Pozioni e passioni di Hufflebubble (/viewuser.php?uid=422043)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
cap1
Capitolo 1
A Diagon Alley,
tutti i negozianti avevano ripreso le loro attività, e quella stretta via era
più allegra e affollata che mai, dopo la fine della guerra.
E ogni volta che
Hermione vi si recava, era sempre felice di notare questo particolare: le
persone entravano e uscivano dai negozi, i bambini scorrazzavano ridendo, e
sembrava che tutti volessero dimenticare i tempi bui che avevano vissuto appena
un paio di anni prima.
Quel giorno non
faceva eccezione, nonostante la pioggia battente di ottobre.
La ragazza entrò nel
suo negozio preferito, la libreria Il Ghirigoro,
da cui ogni volta usciva sempre con qualche nuovo libro tra le mani. Cercando
di non pestare i piedi alla folla dei presenti, si diresse lentamente verso il
bancone, con l'intenzione di chiedere al libraio se fosse arrivato il libro che
gli aveva ordinato la settimana prima. E
per non farsi travolgere da un bambino un po' troppo vivace, urtò con il gomito
un uomo che le dava le spalle. Ancora prima che lo sfortunato si voltasse a
vedere chi avesse cercato di trapassargli la schiena, Hermione, imbarazzata,
era già partita a elencare tutta una serie di scuse, senza quasi riprendere
fiato.
L'uomo, interamente
vestito di nero e con un mantello dello stesso colore, si girò, ed Hermione,
alzando lo sguardo, rimase a bocca aperta per la sorpresa.
Ma con tutti quelli che ci sono qua dentro, proprio
lui dovevo urtare? Oh mamma, che figuraccia, spero non si ricordi più chi sono!
Ma che dico, è ovvio che sa benissimo chi sono! Che figuraccia, proprio con
lui! Questi e altri mille pensieri affollavano la mente della ragazza,
quando un'esclamazione sorpresa interruppe quel flusso impazzito nella sua
mente.
"Signorina
Granger…"
"P-p-prof-fessor
P-Piton…"
"Credevo che
simili atti di sbadataggine fossero esclusivi del Signor Weasley, ma a quanto
pare mi sbagliavo!"
"M-m-mi scusi!
È che v-volevo evitare quel b-b-bambino che correva, e s-sono inciampata.
S-spero di non averle f-fatto male!" Ed Hermione ricominciò con la lista
di scuse, senza accorgersi che il suo interlocutore stava cercando di
interromperla.
"Va bene, va
bene, ho capito, scuse accettate! Ma la smetta di fare così, non ha più undici
anni e la paura di non saper rispondere alle mie domande! Anche se, se fossimo
stati a Hogwarts, avrei tolto con grande piacere una decina di punti a Grifondoro,
per la sua mancanza di attenzione!"
Questo fece zittire
la ragazza. E fece calare un silenzio imbarazzato tra i due.
Dopo un po' il
professore parlò di nuovo: "beh, che cosa ci fa qui, signorina
Granger?"
"Devo
acquistare un libro."
"Siamo in una
libreria. È ovvio che deve acquistare un libro. Una risposta come questa e
Grifondoro si sarebbe ritrovato con altri dieci punti in meno!" disse
sarcastico Piton.
"Mi scusi, è
che…"
"Basta con le
scuse!" la interruppe il professore, facendola avvampare per l'imbarazzo.
Le sue guance avevo ormai assunto un color ciliegia, e fortuna che le orecchie
erano coperte dai lunghi capelli ricci, altrimenti tutti avrebbero visto che erano
dello stesso colore delle gote.
"Ok, scus…
Cioè, ehm, ero venuta qui a ritirare un libro che avevo prenotato."
"Aaah molto
interessante…" disse ironico l'uomo. "E di che cosa parla questo
libro?" le chiese, con lo stesso tono che avrebbe usato se si fosse
rivolto a un bambino di quattro anni.
"È un libro di
pozioni, a dir la verità."
"Un libro di
pozioni…?" chiese Piton, ora decisamente più interessato alla
conversazione.
"Sulla pozione
Antilupo. Sto facendo delle ricerche per conto del Ministero della Magia"
disse Hermione, un po' più sicura di sé.
"Non sapevo che
ora si interessasse di pozioni, ma visto che è ciò di cui mi occupo io,
potremmo discuterne meglio nel mio studio davanti a una tazza di tè." Il
tono con cui pronunciò quelle parole non lasciava spazio a un rifiuto.
Hermione rimase
interdetta. Lui, il professor Piton, il più odiato insegnante di tutta la
scuola, che la invitava nel suo alloggio a Hogwarts a prendere un tè? Forse il
morso di Nagini gli aveva fatto perdere qualche rotella!
"V-va
b-b-bene" rispose esitante la ragazza, sempre chiedendosi se l'uomo con
cui stava parlando era lo stesso che gli aveva fatto da insegnante per sei
anni.
"Allora, è
deciso, Signorina Granger. Venerdì sera alle 8 nel mio ufficio."
"Ehm, Signora
Granger…"
"Come ha
detto…?" chiese l'uomo.
"Signora… Sono
sposata" rispose Hermione, con le guance di nuovo in fiamme.
Piton le fece un
cenno e uscì dal negozio.
N.d.A.: era da
tempo che avevo in mente una storia simile, ma per motivi legati
all'università non ero ancora riuscita a scrivere nulla, tranne
qualche riga lasciata poi in sospeso... Spero di aggiornare
regolarmente, o almeno è questo l'obbiettivo che mi sono posta.
Spero davvero che vi piaccia, ringrazio chi legge in silenzio e chi spende qualche minuto a scrivermi che cosa ne pensa!
A presto!
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
cap2
Capitolo 2
Hermione non aveva
ancora deciso se la settimana era passata troppo in fretta o troppo piano. Sta
di fatto che in un attimo era giunto il fatidico venerdì, giorno in cui si
sarebbe dovuta recare a Hogwarts per l'appuntamento con il suo ex professore di
Pozioni. Appuntamento che la rendeva nervosa come non mai.
Ne aveva parlato con
Ron, suo marito da un anno, ma lui l'aveva liquidata con una battuta che non
ricordava nemmeno più, e non aveva più tirato fuori la questione. Si era tenuta
tutto per sé il nervosismo, che stava per farla impazzire.
Non appena aveva ricevuto l'invito da Piton, aveva incominciato a farsi mille
domande (a cui ovviamente non aveva saputo rispondere) sul motivo per cui lui
fosse interessato a vederla in privato. Avrebbe sì voluto parlare di pozioni,
ma avrebbero anche potuto discuterne in un pub!
Il secondo problema
che l'aveva fatta dannare era stato l'abbigliamento. Vestito? Gonna? Pantaloni?
Alla fine aveva deciso di mettersi un vestito nero, scollato a punta e lungo
fino al ginocchio: elegante ma non troppo formale. Ron andava matto per quell'abito.
Infine si era
chiesta se avrebbe dovuto portare qualcosa o presentarsi a mani vuote. Nel
secondo caso sarebbe forse parsa maleducata, ma non aveva proprio idea di cosa
portare al suo ex professore. Così, invece di scegliere la solita e banale
bottiglia di vino, era andata in farmacia a Diagon Alley e aveva optato per
un'erba rara utile in alcuni antidoti, con la speranza che anche questa scelta
non fosse banale.
Alle otto meno
cinque aveva il cuore in gola e un'ansia tremenda, anche se cercava di
dissimulare la tensione in presenza di suo marito. Si mise il lungo mantello
scuro da viaggio e si avvicinò al camino, prendendo una manciata di Polvere
Volante. Tempo di pronunciare "ufficio del professor Piton" ed era
già nei sotterranei del suo amato castello.
Dal momento che non
era mai stata messa in punizione da Piton, non era mai entrata in
quell'ufficio: arredato in modo minimale, aveva una semplice scrivania di ebano
e due sedie dello stesso materiale, opposta al lato in cui si trovava il camino
da cui era appena sbucata; di fronte al camino c'era poi una poltrona di pelle
nera imbottita. Il suo sguardo venne attirato da un'enorme libreria, in cui
c'erano almeno un centinaio di volumi, alcuni dei quali avevano l'aria di
essere piuttosto antichi.
Pochi secondi dopo
sentì un fruscio, e vide che Piton stava arrivando da una porta che non aveva
notato: sicuramente arrivava dal suo appartamento privato.
"P-p-professor
Piton…" disse, senza sapere come continuare.
"Signorina…
Anzi, no, signora Granger. Che sbadato!" rispose con un ghigno sarcastico.
Hermione non sapeva
bene cosa fare e dire. Aveva perso tutta la sicurezza da brillante studentessa
quale era stata ai tempi della scuola. Un incontro simile non aveva potuto
studiarlo su un libro, quindi si trovava del tutto impreparata.
"Signora
Granger, non stia lì impalata, si sieda!" affermò secco Piton,
interrompendo il suo flusso di pensieri.
Timidamente,
Hermione si tolse il mantello. Notando uno sguardo strano dell'uomo di fronte a
sé, si maledì mentalmente per essersi vestita in quel modo: forse un paio di
jeans o qualcosa di molto più informale sarebbe stato meglio. Ora però era
troppo tardi.
Si sedette sulla
poltrona davanti al camino. Piton, con un colpo di bacchetta, ne fece apparire
un'altra di fianco alla prima. Si sedette anche lui, mantenendo quella sua
strana espressione sarcastica che Hermione non gli aveva mai visto.
"Mi sorprende,
Granger, quando aveva lezione con me aveva sempre troppa voglia di dire la sua
e ora non ha ancora aperto bocca! Suo marito ha per caso avuto una brutta
influenza su di lei?"
Le guance della
ragazza si infiammarono.
"Beh… Ehm…
C-come sta, professore?" chiese, sentendosi terribilmente stupida nel
momento in cui finì di pronunciare tali parole.
Ma posso essere veramente così scema da avergli
chiesto come sta?
"Da lei non mi
aspettavo una domanda così banale, ma è comunque un inizio" rispose Piton.
"Se si riferisce al piccolo incidente con il serpente, direi che non esser
più in un ospedale ad aspettar che ti dessero pappette è un bene. Al contrario,
se si riferisce a Hogwarts, è sempre il solito disastro: i soliti studenti con
menti limitate e a cui non interessa nulla delle materie" concluse con uno
sbuffo. "E lei, signora Granger? Come sta?" chiese, sottolineando con
un sibilo la parola "signora".
"Ah… Ehm… Io
ab-bastanza b-bene, grazie. Come le dicevo in libreria, ora lavoro al Ministero
della Magia. Mi hanno incaricato di studiare la pozione Antilupo per
migliorarne le sue proprietà." Parlare di un argomento neutrale come il
lavoro la fece rilassare leggermente.
Con un altro colpo
di bacchetta, Piton fece apparire due tazze di tè fumante, da cui si sprigionò
un intenso aroma. Richiamò poi a sé una bottiglia di Whisky Incendiario. Dopo
essersene versato qualche goccia nella sua tazza, ne offrì alla ragazza, che rifiutò
educatamente.
"Granger,
suvvia, non è più una scolaretta, due gocce le faranno bene, e così magari si
deciderà a dire due parole di più. Non l'ho mica fatta venir qua per vederla lì
impalata tutta la sera!"
"Allora proprio
solo due gocce…" rispose a voce bassa, mentre Piton le correggeva il tè.
Hermione bevve un
sorso, e il Whisky le bruciò la gola. A differenza di suo marito, non era
affatto abituata a bere. Sentì inoltre una vampata di calore risalirle il collo
e le guance.
"Dunque, mi
stava dicendo della pozione Antilupo…"
"Sì, beh, ecco…
Mi hanno chiesto di fare una ricerca. Di trovare il modo per renderla ancora
più efficiente, così che un Lupo Mannaro possa addirittura entrare in contatto
con altre persone senza avere l'istinto di ucciderle. Per ora la mia ricerca è
solamente teorica, non è facile trovare un ingrediente con delle proprietà
simili."
"Mmm… E a che
punto è la sua ricerca teorica?" chiese il professore.
"Ehm…
Effettivamente non va molto bene. Mi duole dirlo ma sono a un punto morto. Ho
provato a cercare in molte librerie ma non ho trovato quasi nulla
sull'argomento…" rispose Hermione, presa dallo sconforto. "Però mi
chiedevo… Ecco… Lei sarebbe per caso disponibile… Ehm… A d-darmi una
mano?"
Piton fece di nuovo
un sorriso sarcastico, che la ragazza non riuscì nuovamente a interpretare, e
rimase per qualche istante a fissarla. Hermione si sentì quasi nuda sotto
quello sguardo indagatore. Nervosamente, cercò di tirarsi giù l'orlo del
vestito, ma senza successo. Abbassò lo sguardo e finì il suo tè, che la fece di
nuovo avvampare a causa del liquore al suo interno. Tutto questo non sfuggì a
Piton, che accentuò ulteriormente la sua espressione.
"O-ovviamente
se non può o se non vuole non c'è alcun problema…" disse la ragazza per
alleviare la tensione e l'imbarazzo.
"Se ne può
parlare…" rispose Piton vagamente. Sembrava avesse la mente da qualche
altra parte.
"La ringrazio.
Ora però si è fatto tardi… Mio marito si starà chiedendo che fine abbia fatto,
quindi andrei, se non è un problema…"
"Dubito che suo
marito si chieda qualcosa del genere, ma comunque vada pure. Ah, e grazie per
la conversazione, Granger. Le manderò un gufo per la pozione Antilupo."
"Beh allora…
Grazie per la serata e ar-rivederci…" disse Hermione mettendosi il
mantello da viaggio e avvicinandosi al camino.
"Arrivederci…
Ah e non si disturbi a portare i miei saluti a Weasley!"
Con un ultimo
sguardo a Piton, la ragazza sparì tra le fiamme smeraldine. Un attimo dopo si
ritrovò a casa sua.
Dopo essersi
cambiata per la notte, si mise a letto, ma per ore non riuscì a prender sonno.
Quell'incontro con Piton l'aveva profondamente turbata.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
cap3
Capitolo 3
Ron e Hermione si
erano sposati subito dopo che la ragazza aveva finito il suo ultimo anno di
scuola a Hogwarts. Entrambi, come tutti, avevano voluto un po'' di amore e pace
nelle loro vite, dopo lunghi anni di odio e tenebre. Ma l'amore ben presto era
passato, sempre che mai vi fosse stato. Eppure vivevano ancora insieme, nella
stessa casa.
La famiglia Weasley,
a causa della perdita di Fred, aveva ricevuto una grossa somma di denaro come
indennità morale. A causa di ciò, ora Ron viveva di rendita. Aveva smesso di
andare al lavoro (gli era stata offerta la carriera di Auror) e aveva iniziato
a bere. Per cercare di farlo smettere, ma soprattutto per non ritrovarselo
sempre a ciondolare mezzo ubriaco in casa, Hermione aveva chiesto a George di
chiedere a suo fratello di dargli una mano con il negozio di scherzi. Per un
po' aveva funzionato, ma dopo alcuni messi eccolo di nuovo spaparanzato sul
divano con una bottiglia in mano.
Hermione
inizialmente si era arrabbiata parecchio per questo atteggiamento, quando
ancora ci teneva al loro rapporto. Ma poi, dopo aver visto che era tutto
inutile e neanche l'intervento di Harry era servito a qualcosa, aveva lasciato
perdere. Si era lanciata a capofitto nel suo lavoro e ben presto al Ministero
della Magia le era stata data l'opportunità di dedicarsi a incarichi importanti
e delicati. Come il miglioramento della pozione Antilupo.
Durante gli anni
della guerra, Voldemort aveva scovato un certo numero di lupi mannari, i quali
avevano causato innumerevoli danni. E ora tutto quello che si poteva fare era
cercare di far avere alle vittime una vita il più normale possibile.
Al Ministero della
Magia aveva a disposizione un intero laboratorio, nell'Ufficio Misteri, in cui
aveva carta bianca negli esperimenti. Grazie a un giro a Notturn Alley, era
riuscita a procurarsi una fiala di siero di licantropo, che aveva iniettato in
un topo da laboratorio. Ben presto anche tutte le altre cavie si erano
trasformate in topi mannari, e questo le aveva permesso di fare esperimenti che
altrimenti non avrebbe potuto condurre sugli umani.
Il fenomeno del
licantropismo non era mai stato un grosso problema, il Ministero della Magia
aveva un registro con tutti i nomi dei Lupi Mannari. Ma dopo la guerra il loro
numero era aumentato esponenzialmente. Era quindi necessario formulare al più
presto quella pozione.
*
* *
Hermione le aveva
provate tutte. Aveva tentato di sostituire un ingrediente alla volta, aveva
variato il periodo di somministrazione della pozione, ma nulla. L'unico
formulato che sortiva qualche effetto era quello originale. Aveva anche fatto
delle ricerche nella libreria di Notturn Alley, dove vi si trovavano quasi
esclusivamente libri di Arti Oscure, ma era servito a ben poco.
Il Ministero le
metteva sempre più pressione, ed Hermione era sull'orlo di una crisi di nervi,
ma non c'era nulla da fare. I topi, una volta trasformati, erano sì mansueti,
ma dovevano comunque rimanere isolati, pena un improvviso attacco ai loro
simili (e alle dita della ragazza). Aveva anche chiesto alla professoressa
McGranitt, ora preside di Hogwarts, il permesso di consultare il Reparto
Proibito della biblioteca della scuola, ma anche quello era stato un buco
nell'acqua.
Era da qualche
settimana che ormai attendeva impazientemente un messaggio dal professor Piton,
diventato a questo punto la sua unica speranza, vista la sua vastissima
conoscenza sulle pozioni e sui relativi ingredienti. Ma quel messaggio non
arrivava. Il professore aveva detto che si sarebbe fatto vivo lui, ma erano
ormai passate diverse settimane, e nessuna notizia era giunta da parte sua.
Hermione era scoraggiata: suo marito era sempre ubriaco, il lavoro non stava
andando affatto bene e l'illusione di poter avere un aiuto da Piton stava pian
piano svanendo.
Era un lunedì
mattina grigio e piovoso, come tanti altri. Dopo essersi alzata e vestita,
senza alcun entusiasmo Hermione scese di sotto per preparare la colazione. Dopo
pochi minuti, sentì un picchiettio contro il vetro della cucina, e vide che si
trattava di un bel gufo reale con una lettera legata a una zampa. Aprì la
finestra e lo fece entrare. Dopo aver preso la lettera, lo fece bere e uscire
di nuovo dalla finestra. Gettò uno sguardo alla lettera e vide che il suo nome
e il suo indirizzo erano scritti con una calligrafia piccola e sottilissima, e
molto precisa. Conosceva solo una persona che scrivesse in quel modo: Severus
Piton!
Aprì in fretta la
lettera: "Domani sera, 20.30 nel mio ufficio. SP".
Hermione andò al
lavoro con un misto di ansia ed eccitazione per l'appuntamento della sera
successiva, perché forse Piton aveva trovato qualche ingrediente che l'avrebbe
fatta progredire nella sua ricerca. Così trascorse anche il martedì. Continuava
a guardare l'orologio, irrequieta, ansiosa che arrivassero presto le 20.30. Ma
sembrava che il tempo non passasse mai.
Verso le 20 però
iniziò ad essere alquanto nervosa: non si era dimenticata lo strano
comportamento del professore nel loro precedente appuntamento, il suo modo di
fare sarcastico e gli strani sguardi che le aveva lanciato. Proprio per questo,
stavolta optò per un abbigliamento decisamente più sobrio, costituito da jeans
e maglietta.
Alle 20.30 uscì dal
camino nell'ufficio di Piton.
A differenza della
volta precedente, lo trovò già lì, seduto sulla poltrona. Ma non lo aveva mai
visto in uno stato simile! Seduto scompostamente, con la testa appoggiata a una
mano, reggeva con l'altra una bottiglia di Whisky. Non appena si accorse di Hermione,
con un sussulto si ridestò, e riprese subito il suo contegno rigido e severo.
"Ehm…
Professore… Va tutto bene?"
"Benissimo,
Granger, siediti."
C'è qualcosa che non va, non ho mai visto Piton in
quel modo. E da quando è passato a darmi del tu?
"A che punto
sei con le tue ricerche, Granger?"
"In realtà sono
sempre a un punto morto, non riesco a venirne a capo" rispose Hermione
demoralizzata. E gli raccontò dei suoi esperimenti sui topi, che fino ad ora
non avevano avuto successo.
Piton assunse
un'espressione sarcastica. "Bene bene, la signorina… Ah, di nuovo, che
sbadato! Signora… So-Tutto non sa fare i compiti! Quasi quasi mi verrebbe
voglia di togliere dieci punti a Grinfondoro!"
Nonostante il suo
modo di fare quasi sprezzante, Hermione vide che la sua mano tremava. E a dirla
tutta sembrava piuttosto pallido. Cioè… Più del solito!
"Ehm… Per caso
ha trovato qualche ingrediente che mi potrebbe essere di aiuto, visto che mi ha
convocata?" chiese timidamente la ragazza.
"Questo mi
sembra evidente, anche perché ho cose ben più interessanti da fare alla sera,
che stare a parlare con una Grifondoro!" rispose lui sprezzante.
Hermione era sempre
più confusa. Perché quell'atteggiamento? Lei non aveva fatto nulla di male. Sì,
certo, Piton era sempre stato severo e sarcastico, ma mai a quei livelli,
soprattutto con lei. D'altro canto, lei non era mica Harry Potter! E
soprattutto, si comportava forse così per nascondere qualcosa, visto lo stato
in cui lo aveva ritrovato?
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
cap4
Capitolo 4
"Dopo aver
fatto qualche ricerca, ho pensato che andrebbe fatta qualche modifica agli
ingredienti originali della Pozione Antilupo. Penso, e io di solito non mi
sbaglio mai…" disse Piton, alzando un sopracciglio come solo lui sapeva
fare, "che al posto dei fiori di mughetto si dovrebbero aggiungere delle
bacche di biancospino e i fiori di ipomea bianca, nota anche come fiore di luna."
"Oh!
Effettivamente potrebbe funzionare, non ci avevo pensato!" esclamò
Hermione arrossendo un poco.
"Il fiore di
luna però, affinché sia efficace, deve essere raccolto in una notte di luna
piena, e aggiunto il prima possibile alla pozione, in modo che non
appassisca" precisò il professore.
La ragazza pensò tra
sé e sé che forse finalmente avrebbe fatto qualche progresso.
"Granger,
sarebbe il caso che portassi i tuoi topi e tutto il materiale necessario per
gli esperimenti qua a Hogwarts, in modo da evitare di vederti comparire
attraverso il camino ogni dieci minuti, cosa che sarebbe alquanto
fastidiosa."
"N-non c'è
problema, chiederò alla professoressa McGranitt se posso utilizzare un alloggio
qua nella scuola" rifletté la ragazza. "Spero solo che Ron non se la
prenda troppo!" aggiunse dopo, a bassa voce.
"Non mi
interessa il parere di Weasley, visto che, per quanto ricordo, era sempre e
comunque scontento!" fece notare sarcastico. "Allora è deciso,
Granger, entro domani sera devi portare la tua roba qua a Hogwarts. Giovedì
farai qualche ricerca in biblioteca sulle proprietà del fiore di luna e venerdì
sera andremo a recuperarlo nella brughiera" concluse Piton, categorico.
Dicendo questo, Hermione vide che strinse nervosamente un pugno. Le parve
strano, memore dell'impassibilità dell'uomo durante i suoi anni scolastici.
*
* *
Nuovamente, Hermione
rimase turbata da quel comportamento, ma pensò che avrebbe potuto capirne la
ragione a breve, visto che avrebbe dovuto lavorare a stretto contatto con lui.
Tornò a casa e, a
differenza di quanto si sarebbe aspettata, Ron era ben sveglio sul divano.
Sembrava che l'aspettasse. E sembrava anche parecchio fuori di sé.
Hermione gli si
avvicinò, chiedendo come fosse andata la giornata, e come risposta ricevette
uno sguardo truce.
"Dove sei
stata? È questa l'ora di tornare a casa?" chiese Ron.
"Te l'avevo
detto prima di uscire, ero da Piton!" rispose Hermione, iniziando a essere
alterata per il comportamento del marito.
"No che non me
l'avevi detto!"
"Se tu sei
sempre ubriaco e non senti cosa dico, non è colpa mia!"
"Ripetilo!
Prova solo a ripeterlo…!"
"Posso
ripeterlo quante volte vuoi. Torno a casa dal lavoro e ti ritrovo addormentato
sul divano con la bottiglia in mano! Non fai niente dalla mattina alla sera
mentre io sgobbo tutto il giorno al Ministero! Anche Harry si è già
lamentato!" infuriò Hermione, sfogandosi dopo tanti mesi di silenzio.
"Non parliamo più, non usciamo più, pensi solo a bere e basta! Guardati,
come ti sei ridotto! Se solo avessi ancora un minimo di dignità lo
ammetteresti, ma evidentemente non ne hai più!" continuò la ragazza.
Ron era paonazzo in
volto, provava una rabbia come mai gli era successo prima in vita sua. Si alzò
lentamente in piedi, lasciando cadere la bottiglia. Si avvicinò piano a
Hermione e… Le diede un forte schiaffo su una guancia.
La ragazza, che non
si aspettava certamente un gesto simile, rimase un attimo interdetta. Calde
lacrime iniziarono a sgorgare silenziosamente dai suoi occhi, e senza più dire
una parola, corse in camera sua. Si buttò sul letto e pianse tutte le lacrime che
aveva.
Alla fine, senza più
energie, si addormentò.
Dopo una lunga notte
senza sogni, la mattina seguente vide allo specchio che aveva una macchia
rossastra sulla guancia sinistra. Non si presentò al lavoro.
Mandò il suo
Patronus istruendo la sua collega di mandare le cose da lei elencate a
Hogwarts, dal professor Piton, dicendo di essere indisposta.
Rimase in casa tutto
il giorno, seduta sul letto e con sguardo apatico. Non aveva più lacrime, ma
una profonda rabbia la bruciava dentro. È vero che l'amore tra loro due era
finito da un pezzo, ma si volevano comunque bene, e Ron non era mai stato
violento, anzi! Era sempre stato piuttosto protettivo nei suoi confronti.
Sinceramente, non sapeva proprio che cosa avesse potuto scatenare una reazione
simile.
Racimolò qualche
vestito, che mise nella sua borsa rosa di perline, e per le sette di sera era
pronta a lasciare casa sua.
Scese di sotto, ma
non vi trovò suo marito. Fu tentata di andarsene senza avvisare, ma alla fine
scrisse in fretta un biglietto in cui lo avvertiva che sarebbe rimasta a
Hogwarts qualche giorno per lavoro.
Si fece avvolgere
dalle fiamme smeraldine e in un attimo fu nella sua cara e vecchia scuola. Si
sarebbe dedicata anima e corpo al lavoro, a quella ricerca, in modo da avere la
mente occupata e non dover pensare a cosa l'avrebbe attesa una volta tornata a
casa.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
cap5
Capitolo 5
Si
diresse
immediatamente nello studio della professoressa McGranitt. A quell'ora
non trovò nessuno nei corridoi, perché gli studenti o
erano ancora a
cena oppure si trovavano già nelle rispettive sale comuni. E per
fortuna,
pensò, perché non era proprio dell'umore adatto per
parlare con qualcuno.
La sua ex
professoressa di Trasfigurazione la accolse con un caloroso abbraccio. Hermione
vide che i suoi occhi saettarono sul segno che aveva sulla guancia, ma la donna
aveva capito che per il momento sarebbe stato meglio non chiedere spiegazioni.
Dopo le iniziali chiacchiere di rito, la McGranitt volle sapere su cosa stesse
lavorando Hermione, la quale le spiegò nei dettagli quale fosse la sua ricerca,
e le parlò della disponibilità di Piton di aiutarla.
"Piuttosto
sorprendente che Severus abbia deciso di aiutare una sua ex alunna, per di più
Grifondoro, soprattutto dopo…"
Il sorrisetto
ironico che aveva quando iniziò la frase si rabbuiò leggermente quando smise di
parlare. E Hermione capì che la professoressa si riferiva all'incidente con il
serpente. Disse alla ragazza che, dopo esser stato aggredito da Nagini, era
stato per molti mesi ricoverato al San Mungo. Non appena venne dimesso, aveva
chiesto il permesso di poter tornare a Hogwarts a insegnare. Era però diventato
scontroso. Cioè… più del solito! E se ne stava sempre rinchiuso nel suo
ufficio, dove faceva anche i pasti senza andare in Sala Grande con tutti gli
altri.
Quindi ecco spiegato il suo comportamento così
strano…
La McGranitt le
spiegò poi dove fosse la sua camera e le disse anche che la biblioteca della
scuola era a sua totale disposizione, compreso il reparto proibito, per cui non
avrebbe dovuto chiedere nessun permesso per accedervi.
La ragazza entrò
nella sua nuova stanza al secondo piano. Era molto accogliente, e per certi
versi le ricordava la Sala Comune di Grifondoro, al cui pensiero ebbe una fitta
di nostalgia. I suoi bagagli erano già sistemati, e il fuoco scoppiettava nel
camino. Si sedette sul letto e si rese conto di avere una certa fame. Era a
digiuno dal giorno prima. Non aveva però voglia di scendere in Sala Grande, e
si chiese come avrebbe potuto fare per mangiare qualcosa senza incontrare
nessuno. Solo ora però si accorse che sul comodino c'era un foglietto. Lo aprì
e vide che era scritto con una bella calligrafia elegante, e soprattutto nota.
Se hai fame, chiama il mio elfo domestico Cripy. SP
Chiamò l'elfo ad
alta voce, il quale si materializzò immediatamente nella sua stanza. L'elfo le
ricordava vagamente Dobby: aveva lunghe orecchie sbatacchianti e un naso
appuntito. Gli enormi occhi erano però nerissimi (come
quelli di Piton, si ritrovò a pensare Hermione, sorpresa). Il ricordo di
Dobby la fece rattristire parecchio. Gli ordinò che cosa avrebbe voluto
mangiare e dopo pochissimo ecco di nuovo l'elfo con un vassoio colmo di cibo
tutto per lei. Iniziò a mangiare e per un momento mise da parte i sensi di
colpa sullo sfruttamento degli elfi domestici.
Stava bevendo del
succo di zucca quando sentì un forte schiocco, e per poco non si soffocò con la
bevanda.
"Il padrone ha
dato questo per te, signorina Granger. Ha detto di dartelo subito altrimenti mi
avrebbe schiacciato le dita!" squittì l'elfo.
La ragazza prese il
biglietto che l'elfo le porgeva, lo ringraziò e gli disse di andare da Piton
per confermargli che il suo messaggio era giunto a destinazione. Un altro
schiocco e l'elfo era sparito.
Domani sera alle 6 vieni nel mio ufficio. SP
*
* *
La mattina seguente
si alzò presto, si fece portare qualcosa da mangiare dall'elfo e si diresse
immediatamente in biblioteca. Iniziò a tirare giù qualche libro dagli scaffali,
e si mise a leggere qualcosa. Era però distratta. Quella notte aveva dormito pochissimo,
perché la sua mente era stata invasa da mille pensieri. Se da una parte era
felice di essere di nuovo a Hogwarts, dall'altra continuava a pensare a Ron, a
quello che aveva fatto e soprattutto a come era diventato. Si era girata e
rigirata tra le lenzuola, ma nulla, la testa non voleva saperne di lasciarla in
pace. Avrebbe voluto volentieri possedere un Pensatoio, le avrebbe fatto
comodo.
E ora nemmeno i suoi
amati libri riuscivano a farla concentrare.
Pensò che forse una
boccata d'aria fresca le avrebbe riportato un po' di lucidità. Uscì dal
castello, e si diresse verso il Lago Nero. L'aria era fredda, il cielo scuro.
Tanto meglio, pensò la ragazza. Sperò che il freddo la aiutasse un pochino a
schiarirsi le idee.
Vide che vicino alla
riva del lago c'era un salice, e vi si diresse, con l'intenzione di sedersi
alle sue radici. Stava camminando in direzione dell'albero, quando nella vicina
Foresta Proibita vide un movimento rapido, e subito dopo un'ombra scura, ma non
riuscì a capire cosa fosse. O chi fosse… Camminò lentamente verso l'albero,
sempre tenendo d'occhio il punto in cui aveva visto quella cosa. O quella
persona…
Si sedette contro il
tronco del salice e si rilassò. Chiuse gli occhi, e ascoltò il rumore delle
lievi onde causate dall'aria. Il cielo era colmo di nuvole, e solo qualche gufo
passeggero disturbava la quiete del luogo. Hermione sentì che una calma profonda
si impadronì di lei… La sua mente si svuotò… E senza che neanche se ne
accorgesse, dopo pochi minuti si addormentò. Tutte le emozioni e la tensione
dei giorni precedenti le erano crollati addosso.
Non seppe per quanto
tempo rimase in quel limbo piacevole, svuotata da ogni pensiero. A un certo
punto però una voce, piuttosto seccata, la fece svegliare di colpo.
"Granger! Non
ti avevo per caso detto di fare ricerche in biblioteca? Cosa fai qua fuori? Non
ti hanno dato una stanza in cui dormire?"
Era Piton.
Non appena Hermione
lo mise a fuoco e capì di essersi addormentata in riva al lago, ma soprattutto
realizzò che era stata svegliata dalla persona meno consona in quel momento,
valutò l'idea buttarsi nel lago e farsi stritolare dalla piovra gigante!
Ma con tutte le persone che ci sono al castello,
proprio lui mi doveva trovare? Perché ultimamente la sfortuna mi perseguita in
questo modo?
"Avanti
Granger, è ora di pranzo. Torna dentro, e dopo aver mangiato qualcosa rimettiti
a fare quello che ti avevo chiesto!"
"O-ok, v-va
bene, professore…" disse la ragazza con un filo di voce.
Si rimise in piedi,
faticando un po' a causa della gamba che si era addormentata per esser stata
troppo tempo nella stessa scomoda posizione. Quando fu più o meno stabile, notò
che Piton le stava adocchiando lo zigomo. Abbassò gli occhi, ma lui non chiese
spiegazioni per quel segno rosso.
Tornarono insieme
verso il castello, senza dire una parola. Hermione bruciava ancora di vergogna.
Quando furono nel Salone d'ingresso, Piton stava per dirigersi verso i
sotterranei, quando alla ragazza venne in mente improvvisamente una cosa.
"Ehm
p-professore…? M-mi scusi, mi è venuta in mente una cosa…" disse attirando
l'attenzione dell'altro. "Prima, quando stavo andando verso il lago"
continuò arrossendo violentemente, "ho notato un'ombra che si muoveva agli
angoli della Foresta. Beh, ecco… V-volevo che lo sapesse…"
"Un'ombra
vicino alla foresta?" chiese il professore. "Interessante, Granger…
Ora però fai quello che ti ho detto!" concluse voltandosi e sparendo nei
sotterranei.
Hermione salì la
scala, ancora più confusa di quando era scesa.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
cap6
Capitolo 6
Dopo aver consumato
un pranzo veloce, Hermione aveva passato il pomeriggio in biblioteca, e
per le
6 scese nei sotterranei. Bussò alla porta dell'ufficio di
Piton, il quale
arrivò subito ad aprire.
Si sedette sulla
solita poltrona, e aspettò con una leggera ansia che il
professore le chiedesse
di dirle cosa aveva trovato sul fiore di luna in biblioteca. Aveva
sì passato
le ore precedenti a sfogliare libri, ma come al mattino la sua testa
era stata altrove,
e non aveva trovato nulla che avrebbe potuto interessare Piton.
L'uomo si
versò un
bicchiere di acquavite e andò a sedersi nella poltrona
accanto alla sua. La
ragazza cercò di nascondere lo zigomo livido con i capelli,
con un movimento
che voleva far sembrare casuale, anche se era sicura che Piton avrebbe
capito
che quel gesto era tutt'altro che casuale. Pazienza,
pensò lei, speriamo
solo che la serata finisca
in fretta così me ne vado a letto!
Come previsto, Piton
le chiese che cosa avesse scoperto sul fiore di luna. A Hermione si
chiuse lo
stomaco. Non si era mai sentita così nervosa davanti a
quell'uomo, neanche
durante gli esami quando frequentava Hogwarts.
"Ehm… Il
f-fiore di l-luna sboccia d-di notte…"
"Geniale
Granger, sicuramente una risposta degna di un 'Oltre ogni previsione'!"
commentò sarcastico Piton. "E dove cresce? Come si usa nelle
pozioni?
Quali proprietà ha?"
"Ehm…"
Per la prima volta,
Hermione non aveva la risposta pronta. Vide Piton esibire uno dei suoi
migliori
ghigni, dietro a cui si intravedeva una grande soddisfazione.
"Ecco dunque
Granger, la ragazza So-Tutto, che non ha alzato subito la mano!"
"M-mi dispiace,
è che…" ma non seppe come continuare. Si sentiva
nervosa, tesa, stanca.
Temette di scoppiare in lacrime da un momento all'altro, ma
riuscì a
trattenersi. Fece un respiro profondo.
Piton finì
la sua
acquavite senza più dire nulla, ma gli rimase per tutto il
tempo sul volto quel
sorriso sarcastico. Anche Hermione non disse più nulla, e
rimase in silenzio
sulla poltrona tenendo la testa bassa.
Quando il bicchiere
fu svuotato, Piton la guardò e le chiese se sapesse
effettuare una
smaterializzazione congiunta. La risposta fu affermativa.
"Bene, Granger,
almeno qualcosa lo sai fare! Domani sera ci troviamo alle 10 davanti al
cancello di Hogwarts" disse Piton, "e per stasera è tutto.
Puoi
andare. E vedi di dormire stanotte, così eviti di
addormentarti quando è ora di
lavorare!"
"V-va
bene" rispose lei tenendo sempre la testa bassa. "Buonanotte,
professore."
Quella notte
riuscì
finalmente a dormire.
Il giorno seguente
fece quello che non aveva fatto il giorno prima. Andò in
biblioteca e cercò
tutte le informazioni possibili sul fiore di luna.
I fiori di ipomea
bianca crescevano solo in alcune zone di brughiera, una delle quali si
trovava
non troppo lontana da Hogwarts. Hermione pensò che quella
sera sarebbero andati
lì. Per ottenere la massima efficacia nelle pozioni dovevano
essere raccolti in
una notte di luna piena, e recisi con un coltello dalla lama di argento.
Soprattutto, affinché non perdessero il loro
potere, dovevano essere aggiunti il prima possibile agli altri
ingredienti.
Felice di esser
riuscita a recuperare tutte le informazioni possibili, Hermione
pensò di
prendersi il pomeriggio libero e riposarsi, in modo da riuscire a
reggere tutta
la notte in piedi.
Si recò
allora sulla
torre di Astronomia. Non si era mai recata lassù di giorno,
e per un momento
rimase senza fiato per la bellezza del paesaggio che circondava il
castello. Il
Lago Nero rifletteva le nuvole, le brughiere erano smeraldine. L'aria
fredda di
ottobre le scompigliò i capelli, e per un momento
provò una sensazione di reale
felicità. Sorrise tra sé.
Poi le
tornò in
mente Ron, e si accorse che non aveva più avuto notizie di
lui da quando era
arrivata al castello, né una lettera né altro.
Pff,
si starà godendo la solitudine con una bottiglia
di Whiskey Incendiario e magari con un'altra donna.
Ci mise un po' a
rendersi conto che il pensiero di suo marito tra le braccia di un'altra
non le
provocava alcuna emozione: né rabbia né gelosia.
Anzi, era forse sollievo
quello che sentiva?
Ma
come abbiamo fatto a ridurci così?
Non trovò
una
risposta.
Visto che quei
pensieri la mettevano di malumore, decise di pensare alla serata
imminente.
Perché Piton le aveva chiesto se era capace di fare la
smaterializzazione
congiunta? Di sicuro ne era capace anche lui, anzi molto meglio di lei.
Ma se
gliel'aveva chiesto un motivo ci sarà sicuramente stato.
Poi
realizzò che
uscire di notte, in mezzo alla brughiera, con Piton, sarebbe stato un
po'
inquietante. Con una fitta di malinconia pensò a come ne
avrebbero parlato se
fosse stata a scuola, con Harry e Ron che gli avrebbero dato del
pipistrello
gigante.
Ecco,
di nuovo che penso a Ron. Dannazione!
Suonarono le 5, e
tornò nella sua stanza. Chiamò Cripy e si fece
portare qualcosa da mangiare.
Mancavano ancora alcune ore alle 10, così decise di
stendersi un attimo sul
letto, in modo da arrivare alla sera ben riposata.
Si rilassò,
ma ben
presto chiuse gli occhi e le palpebre si fecero pesanti. Ron
popolò i suoi
sogni.
Un forte schiocco la
fece svegliare di colpo con un sussulto. Era Cripy, trafelato.
"Il padrone ha
detto di venire qua da te a chiamarti, Signorina Granger. Il padrone
non vuole
che lo si faccia attendere! Mi ha detto di portarti da lui!"
Le 10 e un quarto!
Hermione imprecò tra sé, afferrò al
volo il mantello e si precipitò fuori.
Corse il più rapidamente possibile, fino a quando non
raggiunse il cancello
della scuola, sormontato dalle due grandi statue dei cinghiali alati.
Piton era
là, un'ombra ancora più scura della notte, e
anche da distanza si vedeva che
non era affatto felice di aspettare.
"Granger, non
ti avevo detto che ci saremmo dovuti trovare alle 10?" chiese con voce
bassa ma tagliente.
"S-sì,
professore, è-è s-solo che m-mi sono
add-dormentata e n-non ho visto
l'ora…" rispose Hermione rossa dalla vergogna. "Chiedo
scusa…"
Piton disse qualcosa
tra sé e sé a bassa voce, ma c'era abbastanza
silenzio da far capire alla
ragazza che aveva sussurrato qualcosa come "il matrimonio le ha fatto
male…", e si trattenne a fatica dal rispondergli male.
Piton le
spiegò dove
si sarebbero dovuti recare. E disse che avrebbe dovuto smaterializzarsi
lei
portando lui con sé, perché, aggiunse con
un'espressione che indicava che gli
stava costando moltissimo fare quella rivelazione, lui era ancora
troppo debole
per riuscire a smaterializzarsi.
Hermione fece un
respiro profondo, si aggiustò il mantello e si
preparò a smaterializzarsi. Era
abbastanza nervosa, sia perché Piton era arrabbiato, cosa
che la metteva ancora
più in soggezione sia perché aveva paura che
qualcosa andasse male durante la smaterializzazione.
Già una volta Ron si era spaccato…
E
di nuovo Ron…
Piton le si
avvicinò. Non se l'era mai trovato così vicino.
Vide che la stava osservando, e
lo sguardo comprendeva anche il livido sulla guancia. Distolse lo
sguardo. Il
professore le prese un braccio, anche lui pronto.
Il suo tocco era
stranamente delicato.
Oh
mio Dio, non starò pensando veramente a quanto sia
delicato Piton nel prendermi il braccio vero? Sono veramente impazzita!
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
cap7
Capitolo 7
Sì. Lo stava facendo
veramente. Stava pensando al tocco delicato sul suo braccio del suo ex
professore di Pozioni. Forse al pomeriggio aveva dormito troppo e ora non era
più lucida, perché altrimenti non avrebbe mai fatto pensieri del genere!
Forza, Hermione, respira e concentrati sulla
smaterializzazione, non vuoi mica spaccare Piton?! Un bel respiro e pensa alle
tre D: Destinazione, Determinazione, Decisione! Su, Hermione, l'hai già fatto
un sacco di volte, non hai mai avuto problemi! Un bel respiro e…
Il flusso dei suoi
pensieri venne interrotto da Piton: "Allora? Dobbiamo ancora rimanere qua
fuori a lungo al gelo? O possiamo andare a prendere quel fiore in fretta e
tornarcene a letto?"
"Mi scusi,
professore, m-mi stavo concentrando…"
"Concentrati in
fretta, Granger!"
Cercando di non
pensare alla mano di Piton sul suo braccio, Hermione focalizzò la sua
attenzione sulla loro destinazione, e in pochi istanti si ritrovarono in mezzo
al nulla. La luce della luna piena le permise di vedere che erano sulla cima di
una collina, punteggiata solamente da alcuni cespugli. Ai piedi del colle, si
estendeva un bosco di latifoglie.
Piton tolse
immediatamente il braccio dal suo. Dopo qualche istante, Hermione ebbe
l'impressione che si trovasse leggermente a disagio. Notò che la mano del
professore andò verso il colletto del mantello, e fece per allentarlo, come se
fosse troppo stretto e gli impedisse di respirare bene. L'altra mano era
stretta in un pugno serrato.
Decisamente non è da Piton un comportamento simile!
"Granger, sai
già che aspetto ha il fiore di luna, quindi inizia a cercarlo nei vari
cespugli. Se non lo troviamo qua, andremo a cercarlo nel bosco, e quello che è
sicuro è che non torneremo al castello finché non l'abbiamo trovato!"
"Va bene,
professore…"
Presero direzioni
diverse, ed entrambi si misero a frugare in mezzo ai cespugli in cerca di quel
fiore tanto prezioso. La notte era molto silenziosa, e gli unici rumori erano i
versi dei gufi e delle civette che di tanto in tanto passavano in volo sopra di
loro.
La ricerca in quella
zona, però, si stava rivelando infruttuosa. Si diresse quindi verso Piton, per
dirgli che forse era il caso di andare a cercare il fiore nel bosco.
In silenzio, scesero
la collina. Quando furono quasi al limitare del bosco, Hermione sentì che il
respiro del professore si era fatto affannoso, eppure non avevano camminato in
fretta, e per di più erano andati in discesa. Cercando di non farsi vedere, gli
lanciò uno sguardo, e vide che la fronte dell'uomo era imperlata di sudore, che
risultava lucido alla luce bianca della luna.
Senza fargli
domande, si inoltrò in mezzo ai primi alberi, e si diresse decisa verso alcuni
cespugli poco più avanti. Dopo aver finito di ispezionarli, si alzò, cercandone
altri con lo sguardo, ma Piton attirò la sua attenzione. Era rimasto fermo sul
limitare del bosco, visibilmente a disagio. La fronte madida di sudore, le
spalle contratte, continuava ad allargare il colletto della sua camicia, come
se non avesse abbastanza aria da respirare. Vedeva inoltre un forte tremore
alle mani.
Hermione non poté
più ignorarlo. Si diresse quindi verso di lui, preoccupata, e gli chiese se si
sentisse bene.
"Sì sì,
Granger, continua a cercare" rispose in modo sgarbato.
"Professore, mi
sembra che lei non stia affatto bene. Vuole che torniamo al castello?"
"Granger, ti ho
già detto che sto bene, trova quel dannato fiore e andiamocene da qui!"
"Vuole per caso
bere un po' d'acqua?" chiese la ragazza timidamente.
"Mi hai sentito
o sei sorda?"
"D'accordo,
come vuole. Se ha bisogno di qualcosa, però, mi chiami, intanto che cerco qua
intorno!" concluse Hermione.
Tornò tra i
cespugli, e dopo circa mezz'ora riuscì finalmente a trovare un piccolo fiore di
ipomea bianca. Prese un barattolo dalla sua borsa di perline e ve lo mise
dentro delicatamente, in modo da portarlo integro al castello.
Raggiunse Piton, il
quale era seduto su un masso al limitare del bosco, con le braccia strette al
petto. Quando si accorse di Hermione, si alzò in fretta e cercò di ricomporsi,
ma la ragazza vide che non era ancora del tutto tornato in sé.
"Professore,
son riuscita a trovare un fiore, ora possiamo tornare al castello"
"Bene, Granger,
fai in fretta" disse Piton con voce non del tutto ferma.
Prese di nuovo il
braccio della ragazza, la quale dopo un respiro profondo, si smaterializzò, e
comparse ai piedi del cancello della scuola. Entrarono nel castello e si
diressero nei sotterranei. Una volta giunti nell'ufficio del professore,
Hermione si affrettò a prendere il fiore appena raccolto e a metterlo
delicatamente nella pozione che sobbolliva sulla scrivania di Piton. Non appena
i petali entrarono in contatto con la superficie, il liquido sprigionò un
leggero fumo e assunse una vaga luminescenza bianca.
Soddisfatta, volle
mostrare a Piton quello che aveva fatto, ma non appena si voltò verso la
poltrone, vide che lui stava seduto sulla poltrona con una bottiglia di Whisky
incendiario in mano. Di nuovo…
"P-professore… volevo
solo… ecco, ho aggiunto l'ipomea nella pozione…"
"Sì sì, brava
Granger, adesso fila nella tua stanza, ci rivediamo qua domani." Il tono
di Piton era definitivo.
La ragazza non poté
fare altro che dirigersi verso la sua stanza, con la testa piena di pensieri,
ma soprattutto di interrogativi su quello strano comportamento avuto dal suo ex
professore di Pozioni.
N.d.A.:
Eccomi di nuovo, finalmente son riuscita a scrivere un nuovo capitolo.
Purtroppo ho avuto qualche piccolo problemino e non ho più
potuto continuare la storia! Quindi chiedo venia a quelli che stavano
aspettando il seguito! Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto, e
non esistate a dirmi il vostro parere!!!! Grazie in anticipo a chi mi
lascerà una recensione o anche solo un commento, ma grazie anche
a tutti i lettori silenziosi! Spero a prestissimo!
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
cap8
Capitolo 8
Hermione era sempre
più allibita. Non riusciva proprio a capire come mai il professor Piton si
comportasse così. Era sempre stato quello famoso per esser freddo e
insensibile, forse neanche un attacco congiunto di Schiopodi Sparacoda lo
avrebbe smosso minimante. E invece adesso era così strano…
Si soffermò anche su
un altro particolare, forse indifferente agli occhi di qualsiasi altra persona,
ma a lei non sfuggiva mai nessun dettaglio. Era passato a darle del tu. Che
fosse solo per la strana agitazione che mostrava, e quindi non era in sé? Anche
questo non sapeva come spiegarselo. Forse sarebbe riuscita a darsi una
spiegazione nei giorni a venire…
Dopo la sera nella
brughiera, Hermione aveva passato una notte agitata, i suoi sogni erano stati
popolati da ombre scure nel bosco e dal professore di Pozioni…
Il professor Piton? Cosa?! Ho sognato il professor
Piton?! Hermione, la stanchezza ti sta facendo veramente male, se inizi a
sognare Piton anche di notte!!!
Con la mente piena
di questi pensieri e un gran mal di testa causato dalla notte quasi insonne, la
ragazza si diresse verso l'ufficio di Piton, con una sensazione di ansia sempre
crescente al pensiero di come avrebbe trovato il professore.
Bussò alla porta del
suo ufficio, che venne immediatamente aperta. Si trovò di fronte il Severus
Piton dei suoi anni scolastici, freddo, impassibile, con il solito ghigno
sprezzante sul volto.
Come era possibile,
un cambio così radicale nel giro di una sola notte?
Cercando di non
impazzire con queste domande a cui non avrebbe quasi sicuramente ricevuto
risposta, Hermione si avvicinò al tavolo su cui aveva lasciato a sobbollire la
Pozione Antilupo, che aveva ormai raggiunto la giusta colorazione perlacea.
Iniziò a mescolare, facendo sette giri in senso antiorario, e vi aggiunse la
Polvere di Argento. In quell'istante la pozione iniziò a fumare e sfrigolare, e
uno schizzo troppo violento fuoriuscì dal calderone e finì sulla mano della
ragazza, la quale cercò di soffocare un urlo di dolore causato dal contatto con
quel liquido. Nel punto di impatto, ora era la sua pelle che aveva
iniziato a sfrigolare, causandole un
dolore sempre più forte.
Non sapeva cosa
fare, ma allo stesso tempo aveva paura di rendersi ridicola agli occhi di
Piton, frignando come una bambina per qualche schizzo di pozione. Quante volte
le era successo durante i suoi anni scolastici, eppure era ancora lì viva e
vegeta.
Il dolore però
aumentava, e la mano aveva iniziato a sanguinare, perché il liquido le stava
corrodendo la pelle. Corse a mettere la mano sotto l'acqua corrente, ma capì
subito che era stata una pessima idea, perché una fitta lancinante le trapasso
la mano nell'istante in cui la mise sotto al rubinetto. Non poté più trattenere
un forte gemito, perché il male stava diventando davvero insopportabile.
Si accasciò sulla
poltrona.
Nello stesso istante
Piton si era accorto di lei, e si diresse velocemente verso la ragazza,
chiedendole delucidazioni. Senza riuscire a proferir parola, Hermione gli porse
tremante la mano, che ormai era gonfiata e sanguinava sempre di più. Piton
impallidì (più di quello che era già normalmente il suo colore). Corse verso la
sua dispensa e prese un boccettino, da cui prelevò della sostanza bluastra con
una spatolina, e gliela applicò sulla ferita, la quale emise un forte fumo
bianco. Dopo un attimo smise di sanguinare.
Piton porse alla
ragazza un bicchiere di Whisky, che Hermione cercò di rifiutare. Da quando Ron
era diventato dipendente dall'alcol, lei non era più riuscita a bere nulla di
alcolico. Ma il professore insisteva, e lei ne bevve un sorso per
accontentarlo. Il liquido le incendiò la bocca, un fuoco le scese lungo
l'esofago, ma effettivamente l'aveva fatta riprendere un po'.
Sollevò la testa, e
si accorse che Piton le stava sorreggendo delicatamente la mano ferita. Lo spiò
di sottecchi, e notò che aveva un'espressione preoccupata.
Hermione cercò di
sfilare la mano da quella del professore, ma lui gliela tenne stretta. La
ragazza avvampò, pregando che lui non se ne fosse accorto.
Le venne spalmata
sulla mano dell'essenza di Dittamo, per cicatrizzare e lenire il dolore. Il
professore le avvolse delicatamente la mano in una benda. Ogni movimento era
lento, studiato, in modo da causarle meno dolore possibile, e la sua
espressione continuava a essere quella di preoccupazione.
Facendo un respiro
profondo, la ragazza cerco di mettere insieme qualche parola di scusa, ma era
difficile, soprattutto a causa dell'alcol a cui non era abituata.
"P-p-prof…p-professore,
m-m-mi dispiace… non volevo che s-s-succedesse una c-cosa del genere, avrei
dovuto mettere dei g-g-guanti, ma non ci ho pensato…". Era mortificata, le
sembrava di aver deluso le aspettative di Piton. Un incidente del genere poteva
essere accettato da un alunno del primo anno, non da una ragazza così brillante
e attenta come lei.
"Granger, ti
rendi conto che avresti potuto perdere la mano? Uno dei motivi per cui questa
pozione è illegale è anche il fatto per cui è pericoloso prepararla, perché è
altamente corrosiva fino a quando non è pronta da bere! Devi solo ringraziare
che sia accorso in tempo, altrimenti sarebbe finita ben peggio di così!".
Hermione era
talmente umiliata che non trovo nemmeno le parole per rispondergli. Abbassò
solamente lo sguardo.
Riposati,
oggi, Granger, qui ci penso io. E ricordati di applicare il Dittamo tre volte
al giorno, se vuoi che non ti rimanga una brutta cicatrice".
"G-g-grazie…"
sussurrò, e si voltò per andarsene.
"Granger"
la richiamò lui. "Fai attenzione la prossima volta!"
Era forse l'ombra di
un sorriso quello che aveva intravisto sul volto di Piton pochi istanti fa?
N.d.A:
Anche se pensavo che avrei abbandonato definitivamente questa storia,
dopo ben 3 anni l'ho ripresa e ho scritto un nuovo capitolo. Purtroppo
per impegni personali non ho più potuto dedicare tempo alla
scrittura, ma per fortuna sono riuscita di nuovo a dedicarmici.
Voglio
chiedere scusa a tutte quelle persone che si erano appassionate alla
storia, che l'avevano inserita tra quelle seguite, perchè vi ho
fatto aspettare tutto questo tempo (semicit. XD), ma eccomi di nuovo
qui! Per il prossimo capitolo spero vivamente di impiegarci meno tempo!
Ringrazio tutti quelli che leggono e che magari hanno voglia di scrivere due righe di commento!
A presto!
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
cap9
Capitolo 9
Hermione rimase a
riposo per un paio di giorni, in modo da non affaticare la mano e riaprire la
ferita, che grazie all'essenza di Dittamo stava rapidamente guarendo.
Quando si sentì più
in forze, sia mentalmente che fisicamente (quei giorni di pausa le avevano
fatto proprio bene), la mattina, dopo un'abbondante colazione, scese nei
sotterranei, chiedendosi a che punto avrebbe trovato la pozione Antilupo e
quali progressi aveva fatto Piton durante la sua assenza.
Bussò alla porta
dell'ufficio dell'insegnante, che dall'interno le fece un verso che Hermione
interpretò come il permesso ad entrare. Non appena aprì la porta si chiese se
fosse entrata nel posto giusto. L'ufficio era invaso da un fumo argenteo
fittissimo, che rendeva difficile vedersi la punta del proprio naso. C'era
inoltre un caldo soffocante, da foresta tropicale. La ragazza vacillò un
attimo, investita da tutto ciò, e cerco di avvicinarsi alla scrivania andando a
memoria, dal momento che non vedeva neanche dove metteva i piedi. Si aprì il
maglioncino e un paio di bottoni della camicetta, perché quel caldo era
veramente insopportabile.
"Granger, hai
intenzione di rimanere lì in mezzo alla stanza tutto il giorno o ti degni di
avvicinarti alla scrivania?"
"S-sì,
professore, chiedo scusa!"
Finalmente raggiunse
la scrivania, su cui c'era il solito calderone, da cui proveniva tutto quel
fumo. Ma non fu quello a lasciare interdetta la ragazza.
Piton era in piedi,
con le mani appoggiate al tavolo e leggermente chino in avanti. I capelli gli
ricadevano in avanti, e gocce di sudore gli imperlavano la fronte. Non
indossava il suo solito mantello nero, ma solo una camicia bianca, con le
maniche arrotolate fino al gomito e leggermente sbottonata sul davanti. La
scollatura lasciava intravedere il torace dell'uomo, pallido, ma sodo e con i
muscoli tesi e ben definiti. Gocce di sudore gli scendevano lungo il collo.
Sulla gola si vedevano una serie di cicatrici ancora arrossate, e
nell'avambraccio sinistro il Marchio, lievemente sbiadito ma del tutto
visibile.
Hermione rimase lì
impalata, con le guance in fiamme, non solo per il gran caldo, e gli occhi
fissi sull'insegnante.
"Granger, mai
vista una pozione che fa fumo?" chiese Piton sarcastico, alzandosi e
scostando con un gesto lento i capelli dalla faccia.
La ragazza si
riscosse, avvicinandosi alla scrivania, rossa per l'imbarazzo. Non avrebbe mai
immaginato che in seguito avrebbe passato ore e ore a ricordare l'immagine del
suo ex insegnante così come l'aveva visto quella mattina, a riportare alla
mente ogni singola gocciolina di sudore, la camicia aperta sul petto e quella
pelle del torace così chiara e… invitante?!
"Andiamo di là,
Granger, qui c'è troppo fumo e fa decisamente troppo caldo!"
Hermione seguì
Piton. Oltrepassarono una porta e si trovarono nell'aula di Pozioni, vuota in
quel momento.
Ci fu un momento di
silenzio, che creò solo ulteriore imbarazzo per la ragazza.
"Come va la
mano?" chiese lui.
"B-bene, è
praticamente guarita" ripose lei, portando la sua attenzione sulla sua
mano, ancora fasciata, e grata di avere una scusa per distogliere l'attenzione
da lui.
Adesso non fa più così caldo, perché non si richiude
la camicia e si mette un mantello?!
"Fammi
controllare" chiese, allungando la sua mano in avanti con il palmo rivolto
verso l'alto.
Hermione avvampò di
nuovo. Le sembrò di essere di nuovo nell'ufficio, ma questa volta non c'era
nessuna pozione a darle una scusa per il gran caldo che sentiva. Sì avvicino
piano a lui, e lentamente alzò la mano bendata e gliela porse.
Piton fece un passo
verso di lei, e con una calma quasi calcolata le prese la mano. Iniziò a
togliere la benda, man mano scoprendo la pelle della ragazza. La ferita era
guarita, lasciando solo più una lievissima cicatrice che sarebbe sparita con un
altro paio di applicazioni di Dittamo.
A Hermione parve di
avere un nodo al posto dello stomaco. Le si era praticamente bloccato il
respiro e non osava guardare Piton in faccia. Sentiva un tale imbarazzo che si
chiese come sarebbe ancora riuscita a parlargli.
I movimenti del
professore erano lenti, studiati, precisi. La sua mano era calda, delicata, attenta a non provocarle dolore con
gesti troppo forti. Piton le passò il pollice sopra a quel che rimaneva della
ferita, chiedendole se facesse ancora male, ma lei riuscì solo a negare con un
lieve cenno della testa, senza alzare gli occhi da quelle lunghe dita pallide e
sottili che continuavano a trattenere la sua mano.
"Ottimo,
Granger, torniamo alla pozione, ora non hai più scuse per assentarti dal
lavoro!"
Forse Piton si era
accorto dell'imbarazzo della ragazza e aveva rotto quella situazione con una
frase secca. Ma se non avesse fatto così, Hermione non sarebbe mai uscita dalla
trance in cui quel tocco delicato l'aveva fatta cadere.
Tornarono nel suo
ufficio, sempre più immerso in quel fumo denso. Andando di nuovo a memoria,
raggiunse la scrivania, e si accorse che all'interno del calderone la pozione
aveva assunto una sfumatura bluastra, quasi metallica.
"Granger, come
vedi la pozione è pronta. A differenza della ricetta classica, questa va
somministrata l'ultimo giorno di luna calante. Una seconda dose dovrà essere
somministrata durante la luna piena. Visto che domani sera la luna sarà
calante, ci rivediamo nel mio ufficio alle 9. Per oggi è tutto”.
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