il Toby vivace." Risposi "Ma immagino che sia una cosa seria, questa"

Annuì "Lo è. L'ho capito Alexander, non hai ancora dimenticato Neo"

"Ci sto provando." Risposi, abbassando lo sguardo "Davvero. Lo dimenticherò"

"Non voglio che le cose siano imbarazzanti per colpa mia." Disse Toby "Non farò finta di dimenticarmi che sia successo perchè voglio davvero frequentarti, e penso che questo debba essere chiaro prima che andiamo oltre nella nostra relazione. Ma odierei perderti come amico per questo"

"Non mi perderai" dissi, facendomi avanti e abbracciandolo.

Lui sorrise, ricambiando l'abbraccio "Mi sono mancate le tue braccia muscolose"

Risi "Chiudi la bocca, Toby"

Gli baciai dolcemente la fronte. Volevo uscirci insieme, dargli un'opportunità. Forse...forse oggi potevamo passare del tempo insieme, e se non fosse andata bene magari domani potevamo...

"Dovrei ritornare in classe, e tu dovresti ritornare dai tuoi amici" affermò lui, baciandomi la guancia.

"Perchè, ti potresti cacciare nei guai?" chiesi, alzando un sopracciglio.

Sorrise di nuovo "No, non mi metterò nei guai. Sono sicuro che mio padre non sarebbe felice se si venisse a sapere che suo figlio ha saltato le lezioni per sgattaiolare con Alexander Sullivan"

Grugnì "Non dire a tuo padre che abbiamo fatto sesso. Non mi importa se abbiamo settant'anni e siamo sposati, se tuo padre te lo chiede, tu sei vergine capito?"

L'innocente sorriso fece la comparsa nel suo viso "Magari me lo lascerò sfuggire..."

"Toby! Non è divertente! Tuo padre potrebbe castrarmi!" dissi miseramente.

"Mio padre non è così terrificante!"

"Hai incontrato tuo padre? Dannazione, ed io che pensavo fosse mio padre quello troppo protettivo." Dissi "Non dire a tuo padre che facciamo sesso" chiusi di colpo la bocca. Avrei dovuto dire 'facevamo'. Merda.

Toby sorrise ma potei vedere lo stesso la piccola scintilla di tristezza passare nei suoi occhi "Ci vediamo dopo, Alexander"

"Sì, ci vediamo" risposi, guardandolo uscire dalla classe.

Dopo qualche minuto uscì anch'io, andando in mensa e sedendomi al solito tavolo. Scott e Bennett erano già lì mentre mangiavano e parlavano tra di loro.

"Quindi?" chiese Bennett.

"Siamo migliori amici per la vita e il mondo và tutto a meraviglia"

"Permaloso." Esclamò Scott "A proposito, ho rubato delle patatine dal tuo piatto"

"Ti ricambierò il favore rubandoti Isaac e non facendotelo più vedere"

Scott socchiuse gli occhi "Sta lontano dalla mia lucertola"

"E tu sta lontano dal mio cane. E dalle mie patatine"

"Chiudi il becco. Non iniziare di nuovo con questa storia." Disse Bennett "È seccante da ascoltare. Esci con Toby dopo scuola?"

Feci spallucce "Non ne sono sicuro. Non ne abbiamo parlato quindi credo di no, non al momento"

Il telefono mi vibrò e lo tirai fuori dalla tasca. Lo sbloccai e guardai il nuovo messaggio ricevuto.

Da: Neo

Fuckboy, dobbiamo parlare. Vieni a casa mia dopo la scuola.

Risposi a Neo, dicendogli che sarei venuto. Riposi poi il telefono e iniziai a mangiare, sperando che Bennett e Scott non mi facessero altre domande.

Fortunatamente, non me ne fecero. Iniziarono a parlare di alcuni libri. Non capì molto della conversazione, ma da quello che potei sentire c'era di mezzo glitter, una motosega e una Mitsubishi. Dio, i miei amici erano strani.

Ad ogni modo, non riuscivo a smettere di pensare a Neo. Di cosa diavolo voleva parlarmi? Perchè voleva vedermi dopo la scuola?

Ma forse era meglio per tutti. Forse finalmente avremmo potuto porre una fine a quella storia ed io avrei potuto proseguire con Toby. Doveva andare così. Questa doveva essere l'ultima volta che incontravo Neo. Sarei diventato pazzo se avessi continuato a dividermi tra lui e Toby. Stasera avrei messo una fine a tutto, in modo che potessi andare avanti con la mia vita invece di essere trattenuto da una relazione che non esisteva da tempo.

Pochi minuti dopo suonò la campanella e ritornammo in classe. Quando finirono le lezioni incontrai i miei amici al mio armadietto e ne approfittai per riporre i libri all'interno.

"Vuoi venire a casa mia?" chiese Bennett.

"Nah, ho delle cose ha fare, e poi credo che chiamerò Toby"

"Delle cose?" chiese Bennett.

"Delle cose" confermai.

"Delle faccende, delle cose" continuò Scott.

"Questa non è The Walking Dead, Prescott" dissi.

"Potrebbe esserlo dal tuo aspetto di oggi"

"Affascinante. A questo punto, posso anche andarmene" dissi e mi allontani dai due ragazzi. Scesi al parcheggio ed entrai in macchina, accendendo la musica mentre mi dirigevo da Neo.

Entrai nel suo vialetto e vidi la sua macchina, ciò stava a significare che era già a casa. Scesi dalla macchina e mi diressi alla porta principale, suonando poi il campanello.

Neo aprì la porta e mi afferrò, trascinandomi dentro. Mi guidò verso la sua stanza e chiuse la porta.

"La tua zucca vuota continua a comparire dentro la mia scuola" iniziò lui.

"Il padre di Toby è amico del preside." Risposi "In realtà prima di lui lo zio di Toby era il preside"

"Volevo solo riferirti che la situazione è irritante, non avevo bisogno di una spiegazione o di un retroscena"

Era sempre stato sarcastico e un pò insensibile, ma mai a quel livello. Sapevo che lo stava facendo per mettere della distanza tra me e lui e, anche se lo odiavo, adesso avrei potuto usarlo a mio vantaggio. Avrebbe reso le cose più facili.

Poi però mi guardò e capì che stava cercando di mantenere un'espressione illeggibile e impassibile. Eppure, qualcosa ancora persisteva nel suo sguardo.

"Mi ha detto che vuoi dimenticarti di me" disse.

"Sì, è così. Non è questo quello che vuoi?"

"Sì. No. Non lo so," Rispose "È quello che dovrebbe succedere. Quello che dovrei desiderare"

"Neo..." Non stava andando come mi sarei aspettato.

Mi si avvicinò e, prima che me ne accorgessi, le nostre labbra si incontrarono. Portò una mano alla mia guancia, le sue dita fredde sulla mia pelle. La sua mano libera andò verso la nuca, facendo avvicinare il mio viso al suo.

Ricambiai il bacio, un milione di ricordi che mi affollarono la mente. Le mie mani si mossero verso la sua vita, facendo curvare il suo corpo contro il mio, incastrandoci insieme nel modo che avevo sempre cercato di dimenticare. Il suo corpo era caldo, al contrario delle sue dita.

Le nostre labbra si muovevano insieme con un desiderio incontenibile. Mi era mancato questo, le sue labbra screpolate, la sua inesperienza nel baciare, la sensazione delle sue mani sulla mia pelle.

Lasciai che una mano scivolasse tra i suoi capelli, arricciandogli leggermente le punte sotto le mie dita. Mi separò le labbra e la sua lingua incontrò la mia.

In quel momento era tutto perfetto, noi che ci baciavamo, labbra, lingue, denti, mani, passione, sentimenti che sfuggivano dalla nostra presa e che si riscaldavano fino ad oltrepassare il limite, fuoriuscendo sotto forma di urgenza e impazienza mentre perdevamo la cognizione del tempo, focalizzandoci solo su noi, sulle nostre labbra e i nostri corpi.

Poi però Neo si allontanò da me e tutto si concluse così com'era iniziato: improvviso e repentino. Le mie labbra formicolavano per il contatto, e il mio corpo era un afflusso di adrenalina.

"No, no, no!" Esclamò arrabbiato lui, indietreggiando ancora "No! Cazzo! Sapevo che farti venire a casa mia era una cattiva idea! Lo sapevo! Volevo solo dirti di non frequentare Toby e adesso ti ho fottutamente baciato!" si passò entrambe le mani tra i capelli "Merda, è stata davvero una pessima idea"

"Neo" lo chiamai quasi sussurrando.

Lui alzò lo sguardo su di me, i suoi occhi più vulnerabili di quanto li abbia mai visti "Non voglio farti ciò che ti ha fatto Jake. Non voglio cambiarti così come ha fatto lui con te. Avevo pensato...non so cosa avevo pensato quando ti ho spezzato il cuore. Non stavo pensando. Ma adesso sì, e non voglio farti questo. E non voglio neanche che sia Toby a farlo. Siamo entrambi un male per te. Voglio che tu non ti metta con nessuno dei due"

"Jake è...quella è tutta un'altra storia." Dissi, schiarendomi la gola "Quello che ha...fatto. Quello che ha fatto è del tutto differente. Tu e lui non avete niente in comune"

"Certo che lo abbiamo." Rispose lui amaramente "Entrambi ti abbiamo spezzato il cuore. Entrambi abbiamo rubato qualcosa da te. Entrambi abbiamo abusato di te. Solo che io ho voluto farlo intenzionalmente per tutto il tempo"

"Te ne sei pentito?" chiesi.

"Sì," Mi guardò e fece spallucce "Sì"

"Allora non sei come Jake. Lui lo avrebbe rifatto altre mille volte e non lo avrebbe mai rimpianto" risposi semplicemente.

"Perchè? Perchè stai cercando di difendermi dopo tutto quello che ti ho fatto passare?" Domandò "Dovresti odiarmi"

"E invece non lo faccio." Risposi "Semmai il contrario, a dire il vero"

"Sei un'idiota." Disse lui, sedendosi sul letto e tirandosi le punte dei capelli "È tutto così incasinato. Volevo solo avvertirti di non metterti con Toby. Solo questo. Non intendevo baciarti. Merda, ho peggiorato tutto. Bel lavoro Neo, secondo strike. Tre strike e sei fuori"

"Ti stai trasformando in Scott. Parla quasi sempre in terza persona." Affermai, sedendomi accanto a lui "Perchè non vuoi che stia con Toby?"

"È un manipolatore" rispose lui guardandomi.

"Non con me." Risposi "Conosco Toby. Lo conosco da quando eravamo bambini. Non può manipolarmi e non lo farebbe. Non si comporta in questo modo, non con gli amici"

"È solo che non mi fido di lui, okay? Per favore, Alexander. Dovresti rimanere single." Disse lui "E intendo, realmente single. Nessuna scappatella. Prenditi una pausa dal sesso, dall'uscire con le persone e da tutto questo"

"Come tu hai fatto con me?"

Lui trasalì leggermente "Non ho scelto io di cambiare quella scuola. I miei genitori pensavano che il mio culone gay dovesse essere sotto la protezione del Signore"

"Hai scelto di non parlarmi"

"Lo abbiamo fatto. Erano brevi e imbarazzanti messaggi, ma erano pur sempre conversazioni"

"Come va con i tuoi genitori?"

Fece spallucce "Oh, puoi immaginare. Sono ancora gay e loro sono ancora convinti che la loro perfezione non avrebbe potuto dare vita ad un figlio omosessuale. O bisessuale. O ogni tipo di figlio che non sia rigorosamente etero. La solita vecchia storia." Sospirò e si poggiò contro il muro "Non mi importa quanto dovrebbe. Non sono mai stato in buoni rapporti con loro. Mio padre era sempre fuori per lavoro, mia madre non sopportava la mia affascinante personalità. Non siamo mai stati molto vicini, fin da quando ero un bambino"

"Hai parlato con Donnie?" chiesi.

"Non fare il finto tonto. Toby mi ha detto quello che hai fatto." Disse lui "Sì, io e Donnie abbiamo ripreso a parlarci. È imbarazzante, ma meglio di niente. Anche Clifton ha ripreso a parlarmi. Abbiamo menzionato un paio di volte di incontrarci. Chissà come si evolveranno le cose?"

"Toby" risposi con un sospiro.

"Grazie." La sua voce era così bassa che quasi non lo sentì "Dopo tutto quello che ti ho fatto, avresti dovuto adorare vedere i miei amici che mi odiavano. E invece hai fatto sì che tornassero a parlarmi. Grazie. Rimani sempre un fuckboy, comunque"

Sorrisi leggermente. Mi era mancato avere una vera conversazione con Neo, invece di quei piccoli stupidi messaggi imbarazzanti. Mi erano mancate tante cose di Neo.

"Questo è sbagliato." Affermò lui "Questo. Noi. È sbagliato. Ci siamo lasciati"

"Tu non vuoi che tra noi sia finita e neanche io"

"Hai ragione, ma sono troppo combattuto per te per poter stare insieme," Rispose, alzando lo sguardo sul soffitto "Non finirebbe bene. Ti ritroveresti ferito come prima." Incontrò poi i miei occhi "Per favore Alexander, non metterti con nessuno. Ti prego"

Sospirai e scossi la testa "Non posso farne a meno, è più forte di me. Ti amo ancora,  ma una parte di me ancora mi grida di voltare pagina con Toby"

"Ti comprerò un pesce se non uscirai con la zucca vuota" propose.

"Vesper lo mangerebbe. Quando avevo dodici anni si mangiò il mio pesce rosso ed io lo cacciai fuori di casa. Poi ho pianto e mi sono fatto aiutare dai miei genitori per cercarlo perchè era scappato via"

Neo sorrise un pò "Stronzetto viziato. I tuoi avrebbero potuto comprartene un altro"

"Non ne volevo un altro. E non voglio un pesce rosso al posto di Toby." Dissi "Non importa cosa succede, rimane sempre un mio buon amico"

"Hai mai visto Sweeny Todd?"

Annuì "Sì, perchè?"

"Beh, ecco, ti ricordi di come Toby faceva tutto il carino e cantava di come non avrebbe lasciato che nessuno ferisse la signora Lovett?" Disse lui "E che era un ragazzo innocente che però nella sua vita aveva fatto cose brutte e imbrogliato persone?"

"Oh no," grugnì "Non paragonare il mio Toby con quel Toby"

Le sue labbra si serrarono leggermente quando mi riferì a lui come 'mio Toby'. Incrociò le braccia al petto e si poggiò all'indietro, continuando.

"Beh, alla fine del film lascia che Lovett bruci fino alla morte e taglia la gola di Sweeney Todd. Dopo un'intera esibizione musicale sul proteggere la signora Lovett," Affermò lui "E dopo essere stato l'unico protagonista di tutto il film a non essere sembrato un pazzo svitato"

"Lui non è Toby di Sweeney Todd!" Affermai "Non ha intenzione di lasciare che qualcuno muoia bruciato o che gli tagli la gola. E neanche inizierà a cantarmi un'intero brano musicale. Almeno spero. Questa non è High School Musical"

"Dovrebbe esserlo, perchè tu certamente hai bisogno di stare attento a quello che fai," Rispose Neo "Il ragazzo non è affidabile"

"Neo," risposi sospirando "Mi fido di Toby. Lo so che tu invece pensi il contrario, nemmeno lui si fida di te. Ma io ho fiducia in lui. E...anche in te"

"Come fai?" chiese lui aspramente "Se fossi in te non mi fiderei di me"

"Sono un forte sostenitore delle seconde possibilità"

"Daresti una seconda possibilità a Jake?" chiese lui fissandomi.

"L'ho già fatto." Risposi "Ha fatto sempre le stesse cose, l'ho lasciato fare e poi è finita"

"Non è finita, questa cosa ha ancora un impatto nella tua vita. Io ho ancora un impatto nella tua vita"

"Sei troppo duro con te stesso," Dissi, allungando una mano e poggiandola sopra la sua. Lui si irrigidì ma non si mosse "Se ti dico che ti ho perdonato, allora è così. Non cercare di farmi cambiare idea. Sono testardo"

"Sì, sì, sì," abbasso lo sguardo sulle nostre mani "Alexander, questo lo rende più difficile"

"Avevi detto che saremmo stati amici" gli ricordai.

"Gli amici non si baciano" disse lui reciso.

Gli strinsi leggermente la mano "Non uscire di nuovo dalla mia vita. Per favore"

"Vorrei fosse facile." Borbottò. Esitò prima di girare la mano e far sì che le nostre dita si incastrassero insieme "Sono così confuso, non so cosa succede. Ciò che voglio che succeda è quello che so che non dovrei lasciare che accada"

Poi sospirò e mi lasciò la mano, alzandosi "D'accordo, esci fuori di qui. Domani ho un compito e se non prendo la sufficienza mio padre mi picchierà con una riga, stile suora"

Mi alzai e mi diressi verso la sua porta, fermandomi però subito dopo "Possiamo parlare più tardi, giusto?"

"Non stasera, devo concentrarmi. Ho bisogno dell'aiuto di Gesù per passare quel compito. Domani, forse" capì che non lo stava dicendo solo per zittirmi, e questo mi diede un pò di speranza.

"Okay, buona fortuna. Ci vediamo domani"

"Ti invierò un messaggio se mi annoierò troppo a studiare." Mi fece un breve cenno con la mano "Adios, fuckboy"

Me ne andai ed entrai in macchina, dirigendomi a casa mia. Dopo essere entrato mi fermai sorpreso.

"Toby" dissi.

Era seduto al tavolo della cucina mentre parlava con mia madre. Entrambi alzarono lo sguardo su di me e mi sorrisero.

"Ciao Alexander!" Mi salutò lui allegro "Sono venuto qui per stare un pò insieme, ma tua mamma mi ha detto che non eri a casa, così mi ha fatto rimanere qui ad aspettarti"

"Dov'eri, Alexander?" chiese mia madre alzandosi.

"Con Bennett e Scott." Mentì "Cosa ci fai a casa così presto?"

"Stasera volevo cucinare la cena, papà è andato a comprare le cose. Ho invitato Toby a unirsi a noi!" disse con un sorriso.

"Se per te va bene, naturalmente" continuò Toby, guardandomi.

"Sì, certo, per me va bene" confermai, afferrando il gatto mentre cercava di superarmi. Lo accarezzai dietro l'orecchio e lui miagolò, appoggiandosi contro il mio petto.

"Andiamo al piano di sopra" disse Toby, saltando in piedi.

"Certo, andiamo" dissi, guidandolo nella mia camera.

Link era fuori dalla mia porta e si rianimò quando mi ci avvicinai. Abbaiò e si affrettò a salutarmi, leccandomi ogni porzione di pelle che vedeva.

"Ciao, ciao" lo accarezzai fino a quando si calmò.

Entrammo poi nella mia stanza, chiudendo la porta. Abbandonai Vesper sul letto ma mi si accoccolò sulle gambe quando mi sedetti, sdraiandosi comodamente.

"Non eri con Bennett e Scott." Affermò "Eri con Neo?"

"Sì" confermai, sapendo che era inutile mentirgli.

Il viso di Toby si corrucciò "Non voglio che io e lui iniziamo una guerra per te. Non voglio che tu sia coinvolto in una sorta di stupida sfida di tiro alla fune. Sei una persona, non un oggetto da conquistare"

"Non so cosa voglio" ammisi.

"Prenditi il tuo tempo," Mi disse, avvicinandosi e baciandomi il capo "Prenditi tutto il tempo che ti serve, Alexander. Questa è la tua vita e la tua scelta. Sai cosa penso di Neo e di voi due che vi frequentate. Ma se questo ti rende felice..." Sospirò "Se ti rende felice allora ti sosterrò"

Si raddrizzò e mi rivolse uno dei suoi luminosi sorrisi che tanto adoravo, che mi rassicuravano. Poi indietreggiò di un passo e quando gli lanciai un'occhiata per intero mi resi conto che era assolutamente mozzafiato.

"Vado un attimo in bagno. Quando torno potremmo giocare ai videogiochi" disse.

"Fino a quando non mi fai il culo come Scott" risposi, ridendo leggermente.

Anche Toby rise per poi lasciare la stanza. Andai verso il mio armadio e lo aprì, bloccandomi sul posto. Cercai all'interno ma i miei sonniferi non erano da nessuna parte. Ero sicuro di averli messi lì la scorsa notte ma...

"Toby" borbottai, chiudendo l'armadio "Ovviamente li avrebbe presi lui"

Mi sdraiai con ancora Vesper sulle gambe. Mi misi le mani dietro la testa, fissando il soffitto. Non avevo idea di cosa fare, oramai. Non avevo idea di cosa sarebbe successo. Non avevo idea se dovessi sentirmi felice o arrabbiato. Sapevo solo che se avessi dovuto scegliere tra Toby e Neo, sarei morto dentro.

 

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Capitolo 14
*** Curtain Call (14) ***


Toby ritornò dal bagno e lo agganciai per i jeans con un dito, portandolo più vicino a me. Mi guardò confuso e sobbalzò leggermente quando portai una mano nella tasca anteriore dei suoi pantaloni e l'altra in quella posteriore. 

"Whoa, vacci piano ragazzo. Pensavo che facevamo le cose con calma?" chiese con divertimento negli occhi.

"Dove hai messo le mie pillole per dormire?" chiesi.

"Oh, quelle" mi regalò un'innocente sorriso.

"Sì, quelle" alzai un sopracciglio, aspettando una sua risposta.

"Non ne hai bisogno" affermò, sedendosi sulle mie gambe.

Gli circondai la vita con un braccio, ghignando subito dopo "Hai intenzione di farmi stancare in qualche altro modo?"

Potei vedere un veloce lampo di dolore nei suoi occhi. Tuttavia quel suo sorrisetto rimaneva stampato in viso.

"Non mi userai per il sesso per aiutarti a farti dormire." Disse lui "Pensavo di avertelo già detto che non riuscirai ad usarmi per i tuoi scopi"

"E tu non riuscirai ad usarmi per i tuoi scopi" risposi, ricordando Neo e Jake.

"Non ti uso" disse lui serio in viso.

"Neo è preoccupato che tu mi stia manipolando"

"È così." Confermò lui "Ti sto manipolando affinchè tu non te la faccia con tutti e non prenda quei sonniferi, e non mi sento in colpa per questo. Quindi suppongo abbia ragione"

Il campanello suonò e sia io che Toby ci alzammo. Probabilmente erano i miei amici che venivano qui per scappare dalla noia.

Scendemmo quindi le scale e rimanemmo sorpresi nel vedere il padre di Toby in piedi in cucina a parlare con i miei genitori.

"Papà?" esclamò Toby confuso "Che ci fai qui?"

"I Sullivan mi hanno invitato!" rispose Henry Reed.

Toby gli si avvicinò e il padre gli scompigliò i capelli affettuosamente. Li guardai, molto affascinato da quanto differenti Toby ed Henry fossero da Neo e suo padre. Con Neo era come se tutti vivessero in una casa con dei completi sconosciuti. Ma con Toby potevi davvero sentire quanto fossero intimi i due.

Se Toby si fosse mai presentato a casa con dei lividi come quelli di Neo, Henry sarebbe andato a cercare quei figli di puttana e li avrebbe strangolati personalmente. Invece il Professore Bartosz si arrabbiava con Neo solo per la sua tendenza alle risse e le sue costanti ferite.

"Dov'è mamma?" chiese Toby.

"Doveva lavorare fino a tardi." Rispose Henry con un sospiro "Ma domani uscirà prima dal lavoro e ti vuole a casa per una cena in famiglia. Dovremo perciò allontanarti da Alexander per un pò" gli fece l'occhiolino, scompigliandogli nuovamente i capelli.

"Dovrò affrontare un'intera serata senza Toby? Dannazione, cosa ne farò della mia vita adesso?" dissi con un esagerato sospiro.

Henry rise "Pensavo saresti stato felice di una pausa da lui"

Toby si accigliò "Non è carino, papà"

Ridacchiai ma dentro ero un pò nervoso. Chiaramente suo padre non sospettava cosa io e Toby facevamo nella maggior parte delle serate passate insieme. E i miei lo sospettavano? Non ne avevo idea ma avevo una terrificante idea di ciò che il signor Reed avrebbe fatto a chiunque facesse sesso con suo figlio.

E poi mi ritrovai nuovamente a pensare ai genitori di Neo. Erano così contrari alla sua sessualità. Cosa avrebbero fatto se avessero saputo che aveva perso la sua verginità con un ragazzo?

Oh, cavolo. Quanti genitori mi avrebbero castrato se avessero saputo cosa avevo fatto ai loro figli?

"Alexander?" mi chiamò Toby scuotendomi leggermente "Sei tra le nuvole!"

Mi alzai, realizzando che avevo una famiglia che amavo e con cui avevo bisogno di imparare a parlare. Andai da mio padre, punzecchiandolo sul braccio.

"Ehi, posso parlarti un minuto?" chiesi.

"Naturalmente." Rispose lui asciugandosi le mani in un panno. Lasciammo la stanza e, dopo essere fuori portata d'orecchio, mio padre si poggiò contro il muro "Che succede, ragazzino?"

"Papà io...mi sento un pò perso." Ammisi "Mi piace Toby...ma mi piace anche Neo...ho paura di star ferendo entrambi. No, so che è così"

Mio padre annuì "Io e tua mamma eravamo preoccupati che sarebbe successo questo, se avessi incominciato nuovamente a correre dietro Neo"

"È successo" dissi miseramente.

"Vorrei poterti aiutare, Alexander, ma non so cosa provi. Solo tu sai con chi potrai essere più felice." Rispose lui, stringendomi la spalla "Quando uscivo con tua madre sapevo che lei era l'unica donna che avrei mai amato e con cui sarei stato felice. E avevo sempre voluto due o tre bambini ma quando sei nato mi sono reso conto che tu eri tutto ciò che volevo. A volte le cose ti sembreranno quelle giuste, anche se non sono esattamente come tu le avevi pianificate"

"E se entrambi sembrano quelli giusti per me?" borbottai, più a me stesso che a lui.

"So che probabilmente te lo sei sentito dire un milione di volte dai tuoi amici, ma sii cauto." Disse lui nervosamente "So che Neo ti ha ferito. Forse si sente in colpa e ha cercato di farsi perdonare, non so i dettagli dell'intera situazione, assicurati solo che con chiunque ti ritroverai nella vita non ti faccia del male"

Sorrisi debolmente "Inizi a sembrare il padre di Toby"

"Bene. Le persone sono troppo spaventate da suo padre per anche solo pensare di ferire il figlio" mi strizzò nuovamente la spalla prima di lasciare la stanza.

Crollai contro il muro e chiusi gli occhi. A volte mi dimenticavo di quanto i genitori amassero i propri figli.

Mi raddrizzai e ritornai in cucina. Mi sedetti accanto a Toby mentre mia madre e mio padre posavano il cibo sul tavolo.

Link abbaiò e mi corse incontro, sedendosi ai miei piedi con aspettativa. Gli diedi di nascosto una carota, rivolgendo un sorriso innocente a mia madre quando socchiuse gli occhi verso di me.

Il telefono mi vibrò e lo tirai fuori dalla tasca, controllando il mittente della chiamata. Mia madre si schiarì rumorosamente la gola.

"Alexander, stiamo cenando e abbiamo degli ospiti"

"È Bennett," risposi "Solitamente non mi chiama se non è per qualcosa di importante"

"Non è una cena formale," affermò Henry sorridendomi "Se pensi sia importante allora rispondi. Mi prenderò io la responsabilità per tua madre"

Mi alzai, scusandomi e allontanandomi dalla sala mentre rispondevo al cellulare "Pronto?"

"Ha iniziato di nuovo a fare a botte" affermò Bennett.

Grugnì "Neo. Mi ha detto che stasera doveva studiare"

"Studierà la sua nuova faccia." Rispose lui "È stata una rissa violenta"

"Lui dov'è?" chiesi.

"Non lo so"

"Grazie per avermelo riferito"

"Lui non va bene per te. Smettila di avere questa romantica idea sui ragazzi che ti trattano di merda" disse lui ed io riattaccai.

Fissai il telefono per un lungo momento prima di riporlo in tasca. Forse aveva ragione, o forse no. Oramai non ne avevo idea nemmeno io.

Mi voltai e gli occhi mi si spalancarono quando guardai fuori dalla finestra. Parlando del diavolo.

Neo stava camminando per la strada e, anche a questa distanza, potevo vedere che era messo piuttosto male. Si stava massaggiando il fianco e c'era del sangue essiccato sul viso.

Sembrava stordito e allo stesso tempo arrabbiato, come se non sapesse dove si trovava e non gliene importava. Guardava dritto di fronte a sè, come se si fosse dimenticato che vivessi lì.

Corsi attraverso la cucina, ignorando i miei genitori che mi chiamavano. Mi avvicinai alla porta di casa, sperando che non fosse ferito gravemente.

"Neo!" gridai, correndo lungo la strada "Neo!"

Lui sembrò risvegliarsi dallo stato di confusione e quando notò casa mia i suoi occhi si spalancarono. Scosse leggermente la testa.

"Non intendevo venire qui," ringhiò quando mi ci avvicinai "Stavo solo camminando. Credo che stavo cercando di raggiungere la casa di Donnie"

"Donnie vive nella direzione opposta"

"Non stavo pensando lucidamente. Se no perchè diavolo volevo andare a casa di Donnie? Ero solo arrabbiato"

C'era un taglio sulla sua guancia e sul suo labbro. Si massaggiò delicatamente il fianco, gemendo.

"Alzati la maglietta" ordinai.

"Oh mio dio, siamo in pubblico"

"Neo" gli lanciai un'occhiataccia.

Sospirò e si tirò su la maglietta, rivelando dei terribili lividi sotto le costole. Abbassò la maglietta, poggiando la mano sopra la zona danneggiata, quasi volesse proteggerla.

"Pensavo non facessi più risse?"

"Beh, sì, poi però ti ho baciato ed ero invaso da tutte queste emozioni." Alzò lo sguardo verso il cielo e strizzò gli occhi "Odio le emozioni. Non riesco a gestirle bene"

"Non puoi fare a botte solo per le tue emozioni!" Risposi arrabbiato "Potresti farti male!"

"Disse il ragazzo che quando è ferito o annoiato infila il suo pene in ogni creatura vivente." Rispose guardandomi "Il tuo sesso è più pericoloso del mio fare a pugni. Non corro il rischio di prendermi l'HIV quando colpisco un ragazzo. Solo perchè Friction degli Imagine Dragons potrebbe risuonare in sottofondo per liberarmi dallo stress, non lo rende pericoloso. Preferisco avere cicatrici invece che qualche malattia sessualmente trasmissibile"

"Uso la protezione" mi difesi.

"Non sempre." Rispose lui "Fidati, lo so per esperienza personale. È sufficiente solo una volta. Dio, non guardi How To Get Away With Murder?"

"Entra dentro. Fammi pulire le ferite prima che si infettino"

"So prendermi cura di me stesso" rispose lui.

"Smettila di fare il testardo." Gli afferrai il polso e lo trascinai dentro casa "Hai appena fatto un'intero discorso su come non vuoi infettarti"

Aprì la porta di casa, facendo entrare dentro un riluttante Neo. Passammo per la cucina e vidi tutti osservarlo sorpreso.

"Buonasera, per favore non lasciate che la mia faccia insanguinata vi rovini la cena" disse Neo, facendo un cenno con la mano in segno di saluto.

"Stai bene?" chiese Toby corrucciato.

"Starei molto meglio se in questo momento non mi parlassi"

"Neo" lo rimproverai bruscamente. Era già abbastanza grave che avesse fatto incazzare Toby, ma sarebbe stato ancora peggio se avesse fatto incavolare il padre.

"Sei il figlio del Professor Bartosz, giusto?" chiese appunto quest'ultimo.

"Sono così famoso?" chiese Neo e trasalì quando gli diedi una gomitata "Ow, okay, sono già ferito non c'è bisogno di altra violenza"

"Neo, cosa ti è successo?" chiese mia madre preoccupata "Sei stato aggredito?"

"Un ragazzo mi ha dato un pugno." Rispose lui "E potrei o non potrei aver risposto con un altro pugno"

"Vado a pulirgli le ferite" affermai, e cercai con tutte le mie forze di non guardare Toby. Non volevo vedere la sua espressione, non volevo vedere se era geloso. Avevo abbastanza per la testa senza dovermi preoccupare anche della sua gelosia.

Guidai Neo al piano superiore fino al bagno, lasciando la porta aperta. Mentre prendevo il disinfettante, il ragazzo si sedette sul bancone. Sibilò di dolore quando glielo passai sulle parti lese.

"Non entrare in risse se non vuoi provocarti delle ferite" dissi facendo spallucce. Presi poi della carta, la bagnai e cercai di togliergli i grumoli di sangue sul viso.

Mi mostrò i denti "Non farmi incazzare, fuckboy"

"Lo stai facendo di nuovo." Affermai "Atteggiarti più violento di quello che sei"

"Non sono proprio l'esatto ritratto di tranquillità"

"Ma sei diventato più aggressivo. E ti comporti anche peggio di così" affermai.

"Sono un adolescente irascibile e confuso ed ho bisogno di nascondere la mia angoscia con la rabbia e il sarcasmo"

"Quanto sei originale"

"Penso di aver ispirato ogni innamoramento tra ragazzi dello stesso sesso in ogni libro per ragazzi e adulti." Disse "Ad eccezione di Jem Carstairs"

"Dovresti denunciare tutti gli autori," gemette quando passai il disinfettante sul labbro "Cosa faranno i tuoi genitori quando ti vedranno ridotto in questa maniera?"

"Probabilmente mi sgrideranno per aver fatto a botte" rispose facendo spallucce, come se per lui non era un novità. E non lo era. Era sempre la stessa storia per Neo Bartosz.

"Vorrei che non facessi a botte"

"Ed io vorrei che tu non frequentassi ragazzi che ti vogliono fregare, ma suppongo che nessuno dei due otterrà quello che vuole perchè l'altro è uno stupido testone"

Mentre gli pulivo il taglio applicai più forza del necessario e lui gemette. Subito dopo grugnì.

"Dio, sei così fottutamente suscettibile" disse.

Chiusi a chiave la porta del bagno "Neo, basta. Dobbiamo smetterla di fingere che ci odiamo e che non ci importa niente dell'uno e dell'altro. Dobbiamo smettere di fingere che il passato non sia mai esistito. Ci siamo fidanzati. Ci siamo innamorati. Tu ancora mi ami. Io ancora amo te. Vogliamo voltare pagina ma non possiamo"

"Bene, cosa consiglieresti di fare, Alexander? Cantare Mayday Parade fino a quando avremo una risposta? Posso cantare le canzoni di Marshall Traver se ti può essere d'aiuto"

"Neo, sono serio" esclamai.

"E anch'io." Rispose lui "Lascia che ti usi come lama per scolpire un sorriso nel mio viso"

"Smettila di cantare"

"Adesso dormo sul pavimento perchè il tuo profumo tappezza le mie lenzuola. Sei lì? Stai ascoltando? Perchè sono stanco di fingere che non significhi nulla" continuò a cantare.

Gli misi una mano sulla bocca, stando attento al taglio sul labbro. Lui mi guardò con un sopracciglio alzato, pronto a mordermi.

Tolsi la mano e non potei trattenermi dal tirarlo verso di me, afferrandolo prima che potesse cadere dal bancone. Poggiai le mie labbra sulle sue, e il mio cuore accelerò i battiti quando lui ricambiò il bacio. Potevo sentire l'esitazione e la perdita di controllo mentre ci abbandonavamo l'uno alle braccia dell'altro.

Tutto quello non aiutava per niente a migliorare la situazione ma era una bella sensazione avere le sua mani ingarbugliate tra i miei capelli, il suo corpo contro il mio, il sapore della sua bocca, la sensazione familiare della sua lingua che ruotava attorno alla mia.

Ci separammo e i suoi occhi gridavano per lui quanto fosse dispiaciuto per quello che aveva fatto, dispiaciuto per la sua freddezza nei miei confronti, dispiaciuto per il suo non aver saputo gestire la nostra relazione. Scivolò giù dal bancone e mi sistemò i capelli. Qualcosa nel mio viso aveva dovuto tradire le emozioni che velocemente mi si erano insinuate addosso.

Pressò la sua fronte contro la mia, chiudendo gli occhi e respirando affannosamente "Hai bisogno di un momento da solo. Io vado nella tua stanza"

Mi accarezzò poi la guancia delicatamente, guardandomi come se c'era ancora molto altro che volesse dirmi. Purtroppo però l'unica cosa che fece fu quella di far cadere la mano al suo fianco e abbandonare il bagno senza un'altra parola, chiudendo la porta alle sue spalle.

Sprofondai sul pavimento con la schiena contro il bancone. Le mie gambe tremavano e la mia testa era un turbinio di pensieri, memorie, emozioni, confusione.

Perchè doveva essere così difficile? Perchè dovevo passare tutto questo? Perchè non potevo semplicemente odiare Neo per quello che mi aveva fatto?

Lacrime mi offuscarono la vista e una di queste scivolò indisturbata sulla guancia. Poggiai il capo contro le ginocchia, cercando di ricompormi. C'erano cose peggiori nel mondo rispetto a quello che stavo passando io.

Con una mano afferrai i capelli e li tirai forte, così forte che il mio cuore sembrava sobbalzare nel petto. Chiusi gli occhi, li tirai ancora una volta, sentendoli spingere contro la cute mentre la paura cresceva sul fondo della gola.

Tutti avevano dei demoni da affrontare. Sia io che Neo che Toby. Ed io ero scappato da miei anche troppo a lungo. Inghiottì il nodo alla gola, rilasciando lentamente i capelli.

La porta del bagno si aprì leggermente e non ero sicuro chi mi aspettavo che entrasse. Forse Neo, forse Toby.

Fu mio padre ad entrare, il quale mi si sedette accanto senza dire una parola. Fu abbastanza rispettoso da non guardare le condizioni in cui ero ridotto mentre un'altra lacrima mi scendeva lungo la guancia. Si limitò a mettermi un braccio intorno alle spalle, facendomi capire che lui era lì se ne avevo bisogno.

Mi poggiai contro di lui, imbarazzato e confuso e sommerso da pensieri e ricordi. Chiusi gli occhi, chinando la testa all'indietro. Era ora che io, Neo e Toby affrontassimo i nostri demoni prima di tessere questi pericolosi fili attorcigliati su cui stavamo lavorando.






 

__________________

Buonasera bella gente!

Adesso mi prenderò un pò di spazio d'autore-- non è vero, sarà molto di più, lol.

Su wattpad una ragazza mi ha chiesto chi immaginavo interpretasse i vari personaggi della storia (tra cantanti, modelli, attori, ecc...) e mi è sembrata un'idea carina poter condividere questa sua proposta con voi!

((Vorrei comunque precisare che questi ragazzi sono come io immagino siano i protagonisti della storia, quindi non rasentano alla perfezione la descrizione dell'autrice)).

Detto questo, ecco qui la mia lista: 

 

🔱Alexander,

Lui sarebbe in realtà Francisco Lakoswky (che è un gran bel pezzo di ragazzo e ci sbaverei volentieri sopra e non me ne vergogno)


Lui sarebbe in realtà Francisco Lakoswky (che è un gran bel pezzo di ragazzo e ci sbaverei volentieri sopra e non me ne vergogno).

Anche se in realtà Alexander doveva essere biondo-- spero di non sbagliarmi e fare una clamorosa gaffe-- Francisco mi ispira molto. Emana quel senso di comando e imperturbabilità, e poi ce lo vedo come uno spezzacuori.

🔱Neo,

Il mio adorabile Troye Sivan (a cui tra l'altro piacciono i ragazzi e quindi è già un punto a suo favore gnaw)

Il mio adorabile Troye Sivan (a cui tra l'altro piacciono i ragazzi e quindi è già un punto a suo favore gnaw). Ho scelto lui perché Neo, nel libro, è descritto come una bellezza delicata, quella che magari sfugge a prima vista, è delicato ma allo stesso tempo aggressivo. Secondo me Troye potrebbe rappresentarlo benissimo.

E poi lo adoro quindi chi se ne frega.

🔱Bennett,

Wynston Shannon

Wynston Shannon. Non so, ho scelto lui forse per la sua espressione da ti-posso-ricattare-da-un-momento-all'-altro-stai-attento-a-quello-che-fai. Ha proprio il viso da duro, mh?

🔱Scotty, oh mio Scotty,

Alex Lee, bello come il sole

 

Alex Lee, bello come il sole. Dai, ce l'ha quello sguardo da 'non mi importa di niente e di nessuno tranne che dei koala e del mio tritone'!

🔱Donnie,

Dylan Sprayberry, come potevo non metterlo

Dylan Sprayberry, come potevo non metterlo. Per chi come me segue Teen Wolf può capire il mio sclero interiore.

🔱E dulcis in fundo, il tanto odiato (ma anche amato) Toby!

🔱E dulcis in fundo, il tanto odiato (ma anche amato) Toby!

Sotto le vesti di Lucky Blue Smith. Mi sono innamorata di lui, niente da fare.

 

Ed ecco a voi la mia meravigliosa lista ;)

Come avrete notato non ho messo Clifton perché, essendo stato descritto poco a livello estetico, non riesco proprio ad associarlo a qualcuno in particolare.

Ditemi nei commenti se anche voi li immaginavate così (anche se non penso proprio lol), se ho azzeccato almeno uno dei ragazzi della vostra immaginazione o se in pratica non ci ho preso un ciufolo. Sono curiosissima di sapere come ve li immaginate voi!

In ogni caso mi posso giustificare dicendo che vi ho fatto rifare almeno un pò gli occhi AHAHAH

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Capitolo 15
*** Curtain Call (15) ***


Mi lavai il viso con dell'acqua fredda. Mio padre ero uscito dal bagno quando gli dissi che avevo bisogno di un minuto per riprendermi del tutto.

Mi asciugai il viso con un asciugamano e osservai il mio riflesso nello specchio. Gli occhi erano ancora rossi ma al momento non potevo fare niente a riguardo.

Lasciai il bagno ed aprì la porta della mia camera. Neo era seduto sul letto, accarezzando Vesper sulle sue gambe.

Mi guardò attentamente mentre mi avvicinavo "Neo, dobbiamo parlare"

"Continui a dirlo" affermò lui.

"Lo so, ma questo volta non parleremo di noi. Parleremo di te"

"Non fraintendermi, amo parlare di me, ma tu lo dici nel modo in cui farebbe un terapeuta" rispose cautamente.

"I tuoi genitori" affermai.

"Cosa?"

"Devi parlare con loro. Devi farlo, Neo. Non accettano la tua sessualità. Tu e tuo padre non andate per niente d'accordo. Parli mai con tua madre?"

Lui serrò la mascella e si costrinse a fare spallucce "Non mi importa. Non sono mai andato d'accordo con i miei genitori. Sono sempre stato io a preoccuparmi di me stesso"

"Neo," cercai di farlo ragionare "Devi parlargli, sono i tuoi genitori"

"Non siamo tutti come te e la zucca vuota, Alexander. Io e i miei genitori non parleremo, realizzando all'improvviso la gioia dell'amore di una famiglia per poi abbracciarci allegramente e cantare delle canzoni sdolcinate" potei vedere l'amarezza che si rifletteva nei suoi occhi.

"Per favore, parla con loro. Almeno saprai come andrà"

Si alzò, poggiando Vesper sul letto "Parlerò con i miei e mi occuperò della questione papino e mammina solo se tu affronterai il tuo problema con Jake"

"Avevo già intenzione di farlo" risposi, anche se non sapevo come.

"Bene. Andrò a casa, mostrerò le mie ferite di guerra, li farò sedere e farò loro una chiacchierata sui schifosi metodi educativi genitoriali e di figli omosessuali" disse, superandomi e fermandosi improvvisamente, esitando. Sollevò la mano e gentilmente fece correre le sue dita tra i miei capelli. Mi fece un cenno con la testa prima di uscire definitivamente dalla mia camera.

Mi sedetti accanto a Vesper, sollevandolo e affondando il viso nel suo pelo. Lui miagolò e mi toccò delicatamente la spalla con la zampa.

"Pensavo fossi io la tua spalla su cui piangere?"

Alzai lo sguardo su Toby, il quale mi regalò un debole sorriso "Come stai?"

"Sto...bene." Poggiai Vesper sul letto "Chiudi la porta. Vieni qui"

Lui fece quello che gli dissi "La nostra assenza dalla cena è giustificata. Gli adulti hanno intenzione di uscire all'aria aperta per bere un pò di vino e chiacchierare." Sospirò "I tuoi genitori pensavo che avessi bisogno di un pò di spazio. Posso andarmene se vuoi. Volevo vedere prima come stavi"

"Non andartene" lo presi per la mano e lo trascinai sopra le mie gambe. Lui mi guardò sorpreso. Gli baciai il collo, preferendo la porzione di pelle sotto la mascella, che sapevo fosse la sua parte sensibile.

Il suo corpo tremò leggermente "Alexander..." disse sbalordito "Pensavo che tu...che noi..."

Toby faticò a trovare le parole, per la sua sorpresa. Preso proprio alla sprovvista.

Gli baciai l'angolo della bocca. Poi pressai le mie labbra sulle sue e lui ricambiò il bacio. Lo aiutai a spostarsi su di me, le sue gambe mi avvolsero la vita, le mie mani scivolarono dietro la sua schiena, afferrando la maglietta e gettandola sul pavimento.

La bocca di Toby si spostò su una porzione sensibile di pelle sul collo, gentili e sensuali come come sempre. Le sue labbra erano morbide e familiari, notevolmente differenti da quelle di Neo, ma allo stesso tempo confortevoli contro la mia pelle.

Alzai il capo e unì le nostre labbra. Le mani di Toby si aggrovigliarono tra i miei capelli, una presa molto leggera, quasi impercettibile.

"Non essere gentile" mormorai contro la sua bocca. Forse era così. Forse era così il modo in cui si poteva superare tutto.

Lui mi lanciò un'occhiata confusa. Comprensione passò nei suoi occhi e lentamente lasciò la presa sui miei capelli.

"Volevi che ti tirassi i capelli" disse.

"Sì" mi avvicinai per baciarlo.

Poggiò un dito contro le mie labbra, costringendo la mia testa a tornare indietro "Volevi che ti tirassi i capelli mentre facevamo sesso" affermò lentamente. Il suo corpo era teso e i suoi occhi non contenevano la suo usuale affascinante vivacità. Questo era Tobias Reed. Il Tobias Reed che non volevi fare incazzare.

"Toby" dissi, improvvisamente insicuro.

Scosse la testa, si alzò e afferrò la maglietta sul pavimento, rimettendosela addosso e facendo correre una mano tra i capelli.

"No," esclamò, il suo corpo era così teso che fui sorpreso che non si spezzò "Non sono qui per lasciarti usare il mio corpo"

Capì perchè era così teso, perchè se non si fosse costretto a mostrarsi in quel modo: sarebbe apparso ferito. Orribilmente ferito. In frantumi, addirittura.

"Toby" mi alzai.

Lui indietreggiò "Continui a confondermi con il tuo passato, Alexander. Non sono qui per interpretare Jake. O Neo. Non sono un rimpiazzo"

"No! Non penso tu sia un rimpiazzo!"

"Non vuoi uscire con me? D'accordo, posso accettarlo, posso capire. Vuoi che siamo solo amici? Va bene, sono felice. Adoro esserti amico." I suoi occhi poi brillarono di rabbia e dolore "Ma non sarò un oggetto. Non sono un rimpiazzo di due coglioni che ti hanno fatto del male. Non puoi chiudere gli occhi, baciarmi e fingere che io sia Neo. Non puoi chiudere gli occhi, sentire le mie dita tra i capelli e fingere che sia Jake"

"Sei arrabbiato. Mi dispiace, non volevo usarti in quel modo, Toby" risposi gentilmente.

Scosse la testa "Intendevi usarmi in quel modo, e lo sai." Non capì con chi fosse più arrabbiato: me o se stesso. Toby odiava essere sorpreso o colto alla sprovvista in quel modo, ed io lo avevo fatto due volte in neanche pochi minuti.

"Toby, mi importa di te." Dissi sinceramente "Davvero. Scusa. Ho incasinato tutto di nuovo, e mi dispiace. Non succederà di nuovo! Lo prometto!"

"è un bene che non ci siamo messi insieme. Non avrei mai voluto farti del male, e se ci fossimo frequentati sul serio ti avrei ferito ogni giorno perchè non sono chi tu vuoi che sia." Rispose "Rimani single, Alexander. Hai ancora delle cose da sistemare"

"E anche tu." Dissi "Toby, per te tutti sono un gioco"

"Non non sei mai stato un gioco per me!" Sbottò. Prese poi un profondo respiro, sforzandosi visibilmente di ricomporsi "Nessuno è un gioco per me. Avrei potuto manipolare tutti quelli che volevo come dei dannati pezzi di scacchi ma quella sarebbe stata una mossa da idiota ed io non lo sono. E se tu lo pensi che io lo sia, allora questa è un'altra buona ragione per cui non metterci insieme è stato un bene. Avrei potuto essere una persona davvero, davvero cattiva. Ma non voglio esserlo. Ci sto provando"

"Non sei una persona cattiva" dissi, implorando a me stesso di pensare prima di parlare e non aggravare ancora di più la situazione.

Toby stava tremando per la forza che impiegava per rimanere teso. Riuscivo a vedere quanto volesse crollare. Quanto fosse ferito.

"Non puoi farlo," Disse, mantenendo basso il tono di voce "Non puoi cambiare idea e passare da me a Neo. Non è giusto nei miei confronti. Non è giusto nei suoi. Dannazione, non è giusto neanche nei tuoi. Peggiora solo le cose. Lo devi capire"

"Lo capisco. E sono molto dispiaciuto Toby, davvero" dissi, allungando una mano con l'intenzione di toccarlo.

Lui trasalì, la tensione del suo corpo finalmente si spezzò "Me ne vado. Mi dispiace. Non posso..." si fermò e scosse la testa, correndo via dalla mia stanza.

Lo seguì, odiandomi per averlo fatto arrabbiare in quel modo. Perchè ferivo sempre le persone a cui tenevo?

Toby entrò in cucina e vidi gli occhi di Henry scattare subito su quelli del figlio. La preoccupazione che spuntò dal suo viso mi fece rimpicciolire sul posto.

"Tobias, stai bene?" chiese il padre, alzandosi.

"Non mi sento bene, papà. Sarà stato qualcosa che ho mangiato." Borbottò lui "Ti dispiace se andiamo a casa?"

"Certamente." Rispose lui, avvicinandogli e dandogli delle leggere pacchi sulla schiena "Andiamo a casa, così potrai riposare e prendere qualche medicina"

"Grazie" rispose lui.

I miei genitori si alzarono, accompagnando i due alla porta. Mi poggiai contro il muro e aspettai fino a quando sentì chiudersi la porta di casa.

Afferrai le chiavi e uscì di casa, il tutto mentre i miei mi guardavano preoccupati. Ma non mi fermarono o mi fecero domande. Ne fui grato per quello.

Entrai in macchina e alzai il volume della musica fino a quando mi fecero male le orecchie. Questo mi rendeva difficile pensare, ed era quello di cui avevo più bisogno adesso.

Guidai fino a casa di Scott, uscendo dalla macchina e giungendo alla porta principiale. Suonai il campanello e aspettai fino a quando la signora Anderson mi fece entrare.

Raggiunsi la stanza di Scott ed entrai. Come immaginavo, Scott e Bennett erano lì. Il primo stava giocando ad Assasin's Creed e l'altro stava guardando.

"Scott, quella guardia ti sta rincorrendo fino a sopra la torre" stava dicendo Bennett.

"Bene. Quando saremo arrivati sin lassù, potrò farlo cadere a forza di calci. Devo stabilire la dominanza tra i due"

"Perchè vuoi buttarlo da lassù a calci? Hai una spada"

"Sto stabilendo la dominanza, sporco plebeo" rispose lui mentre calciava la guardia giù dalla torre.

Bennett mi lanciò uno sguardo con occhi taglienti "Cos'è successo?"

"Ho...ho mandato tutto all'aria." Mi inumidì nervosamente le labbra "Con Tobias"

Mi sedetti sul bordo del letto di Scott e raccontai tutto. I miei amici mi ascoltarono, Scott addirittura mise in pausa il gioco.

"Ti avevo avvertito di non correre dietro Neo" disse Bennett quando finì di parlare.

"Chiudi il becco, l'ho capito" sbottai.

Le labbra di Bennett si contrassero ma obbedì e rimase in silenzio. Quasi sobbalzai quando delle fredde dita entrarono a contatto con il mio polso ma poi mi rilassai, lasciando che Scott mi confortasse a modo suo.

"è perchè lo hai colto con la guardia abbassata," continuò Bennett "Lo sai che lo odia"

E forse era quello il demone di Toby. Anche quando era bambino non gli piaceva essere colto di sorpresa, ma la cosa peggiorò quando crebbe e tutti sospettavano il perchè. Prima che Toby facesse coming out aveva un migliore amico che praticamente considerava come un fratello, tuttavia quando disse a tutti di essere gay, i due non si videro più insieme. Non ci voleva un genio per capire cosa fosse successo.

D'altra parte, Toby era bravo a mantenere segreti e per quanto ne sapevo, era consapevole del fatto che facendo coming out avrebbe perso il suo migliore amico. Forse Toby non aveva veramente nessuno scheletro nell'armadio da affrontare.

Non importava ormai. Il mio piano era fallito miseramente ed avevo il brutto presentimento di averlo perso per sempre.

Tirai fuori il telefono e inviai un messaggio a Toby. Lanciai però un'occhiataccia a Scott quando mi tolse il cellulare dalle mani.

"Devo parlare con lui." Dissi, alzandomi e assumendo un tono autoritario "Dammi il telefono, Prescott"

Non ebbe però nessun effetto su di lui che "No, ti stai solo dimostrando patetico. Alexander Sullivan patetico è decisamente un qualcosa di antiestetico" disse. Mise poi il telefono silenzioso e lo gettò dentro uno dei suoi armadi, chiudendolo e guardandomi con tranquillità negli occhi.

"Prescott" dissi.

"James" continuò lui, afferrando il controllore e avviando il gioco.

"Scott ha ragione." Lo difese Bennett "Ti stai dimostrando patetico. E peggiorerai solo la situazione. Dà a Toby un pò di spazio"

Ma volevo disperatamente parlargli. Abbassai lo sguardo su Scott quando premette delicatamente due dita sul mio polso, continuando a guardare lo schermo del televisore mentre giocava con una mano.

Lanciai un'occhiata a Bennett che semplicemente si rilassò contro la sedia in cui era seduto "Per una volta, dammi ascolto. Te lo dirò io quando tornare a parlare con Toby, e se proverai a messaggiargli quando non siamo nei paraggi...beh, come ho detto, peggiorerai solo le cose"

Rimasi in silenzio, guardando Scott giocare al suo videogioco. Le sue dita restarono sul mio braccio come conforto. Cercai di non farmi inghiottire vivo dai miei pensieri ma fallì miseramente, sperando solo che Toby e Neo stessero bene.

 

***Neo's POV***

"Alexander ha ragione, e io sono un'idiota, e questa andrà sulla mia lista di rimpianti" informai Milton.

Il mio cane continuò a ignorarmi, preferendo piuttosto leccare il pavimento. Lo toccai con il piede e lui alzò lo sguardo su di me con fare irritato.

"Smettila," dissi "Il pavimento non è fatto per essere leccato, mostro puzzolente"

Pope era stesa sul mio letto, con la coda che si agitava mentre mi guardava. Quei dannati cani venivano sempre nella mia stanza nonostante condividessimo un reciproco odio l'uno verso l'altro.

"D'accordo, quando i miei genitori mi uccideranno vi lascerò la stanza. Ma Milton non è autorizzato a salire sul letto se prima non si fa il bagno"  dissi e lasciai la stanza.

I miei erano seduti al tavolo della cucina. Mio padre stava leggendo un libro che sembrava così noioso che mi fece quasi addormentare solo a guardarlo mentre mia madre stava dando una sbirciata al giornale.

"Nucleo genitoriale," Iniziai "Dobbiamo parlare"

Mamma alzò lo sguardo "Cosa c'è? Ti sei messo nei guai a scuola?"

"Grazie per la fiducia," dissi, anche se le mie recenti ferite probabilmente non erano di gran aiuto al mio caso. Mio padre quando mi aveva visto mi aveva sgridato per aver fatto a botte "Ma no, non mi sono messo nei guai a scuola. La grazia di Dio è tra noi." Lancia un'occhiata a mio padre "Il che è buono, dato che papà non è tra noi. Papà, metti giù il libro. Devo parlare ad entrambi"

"Neo, non puoi aspettare?" chiese lui, ancora irritato per il fatto che fossi stato coinvolto in una rissa.

Pensai al rapporto intimo tra Alexander e i suoi genitori. Loro avrebbero smesso di fare qualsiasi cosa stessero facendo se lui gli avesse detto che doveva parlargli.

"No, padre. Tuo figlio non può aspettare." Dissi "Se non vuoi dedicare tempo ad un figlio, non ne avresti dovuto avere uno. Per una volta nella tua vita smettila di essere un genitore di merda e ascoltami"

"Neo!" rispose con un'occhiataccia "Sta attento a quello che dici!"

Considerai l'opzione di sedermi, ma non volevo mettermi al loro stesso livello. Volevo che loro alzassero lo sguardo per guardarmi. Volevo essere al controllo della situazione, almeno fino a quando avrei saputo in che direzione avrebbe portato tutto questo.

Insicuro su come iniziare, immaginai di dover semplicemente strappare via il cerotto al più presto.

"Abbiamo un rapporto di merda, odio che non riconosciate e accettiate la mia sessualità. Mi dispiace non essere quello che voi avreste sperato in un figlio ma è questo ciò che avete, e perfino Alexander sa che siamo degli sconosciuti che viviamo sotto lo stesso tetto"

"Smettila Neo, non abbiamo un rapporto di merda" le labbra di mia madre si arricciarono alla profanità delle mie parole.

"Davvero? Mamma, dove sono quando dopo la scuola torno tardi a casa?" Silenzio "Dimmi il nome di tre dei miei amici della mia nuova scuola." Silenzio "Lo sapevi che io e Donnie abbiamo ripreso a parlarci?" Silenzio "Lo sapevi che non sono mai stato più felice nella mia vita quando mi sono messo insieme ad Alexander Sullivan?" Silenzio "Lo sai qual'e il mio colore preferito?" Silenzio "Sai qualcos'altro di me oltre il mio nome?"

Mi guardarono e potei dire che mio padre avrebbe voluto urlarmi addosso, ma capì anche che sapeva che questo avrebbe reso la situazione peggiore. Quindi rimase a fissarmi in un arrabbiato e disperato silenzio.

"Ogni volta mi rimproveri per fare a botte, ma ti sei mai fermato a pensare chi iniziasse quelle risse?" Dissi "Hai mai pensato di dire 'Ehi figliolo, stai bene? Quelle ferite sembrano piuttosto dolorose!'?

Incrociai le braccia "E sì, mi piacciono i ragazzi. Non capisco perchè siete contrari. Odiate i razzisti, giusto? E cosa sono loro se non delle persone dalla mente ristretta che odiano qualcuno solo per un qualcosa che non possono controllare? Oh, aspetta, questo suona molto come la descrizione di omofobia. Imbarazzante"

Continuarono a fissarmi ma fui contento che stessi riuscendo a fare breccia, almeno un pò. Decisi di continuare a scavare attraverso quello spiraglio nelle loro armature, non importava quanto sanguinassero le mie dita.

"Quando è stata l'ultima volta che uno di voi mi abbia detto 'ti voglio bene'? Quand'è stata l'ultima volta che ve lo detto io, a voi? Questa è una relazione figlio-genitore abbastanza schifosa. Mi sento più l'irritante coinquilino che il figlio prediletto." Affermai "Sì, sono sarcastico, gay, maleducato e mi piace fare a botte. Ci sono figli peggiori al mondo con genitori che continuano ad amarli. Mi dispiace che voi non abbiate la famiglia perfetta"

Aspettai che mi dicessero qualcosa, qualsiasi cosa. Ma loro rimasero in silenzio. Si rifiutavano di guardarmi negli occhi.

"E per la cronaca papà," alzò lo sguardo su di me, distogliendolo quando i suoi occhi incontrarono i miei. Inghiottì i miei sentimenti "Quando eri a lavoro ero solito leggere la tua copia di Of Mice And Men perchè sapevo che fosse il tuo libro preferito"

Mi voltai e lasciai la cucina, dirigendomi nella mia stanza e chiudendo la porta. Mi sdraiai sul letto, ignorando Pope che mi leccava le dita dei piedi.

Tirai fuori il cellulare e inviai un messaggio ad Alexander per fargli sapere che l'atto era stato compiuto e che avevo portato a termine il compito. Bene, adesso avrei dovuto vivere in modo imbarazzante con i miei genitori. Che fortuna.

Alexander non mi rispose e ciò mi fece sperare che non ci stesse dando dentro con la zucca vuota. Cavolo, entrambi avevamo dei seri problemi da risolvere.

Dopo un paio di minuti continuai a non ricevere nessuna notizia da Alexander e sospirai. Mettendomi i pantaloni da ragazzo adulto, messaggiai Donnie, chiedendogli di incontrarci domani. Dovevo parlargli della nostra situazione.

E volevo sapere cosa ne pensasse di un'altra relazione tra me e Alexander.

 

 



 

__________________

Un applauso a Neo per il suo discorso.

Mi dispiace che purtroppo, al giorno d'oggi, il rapporto instabile tra un figlio e un genitore non sia poi così raro, causato da problemi interfamiliari, incomprensioni e in cima di queste spicca proprio l'omofobia. Può sembrare stupido, perchè questa in fondo è solo una storia scritta su un social qualunque, ma il discorso di Neo dovrebbe servire da incentivo a tutti coloro che vogliono far aprire gli occhi ai propri familiari o amici perchè nessuno merita essere trattato come se non avesse valore, come se fosse uno sconosciuto in casa propria, specialmente se si tratta di persone vicine a noi con cui ci si relaziona ogni giorno.

Chiusa questa parentesi che mi sentivo di condividere con voi, torniamo ai Nexander. 

Sembrerebbe proprio che Neo sia proprio intenzionato a tornare con Alex (spero che non mi uccida per il nomignolo, ma in fondo l'ha fatto Toby e lo faccio anch'io lol), arrivando addirittura ad affrontare uno dei suoi più grandi demoni: i suoi genitori. Che ne pensate, non credete sia già un buon passo verso la redenzione?

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Capitolo 16
*** Curtain Call (16) ***


Il rapporto figlio-genitore era una cosa molto strana e fragile.

Ricordavo quando avevo sei anni. I sabato mattina entravo mezzo addormentato nel soggiorno e subito mi rallegravo quando vedevo mia mamma seduta sul divano. Correvo verso di lei, le salivo sulle gambe e le avvolgevo le braccia intorno al collo.

Lei mi sorrideva, mi baciava il capo e mi abbracciava. Poi facevamo insieme i pancake e lei rideva perchè sporcavo tutto il pigiama di burro, ed io le avrei cucinato un pancake speciale. Senza alcun dubbio era bruciato ed aveva un pessimo sapore ma lei mi avrebbe comunque sorriso, ringraziato e se lo sarebbe mangiato come se fosse stata la cosa più buona che avesse mai assaggiato.

Ai quei tempi papà era il mio eroe. Un giorno lo guardai mentre leggeva un libro in soggiorno e ne memorizzai il titolo.

Poi, quando lui era impegnato, entrai nella sua stanza, trovai il libro sopra il suo comodino con un angolo della pagina piegato e incominciai a leggerlo. Volevo conoscere mio padre a partire dai suoi adorati libri.

Certo, un bambino non poteva capirci nulla di Dracula ed io feci molta fatica a leggerli, ma questa mia abitudine continuò per anni. Anche adesso mi intrufolavo nella sua stanza e gli rubato l'ultimo libro della libreria aggiunto alla sua collezione con l'intenzione di leggerlo. Mi chiesi cosa ne avrebbe pensato.

Ma lungo la strada diventai il cosiddetto "bambino cattivo". Quando la mattina entravo in cucina mia mamma non mi sorrideva o abbracciava. Se ero fortunato mi diceva buongiorno.

E mio padre non era più il mio eroe. Difatti mi ritrovavo disgustato da lui la maggior parte del tempo. Mi ritrovai incapace di ascoltare canzoni come Perfect dei Simple Plan.

Quando i tuoi genitori non riuscivano ad amarti dovevi essere tu quello a farlo. Se non lo avessi fatto, ti saresti perso in delle strade in cui non avresti dovuto.

Così crebbi, e con me crebbe anche una spessa corazza esterna. Permettevo entrare solo poche persone perchè come potevo contare sugli altri se non potevo nemmeno fare affidamento su mio padre e mia madre?

Imparai ad amarmi, anche se era un'amore amareggiato. Feci affidamento solo su me stesso. Mi aggrappai alla mia giovinezza ma una parte di me, a malincuore, crebbe troppo in fretta.

Anche adesso non ero sorpreso di aver lasciato la mia stanza senza aver sentito una singola parola. Uscì di casa e nessuno mi chiese dove stessi andando, quando sarei ritornato, con chi sarei stato o se mi servisse un passaggio a casa.

Entrai semplicemente in macchina, chiusi la portiera, misi la musica ad alto volume e me ne andai.

Arrivava una certa libertà quando deludevi i tuoi genitori. Praticamente loro rinunciavano all'idea di tenerti in riga e potevi andare e venire quando più preferivi.

Una volta ritornai a casa dopo aver fumato. La mia maglietta senza alcun dubbio faceva puzza di fumo nonostante avessi cercato di coprire l'odore. Mi tolsi i vestiti di dosso, mi feci una doccia e mi lavai i denti prima di barcollare dentro la mia stanza, esausto.

Mia madre venne, mi odorò e lasciò la stanza. Non parlammo mai dell'incidente.

Non mi fecero mai un discorso sul sesso o sulle droghe o nemmeno sull'alcool. Avevo invece assistito ad una conversazione sull'omosessualità e dove dovrebbe essere bandita. Come se la scelta della persona che si amava fosse più importante della sua stessa salute e sicurezza.

Scossi quei pensieri dalla testa quando entrai nel vialetto di Donnie. A volte mi domando della situazione familiare degli altri.

Ad esempio, sapevo che la famiglia di Donnie sembrava perfetta all'esterno. Ma all'interno?

Il padre di Donnie aveva tradito sua moglie, e lei neanche lo sapeva. La baciava e le diceva che l'amava e lei lo avrebbe guardato allo stesso modo in cui faceva nelle vecchie foto di quando erano innamorati. Ma Donnie si sedeva e li guardava, sapendo che suo padre aveva tradito la madre. Sapendo che se le avesse detto la verità le avrebbe spezzato il cuore.

Donnie viveva con un pericoloso segreto, e di tanto in tanto barcollava per il peso che questa aveva sulle sue spalle. Ma manteneva il segreto sulle sue spalle per proteggere la madre.

Una volta gli chiesi se volesse ancora bene a suo padre. Donnie mi aveva guardato, affogando nel segreto che aveva covato dentro di sè, e dissè "è mio padre" e poi cambiò discorso.

Scesi dalla macchina e salì il vialetto, suonando poi al campanello. Mi aprì la mamma di Donnie sorridendomi, con quel fare allegro che da sempre aveva.

"Buonasera, signora Caligor" la salutai.

"Neo! Oh, grazie a Dio tu e Donnie avete fatto pace." Disse, tirandomi a sè in un abbraccio "Non mi ha mai detto perchè voi due avete litigato. A volte può essere troppo irascibile e impulsivo. Ci sei mancato!"

Mi lasciò e mi guidò dentro casa. Feci un breve cenno di saluto al signor Caligor che mi sorrise, tanto allegro quanto la moglie che affermava di amare.

Salì fino alla stanza di Donnie, esitando alla porta, un qualcosa che non avevo mai fatto prima d'ora. Solitamente entravo senza farmi troppi problemi.

Ma le cose erano cambiate, così bussai. Donnie mi aprì la porta e mi lasciò entrare.

"Puoi sederti" affermò, seduto sul bordo del letto.

Mi sedetti sulla sedia "Wow, siamo imbarazzati e lo odio," Sollevai una mano prima che potesse parlare "Sì, sì, l'ho capito. è colpa mia. Lo so, dicevo solo per dire. Lo odio e vorrei non aver fatto questo alla nostra amicizia"

"E siamo in due"

"Odi tuo padre?" chiesi, volendo vedere se la sua risposta fosse cambiata.

Donnie sembrò colto alla sorpresa da quella domanda "Non credo che puoi chiedermi una cosa del genere dopo quello che hai fatto"

"Voglio saperlo" risposi incontrando i suoi occhi, abbassando le barriere come facevo sempre quando ero con Donnie. Era il mio migliore amico. Ed ero stato io a incasinare tutto e perdere la sua fiducia. Meritava ancora tutta la mia lealtà e sincerità.

"è mio padre" rispose.

"L'ha già detto." Dissi "Non è una risposta, stai solo evitando di rispondere"

"Gli voglio bene come padre. Non sono io quello che ha ferito" continuò asciutto.

"Ma ti ha ferito" affermai.

"Neo" pronunciò con tono di avvertimento.

"Capito." Dissi, tirandomi indietro "Sarò sincero con te e questo non ti piacerà e me ne pentirò subito dopo, però poi mi consolerò con il fatto di averti detto almeno la verità"

"Dio," disse "perchè ti ho fatto entrare in casa?"

"Amo Alexander Sullivan. Mi pento di quello che gli ho fatto e mi pento di quello che ho fatto a te," Iniziai "e tutto ciò fa schifo perchè tu lo odi. Stare con lui ti ferisce e stare senza di lui ferisce me e lui, e non voglio che nessuno ci stia male. Non c'è nessun punto di incontro. Mi sono messo con lui per fargliela pagare ma poi mi sono innamorato di lui, e invece che vendicarti ti ho fatto del male. Non avrei mai voluto farti una cosa del genere. E poi capì che non avrei mai volevo ferire nemmeno Alexander. Voglio dire, l'ho fatto, ma mi dispiace. Non penso sia una cattiva persona. Credo che abbia fatto un paio di cose cattive, come ferirti, ma in generale non penso sia una persona orrenda"

Donnie distolse lo sguardo "E odio che tu abbia ragione perchè so che non è una persona malvagia. Mi ha pregato di parlarti. So che tratta di merda i suoi ex, ma anche con il cuore spezzato sapevo che non era così schifoso come cercava di sembrare"

"Quello che ti ha fatto è imperdonabile" dissi.

Fece una risata amara "Lo so Neo," fece un profondo respiro "ma eri felice con lui e credo che la maggior parte della mia rabbia proveniva dalla gelosia. Non sono riuscito a farmi amore da lui. Tu volevi solo fargli del male e lui si è innamorato di te. Tutto ciò che volevo era renderlo felice e sono finito per diventare un altro fidanzato usa e getta. Ma avevo sempre saputo, ancora prima che ci mettessimo insieme, che quando si trattava di Alexander la maggior parte dei ragazzi finivano in quel modo. Prima che uscissimo insieme mi aveva avvertito che probabilmente non mi sarebbe piaciuto il modo in cui sarebbe potuta finire"

"Per la cronaca, anch'io ti avevo avvertito." Gli ricordai "E poi mi sono innamorato dello stesso fascino che aveva colpito anche te. Adesso ha un nuovo ragazzo"

"Toby Reed." Rispose lui annuendo "Non l'ho mai conosciuto ma è sempre sembrato un ragazzo per bene. Conosci Anthony, quel ragazzo molto strano? Alcuni ragazzi lo stavano bullizzando e Toby ha fatto sì che lo lasciassero in pace. Mi sorpresi che un ragazzo come lui stesse con Alexander. Non sembrava il tipo"

"Oh, lo è." Affermai "Dannata zucca vuota. Ma io e Alexander siamo...non so cosa siamo. A volte ci baciamo, a volte lo spingo via e altre vorrei sbattermelo sul letto"

Donnie si schiarì rumorosamente la gola e indicò il letto su cui era seduto, dove sapevo che aveva fatto sesso con Alexander più e più volte.

"Oh giusto, oops. Immerso in pensieri sporchi, Neo" dissi severamente a me stesso.

Donnie mi sorprese sorridendomi leggermente "Fottuto pervertito"

"Guarda chi parla. Eri tu quello a raccontarmi della tua vita sessuale in ogni minimo e straziante dettaglio. Praticamente era come se avessi fatto sesso con Alexander ancora prima di conoscerlo"

Donnie arrossì "Okay, okay, scusa. E poi non ti raccontavo della mia vita sessuale in dettaglio"

"Costruivi delle vivide, terrificanti immagini mentali"

"Sta zitto" mi lanciò un cuscino.

L'afferrai "Vorrei tanto che ci fosse un modo semplice per farlo, Don. Davvero. So che non dovrei mettermi con lui. Ha tanti problemi da risolvere e non dovrebbe frequentare nessuno ma voglio stare con lui. Allo stesso tempo so però che questo ti ferirà e non voglio rifarlo di nuovo"

"Non preoccuparti di me. Penso che ti abbia fatto soffrire abbastanza." Rispose "Fa quello che ti rende felice e se proprio devo, risolverò le mie questioni con Alexander. Insomma, anch'io ho dei problemi da risolvere"

"Donnie..."

"Il Neo Bartosz che conosco non è sdolcinato," affermò lui "è uno stronzo che si prende gioco di me, mi morde e dice delle cose sarcastiche sui miei capelli. E se quel Neo non c'è più sono sicuro di non volerlo come migliore amico perchè non è il vero Neo"

Mi sporsi un pò verso di lui "I tuoi capelli assomigliano allo straccio che canta 'Tesoro, ritorna qui'! nella pubblicità della Swiffer" risposi, mordendogli la spalla.

Lui rise, la mia testa che faceva su e giù a ritmo con le sue spalle. Sorrisi e lo morsi un pò più forte prima di lasciarlo andare e raddrizzarmi sulla sedia. Si strofinò la porzione di pelle che gli avevo morso e giocosamente mi diede un leggero pugno sul braccio.

"Ecco il mio migliore amico" disse.

"Ecco la mia testa con un mocio a posto dei capelli" risposi.

"Siamo entrambi dispiaciuti per quello che è successo e per quello che abbiamo fatto, giusto?" annuì e lui sorrise "Bene, allora acqua passata. Giochiamo a Diablo"

Mi spostai sul letto, accanto a lui, ed afferrai il controller "Adoreresti giocare con Scott Anderson. La sua mancanza di emozioni viene ricompensata con un talento naturale per i videogiochi"

"Era davvero divertente, e pungente." Rispose Donnie quando iniziammo a giocare "E davvero attraente. Quasi mi ha desiderare che non fosse asessuale"

"è koalassessuale" lo corressi.

Iniziammo poi a giocare e scherzare in un modo che mi era disperatamente mancato. Avrei potuto pensare dopo alla situazione Alexander. Adesso riavevo con me il mio migliore amico e, dopo mesi, mi sentì meglio.

 

***Alexander's POV***

Non volevo farlo, ma dovevo.

Avevo promesso a Neo che avrei finalmente risolto il problema Jake Chambers. Avevo già sbagliato una volta.

Ma confrontarmi con Jake adesso non avrebbe portato a nulla. Lo avevo già visto, dopo la rottura, e più volte fui costretto a parlagli. Avevo vinto la mia paura di parlare di nuovo con lui.

Ma c'era qualcosa che non avevo fatto.

"Alexander?" mio padre alzò lo sguardo su di me curiosamente "Che succede?"

"Dobbiamo parlare" il mio cuore batteva furiosamente contro il petto.

Lui e mia madre si lanciarono un'occhiata prima di raddrizzarsi sulle sedie. Mi sedetti accanto a loro, inumidendomi nervosamente le labbra.

Sapevo che avrei dovuto strappare via il cerotto e andare dritto al sodo ma mi ritrovai a toglierlo lentamente, sentendolo così strattonare la mia pelle.

"Jake," Iniziai lentamente "Sapete ovviamente che noi due ci frequentavamo. E che poi abbiamo rotto"

"Sì" rispose mia madre. Sul suo viso c'era un'espressione preoccupa, così come in quella di mio padre.

"Naturalmente io e lui non abbiamo rotto nel migliore dei modi ma pubblicamente andiamo d'accordo" dissi, cercando di capire come avrei dovuto dirglielo ai miei genitori.

"Ti ha fatto qualcosa?" Domandò papà "Abbiamo tentato con tutte le nostre forze di tenerlo lontano da te. Dio, eri così..." Per un momento si ritrovò in difficoltà su come continuare il discorso "Non voglio vederti di nuovo ridotto in quello stato"

"Di recente non mi ha fatto nulla." Il mio cuore batteva così forte che mi stava facendo venire i capogiri. Affondai le unghie contro il palmo della mano con l'intento di calmarmi "Ma quando ci frequentavamo..."

"Che cosa?" Chiese mia madre, la sua voce gentile e incoraggiante "Cosa ha fatto, Alexander?"

"Lui...uhm..." distolsi lo sguardo, incapace di guardarli negli occhi mentre mi sforzavo di far fuoriuscire le parole dalla bocca. Avevano un gusto amaro in bocca e quando le tirai fuori mi venne il voltastomaco. Ma nonostante i battiti del cuore che, nelle mie stesse orecchie, sovrastavano il suono delle parole, sapevo che avevo parlato "Mi ha costretto a fare sesso con lui"

La stanza divenne spaventosamente silenziosa e non riuscì a guardare negli occhi i miei genitori. Le mie unghie affondavano così forte nei palmi che quasi faceva male e quel silenzio mi terrorizzò. Mi ritrovai ad aver bisogno di colmarlo.

"Gli avevo detto di no ma lui mi aveva risposto che ero soltanto nervoso e che mi sarebbe piaciuto ma non mi è piaciuto e lui continuava a..." Inghiottì il resto delle parole, odiando quanto debole e impaurita fosse la mia voce. Chiusi gli occhi, prendendo a respirare regolarmente dal naso. Dovevo riottenere il controllo di me stesso. Ero Alexander Sullivan e non avrei permesso che Jake avesse questo controllo su di me.

Il silenzio mi stava mangiando vivo e mantenni gli occhi chiusi mentre mi concentravo sul respiro. Finalmente lo avevo detto ad alta voce, era finita.

Tutto ad un tratto sentì delle braccia avvolgersi intorno a me così forte che quasi facevano male. Erano calde e confortanti, il modo in cui erano sempre state le braccia di mia madre quando mi abbracciava.

"Oh James," sussurrò lei, accarezzandomi delicatamente i capelli "oh Dio James, non ne avevo idea"

Ondeggiò avanti e indietro, sussurrando delle scuse all'orecchio. Mi sforzai di aprire gli occhi e guardare mio padre. Lui mi stava osservando e potevo facilmente dire che era combattuto tra l'essere furioso e il sentirsi affranto per me. Si mise la testa tra le mani.

"Papà" dissi debolmente.

"Non riusciamo nemmeno a proteggerti." Mormorò "Abbiamo lasciato che Jake entrasse in casa, gli abbiamo sorriso, lo abbiamo trattato così bene. E lui ti stava facendo questo. Avrei dovuto rompergli le braccia." Tolse via le mani dal viso, la sua espressione mi uccise "Mi dispiace. Mi dispiace così tanto che non ne sapevamo nulla. Cristo Santo, sono così dispiaciuto"

"Papà, non è colpa tua" lo rassicurai.

Mamma mi baciò il capo "Jamie ti vogliamo bene, così tanto. Ci dispiace che..." Mi abbracciò più forte. Non mi chiamava Jamie da quando ero bambino.

"Alexander, mamma." La corressi "Lo sai che non mi faccio chiamare nè James o Jamie. Alexander"

"Giusto, scusa." Rispose "Ci deve essere qualcosa che possiamo fare. Qualcosa che possiamo fare a Jake Chambers"

Non volevo dirlo ma sapevo che dovevo "Dovremmo...parlare con i suoi genitori" risposi, tirando fuori le parole di bocca. Non volevo parlare con i suoi. Ma lui non prendeva un "no" come risposta e avrebbe potuto forzare qualcun'altro a fare sesso con lui.

"Lo farò." Affermò mio padre alzandosi "Non ti preoccupare, Alexander. Parlerò con i suoi genitori. Parlerò con lui. Non farà la stessa cosa a qualcun'altro. Non sarebbe nemmeno dovuto essere in grado di farlo a te." Serrò strette le mani a due pugni "Cristo, avevi solo quindici anni"

Mi si avvicinò e mi abbracciò "Ti voglio bene, Alexander." Mi lanciò poi un sguardo turbato "Non vorrei che rivivessi ciò che è accaduto ma se devo parlare con i suoi genitori..."

Annuì e mi preparai. Dopodichè mi aprì completamente e dissi loro esattamente quello che era successo, e guardai come i suoi sguardi si facevano più addolorati man mano che ascoltavano ciò che mi aveva fatto e per quanto tempo.

Mia madre si mise una mano sulla bocca e cercò di trattenere le lacrime. Quando finì lei semplicemente scosse la testa e mi abbracciò di nuovo, sussurrandomi ancora altre scuse.

Ma mi sentì molto più leggero dopo aver raccontato tutto. Mi sentivo come una diga che si era rotta, facendo esplodere tutto e liberandosi così della pressione. Ero disgustato fino alla nausea ma non mi sentivo più pesante come prima.

Mio padre si chinò e mi baciò la fronte "Andrò lì." Affermo con voce tremante "Ti voglio bene, Alexander. Vorrei che tu non avessi passato tutto quello. Vorrei..." Sembrava così vulnerabile. Poi si raddrizzò e mi strinse la spalla prima di andarsene.

"Mamma, salgo di sopra. Ho bisogno del tempo" dissi, e le lanciai un sorriso per farle capire che sarei stato bene da solo.

Lei annuì e mi abbracciò ancora una volta prima di guardarmi lasciare la stanza. Salì in camera mia e presi Vesper dal pavimento, portandolo contro il petto.

Presi poi il telefono di casa e dialogai il numero di Scott. Ancora aveva il mio cellulare, dato che lo avevo lasciato per sbaglio a casa sua. Ero talmente abituato ad averlo sempre in tasca che quando avevo lasciato casa sua me ne dimenticai completamente, credendo di averlo con me. 

"Hai un nuovo messaggio da Neo." Disse Scott dopo aver accettato la chiamata "Qualcosa riguardo l'aver portato a termine il compito"

"D'accordo." Risposi "Sono autorizzato a riprendermi il telefono? Posso venirlo a prendere"

"Certo, ma non mi metterò i pantaloni per questo" disse.

"Bene, mi piaci senza pantaloni"

"Ripensandoci, forse è meglio che me li metta"

 "Dannazione, ecco che se ne va il mio panorama preferito." Dissi "Sarò lì tra poco"

"Come vuoi, pervert- FANCULO, ALLONTANATI DA ME FOTTUTA GALLINA PAZZOIDE FIGLIA DI SATANA" Esclamò Scott in agitazione.

"Stai giocando a Skyrim?" cercai di indovinare.

"Sono appena stato arrestato ma ne è valsa la pena" rispose.

"Scott, non puoi uccidere le galline in Skyrim"

"Fottiti, le ucciderò a tutti i costi" Scott aveva una paura incontenibile per la galline, nata da Zelda e da un paio di traumi infantili: una riguardava le foto di Pasqua e un'altra comprendeva una fattoria e una staccionata.

"Sei un mostro." Dissi "Arriverò il prima possibile"

"Come vuoi. è un bene che tu l'abbia detto ai tuoi" disse e poi riattaccò.

Osservai il telefono per un lungo minuto. Non avevo detto nè a Bennett nè a Scott cosa avevo intenzione di fare.

Scossi la testa e mi alzai. Bennett poteva essere capace di ottenere informazioni su tutto, ma Scott sapeva leggere bene le persone.

Dopo aver detto a mia madre dove stavo andando, mi diressi a casa di Scott. Era sdraiato sul letto con soli i boxer addosso, ignorando il signor Anderson che gli lanciava ripetutamente i suoi pantaloni.

"Ehi Scotty. Signor Anderson" salutai.

"Ciao Alexander. Prescott Charles Anderson!" esclamò irritato quando il ragazzo deviò l'ennesimo paio di pantaloni.

"Democrazia. Paese libero. Dio benedica l'America" disse Scott quando il pantalone raggiunse il pavimento, unendosi al crescente cumulo.

"Mi arrendo." Rispose lui, scuotendo la testa "Per l'amore di Dio, almeno tieniti i boxer"

Lasciò poi la stanza, chiudendo la porta dietro di lui. Tirai fuori il telefono di Scott dal suo armadio e lessi i nuovi messaggi ricevuti. I battiti del mio cuore accelerarono un pò quando controllai i mittenti. Ce n'era uno di Toby.

 

Da: Toby

Spero tu stia bene.

 

Gli inviai un messaggio, sperando che mi rispondesse. Ma quando mi sedetti vicino a Scott, ricevendo un nuovo messaggio da Neo con su scritto che le cose tra lui e Donnie si erano sistemate, divenne piuttosto chiaro che Toby non mi avrebbe risposto.

Scott pressò le dita contro il mio polso. Messaggiai Neo per fargli sapere che avevo parlato con i miei genitori e mi poggiai leggermente contro il mio amico.

Dovevo ancora capire la situazione con Toby. Ma per adesso cercai di godermi le piccole gioie e la consapevolezza che le cose incominciavano ad andare meglio tra me e Neo.

 

 

 

 

 

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Prossimo capitolo super, super lungo, STAY TUNED!

((come se questo non lo era, lol))

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Capitolo 17
*** Curtain Call (17) ***


Entrai in casa e mio padre alzò lo sguardo su di me. Stava camminando nervosamente lungo la cucina, così mi avvicinai.

"Ho parlato con i suoi genitori. Ovviamente lui ha cercato di negare tutto ma si è scavato la fossa da solo quando ha cercato di fare marcia indietro dopo essersi reso conto di aver detto troppo." Disse "I suoi sono preoccupati che noi sporgiamo denuncia"

"Non lo faremo." Affermai, odiando quanto le mie gambe tremavano "Voglio solo che non lo faccia più a nessuno"

"Ho detto loro che questo era quello che volevi. Hanno promesso di tenere d'occhio Jake. Penso che volessero mandarlo qui per farlo scusare con te. Gli ho detto di starti lontano"

"Grazie" risposi. Non avevo bisogno che Jake rovinasse il minuscolo raggio di felicità che avevo finalmente scovato in mezzo alla tempesta.

"Alexander..." non avevo mai visto mio padre così sofferente.

"Papà," dissi gentilmente, mettendogli una mano sul braccio "Papà, è successo tre anni fa. Non c'era modo che tu potessi sapere cosa stesse succedendo. L'ho nascosto a te e la mamma, per favore non incolpare te stesso"

Mi strinse tra le sue braccia, una stretta così forte che le ossa quasi mi si spezzavano "Ti voglio bene Alexander. Io e la mamma ti vogliamo tanto bene." Mi accarezzò i capelli come era solito fare quando ero bambino "Ho cercato di mantenere la calma. Ho fallito, ma ci ho provato davvero. Non ho mai odiato qualcuno così tanto in vita mia. Quel figlio di puttana"

"Ehi, ehi," dissi, allentando la sua presa su di me "non farti sentire dalla mamma parlare in quel modo. Lo sai che odia quando le persone dicono parolacce"

Mio padre sembrava incapace di fissarmi "Ti ha mai picchiato?"

"No," risposi "Ti ho detto tutto papà, te lo giuro" Beh, tutto sulla questione Jake, perlomeno.

Tirò fuori il portafoglio e mi porse venti dollari "Perchè non vai al cinema? Liberati la mente, distraiti. Porta un amico. Divertiti"

"Grazie"

Mi strinse la spalla "Sei coraggioso, Alexander. Spero tu lo sappia. Spero tu sappia che io e tua mamma ti vogliamo bene. Spero tu sappia che sei un bravo ragazzo"

Avrei potuto obiettare su una o due cose, ma mi limitai semplicemente ad annuire e sorridergli. Uscì di casa e chiamai Scott.

"Sono stanco di te" disse quando prese la chiamata.

"Esci. Pagherò per te. Jurassic World"

"Vuoi soltanto spezzarmi il cuore con quei poveri Raptor" rispose lui, riattaccando subito dopo.

Arrivai a casa sua ed aspettai fino a quando entrò in macchina. Tirai fuori il cellulare e inviai un messaggio a Bennett e Toby, facendo sapere loro di essere al cinema, qualora volessero unirsi a noi. Dopo un attimo di esitazione, messaggiai anche Neo.

Uscì fuori dal vialetto di casa Scott mentre lui collegava il suo telefono alla macchina. Mise la musica ad alto volume mentre muoveva la testa a ritmo.

"Non incolpare la tua morte sulle cazzate nella tua testa che affermi ti stiano mangiando per giorni interi come un virus" cantò con la musica.

"Ehi, Scotty"

"Non interrompermi. Sento questa canzone dal profondo del cuore." Affermò "TI HO VISTO CADERE, TI HO VISTO MARCIRE. CHI PENSI AVRESTI PRESO IN GIRO TESORO, SCAVANDOTI LA TUA STESSA FOSSA?"

"Prescott" lo colpì sulle costole.

"Sei la ragione per cui la musica è morta," Rispose, strofinandosi il fianco "cosa vuoi?"

"Fammi sapere se Jake parla con te"

"Non sono Bennett." Disse "Non faccio l'intera cosa dello spiare sulle persone. Il mio talento è essere adorabilmente innamorato dei koala"

"Non fare lo stronzo" Parcheggiai la macchina e uscì dalla macchina. Scott mi seguì ed insieme entrammo nel cinema.

Dopo aver comprato i biglietti ci voltammo per dirigerci in sala ma ci fermammo sul posto.

"Questo è imbarazzante" affermò Scott.

"Alexander" pronunciò Donnie.

"Ciao Donnie" Risposi, sentendomi troppo stanco per affrontare quella situazione. Lui sembrò leggermente sorpreso. 

"Hai un aspetto orribile" commentò Neo.

"Sempre molto gentile." Controllai il telefono "Bennett non verrà e Toby mi odia. Tanto vale andare a sederci"

"Wow, qualcuno che hai scopato ti odia? Scioccante." Disse Donnie. Neo gli diede una gomitata e lui grugnì "Ehi, ho detto che avrei provato ad andarci d'accordo, non ho mai detto che nel contempo non sarei stato uno stronzo"

"Ho perso il conto di chi mi odia e chi mi ama." Risposi "Tu da che parte stai?"

"Entrambe" rispose Donnie.

"Entrambe" continuò Neo.

"Entrambe" commentò Scott.

"Prescott" lo rimproverai.

"Mi hai messo come sfondo del cellulare delle galline" mi ricordò lui.

"Mi sembra giusto"

"Aspetta, il tuo nome è Prescott?" chiese Donnie "Wow, quello sì che è un nome da ricco stronzetto"

"Almeno non mi chiamo come una scorbutica papera animata." Rispose lui "O come un'epoca con cui mio padre è ossessionato"

"Colpo basso." Disse Neo "Ed io che pensavo ci fosse qualcosa di speciale tra noi"

"Come possiamo essere amanti se non riesci nemmeno a stare allo scherzo"

"Voi e i vostri nomi da ricchi" esclamò Donnie.

"I miei genitori sono gli unici patetici ad avermi chiamato Prescott." Rispose lui "Beh, loro e Alexander"

"Non posso farci nulla. Sono l'amico della madre"

"Come dici tu James," commentò l'altro "adesso andiamo"

"James?" rispose Donnie confuso.

"È il mio primo nome. Da qui la 'J' in 'J. Alexander'" Risposi "Adesso basta con i nomi. Andiamo a prendere i posti"

"Sono così confuso" commentò lui.

"Te l'avevo detto che il suo primo nome non era Alexander" gli disse Neo.

Iniziammo poi a dirigerci verso il cinema. Resistetti al desiderio di voltarmi per vedere se Toby fosse venuto. Non si sarebbe fatto vivo. Questa volta avevo esagerato. Non aveva importanza quanto forti fossero i suoi sentimenti per me, Toby era abbastanza intelligente da capire quando andarsene via.

"Smettila di sembrare come se una canzone dei Mayday Parade avesse preso vita" disse Neo mordendomi la spalla.

Gli allontanai la testa "Smettila. Mordermi non mi farà sorridere, idiota!"

Mi fermai e sospirai mentalmente, lanciando poi un'occhiata a Donnie e Scott per assicurarmi che non fossero abbastanza vicini da sentirci. Mi strofinai la spalla e abbassai la voce.

"Sono felice che tu e Donnie siate di nuovo amici" dissi sinceramente.

"Suppongo tu abbia aiutato." Rispose lui "Grazie, fuckboy"

Entrammo nel cinema e ci sedemmo in fondo, io tra Neo e Scott mentre Donnie vicino a Neo.

"Non vedo l'ora di vedere i velociraptor che fanno il culo a qualcuno" commentò Scott.

"E se le galline si evolvessero in velociraptor?" chiese Neo.

"E se avessi assoldato un assassino per farti uccidere?" rispose Scott.

I suoi occhi si spalancarono "Sapevo che i ricchi avevano degli assassini personali"

La sala si oscurò e subito cademmo in silenzio mentre iniziava l'anteprima. Quando il film iniziò, cautamente allungai la mano, in cerca di quella di Neo. Quasi risi quando la sua testa svettò su di me con i denti ben in vista. Nonostante tutto lasciò che le mie dita si intrecciassero con le sue.

Mentre il film proseguiva, lasciai la sua mano. Lentamente lui la poggiò sulle sue gambe, non lanciandomi un'occhiata.

Non potei fare a meno di sentirmi in colpa per Toby. Lo avevo ferito eppure eccomi qui, tenendo Neo per mano come se fossimo ad un appuntamento. Dovevo fare qualcosa con Toby.

Neo. Toby. Perchè dovevo scegliere? Perchè non c'era modo di far felice tutti? Non volevo fare del male a nessuno di loro. Non volevo più fare del male a me stesso.

Il film finì e lasciammo il cinema. Neo e Donnie parlavano eccitati tra di loro del film appena finito. 

"Il gruppo di raptor erano fantastici. Te, me, Clifton e Steve saremo i prossimi" Affermò Neo.

"Se fossimo parte di un gruppo di raptor non mi importerebbe il tuo sbagliare il mio nome" affermò Scott.

"Amico, ricordi quando eravamo più piccoli ed hai avuto un incubo dopo aver guardato Jurassic Park? Eri così sicuro che i dinosauri volessero ucciderci" disse Donnie a Neo ridendo.

Lui gli morse la spalla, forte "Non dovevi parlarne! Dio, tua mamma ha dovuto calmarmi e tuo padre mi ha dovuto far vedere che non c'erano dinosauri nel giardino che volevano ucciderci"

Donnie spinse via Neo, massaggiandosi la spalla "Mia madre me lo ricorda ogni volta che si parla di Jurassic Park" rispose, ghignando.

"Grazie a Dio non c'è Bennett con noi," affermò Neo "Questo è un ricatto che di certo non voglio che arrivi nelle sue mani"

"Oh, giusto, ho accettato di cercare di andare d'accordo con Alexander, e con Scott va bene, ma mi rifiuto di farlo con Bennett." Affermò Donnie "Mi rifiuto anche di provarci. Odio quello stronzo"

"Benvenuto nel club" rispose Neo.

"Peccato, perchè Bennett verrà a casa mia, dove suppongo tutti veniate dato che ho cibo per tutti" dissi.

Dopo essere usciti dalla sala infatti, notai di aver ricevuto un paio di messaggi sul telefono: uno da mio padre dove mi diceva di invitare i miei amici a cena; e uno da Bennett in cui mi informava che sarebbe venuto dopo la fine del film.

"Cibo?" Neo socchiuse gli occhi sospettosamente "Mi piace il cibo. Non mi piace Bennett"

"Lo hai sopportato da quando eravate bambini" gli ricordai.

"Hai ragione. D'accordo, lo faccio solo per il cibo. Donnie, tu ci sei?"

"Sì, va bene. Non ho visto gli animali di Alexander da troppo tempo" rispose lui con un sospiro.

"Dovrai lottare con Scott per il mio cane e con Neo per il mio gatto." Risposi, aprendo le porte e dirigendomi fuori "Andiamo, Scotty"

"Ci vediamo a casa tua, fuckboy" disse Neo.

Entrammo tutti nelle nostre rispettive macchine e uscimmo dal parcheggio, dirigendoci a casa mia. Scott prese il mio telefono e cambiò canzone, mettendo i piedi sopra il cruscotto.

"Spaventato dalla mia stessa immagine, spaventato dalla mia stessa immaturità, spaventato dal mio stesso soffitto, spaventato di morire nell'incertezza. La paura sarà la causa della mia morte, la paura porta all'ansia, non so cosa ci sia dentro di me" cantò Scott.

Abbassai un pò la musica "Ti è piaciuto il film?"

"L'acqua è bagnata?" alzò un sopracciglio verso di me con fare ovvio "Ho visto quello sguardo che Neo ti ha lanciato. Non l'espressione che vorresti quando prendi per mano un ragazzo"

"Perchè tu ovviamente lo sai," affermai ironico "Dovrei invitare anche Toby"

"Invitalo quanto vuoi. Non verrà"

Grugnì "Potrei provarci"

"È ferito, questo è quello che si ottiene." Rispose lui "Non c'è niente che puoi fare. Non c'è niente che qualcuno possa fare. Toby odia essere preso alla sprovvista, tu l'hai fatto e adesso è imbronciato"

Lo ignorai, entrando nel vialetto di casa mia un paio di minuti dopo con Neo e Donnie a seguito. Uscimmo dalla macchina e li guidai dentro casa. Mio padre alzò lo sguardo su di noi quando facemmo il nostro ingresso in cucina. Sembrò sorpreso di vedere con noi anche Neo e Donnie.

Anche Bennett lo sembrò. Era seduto al tavolo mentre parlava con mia madre. Esaminò accuratamente Donnie, socchiudendo leggermente gli occhi.

"Giusto, non credo abbiate mai fatto la conoscenza di Donnie." Tendevo a tenere nascosta dai miei genitori la mia vita sentimentale "Lui è Donnie Caligor. Donnie, questi sono i miei genitori"

"Piacere di conoscerti, Donnie" esclamò mio padre con un'amichevole sorriso.

"Il piacere è mio" rispose lui, abbassando leggermente il capo.

"Alexander" disse Bennett alzandosi.

"Saliamo in camera mia" risposi.

"La cena è quasi pronta!" Disse mia mamma alzandosi "Vi chiamerò tra un paio di minuti, ragazzi"

"Grazie, mamma"

Tutti mi seguirono fino la mia stanza. Neo immediatamente afferrò il mio gatto, coccolandolo. Link abbaiò e felicemente saltò giù dal letto, odorando e leccando tutti i presenti.

"Sto inviando un messaggio a Toby" affermai, tirando fuori il cellulare.

"Ti ho già detto di non disturbarti" rispose Scott, strappandomi pigramente il telefono dalle mani.

Lo guardai storto "Ridammelo, Scott"

"È arrabbiato, gli passerà. Ti passerà"

Un lampo di rabbia ed emozioni mi pervase, affogandomi con la loro forza. Spinsi Scott con così tanta forza che lui quasi cadde dal letto, riprendendomi così il telefono.

"Cosa cazzo ne sai, Scott? Tu non hai nemmeno dei sentimenti. Nessuno significa qualcosa per te. Non sai cosa si prova quando qualcuno a cui importi, odi la tua fottuta esistenza perchè hai commesso troppi errori. Dev'essere bello non avere emozioni e nessun legame, ma non siamo tutti fortunati come te" sbottai.

Bennett mi spinse lontano da Scott, sorprendendomi "Lascialo in pace." Disse freddamente "Lascialo in pace Alexander, non è colpa sua. Solo perchè li mostra in modi differente rispetto a me e te, non significa che Scott non abbia delle emozioni. E sai dannatamente bene che ha dei legami con le persone. O pensi che ci sia sempre per te solo perchè non abbia niente di meglio da fare? Non prendertela con Scott o sarà il più grande errore che tu abbia fatto"

Donnie e Neo ci guardavano silenziosi. Scott mi stava guardando con la sua solita espressione, indifferente alle mie parole.

Poi però lo osservai meglio e vidi le sue spalle leggermente abbassate, il modo in cui guardava di lato e non dritto verso di me. Conoscevo Scott così a lungo e così bene che sapevo con certezza quando era sconvolto.

"Mi dispiace così tanto, Scott." Sussurrai "Non avrei dovuto dire quelle cose. Mi stavi solo dicendo la verità ed io non volevo ascoltarla. Non avevo nessun diritto di aggredirti. Mi dispiace davvero"

"D'accordo, la situazione si sta trasformando in una cosa seria." Rispose improvvisamente Neo, facendosi avanti "Questa cosa deve finire, Alexander. Dammi l'indirizzo di Toby o lo troverò da solo"

"Cosa?" Lo fissai.

"Il suo indirizzo. Dammelo. Andrò a parlargli." Ripetè lui "E possibilmente morderlo. Cercherò di resistere alla tentazione ma nessuna promessa. Sbrigati, non ho tutto il giorno"

"Neo," grugnì Donnie "Il tuo 'aiuto' tende solitamente ad incasinare le cose ancora di più"

"Sta zitto, tu. Questa volta so cosa faccio." Rispose lui, dandomi uno schiaffo sul braccio "Indirizzo, adesso"

"Neo, so gestire la situazione"

"No, chiaramente non è così." Incrociò le braccia al petto "Hai dato di matto con un ragazzo che ama i koala. Sei troppo sotto pressione, e dubito che la situazione con Jake ti sia di aiuto, quindi lasciami fare e se manderò tutta a puttane allora oops"

Con riluttanza gli inviai un messaggio con su scritto l'indirizzo. Si diresse poi verso la porta ma Donnie lo fermò per un braccio.

"Non mi lascerai qui," Disse "vengo con te"

"No, tu starai qui. Tu e Alexander avete delle cose da risolvere perchè so che il modo in cui vi siete lasciati ancora ti dia fastidio." Rispose lui, scuotendosi la mano di Donnie da dosso "Quindi sistemate le vostre faccende prima che ritorni. Tutti voi. Alexander, hai tre ragazzi incazzati nella tua stanza. Che la fortuna sia sempre dalla tua parte, fuckboy"

Scomparve poi dalla mia camera. Donnie sospirò irritato e si sedette sul letto, facendo correre una mano tra i capelli.

"Quanto mi fa incazzare" affermò.

"Mi dispiace," risposi, sentendomi nuovamente addosso la stanchezza "Mi dispiace averti ferito, mi dispiace essere stato sgarbato con Scott, mi dispiace non aver mai davvero frequentato seriamente nessuno"

Donnie si passò una mano sulle palpebre "Ti perdonerò se mi prometti che non dirai mai a mia madre di...di, lo sai, mio padre. Non sarebbe più la stessa se lo venisse a sapere"

"Lo prometto." Affermai "E anche Bennett"

Il labbro di Bennett si arricciò "Ti comporti come se mi importasse di lui o della sua famiglia. E comunque non valeva neanche la fatica di dirglielo"

"Sei troppo buono" commentò Donnie con ironia.

"Scotty," Pronunciai "Mi dispiace. Lo sai che mi dispiace"

"Un cane forse potrebbe alleviare il dolore" rispose lui, inginocchiandosi per accarezzare Link.

In ogni caso mi sentivo malissimo per essermela presa con lui. Sapevo meglio di tutti che Scott aveva dei sentimenti e dei legami con le persone.

"Scott, sul serio, tu e Bennett siete i miei migliori amici. Non volevo aggredirti in quel modo"

Si raddrizzò e pigramente sollevò un sopracciglio "Rilassati, James. Lo sai che non sono uno che serba rancore." Mi regalò un sorriso, uno di quelli rari che gli trasformavano tutto il viso "Sei solo sotto pressione. Noi siamo apposto"

Gli ritornai il sorriso, sollevato che non fosse arrabbiato con me. Il suo sorriso lentamente svanì e il suo viso ritornò così alla normale espressione senza emozioni di Scott.

"Ehi Alexander," Parlò Donnie "perchè non ho mai conosciuto i tuoi genitori? Ci siamo frequentati per un pò ma è la prima volta che li conosco"

Mi poggiai contro il muro "Li tengo lontani dalla mia vita sentimentale, nella maggior parte dei casi. Non hanno bisogno di sapere di tutti i miei fidanzati"

"Non me li hai mai nemmeno menzionati" continuò lui.

"No, è vero" non ne valeva la pena di parlare di qualcuno dei miei ragazzi ai miei genitori. Nessuno di loro era stato così importante per me.

"Sei uno stronzo" rispose lui.

"Ne sono consapevole"

"Volevi che tutti i tuoi ex lo pensassero." Disse lui "Sfortunatamente per entrambi so che il modo in cui ti comporti con i tuoi ex non è come sei davvero. Hai davvero un cuore"

"Sfortunatamente"

"Tutto questo è così commovente" disse Scott.

"Pensi sia stato intelligente lasciare che Neo andasse da solo da Toby?" mi chiese Bennett.

"No, senza dubbio non è stata una mossa intelligente." Risposi "Sono sicuro che in questo momento sta incasinando tutto"

"Sicuramente," Affermò Donnie con un sospiro "dannato idiota"

Chiusi gli occhi e sospirai. Qualsiasi cosa sarebbe successa, oramai non si poteva fare nulla a riguardo.
 

***Neo's POV***

Suonai il campanello ed aspettai, non avendo completamente idea di cosa dire o fare. La porta si aprì e il signor Reed mi lanciò un'occhiata confusa.

"Neo Bartosz" affermò lui.

"Sì ehi, sono io. Zuccav---uh, volevo dire, suo figlio è a casa?" Fin qui tutto bene. Continua così Neo. Cosa sarebbe potuto andare storto?

"Tobias è nella sua stanza" rispose il signor Reed.

"Devo parlargli." Affermai "È importante"

Il signor Reed si mise di lato per consentirmi di farmi entrare "La sua camera è al piano di sopra, l'ultima porta a destra"

"D'accordo, grazie"

"Neo, si tratta...si tratta del motivo per cui in questi giorni è turbato? Non vuole dire nè a me nè a sua madre cosa c'è che non va." Disse lui con una forte espressione di preoccupazione in viso "È così triste, non so come aiutarlo"

"Questo è il motivo per cui sono qui." Beh, o lo avrei aiutato o avrei completamente rovinato tutto. Il 50% di probabilità era abbastanza buono, giusto?

"Vai" rispose lui, e notai la piccola speranza che gli si accese negli occhi.

Corsi su per le scale e lungo il corridoio, diretto verso la camera di Toby. Cercai di aprire la porte ma era chiusa, rovinando così il mio tentativo di fare un'entrata da diva. Al contrario, dovetti bussare.

Toby aprì la porta e mi osservò sorpreso. Lo spinsi dentro la sua stanza e chiusi la porta.

"Dio, almeno mettiti una maglietta addosso. Non posso parlare con te quando sono distratto dai tuoi addominali." Dissi "E spegni la deprimente Manchester Orchestra"

Toby afferrò una maglietta da sopra il letto e la indossò, spegnendo poi la musica. Si mise faccia a faccia con me, composto. Ma potevo vedere quanto fosse stato triste in quei giorni.

"Perchè sei qui?" chiese.

"Per parlarti. Sono stanco della depressione tua e di quella di Alexander"

Toby distolse lo sguardo "Ha cercato di usarmi"

"Quella è stata colpa mia." Risposi "Sono stato io a dirgli di risolvere i suoi problemi"

"Mi ha baciato e ha desiderato fossi tu al mio posto." Disse lui amaramente "Ma penso che stia commettendo un grosso errore a stare con te. Credo che abbia bisogno di restare single"

"Lo penso anch'io. Ma il ragazzo è un totale disastro già di suo"

"Ha Scott e Bennett," rispose lui. Allontanò lo sguardo da me e sospirò "E me. Non importa cosa accade o cosa mi faccia, continuerò a fare tutto quello che posso per badare a lui"

"Allora datti una calmata. Siamo a casa sua adesso. Smettila di fare la puttanella innamorata con il cuore spezzato e vieni a trovarlo"

"Ti piace atteggiarti da tipo tosto, ma cosa ne sai? Si è innamorato di due dei ragazzi che lo hanno distrutto come nessuno nella sua vita" rispose con tono freddo.

"E tu ti stai solo atteggiando da stronzo perchè ti ha colto di sorpresa." Risposi "Jake mi ha detto che lo odi perchè il tuo migliore amico era omofobo"

Toby mi sorprese ridendo "Per uno che voleva uscire con me, devo ammettere che mi odia davvero. Immagino che abbia ragione. Ma almeno io riconosco quali sono le cose che mi hanno sconvolto"

"Io ho problemi con mammina e papino," risposi "e con la rabbia. E mi piace mordere. Ma ho riavuto indietro il mio migliore amico e con Alexander va tutto di nuovo bene. Quindi, in definitiva, qui sono io quello che se la sta cavando meglio"

"Cosa vuoi da me?" Chiese "Vuoi che esca con Alexander? Che lo lasci in pace? Non capisco"

"Voglio solo che ritorni ad essergli amico. Smettila con la stronzata della tensione sessuale e del cuore spezzato"

"Non è così facile"

"Vieni a casa sua con me. Voi due avete bisogno di risolvere la questione. Dio, è irritante da vedere"

Lui incrociò le braccia al petto "D'accordo, come vuoi. Andrò a casa sua"

"Sei aggressivo quando sei depresso" affermai.

"Non starò nei paraggi di Alexander." Rispose "Odio comportarmi così. Diamoci una mossa"

Lasciammo la sua stanza, l'intera faccenda era sorprendentemente andata molto meglio di quello che mi aspettavo. Scendemmo le scale e i suoi genitori alzarono lo sguardo su di noi ansiosamente.

"Sto andando a casa di Alexander" affermò lui con un allegro sorriso.

"Bene. Ottimo!" Esclamò la signora Reed con evidente sollievo in viso "Ti senti meglio?"

"Molto meglio" rispose lui, con il sorriso ancora presente.

"Inviami un messaggio se fai tardi, okay ragazzino?" disse suo padre, allungando la mano e scompigliandogli i capelli.

"Lo farò, papà!"

Mi guidò fuori di casa, il suo sorriso immediatamente svanì. Entrò nel lato del passeggero e alzai un pò il volume della musica, in modo che non ci fosse del silenzio imbarazzante tra noi.

"Una nascita e una morte nello stesso giorno e tesoro, appaio soltanto per poter sparire" la mia musica riempì il silenzio tra noi.

Toby allungò la mano e abbassò il volume "Perchè lo stai facendo? Non dovresti essere felice che io e Alexander siamo in questa situazione?"

"No, perchè lo fa stare male. E, che tu ci creda o no, a me importa di lui"

"Ed io che pensavo che era Scott quello a dimostrare affetto in uno strano modo" rispose lui, rialzando il volume.

Dopo un paio di minuti entrai nel vialetto di Alexander. Toby uscì dalla macchina senza alcuna esitazione, sorprendendomi.

"Wow, quando si dice andare alla carica"

"Mi piace risolvere le cose il prima possibile." Disse "Jake ti ha detto che ho perso il mio migliore amico. Sono sicuro che non ti ha detto che ci sono voluti meno di cinque minuti e che non ho provato a fermarlo quando se n'è andato via da me"

Con quello, entrò a casa di Alexander. Dovevo ammetterlo, il ragazzo a volte poteva essere un tipo tosto.

Lo seguì. Ci dirigemmo dentro la stanza di Alexander.

Quest'ultimo sembrò sorpreso di vederlo "Toby," disse "Neo non ha incasinato tutto. O morso"

"Ciao Alex," Rispose lui con un sorriso "mi dispiace per tutto"

"No, dispiace a me. Non avrei dovuto fare quello che ho fatto." Alexander sospirò, si fece avanti e diede un leggero pugno al suo braccio "Sei Tobias Reed. Lo so. Non voglio che tu sia qualcun'altro"

"Commovente" commentai.

"E imbarazzante" continuò Donnie.

"Quindi, qualcuno sta uscendo con qualcuno?" Disse Scott "Perchè c'è imbarazzo e tensione sessuale dappertutto"

"Nessuno sta frequentando nessuno," parlò Alexander "Neo, vieni qui. Devo parlarti"

Mi guidò fuori dalla sua camera e nella stanza accanto, chiudendo la porta. Sospirò e fece correre una mano tra i capelli.

"Grazie" disse.

"Ero solo stanco di tutta quella rabbia"

Lui mi abbracciò, sorprendendomi così tanto che gli morsi la spalla. Poi però lo rilasciai e ricambiai l'abbraccio.

"Non mi pento di essermi innamorato di te" affermò prima di lasciare la stanza.

"Dannato fuckboy" grugnì.

Okay, quindi nessuno si stava frequentando. Ma di certo non significava che nessuno voleva frequentarsi.




 

_________________

Neo sta prendendo un sacco di punti, che dite? Per me ha scontato la sua pena al 200%

Adesso, un piccolo commento che non c'entra nulla, a quanti voi è iniziata la scuola? A me inizia dopo domani e sono in bilico tra il 'vaffanculo parto e non ritorno più' e 'siamo ancora a giugno, lasciatemi nella mia ignoranza'.

Mannaggia.

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Capitolo 18
*** Curtain Call (18) ***


***Alexander's POV***

"Perciò...non sei imbarazzato?" chiese Donnie.

"Sono così esausto per la tensione che sarei sorpreso se dovessi mai ritrovarmi a disagio" risposi.

"Beh, hai scopato tre persone in questa stanza." Mi ricordò Neo "Anche se ne hai frequentato ufficialmente solo due"

"Neo" dissi con tono di avvertimento. Perchè cercava sempre di infastidire Toby?

"Giusto, scusa, non fare incazzare la zucca vuota"

"Non sono una zucca vuota!" esclamò Toby.

"Ragazzi! A cena!" gridò mia mamma dal piano di sotto.

"Per l'amore di Dio, comportati bene davanti ai miei genitori" grugnì.

"Forse dirò loro che il figlio è un coglione dipendente dal sesso" esclamò Donnie uscendo dalla camera con Neo a seguito.

"Non lo farà. Odierebbe che il segreto di papino uscisse allo scoperto" rispose Bennett.

"Lascia perdere, Bennett. Non mi importa più." Sospirai "Se i miei genitori venissero a scoprire quanto possa essere stronzo allora sarebbe solo colpa mia"

"Non verranno a sapere delle tue relazioni" rispose Bennett, lasciando anche lui la stanza.

Toby e Scott mi seguirono fuori da camera mia. Scendemmo tutti nella sala da pranzo, dove i miei genitori avevano preparato la tavola e l'avevano riempita di cibo delizioso. Ci sedemmo e i miei sorrisero.

"Ciao Toby!" esclamò mia madre.

"Buonasera signora Sullivan" rispose lui allegro.

Vesper saltò sul tavolo e mi si avvicinò, miagolando rumorosamente. Strofinò il corpo contro il mio petto, facendomi le fusa.

"Alexander! Fai scendere il gatto dal tavolo!" disse mamma.

"Probabilmente è affamato." Risposi, accarezzandolo "A volte Link mangia anche il suo cibo"

"Ecco quanto: il cane deve andarsene" affermò Neo.

Scott prese tra le mani il coltello "Che cosa hai detto?"

"Ho detto che questo cane è meraviglioso e resterà per sempre in questa casa" si corresse.

"Ben detto" ripose il coltello sul tavolo.

"Affamato o no i gatti non dovrebbero stare sopra il tavolo" disse mamma severamente.

"Non conosci alcune famiglie Russe che lasciano il gatto del figlio sul tavolo" poggiai Vesper sopra le gambe.

"Sì, ma quei genitori viziano il figlio e noi stiamo cercando di non viziare te" concluse, prendendo Vesper e trasportandolo con sè nell'altra stanza.

"Farà del male al tuo gatto? È meglio che non lo faccia" affermò Neo.

"No, non ha intenzione di far del male a Vesper" risposi.

"Tua mamma ha appena detto che non loro non ti viziano?" chiese Donnie "No perchè sei il ragazzino più viziato che abbia mai conosciuto"

"Chiaramente non hai conosciuto Toby" rispose Neo.

"È meglio per te che non ti comporti da viziato" disse suo padre, e tutti sobbalzammo. Apparentemente ci eravamo dimenticati perfino della sua presenza nella stanza.

"Sono solo sicuro di me"

"Eccome se è vero," borbottò Neo "dannato moccioso"

Mia madre entrò nuovamente nella sala e sia lei che mio padre si sedettero al tavolo. Ci passammo tra di noi il cibo, riempiendo così i nostri piatti.

Non potei fare a meno di guardare Neo e Donnie mentre litigavano per una ciotola di pasta. Il modo in cui cercavano di strapparsela l'uno dalle mani dell'altro rendeva evidente che avevano avuto quei litigi in precedenza, come se ognuno di loro sapesse la mossa dell'altro ancora prima di vederla. A volte dimenticavo quanto fossero amici quei due.

Ed io l'avevo quasi distrutta.

Lanciai poi un'occhiata a Scott, sentendomi in colpa per avergli urlato contro in quel modo. Non volevo perdere lui o Bennett. Non volevo perdere Toby o Neo. Non volevo perdere nessuno. Ero stanco di perdere persone, ero stanco di rovinare relazioni.

Mi alzai "Arrivo subito. Vado a dar da mangiare a Vesper" uscì dalla sala da pranzo. Entrai in cucina e vidi Vesper aggirarsi intorno alla ciotola vuota.

"Andiamo" dissi, raccogliendolo dal pavimento.

"Alexander"

Alzai lo sguardo e "Sì papà?" 

"Stai bene? Sembravi agitato là fuori. Quasi come se avessi qualcosa per la testa" disse, facendosi avanti dentro la stanza.

Sospirai e poggiai giù Vesper, afferrando il suo cibo "Ho frequentato Donnie. Non ve l'ho mai detto perchè sono un coglione. Ho ferito Donnie. L'ho ferito. È questo il motivo per cui Neo ha ferito me, come vendetta per quello che avevo fatto al suo migliore amico, ma ho ricevuto così tanta solidarietà da parte tua e dalla mamma per quello. Stavo solo avendo un assaggio della mia stessa medicina. Mi sono meritato quello che Neo mi ha fatto, sono una persona di merda"

Non ero certo di quante altre strazianti verità avrei potuto addossare a mio padre prima che avesse un collasso. Mi guardava, devastato e combattuto.

"Non sei una persona cattiva, conosco mio figlio. Ti conosco, Alexander. Non sei cattivo" era sicuro di sè mentre lo diceva, a dispetto del suo sguardo negli occhi. Era così determinato da crederci. Era una cosa triste da vedere.

"Lo sono, papà." Continuai, versando il cibo dentro la ciotola del gatto "Sono uno schifoso ragazzino viziato che ottiene sempre quello che vuole e se ne frega di chi ferisce"

"Non è vero"

Alzai lo sguardo a Donnie sullo stipite della porta. Il ragazzo sospirò e scosse la testa.

"Non riesco a crederci che sto per difenderti," iniziò "ma non sei così freddo come dici di essere. O freddo come vorresti che fossi. Hai fatto alcune stronzate Alexander, ma ho visto il modo in cui ti prendi di cura delle persone. Le uniche persone che tratti male sono quelle che non significano niente per te. Ragazzi come me. Ma prima che uscissimo insieme ti sei assicurato che fossi certo in cosa mi stessi cacciando. Mi hai avvertito di come sarebbe potuto finire. Diavolo, mi hai avvertito. Io però non ho ascoltato e mi sono arrabbiato quando le cose sono finite come tu avevi detto"

"Combino ancora guai" affermai.

"Vero, ma sei cambiato. Sei cambiato molto da quando hai conosciuto Neo. Hai sempre saputo che quello che stavi facendo non era giusto, ma adesso stai cercando di sistemare tutto. Una persona cattiva non lo avrebbe fatto." Donnie mi fissò "Ma non pensare che mi piaci. Penso ancora tu sia uno stronzo"

"Mi sembra giusto"

Mio padre mi si avvicinò, sembrando orribilmente dispiaciuto "Questa è...è colpa mia, Alexander. Tua madre ed io...non siamo presenti tanto quanto dovremmo..."

"Papà, smettila. Ogni volta che ti voglio a casa, tu vieni. Non sono uno di quei ragazzini trascurati che sfoga i suoi sentimenti in modi sbagliati." Risposi "Tu e mamma siete restati a casa con me fino a quando avevo quindici anni. E già a quell'età mi stava bene essere lasciato a casa da solo"

Donnie mi rivolse uno sguardo affilato prima di lasciare la stanza. Papà fece correre una mano tra i capelli.

"Mi dispiace. Giuro di aver fatto del mio meglio. L'ho sempre fatto" sussurrò.

"Sei un buon papà." Lo rassicurai. Gli rivolsi un sorriso "Papà, onestamente, non sono una brava persona"

"Non è vero!" mi strinse la spalla "Sei una brava persona Alexander. Te lo assicuro"

Il mio sorriso si allargò un pò di più. Non importava cosa avevo fatto di sbagliato o chi avevo perso, potevo sempre contare su mia madre e mio padre.

Poi però mi accigliai leggermente. Neo non aveva tutto quello. Neo era rimasto davvero solo, dopo aver perso i suoi amici. I suoi genitori non lo supportavano così come facevano i miei.

"Andiamo" disse mio padre, guidandomi nella sala da pranzo.

Mi sedetti nuovamente al mio posto, lanciando uno sguardo a Neo. Donnie era ancora via, quindi supposi che fosse andato in bagno.

"Hai mai tenuto in braccio un koala?" stava dicendo Neo.

"Che senso ha avere dei genitori ricchi se non usi i loro soldi per tenere in braccio i koala?" rispose lui "Certo che l'ho fatto"

"La prima volta che l'ha tenuto in braccio si è messo a piangere" esclamò Bennett.

"Ed io che pensavo fossi immune dai tuoi ricatti" rispose Scott.

"Hai pianto?" chiese Neo alzando un sopracciglio.

"Era un koala. Tra le mie braccia. Che mi faceva le coccole." Spiegò lui "Ero sopraffatto dalla gioia"

Toby rise "Mi ricordo che per un anno hai portato un peluche di koala per dormire a casa di Alexander. Alex poi l'ha preso e tu lo hai colpito con un cuscino fino a quando te l'ha ridato" 

"Piccolo Scott violento" affermai.

"Non scherzare con i miei koala"

"E quella volta in cui hai gettato il cellulare fuori dalla finestra perchè Alexander ti ha messo come sfondo delle galline arrabbiate" esclamò Bennett.

"Volevo gettare Alexander fuori dalla finestra ma mi sono accontentato del cellulare"

"E poi dite che sono io il pazzo" disse Neo, scuotendo la testa.

Mi alzai nuovamente, picchiettando con un dito la spalla di Toby e facendogli segno di seguirmi. Dovevo parlargli adesso che tutti erano impegnati.

Toby mi seguì fuori dalla sala da pranzo e su per le scale fino alla mia camera. Mi rivolse un debole sorriso.

"Tra noi è tutto okay?" chiese, allungando la mano nella mia direzione.

Guardai la sua mano "Come puoi ancora essere buono con me?"

"Perchè ti amo," rispose, sorprendendomi. Fece spallucce, senza pentirsi di quello che aveva detto "Cosa? È vero. Mi sono innamorato di te. Ma hai una maledizione, Alex. Ti innamori solo di chi ti fa del male"

"Toby..." cercai le parole giuste da dire.

Lui scosse la testa "No, non preoccuparti. Non mi aspettavo che ti inginocchiassi e mi facessi una dichiarazione d'amore. So che non ricambi i miei sentimenti. Va bene. Amore o no, rimani sempre uno dei miei amici più stretti. Sono solo felice di averti ancora nella mia vita. Solo...non voglio più vederti farti del male"

"Sono stanco di ferire tutti. Tu, Neo, e adesso ho calpestato anche i sentimenti di Scott." Feci correre una mano tra i capelli "Non era mai successo prima d'ora, non avevo mai ferito i suoi sentimenti"

"Eppure siamo ancora qui con te. So che non ne avevi intenzione, Alexander. Questa è la differenza tra quello che hai fatto a noi e quello che Neo ha fatto a te. Lui voleva ferirti. Quello era il suo obiettivo per tutto il tempo. Tu invece non volevi far del male a nessuno di noi"

Feci un passo in avanti, esitando prima di abbracciarlo. Lui ricambiò l'abbraccio, sollevandomi il mento e baciandomi delicatamente.

"Ecco, questo è tutto." Mormorò contro le mie labbra "Non ti bacerò più a meno che tu non lo voglia"

Pensai alle mie precedenti relazioni. Erano state affrettate, passionali e senza emozioni. Ma con Neo e Toby non era stato così.

"Mi dispiace non poterti amare" dissi infine, indietreggiando.

Sorrise e fece spallucce "Sapevo a cosa andavo incontro"

Aprì la porta della mia camera "Noi...Toby, voglio che restiamo solo amici"

"Allora saremo solo amici." Affermò lui allegramente "Mi va bene. Andiamo a mangiare, quel cibo era delizioso"

Mi voltai per andarmene e quasi mi schiantai contro Neo. Lui poggiò le mani sul mio petto prima che gli potessi venire addosso.

"Vacci piano, assassino." Disse lui "Tua madre mi ha chiesto di venire a dare un'occhiata a voi due"

"Scendiamo di sotto"

"Zucca vuota può scendere di sotto"

Toby mise il broncio "Ancora molto aggressivo"

"Beh, di certo non ho intenzione di essere carino con te, ti odio" gli ricordo lui.

"Neo," scossi la testa nella sua direzione "Toby, scendi di sotto. Arrivo tra un minuto"

Toby annuì e scese le scale. Incrociai le braccia al petto, facendo cenno a Neo di parlare.

Lui sospirò "Ho sentito cosa hai detto alla zucca vuota. Sul volergli solo essere amico"

"Sono sicuro che ne sei molto contento"

"Possiamo solo capire cosa diavolo siamo noi due?" Chiese lui "Questo non sapere mi sta facendo uscire pazzo"

"Resta, stanotte. Ho bisogno di parlarti senza nessuno che ci interrompa"

"Okay, okay. Dio, spero che Donnie non mi strangoli" concluse prima di andarsene via.

Lo seguì e insieme scendemmo giù per le scale, sedendoci con gli altri. Potevo avvertire gli occhi dei miei genitori su di me ma li ignorai. Stavo bene. Le cose incominciavano leggermente a migliorare, ad essere più chiare.

Sentì il rumore di una vibrazione e mi guardai intorno. Vidi Donnie tirare fuori il cellulare e controllare il mittente prima di rispondere.

"Pronto?" Disse "Oh, sì, ciao mamma. Sto bene. Dopo il film siamo andati a casa di Alexander. Cosa? Alexander. Alexander Sullivan." Sospirò e mi lanciò un'occhiata "Okay, d'accordo, mi dispiace. Sarò a casa tra un paio di minuti. Scusa! Mi ero dimenticato che dovevamo andare dai nonni! Sto venendo!" riattaccò e si alzò dalla sedia "Devo andare. Devo andare a far visita ai miei nonni. Mia mamma vuole che ritorni a casa"

"Ti accompagno fuori" dissi, alzandomi.

"Per favore, no"

Lo ignorai e insieme uscimmo dalla sala da pranzo. Arrivammo alla porta e lo guardai rimettersi le scarpe.

"Il nostro rapporto di certo è migliore di quello di prima" iniziò lui.

"Tua madre mi odia, uh?"

"Ovviamente. Hai spezzato il cuore del figlio." Rispose "Ed è per questo motivo che non può scoprire di mio padre. Il tuo avermi ferito l'ha fatta piangere. Immagina se venisse a sapere di suo marito...Beh, è molto vulnerabile quando si tratta delle persone che ama" fece spallucce.

"Mi assicurerò che Bennett non dica nulla. Diavolo, lui non perderebbe tempo con quello. Senza offesa, ma per lui non significhi nulla. Sarebbe uno spreco di energia"

"Che confortante. Non mettere nei casini Neo." Fece una pausa "Anzi, non scopartelo proprio"

"Ciao, Donnie" risposi solo, lasciando aperta la porta per lui.

Fece di nuovo spallucce prima di andarsene definitivamente. Chiusi la porta e ritornai nella sala da pranzo, sedendomi e mangiando il resto del mio cibo.

Quando tutti finimmo, salimmo nuovamente in camera mia, sedendoci. Link saltò sulle gambe di Scott.

"Le tue gambe si sono per caso rotte?" chiesi.

"Sì, ma me le ha rotte con amore" rispose lui, abbracciando il cane.

"Scott, un golden retriever adulto ti è appena saltato addosso" continuai.

"Lo so. Oggi è un buon giorno" Link ansimò felice quando Scott iniziò ad accarezzarlo.

"Gattino?" chiese Neo, fissandomi con curiosità.

"Il gattino probabilmente starà dormendo da qualche parte al piano di sopra"

"Dannazione" disse lui mettendo il broncio.

Toby si sedette accanto a Scott, prendendo anche lui ad accarezzare Link. Io e Bennett ci sedemmo l'uno accanto all'altro. Mi guardai intorno, alla ricerca di qualcosa da fare.

"Carte contro l'Umanità*?" proposi.

"Sì, dai" rispose Toby. Gli altri annuirono.

Ci sedemmo così in cerchio ed io distribuì le carte. Ridemmo mentre giocavamo, e non fui nemmeno sorpreso quando Scott vinse la maggior parte della partite.

"Per non avere nessuna personalità il tuo senso dell'umorismo è stupefacente." Affermò Neo "Dovremmo chiamarti Mary Winchester perchè sei tutto un fuoco"

Scott si indicò "Troppo presto per quello"

"Sono passati 723 anni" si lamentò Neo.

"Troppo. Presto" Scott lanciò nel frattempo una carta.

Neo raccolse le nostre carte bianche "Okay, okay, wow, sì, no, perchè diavolo Mosè fa dei gargarismi alle palle di Gesù? Oh Dio, non penetrate i buchi divini nelle sue mani. Non è molto igienico." Neo lanciò addosso la carta nera a Scott "Non ho nemmeno bisogno di chiedertelo per sapere che l'hai giocata tu"

"Ci rinuncio. Scott vince sempre a questo gioco" affermò Bennett, gettando giù le sue carte.

"Anch'io mi arrendo" dissi.

"Siete tutti dei rinunciatari e mi vergogno di voi," disse lui "E ho anche intenzione di andarmene perchè si sta facendo tardi e avevo promesso a Isaac di lasciarlo andare a fare una passeggiata"

"È un tritone, Scotty" gli ricordò Bennett.

"Gli piace esplorare la vasca da bagno. Con il tubo di scarico chiuso, ovviamente"

"Andiamo, ti riaccompagno a casa. Odierei vederti nei guai con il tuo tritone" disse Bennett alzandosi.

Anche Scott si alzò, accarezzando Link "Addio, mio cane. Addio Alexander. Addio Toby"

"Oh, ho capito come stanno le cose, Steve" affermò Neo.

Lui pigramente gli lanciò un'occhiata "Addio, Neoclassicismo"

Neo gli mostrò i denti "Sta attento, Steve"

"Ehi Bennett, potresti riaccompagnare a casa anche me? Non ho guidato fin qui" disse Toby.

"Sì, certo, ho sempre desiderato fare il tassista"

"Non lasciare che i tuoi sogni rimangano tali. Ieri hai detto domani" affermò Scott.

"Qualcuno lo fermi" grugnì.

"Andiamo" intervenne Bennett, trascinandolo fuori dalla stanza.

Toby rise "Ciao Alexander. Ciao Neo"

"Ciao Toby" lo salutai con un mezzo sorriso. Mi sentivo ancora male per oggi.

Ma il sorriso che lui mi rivolse era uno sincero. Mi salutò con la mano prima di uscire dalla stanza, correndo per raggiungere Bennett e Scott con Link a seguito.

"E così ne rimangono due" affermò Neo, poggiandosi contro il muro.

Presi il gioco da tavolo e lo feci scivolare sotto il letto. Mi alzai e chiusi la porta della mia camera a chiave. Non volevo che i miei genitori ci interrompessero. Dovevamo ancora capire cosa stava succedendo tra noi due.

Si sedette sul letto, alzando un sopracciglio "Cosa vuoi che siamo?"

"Lo sai" risposi.

"Non credo che uscire insieme sia una buona idea," disse, abbassando lo sguardo "frequenti sempre persone che non sono un bene per te. Ed io ti ho ferito, davvero molto"

"Ma te ne sei pentito. Questa è la grande differenza tra te e Jake. Lui non ha mai avuto dei sensi di colpa per quello che ha fatto" mi sedetti accanto a lui.

"Continuo a chiedermi che non me ne sono pentito ma....so che è così. Ho odiato vedere ciò che ti avevo fatto passare. Pensavo te lo meritassi. Forse un pò era così, ma è stata lo stesso una cazzata"

"Vorrei poter dire di aver imparato la lezione"

"Penso che l'hai fatto, almeno un pò. Hai smesso di frequentare i ragazzi. hai scelto di avere rapporti di una sola notte fino a quando Toby ha usato il suo corpo per mettere una fine a quello." Rispose lui facendo una smorfia "Siete entrambi dei fuckboys"

"Ti amo ancora. Ho cercato di dimenticarti ma non ci riesco"

"Sì. Anch'io" rispose lui, romantico come sempre.

"Neo..." sospirai e mi chinai su di lui, baciandolo con un'incontenibile bisogno. Avevo sentito la sua mancanza. Avevo sentito la mancanza di noi.

Lui ricambiò il bacio, le sue labbra screpolate, il suo bacio inesperto, tutto in lui era familiare e mi riempì di calore e affetto. Lo spinsi più vicino a me.

Forse era più facile lasciarsi andare alla parte fisica del rapporto, ma la parte sentimentale sarebbe servita per ricostruire lentamente il nostro rapporto.

Cademmo entrambi sul letto. Mentre ci baciavamo il corpo di Neo era pressato contro il mio, le mani che iniziavano a vagare dappertutto. Mentre lui mi tirava sù la maglietta, allontanai via dalla mia mente pensieri sul nostro stato emotivo. Domani avrei potuto chiedergli di uscire ufficialmente insieme. Domani avremmo potuto parlare e ritornare lentamente a quello che eravamo stati. Ma stasera non era domani, perciò lasciai che le mie mani scivolassero lungo la sua schiena e che lui mi si stringesse ancora più vicino.






____________________

*Carte contro l'Umanità, per chi non lo conoscesse, è un gioco da tavolo americano a mio parere molto carino. In pratica ad ogni giocatore vengono distribuite dieci carte, il master, ovvero colui che leggerà la domanda per primo, sceglierà una carta Domanda. Successivamente i giocatori dovranno scegliere la risposta più divertente tra le carte a loro disposizione. Alla fine il master proclamerà il vincitore, e quest'ultimo vincerà un punto vittoria, diventando anche master per la partita successiva. Vincerà infine il giocatore con più punti.



Scusate il ritardo, spero che il capitolo si faccia perdonare per me lol

ORA, RITORNANDO ALLE COSE SERIE.

Quanti a sclerare e ballare con me la conga? FINALMENTE. DIO.

Felici di come si sono evolute le cose? Ho letto anche alcuni commenti-- ne approfitto per ringraziare di cuore per l'amore che mostrate nella storia-- in cui c'erano delle Toby's girl (per così dire lol), fatevi sentire ragazze, cosa ne pensate?

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Capitolo 19
*** Curtain Call (19) ***


Sì, SONO ANCORA VIVA.

Mi scuso immensamente, purtroppo sono stata molto occupata e non ho potuto accendere il computer per pubblicare il capitolo qui su EFP. Per farmi perdonare non pubblicherò un capitolo, bensì DUE.

E tutto questo tipo subito.

Ci vediamo in fondo ;)

_____________________



Aprì gli occhi e abbassai lo sguardo. Neo era rannicchiato contro di me ma i suoi occhi erano aperti.

"Buongiorno" dissi.

Lui rotolò dal suo lato di letto e si tirò le coperte fino alla testa e "No" affermò.

Sospirai "Donnie mi aveva detto di non andare a letto con te"

"Oh per favore, tu sei una puttanella" mi schernì lui con il viso che spuntava da sotto le coperte.

"Non mi sembra che ti importi molto"

Lui arrossì profondamente "Mi sto andando a fare una doccia"

"Vuoi che mi unisca a te?" ghignai.

"No. Quando dico 'doccia', intendo realmente doccia. Tu puoi restare qui e...fare qualsiasi cosa solitamente fai quando il ragazzo da una notte e via si sta facendo la doccia" rispose lui, alzandosi e mettendosi in fretta i pantaloni.

Chiusi gli occhi "Non dimenticarti di chiudere la porta quando te ne vai"

Lasciò la stanza e, come gli avevo chiesto, chiuse la porta. Tirai le coperte fino alle spalle, mettendomi su un fianco. Il mio corpo era un pò dolorante ma non ci feci molto caso. Ne era valsa la pena stare nuovamente così vicino a Neo.

Potevo solo immaginare il casino che Bennett avrebbe creato quando avrebbe scoperto che avevo fatto di nuovo sesso con Neo. Ma non riuscì proprio ad importarmene. Le cose finalmente stavano andando bene.

La porta si aprì un paio di minuti dopo e alzai lo sguardo su Neo. Chiuse la porta e mi si avvicinò, sedendosi sul bordo del letto.

"Dovresti andare a farti la doccia"

Allungai la mano, lo afferrai e lo portai vicino a me "Tra un minuto" mormorai, baciandogli il collo.

Neo grugnì "Amico, non indossi nemmeno dei vestiti!"

"Quindi? Mi hai già visto nudo." Gli circondai il corpo con le braccia, chiudendo poi gli occhi "Perchè non usciamo, oggi? Possiamo fare tutto quello che vuoi"

"Solo se ti fai la doccia"

Il suo telefono vibrò e notai che si trovava accanto a me. Lo presi e lessi il messaggio, dato che sembrava che a lui non interessasse.

"Beh?" chiese.

"È tua mamma. Vuole sapere dove sei" risposi, porgendogli il telefono.

Roteò gli occhi "Ah-ah, molto divertente. Chi era?"

"Tua mamma," dissi pazientemente "Vuole sapere dove sei"

Aggrottò le sopracciglia "Cosa? Perchè?"

"Perchè non sei ritornato a casa?" chiesi retorico facendo spallucce.

"Non mi invia mai messaggi. I miei non vogliono mai sapere dove sono." Prese il telefono dalle mie mani e controllò il messaggio "Wow, dannazione, quanto è appiccicosa" lanciò il telefono sul mio petto e chiuse gli occhi.

Lo afferrai "Le sto dicendo che sei a casa mia"

"Perchè?" chiese.

"Perchè è tua mamma e non sa dove sei." Risposi, messaggiando a sua madre e riponendo il telefono "Forse ci sta finalmente provando, Neo"

"È un pò tardi per quello"

"I genitori non sono perfetti. Così come non lo sono i loro figli." Risposi "Se ci sta provando, credo che almeno dovresti tenerlo in considerazione"

"Annotato. Adesso per favore vai a farti la doccia"

Chiusi gli occhi, ghignando "No, penso che mi farò un bel pisolino"

Gemetti quando mi morse la spalla e aprì gli occhi per lanciargli un'occhiataccia. Neo mi lasciò andare, ricambiano l'occhiataccia.

"Doccia" ringhiò.

Mi alzai dal letto, Neo arrossì e in fretta distolse lo sguardo. Risi leggermente, mettendomi addosso le mutande. Era perfettamente a suo agio a fare sesso con me ma non a vedermi in piedi nudo nella mia stanza?

Lasciai la stanza ed entrai in bagno, facendomi una doccia veloce. Avvolsi un asciugamano intorno ai fianchi e ritornai in camera, lasciando cadere quest'ultimo sul pavimento e cercando poi dei vestiti da indossare.

"Non hai dignità" affermò Neo, evitando ancora di guardarmi.

"Neo, ieri sera abbiamo fatto sesso." Gli ricordai "Non dovresti essere così in imbarazzo a vedermi nudo. Oltretutto, è solo il mio corpo"

Mi vestì e mi ci avvicinai, tendendogli la mano nella sua direzione. Lui la prese e finimmo insieme di prepararci prima di scendere giù dalle scale.

C'era un bigliettino sul tavolo. Lo presi ed attentamente esaminai le parole scritte su di esso.

Alexander,

oggi abbiamo degli impegni. Se hai bisogno di noi per favore non esitare a chiamare. Ti vogliamo bene

-Mamma e papà

Poggiai giù il biglietto e mi inginocchiai ad accarezzare Link. Lui abbaiò felice e mi leccò il viso.

"È triste sapere che mi mordi più del mio cane" dissi, lanciando un'occhiata a Neo.

"E ti lecco anche più del tuo cane," rispose "Dov'è gattino?"

Mi guardai intorno e notai Vesper rannicchiato in un angolo. Lo presi tra le mie braccia, ignorando le sue proteste. Lo porsi a Neo, il cui viso immediatamente si illuminò mentre lo teneva stretto a sè.

"Ciao gatto!" esclamò felice.

"Preparo qualcosa da mangiare" dissi, baciandogli la guancia.

"Amo il tuo cibo" si sedette sopra il bancone con Vesper rannicchiato comodamente sulle sue gambe.

Non sapevo come tirare fuori l'argomento 'noi'. Cosa eravamo? Di nuovo fidanzati? O era stato solo la passione di una notte? Immaginavo che Neo non avesse fatto sesso da quando avevamo rotto.

Cucinai per entrambi delle omelette. Andammo al tavolo, ci sedemmo e insieme iniziammo a mangiare.

Sospirai mentalmente. Stavo impazzendo. Dovevo saperlo. Neo era una persona molto diretta, quindi avrei fatto meglio a chiederglielo.

"Neo, cosa siamo noi?" chiesi perciò.

"Mangiatori di colazione"

"Neo," lo guardai "Sono serio. Ci stiamo frequentando o...?"

Lui fece spallucce "Vediamo come andrà oggi, fuckboy"

"Dove vuoi andare?" gli chiesi.

Ci pensò per un momento prima di stringersi nuovamente nelle spalle "Facciamoci una passeggiata sul sentiero. Quello vicino alla riva"

"D'accordo" finì di mangiare e aspettai pazientemente che anche Neo finisse. Misi i piatti sporchi nel lavandino e mi assicurai che i miei animali avessero sia acqua che cibo prima di uscire di casa.

Entrammo in macchina e senza pensarci due volte gli porsi il mio telefono. C'erano delle cose che sarebbero sempre state un'abitudine per noi.

Neo scrollò le varie canzoni prima di sceglierne una. Ripose poi il mio telefono, guardando fuori dal finestrino mentre guidavo.

Avrei voluto allungare il braccio e prendergli la mano ma non volevo finire con un braccio staccato e cercai perciò di resistere alla tentazione.

"Ti sei pentito di ieri notte?" chiesi.

Lui scosse la testa "Come potrei pentirmi di averti reso la mia troietta?"

L'angolo della bocca mi si sollevò in un mezzo sorriso "Sei una spina nel culo"

"Sono sorpreso che riesci ancora a camminare dopo tutto quello che il tuo, di culo, ha subito"

"Troppo pudico per guardarmi nudo dopo aver fatto sesso, eppure per niente pudico quando si tratta di fare questi giochetti." Risposi con un sospiro "Sei sempre così interessante, Neo"

Lui arrossì leggermente "Sta zitto, fuckboy. Non ho paura di morderti e farci uccidere in un'incidente stradale"

"Per quanto suoni divertente, mi piace la mia macchina"

"Oh certo, perchè non te ne puoi permettere una nuova. Sono sorpreso che i tuoi genitori non abbiano delle macchine di riserva per te"

"L'hai sentito ieri notte. Non vogliono viziarmi"

"E guarda come ha funzionato meravigliosamente!" esclamò.

Parcheggiai la macchina e subito scendemmo. Camminai fianco a fianco con Neo mentre entravamo nel sentiero.

Era un sentiero piuttosto nuovo che avvolgeva parte della città e si affacciava su un fiume. Era per la maggior parte coperta da alberi e vi era un'atmosfera molto rilassante. Ero andato lì di notte un paio di volte con Scott, quelle volte in cui ci sentivamo di parlare o semplicemente di stare in compagnia. Scott sapeva che avevo problemi di insonnia, quindi non si lamentava quando lo chiamavo nel cuore della notte per fare qualcosa.

Neo si guardò intorno "Non sono mai stato in questo sentiero. È carino"

"Ci sono stato già un paio di volte. Il fiume è un pò distante, ma è davvero un bel vedere"

Iniziammo a camminare avvolti da un piacevole silenzio. Potevo sentire i suoni dei passi delle persone dietro di noi e così mi voltai.

"È davvero carino" stava dicendo una ragazza alla sua amica, pensando probabilmente che il suo tono di voce fosse basso abbastanza da non poterla sentire. Mi indicò con un cenno del capo, non notando che la stavo osservando. Mi rigirai, cercando di trattenere un ghigno.

"È fottutamente attraente" la sua amica sussurrò di rimando. Avevo rallentato un pò il passo per ascoltarle. Lo avevo sempre trovato divertente quando le ragazze cercavano di provarci con me. Stavo quasi sperando che una di loro avesse abbastanza coraggio da venire a parlarmi.

Sbirciai indietro per vedere quanto fossero vicine le due ragazze. Ghignando leggermente, mi fermai improvvisamente.

Una delle ragazze mi sbattè contro con un piccolo strillo. Barcollai in avanti, cercando di non perdere l'equilibrio per poi voltarmi.

"Mi dispiace" le dissi.

"Non fa nulla," rispose, il suo viso rosso di imbarazzo "Um, scusa per averti sbattuto contro"

"Non dispiacerti, lo ha fatto apposta." Intervenne Neo, lanciandole un'occhiata "Non sei molto brava nel sussurrare. Per favore, non fargli ingrandire l'ego più di quanto non sia"

Adesso stavano entrambe arrossendo violentemente e ghignai. Neo mi lanciò un'occhiataccia, mostrandomi i denti.

"Un fuckboy rimarrà sempre un fuckboy"

"Non ho mai fatto sesso con una ragazza in tutta la mia vita" gli ricordai.

Neo fece ritornare lo sguardo sulle ragazze "È gay ed è infetto con Dio sa cosa perchè è un fuckboy, e se il suo ego accrescerà ancora di più potrà fare concorrenza con quello di Donald Trump"

Concluse afferrandomi la mano e trascinandomi via. Barcollai dietro di lui, scoppiando in una risata.

"Sei un tale stronzo" commentò lui.

"E tu sei geloso" affermai, sorridendo.

Mi lasciò la mano "No, sono infastidito. C'è differenza"

Lo raggiunsi quando accelerò il passo. Lo afferrai per il braccio e lo feci scontrare con il mio corpo.

"Sei sei geloso per delle ragazze quando sai che sono gay, allora mi sento piuttosto sicuro nell'affermare che non mi morderai se faccio questo" premetti le mie labbra contro le sue.

Lui sospirò contro la mia bocca e ricambiò il bacio, agganciando un braccio intorno alla mia vita. Mi sforzai di mantenere il bacio come un semplice sfregamento di labbra.

Mi separai dalla sua bocca e gli baciai la guancia "Neo, credo che entrambi sappiamo che vogliamo ritornare di nuovo a frequentarci"

"Credo anche che entrambi sappiamo che QUELLE RAGAZZE DEVONO SMETTERLA DI SPIARCI" lanciò un'occhiataccia alle due ragazze, che non erano per niente imbarazzate di osservarci con occhi bramosi. Arrossirono e scapparono via.

Costrinsi Neo a guardarmi nuovamente negli occhi "Mi manca poterti chiamare il mio fidanzato" dissi sinceramente.

Lui si mise le mani in tasca, prendendo ad osservarsi i piedi "Allora chiamami il tuo fidanzato"

Mi chinai su di lui e lo baciai di nuovo, con il cuore gonfio di amore. Forse, e dico forse, avrei potuto essere felice per una volta. Forse questa sarebbe stata la volta in cui il ragazzo che amavo non mi spezzasse il cuore.

Sapevo che quello che avevo fatto agli altri ragazzi era sbagliato. Ero stanco di continuare a farlo. Non potevo cambiare il passato, ma almeno avrei potuto cercare di redimermi da esso. Perlomeno adesso ci stavo provando.

Mi meritavo questa felicità? Non ne ero sicuro. Ma era lì, e avevo intenzione di afferrarla ed aggrapparmi ad essa.

Neo si separò da me quando il suo telefono prese a vibrare. Lo tirò fuori e lesse il nuovo messaggio, spalancando leggermente gli occhi.

"È sotto effetto di qualche droga." Affermò "Deve esserlo per forza"

"Cosa?" chiesi.

"Mia madre. Ha detto che vuole che ritorni a casa, e che posso portarti con me." Scosse la testa "Fanculo, non ritornerò a casa"

"Andiamo," lo presi per mano "Neo, ci sta provando"

"Sì, provando a mettermi in imbarazzo." Rispose "Non ti porterò a casa. Ehi ci sei, i miei genitori sono omofobi, ricordi? Mi hanno mandato nella scuola di Gesù per cercare di guarirmi"

"Credo che dovremmo andare"

"Non hai sempre dei piani geniali" commentò lui.

"Ascolta, se tutto va a rotoli potrai incolparmi. Ti lascerò coccolare il mio gatto per tutta la notte"

Esitò per poi grugnire "Ti odio. Vaffanculo per avermi manipolato emotivamente in questo modo. Andiamo"

Ripercorremmo il sentiero dalla parte opposta, nella strada da dove eravamo venuti, entrando poi in macchina. Uscì dal parcheggio e guidai fino a casa di Neo.

"Ignora qualunque cosa dicano" disse lui con un melodrammatico sospiro.

"In precedenza ho avuto a che fare con persone omofobe" risposi, per nulla preoccupato. I miei genitori avevano lavorato sodo per assicurarsi che, crescendo, avessi la sicurezza necessaria per ignorare gli omofobi.

Entrai nel suo vialetto un paio di minuti dopo e insieme uscimmo dalla macchina. Neo mi guidò dentro casa, togliendosi le scarpe dai piedi.

"Ehi, sono casa. Cosa vuoi?" gridò lui con la voce piena di irritazione.

"Sali di sopra!" rispose sua madre.

"È troppo faticoso!"

"Neo!" disse semplicemente lei.

Afferrò la mia mano e riluttante mi guidò su per le scale. Entrammo in soggiorno, dove vi erano i suoi genitori. Lanciarono un'occhiata alle nostre mani intrecciate con uno sguardo che sembrava dire che non ne erano esattamente felici.

"Voi due state...?" il Professore Bartosz fece uno strano gesto con la mano.

"Beh, non abbiamo studiato linguaggio dei segni." Rispose Neo "Sei un fottuto professore di Inglese, usa le parole"

"Uscendo insieme" concluse, sputando fuori le parole.

"Sì, questo idiota viziato è mio. Quanto sono fortunato"

"Non essere maleducato" disse severamente il padre.

"Non mi conosci abbastanza? Maleducato è la mia madrelingua"

"Andate a mangiare" disse la signora Bartosz, sedendosi accanto il marito.

"Grazie per averci cucinato la cena" intervenni, dato che sapevo Neo non lo avrebbe detto. Quest'ultimo roteò gli occhi e mi trascinò in cucina.

"Probabilmente l'hanno avvelenata" disse.

"Nessuna coccola di Vesper per stasera." Affermai "Avevo ragione, comunque"

"Se il mio migliore amico non si chiamasse Donald, ti avrei chiamato sicuramente così." Esclamò "Seriamente Trump, vacci piano con l'ego. In men che non si dica, un tappetino della doccia degli anni Sessanta sarà srotolato sulla tua testa per sicurezza. Parlando di capelli orribili..." quando gli si avvicinò il cane lo spinse via con il piede "Pope, vattene via. Fai un buon odore ma ancora non ti sopporto"

Mi inginocchiai, accarezzando il cane. Lui ansimò contento, leccandomi la mano.

"Credo di star uscendo in realtà con Biancaneve"

"Sono bravo con gli animali." Risposi semplicemente, alzandomi e circondandogli la vita con le braccia "E questo è il motivo per cui riesco a sopportare la tua abitudine di mordere le persone"

Detto ciò, ci sedemmo e mangiammo il cibo che i suoi genitori avevano cucinato per noi. Nessuno di noi morì, quindi supposi che volevano scusarsi per gli anni di pessimi comportamenti genitoriali con una cena non avvelenata per il loro figlio e il suo fidanzato.

Dopo aver finito di mangiare ci ritirammo in camera sua. Ci sdraiammo vicini sul letto, lui con la testa sul mio petto.

Sapevo che i suoi genitori non avrebbero cambiato all'improvviso i loro modi di fare e non avrebbero gridato il loro amore nei confronti del figlio, accettandolo appieno, ma almeno ci stavano provando. Forse non avrebbero avuto molto successo, ma ci stavano mettendo il loro impegno. Per adesso, mi rese felice. Forse un giorno Neo sarebbe andato d'accordo con i suoi genitori.

"Quindi, cosa dirai a Steve e il ricattatore?" chiese lui.

"Dirò loro che stiamo uscendo insieme." Risposi baciandolo "E se ne dovranno fare una ragione. Non che a Scott importerà. A lui non interessa nulla"

"Ad eccezione dei koala e del tuo cane" rispose lui.

"Oh, giusto. E del suo tritone"

"Voi tre avete un'amicizia così strana. Il paranoico, il sognatore senza emozioni, e il fuckboy"

"Sono felice così," gli baciai la guancia "E sono felice con te"

Mi morse la spalla "Non mi piacciono le sdolcinerie. Non farlo"

"Sono Alexander Sullivan, faccio quello che voglio" gli ricordai.

"Mi pentirò di questa relazione, già lo so" disse con un sospiro di chi ha perso le speranze.

Ma mi baciò comunque, portandomi più vicino a sè. Eravamo ancora fragili. Dovevamo ancora abituarci alla parte emotiva della relazione. Dovevamo ancora sopravvivere al dire ai nostri amici che ci eravamo messi insieme. Ma niente di quello importava, in ogni caso. Con le sue labbra sulle mie, potevo dimenticarmi di tutto quello, dimenticarmi di tutta la tensione che c'era stata tra noi per così tanto tempo. Neo era tra le mie braccia, mi stava baciando e mi stava stringendo a sè. Ero felice come mai prima d'ora.






 

______________________

E NO, non è l'ultimo capitolo, anche se può sembrare lol.

Vi rendete conto che è la prima volta che Alexander va a casa di Neo, viene presentato ufficialmente alla sua famiglia come suo fidanzato e incontra i suoi cani? Sono commossa....

E comunque, le due ragazze che fissavano Alexander e Neo sono così me. Lo avrei fatto anch'io se li avessi visti insieme......rido per non piangere

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Capitolo 20
*** Curtain Call (20) ***


Mi voltai, spostando le coperte in una posizione più confortevole. Strizzai gli occhi, tenendoli chiusi e affondando il viso contro il cuscino. Ma non servì a nulla. Dannazione.

Sospirai e mi tolsi di dosso le coperte, alzandomi subito dopo. Spalancai le ante dell'armadio, posto accanto al letto, alla ricerca dei miei sonniferi.

Grugnì quando ricordai che Toby me le aveva tolti. Non ero ancora uscito a comprarmeli.

Seduto sul letto controllai l'orario. Afferrai il telefono e composi il numero ormai troppo familiare.

Squillò due volte prima che una voce mezza addormentata rispondesse "Alexander, voglio ucciderti"

"Vestiti, ti vengo a prendere tra un paio di minuti" dissi, riattaccando.

Mi alzai e indossai dei vestiti puliti. Subito dopo uscì di casa, collegando il telefono alla macchina prima di decollare definitivamente.

Entrai nel vialetto e guardai Scott uscire dal suo porticato. Entrò in macchina, sprofondando contro il sedile.

"Ti comprerò del cibo" dissi, facendo retromarcia e guidando verso la stazione di servizio più vicina.

Lui mi lanciò un'occhiata "Bennett non ne sarà felice"

"Riguardo il comprarti il cibo?" chiesi confuso.

"Riguardo te che ti rimetti con Neo"

Rimasi in silenzio. Scott era molto, molto bravo a leggere le persone. O forse era solo molto bravo a leggere me.

"Mi rende felice," dissi infine "lui mi rende felice"

"Non mi importa chi frequenti" disse, il che era il modo per darmi la sua approvazione.

Parcheggiai alla stazione di benzina e uscimmo dalla macchina. Non c'era nessuno lì. Ordinammo per colazione una pizza, che portammo poi dentro la macchina.

Misi della musica mentre mangiavamo. Lanciai un'occhiata a Scott. Stava osservando fuori dal finestrino con il suo solito viso inespressivo.

"Scotty, pensi che ti sposerai?" chiesi.

Lui scosse la testa "Nah. Non sono interessato. Voglio solo dei cani"

Risi "Non ho mai pensato al matrimonio. Voglio dire, lo so che lo voglio, in futuro"

"Forse sposerai Neo. Mi prenderò io cura di Link per la tua luna di miele"

"Tu e Toby non siete autorizzati ad avvicinarvi al mio cane" risposi severamente.

Scott afferrò un altro pezzo di pizza, poggiandosi comodamente contro il sedile "Non sono mai stato interessato nel uscire con qualcuno, nel matrimonio o nel sesso. Chiamami come vuoi: asessuale, per niente romantico, non mi importa. Quelle cose non sono per me. Ho frequentato qualcuno ed ho fatto sesso solo per vedere se mi sarebbero piaciuti, e perchè era quello che la mia ragazza voleva. Fatto. L'ho superato. Amico, mia nonna mi ha chiesto cosa ci fosse che non andasse in me"

"Niente," risposi "A me piace fare sesso e a te no, e non c'è niente di male in entrambe le cose"

Scott mi lanciò un pigro sorriso "Non porto rancore, James"

Sapevo cosa intendesse. Significava che mi perdonava per tutte le volte che mi ero arrabbiato con lui. Mi perdonava per gli errori che avevo fatto. Mi perdonava per i modi in cui a volte trattavo lui e Bennett. Mi perdonava per averlo trascinato con me mentre cercavo con difficoltà di trovare il modo di rimettermi con Neo.

Mangiammo finchè fummo pieni, posando il resto della pizza nei sedili posteriori. Lasciai la stazione di servizio e mi diressi a scuola, parcheggiando e uscendo dalla macchina per poter salire poi su per la collina, sdraiandoci insieme sull'erba.

"Hai smesso con i sonniferi?" chiese lui.

"Li ha presi Toby. Ne comprerò altri"

Scott allungò la mano, picchiettandomi il polso con le dita "Non lo fare. Ne sei dipendente"

"Ho problemi a dormire"

Scott rimase in silenzio e, mentre era perso tra i suoi pensieri, le sue dita iniziarono a battere continuamente contro il mio polso. Il gesto familiare mi confortò.

Quando tutto intorno a noi iniziò a farsi più luminoso e definito, ci alzammo e ritornammo in auto. Prendemmo gli avanzi della pizza ed entrammo a scuola.

Bennett arrivò un pò più tardi, dopo che il corridoio iniziò a riempirsi di studenti. Alzò un sopracciglio.

"Scott, sei davvero sveglio" esclamò il ragazzo appena arrivato.

"Non posso crederci che ti ci è voluto così tanto tempo per arrivare a scuola. Sei una nonnetta" disse lui in risposta.

Bennett lo fissò per un momento prima di scuotere la testa "A volte mi fai arrabbiare"

"Ti abbiamo portato pizza per colazione," affermò Scott, prendendo la scatola dalle mie mani e passandogliela "Non puoi essere arrabbiato con qualcuno che ti porta la pizza a colazione"

"Giusto" rispose lui, aprendo la scatola e prendendo un morso della pizza.

"E poi, Alexander sta uscendo con Neo." Gli diedi una brusca gomitata e lui grugnì "Cosa? Perchè non dirglielo mentre sta mangiando? Quanto arrabbiato puoi diventare quando stai mangiando?"

"Non penso sia una buona idea," rispose lui scrollando le spalle "Ma credo anche..." sospirò "Penso che si penta di averti ferito e che non lo farà di nuovo. Detto ciò, ancora non lo sopporto"

"Mi chiedo se i suoi genitori lo lasceranno trasferire di nuovo in questa scuola"

"Non lo faranno. Non ne varrebbe la pena" rispose Bennett.

"Grazie a Dio." Esclamò Scott sollevato "Vorrei continuare a mangiare tranquillamente il mio pranzo senza voi due che parlate di sesso"

"Allora te lo dirò direttamente a te"

Scott socchiuse gli occhi e mi lanciò un'occhiata "È meglio per te che mi invii la foto di koala più adorabile di tutte quelle che ho visto nella mia intera esistenza se vuoi il mio perdono e la mia amicizia"

"Alexander!"

Mi voltai mente Toby mi veniva incontro. Mi fece un bel sorriso "Tu e Neo siete di nuovo in buoni rapporti?"

"Sì," risposi "sì, proprio così"

"Stanno uscendo insieme. Non per molto comunque, se non riceverò la foto di un koala" affermò Scott.

"Prescott" dissi.

"James" rispose lui.

Toby roteò gli occhi "Ti invierò un'immagine di un'adorabile koala, Scott." Si rivolse a me, il suo sorriso ritornò in viso "Sono felice per te, Alex. Davvero molto"

Mi allungai verso di lui, abbracciandolo "Grazie, Toby"

"Ritorno dai miei amici, ma ci sentiremo dopo Alexander" promise lui.

"Toby, aspetta!" gli afferrai il braccio prima che si voltasse per andarsene.

Mi guardò curiosamente "Cosa? Lo sai che i miei amici diventano impazienti quando ritardo." Fece il broncio "Mi metterai nei guai, Alex"

Lo tirai un pò verso di me "Non mi importa dei tuoi amici. Tanto sono una massa di coglioni"

Lui abbozzò un sorriso "E tu saresti un gentiluomo?"

"Più gentiluomo di te o Jude o Parker o Nate o più di qualunque altro con cui tu esca." Risposi, ricambiando il sorriso. Poi però la mia espressione si fece più seria "Passeresti del tempo con me e Neo? O quello ti..."

"Ferirebbe troppo?" Rise "Non odierò Neo perchè ti rende felice. Fino a quando ti tratta come dovrebbe, andremo d'accordo senza problemi. Beh, in realtà dubito che gli piaccio. Ma fino a quando non mi morde, non ci sarà nessun problema!"

"Bene, parlerò con lui. Vai dai tuoi amici coglioni" dissi.

"Non essere stronzo!" mi colpì giocosamente il petto prima di regalarmi un altro sorriso. Si voltò e si avvicinò al suo gruppo di amici, sparendo con loro.

"Immagino che non te lo dirà" affermò Bennett.

"Dirmi cosa?" chiesi.

"Jake Chambers stava cercando di ritrovarsi solo con te allo scorso evento in cui siamo andati. Toby lo aveva scoperto dagli amici di Jake e lo andò a cercare. Non so cosa cosa di preciso gli abbia fatto, ma qualunque cosa sia stata ha fatto sì che il bastardo stia lontano da te"

"Toby," dissi in un sospiro. Non avrei mai capito perchè mi aveva protetto le spalle dopo quello che gli avevo fatto.

La campanella suonò e tutti e tre ci dirigemmo in classe. Quando arrivò la fine della giornata mi seguirono ed entrano con me in macchina.

"Devi andare a prendere Neo?" cercò di indovinare Bennett.

"Devo andare a prendere Neo" confermai.

"Forse 'devo andare a prendere Neo' sarà il nostro 'per sempre'" affermò Scott.

"È un gioco di parole così poco originale che vorrei prendere a pugni chiunque lo abbia fatto" dissi.

"Non prendermi a pugni. Mi piacciono animali adorabili" rispose Scott.

Allungai la mano e gli colpì la spalla "Questo non ti rende immune dalla mia irritazione"

Scott grugnì e si strofinò la spalla "Spero che le galline ti becchino fino alla morte"

"Lo hai davvero fatto incavolare" commentò Bennett.

"Gli passerà prima che passiamo a prendere Neo" risposi con noncuranza, accendendo la macchina.

Alzai il volume della musica. Scott poggiò i piedi sul cruscotto, chiudendo gli occhi.

"Non ricordarmi quale sia il prezzo quando sono lasciato con sole le mie forze" cantai.

"Questi non sono i PVRS," rispose Scott aprendo gli occhi "Perchè non sono io l'incaricato a scegliere la musica?"

"Perchè è la mia auto" risposi semplicemente.

"Ti atteggi come se ti rispettassi" rispose lui, allungando la mano per prendere il telefono.

Gli schiaffeggiai la mano "Se cambi la mia musica non potrai accarezzare il mio cane"

Lui sembrò orribilmente offeso "Spero che tu ti faccia mettere incinta mentre sei ancora adolescente"

"Scott, quello succede solo nelle pessime fanfiction" gli ricordai.

"Ti comporti come se la tua vita non sia una pessima fanfiction" rispose lui.

Sospirai senza speranza e lo ignorai, spegnendo l'auto nel parcheggio della scuola di Neo. Quest'ultimo comparì un minuto dopo dall'ingresso sul retro, individuando la mia macchina.

Si avvicinò, togliendosi di dosso il gilet rosso e gettandolo dentro lo zaino "Quando arriviamo a casa tua prestami i tuoi vestiti, fuckboy"

"Credo che l'orribile uniforme della scuola Cattolica ti doni molto" dissi, uscendo dal parcheggio e guidando verso casa mia.

"Credo che la tua faccia strappata via a morsi ti doni molto"

"Oh giusto, parlando di questo. Oggi ho parlato con Toby ed è disposto ad andare d'accordo con te, perciò per favore smettila di morderlo"

"Sono dei morsi affettuosi"

"Neo" alzai un sopracciglio.

Lui prese a fissare fuori dal finestrino "Okay, non c'è nessun affetto in quei morsi. È che odio la zucca vuota. Mi rifiuto di smetterla di morderlo. Non siamo una coppia così bella? Donald Trump e Dracula." Lanciò un'occhiata ai miei amici "Oh, oops. Spero tu gli abbia detto che usciamo insieme"

"Sono più preoccupato del fatto che apparentemente sono amico di Donald Trump," rispose Scott "Mia mamma mi ha messo alla guardia da persone del genere"

"Mi chiedo se abbia assoldato dei sicari" disse Neo pensieroso.

"Neo, sinceramente, perchè questa tua fissazione?" chiesi.

"Voglio un sicario." Rispose lui "Poi potrei eliminare chi diavolo abbia disegnato queste uniformi di questa merda di scuola"

Parcheggiai la macchina nel vialetto e tutti uscimmo, entrando infine in casa. Feci cenno a Bennett e Scott di dirigersi in salotto e loro obbedirono.

"Neo, hai parlato con Donnie?" chiesi.

Fece spallucce "A Donnie va bene. Fino a quando i tuoi amici non facciano gli stronzi con lui e Clifton"

"E i tuoi genitori?" chiesi.

Neo si mosse a disagio "Io...senti, la scorsa notte mi ha detto 'Buonanotte, ti voglio bene'. Cosa diavolo avrei dovuto rispondere?"

"Dovevi ricambiare." Dissi "I miei genitori me lo dicono tutte le volte"

"Non so come affezionare"

"Come affezionare" ripetei stranito.

"Shhh, mio padre è il professore di Lettere, non io." Mi lanciò un'occhiata "Mi ci vorrà del tempo per abituarmici, questo di sicuro. Ma immagino tu abbia ragione. Ci stanno provando. Non giustifica anni e anni di metodi educativi di merda, ma è meglio di niente"

Lo avvicinai a me, sorridendogli "Perciò suppongo che adesso io e te siamo apposto." Portai il mio viso vicino il suo, amando quanto nervoso sembrasse "Neo, questo fine settimana io e te trascorreremo il sabato insieme e mi assicurerò che sia un dannato buon primo appuntamento"

Lo baciai, amando il modo in cui le sue braccia mi circondassero. Amando la familiarità di tutta quella situazione. Amando Neo Bartosz.

Ci separammo dalle labbra dell'uno e dell'altro e lui mi morse leggermente la spalla. Lo spostai dalla fronte e lui lasciò la presa.

"Te l'ho detto che non so come affezionare" borbottò.

"Stai andando bene" lo rassicurai.

"E comunque, Scott mi ha messaggiato"

"Riguardo cosa?" chiesi confuso.

"I sonniferi. Mi ha inviato un messaggio questo pomeriggio. Non lascerò che te ne compri altri. Troveremo un altro modo per farti dormire." Il suo viso arrossì "Ma n-non in un modo osceno, dannato fuckboy"

Gli alzai il capo e gli diedi un veloce bacio a stampo prima di prendergli la mano e intrecciarla con la mia, guidandolo verso il soggiorno e facendolo sedere con me sul divano. A lui importava, che fosse bravo o meno a dimostrarlo.

"Diablo?" proposi. Gli altri annuirono ed io misi il gioco.

Neo si poggiò contro di me mentre giocavamo. Gli sorrisi e gli baciai il capo, il calore del suo corpo contro il mio.

Bennett ci lanciò una breve occhiata prima di voltare nuovamente lo sguardo verso la televisione. Non mi lanciò nessuna occhiata irritata o di avvertimento. Ci lasciò semplicemente fare quello che volevamo.

Il mio sorriso si allargò ancora di più. Bennett e Scott avrebbero appoggiato la nostra relazione perchè volevano vedermi felice. Donnie e Clifton non mi avrebbero fermato dal frequentare Neo. Toby era felice per tutti e due. I miei genitori mi avrebbero sempre supportato. E quelli di Neo finalmente stavano cercando di essere dei bravi genitori per il loro figlio.

Mi sentivo come se sia io che lui avevamo attraversato l'inferno per arrivare dove eravamo adesso. Ma ero felice con i miei amici accanto e il mio fidanzato poggiato contro di me. Ero così dannatamente felice per una volta.

Mi assicurai un braccio intorno a Neo, portandolo ancora più vicino a me. Stavamo tutti sorridendo e ridendo mentre giocavamo.

Sabato avrei portato fuori Neo e avrei passato con lui la giornata più bella di sempre. Ma per adesso ero perfettamente soddisfatto di rimanere così. 







 

________________________

Mancano altri due capitoli alla fine, ansiaa!

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Capitolo 21
*** Curtain Call (21) ***


Scusate ma sono riuscita a pubblicarlo solo adesso, adesso godetevelo tuttoo!

_____________
 

Entrai nel vialetto di Neo ed uscì dalla macchina. Arrivai alla porta principale e suonai il campanello, aspettando pazientemente che il signor Bartosz mi aprisse la porta.

Lui sembrò in imbarazzo, ma si sforzò lo stesso di fare un sorriso tirato "Ciao, Alexander"

"Buonasera signor Bartosz, sono qui per prendere Neo" 

"Giusto, voi due, uhm, avete un appuntamento." Borbottò, facendosi da parte "Neo! È arrivato Alexander!"

Il ragazzo in questione fece la sua comparsa circa un minuto dopo. Scese le scale e mi afferrò per la mano, trascinandomi verso la porta.

"Cercherò di riportarlo a casa prima che faccia troppo tardi" dissi a suo padre prima che Neo mi obbligasse ad uscire fuori di casa.

"Non disturbarti. Ritornerò a casa quando mi pare e piace!" gridò lui senza voltarsi.

Entrammo in macchina e mi strappò il telefono dalle mani, dando un'occhiata alla lista delle canzoni. Sospirai mentalmente mentre iniziavo a guidare. Okay, ancora Neo e i suoi genitori avevano bisogno di lavorare un pò sul loro rapporto.  Ma perlomeno le cose iniziavano ad andare meglio per entrambe le parti.

"Quindi dove stiamo andando? O è una sorpresa?"

Scossi la testa "Non è una sorpresa. Ho cucinato la cena e andremo a mangiarla sulla barca dell'amica di mia madre"

"Wow, non possiedi una barca tutta tua?" alzò un sopracciglio.

"No, mio padre ha considerato un paio di volte di comprarmela ma alla fine abbiamo solo usato la barca degli amici dei miei genitori, pagandogli ovviamente i soldi della benzina." Risposi "In ogni caso, non è quello il punto. Questo è l'inizio del nostro appuntamento"

"Beh, se c'è del cibo in mezzo, immagino che non sarà poi così male" rispose infine, mettendo finalmente una canzone e riposando giù il mio telefono.

"Sei dappertutto e sei tutto quello a cui riesco a pensare, non posso nemmeno sentirmi solo nella mia stessa testa" cantai insieme alla musica, alzando il volume.

"Ehi, non cantare mentre sto cercando di parlare," mi schiaffeggiò il braccio e abbassò il volume della musica "Se questo è solo l'inizio, allora come andrà tutto il resto?"

Feci spallucce "Non lo so. Pensavo potessimo comportarci come volevamo. Quelli sono gli appuntamenti migliori"

Allungò la mano per alzare nuovamente il volume ma io scacciai via la sua mano. Lui in risposta mi mostrò i denti, guardandomi storto.

"Non cantare mentre sto cercando di parlare" lo imitai, prendendolo in giro.

"SOLO SOLO UN LETTORE, TU SEI OGNI CAPITOLO, NON C'È MAI UN LIETO FINE" cantò quindi ad alta voce.

Non riuscì a trattenere una risata. Entrambi continuammo poi a cantare a squarciagola, abbassando i finestrini e ridendo agli sguardi che ricevevamo dai passanti.

Parcheggiai l'auto un paio di minuti dopo per poi uscire, portando con noi il cibo. Presi la mano di Neo nella mia e lo guidai verso il posto in cui eravamo già stati in precedenza, portandolo verso il porto dove erano attraccate le barche.

Ci avvicinammo a quella dell'amica di mia madre e Neo mi aiutò a togliere la grande tenda che la ricopriva. Entrammo dentro ed io mi diressi ad accendere l'elica, sedendomi subito dopo.

"Sai davvero come guidare una barca?" chiese lui.

"Duh. Ho la licenza nautica sin da quando ho la patente," risposi "Guidare una barca non è così difficile"

Accesi quindi il motore e mi allontanai dal molo, guidando verso l'altra parte del lago e verso una zona più tranquilla e ombreggiata. Spensi poi il motore e afferrai il cibo, sedendomi sul retro della barca. Neo mi copiò, facendo lo stesso, e prendendo poi a guardare con brama il cibo. 

"Ecco qui, ho cucinato dei maccheroni al formaggio e dei biscotti" dissi, mettendo il cibo su un piatto di plastica e porgendoglielo.

Neo ne assaggiò una forchettata e fissò il piatto "Porca vacca. Non sapevo che i maccheroni con il formaggio potessero essere così buoni"

"Succede sempre questo quando te le cucini da solo, invece che infilarli dentro il microonde"

"È meglio per te che lasci in pace i miei maccheroni, dannato ragazzino viziato" disse, puntando minacciosamente la forchetta nella mia direzione.

"Mia mamma non mi lascia mai mangiare quel genere di pasta. Tu eri preoccupato che mi avrebbero fatto male," dissi, assaggiandoli "Una volta hanno fatto vomitare Scott, perciò non sono mai stato autorizzato a mangiarli"

"Dannazione. Steve rovina tutto," si poggiò contro di me in cerca di una posizione comoda "Credo che Donnie si stia sentendo con un ragazzo. Buon per lui. Era l'ora che voltasse pagina dal tuo culo da fuckboy"

Ghignai, baciandogli il collo "Tu non hai ancora finito con il mio culo da fuckboy"

"Ma tu sei il mio fuckboy," mi ricordò "Donnie deve cercarsene un altro"

Gli circondai il corpo con il braccio, portandolo più vicino "Ti amo, Neo"

"Anch'io, bellimbusto"

"Sei così romantico"

"È uno dei miei fascini"

"Come mordere?"

"È questo il motivo per cui sei tu quello a fare pompini, fuckboy"

Roteai gli occhi, alzandogli il mento in modo che potessi baciarlo. Dopo esserci separati finimmo di mangiare e ci spostammo, immergendo i piedi nell'acqua. Presi un biscotto per me e Neo.

L'acqua era fredda sui miei piedi. Neo si tolse la maglietta, gettandola all'interno della barca e spostandosi i capelli dal viso. Feci anch'io lo stesso, lanciando la maglietta vicino la sua.

"Il tempo è bello, oggi" commentò lui.

"Potremmo nuotare se vuoi" proposi.

"Nah, sto bene così." Prese a fissarmi il petto "Maledizione, amo quando non indossi la maglietta"

Sogghignai "Mi piace fare palestra di tanto in tanto"

Allungò la mano, facendola correre lungo il mio braccio "Merda, sei muscoloso"

Mi chinai e lo baciai "Neanche tu sei così male"

Mi guardò sospettoso "Quanto spesso rimani senza maglietta intorno a Toby?"

"Toby non mi porterà via da te," lo rassicurai "Vuole che io sia felice e sa che tu mi rendi felice"

"Non mi ha proprio dato l'impressione di bravo ragazzo"

"Lo è, davvero. Quasi tutti i ragazzi con cui esce come amico sono, beh, dei totali spacconi, ma Toby non è così. A lui importa delle persone, Neo"

"Sì, come dici tu, ma non mi piace lo stesso la zucca vuota." Alzò un piede, spruzzando acqua sulla gamba "Dopo esserci diplomati cosa ne sarà di noi due? Io andrò al college pubblico per mettere da parte un pò di soldi"

"Sarò solo ad un'ora di distanza. Posso ritornare a casa quando voglio," dissi "Staremo bene"

"E riguardo il futuro?" chiese, alzando lo sguardo verso il cielo "Non ho mai pensato tipo, al matrimonio o ai bambini o cose del genere. Ma merda, stiamo crescendo"

"C'è un sacco di tempo prima di doverci preoccupare di quelle cose." Gli sorrisi leggermente "Penso che sia figo avere dei figli un giorno. Non so, non credo sarei un buon genitore. Ma cercherei di essere come i miei genitori. Erano sempre così bravi con me"

"Cosa diresti ai tuoi figli sul sesso? 'Sbattetevi qualsiasi cosa si muova. Sbattetevelo forte, ragazzi'"

Feci spallucce "'Ehi ragazzi, fate quello che volete'. Fino a quando sanno come essere protetti, cos'altro potrei fare?"

"Cosa vuoi fare dopo il diploma?" chiese lui, guardandomi.

Ci pensai per un momento "Non ne sono pienamente sicuro. Probabilmente prenderò la stessa strada di mio padre. Era solito portarmi a lavoro con lui tutte le volte, ed io lo adoravo. Tu invece?"

Volevo sapere di più su Neo. Volevo sapere i suoi sogni per il futuro. Volevo aiutarlo a raggiungerli. A lui piaceva essere riservato su quelle cose ma io volevo che si aprisse con me.

Fece cadere il suo sguardo sull'acqua, calciandola leggermente con il piede "Voglio entrare nel campo editoriale o all'interno di una qualche redazione. Mio padre era solito lasciarmi aiutarlo a correggere compiti e, non lo so, suona incredibilmente sdolcinato, ma mi divertivo"

"Non è sdolcinato" risposi.

Si spostò, sdraiandosi con la testa sulle mie gambe. Chiuse gli occhi quando iniziai a giocare con i suoi capelli. La barca stava leggermente ondeggiando, un movimento rilassante. Restammo in quella posizione per un pò, in silenzio, la mano di Neo tracciava delicatamente delle forme contro la mia gamba, la mia mano che si intrecciava tra i suoi capelli.

Dopo un bel pò di tempo, silenziosamente ci alzammo. Guidai nuovamente la barca verso il molo per poi prendere le nostre cose, rimettendoci quindi addosso le magliette.

Ritornammo dentro la macchina. Neo afferrò il mio telefono mentre io accendevo la macchina e iniziavo a guidare.

"Adesso dove vuoi andare?" gli chiesi.

"Alla biblioteca"

"Alla biblioteca?" lo guardai curiosamente.

"Ehi, occhi sulla strada!" Disse, con un leggero rossore sul viso "Ho da sempre voluto andare in biblioteca ad un appuntamento...ma se mi ridi in faccia ti stacco da dosso quelle dannate braccia!"

Sorrisi e guidai verso il luogo da Neo citato. Uscimmo fuori dalla macchina e, mentre entravamo in biblioteca, lo presi per la mano, il confortante odore di libri ci circondò. Neo mi trascinò verso il fondo della sala, i suoi occhi impazienti ed eccitati.

Mi guidò verso un reparto in cui c'erano solo altre due persone: uno di loro era un ragazzo con un cipiglio in viso, come se volesse essere da qualsiasi altra parte piuttosto che lì; l'altro era un ragazzo più piccolo completamente immerso nella lettura di un libro. Neo mi trascinò oltre loro e verso uno scaffale.

"Questo," disse, afferrando un libro e porgendomelo "Voglio che tu legga questo"

Abbassai lo sguardo "Ho sentito parlare di questo libro. Aristotele e Dante Scoprono I Segreti Dell'Universo"

Neo stava guardando di nuovo lo scaffale "Lo leggevo molto quando cercavo di capire la mia sessualità. Voglio dire, sapevo che provavo qualcosa per i ragazzi e, non lo so, quel libro mi ha colpito molto"

"Ne hai una copia?" chiesi.

Lui annuì "Duh"

Riposi il libro che mi porse sullo scaffale "Voglio leggere la tua copia"

Arrossì leggermente ancora una volta e mi colpì il braccio "Non fare lo stronzo. Comprati il tuo"

"Perchè?" chiesi.

"Perchè mi piace segnare le pagine e le frasi nei miei libri" borbottò lui.

"Questo è il motivo per cui voglio leggere la tua copia"

Potevo immaginare un giovane Neo, pieno di lividi e tagli e disperazione mentre voltava le pagine di un libro che lo rassicurava di non essere pazzo o sbagliato. Potevo immaginarlo con appunti adesivi e evidenziatori accanto a lui, esaminando attentamente ogni frase e scegliendo quelle che lo colpivano di più. Volevo leggere la sua copia e cercare di provare quello che aveva provato lui mentre lo leggeva. I libri che le persone amavano potevano dire molto sulle persone. Volevo conoscerlo attraverso le parole che aveva amato.

"D'accordo, d'accordo" rispose infine con un sorriso "Per essere ricco, sei un'idiota con le braccine corte"

"Continuerei ad essere ancora un'idiota con le braccine corte se ti compro tutti i libri che vuoi?" offrì.

"No, ma ti comprerò anch'io un libro. Io ne scelgo uno per te e tu uno per me" rispose, esaminando i diversi libri.

Iniziai a cercare nei diversi scaffali, cercando di trovare qualcosa per Neo. Non ero un grande lettore, ma alcuni li riconoscevo. Lessi il retro del libro, cercando di destreggiarmi intorno al ragazzino che era ancora perso nel libro che reggeva. Il ragazzo con l'espressione corrucciata era pronto a colpirmi se avessi provato a disturbare il ragazzo che leggeva. Sospirai. Perchè le persone non potevano semplicemente andarsi a sedere e leggere nelle sedie lontane dagli scaffali? Le persone mi irritavano così tanto.

Finalmente decisi e ritornai da Neo, circondandogli la vita con le braccia. Lui sobbalzò e mi guardò, mostrandomi i denti.

"Non sono qualcuno che tu puoi cogliere di soppiatto!" affermò seccato.

"Bene, pagati il libro allora"

"Coglimi di soppiatto quando vuoi, fino a quando mi compri i libri" Afferrò un libro e mi prese per la mano, guidandomi verso la parte anteriore della biblioteca.

Pagammo i libri e ce li scambiammo. Neo mi guidò verso delle sedie sul fondo della sala e ne condividemmo soltanto una, aprendo i libri e iniziando a leggere. Neo era poggiato contro di me, la sua testa contro la mia spalla mentre si concentrava sul libro, leggendo attentamente ogni singola parola. Lo guardai con la coda dell'occhio, amando il modo il cui la sua espressione cambiava mentre leggeva le pagine, gli occhi che affamati accoglievano ogni parola.

Lo lasciai leggere per circa un'ora, leggendo lentamente il libro che mi aveva comprato. Qualcosa riguardo un ragazzino la cui madre era morta di overdose e viene cacciato via. Avevo il presentimento che sapevo dove stesse andando quella storia e perchè Neo lo aveva scelto per me, ma non ero sicuro di essere pronto a continuare a leggerlo. Forse i libri aiutavano Neo a sopravvivere con quello che aveva passato, ma non ero pronto ad affrontare interamente quello che era successo tra me e Jake.

Un giorno sarei stato pronto a prendere la cosa di petto, ma per adesso quello che potevo fare era ammettere che era successo. Quello necessitava di un sacco di coraggio.

Scossi Neo "Ehi, dovremmo andare" dissi, baciandogli la guancia.

Alzò lo sguardo su di me e riluttante chiuse il libro "Hai un buon gusto riguardo i libri, fuckboy"

Lo baciai "Anche tu. Però si sta facendo buio fuori"

"Cerca di non affrontare i suoi problemi, e questi lo perseguitano fino a quando diventa adulto." Affermò lui, picchiettando il mio libro con un dito "Tu ed io potremmo entrambi prendere esempio da questo"

"Appuntato" mi alzai, e lui mi copiò.

Lasciammo la biblioteca e raggiungemmo la mia auto. Neo guardò le mie diverse canzoni, le dita che tamburellavano contro il libro sulle sue gambe.

"Metti qualcosa di sdolcinato e romantico" dissi.

"O potrei mettere qualcosa di tenebroso. STA ZITTO, OH STA ZITTO RAGAZZO NON DIRE UNA PAROLA, METTITI UNA FELPA, NESSUNO SI FA MALE" cantò.

Gli presi il telefono dalle mani e premetti il pulsante di riproduzione causale. Senza controllare la canzone lo riposi al suo posto.

"Lo sai, tutti e due siamo dei giovani Dei e voleremo tra le strade con sotto i passanti" cantarono le mie casse.

"Davvero? Halsey? Sei la definizione di gay e mi vergogno di te"

"Ehi, è colpa di Scotty. Diventa un tale fangirl quando si tratta dei PVRIS e Halsey." Risposi in mia difesa "Mette We The Kings o qualcosa del genere. Dove vuoi andare?"

"Possiamo andare da qualche parte a guardare il tramonto? Si sta facendo tardi"

"Sì, certo"

Guidai verso un bel posto, parcheggiando subito dopo. Camminammo fino alla cima della collina lì vicina e ci sedemmo vicini.

Misi un braccio intorno a Neo, incastrandolo al mio corpo e baciandolo. Il Sole stava calando, preparandosi per il giorno successivo.

"È stata una bella giornata" commentò lui dopo qualche minuto di silenzio.

"Sì, è vero" confermai, baciandogli la guancia.

"Ti amo, fuckboy" disse, poggiandosi contro il mio corpo e mettendomi le braccia intorno alla vita.

"Ti amo anch'io" risposi, sorridendogli.

C'erano un sacco di cose che avevo fatto di male nella vita, ma Neo era stata una giusta decisione. Forse aveva incasinato tutto ma anch'io lo avevo fatto, e non avrei lasciato che quello avesse rovinato entrambi. Le persone commettevano errori e poi facevano quello che potevano per essere perdonati. E questo era ciò che io e Neo stavamo facendo adesso. E stava funzionando.

Guardammo il Sole tramontare fino a quando sparì definitivamente dalla nostra vista. Poi ci sdraiammo sull'erba e guardammo le stelle mentre diventavano più luminose nel cielo. Neo rabbrividì quando la temperatura scese leggermente, ed io lo strinsi a me.

Non parlammo, semplicemente restammo sdraiati lì e occasionalmente ci scambiavamo dei baci. Nel cielo non c'era neanche una nuvola ed era bellissimo, disseminato di stelle mentre fuori calava la notte.

Guardare il cielo mi ricordava sempre quanto grande fosse il mondo. Potevo pensare di essere un pezzo grosso, ma in realtà ero solo una delle tante persone sepolte sotto un cielo di infinite stelle. Neo ed io non eravamo niente di speciale, solo due ragazzi che si amavano. Moltissime persone sparse in tutto il mondo erano come noi.

Ma in quel momento eravamo solo noi due, osservando il cielo insieme. Stavamo osservando diverse stelle ma fissavamo lo stesso cielo.

"Ti amo" sussurrai nel suo orecchio, baciandolo.

Lui rafforzò la presa su di me, mordicchiandomi leggermente la spalla prima di ritornare ad osservare le stelle. Sorrisi mentre i miei occhi seguirono i suoi puntati sulle stelle. Neo era tra le mie braccia, il cielo era bellissimo e la notte era perfetta.




 

___________________

Ho amato tutto in questo capitolo. Tanto per citarne qualcuno:
 

-Alexander e Neo che si dedicano canzoni a vicenda.

-La barca. Vi rendete conto che si tratta proprio di QUELLA barca? Ma che romantico che è Alexander.

-Loro due che parlano del futuro della loro coppia.

-La biblioteca. Voglio anch'io un Alexander che mi regala libri gratis, grazie prego ciao.

-La notte a guardare le stelle. Vi prego, sono immersa in un lago di feels.
 

In pratica ho considerato TUTTO perchè questo capitolo è bellissimo, basta. Spero anche voi pensiate lo stesso lol

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Capitolo 22
*** Curtain Call (22) EPILOGO ***


VI SONO MANCATA?

Ho aspettato così tanto questo momento....ci vediamo sotto ;)

______________

"Sto venendo a prenderti" dissi attraverso il telefono.

"Non avrò addosso i pantaloni" mi avvertì Scott.

"Bene. Sentiti libero di toglierti anche le mutande"

"Mi hai appena messo a disagio. Mi sto mettendo i pantaloni"

"Fai quello che vuoi. Sarò lì tra un paio di minuti" riattaccai e lasciai la mia stanza. Vesper era rannicchiato sulle mie spalle e Link mi seguiva eccitato.

"Alexander Sullivan! Il gatto non lascerà questa casa!" urlò severamente mia madre quando attraversai la cucina.

"Lo so, non voglio perderlo." Me lo tolsi dalle spalle e lo posai sul pavimento "Scusa Vesper. Sei un pericolo volante"

Papà era seduto al tavolo con una tazza di caffè tra le mani "Hai fame, Alexander? Posso cucinarti la colazione se vuoi"

Scossi la testa "No, sto andando dai miei amici"

Lui rise "È molto presto. Sono sorpreso che tutti si siano già svegliati"

Mi lasciai andare ad un sospiro "Spero che Neo si sia svegliato"

"Sono sicuro che l'ha fatto," rispose lui, sorseggiando la sua bevanda e afferrando il giornale "Divertiti, Alexander"

Mamma mi si avvicinò e mi abbracciò forte. Mi regalò un sorriso, togliendomi i capelli dal viso.

"Ti vogliamo bene. Stai attento e divertiti" lo disse guadandomi con gli occhi pieni di amore e orgoglio. Sapevo quanto fossi fortunato a crescere abituato a vedere quelle espressioni in entrambi i miei genitori.

"Vi voglio bene," risposi io, ricambiando l'abbraccio "Tieni d'occhio il mio gatto"

Agganciai il collare di Link con il guinzaglio e lo guidai fuori, verso il sedile anteriore della macchina. Lui abbaiò, gettando delle zampate contro il finestrino.

"Fammi prima accendere la macchina! Accidenti, sei peggio del mio fidanzato" accesi perciò il motore e abbassai il finestrino. Link uscì fuori la testa e scodinzolò contento.

Guidai verso casa di Scott, alzando il volume della musica in modo da poterla sentire nonostante il vento. Con i finestrini abbassati c'era freddo ma sapevo che se li avessi alzati, Link si sarebbe arrabbiato.

Entrai quindi nel vialetto di casa di Scott e quest'ultimo uscì fuori. Entrò poi in macchina, sedendosi sul sedile posteriore. Lo guardai confuso.

"Cosa stai facendo?" chiesi perciò.

"Mio figlio vuole il sedile anteriore," Rispose lui "Ed io lo voglio vedere felice"

"Link, sedile posteriore" gli ordinai, indicandoglielo.

Link abbaiò e saltò verso il punto in cui gli ordinai. Scott si spostò quindi sul sedile anteriore e chiuse la porta, voltandosi subito dopo.

"Mi dispiace che Alexander sia così cattivo con te. Quando ti avrò, potrai avere tutta la mia dannata macchina se vuoi." Allungò la mano e accarezzò Link "Puoi sederti sulle mie gambe, cucciolotto"

"È un golden retriever adulto" risposi io.

"Piccolo prezioso cucciolotto"

Lanciai il telefono sulle sue gambe "Chiama Neo. Digli che sto venendo"

"Sono sicuro che sia già abituato a quello"

"Prescott"

"Sì, sì, James. Lo sto chiamando" si portò il cellulare all'orecchio. Mentre uscivo dal vialetto sentì il rumore distinto degli squilli. Una voce dall'altra parte della cornetta rispose "No, non sono fuckboy. Sono Steve. Stiamo arrivando. Uh? Fuckboy sta guidando. Non lo lascerò mettere in pericolo la vita del mio cane. Sì"

Riattaccò e ricollegò nuovamente il cellulare all'auto, inserendo i PVRIS. Si mise le mani dietro la nuca e sollevò i piedi, mettendoli sopra il cruscotto.

"Come hai dormito?" mi chiese lui.

"Meglio," risposi "Molto meglio"

Scott chiuse gli occhi e iniziò a cantare. Non aveva una voce molto intonata ma questo non sembrò importargliene. Ma in fondo, cosa davvero preoccupava Scott?

Arrivai di fronte la casa di Neo e subito dopo quest'ultimo barcollò fuori dalla porta ancora mezzo addormentato. Si sedette sul sedile posteriore e guardò Link.

"Non sei Steve," dichiarò "e nemmeno Gattino"

"Steve è seduto davanti" rispose il ragazzo in questione.

"Oh. Ehi Steve" lo salutò Neo.

"Ehi Neoclassicismo"

"Andiamo prima che facciamo tardi" dissi.

Fuori era ancora buio ma stava incominciando ad illuminarsi tutto intorno. Guidai verso il lago mentre Scott iniziava nuovamente a cantare i PVRIS. Link aveva tirato fuori la testa dal finestrino posteriore e abbaiava alle macchine che superavamo. Neo si strofinava gli occhi, cercando di svegliarsi.

Parcheggiai l'auto e uscimmo fuori. Scott afferrò il guinzaglio di Link e salimmo poi su per la piccola collina, guardandoci intorno. Scott legò il guinzaglio del cane ad un albero, assicurandosi che fosse sicuro prima di avvicinarsi a noi e osservare il paesaggio dalla cima della collina.

Quest'ultima aveva ai suoi piedi un lago. I colori chiari del giorno stavano iniziando a fare la loro comparsa sulla superficie dell'acqua, ciò stava a significare che il sole sarebbe sorto da un momento all'altro. Era silenzioso lassù, ad accezione del rumore dell'acqua che si infrangeva contro la riva e il leggero fruscio del vento.

"Ehi"

Ci voltammo mentre Bennett e Toby salivano la collina. Quest'ultimo ci sorrise allegramente.

"Ciao ragazzi! Scusate il ritardo, mio padre stava cercando di parlare con Bennett" disse mortificato.

Neo mi si avvicinò ed io gli circondai la vita con un braccio, baciandogli la guancia. Dopo che Toby salutò Link, i due ragazzi si unirono al piccolo gruppo.

"Questo sarà un bell'inizio per l'estate" affermò Neo, osservando al cielo che rapidamente cresceva di luminosità.

"Non riesco a credere che noi stupidi idioti abbiamo ufficialmente finito il liceo" rispose Scott.

"Non riesco a credere che il tuo pigro culone abbia ufficialmente finito il liceo" rispose Bennett.

Scott allungò la mano e picchiettò le dita contro il polso di Bennett "Non ci sarei riuscito se tu non mi avessi ricordato di farmi i compiti. Che amico del cuore"

"Ehi, il sole sta per sorgere!" esclamò Toby, indicando con il dito.

Tutti guardammo nella direzione da lui indicata e, come ci aspettavamo, il sole stava facendo la sua comparsa. Mantenni il braccio intorno a Neo mentre continuavo ad osservare il panorama.

Neo aveva ragione riguardo Donnie e il ragazzo con cui parlava. Avevano incominciato a frequentarsi, a volte uscivano con me e Neo. Il ragazzo era piuttosto simpatico e Donnie aveva smesso di essere così amareggiato nei miei confronti. Tutto quindi era andato per il meglio.

Toby provava ancora qualcosa per me, tuttavia faceva attenzione a non rendere le cose imbarazzanti tra noi. Avevo il sospetto che avesse fatto sesso con un suo amico dal cuore spezzato, un ragazzo di nome Jude, ma speravo che quelli fossero solo sospetti. Il ragazzo non era esattamente uno molto simpatico e non volevo vedere Toby rimanere troppo coinvolto da lui. Ma il mio amico era intelligente e sapevo che era capace di badare a se stesso.

Jake mi aveva lasciato in pace. Anche dopo avermi visto ad un paio di eventi, mi aveva solo lanciato occhiate ma mai parlato. Sapevo che i suoi genitori avevano preso seriamente ciò che era successo, e Jake aveva passato un sacco di problemi per quello.

"Ehi, non distrarti. Vedere il sole sorgere è piuttosto fico" disse Neo mordendomi la spalla.

Gemetti e gli colpì la testa "Non mordermi! Non sono distratto!"

"Sì che lo sei!" Mi guardò storto "Rimani concentrato, fuckboy"

Sospirai e scossi la testa, avvolgendo le braccia intorno alla sua vita e poggiando il mento sulla sua spalla. Lui coprì le mie mani con le sue e pressò leggermente il suo viso contro il mio.

Le cose tra lui e i suoi genitori stavano lentamente iniziando a migliorando. Si stavano abituando a vederci insieme e adesso potevamo anche restare a casa sua se lo voleva. Era bello vedere l'atmosfera familiare che si respirava in casa sua più alleggerita.

"Ti amo" mormorai baciandogli il collo.

Alla fine dell'estate saremo tutti partiti per l'Università. Ma adesso la nostra estate era appena iniziata e quella dell'Università sembrava ancora una cosa molto lontana.

Per adesso ero circondato da Neo, Scott, Bennett e Toby. Stavano sorridendo mentre osservavano il sole sorgere, perfino Scotty.

Per il momento eravamo ancora dei bambini. Eravamo bambini con un'intera estate davanti a noi, giusto il tempo di spassarcela e correre liberi tra le strade di una città che ci aveva cresciuti.

Lasciai Neo quando il sole fu in alto nel cielo. Iniziammo ad applaudire e a urlare ed esultare in modo selvaggio. Era ufficialmente iniziata l'estate, eravamo giovani e le cose non erano mai andavate meglio di così.

"Benvenuta estate!" disse Toby, ridendo quando Link abbaiò e si mise a correre intorno all'albero con la coda che scodinzolava felice, unendosi al nostro trambusto.

Feci scivolare un braccio sulle spalle di Toby, colpendolo scherzosamente "Sarà fantastica"

Scott incontrò i miei occhi ed entrambi sorridemmo. Lasciai poi Toby e sia io che Scott corremmo l'uno verso l'altro, iniziando a farci il solletico fino a cadere sull'erba e lottare tra di noi mentre le nostre risate risuonavano fragorosamente, così come facevamo quando eravamo bambini.

Anche Neo, Bennett e Toby risero guardandoci. Bennett si inginocchiò per dividerci ma noi lo trascinammo giù con noi nel nostro scontro. Neo e Toby si guardarono e scrollarono le spalle prima di unirsi a noi.

Tutti e cinque rotolammo sull'erba, spingendoci e punzonandoci giocosamente a vicenda. Link abbaiò e si spinse contro il guinzaglio con la speranza di potersi unire a noi.

Finì con la schiena contro l'erba, Neo sdraiato sulla mia pancia, Scott parzialmente sulle mie gambe e Toby su una delle mie braccia. Bennett invece era disteso sopra lo stomaco di Scott, e tutti stavamo ridendo.

Era piacevole. Era meglio di quello che avrei mai potuto immaginare prima che incontrassi Neo.

Prima di incontrarlo la mia vita consisteva in relazioni di breve durata, nel sesso, e un sentimento di vuoto che nessuna di queste cose avrebbe potuto colmare.

Ma adesso quella sensazione era sparita. Ero innamorato di Neo Bartosz e anche lui ricambiava il sentimento. Avevamo risolto i nostri problemi e adesso avevamo un rapporto forte e felice. Mi pentivo di ciò che avevo fatto ma non potevo cambiarlo, quindi dovevo solo assicurarmi di non ricadere più in quello straziante stato da spezzacuori. Non che avessi qualcosa di cui preoccuparmi. Con Neo accanto a me, non volevo altro che stare con lui e renderlo felice.

Circondai Neo con le mie braccia, lasciando che Toby si spostasse e restasse contro la mia spalla. Stavo cercando di riprendere fiato e guardai Neo mentre rideva, il modo in cui i suoi occhi quasi si chiudevano per la forza delle risate. Sembrava così felice, inondato dalla luce del giorno. Sembrava così bello e vivo e felice. Assomigliava a qualcuno con cui avrei voluto trascorrere il resto della mia vita.

Restammo sdraiati, intrecciati in quel modo, cercando di riprendere fiato. Mi sentivo vivo tanto quanto Neo. Mi sentivo invincibile e libero. Amavo le persone che mi circondavano. Amavo la direzione che la mia vita aveva preso, nonostante le difficoltà che avevo affrontato per arrivare a questo punto. Lo spettacolo continuava, le tende avrebbero sempre continuato a sollevarsi ed abbassarsi.

Finalmente ci alzammo e ci sedemmo ai margini della collina, guardando in basso verso l'acqua. Il vento ci aveva scompigliato i capelli e tutti semplicemente sorridemmo.

Neo cercò la mia mano e la prese tra la sua, rivolgendomi uno smagliante sorriso "Questa sarà un'estate dannatamente fantastica, fuckboy. Riesco a percepirlo"

Gli baciai la guancia "Sarà divertente. Non vedo l'ora"

Lanciai un'occhiata agli altri e vidi Bennett osservarci. Mi fece un leggero sorriso per poi scrollare le spalle, prima di voltarsi verso Scott. Lentamente si era abituato alla nostra relazione, cercando di supportarla per il mio bene. Credevo che in realtà gli stesse un pò iniziando a piacere Neo, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Neanche Neo lo avrebbe fatto, ma entrambi litigavano di meno quando uscivamo insieme.

"Ehi, Alexander," Neo continuò a fissare l'acqua "Ti amo. Sono felice che siamo ritornati insieme"

"Anch'io." Sorrisi così ampiamente che mi fece male il viso "Quando ce ne andremo da qui ti cucinerò la colazione"

"Posso coccolare il gattino?" chiese lui "Aspetta, perchè te lo sto chiedendo? Coccolerò il gattino, non importa cosa dirai"

"Non puoi tenerti Vesper" affermai severamente.

"Sarai all'Università, non saprai mai quando lo ruberò" rispose lui non noncuranza.

"Se mi rubi il gatto, ti lascio" lo minacciai.

"Avrò con me il gatto a confortarmi"

Mi lasciai andare ad un sospiro senza speranza "Lo porterò a scuola con me"

Neo sorrise leggermente "Continua a ripeterti qualsiasi cosa ti aiuti a dormire la notte"

Ci abbracciammo, stringendoci più vicini, parlando l'uno con l'altro. Tenni la sua mano intrecciata alla mia, un conforto familiare. Scott slacciò il guinzaglio di Link e quest'ultimo venne da me, leccandomi la faccia prima di rannicchiarsi vicino a me, sembrando entusiasta quanto me nel momento in cui Toby e Scott iniziarono ad accarezzarlo simultaneamente.

Parlammo dei nostri progetti per l'estate, eccitati di trascorrerla insieme. Ero felice che tutti i miei amici erano insieme a me e che tutti finalmente andavano d'accordo l'uno con l'altro.

Neo si voltò e mi baciò, le sue labbra leggermente screpolate, ma che si fondevano alla perfezione con le mie. Si separò poi da me, ancora sorridendo, i suoi occhi che splendevano. Come potevo essere stato così dannatamente fortunato ad averlo tutto per me?

"Pronto per l'estate?" mi chiese lui.

Sorrisi e gli strinsi la mano "Sono pronto per il futuro"







 

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CALMA, CALMA, CALMA.

Vorrei non dire queste parole ma...sì. La storia si è ufficialmente CONCLUSA.

È molto triste da scrivere. Mi mancheranno troppo questi due. 

Come farò senza gli audaci morsi pieni di affetto di Neo, la troiaggine di Alexander (scherzo obviously) ((okay forse mica tanto)), senza un Toby da poter insultare (o amare, per certi versi), o senza l'adorabile Scott e i suoi dannati koala, o senza Bennett e del suo sapere di tutto e tutti che farebbe concorrenza alle curiose vecchiette dei paesi che puntualmente sanno pure quante volte vai in bagno.

Ogni personaggio ha riservato un piccolo posto nel mio cuore, così come anche tutti voi che mi avete tenuto compagnia in quest'estate (e questo fantastico inizio di autunno) con i vostri commenti, supposizioni e opinioni! Siete fantastici, davvero.

Un grazie enorme per coloro che supportano ogni mia mia traduzione, anche segretamente, e che hanno il coraggio di continuare a leggere! Avete fegato da vendere ;)

Spero di rivedervi in qualche futura storia, all the love xx

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