KIRA

di Hermit_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Partenza per Tokyo ***
Capitolo 2: *** Membri della sezione investigativa ***
Capitolo 3: *** Mello e Near ***
Capitolo 4: *** Tokyo ***
Capitolo 5: *** Elle + Special ***
Capitolo 6: *** Tasca blu laterale ***
Capitolo 7: *** č la fine? + special ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Partenza per Tokyo ***


K I R A

 

ATTENZIONE: i personaggi che ho preso in prestito appartengono a Rick Riordan e Tsugumi Ohba. Il resto č QUASI tutto inventato da me e adattato alla storia.

Inoltre, se non conoscete una della due storie, no problem. Potete leggere tranquillamente anche senza sapere di che colore ha i capelli Annabeth Chase o quanto č alto Light Yagami.

 

 

 

 

Percy guardó in alto,verso il grande schermo che in quel momento mostrava un programma della sakura tv, un canale giapponese molto seguito dagli stessi giapponesi. Riguardo al fatto che si trovava in Giappone.. o pił precisamente a Tokyo,la capitale.. c'era da spendere qualche parolina in pił.
 

Tutto era iniziato la settimana scorsa, quando stava tranquillamente preparando il pranzo da portare al pic nic che avrebbe tenuto con la sua ragazza, Annabeth Chase. Annabeth era una ragazza dai capelli biondi e gli occhi grigi tempestosi, un caratterino degno di una figlia di Atena, la grande dea della guerra e della saggezza. Detto cosģ sembrava davvero strano dal momento che Percy era tutto tranne che saggio al contrario della sua fidanzata; poteva confermare che ancora non riusciva a capire cosa Annabeth ci trovasse in lui.. di solito i primi aggettivi che la gente gli affibiava era: iperattivo, irresponsabile, ottuso ma anche generoso,troppo gentile ecc. In ogni caso Annabeth sembrava amarlo davvero e lui era contento cosģ, di certo non poteva desiderare di meglio dopo tutto quello che aveva passato o che avevano passato insieme.

Prese dalla mensola la carta d'alluminio per avvolgerla attorno a un panino al prosciutto e proprio in quel momento il telefono squilló, avvisandolo dell'arrivo della telefonata che gli avrebbe cambiato i bei programmi per quel giorno.

"Chirone?"

"Percy,grazie al cielo!" Chirone era un centauro metą uomo e metą cavallo che di solito per nascondere la sua vera forma ai mortali si sedeva su una sedia a rotelle,ovviamente magica. Percy l'aveva conosciuto all'etą di 12 anni quando per la prima volta era entrato al campo mezzosangue e aveva capito da subito che era il direttore del campo insieme al dio Dioniso mandato lģ per punizione da parte di Zeus (lunga storia). Chirone era immortale ma anche molto paziente e saggio come solo un vecchio centauro poteva essere.. un po' anche per questo Percy rimase stupito quando sentģ la voce agitata del suo vecchio istruttore.

"Sai che usiamo il cellulare solo in casi di necessitą,Percy.."

"Immagino che questo lo sia." Lo interruppe sospirando. "Se c'č bisogno di aiuto al campo io e Annabeth saremo i primi a venire ad aiutare,lo sai."

"Certo. Certo che lo so. Per questo ho chiamato proprio voi" ci fu una breve pausa in cui Percy inizió a preoccuparsi sempre di pił. "Ma non c'č tempo. Vi ho prenotato un biglietto per il Giappone."

"Giappone?!"

"Sģ. Per te e Annabeth. Una volta arrivati dovete andare dal maestro Kanagawa,lui vi darą tutte le spiegazioni necessarie." Chirone sembrava davvero agitato e senza volerlo stava facendo agitare anche lui.

"Ma come ci arriviamo da lui? Non sappiamo nemmeno dove si trova!"

"Oh tranquillo,una volta che sarete lģ saprete dove andare." Si mangiava le parole dalla fretta.

"Non puoi dirci proprio niente?" Si arrese Percy.

"No.. Ehm.. Non so granchč,perfino a me non hanno voluto dire la veritą fino in fondo. So solo che c'č un tale,"Kira", che si definisce "il nuovo Dio" e pare sia un figlio di Giunone"

"Giunone? Ma.. Giunone non ha figli"

"Č quello che credevo anch'io." Si udģ un ennesimo sospiro dall'altro lato della cornetta.

Percy sgranó gli occhi,ma non chiese spiegazioni. Dal tono di Chirone capģ che non era il caso di insistere."Okay.. Okay. Ho capito. Il tempo di avvisare Annabeth e partiamo per il Giappone".

 

E pił o meno era cosģ che era andata.

Percy sospiró. In qualsiasi altra occasione si sarebbe goduto il viaggio e sopratutto la bella Tokyo; per certi aspetti assomigliava alla caotica Manhattan se non fosse stato per i cartelloni pubblicitari giapponesi che lui non riusciva a tradurre. Beh,l'unica altra lingua che sapeva oltre all'americano era il greco e un po' il latino non di certo il giapponese o quei segni strani chiamati "kanji" che usavano per scrivere. Percy aveva provato a stare attento a come lo parlavano ma con scarsi risultati; non aveva capito niente come c'era da aspettarsi al contrario di Annabeth che durante tutto il viaggio in aereo aveva letto il libro: "Guida: cosa bisogna sapere sul Giappone.". Lui era stato tutto il tempo in ansia -non era decisamente molto sicuro fare un viaggio nel territorio del dio del cielo Zeus,considerato che suo padre era Poseidone,il dio del mare- ma per fortuna -E Percy ne aveva davvero poca, credetemi- all'atterraggio nessun fulmine lo aveva ancora colpito.

Annabeth aveva cercato di fargli imparare come scrivere i kanji ma lui si era categoricamente rifiutato. Per colpa della dislessia non riusciva nemmeno a leggere un normale testo inglese, figuriamoci tutti quei segni strani!

L'unica davvero entusiasta tra loro sembrava appunto essere Annabeth. Si guardava intorno meravigliata con uno sguardo che gli metteva davvero i brividi,sembrava pensare "č fantastico,ma se potessi distruggere tutto e riprogettarlo da capo splenderebbe come nessuna cittą ha mai fatto". Beh, a tredici anni gli aveva rivelato che era il suo difetto fatale pensare di poter rendere migliore tutto riprogettandolo con la propria testa. A dir la veritą tutti i semidei ne hanno uno,Percy aveva da tempo capito che il suo era quello di essere troppo generoso,di poter sacrificare se stesso se fosse stato necessario per un amico in difficoltą. All'inizio non voleva credere che fosse il suo difetto fatale -perchč dovrebbe essere una cosa brutta sacrificarsi per le persone a cui si vuole bene?- ma con il tempo aveva capito che lo era,eccome se lo era. La stessa Gea se ne era servita per trarlo in trappola (altra lunga storia).

"Percy guarda! Pensa che una volta tutto questo paese era nascosto sul fondo del mare,solo grazie ai terremoti č salito in superficie,č una cosa fantastica" .. E anche piuttosto inquietante,pensó Percy una volta rinsavito dai suoi pensieri.

"Sģ,be',magari parleremo delle origini del Giappone pił tardi. Adesso abbiamo un maestro da trovare e non sappiamo nemmeno da dove incominciare"

Annabeth fece una smorfia col viso e si schiarģ la voce. "Ehm.. A dir la veritą Percy credo di sapere dove si trova il sempai Kanagawa"

"Anch'io credo di saperlo" aspettó che lei gli rivolgesse il suo sguardo accigliato. "In Giappone!"

"Ma piantala" Gli tiró un pugno scherzoso sul braccio.

Una volta pranzato in un locale lą vicino Annabeth gli spiegó il piano che aveva in mente e insieme decisero che sarebbero partiti nel pomeriggio. Nel frattempo erano arrivati nell'albergo che aveva prenotato Chirone per loro e avevano fatto una doccia ristoratrice; adesso si stavano riposando sul letto matrimoniale.

"Chi l'avrebbe mai detto che Chirone avrebbe scelto un cosģ bell'albergo?" Chiese Percy abbracciando da dietro la sua ragazza.

"Be' considerando i suoi gusti musicali nessuno l'avrebbe mai detto" rise lei.

"Hai ragione. Qui c'č lo zampino di un figlio di Afrodite o di un figlio di Atena" l'albergo, infatti,si trovava quasi al centro di Tokyo,era abbastanza moderno anche se erano stati costretti a togliersi le scarpe prima di entrare;la loro camera era composta da un bagno, un televisore e un armadio, niente di nuovo eppure il colore delle pareti o il grande terrazzo o ancora il clima accogliente rendeva l'albergo davvero speciale.

"Ci pensi a quanto č sismico questo territorio?" Borbottó lei.

"Potremmo finire in mezzo ad uno tsunami e morire annegati"

"Percy!"

"Scherzo" replicó sorridendo "sono il figlio del dio del mare e dei terremoti, al massimo avrei creato una bolla per proteggerci dallo tsunami. E poi abbiamo vissuto fino ad adesso in California senza che ci succedesse niente"

"Vero" concesse lei, "anche se in tutti questi anni siamo stati protetti dal campo giove".

Percy si tiró su,girandosi verso il volto della sua meravigliosa ragazza. Dieci anni fa poteva solo sognarsi una vita da vivere insieme a lei lontano da mostri,giganti o dei incoerenti con loro stessi .. Eppure quello che un tempo era solo un desiderio espresso ai faló del campo mezzosangue,ora era diventato realtą e Percy non poteva chiedere di meglio. I suoi sedici anni li aveva vissuti aspettando l'arrivo del mostro che non sarebbe stato in grado di sconfiggere,eppure adesso aveva vent'anni ed era ancora vivo e vegeto. Una cosa meravigliosa. Era pił o meno quello che sperava ogni volta che partiva per un impresa eroica.

Le diede un lungo bacio e si ributtó sul materasso,pesantemente. La veritą era che quella situazione gli ricordava i vecchi tempi,i tempi in cui non riuscivano a vivere in pace per pił di qualche mese. Pensandoci Percy provava ogni volta un peso che gli comprimeva il petto,odiava pensare a quei tempi bui in cui aveva temuto per la sua vita,per quella dei suoi amici e sopratutto per quella di Annabeth. Oltre a quell'odio del tutto naturale per Gea o per l'essere un semidio,Percy si stupģ di provare anche un pizzico di nostalgia. Vedeva i suoi compagni di sventura raramente.. Trasferendosi al campo Giove,lui e Annabeth ovviamente incontravano spesso Reyna e Frank,anche Piper passava spesso da loro visto che era la migliore amica di Annabeth;Nico era rimasto al campo mezzosangue per rimanere con Will quindi si incontravano poco e mai mentre Leo era tutto preso dalla sua nuova ragazza,Calypso, e passava da loro una volta ogni morte di papa.

Per quanto riguardava Jason e Hazel.. Be' Jason era sempre il primo ad offrirsi per andare in missione anche se diceva che lo faceva solo per salvaguardare il campo -si era anche lasciato con Piper da qualche anno anche se i motivi erano oscuri perfino a lui-, Hazel invece era ancora fidanzata con Frank ma passava quasi tutto il tempo nel mondo umano. Insomma,le cose non erano pił le stesse di una volta.. Era anche vero che peró una volta erano solo adolescenti.

"Secondo te Jason se la caverą anche 'sta volta?" Le chiese meditabondo.

"Penso proprio di sģ,o Piper ne morirebbe"

"Ma.." Percy si acciglió, "si sono lasciati"

Annabeth sospiró,ridacchiando l'attimo dopo. "Sei sempre il solito ottuso! Č vero che si sono lasciati e che non vanno pił molto d'accordo.."

"..e che ogni volta che si incontrano si insultano a vicenda o si guardano in cagnesco" intervenne lui,offeso.

Annabeth roteó gli occhi, "sģ peró non vedi come a Piper si illumina il viso quando parliamo di Jason? Fa la indifferente ma in realtą tiene a lui pił di quanto voglia ammettere. E anche Jason non č pił uscito con una singola ragazza da quando si č lasciato con lei! Be',apparte Reyna,qualche volta,ma il loro non č un vero rapporto"

Percy cercó qualcosa con cui ribattere,ma non trovó nulla da dire. Se la teoria di Annabeth era giusta,allora perchč si erano lasciati?

Quando glielo chiese,lei rispose con un alzata di spalle, "ho giurato sullo Stige che non ne avrei parlato con nessuno e sai quanto possono essere vincolanti questo tipo di promesse".

"Gią" rispose dubbioso il ragazzo.

Annabeth lo guardó e ribaltó posizione appoggiandosi con i gomiti sul materasso. "In ogni caso noi non abbiamo di che preoccuparci,andrą tutto bene" finģ accarezzandogli una guancia dolcemente.

Percy chiuse gli occhi e quasi fece le fusa come un gatto,facendo ridere la sua ragazza.

E cosģ passarono il pomeriggio,tra risa e coccole.

 

"Wuao" esclamó Percy, "questo posto sprigiona un sacco di .."

"Potere? Energia?" Suggerģ Annabeth.

"Esatto. Adesso capisco cosa intendeva Chirone quando diceva che avremmo capito come trovarlo una volta giunti qui"

Annabeth alzó le spalle, "si dice che Kanagawa sia un vecchio discendente di Atena. Come ti ho gią detto dopo pranzo credo che Atena mi abbia mandato degli indizi intrufolandosi nei miei sogni.. Č stato facile giungere alla conclusione che fosse questo il posto di cui parlava Chirone" annabeth si fermó a sospirare mentre Percy annuiva,attento. Non provó a chiederle quali erano gli indizi di cui parlava solo perchč altrimenti Annabeth avrebbe capito che quel pomeriggio non era stato molto attento mentre lei spiegava. " L'edificio č ricoperto di foschia,probabilmente gli umani non lo notano"

"Come succede per il campo mezzosangue?"

"Pił o meno. Diciamo che in questo caso non c'č nessun drago a guardia della porta." Annabeth si agitó irrequieta. "Almeno spero"

"Oh. Fantastico. Č bello sapere che almeno uno di noi due spera in qualcosa di positivo" commentó Percy seguendola a ruota nella vecchia casa.

La stanza era semibuia con solo una debole lucina che la illuminava leggermente; era piena di librerie -Percy ne contó almeno cinque- coperte di libri. Un vero fedele di Atena,insomma.

Poi comparve sulla soglia della stanza un uomo di non pił di trent'anni. "Vedo che finalmente siete arrivati. Permettetemi di presentarmi.. Io sono Gakuno Kanagawa."

Percy aggrottó le sopracciglia,non si aspettava che il famoso Kanagawa fosse un uomo giovane con i capelli biondi rigorosamente ricci.. si aspettava un vecchio signore con la barba lunga e la schiena ricurva magari con indosso un vecchio kichi.. Kiro.. kimone,ecco. Sospiró. La dislessia faceva brutti scherzi.

Percy si riprese dai suoi pensieri e gli strinse forte la mano che il signore gli stava tendendo.

"Siete arrivati giusto in tempo per uno spuntino. Volete un po' di the? Caffč? Biscotti?" Il tipo strano gongoló tutto contento mentre voltandosi verso Annabeth le baciava rispettivamente le due guance.

"Ehm no,grazie..come sa siamo venuti qui per un motivo specifico." Rispose la sua ragazza,incerta.

"Ah. Gią. Certo. Mai nessuno che dimostra un po' di apprezzamento per il buon the del vecchio Kanagawa" mormoró con la voce contrariata il biondo.

Percy scambió uno sguardo nervoso con la sua ragazza,prima di vederla deglutire e poggiare una mano sulla spalla del trentenne. "Non mi sono ancora del tutto complimentata con lei per come parla bene la nostra lingua! Pensa,che sbadata che sono!"

Il signor Kanagawa sorrise e riprese a gongolare come solo lui sapeva fare. "Sģ beh me lo dicono in tanti ragazzina. So anche il tedesco,il francese,lo spagnolo,il russo.. E ah ovviamente il Giapponese! Arigató!" Congiunse le due mani chinando leggermente la testa in segno di saluto,per simulare i saluti tipici del paese. Neanche due secondi dopo,Annabeth stava gią ridacchiando per la scenetta a cui aveva assistito.

Percy si sentģ improvvisamente irrequieto, sapeva che la sua ragazza stava solo cercando di far entrare nelle loro grazie il sempai Kanagawa,eppure sentģ comunque la gelosia fargli stringere lo stomaco dall'irritazione.

"Non avevamo dubbi su tutte le sue qualitą,signore" intervenne, "ma penso che adesso sia ora di parlare del caso per cui ci ha mandato qui Chirone. Ehm..magari con una tazza di the fumante in mano" aggiunse velocemente notando lo sguardo che gli aveva rivolto Kanagawa.

"Prima di tutto.. la prossima volta che mi chiami signore ti riduco in polvere,e secondo,accomodatevi pure su quel tappeto davanti al tavolino. Io arrivo subito,il tempo di prendere il the" gongoló di nuovo Kanagawa.

Percy aspettó che mister-gongoloide uscisse dalla stanza e borbottó sottovoce qualche insulto in greco antico.

Guardó Annabeth,che sembrava persa nei suoi pensieri."Tu ti fidi?"

Lei gli rivolse un occhiata pensierosa. "Be',abbiamo scelta?"

Percy sospiró. "No. Peró non mi piace quel tipo"

"Per quel che vale.. Nemmeno a me." Lei alzó le spalle. "Ricorda che siamo qui solo perchč ci servono delle informazioni; da quel che ho potuto notare non sembra un granchč in fatto di intelligenza. Ce la caveremo in fretta."

"Gią" borbottó il ragazzo,decisamente di male umore.

Quando il signo..sempai ritornó,si sedettero di fronte al tavolino inginocchiati. Percy dovette ammettere che stava davvero scomodo,perchč i giapponesi non usavano sedie?

"Allora... Vi ho gią detto che mi chiamo Gakuno anche se mi č sfuggito di dirvi che sono anche un ex poliziotto; il pił bravo del mio dipartimento" Aggiunse con orgoglio mister-gongoloide.

"Vuole dire ex dipartimento" intervenne Percy.

Kanagawa gli lanció un occhiataccia da sopra il suo the. "Insolente il ragazzo,eh?"

Fu il turno di Annabeth di lanciargli un occhiataccia. "Lo scusi,sempai. Prego,continui."

"Bene." Fece un lungo sorso. "Pił o meno tre mesi fa ero un normale polizitto e svolgevo le normali manzioni che mi affidavano. Kira č lo pseudonimo di un uomo o di una donna -di un ragazzo o una ragazza- del Kanto che usando il Death note,il quaderno della morte,faceva e fa ancora adesso morire un sacco di criminali a distanza perchč secondo lui questa č la giustizia. Nel dipartimento al quale appartenevo ci chiesero di decidere se volevamo far parte della squadra investigativa che si sarebbe occupata del caso Kira al fianco di L, un detective di fama mondiale di cui nessuno conosce ancora il volto" Kanagawa sembró rattristarsi al ricordo. "Se avessimo accettato ci saremmo esposti troppo,saremmo stati nemici di Kira. Kira ci avrebbe uccisi." Sbattč improvvisamente un pugno sul tavolo,tremando. Percy trasalģ. "Tutti si aspettavano che io accettassi, e quando mi rifiutai non fu pił lo stesso. Da allora tutti mi guardarono con risentimento e.." Fece una piccola pausa,cercando di non mostrarsi troppo amareggiato probabilmente. "Alla fine consegnai le dimissioni. Tutte le cose che vi ho detto infatti le ho solo viste in sogno. Sapete... Non solo i semidei fanno sogni premonitori. In ogni caso,č stato Chirone a contattarmi e a chiedermi il favore di parlare con due semidei che sarebbero arrivati a casa mia per chiedere spiegazioni." Il sempai alzó gli occhi e guardó i due ragazzi. "Be' sappiate che tutto questo l'ho fatto solo per Chirone,il buon vecchio centauro. Non di certo per voi."

"Chissą perchč mi ricorda il signor D" sussurró Percy all'orecchio di Annabeth,che lo ignoró bellamente: "Scusi se chiedo.. Ma.. Come fa precisamente Kira ad uccidere usando un quaderno?"

Kangawa ghignó. "Il quaderno della morte. Č solo da qualche mese che hanno scoperto della sua esistenza. Basta scrivere il nome della vittima avendo in mente il suo volto e questa morirą di crepacuore dopo 40 secondi".

Percy trasalģ per la seconda volta. "Vuole dire che questo Kira potrebbe ucciderci perfino in questo stesso istante se sapesse il nostro nome?"

"Sģ."

Il ragazzo deglutģ. "Fantastico."

"No." Annabeth si prese la testa tra le mani. " Non ha senso tutto questo.. Un quaderno della morte?Andiamo,č ridicolo."

"Voi figli di Atena. Sempre cosģ scettici." Commentó il sempai portando la sua tazza sul lavabo.

Annabeth sembró prendersela. "Č da quando avevo 7 anni che ho visto mostri,ho combattuto contro giganti,ciclopi,contro dei.. Peró questo!" Percy avrebbe voluto intervenire,dire qualcosa per rassicurarla o quanto meno farla calmare,peró non ci riuscģ,sentiva la lingua attaccata al palato.

Kanagawa indurģ lo sguardo. "Siete liberi di credere a quello che volete. Se volete rinunciare alla missione la porta č lģ,i biglietti per l'america gią prenotati."

Il figlio di Poseidone sentģ un brivido percorrergli tutta la lunghezza della schiena. "Se invece volessimo continuare?"http://spazioinwind.libero.it/youngrock/editor/index.html

Il trentenne gli rivolse uno sguardo accurato,con uno strano luccichio negli occhi e un mezzo sorriso impresso in volto. "Se invece voleste continuare.." ripetč, "be' suppongo dovrete fare conoscenza di L."

 

 

 

 

Una crossover tra la mia saga preferita e uno dei miei anime preferiti? Be',perchč no?

L'idea non so da dove mi sia venuta.. probabilmente mi annoiavo,ho iniziato a scrivere di Percy Jackson e sono usciti fuori i personaggi di Death note. Spero che qualuno apprezzerą questo sfogo,hahah

La storia č gią conclusa e ci sarą un aggiornamento a -spero ma non lo assicuro- settimana (qualcuno che mi conosce forse sa delle mie altre storie su questo fandom che mi tengono impegnata) per cui non dovrete nemmeno aspettare tanto per i prossimi capitoli.

Ho un po' modificato la realtą di Death note adattandolo alla storia di dei e semidei. Ho voluto che Jason e Piper si lasciassero in questa mia versione ma non uccidetemi,č che non ce lo vedo un futuro in cui stanno insieme.O meglio,ce lo vedo ma hanno bisogno ancora di determinate cose per state davvero insieme felici (gelosie,litigi,separazioni) ma questa non č una storia dedicata a loro snif u.u

Che dire.. Fatemi sapere cosa ne pensate.

Zaooo :)

 

P.S. buon 2016!!

 

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Capitolo 2
*** Membri della sezione investigativa ***


K I R A

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Quella mattina per Percy fu un incubo. Non si ricordava esattamente cosa avesse sognato - delfini, pesci, forse un pesce palla che in qualche modo era riuscito a mangiare una balena- ma Annabeth l'aveva comunque svegliato nel peggiore dei modi: buttandolo gił dal letto.

 

Qualche anno fa era sua abitudine tirargli secchiate d'acqua fredda ma aveva presto capito che su un figlio di Poseidone quel metodo non funzionava, cosģ adesso optava per tirare le coperte fino a farlo rotolare gił dal letto. 

"Annabeth." Aveva brontolato. "Fatti passare questo vizio." 

Lei si era limitata ad alzare le spalle con un risolino in volto e si era chiusa in bagno, intimandolo di prepararsi e vestirsi.

Se ve lo steste domandando... Sģ, Percy e Annabeth avevano deciso di proseguire con l'avventura. Non tanto perché si sentivano coraggiosi ma perché DOVEVANO farlo, sostenevano perché tutta l'umanitą sarebbe stata in pericolo ma in realtą erano decisi a continuare per Chirone, glielo dovevano. 

Durante la passeggiata per arrivare all'indirizzo indicato da Kanagawa, fecero una piccola sosta al bar e Percy prese un caffč: non riusciva a resistere un intero giorno senza la carica che poteva offrirgli un buon caffč. Certo, quello dei giapponesi lasciava un po' a desiderare perņ era meglio di niente.

"Era questo l'indirizzo?" Chiese improvvisamente Annabeth.

Percy alzņ lo sguardo in alto e notņ il palazzo che aveva gią visto in foto. "Sģ,era proprio questo."

"Bene.." Lei si passņ una mano sui jeans nervosa. "L'Interpol?"

"Sģ, forza entriamo."

L'interpol era molto grande e c'erano impiegati che giravano ovunque. Per un po' Percy rimase estasiato, poi seguģ la sua ragazza che intanto era gią giunta dalla segretaria alla lunga scrivania esattamente al centro della stanza.

"Salve, posso aiutarvi?" 

"Sģ, grazie!" Annuģ Annabeth guardandola velocemente male. Poveretta, pensņ Percy, voleva sfoggiare le sue capacitą linguistiche con una giapponesina e invece lei le aveva parlato in inglese.. "Avevamo un appuntamento con Elle." 

La giapponesina in un attimo cambiņ espressione, tanto da lasciarli spaesati. Chiese loro conferma del nome e il documento, poi seppur dubitante li accompagnņ all'ascensore. 

Entrarono senza dire una parola.

Annabeth deglutģ fortemente e Percy tossicchiņ nervoso. Poi l'ascensore si aprģ,con il solito bip. 

"Scusi ma... Siamo al ventesimo piano?" 

"Sģ. Č una zona privata, non tutti possono accedervi." Rivelņ la giapponesina. Tecnicamente la centrale aveva solo cinque piani effettivi eppure.. Be',se eri un semidio riuscivi ad abituarti alle stranezze: Percy annuģ solamente e avvicinandosi alla sua ragazza incrociņ le dita con le sue.

"Bene signori,vi lascio qui" la segretaria a cui Kanagawa li aveva affidati si inchinó leggermente in segno di saluto e tornó in ascensore per dirigersi ai piani ehm.. Mortali.

"Non ci posso credere che ci abbia lasciato cosģ. A cavarcela da soli." Proferģ Annabeth leggermente irritata.

Continuarono a camminare lungo il corridoio fino a quando non lessero su una porta la scritta: "the Elle's office". Evidentemente,per una scritta cosģ esplicita,L non doveva essere un tipo che si preoccupava troppo. Percy non lo biasimava; chi sarebbe mai salito al ventesimo piano di un edificio di massimo cinque piani? Ammesso che vedesse il bottone e che la foschia non lo impedisse.

Annabeth si morse le labbra agitata,e proprio quando provó ad alzare una mano per bussare,questa si aprģ mostrando uno strano ragazzo con delle occhiaie profonde. 

L sorrise cauto.

 

"Prego" aprģ la porta facendosi da parte,in un chiaro segno di invito.

Percy sentģ un brivido fargli drizzare i peli delle braccia; quello strano ragazzo gli metteva addosso non poca agitazione. Era abbastanza alto ma siccome aveva la schiena ricurva sembrava pił basso di quel era in realtą constató; aveva degli occhi grandi che sembravano poter catturare ogni pił piccolo dettaglio,inoltre sembravano essere sgranati e ti davano la sensazione di essere valutato e soppesato da lui. La cosa che attiró Percy furono i suoi piedi -uno dei pił grandi detective del mondo andava in giro scalzo?- che erano nudi e di color olivastro,come la sua carnagione dopotutto. 

Entrando nella stanza la prima cosa che pensó era che era molto grande,spaziosa e accogliente. Forse era una cosa tipica dei giapponesi quella di rendere le case il pił accoglienti possiili. C'erano tanti schermi grandi su un lato della stanza,tanti dolci sulla scrivania,e tante carte e scartoffie su un altro tavolino. 

"Accomodatevi. Siete in anticipo" Elle andó a sedersi su una delle poltrone che circondavano un tavolino,in una posizione strana: stava accucciato con le ginocchia al petto,l'unghia del pollice destro alle labbra e ovviamente il suo sguardo indagatore puntato su di loro. 

Percy e Annabeth,non prima di non essersi rivolti uno sguardo nervoso,si accomodarono sul divanetto,di fronte ad L.

Passarono diversi secondi in cui nessuno parló. Percy improvvisamente si rese conto che L non avrebbe mai parlato se non avessero iniziato loro. Fece un lungo sospiro. 

"Beh.. Allora lei č L,vero?"

Il detective si giró verso di lui,senza battere ciglio. "Sģ." Ancora una volta,Percy si stupģ di quanto fosse giovane il ragazzo. Gli avrebbe dato massimo venticinque anni.

"Ehm.. Lei č un semidio?" Riprese Annabeth.

"No. Ho solo il dono di vedere attraverso la foschia,per fortuna"

"Per fortuna?" Domandó il figlio di Poseidone,offeso nell'orgoglio dell'essere un semidio.

"Non fraintendere le mie parole,Percy Jackson. La vita di un semidio non č mai facile."

"Lei sapeva che saremmo arrivati." Annunció Annabeth non lasciando a Percy il tempo di replicare. L annuģ. "Allora perchč .."

"Perchč cosa,figlia di Atena? Credi che io parli di questo caso con chiunque mi capiti sotto mano? Chi non mi assicura che non siate voi stessi Kira sotto mentite spoglie?" Percy trasalģ,sbagliava o quel razza di detective da strapazzo gli stava dando dell'assassino? Un altra parte di lui si stupģ di constatare che era il dialogo pił lungo che Elle aveva pronunciato da quando era entrato.

"Ha ragione,ha tutti motivi per dubitare  anche di noi. Ma immagino che avrą gią un maggiore sospettato."

L sorrise enigmatico,dondolandosi sui talloni. "Non č del tutto sbagliato quel che dici,Annabeth Chase."

"Noi non siamo qui per risolvere il caso" continuó Annabeth. Ah no? Voleva domandare Percy,ma si trattenne. "Siamo qui per aiutarla e per fare chiarezza. Ebbene..č disposto a collaborare o no?"

"Dovrei essere io a fare questa domanda,non credi?" Anche se L non sembrava particolarmente arrabbiato,soppesava Annabeth con curiositą ,facendolo innervosire.

"Noi siamo disposti a collaborare" rispose sicura dando a Percy una gomitata. 

"Oh! Eh sģ! Certo che lo siamo!"

Elle sembrava calmo. "Bene. Perchč lo sono anch'io." 

Si alzó d'improvviso e andó vicino alla porta. "Light e gli altri membri della divisione speciale stanno per entrare." 

"Come ha fatto a capirlo?" Chiese Annabeth anche se sembrava aspettarsi solo una conferma.

"L'ho visto di sottecchi nei monitor mentre parlavo con voi"

Percy riflettč. Si rese conto che per colpa dei comportamenti stravaganti di L non aveva pensato che era un detective: astuto,intelligente,probabilmente molto furbo. Fece una smorfia.

Quando i membri del quartier generale entrarono vide che in realtą erano solo quattro,tre dei quali non potevano avere pił di quarant'anni. Il quarto membro invece era giovane,anzi,sembrava pił piccolo di Percy. Ce ne dovevano essere sicuramente pił di quattro,pensó,chissą perchč non si erano presentati.

Un uomo con lineamenti fortemente marcati allungó una mano verso di loro. "Io sono Soichiro Yagami. Loro sono Tota Matsuda,Shuichi Aizawa,Kanzo Mogi e mio figlio,Light Yagami. Veniamo dal quartier generale dell'Interpol. Ci avevano avvertito qualche giorno fa del vostro arrivo,piacere di conoscervi." Disse indicando rispettivamente un uomo dai capelli neri con uno sguardo di sfida,un uomo con la barba appena accennata e un uomo tozzo e grosso. L'ultimo ragazzo era suo figlio quindi. Percy non si stupģ: non poteva avere pił di 20 anni. Aveva dei capelli bruni lisci,lo sguardo astuto ma inespressivo,non troppo magro,non troppo muscoloso,e abbastanza alto. Percy lo immaginó mentre camminava nei corridoi della scuola,doveva essere uno di quei ragazzi per cui le ragazze impazzivano. 

"Anche voi vedete attraverso la foschia?" Si azzardó a chiedere.

"Foschia?" L'ispettore Soichiro Yagami aggrottó le sopracciglia.

Annabeth fece per intervenire,ma L si fece avanti per primo. "No,Percy. Solo io e la segretaria abbiamo questo dono." 

"Oh." Quindi era la segretaria che portava loro quattro al ventesimo piano.

"Ma si puó sapere di cosa state parlando?" Intervenne Tota Matsuda.

"Niente che ti riguarda,Matsuda." Rispose L nel suo solito tono calmo. "Sedetevi,forza."

Il detective fece per sedersi ,ma Annabeth gli prese il polso,impedendoglielo. A quel punto lui si voltó verso di lei,puntando gli occhi dritti nei suoi. "C'č che qualcosa che non va,Annabeth?" 

"No.. Ehm.. Le devo parlare in privato,se non le dispiace."

Percy la guardó,rivolgendole una muta domanda alla quale lei rispose con un gesto che Percy decifró in : "te lo dico dopo."

Il minuto dopo erano gią scomparsi dalla loro vista,magari in qualche altra stanza. 

Percy si agitó irrequieto sul posto. "Allora.. Ehm.. Č bello fare i poliziotti?"

Silenzio di tomba.

Aizawa alzó un sopracciglio. "Č uno scherzo?"

"No,no Percy,non č bello." Intervenne Soichiro in fretta.

"E tu,č bello fare lo studente?" Continuó Aizawa irritato.

"Ehm.. Sģ?"

"lo stai chiedendo a me?"

"Okay,calma ragazzi." Matsuda si mise in mezzo,alzando le mani in segno pacifico. "Non avete dieci anni."

"Io sono calmissimo." Protestó Shueichi o come si chiamava. Maledetti nomi giapponesi.

"Non l'avrei mai detto." Non potč fare a meno di commentare.

"Come scusa?"

Se Percy avrebbe dovuto associarlo ad un animale,in quel momento gli avrebbe di sicuro dato del labrador per come stava ringhiando. 

Light era l'unico che non sembrava interessato a loro. Era in piedi girato di schiena davanti agli schermi della tv e li fissava in silenzio,come studiandoli.

"Hai sentito bene." Si ricordó di rispondere Percy,in tono annoiato. 

Proprio in quel momento rientrarono Annabeth ed Elle. Annabeth era bianca come un cadavere. Chissą di cosa aveva discusso con lui. 

Incrociando il suo sguardo l'espressione di Annabeth gli parve disperata.

Si alzó subito in piedi e corse da lei,domandandole se stava bene. Lei rispose con un debole cenno,poi gli afferó saldamente la mano. "Forse č il caso di andarcene. Dobbiamo parlare di alcune cose." Gli bisbiglió.

"Tranquilli." Disse L,sentendoli. "Avete fatto un lungo viaggio e siete qui da solo un giorno. Tornate pure all'albergo e riposatevi."

Soichiro fece per protestare. "Ma non abbiamo discusso di niente ancora!"

"Vero." Concesse lui. "Ma per oggi puó bastare. Domani sarą un lungo giorno."

L'ultima cosa che Percy vide,prima di chiudersi il "the Elle's Office" alle spalle,fu la lunga occhiata che Annabeth lanció a Light Yagami.

 

Quella stessa sera,seduti davanti alla tv della loro camera d'albergo,Percy e Annabeth si stavano guardando un film d'azione,di quelli in cui non ci sono altro che sparatoie. Percy non era sicuro di ricordarsi nemmeno il nome del protagonista. 

Ad un certo punto Annabeth spense la tv,e nella stanza regnó il silenzio. Percy non voleva forzarla a parlare,quando avrebbe voluto l'avrebbe fatto lei. 

"Prima," incominció catturando l'attenzione di Percy "Ho chiamato da parte L per chiedergli del collegamento che hanno Giunone e Il presunto Kira.."

Annabeth taque. 

"E ...?" La invitó a proseguire.

"Mi ha detto che sospetta di Light. Light Yagami. Hai presente il figlio di Soichiro,quello.."

"Bruno,alto,occhi intensi.. Sģ."

"Esatto." Deglutģ. "Giuro che non l'avrei mai immaginato,sopratutto perchč lavora a stretto contatto con L per quanto ho capito."

"Beh,non per niente esiste il detto fai amicizia con i nemici"

"Lo so ma in questo caso.." Prese un grosso respiro. "Vabbe. Comunque,sembrerebbe che questa Giunone,una volta scoperto che L sospettava di suo figlio.."

"Quindi č davvero il figlio di Giunone!"

"Fammi finire." Replicó lei. "Č apparsa a Elle,qualche tempo fa. Lo ha minacciato; se avesse osato condannare Light gli avrebbe fatto provare le pił atroci sofferenze. Per l'eternitą."

Percy corrugó le sopraciglia,scuotendo energicamente la testa. "Eppure lui.."

"Esatto. Ha continuato ad indagare."

"Wuao."

"Č tutto quello che sai dire?"

La veritą era che aveva mille cose da chiedere,peró era ancora molto confuso.

"Fammi fare il punto della questione." Rispose. " Presupponendo che Kira č davvero Light,č pił che plausibile il fatto che abbia deciso di unirsi al loro caso per tenere d'occhio L. Elle,dalla sua, pensa che Light sia il colpevole e quando inizia ad indagare su di lui gli si presenta davanti Giunone minacciandolo. Da qui avrebbe dovuto capire che era davvero Light Yagami l'assassino."

Annabeth,che aveva annuito tutto il tempo,si mise incredibilmente a ridere in quel momento. "Gią,be',questo č il tipico esempio di un ragionamento bovino."

"Cosa?" Esclamó sgranando gli occhi. Annabeth gli stava dando dell'animale? Okay.. Non era la prima volta,peró un bovino..

"Esistono due tipi di ragionamenti: bovino e volpino. Il primo č basato sulla superficialitą,l'altro si basa sugli indizi specifici." Spiegó.

"Oh. Č bello sapere che abbiamo un ragionamento paragonato a quello degli animali.. Ma dove volevi arrivare?"

La figlia di Atena sospiró,rassegnata. "Quello che volevo dire.. Era che puó darsi che Giunone sia intervenuta solo perchč accusavano suo figlio,non per forza perchč sapeva che era un assassino. La cosa certa č che č suo figlio."

Percy inclinó la testa,incerto. "La cosa strana č ,invece, che Giunone abbia fatto un figlio con un mortale."

"Gią." Sospiró lei. "Temo che non scopriremo mai la veritą riguardo a questo. Potrebbe essersi trattato di una ripicca contro Giove."

"Per quanto riguarda il quaderno della morte.. Potrebbe essere stato un regalo di Light da parte di Era." 

"Wuao. Proprio un bel regalo da parte di una madre: "oh figliolo,buon compleanno. Come regalo ti do un bel quaderno in cui puoi scrivere il nome di qualcuno e quello verrą ucciso entro 40 secondi. Mi raccomando,fai attenzione". Be',suppongo potrebbe essere come dici tu."

Percy inarcó un sopracciglio,poi sbuffó sprofondando il viso tra le mani,strofinando forte.

"Se ci pensi non č male come pensi." Cercó di rassicurarlo Annabeth facendolo stendere con la testa sulle sue gambe accarezzandogli dolcemente i capelli. "Siamo sicuri per un buon 90% di chi sia Kira,abbiamo conosciuto uno dei detective pił bravi del mondo e stiamo facendo una vacanza gratis a Tokyo a spese di Chirone! Dobbiamo ricordarci di visitare alcuni monumenti interessanti, magari domani."

Percy sorrise. Adorava come Annabeth cercava sempre di rassicurarlo quando il suo umore era gił. Era fantastica,non avrebbe mai smesso di dirlo. "Potrebbe essere una buona idea."

Passó qualche minuto,ma proprio quando Percy stava per cedere al sonno Annabeth riprese a parlare,con un tono pił grave.

"Devo ammettere che in ogni caso non č mai esistito un semidio figlio di Giunone o di Era, non so cosa aspettarmi."

Percy non rispose,fingendo di essersi gią addormentato. La veritą era che non voleva parlarne;la cosa preoccupava anche lui ma non era il caso che Annabeth lo sapesse.

E poi domani li avrebbe aspettati una lunga giornata,come aveva detto L.

 

 

 

 

 

E proseguiamo con le vicende di questi due semidei troppo dolciosi aw :3

Mi dispiace del mio immenso ritardo -quasi 20 giorni!- avevo perso un pezzo del capitolo e riscriverlo č stato una palla, in pił la scuola e le trimilioni di interrogazioni... Insomma,avete capito :c

Ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto questa storia alle seguite/preferite/ricordate e la bellissima recensione di writer01. A voi che avete deciso di leggere questa storia ecco, ciņ mi ha fatto tanto piacere :))

Questa volta non ho nient'altro da dire, solo... Nel prossimo capitolo arriveranno Mello e Near mlml *faccina pervertita*

ciauh!

 

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Capitolo 3
*** Mello e Near ***


K I R A

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Percy quel giorno era decisamente di mal umore; il suo risveglio era stato traumatico: Annabeth gli aveva tirato un secchio d'acqua fredda addosso per svegliarlo sapendo che essendo figlio del dio del mare non si bagnava. Peccato si fosse dimenticata la parte in cui Percy sarebbe balzato fuori dal letto e avrebbe ricambiato la piacevole doccia fredda che aveva avuto. Il risultato era stata una camera sottosopra e i dipendenti dell'albergo arrabbiati.

Adesso,si trascinava in giro come uno zombie.

"Percy,insomma! Non mi cadere addosso" sbuffó adirata.

Solo una volta giunti sotto casa Yagami Percy si diede un certo contegno. 

Perchč si trovavano lģ?

Be',Elle quella stessa mattina gli aveva  inviato una email con scritto un indirizzo di casa e una faccina che faceva l'occhiolino. 

Aveva sentito dire in giro che i geni erabo strambi, peró..

"Perchč L ha voluto che andassimo a casa Yagami?" Chiese sconcertato.

"Penso che voglia che socializziamo con il nemico."

Suonarono il campanello e quando una ragazza aprģ la porta Percy pensó che era davvero carina nella sua semplicitą. Aveva un sorriso gentile.

"Salve. Voi siete..?"

"Amici di Light." Disse lui. 

"Oh. Prego,entrate. Io sono sua sorella, Sayu Yagami"

Quindi Light aveva una sorella..

Non sapeva perchč ma per qualche motivo da quando gli avevano detto che era il sospettato number one lo immaginava un po' come un sadico in una casa tetra con le candele ad illuminare il death note su cui c'erano scritti un sacco di nomi di persone morte. 

Eppure la casa sembrava normale, illuminata e molto spaziosa. Percy deglutģ.

"Light č in camera sua. Voi volete un the o qualcosa da mangiare?" Chiese sempre sorridendo cordiale.

"No,no. Grazie,siamo apposto." Rispose velocemente Annabeth.

"Veramente.." Inizió Percy prima di bloccarsi per colpa di una gomitata. "Sģ,siamo apposto."

Sayu andó a sedersi su un divanetto,fissandoli con la testa appoggiata sulle mani. "Sembrate pił grandi di mio fratello."

"Sģ,ehm.. Siamo pił grandi di qualche anno." Rispose la sua ragazza.

"Ti dispiace se lo aspettiamo in camera sua?" Cambió discorso.

"No, no, non c'č problema! Light sarą felice di vedervi!"

"Grazie,Sayu. Sei fin troppo gentile."

Una volta saliti al secondo piano,Annabeth si mise l'indice sulla bocca per intimargli di fare silenzio e provó ad aprire la porta. Quando questa sembró non essere chiusa a chiave la richiuse in fretta,sperando di non essere stata vista.

Rivolse a Percy uno sguardo turbato. "La porta non era chiusa a chiave."

"Gią,me ne sono accorto."

"Pensavo di coglierlo in castagna in modo tale che quando gli avrei chiesto perchč era chiuso a chiave avrebbe finito per testimoniare tutto.. E invece.."

"Invece non hai potuto farlo. Light non č il tipo da farsi cogliere in castagna"

"Č intelligente." Concordo lei. Poi bussó alla porta.

Il Light che aprģ la porta aveva il pigiama ma sembrava abbastanza sveglio. 

"Percy Jackson e Annabeth Chase." Esclamó stupito, poi fece un mezzo sorriso per salutarli. "Come mai vi trovate qui?"

"Ecco.. L ci ha detto di venire qui e che avresti saputo tu il perchč" si fece avanti Annabeth.

"Ah." Il viso di Light si fece da impassibile a sogghignante. "Avrei dovuto immaginarlo."

Li fece entrare e subito dopo si scusó prendendo dei vestiti e chiudendosi in bagno per cambiarsi.

Annabeth si alzó velocemente e si mise a rovistare sulla scrivania,nei cassetti.

"Ma che stai facendo?"

"Sto cercando il Death Note,non vedi?"

Percy aggrottó la fronte. "Ti pare che lascia il quaderno incustodito sulla scrivania alla mercč di tutti?"

"Be',perchč no?"

Iniziava ad essere sempre pił sconcertato. Che Annabeth non fosse abituata alle persone intelligenti come lei e forse anche di pił?

"Dove l'avrei messo io se l'avessi avuto?" Si chiese da sola. 

"Annabeth, fermati." Le afferró le spalle. "Credi che se fosse stato cosģ semplice avrebbero ingaggiato due semidei per risolvere il caso?"

Proprio in quel momento la porta del bagno si aprģ e apparģ Light, vestito come il giorno prima: camicia con la cravatta e pantaloni beige. "Scusate, ho interrotto qualcosa?"

"No, Light" Percy si allontanó imbarazzato.

"Ci dirai quindi, adesso, perchč siamo dovuti venire qui?" Chiese la figlia di Atena.

"Be' č semplice. Elle mi mette constantemente alla prova, crede che io sia Kira. Evidentemente voleva vedere se oggi vi avrei portato da Mello e Near o no."

Percy sgranó gli occhi e rivolse un occhiata ad Annabeth che ricambió anche lei sorpresa.

Possibile che quell'uomo avesse capito che sospettavano di lui?

"Oh." Disse Light,guardando le loro espressioni. "Vi state domandando come so di essere il sospettato numero uno? In realtą me l'ha rivelato Elle."

L?! Perchč rivelare a Light i suoi sospetti? Che fosse un altra mossa strategica del grande detective? E perchč il bruno era cosģ tranquillo, accidenti!?

"Chi sono Mello e Near?" Cambió argomento Annabeth,riuscendo a sembrare sicura di sč.

"Altri due detective. Si dice che siano i successori di L, ed infatti non mancano certo di intelligenza. Sono fratelli."

"E perchč vuole che li conosciamo?" Continuó lei.

"Perchč.. Beh,questo non lo so. Probabilmente non vuole tenervi all'oscuro di niente."

"Ma sono i loro veri nomi quelli?" Faceva fatica a trattenere le risa. 

"Perchč tu pensi che L si chiami veramente.. L?" Ribattč Light senza scomporsi.

"Beh ..no.."

"Stessa cosa per Mello e Near. Su, andiamo."

Percy decise di non ribattere,e in silenzio uscirono da casa sua,non prima di non aver salutato Sayu.

 

 

"Tokyo č di sicuro una bella cittą." Riflettč ad alta voce Annabeth.

 Si trovavano sulla strada che li avrebbe portati dritti davanti al quartier generale SPK, dove si sarebbero trovati Mello e Near.

"Gią." Rispose Light. "Questi detective povengono dall'america, ma sanno bene anche il giapponese."

"Oh,bello. Piacerebbe molto anche a me parlare il Giapponese!"

"Ci credo. Pensa che per noi Giapponesi imparare l'inglese č un suicidio"

"Immagino. Lo č anche per noi imparare la vostra lingua.

Percy si estranió un attimo dalla conversazione,guardando gli scolaresti che correvano per arrivare a scuola. In america non si vedevano studenti con la divisa da molto tempo,era una cosa praticamente rara. I bus, poi, erano strapieni di persone. Percy lo vedeva chiaramente.

"Tu come la pensi, Percy?" Annabeth gli si era avvicinata e lo stava guardando sorridendo. 

Percy reprimette l'impulso di dire "cosa?" e rispose: "esattamente come te!"

Lei sbuffó una risata probabilmente capendo che non sapeva di cosa stava parlando e Percy in quel momento ringrazió la sua sbadatezza. Qualsiasi cosa per far ridere Annabeth.

"Be',scusate ragazzi" light guardava il suo cellulare, "L mi chiama. Devo andare. Potete trovare Near al terzo piano, probabilmente ci sarą anche Mello." Alzó lo sguardo e lo posó distrattamente alla sua destra. "Quello lą gli sta sempre attaccato." Borbottó. Poi se ne andó.

"Ehm.. Okay." Disse Percy da solo,poi seguģ la sua ragazza dentro il grande edificio. 

La prima cosa che notó era che era decisamente pił grande dell'interpol. E sembrava pił moderno; un sacco di persone -probabilmente dipendenti- andavano da una parte all'altra. 

Percy e Annabeth raggiunsero la segreterģa e una signora minuta e grassoccia con degli occhiali dalla montatura spessa li accolse sorridendo luminosa. 

"Mi scusi.." Disse Annabeth, "stavamo cercando i detective Mello e Near."

La signora sembró sorpresa per un solo momento,poi sorrise deglutendo. "Sono al terzo piano,prego" e porse loro una tesserina,che Percy comprese essere una specie di pass.

I due ragazzi salutarono educatamente e si avviarono all'ascendore. "Secondo te come sono questi tizi?"

"Tizi?" Annabeth anarcó un sopraciglio. "Percy,sono detective. Quasi i pił bravi del mondo, i successori di Elle!"

"Gią.. Be', conoscendo L non so cosa aspettarmi."

"Io immagino Near alto, moro.. Insomma, figo. Mentre Mello grasso con i capelli rossi" 

Percy non era molto convinto. Immaginava Mello magrolino e timido mentre Near arrogante e sģ,come pensava Annabeth, figo. Probabilmente era il nome che dava quell'impressione.

Quando giunsero all'ascensore, Annabeth premette il pulsante del terzo piano e in silenzio salirono. 

Percy ne approfittó per chiederle del dubbio che lo stava assillando da un po'. "Senti.. Ehm.. Ma Light.."

"Sģ?"

"Adesso sa i nostri nomi,no? Perchč non ci uccide?"

"Non puó." Rispose semplicemente lei. "Si ingannerebbe da solo. Anzi non proprio,peró non vuole correre il rischio. Aspetterą per lo meno un mesetto,sicuro."

Il bip dell'ascensore fece capire loro che erano arrivati. Uscirono e percorsero il corridoio. 

Annabeth si fermó all'improvviso. "Percy, sul serio." Aspettó che lui la guardasse, "stai dando troppa importanza a Light. Non concentrarti su di lui, potrebbe non essere il proprietario del quaderno dopotutto." 

Percy annuģ cupo. Ricambió incerto il sorriso di Annabeth e poi le diede un tenero abbraccio. Proprio in quel momento la porta di una stanza si aprģ.

Il ragazzo che uscģ fuori aveva i capelli a caschetto di un dorato simile al biondo,aveva la frangia e delle labbra sottili. Era vestito interamente di nero con vari stras o borchie e aveva una giacchettina di pelle che teneva abbottonata al petto,molto aderente. Le braccia erano scoperte e Percy da lģ capģ che doveva essere molto muscoloso il tipo. Teneva il mento alzato in un segno di superioritą ma non sorrideva: li guardava dall'alto in un espressione quasi seria.

"Mi auguro di non aver rovinato nessun momento romantico tra i piccioncini" evidentemente con quel termine si riferiva a loro. Parlava con una voce neutra,anche se sembrava trattenersi dal sogghignare. "Io sono Mello, il solo e unico."

Percy non sapeva cosa pensare. Di certo sia lui che Annabeth si erano sbagliati su di lui. Non era di sicuro grasso ma nemmeno magro come pensava Percy e non era neanche timido o tantomeno aveva i capelli rossi. 

Ma se Mello era cosģ,cosa si dovevano aspettare da Near?

Mello li invitó ad entrare, e Percy potč notare quanto fosse diversa la stanza rispetto a quella di L. Era pił tecnologica, piena di computer, televisori e.. Scaffali pieni di giocattoli?

Mello tiró fuori dalla tasca una tavoletta di cioccolato e ne morse un pezzo. Percy si giró verso di lui interdetto, e lui gli lanció un occhiataccia. "Quello che vedete ai vostri piedi č Near, abituati a vederlo cosģ perchč č raro vederlo in altri attegiamenti." Il suo tono sembrava scocciato e un tantino amareggiato, forse?

Il famoso Near, come potč vedere Percy, era chino su un puzzle e lo stava studiando abbastanza concentrato da quel che vedeva. La prima cosa che pensó vedendolo era che assomigliava ad una nuvola: bianca e soffice. Aveva un cespuglio di capelli bianchi in stile Targaryen, una carnagione pallida e una specie di pigiama bianco e neutro. Gli occhi erano vispi e furbi. 

Senza togliere gli occhi dal suo puzzle,si rivolse a Percy e Annabeth. "Benvenuti all'SPK." 

Annabeth non sapeva se offendersi, era mancanza di rispetto il fatto che non si fosse nemmeno degnato di rivolgere loro un occhiata?

Fece per ribattere, ma Near continuó rivolgendosi al suo compagno. "Mello vedo che nascondi bene la tua amarezza"

"Zitto Near, il giorno in cui ti batteró mi godró bene la tua umilazione"

"Chissą se quel giorno saró ancora vivo" sul volto di Near sembró spuntare un sorriso. 

Mello digrignó i denti ma non ribattč nulla. 

Near, a quel punto, alzó gli occhi dal suo puzzle puntandoli su di loro. Fu in quel momento che Percy pensó che la veritą era che lui e Annabeth si erano sbagliati anche sul suo conto: di certo Near era carino e ispirava una certa tenerezza, ma non era figo. E tantomeno moro. "L vi ha mandati da noi. Per questo noi non deluderemo le vostre aspettative, se c'č qualche domanda che volete fare, fate pure."

Percy vide Annabeth tentennare. "Voi siete dei soli detective o...?"

Mello rise, staccando un altro pezzo di cioccolata.  "No, tesoro, siamo figli di Nemesi."

"Nemesi?! Oh.."

Percy aveva conosciuto pochi figli della dea della vendetta, ma il suo pensiero al solo nome della dea andava a Ethan Nakamura. Era uno dei ragazzi morti durante lo scontro tra gli dei e Crono, era uno di quei ragazzi schierato col nemico. 

"E abbiamo la benedizione di Giove" aggiunse il finto targaryen "non di Zeus ,badate bene. Sapete, ci definiamo fratelli. Ma in realtą l'unica cosa che condividiamo č la nostra madre divina."

"E non solo" aggiunse Mello ghignando.

Near non sembró cogliere la provocazione,e gli rivolse un occhiata indifferente. "A volte mi capita di pensare che solo io abbia la benedizione del re dei cieli." 

"Ehi!"

Di sfuggita,Percy vide Annabeth sorridere al suo fianco. Le strinse una mano tra le sue,probabilmente anche a lei era venuta nostalgia dei tempi passati. Sorrise involontariamente, catturando l'attenzione dei due compagni.

 "Siete fidanzati a quanto vedo. Ah beata gioventł."

"Ma avete la nostra etą!" Ribattč Percy, sgomento.

"Mm sģ, ad occhio e croce direi di sģ." Near sembrava come al solito calmo e chino sul puzzle anche se la sua affermazione non era stata molto coerente con sč stesso. Almeno l'aveva notato? 

Percy preferģ non intervenire. "Ookay, sentite.." Proprio in quel momento il suo cellulare suonó. Percy lo tiró fuori e lesse il nome di L sul display. "Scusate un attimo" disse, e si allontanó.

In realtą L gli aveva mandato solo un messaggio,che recitava tre parole in croce: "tasca blu laterale".

"Tasca blu laterale?" Ripetč a sč stesso. Instintivamente si toccņ le tasche, poi si rese conto del gesto stupido. Elle non intendeva proprio la tasca blu laterale; almeno sperava. Era un messaggio in codice. 

Si giró verso i tre. "Sapete cosa significa "tasca blu laterale"?"

"Eh?" Mello gli si avvicinó strappandogli il telefono di mano. Masticando un pezzo di cioccolata disse "Si sapeva che L fosse strano. Fossi in voi non darei troppa importanza al messaggio." E gli restituģ il cellulare. 

Eppure..

 Percy voleva replicare ma non sapeva cosa poter dire. 

Annabeth gli si avvicinó,vedendolo combattuto,e gli posó una mano sulla spalla. "Non ti preoccupare Percy. Pił tardi gli chiederemo cosa significa."

Percy guardó il viso sorridente della sua ragazza, e le restituģ il sorriso, rimettendo il cellulare in tasca. 

Gią. Glielo avrebbero chiesto pił tardi. Eppure la brutta sensazione che aveva non se ne voleva andare.

 

 

 

 

 

 

 

Okay, adesso: tenete a mente quest'ultima parte.

Non so se qualcuno di voi ha gią capito cosa significa questo biglietto ma č una parte MOLTO importante nella storia. Direi quasi fondamentale.Nel prossimo capito probabilmente non ne parlerņ per niente ed č per questo che vi dico di tenerlo a mente.

Anyway, che ve ne pare di Mello e Near? *^*  So che č un duro colpo per i fan di Mello&Matt  ma io shippo troppo questi due amorini ^^  e ho voluto stessero insieme almeno in una mia fic. Punto. *ride*

Alla prossimaah

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Capitolo 4
*** Tokyo ***


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Mello e Near si erano rivelati molto pił divertenti di come Percy avrebbe immaginato.

 

Discutevano continuamente. Il loro era un rapporto strano.

 

Senza volerlo Percy pensó a Nico e Will; Nico una volta gli aveva rivelato che si era preso una cotta per Percy, ma alla fine si era trattato solo di una profonda ammirazione. Insieme a Will, loro due erano decisamente diversi dai due detective; erano pił teneri e si scambiavano molte pił effusioni, inoltre non si azzardavano ad offendersi l'un l'altro, nemmeno per scherzo. Forse era solo perchč ne avevano passate tante, o forse perchč erano molto sensibili... Fatto sta che Mello e Near erano molto diversi: Mello non faceva altro che stuzzicare Near, sia con offese che con provocazioni, ma dopotutto si sapeva  che lo faceva solo per attirare la sua attenzione. D'altra parte,Near non si offendeva e anzi sembrava divertito anche se non lo dava a vedere, forse non tutti si prendevano le libertą che Mello si prendeva con lui. 

Ma.. Be', Nico e Will dopotutto si erano conosciuti solo verso i quindici anni, mentre loro due si conoscevano probabilmente da quando erano entrati alla wammy's house -scuola in cui si studiava per diventare il successore di L- verso i dieci anni se non di meno. 

Percy sorrise. La coppia pił bella per lui era ovviamente quella che formava insieme ad Annabeth. Il loro rapporto era iniziato piuttosto male dato che si sopportavano a malapena essendo figli di due divinitą che non andavano per niente d'accordo -Atena e Poseidone-, poi avevano iniziato a riconsiderare loro stessi e a trovare che formavano una buona squadra, e quindi alla fine erano diventati amici. Solo alla morte di Luke, ragazzo a cui Annabeth era molto legata al punto da amarlo, si erano finalmente dichiarati il loro amore. E ció corrispondeva all'etą di 16 anni esatti. In effetti non erano passati tantissimi anni, eppure dopo tutto quello che avevano passato sembrava un eternitą. 

Perso nei suoi pensieri, non si rese nemmeno conto che Mello lo stava guardando da pił di cinque minuti. 

Gli restituģ l'occhiata. "Qualche problema?" 

"Ti prego, dģ alla tua ragazza di smettere di parlare." 

"Ma cosa..." Percy si girņ a guardare Annabeth, e in effetti era vero: parlava animatamente di monumenti e cose varie con Near, che ascoltava in silenzio. 

"Č una figlia di Atena, č normale per lei." 

"Come fai a sopportarla?" Quasi gemette il biondo, fissandolo.

"Ehm.." Se proprio doveva essere sincero quando Annabeth iniziava a parlare di architettura, monumenti o antichi edifici non la ascoltava proprio. Gli si annebbiava lo sguardo e pensava ad altro. Anche Annabeth l'aveva capito, e infatti era raro che parlasse con lui delle cose che tanto la entusiasmavano.

Quanto al resto... si trovavano nei pressi del Santuario Mei.. Mej.. Meiji che era un posto molto tranquillo,e stavano passaggiando nel Naien,un giardino in cui si trovavano gli edifici pił sacri e per cui Annabeth stava letteralmente impazzendo. Sospiró. Non era normale che con tutto il casino che stava succedendo Mello e Near li stessero portando a visitare Tokyo e i suoi monumenti.

Avevano anche visitato Asakusa che era un quartiere non molto caotico pieno di templi e negozi. Percy si era anche comprato un souvenir che raffigurava Buddha e un portachiavi con la scritta "Siracusa".

Di mattina, invece, erano andati alla Tokyo Tower che lui aveva scambiato per la Tourre Eiffel, e quando erano saliti aveva potuto ammirare tutto il panorama che senza dubbio era stato fantastico. Una vista mozzafiato.

"Vuole tenere Near tutto per sč! Non ci ho parlato ancora per niente da quando siamo qua!" Ed erano lą da pił di cinque ore. E da quattro ore Mello si continuava a lamentare con lui.

"Che ne dici se passiamo a prendere qualcosa al bar?" 

Mello annuģ cupo, e insieme si diressero alla caffetteria. Near e Annabeth nemmeno si accorsero della loro assenza.

Il biondo ordinó ovviamente una cioccolata, mentre Percy decise di chiedere direttamente qualunque cosa purchč fosse blu.

"Seriamente?" Gli chiese il semidio mentre il cameriere si allontanava.

"Sģ,perchč?"

"Tu non sei normale,amico."

"Adoro il cibo blu. Mi ricorda casa; mia madre durante i grandi eventi mi prepara sempre cene o pranzi con cibo blu." Dopo di averlo detto Percy se ne pentģ, non voleva assomigliare a un bambino sempre attaccato alla madre.

"Č il tuo colore preferito?"

"Mio padre č Poseidone" rispose come se la risposta fosse ovvia.

"E mia madre č Nemesi. Cosa vorrebbe dire questo? Il mio colore preferito rimane il marrone."

Percy accennó un sorriso. "Ti ricorda la cacca che facevi da piccolo?"

Mello lo guardó come se fosse un alieno sceso in terra. "No.. Il cioccolato č marrone."

In quel momento arrivó il cameriere con il vassoio che conteneva una cioccolata e nella mano un.. gelato blu, al puffo probabilmente. 

Il cameriere posó la cioccolata sul tavolo e porse il gelato a Percy, disse qualcos'altro in giapponese e poi si allontanó velocemente.

"Ha detto che si scusa, ma non avevano nient'altro di blu" borbottó Mello che aveva la bocca gią attaccata alla tazza di cioccolata.

Percy alzó le spalle. "Il gelato č buono."

"La cioccolata di pił."

"I chupa chupa ancora di pił." Intervenne una terza voce. 

I due ragazzi si girarono e videro che Near e Annabeth li avevano raggiunti.

La figlia di Atena si andó a sedere vicino a Percy. "Pensavate di esservi liberati di noi?" Chiese mentre Mello chiedeva allo stesso modo a Near "a te da quando piacciono i chupa chupa?"che si stava ingozzando come se non mangiasse da anni. 

"Ho scoperto che sono buonissimi." 

Mello sbuffó una risata. "Attento che ingrassi."

"Guarda che quello a mangiare cioccolata dalla mattina alla sera sei tu" ribattč prontamente Near ricevendo per risposta i ringhi del figlio di Nemesi. 

Percy si alzó in piedi. "Voi volete qualcosa?" 

"Un altro chupa chupa"

"Io prenderei un cappuccino. Vengo con te." Si alzó la ragazza.

Percy sorrise, grato. Non riuscivano ad avere un po' di intimitą, quell'oggi.

"Come stai?" Le chiese una volta fuori dalla vista dei due detective, cingendole con un braccio la vita. 

Lei rispose con un bacio. "Bene. Tokyo č bellissima, non riesco pił ad essere arrabbiata con Chirone per aver scelto proprio noi."

Percy non ci aveva mai pensato, ma dopotutto era ovvio che Annabeth covasse un po' di rabbia per quella partenza improvvisa. 

"Dopotutto,quando ci sarebbe mai capitato di venire a Tokyo?" Continuó.

"Be' potevamo scegliere Tokyo come luogo per la luna di miele" rispose beccandosi un pugno sul braccio. 

Il matrimonio tra loro era un argomento tabł, pił per Annabeth che per lui. Diceva che voleva aspettare i trent'anni, ma lui era impaziente. Dopotutto gią convivevano insieme..

Ordinarono le cose da mangiare al cameriere e ritornarono al tavolo.

"Ecco qui." Esclamó il figlio di Poseidone posando le cose sul tavolo.

Tutti iniziarono a mangiare, e lui prese il volantino che era sul tavolo, rigirandoselo tra le dita. Nel frattempo finģ il gelato e pulģ le dita sporche col tovagliolo.

Sul volantino c'era l'immagine del santuario Meiji, di un museo e di varie statue. 

"Mh" annuģ Annabeth, guardando il volantino che lui aveva in mano. "Potremmo visitare il museo che c'č qui." Stranamente lei non la considerava una perdita di tempo passare la giornata cosģ. Amava davvero Tokyo, si sorprese a pensare Percy.  Forse perchč stranamente non c'erano molti mostri in giro. 

"Questa qui č inquietante" esclamó all'improvviso.

"Percy.. Č l'imperatrice Shokēn!"

"Ehm.. Dovrei conoscerla?"

Annabeth si limitó a sospirare, quindi Near riprese il discorso "č un santuario shintoista dedicato all'imperatore Mu.. Muso.."

"Mutsuhito" suggerģ Mello compiaciuto. 

"Gią. E all'imperatrice Shokēn. Niente di pił."

Percy riflettč. Near poteva essere bravo o intelligente quanto voleva, ma sarebbe comunque rimasto un semidio dislessico e iperattivo. 

"Credo che al museo ci siano solo vecchi oggetti appartenenti ai due. Dopotutto il santuario fu distrutto nella seconda guerra mondiale e da poco ricostruito." Scosse improvvisamente la testa. "Non capisco. Č come andare in chiesa quando sappiamo bene che in realtą non esiste nessun dio,ma solo divinitą."

Percy rivolse ad Annabeth un occhiata. Aveva fatto una smorfia e adesso stava guardando in basso, probabilmente concordando con le frasi del finto Targaryen. Si sentģ nervoso al pensiero, doveva intervenire.

"Magari... Magari potremmo comunque dare un occhiata." Disse sicuro anche se guardava solo Annabeth. Lei gli restituģ uno sguardo grato, e gli prese la mano. 

"Giį."

 

In realtą il giro per il museo fu breve, e passarono lģ dentro non pił di mezz'ora. Il resto del tempo avevano passeggiato per il Naien, ad ammirare le piante del giardino. Percy le trovó molto belle, aveva anche scherzato insieme ad Annabeth mentre cercava di metterle all'orecchio un fiore di color blu. Non pensava sarebbe stato cosģ rilassante quel pomeriggio. 

Ogni tanto lanciavano un occhiata a Mello e Near, i quali non sembravano altrettanto felici. Near giocava impassibile con il suo robot, e Mello se ne stava a braccia incrociate, senza nemmeno mangiare la cioccolata, con aria cupa. 

"Uh! Guarda!" Esclamó ancora ridendo la sua ragazza. "C'č una videochiamata di Piper. Rispondiamo?"

"Be',non vorrai ignorare la tua migliore amica." Rispose sorridendo.

Si andarono a sedere entrambi su una panchina mentre Annabeth teneva il telefono alzato per riprendere i loro volti.

"Ehiiilą!" Li accolse con felicitą Piper, le braccia in aria. "Oh,c'č anche Percy! Ciao Percy!" 

Lui le rispose con un cenno della mano. 

Anche se erano passati poco pił di sette anni,la sua amica diventava ogni volta pił bella. Portava sempre qualche piuma infilata nei capelli, e  aveva sempre almeno qualche treccina che spuntava dai lunghi capelli castani. Era vegetariana, e cheeroke anche se suo padre era una star del cinema di New York e aveva ovviamente attirato l'attenzione della dea Afrodite. 

"Mi aspettavo di vedervi pił tristi o abbattuti, e invece siete pił grintosi di me al momento." Mise un finto broncio. 

"Siamo i semidei pił potenti del campo mezzosangue, cosa ti aspettavi?" Ribattč in un tono finto altezzoso Annabeth. 

Piper rise. "Be' come ve la passate lģ?"

Annabeth tornó seria. "Bene. Sai della missione,vero? Chirone te ne avrą parlato."

"Sģ." Sembró voler aggiungere qualcos'altro, e tentennó solo per un momento."mi ha detto che Kira č un figlio di Giunone." Il suo tono era poco pił di un sussurro,come se fosse un segreto che stesse svelando a nemici. 

"Gią." Annabeth sospiró. "Lo č davvero. E abbiamo anche una vaga idea di chi sia Kira. Ma non sappiamo come dimostrarlo."

"Bah! State gią ad un buon punto ragazzi, su con la vita." 

Era vero..prima stavano ridendo come matti, adesso la atmosfera era diventata pesante. 

"Come vanno le cose lģ?" Chiese Percy. 

"Bene." Piper si giró dall'altro lato, come per controllare. Poi tornó a rivolgere l'attenzione a loro. "Qui tutto bene. Tutto normale." Alla parola normale le si incrinó la voce; Percy normalmente non se ne sarebbe accorto o avrebbe fatto finta di nulla.. Ma ora non poteva smettere di pensare alle parole di Annabeth secondo cui Jason e Piper erano ancora legati e si volevano ancora bene. 

"Jason č tornato dalla missione?" Chiese cauta la figlia di Atena. 

"Sģ.. No. Dovrebbero essere gią tornati, ma.." Sembró triste per un momento, poi raddrizzó le spalle e sorrise, "ma dopotutto non sono affari miei,no?" 

"Perchč non provi a chiamarlo?"

"Cosa?" Piper reagģ in maniera inorridita. "Perchč dovrei? E poi sai che si arrabbierebbe, per lui queste chiamate attirano troppi mostri"

"Ma queste non sono vere e proprie chiamate!"

"Lo so, ma lui non lo capisce. Č testardo." 

Annabeth sospiró, probabilmente rinunciando. Percy decise di non intromettersi, si iniziava a sentire il terzo incomodo.

In quel momento lei lo afferró per il braccio, sforzandosi di sorridere ancora. "Be',Piper, ci ha fatto piacere sentirti."

Anche lei sorrise. "Anch'io. Sapete.. Ero indecisa,non sapevo se potevo chiamare o se eravate occupati con il caso." Si strinse nelle spalle. "ma sono felice di averlo fatto. Ciaaoo"

Loro fecero appena in tempo a salutare che lei chiuse la chiamata.

"Cosa.." Cercó di chiedere Percy, ma il cellulare squilló ancora. "Insomma,cosa vogliono tutti?" Sbuffó.

"Č.. Č Elle. Non sa che non possiamo usare il cellulare?" Annabeth gli rivolse un occhiata timorosa. 

"Metti il vivavoce" rispose semplicemente Percy.  

Annabeth si affrettó a premere il tasto del vivavoce e a rispondere alla chiamata. "L?!"

"No." Dall'altro lato si udģ un sospiro. "Sono Yagami. Soichiro."

"Cosa succede,Soichiro?"

"Elle č.." 

Dato che l'ispettore sembrava restio a continuare Percy si intromise. "Cosa,Soichiro? Cosa gli č successo?"

"Č morto."

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Che dolci Mello e Near, eh? Dei, mi piacciono un casino anche se Mello č molto pił rude e meno comico di come l'ho reso io hhah

Spero che vi sia piaciuto questo capitolo,perchč č l'ultimo "leggero" della storia; nei prossimi arriviamo alla fine e sarą tutto pił complesso. Pensatelo come un capitolo di passaggio lallala

Anyway, sorvolate sulla parte del cellulare,so che attira mostri (e io non ho fatto vedere che ne esce uno manco morta) ma mi era venuta l'idea di Piper e non volevo ritornare sui miei passi >.<

un salutooh

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Capitolo 5
*** Elle + Special ***


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Elle,fin da piccolo,era sempre stato un tipo abbastanza pauroso. Vedeva mostri,creauture soprannaturali o giganti ovunque. E ogni volta che parlava con qualcuno di quello che vedeva loro non gli credevano. Gli davano del pazzo. O credevano fossero solo gli scleri di un bambino ancora troppo piccolo per capire.
Finiva sempre per stare da solo. Si nascondeva sotto il letto, si spaventava per nulla e finiva per credere che lui stesso, come dicevano tutti gli altri, che avesse qualche rotella fuori posto. Verso i sette anni, perņ, le cose erano andate diversamente. La scuola, le maestre e perfino i genitori avevano capito che era una specie di genietti e avevano smesso di prenderlo in giro per le cose strani che solo lui vedeva, "i geni sono un po' pazzi, si sa."
Per colpa di quelle dure parole, lui aveva finito per non importarsi pił di nessuno, fingeva che non gli interessasse niente di niente, e c'era anche riuscito. Era diventato un famoso detective anche se nessuno conosceva nč il suo volto nč il suo nome.
O meglio, qualcuno in quel preciso istante l'aveva appena conosciuto.
"uccidimi,se vuoi." Ripetč L, allargando le braccia con un espressione indecifrabile sul volto. Dopotutto, non era cosģ legato alla sua vita da tenerci. Aveva da poco saputo dell'esistenza di dei e semidei, e della foschia, che sembrava essere un dono che avevano pochi, e che era toccato a lui per qualche motivo. Quella nuova realtą gli aveva fatto capire molte cose, ma non poteva dimenticare tutti gli anni in cui aveva creduto di avere le allucinazioni. Pił che un dono, a L il vedere attraverso la foschia sembrava essere un crudele scherzo del destino.
"Tanto sei solo un assassino. Fai quello che meglio sai fare,no?"
Il timore di essere stato scoperto per un attimo deformó l'espressione di Light Yagami, che da allegra diventó spaventata.
"Cosa?" Mormoró ritornando preoccupato, come se gli importasse davvero del detective. "Non capisco,Elle. Credi ancora che io sia Kira?"
L per poco non rise di fronte a quella sceneggiata. "Ma che bravo. Pensa, eri riuscito persino a ingannare me."
"Non capisco.." Mormoró mentre il battito del suo cuore sembrava martellargli alla velocitą della luce dentro la cassa toracica. Le rotelline del suo cervello si muovevano sempre pił velocemente.
Elle riflettč, mentre si sedeva sulla sua sedia nella solita posizione. Light non lo aveva ancora ucciso, significava che quindi credeva che il nome che gli aveva detto era falso. Povero ingenuo.
Era riuscito finalmente ad incastrare Light, ma non sarebbe mai riuscito a denunciarlo. O meglio, ci sarebbe riuscito ma sarebbe morto. Che fosse per mano di Light o per mano di Giunone, non faceva differenza. No.. Non era un compito suo quello; lo avrebbe lasciato ai due semidei che ne sarebbero sicuramente usciti indenni. Gli dei non avrebbero mai permesso a Giunone di uccidere Percy Jackson o Annabeth Chase,dopo tutto quello che avevano fatto per loro, da come diceva Chirone. Ecco perchč erano stati scelti proprio loro. Loro che adesso si trovavano in giro per Tokyo ignari con la compagnia di Mello e Near, come aveva ordinato.
"Sai,avevo quasi rinunciato all'idea che mi ero fatto di te, ero gią disposto ad indagare su qualcun altro pił approfonditamente ma.. Be', purtroppo ti sei ingannato da solo."
Light strinse la mascella,battendo nervosamente il piede a terra come se stesse tenendo il tempo di una qualche melodia. Deglutģ, ma non disse niente. Elle registró quel comportamento in un battito di ciglia, con un occhiata furtiva. "Sei senza dubbio molto intelligente, Light. Saremmo stati ottimi compagni." Sospiró. "Ma ció non č pił possibile."
Ci fu una breve pausa, in cui Light cercó di parlare ma Elle glielo impedģ quasi subito.
"Sono stato tutta la notte a ragionarci su. Ho visto e rivisto le telecamere che avevamo messo alla tua camera, e finalmente mi sono accorto del piccolo dettaglio che ci era sfuggito."
"Elle, davvero, non so di cosa stai..."
"Bel trucco quello di mettere il block notes con le pagine del death note dentro il sacchetto di patatine, eh?"
Light si irrigidģ sul posto.
"Be',non so come hai fatto ad accorgerti delle telecamere,ma evidentemente una non l'hai notata."
"Non č possibile" ribattč il moro, arretrando. Un momento fa era indeciso se fingere o meno di essere il colpevole ma adesso era chiaro che ormai Elle aveva scoperto tutto. "Ero sicuro che fossero tutte quelle che mi ha detto!"
"Mh?" L giró appena la testa verso di lui, con l'espressione impassibile e appena incuriosita.
Vide Light stringere i pugni. "Mi ha detto una bugia. Mi ha ingannato."
"Giunone?" Chiese lui.
Light sembró solo in quel momento accorgersi di non essere solo nella stanza. Incroció lo sguardo del detective e strinse i pugni. "Non ha importanza." Ringhió.
"Sģ che c'č l'ha."
"Adesso.. Adesso tu morirai per mano di mia madre. E.. E tutto tornerą come prima."
Elle sorrise di fronte a quell'evidente terrore nascosto dai balbettii.
"Non lo nego. Ma hai detto tu stesso che moriró quindi immagino che tu possa parlare tranquillamente di questa persona che ti riferisce le informazioni." Light si passó le mani tra i capelli, guardandosi disperato intorno. "No.. Quanti microfoni hai nascosto? Quante persone stanno assistendo a questa conversazione?"
"Nessuno. Te lo assicuro. Siamo solo io e te." Il suo sguardo sembrava tagliente.
Light sembró diffidente. "Come fai ad essere cosģ tranquillo? Dimmi dov'č il trucco."
"Non c'č nessun trucco, figlio di Giunone. Sai bene che hai la mammina che ti protegge."
"Io..." Le sue guance si colorarono di rosso,sorprendendo il detective. "Comunque, se avessi qui con me il death note?"
"Be', non l'ho dato per scontato."
"Se scrivessi il tuo nome adesso?"
Elle abbassó gli occhi. Non di paura, ma di rassegnazione. "Morirei."
Il moro strinse le labbra, indeciso. Non aveva senso tutto ció. Quella mattina, quando aveva accompagnato I due semidei da Mello e Near, aveva ricevuto la chiamata di Elle. Non immaginava che sarebbe andata a finire cosģ, non immaginava che l'avesse chiamato per accusarlo, per .. Non lo capiva. Quali erano i piani di Elle? Odiava non capire le cose.
Si costrinse a sorridere. "Sei un vero stupido L, allora. Ti credevo uno intelligente." Il suo sorriso si allargó ancora di pił. "Stavo giusto cercando di capire i tuoi piani.. Ma tu non ce l'hai un piano, vero?"
Elle trasalģ. Sģ che ce l'aveva un piano, ma Light questo non doveva saperlo.
Non replicó.
Il moro prese dalla tasca laterale della camicia un foglietto, sotto lo sguardo attento del detective. Ora non sembrava pił terrorizzato, ora aveva ripreso il pieno contro di se stesso.
"Volevi sapere chi mi ha dato il death note? Be', č un regalo di Marte."
"Marte?"
"Gią. Ha gradito molto le tante uccisioni di criminali. Anche se, ahimč, č uno stupido e non capisce che l'ho fatto solo per un forte senso di giustizia."
"Giustizia?!" Si trovó a gridare Elle. "Tu definisci giustizia quel che hai fatto?! Non hai nessun diritto di giudicare gli altri."
Light strinse le labbra mettendo da parte l'ira, parlando stringendo i denti: "Dicevo. Marte mi ha regalato un guerriero scheletro,che mi fa compagnia quasi da quando ho preso per la prima volta il death note. Č stato lui a dirmi quante telecamere c'erano nella stanza."
Elle ascoltó in silenzio,senza commentare.
"E adesso.." Light prese dalla taschina anche una penna. "Č stato bello lavorare con te, detective. Ormai non mi servi pił." Scrisse velocemente un nome sul foglio strappato del death note. "Addio L Lawliet."





KIRA SPECIAL

[Piper,Jason]



Era tornato!
Per quanto Piper cercasse di mostrarsi indifferente proprio non ci riusciva. Erano ritornati, LUI era ritornato.
Ogni volta che partiva per qualsiasi missione, Piper stava in attesa, trepidante, per il suo ritorno. E quando tornava era molto pił che felice.
Talmente felice che ogni volta pensava di poter riaggiustare le cose, di poter ritornare insieme. Ma poi parlava con lui, e cambiava immediatamente idea.
Jason aveva quel tipo di carattere odioso che lei non poteva sopportare. Non poteva nemmeno credere che una volta era stata innamorata di lui.
Proprio come in quel momento, Jason la guardava impassibile, come se lei non fosse altro che una persona qualunque, in giro per il campo Giove.
Piper strinse le labbra arrabbiata e chiuse le mani in pugni. Era in quei momenti che ricordava il perchč del loro ultimo litigio, il perchč si erano lasciati. Era cosģ disperata da volersi mettere a piangere: come faceva ad essere ancora innamorata di una persona cosģ? Era davvero masochista.
"Ciao Jason" si costrinse a dire. LEI era educata,almeno.
"Ciao. Ho sentito dire che durante la mia assenza non hai fatto niente,come al solito. Č cosģ difficile collaborare per te?"
Ma come.. Come si permetteva?!
"Da chi precisamente l'hai sentito dire?"
Jason fece un gesto vago con la mano, come se non avesse importanza. Ce l'ha invece! Eccome se ce l'ha! Avrebbe voluto gridare lei. Ma si trattenne.
"Dimmelo. Voglio sapere chi si permette di dire che non faccio niente quando in realtą mi do tanto da fare per.."
"Reyna."
Reyna. Sempre lei.
All'inizio si era mostrata simpatica, eppure adesso cercava solo di rubargli il ragazzo. Ex ragazzo,si corresse mentalmente. E c'era pure riuscita, pensó con amarezza. Forse pił di quanto ci fosse riuscita lei. "Percy e Annabeth.."
"sģ." Rispose automaticamente Piper, cercando di nascondere le lacrime. "Sono partiti in missione. L'hai saputo,eh? Da reyna immagino."
Jason rimase ad osservarla, assorto. "Č gelosia quella che sento?"
"Perchč dovrei essere gelosa?" Ribattč arrabbiata, ringhiando.
"Oh-oh,calma!"
Calma? Calma?!
"Okay." Disse velocemente, "Ci vediamo."
E se ne andó, quasi vergognandosi di sperare che la fermasse e che le chiedesse perdono, e che poi perdonasse lei.
Piper e Jason abitavano insieme una volta,eppure un giorno all'improvviso dopo una nottata di sesso lui aveva preso tutti i suoi vestiti da terra e l'aveva letteralmente cacciata via. Non si poteva nemmeno descrivere a parole come si era sentita ferita, umiliata e arrabbiata dal suo comportamento.
Solo recentemente Piper aveva scoperto che Jason credeva che avesse una relazione con Mark, un figlio di Apollo, visto che l'aveva baciata a tradimento sotto la porta di casa loro. Ovviamente Jason aveva frainteso e non erano servite a niente le parole con cui Piper aveva cercato di spiegarsi. Adesso lui andava a letto con Reyna e.. Lei non poteva farci niente. Assolutamente nulla.
Quando aprģ la porta andó a sbattere contro un corpo,cadendo per terra.
"Attenta a dove cammi.. Oh. Piper." La aiutó a rialzarsi da terra.
Reyna era bellissima; fisico atletico, corpo abbronzato e bei capelli lucenti e neri.
Piper era una figlia di Afrodite,eppure di fronte a Reyna non riusciva a non sentirsi inadeguata, brutta quasi.
"Ciao, Reyna."
"Ciao. Come va?"
"Bene. Adesso vado."

Appena uscita da quel posto brutto e opprimente si lasció cadere per terra, finendo per piangere delle lacrime quasi di disperazione Non voleva pensare a quello che probabilmente stavano combinando chiusi nella stanza.
Il suo Jason...
Si tappó la bocca,per evitare di singhiozzare troppo forte.
Perchč le aveva fatto quello? Una volta le voleva davvero bene.. O stava solo fingendo?
In quello stesso istante sentģ qualcuno aprire la porta. "ah, Piper..!"
Qualunque cosa stesse per dire Jason, si fermó all'improvviso. Aveva notato le lacrime di Piper, probabilmente. Non era stata altrettanto veloce ad asciugarsi gli occhi e adesso lui la stava guardando incerto su come reagire. Piper sapeva che avrebbe fatto finta di niente eppure l'umiliazione era ancora pungente.
"Ecco.. Niente." fece per girarsi, come Piper temeva. Ma poi si giró di nuovo dalla sua parte. "Stai piangendo?"
"No." Mi sono buttata un secchio di acqua addosso, non pensi? "Ehm.. Senti, se hai bisogno di sfogarti con qualcuno ci sono io."
"Che faccia tosta" mormoró Piper tra i denti.
"Okay. Scusa." Fece per dire qualcos altro, ma si bloccó. E ritornó dentro quella stanza.
Pochi minuti dopo, si sentirono riecheggiare i gemiti di Reyna.
Piper pianse,ma questa volta silenziosamente, lasciando che le lacrime le cadessero indisturbate sul viso senza che lei facesse niente per asciugarle.





Angolo autore
Ehm... No,non uccidetemi. So che questo capitolo č sconvolgente e che sarete rimasti "ehm.. Cosa? L'ha ucciso?" e ancora "cosa? Finisce cosģ lo special?" ma io vi voglio bene,su.
Riguardo al chap non ho da dire molto: finalmente sapete cosa č successo nel tempo in cui Percy e Annabeth sono stati in giro per Tokyo (e scusatemi se ho preso una pausa da loro, in questo capitolo). Scorre come ho da sempre pensato e tutto sommato mi piace abbastanza. Scusate se ho reso Light un po' stupido, ma penso che ora abbiate le idee pił chiare... PENSO.
Riguardo lo special, invece, lo so lo so, anch'io non volevo finisse cosģ. Ma non sapevo come fare, come descrivere la situazione. Sinceramente non avevo mai pensato ad uno special su di loro quindi ho dovuto un po' improvvisare. Se avessi deciso che avrebbero dovuto fare la pace e magari tornare insieme,sarebbe durato un casino,e io volevo fosse abbastanza cortino.
In ogni caso, sappiate che le cose tra loro si aggiusteranno sicuramente, e lascio a voi immaginare come.
Su, che siamo quasi alla fine.
Ciauu:=))

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Capitolo 6
*** Tasca blu laterale ***


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Mello corse. Fuori dal santuario, fuori dal giardino, lontano dai suoi compagni. 

L'unica cosa che voleva era andare da L. Perché lui non poteva essere morto, semplicemente non poteva. 

Aveva passato tutta la sua vita, tutta, con l'obbiettivo di diventare il successore di L. E adesso lui stava morendo, se non lo era di gią...

Ma non era quello il problema. Ne avrebbe anche giovato se solo non fosse stato sicuro al cento per cento che il successore non sarebbe stato lui, bensģ Near, il suo fedele compagno che aveva iniziato ad amare. 

Non posso crederci, pensņ mentre con un piede dopo l'altro si avvicinava sempre di pił all'Interpol, luogo in cui Soichiro aveva detto che si trovava Elle.  Quando Percy e Annabeth, quei due sciocchi semidei che iniziava a trovare interessanti gli avevano riferito quella notizia con la faccia pallida come cadaveri aveva sentito come un peso sulle spalle. Come se il mondo si restringesse. Come se non ci fosse pił abbastanza ossigeno per permettergli di respirare normalmente.

E allora era scappato. 

Aveva corso a perdifiato, e lo stava facendo ancora. Nelle orecchie riusciva a sentire come un eco il suono di un clacson, il via vai delle macchine e i borbottii delle persone in strada o al telefono.

Giró la testa per vedere se passavano macchine mentre attraversava la strada e si vide arrivare davanti un pullman. Si fece indietro un po' intontito e il pullman continuó ad andare avanti come se niente fosse, mentre Mello sentiva nitidamente il battito del cuore dentro la cassa toracica. Sembrava essergli salito fino al collo. 

A quel punto si schiacció contro un muro, respirando affannosamente. Si rannicchió su se stesso, nascondendo il viso tra le ginocchia, e fece un profondo respiro.

Sembrava che stesse vivendo un incubo. Credeva che chissą quando sarebbe arrivato quel momento.. Ed invece, ecco qui! Notizia dell'ultimo momento: Elle č morto. 

Cosa poteva fare adesso?  Cosa avrebbe fatto? C'erano in gioco troppe cose. 

Near non gli avrebbe mai fatto quello, vero? Non avrebbe mai preso il posto di Elle sapendo quanto lui ne avrebbe sofferto... Giusto?

Si alzó da terra, barcollando sul marciapiede. Si sentiva cosģ egoista. 

Ma dopotutto Elle non era un suo amico, perchč avrebbe dovuto soffrire o preoccuparsi della sua morte? Non era mica morto Near. 

Arrossģ a quel pensiero. Non aveva mai pensato a quando Near sarebbe morto, ma non c'era da sottovalutare quel pensiero. Per il lavoro che faceva, il ragazzo era in costante pericolo. 

Be', Mello era fatto cosģ. Prima di tutti se stesso, poi le persone che gli interessavano. Tutti gli altri potevano anche morire, per lui. Ed era stato questo cinismo a portarlo avanti, in tutti quegli anni. 

Sospiró e continuó a camminare, questa volta senza nessuna fretta.

Non voleva quasi ammettere quanto si sentisse terrorizzato. 

Near l'avrebbe tradito?  

Non riusciva a pensare ad altro seppur stesse cercando di concentrarsi sui passi da fare: 

Prima il sinistro.

Destro.

Sinistro.

Destro. 

Vai cosģ Mello, si disse ironicamente.

Aveva gią percorso dieci passi da allora, stabilģ quasi meccanicamente.

Quando si ritrovó davanti all'Interpol quasi non ci potč credere. Entró dentro con la compagnia del battito forte del suo cuore e si ritrovó davanti Soichiro Yagami. 

Cercó di mostrarsi sicuro di sč e gli andó incontro, mostrando indifferenza.

L'ispettore Yagami non disse nulla e con una faccia da funerale lo condusse all'ascensore, dove li aspettava una segreteria e li fece salire al ventesimo piano.

"Mello." Disse finalmente. "Dove sono gli altri?"

Mello cercó di inghiottire il groppo che gli si era formato in gola. "Loro .. Stanno arrivando."

Soichiro annuģ semplicemente. 

Arrivati al piano di sopra, gli aprģ la porta dell' "Elle's Office".

Mello si tappó la bocca con le due mani, trattenendo il respiro. Una volta diventato insopportabile il forte bisogno d'aria fece un respiro profondo e avanzó di qualche passo.

"Ah, Mello." Esclamó tristemente Matsuda. C'erano tutti i componenti della sezione investigativa che si occupava di Kira.

Sul pavimento invece era disteso un lenzuolo che copriva un corpo che il semidio capģ essere di Elle. 

Non poteva crederci.. Era morto davvero. 

"Come.. Chi.. Č stato Kira?"

Vedendo che nessuno aveva intenzione di rispondere andó incontro a Soichiro, prendendolo malamente per la camicia. "Rispondi." ringhió a denti stretti.

"Non.. Non lo sappiamo. Siamo sicuri quasi al 99% che sia stato lui, ma Elle non ha lasciato niente, né telecamere né microfoni, niente di niente. Non siamo ancora riusciti a capire cosa č successo esattamente."

Fu in quel momento che Mello si ricordó del messaggio che aveva ricevuto Percy. 

"Tasca blu laterale"

Mello non ebbe nemmeno bisogno di pensarci per capire cosa intendeva.

"Potete lasciarmi un attimo da solo?" Chiese anche se pił che una domanda era un ordine.

I membri del quartier generale si guardarono qualche secondo indecisi, ma poi uscirono uno dopo l'altro dalla stanza.

Mello restó qualche secondo in piedi, ma poi raggiunse in pochi passi il corpo di Elle. Sģ inginocchió e tastó il suo corpo rabbrividendo.

Stava toccando un cadavere morto. La mente registró quella veritą con disgusto, ma Mello non fece alcuna smorfia e alzó di poco il lenzuolo dal viso del detective che pił di tutti ammirava. Era bianco, un bianco opaco simile al grigio; sembrava un guerriero scheletro anche se non si intravedevano le ossa. Persino le occhiaie, un tempo cosģ pronunciate ora erano solo di un tenue color grigio/bianco, come la sua carnagione.

Mello ricoprģ in fretta il viso di Elle e invece scoprģ leggermente la coscia coperta dal pantalone. Blu. 

Infiló con una faccia disgustata la mano nella tasca dei suoi pantaloni e sentģ che entrava in contatto con un foglio ripiegato. Lo tiró fuori, e quando rimise il lenzuolo sul cadavere di Elle potč fare un respiro profondo, quasi di sollievo. Ma in realtą non c'era nulla da cui sentirsi sollevati.

In ogni caso, si affrettó ad uscire dalla stanza,vedendo che i poliziotti erano rimasti ad attenderlo fuori. 

Non li degnó di uno sguardo e prenotó l'ascensore, con il foglio stretto nella mano destra. Sentģ borbottare qualcosa dai poliziotti, qualcosa del tipo "non vogliamo che si sappia in giro della morte di Elle. Dovrą rimanere una specie di segreto. Ti saremmo grati se.." e bla bla bla. Mello alzó gli occhi al cielo e finalmente potč entrare dentro l'ascensore, lontano da tutti, ancora una volta.

 

 

"Non so se questo biglietto lo leggeranno Annabeth, Percy o Near. Nel caso lo leggesse Mello, ti chiedo di farlo vedere a tutti e di non buttarlo via in uno scatto d'ira." Mello strinse la carta che aveva in mano. Se non fosse stato che Elle era gią deceduto,lo avrebbe strozzato volentieri con le sue stesse mani. 

"Uso questo foglio per scrivervi tutte le cose che probabilmente non potró dirvi da vivo. "Ascoltatemi" attentamente: Light č Kira. Penso che ormai l'abbiate capito tutti. Dovete incastrarlo,e ci potranno riuscire solo Annabeth e Percy perchč nessun dio si azzarderebbe mai ad ucciderli. Per quanto riguarda il come, dovete pensare al messaggio che ho mandato a Percy: č la password per accedere al computer e trovare il video che serve per smascherarlo. 

Vi prego di non pensare che quello di oggi č stato un gesto troppo avventato. Sarei morto in ogni caso, per mano di Giunone o per mano di Light. E io ho scelto Light. Mi aspetto che voi due, Near e Mello, saprete essere dei bravi L al posto mio."

Che cosa?

Passarono diversi attimi, poi Mello alzó il viso dal foglio e si guardó intorno disorientato.

Il suo pensiero saettó subito alle ultime parole dell'ex detective: "mi aspetto che voi due, Mello e Near, saprete essere dei bravi L al posto mio."

"Near e Mello, saprete essere dei bravi L al posto mio."

"Al posto mio."

"Bravi L."

"Near e Mello."  

Prima Near. Poi Mello.

Elle desiderava davvero che collaborassero insieme? 

Lui l'avrebbe accettato?

E anche Near, l'avrebbe accettato?

Fece un respiro profondo,e proprio in quel momento notó quasi per caso Percy insieme a compagnia bella entrare nell'Interpol. 

Lo raggiunsero correndo. 

"Mello! Cosa hai scoperto?"

Il ragazzo si affrettó a nascondere il foglio nella tasca del suo giubbotto di pelle. 

Guardó uno per volta i ragazzi di fronte a lui. "Ehm.." Percy era trafelato, Annabeth preoccupata e Near impassibile e lievemente turbato. "Forse č il caso che vi siedate e ne parliamo con calma."

 

-

 

"Cosa?!" Esclamó Percy. "Quindi č vero? Č davvero morto? Ma perchč?!"

"Percy." Disse Annabeth posandogli una mano sulla spalla per rassicurarlo. Non aggiunse altro, ma il figlio di Poseidone sembró calmarsi. 

Mello non battč ciglio. "Elle ha un piano. Sarebbe morto in ogni caso, non c'era niente da fare."

Percy parló, stavolta quasi con un fil di voce. "Potevamo parlarne e discuterne insieme."

"Elle non č il tipo di persona che si ferma a discutere se ormai ha deciso. Nessuno puó farlo ritornare sulle sue scelte." 

Percy sospiró. "Quindi..?"

Annabeth intervenne. "Come dovremmo proseguire adesso?"

Mello cercó di parlare con loro, ignorando lo sguardo insistente che Near gli stava lanciando da quando era entrato. Non era ancora pronto per parlare con lui.

Finģ per spiegare quello che aveva letto dal foglio che aveva lasciato loro Elle, tralasciando chi aveva scelto come suo successore e il fatto che l'aveva letto da un biglietto.

Peccato che lo scoprirono subito.

"Quindi "tasca blu laterale"... (?)" chiese Percy.

"Dove le hai sapute tutte queste cose?" Chiese a sua volta Near.

E quindi fu costretto a spiegare tutto:  "L ha lasciato un biglietto, nella tasca blu laterale dei suoi pantaloni. E ha detto.. Ha detto che i suoi successori saremo io e Near. Insieme."

Passņ qualche secondo in silenzio, la tensione si alzņ sempre di pił.

Poi annabeth tiró una gomitata a Percy. "Noi magari saliamo un attimo.. Per vedere cosa intendeva L dicendo che il suo messaggio nascondeva una password."

"Oh.." Percy sembró capire che quei due dovevano essere lasciati un po' da soli. "Okay. Vengo con te."

Quando Mello si trovó DAVVERO da solo con Near, desiderņ che Percy e Annabeth non se ne fossero mai andati. 

"Allora.." Incominció lievemente rosso in viso, "a te sta bene che collaboriamo insieme?"

"Be' sģ. Perchč no?" 

Mello si limitó ad annuire. 

"Quindi niente rivalitą?"

Mello fece una smorfia, evidentemente contriarato. "Vedremo. Non ho ancora dimostrato di essere il migliore!"

"Non penso che ci riuscirai molto presto" 

Mello aprģ la bocca, contrariato. Ma poi decise di non replicare. "Ci aspetta un duro lavoro."

Per la prima volta,il semidio con non poca sorpresa potč giurare di aver visto spuntare un sorriso sincero sul volto di Near. "Gią. Ma riusciremo a cavarcela, insieme."

Erano i battiti del suo cuore quelli che sentiva echeggiare nella grande sala?

 

 

Percy cercó di non guardare il cadavere di Elle, che giaceva proprio al centro dell'ufficio. 

Annabeth sembrava fare la indifferente, ma aveva uno sguardo vacuo e le tremavano le mani da quando era entrata. 

Anche se non voleva, Percy guardó di nuovo quel lenzuolo. Si rese conto per la prima volta che lui e Annabeth sarebbero potuti morire in quell'impresa. Fino a quel momento era stato un pensiero nascosto, quello. 

Fece un respiro profondo e si rivolse alla sua ragazza. "Quale pensi che sia il messaggio nascosto? TBL? AUE? Laterale Blu Tasca? O forse..."

"Percy." Lo fermó lei. "Credi ci sia un altro significato?"

"Ne sono sicuro."

Lei accennņ un sorriso mesto ma non commentņ, la veritą era che anche lei lo pensava. "Io opto pił per una cosa greca. Del tipo .. Tau beta lambda (T B L), Epsilon gamma eta (5 3 8) o al massimo iotastigma (16)"

Percy alzó le spalle riconoscendo quelle lettere familiari. "Proviamo?" Chiese indicando con il pollice lo schermo pił grande nella stanza.

Annabeth sembrava dubbiosa. "E se i tentativi fossero pochi? E se sbagliassimo?" 

"Be'.. Improvviseremo. Oppure facciamo un fischio a Leo e ce lo facciamo trovare senza sforzo da lui il codice segreto."

Annabeth lo guardó sorpresa, come se non fosse abituata alle genialate che uscivano dalla sua mente. Menomale che non aveva colto l'ironia, Annabeth. 

"Ci avevo pensato anch'io ma ci serve troppo tempo per quello."

"Hei, Festus potrebbe offendersi." 

Festus era il "drago" di Leo. Percy aveva iniziato a pensare che per Leo Valdez la cintura degli attrezzi e il suo drago di bronzo Festus fossero come aria per lui. Cioč indispensabili. 

Ma questo non importava adesso. 

Decise di non sedersi sulla sedia che usava abitualmente Elle e da in piedi controlló le varie cartelle del computer.

Cliccó su un video tra tanti che lo attiró per la lettera tau con cui era identificato. 

Annabeth stava seguendo le sue mosse, attenta. 

"Aspetta." Gli mise la mano sulla sua, ferma sul mouse. "Sei sicuro?"

Percy le rivolse un occhiata,ma la domanda l'aveva capita eccome: era disposto ad andare fino a fondo in quella missione?

Deglutģ e cercó di avere un tono deciso. "Noi ce la possiamo fare, Annabeth. DOBBIAMO farlo. L crede.. Credeva in noi." 

Annabeth si limitó ad annuire, come soddisfatta da quella risposta. Poi cliccó al posto suo il video. 

Come previsto comparve un codice. A lettere. 

"Okay... Qua dice che sono 10 lettere. Proviamo con iotastigma?" Chiese Percy.

"Sģ, penso sia quello giusto." 

Lo digitarono velocemente e il video si aprģ, con un clic. 

Percy non perse tempo nemmeno ad esultare; era troppo preoccupato per quello che avrebbe visto nel video. Evidentemente Annabeth era dello stesso avviso visto che non commentó.

Nel grande schermo apparve Light, seduto su una poltrona, mentre magiava patatine sfogliando una rivista porno.

Percy si trattenne dall'alzare un sopraciglio. 

Ma all'improvviso la scena si zummó,e potč constatare con stupore come in realtą dentro al pacchetto di patatine ci fosseuna radio e un blocknotes con scritti sopra dei nomi. 

Il video si spense quasi subito,e nel silenzio Percy non osó neppure fare un respiro. 

"Wow. Č davvero un genio." Commentó dopo un po',con un fil di voce. 

Annabeth drizzó la schiena, deglutendo vistosamente. "Bene. Adesso sappiamo cosa fare. Forza, ricopia il video su una chiavetta."

 

č stato molto difficile scrivere la prima parte, non sono fatta per lil genere ntrospettivo ew. Me llo č stato troppo OOC, ma io penso che un po' tutti (perfino lui) si impressionino a vedere un cadavere. E no, non parlo per esperienza.

Anyway (mi piace troppo dsjfnsi) dite ciaao a Mello e Near. Mi sa che chiuderņ qui la loro parentesi; li aspetta un duro lavoro  ma sapranno cavarsela...insieme.

Parliamo delle cose positive... Finalmente sono tornati Annabeth e Perceus <3

Zaooh

 

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Capitolo 7
*** č la fine? + special ***


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Angolo autrice:

Eh gią, eccomi qui :) Questa volta scrivo qua sopra per dirvi che ho preferito pubblicare prima lo special prima del capitolo effettivo perchč mi sembrava brutto mettere uno special come se niente fosse alla fine di tutta la storia (poi capirete u_u)

Ci vediamo di sottoh

 

 

 

 

 

 

SPECIAL

 

 

 

Tu-tuu,tu-tuu,tu-tuu,tu-tuu

Frank abbassó la cornetta del telefono con movimenti stizziti, mentre contraeva la faccia in una smorfia amara.

Sapeva che probabilmente aveva palesato la presenza di Hazel a tutti i mostri di New York, ma non ce la faceva pił. 

La sua ragazza era partita per cercare un lavoro nel mondo mortale, e aveva lasciato lui al campo giove; a fare il suo nuovo ruolo di pretore. 

Nei primi tempi Hazel veniva spesso a trovarlo, ma ormai le sue visite erano assai rare e Frank sentiva troppo la sua mancanza. Voleva averla lģ con sč, coccolarla per tutto il giorno, ridere e scherzare sulla dote di Frank di fare sempre figure di merda per ogni cosa, arrossire per solo la presenza dell'altro e -perchč no- fare l'amore, ogni notte.

Ma lei non lo chiamava,  non lo veniva a trovare. Sembrava essersi dimenticata di lui,come se non avesse pił bisogno della sua presenza nella sua vita. 

Tiró un sospiro, e si andó a sedere tenendosi il capo con le mani. 

Non aveva mai pensato all'eventualitą secondo cui perdevano interesse l'uno per l'altro e si lasciavano, ma sembrava che dovesse succedere da un momento all'altro. Di certo lui ne avrebbe sofferto, ma Hazel? Il suo dolce cioccolatino al caffč, come la chiamava lui per via della sua carnagione e i capelli castani chiari? 

In quel momento il telefono squilló, e Frank corse a rispondere.

"Hazel?!"

"ehi." La voce di Hazel si sentiva a malapena per via del chiasso che aveva intorno evidentemente. 

"Ma dove sei?" Chiese quasi urlando per farsi sentire.

"Asp.. I-o..vad.. A.. Fr.. Frank!" Quelle furono le ultime parole che disse prima che la linea fu interrotta. 

Frank sospiró per la secondo volta.

Be', poco male: almeno aveva cercato di richiamarlo.

Pił tardi, cercó di chiamarla ancora ma la linea era occupata. Pił tardi ancora il telefono squilló a vuoto e ancora pił tardi, quando Frank si era gią messo il pigiama per dormire, il telefono risultó spento.

Decise di lasciarle un messaggio in segreteria: 

"Ciao, ehm.. Se decidi di degnarti di rispon.. No, non intendevo dire.. Cioč, se decidi di ascoltare il messaggio sappi che non sei obbligata a richiamarmi, ehm.. Io vorrei, perņ... Insomma, fai come vuoi." Frank si passó una mano sul viso, esasperato. Ma che stava dicendo? "Io capisco che il lavoro ti occupa tempo e che non ne hai da passare con me, peró.. Be', se vuoi.." Prese un respiro profondo. "Sedobbiamolasciarcibastachemelodici" 

Restó ad ascoltare il silenzio che lo attorniava, senza nemmeno la forza di deglutire. 

"Sģ.. Se.. Dobbiamo .. Dobbiamo lasciarci puoi dirlo. Ehm.. Tranquillamente." L'ultima parola la pronunció con un punto di domanda ma non ci fece granchč caso. "Io.." Prima che potesse aggiungere altro la segreteria lo informó che il suo tempo era finito, e Frank con un respiro profondo riposó il telefono al suo posto.

 


Passarono due giorni e 14 ore, Frank li aveva contati con estrema precisione.

Eppure Hazel non l'aveva richiamato... Non gli aveva nemmeno risposto. Nč un messaggio nč una telefonata, niente.

Il figlio di Marte non sapeva se essere pił preoccupato, pił abbacchiato e triste o pił rassegnato: evidentemente Hazel pensava che non meritasse nemmeno una risposta, o forse non le importava neppure pił di lui.

Quel giorno fece allenare i pił piccoli con la spada; di Reyna nemmeno l'ombra.

Quando ritornó nella casa con cui una volta abitava insieme ad Hazel, corse subito a controllare il telefono per vedere se aveva qualche chiamata persa. Ma il telefono nemmeno lampeggiava.

Frank fece un sospiro triste. In quei giorni stava sospirando pił di quanto aveva sospirato in dieci anni.

Improvvisamente sentģ il campanello suonare.

Con aria svogliata andó ad aprire, aspettandosi di vedere la faccia sorridente di Piper -passava spesso da lui ultimamente: erano diventati ottimi amici- o quella di Reyna, seria ma non troppo, magari per avvertirlo di qualche nuovo compito affidatogli. 

Si aspettava perfino di vedere comparire Nico che veniva per chiedere notizie della sorella, ma non quello che in realtą gli si presentó davanti.

Frank sbattč diverse volte le palpebre.

Era davvero Hazel quella di fronte a lui?

"Frank!" Esclamó lei saltandogli addosso. Letteralmente. Frank fu costretto ad arretrare per poterla tenere in braccio e al contempo restare in equilibrio. 

Il forte senso di felicitą e stupore in quel momento lo fece dubitare: era venuta per dirgli di persona che era meglio che si lasciassero? Perchč ignorarlo al telefono e andarlo a trovare di persona, altrimenti? 

Hazel si scostó leggermente, guardandolo in viso con gli occhi lucidi. 

Frank vedendola cosģ vulnerabile decise che non importava il perchč era venuta da lui. Fatto stava che era venuta da lui.

La bació di slancio, premendo le labbra sulle sue. Da quanto tempo...

Ma quando inizió a socchiudere la bocca Hazel lo fermó, con una spinta violenta e rimettendosi in piedi. 

"Stupido!" Esclamó dandogli un pugno sul petto. Frank rimase cosģ sorpreso che non replicó nulla, i suoi occhi sgranati. "Stupido! Stupido! Stupido!" Continuó a dire, mentre poteva scorgere una lacrima che le solcava il viso.

"Hazel.." Provó a dire, ma lei lo fermó di nuovo."Come.. Come puoi pensare che io voglia lasciarti? Come puoi?!"

"Ehm.. Io ho pensato..."

Hazel si giró di scatto, dandogli le spalle. "Io ti amo,lo sai." Frank la immagino mentre arrossiva leggermente con le mani sulle guance. Poi Hazel fece un respiro profondo. "Ecco... Non funziona bene la connessione nel posto dove mi trovo. E il telefono.. Be', nemmeno lui funziona benissimo, di solito lo lascio a casa."

"Oh." Commentó solamente lui. Non sapeva cosa dire, si sentiva cosģ stupido. Cioč, pił delle altre volte, si intende. 

A quel punto Hazel si giró verso di lui e lo guardó in attesa di una sua risposta.

Frank la guardó solo per un attimo e poi in un impeto di felicitą scoppió a ridere, prendendo la ragazza al volo e baciandola con tutto l'amore che riuscģ a dimostrarle. 

Hazel gli prese il viso tra le mani carezzandogli dolcemente i capelli dietro le orecchie, e sorrise nella stessa maniera dolce che la caratterizzava. "Non pensare mai pił una cosa del genere, Frank. Non ti potrei mai lasciare, ti amo troppo." 

Quella sera, si coccolarono, presero in giro Frank per la sua dote misteriosa di fare figure di merda in continuazione e fecero l'amore per tutta la notte. 

Frank non poteva desiderare di meglio.

 

 

 


 

Capitolo 7 - LA FINE?

 

"Ma sei sicura?" Chiese per l'ennesima volta Percy, con la bocca attaccata alla cannuccia di una granita color blu di un gusto indefinito. 

Annabeth annuģ, alzando gli occhi al cielo. "Sģ, Percy. Andrą tutto bene." 

Quella mattina avevano consegnato la chiavetta alla polizia dell'interpol e poi avevano dato appuntamento a Light in in bar. Precisamente in quello dove stavano loro in quel momento, ad aspettarlo.

Percy fece un verso a metą tra un lamento e un mugugno. Era preoccupato, e di certo la musichetta anni cinquanta che avevano messo in quel bar non aiutava. In pił era tutto rosa, tutto cosģ rilassante che Percy si sentiva in colpa a fare pensieri negativi, e ancora di pił a  trovare buona quella granita. 

La guardó accigliato cercando di darle tutta la colpa di quel casino, ma lei non reagģ. Sospiró deluso e attaccó di nuovo la bocca alla cannuccia. "Immagino di sģ."

Al campanellio del bar i due semidei si volsero a guardare l 'ingresso. 

Light si ergeva fiero e con aria di sufficienza qualche metro pił avanti a loro. Una ragazza che lavorava lģ venne a togliergli la giacca come richiesto da Annabeth, che aveva calcolato tutto.

Quest'ultima si giró in fretta verso Percy, e gli bisbiglió: "ricordi il piano,vero?" 

Percy annuģ serio e aspettó che Kira li riconoscesse e andasse verso di loro.

Quando si sedette, Percy reprimette il disgusto e il bisogno di spostarsi il pił lontano possibile da lui. Quell'uomo..quel ragazzo.. Aveva ucciso Elle. Aveva ucciso un innocente e molti altri, e una cosa del genere non si poteva perdonare. 

"Mi avete fatto venire qui, perchč...?"

Come faceva a continuare a sorridere in modo cosģ noncurante?  

Annabeth scambió un occhiata con Percy, e lui non seppe cosa capģ dal suo sguardo ma non dovette essere niente di buono dato che fece in modo che Light desse attenzione solo a lei. "Tu cosa credi?"

"Non so.. Volete chiarimenti su Kira?"

La figlia di Atena fece un respiro profondo. "No, Light. TU sei Kira." 

Percy strabuzzó gli occhi. Che bisogno c'era di essere cosģ diretti?

Guardó Light, ma lui continuava ad avere uno sguardo neutro e leggermente accigliato. "Non capisco, come vi viene in mente?" 

Doveva essere un gesto come un altro, ma Percy notó che aveva appoggiato la mano sulla camicia, vicino al taschino. E che poi l'aveva tolta velocemente, nell'espressione del viso per un attimo era balenata la paura.  

Sorrise tra sč; avevano calcolato tutto: light portava il block notes nella giacca da come diceva Matsuda anche se non aveva mai immaginato contenesse le pagine del death note, e adesso la giacca si trovava chissą dove. Ció significava niente death note.

Annabeth continuó. "Non hai bisogno di fingere Light, ormai sappiamo tutto. Ti abbiamo incastrato con un video, che adesso ha la polizia." Vedendo il suo sguardo disorientato Percy intervenne, "Non puoi scappare. Ti troveremmo subito."

Come se fossero stati chiamati,sotto lo sguardo furioso di Light comparvero nel bar dieci poliziotti. Si misero tutti a bloccare le varie porte,e mano a mano entrarono dalle stesse anche pił di una cinquantina di poliziotti, tutti armati di fucile e si spera proiettili. 

Percy tornó a guardare Light,che adesso si era alzato e si guardava intorno,con lo stesso sguardo che aveva visto tante volte su Annabeth, come se stesse cercando un piano, una via di fuga. 

E fu a quel punto che con gesti veloci Kira tiró fuori da dentro il suo orologio un foglio di carta. 

"Non vi avvicinate." Gridó facendo vedere chiaramente il foglio. "O vi uccideró tutti." Finģ con uno sguardo malevolo e -perchč no- pazzo.

 


Nella sala regnó il silenzio,per pochi attimi. Tutti stavano pensando a come reagire, senza finire morti per mano di Light.

"E prima di tutti" esordģ di nuovo Kira con lo stesso sguardo allucinato di cinque minuti fa, "uccideró voi, miei piccoli semidei."

Percy si limitó ad alzare un sopraciglio, per niente colpito. 

Era il semidio che aveva sconfitto Crono, che faceva parte dei 7 che avevano sconfitto Gea. Aveva avuto a che fare con un sacco di altre divinitą e sconfitto giganti, titani, aurai, empuse e chi pił ne ha pił ne metta. Al confronto, Light era davvero nulla. Un piccolo sciocco umano che si credeva chissą chi.

Si alzó in piedi a sua volta, guardandolo con sfida, ma Light non disse niente e quasi divertito tolse il tappo alla penna continuando a non distogliere lo sguardo da Percy. "Vedremo quanto continuerai a fare il gradasso una volta che saranno passati 40 secondi." 

Percy avrebbe voluto replicare con una risposta brillante del tipo "no! Non te lo permetteró!" Ma Annabeth anche questa volta intervenģ.

Si alzó in piedi e appoggió una mano sulla spalla di Percy, anche se guardava Kira.  "Light. Posa quel foglio." 

"Come, prego?" Chiese con noncuranza lui schribacchiando sul foglio qualcosa.

Annabeth sentģ l'ansia assalirla, ma cercó di mantenere la calma e di non fare nessun cenno ai poliziotti, gią pronti con le pistole in mano. Il battito del sul cuore rimbombava forte ma lei non si stupģ, mentre si sentiva avvampare dall'agitazione. 

E se Light avesse gią scritto il nome di Percy? Che avrebbe fatto? 

Percy le strinse una mano probabilmente capendo il suo stato d'animo, e lei improvvisamente si ricordó che questa era solo una tra le tante imprese che potevano superare. 

Si sentģ girare la testa, ma sapeva che avevano poco tempo per far ragionare Light, quindi cercó di mostrarsi sicura. "Sai che non avrebbe senso, finirai in prigione in ogni ca.."

Light la fermó subito sbattendole un foglio in faccia. Annabeth riuscģ a leggere solo il nome di Percy mentre lui allontana il foglio velocemente. "Mi dispiace. Davvero, avete fatto una buona azione venendo qui e cercando di fermarmi.. Ma.." Light si interruppe e Annabeth ne approfittó per studiare lo sguardo che avevano le sue iridi velate di pazzia e di momentanea incredulitą. Light era in quella famosa fase in cui non aveva ancora assimilato la sconfitta, in cui non si vuole credere di essere spacciati e in cui si cerca con tutte le proprie forze una via d'uscita dal buio. Ma la via d'uscita non si sarebbe presentata, e a quel punto si sarebbe fatta strada nella mente la rassegnazione, la delusione, forse il pentimento in alcuni casi.

Peccato che Annabeth non sapesse quanto tempo ci avrebbe messo Light a rendersi conto di essere spacciato, e Percy stava per morire! Non poteva permetterlo.

Cercó di ragionare in fretta, ma non era facile sapendo che aveva solo 40 o forse 30 o ancora solo 20 secondi di tempo. 

Guardó Percy, il viso infuriato ma ancora ignaro di quello che sapeva Annabeth. E decise di reagire come meglio poteva: la sua arma preferita, le parole.

"Light.."

"Ah-ah! Non pensarai ancora di potermi fermare. Manca solo un cognome, sette lettere e lui morirą."

Prima di tutto controlló l'espressione di Percy, che all'improvviso era sbiancata e aveva un colorito preoccupante, gli strinse forte la mano inerme e cercó di calmare i battiti del suo cuore: kira non aveva ancora scritto tutto il nome di Percy, non avevano pił quaranta secondi. Percy era ancora salvo per quel che valesse. Non sarebbe stato pił facile ucciderlo? La risposta era sģ, eppure lei sperava ci fosse qualcos altro da poter fare per poterne uscire. Light era un genio, la sua unica colpa era stata quella di aver ricevuto un quaderno in grado di uccidere.

In teoria Light non avrebbe potuto uccidere Percy, era il semidio intoccabole nell'Olimpo, gli altri dei non avrebbero mai permesso che gli accadesse qualcosa, giusto? Giusto?

"Light." Quasi ringhió con voce ferma. "Rifletti. Noi siamo pił di cinquanta, tu solo uno. Non riusciresti mai a scrivere i nomi di tutti nemmeno se li sapessi! In pił, ti sparerebbero subito. Vuoi morire?" Non si rese conto di star gridando almeno fino a quando non vide che Light stava indietreggiando, evidentemente colpito dalle sue parole. 

"No.." Ribatte con un fil di voce, in un sussurro. "Mia madre.."

"Tua madre non ti aiuterą! Lo sai benissimo!" Fece un sospiro profondo. "Se .. Se ci dai il quaderno, andrai in prigione. E non morirai adesso."

Light continuó ad indietreggiare, scuotendo la testa.

Ci fu un breve silenzio, in cui la semidea sentģ solo i poliziotti agitarsi irrequieti aspettando la prossima mossa di Kira, Percy non osava respirare e lo sguardo di Light, sconvolto, era fermo nel suo. Si rese conto con non molta sorpresa che anche lui stava sudando e probabilmente sentendo il proprio cuore battere all'impazzata, proprio come lei.

Rimase tutto cosģ per alcuni secondi. Il tempo sembrava essersi fermato, ma all'improvviso Light abbassó gli occhi, e il block notes cadde dalle sue mani, con un tonfo.

Annabeth boccheggió forse di sollievo o forse per respirare tutta l'aria che involontariamente aveva trattenuto, mentre vedeva i poliziotti accorrere per ammanettarlo. 

Ma poi di nuovo tutto cambió.

Light riacciuffó il block notes e alzó le mani per tenere tutti lontano. Scrisse un ultima cosa sul quaderno,e prima che Annabeth potesse prevederlo gridó con tutta la voce che aveva in corpo un "No!" deciso, e si tuffó per prendere il quaderno che Light aveva lasciato ricadere a terra.

Lo aprģ con mani tremanti ma furiose e quello che trovó la fece rimanere sconvolta per un bel po' di tempo, sotto gli sguardi basiti di tutti. 

"Annabeth..?" Si azzardó a chiedere Percy con la voce tremante, alla fine. 

Annabeth lo ignoró e guardó Light, che nascondeva i propri occhi sotto la frangia lunga.

"Perchč?" Sussurró piano. 

Lui non rispose, e i poliziotti si affrettarono ad ammanettarlo velocemente. 

"Annabeth?" Chiese di nuovo Percy, con voce meno incrinata e pił ferma. Si inginocchió e le tolse il block notes dalle mani.

"Percy, non-" 

Troppo tardi. 

Anche Percy lesse, e anche lui rimase col quaderno fermo nelle proprie mani per un po' di tempo. 

Nel frattempo Soichiro Yagami, vicino a shuichi Aizawa, fece un cenno ad entrambi. "Buon lavoro." 

E queste furono le ultime cose che disse quando si lasció la porta alle spalle,trasportando Light lontano, ad interrogarlo o a sbatterlo direttamente in prigione. 

In quel momento Percy si riprese. Si alzó e corse fino alla porta, spalancadola, seguito subito da Annabeth. Provó a parlare per richiamarli, ma si trovó a boccheggiare. Anche la figlia di Atena, pur cercando di trattenersi, era sull'orlo delle lacrime, e sapeva che se avesse osato parlare sarebbe scoppiata a piangere.

Light era con le ginocchia per terra, le mani ancora legate dietro la schiena,mentre si dimenava furiosamente come se qualcuno gli stesse strappando gli organi interni, come se non sapesse nuotare e cercasse di non affogare in mezzo al mare, al corto di aria.

I poliziotti si guardarono preoccupati tra loro, ma nessuno fece niente.

Annabeth voleva gridare,o fare qualsiasi cosa,ma non mosse un muscolo; la paura la paralizzava. 

Percy al contrario corse verso di loro, spingendo con forza i poliziotti via da Light, come per fare qualcosa, qualsiasi cosa che non fosse stare lą immobili a fissare. 

Annabeth notó con disperazione una lacrima solcargli i volto e quella fu l'ultima cosa che fu disposta a vedere. Si giró dall'altro lato, lasciando che le lacrime le scorressero silenziose sul viso, mentre sentiva Light continuare a dimenarsi. 

Aprģ il foglio che stava stringendo tra le mani, ormai stropicciato. C'era solo il nome di Percy, e sotto due parole, 11 lettere: 

"Light Yagami"

Chiuse di nuovo gli occhi, lasciando che altre lacrime percorressero le sue guance, arrivando al mento. E poi lasció cadere il biglietto per terra, sfinita.

Dall'altro lato, dietro le sue spalle, regnava il silenzio. Si erano zittiti tutti di colpo.

Light era morto.

 

 

 

Angolo autrice:

Beh, ci sono rimasta malissimo. Questo capitolo l'ho scritto tipo l'estate fa e adesso che l'ho riletto mi ha fatto emozionare anche se ho notato che la mia scrittura era moolto semplice e "superficiale" in confronto ad adesso. Ci tengo a fare due precisazioni, non l'ho scritto nel capitolo ma il motivo per cui Light non ha potuto scrivere il nome di Percy sul quaderno č che Percy č il semidio intoccabile e per ritornare al discorso di qualche capitolo fa, Kira non puņ uccidere nč Ann nč Percy. Lo spiegherņ nel prossimo capitolo ma lo dico anche qui perchč non voglio che si pensi che abbia tralasciato qualcosa -come biasimarmi?-

Cito le note d'autore che feci l'estate scorsa: "Wow. Appena ho finito di scrivere questo capitolo ho fatto un sospiro di sollievo di quelli proprio di sollievo(?) Ho scritto la parte centrale tutta d'un botto con la agitazione addosso visto che cercavo di immedesimarmi in Annabeth, ma non so se ci sono riuscita molto bene. Riguardo a Light...  non ho mai vissuto l'esperienza di morire di crepacuore ma immagino sia un po' come sentire il cuore fermarsi e ho cercato di descrivere al meglio la situazione. Anyway, ripeto: wow. č stata una cosa bellissima ma allo stesso tempo tremenda scrivere questo capitolo. Ci vediamo all'epilogo della storia!" (gią ne sento la mancanza!

Ciao!

 

PS: Ci sarą anche un extra del dietro le quinte *faccina pervertita perchč boh*

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Capitolo 8
*** Epilogo ***



Due mesi dopo...

 


 

"Percy!" Gridó Annabeth ridacchiando e allontanandosi dalle sue mani, che cercavano di acciuffare il gelato blu che aveva in mano. "Hai gią mangiato il tuo! Questo č mio!" 

"Ma il mio č gią finito!" borbottó lui facendo il muso come un bambino di tre anni, mentre Annabeth scuoteva la testa. 

Approfittando della distrazione si buttó su Annabeth e sul gelato che aveva in mano, col risultato che alla fine caddero sul pavimento... E che il gelato si spiaccicó sulle piastrelle fredde dello stesso.

"Oh" esclamó soltanto, cercando di non guardare la sua ragazza che con le braccia incrociate lo guardava come per dire "te l'avevo detto!" 

"Forza, Percy" esaló lei tirandosi in piedi. "Per questa volta farai a meno del gelato." 

Percy si esibģ nella sua espressione da cagnolino bastonato pił disperata che aveva, ma vedendo che non sortiva l'effetto sperato si alzó anche lui in piedi con uno sbuffo, per poi raggiungere Annabeth nel loro studio.

Era gią seduta alla scrivania, notó,davanti al computer. "Annabeth?"

"Non c'č" ribattč lei, ironica e vagamente seccata.

Percy inclinó la testa da un lato, aprendosi in un sorriso. "Oookay, la finisco di fare lo stupido."

"Sarebbe ora." 

Si sedette anche lui sulla sedia di fronte al computer, e lei lo guardó in attesa. "Che c'č? ... Dąi, clicca il tasto insieme a me."

Percy appoggió la propria mano su quella della sua fidanzata, e indugió. "Questa scena l'hai ricopiata da the big bang theory?" 

"Puó darsi." Concesse lei, con un sorriso. "Al mio uno,due,tre..." 

Clic.

 

Nello schermo del computer apparve il sorriso sghembo di Mello, alternato all'espressione neutrale di Near, intento a giocare con un robot. 

"Ehi!" Esclamó Annabeth, sorridendo. 

"Ehi" concordó Percy, salutandoli a sua volta.

"Che originalitą" commentó il biondo senza perdere il sorriso. Poi guardó alla sua destra, verso Near, e aggrottó le sopraciglia vagamente infastidito. "Near, che cavolo! Siamo in videochiamata! Saluta!" 

Il finto targaryen alzó lo sguardo dal suo giocattolo guardando verso di loro come se si fosse appena accorto di cosa stesse succedendo. "Oh. Ciao." Poi bació ad occhi chiusi Mello sulle labbra e si allontanó dalla videocamera e probabilmente anche dalla stanza,senza badare al Mello tutto rosso in viso che era rimasto paralizzato dalla sorpresa.

"Ehm scusate..." 

Percy e Annabeth si rivolsero uno sguardo di complicitą e poi Annabeth tornó a rivolgersi a lui. "Sono felice che le cose tra voi stiano proseguendo bene. Non l'avrei detto."

"Non l'avresti detto?"

Annabeth alzó le mani i segno di resa, allarmata. "Cioč sģ, peró.." 

"Oh lasciamo stare." Mello si guardó le unghie, con sufficienza. "Come prosegue da voi?"

"Tutto bene" rispose Percy abbracciando la sua ragazza. "Č tutto tornato alla normalitą."

Mello si strinse nelle spalle, valutando cosa dire. "Be', per quanto riguarda noi... non č facile essere L... Ma... Suppongo..." Sembrava fare uno sforzo immane per continuare a parlare. "Che in due č pił semplice" sputó fuori con riluttanza. "Near č molto bravo, ma molto spesso non riesce a capire i sentimenti umani o cosa spinge le persone a commettere ció che commettono." 

Annabeth concordó con un cenno della testa. "Sono sicura che insieme siete una squadra perfetta." 

Mello arrossģ leggermente. "Ehm... Non solo. Ci siamo fidanzati da poco, anche se la cosa non č ancora ufficiale" concluse con un tono minaccioso. 

"Oh miei dei!" Esclamó Annabeth quasi saltando dalla sedia. Non capiva perchč fosse tanto felice, ma lo era davvero. "Sono cosģ felice! Congratulazioni!" 

"Siete una bella coppia" commentó Percy sorridendo. 

"Lo so, amico. E... Grazie. Davvero."

Percy non fu sicuro di capire molto bene per cosa li stesse ringraziando, ma Annabeth aveva gli occhi lucidi e quando chiusero insieme la chiamata salutandoli con entusiasmo ( e premendo il tasto insieme: era fissata) Annabeth gli si buttó addosso, di slancio. 

"Wow" disse lui. "A cosa č dovuto questo abbraccio?"

"Niente di particolare." Rispose lei sollevando la testa per guardarlo negli occhi. "Sono felice che stiamo ancora insieme." 

Percy non capģ se si riferiva a tutto quello che avevano passato in vent'anni,se si riferiva alla causa Kira o a qualche altra impresa anche se ultimamente non gliene avevano data nessuna... Fatto stava che Annabeth gli sfioró le labbra con un bacio, e lui dimenticó tutto. 

"Sono felice di sapere che tu ci sia, Percy."

"Forse č il complimento pił che bello che abbia mai ricevuto." Mugugnó cotinuando a baciare la sua ragazza, per niente restia a farlo smettere. 

Alla fine Percy sorrise, sulle sue labbra morbide.

Non potevano dimenticare tutto quello che avevano passato, nč tantomeno tutte le morti a cui avevano dovuto assistere. 

Il segreto stava nell'andare avanti. 

Insieme ad Annabeth, ovviamente.

Lui da solo non avrebbe combinato niente; ma questo non era un segreto.

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Ed eccoci all'ultimo capitolo. Per qualche motivo ero convinta di avere gią concluso questa storia ed ecco spiegato il motivo di tanto ritardo hahaha. Non č niente di che questo epilogo in realtą, volevo giusto far capire che fosse tutto tranquillo e spero abbiate gradito un po'di quotidianitą tra i nostri piccioncini :3

Mi mancherą questa storia anche se dopo due anni posso finalmente dire di averla conclusa (no, non č vero, l'ho conclusa l'estate di due anni e per questo un po' mi dispiace: ora il mio stile č cambiato e KIRA non č diciamo uno dei miei capolavori). Adesso passiamo ai ringraziamenti:

Un grazie speciale a zio Rick per la saga che ha creato per noi, e per cui io gli sarņ sempre immensamente grata. Un grazie a Tsugumi Ohba, autrice di Death Note, uno dei miei anime preferiti devo dire ancora oggi.

Un grazie al mio promemoria che ho usato per la stesura di questi capitoli e a tutti i lettori, coloro che mi hanno aggiunto tra le seguite/preferite/ricordate e a tutti quelli che hanno recensito, rendendomi felice :)

Hermit_



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