Red

di liasstories
(/viewuser.php?uid=974299)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** What am I? ***
Capitolo 2: *** Red angel ***
Capitolo 3: *** L'incontro ***



Capitolo 1
*** What am I? ***


Bianco.
Tutto ciò che vedevo, da un po’ di tempo, era completamente bianco.
Passavo le mie giornate a pensare, a cercare una via d’ uscita; pensavo a come rendere la mia vita migliore, cercavo di capire cosa ci facevo qui, con quale scopo e grazie a chi.
La mia vita stava scorrendo davanti ai miei occhi, come se fosse un film, ed era tutta bianca.
Le immagini erano bianche, le persone erano bianche, addirittura i miei ricordi erano bianchi; e credetemi, non era affatto un buon segno.
Tutto ciò che mi ricordavo era che mi chiamavo Rachel e che ero morta la notte del mio diciassettesimo compleanno, affianco alla mia migliore amica Scarlett.
Doveva essere un giorno memorabile, uno di quelli che vale la pena ricordare; doveva essere il giorno in cui avrei vissuto più di qualsiasi altro giorno, e invece me ne ero andata, come si scioglie un fiocco di neve quando viene a contatto con il sole.
Ricordo bene che Scarlett aveva organizzato tutto, sapeva quanto amassi i balli in maschera, e lei, prontamente, mi ci aveva portata.
*flashback*
“Non vorrai davvero metterti quel vestito!” mi disse Scarlett con aria accusatoria.
Eravamo in camera mia, mi guardai allo specchio. Il vestito nero risaltava le mie curve più di ogni altra cosa,
era molto aderente e forse un tantino provocante, ma era adatto ad una serata in discoteca.
“Che cos’ha che non va?  Secondo me è perfetto per una serata in discoteca.” Ammisi.  Lei roteò gli occhi ed iniziò a mordersi il labbro, cercando in tutti i modi di evitare il mio sguardo. Sapevo benissimo cosa stava a significare quel comportamento; era palese che stesse cercando in tutti i modi di nascondermi qualcosa.
“Parla  Scarlett.” Dissi fermamente. Scarlett portò una mano sul suo polso, da cui prese un elastico,  e con fare imbarazzato iniziò a giocherellarci. Il silenzio, ormai, aveva invaso la stanza; lei continuava imperterrita a giocherellare con il suo dannato elastico finchè, improvvisamente, alzò lo sguardo verso di me e sussurrò “Senti, Rach, te lo chiedo per  favore: non fare la guastafeste, almeno per stasera. Fidati di me, mettiti un paio di pantaloni,  una felpa e seguimi.”
Mi guardò implorante, sperando che io acconsentissi alla sua misteriosa richiesta.
Mi diressi verso l’armadio, aprì l’anta e in quel millesimo di secondo non potei fare a meno di pensare in che razza di guaio mi stavo cacciando; con cautela tolsi il vestito, indossai una felpa e un paio di pantaloni, la guardai e con un sorriso dolce le risposi “ti seguo.”
Vidi il suo mezzo sorriso allargarsi e le sue pupille dilatarsi “stasera ti divertirai, questo è poco ma sicuro.” Mi disse, prima di prendermi per mano e dirigerci in soffitta.

“Mi vuoi spiegare cosa diavolo ci facciamo qua?” Ero abbastanza seccata. Perché mi aveva portata in soffitta? Voleva mostrarmi le mille ragnatele che c’erano, oppure voleva  farmi uno scherzo?
“Rachel, sai che non sono mai stata brava a comprare regali e sai, anche, che sono una frana a nasconderli. Quindi… Beh, sai, può essere che io ti abbia fatto un regalo e che abbia voluto nasconderlo-?
“-Nella mia soffitta? Sei seria, Scarlett?” lei divenne bordeaux in viso, era ovvio che l’avevo messa in imbarazzo.
Io, al contrario, avevo iniziato a ridere come se non ci fosse un domani, solo lei  poteva essere così originale.
“Davvero divertente Rachel, io ti faccio un meraviglioso regalo per i tuoi diciassette anni, e tu ridi pure di me!”
Smisi immediatamente di ridere e andai ad abbracciarla, è sempre stata una vera amica e mi è sempre stata accanto; anche se a volte litighiamo per cose futili, si è sempre risolto tutto per il  meglio, non sarei quella che sono ora se non fosse per Scarlett.
“Scusami, sono stata inopportuna. Grazie mille Scarlett, anche se non dovevi farmi nessun regalo.”

Aggrottò le sopracciglia e disse “Sei davvero una scema, Rachel. Come fai a ringraziarmi per il regalo, quando non l’hai ancora né visto né scartato.”
In effetti non aveva tutti i torti; feci per chiederle dove fosse questo fantomatico regalo, quando mi presentò davanti una grandissima scatola rossa contornata da un enorme fiocco azzurro.
“Buon compleanno, Rach.” Afferrai l’enorme regalo e lo scartai come una furia, desiderosa di sapere ciò che c’era al suo interno.
La saga di Shadowhunters, quella di Harry Potter? I classici della letteratura inglese? Amavo la letteratura,
mi ha sempre regalato un sacco di emozioni. Quando leggevo entravo in un mondo non mio, dove diventavo un’altra persona e per poche ore dimenticavo tutto e tutti.
Per un attimo mi ero persa nei miei pensieri, finchè notai Scarlett guardarmi intensamente .
Era arrivato il momento: alzai il coperchio e… Santo cielo,  ma era diventata matta?
Avevo tra le mani un vestito che, probabilmente, le sarà costato un occhio alla testa.
Stavo per urlarle conto, non volevo assolutamente che spendesse così tanto per me, quando con il suo misero stipendio doveva  mantenere sia lei che suo fratello, dato che i suoi li avevano abbandonati un paio di mesi fa.
“Rach, provalo. Non ho la minima intenzione di discutere con te questa sera. Nessuno mi ha costretta a farlo, e poi tu hai sempre fatto tanto per me.  Voglio che sia la tua serata.”
Sospirai; mi diressi dietro  un manichino e attenta a non fare danni lo provai. Era lungo, rosso e in pizzo. Mi contornava dolcemente i fianchi, la parte sopra era aderente, mentre la gonna cadeva a palloncino. Era semplicemente bellissimo.
Ringraziai non so quante volte Scarlett. Improvvisamente, però, mi sorse un dubbio.
“Ma, aspetta, quando dovrei indossarlo?”
Fece uno sguardo di chi la sa lunga, sorrise e gli occhi le s’ illuminarono. Una sola parola uscì dalla sua bocca e fu abbastanza per chiarire molti dei miei dubbi, “stasera”.
“So che non dovrei dirtelo, e so che, probabilmente, ti rovinerò la sorpresa, ma non importa. Non riesco più a tacere.
Andremo ad un ballo in maschera, al tuo ballo in maschera! Ah, sì, chiaramente organizzato dalla sottoscritta.”
La  guardai ed iniziai ad urlare in preda all’ euforia. “Io ti adoro! Il mio sogno si sta avverando, grazie mille. Grazie, grazie, grazie.”
“Ora vai, io ti raggiungerò più tardi.” Mi disse.
Assolutamente no. Iniziai a scuotere la testa. Doveva venire con me, era la nostra serata.
“Rach, ho una tuta addosso. Vorrei far colpo su Greg, se permetti.  In men che non si dica sarò pronta, tu intanto avviati.”
“Adesso capisco tutto, vuoi fare colpo su quel gran fusto, divertente.” Risi e lei mi ammiccò per scherzare.
Scesi le scale della soffitta e mi diressi verso la mia camera.  Improvvisamente, sentii un dolore al petto e il respiro mozzarsi, lanciai un urlo, caddi. Con gli occhi semi-chiusi mi ritrovai a terra. Vidi, distrattamente, la sagoma di Scarlett correre verso di me e nell’esatto momento in cui lei si chinò a terra, il mio cuore smise di battere. Per sempre.
*
Fine flashback*
Tragico, vero? Ma, in quel momento, mi ritrovai lì, in una stanza tutta bianca a ripensare ai momenti più belli della mia vita, con una nostalgia immensa, di tutto.
“Rachel?” Sentii una voce chiamarmi. Una voce maschile, di quelle forti ma allo stesso tempo calme. Cercai il proprietario della voce, mi alzai immediatamente e iniziai a guardarmi intorno, ma non vidi nessuno, se non bianco.
“Tesoro, non puoi vedermi, mi dispiace. Ma se ti può rassicurare puoi vederti.”
Davanti a me apparve uno specchio; la cornice era argentata e sembrava uno specchio molto antico.
“Avvicinati, dai Rachel, non aver paura di te stessa.” Insistette la voce. Mi avvicinai con cautela, ero terrorizzata da ciò che avrei potuto vedere. A passi lenti avanzai,e notai una figura molto esile, avevo ancora addosso il vestito della mia ultima sera e i miei capelli erano sciolti. Ero sempre io, se non fosse per due ali bianche che escono dalla mia schiena.
Un lampo di luce apparve davanti ai miei occhi; accanto a me si materializzò una figura, quella di un uomo dalla pelle chiara e dagli occhi azzurri.
Sorrise e mi porse la mano “Benvenuto angelo, benvenuta in paradiso.”
Spazio autrice:
Ciao a tutti! Questa è la mia prima storia. Spero che vi piaccia. Cosa farà Rachel? Vi anticipo che dal prossimo capitolo ci sarà un personaggio molto intrigante. Un bacio, Lia  

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Red angel ***


Il suo nome era J. Capelli biondi, occhi azzurri, pelle chiara… Se non fossi morta direi che è il classico irlandese; magari lo è stato in passato, o magari no. Mi sono sempre chiesta se una volta passati a miglior vita si diventasse angeli, o, al contrario, si diventasse una sorte di demoni. Ormai era più che chiaro che fossi morta, ma non vedevo angeli e non avevo nemmeno visto quella fantomatica luce che si dice che dia l’accesso al paradiso. Continuavo a vedere solamente il colore bianco: sulle pareti, sui vestiti, perfino sulle mie ali. Il meraviglioso vestito che mi aveva regalato Scarlett era diventato bianco; quel bellissimo rosso scarlatto era stato rimpiazzato da quel terribile colore. Il bianco è sempre stato un colore inutile, un colore vuoto, privo di significato. Odiavo tutto ciò che era di quel colore, mi metteva una malinconia infinita. “Bene, Rachel, allora come stai?” mi rivolse la parola J, mentre camminavamo in questa stanza priva di un soffitto e di un pavimento. Davvero? Ma è completamente idiota? Come cavolo fai a chiedere a una persona morta come si sente! Rimasi abbastanza basita dalla sua domanda, ma cercai ugualmente di essere gentile. Avevo bisogno di tante spiegazioni e se l’unico modo per ottenerle era quello di essere calma, lo avrei fatto. “Se togliamo la schiena in fiamme, il disorientamento e quella sensazione di tristezza che ho addosso, possiamo dire che tutto sommato sto bene.” J mi sorrise e, piano piano, il suo sorriso si ampliò sempre di più, fino a sfociare in una fragorosa risata. “Scusa Rachel, è che ogni volta che devo presentare la situazione ad un novellino, o piange iniziando dei monologhi sulla sua vita passata, o cerca di… Uhm, come dire, uccidermi. Davvero, voi umani siete esilaranti, non so mai come comportarmi con voi. E poi arrivi tu e cerchi di farmi credere che sia tutto normale, che tu sia calma, tranquilla, quando, invece, sei sull’ orlo di una crisi isterica. “ Questo è troppo, ho cercato davvero di essere, calma, gentile, disponibile ad ascoltarlo. Ma devi essere proprio arrogante per scoppiare a ridere davanti a me nel mezzo di una situazione del genere. Non mi è stato versato un gelato sulla mia maglietta preferita, ma sono morta! Non avrò più la possibilità di esaudire i miei sogni, di trovare l’amore, di avere una famiglia, di rivedere i miei genitori e di rivedere Scarlett. Sarò obbligata a restare in questo posto bianco per l’eternità. Dannazione, diventerò matta sicuramente. Sgranai gli occhi, aprii la bocca pronta per urlargli addosso una scarica di insulti quando, d’improvviso, J affermò: “cavolo ragazzina, da dove esce tutta questa grinta?” Cosa? Lui aveva sentito tutti i miei pensieri? Oddio! Che razza di bast-… “Credo che definirmi un bastardo non ti farà riavere la tua vita.” Adesso sì che ero davvero imbarazzata. Abbassai la testa; era inutile continuare a prendersela con lui, alla fine mica lui mi aveva ucciso. Su, Rachel, ragiona, lui è l’unico che potrà farti riavere la tua vita. Inspira, espira e cerca di dialogarci senza andare all’inferno prima del previsto. “Okay, mettiamo le cose in chiaro. Io non voglio stare qui, la mia vita non è finita qui. Cosa devo fare per avere una seconda chance?” Sorrise, o meglio, ghignò. “Rachel, vedo che c’intendiamo. Sai cosa facciamo noi angeli?” Lo guardai un po’ perplessa. Che ne so io? Sono nuova di qui. “Aiutiamo le persone: aiutiamo le persone a superare le difficoltà della vita. Tutti vogliono sempre il meglio, non vogliono né ostacoli, né paure da superare. Ma sai qual è il problema? Nessuno conoscerebbe quella bellissima sensazione di felicità se non ci fossero ostacoli e paure. Per stare bene devi anche soffrire, ricordatelo.” Uno schiaffo mi avrebbe fatto meno male. J non ha tutti i torti; poche volte, quando ero in vita, mi sono sentita viva, ma dio, quelle poche volte sono state il massimo. “Vuoi riavere la tua vita? Vuoi risentire i rimproveri di Scarlett quando cerchi di trasgredire le regole? Vuoi il bacio di tua madre prima di andare a scuola? Vuoi ritentare di esaudire i tuoi sogni? Vuoi semplicemente riavere tutto ciò che fino a poco tempo fa era tuo?” Annuii insistemente, non potevo rinunciare a tutto ciò che mi aveva fatto stare bene, anche le più piccole sottigliezze. “C’è questo ragazzo, Liam. Frequenta la tua scuola, è una persona molto introversa; non parla con nessuno tranne se non è per una cosa di vitale importanza. Odia molte persone, cerca di evitare la felicità in tutti i modi. La sua anima diventa nera ogni giorno che passa, sta uccidendo se stesso, molto lentamente. Quello che ti chiedo, è di fargli riassaporare la felicità, risveglialo dal suo lungo letargo, mostragli la bellezza della vita, l’ebbrezza di un momento passato con il sorriso. Credo che tu sia capace di riportarlo in vita. Se ci riuscirai, tutto ciò che hai perso ti sarà ritornato.” Annuii vigorosamente. Ce l’avrei fatta, dovevo farcela. “J, prima di rimandarmi sulla Terra, me lo concedi un favore? Consideralo come un prestito.” Aggrotto le sopracciglia, e mi fece cenno con la testa di continuare. “Posso riavere il rosso scarlatto del mio vestito? Ne ho bisogno, credimi.” Si passò la lingua sulle labbra e prima di schioccare le dita disse “tutto ciò che desideri, angelo.” Come nella fiaba di Cenerentola, il mio vestito color bianco nullo, per opera di J, divenne rosso scarlatto. Il mio rosso. Per una frazione di secondo mi sentii viva; il rosso, colore dell’amore, della passione, della vita. Solo ammirarlo mi faceva desiderare di tornare in vita. “Bene Rachel, siamo giunti al termine. Fai del tuo meglio, confido in te, angelo rosso.” Mi fece l’occhiolino e io sorrisi timidamente. Era giunto il momento di tornare da dov’ero arrivata. Ad un tratto non sentì più la terra sotto i piedi e caddi. Caddi in un vortice infinito; avevo i capelli al vento, il vestito si alzava indisturbato, e tutto ciò a cui pensavo era che finalmente respiravo: finalmente sentivo l’aria espandersi nei miei polmoni. Ero viva, e il vortice aveva un solo colore, io ero un solo colore: il rosso.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'incontro ***


Forks non era mai stata  una cittadina caotica: il traffico era inesistente, i cittadini erano sempre gli stessi, non accadeva mai nulla d’interessante; insomma, la monotonia regnava.
Quando ero ancora viva, adoravo andare nel bosco di Forks; nei momenti di difficoltà, quando avevo bisogno di pensare o solamente di passare il tempo sapevo che quello era il posto ideale.
Chiamavo Scarlett e lei si precipitava a casa mia e andavamo a fare lunghe passeggiate circondandoci dalla natura, dal canto degli uccellini e dal suono delle nostre risate. Era impossibile non ridere con Scarlett vicino: sosteneva di essere una sorta di bussola e di poter dirigerci in luoghi sconosciuti… Sì, in effetti, non aveva tutti i torti dato che  ogni volta che lei faceva da GPS ci perdevamo. Fa male ricordare i bei tempi passati con lei, dato che ora non sa nemmeno della mia esistenza.
Dimenticavo: J ha tolto la memoria a chiunque mi abbia conosciuto nella mia vita precedente.
Mi disse che era di vitale importanza  affinchè io facessi bene il mio lavoro, e io gli risposi che era estremamente doloroso per me, e lui concluse dicendo che era meglio per tutti. 
Ma io non ero tutti.
Liam Davies era colui che mi avrebbe reso indietro la mia vita. Dovevo studiarlo, osservarlo e poi cercare di tirarlo fuori dai suoi casini  in un modo o nell’altro. Non è questo quello che fanno gli angeli custodi?
Deve tirarsi fuori dai suoi casini da solo, magari grazie  ad una spinta, ma tu, sostanzialmente, devi  aiutarlo ad aprire il suo cuore e fargli capire che la  felicità  non è persa per sempre, c’è ancora, è in lui, deve solo scavare più a fondo.
Grazie J, ma lascia fare a me, ci riuscirò.
Non lo metto in dubbio.


Ero davanti al cancello della Forks  High School, ed ero terribilmente ansiosa. Rivedrò Scarlett? I miei vivono ancora in questa città?  La mia casa è sempre la stessa?
Non farti prendere dal panico  e entra. Cerca Liam e fai qualcosa di utile per entrambi.
Rachel, respira. Ciao, mi chiamo Rachel, ho 17 anni e mi sono appena trasferita dall’Australia. I miei genitori girano  il mondo e io vivo con mia zia Louise, qui, a Forks.
Ho inventato una piccola bugia bianca; non fa male a nessuno e poi dai… Non posso mica dire “hey, sono morta, ma se voglio la mia vita indietro  devo aiutare un certo Liam Davies a risolvere i suoi problemi.” Evitiamo.
Superai l’enorme cancello nero e mi diressi verso l’entrata della scuola, ma la visione di qualcosa di completamente assurdo mi bloccò.
Vidi una folta chioma rossa che ondeggiava a destra e a sinistra accompagnata da una risata a me familiare. Scarlett.
Ero tentata di andare a presentarmi, se non fosse che si trovava con le persone che più odiavamo:
Christal Bailey  e Chelsey Stewart, soprannominate le Barbie.
Davvero, se non fossi mai esistita sarebbe diventata loro amica? Le detestava almeno quanto le detestavo io, come poteva farmi questo?
Improvvisamente, a loro si avvicinò un ragazzo, ma non un semplice ragazzo: Will Clayton, il famoso Will Clayton.
Lui era il quarterback della scuola, bello, ricco e davvero tanto stupido.
Clayton ha sempre preso in giro Scarlett,  fin dalle medie, a causa della sua passione sfrenata per i boschi e per gli animali.
“Dolcezza, come stai?” chiese Clayton dirigendosi verso Scarlett. Adesso gli tira uno schiaffo talmente forte da fargli girare la testa, dai Scarlett sei tutti noi.
“Benissimo, non posso fare a meno di pensare  a quel servizietto che ti ho fatto in bagno, durante la terza ora.”
Chi sei e che cosa diavolo ne hai fatto della mia migliore amica? Lei non era così, lei non è così. Chi diamine sei tu?!
Mi  vennero le lacrime agli occhi; questa non è la mia Scarlett, questa è un’immagine storpiata di Scarlett.
Corsi dentro la scuola e non mi fermai finchè non arrivai in bagno; mi appoggiai sul lavandino, le mie mani fredde divennero ancora più gelide e la mia ansia aumentò a dismisura e, allo stesso tempo, si trasformò in rabbia.
Non  farti condizionare da ciò che lei è adesso. Tu devi concentrarti, solo ed esclusivamente, su di lui.
Aveva ragione. Mi sciacquai il viso e mi diressi verso la mensa con la speranza di trovarci Liam.


Entrai trafelata, avevo un’aria sconvolta, di chi spera di fare ben altro nella vita.
Perlustrai la zona con lo sguardo, vidi Scarlett e le due stronzette mettersi lo smalto, ed accanto al loro tavolo notai un ragazzo dall’aria cupa e gli occhi persi. Scacco matto, ciao Liam.
Percorsi il corridoio ad ampie falcate, finchè mi ci ritrovai davanti.
Aveva una pelle olivastra e un maglietta aderente color bianco, la testa china sul suo pranzo e un’espressione abbastanza affranta.
Va bene, ce la posso fare.
“Ciao, sono Rachel.” Feci un sorriso, uno di quelli a trentadue denti, doveva diventare mio amico a tutti i costi. Ma la reazione non fu proprio quella che mi aspettavo.
Alzò la testa e, dopo un attimo di confusione, mi rivolse un’espressione disgustata. “Beh?” Fu tutto ciò che riuscì a dire.
Rachel , sorridi e respira.
“Posso sedermi? Sai, sono nuova di qui e-“
“E non m’interessa, scegli qualche altro posto.”
Scusami, ma chi ti credi di essere ?
Stai calma, vuoi vivere o no?
“Non volevo essere invadente, ma avrei bisogno di un posto per sedermi e questo mi sembra l’unico disponibile.” Riprovai, facendo un sorriso tirato.
“E  io ti ripeto che a me non interessa.”
Questo voleva farmi saltare i nervi, ne sono certa. Stava davvero mettendo a dura prova la mia pazienza.
“Ho provato ad essere gentile, ma io ho bisogno di un posto e questo è l’unico disponibile. Se io voglio sedermi qui, mi siedo qui; non sarà mica un ragazzino viziato ad impedirm-“
Se n’era andato. Davanti a tutta la mensa, mentre io mi stavo facendo valere, se ne era andato.
Adesso sì che mi sente. Caro Liam, stai facendo lo stronzo con la stronza sbagliata.
“Hey, tu! Fermati!” Urlai, ma non accennava a fermarsi per nessun motivo al mondo, allora lo rincorsi.
Rachel, fermati e ragiona.
Ragiona il corno, amico. Io sono qua per aiutarlo e lui si permette di comportarsi così!
Entrai, non so dove esattamente, ero troppo impegnata a urlargli contro.
“Io sono qui per diventare tua amica e per aiutarti e tu ti permetti di comportarti da idiota con me!
Davvero se non dovessi fare quel che devo fare ti avrei già mandato all’inferno, e credimi, posso farlo. Sei un emerito defi-“ Mi fermai. Dopo tutto questo discorso lui stava ghignando. Stava  davvero ghignando? Maledett-.
Aspetta, dio no, io ero nel bagno dei maschi. Dovevo assolutamente uscire, ecco perché rideva!!
Stavo per uscire, quando mi sentii tirare per l’orlo della felpa e una mano sulla bocca.
Liam si trovava a dieci centimetri dal mio viso. Cosa diavolo aveva in mente?
“Stai zitta, non fiatare.”
Aggrottai le sopracciglia: si permetteva pure di dirmi cosa fare adesso?
Ero schiacciata sulla parete del bagno e la mia gamba si scontrava con il water.
Qualcuno aprì il rubinetto e disse “Se trovo Davies in giro lo uccido, è in debito e non mi ha ancora ridato i soldi.”
Il ragazzo davanti a me sbiancò e premette la sua mano sulla mia bocca ancor di più.
“Ma sei scemo? Ma cos-“ cercai di sussurrare.
“Sta zitta!”  disse con un tono di voce piuttosto alto.
“Chi c’è?” chiesero i due ragazzi.
Dio, adesso picchiano entrambi.  Lo guardai nella speranza che mi dicesse che era tutto uno scherzo, ed in quel momento mi preoccupai, sudava freddo anche lui.
La porta piano si aprì, e tutto ciò che sentii fu “baciami.”
Non ebbi tempo di ribattere che lui si fiondò sulle mie labbra.
“Ops, scusate continuate pure.” Chiusero la porta e uscirono ridacchiando.
Liam continuava a baciarmi e io, presa da un attimo di coscienza, gli diedi uno spintone e lo guardai furiosa: “Perché l’hai fatto?”
“Era quello che volevi, ti ho accontentata ora lasciami in pace.”
Fece per girarsi lo afferrai per la maglietta e gli stampai un bel cinque sulla faccia.
Mi guardò confuso e le sue pupille si dilatarono.
“Eri la mia unica possibilità di riscattarmi e adesso so che ho fallito in partenza.”

Corsi, non so se passarono minuti , ore o giorni, ma l’unica certezza che avevo era che avevo sprecato l’unica opportunità che mi era stata concessa.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3558043