Storia di due sorelle

di Tide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Abbraccio ***
Capitolo 2: *** Dimenticare ***
Capitolo 3: *** L'abito da sposa ***
Capitolo 4: *** Ombre ***



Capitolo 1
*** Abbraccio ***


~~ ABBRACCIO

Era sera, una sera nebbiosa come tante, e Mary tornava al rifugio che ormai da tanto tempo doveva dividere solamente con la sorella, portando l’acqua* da mettere sul fuoco. Si chiedeva se Crone** avesse preparato il fuoco come le aveva detto.
Ormai erano ragazze loro due. Erano cresciute sole, identiche nell’aspetto, differenti nel cuore. Mary era sempre stata la più sicura anche da piccola e al dolore aveva reagito con la rabbia e il rancore. Crone non aveva reagito nemmeno con la disperazione. Crone, una creatura innocua, sempre più lontana di giorno in giorno, di giorno in giorno più assente e distante dal mondo. Mary la osservava e sempre più spesso sentiva la solitudine e il gelo vincere anche sulla presenza della sorella lì accanto. Spesso diveniva dura con Crone. Lo faceva per costringerla ad essere presente, per impedirle di svanire anche lei, come fosse anche lei sepolta nella fredda terra dei boschi di Sleepy Hollow.
Mary diede un sospiro esasperato quando entrò nella loro dimora di fortuna. Faceva freddo, il fuoco era spento, l’ambiente era illuminato da una sola candela e Crone sedeva sul proprio giaciglio.
“Il fuoco, Crone!” esclamò Mary posando la pentola d’acqua e correndo ad armeggiare presso il caminetto “Ti avevo detto di accendere il fuoco!” disse ancora mentre una fiammella cominciava a danzare nel focolare. La sorella non rispose. Mary si voltò e vide Crone ancora immobile al suo posto
“Crone, mi hai sentito?” domandò spazientita. Ancora nulla. Mary raggiunse in fretta la sorella, la prese per il braccio e la scosse, mettendosi di fronte a lei, proprio davanti ai suoi occhi spalancati
“Crone! Sorella!”
Crone reagì appena e solo dopo un istante. Strinse gli occhi come per mettere a fuoco l’immagine della sorella.
“Chi sei tu?” chiese infine.
Mary s’irrigidì, paralizzata da un orribile senso di gelo, poi mollò il braccio della sorella e corse via.
Il buio stava calando e la nebbia le entrava nelle ossa, ma lei correva guidata da un pensiero folle e senza aver la forza di vergognarsene. Lasciava che nella sua mente vi fosse solo l’insensato desiderio d’essere abbracciata, stretta da braccia forti che potessero proteggerla e non potessero abbandonarla.
Raggiunse in fretta quell’albero nero che dopo dieci anni era diventato imponente e contorto. Senza nemmeno rallentare s’arrampicò sulle radici e si gettò a terra raggomitolandosi intorno alla spada conficcata nel terreno. Piangeva di rabbia e d’improvviso rise disperata. Oh, sì, era follia, follia, ma le sarebbe andato bene persino l’abbraccio del Cavaliere. Lei era giovane e bella, perché non avrebbe dovuto abbracciarla? In quel momento avrebbe offerto volentieri il proprio corpo per essere stretta dalle braccia sicure di un uomo. Follia, ma non aveva posto migliore dove cercare che la tomba di un mercenario.

Crone camminava con esasperante lentezza, lo sguardo fisso avanti, come non fosse la vista a guidarla tra gli alberi, la nebbia e i raggi di luna. Con sé portava una coperta.
Quando arrivò all’albero si avvicinò lentamente, salì dove la sorella giaceva addormentata, tremante per il freddo, le si inginocchiò di fianco e la coprì col panno.
Mary si svegliò e fu sorpresa sia di vedere Crone, sia d’essere davvero lì.
“Che ci fai qui, Mary?” chiese quieta Crone
“Mi riconosci adesso.” Osservò Mary vagamente risentita, sollevandosi a sedere e stringendosi nella coperta “E che vuoi che faccia?” proseguì “Nulla, ecco.”
“Perché sei venuta qui?” chiese ancora la sorella
“Dove andavo altrimenti? In paese?”
Crone alzò lo sguardo sui rami neri dell’albero e li fissò alcuni istanti, poi sospirò sconsolata.
Mary si alzò
“Su, Crone, andiamo.” Ordinò. La sorella obbedì e si avviarono dividendo la coperta.
Mary diede un ultimo sguardo all’albero. Sì, stava perdendo anche sua sorella, ma avrebbe avuto il Cavaliere e se non c’erano più abbracci per lei, sarebbe stata la vendetta a scaldarla.    



Note:
* In realtà nel rifugio ci sarebbe una sorte di polla d'acqua, ma vista la disinvoltura con cui nel film la strega del bosco vi getta il cadavere di un pipistrello mi ha fatto pensare che non fosse potabile ...
** In teoria "Crone" non sarebbe un nome, ma sta a indcare una figura del folklore che può essere sommariamente definita come una maga dei boschi. Ho deciso di usarlo anche come nome per il personaggio.

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Capitolo 2
*** Dimenticare ***


~~DIMENTICARE

Li spiava rannicchiata dietro un cespuglio, poco lontano, con i cardinali rossi che la squadravano, cinguettavano qualcosa e se ne volavano sull’albero vicino alla casetta.
Arrivava la mattina presto, per non farsi vedere e se ne andava quando tutta la famiglia era all’interno, così che nessuno le facesse caso.
La signora Van Tassel faceva i suoi lavori di casa con la bambina che saltava fuori e dentro la dimora, col suo visino angelico, i suoi capelli d’oro, i suoi vestitini sempre più costosi di anno in anno. E da qualche tempo la signora indossava dei gioielli.
Ne avevano fatta di strada i Van Tassel in quegli anni.
Mary stringeva gli occhi con ira ogni volta che vedeva anche solo uno di loro nella casa che avrebbe dovuto essere degli Archer, trattati col rispetto che sarebbe stato dovuto agli Archer, felici come avrebbero dovuto essere gli Archer.
Baltus Van Tassel stava tornando dalla cittadina o dai campi, il suo carro si avvicinava lungo la stradina. Pochi secondi e si stava arrestando davanti alla casetta. Come l’uomo scese dal carro la piccola figlia corse fuori dalla porta e volò tra le sue braccia. Lui la sollevò e girò su sé stesso.
Mary si morse le labbra pensando a quando era suo padre a fare lo stesso.
“Cosa fai, Mary?”
Mary quasi sobbalzò. Sua sorella Crone s’era rannicchiata in silenzio dietro di lei
“Santo cielo, Crone!” esclamò Mary sottovoce “Ti avevo detto di aspettarmi!”
“Ho seguito i cardinali rossi.” Rispose piano la sorella seguendo con gli occhi gli uccellini che volavano dal cespuglio all’albero e dall’albero al cespuglio
“Taci.” Le ordinò Mary, tornando a sbirciare tra le foglie. Crone allungò un poco il collo per vedere
“Perché li spii?” chiese.
Mary le rivolse uno sguardo esterrefatto, ma Crone la guardava con quel candore che la sorella trovava sempre più irritante. Mary sospirò e fece cenno a Crone di avvicinarsi
“Vedi?” le disse indicando la scena “Quella è casa nostra, ricordi? E quelli sono i parenti dei Van Garrett che ce l’hanno soffiata. Vedi, nostro padre lavorava duro e a mala pena guadagnava di che vivere, Baltus Van Tassel invece riesce ad arricchirsi.”
Il discorso amaro della sorella non colpì particolarmente Crone. La ragazza probabilmente s’era fermata al fatto che quella era stata la loro casa.
“Vorrei rivedere l’arciere sul camino.” Sospirò
“Vorrei vederli all’inferno.” Ribatté Mary tra i denti, fissando con odio i Van Tassel.
Crone sospirò e si ritirò strisciando all’indietro
“Vieni via, Mary.” Disse piano
La sorella parve quasi offesa “Perché?”
“A che serve stare qui?” mormorò quieta Crone.
A cosa serve?” ripetè Mary, facendo uno sforzo per non alzare la voce “A non dimenticare nulla, Crone!”
Crone diede un sospiro lungo “Dimenticare …” sussurrò scuotendo la testa con una lentezza innaturale, poi sgattaiolò via rapida e silenziosa, senza che nessuno si accorgesse di lei.
Mary scosse la testa risentita e tornò a spiare i Van Tassel. 
La famigliola in breve si ritirò al coperto, allora la ragazza si allontanò furtiva.

Quando Mary entrò nel rifugio, Crone stava mescolando qualcosa in una pentola sul fuoco canticchiando distrattamente,  assorta nel suo compito.
“Cosa volevi dire?” chiese decisa Mary.
Crone la guardò con uno sguardo smarrito
“Prima, quando hai detto dimenticare a quel modo?” spiegò irritata la sorella
Crone tornò a guardare nella pentola
“Dietro il cespuglio, vicino alla nostra casa !” insistette Mary
Crone sospirò “Non lo ricordo.” Disse semplicemente.
Mary sgranò gli occhi “Non lo ricordi …” ripeté, mentre qualcosa che stava tra l’ira e il panico la faceva tremare “Crone, ricordi la nostra casa?” le chiese in fretta. Crone non rispose, né si mosse “Crone, cos’altro hai dimenticato ? Cos’è che ricordi, Crone?” le gridò la sorella.
Crone non rispose, ma smise di mescolare, s’inginocchiò davanti al fuoco riprendendo a cantare piano e col dito prese a disegnare nella cenere come tante volte aveva mostrato loro la madre.
 

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Capitolo 3
*** L'abito da sposa ***


~~L’ABITO DA SPOSA

La vedova Archer era invecchiata di colpo dopo la morte del marito: il suo volto era stanco e sebbene non avesse ancora trentacinque anni il dolore aveva scavato nei segni del tempo. I suoi occhi chiari erano velati da una tristezza infinita, una disperazione quieta e non seguivano i gesti delle mani, mentre la donna passava i suoi pochi abiti già piegati dal letto alla valigia. Aveva chiesto un tetto sotto cui far riposare almeno le bambine e le avevano dato una valigia.
L’ultimo vestito era bianco, un poco ingrigito e accanto era piegato un velo. La donna lo guardò e le sue dita indugiarono sul tessuto.
“cos’è?”chiese Mary avvicinandosi. Crone fece lo stesso e la madre si trovò le figlie una alla propria destra e una alla propria sinistra.
“è il mio abito da sposa.” Rispose con la voce incrinata
“Possiamo vederlo?” domandò ancora Mary, curiosa.
La madre sorrise debolmente
“Certo.” Disse distendendo l’abito sul letto. Era modesto come abito da sposa, ma agli occhi delle bambine era meraviglioso.
“Che bello.” Disse Mary con ammirazione “Dovevi sembrare una regina, mamma.”
Crone taceva giocando assorta col tessuto vaporoso della gonna
“Sì.” Rispose la vedova Archer “Ed è stato il giorno più bello della mia vita.”
Si asciugò in fretta una lacrima cercando di non farsi notare dalle figlie.
“Su, bambine” disse prendendo a ripiegare l’abito “Avete raccolto le vostre cose?”

Crone aprì con un gesto lento e cauto la vecchia valigia. Non l’aveva più toccata da quando loro madre era morta, tanti anni prima. Era sempre stata Mary a prendere i vestiti per vedere se potevano tornare utili anche per loro. Ora se n’era andata Mary, a Sleepy Hollow. Crone no, non voleva: ormai erano i boschi il suo posto, un posto che era stato crudele, sì, ma c’era stato. Sleepy Hollow no, non c’era stato. Chissà cosa aveva Sleepy Hollow per Mary. Crone diede un sospiro lento. L’unica cosa che sapeva era che ora lei stava scegliendo la propria strada.

Mary non odiava i boschi, odiava l’idea di non poter odiare i boschi. Quei rami, quei cespugli, quei sentieri erano entrati a colpi di pugnale nella sua anima, contro il suo volere, a forza di ferite. Forse era per questo che Crone non aveva voluto seguirla a Sleepy Hollow. Crone non cercava giustizia, non reclamava il suo posto al mondo, Crone non aveva opposto resistenza all’attacco di quei rami, quei cespugli, quei sentieri. Mary la vedeva come una crisalide ormai vuota, un fantasma e se prima non la capiva ormai la disprezzava. Ma ricordava ancora quando Crone era la sua compagna di giochi sotto il rilievo dell’arciere nella loro casetta e ancora veniva di tanto in tanto a visitarla.
Quando giunse al suo vecchio rifugio, dimora della sorella, Mary esitò un istante prima di bussare con una fermezza garbata che le era molto utile a Sleepy Hollow. Il contegno, falso o sincero che sia, è tutto- si diceva.
“Avanti.” Rispose la voce della sorella con tono assente
Quando Mary entrò si vide davanti una figura in abito bianco, con un velo calato sul volto, che armeggiava disinvolta con le viscere d’un corvo e altri singolari ingredienti.
“è l’abito da sposa di nostra madre!” esclamò Mary esterrefatta.
Crone finì con calma di incidere il piccolo fegato dell’animale, posò il coltello e si pulì le mani in una straccio, lì sul tavolino, poi sollevò lo sguardo verso la sorella, alzando piano il velo. Aveva un’espressione quasi sorpresa.
“Mary?.” Chiese
“E chi altrimenti? Che ci fai con l’abito da sposa della mamma?”
Crone sospirò stuzzicando con l’indice affusolato il fegato di corvo “Avrai anche tu il tuo abito da sposa.”
“Puoi contarci. Ma ..”
“Perché?”
“Cosa?”
“Perché posso contarci?”  Crone aveva quello sguardo candido e vacuo che la sorella non poteva sopportare.
“La moglie di Van Tassel ha una salute cagionevole.” Rispose freddamente Mary dopo un attimo “Un giorno o l’altro si ammalerà. Sarò Lady Van Tassel, Crone.”
“Oh.” Fece Crone, con l’aria di chi ha ricevuto la nuova che in inverno fa freddo. Si mise il fegato sul palmo e lo porto al focolare, dove bolliva un paiolo.
Oh?” ripetè Mary incredula. Crone tuffò il fegato di corvo nella pentola mormorando qualcosa, senza farle caso.
Mary diede un sospiro nervoso.
“Vuoi almeno spiegarmi perché hai addosso il vestito di nostra madre?” 
 Crone si voltò piano e fissò la sorella, le sue labbra si piegarono appena in un sorriso assente e senza rispondere si calò lentamente il velo sul volto. 

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Capitolo 4
*** Ombre ***


~~OMBRE


Tacevano camminando l’una accanto all’altra. Mary raccoglieva i rami che le sembravano più asciutti e li metteva in braccio a Crone, senza una parola. Parlavano poco da quando la madre era morta. Solo di notte si stringevano e prendevano a conversare o raccontarsi storie per scacciare la paura del buio nel bosco. Prima era la madre che raccontava loro le storie: lei andava di nascosto a Sleepy Hollow, a volte, per vedere se le riusciva di ottenere in qualche maniera qualcosa di utile, e cercava di cogliere qualche  chiacchera  di paese da raccontare alle figlie. Una volta le disavventure del fabbro che aveva chiodato male i ferri di un cavallo, un’altra la storia sommaria di un nuovo arrivato, un’altra ancora un corteggiamento maldestro, ma non nominava mai i Van Garrett o i Van Tassel, o la vecchia casetta dove gli Archer avevano vissuto, benché Mary ne chiedesse con insistenza. Poi era arrivata la guerra anche nella loro valle e con essa storie di soldati, di coraggio, di diserzione, e le voci su un nero cavaliere dell’Assia, dai denti acuminati e gli occhi furiosi, che seminava strage a dorso di un enorme cavallo nero, tagliando teste con la sua spada e la sua ascia.

Ora di giorno per lo più restavano in silenzio. Di giorno si doveva cercare da mangiare, curarsi del piccolo orto, perché non morissero le piante, bisognava andare a prendere l’acqua, bisognava cogliere legna e accendere il fuoco, per salvarsi dal freddo dell’inverno, preparare i rimedi contro i malanni. Di giorno non c’era tempo o cuore per raccontare storie e anche quella mattina le bambine procedevano in silenzio, senza perdere tempo, Crone cercando di concentrarsi solo sul lavoro del momento, Mary già elencando a mente tutti quelli successivi, da svolgere entro sera. E poi avrebbero entrambe avuto paura di parlare: il bosco sembrava imporre minaccioso il silenzio e ammettere solo i suoni, non le parole. Si parlava solo nel chiuso del loro rifugio, per timore del bosco, o solo se strettamente necessario.
Mary si chinò a raccogliere un ramo. Al tatto era umido per via della neve caduta in quei giorni, ma gli occhi ormai esperti delle sorelle indovinarono che dentro dovesse essere secco; sarebbe bastato spezzarlo per verificare.
Mentre Mary si alzava e si voltava verso la sorella, ebbero l’impressione di sentire dei passi sulla neve. Crone cercò lo sguardo di Mary, come per chiedere se avesse sentito. Mary si strinse nelle spalle. Se c’era una cosa che in quell’anno avevano imparato, era che non si incontrava nessuno nei boschi,  men che meno in inverno.
Invece proprio in quell’istante scorsero con la coda dell’occhio una macchia scura. Le due bambine si voltarono insieme all’uomo e, sorprese, rimasero a fissarlo immobili.  Lui chinò appena il capo di lato, con gli occhi chiarissimi spalancati per lo stupore, le labbra socchiuse su degli incisivi acuminati. Indossava abiti neri da guerra, portava una ascia e una spada al fianco. Le bambine avrebbero ritenuto più probabile incontrare un principe o un drago, come nelle fiabe e il guerriero sembrava pensare lo stesso di loro.
Per pochi, infiniti secondi nessuno dei tre si mosse. Poi l’uomo si portò l’indice alla bocca, facendo cenno di non parlare, con uno sguardo eloquente.
“Shh.”
No, non si parla nel bosco. Mary spezzò il ramo che stringeva tra le mani. Sì, era un ramo ben secco, si capiva dal suono netto e forte che emise.
Crone fuggì.

A Mary servì più di un ora per ritrovare la sorella. Crone s’era nascosta tra una roccia e le radici sporgenti di un albero e se ne stava rannicchiata, tremante per il freddo e la paura con le mani premute sul volto.
“Crone!” la chiamò Mary quando la vide. Le si avvicinò e fece per aiutarla a sollevarsi, ma Crone si strinse ancora di più nel suo nascondiglio
“Crone, sono io!” ripetè Mary facendole levare a forza le mani dal volto. Crone spalancò gli occhi e cercò di nascondere il viso contro le ginocchia. Mary cercò di impedirglielo
“è morto e sepolto Crone, puoi venire fuori.“
La sorella scosse la testa con gli occhi serrati. Mary diede un sospiro
“Crone, c’è tanto da fare! Non abbiamo più neanche la legna!”
Crone rimaneva a tremare nel suo angolo. Mary si alzò e con fare imperioso si mise le mani sui fianchi.
“Credi di essere più al sicuro qui che nel nostro rifugio?”
Crone guardò la sorella con un’espressione attenta “Io ti ho trovata.” Aggiunse Mary “Resti qui o vieni con me?”

Per tutto il giorno Crone si rifiutò di uscire dal rifugio, stringendosi in un cantuccio, e ogni volta che Mary rientrava la sorella la guardava ad occhi spalancati . Non ci fu verso di smuoverla o cavare una parola sul perché si comportasse a quel modo e Mary non poteva badarle più di tanto: era stata una giornata strana e c’erano ancora mille cose da fare.
Scese la notte e le sorelle si strinsero nel loro giaciglio, cercando di riscaldarsi. Crone tremava e solo quando le sfuggì un singhiozzo Mary capì che non si trattava del freddo.
“Smettila, Crone!”
“Chi era, Mary?” 
“Era il Cavaliere dell’Assia: ricordi cosa dicevano in paese? La mamma ce ne raccontava, ricordi?”
“Sì, sì … è …?”
“è morto e sepolto, Crone, te l’ho detto. Non devi averne paura.”
Crone non sembrò rassicurata “E gli altri?” chiese subito “Ho sentito arrivare degli altri, Mary: chi erano?”
“Erano soldati americani, Crone.”
“E loro …?”
“Li ha uccisi. Ne sono rimasti due, ma se ne sono andati. “
“Come lo sai?”
“L’ho visto.”
Seguì un istante di silenzio
“perché, Mary?”
“Perché cosa?”
“Perché hai spezzato il ramo?”
“E che dovevo fare?”
“Non era meglio scappare tutte due, Mary?” Crone aveva un tono lamentoso e soffocato, come fosse successo qualcosa di irreparabile e Mary non aveva intenzione di capire.
 “E perché?”rispose un po’ irritata “Dovresti ringraziarmi: potevano essere ancora in giro per i boschi.”
“Ho paura, Mary.”
“Ma non devi averne! lui è morto, gli americani sono morti, e i due rimasti se ne sono andati.”
“Non è questo …”
“E allora che cosa?”
Crone si scostò un poco e guardò la sorella negli occhi;  i suoi brillavano di lacrime anche nel buio. Quelli di Mary erano asciutti, quasi freddi. Crone si premette una mano sul petto.
“Non so.” Rispose
“Come sarebbe a ...?”
“Nemmeno tu li hai seguiti.” Interruppe Crone di colpo
“Chi?”
“I due americani.”
“E cosa centra?”
“Perché  non li hai seguiti, Mary? Non hai provato lo stesso?” … “
“Lo stesso cosa?”
“Più paura di loro che dei boschi, ecco …”
“Non capisco, Crone.”
“Sì,  invece.”
“Ma ora non c’è più nessuno, nessuno ci ha fatto nulla.”
“Sì, invece. Questo non è nulla di buono, Mary, e lo sai. O li avresti seguiti, se tutto questo non fosse male, Mary.”
“No, non capisco.”
“Dovresti. Non abbiamo nulla a che fare con loro, non più.”
“Con chi?”
“Con quella gente.”
“La gente di Sleepy Hollow? Non è vero: è colpa loro se siamo qui, se non abbiamo una casa e se la mamma è morta!” ripose Mary stizzita.
Crone le si strinse con un singhiozzo e tacque, continuando a tremare.


    
Crone osservava assorta gli ingredienti affiorare e tornare sul fondo del pentolone, bollendo nell’acqua, e di tanto in tanto mescolava, più per divertimento che per necessità, affondando una zampa di lucertola che saliva o sollevando un fiore di maranta selvatica che si inabissava. Poteva restare per ore a guardare l’acqua bollire, a vegliare sulla pozione. Mary invece aveva sempre a mano almeno due faccende da sbrigare. Crone pensava spesso che ciò che preparava la sorella era senza cuore.
Mary stava parlando. Crone non s’era nemmeno accorta di quando era rientrata. Da molti anni ormai la sorella andava a spiare la vita a Sleepy Hollow e tornando aveva sempre qualcosa da dire, qualcosa di amaro e tagliente, non come faceva loro madre un tempo. Crone non la seguiva mai –troppa gente e cosa poteva venirne di buono?
“No …” rispose Crone distrattamente
“Crone hai capito la domanda? Si tratta di lasciare questo lurido posto! È un’occasione che io non perderò, che tu venga o meno.” Ripetè chiaramente Mary, con un tono severo.
Mary aveva parlato di un lavoro a Sleepy Hollow, un alloggio, un nuovo nome- nessuno ricordava più gli Archer, tanto
Crone scosse piano la testa, senza smettere di fissare l’acqua
“No, no … Sleepy Hollow … No, tutta quella gente …”
“Ma se è un mortorio!” protestò Mary
“Sì …” mormorò Crone
“Dunque tu non vieni?” chiese ancora, Mary, sempre più spazientita ed incredula
“No, Mary, no … Quel mortorio, che ho a che farne? No, non sarebbe un bene, ricordi? …”
“Ricordare cosa, Crone?” esclamò la sorella
“Non fu bene, allora.”
Mary spalancò gli occhi “Ancora quella storia, Crone! Cosa è stato peggiore da allora? Eravamo sole, infreddolite, affamate e reiette prima e lo siamo state dopo! Questa è l’unica occasione che abbiamo …”
“Per cosa?” interruppe d’improvviso Crone, lasciando interdetta la sorella “Non li hai seguiti allora,  non vuoi farlo adesso.” Disse ancora Crone, con un tono cupo che quasi non pareva suo.
Mary si rifiutò di capire.
“Te lo chiedo per l’ultima volta, Crone.” Disse scandendo severamente le parole “Verrai con me o no?”
“No…” mormorò Crone “Quel mortorio … Che ho a che farne? No…” 
No, che aveva a che farne? Loro erano ombre, nulla di più e lei un’ombra per loro e avrebbe avuto paura di essere altro. No, ormai erano così le cose, ognuna al posto che le era rimasto: lei nei boschi, loro a Sleepy Hollow e tutti a proprio modo ombre.
Mary non riuscì a dire altro e Crone non le prestò attenzione per diversi minuti.
Mary strinse le labbra, come a trattenere un moto d’ira, ed uscì sbattendo la porta.
Crone diede un sospiro.
Da quel giorno non sarebbero state che un’ombra l’una per l’altra.

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