Finalmente Mio.

di LallaMatta4e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo. ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo. ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quarto. ***
Capitolo 6: *** Capitolo quinto. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Prologo


Sto sentendo quello che dici, ma non riesco ad emettere alcun suono. Sono persa nei tuoi occhi, e mi basta.
Non posso pronunciare alcuna parola, per quanto essa sia lunga. Non posso, non l'ho stabilito io. Lo sento e basta.
Non riesco a parlare. Se soltanto aprissi bocca, la richiuderei subito.
Non perchè lo voglio io. Non perchè non so cosa dire, anzi. Vorrei dire talmente tante cose...
Ma le cose che ti vorrei dire sono così tante.
Così tante che non saprei nemmeno da dove cominciare.

Sento l'eco delle tue parole che rimbomba nella mia testa, come una dolce melodia. Ma non le ascolto veramente.
Sono solo delle parole che sento lontane. Non riesco a capirti, sono troppo concentrata su di te.
Sono troppo occupata a guardarti. A guardare te. I tuoi occhi, soprattutto.
E mi sembra di vedere l'infinito. Tutto quello che voglio è qui. Davanti a me.
Tutto quello che desidero, che ho sempre desiderato da una vita, è qui.

Finalmente posso essere felice di averti accanto. Finalmente posso guardare, attraverso i tuoi occhi, l'infinito.
Finalmente posso averti, amore mio. Finalmente sei mio. Finalmente.

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Capitolo 2
*** Capitolo primo. ***



Capitolo primo.


Passavo le giornate a guardarlo. A fissarlo durante le lezioni. A domandarmi se mai un giorno sarei riuscita a conquistarlo in qualche modo.
Mi divertivo a guardarlo di profilo. Era un ragazzo interessante. Per lo meno, interessante per me.
Portava i capelli a caschetto neri che gli arrivavano fino alle orecchie, gli occhi grandi scurissimi, le labbra carnose e il mento leggermente all'insù che gli dava un aspetto misterioso e attraente allo stesso tempo.
Ed era strano il fatto che non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Ogni ora volgevo lo sguardo verso di lui, il suo banco era un punto di riferimento per me. E lui aveva sempre lo sguardo fisso o sul foglio o verso la cattedra. Raramente riuscivo a incontrare il suo sguardo.
La campanella, con il suo suono acuto e trillante, segnò la fine dell'ora di matematica.
Avevamo educazione fisica, nell'ora successiva.
I miei compagni erano sempre entusiasti quando dovevamo fare ginnastica. Ma io no.
La odiavo. Mettermi quelle odiose tute che mi stavano malissimo, indossare la maglietta a mezze maniche aderente, e poi correre, fare gli atrezzi, perfino pallavolo e basket.
E poi facevo sempre delle terribili figure. Tipo i miei compagni mi lanciavano la palla e io la schivavo, per paura di farmi male. Oppure correvo lentissima e quindi ero sempre l'ultima a completare i giri.
Insomma, odiavo educazione fisica.
Però, come tutte le materie, bisognava farla. Ed io mi impegnavo, in tutto quello che potevo fare. Ma non avevo assolutamente il fisico sportivo e il carattere giusto. Per cui riuscivo a fare poco o niente.
E di questo la mia prof. non era sicuramente contenta.
Ma d'altronde, cosa ci potevo fare io?
Per fortuna questa volta non abbiamo fatto cose troppo complicate. Abbiamo corso e fatto un po' di pallavolo. Gli atrezzi, grazie a Dio, non li abbiamo toccati. Anche se, devo dire, a pallavolo ho fatto le mie brutte figure (tipo quando Emma ha schiacciato nella mia direzione e io mi sono spostata subito).
E il fatto che lui è stato bravissimo (come sempre), non mi è stato di certo d'aiuto.
Iniziai a camminare, seguendo i miei compagni di classe.
Anche quell'ora era terminata, così dovevamo tornare nella nostra aula per fare italiano. Finalmente una materia che mi piaceva...
-Desireè?-.
Mi voltai verso sinistra, dove proveniva la voce che aveva pronunciato il mio nome.
Anna. La mia migliore amica.
-Sì?- dissi, lentamente.
Anna mi si avvicinò. -Tutto bene? Sembri un po' triste... sei pensierosa?-.
Ma ce l'ho scritto sulla fronte?
-Uhm- borbottai, abbassando lo sguardo -non so-.
-Come non sai?!- esclamò lei -è per Marco, vero?-.
-Marco?- cercai di fare la finta tonta, ma mentire non mi era mai riuscito bene.
-Sì, ho visto come lo guardavi in campo-.
Dio, sono proprio un caso disperato allora.
-S...si notava tanto?- balbettai, imbarazzata.
-Beh, io l'ho notato- disse lei, con un sorriso -ti conosco troppo bene... e poi è da un po' che te lo volevo chiedere-.
Io riuscii solo a sorriderle, timidamente.
Così poi riprese: -Ma da quanto ti piace?-.
-Ehm-. Ormai lo sapeva. Era inutile continuare a fingere. -da... un po'. Circa, un mesetto?-.
Avevo un po' mentito, in verità. Erano almeno due mesi che me lo tenevo dentro.
Lei allargò gli occhi e aprì un poco la bocca, stupita. -Da così tanto tempo?-.
Io sorrisi, sentendomi le guance in fiamme. -Sì-.
-Ma ti piace tanto?- chiese lei, incuriosita.
-Beh- mormorai, pensandoci bene -abbastanza... non ho mai provato una cosa così per un ragazzo. Cioè, prima alcuni ragazzi li tenevo carini e basta, adesso mi sa che è qualcosa di più-.
Sul suo volto compave un enorme sorriso compiaciuto. Come se avesse appena vinto alla lotteria, o qualcosa del genere. -Ah-ah. Ci siamo allora-.
Alzai un sopracciglio, non capendo. -Cosa?-.
-Ci siamo- ripetè, più forte.
-Scusa, ma non ho afferrato-.
-Ci siamo, ci siamo- continuava a ripetere.
Restai zitta per alcuni secondi, non sapendo cosa dire.
-Ti stai innamorando- mi spiegò alla fine Anna.
Ecco. La cosa di cui ho sempre avuto paura: l'amore. Quel sentimento così forte che riesce a spezzarti il cuore.
Mia madre mi diceva sempre “stai attenta ai ragazzi, sono persone pericolose”.
E io annuivo sempre, con aria mesta, rispondendole “sì, mamma. Quando mi innamorerò sarò ormai troppo vecchia” e scoppiavo a ridere, seguita da lei.
In quel momento però mi stava succedendo veramente. Stava succedendo a me.
Io, semplicissima ragazza di quindici anni, di nome Desireè. Quel nome così strano che mi ha voluto dare mia madre.
Io, innamorata.

Stavo iniziando a prendere in considerazione l'idea che quel ragazzo mi avesse veramente rubato il cuore, come mi aveva detto quella mattina Anna.
Com'era potuto succedere? Difficile trovare una risposta.
A pranzo rimasi silenziosa per tutto il tempo, riflettendo sulle possibilità che avevo con Marco.
“Meno di zero, sicuramente” conclusi, sconfitta.
-A cosa pensi?- mi chiese mia madre, scrutandomi.
Alzai di scatto la testa. -A niente-, borbottai.
Lei inarcò il sopracciglio destro, molto poco convinta. -E' per un ragazzo?-.
Ma porco due, cos'hanno? Leggono nella mente? Ho appeso un cartello con scritto: “mi piace Marco”, per caso?
-Ma vah, sei pazza?! Te l'ho detto che non mi innamorerò mai!- ribattei io.
Non sapevo perchè, ma mi riusciva più facile mentire a mia madre.
-Va bene- finì poi. La sua espressione però, non cambiò neanche di un millimetro.
-Non voglio finire come mia sorella!- aggiunsi, dopo un piccola pausa, scoppiando a ridere.
Mia sorella, anni diciannove, di nome Francesca, era fidanzata da più di due anni con Daniele, che aveva un anno più di lei. Stavano bene insieme, si amavano, si divertivano, si aiutavano. E come tutte le coppie, litigavano e poi si rimettevano insieme. Quante volte l'ho sentita piangere in camera sua perchè aveva discusso con “il suo Dani”? E quante volte l'ha richiamato, pentita, chiedendogli di fare pace?
Troppe, veramente troppe. Non si riuscivano a contare su due mani.
-Guarda che io sto benissimo con Daniele- affermò Francesca, offesa.
Io le sorrisi. Poi chiesi a mia madre, cambiando argomento: -Mamma, oggi dopo canto posso uscire con Anna?-.
-Va bene, però per le sei e mezza devi essere a casa, okay?- mi rispose lei.
Io annuii. -Perfetto-.
Dopo qualche minuto, mi alzai e portai in cucina il mio piatto. Poi iniziai a prepararmi, dato che canto iniziava alle tre.
-Vuoi che ti porti io oggi?- mi domandò Francesca -tanto devo uscire, perchè poi vado a casa di Paola a studiare-.
-Sì grazie, mi faresti un piacere- risposi, annuendo.
Quando tutte e due fummo pronte, scendemmo e salimmo sull'auto di Francesca.
La nuova 500, gialla. Si notava anche al buio, a momenti. Io la volevo rossa fiamma, ma lei insisteva col prenderla giallo canarino. Mia mamma non si oppose, piaceva anche a lei. L'unica a cui non andava molto bene, ero io. E così mi dovetti adattare.
Appena scesi dall'auto, Massimo, il mio migliore amico, mi corse incontro saltellando. -Desy!-, gridava.
-Ciao Massi- lo salutai io, sbattendo la portiera.
-Ho una grande proposta!- urlò lui, eccitato.
-Quale?- chiesi, incuriosita.
-Tu. Canterai. Nella. Mia. Band-, pronunciò quelle parole chiaramente, come se si trattasse di oro.
Rimasi ferma, immobile per alcuni secondi, poi, quando riuscii a capire cosa voleva da me, cambiai espressione in un decimo di secondo. -Che cosa?!-, gridai, allargando occhi e bocca più che potevo.
-E dai, Desy, tutti sanno che hai una voce da urlo- replicò lui -io per primo-.
Imbarazzata dal complimento, diventai piano piano color pomodoro. -Però... cantare davanti a tutti-, mormorai.
-E' una cavolata!- mi interruppe lui -devi fare finta che non ci sia nessuno, e che stai cantando in camera tua!-.
-Ma il fatto è che non è così! Lì davanti ci sono centinaia di persone che mi guardano!- obiettai io, nel panico.
-E allora? Desy, non puoi mica continuare a cantare a scuola a livello amatoriale... la tua voce dev'essere sentita! Potremmo fare un cd... e magari diventare famosi!- esclamò lui, con la testa tra le nuvole. Poi, dopo una pausa, aggiunse, sorridendomi: -E tu sei perfetta per fare la solista!-.
-Tu non sei molto a posto- finii. Dopodichè lo aggirai, e iniziai a camminare verso l'entrata.
Ma Massimo era troppo convinto, così mi corse dietro, ripetendo cose come “ma hai una voce fantastica!” oppure “non avrai nessun problema, sei bravissima!”.
Ma io non ci credevo, e continuavo col mio passo, verso la porta.
-Desy! Ti prego! Fallo per me!- implorò lui, alla fine.
A quel punto, ero costretta ad accettare. Non potevo rinunciare a lui. Era una delle persone più importanti per me.
Mi bloccai di colpo. -Ci penserò-, conclusi.
-Grazie Desy! Ti voglio bene-, dopodichè mi stampò un bacio sulla guancia, con affetto.
Io sorrisi, guardandolo negli occhi. -Anche io-.

Le due ore di canto volarono in un attimo. Provammo due canzoni (“La solitudine” di Laura Pausini e “Ti scatterò una foto” di Tiziano Ferro), accompagnati dal pianoforte, suonato dal mio prof. di musica.
Alle quattro e mezza, Anna mi venne a prendere fuori da scuola, com'eravamo d'accordo stamattina.
-Ciao!- mi salutò lei, appena uscii -divertita?-.
-Sì, sì- risposi io, raggiungendola -abbiamo cantato due canzoni con il prof... e poi- dissi, cambiando tono di voce -non sai cosa mi ha proposto oggi Massi!-.
-Cosa?- chiese lei, interessata.
-Di cantare come solista nella sua band!- dissi tutto d'un fiato.
-Davvero?!- gridò lei.
-Sì!- risposi, sorridendo, eccitata.
Lei si mise a urlare come se le avessero appena regalato un viaggio alle Hawai. -Ma è fantastico!-.
-Sì- mormorai, imbarazzata -ma non so se accettare-.
Anna cambiò subito espressione, stupita. -Che?!-.
-E' che- mi affrettai a rispondere -ho paura di fare figure...insomma, non ho mai cantato davanti a così tanta gente. Loro invece sono abituati-.
-Desy!- mi riprese lei -anche per loro c'è stata la prima volta, che credi?-.
-Lo so, però ho paura che sia troppo presto per me- ribattei io.
-Troppo presto?! Ma stai scherzando?!-.
-Non lo so- finii, abbassando lo sguardo.
-Desireè- disse Anna, pronunciando per intero il mio nome (cosa che faceva raramente) -tu canterai insieme a Massi al loro concerto, punto. Sei bravissima. Te lo meriti, e se te l'hanno chiesto vuol dire che credono in te. E tu non puoi rinunciarci-.
Io le sorrisi, apprezzando tutti quei complimenti. -Dici di provarci?-.
-Certo!- esclamò lei, emozionata -e io sarò in primissima fila!-.
Io scoppiai a ridere, divertita. -Grazie An, sei una vera amica-.
-Figurati- disse lei, abbracciandomi -anche tu lo sei per me-, mi sussurrò all'orecchio.
-Andiamo a mangiarci un gelato?- proposi, dopo esserci staccate.
-Va bene- confermò lei.
Dopodichè ci incamminammo verso la cremeria più vicina, mano nella mano come due migliori amiche.


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Capitolo 3
*** Capitolo secondo. ***


Capitolo secondo.


Quando tornai a casa, mi resi conto che non era molto normale il fatto che continuavo a pensarlo. Anche mentre ero con Anna in gelateria a mangiare il gelato, a ridere e a scherzare.
Era ormai diventato un pensiero fisso per me, e questo un po' mi spaventava. Non volevo stare male per un ragazzo; non mi era mai capitato, perchè mai sarebbe dovuto succedere proprio ora?
Forse perchè ero destinata a soffrire e basta. Ero forse un caso disperato?
Appena entrai in camera mia, decisi che avrei sistemato la stanza. Era leggermente in disordine. Il letto ancora disfatto dalla mattina, i vestiti appoggiati a caso sulla sedia e la scrivania piena di libri, quaderni e penne.
Ci misi poco, forse perchè avevo la musica a volume alto che mi distraeva.
L'unica cosa che mi restava da fare era entrare in doccia.
Dopo pochi minuti, mi ritrovai seduta, con il getto della doccia puntato sulla schiena.
L'acqua era calda, quasi bollente. Ma questa sensazione mi piaceva, restai così per venti minuti.
E pensavo.
Pensavo a Marco. Alla sua bellezza. All'amore (come all'inizio l'aveva definito Anna) che provavo per lui. A Massimiliano. Alla sua proposta di fare la solista nel suo gruppo. Ad Anna. Al pomeriggio passato con lei. Ai suoi consigli. Alle sue risate.
Appena uscii dalla doccia, mi asciugai e mi vestii. Poi mi buttai come un sacco di patate sul letto e mi misi a leggere.
Era quasi l'ora di cena, infatti mia madre mi chiamò a gran voce: -Desireè!-.
Capii subito. Appoggiai il libro sul comodino, mi misi le ciabatte e corsi velocemente le scale.
-Divertita con Anna?- mi chiese mia madre, appena varcai la soglia della cucina.
-Sì- risposi, sedendomi al tavolo -abbiamo preso un gelato e abbiamo fatto due passi-.
Lei mi sorrise. -Bene, sono contenta-.
Poi, d'un tratto m'illuminai. -Oh- esclamai -mamma! Ti devo dire una cosa che è successa oggi!-.
-Cosa?- mi chiese lei, alzando un sopracciglio.
-Massi mi ha chiesto di fare la solista nella sua band- risposi, eccitata.
Adesso anche lei e Francesca (che era stata fino a quel momento zitta col capo chino) si accesero.
-Davvero?!- esclamò Francesca. E per poco non le andò di traverso l'acqua.
-Sì!- confermai, orgogliosa.
-Non ci posso credere! E tu cosa gli hai detto?- disse mia madre, saltellando.
Io la guardai strana per qualche secondo e poi scoppiai a ridere. -Mamma! Che stai facendo?!-.
Lei continuò a saltare di qua e di là e ripetè: -Allora? Cosa gli hai detto?-.
-Beh, penso di accettare-.
-Come pensi?- gridò lei, come se le avessi appena detto che avevo rifiutato un regalo da un milione di euro.
-Okay, accetto- dissi, correggendomi.
-Ecco, così va meglio- affermò lei, sorridendomi.
-Quando iniziano le prove?- domandò Francesca.
-Non lo so, devo ancora fargli sapere- risposi, con una scrollata di spalle.
Le bocche di mia madre e di mia sorella si spalancarono. -Che?!-.
-Domani glielo dico-.
-Ma quindi...- balbettò Francesca, stupita -tu non gli hai dato subito la risposta?-.
-Ehm, no-.
-Tu non sei normale- concluse Francesca, scuotendo la testa.
-Cosa ho fatto?!- protestai, non capendo.
-Niente, lascia stare- disse mia madre, ridendo.

Il giorno dopo, durante la ricreazione, mi precipitai nel corridoio della classe di Massi.
Appena lo vidi, gli saltai addosso abbracciandolo come se non lo vedessi da mesi.
Lui scoppiò a ridere e mi chiese, divertito: -Come mai così affettuosa oggi?-.
Io gli sorrisi, arrossendo un poco. -Così-. Dopo una piccola pausa, ripresi a parlare: -Comunque per ieri, io... accetto-.
Nella frazione di un secondo, il suo volto divenne dapprima meravigliato, poi sempre più eccitato.
Però non disse niente.
-C'è qualche problema? E' troppo tardi?- chiesi, in preda al panico.
Sulle sue labbra comparve un enorme sorriso. -No, tutto a posto. E' che sono così felice...-.
Anche io gli sorrisi. -Pure io, Massi, non sai quanto!-.
Restammo così alcuni minuti, abbracciati. Stringendo sempre più forte il corpo dell'altro al proprio.
Le sue mani mi stringevano la schiena, le mie invece le sue spalle (dato che è alto quasi un metro e ottanta).
-Le prove quando iniziano?- gli chiesi, rompendo quel silenzio che si era fatto.
-La prossima è domani dalle quattro alle sei-.
Rimasi di sasso. -Domani?-.
-Sì- mi rispose lui, sorridendomi dolcemente -sei libera?-.
Lo guardai nei suoi occhi verde smeraldo. -Sì, è solo che... non è troppo presto?-.
-Ma no, va benissimo! La data del concerto è il ventidue maggio, cioè tra poco più di un mese!-.
-P...poco più di un m...mese?- balbettai, con una fitta allo stomaco.
-Ehm, sì- mi rispose.
Forse in quel momento avrà pensato “ecco, non avrei dovuto dirglielo”. Beh, forse sarebbe stata la cosa migliore.
Ma la campana di fine intervallo ci interruppe.
Mi staccai, rapidamente. -Devo andare-.
-Okay, ci vediamo fuori da scuola!- mi salutò lui. Poi mi diede un bacio sulla guancia con affetto.
-A... a dopo- borbottai io.
Appena raggiunsi Anna, mi chiese subito cosa avevamo detto.
-Le prove iniziano domani, renditi conto!- esclamai, ancora terrorizzata all'idea che di tempo per provare ce n'era poco.
-Va beh, le canzoni non dovrebbero essere tante- disse Anna, cercando di trovare i lati positivi.
-Speriamo- conclusi, con un sospiro.
L'ora successiva avevamo letteratura, la prof. avrebbe continuato a interrogare. Io ero già stata interrogata la settimana scorsa, per cui chiesi alla prof. educatamente se potevo leggere, intanto che lei interrogava.
-Va bene- mi rispose lei, comprensiva. Anche lei amava leggere, ed è per questo che ogni volta che mi vedeva leggere (per esempio nelle ore buche) era sempre contenta.
Ogni tanto alzavo lo sguardo, interrompendo la lettura. La voce del mio compagno di classe interrogato era talmente forte che mi distraeva. E poi io adoravo leggere durante il silenzio. Quindi ci misi un po' per abituarmi al casino in cui ero. All'inizio rilessi la stessa pagina due o tre volte, per capire di cosa si trattava. Poi mi concentrai talmente tanto che Emanuele, il mio compagno di banco, mi dovette chiamare più volte per riuscire ad avere la mia attenzione.
-Oh, scusa Ema, ero intenta a...- borbottai, imbarazzata.
Non sapevo come mai, ma Emanuele aveva il potere di mettermi in imbarazzo anche per una schiocchezza. Ogni volta che mi guardava in quel modo così strano e severo dovevo abbassare lo sguardo.
-Leggere- concluse lui. Poi sul suo volto comparve un sorriso. -non c'è problema. Comunque ti volevo chiedere... cosa fai oggi?-.
-I...io?- mormorai, stupita. Cioè, non so se avevo capito bene ma... lo stava chiedendo a me?
Lui rise, piano, attento a non fare rumore. -Sì, a chi altro sennò?-.
Io sorrisi, ancora più imbarazzata di prima. -Ehm, sì, perchè?-.
-Se ti va, potremmo vederci per fare Diritto- propose lui, con non chalance.
-Ah, è vero- dissi. Me n'ero dimenticata.
-Ieri ho provato a farla, ed era piuttosto complicata. Due teste sono più di una, potremmo riuscirci-.
Annuii. -Va bene. Però dove ci troviamo?-.
-Non lo so- disse lui, pensandoci -a casa mia non si può fare, dire che è occupata è ancora poco...-.
-E a casa mia?- proposi.
-A me va benissimo, se non ci sono problemi- affermò lui.

-Quindi oggi pomeriggio Emanuele Vicentini viene a casa tua?!- esclamò Anna, mentre tornavamo a casa a piedi, come tutti i giorni.
-Sì, per studiare- precisai io.
-Al diavolo lo studio! Secondo te lui viene lì per fare Diritto?- mi chiese lei, in tono ironico.
Io la fissai, incredula. -Ehm, sì-.
Anna inarcò il sopracciglio, e poi disse: -Si può sapere perchè sei così ingenua?-.
-Ma cosa?!- esclamai, irritata -oggi pomeriggio ti giuro che studieremo-.
-E basta?- continuò lei, con un tono alla “lo so cosa farete in realtà”.
-Sì!- confermai io, esasperata -prima di tutto Emanuele non mi piace...-.
-Non... ti piace?- mormorò lei, allibita -è un figo pazzesco!-.
-Figo?- chiesi, non capendo.
-Sì! Alto, biondo, occhi azzurri... classico ragazzo modello- spiegò lei gesticolando confusamente.
-Beh, io non la penso allo stesso modo- conclusi, leggermente offesa.
Se lei lo riteneva un bellissimo ragazzo, non voleva dire che anche io avevo la sua stessa opinione.
-Va beh, tu però tieniti pronta- affermò lei.
-Per cosa?- chiesi, non capendo. Sembrava che venissi da un'altro pianeta.
-Ci proverà di sicuro-. La risposta chiara e diretta di Anna mi fece sobbalzare.
-Dici?- chiesi, rallentando il passo.
-Ma certo! E' da tantissimo tempo che ti fa il filo!- esclamò lei, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Io rimasi in silenzio per qualche minuto, anche se mi parvero ore. Non riuscivo veramente a crederci.
-Altrimenti perchè avrebbe chiesto alla prof. di mettersi vicino a te?- incalzò Anna.
-Perchè sono in ultima fila- risposi io.
-Ma come mai proprio accanto a te?- continuò lei, alzando le sopracciglia.
-Perchè posso aiutarlo- risposi, questa volta con meno convinzione.
-E secondo te ci sei solo te brava in tutta la classe?-.
Non risposi. Forse aveva ragione.
-Oggi ne approfitterà, fidati- riprese lei, annuendo.
Un brivido mi percorse la schiena. E se davvero provasse a fare qualcosa?
-E che posso fare?- domandai, esitante.
-Che puoi fare?!- gridò lei -ma sei impazzita?-.
-C...cosa?- balbettai.
Ma perchè mi sentivo così inganfita?
-Stacci!- rispose lei, abbassando la voce.
-Starci? Io... non so- risposi, insicura.
-Sì, che sarà mai qualche innocuo bacio?-.
-Ma An, io non voglio dare il mio primo bacio a un...- iniziai.
Ma subito fui interrotta da Anna che terminò la frase dicendo: -...figo-.
Io alzai il sopracciglio, seccata. -Stavo per dire “a un ragazzo che non mi piace”-.
-Ma Dio, Desy, io un'occasione così non me la farei scappare- affermò lei, sicura -cioè, stiamo parlando di uno dei ragazzi più carini della scuola! Invidiato dai maschi per le sue strabilianti e innumerevoli conquiste, e il Dio vivente per le femmine, il ragazzo che tutte vorrebbero baciare-.
-Lo so An, ma proprio per questo che non mi va di baciarlo- dissi io.
-Non capisco, che intendi?-.
-Io il mio primo bacio me lo sono sempre immaginata una cosa romantica, intima  e indimenticabile... ma per tutti e due. Non voglio che per lui sia “l'ennesima pagina di diario”... capisci?- spiegai io.
Anna annuì soltanto.
-Insomma, per lui baciare una nuova ragazza è normale, è una “scappatella” in più- continuai io, sicura di quello che stavo dicendo -e poi, cosa più importante, Emanuele non mi piace. Io voglio essere innamorata del primo ragazzo che bacerò. Non voglio dimenticarmelo, dev'essere una cosa speciale-.
Questa volta fu Anna a rimanere senza parole. L'avevo davvero convinta.









*Ed ecco il secondo capitolo. Spero davvero che vi piaccia e che vi incuriosisca questa storia.
Grazie a chi l'ha aggiunta tra i preferiti e a chi l'ha soltanto letta.
Al prossimo capitolo, LaLLa.

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo. ***


Capitolo terzo.


La cosa più strana fu quando mancavano pochi minuti all'arrivo di Emanuele. Mi sentivo agitata, più di quanto avrei mai pensato.
Ogni cinque secondi mi specchiavo: mi studiavo, in ogni minimo dettaglio.
Poi, quasi d'istinto, presi il telefono e composi di fretta il numero di Anna, che ormai sapevo a memoria.
-Ciao Desy!- mi salutò lei, brillantemente -non è ancora arrivato?-.
-No- risposi, guardandomi allo specchio per l'ennesima volta -e la cosa più brutta è che...- feci una pausa, cercando le parole più adatte. Poi finii la frase dicendo: -Sono emozionata-.
-Beh, è normale- ammise Anna -specialmente se un figo entrerà in camera tua!- aggiunse, poi scoppiò a ridere.
-An, non mi sei per niente d'aiuto- affermai, quasi tremando.
-E dai, era per farti ridere un po'- scherzò lei, poi disse, tornando seria: -Comunque, stai tranquilla... se non vuoi, basta fermarlo, non ti farà niente-.
-Lo so, ma il fatto è che non so se voglio- sbuffai io.
-E allora cosa vuoi che ti dica? Lasciati andare! Fai quello che senti al momento, non pensarci adesso- mi consigliò lei.
-Uhm... sì- dissi io, vaga.
Poi il suono del campanello di casa mia ci interruppe.
-Merda! E' qui!- gridai, nel panico.
-Desy!- mi riprese lei -stai tranquilla, non agitarti! E' peggio!-.
-Va... va bene- balbettai io -ti richiamo più tardi e ti racconto tutto! Ciao!-.
-Okay, ciao ciao!-.
Poi chiusi la chiamata e mi precipitai a rispondergli, urlando: -Vado io, mamma, è il mio compagno di classe!-.
Lei dalla cucina mi rispose: -Okay! Ma come si chiama, scusa? Non vorrei fare figure-.
-Emanuele- dissi, frettolosamente.
Schiacciai il bottone dell'apri cancello due volte, per sicurezza.
Mi misi ad aspettarlo davanti alla porta, con il cuore che mi batteva impazzito. Appena sentii che stava salendo le scale di corsa, il cuore aumentò i battiti e le mani iniziarono a tremarmi.
Mi imposi che dovevo stare tranquilla, e per aiutarmi a calmarmi, feci respiri lunghi e profondi.
-Permesso?- mormorò Emanuele, aprendo lentamente la porta.
Feci uno sforzo enorme per sorridere, ma alla fine ci riuscii. Anche se non seppi che cosa ne venne fuori. -Vieni, vieni pure-.
Ed eccolo. I capelli biondi scompigliati, gli occhi che gli brillavano e le labbra sorridenti. -Ciao Desy, scusa per il ritardo, ma ho perso l'autobus-.
Guardai l'orologio. Era in ritardo di dieci minuti. Non me n'ero nemmeno accorta. -Oh, non fa niente-.
In quel momento, comparve mia mamma.
-Buongiorno signora- la salutò Emanuele, educatamente.
-Ciao Emanuele, come stai?- chiese mia madre, come se fosse un vecchio amico.
Dio, mamma, non è che ti stai prendendo un po' troppa confidenza?
-Bene grazie, lei?- rispose lui, sorridendo.
-Anche io- disse mia madre -oggi allora compiti?-.
Io annuii. -Sì, mamma, dobbiamo fare Diritto-.
Anche Emanuele confermò: -Sì, penso che in due sia meglio-.
-Giusto, giusto- confermò lei -allora vi lascio studiare-.
-Okay!- dissi io, poi mi diressi in camera mia dicendo a Emanuele di seguirmi.
-Mi ha preso in simpatia tua mamma eh?- scherzò lui, nel salire le scale.
Io sorrisi, leggermente imbarazzata. -Così sembra- affermai, vaga.
Appena entrammo, mi sentii un po' in imbarazzo. Eppure la camera era in ordine...
-Che bella stanza- commentò Emanuele, guardandosi attorno.
-Grazie- mormorai, arrossendo.
-E' tutta tua?- chiese lui, scrutando ogni minimo particolare.
-Sì, mia sorella ne ha un'altra-.
-Uh- fece lui, ad un tratto -chi sono?- mi domandò, indicando i poster appesi sopra il mio letto.
-Allora a destra sono Aly&Aj, accanto i Coldplay e poi Laura Pausini- risposi io.
-Alcuni dei tuoi cantanti preferiti?-.
-Sì- confermai io, sorridendo leggermente imbarazzata.
-Uhm... mi sa che non andremo molto d'accordo in fatto di musica. Io ascolto molto Metal, tipo i Nightwish- mi disse lui, girandosi verso di me.
-Ah. Sì, li ascolta anche Massi- mormorai, sorridendo.
-Massi? Il tuo amichetto?- chiese, scrutandomi, curioso.
-Il mio migliore amico- lo corressi io, guardandolo dritto negli occhi, in tono di sfida.
-Sì, lui- disse Emanuele, gesticolando con la mano.
Ci fu un attimo di silenzio.
Poi io mi voltai, mi allontanai di qualche passo per prendere i libri, e dissi: -Allora iniziamo Diritto?-.
Ci sedemmo alla mia scrivania, uno imparte all'altro.
Avevamo da studiare una decina di pagine, prima le leggemmo per cercare di capire e poi iniziammo a impararle.
A un certo punto mia madre aprì la porta, interrompendoci.
Mi girai verso di lei. -Ciao mamma, cosa c'è?-.
-Io devo andare un attimo dalla zia, non fa niente se state un po' da soli? Faccio presto, si tratta di un'oretta, neanche- mi rispose lei.
Un'ora da sola con Emanuele?! Perchè la cosa non mi rassicurava per niente?
-Okay- risposi d'istinto, non ci pensai nemmeno.
-A dopo allora, ciao ragazzi!- ci salutò lei.
-Arrivederci signora- esclamò Emanuele.
-Ciao mamma- borbottai, abbassando lo sguardo.
Quando sentimmo sbattere la porta d'uscita, ci fu un attimo di silenzio terribilmente imbarazzante e carico di nervosismo.
Poi io lo interruppi dicendo: -Allora, stavamo dicendo, la definizione di Stato-.
-Quindi siamo da soli?- mi domandò Emanuele, non badando a quello che gli avevo appena detto.
-Ehm, sì- mormorai io, sentendomi le guance in fiamme.
Lui fece un cenno leggero col capo, senza aggiungere altro.
Restammo così, senza dire niente per pochi minuti, poi ripresi con Diritto, leggendo parole confuse dal libro.
-Sssh- mi fece Emanuele, mettendomi il suo indice destro sulle labbra.
Io mi bloccai di colpo e lo guardai con aria confusa, però non gli chiesi nulla.
Ci guardammo negli occhi per pochi secondi.
Il mio cuore inizò a battere sempre più velocemente, stavo impazzendo. Riuscivo a percepire il suo profumo, il suo alito che soffiava delicatamente sul mio viso, perfino i suoi battiti. Lui, al contrario di me, sembrava perfettamente a suo agio.
Poi delicatamente avvicinò il suo viso al mio, a tal punto da far sfiorare i nostri nasi.
-Desy- disse lentamente -tu mi piaci-.
Restai immobile, timorosa dalla confessione che mi era appena stata fatta. Non mossi un muscolo, avevo paura. Non sapevo bene di cosa, sapevo soltanto che in quel momento non avevo la minima idea su cosa dire o fare. Ma per quest'ultima, ci pensò lui.
Non sapevo come, non sapevo perchè, non sapevo niente. Sapevo solo che la sua bocca era appoggiata alla mia.
Rimanemmo così per alcuni minuti. Minuti che mi sembrarono giorni.
Le sue mani scivolarono sui miei fianchi. Poi mi fece delle leggere carezze che partivano da sotto il seno fino alla pancia, su e giù, su e giù, per parecchie volte. Mentre la sua bocca era sempre attaccata alla mia.
Nella mia mente ricordai le parole di Anna:
Lasciati andare, fai quello che senti al momento.
In quell'istante provai diverse emozioni: eccitazione, vergogna, timore, paura, soprattutto paura.
Paura perchè non sapevo quello che dovevo fare. Non sapevo se era giusto o sbagliato. Non sapevo se Emanuele mi piaceva veramente o se era una semplice cotta. O forse neanche provavo qualcosa per lui, ero solo curiosità la mia, nient'altro.
Ma d'altronde, era la prima volta che un ragazzo si faceva avanti così con me. Nessuno mi aveva mai esplicitamente detto che gli piacevo, nessuno mi aveva mai coccolato in quel modo, nessuno aveva mai appoggiato la sua bocca sulla mia. Nessuno prima di Emanuele, è chiaro.
Lui era il primo. Il primo ragazzo che si è confessato davanti a me, il primo ragazzo che mi ha accarezzato la pancia in quel modo così dolce che solo i ragazzi possono fare, che mi ha toccato le labbra con la sua bocca.
Poi ad un tratto, sentii che Emanuele aprì la bocca, tirò fuori la lingua e cercò di infilarla dentro la mia bocca.
Io all'inizio opposi resistenza, tenni la bocca chiusa. Ma solo per pochi secondi. La tentazione era forte, volevo scoprire la sensazione di un vero bacio, di un bacio con la lingua.
Così anche io aprii la bocca e lasciai che la lingua di Emanuele ci entrò dentro. La mosse velocemente, come un mulinello, in senso orario. Mi toccò i denti, l'interno delle guance e la mia lingua. Ero restata ferma con la bocca aperta senza fare niente. Mi stupii di me stessa.  Anna mi aveva detto mille volte di non fare la figura della “gatta morta”, ai ragazzi non piace per niente. Aveva invece affermato che bisognava muoverla, farla guizzare, cambiando i sensi, cambiando gli stili, su e giù, destra e sinistra.
E così feci. All'inizio toccai la sua lingua, poi la feci entrare dentro la sua bocca e seguii ogni consiglio di Anna.
Ci baciammo per numerosi minuti. Dieci, quindici, venti, trenta. Non riuscii a stabilire un tempo, ma che importava? La cosa più importante era che stavo baciando Emanuele. Il mio primo bacio.
Poi, con un rapido gesto, mi staccai.
Emanuele mi guardò, confuso. -Non ti è piaciuto?-.
-Sì- risposi io, abbassando lo sguardo -però non so...-, feci una pausa, non sapendo cosa dire per terminare la frase.
Quante cose che non sapevo. Quante cose di cui avevo molti dubbi. Quante cose che non ero del tutto sicura. Quante domande avevo per la testa, e che poche risposte che riuscivo a trovare.
-Cosa non sai?- mi incitò lui, cercando il mio sguardo.
Ma io tenni il capo abbassato. Così lui mi prese il mento e me lo alzò dolcemente. Lo guardai negli occhi, i suoi occhi azzurri, la parte più bella di lui. Gli occhi che molte ragazze avrebbero voluto vedere così da vicino come li stavo guardando io. E chissà quante che lo hanno fatto, invece.
Allora la mia voce mi rimbombò nelle orecchie, come un eco. Quelle parole che avevo pronunciato con Anna, il giorno stesso, durante la strada di casa.
Per lui baciare una nuova ragazza è normale, è una “scappatella” in più.
Ed era vero. Terribilmente vero.
Quante lingue erano entrate nella sua bocca? Quanti corpi aveva accarezzato in quel modo con le sue mani? Quante volte aveva pronunciato quelle parole, per conquistare una ragazza?
Tante. Veramente tante.
E forse il giorno dopo sarei diventata un'altra pagina di diario, come lo avevo definito con Anna. Un altro nome messo nella lista delle ragazze che aveva baciato. Una nuova scappatella.
Tutto questo mi parve sbagliato, avevo commesso un errore enorme.
A me Emanuele non piaceva, però la curiosità era troppo grande. E così mi sono lasciata trasportare dagli ormoni...
Ma non era quello che mi aveva detto Anna? Mi aveva detto: “lasciati andare”. Beh, io lo avevo fatto.
Il punto era che dopo averlo fatto, mi sono pentita. Ho capito che era stato tutto un maledetto sbaglio.
-Desy?-. La voce di Emanuele mi riportò bruscamente alla realtà.
-Io...- mormorai, cercando le parole più adatte -non so se ho fatto bene. Se ho commesso uno sbaglio, oppure no-.
Ci fu una pausa.
Il cuore continuava a battermi impazzito, non riuscivo a stare calma.
-Capisco- disse lui, vago.
Lo guardai negli occhi, senza dire niente.
-Ma io sono sicuro, tu mi piaci davvero- aggiunse poi, reggendo con convinzione il mio sguardo.
Io annuii. -E domani sarà un altro giorno, vero?-.
-Cioè?- chiese lui, alzando un sopracciglio.
-Domani sarà diverso, tu sarai diverso. Sarà come non essere mai stato qua, sarà come non avermi mai baciata, sarà come se tutto questo non fosse mai successo- spiegai io.
-Non è vero, perchè dici questo?- obiettò lui.
-Ho paura che sei come tutti gli altri ragazzi, ho paura che sia stato solo un bacio per te, niente di più- risposi io.
-In che senso “solo un bacio”?- domandò, facendo le virgolette con le dita.
-Nel senso che continueremo a restare amici e basta, non è così?-. Le mie parole dovettero averlo colpito come un pugno forte, perchè ci mise diversi secondi per rispondermi.
-E' che io... non so se è la cosa migliore metterci insieme- disse poi -soprattutto perchè so come sei fatta te, e diventare ufficialmente la mia ragazza non è affatto una buona idea. Tu sei diversa da me, tu cerchi una relazione abbastanza seria. Io invece prendo le cose molto alla leggera, non ci do peso-.
-Ma lo sai che prendere alla leggera i sentimenti della gente e non darci peso non è affatto bello?-.
-Può essere, dipende dalle persone. Ed è per questo che sto cercando di farti capire che tu non sei affatto la tipa giusta per me- ripetè lui.
-E allora quando ti metterai insieme a una ragazza?- chiesi io, forse troppo impulsiva nei suoi confronti.
-Non lo so. Quando sarò veramente sicuro, quando me la sentirò di legare veramente con una persona. Io sono complicato come ragazzo. I ragionamenti che faccio sono facili da apprendere, ma difficili da capire, non so se mi spiego-.
-Sì, penso di aver capito- risposi, annuendo -e, sai una cosa? Hai ragione sul discorso che non siamo fatti l'uno per l'altro. La pensiamo molto diversamente-.
Lessi nei suoi occhi un leggero pentimento, e infatti si affrettò ad aggiungere: -Scusa davvero, ti ho illusa?-.
Io sorrisi, senza entusiasmo. -No, sono delusa io da me stessa-.








*Ci sto prendendo la mano, ormai. Non faccio che scrivere, mi sta troppo appassionando questa storia.
E spero tanto che la stessa cosa valga per voi, miei carissimi lettori xD
Un grazie speciale a io_crazy per aver recensito, e anche alle persone che hanno aggiunto la fic nei preferiti/seguiti. Grazie davvero.
Ci sarà presto un prossimo capitolo, quindi devo dire: A presto ^^. LaLLa.

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Capitolo 5
*** Capitolo quarto. ***


Capitolo quarto.


Che brutta cosa sapere che la colpa di tutto quello che era appena successo era solo mia. Perchè io sapevo com'era fatto Emanuele, sapevo come la pensava, sapevo che non era capace di legarsi a una persona, sapevo che per lui erano solo degli “innocui” baci, eppure ho preferito cedere alla tentazione. Quella forte tentazione di scoprire cos'era un bacio. Com'era sentirsi in bocca una lingua non tua, com'era la sensazione, le emozioni che si provavano. Insomma: la mia era semplicemente curiosità. Peccato, però, che quello era il mio primo bacio.
E così iniziai a piangere. Mi sentivo in colpa con me stessa. Avevo tradito tutte le idee che avevo prima: dare il mio primo bacio a un ragazzo di cui ero innamorata. E purtroppo Emanuele non era Marco.
Piansi per circa un'ora, senza sosta, senza dire nulla, senza muovermi, immobile sul mio letto. E dopo aver consumato ogni lacrima, riuscii a fermarmi.
Il cuore batteva agitato, il respiro era affannoso, le mani mi tremavano.
Quando mi calmai, decisi che quello era il momento adatto per sentire Anna e raccontarle tutto.
Presi il telefono di casa e la chiamai.
Al secondo squillo, mi rispose sua mamma: -Sì?-.
-Salve, sono Desireè- dissi, con voce strozzata.
-Ah, ciao! Anna non è lì da te?-.
Alzai un sopracciglio, confusa.
Che cavolo si era inventata questa volta la mia migliore amica? Qui c'era di sicuro un ragazzo in ballo.
-Ehm, sì, scusi, ho sbagliato numero- mi affrettai ad aggiungere.
-Oh, non fa niente-  mi disse sua mamma, comprensiva.
-Arrivederci signora!- la salutai, in fretta.
-Ciao bella- esclamò lei.
Appena misi giù la cornetta, presi il cellulare e la chiamai lì.
Mi rispose dopo numerosi squilli, con voce distaccata: -Pronto?-.
-An! Dove sei?!- le chiesi, sentendo in sottofondo delle voci terribilmente familiari.
-Ma tu non eri con Emanuele a studiare?-.
-No, abbiamo fatto presto... Tu dove sei?-.
-Ehm, ti spiegherò...- mormorò lei.
-No! Dimmelo ora!- insistetti io -che stai facendo?-.
Ci fu un po' silenzio. Restai con il respiro sospeso per diversi secondi.
-Sono fuori-.
-Lo avevo capito! Ma dove? Con chi?- domandai frettolosamente.
-Al parco- rispose lei, dopo una piccola pausa.
-Con?- chiesi, sempre più curiosa.
Che cavolo, non poteva dirmi quattro parole in croce! Doveva spiegarmi cosa diavolo stava facendo, altrimenti sarei morta di curiosità.
-Con...- affermò lei, lasciando la frase in sospeso.
E sentii di nuovo delle voci. Maledizione, non riuscivo a capire di chi fossero.
-Che cavolo! Dimmelo! Con chi?- ripetei io.
-Dopo vengo a casa tua e ti spiego, okay?- disse lei.
-No! Ora!- esclamai io, seccata.
-Per le sei va bene? Tra mezz'ora... ciao Desy!-.
-Anna! Rispondimi subito!- gridai. Quando ci chiamavamo col nome intero voleva dire che eravamo arrabbiate, e questo lo sapevamo bene sia io che lei.
Ma ormai era troppo tardi. Aveva già riattaccato.
Così la richiamai, una, due, tre volte. Ma lei non mi rispose mai.
Sospirai, sconfitta. Dovevo per forza aspettare le sei.

E le sei arrivarono. Molto lentamente, ma arrivarono. Quando sentii suonare il campanello, le corsi incontro.
Appena la vidi, le saltai praticamente addosso. -Allora?! Dov'eri?! Con chi? Cosa stavi facendo?!-.
Anna scoppiò a ridere, divertita. -Se te lo dico non ci crederai mai-.
-Tu dimmelo!- gridai, impaziente.
-Allora- fece lei, e si sedette sulla sedia che avevo in giardino, come se stesse per iniziare un lungo discorso -alle tre e mezza Massi mi ha chiamato e mi ha chiesto di uscire-.
-Che... cosa?!- esclamai io, allargando gli occhi e spalancando la bocca.
-Te lo avevo detto che non ci avresti mai creduto!- protestò lei -è che è successo così in fretta...-.
-Successo cosa?!-.
-Ehm...- mormorò lei, arrossendo.
-Adesso me lo dici, Dio Santo! Che cavolo è successo?- urlai, fuori di me.
-Intuiscilo- disse, con un sorriso sfacciato sul volto.
-Vi siete baciati?!- esclamai, stupita.
Lei annuì, piano.
-Oh Cristo, non è possibile- mormorai, buttandomi sulla sedia davanti a lei.
-Lo sapevo che lo dicevi... non ci credo nemmeno io, a momenti!-.
-Ma per te è diverso- affermai, stringendo gli occhi -tu lo sapevi... a te piace!-.
-No!- sbottò lei.
-E allora perchè lo hai baciato?!- ribattei io.
-Beh, è successo... non posso dare una motivazione-.
Strinsi gli occhi ancora di più. Erano diventati due fessure. -Anna, non prendermi per il culo-.
-E va bene, lo ammetto, mi piaceva da un po'. Solo che non ero sicura, all'inizio provavo solo un'attrazione per lui, se così si può dire... E oggi dato che mi ha chiesto di uscire, ne abbiamo approfittato- mi raccontò lei.
-Ma... ma...- mormorai, allibita -né tu né lui me l'ha mai detto!-.
-Perchè è successo tutto troppo velocemente! Non ce ne siamo accorti nemmeno noi! Semplicemente abbiamo passato un pomeriggio insieme e ci siamo resi conto tutti e due che volevamo qualcosa di più di una semplice amicizia-.
-Quindi state insieme?-.
-Sì... me l'ha anche chiesto, dopo esserci baciati-.
Tutte quelle notizie improvvise iniziarono a darmi alla testa. Chiusi gli occhi, scuotendo la testa.
-Scusa Desy, te lo avrei detto, ma non volevo dare un falso allarme. E poi te l'ho già detto che non ero sicura nemmeno io prima- disse Anna, prendendomi delicatamente la mano.
-Sì, sì, non fa niente- borbottai io -è che voi due insieme... i miei due migliori amici... cioè non ci ho mai pensato, capisci? E' una cosa assolutamente nuova per me e mi ci dovrò abituare-.
-Già, anche io- ammise lei, abbassando lo sguardo.
-An- feci, a un tratto -ti piace?-.
Lei mi guardò negli occhi, e sorrise, imbarazzata. -Beh, sì...-.
-Ecco, allora che importa? Vi piacete, vi siete baciati, state insieme, cosa volete di più dalla vita?- le dissi, sorridendole dolcemente.
-Grazie Desy, ti voglio davvero bene- affermò lei, sincera.
-Anche io- dissi, sorridendo.
Ci fu una pausa, ci guardammo negli occhi sorridendoci.
Poi io esclamai: -Quindi per tua mamma saresti stata tutto il pomeriggio da me?-.
-Sì- rispose, poi aggiunse, illuminandosi: -oddio! Tu come fai a saperlo?-.
-Ho chiamato a casa tua, poi quando tua mamma mi ha chiesto se eri qua, ho fatto finta di aver sbagliato numero- spiegai, ridendo, seguita da lei.
-Uh! E te invece? Com'è andata con Emanuele?-.
In quel momento fui io ad abbassare lo sguardo. -Ehm...-.
-Cosa?!- gridò lei, eccitata -dimmi tutto!-.
Io la guardai, imbarazzata. -Beh...è andata bene-.
-Vi siete fatti, vero?-.
Annuii soltanto, arrossendo.
Anna lanciò un urlo e poi gridò: -Com'è stato?-.
-Bello... però mi sono pentita-.
-Perchè?!-.
-An, non mi piace. La mia era solo curiosità. Sai, il primo bacio... e poi lui sai come la pensa-.
-Come?- chiese lei, confusa.
-Non prende niente sul serio, solo baci e basta-.
-Oh- fece lei -capisco... però almeno hai dato il tuo primo bacio! Io alla mia prima volta non facevo che pensarci-.
Le sorrisi. -Quanti anni fa?!- scherzai.
-L'anno scorso- mi rispose, fingendo di essere offesa.
Io scoppiai a ridere. -An, stavo scherzando!-.
-Lo so- rispose lei, compiaciuta.
Ci fu un altro momento di silenzio che durò alcuni minuti.
-Allora oggi ci siamo baciate tutte e due!- esclamò lei, in fibrillazione.
-Già- mormorai io, alzando le spalle -peccato che domani io e lui faremo come se niente fosse-.
-Oh, Desy, non sai quanto mi dispiace che sia andata così- mi disse lei, dopodichè mi abbracciò.
-Anche a me- affermai io, stringendola affettuosamente -ma guardiamo il lato positivo, non mi è mai piaciuto... ovvio, sono delusa con me stessa per aver dato il mio primo bacio a un ragazzo che non mi piaceva, però almeno soffrirò di meno, dato che non provo niente per lui, capisci?-.
-Certo che capisco- mi sussurrò lei, poi, dopo una pausa, esclamò: -e poi c'è sempre Marco!-.
Io scoppiai a ridere, come se avesse appena raccontato una barzelletta. -Sì, ma sai com'è... non mi caga quello là!-.
-Non dire così, niente è stabilito- ribattè lei, staccandosi da me per riuscire a guardarmi negli occhi.
-Allora speriamo che si accorga di me una buona volta- dissi, ironicamente.
-E lo farà, tranquilla che lo farà- ripetè lei, sorridendo.
Forse mi attaccò l'ottimismo, poichè sorrisi anche io.

La mattina del giorno dopo, alle otto meno un quarto, puntuale come sempre, Anna mi venne a prendere sotto casa per fare la strada insieme. Erano dieci minuti a piedi, ma noi ogni volta non ce ne accorgevamo: eravamo troppo impegnate a chiacchierare.
E anche quella mattina fu così.
-Cosa hai intenzione di fare con Ema?- mi chiese Anna.
-Non lo so, vedo cosa fa lui- risposi, indecisa.
-E se ti chiedesse di baciarti?- ipotizzò lei, scrutandomi.
-Sai che non lo so? Ieri sera ci ho pensato tanto... e ho detto: ormai il mio primo bacio è andato a farsi fottere, per cui anche se gliene dessi altri non sarebbe male-.
-Appunto- concordò lei, scoppiando a ridere.
Io sorrisi, divertita. -Quindi se me lo richiedesse, potrei prendere in considerazione l'idea di dirgli di sì. Così, solo per divertirmi... niente di serio... chissene frega, guarda- dissi, sfacciatamente.
-Brava, così mi piaci!- esclamò Anna -in questo modo non soffri, se prendi tutto alla leggera-.
-Infatti- confermai io.
-E poi, dato che non è nemmeno innamorato, puoi “usarlo” per fare ingelosire Marco, no?!- propose Anna, con una risatina.
-Anche... ma dato che a lui non gliene frega un bel niente di me, non se ne accorgerà nemmeno-.
-Non è vero, che ne sai tu?!-.
-Lo so, fidati che lo so- risposi annuendo, sicura -altrimenti mi direbbe qualcosa, mi guardarebbe qualche volta, magari, che ne so, durante le lezioni... invece non fa niente di tutto questo!-.
-Magari è troppo timido e non lo vuole fare sapere-.
-Può essere, però, scusa! Potrebbe almeno guardarmi, non mi sembra di pretendere molto!- protestai io, mettendo il broncio.
-Lo so... ma sai come sono fatti loro- disse Anna, alzando le spalle.
-Già- confermai, sospirando.
Appena fummo all'entrata, Anna si guardò intorno cercando Massi. Quando lo vide, corse nella sua direzione urlando il suo nome.
Io restai ferma al mio posto, respirando molto lentamente. Abbassai lo sguardo, ormai sarebbe diventata un'abitudine vederli così vicini. Loro due stavano insieme, dopotutto.
La gelosia per un secondo mi trafisse, come una coltellata alla pancia. Come se una spada si infilasse dentro di me, perforandomi da parte a parte. Le cose non sarebbero più restate come quelle di un tempo.
-Desy!- mi chiamò Massi, alzando la mano per farsi vedere.
Io mi avvicinai a loro due, con passo lento e stanco.
-Buongiorno- mi salutò lui, dandomi un bacio sulla guancia.
-Ciao- borbottai io.
-Tutto bene?- mi chiese, leggermente preoccupato.
-Sì, dai- mentii io -te?-.
-Benissimo- mi disse con un sorriso a trentadue denti.
Cercai anche io di sorridere. -Sono felice per voi- cercai di assumere il tono più convincente e sincero che potevo.
-Desy ti ha detto che ha fatto ieri con Ema?- domandò Anna cambiando argomento, rivolta verso Massimiliano.
-No!- esclamò lui, meravigliato. Poi mi domandò: -Che avete fatto?-.
Io mi guardai le scarpe, imbarazzata. -Ci siamo... ehm, baciati- sussurrai.
-Davvero?!- gridò lui.
Io annuii, arrossendo un poco.
-Ma vieni!- esclamò, dopodichè mi circondò con le braccia dolcemente.
Io sorrisi, divertita dalla sua reazione.
La campanella della prima ora ci interruppe, con il suo fastidiosissimo trillo.
-Ciao Massi, ci vediamo alla ricreazione- dissi io, staccandomi dall'abbraccio.
-Ciao Desy! A dopo- mi salutò lui.
Anna si avvicinò a lui e gli diede un leggero bacio sulla bocca. Dopo pochi secondi si staccarono e lui le sussurrò all'orecchio: -Ciao bella-.
Mi pareva che non si stavano preoccupando affatto di tutti gli studenti dell'Istituto che li guardavano stupiti, infatti sembravano perfettamente a proprio agio.

La lezione di matematica stava proseguendo molto lentamente. La prof. stava praticamente spiegando a una persona: Alessia la secchiona, perchè nessun'altro la stava minimamente ascoltando. C'era chi ascoltava la musica di nascosto, chi sonnecchiava, chi semplicemente era perso nei propri pensieri, come Anna.
“Chissà a chi starà pensando” pensai, facendo una piccola risatina.
In quell'istante Ema mi passò un biglietto. Controllai che non mi stesse guardando la prof., e poi lo aprii, vedendo la sua scrittura che diceva:
Com'è andata ieri secondo te?
Alzai un angolo della bocca, poi cercai una biro nell'astuccio e scrissi:
Bene, per te?
Ero stata molto sintentica, ma d'altronde non avevo molta voglia di parlare.
Il bigliettino con la sua risposta mi tornò dopo un minuto, neanche:
Per me benissimo... Sei fantastica.
Nel leggerlo, sorrisi. Poi gli risposi disegnando prima uno “smile” e poi decisi di buttarmi, scrivendo:
Saresti disposto a rifarlo?
Ero curiosa di vedere che faccia avrebbe fatto, quindi appena glielo passai, lo guardai per vedere la sua reazione.
Appena finì di leggere, alzò le sopracciglia sorpreso e inizò a scrivere. Io abbassai subito gli occhi. Finsi di guardare sul quaderno, facendo finta di niente.
Quando mi passò il bigliettino inziai a leggere:
Certo che sì. Te l'ho detto che mi piaci, però ti ripeto che non voglio niente di serio, okay?
Iniziai a scrivere velocente:
Va bene allora.
Dopo trenta secondi mi arrivò la risposta:
Dopo scuola ti va se facciamo la strada insieme?
Sorrisi, soddisfatta.
Perfetto, scrissi.








*Ve lo avevevo detto che ci mettevo poco per aggiornare =) Ho postato il giorno dopo praticamente >.<
E' che mi ci sto davvero affezionando a questa fic, ormai. Ogni giorno scrivo, certe volte tanto, altre un po' di meno.
Quindi non mi resta che ringraziare per l'ennesima volta tutti quelli che stanno seguendo questa fic... Grazie davvero =)
Al prossimo capitolo ^^ Baci, LaLLa.

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Capitolo 6
*** Capitolo quinto. ***


Capitolo quinto.


All'una uscimmo da scuola, leggermente in anticipo. Strano, di solito la prof. continuava a spiegare nonostante fosse suonata la campanella. E così ci fermammo ad aspettare la classe di Massi.
Appena uscì anche lui, io, Anna ed Ema iniziammo a fare la strada insieme.
Naturalmente avevo già avvisato i miei due migliori amici che io ed Ema volevamo stare un po' da soli, quindi saremmo restati in quattro per poco, e questo andava bene a tutti, visto che anche loro volevano avere un po' di privacy.
Dopo una decina di minuti, Anna e Massi allungarono il passo, lasciandoci finalmente soli.
All'inizio, per i primi venti passi, restammo in silenzio. Io con lo sguardo fisso per terra.
-Tutto bene?- mi chiese Emanuele, a un tratto.
Io alzai lo sguardo di scatto. -Sì, perchè?-.
-Sei pensierosa... a cosa pensi?- disse lui, con una scrollata di spalle.
A quanto vorrei che ci fosse qui Marco al tuo posto.
-A niente, non sapevo che dire- borbottai.
-Non c'è bisogno di dire qualcosa- mormorò lui, avvicinandosi con il volto verso di me.
Riuscivo perfino a sentire il suo respiro che soffiava sul mio viso, talmente eravamo vicini.
Ci guardammo negli occhi per qualche minuto.
Guardando i suoi occhi azzurri, mi immaginavo quelli di Marco. Quelli di Emanuele erano diversi dai suoi, però nella mia mente li vedevo: scuri come la notte d'inverno. Li vedevo lì, a pochi centimetri da me, che mi guardavano.
Emanuele mi abbracciò forte e poi si avvicinò con la bocca, toccando la mia. E ci baciammo. Un bacio strano, a dire la verità.
Dentro la mia testa sentivo la canzone Thinking of you di Katy Perry. Non pensavo a niente, solo a quella canzone.
'Cause when i'm with him, i am thinking of you, thinking of you. / Perchè quando sono con lui, sto pensando a te, sto pensando a te.
Ed era vero. Mentre baciavo Emanuele, pensavo a Marco. Immaginavo che fosse lui a baciarmi così, che fosse lui a guardarmi dritto negli occhi. Immaginavo la sua lingua dentro la mia bocca, non quella di Emanuele, come effettivamente era così.
E mi faceva stare male. Mi faceva stare male baciare un ragazzo che nemmeno mi piaceva, immaginandomi quello di cui ero innamorata. Insomma, soffrivo a immaginarmi cose non vere.
E capii. Capii che tutto quello che stavo facendo era sbagliato. Era solo un'illusione: bella, ma pur sempre un'illusione.
Mi allontanai di colpo.
-Cosa c'è, piccola?- mi sussurrò lui, dolcemente.
E mi faceva male il fatto che lui restava comunque dolce con me, ignaro di tutto quello che gli avrei detto.
-Ti devo dire una cosa- feci, seria.
Lui inarcò il sopracciglio, confuso. -Cosa?-.
-Io non voglio- dissi, tutto d'un fiato. Feci una pausa, e poi ripresi: -Non voglio baciarti, non voglio fare quello che stiamo facendo, non voglio niente di tutto questo. Sento che questa è tutta un'illusione, ed è la cosa più sbagliata che potessi mai fare-.
-Desy, io te lo avevo detto che non volevo niente di serio, mi dispiace di averti illusa ma...- iniziò lui. Ma io lo fermai:
-No, non è colpa tua. Sono io che ho fatto questo errore, cioè continuare a baciarti nonostante non provassi niente per te... nonostante mi piacesse un altro-.
-Ti... ti piace un altro?- balbettò lui, stupito.
 Abbassai lo sguardo, arrossendo. -Sì, scusa... è che io ti ho baciato perchè ero solo curiosa... sai, io non avevo mai baciato... e la tentazione era forte... tu non mi sei mai piaciuto-.
-Ah- sbottò lui.
Ci fu un attimo di pausa. Poi aggiunsi:
-Però d'altronde nemmeno tu sei innamorato, nemmeno tu hai mai voluto niente di serio... quindi diciamo che è andata meglio così-.
Lui annuì soltanto.
Alzai gli occhi e mi ritrovai alla via prima della mia. -Oh, sono quasi arrivata a casa-.
-Okay, io adesso devo andare a sinistra, abito più in là... ciao- mi salutò lui, e senza aspettare nemmeno una risposta, si voltò e si incamminò dall'altra parte.

Appena salii in casa, mi precipitai in camera mia e mi buttai sul mio letto in lacrime.
Perchè il ragazzo che mi interessava non sapeva nemmeno della mia esistenza? Perchè invece avevo baciato un ragazzo di cui non me ne sarebbe fregato di meno? E perchè sentivo la gelosia per Massi e Anna ardermi dentro come una fiamma di un grosso focolare? Perchè io non riuscivo a resisterle senza trovare una motivazione? Perchè non riuscivo ad essere felice per loro?
Mi sentivo a pezzi, come se miliardi di aghi mi avessero perforato le carni, ogni millimetro del mio corpo senza lasciare un puntino libero.
E mi sentivo in colpa. Forse avevo illuso Emanuele. Magari sperava in qualcosa di più di un'amicizia.
Mi soffiai il naso più volte, mentre le lacrime scendevano ormai automatiche.
Quando entrò mia madre, quasi non me ne accorsi.
-Cosa c'è, amore?- mi chiese dolcemente, sedendosi accanto a me.
-Lasciamo stare- risposi, tra un singhiozzo e l'altro.
Ci fu un piccolo silenzio, in cui ne approfittai per tirarmi su a sedere e darmi una sistemata ai capelli.
-Vai a sciacquarti la faccia- mi consigliò lei, accarezzandomi delicatamente le guence bagnate dalle lacrime.
Annuii, lentamente. -Va bene-. Poi mi alzai e mi diressi in bagno, dove mi piazzai davanti allo specchio per guardare com'ero ridotta. Sì, ridotta era la parola più adatta.
I miei capelli color castano chiaro, quasi bondi, erano tutti arruffati, gli occhi umidi e le guance rosse.
Sospirai, sconfitta. Non mi sentivo bella, per niente. E così incominciai a trovare ogni più piccolo difetto del mio corpo, poi anche del mio carattere: ero debole, troppo sensibile, superficiale e impaziente. E tanti altri difetti, ma dopo aver trovato quelli, mi era venuto uno strano senso di nausea molto fastidioso.
Senza pensarci un'altra volta, aprii il getto del rubinetto davanti a me. Mi avvicinai sempre di più fino a sentire la sensazione di bagnato su tutto il viso. L'acqua era fredda, quasi gelata, e mi fece bene, a dire la verità. Quando mi staccai, un brivido mi percorse la schiena. Però mi sentivo meglio, ed era quello ciò che contava.
-Va meglio?- mi domandò mia madre, appoggiandosi alla porta aperta del bagno.
-Sì, un po'- risposi, a bassa voce.
-Te la senti ora di raccontarmi cosa è successo?-.
Mi voltai verso di lei e la guardai, incerta su cosa dirle. -Non è che sia successo un fatto vero e proprio, sono io che mi sento un po' così- mormorai, abbassando subito lo sguardo.
Mia madre fece un leggero cenno col capo. -Capisco... ha fatto qualcosa Anna?-.
Scossi la testa, decisa.
-Massi?-.
Scossi nuovamente il capo.
Ci fu una piccola pausa, anche se a me sembrò durare eternamente. Mi sentivo terribilmente osservata, quindi imbarazzata.
-Ti piace Emanuele- concluse mia madre. Dal suo tono di voce, sembrava più un'affermazione che una domanda.
Io alzai di scatto la testa. -No- sbottai, con convinzione.
-Qualcun'altro?- mi incalzò lei.
Figurati se un giorno sarei riuscita a nascondere qualcosa a mia madre.
-Beh... più o meno- risposi, arrossendo.
Lei mi sorrise, comprensiva. -Ah, i primi amori...che belli quei tempi in cui tutto sembra perfetto-.
Però, purtoppo, non era così.

Avevo voglia di gridare, di cantare con tutto il fiato che possedevo in gola, di urlare per liberarmi da tutti i problemi e le preoccupazioni che sentivo dentro, avevo voglia di sfogarmi. Ma sapevo che non avrei potuto farlo, c'erano mia madre e mia sorella in casa (soprattutto mia sorella che stava studiando).
Così dissi a mia mamma che uscivo a fare una passeggiata, dato che era una bella giornata. Presi con me l'ipod, il mio insostituibile ipod.
Erano le quattro del pomeriggio e il sole splendeva alto nel cielo, stava iniziando a fare caldo.
Mi misi gli auricolari all'orecchio, e iniziai a camminare. Canticchiavo parole della canzone che stavo ascoltando.
Cantare mi ha sempre fatto bene, mi ha sempre distolto dalla realtà. Dalla crudele realtà che mi circondava. E anche in quel momento, un po', mi stava facendo pensare ad altro.
Ogni tanto alzavo lo sguardo per vedere dov'ero. Quella volta però, anziché alzare il capo avrei preferito morire.
Sul marciapiede, dall'altra parte della strada, vidi Emma, la mia compagna di classe, e Marco mano nella mano.
I primi cinque secondi rimasi ferma, immobile, impassibile. Come se avessi appena visto un fantasma, la paura era talmente forte che non riuscivo a muovere un muscolo.
Ridevano, scherzavano, sembravano divertirsi insieme. Sembravano amici. No, che stavo dicendo? Molto più di due sempici amici.
La rabbia mi salì come una scossa elettrica, a una velocità indescrivibile. Quando poi me la sentii scoppiare dentro, mi sentii gli occhi umidi, non riuscivo a vedere bene. Riuscii solo a capire che in quel momento stavano iniziando ad avvicinarsi. E si abbracciarono.
Così la prima lacrima iniziò a formarsi nell'occhio sinistro e poco dopo scese fino a lasciare una scia sulla guancia. Iniziai a piangere, le lacrime iniziarono a scendermi sia dall'occhio sinstro che dall'occhio destro. Dapprima una per volta, poi anche tre alla volta.
Non riuscii più a guardarli, era come se avessi visto un reato: la cosa mi incuriosiva, però sapevo anche che era sbagliato. Sapevo che era sbagliato spiarli, lo sapevo perchè mi faceva stare male. Soffrivo a vederli insieme.
Marco, il ragazzo di cui ero innamorata, a manina con Emma. Lì, a pochi metri da me. Erano là davanti, riuscivo a vederli bene, se non fosse stato per le lacrime che mi appannavano la vista.
Iniziai a correre, volevo scappare da quel mondo crudele. Volevo scappare da quella terribile realtà che mi faceva sprofondare sempre di più, minuto dopo minuto. Ogni secondo della mia vita che passava scoprivo o succedevano cose orribili.
Non mi girai più, non ci riuscii più. Il coraggio ormai non faceva più parte di me. Mi sentivo piccola piccola. Corsi per vie che mi parvero sconociute. Corsi, senza guardare dove andavo, proseguivo dritta, con la musica al volume massimo. Ascoltavo No one di Aly&Aj.
I am moving through the crowd trying to find myself . And i tell myself no one, no one, don't wanna be no one, but me... You are moving through the crowd trying to find yourself. Feel like a doll left on a shelf, will someone take you down? / Mi sto spostando tra la folla cercando di trovare me stesso e mi chiedo chi voglio essere. E mi dico nessuno, nessuno, non voglio essere nessuno, ma me... Stai passando attraverso la folla cercando di trovare te. Ti senti come una bambola posata su un ripiano, qualcuno ti tirerà giù?
Proprio in quel momento andai a sbattere contro qualcosa o qualcuno. Non riuscii a capire cosa fosse. Lo capii, solo quando alzai gli occhi e mi ritrovai davanti il petto di un ragazzo. Era alto, molto alto, sul metro e ottanta, calcolando la mia altezza. Alzai il viso per vedere chi fosse. Vidi i suoi occhi, azzurro ghiaccio, un azzurro diverso da quelli di Emanuele. I capelli erano corti ricci, di un color molto scuro, quasi neri.
-S...scusa- balbettai, indietreggiando.
Lui mi sorrise, il suo sorriso era così grande che riuscii a vedere i suoi denti bianchi e lucidi. Perfetti, come il resto, d'altronde.
-Non fa niente- mi rassicurò lui.
Aveva una voce profonda, era una voce da uomo. Non come quella dei miei compagni di classe, a cui ero abitutata.
-Mi... mi dispiace, non volevo- ripresi, imbarazzata.
-Ma non preoccuparti, davvero- disse lui, scrutandomi -stai... piangendo?-.
Maledizione. Si vedeva così tanto?
-E' una storia lunga e complicata- risposi, vaga.
Il ragazzo fece un leggero cenno di assenso col capo. -Capisco. E poi io in effetti sono uno sconosciuto, è più che comprensibile se non me lo vuoi dire-.
-Non è quello, è che veramente, è troppo lungo... e poi non mi va nemmeno di parlarne, peggiorerei solo la situazione-.
Lui annuì, senza aggiungere altro.
-E' meglio che vada- mi affrettai a dire -ehm, ci... vediamo-.
Lui mi accennò il suo splendido sorriso, dopodichè mi salutò.
Ecco perchè avrei tanto voluto che quel giorno fosse stato piovoso, così nessuno avrebbe mai capito che avevo appena pianto.








*Questa volta ci ho messo un po' di più del solito. E' che sto attraversando un brutto periodo.
Forse è per questo che in questi ultimi capitoli (soprattutto questo) è un po' triste la storia.
Intanto volevo ringraziare tutte quelle meravigliose persone che hanno messo questa fic tra le preferite/seguite.
E anche quelle che hanno recensito (io_crazy e sashinapicciolina, sono davvero contenta che vi piaccia ^^
E anche, e soprattutto, Leslie per aver letto, recensito, corretto e aggiunto la storia tra le seguite ^^).
Mi rendete davvero felice, un enorme grazie. A voi, ma anche a tutti quelli che hanno solo letto.
Alla prossima continuazione, allora ^^ Un bacio, LaLLa.

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