Pozioni e passioni

di Hufflebubble
(/viewuser.php?uid=422043)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


cap1

Capitolo 1

A Diagon Alley, tutti i negozianti avevano ripreso le loro attività, e quella stretta via era più allegra e affollata che mai, dopo la fine della guerra.
E ogni volta che Hermione vi si recava, era sempre felice di notare questo particolare: le persone entravano e uscivano dai negozi, i bambini scorrazzavano ridendo, e sembrava che tutti volessero dimenticare i tempi bui che avevano vissuto appena un paio di anni prima.
Quel giorno non faceva eccezione, nonostante la pioggia battente di ottobre.
La ragazza entrò nel suo negozio preferito, la libreria Il Ghirigoro, da cui ogni volta usciva sempre con qualche nuovo libro tra le mani. Cercando di non pestare i piedi alla folla dei presenti, si diresse lentamente verso il bancone, con l'intenzione di chiedere al libraio se fosse arrivato il libro che gli aveva ordinato la settimana prima.  E per non farsi travolgere da un bambino un po' troppo vivace, urtò con il gomito un uomo che le dava le spalle. Ancora prima che lo sfortunato si voltasse a vedere chi avesse cercato di trapassargli la schiena, Hermione, imbarazzata, era già partita a elencare tutta una serie di scuse, senza quasi riprendere fiato.
L'uomo, interamente vestito di nero e con un mantello dello stesso colore, si girò, ed Hermione, alzando lo sguardo, rimase a bocca aperta per la sorpresa.
Ma con tutti quelli che ci sono qua dentro, proprio lui dovevo urtare? Oh mamma, che figuraccia, spero non si ricordi più chi sono! Ma che dico, è ovvio che sa benissimo chi sono! Che figuraccia, proprio con lui! Questi e altri mille pensieri affollavano la mente della ragazza, quando un'esclamazione sorpresa interruppe quel flusso impazzito nella sua mente.
"Signorina Granger…"
"P-p-prof-fessor P-Piton…"
"Credevo che simili atti di sbadataggine fossero esclusivi del Signor Weasley, ma a quanto pare mi sbagliavo!"
"M-m-mi scusi! È che v-volevo evitare quel b-b-bambino che correva, e s-sono inciampata. S-spero di non averle f-fatto male!" Ed Hermione ricominciò con la lista di scuse, senza accorgersi che il suo interlocutore stava cercando di interromperla.
"Va bene, va bene, ho capito, scuse accettate! Ma la smetta di fare così, non ha più undici anni e la paura di non saper rispondere alle mie domande! Anche se, se fossimo stati a Hogwarts, avrei tolto con grande piacere una decina di punti a Grifondoro, per la sua mancanza di attenzione!"
Questo fece zittire la ragazza. E fece calare un silenzio imbarazzato tra i due.
Dopo un po' il professore parlò di nuovo: "beh, che cosa ci fa qui, signorina Granger?"
"Devo acquistare un libro."
"Siamo in una libreria. È ovvio che deve acquistare un libro. Una risposta come questa e Grifondoro si sarebbe ritrovato con altri dieci punti in meno!" disse sarcastico Piton.
"Mi scusi, è che…"
"Basta con le scuse!" la interruppe il professore, facendola avvampare per l'imbarazzo. Le sue guance avevo ormai assunto un color ciliegia, e fortuna che le orecchie erano coperte dai lunghi capelli ricci, altrimenti tutti avrebbero visto che erano dello stesso colore delle gote.
"Ok, scus… Cioè, ehm, ero venuta qui a ritirare un libro che avevo prenotato."
"Aaah molto interessante…" disse ironico l'uomo. "E di che cosa parla questo libro?" le chiese, con lo stesso tono che avrebbe usato se si fosse rivolto a un bambino di quattro anni.
"È un libro di pozioni, a dir la verità."
"Un libro di pozioni…?" chiese Piton, ora decisamente più interessato alla conversazione.
"Sulla pozione Antilupo. Sto facendo delle ricerche per conto del Ministero della Magia" disse Hermione, un po' più sicura di sé.
"Non sapevo che ora si interessasse di pozioni, ma visto che è ciò di cui mi occupo io, potremmo discuterne meglio nel mio studio davanti a una tazza di tè." Il tono con cui pronunciò quelle parole non lasciava spazio a un rifiuto.
Hermione rimase interdetta. Lui, il professor Piton, il più odiato insegnante di tutta la scuola, che la invitava nel suo alloggio a Hogwarts a prendere un tè? Forse il morso di Nagini gli aveva fatto perdere qualche rotella!
"V-va b-b-bene" rispose esitante la ragazza, sempre chiedendosi se l'uomo con cui stava parlando era lo stesso che gli aveva fatto da insegnante per sei anni.
"Allora, è deciso, Signorina Granger. Venerdì sera alle 8 nel mio ufficio."
"Ehm, Signora Granger…"
"Come ha detto…?" chiese l'uomo.
"Signora… Sono sposata" rispose Hermione, con le guance di nuovo in fiamme.
Piton le fece un cenno e uscì dal negozio.

N.d.A.: era da tempo che avevo in mente una storia simile, ma per motivi legati all'università non ero ancora riuscita a scrivere nulla, tranne qualche riga lasciata poi in sospeso... Spero di aggiornare regolarmente, o almeno è questo l'obbiettivo che mi sono posta.
Spero davvero che vi piaccia, ringrazio chi legge in silenzio e chi spende qualche minuto a scrivermi che cosa ne pensa!
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


cap2

Capitolo 2




Hermione non aveva ancora deciso se la settimana era passata troppo in fretta o troppo piano. Sta di fatto che in un attimo era giunto il fatidico venerdì, giorno in cui si sarebbe dovuta recare a Hogwarts per l'appuntamento con il suo ex professore di Pozioni. Appuntamento che la rendeva nervosa come non mai.
Ne aveva parlato con Ron, suo marito da un anno, ma lui l'aveva liquidata con una battuta che non ricordava nemmeno più, e non aveva più tirato fuori la questione. Si era tenuta tutto per sé il nervosismo, che stava per farla impazzire.
Non appena aveva ricevuto l'invito da Piton, aveva incominciato a farsi mille domande (a cui ovviamente non aveva saputo rispondere) sul motivo per cui lui fosse interessato a vederla in privato. Avrebbe sì voluto parlare di pozioni, ma avrebbero anche potuto discuterne in un pub!
Il secondo problema che l'aveva fatta dannare era stato l'abbigliamento. Vestito? Gonna? Pantaloni? Alla fine aveva deciso di mettersi un vestito nero, scollato a punta e lungo fino al ginocchio: elegante ma non troppo formale. Ron andava matto per quell'abito.
Infine si era chiesta se avrebbe dovuto portare qualcosa o presentarsi a mani vuote. Nel secondo caso sarebbe forse parsa maleducata, ma non aveva proprio idea di cosa portare al suo ex professore. Così, invece di scegliere la solita e banale bottiglia di vino, era andata in farmacia a Diagon Alley e aveva optato per un'erba rara utile in alcuni antidoti, con la speranza che anche questa scelta non fosse banale.
 
Alle otto meno cinque aveva il cuore in gola e un'ansia tremenda, anche se cercava di dissimulare la tensione in presenza di suo marito. Si mise il lungo mantello scuro da viaggio e si avvicinò al camino, prendendo una manciata di Polvere Volante. Tempo di pronunciare "ufficio del professor Piton" ed era già nei sotterranei del suo amato castello.
Dal momento che non era mai stata messa in punizione da Piton, non era mai entrata in quell'ufficio: arredato in modo minimale, aveva una semplice scrivania di ebano e due sedie dello stesso materiale, opposta al lato in cui si trovava il camino da cui era appena sbucata; di fronte al camino c'era poi una poltrona di pelle nera imbottita. Il suo sguardo venne attirato da un'enorme libreria, in cui c'erano almeno un centinaio di volumi, alcuni dei quali avevano l'aria di essere piuttosto antichi.
Pochi secondi dopo sentì un fruscio, e vide che Piton stava arrivando da una porta che non aveva notato: sicuramente arrivava dal suo appartamento privato.
"P-p-professor Piton…" disse, senza sapere come continuare.
"Signorina… Anzi, no, signora Granger. Che sbadato!" rispose con un ghigno sarcastico.
Hermione non sapeva bene cosa fare e dire. Aveva perso tutta la sicurezza da brillante studentessa quale era stata ai tempi della scuola. Un incontro simile non aveva potuto studiarlo su un libro, quindi si trovava del tutto impreparata.
"Signora Granger, non stia lì impalata, si sieda!" affermò secco Piton, interrompendo il suo flusso di pensieri.
Timidamente, Hermione si tolse il mantello. Notando uno sguardo strano dell'uomo di fronte a sé, si maledì mentalmente per essersi vestita in quel modo: forse un paio di jeans o qualcosa di molto più informale sarebbe stato meglio. Ora però era troppo tardi.
Si sedette sulla poltrona davanti al camino. Piton, con un colpo di bacchetta, ne fece apparire un'altra di fianco alla prima. Si sedette anche lui, mantenendo quella sua strana espressione sarcastica che Hermione non gli aveva mai visto.
"Mi sorprende, Granger, quando aveva lezione con me aveva sempre troppa voglia di dire la sua e ora non ha ancora aperto bocca! Suo marito ha per caso avuto una brutta influenza su di lei?"
Le guance della ragazza si infiammarono.
"Beh… Ehm… C-come sta, professore?" chiese, sentendosi terribilmente stupida nel momento in cui finì di pronunciare tali parole.
Ma posso essere veramente così scema da avergli chiesto come sta?
"Da lei non mi aspettavo una domanda così banale, ma è comunque un inizio" rispose Piton. "Se si riferisce al piccolo incidente con il serpente, direi che non esser più in un ospedale ad aspettar che ti dessero pappette è un bene. Al contrario, se si riferisce a Hogwarts, è sempre il solito disastro: i soliti studenti con menti limitate e a cui non interessa nulla delle materie" concluse con uno sbuffo. "E lei, signora Granger? Come sta?" chiese, sottolineando con un sibilo la parola "signora".
"Ah… Ehm… Io ab-bastanza b-bene, grazie. Come le dicevo in libreria, ora lavoro al Ministero della Magia. Mi hanno incaricato di studiare la pozione Antilupo per migliorarne le sue proprietà." Parlare di un argomento neutrale come il lavoro la fece rilassare leggermente.
Con un altro colpo di bacchetta, Piton fece apparire due tazze di tè fumante, da cui si sprigionò un intenso aroma. Richiamò poi a sé una bottiglia di Whisky Incendiario. Dopo essersene versato qualche goccia nella sua tazza, ne offrì alla ragazza, che rifiutò educatamente.
"Granger, suvvia, non è più una scolaretta, due gocce le faranno bene, e così magari si deciderà a dire due parole di più. Non l'ho mica fatta venir qua per vederla lì impalata tutta la sera!"
"Allora proprio solo due gocce…" rispose a voce bassa, mentre Piton le correggeva il tè.
Hermione bevve un sorso, e il Whisky le bruciò la gola. A differenza di suo marito, non era affatto abituata a bere. Sentì inoltre una vampata di calore risalirle il collo e le guance.
"Dunque, mi stava dicendo della pozione Antilupo…"
"Sì, beh, ecco… Mi hanno chiesto di fare una ricerca. Di trovare il modo per renderla ancora più efficiente, così che un Lupo Mannaro possa addirittura entrare in contatto con altre persone senza avere l'istinto di ucciderle. Per ora la mia ricerca è solamente teorica, non è facile trovare un ingrediente con delle proprietà simili."
"Mmm… E a che punto è la sua ricerca teorica?" chiese il professore.
"Ehm… Effettivamente non va molto bene. Mi duole dirlo ma sono a un punto morto. Ho provato a cercare in molte librerie ma non ho trovato quasi nulla sull'argomento…" rispose Hermione, presa dallo sconforto. "Però mi chiedevo… Ecco… Lei sarebbe per caso disponibile… Ehm… A d-darmi una mano?"
Piton fece di nuovo un sorriso sarcastico, che la ragazza non riuscì nuovamente a interpretare, e rimase per qualche istante a fissarla. Hermione si sentì quasi nuda sotto quello sguardo indagatore. Nervosamente, cercò di tirarsi giù l'orlo del vestito, ma senza successo. Abbassò lo sguardo e finì il suo tè, che la fece di nuovo avvampare a causa del liquore al suo interno. Tutto questo non sfuggì a Piton, che accentuò ulteriormente la sua espressione.
"O-ovviamente se non può o se non vuole non c'è alcun problema…" disse la ragazza per alleviare la tensione e l'imbarazzo.
"Se ne può parlare…" rispose Piton vagamente. Sembrava avesse la mente da qualche altra parte.
"La ringrazio. Ora però si è fatto tardi… Mio marito si starà chiedendo che fine abbia fatto, quindi andrei, se non è un problema…"
"Dubito che suo marito si chieda qualcosa del genere, ma comunque vada pure. Ah, e grazie per la conversazione, Granger. Le manderò un gufo per la pozione Antilupo."
"Beh allora… Grazie per la serata e ar-rivederci…" disse Hermione mettendosi il mantello da viaggio e avvicinandosi al camino.
"Arrivederci… Ah e non si disturbi a portare i miei saluti a Weasley!"
Con un ultimo sguardo a Piton, la ragazza sparì tra le fiamme smeraldine. Un attimo dopo si ritrovò a casa sua.
Dopo essersi cambiata per la notte, si mise a letto, ma per ore non riuscì a prender sonno. Quell'incontro con Piton l'aveva profondamente turbata.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


cap3

Capitolo 3



Ron e Hermione si erano sposati subito dopo che la ragazza aveva finito il suo ultimo anno di scuola a Hogwarts. Entrambi, come tutti, avevano voluto un po'' di amore e pace nelle loro vite, dopo lunghi anni di odio e tenebre. Ma l'amore ben presto era passato, sempre che mai vi fosse stato. Eppure vivevano ancora insieme, nella stessa casa.
La famiglia Weasley, a causa della perdita di Fred, aveva ricevuto una grossa somma di denaro come indennità morale. A causa di ciò, ora Ron viveva di rendita. Aveva smesso di andare al lavoro (gli era stata offerta la carriera di Auror) e aveva iniziato a bere. Per cercare di farlo smettere, ma soprattutto per non ritrovarselo sempre a ciondolare mezzo ubriaco in casa, Hermione aveva chiesto a George di chiedere a suo fratello di dargli una mano con il negozio di scherzi. Per un po' aveva funzionato, ma dopo alcuni messi eccolo di nuovo spaparanzato sul divano con una bottiglia in mano.
Hermione inizialmente si era arrabbiata parecchio per questo atteggiamento, quando ancora ci teneva al loro rapporto. Ma poi, dopo aver visto che era tutto inutile e neanche l'intervento di Harry era servito a qualcosa, aveva lasciato perdere. Si era lanciata a capofitto nel suo lavoro e ben presto al Ministero della Magia le era stata data l'opportunità di dedicarsi a incarichi importanti e delicati. Come il miglioramento della pozione Antilupo.
Durante gli anni della guerra, Voldemort aveva scovato un certo numero di lupi mannari, i quali avevano causato innumerevoli danni. E ora tutto quello che si poteva fare era cercare di far avere alle vittime una vita il più normale possibile.
Al Ministero della Magia aveva a disposizione un intero laboratorio, nell'Ufficio Misteri, in cui aveva carta bianca negli esperimenti. Grazie a un giro a Notturn Alley, era riuscita a procurarsi una fiala di siero di licantropo, che aveva iniettato in un topo da laboratorio. Ben presto anche tutte le altre cavie si erano trasformate in topi mannari, e questo le aveva permesso di fare esperimenti che altrimenti non avrebbe potuto condurre sugli umani.
Il fenomeno del licantropismo non era mai stato un grosso problema, il Ministero della Magia aveva un registro con tutti i nomi dei Lupi Mannari. Ma dopo la guerra il loro numero era aumentato esponenzialmente. Era quindi necessario formulare al più presto quella pozione.
 
* * *
 
Hermione le aveva provate tutte. Aveva tentato di sostituire un ingrediente alla volta, aveva variato il periodo di somministrazione della pozione, ma nulla. L'unico formulato che sortiva qualche effetto era quello originale. Aveva anche fatto delle ricerche nella libreria di Notturn Alley, dove vi si trovavano quasi esclusivamente libri di Arti Oscure, ma era servito a ben poco.
Il Ministero le metteva sempre più pressione, ed Hermione era sull'orlo di una crisi di nervi, ma non c'era nulla da fare. I topi, una volta trasformati, erano sì mansueti, ma dovevano comunque rimanere isolati, pena un improvviso attacco ai loro simili (e alle dita della ragazza). Aveva anche chiesto alla professoressa McGranitt, ora preside di Hogwarts, il permesso di consultare il Reparto Proibito della biblioteca della scuola, ma anche quello era stato un buco nell'acqua.
Era da qualche settimana che ormai attendeva impazientemente un messaggio dal professor Piton, diventato a questo punto la sua unica speranza, vista la sua vastissima conoscenza sulle pozioni e sui relativi ingredienti. Ma quel messaggio non arrivava. Il professore aveva detto che si sarebbe fatto vivo lui, ma erano ormai passate diverse settimane, e nessuna notizia era giunta da parte sua. Hermione era scoraggiata: suo marito era sempre ubriaco, il lavoro non stava andando affatto bene e l'illusione di poter avere un aiuto da Piton stava pian piano svanendo.
 
Era un lunedì mattina grigio e piovoso, come tanti altri. Dopo essersi alzata e vestita, senza alcun entusiasmo Hermione scese di sotto per preparare la colazione. Dopo pochi minuti, sentì un picchiettio contro il vetro della cucina, e vide che si trattava di un bel gufo reale con una lettera legata a una zampa. Aprì la finestra e lo fece entrare. Dopo aver preso la lettera, lo fece bere e uscire di nuovo dalla finestra. Gettò uno sguardo alla lettera e vide che il suo nome e il suo indirizzo erano scritti con una calligrafia piccola e sottilissima, e molto precisa. Conosceva solo una persona che scrivesse in quel modo: Severus Piton!
Aprì in fretta la lettera: "Domani sera, 20.30 nel mio ufficio. SP".
Hermione andò al lavoro con un misto di ansia ed eccitazione per l'appuntamento della sera successiva, perché forse Piton aveva trovato qualche ingrediente che l'avrebbe fatta progredire nella sua ricerca. Così trascorse anche il martedì. Continuava a guardare l'orologio, irrequieta, ansiosa che arrivassero presto le 20.30. Ma sembrava che il tempo non passasse mai.
Verso le 20 però iniziò ad essere alquanto nervosa: non si era dimenticata lo strano comportamento del professore nel loro precedente appuntamento, il suo modo di fare sarcastico e gli strani sguardi che le aveva lanciato. Proprio per questo, stavolta optò per un abbigliamento decisamente più sobrio, costituito da jeans e maglietta.
Alle 20.30 uscì dal camino nell'ufficio di Piton.
A differenza della volta precedente, lo trovò già lì, seduto sulla poltrona. Ma non lo aveva mai visto in uno stato simile! Seduto scompostamente, con la testa appoggiata a una mano, reggeva con l'altra una bottiglia di Whisky. Non appena si accorse di Hermione, con un sussulto si ridestò, e riprese subito il suo contegno rigido e severo.
"Ehm… Professore… Va tutto bene?"
"Benissimo, Granger, siediti."
C'è qualcosa che non va, non ho mai visto Piton in quel modo. E da quando è passato a darmi del tu?
"A che punto sei con le tue ricerche, Granger?"
"In realtà sono sempre a un punto morto, non riesco a venirne a capo" rispose Hermione demoralizzata. E gli raccontò dei suoi esperimenti sui topi, che fino ad ora non avevano avuto successo.
Piton assunse un'espressione sarcastica. "Bene bene, la signorina… Ah, di nuovo, che sbadato! Signora… So-Tutto non sa fare i compiti! Quasi quasi mi verrebbe voglia di togliere dieci punti a Grinfondoro!"
Nonostante il suo modo di fare quasi sprezzante, Hermione vide che la sua mano tremava. E a dirla tutta sembrava piuttosto pallido. Cioè… Più del solito!  
"Ehm… Per caso ha trovato qualche ingrediente che mi potrebbe essere di aiuto, visto che mi ha convocata?" chiese timidamente la ragazza.
"Questo mi sembra evidente, anche perché ho cose ben più interessanti da fare alla sera, che stare a parlare con una Grifondoro!" rispose lui sprezzante.
Hermione era sempre più confusa. Perché quell'atteggiamento? Lei non aveva fatto nulla di male. Sì, certo, Piton era sempre stato severo e sarcastico, ma mai a quei livelli, soprattutto con lei. D'altro canto, lei non era mica Harry Potter! E soprattutto, si comportava forse così per nascondere qualcosa, visto lo stato in cui lo aveva ritrovato?

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


cap4

Capitolo 4

"Dopo aver fatto qualche ricerca, ho pensato che andrebbe fatta qualche modifica agli ingredienti originali della Pozione Antilupo. Penso, e io di solito non mi sbaglio mai…" disse Piton, alzando un sopracciglio come solo lui sapeva fare, "che al posto dei fiori di mughetto si dovrebbero aggiungere delle bacche di biancospino e i fiori di ipomea bianca, nota anche come fiore di luna."
"Oh! Effettivamente potrebbe funzionare, non ci avevo pensato!" esclamò Hermione arrossendo un poco.
"Il fiore di luna però, affinché sia efficace, deve essere raccolto in una notte di luna piena, e aggiunto il prima possibile alla pozione, in modo che non appassisca" precisò il professore.
La ragazza pensò tra sé e sé che forse finalmente avrebbe fatto qualche progresso.
"Granger, sarebbe il caso che portassi i tuoi topi e tutto il materiale necessario per gli esperimenti qua a Hogwarts, in modo da evitare di vederti comparire attraverso il camino ogni dieci minuti, cosa che sarebbe alquanto fastidiosa."
"N-non c'è problema, chiederò alla professoressa McGranitt se posso utilizzare un alloggio qua nella scuola" rifletté la ragazza. "Spero solo che Ron non se la prenda troppo!" aggiunse dopo, a bassa voce.
"Non mi interessa il parere di Weasley, visto che, per quanto ricordo, era sempre e comunque scontento!" fece notare sarcastico. "Allora è deciso, Granger, entro domani sera devi portare la tua roba qua a Hogwarts. Giovedì farai qualche ricerca in biblioteca sulle proprietà del fiore di luna e venerdì sera andremo a recuperarlo nella brughiera" concluse Piton, categorico. Dicendo questo, Hermione vide che strinse nervosamente un pugno. Le parve strano, memore dell'impassibilità dell'uomo durante i suoi anni scolastici.
 
* * *
 
Nuovamente, Hermione rimase turbata da quel comportamento, ma pensò che avrebbe potuto capirne la ragione a breve, visto che avrebbe dovuto lavorare a stretto contatto con lui.
Tornò a casa e, a differenza di quanto si sarebbe aspettata, Ron era ben sveglio sul divano. Sembrava che l'aspettasse. E sembrava anche parecchio fuori di sé.
Hermione gli si avvicinò, chiedendo come fosse andata la giornata, e come risposta ricevette uno sguardo truce.
"Dove sei stata? È questa l'ora di tornare a casa?" chiese Ron.
"Te l'avevo detto prima di uscire, ero da Piton!" rispose Hermione, iniziando a essere alterata per il comportamento del marito.
"No che non me l'avevi detto!"
"Se tu sei sempre ubriaco e non senti cosa dico, non è colpa mia!"
"Ripetilo! Prova solo a ripeterlo…!"
"Posso ripeterlo quante volte vuoi. Torno a casa dal lavoro e ti ritrovo addormentato sul divano con la bottiglia in mano! Non fai niente dalla mattina alla sera mentre io sgobbo tutto il giorno al Ministero! Anche Harry si è già lamentato!" infuriò Hermione, sfogandosi dopo tanti mesi di silenzio. "Non parliamo più, non usciamo più, pensi solo a bere e basta! Guardati, come ti sei ridotto! Se solo avessi ancora un minimo di dignità lo ammetteresti, ma evidentemente non ne hai più!" continuò la ragazza.
Ron era paonazzo in volto, provava una rabbia come mai gli era successo prima in vita sua. Si alzò lentamente in piedi, lasciando cadere la bottiglia. Si avvicinò piano a Hermione e… Le diede un forte schiaffo su una guancia.
La ragazza, che non si aspettava certamente un gesto simile, rimase un attimo interdetta. Calde lacrime iniziarono a sgorgare silenziosamente dai suoi occhi, e senza più dire una parola, corse in camera sua. Si buttò sul letto e pianse tutte le lacrime che aveva.
Alla fine, senza più energie, si addormentò.
 
Dopo una lunga notte senza sogni, la mattina seguente vide allo specchio che aveva una macchia rossastra sulla guancia sinistra. Non si presentò al lavoro.
Mandò il suo Patronus istruendo la sua collega di mandare le cose da lei elencate a Hogwarts, dal professor Piton, dicendo di essere indisposta.
Rimase in casa tutto il giorno, seduta sul letto e con sguardo apatico. Non aveva più lacrime, ma una profonda rabbia la bruciava dentro. È vero che l'amore tra loro due era finito da un pezzo, ma si volevano comunque bene, e Ron non era mai stato violento, anzi! Era sempre stato piuttosto protettivo nei suoi confronti. Sinceramente, non sapeva proprio che cosa avesse potuto scatenare una reazione simile.
Racimolò qualche vestito, che mise nella sua borsa rosa di perline, e per le sette di sera era pronta a lasciare casa sua.
Scese di sotto, ma non vi trovò suo marito. Fu tentata di andarsene senza avvisare, ma alla fine scrisse in fretta un biglietto in cui lo avvertiva che sarebbe rimasta a Hogwarts qualche giorno per lavoro.
Si fece avvolgere dalle fiamme smeraldine e in un attimo fu nella sua cara e vecchia scuola. Si sarebbe dedicata anima e corpo al lavoro, a quella ricerca, in modo da avere la mente occupata e non dover pensare a cosa l'avrebbe attesa una volta tornata a casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


cap5

Capitolo 5

Si diresse immediatamente nello studio della professoressa McGranitt. A quell'ora non trovò nessuno nei corridoi, perché gli studenti o erano ancora a cena oppure si trovavano già nelle rispettive sale comuni. E per fortuna, pensò, perché non era proprio dell'umore adatto per parlare con qualcuno.
La sua ex professoressa di Trasfigurazione la accolse con un caloroso abbraccio. Hermione vide che i suoi occhi saettarono sul segno che aveva sulla guancia, ma la donna aveva capito che per il momento sarebbe stato meglio non chiedere spiegazioni. Dopo le iniziali chiacchiere di rito, la McGranitt volle sapere su cosa stesse lavorando Hermione, la quale le spiegò nei dettagli quale fosse la sua ricerca, e le parlò della disponibilità di Piton di aiutarla.
"Piuttosto sorprendente che Severus abbia deciso di aiutare una sua ex alunna, per di più Grifondoro, soprattutto dopo…"
Il sorrisetto ironico che aveva quando iniziò la frase si rabbuiò leggermente quando smise di parlare. E Hermione capì che la professoressa si riferiva all'incidente con il serpente. Disse alla ragazza che, dopo esser stato aggredito da Nagini, era stato per molti mesi ricoverato al San Mungo. Non appena venne dimesso, aveva chiesto il permesso di poter tornare a Hogwarts a insegnare. Era però diventato scontroso. Cioè… più del solito! E se ne stava sempre rinchiuso nel suo ufficio, dove faceva anche i pasti senza andare in Sala Grande con tutti gli altri.
Quindi ecco spiegato il suo comportamento così strano…
La McGranitt le spiegò poi dove fosse la sua camera e le disse anche che la biblioteca della scuola era a sua totale disposizione, compreso il reparto proibito, per cui non avrebbe dovuto chiedere nessun permesso per accedervi.
 
La ragazza entrò nella sua nuova stanza al secondo piano. Era molto accogliente, e per certi versi le ricordava la Sala Comune di Grifondoro, al cui pensiero ebbe una fitta di nostalgia. I suoi bagagli erano già sistemati, e il fuoco scoppiettava nel camino. Si sedette sul letto e si rese conto di avere una certa fame. Era a digiuno dal giorno prima. Non aveva però voglia di scendere in Sala Grande, e si chiese come avrebbe potuto fare per mangiare qualcosa senza incontrare nessuno. Solo ora però si accorse che sul comodino c'era un foglietto. Lo aprì e vide che era scritto con una bella calligrafia elegante, e soprattutto nota.
 
Se hai fame, chiama il mio elfo domestico Cripy. SP
 
Chiamò l'elfo ad alta voce, il quale si materializzò immediatamente nella sua stanza. L'elfo le ricordava vagamente Dobby: aveva lunghe orecchie sbatacchianti e un naso appuntito. Gli enormi occhi erano però nerissimi (come quelli di Piton, si ritrovò a pensare Hermione, sorpresa). Il ricordo di Dobby la fece rattristire parecchio. Gli ordinò che cosa avrebbe voluto mangiare e dopo pochissimo ecco di nuovo l'elfo con un vassoio colmo di cibo tutto per lei. Iniziò a mangiare e per un momento mise da parte i sensi di colpa sullo sfruttamento degli elfi domestici.
Stava bevendo del succo di zucca quando sentì un forte schiocco, e per poco non si soffocò con la bevanda.
"Il padrone ha dato questo per te, signorina Granger. Ha detto di dartelo subito altrimenti mi avrebbe schiacciato le dita!" squittì l'elfo.
La ragazza prese il biglietto che l'elfo le porgeva, lo ringraziò e gli disse di andare da Piton per confermargli che il suo messaggio era giunto a destinazione. Un altro schiocco e l'elfo era sparito.
 
Domani sera alle 6 vieni nel mio ufficio. SP 
 
* * *
 
La mattina seguente si alzò presto, si fece portare qualcosa da mangiare dall'elfo e si diresse immediatamente in biblioteca. Iniziò a tirare giù qualche libro dagli scaffali, e si mise a leggere qualcosa. Era però distratta. Quella notte aveva dormito pochissimo, perché la sua mente era stata invasa da mille pensieri. Se da una parte era felice di essere di nuovo a Hogwarts, dall'altra continuava a pensare a Ron, a quello che aveva fatto e soprattutto a come era diventato. Si era girata e rigirata tra le lenzuola, ma nulla, la testa non voleva saperne di lasciarla in pace. Avrebbe voluto volentieri possedere un Pensatoio, le avrebbe fatto comodo.
E ora nemmeno i suoi amati libri riuscivano a farla concentrare.
Pensò che forse una boccata d'aria fresca le avrebbe riportato un po' di lucidità. Uscì dal castello, e si diresse verso il Lago Nero. L'aria era fredda, il cielo scuro. Tanto meglio, pensò la ragazza. Sperò che il freddo la aiutasse un pochino a schiarirsi le idee.
Vide che vicino alla riva del lago c'era un salice, e vi si diresse, con l'intenzione di sedersi alle sue radici. Stava camminando in direzione dell'albero, quando nella vicina Foresta Proibita vide un movimento rapido, e subito dopo un'ombra scura, ma non riuscì a capire cosa fosse. O chi fosse… Camminò lentamente verso l'albero, sempre tenendo d'occhio il punto in cui aveva visto quella cosa. O quella persona…
Si sedette contro il tronco del salice e si rilassò. Chiuse gli occhi, e ascoltò il rumore delle lievi onde causate dall'aria. Il cielo era colmo di nuvole, e solo qualche gufo passeggero disturbava la quiete del luogo. Hermione sentì che una calma profonda si impadronì di lei… La sua mente si svuotò… E senza che neanche se ne accorgesse, dopo pochi minuti si addormentò. Tutte le emozioni e la tensione dei giorni precedenti le erano crollati addosso.
Non seppe per quanto tempo rimase in quel limbo piacevole, svuotata da ogni pensiero. A un certo punto però una voce, piuttosto seccata, la fece svegliare di colpo.
"Granger! Non ti avevo per caso detto di fare ricerche in biblioteca? Cosa fai qua fuori? Non ti hanno dato una stanza in cui dormire?"
Era Piton.
Non appena Hermione lo mise a fuoco e capì di essersi addormentata in riva al lago, ma soprattutto realizzò che era stata svegliata dalla persona meno consona in quel momento, valutò l'idea buttarsi nel lago e farsi stritolare dalla piovra gigante!
Ma con tutte le persone che ci sono al castello, proprio lui mi doveva trovare? Perché ultimamente la sfortuna mi perseguita in questo modo?
"Avanti Granger, è ora di pranzo. Torna dentro, e dopo aver mangiato qualcosa rimettiti a fare quello che ti avevo chiesto!"
"O-ok, v-va bene, professore…" disse la ragazza con un filo di voce.
Si rimise in piedi, faticando un po' a causa della gamba che si era addormentata per esser stata troppo tempo nella stessa scomoda posizione. Quando fu più o meno stabile, notò che Piton le stava adocchiando lo zigomo. Abbassò gli occhi, ma lui non chiese spiegazioni per quel segno rosso.
Tornarono insieme verso il castello, senza dire una parola. Hermione bruciava ancora di vergogna. Quando furono nel Salone d'ingresso, Piton stava per dirigersi verso i sotterranei, quando alla ragazza venne in mente improvvisamente una cosa.
"Ehm p-professore…? M-mi scusi, mi è venuta in mente una cosa…" disse attirando l'attenzione dell'altro. "Prima, quando stavo andando verso il lago" continuò arrossendo violentemente, "ho notato un'ombra che si muoveva agli angoli della Foresta. Beh, ecco… V-volevo che lo sapesse…"
"Un'ombra vicino alla foresta?" chiese il professore. "Interessante, Granger… Ora però fai quello che ti ho detto!" concluse voltandosi e sparendo nei sotterranei.
Hermione salì la scala, ancora più confusa di quando era scesa.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


cap6

Capitolo 6



Dopo aver consumato un pranzo veloce, Hermione aveva passato il pomeriggio in biblioteca, e per le 6 scese nei sotterranei. Bussò alla porta dell'ufficio di Piton, il quale arrivò subito ad aprire.
Si sedette sulla solita poltrona, e aspettò con una leggera ansia che il professore le chiedesse di dirle cosa aveva trovato sul fiore di luna in biblioteca. Aveva sì passato le ore precedenti a sfogliare libri, ma come al mattino la sua testa era stata altrove, e non aveva trovato nulla che avrebbe potuto interessare Piton.
L'uomo si versò un bicchiere di acquavite e andò a sedersi nella poltrona accanto alla sua. La ragazza cercò di nascondere lo zigomo livido con i capelli, con un movimento che voleva far sembrare casuale, anche se era sicura che Piton avrebbe capito che quel gesto era tutt'altro che casuale. Pazienza, pensò lei, speriamo solo che la serata finisca in fretta così me ne vado a letto!
Come previsto, Piton le chiese che cosa avesse scoperto sul fiore di luna. A Hermione si chiuse lo stomaco. Non si era mai sentita così nervosa davanti a quell'uomo, neanche durante gli esami quando frequentava Hogwarts.
"Ehm… Il f-fiore di l-luna sboccia d-di notte…"
"Geniale Granger, sicuramente una risposta degna di un 'Oltre ogni previsione'!" commentò sarcastico Piton. "E dove cresce? Come si usa nelle pozioni? Quali proprietà ha?"
"Ehm…"
Per la prima volta, Hermione non aveva la risposta pronta. Vide Piton esibire uno dei suoi migliori ghigni, dietro a cui si intravedeva una grande soddisfazione.
"Ecco dunque Granger, la ragazza So-Tutto, che non ha alzato subito la mano!"
"M-mi dispiace, è che…" ma non seppe come continuare. Si sentiva nervosa, tesa, stanca. Temette di scoppiare in lacrime da un momento all'altro, ma riuscì a trattenersi. Fece un respiro profondo.
Piton finì la sua acquavite senza più dire nulla, ma gli rimase per tutto il tempo sul volto quel sorriso sarcastico. Anche Hermione non disse più nulla, e rimase in silenzio sulla poltrona tenendo la testa bassa.
Quando il bicchiere fu svuotato, Piton la guardò e le chiese se sapesse effettuare una smaterializzazione congiunta. La risposta fu affermativa.
"Bene, Granger, almeno qualcosa lo sai fare! Domani sera ci troviamo alle 10 davanti al cancello di Hogwarts" disse Piton, "e per stasera è tutto. Puoi andare. E vedi di dormire stanotte, così eviti di addormentarti quando è ora di lavorare!"
"V-va bene" rispose lei tenendo sempre la testa bassa. "Buonanotte, professore."
Quella notte riuscì finalmente a dormire.
 
Il giorno seguente fece quello che non aveva fatto il giorno prima. Andò in biblioteca e cercò tutte le informazioni possibili sul fiore di luna.
I fiori di ipomea bianca crescevano solo in alcune zone di brughiera, una delle quali si trovava non troppo lontana da Hogwarts. Hermione pensò che quella sera sarebbero andati lì. Per ottenere la massima efficacia nelle pozioni dovevano essere raccolti in una notte di luna piena, e recisi con un coltello dalla lama di argento.  Soprattutto, affinché non perdessero il loro potere, dovevano essere aggiunti il prima possibile agli altri ingredienti.
Felice di esser riuscita a recuperare tutte le informazioni possibili, Hermione pensò di prendersi il pomeriggio libero e riposarsi, in modo da riuscire a reggere tutta la notte in piedi.
Si recò allora sulla torre di Astronomia. Non si era mai recata lassù di giorno, e per un momento rimase senza fiato per la bellezza del paesaggio che circondava il castello. Il Lago Nero rifletteva le nuvole, le brughiere erano smeraldine. L'aria fredda di ottobre le scompigliò i capelli, e per un momento provò una sensazione di reale felicità. Sorrise tra sé.
Poi le tornò in mente Ron, e si accorse che non aveva più avuto notizie di lui da quando era arrivata al castello, né una lettera né altro.
Pff, si starà godendo la solitudine con una bottiglia di Whiskey Incendiario e magari con un'altra donna.
Ci mise un po' a rendersi conto che il pensiero di suo marito tra le braccia di un'altra non le provocava alcuna emozione: né rabbia né gelosia. Anzi, era forse sollievo quello che sentiva?
Ma come abbiamo fatto a ridurci così?
Non trovò una risposta.
Visto che quei pensieri la mettevano di malumore, decise di pensare alla serata imminente. Perché Piton le aveva chiesto se era capace di fare la smaterializzazione congiunta? Di sicuro ne era capace anche lui, anzi molto meglio di lei. Ma se gliel'aveva chiesto un motivo ci sarà sicuramente stato.
Poi realizzò che uscire di notte, in mezzo alla brughiera, con Piton, sarebbe stato un po' inquietante. Con una fitta di malinconia pensò a come ne avrebbero parlato se fosse stata a scuola, con Harry e Ron che gli avrebbero dato del pipistrello gigante.
Ecco, di nuovo che penso a Ron. Dannazione!
Suonarono le 5, e tornò nella sua stanza. Chiamò Cripy e si fece portare qualcosa da mangiare. Mancavano ancora alcune ore alle 10, così decise di stendersi un attimo sul letto, in modo da arrivare alla sera ben riposata.
Si rilassò, ma ben presto chiuse gli occhi e le palpebre si fecero pesanti. Ron popolò i suoi sogni.
Un forte schiocco la fece svegliare di colpo con un sussulto. Era Cripy, trafelato.
"Il padrone ha detto di venire qua da te a chiamarti, Signorina Granger. Il padrone non vuole che lo si faccia attendere! Mi ha detto di portarti da lui!"
Le 10 e un quarto! Hermione imprecò tra sé, afferrò al volo il mantello e si precipitò fuori. Corse il più rapidamente possibile, fino a quando non raggiunse il cancello della scuola, sormontato dalle due grandi statue dei cinghiali alati. Piton era là, un'ombra ancora più scura della notte, e anche da distanza si vedeva che non era affatto felice di aspettare.
"Granger, non ti avevo detto che ci saremmo dovuti trovare alle 10?" chiese con voce bassa ma tagliente.
"S-sì, professore, è-è s-solo che m-mi sono add-dormentata e n-non ho visto l'ora…" rispose Hermione rossa dalla vergogna. "Chiedo scusa…"
Piton disse qualcosa tra sé e sé a bassa voce, ma c'era abbastanza silenzio da far capire alla ragazza che aveva sussurrato qualcosa come "il matrimonio le ha fatto male…", e si trattenne a fatica dal rispondergli male.
Piton le spiegò dove si sarebbero dovuti recare. E disse che avrebbe dovuto smaterializzarsi lei portando lui con sé, perché, aggiunse con un'espressione che indicava che gli stava costando moltissimo fare quella rivelazione, lui era ancora troppo debole per riuscire a smaterializzarsi.
Hermione fece un respiro profondo, si aggiustò il mantello e si preparò a smaterializzarsi. Era abbastanza nervosa, sia perché Piton era arrabbiato, cosa che la metteva ancora più in soggezione sia perché aveva paura che qualcosa andasse male durante la smaterializzazione. Già una volta Ron si era spaccato…
E di nuovo Ron…
Piton le si avvicinò. Non se l'era mai trovato così vicino. Vide che la stava osservando, e lo sguardo comprendeva anche il livido sulla guancia. Distolse lo sguardo. Il professore le prese un braccio, anche lui pronto.
Il suo tocco era stranamente delicato.
Oh mio Dio, non starò pensando veramente a quanto sia delicato Piton nel prendermi il braccio vero? Sono veramente impazzita!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


cap7

Capitolo 7

Sì. Lo stava facendo veramente. Stava pensando al tocco delicato sul suo braccio del suo ex professore di Pozioni. Forse al pomeriggio aveva dormito troppo e ora non era più lucida, perché altrimenti non avrebbe mai fatto pensieri del genere!
Forza, Hermione, respira e concentrati sulla smaterializzazione, non vuoi mica spaccare Piton?! Un bel respiro e pensa alle tre D: Destinazione, Determinazione, Decisione! Su, Hermione, l'hai già fatto un sacco di volte, non hai mai avuto problemi! Un bel respiro e…
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto da Piton: "Allora? Dobbiamo ancora rimanere qua fuori a lungo al gelo? O possiamo andare a prendere quel fiore in fretta e tornarcene a letto?"
"Mi scusi, professore, m-mi stavo concentrando…"
"Concentrati in fretta, Granger!"
Cercando di non pensare alla mano di Piton sul suo braccio, Hermione focalizzò la sua attenzione sulla loro destinazione, e in pochi istanti si ritrovarono in mezzo al nulla. La luce della luna piena le permise di vedere che erano sulla cima di una collina, punteggiata solamente da alcuni cespugli. Ai piedi del colle, si estendeva un bosco di latifoglie.
Piton tolse immediatamente il braccio dal suo. Dopo qualche istante, Hermione ebbe l'impressione che si trovasse leggermente a disagio. Notò che la mano del professore andò verso il colletto del mantello, e fece per allentarlo, come se fosse troppo stretto e gli impedisse di respirare bene. L'altra mano era stretta in un pugno serrato.
Decisamente non è da Piton un comportamento simile!
"Granger, sai già che aspetto ha il fiore di luna, quindi inizia a cercarlo nei vari cespugli. Se non lo troviamo qua, andremo a cercarlo nel bosco, e quello che è sicuro è che non torneremo al castello finché non l'abbiamo trovato!"
"Va bene, professore…"
Presero direzioni diverse, ed entrambi si misero a frugare in mezzo ai cespugli in cerca di quel fiore tanto prezioso. La notte era molto silenziosa, e gli unici rumori erano i versi dei gufi e delle civette che di tanto in tanto passavano in volo sopra di loro.
La ricerca in quella zona, però, si stava rivelando infruttuosa. Si diresse quindi verso Piton, per dirgli che forse era il caso di andare a cercare il fiore nel bosco.
In silenzio, scesero la collina. Quando furono quasi al limitare del bosco, Hermione sentì che il respiro del professore si era fatto affannoso, eppure non avevano camminato in fretta, e per di più erano andati in discesa. Cercando di non farsi vedere, gli lanciò uno sguardo, e vide che la fronte dell'uomo era imperlata di sudore, che risultava lucido alla luce bianca della luna.
Senza fargli domande, si inoltrò in mezzo ai primi alberi, e si diresse decisa verso alcuni cespugli poco più avanti. Dopo aver finito di ispezionarli, si alzò, cercandone altri con lo sguardo, ma Piton attirò la sua attenzione. Era rimasto fermo sul limitare del bosco, visibilmente a disagio. La fronte madida di sudore, le spalle contratte, continuava ad allargare il colletto della sua camicia, come se non avesse abbastanza aria da respirare. Vedeva inoltre un forte tremore alle mani.
Hermione non poté più ignorarlo. Si diresse quindi verso di lui, preoccupata, e gli chiese se si sentisse bene.
"Sì sì, Granger, continua a cercare" rispose in modo sgarbato.
"Professore, mi sembra che lei non stia affatto bene. Vuole che torniamo al castello?"
"Granger, ti ho già detto che sto bene, trova quel dannato fiore e andiamocene da qui!"
"Vuole per caso bere un po' d'acqua?" chiese la ragazza timidamente.
"Mi hai sentito o sei sorda?"
"D'accordo, come vuole. Se ha bisogno di qualcosa, però, mi chiami, intanto che cerco qua intorno!" concluse Hermione.
Tornò tra i cespugli, e dopo circa mezz'ora riuscì finalmente a trovare un piccolo fiore di ipomea bianca. Prese un barattolo dalla sua borsa di perline e ve lo mise dentro delicatamente, in modo da portarlo integro al castello.
Raggiunse Piton, il quale era seduto su un masso al limitare del bosco, con le braccia strette al petto. Quando si accorse di Hermione, si alzò in fretta e cercò di ricomporsi, ma la ragazza vide che non era ancora del tutto tornato in sé.
"Professore, son riuscita a trovare un fiore, ora possiamo tornare al castello"
"Bene, Granger, fai in fretta" disse Piton con voce non del tutto ferma.
Prese di nuovo il braccio della ragazza, la quale dopo un respiro profondo, si smaterializzò, e comparse ai piedi del cancello della scuola. Entrarono nel castello e si diressero nei sotterranei. Una volta giunti nell'ufficio del professore, Hermione si affrettò a prendere il fiore appena raccolto e a metterlo delicatamente nella pozione che sobbolliva sulla scrivania di Piton. Non appena i petali entrarono in contatto con la superficie, il liquido sprigionò un leggero fumo e assunse una vaga luminescenza bianca.
Soddisfatta, volle mostrare a Piton quello che aveva fatto, ma non appena si voltò verso la poltrone, vide che lui stava seduto sulla poltrona con una bottiglia di Whisky incendiario in mano. Di nuovo…
"P-professore… volevo solo… ecco, ho aggiunto l'ipomea nella pozione…"
"Sì sì, brava Granger, adesso fila nella tua stanza, ci rivediamo qua domani." Il tono di Piton era definitivo.
La ragazza non poté fare altro che dirigersi verso la sua stanza, con la testa piena di pensieri, ma soprattutto di interrogativi su quello strano comportamento avuto dal suo ex professore di Pozioni.

N.d.A.: Eccomi di nuovo, finalmente son riuscita a scrivere un nuovo capitolo. Purtroppo ho avuto qualche piccolo problemino e non ho più potuto continuare la storia! Quindi chiedo venia a quelli che stavano aspettando il seguito! Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto, e non esistate a dirmi il vostro parere!!!! Grazie in anticipo a chi mi lascerà una recensione o anche solo un commento, ma grazie anche a tutti i lettori silenziosi! Spero a prestissimo! 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


cap8

Capitolo 8

Hermione era sempre più allibita. Non riusciva proprio a capire come mai il professor Piton si comportasse così. Era sempre stato quello famoso per esser freddo e insensibile, forse neanche un attacco congiunto di Schiopodi Sparacoda lo avrebbe smosso minimante. E invece adesso era così strano…

Si soffermò anche su un altro particolare, forse indifferente agli occhi di qualsiasi altra persona, ma a lei non sfuggiva mai nessun dettaglio. Era passato a darle del tu. Che fosse solo per la strana agitazione che mostrava, e quindi non era in sé? Anche questo non sapeva come spiegarselo. Forse sarebbe riuscita a darsi una spiegazione nei giorni a venire…

Dopo la sera nella brughiera, Hermione aveva passato una notte agitata, i suoi sogni erano stati popolati da ombre scure nel bosco e dal professore di Pozioni…

Il professor Piton? Cosa?! Ho sognato il professor Piton?! Hermione, la stanchezza ti sta facendo veramente male, se inizi a sognare Piton anche di notte!!!

Con la mente piena di questi pensieri e un gran mal di testa causato dalla notte quasi insonne, la ragazza si diresse verso l'ufficio di Piton, con una sensazione di ansia sempre crescente al pensiero di come avrebbe trovato il professore.

Bussò alla porta del suo ufficio, che venne immediatamente aperta. Si trovò di fronte il Severus Piton dei suoi anni scolastici, freddo, impassibile, con il solito ghigno sprezzante sul volto.

Come era possibile, un cambio così radicale nel giro di una sola notte?

Cercando di non impazzire con queste domande a cui non avrebbe quasi sicuramente ricevuto risposta, Hermione si avvicinò al tavolo su cui aveva lasciato a sobbollire la Pozione Antilupo, che aveva ormai raggiunto la giusta colorazione perlacea. Iniziò a mescolare, facendo sette giri in senso antiorario, e vi aggiunse la Polvere di Argento. In quell'istante la pozione iniziò a fumare e sfrigolare, e uno schizzo troppo violento fuoriuscì dal calderone e finì sulla mano della ragazza, la quale cercò di soffocare un urlo di dolore causato dal contatto con quel liquido. Nel punto di impatto, ora era la sua pelle che aveva iniziato  a sfrigolare, causandole un dolore sempre più forte.

Non sapeva cosa fare, ma allo stesso tempo aveva paura di rendersi ridicola agli occhi di Piton, frignando come una bambina per qualche schizzo di pozione. Quante volte le era successo durante i suoi anni scolastici, eppure era ancora lì viva e vegeta.

Il dolore però aumentava, e la mano aveva iniziato a sanguinare, perché il liquido le stava corrodendo la pelle. Corse a mettere la mano sotto l'acqua corrente, ma capì subito che era stata una pessima idea, perché una fitta lancinante le trapasso la mano nell'istante in cui la mise sotto al rubinetto. Non poté più trattenere un forte gemito, perché il male stava diventando davvero insopportabile.

Si accasciò sulla poltrona.

Nello stesso istante Piton si era accorto di lei, e si diresse velocemente verso la ragazza, chiedendole delucidazioni. Senza riuscire a proferir parola, Hermione gli porse tremante la mano, che ormai era gonfiata e sanguinava sempre di più. Piton impallidì (più di quello che era già normalmente il suo colore). Corse verso la sua dispensa e prese un boccettino, da cui prelevò della sostanza bluastra con una spatolina, e gliela applicò sulla ferita, la quale emise un forte fumo bianco. Dopo un attimo smise di sanguinare.

Piton porse alla ragazza un bicchiere di Whisky, che Hermione cercò di rifiutare. Da quando Ron era diventato dipendente dall'alcol, lei non era più riuscita a bere nulla di alcolico. Ma il professore insisteva, e lei ne bevve un sorso per accontentarlo. Il liquido le incendiò la bocca, un fuoco le scese lungo l'esofago, ma effettivamente l'aveva fatta riprendere un po'.

Sollevò la testa, e si accorse che Piton le stava sorreggendo delicatamente la mano ferita. Lo spiò di sottecchi, e notò che aveva un'espressione preoccupata.

Hermione cercò di sfilare la mano da quella del professore, ma lui gliela tenne stretta. La ragazza avvampò, pregando che lui non se ne fosse accorto.

Le venne spalmata sulla mano dell'essenza di Dittamo, per cicatrizzare e lenire il dolore. Il professore le avvolse delicatamente la mano in una benda. Ogni movimento era lento, studiato, in modo da causarle meno dolore possibile, e la sua espressione continuava a essere quella di preoccupazione.

Facendo un respiro profondo, la ragazza cerco di mettere insieme qualche parola di scusa, ma era difficile, soprattutto a causa dell'alcol a cui non era abituata.

"P-p-prof…p-professore, m-m-mi dispiace… non volevo che s-s-succedesse una c-cosa del genere, avrei dovuto mettere dei g-g-guanti, ma non ci ho pensato…". Era mortificata, le sembrava di aver deluso le aspettative di Piton. Un incidente del genere poteva essere accettato da un alunno del primo anno, non da una ragazza così brillante e attenta come lei.

"Granger, ti rendi conto che avresti potuto perdere la mano? Uno dei motivi per cui questa pozione è illegale è anche il fatto per cui è pericoloso prepararla, perché è altamente corrosiva fino a quando non è pronta da bere! Devi solo ringraziare che sia accorso in tempo, altrimenti sarebbe finita ben peggio di così!".

Hermione era talmente umiliata che non trovo nemmeno le parole per rispondergli. Abbassò solamente lo sguardo.

Riposati, oggi, Granger, qui ci penso io. E ricordati di applicare il Dittamo tre volte al giorno, se vuoi che non ti rimanga una brutta cicatrice".

"G-g-grazie…" sussurrò, e si voltò per andarsene.

"Granger" la richiamò lui. "Fai attenzione la prossima volta!"

Era forse l'ombra di un sorriso quello che aveva intravisto sul volto di Piton pochi istanti fa?


N.d.A: Anche se pensavo che avrei abbandonato definitivamente questa storia, dopo ben 3 anni l'ho ripresa e ho scritto un nuovo capitolo. Purtroppo per impegni personali non ho più potuto dedicare tempo alla scrittura, ma per fortuna sono riuscita di nuovo a dedicarmici. 

Voglio chiedere scusa a tutte quelle persone che si erano appassionate alla storia, che l'avevano inserita tra quelle seguite, perchè vi ho fatto aspettare tutto questo tempo (semicit. XD), ma eccomi di nuovo qui! Per il prossimo capitolo spero vivamente di impiegarci meno tempo!

Ringrazio tutti quelli che leggono e che magari hanno voglia di scrivere due righe di commento! 

A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


cap9

Capitolo 9

Hermione rimase a riposo per un paio di giorni, in modo da non affaticare la mano e riaprire la ferita, che grazie all'essenza di Dittamo stava rapidamente guarendo.

Quando si sentì più in forze, sia mentalmente che fisicamente (quei giorni di pausa le avevano fatto proprio bene), la mattina, dopo un'abbondante colazione, scese nei sotterranei, chiedendosi a che punto avrebbe trovato la pozione Antilupo e quali progressi aveva fatto Piton durante la sua assenza.

Bussò alla porta dell'ufficio dell'insegnante, che dall'interno le fece un verso che Hermione interpretò come il permesso ad entrare. Non appena aprì la porta si chiese se fosse entrata nel posto giusto. L'ufficio era invaso da un fumo argenteo fittissimo, che rendeva difficile vedersi la punta del proprio naso. C'era inoltre un caldo soffocante, da foresta tropicale. La ragazza vacillò un attimo, investita da tutto ciò, e cerco di avvicinarsi alla scrivania andando a memoria, dal momento che non vedeva neanche dove metteva i piedi. Si aprì il maglioncino e un paio di bottoni della camicetta, perché quel caldo era veramente insopportabile.

"Granger, hai intenzione di rimanere lì in mezzo alla stanza tutto il giorno o ti degni di avvicinarti alla scrivania?"

"S-sì, professore, chiedo scusa!"

Finalmente raggiunse la scrivania, su cui c'era il solito calderone, da cui proveniva tutto quel fumo. Ma non fu quello a lasciare interdetta la ragazza.

Piton era in piedi, con le mani appoggiate al tavolo e leggermente chino in avanti. I capelli gli ricadevano in avanti, e gocce di sudore gli imperlavano la fronte. Non indossava il suo solito mantello nero, ma solo una camicia bianca, con le maniche arrotolate fino al gomito e leggermente sbottonata sul davanti. La scollatura lasciava intravedere il torace dell'uomo, pallido, ma sodo e con i muscoli tesi e ben definiti. Gocce di sudore gli scendevano lungo il collo. Sulla gola si vedevano una serie di cicatrici ancora arrossate, e nell'avambraccio sinistro il Marchio, lievemente sbiadito ma del tutto visibile.

Hermione rimase lì impalata, con le guance in fiamme, non solo per il gran caldo, e gli occhi fissi sull'insegnante.

"Granger, mai vista una pozione che fa fumo?" chiese Piton sarcastico, alzandosi e scostando con un gesto lento i capelli dalla faccia.

La ragazza si riscosse, avvicinandosi alla scrivania, rossa per l'imbarazzo. Non avrebbe mai immaginato che in seguito avrebbe passato ore e ore a ricordare l'immagine del suo ex insegnante così come l'aveva visto quella mattina, a riportare alla mente ogni singola gocciolina di sudore, la camicia aperta sul petto e quella pelle del torace così chiara e… invitante?!

"Andiamo di là, Granger, qui c'è troppo fumo e fa decisamente troppo caldo!"

Hermione seguì Piton. Oltrepassarono una porta e si trovarono nell'aula di Pozioni, vuota in quel momento.

Ci fu un momento di silenzio, che creò solo ulteriore imbarazzo per la ragazza.

"Come va la mano?" chiese lui.

"B-bene, è praticamente guarita" ripose lei, portando la sua attenzione sulla sua mano, ancora fasciata, e grata di avere una scusa per distogliere l'attenzione da lui.

Adesso non fa più così caldo, perché non si richiude la camicia e si mette un mantello?!

"Fammi controllare" chiese, allungando la sua mano in avanti con il palmo rivolto verso l'alto.

Hermione avvampò di nuovo. Le sembrò di essere di nuovo nell'ufficio, ma questa volta non c'era nessuna pozione a darle una scusa per il gran caldo che sentiva. Sì avvicino piano a lui, e lentamente alzò la mano bendata e gliela porse.

Piton fece un passo verso di lei, e con una calma quasi calcolata le prese la mano. Iniziò a togliere la benda, man mano scoprendo la pelle della ragazza. La ferita era guarita, lasciando solo più una lievissima cicatrice che sarebbe sparita con un altro paio di applicazioni di Dittamo.

A Hermione parve di avere un nodo al posto dello stomaco. Le si era praticamente bloccato il respiro e non osava guardare Piton in faccia. Sentiva un tale imbarazzo che si chiese come sarebbe ancora riuscita a parlargli.

I movimenti del professore erano lenti, studiati, precisi. La sua mano era calda, delicata, attenta a non provocarle dolore con gesti troppo forti. Piton le passò il pollice sopra a quel che rimaneva della ferita, chiedendole se facesse ancora male, ma lei riuscì solo a negare con un lieve cenno della testa, senza alzare gli occhi da quelle lunghe dita pallide e sottili che continuavano a trattenere la sua mano.

"Ottimo, Granger, torniamo alla pozione, ora non hai più scuse per assentarti dal lavoro!"

Forse Piton si era accorto dell'imbarazzo della ragazza e aveva rotto quella situazione con una frase secca. Ma se non avesse fatto così, Hermione non sarebbe mai uscita dalla trance in cui quel tocco delicato l'aveva fatta cadere.

Tornarono nel suo ufficio, sempre più immerso in quel fumo denso. Andando di nuovo a memoria, raggiunse la scrivania, e si accorse che all'interno del calderone la pozione aveva assunto una sfumatura bluastra, quasi metallica.

"Granger, come vedi la pozione è pronta. A differenza della ricetta classica, questa va somministrata l'ultimo giorno di luna calante. Una seconda dose dovrà essere somministrata durante la luna piena. Visto che domani sera la luna sarà calante, ci rivediamo nel mio ufficio alle 9. Per oggi è tutto”.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3454335