Akuma

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Notte di festa ***
Capitolo 2: *** Meno due ***
Capitolo 3: *** Si comincia?! ***



Capitolo 1
*** Notte di festa ***


-Ci sei?!- mi domanda girandosi a controllare che non sia rimasto troppo indietro.
Trattengo un’imprecazione mentre mi districo tra i rami in cui mi sono ritrovato impigliato e inciampo nei miei piedi, caracollando verso di lei e finendo quasi muso a terra. Recupero l’equilibrio per miracolo prima di spalmarmi sul terreno umido del bosco e la flasho con un sorriso nel rimettermi dritto. -Sono qui, piccola. Tutto bene.- la rassicuro con una spavalderia che più falsa non si può.
D’altra parte, non so chi di voi riuscirebbe a sentirsi spavaldo mentre attraversa il bosco che sta dietro al cimitero della vostra città, la notte di Halloween, insieme alla propria ragazza strega. Avanti, chi? Alzate la mano.
Ecco, visto?
Si vabbeh! Tu laggiù, lo so che stai mentendo.
Comunque…
Se pensate di aver capito male, vi tranquillizzo subito. Il vostro udito non ha nulla che non va, avete sentito bene. Ho detto proprio strega.
E so che può suonare spaventoso ma vi posso garantire che non lo è affatto. Perona può essere definita in molti modi ma di certo non spaventosa. Eccentrica, gotica, bellissima, a volte capricciosa, comprensiva, sexy, dolce quando vuole ma spaventosa no, spaventosa mai.
E tra tutti i vampiri, licantropi, mutaforma e incubi che se la contendevano, lei ha scelto proprio me. Portuguese D. Ace. Un comune essere umano. Certo, ex capitano della squadra di rugby del liceo, consumato playboy negli anni adolescenziali e con un sorriso mozzafiato ma pur sempre un comune essere umano. E non è come se il rugby sia un merito nella comunità demoniaca.
Non che Perona mi abbia mai fatto pesare il fatto di appartenere a due mondi così distinti. Quando sono insieme a lei, nemmeno me lo ricordo che è una strega. Quando sono insieme a lei non riesco a pensare a niente che non sia lei. La aspettavo da tutta una vita. E quindi no, non mi ha fatto nessuna differenza quando mi ha confessato, dopo appena tre mesi, il suo piccolo e sconvolgente segreto.
All’inizio credevo fosse uno scherzo ma quando ho capito che faceva sul serio il mio solo e unico pensiero è stato rassicurarla su quanto per me non facesse nessuna differenza, che lei restava la mia donna e niente e nessuno mi avrebbe mai fatto cambiare idea su questo, che avrei lottato per lei, sempre e comunque. E sì, lo ammetto, forse su quest’ultima affermazione sono stato un pelo frettoloso e non dubito che dipenda dal mio atteggiamento ancora una volta troppo spavaldo il fatto che mi abbia proposto con entusiasmo di conoscere la sua famiglia. Voglio dire, che motivo avrebbe mai avuto di essere entusiasta?! A parte il fatto che stasera per loro è tipo la festa più importante dell’anno e lei ancora non riesce a credere che io abbia accettato di partecipare. Comunque è chiaro che si è bevuta ogni mia singola parola e sia sinceramente convinta che io non sono terrorizzato all’idea di conoscere una famiglia di demoni.
Ma in realtà lo sono.
Eccome se lo sono.
Perché Perona non sarà spaventosa ma la sua famiglia è altra questione. Intanto è, appunto, la SUA famiglia e lei è la mia fidanzata. Quindi è la famiglia della mia fidanzata e questo di per sé già mi ansia.
In più è una famiglia composta da demoni.
Insomma, se non dovessi piacergli potrebbero trasformarmi in pietra. O risucchiarmi l’anima. O dissanguarmi e usare il mio cadavere per studiare l’anatomia umana. Ammesso che gli interessi, certo.
A giudicare da quel che ho visto, fuori sono come noi umani è solo che non so come sono messi dento. Magari hanno tanti cuori e nessun intestino, che ne so?!
Okay, Ace, ora basta pensare queste cose.
Scuoto la testa e continuo a seguirla, guidato dalla sua singolare risata e dal suo profumo, mentre lei si muove per il bosco come se fosse fatta di vento. Anche se non sono affatto sicuro che sia solo una mia impressione. L’ho definita strega, ma è un termine improprio e generico. In realtà è una banshee, per parte di sua madre, che però è una lamia. Sì, lo so. È complicato. Io mi sono fatto pure lo schemino.
Ma comunque, notate bene: la banshee non è quell’essere capace di raggiungere gli ultrasuoni con un urlo e ucciderti spappolandoti il cervello che ci fanno vedere alla televisione.
Come ho avuto modo di scoprire in queste ultime settimane, le banshee sono molto molto di più. Oltre che esseri capaci di raggiungere gli ultrasuoni con un urlo e ucciderti spappolandoti il cervello. Guardiane della natura, demoni fondamentalmente benevoli ma che diventano pericolosi e senza pietà quando gli tocchi o fai del male a qualcosa di importante per loro. Hanno un forte legame con la terra e l’aria e conoscono numerosi incantesimi, di cui però non conosco la natura.
E fin qui tutto bene, no?
E infatti, come dicevo prima, il problema non è lei e, a dirla tutta, mi viene anche difficile stabilire quale sia esattamente. Non so da dove cominciare.
Forse da suo padre e i suoi tre zii, tutti mutaforma, che possono assumere le sembianze  che vogliono ma che per un qualche motivo si trasformano sempre in un falco gigante e pericoloso, un coccodrillo, un lupo e un fenicottero[1]. Tutto questo comunque passa in secondo piano quando si passa a cugine e fratelli. Dunque se non ricordo male ci sono Monet, che è un windigo, e Baby, una lamia anche lei.
Poi sua sorella Robin, che ho già conosciuto ed è l’unica della famiglia di cui non devo preoccuparmi se non per il fatto che è un succubo, e per finire Law e Zoro. I più protettivi, minacciosi e, a mio modesto parere, sadici fratelli maggiori che io abbia mai conosciuto. E non che normalmente io mi faccia spaventare dai fratelli protettivi eh! Solo che di solito questi fratelli non sono una specie di animago[2] con la passione per le spade e un incubo[3] fissato con la vivisezione. 
-Ace, amore, stai bene?-
È solo quando sento il suo tono preoccupato che mi rendo conto di essermi fermato nel bel mezzo della boscaglia, di essere teso come una corda di violino e di avere una leggera nausea, di quelle che minacciano di farmi rivedere tutta i pasti della giornata. Ho ottime ragioni per credere anche di essere verde in faccia, il che, ammettiamolo, sarebbe assolutamente a tema.
Ma Perona mi guarda tesa, quasi spaventata, di cosa esattamente non lo so. Forse che mi giri e cominci a correre nella direzione opposta prima di arrivare alla radura. Ma non è da me scappare a gambe levate e ancor meno se questo significa deludere la donna che amo.
Sono Portuguese D. Ace io, per la miseria!
Capitano degli Assi di Picche, consumato playboy… va beh sapete già come continua.
-Alla grande, Voodoo!- rispondo, mandando giù più saliva del normale per inumidire la gola. Prendo un profondo respiro e mi avvicino a lei per fare ciò che più di ogni altra cosa mi rilassa, in qualunque situazione. La attiro a me e la bacio, circondandola con le braccia per impedirle di scappare. Non che ne  abbia l’intenzione, almeno non sembra da come immerge le dita nei miei capelli, da come si schiaccia contro di me, da come mugugna e mi morde il labbro inferiore e io non so più nemmeno dove sono.
È sempre così quando la bacio o sto con lei. Il cervello mi va in pappa, è come se precipitassi in un limbo, non riesco neppure a pensare e mi lascio travolgere, senza oppormi.
È diverso da tutte le altre che ho avuto, perché lei è speciale, certo, ma è diverso in un modo quasi spaventoso, a volte. Perché, a volte, mi sento come se stessi perdendo me stesso eppure non provo mai l’impulso di fuggire, di allontanarmi da lei. Neppure il più elementare istinto di sopravvivenza.
Come ora, in questo preciso momento… che… io… io non…
Si stacca di colpo da me ed è come svegliarsi di soprassalto. Apro gli occhi e la prima cosa che vedo sono le sue labbra rosso fragola, leggermente schiuse per recuperare ossigeno. Alzo lo sguardo per incrociare i suoi occhi grandi, scuri e languidi che, però, l’ho notato da qualche tempo, sembrano sempre chiedermi scusa ogni volta che mi guardano dopo un bacio intenso o dopo aver fatto l’amore.
È una cosa che mi turba e mi mette a disagio, soprattutto perché non riesco a capire il motivo della sua sofferenza. Ma questo non è né il momento né il luogo per affrontare la questione. Stasera è la sua sera, una notte così importante per la sua famiglia, che io ho deciso di dedicarle mettendoci tutto me stesso per farmi apprezzare dai suoi.
E anche se ora come ora vorrei fare tante cose con lei ma nessuna prevede la presenza di parenti di alcun grado, faccio appello a tutto il mio autocontrollo, ignoro il pulsare del mio inquilino là sotto e mi limito a posarle una mano sulla guancia, al solo scopo di prolungare ancora un po’ il contatto tra noi, le labbra che ancora formicolano e fremono. Perona piega appena la testa, abbandonandosi sul mio palmo e io mi concedo un attimo per ammirarla prima di ritirare la mano, accarezzandola.
Mi guarda trasognata e io sorrido. -Vogliamo andare?- le domando e lei scuote la testa, come per snebbiare la mente prima di sorridere a sua volta e annuire.
-Ci siamo quasi- mi avvisa, mentre fa scivolare le sue dita tra le mie e io prego mentalmente che non si accorga di quanto sono agitato. Ma non sembra da come ricomincia a camminare, trascinandomi con sé e districandosi con facilità tra gli alberi. Scosta due rami che ci impediscono il tragitto come se non pesassero niente. Purtroppo per me, però, pesano eccome. Me ne accorgo fin troppo bene quando ritornano indietro con un effetto fionda, schiantandosi in pieno sulla mia faccia.
-Ahi! Ouch!-
Perona si ferma, stranita dai miei mugugni, si volta e sgrana gli occhi quando capisce cosa è successo. Porta la mano libera alla bocca, avvicinandosi a me.
-Oddio scusa!- esclama, circondandomi il volto con le mai e studiandomi attentamente. -Non volevo, ha fatto tanto male?-
Figurati, erano solo due rami da almeno tre chili l’uno.
-Nah, tranquilla.- minimizzo con un gesto della mano. -Non perdiamo tempo, non voglio che arriviamo in ritardo.-
Mi passa i pollici sulle guance e struscia il dorso del suo naso contro quello del mio. -Tranquillo tanto ci siamo.- mormora a mezza voce e io quasi mi strozzo con la mia saliva.
Che ha detto?! Di già?!?
Mi guardo intorno per capire dove sta la radura e solo allora mi rendo pienamente conto di essere un deficiente. Perché com'è potuto sfuggirmi? È praticamente una porta!
Dritto di fronte a noi c’è un passaggio, con ai lati due alberi nodosi e spogli con i rami intrecciati in alto che formano un arco dall’aria minacciosa, almeno al primo sguardo.
A una più attenta occhiata mi accorgo dei piccoli boccioli e dei fiori che ricoprono i rami neri. Sono bianchi e hanno riflessi violetti e bluastri, cosa che gli da un aspetto molto tetro ma al tempo stesso romantico. Proprio come Perona.
Ma.. ehi aspetta! Quando mi sono avvicinato così tanto da riuscire a vedere così bene i fiori?!
Con una punta di panico mi accorgo che ormai ci siamo, che Perona mi ha ripreso la mano e mi ha trascinato verso l’ingresso di questa benedetta radura. O forse dovrei dire maledetta.
Comunque!
Qualcosa mi tira leggermente per il braccio e io mi giro di scatto solo per scoprire che quel qualcosa non è altro che la mia ragazza che cerca di attirare la mia attenzione.
-Pronto?!- domanda, tra il preoccupato e l’incoraggiante.
Non lo so. Sono pronto?
No, non credo.
Come poco fa respiro a fondo e annuisco.
E andiamo!

 
 
 
 

[1] Cosa di preciso ci sia di spaventoso in un fenicottero non lo so ma in effetti Perona mi ha detto che, sue testuali parole, “lo zio Dofla fa più paura quando è umano”.
[2] Perona dice che il termine corretto è nekotama o una roba del genere.
[3] Questo, devo ammetterlo, è molto coerente, visto che è il gemello di Robin.









Angolo dell'autrice: 
Ehilà!!! Buon Halloween a tutti gente!!! 
Come andiamo?! 
Allora non sto qui a dilungarmi troppo, mi limito a spiegarvi un po' di glossario, per chi ovviamente non conosce già tutti i termini demoniaci o meno che ho usato nel primo capitolo. 
Dunque, dunque, dunque...
Windigo: questo ve lo spiego perchè se lo andate a cercare secondo me ci restate secchi. Si tratta di un demone presente nella tradizione pellerossa che viene descritto come una bellissima donna priva però di bocca (inteso che non ha le labbra quindi le si vedono i denti che sono più delle fauci) ma se cercate le immagini trovate solo quelle del suo vero aspetto che è più o meno Chopper quando raggiunge il Monster Point ma con i denti scoperti e affilati. E mangia gli uomini. Ora, ho optato per Monet perchè personalmente la trovo bellissima e sì, non temete, Monet ha le labbra e non si trasforma in Monster Chopper. In questa storia il windigo ha solo l'aspetto di una giovane donna che quando le girano tira fuori dei denti che paiono il set di coltelli della televendita (come nel manga appunto). 
Succubo: demone della tradizione cristiana di periodo medievale. I succubi sono tutte donne e il loro obbiettivo era sedurre gli uomini, soprattutto quelli di chiesa, per farli cedere alla loro lussuria e procreare. 
Incubo: la controparte maschile del succubo e non chiamato così a caso. Il suo obbiettivo era sedurre le donne e soddisfare la propria lussuria e per farlo apparivano loro di notte e le donne riportavano l'esperienza come fosse stato un terribile incubo. Non mi vergogno nemmeno un po' per averlo scelto per Law. U.U
Nekomata: nella nota a piè di pagina l'errore di battitura è voluto, visto che le note sono di Ace. Si tratta di uno spirito demone giapponese che si trasforma in un animale, non vi dico quale nello specifico perchè si scopre dopo e il motivo per cui Ace lo descrive come "una specie di animago" dopo aver parlato dei mutaforma è che i mutaforma possono diventare ciò che vogliono e i quattro in questione si trasformano sempre nello stesso animale per scelta mentre il nekomata non ha alternative.
Bene! Detto questo, ringrazio tutti coloro che hanno letto e che la seguiranno. 
Un bacio grande e a presto! 
Page. 


PS: L'ultimo capitolo di Somebody to Love arriva presto! Parola di Giovane Marmotta! 

 

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Capitolo 2
*** Meno due ***


È veramente pazzesco. Vivere per più di vent’anni nello stesso posto e non sapere dell’esistenza di un luogo come questo.
Non è come se non fossi mai stato nel bosco. Voglio dire, chi di noi bambini nati e cresciuti a Raftel non ci è mai venuto di nascosto per giocare ai cacciatori o agli esploratori. O ai pirati anche. Ma, dall’altro lato, chi mai avrebbe immaginato che dietro al cimitero si nascondesse un posto così.
-Piace?!-
Mi girò di scatto verso Perona che mi osserva speranzosa, ferma vicino a uno dei due alberi nodosi. -Oh. Oh sì! Certo che mi piace! Sì sì!- annuisco energicamente e poi faccio un’altra panoramica della piccola radura.
Non le ho detto una bugia. Insomma posso assolutamente affermare che mi piace. In… in una qualche misura… focalizzandomi su determinati dettagli… se non la prendo globalmente…
Tipo le lucciole! Insomma chi avrebbe mai detto che a una festa di demoni ci sarebbero state delle lucciole?! Certo assomigliano parecchio a delle vespe, con il pungiglione e tutte emanano una tetra luce viola e ronzano come i mosconi quando si schiantano contro il vetro della finestra per cercare l’uscita ma sono… lucciole!
Così come le farfalle! Cioè, non sono affatto certo che siano davvero farfalle perché hanno otto ali accartocciate e sono parecchio nere e dove volano lasciano una scia scura e sinceramente quei quattro occhi così visibili fanno parecchio senso ma non è come se mi facessero schifo. Sono… alternative! E a me alternativo piace!
E poi ci sono questi bellissimi fiori verdi e fuxia che spuntano qua e là ai piedi degli alberi spogli e sono davvero splendidi e… e… e quel fiore si è appena allungato e ha mangiato una delle farfalle nere?! Ha… tirato fuori la lingua?! Ha i denti?!?!
-M-ma dove sono gli altri?- cambio rapidamente argomento mentre nella mia testa elenco di nuovo tutte le regole per sopravvivere alla serata, tra cui è appena entrata a fare parte di diritto anche “stare lontano dai bellissimi fiori verdi e fuxia e carnivori”.
Mi passo una mano tra i capelli, nervoso. Non posso farci nulla, ho lo stomaco ridotto a una poltiglia, dannazione. Dai Ace! Un po’ di quella roba! Dov’è finito il tuo senso dell’avventura?!
La cosa che mi conforta è che Perona non sembra essersene accorta, quando mi prende la mano e mi guida verso l’altro lato della radura. -Sono proprio qui dietro!- risponde, ridendo poi spensierata mentre giriamo intorno a un gruppo di tre alberi, per imboccare un sentiero costeggiato da piante a cui servirebbe una bella spolverata[1] da tante ragnatele ci sono sopra. -Questa è un’anticamera della radura vera e propria, una specie di atrio. A parte che sarebbe troppo piccola per farci la festa ma soprattutto, più si sta in profondità nel bosco, meglio è.-
Mentre camminiamo mano nella mano comincio a rilassarmi. Essere agitati perché sto per conoscere la famiglia di Perona ci sta ma esserlo perché sono demoni è ridicolo. Anche Perona lo è eppure è la persona… creatura più meravigliosa che abbia mai conosciuto in vita mia.
Andrà tutto bene, ne sono cert…
-WOAH!- esclamo bloccandomi e trascinandomi istintivamente Perona dietro le spalle.
Un ragno gigantesco[2] si è appena calato dalla sua ragnatela e se ne sta sospeso a mezz’aria, dondolando e impedendoci di proseguire. Non che io abbia un problema con i ragni, né con gli insetti in generale, ma, a parte le dimensioni da OGM, questo qui ha francamente tutta l’aria di essere velenoso. Mi guardo intorno alla ricerca di un pezzo di legno o un sasso con cui levarlo di mezzo ma prima di riuscire anche solo a individuarne uno, Perona si stacca da me e mi supera. -Ma che ti prende?!- domanda perplessa, camminando dritta verso il ragno ma guardando me da sopra la spalla.
-Perona no! Att…- cerco di metterla in guardia ma le parole mi muoiono in gola quando si ferma a pochi millimetri dal ragno e si gira verso di lui.
-Buonasera!- lo saluta con un sorriso.
Non riesco a nascondere lo shock sul mio volto quando dopo alcuni secondo capisco che sta parlando con lui. Con il ragno. La mia ragazza sta amabilmente conversando con un ragno gigante.
Beh non… non dovrebbe stupirmi dato che è una banshee, giusto?! Voglio dire, me l’ha spiegato molto bene che è del tutto normale per lei essere in empatia e diretto contatto con la natura che la circonda. E giustamente la natura comprende anche questo enorme, peloso e sicuramente velenoso insetto.
Quindi la mia ragazza può conversare con i ragni e lo fa anche volentieri. Okay, non è un problema, non lo è affatto. Posso accettarlo.
-Chi lui?!- domanda Perona prima di lanciarmi un’occhiata e regalarmi un sorriso innamorato che non posso non ricambiare. -Oh no, nessun sacrificio! Lui è il mio ragazzo!-
Strabuzzo gli occhi. Ha detto “sacrificio”?!
Il ragno pensava che fossi un sacrificio?! Perché il ragno pensava che fossi un sacrificio?!
Sto per cedere all’impulso di chiedere spiegazioni a proposito quando una strana sensazione mi distrae, come una piccola scarica elettrica che mi mette sull’attenti. Mi volto cauto e scruto in mezzo agli alberi e ai cespugli secchi. Stasera sarò anche paranoico ma ho la netta sensazione che qualcuno ci stia osservando.
-Perona…- la comincio a chiamare mentre mi volto e sobbalzo quando me la trovo a due passi da me. Non me l’aspettavo, ero concentrato su altro, ma soprattutto cosa ci fa il ragno sulla sua spalla?!
-Ti presento Andromeda.- mi dice, indicando l’insetto con un cenno del capo.
Rimango un attimo interdetto e sposto gli occhi da lei ad Andromeda un paio di volte prima di riscuotermi. Sorrido seducente e chino appena il busto in avanti. -Piacere di conoscerti, Andromeda. Che nome affascinante.- mi complimento facendo un rapido occhiolino a Perona. Andromeda zampetta rapida verso il suo collo e per un attimo il terrore che la stia per mordere mi attraversa ma mi bastano due secondi di calma autoimposta per capire che in realtà si sta solo nascondendo tra i suoi capelli, imbarazzata dal mio complimento.
Sorrido ancora di più. Finirò di stupirmi, stasera?!
Ricominciamo a camminare e, anche se non riesco a crederci neppure io, faccio il possibile per coinvolgere nella conversazione anche Andromeda, grazie anche all’aiuto di Perona che interpreta dal ragnarese… ra… ragnese?! Ragnano?!
Quello che è, insomma.
Mi concentro anche per evitare di chiederle del sacrificio. Non voglio che pensi che sono spaventato o teso o che non credo che lei sarebbe pronta a tutto per difendermi.
Dopo qualche minuto non ci sto più nemmeno pensando e sto ricominciando a rilassarmi quando di nuovo la sensazione di essere osservato mi colpisce. E stavolta non è sola. A meno di non essere impazzito, qualcosa ha appena ringhiato in mezzo agli alberi.
-Hai sentito?- domando a Perona, fermandomi di botto.
-Che cosa?- scuote appena la testa lei.
-Quel…- mi interrompo, mettendomi in ascolto. Dannazione sono sicuro di non essermelo imm… -Eccolo! Lo hai sentito stavolta?!-
-Ma di che parli Ace?-
-Del ringhio. Qualcuno sta ringhiando là dentro.- rispondo, fissando concentrato tra gli alberi.
-Come? Sei sicuro?!-
-Sì. Ascolta!- le dico e subito raggiunge il mio fianco. E quando il ringhio risuona di nuovo, basso e vibrante, mi giro di scatto verso di lei, aspettandomi che lei si giri verso di me ma invece continua a fissare in mezzo al bosco con le mani sui fianchi e un’espressione poco amichevole. -Piccola, tutto be…-
-Vuoi farla finita?!-   
Sgrano gli occhi preso in contropiede. Ma che ho fatto ora?!
-I-io non…-
-Vieni fuori, muoviti!-
-Perona ma con chi ce l’hai?!-
Anche senza la sua risposta, che comunque non arriva perché è troppo concentrata a cercare di incendiare il bosco con lo sguardo, devo attendere solo pochi istanti per scoprirlo. Il fruscio aumenta sempre più finché una tigre non esce dagli alberi, continuando a ringhiare.
Santo Roger ma che ci fa una tigre nel bosco di Raftel?! Dove siamo finiti?!       
Ora però non ho il tempo per pensare a queste cose. Determinato, mi sposto di lato per avvicinarmi a Perona. Apro le braccia per proteggerla, anche se la tigre, che mi accorgo solo ora è cieca da un occhio, sembra interessata più che altro a me.
-Perona. Allontanati lentamente.- le dico sottovoce solo che lei non mi sente, così come non sembra essersi minimamente accorta del mio tentativo di farle da scudo. Anzi è piuttosto furibonda a giudicare dalla sue espressione.
-E allora?! Da quanto ci stai seguendo, Zoro?!?-
Nel preciso momento in cui lo chiama per nome, accadono molte cose insieme. La tigre ringhia ancora più forte, io mi accorgo che ha tre spade legate al fianco[3] e la voce nella mia testa ricomincia a darmi dell’idiota colossale. E, purtroppo, mi trovo d’accordo.
Con un ultimo ringhio, Zoro abbassa il capo e fa ruotare la coda per tre volte. Pochi attimi e di fronte a noi non c’è nessun felino di nessun genere ma un uomo con i capelli verdi, una cicatrice che gli attraversa l’occhio sinistro e un occhio destro molto sano che mi fissa truce e incazzato.
Francamente, preferivo la tigre.
-Da quando avete superato il cimitero.- risponde asciutto e Perona stringe i pugni e gonfia le guance indignata.
-Non sono più una bambina!-
-Appunto per questo ti ho seguito. Ciao Ace, come stai?-
-Ehi Zoro!- lo salutò, cercando di suonare almeno un po’ entusiasta e non troppo nervoso. Non sarebbe male se riuscissi a smorzare un po’ la tensione nell’aria. E non vi dico quanto sarebbe meglio se Zoro smettesse di fidarmi così. -Bene, bene, sto benone grazie! E tu?! Hai già conosciuto Andromeda?!- gli domando, indicando la tarantola e realizzando solo a posteriori cosa sto facendo.
Ma cosa sto facendo?!
-Siete in ritardo.-
-Sì, il che è un evento, essere arrivati così tardi da averti dato il tempo di trovare la strada giusta! E dal momento che ci hai spiati, sai benissimo che non ci siamo attardati a fare niente di ciò che pensi!-
Zoro si gira finalmente a guardare sua sorella, le braccia al petto e un sopracciglio alzato. -Ho detto che vi ho cominciato a seguire dopo il cimitero. Non so cos’avete fatto prima.-   
Perona sgrana gli occhi indignata e avanza di un passo verso di lui, stringendo le mani a pugno. -E non sono affari tuoi.- sibila per poi incamminarsi pestando i piedi lungo il sentiero, senza aspettare né lui né me.
Io e Zoro rimaniamo fermi a fissarla che si allontana, lui impassibile e io, lo ammetto, un po’ disperato. Zoro mi guarda in tralice prima di girarsi completamente verso di me. -Dunque…- comincia e mi posa una mano sulla spalla e al confronto Andromeda mi sembra improvvisamente un adorabile animaletto da compagnia. -…mi pare che tu sia un bravo ragazzo, Ace, anche se ci conosciamo poco. E nella mia famiglia non siamo razzisti, non abbiamo nessun problema con gli umani. Perciò se la tratti bene io farò il possibile per impedire a mio fratello di usarti come cavia per studiare la vostra anatomia. Ma se dovesse piangere per colpa tua Law avrà solo la soddisfazione di poter analizzare il tuo cadavere e non farà in tempo a trasformarti in cadavere con le sue mani perché ci avrò già pensato io. D’accordo?-
Cerco di mantenere un contegno e annuisco piano, mentre mando giù litri di saliva. Zoro ghigna e finalmente smette di premere sulla mia spalla. -Bene.- commenta e si incammina anche lui, facendo sbattacchiare le spade. -Sai come arrivare alla radura?-
Guardo dritto davanti a me e mi accorgo che il sentiero battuto su cui io e Perona abbiamo camminato finora è perfettamente visibile e ben spianato. Impossibile sbagliarsi.
-Sì.-
-Allora ci vediamo là.- dice, piegando le ginocchia e il busto come se si stesse preparando a fare un balzo.
-Ehi!- lo richiamo, ritrovando la mia spavalderia. Si gira, interrogativo, e io sollevo il mento. -Io la amo. Non ho intenzione di farla soffrire.-  
Zoro ghigna di nuovo ma non mi risponde. Con un salto è di nuovo in forma di tigre e dopo pochi secondi  sparisce alla mia vista, come Perona poco fa.
Sospiro, tra il sollevato e lo stanco e mi passo una mano tra i capelli. La serata non è nemmeno iniziata e io sono già esausto. Ma questo non ha assolutamente importanza, perché Perona ci tiene che io sia lì con lei e quindi io ci sarò, nonostante le piante carnivore, i ragni velenosi e le minacce di morte.
Non mi ci vuole molto per raggiungere finalmente la radura vera e propria. Scopro che il sentiero svolta in un paio di punti ma è talmente ben tracciato che è impossibile perdersi. Ed è dopo una terza curva che mi ritrovo sul limitare dell’ampio spiazzo circondato da alberi, dove una dozzina di persone è riunita. Cerco subito Perona e, dopo averla individuata che parla con Robin, mi guardo intorno. Anche qui è pieno di quelle strane lucciole e quelle strane farfalle e ovviamente di quegli inquietanti fiori. Gli alberi, che formano un cerchio perfetto, sono spogli e sulla destra rispetto a dove mi trovo io si apre un altro sentiero battuto, più stretto di quello alle mie spalle. Fiammelle di colore rosso scuro, quasi sangue, fluttuano a mezz’aria, diffondendo una luce cupa ma più che sufficiente per distinguere i volti dei presenti anche a questa distanza, e un tavolo di legno grezzo, così grezzo che sembra un tutt’uno con la radice a cui è appoggiato[4], presenta una vasto assortimento di cibi e bevande, al margine opposto rispetto a dove mi trovo io.
Con sollievo noto che comunque non c’è niente che assomigli a un altare sacrificale o a un calderone abbastanza grosso per cuocermici dentro. Mi faccio coraggio e avanzo, abbandonando definitivamente il sentiero e entrando nella radura. Con ogni passo, tutti in direzione di Perona ovviamente, la mia spavalderia e la mia determinazione crescono, rendendomi sempre più sicuro di me ma, fatti pochi metri, uno spostamento alle mie spalle mi coglie impreparato e mi immobilizzo. Lancio un’occhiata dietro di me ma non c’è nessuno. Devo essermelo immaginato. Alzo il piede per tornare sui miei passi ma ecco che lo sento di nuovo e stavolta due mani, affusolate e pallidissime, si posano sulle mie spalle.
-Guarda un po’ chi abbiamo.- mormora una voce soave. -Finalmente è arrivato il nostro sacrificio.-
Mi irrigidisco e giro la testa, cercando di nascondere lo shock come meglio posso. Una ragazza con enormi occhi ambra e capelli verde lime mi osserva sadica. Sostengo il suo sguardo ma quando mi sorride, rivelando due file di denti così appuntiti che sembrano delle sciabole, non riesco a non deglutire rumorosamente. Una parte del mio cervello sta già pensando che è finita, che sta per azzannarmi quando la tipa scoppia a ridere, una risata cristallina, il che la rende ancora più inquietante.
-Oh santo inferno! Vedessi che faccia hai fatto!-
-Monet! Non infastidire il nostro ospite!- la ammonisce una voce dall’altra parte della radura. Monet continua a fissarmi con un sorriso prima di stringersi nelle spalle e scomparire apparentemente nel nulla.
Mi rigiro, un po’ per scoprire che fine ha fatto un po’ per vedere chi mi ha salv… chi ha parlato. Monet ha attraversato la radura a una velocità impressionante e ora è vicina al tavolo di legno dove altre due parenti di Perona stanno preparando credo un cocktail. Si somigliano moltissimo, capelli neri, occhi di un blu indefinibile e vista la differenza di età sospetto che siano madre e figlia.
Ma la madre, che è anche la persona che ha rimproverato Monet, ha un qualcosa che… È… È bellissima e io… non riesco a levarle gli occhi di dosso. Penso sia la donna più bella che io abbia mai visto, io… m-ma che mi prende?!
-Scusa zia Boa.- mormora Monet, dandomi qualcos’altro su cui concentrarmi. Mi concentro su di lei, che appoggiata al tavolo con il busto piegato in avanti, osserva di sottecchi la ragazza accanto a Boa e così simile a lei anche se nemmeno lontanamente affascinante quanto lei. Almeno dal mio punto di vista, Monet la pensa diversamente a giudicare da come si lecca le labbra. -Però avrei proprio bisogno un attimo di Baby.- aggiunge.
La ragazza accanto a Boa solleva la testa di scatto a quelle parole e si gira a guardare Monet. -Come hai detto?- le chiede a corto di fiato.
-Baby mi sta aiutando, ora non…- risponde Boa, senza smettere di pestare degli strani frutti per estrarne il succo ma non finisce nemmeno la frase che Monet afferra Baby per il polso e per un attimo sembrano scomparire nel nulla solo per riapparire su un altro lato della radura, Baby con la schiena appoggiata la tronco di un albero e Monet schiacciata contro di lei che… che…
Okay, quello che sta facendo si può descrivere solo con “le sta mangiando la faccia” ma data la situazione ho paura che potreste fraintendere e pensare che Monet stia letteralmente mangiando la faccia a Baby. Il fatto è che dire che la sta baciando non rende l’idea. È troppo poco davvero.
Ma che poi, mica sono cugine?! Che l’incesto sia considerato normale nella comunità demoniaca?!
Monet si gira a guardarmi mentre Baby continua a marchiarla sul collo e mi lancia un’occhiata piena di lascivia prima di sorridere di nuovo, sfoderare i denti a sciabola e riavventarsi su Baby. Distolgo lo sguardo di scatto.
O santo Roger… Forse ora davvero le sta divorando la faccia… Non credo di volerlo scoprire.
-Ti aiuto io, mamma.-
Sollevo gli occhi quando la voce di Perona mi raggiunge, curioso. Nonostante sia stato a casa sua un paio di volte non ho mai visto i suoi e mi stupisco non poco quando mi accorgo che si è avvicinata al tavolo e sta parlando con Boa. Quindi è lei sua madre? Non lo avrei mai indovinato, non si somigliano per niente. A parte per il fatto che sono entrambe mozzafiato.
Anche se Boa è così… così… Oh merda, non di nuovo! Ace riprenditi! È la madre della tua ragazza!
-Perona non ti ha posto il sigillo vero?-
Smetto di picchiarmi la fronte con il pugno e mi giro verso Robin. Ma che hanno tutti che saltano fuori dal nulla in questo posto?
-Ciao Robin.- la saluto prima di aggrottare le sopracciglia. -Il sigillo?-
Robin sfrega i palmi tra loro per scaldarli e poi li appoggia sulle mie tempie. -Solo un piccolo incantesimo che abbiamo imparato tutti per contrastare il potere di mamma. Non lo fa consciamente ma potrebbe sedurre anche il più integro degli uomini con una sola occhiata.-
-Credevo che quella fossi tu.- ribatto con un ghigno, sperando di apparire simpatico. Giuro che vuole essere una battuta e, per fortuna, Robin lo capisce.
Mi sorride divertita e un po’ lusingata. -Infatti io ci riesco nonostante il sigillo ma solo se voglio.- toglie le mani dalla mia testa. -Va meglio?-
Scuoto appena il capo e mi accorgo che in effetti sì, va meglio. È come se riuscissi a sentire, vedere e pensare più lucidamente. Solo che non mi ero accorto che non riuscivo a sentire, vedere e pensare lucidamente fino a un attimo fa. Provo a girarmi verso il tavolo e finalmente riesco di nuovo a focalizzarmi solo ed esclusivamente su Perona. Boa non mi fa più nessun effetto, a parte che non posso negare la sua oggettiva bellezza, e sorrido sollevato.
-Grazie Robin!-
-Figurati. Ora andiamo a prendere qualcosa da bere, ti va? Sembra che Perona sia già in astinenza da te.- mi propone con un sorriso etereo e insieme attraversiamo la radura. -Come saprai anche Baby è una lamia.- mormora, facendo un cenno alle sue cugine che sono ancora impegnate a divorarsi le labbra a vicenda. -Lei non ti ha fatto lo stesso effetto di mamma per via di Monet. Le lamie sono mosse da un’insaziabile bisogno d’amore ma, mentre Baby vuole solo qualcuno che la ami follemente e da amare allo stesso modo, mamma vuole essere amata e apprezzata da tutti quelli che la circondano. Quando ha intorno molta gente con il sigillo diventa un po’ irritabile e melodrammatica perciò non farci troppo caso stasera, okay?- annuisco, attento a memorizzare bene tutto. Vorrei chiederle qual è l’esatta differenza tra lei e una lamia ma non voglio apparire troppo ins… -Il mio potere origina invece da tutt’altro interesse. Come Law, io sono particolarmente ingorda di sapere e il momento in cui la mente ammassa tutte le proprie conoscenze in un confuso ma compatto groviglio è precisamente quello che precede l’orgasmo. E così, un attimo prima che la nostra vittima raggiunga l’apice, io e mio fratello facciamo nostre le loro conoscenze e, credimi, è un momento estremamente soddisfacente anche per noi. Come un doppio orgasmo.- Per poco non mi strozzo con la mia saliva. Certo che questi demoni sanno come godersi la vita. -Ovviamente se siamo coinvolti emotivamente. In questo non siamo diversi da voi umani.- precisa, guardandomi serafica. -Se così non è, non proviamo alcun piacere fisico ma solo soddisfazione mentale. Mentre se siamo coinvolti davvero non riusciamo a carpire le conoscenze del nostro partner senza il suo consenso.-   
Avevo già avuto questa sensazione la prima volta che l’ho incontrata[5] ma ora ne sono certo. Robin è fantastica. Fintanto che è mia alleata, si capisce. Migliaia di domande mi affollano la testa ma soprattutto vorrei chiederle di spiegarmi nel dettaglio il potere di Perona e tutto ciò che può fare, un discorso che, non so perché, lei cerca sempre di evitare o deviare. Non vuole parlarne e io non voglio forzarle la mano. So aspettare e quando sarà pronta di sicuro lo farà. Anche se la tentazione di chiedere a Robin è tanta.
Ma il tempismo non è a mio favore a quanto pare. Capisco che la lezione è finita quando Robin si ferma e mi posa le mani sulle spalle. Siamo a pochi metri dal tavolo di legno e Perona continua a lanciarmi insistenti occhiate senza smettere di aiutare sua mamma. -Per caso avete incontrato Zoro?- mi chiede, scrutandomi ora seria e io rimango interdetto.
Come fa a sapere sempre tutto così?
-Sì in effetti…- mi guardo intorno perplesso. Ma dov’è finito? In teoria sarebbe dovuto essere già qui.
-Oh non preoccuparti. Se ha smesso di seguirvi si è sicuramente perso. Arriverà entro un’ora.-
Perso?! Ma persino un idiota sarebbe riuscito ad arrivare qui seguendo il sentiero!
-Ti ha minacciato?- chiede ancora e io mi porto una mano alla nuca, imbarazzato.
-Eeeh. Sì.- ammetto con un mezzo sorriso e anche lei sorride di nuovo, come prima.
-Bene. Allora devi affrontarne solo altri due.- afferma mentre mi fa girare verso il tavolo.
Il sorriso mi scivola via dalla faccia, la baldanza scompare di nuovo. Dall’altro lato del tavolo, di fianco a Perona e con gli occhi fissi su di me, spuntato ovviamente anche lui fuori dal nulla, c’è Law.           
 
 

[1] E il fatto che lo stia dicendo io, credetemi, è preoccupante.
[2] Non sto esagerando, sarà grande quanto una mano di Franky!
[3] Cosa che avrei dovuto notare subito, dato che non è una condizione normale per una tigre.
[4] Era effettivamente la radice modificata per sembrare un tavolo ma mi ci è voluta tutta la sera per capirlo.
[5] Lei è l’unica che posso dire di aver davvero conosciuto della famiglia. Law e Zoro li ho solo incrociati un paio di volte che ero con Perona e in tutte e due le occasioni si sono preoccupati più di minacciarmi che di presentarsi. 

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Capitolo 3
*** Si comincia?! ***


Deglutisco a vuoto un paio di volte ma sostengo il suo sguardo. È come con gli orsi, se mostri anche solo un momento di debolezza ti attaccano[1]. Robin è sparita nel nulla e io mi sento le gambe molli come gelatina.
Non perché Robin è sparita nel nulla eh? Voglio dire non è come se avessi bisogno dell’appoggio della sorella gemella per cui Law stravede per sentirmi al sicuro e tranquillo.[2]
E siccome, appunto, non ho bisogno di Robin ma posso benissimo affrontarlo da solo, prendo un profondo respiro e mi avvicino al tavolo. Passo una mano sul fianco e sulla schiena di Perona quando la supero e mi fermo accanto a lei. Senza perdere nemmeno un secondo, Andromeda è sulla mia spalla. Boa si è momentaneamente allontanata, il che mi conforta perché credo che affrontare un parente per volta sia la chiave per sopravvivere a questa serata. Intravedo con la coda dell’occhio Perona girarsi verso di me, come se stesse controllando le mie condizioni, e poi lanciarmi un sorriso prima di tornare a dedicarsi a spremere il succo di qualunque genere di frutto rinsecchito sia quello che sta spremendo.
Mi sento ringalluzzito dalla sua reazione[3] e ora sono pronto ad affrontarlo. -Ciao Law!- saluto con un entusiasmo e sto ancora valutando se azzardarmi a dargli una goliardica pacca sulla spalla quando mi accorgo che è passato troppo tempo. Per la pacca sulla spalla certo ma anche per lui per darmi una risposta senza sfociare nella maleducazione.
Ma niente da fare, Law continua a fissare dritto davanti a sé con sguardo vacuo e improvvisamente capisco. Capisco che non stava affatto fissando me poco fa, ma un punto nel vuoto che si trova a occhio e croce sulla stessa traiettoria dove mi trovavo io. Esitante, mi giro verso Perona che però non sembra essersi accorta di nulla e continua a spremere e canticchiare imperterrita. Mi giro di nuovo verso Law e sollevò una mano a mezz’aria.
Guardo la mano poi di nuovo Law.
Non so se agitargliela davanti agli occhi o toccargli semplicemente la spalla. In entrambi i casi rischio la vita. Forse dovrei solo lasciar perdere.
Guardo la mano, guardo Law. Poi guardo Andromeda. Mi stringo nelle spalle e mi butto, incurante del pericolo. -Ehi Law?- lo chiamo di nuovo e opto per “agitare mano davanti agli occhi”. Riesco per miracolo a nascondere il mio sollievo quando Law sbatte le palpebre e si riprende con calma, senza reazioni brusche e potenzialmente letali.
Si gira verso di me, mi osserva qualche istante con un’espressione impossibile da decifrare e poi: -Ah. L’umano.- commenta atono e torna a guardare davanti a sé, disinteressato alla mia presenza.
Dire che sono basito è dire poco. Non mi aspettavo un’accoglienza in pompa magna ma nemmeno la totale assenza di minacce di morte.
-Law!- lo rimprovera Perona, lasciando perdere i frutti rinsecchiti e non così edibili a mio parere[4], e porta le mani sui fianchi. -È un ospite!-
-Perona non è un problema davvero…- provo a calmarla e rabbonirla, nervoso. Non è che posso dirglielo ma meno attenzione mi prestano meglio è.
Per fortuna Law si stringe nelle spalle. -Gli ho già detto tutto quello che gli dovevo dire quando ci siamo conosciuti la prima volta. Per il resto lo sai che da vivi non mi interessano molto.-  
È la prima volta in tutta la sera che ringrazio di essere molto vivo e in salute[5] ma non faccio in tempo a finire il pensiero che mi ritrovo un braccio pressato sulle spalle e un viso molto vicino al mio. Troppo vicino al mio. Il viso di Law che, improvvisamente, non è più impassibile ma sorride con una luce folle e sadica negli occhi. -Ripensandoci, Ace, forse si potrebbe diventare amici.- mormora e un brivido di puro panico mi attraversa la schiena.
Oh merda! Non bastava psicopatico, è pure schizofrenico!
Sto già per rispondere che sì, assolutamente, perché no, cercando al contempo un modo per allontanarmi da lui senza sembrare terrorizzato e/o maleducato quando la sua espressione torna normale tranne che per il ghigno storto che persiste. -Scherzavo.- dice e io faccio uno sforzo per non imprecare.
Che hanno tutti in questa famiglia?! Siamo già a due! Se non muoio di arresto cardiaco stasera non mi succederà mai più!
Okay, Ace, okay. Ora respira. Calmo. Zen.
-Perona, tesoro, a che punto sei con il sangue di mandragora?- Boa ricompare alle nostre spalle, uscendo dal bosco dov’è sparita un attimo fa. -Tra poco saranno tutti qui e dobbiamo cominciare a riempire i calici e…- si distrae quando si accorge di me e mi squadra altezzosa ma anche incuriosita. -Tu devi essere Ace.-
Ora, c’è una cosa che dovete sapere. Dal momento che io sono Portuguese D. Ace, consumato playboy ed ex capitano degli Assi di Picche, come potrete immaginare ho avuto parecchie ragazze durante la mia adolescenza e il college, alcune più serie altre meno, e da queste relazioni ho imparato una cosa di vitale e assoluta importanza. Le madri sono preziose. Le madri sono il lasciapassare, la loro benedizione equivale a uno stato di intoccabile da parte degli altri membri della famiglia. E io, modestamente, con le madri sono una bomba. E anche se quella di Perona è un demone capace di mangiarmi la faccia[6], sempre una madre rimane.
Certo questa è una situazione particolare, diversa dalle altre in cui mi sono trovato in precedenza, perché Perona è… insomma sì, sapete… l’amore della mia vita e Boa un demone capace di mangiarmi la faccia, credo, o comunque un demone capace di farmi qualcosa di raccapricciante quindi è decisamente una situazione molto particolare, nuova, mai vista prima, potenzialmente letale.
Ma Boa resta pur sempre una madre.
E io resto pur sempre Portuguese D. Ace, consumato playboy, ex capitano degli Assi di Picche e conquistatore seriale di madri. Non devo fare altro che quello che mi riesce meglio.
-Sono io!- confermo, sfoderando il mio sorriso migliore e la mano, per stringere la sua ma Boa non da segni neanche di averla vista.
Continua a fissarmi con insistenza e aspettativa  e i tempi di attesa sono a un passo dal diventare imbarazzanti quando mi accorgo che, circa ogni due secondi, Boa scuote il capo per far ondeggiare i lunghi capelli mori e si sistema la scollatura del vestito. Il mio cervello mette finalmente insieme i pezzi mentre la voce di Robin riecheggia nel mio cranio.  
“Mamma vuole essere amata e apprezzata da tutti quelli che la circondano. Quando ha intorno molta gente con il sigillo diventa un po’ irritabile e melodrammatica.”
Oh beh, facciamo finta di non avere il sigillo allora.
-Immaginavo che fosse una donna attraente ma devo ammettere che supera le mie aspettative, signora Mihawk. È bellissima.-
Sì, no, okay, normalmente non faccio così[7] ma qui c’è bisogno di una strategia d’urto e di switchare da me a lei come soggetto irresistibile della radura. Francamene è anche più semplice, elogiare lei anziché sforzarmi di fare lo splendido quando vorrei solo imboscarmi con sua figlia dietro il primo cespuglio non carnivoro disponibile.
Ma tant’è. Coraggio Ace, i convenevoli finiranno prima o poi.
Lancio un’occhiata di striscio a Perona per controllare la sua reazione. Non che sia preoccupato o cosa[8], semplicemente mi viene naturale ma lei è sempre focalizzata sui frutti dall’aspetto poco commestibile per finire di spremere il succo dal nome inquietante. Non so dire nemmeno se mi abbia sentito anche se certo mi sembra difficile il contrario visto che è a due passi da noi.
Possibile che non le abbia dato neanche un po’ fastidio?! Insomma è pur sempre sua madre, non dico che ci sto flirtando però… Però Perona non sa che Robin mi ha messo il sigillo! Giusto! Non è affatto strano così! 
Forte di questa perfettamente logica spiegazione, torno a guardare Boa e il sangue mi si gela nelle vene.
-Anche tu non sei niente male.-
Perché il modo in cui mi sta guardando non è affatto rassicurante, mi guarda come Monet guardava Baby prima di trascinarla via e divorarle la faccia o almeno provarci. E anche se il mio obbiettivo era precisamente fare colpo, l’attacco frontale MILF non era assolutamente quello che avevo in mente. E se vogliamo proprio dirla tutta, anche senza Perona, avrei comunque un pessimo presentimento.
Boa continua ad avanzare famelica e io lancio un’altra occhiata verso Perona ma niente, mi guardo intorno nella speranza di vedere Robin ma sembra scomparsa nel nulla[9]. Okay devo trovare un diversivo, qualcosa, qualsiasi cosa.
O lo trovo io o lo trova l’universo ma lo dobbiamo trovare ORA!
Non so se sia davvero l’universo, il karma o semplicemente una botta di culo ma le mie preghiere trovano risposta quando un fenicottero gigante[10] esce di gran carriera dalla boscaglia e si ferma a un passo da lei, girando la testa per fissarla.
Aspetta un attimo!
Che… un f… un fenicottero?!
Cosa ci fa un fenicottero nel bosco di Raftel?!   
-Che vuoi Dofla?- domanda Boa, guardandolo di striscio e con astio.
Dofla. Perché mi dice qualcosa? Sono certo di avere già sentito questo nome. Uno degli zii di Perona si chiama Dofla.
Oh giusto! Giusto, gli zii che possono trasformarsi in animali. Continuo a dimenticarmi le cose stasera, non so cosa mi prenda[11]
Comunque. Devo dire che ha avuto un ottimo tempismo e ha pure l’aria simpatica. Forse ho trovato un nuovo all…
-Fufufufu, Boa! Perché vuoi pietrificare il ragazzo? Che ti ha fatto di male?-
E ora so perché Perona dice che fa più paura quando è umano, anche se preferivo non scoprirlo così come preferivo non scoprire che la mia pseudo-suocera sa pietrificare la gente e voleva farlo con me. Non ho più nemmeno le forze per spaventarmi.
-Chi dice che volevo pietrificarlo?- si indigna Boa.
-La tua espressione, il tuo atteggiamento, il fatto che sia il tuo passatempo preferito. Puoi scegliere.- risponde una voce strascicata, che appartiene a un uomo imponente, con una cicatrice che gli taglia a metà la faccia e un sigaro in bocca. Osservo, ormai assuefatto a qualunque tipo di assurdità, un coda di coccodrillo al suo seguito, che si ritira sempre più fino a scomparire sotto il lungo cappotto d’alto livello e bordato di pelo che indossa.
Quindi, lui è zio Croco.
Prendo un profondo respiro e mi sto già facendo coraggio per allungare la mano verso di loro[12] quando un fischio acuto fende l’aria e quasi mi spacca i timpani. Un falco spunta fuori dal nulla e, vista la sua traiettoria, mi aspetto che si posi sulla spalla di Boa, ma è ancora sospeso a mezz’aria quando si trasforma sotto i miei occhi e poco dietro di lei, in un uomo, più alto di tutta la testa della mia futura suocera, fisico asciutto, sguardo minaccioso e una gigantesca spada agganciata alle spalle. Non so nemmeno come faccia a stare dritto con quell’affare sulla schiena ma, se non altro, su di lui non sono impreparato e non resto nemmeno più di tanto sorpreso.
Lui è Drag.
Non so molto di lui, Perona non è particolarmente espansiva sui propri parenti[13], ma mi ha assicurato che a parte una lieve tendenza a essere iperprotettivo e possessivo in modo patologico con i membri della sua famiglia, è il parente di cui meno devo preoccuparmi, avendo lui ragionevolmente accettato che la sua bambina è ormai una donna e ha deciso di donarsi a me corpo e anima e io e lei siamo una cosa sola.
Quello che vorrei capire è perché, allora, mi fissa come se sentisse un improvviso desiderio di aiutare il proprio primogenito a esplorare le mie cavità interne e tutto ciò che contengono. Sembra seriamente pronto ad aprirmi in due e io comincio ad esaurire anche le energie per preoccuparmi o avere voglia di scappare.
-Ho visto male o il ragazzo faceva lo splendido con mia moglie?- 
Male! Hai visto molto male! Molto, molto male!
Ecco cosa vorrei dire. Ma a  parte che non è vero, affermare una cosa simile sarebbe come incolpare implicitamente Boa di averci provato con me[14] e, a giudicare da come Drag la guarda in adorazione[15], non sarebbe una mossa saggia. Così apro la bocca e la richiudo. La riapro e la richiudo. La apro, la richiudo, un braccio si posa pesante sulle mie spalle.
Mi giro di scatto, terrorizzato. Andromeda!
Ma per fortuna la mia piccolina è sveglia e si è prontamente levata dalla traiettoria della man… zampa che è atterrata sulla mia spalla?! È davvero una zampa?!
-Drag sappiamo tutti chi faceva lo splendido con chi, anche se non abbiamo assistito. Lascia respirare il ragazzo o più tardi sarà troppo stanco per festeggiare degnamente con la nostra Perona- sogghigna il tizio al mio fianco, due orecchie dal pelo fulvo che spuntano in mezzo ai capelli dello stesso colore e tre cicatrici che gli attraversano l’occhio.
-Zio Shanks!- protesta Perona, rossa come un pomodoro ma io non riesco a trattenere un ghigno saputo alla prospettiva.
-E ora che hai da sorridere a quel modo?- domanda Drag, glaciale.
Okay, forse non ha proprio completamente accettato che la sua bambina è ormai una donna e ha deciso di donarsi a me corpo e anima e io e lei siamo una cosa sola. O forse lo ha fatto ma meno ragionevolmente di quanto pensassi.
-Oh beh io… io sono f-felice perchéee…- cerco con lo sguardo Shanks per un suggerimento che però non arriva. Si limita a sorridermi incoraggiante.
-Il sangue di mandragora è pronto!- annuncia Perona, sollevando la brocca come un trofeo, felice di porre fine a tutto questo[16].
-Perché il sangue di mandragora è pronto!- esclamo, indicando Perona. -Mi hai tolto le parole di bocca, amore-
E Drag mi fulmina di nuovo ma stavolta sostengo la sua occhiata. Nemmeno lui mi impedirà di dichiarare al mondo cosa provo per Perona.
-Oh magnifico! Finalmente possiamo procedere con il brindisi di benvenuto visto che ci siamo tutti- sospira Boa, con l’aria di una che è esausta per aver atteso troppo a lungo. -È stato un vero stress preparare quel sangue di mandragora. Ho anche paura che mi sia venuta una ruga-  
-Stai benissimo mamma, nessuna ruga- la rassicura prontamente Robin, rispuntata da non so dove.
-E comunque non siamo ancora tutti- fa notare inflessibile Drag.
Boa geme una protesta e si volta verso di lui, mani sui fianchi. Sembra lanciare scariche elettriche nell’aria e io osservo impotente quello che potrebbe essere il mio futuro. E dal momento che sono ancora qui e non scappo a gambe levate[17] sono sempre più certo, a questo punto, che Perona sia davvero quella giusta.
-Non pretenderai di aspettare Zoro! Potrebbe arrivare a festa ormai conclusa!-
-Si può sempre andare a cercarlo- le fa presente Drag.
-Io non ci vado- mette subito in chiaro Perona, masticando quasi le parole a denti stretti. -Per me può anche perdersi per sempre-    
-Forse sarebbe bastato che tu gli insegnassi ad orientarsi quando era bambino!-
Drag sgrana gli occhi indignato.
-Forse se avessi passato un po’ più di tempo con lui quando…-
-Oh non osare dire che non mi sono presa cura di mio figlio!-
-Io oso quello che mi…-
E un ruggito si libera nell’aria. E ti pareva. Cominciassero  a piovere meteoriti non mi stupirei nemmeno. Con la stessa impassibilità del resto della famiglia[18] mi volto per vedere che sta succedendo e provo solo una lieve perplessità quando riconosco Zoro[19] nella sua forma animale, impegnato  a fronteggiarsi con una bellissima volpe, decisamente più grande di una normale volpe, dalla pelliccia rosso fuoco e con quattro code.
Quattro. Code.
Okay, sì, questa volpa ha quattro code e io ho una tarantola gigante sulla spalla con cui la mia fidanzata conversa di tanto in tanto. Lo posso gestire.
Zoro e la volpe girano in tondo avvicinandosi sempre più, tutti e due in posizione di attacco, i denti scoperti. Anche se, devo dire, la volpe ha l’aria di essere pronta anche a battere in ritirata da un momento all’altro, quasi come se la sua fosse una posa, un bluff[20]. Che poi, perché Zoro sta litigando con una volpe a quattro code?
Non faccio quasi in tempo a pormi la domanda che in un attimo succede un gran casino. Zoro si lancia verso la volpe rossa una frazione di secondo dopo che un’altra volpe, questa dorata, scatta fulminea dentro la radura per dare manforte all’altra e, prima che mi renda conto di cos’è stato questo micidiale spostamento d’aria, Law ci ha superato tutti e sta puntando la propria spada contro suo fratello. Zoro si ferma appena in tempo e sbuffa, fissando la lunga lama con aria di sfida.
-Zoro- il tono di Law è di avvertimento, il ghigno psicopatico e omicida. Mi guardo intorno scioccato ma nessuno sembra particolarmente colpito dalla cosa. -Non obbligarmi a farlo-
Okay so che avevo detto che più niente sarebbe riuscito a sconvolgermi stasera ma… sul serio…
Cosa dannazione sta succedendo adesso?!?
  
 

[1] O sono i lupi? Ora che ci penso con gli orsi ci si finge i morti. Quindi sono i lupi. Forse. Credo. Comunque!
[2] E invece sì che è quello!
[3] Se ha sorriso non posso avere un aspetto così terribile giusto?!
[4] Nuova regola per la serata “Non toccare i frutti rinsecchiti e dall’aspetto poco commestibile”.
[5] Ho passato tutto il pomeriggio a valutare se fingere un’influenza fulminante o meno, lo ammetto.
[6] O forse mi sto confondendo. Boa e Baby sono lo stesso tipo di demone ma era Baby che mangiava la faccia a Monet o viceversa? Mi sono già incasinato.
[7] Beh, non con le madri.
[8] Se si è arrabbiata sono pronto a gettarmi in ginocchio e giurarle amore eterno qui e ora.
[9] Che qualche cespuglio carnivoro l’abbia inghiottita?
[10] Non esagero neanche stavolta. È alto come me e io supero il metro e ottanta.
[11] Sono terrorizzato! Ecco cosa mi prende!
[12] Anche se, se solo mi riesce, a Dofla non la stringo manco sotto tortura.
[13] Non ho più molte difficoltà a capire perché, se devo essere sincero.
[14] Che poi è anche vero da un certo punto in poi.
[15] E non penso proprio che non abbia il sigillo.
[16] Neanche fosse l’unica.
[17] Cosa che, lo ammetto senza vergogna, avrei fatto se si fosse trattato di qualunque altra ragazza.
[18] Ora capisco cosa intendeva Robin quando l’altro giorno mi ha rassicurato che mi sarei sentito come uno di loro “in men che non si dica”. Il fatto è che non so cosa mi preoccupa di più adesso. Se essere un potenziale sacrificio o uno di loro.  
[19] Ehi, è arrivato!
[20] Essere capitano degli Assi di Picche equivale a diventare uno stratega esperto e certe cose quando le impari una volta non le dimentichi mai più. 

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