Black knife of Dunwall

di ChrysXD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Prologo ***
Capitolo 3: *** Chapter 1 ***
Capitolo 4: *** Chapter 2 ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Salve lettore!!
Questa è la prima fanfiction che pubblico, spero che in futuro arrivino altre storie.
È da un po che leggo fanfic, sia in italiano che in inglese, e ho deciso da poco di scrivere una storia delle tante che mi circolano in testa, forse una di quelle che ormai son impresse a fuoco nel mio cervello.
Comunque, la seguente storia è una mia versione di dishonored, con i personaggi di Naruto... 
Lasciate che vi esponga le maggiori differenza tra questa fanfic e la storia originale:
- Menma (che interpreta Corvo) è figlio adottivo dell'imperatrice Kushina e dell'imperatore Minato ( personaggio inedito, l'equivalente del fantomatico padre di Emily), principe ( è non lord prottetore), secondo al trono dopo Naruto (figlio naturale della coppia reale, quindi in vantaggio rispetto al fratello adottato);
- i poteri che il protagonista riceverà dall'esterno saranno ristretti a:
  • Traslazione
  • Distorsione
  • Visione oscura 
  • Ciclone
E saranno già potenziati al massimo, così da evitare la ricerca di rune o amuleti ;
- Personaggi come Madara (Havelock), Danzo (Burrows) e Itachi (Daud) non riveleranno mai i loro cognomi, poichè solo Obito, Fugaku e Izuna (i fratelli Pedleton) avranno il nome Uchiha;
- sono presenti dei personaggi inediti, mai esistiti nella storia originale, ma necessari in questa fanfic per cambiare alcune cose dell'originale ( ad esempio Tenten aka la ragazza di Menma, per evitare i pettegolezzi tra Corvo e l'imperatrice per ovvi motivi) o per aggiungere altri fatti (come Minato, deceduto durante i fatti della storia, è invece un punto chiave dell'infanzia di Menma);
- perché ho scelto Tenten? Vi spiegherò... Nella mia versione di Naruto, dove Menma è presente come fratello maggiore del protagonista, non avevo alcuna idea di come poteva essere la futura moglie del corvino, siccome non ci sono prove certe che la cinesina del marchio giapponese sia sposata o meno, ho deciso di legare emotivamente i due;
- l'esterno invece, ha una storia tutta sua:
Sempre nella mia versione di Naruto, Menma si sacrifica per salvare il villaggio utilizzando il sigillo del diavolo su un altro personaggio, anche lui inedito ( non mi soffermo a descriverlo), ma invece di ritrovarsi a combattere per l'eternità contro quest'ultimo, si risveglia nel palazzo celeste della dea del tuono, dove incontra la sua vera madre, Kaminari, da qui il corvino impara il suo passato e scopre di essere il Raitaro, ovvero il figlio del tuono, e qua grazie ad alcuni servitori di sua madre, risveglierà i suoi poteri da semidio, pronto ad entrare nella quarta guerra mondiale shinobi;
Insomma, in parole povere, manterrò questo legame di parentela in questa fanfic;
- il terzo raikage (che interpreta l'alto sarcedote Campbell), invece di chiamarsi A, si chiamerà Akurai
- per quanto riguarda "l'ultima festa di lady Boyle" invece di tre sorelle, ne sarà presente soltanto una (interpretata da Mei, chiedo scusa in anticipo ma è perfetta per questo ruolo per essere ignorata);
Beh adesso non mi resta altro che augurarvi buona lettura... Ah quasi dimenticavo, non possiedo nè dishonored nè Naruto/Shippuden

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Capitolo 2
*** Prologo ***


Black knife of Dunwall (prologo)

 

Menma, figlio mio.

Se mi fossi potuta fidare di qualcun altro, ti avrei tenuto vicino a noi.

Ma purtroppo non è così e il Capospia ha insistito affinché mandassi te. La peste ci sta decimando e dobbiamo trovare una cura.

Io e Naruto conteremo i giorni fino al tuo ritorno. Sbrigati a tornare con buone notizie.

 

Con affetto, l’imperatrice Kushina

P.s

Anche Tenten è ansiosa di vederti, sai… Non dovresti far aspettare la tua donna così tanto.”

 

È incredibile come, a distanza di 5 settimane, mi ritrovi ancora a leggere la stessa lettera, con lo stesso sorriso stampato in faccia, identico a quello che avevo quando per la prima volta leggessi il suo contenuto.

Era l’unico oggetto che si ricollegasse alla mia vita a Dunwall a bordo di questa nave, perciò lo tenevo stretto come nessun’altra cosa presente sull'imbarcazione, ed ogni volta che il generale Inoichi mi trovava con il messaggio tra le mani, non perdeva tempo a sbeffeggiarmi con commenti come “Sta rileggendo di nuovo quella lettera? Non pensavo che il principe Menma, freddo e pacato come è, fosse in grado di provare emozioni.” magari seguita da qualche risata.

Già, il popolo pensa che io non sia capace di provare alcun stato d’animo o sentimenti in generale, ma ciò è ben lontano dalla realtà.

La verità è che evito di mostrarle in pubblico, in modo tale che non appaia insicuro di fronte alla mia gente, ed un sovrano insicuro porta solo rogne; ma dopotutto questo forma di apatia ha un nonsoche di aspetto intimidatorio verso gli abitanti ed, aggiunto ad una buona occhiata, potrebbe incutere terrore nel cuore del povero malcapitato.

Potrei prendere come esempio un avvenimento accaduto proprio sulla nave:

Eravamo appena salpati dall’isola di Morley, stavo attraversando il ponte per raggiungere la stanza del generale quando un marinaio urlò attirando la mia attenzione;

“hey principino, se non fosse per quella sgualdrina di vostra madre, adesso non saremo in mezzo ad una epidemia” potevo udire le risate degli altri due affianco a lui.

Era il classico marinaio, alto, muscoloso e arrogante al punto giusto, nonostante ciò è bastato solo uno sguardo gelido e un coltello che “scivolò” dalla mia mano per conficcarsi a pochi centimetri dalla testa dell’uomo per fargli abbassare la cresta.

Con totale disinteresse, e seguito dai sguardi sbalorditi degli altri marinai, mi avvicinai a loro per riprendermi il coltello ed, rimuovendolo dal muro di legno, mi rimase del tempo per dargli un piccolo avviso, “la prossima volta che succede una cosa simile, non rimpiangerò di aver aggiustato la mia mira, marinaretti.” detto questo ritornai sui miei passi ed entrai dentro la stanza, lasciando i tre impietriti;

non ci furono altri episodi simili… Per loro fortuna.

 

Comunque, ritornando al discorso di prima, sarò pure apatico con gli abitanti, ma solo tre persone possono fare breccia attraverso quel muro di ghiaccio che, come una fortezza, protegge e custodisce le mie emozioni; e quelle tre persone sono mia madre Kushina, mio fratellino Naruto e Tenten.

Per quanto sia scontato che la mia famiglia possa vedere il mio lato più sensibile, Tenten non era poi così prevedibile. Certo, col mio aspetto esteriore e la posizione sociale che occupo, potevo permettermi qualsiasi donna, dentro e fuori dall’Impero.

Per anni la mia famiglia, sotto stretta sorveglianza del Capospia dell’impero Danzo e delle sue ipotesi del tipo “se il principe sposasse la principessa di quel paese dimenticato da Dio, la potenza del nostro impero crescerebbe a dismisura” o cazzate simili, è stata costretta ad combinare matrimoni con principesse di altri imperi da quando avevo 18 anni.

Io non riuscivo a guardarle, assomigliavano a delle bambole di porcellana, truccate pesantemente e viziate all'inverosimile dai loro padri in sovrappeso, semplicemente mi facevano venire il voltastomaco, non avevano neanche il tempo di finire la proposta che ero già in piedi diretto verso le mie camere; avevo quasi perso la voglia di cercare la mia futura compagna di vita… Ma tutto cambiò quando avevo circa 20 anni:

Era tarda serata, dopo gli allenamenti di scherma, la mia spada si danneggiò in modo serio,

il mio mentore mi consigliò un fabbro che viveva nella periferia, un amico suo che aveva già riparato delle spade per suo conto in passato, mi disse anche di non portarmi il lord protettore con me.

Non capì il perché, ma decisi di non pensarci sopra e mi misi in cammino verso la fucina.

Arrivato in periferia, non fu difficile trovare la fucina, avevo un cappotto con cappuccio che serviva a nascondere la mia identità per evitare situazioni alquanto spiacevoli.

Entrai dentro la fucina, abbassai il cappuccio ed venni accolto da un vecchio, aveva capelli grigi, una barba molto folta anch'essa grigia, era muscoloso come mai avrei pensato un uomo della sua età potesse essere, indossava il tipico grembiule da fabbro ed sotto di essa aveva un maglione con le maniche arrotolate fin sopra i gomiti, mi disse .

“che posso fare per lei, giovanotto?”

Gli risposi “il mio mentore, Mifune, mi ha consigliato questa bottega per riparare la mia spada”

Lui sorrise “Mifune? Non avevo più sue notizie da quando è finita la guerra...” rise per un po per poi ricominciare a parlare “...povero lui, costretto ad allenare qualche nobile viziato.”

In quel momento capì perché Mifune mi aveva consigliato di non portare il lord protettore con me… Il vecchio qua odiava i nobili, e molto probabilmente non sapeva nemmeno chi io fossi.

“Allora signor?”

“Menma, signore”

“Menma… Allora posso vedere la sua spada?”

Detto questo gli consegnai la mia spada, il vecchio la esaminò molto velocemente,alzò lo sguardo per incontrare i miei occhi e mi disse “è una spada di ottima qualità, certo un po usurata, e poi questa crepa qua… Penso che in alcuni giorni riuscirò a farla diventare come nuova” appoggiò la spada sul incudine e si girò di nuovo verso di me “per il momento potreste utilizzare una spada di riserva, attenda qua signor Menma, che le faccio portare la spada qua da mia figlia.”

Nel frattempo che il vecchio chiamava sua figlia, ne approfitai per vedere alcuni pugnali esposti, ne trovai uno che mi interessava particolarmente, non aveva le dimensioni di un pugnale normale, ma la sua lama era nera, lunga quasi quanto la metà del mio braccio, ci si poteva ingaggiare duelli contro spade più grandi e molto probabilmente anche vincerli, mi intrigava e non poco.

“Senta… Quanto vuole per questo pugnale?” gli chiesi

“Quel pugnale dice? Il metallo con cui è stato fabbricato è di origine sconosciuta, il tizio che me l’ha venduto mi disse che è stato creato dall’Esterno, ma non credo molto in queste cose… Comunque sono 300 monete” concluse il vecchio.

Mentre slacciavo il borsello con dentro le monete, il vecchio mi chiamò “Senta signor Menma, potrebbe accompagnare mia figlia dall’altra parte sul retro, per qualche motivo la porta del magazzino ha deciso di incepparsi, e non voglio che lei attraversi quel vicoletto da sola, capisce”

Io ovviamente accettai, e fu lì che incrociai per la prima volta lo sguardo con lei, la prima volta che mi persi nei suoi occhi.

“Ciao” solo quella parola, anche se detta con aria timida, mi fece diventare la faccia di una tonalità di rosso ancora sconosciuta al genere umano

‘bellissima’ pensai, per poi scuotere violentemente la testa, tentando di scacciare il pensiero.

“Beh, che aspettiamo, abbiamo una spada da prendere, no?” gli dissi frettolosamente guardando in direzione opposta.

Lei rise, cavolo se non era un suono angelico quello, mi chiedo cosa potrebbe esserlo.

Una volta fuori dalla bottega, la ragazza mi guidò verso il malfamato vicoletto, eravamo a metà strada quando un paio di banditi fecero la loro apparizione, io protesi il mio braccio verso di lei in segno di difesa, mentre uno dei due banditi incominciò a parlare.

“Guarda guarda che abbiamo qua, Menma Namikaze, o dovrei chiamarla sua altezza reale, principe?”

In quel momento era terrorizzato, non per i banditi, ma per Tenten, non riuscivo ad immaginarmi come avrebbe reagito.

“Principe?” Quasi sospirò quella parola, perfetto no?

Vidi i due avanzare pericolosamente verso di lei, io con gesto di sfida, tirai fuori il pugnale dal suo fodero e mi posizionai di fronte a lei sulla difensiva.

“Osate solo sfiorare un capello di questa donna, e io porterò a termine le vostre miserabili vite.” Gli avvertì con il mio solito sguardo gelido.

I due si guardarono, si misero a ridere e mi fissarono in maniera provocante.

“Non vogliamo la ragazza, noi vogliamo lei, mio signore… Sa quanto ci potrebbe fruttare un ricatto all’imperatrice per il vostro culo dorato? Comunque se proprio ci tiene a quella ragazza, le possiamo riservare un lavoretto speciale solo per lei.” concluse leccandosi le labbra.

Quindi, ignorando l’ultimatum appena lanciato, i due si accanirono su di me, riuscì a rotolare in mezzo ai due, arrotolai il mio braccio nel collo di uno e accoltellai la sua carotide, uccidendolo all’istante. L’altro non fece nemmeno in tempo a girarsi che gli perforai il petto, ma prima di morire, il bastardo riuscì a prendere il suo coltellino ed a pugnalarmi sul fianco, per poi accasciarsi sul suolo senza vita.

“Principe Menma!” urlò la ragazza, che assistette all’intera scena impotente, si inginocchiò affianco al mio corpo

“Non posso lasciarla morire qua… PADRE!” gridava disperata, mentre il vicolo diventava pian piano una pozza scarlatta.

Sentivo il bisogno di rassicurarla, gli porsi una mano sulla guancia e col pollice gli spazzai via una lacrima scesa sul viso.

“Tranquilla *cof* *cof*... Non morirò per un bandito comune… Comunque vorrei sapere *cof* il tuo nome” gli proferì con fatica, mentre il sangue sgorgava dal mio fianco.

“Tenten, mio signore” mi disse ancora in lacrime.

“Bene…” fu l’ultima parola che uscì dalle mie labbra prima che perdessi i sensi…

Non so cosa sia successo dopo, so solo che quando mi svegliai, mi ritrovai su un letto nel palazzo reale tre giorni dopo l’incidente con lei affianco che stringeva la mia mano addormentata sulla sedia

“È stata al suo fianco da quando gli infermieri l’hanno deposta sul letto, si sentiva in colpa per ciò che gli è accaduto, mio signore” mi informò una cameriera nella stanza.

“Vado ad avvisare vostra madre che vi siete svegliato… Non muovetevi troppo, la ferita potrebbe riaprirsi.” concluse la donna,lasciando la stanza.

Guardai al di sotto delle coperte, vidi il mio corpo avvolto sotto strati di bende, con una piccola chiazza di sangue sul lato destro, poi sollevai lo sguardo e fissai la ragazza al mio fianco, doveva essere veramente dispiaciuta se è rimasta qua in attesa del mio risveglio.

“Carina, non ti pare, figlio mio?” girai la mia testa sorpreso in direzione della voce.

“Madre…” fu l’unica cosa che riuscì a proferire, lei rise e anche lei abbassò lo sguardo su Tenten.

“Ha esasperato le guardie reali pur di stare vicino a te, ha anche digiunato per giorni, solo per essere la prima a vederti sveglio…”

Davvero ha fatto tutto questo, solo perché si sentiva in colpa per una mia disattenzione…

“Dovresti tenerla stretta a te, Menma… Credo che nel tempo trascorso qua al tuo fianco, lei si sia presa una cotta per te”

Io arrossii, ma presto realizzai che anche se, in qualche modo, potessi tornare indietro nel -tempo in quel vicoletto di tre giorni fa, avrei agito nello stesso identico modo, in parole povere, quei sentimenti erano ricambiati.

“No, madre… Non la lascerò scappare via tanto facilmente”


Sono passati ormai tre anni dall'accaduto, un sacco di cose sono successe in questo lasso di tempo, il futuro di fronte a noi è ancora incerto, ma dopo due mesi passati a viaggiare per l’impero, domani ritornerò a casa e, dopo che avrò consegnato la lettera all’imperatrice, chiederò la mano di Tenten in matrimonio, e non potrò essere più felice di avere la donna che ho amato sin dal primo giorno come moglie…

 

Ma come potevo sapere cosa il futuro aveva ancora in serbo per me.

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Capitolo 3
*** Chapter 1 ***


Piccolo avviso:

Tengo a precisare che ho già scritto altri due capitoli di questa storia, quindi li pubblicherò entrambi molto velocemente, mentre per il terzo capitolo ci vorrà un po di pazienza…

Detto questo vi lascerò alla storia, alla prossima


 

Black knife of Dunwall (chapter 1)

 

Due mesi…

Per due mesi sono stato lontano da casa, a bordo di una nave in giro per le isole dell’impero, per richiedere assistenza ai suoi governanti, una cura per la peste che decima ormai da un anno la mia città.

Rifiutarono tutti, uno dopo l’altro declinarono la nostra richiesta, chi non poteva perché già alle strette con la propria situazione interna, chi ci considerava già spacciati, che ritenevano inutile mandare aiuti ad una città già morta.

Ero a tribordo, nell’orizzonte già compariva la mia casa, i miei pensieri erano incentrati sul rapporto della missione che tenevo nella tasca interna della giacca e l’anello di fidanzamento che si trovava in quella esterna; ero talmente immerso che non mi sono accorto inizialmente della presenza del generale Inoichi al mio fianco.

“Stia tranquillo, sire… Le piacerà, può starne certo” mi disse.

Non capendo, gli risposi “Non credo che l’imperatrice sarà contenta del fatto che i governanti delle altre isole abbiano deciso di isolarci, generale”

“Ma io non stavo parlando del rapporto, mio signore” sentivo il mio corpo paralizzarsi, come ha fatto a scoprire dell’anello.

Lui rise, era pronto a ridicolizzarmi un’altra volta per i miei errori ingenui.

“Un soldato della scorta mi rivelò che a Serkonos vi siete fermati in una nota gioielleria… Avete intenzione di proporre in serata?” giuro, quella guardia aveva i minuti contati, ma per ora non mi restava che annuire alla sua domanda, ovviamente lui scoppiò dal ridere per la seconda volta, avevo detto minuti? No, intendevo che la guardia aveva i SECONDI contati.

“Lei mi ricorda tanto di quando avevo deciso di proporre a mia moglie, sa… Ero teso come una corda di violino, ma alla fine andò tutto liscio… Il segreto è prendere un bel respiro e buttarsi senza ripensamenti.” mi fissò per alcuni secondi in silenzio, io avevo lo sguardo altrove, ma percepivo i suoi occhi stabili su di me.

“Serkonos, non è vero? Ha ancora in mente quei brutti ricordi riguardo la vostra infanzia, di prima che l’imperatore e l’imperatrice vi adottassero?” maledicevo il generale nei miei pensieri per avermi portato di nuovo in mente quei infimi ricordi.


la mia infanzia non è stata una della più rosee, mia madre morì dandomi alla luce, mio padre scomparì nel nulla prima che io nascessi; ho passato i primi 8 anni della mia vita all’orfanotrofio, sono diventato in poco tempo un teppistello di strada, non c'era una settimana in cui almeno un giorno la milizia mi scortava a casa ed avvisava la tutrice di ciò che avevo combinato, ovviamente dopo la signora mi puniva, chiudendomi dentro uno sgabuzzino fino all’ora di cena.

 

Ricordo di notti passate in bianco per colpa di un incubo ricorrente, un uomo alto e magro, che fluttuava nell’aria, i suoi occhi erano completamente neri, bui, che incutevano timore al mio animo, rimaneva lì fermo a fissarmi senza motivo.

L’indomani, cercavo sempre qualcuno con cui parlare di ciò, ma nessuno mi credeva, e progressivamente mi escludevano dai loro giochi, dalle loro chiacchierate, ed mi lasciavano solo in un angolo, formando pian piano una barriera tra me e loro.

Ogni qualvolta che una coppia veniva per adottare qualcuno, sceglievano sempre qualcun altro, ed ogni volta che chiedevano informazioni sul mio riguardo, la tutrice gli sconsigliava apertamente, dicendogli che avevo qualche problema mentale o delle mie avventure con la milizia, e loro indignati guardavano da tutt'altra parte.

Ma un giorno, ricordo che ero nel cortile seduto sull’altalena, tenevo lo sguardo basso, quindi non ho notato subito che una donna mi stava fissando al di fuori del muro attraverso le grate.

La donna chiamò a sé un uomo, indicò verso la mia direzione, mormorando qualcosa di .  a quest’ultimo, all'inizio mi sembrava un po incerto, ma dopo una breve discussione con la donna, fece una sorta di cenno d’approvazione ed entrambi camminarono fuori dal mio campo visivo.

Io abbassai di nuovo lo sguardo a terra, per poi rialzarlo e vidi la stessa coppia con la tutrice ed una scorta di soldati, guardandosi in giro.

“Allora vostra maestà, avete visto il bambino di cui mi avete parlato?” gli domandò la signora.

La donna continuò a cercare, dopo un paio di minuti mi trovò e mi indicò un'altra volta.

“Eccolo lì!” gridò alla tutrice, poi si mise a correre verso di me, sinceramente ero un po intimorito dal comportamento della donna.

Una volta arrivata al mio fianco, si abbassò al mio livello e mi chiese con un tono dolce.

“Qual è il tuo nome, piccolo?”

Prima che potessi dire qualcosa, la tutrice si mise in mezzo.

“Vostra maestà, siete proprio sicura che sia lui?” gli chiese.

“Si, e allora? Cosa c'è che non va?” gli domandò annoiata.

“Questo bambino potrebbe avere qualcosa a livello psicologico”

“E c'è qualcosa che attesti ciò che ci dice, signora?” stavolta a mettersi in mezzo fu l’uomo.

La tutrice rimase impietrita, non sapeva che dire o cosa fare, era la prima volta che la vedevo in seria difficoltà.

Alla fine sospirò sconfitta, fece cenno ai due di seguirla per firmare le carte, ma una delle guardie mi riconobbe, e subito mi prese per l’orecchio “Sire, questo ragazzino è un teppistello, ha creato non pochi problemi alla milizia” pochi attimi dopo, l’uomo era a spada tratta contro il soldato “Lasciatelo andare!” disse con uno sguardo che prometteva morte, il soldato allentò la presa, la donna mi abbracciò poco dopo, sussurrandomi parole dolci per calmarmi.

“Andiamo Kushina.” disse l’uomo, rinfoderando la sua spada e girandosi verso l’edificio, la donna appena menzionata sciolse il nostro abbraccio e protese una mano verso di me.

“Aspettaci Minato… andiamo piccolo” mi disse in maniera rassicurante, gli presi la mano mentre lentamente ci dirigevamo all'interno dell'orfanotrofio.


Neanche io ci credevo alla fortuna che ho avuto, passare da un orfanotrofio buio e malconcio ad un palazzo reale di un impero in continua ascesa non era all’ordine del giorno.

 

Ancora mi chiedo cosa avevo di speciale rispetto agli altri, mio padre mi disse che la prima volta che mia madre mi vide, le brillavano gli occhi e, a detta sua, quando gli occhi di una donna iniziano a brillare, vuol dire che è Destino, che io e mia madre ci dovevamo incontrare in un modo o nell'altro quel giorno.

Mio padre morì quando avevo 13 anni, vittima di una congiura, non sappiamo ancora oggi chi fu il mandante, molte persone sono state condannate a morte, alcuni dicevano che erano innocenti, che i veri assassini erano ancora nel governo, accuse che il Capospia negava ogni volta che venivano espresse, mia madre era depressa dopo la sua morte, ma scoprì presto che Minato li aveva lasciato un ultimo regalo, forse il più importante di tutti… Naruto.

Certo che pensare così intensamente ti isola dal resto del mondo, non mi sono neanche accorto che il generale mi aveva lasciato lì da solo, ed ora lui stesso stava cercando di chiamarmi.

“Principe Menma, si sbrighi… Stiamo per calare giù il gommone” urlò Inoichi.

“Mi scusi generale, ero perso tra i miei pensieri”

“Non è la prima volta oggi sire… Avanti salga sul gommone.” detto questo salii sul gommone e mi sedetti sulla panca, mentre il generale rimase in piedi, guidando la discesa in acqua.

“Piano… Piano… Ecco ci siamo, sgangiateci” sia io che il generale subimmo dei piccoli sobbalzi quando il gommone toccò l’acqua, ma partimmo appena l’imbarcazione si stabilizzò sul fiume.

“Avanti principe, non deve essere così nervoso, sarà una passeggiata, vedrà” mi disse Inoichi, attirando l’attenzione del pilota

“Scusate se mi intrometto, mio signore… Ma perché siete nervoso?Certo, non stiamo per dare una bella notizia all’imperatrice, ma dopotutto state solo incontrando vostra madre, o sbaglio?”

“No, non sbagliate, messere… Dopo che avrà consegnato la lettera, il principe chiederà la…”

“PROVI A DIRE SOLTANTO UN’ALTRA PAROLA E LA GETTO IN MARE, INTESI?” urlai imbarazzato come non mai contro Inoichi.

“Stavo scherzando, sire… Non volevo farla arrabbiare, e per favore potrebbe togliere il pugnale dalla mia gola, vorrei poter rivedere mia figlia un giorno.” gli levai il pugnale dalla sua gola, ma ogni volta mi stupisco di come riesce in qualche modo a farmi incazzare più del dovuto.

Dopo un po di tempo entrammo dentro la chiusa della città, gli operai sigillarono il cancello,  mentre il sistema idraulico faceva salire il livello dell’acqua.

Un ponticello collegava il gommone al pavimento, il generale ed io la attraversammo, stavo cercando ancora di realizzare che ero finalmente a casa, non ci credevo ancora.

“Avanti principe… L’imperatrice vi sta aspettando nel padiglione” disse Inoichi.

“La ringrazio per avermi accompagnato in questa missione, generale”

“È stato un piacere, mio signore” disse Inoichi, per poi congedarsi.

Ok se tutto va come secondo i piani, dovrei essere da Tenten minimo tra una quindicina di minuti.

“MENMA!!!” avete sentito? Si, erano i miei piani che andavano in fumo.

D’un tratto vidi comparire un batuffolo biondo dinanzi a me, portava una giacchetta bianca che lasciava intravedere una maglietta nera, i pantaloni, anch’essi bianchi, permettevano al ragazzino di muoversi liberamente.

“Fratellone, sei arrivato finalmente!!” mi disse, per poi stringermi in un caloroso abbraccio alle gambe, basso com’è  non poteva andare oltre.

“Buongiorno anche a te, Naruto” gli risposi, arruffando i suoi capelli.

“Io e la mamma ti stavamo aspettando… ci sei mancato tantissimo” “Lo so, Naruto”

“hai visto delle balene nel tuo viaggio?” “Si, Naruto” “ E i mostri?”

“No, Naruto… non sei un po troppo grande per credere ancora ai mostri?”

“Ma il generale mi aveva detto che ne avevo visto una di persona” Inoichi, anche quando non ci sei, mi complichi la vita.

“Io e te parleremo con il generale Inoichi dopo che avrò finito con nostra madre… ora se vuoi scusarmi, devo parlare con lei.” conclusi, scostando  il biondo di lato per poter passare, ma quest’ultimo prese la mia mano, impedendomi di andare oltre.

“Aspetta! prima che tu vada, Menma… vorresti giocare a nascondino con me? Tanto la mamma sta discutendo con quel vecchio brontolone del Capospia...” Vi ricordate dei miei piani per oggi? Bene, adesso prendeteli e buttateli nell’inceneritore più vicino.

“Naruto, non posso adesso, devo parl…” prima che potessi finire di spiegare le mie ragioni, Naruto osò utilizzare la tecnica proibita, di cui potere immenso poteva risultare fatale ad un intero plotone di soldati… lo sguardo da cane bastonato.

“Di pregooooooooo.” insistette il piccolo ed io, ormai intrappolato in quello sguardo succhianima, sospirai in sconfitta.

“Ok, hai vinto, ma facciamo in fretta Naruto, ho un sacco di impegni per oggi” come potete immaginare, Naruto fece salti di gioia alla risposta affermativa, mi prese la mano e mi trascinò per le scale del cortile.

“Conto io” urlò il biondo, io gridavo di felicità nei miei pensieri, se c’è una cosa certa riguardo al principino è che sicuramente un pessimo cercatore, si arrendeva quasi subito senza neanche aver controllato tutti i possibili nascondigli.

“Ti troverò questa volta, fratellone” disse girandosi verso il muro e iniziava così a contare.

non perdendo tempo, mi arrampicai sullo stesso pilastro da cui il biondo stava contando, mi sedetti in cima ad aspettare la fine della conta.

“7… 8… 9… 10, sto arrivando!!” devo dire che questa volta Naruto mi ha stupito, si mise a cercarmi dappertutto, persino dentro i cespugli, che di solito evita come la peste, ma al piccolo purtroppo non gli venne in mente di guardare in alto.

“Ok mi arrendo, adesso puoi uscire fuori” si rassegnò il biondo, io saltai dalla cima del pilastro, sbalordendo e non poco il minore

“Un giorno mi insegnerai come arrampicarmi sui muri come te, Menma?” non lo terrò segreto, io imparai ad arrampicarmi per sfuggire dalle guardie quando ero all’orfanotrofio, non so a cosa potrebbe servire a lui, se non per combinare guai come facevo io tanto tempo fa.

“ti insegnerò quando sarai più grande, Naruto, adesso andiamo, mamma ci starà aspettando”

salimmo le scale insieme, eravamo diretti entrambi verso il padiglione, quando...

“Bentornato a casa, principe Menma” l’alto cardinale Akurai, che al momento era in posa per un dipinto, mi salutò , rovinando la concentrazione del pittore. E passarono pochi secondi prima che il suddetto pittore, Orochimaru, lo rimproverasse di fronte a noi

“ Signor Akurai, potrebbe evitare di muoversi… e quanto a lei, principe, bentornato… ovunque lei sia stato”

“Abbiamo mandato il principe a richiedere aiuti in giro per l’impero”

“Ma perché il principe? Non che mi interessi, la mia cura basterà  per debellare questa epidemia, ma perché mandare il principe, al posto di un normale messaggero?” Akurai stava per rispondere, ma mi intromisi nella conversazione.

“Pensavamo che mandando me al posto del messaggero reale, i governanti delle altre isole avrebbero capito la gravità della situazione in cui siamo messi” spiegai in poche parole, abbastanza per ricevere un cenno di affermazione da parte del dottore\pittore, che si girò verso il quadro e ricominciò a dipingere

“Non assomiglia per niente al cardinale” grazie Naruto per il commento inopportuno.

Quindi,io e Naruto percorremmo l’ultima rampa di scale e mi trovai davanti mia madre discutendo con il Capospia, spero non ci sia il bisogno di dire che in famiglia non nutriamo molta simpatia per lui, in particolare io per la storia dei matrimoni combinati.

“Sono soltanto persone malate, non criminali.” disse Kushina, mentre Naruto lentamente lasciava il mio fianco per avvicinarsi a nostra madre.

“ne abbiamo già parlato, vostra maestà, loro…” tentò di spiegare il Capospia, ma l’imperatrice lo interruppe di nuovo.

“Loro sono i miei sudditi, se sarà possibile, li salveremo dalla peste… tutti quanti” concluse.

“Molto bene” si rassegnò, “Non intendo discuterne più, Danzo, andatevene” , “come desidera”.

lasciando il padiglione, il Capospia Danzo si accorse della mia presenza

“oh, Principe Menma, siete arrivato con due giorni d’anticipo, una sorpresa continua… come sempre.” detto questo, Danzo abbandonò il terrazzo.

“Menma! finalmente sei tornato a casa.” disse Kushina, abbracciandomi come Naruto

“Allora, hai delle buone notizie per me, giusto?” gli consegnai il rapporto.

non mi è mai piaciuto dare brutte notizie, specialmente a mia madre, la vedevo leggere quella lettera, il suo volto cambiare completamente, da uno sereno ad uno scioccato.

“Hanno deciso di isolarci? Come hanno potuto?” disse gettando la lettera a terra.

“Mi dispiace, madre” mi scusai, “Non è colpa tua, Menma… sono loro quelli che dovrebbero sentirsi in colpa, non tu.” tentò di rassicurarmi, anche se non funzionò per niente.

Distogliendo lo sguardo da mia madre, notai la faccia di Naruto contorcersi in un'espressione di paura, “Mamma, chi sono quelle persone sopra il tetto?” mi girai verso il tetto indicato e ciò che vidi mi gelò il sangue… assassini.

Guardai intorno a me, non vidi alcuna guardia del corpo, nemmeno il lord protettore era presente nel terrazzo, merda, qui si mette male, “dov'è il lord protettore?!” gridai.

“era qua fino a pochi secondi fa!!” rispose mia madre.

Intanto uno degli assassini comparì dal nulla, armato di pugnale, aveva una maschera in volto, di sicuro non era qui per fare conversazione.

tirai fuori il mio pugnale e la mia pistola e gridai “Proteggi Naruto!!”, per poi affrontare il nemico.

Parai il suo fendente e lo sparai in pieno volto, lo guardavo mentre il suo corpo svaniva così come era comparso,che diavolo di stregoneria è questa!?

Ne apparvero altri due, uguali , si accanirono verso mia madre e Naruto, ma prima che potessero fargli qualcosa, trapassai il collo del più vicino col pugnale e sparai nel petto all'altro, facendoli così dissolvere nel nulla, un altro comparì ed riuscì a perforarmi la spalla, ma ricambiai il favore pugnalandolo varie volte nella giugulare… scomparì come gli altri pochi secondi dopo, non ero sicuro se quelli che avevo appena affrontato erano delle persone o altro.

Rinfoderai il pugnale e mi girai verso la mia famiglia, erano terrorizzati, Naruto mi abbracciò ancora traumatizzato, potevo sentirlo piangere sui miei vestiti, guardai mia madre, anche lei scioccata.

“Grazie Menma, saremo morti senza non fossi stato qui, ti ringrazio con il cuore, figlio mio”

è stato un incubo, ma ancora non mi sentivo al sicuro e cavolo… odio quando ho ragione.

all’improvviso ne comparvero altri due, ma quello che stava a destra era differente dal resto della compagine… non portava la maschera.

Era abbastanza giovane, avrà al massimo una decina d’anni più di me, i suoi occhi erano neri, come i suoi capelli , che arrivavano fino alle spalle, che sia il loro capo o no, poco importa, morirà come gli altri.

Tirai fuori il pugnale dal suo fodero ma qualcosa andò storto, quello che stava a sinistra,  protese il braccio verso di me, una forza invisibile  mi sollevò per il collo, soffocandomi, guardavo giù e vedevo quello senza maschera lanciare Naruto da parte, mia madre protestò ma fu zittita con un schiaffo e poi… tirò fuori il coltello e la pugnalò dritta nell’addome, di fronte a me e a Naruto, che urlava disperato di fermarsi, fu preso dal bastardo con la maschera, scomparvero entrambi, insieme all’assassino e la forza che mi teneva a mezz’aria.

Caddi a terra, tossì varie volte, ripresi il fiato, gattonai velocemente verso mia madre, la presi in braccio, “No, madre… non lasciatemi, per favore, non lasciatemi” lei tese la sua mano sul mio viso, con aria pacifica, come una persona che ha capito che la sua vita è al termine

“Salva Naruto… ti prego… salvalo Menma” morì tra le mie braccia, riuscivo a malapena a trattenere le lacrime.

D’un tratto sentì qualcosa passarmi sotto le braccia, per poi piegarsi verso l’alto,pochi istanti dopo capì che erano braccia di un soldato che bloccavano ogni mio movimento, davanti a me c’erano altri due soldati, il cardinale Akurai e il Capospia Danzo, tutti quanti guardavano inorriditi il cadavere dell’imperatrice.

“Guardate cosa ha fatto” disse il soldato a destra, Danzo puntò il suo dito contro di me

“Si, ha ucciso l’imperatrice Kushina Namikaze” accusò il capospia

“ che vergogna, tradita e uccisa dal proprio figlio” commentò Akurai, guardandomi disgustato

“COSA!! Non l’ho uccisa io!”protestai , dimenandomi come un matto per sfuggire dalla presa del soldato

“Taci!! traditore!” urlò Danzo, dopo di che si guardò intorno se, come se stesse cercando         qualcosa, poi mi fissò negli occhi  

“Che fine avete fatto fare al principe Naruto Namikaze traditore?”

“come può pensare che io abbia nascosto mio fratellino e ucciso mia madre in appena 3 minuti,Capospia!?” protestai ancora contro l’enorme cazzate che uscivano dalla bocca di Danzo, ma l’unica cosa che ho ottenuto fu uno pugno nell’addome da parte del soldato a destra.

“MENZOGNE!! Verrà giustiziato per questo, Menma… guardie arrestatelo!!” concluse il Capospia, li guardavo allontanarsi mentre il soldato alla mia sinistra caricava il colpo che mi avrebbe steso per le prossime ore.

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Capitolo 4
*** Chapter 2 ***


Black knife of Dunwall (chapter 2)

Arriva un momento nella vita di un uomo in cui ritorna indietro nel tempo con il pensiero e scrive su un pezzo di carta tutti gli avvenimenti accaduti nel corso della sua inutile esistenza; e credo che a un giorno dalla esecuzione, sia arrivato il momento di stilare la mia lista personale:

i primi anni di vita trascorsi all’orfanotrofio tra azzuffate e castighi vari, poi il giorno in cui venni adottato dalla coppia reale all’età di 8 anni, la mia vita completamente stravolta da questo fatto, da misero orfanello a principe di un impero, venni accudito, istruito, protetto da due persone che neanche sapevo della loro esistenza fino a pochi giorni prima, poi ci fu il loro matrimonio, un giorno gioioso per il regno, mi ritrovai intrappolato in un costumino che permetteva il minimo movimento a ballare con i miei genitori di fronte ai sudditi presenti, non ricordo un momento più imbarazzante e felice di questo, poi mio padre morì, dovetti consolare mia madre per giorni, al suo funerale era un vero e proprio fiume di lacrime, lo tenuta in braccio per tutto il tempo quel giorno, ovunque guardavo vedevo persone che piangevano il loro amato sovrano, ma dopo 9 mesi l’intera città si ritrovò di nuovo in festa per la nascita del suo principe erede al trono Naruto, insieme a mia madre lo vidi crescere, sia fisicamente che mentalmente, fra ripetuti scherzi a cameriere e maggiordomi e capricci per non studiare interi libri di noiosissima storia locale, nel mentre conobbi Tenten, l’amore della mia vita, ho condiviso gioie e dolori con lei;

un futuro radioso mi attendeva…

almeno è quello che pensavo circa 6 mesi fa, prima che mia madre venisse assassinata, mio fratellino nascosto chissà dove e io recluso nella prigione di Coldridge, ingiustamente accusato e condannato a morte per aver ucciso l’imperatrice e rapito suo figlio erede al trono per favorire la mia ascesa al potere, momentaneamente privo di sensi nella sala degli interrogatori, ad un passo dal risveglio.

Ero in stato di dormiveglia, nessuna parte del mio corpo rispondeva ai comandi, resi inutilizzabili dalle frequenti torture adoperate con l’unico scopo di farmi firmare la “confessione” dei miei delitti, vedevo due persone di fronte a me che discutevano tra di loro, una con cappotta nera e l’altra con una rossa, non riuscivo a capire una parola, il mia vista era offuscata, non vedevo le loro facce, ma con il tempo le immagini, così come le frasi pronunciate dai due, diventavano più nitide e comprensibili, fino a riconoscere i connotati e voci degli individui, volti conosciuti… purtroppo.

Quelle persone non erano nient’altro che l’alto sacerdote Akurai e il Capospia Danzo, hanno assistito ad ogni singolo interrogatorio, ripetuto le stesse domande e richieste ad ognuno di questi, beh almeno quella di oggi sarà l’ultima sessione prima dell’esecuzione, dopo quello non sarò più costretto a gridare per la mia innocenza, ma così facendo non potrò esaudire l’ultimo desiderio di mia madre, ciò mi rendeva triste, adirato, impotente verso il destino che mi attendeva, mi dispiace madre… non posso salvare Naruto.

L’alto sacerdote notò i miei movimenti, si allontanò dal Capospia, diretto alla sedia in cui sono legato, mi guardò dritto in faccia e disse

“È la tua ultima possibilità, Menma, firma la tua confessione e eseguirò l’estrema unzione su di te, per salvarti l’anima”, lo guardai, con la stessa intensità del suo sguardo

“Non ho bisogno dell’estrema unzione, Akurai, perché sono sicuro di essere innocente” avrò pure rinunciato alla mia vita, ma combatterò fino all’ultimo per non finire in un libro di storia etichettato come l’assassino dell’amata imperatrice Kushina.

Lui mi guardò storto, disgustato dalla mia dichiarazione, si voltò verso il torturatore, fece un piccolo cenno con il capo, quest’ultimo, armato di un bastone di metallo con la punta rovente, si avvicinò alla sedia e poggiò la parte incandescente del bastone sulla mia spalla, urlai, il contatto durò secondi, quanto basta per provare un immenso dolore.

Respiravo affannosamente quando levò la punta dalla mia carne, nel frattempo il Capospia aveva affiancato l’alto sacerdote

“Può bastare, potete lasciare la sala adesso… vorremmo parlare con il principe, in privato.” ordinò Danzo.

Il torturatore si allontanò dalla sedia, vedevo il volto del Capospia seguirlo mentre usciva dalla stanza, sentì la porta chiudersi, gli sguardi di Danzo e di Akurai puntati su di me, a parlare fu di nuovo il Capospia

“Come già sapete, vostra madre è morta, vostro fratellino Naruto è tenuto nascosto, voi invece sarete giustiziato, e la verità verrà sepolta insieme al vostro corpo” spalancai gli occhi, cosa intendeva dire?

“Sei stato sfortunato.” continuò l’alto sacerdote “ i tuoi genitori erano coloro che rendevano debole questo impero, e a questa nazione serve un’autorità forte che guidi i deboli, ma per fare ciò occorreva eliminare i sovrani.” non credevo alle mie orecchie, i miei genitori, le uniche persone che mi abbiano mai amato durante la mia infanzia, sono morti per mano loro.

“Non c’è nulla di personale, Menma, l’unica colpa che avevi? Hai lasciato che i nostri bersagli ti adottassero… ma alla fine ti sei reso utile, se per tuo padre abbiamo esitato su chi dare la colpa, con tua madre è stato più facile del previsto, per questo ti ringrazio, anche se hai quasi mandato tutto in fumo.” a questo punto non riuscì a trattenermi, ero infuriato, mi dimenavo sulla sedia nel vano tentativo di liberarmi, li volevo morti.

“BASTARDI!! NON LA PASSERETE  LISCIA!!  GIURO CHE SE RIUSCIRÓ  A SOPRAVVIVERE, VI UCCIDERÓ  CON LE MIE STESSE MANI!!!” mi guardavano con un sorriso tra le labbra, ciò accresceva il mio desiderio di ammazzarli, se solo non fossi stato legato a quella sedia.

“Addio Principe… Guardie!! Riportate l’imputato nella sua cella!!” concluse Danzo,  tre guardie entrarono nella stanza, dal quel punto non vidi più, appena liberato, diedi un pugno sulla mascella ad una guardia, mi girai verso il Capospia e l’alto sacerdote,che erano in procinto di uscire dalla sala, per sfortuna mia le altre due guardie riuscirono a bloccarmi  prima che potessi mettergli le mani addosso, il terzo si riprese dal pugno e mi mise un sacchetto di lana nera, non vidi più finchè non mi ritrovai di nuovo in cella.


 

alcune ore dopo…

 

non potevo semplicemente crederci, la congiura di mio padre e l’assassinio di mia madre erano collegati, un unico piano durato più di 10 anni, ed io non ho potuto fare niente al riguardo, anzi gli ho reso le cose più facili, sono stato un coglione a non sospettare nulla, sono infuriato con me stesso, come ho fatto a non capirlo prima, la mia famiglia odiava il Capospia, ha sempre negato di aver fatto parte di quella congiura, e stupido come sono gli ho creduto, mi merito di morire domani per quanto ingenuo sono stato in questa vita.

Ero seduto per terra, schiena contro il muro, con la testa tra le ginocchia e le braccia intorno alle gambe, maledicendomi mentalmente per la mia stupidità, la guardia aprì la cella, alzai lo sguardo, portava un vassoio nella mano, un tozzo di pane… e quella sarebbe la mia ultima cena?... seriamente?

“Mangi, Menma… questo ve lo manda un amico.” mi disse.

È possibile che anche in prigione mi danno ancora del lei...aspetta, Amico?

Impossibile… al momento sono odiato da tutto l’impero, come può esserci qualcuno che creda  alla mia innocenza, ci deve essere per forza un errore… o no?

Decisi di non pensarci troppo, sgrannochiai la pagnotta, ciò che trovai sotto mi lasciò di stucco… una lettera e una chiave.

Misi da parte il pane, presi la lettera e incominciai a leggere il contenuto:


Principe Menma,
in questo momento la nostra identità è irrilevante. Sappi solo che confidiamo in voi.
Questa è la chiave della vostra cella. Quando sarete uscito, dirigetevi alla sala degli interrogatori della prigione. Una volta lì, prenda la bomba presente nella cassaforte e la piazzi sulla porta esterna. Quando esplode, inizi a correre. Raggiunga il fiume e faccia perdere le sue tracce nelle fogne. Lì troverà dell'equipaggiamento che le tornerà utile in seguito.

Uno dei secondini lascerà un'arma fuori dalla vostra cella.

Buona fortuna. Per i nostri piani, ci serve vivo e in salute.

- Un amico

Qualcuno, là fuori dalla prigione, crede alla mia storia? Ed ha anche preparato un piano di fuga per me? chi potrà mai essere? Non mi interessa adesso, voglio uscire da qui.

 

Presi la chiave in mano, guardai attraverso le grate, non c’erano guardie nei dintorni, perfetto... sbloccai la serratura, aprii la porta della mia cella, mi accovacciai per evitare di esser visto, in un tavolo di fronte alla cella c’era una spada, come promesso, anche se non credevo che avrei dovuto utilizzarla molto presto, la presi in mano, pronta alla prima minaccia.

Attraversai l’intera ala, mi fermai nel lato destro dell’entrata del corridoio, mi sporsi verso sinistra, ciò che vidi non era per niente rassicurante…

tre guardie che conversavano tra di loro, parlavano della mia esecuzione imminente:

“Come mai l’esecuzione di domani ha richiamato così tanto pubblico?” domandò una guardia

“Si tratta del Principe, quello che ha ucciso sua madre, l’imperatrice, e rapito il principe Naruto.” cazzate… solo cazzate.

“È un evento” rispose,  “Sì, un evento per arroganti.” già, ben detto...

“Venite a vedere il Principe Menma decapitato” recitò il secondino,

“Non sono meglio di noi che scommettiamo sui cani” concluse onestamente la guardia.

i tre si distanziarono tra di loro, io rimasi fermo al mio posto, avevo una spada, potevo uccidere chiunque incontrassi nel mio cammino, ma qualcosa mi bloccò…

Io non ho mai ucciso nessuno sennò per validi motivi, i due banditi di 3\4 anni fa sono morti per mano mia perché dovevo difendere Tenten, stessa cosa anche gli assassini di 6 mesi fa, ma loro… sono semplici guardie, ex detenuti che cercano di ricostruire una vita sociale lontana dal crimine, vale la pena ucciderli per scappare da qui?

una guardia era rimasta davanti all’entrata, guardai la spada che tenevo sulla destra, feci un voto a me stesso… ucciderò qualcuno solo se reputerò necessaria la sua morte.

MI avvicinai al secondino, gli misi un braccio attorno al collo e strinsi, bloccandogli le vie respiratorie, il poveretto si dimenava, per sicurezza gli tappai la bocca, per evitare che le sue grida allertassero le altre guardie, pochi secondi e l’individuo perse i sensi, lo presi in spalla, nascosi il corpo dietro un pannello, adesso tocca all’altra…

non resto neanche a perderci tempo a descriverla, un'esecuzione identica alla precedente, tranne per un piccolo particolare… “CHE CI FAI FUORI DALLA CELLA!!!” ecco appunto…

il secondino mi ritrovò con il suo collega svenuto tra le braccia, si girò per suonare l’allarme, povero, e dire che volevo risparmiargli la vita…

Ero nel panico, all’inizio non ho realizzato i movimenti che stavo compiendo, di come presi la pistola presente nella fondina della guardia priva di sensi e sparai in testa al malcapitato, stupida idea…

neanche ci fu il tempo di accorgersi di ciò che era accaduto che l’allarme scattò, i detenuti all’interno delle celle esultarono per l’esecuzione involuta, ed io ero nella merda fino al collo, non doveva finire così… ma forse posso ancora salvarmi.

Guardai dietro di me, i detenuti certo, potrei creare una rivolta ed utilizzarla come diversivo, fortunatamente la guardia che avevo appena neutralizzato aveva le chiavi nel cinto, mi avvicinai al corpo, slacciai la cintura e presi le chiavi e tornai nell’ala, tutti i carcerati mi guardavano stupiti mentre aprivo ad una ad una le porte delle loro celle.

Una volta aperte tutte, guardai ognuno di loro nei occhi, come si poteva anche dedurre, molti di loro non mi conoscono perciò che ormai ero, ma perciò che son diventato, ma ciò adesso poco importava...

“Ascoltatemi, non sono stato io ad uccidere l’imperatrice!!” gridai, ma come previsto, la maggior parte si mise a ridere, uno di loro osò avvicinarsi a me

“con tutto il dovuto rispetto principe, ma la gente non vi riconosce più come un loro sovrano… ormai sei un  criminale, proprio come noi” un altro ruggito di risate arrivò poco dopo, ma da quelle parole scorsi finalmente la chiave per portare tutti i carcerati dalla mia parte.

“Giusto, ormai sono come qualsiasi persona presente qui dentro,  una vittima di un sistema giudiziario corrotto fino al midollo, dove l’accusato gli viene negato il diritto di avere un regolare processo, viene recluso in prigione senza poter difendersi e con molta probabilità anche condannato a morte… nella mia situazione, sono stato accusato di aver ucciso la mia cara madre e rapito l’erede al trono, sono stato sbattuto in gattabuia e ho dovuto sopportare il doppio delle torture consentite allo scopo di farmi firmare una falsa confessione dei miei altrettanto falsi crimini, e stamane, il Capospia Danzo e l’alto sacerdote Akurai confessarono in mia presenza d'essere stati gli artefici non soltanto dei fatti di 6 mesi fa, ma anche della congiura di 13 anni fa.” si guardavano tra di loro, ho fatto centro, adesso ci vuole il colpo di grazia…

“è stato reso noto che dopo che verrò decapitato, lo stesso Capospia diventerà il Lord Reggente dell’impero… Adesso chiedo a voi, volete che il traditore di questa nazione diventi il Lord Reggente?” la risposta fu potente quanto ovvia “NOO!!” perfetto, adesso ho un intera folla inferocita al mio comando, un’ultima incitazione dovrebbe bastare.

“Bene, allora seguitemi, e faremo pentire amaramente a quel bastardo di averci tradito” i carcerati esultarono, ed uno dopo l’altro mi passavano affianco, molto probabilmente le guardie si saranno già preparate da un pezzo, ma secondo i miei calcoli la rivolta si dovrebbe ammassare interamente nel cortile, almeno potrò agire indisturbato.

lasciai di nuovo l’ala della prigione, trovai delle impalcature nella stanza seguente, mi arrampicai su di esse, alcune spade e pistole erano riposte in appositi armadietti, le munizioni potrebbero servirmi in futuro, anche se per adesso hanno causato solo guai…

in tutto trovai 3 cartucce, fui abbastanza fortunato a trovare anche un elisir di Orochimaru, non so come il dottore/pittore sia riuscito a creare una sostanza così miracolosa, originariamente realizzata per debellare la peste, l’elisir ha sviluppato un principio attivo che velocizza la ricostruzione di tessuti, accelerando così la guarigione di ferite interne ed esterne, il medikit per eccellenza.

Mi avvicinai alla porta, si poteva sentire una vera e propria guerriglia, spari, urla di dolore e spade sguainate che si scontravano fra di loro ,gente che correva al di fuori della porta, esitai ad aprirla, mi inginocchiai e guardai da attraverso la serratura, vidi un prigioniero con il braccio insanguinato che correva verso le scale, una guardia che lo inseguiva  si era fermato davanti alla porta, con una pistola alla mano, era arrivata l’ora di agire…

sfondai la porta, colpendo il secondino in pieno, facendogli perdere la mira sul detenuto, quest’ultimo si girò furioso e puntò l’arma contro di me, passai sotto il suo braccio, mandando lo sparo a vuoto,presi la guardia e lo lanciai contro il muro, bloccandogli gli arti superiori con le mie mani, gli diedi una ginocchiata all'addome, la guardia si piegò in avanti, completamente scoperto a qualsiasi colpo mortale, quindi presi la spada e lo colpì dietro la nuca con la base dell’elsa , sveni istantaneamente.

mi girai verso la passerella per il cortile, il cancello era stato scardinato, molto probabilmente la folla è passata da qui, appena entrai, notai alla mia sinistra lo scontro che avevo causato, decine di morti si potevano vedere, ma nessuna di loro sarà invano…

attraversai tutta la passerella, era a metà di una rampa di scale quando mi trovai davanti ad una battaglia, guardie e carcerati che, a due a due, si uccidevano tra di loro, d’un tratto due guardie mi si  pararono davanti, entrambi con spade sguainate, non mi restava altra scelta che combattere…

il primo mi si avventò contro con un affondo, mancando completamente la spalla, lo ricompensai tagliandogli di netto il braccio, gridò di dolore, lo calciai di lato, riuscì a fargli perdere l’equilibrio, lo vidi cadere giù, il secondo stava cercando disperatamente di caricare la sua pistola, povero lui, non ha fatto nemmeno in tempo ad alzare il mirino che mi trovò davanti a suoi occhi, con una spada puntata verso l’addome, sudava dalla paura, avvicinai la testa al suo orecchio e gli dissi “ guardati le spalle, cadetto.”

il secondino si girò immediatamente, non vedendo nessuno, si voltò di nuovo su di me, con la sua stessa pistola nelle mie mani, lo sparai sulla gamba, rotolò giù per le scale dolorante, arrivò al pavimento gridando per soccorsi, mi chinai verso di lui.

“prima regola dei duelli, mai distogliere lo sguardo dal proprio avversario” gli diedi un calcio in faccia, diventò incosciente dal colpo ricevuto, beh almeno adesso smetterà di soffrire, per il momento…

alzai lo sguardo, i prigionieri avevano avuto la meglio contro le guardie in qualche modo, ed avevano lasciato la zona, rimasi solo io ed un mucchio di cadaveri nel pavimento, alla mia destra c’era il cortile, dove al momento si svolgeva una guerra totale, alla mia sinistra invece c’era la mia destinazione, la sala degli interrogatori.

Entrai nella stanza, cavolo se evoca brutti ricordi, guardai intorno, non vidi nessuna cassaforte, ma notai una porta, la aprì subito e, appena varcato la soglia, trovai la beneamata cassaforte, mi avvicinai ad essa, girai la sua manovella e lo sportello si aprì quasi automaticamente, al suo interno c’era l’esplosivo indicato dalla lettera, perfetto, adesso dritti all’ingresso della prigione e sarò fuori da qui, ma per fare ciò dovevo attraversare il cortile.

prima di uscire dalla stanza, passai vicino alla scrivania, ed attivai l’audiografo sulla scrivania, la voce del Capospia si propagò in tutta la stanza...

 


 

“Il principe è ancora privo di sensi, anche perché ha sopportato il doppio delle torture di qualsiasi altro interrogato. Riprenderemo quando si risveglierà. Non è fondamentale che firmi la confessione dell'omicidio, ma potrebbe tornarci utile in seguito. L'assassinio di un'imperatrice non è cosa da poco.”


 

bastardi, la pagherete cara per tutto ciò che avete fatto…

nel mentre si udì una forte esplosione, uscì dalla stanza il più velocemente possibile, tutto ciò che vidi era un fumo denso, la vista era altamente compromessa, non capisco per quale motivo abbiano lanciato delle granate fumogene in campo, ma in questo caso tocca ringraziare le guardie, mi hanno facilitato il compito e non di poco…

Entrai nel campo di battaglia, una nebbia fitta lo ricopriva, vedevo ombre che si fronteggiavano fra di loro, alcune le mancava un arto, altre che incitavano i compagni a continuare a combattere, in quel disordine non so quante volte ho calpestato un cadavere, i morti erano ovunque, sentì altri spari, urla di dolore in seguito, di sicuro le guardie non sapevano più distinguere i carcerati da uno dei loro colleghi, sparavano ad ogni ombra che vedevano, che esseri spregevoli…

la nebbia iniziò a ritirarsi, tra non molto sarò visibile ai cecchini, ma trovai un pannello al lato del cortile, affianco avevo un detenuto, respirava affannosamente, deve aver corso per ripararsi qui, aveva una ferita sulla spalla sinistra, alzai la testa sopra il pannello, due cecchini erano appostati sull’impalcatura, forse questo tizio potrebbe rivelarsi utile…

“Sai sparare?”lui annuì energeticamente, “sì, vostra maestà!” tolsi la pistola dalla fondina di un cadavere e gliela porsi sulla mano, poi gli indicai il tiratore a destra

“Al mio segnale, mi fai secco quello lì, intesi?” “Sissignore!”

Lasciai in fretta il riparo, per fortuna i cecchini erano impegnati a sparare sui prigionieri, non si accorsero della mia presenza sulla rampa di scale, alzai il mio braccio in cielo, il tizio prese la mira sul bersaglio, perfetto…

Abbassai velocemente l’arto, il ragazzo sparò in testa al bastardo, cadde all’indietro, distraendo la guardia affianco a se, mi arrampicai sull’impalcatura, lo presi per le spalle e lo buttai di sotto, alzai un pollice verso il tizio, notai una bomba fumogena nella fondina del cecchino rimasto, la presi e mi addentrai nella stanza successiva, era deserta, di sicuro hanno schierato tutte le forze nel cortile per reprimere la rivolta, vidi l’uscita della prigione, finalmente sarò fuori di qui.

Piazzai l’esplosivo nel cancello, d’un tratto sentì un proiettile schivarmi di pochi centimetri, mi girai, trovai una moltitudine di secondini che puntavano le loro armi su di me, la bomba era agli sgoccioli, avevo un cassonetto affianco a me, dovetti lanciarmi al suo interno, mentre l’ordigno era pronto ad esplodere.

Lo chiusi velocemente il cassonetto e iniziai a contare

“3...2...1…”


Nota:

 

il nostro Menma bloccato dentro a un cassonetto, con un gruppo soldati e un ordigno attivato all’esterno di esso… Bel modo di finire un capitolo, no?

Beh, il prossimo capitolo è in “work in progress”, uscirà a breve…

Ovviamente, se volete recensite, si accettano anche critiche, purchè siano costruttive. Bye bye!! *Chrys flies away*

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